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Le teorie economiche: profili storici Per riferimenti online:
Storia del pensiero economico
History of economic thought_1 e History of economic thought_2
Schools of Economic Thought
History of Economic Thought READINGS
A companion to the history of economic thought
Per le opere consultabili online:
ECONLIB
ARCHIVE FOR THE HISTORY OF ECONOMIC THOUGHT
Liberty Fund Books e Online library of liberty
INDICE
1. Premesse storiche pag. 2
2. Mercantilismo, Bullionismo e problema del Valore pag. 4
3. Petty e Cantillon pag. 6
4. I Fisiocratici pag. 7
5. L’illuminismo italiano pag. 11
6. L’illuminismo scozzese e Adam Smith pag. 13
7. David Ricardo pag. 18
8. Robert Malthus pag. 20
9 Karl Marx pag. 21
10. Jeremy Bentham pag. 25
11. John Stuart Mill pag. 26
12. La scuola marginalista-neoclassica pag. 27
13. Altre ‘scuole’ pag. 32
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PREMESSE STORICHE
Aristotele
(384 a.C. – 322 a.C.)
Platone nella Repubblica fa cenni alla specializzazione
del lavoro per la produzione e propone una società basata
sulla proprietà comune delle risorse.
Aristotele: Attribuito Oikonomìa (Trattato sull’economia)
> Vita buona Etica Nicomachea.
E’ meglio che la proprietà sia privata, ma che l’utilizzo
sia comune ed il legislatore deve far sì che si creino
condizioni di scambio con benevolenza tra individui.
Esiste un’arte dell’acquisizione. La moneta è un mezzo di
scambio senza valore di per sé. L’accumulazione di
ricchezza per la propria famiglia è necessaria, ma è
condannabile quella attraverso il commercio, realizzata di
per sé. Aristotele condanna l’usura ed il monopolio, come
mezzi per acquisire moneta.
CREMATISTICA naturale: arricchimento da produzione e vendita di beni fondamentali utili all’esistenza e fisicamente limitati;
CREMATISTICA non naturale: arricchimento da scambio e usura, potenzialmente illimitati (condannata)
San Tommaso
d’Aquino
(1225 - 1274)
Scolastica: assimilazione dell’aristotelismo al cristianesimo
Tre verità: jus naturale, jus civile, jus gentium
Dibattito teologico su usura e interesse: l’economia non è
trattata come materia a sé. Solo laicizzazione della scienza nel
sec. XVII
Giustizia commutativa: ognuno dallo scambio deve
guadagnare non più dell’altro. I prezzi effettivi possono divergere
da quelli ‘giusti’.
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Giusto prezzo: basato sull’equivalenza delle merci scambiate
communis aestimatio in assenza di monopolio
costo di produzione e quindi costo del lavoro
esprime bonitas intrinseca della merce (valore)
Diritto naturale (bonitas intrinseca) o positivo (communis
aestimatio)
Giusto salario: garantisce al lavoratore un livello di vita
adeguato.
Giusto profitto: honestus quaestus (giusto guadagno: per
mantenere l’imprenditore e fare beneficenza).
La moneta ha valore convenzionale (impositus): è bene fungibile (consumabile, si perde con l’uso, non ha prezzo;
contro usura: pecunia non parit pecuniam
Ammesso il pagamento per rischio di perdita (interesse),
compensazione per il ritardo a restituire (danno)
Proprietà privata: è concessione della comunità all’individuo,
incentivo al lavoro ed alla produzione.
Valore d’uso (capacità di soddisfare un bisogno)
Valore di scambio (capacità di acquistare un’altra merce)
Utilità (complacibilitas, raritas)
Nella cultura islamica va ricordato Ibn Khaldun di Tunisi (1332-1406) nei
Prolegomeni [Muqaddima - Kitāb al-ibār] studiò come la divisione del lavoro fosse
connessa alla densità della popolazione ed alla crescita dell’economia.
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IL MERCANTILISMO
Teoria economica ‘nazionalista’ elaborata in Europa nei sec. XV-XVIII da studiosi
come
Thomas Mun, Gerard de Malynes, Josiah Child, James Steuart in Inghilterra
Jean-Baptiste Colbert, Jean Bodin in Francia
Giovanni Botero, Antonio Serra in Italia
Scuola di Salamanca in Spagna
Per i mercantilisti il commercio internazionale è in quantità complessivamente
fisse e non variabili di beni: quel che acquista un paese è perduto da altri paesi.
Teoria di politica economica
Intervento dello Stato: restrizioni, quote, dazi su importazioni,
esportazioni forzate (anche con conquiste militari di nuovi mercati)
Protezionismo: favorire produzione interna ed esportazioni, sostituzione di
importazioni con prodotti interni, sussidi a esportazioni, restrizioni contro le
importazioni, contro libero scambio.
Antonio Serra
(1550?– 1613?)
Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni
d’oro e d’argento dove non sono miniere (1613)
Serra sostiene che i fattori che avrebbero reso abbondanza della
moneta a Napoli erano sia quelli naturali, come le miniere, e quelli
accidentali (commercio internazionale, ordine politico, buone leggi,
posizione geografica, manifatture, traffico marittimo). Le sorgenti
della ricchezza nazionale non sono solo nelle materie prime, ma anche
nelle arti, nella libertà del commercio e degli scambi, nell’attività
industriosa del popolo, nella saggia amministrazione di governo
(fattori superiori agli altri erano, secondo Serra, l’ ordine politico e le
buone leggi). Riteneva che la perdita del valore aureo del denaro (con
l’aumento dei prezzi) era dovuto all’eccesso di moneta in circolazione.
Esaminò, forse per primo, il concetto di bilancia dei pagamenti ed
nonché i movimenti di capitale tra nazioni, spiegando come la scarsità
di moneta nel paese fosse causata dal deficit di bilancio. Contestava la
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diffusa opinione del tempo che la scarsità di moneta si dovesse
attribuire al tasso di cambio, Serra, da mercantilista, suggeriva una
politica di sostegno alle esportazioni.
IL BULLIONISMO
Teoria elaborata (adottando il nome inglese di un metallo prezioso in lingotti, il bullion) nel sec. XVI, secondo la quale la ricchezza e la potenza di uno Stato sono date dalla quantità di moneta e di metalli preziosi, ricchezza necessaria per acquistare navi mercantili e da guerra, finanziare opere pubbliche e guerre. Bullionisti erano funzionari pubblici (amministratori delle finanze del sovrano). La politica economica imponeva il divieto di uscita dell'oro e dell'argento dai confini nazionali. Per impedire l'uscita dei metalli preziosi e dei pagamenti delle merci estere con monete d'oro (‘drenaggio’) si passò a monete con contenuto metallico inferiore al valore di conio (perdita del valore intrinseco - “tosatura”), così che si tesaurizzavano l'oro e l'argento. Si definì la c.d. legge di Gresham (1551) (‘la moneta cattiva scaccia la buona’).
Il problema del VALORE
VALORE SOGGETTIVO raritas, complacibilitas utilità soggettiva
Bernardo Davanzati (1529-1606)
VALORE OGGETTIVO costo di produzione
lavoro (Petty e Locke, giustificazioni della proprietà privata con il lavoro)
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Alcuni precursori
Willim Petty (1623-1687)
Nella sua opera A Treatise of taxes and contribution (1662), aveva separato il valore corrente delle merci dal loro valore naturale: il primo risulta da "cause contingenti", il secondo dai costi di produzione delle merci. Il prezzo di una merce dipende per Petty dalle quantità di terra e lavoro impiegate nella sua produzione, essendo questi gli unici fattori produttivi originari (non prodotti da altri fattori). La terra è produttiva solo con il lavoro, I prezzi si aggiustano oscillando sui valori naturali.
L'aritmetica politica, secondo Petty, è una disciplina economico-sociale: Petty voleva introdurre il metodo quantitativo nell'analisi dei fenomeni sociali (la statistica e la demografia) per trattarli in modo rigoroso, descrivendo in termini quantitativi i fenomeni sociali, ma ragionando su dati empirici ottenuti dalla realtà. I dati necessari all'analisi sono studiati attraverso catene deduttive di genere aritmetico-quantitativo, che gli permettono di sfruttare in modi diversi le poche informazioni disponibili. Egli mira a descrivere la realtà "in termini di numero, peso e misura" nel tentativo di interpretarla e coglierne le caratteristiche principali. Metodo deduttivo: uso della logica e deduzione da principi ‘veri’. Alla ricerca di ‘verità chiare’.
Richard Cantillon (1780-1734)
Cantillon, nell’Essay sur la nature du commerce en general, (1755) sostiene che il valore intrinseco delle merci è il valore cui tendono i prezzi di mercato. Questi possono deviare dal primo per squilibri tra domanda e offerta, i quali generano differenze tra i diversi settori economici: tali differenze di convenienza spingono i produttori a modificare la distribuzione dei loro capitali colmando gli squilibri del mercato e riportando la coincidenza fra i due valori.. Il valore intrinseco è contrapposto al valore di mercato. Valore e prezzo intrinseco di una merce sono la misura della terra e del lavoro che entrano nella sua produzione. La terra è l’unico mezzo di produzione non prodotto; non produce da sola, ma necessita del lavoro: di qui la concezione del lavoro-terra.
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I FISIOCRATICI
François Quesnay
(1694 - 1774)
Tableau Economique (1758-59)
Solo la terra produce un sovrappiù (surplus): un prodotto ‘in più’ al netto del reintegro dei
fattori dei produzione (il prodotto della terra è maggiore delle sementi impiegate e degli altri costi). Dono
della natura.
Ordine naturale e riproduzione naturale
Capitale in grano: deve esistere prima della coltivazione (come anticipazione annuale)
Il capitale è sia bene di consumo che di investimento e comprende i mezzi di produzione (le
sementi) e le sussistenze dei lavoratori
La produzione è un processo circolare. L’input di grano genera un output di grano.
SPESE
PRODUZIONE
ENTRATE
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CICLO: 3 classi necessarie (una sola produce sovrappiù):
CLASSE PRODUTTIVA (CP): gli agricoltori che coltivano la terra;
CLASSE STERILE (CS): la manifattura (industriali, artigiani,
commercianti) che trasforma i prodotti della terra;
CLASSE DISTRIBUTIVA (CD): i proprietari terrieri, che danno in
affitto la terra agli agricoltori.
Ciclo, circolazione del denaro e interdipendenze
In un anno, all’inizio del ciclo, la classe produttiva (CP) produce grano per 5 unità fisiche (ad es. tonnellate), corrispondenti a 5 unità di valore in moneta dei prodotti. Di queste 5 unità di grano, 2 vengono utilizzate dalla CP in agricoltura (pagamento salari, sementi, consumi degli agricoltori) e 3 sono disponibili per gli scambi. La classe sterile (CS) ha 3 unità di manufatti (trasformazione di prodotti del settore primario - agricolo) di cui 1 è utilizzata dalla stessa classe e 2 sono disponibili per gli scambi.
La CP delle 3 unità rimaste, vende 1 alla CD e 2 alla CS
La CS delle sue 2 unità residue di manufatti, ne vende 1 alla CP e 1 alla CD
La CD compra 1 da CP e 1 da CS
CLASSE
DISTRIBUTIVA
PROPRIETARI
FONDIARI
CLASSE
STERILE
MANIFATTURA
3
CLASSE
PRODUTTIVA
AGRICOLTURA
5
1
1 ppagame
nto
1
2
9
La classe distributiva (CD), sempre all’inizio del ciclo, ha 2 unità (ad es. milioni) in denaro.
- La CD compra 1 unità di prodotti alimentari (grano) da CP (paga 1 milione) ed 1 unità di manufatti da CS (1 altro milione)
- la CS usa questo denaro ricevuto da CD per acquistare 1 unità di grano da CP
- la CP usa questa unità di denaro per acquistare 1 di manufatti da CS - questo denaro è usato da CS per acquistare 1 unità di materia prima
(grano ed altri prodotti) da CP - CP ha 2 unità di denaro (milioni) per pagare le rendite a CD.
Poi il ciclo ricomincia.
Produzione Scambio Consumo
SOVRAPPIU’ (o PRODOTTO NETTO) =
Prodotto agricolo –[(acquisti in agricoltura) + (pagamento di salari e rendite)]
L’ORDINE POSITIVO non deve interferire con l’ORDINE NATURALE
laissez-faire: principio elaborato contro gli eccessi di tassazione, i dazi e le restrizioni commerciali statali del mercantilismo.
L’espressione (laissez faire, laissez passer) è attribuita, da un aneddoto, ad un mercante in risposta a Colbert (verso il 1670) e diffusa da de Gournay (un fisiocratico) e da un ministro di Luigi XV (D’Argenson), intorno al 1750.
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IIILLLLLLUUUMMMIIINNNIIISSSMMMOOO IIITTTAAALLLIIIAAANNNOOO
Antonio Genovesi
(1713 – 1769)
Lezioni di commercio o sia di economia civile 1766 - 1767
Nel 1754 ha la prima cattedra di Economia ( civile e meccanica) in
Europa, a Napoli.
Genovesi sostiene che l’economia deve essere usata dal sovrano per far crescere la ricchezza e la potenza di una nazione. Lezioni in italiano, non più in latino. Lo studio dell’economia è strumento di incivilimento. Equilibrio naturale di una ‘mano suprema’.
Pietro Verri
(1728 - 1797)
Discorso sulla Economia Politica (1771)
Pietro Verri formula principi del bisogno, del valore soggettivo, della teoria
di domanda e offerta; tratta la moneta come ‘merce universale’, è
favorevole a libero scambio e concorrenza come fattori di distribuzione
della proprietà: teorizza un sistema statale in cui avrebbe dovuto essere
garantita la felicità al maggior numero possibile di cittadini (v. citazioni).
Cesare Beccaria (1738 -1794)
Elementi di Economia Pubblica (1769-1771)
Utilitarismo (massima felicità): piacere e dolore sono guida delle azioni
umane (come per Verri), divisione del lavoro. Critico dei fisiocratici.
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Ferdinando Galiani
(1728-1787)
Della moneta (1780)
Galiani critica il mercantilismo, rileva la relazione fra utilità e scarsità; il valore di un bene non è intrinseco; è un calcolo o un rapporto fra i beni che le persone fanno in relazione ad altri beni. Gli uomini confrontano un bene con un altro e fanno uno scambio soltanto quando il loro livello di soddisfazione sarà uguale come conseguenza dello scambio. Rapporto fra il prezzo di un bene e la sua domanda. Teoria soggettiva del valore.
Gaetano Filangieri
(1752 - 1788)
La scienza della legislazione (1780-1785)
Secondo Filangieri la legislazione è necessaria per raggiungere la ‘felicità nazionale’. E’ sostenitore di un metodo deduttivo, comune al diritto ed all’economia, il metodo razionale per eccellenza, che deve partire da un centro e quindi da principi ben definiti, con i quali si deve costruire tutto l’ordinamento giuridico-economico. Lo Stato per poter creare prosperità deve essere esso stesso prospero. Incivilimento e progresso dati da tecnologia e istruzione. Nel mercato si hanno assistenza reciproca, fede pubblica, reciprocità.
Melchiorre Gioia
(1767-1829)
Nuovo Prospetto delle scienze economiche (1815-1817)
Stato regolatore, divisione del lavoro, principi utilitaristici di Bentham,
produzione con beni immateriali. Importanza della statistica.
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L’ Illuminismo scozzese
David Hume (1711-1776)
Contro i mercantilisti: non è in quantità fisse il commercio internazionale
Lo sviluppo di un paese fa crescere gli altri paesi
L’aumento della quantità di moneta fa crescere la produzione
Anthony Ashley Cooper Earl of Shaftesbury (1671-1713): l’uomo non è solo ragione, ma è soprattutto
sentimento, per cui prova naturalmente simpatia verso i suoi simili ed è spontaneamente incline
all’associarsi con gli altri. Si tratta di un sentimento naturale nel senso che è immediato e spontaneo, il cui
fine naturale e primario è il raggiungimento della virtù e della felicità che ne consegue (benevolenza
universale).
Francis Hutcheson (1694-1746) riprende il tema di Shaftesbury della benevolenza universale come
componente cardinale della natura umana. L’uomo è animato da un immediato sentimento morale del
bene comune, che si prova non intenzionalmente. Tale sentimento diventa desiderio che ciascuno sia
felice: l’uomo non si muove esclusivamente per realizzare i suoi individuali interessi, ma per garantire quelli
di tutti. Per Hutcheson e Shaftesbury il bene comune viene prima di quello individuale, e quest'ultimo è
subordinato a al primo.
Adam Smith
(1723 - 1790)
The Theory of Moral Sentiments (1759)
An Inquiry Into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, Vol. 1 (1776)
An Inquiry Into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, Vol. 2 (1776)
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La Teoria dei sentimenti morali (1759), risente degli influssi di Hutcheson e di Hume. Il
principio della vita morale è la simpatia: gli uomini sono per natura portati a giudicare
positivamente le azioni che contribuiscono alla convivenza sociale e negativamente quelle che la
ostacolano. Questo giudizio riguarda sia le azioni degli altri che le proprie. Ogni individuo ha
interiormente uno "spettatore imparziale" (un arbitro esterno) che gli permette di valutare le
sue azioni con gli occhi degli altri, in base sia alla convenienza che esse presentano per la sua
persona, sia rispetto alla loro accettabilità dal punto di vista sociale. Il comportamento individuale è
mosso dall’interesse personale, ma è messo in atto in modo intelligente e basato sulla prudenza.
La coscienza morale deriva dal rapporto di “simpatia” con gli altri ed ha carattere sociale e
intersoggettivo. La simpatia permette di armonizzare i conflitti tra impulsi egoistici e quelli sociali.
La felicità di ogni individuo si realizza con il bene degli altri.
Morale della ‘simpatia’ di Hume altruismo
- Egoismo ‘sociale’ che aggrega (contro Hobbes)
Bernard De Mandeville
(1670-1733)
Vizi privati, pubblici benefici (1732):
The Fable of the Bees or Private Vices, Publick Benefits, Vol. 1
The Fable of the Bees or Private Vices, Publick Benefits, Vol. 2
Machiavelli - Hobbes
autonomia dell'economia dalla morale
la ricerca della soddisfazione egoistica del proprio interesse è condizione della prosperità
della prodigalità si avvantaggia tutta la società
i comportamenti viziosi generano prosperità collettiva
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Smith:
- Ricchezza come prodotto pro capite Sviluppo economico
- Proprietà: lavoro personale e ‘simpatia’
Ottimismo
Società autoregolata
Salario naturale crescita demografica crea opportunità di lavoro
Mano invisibile equilibrio, effetti non intenzionali
Mercato: funziona solo con buone istituzioni pubbliche. Intervento statale per
offrire beni, servizi e leggi che vanno a vantaggio di tutti
difesa, giustizia, lavori pubblici, istruzione pubblica, istituzioni che
fanno funzionare i mercati (come la regolazione finanziaria contro
l’usura).
3 classi sociali (lavoratori, proprietari terrieri, imprenditori) e distribuzione
‘funzionale’ dei redditi:
salari beni di consumo necessari
rendite beni di lusso
profitti beni di investimento sviluppo
Lavoro produttivo (produzione di merci vendibili sui mercato)
Lavoro improduttivo (produzione di attività immateriali come i servizi)
(domestici, i funzionari pubblici, le professioni liberali, artisti)
Capitale fisso (macchine, edifici)
Capitale circolante (materie prime, energia, lavoro)
Il fondo salari è parte del capitale circolante e consiste dei mezzi di sussistenza
anticipati annualmente ai lavoratori come salario
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Non solo la terra produce sovrappiù
Contro mercanti (favorevoli a restrizioni statali, mercantilismo)
Libero mercato ampliamento dei mercati aumento della produttività
Divisione del lavoro tra settori
Prodotto Q Produttività (del lavoro) Q = prodotto
L ore di lavoro
Società primitiva: senza accumulazione di capitale e proprietà della terra, il
prezzo naturale di X è determinato dalla quantità necessaria di lavoro per
acquistare X (e X appartiene al lavoratore) lavoro contenuto
Il tempo di lavoro (più la fatica e l’abilità) determina il valore di scambio (es. castori/cervi)
Società avanzata: divisa tra lavoratori, capitalisti e proprietari terrieri il prezzo
naturale è composto dalla somma delle remunerazioni dei fattori: salari, profitti,
rendite (teoria additiva del prezzo) lavoro comandato
Lavoro comandato: ore di lavoro necessarie per guadagnare un salario pari al
prezzo della merce X che si vuole acquistare
I valori di scambio delle merci sono dati dal lavoro comandato dalle merci
Il valore di scambio è il potere di acquisto che risulta dallo scambio
Il valore d’uso è un prerequisito del valore di scambio
Il profitto si aggiunge al salario per determinare il valore di scambio
Prezzo di mercato: quello che si trova negli scambi (domanda e offerta)
Prezzo naturale: quello che si sarebbe in concorrenza, senza disturbi né eventi accidentali
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I prezzi di mercato ‘gravitano’ attorno a quelli naturali
Concorrenza tra capitali che sono attratti da diversi rendimenti
(classica)
tra merci che si riducono di prezzo per aumento di offerta
La libertà di spostamento dei capitali eguaglia i loro rendimenti.
Il salario dipende anche dalla forza contrattuale dei lavoratori (domanda e offerta
di lavoro).
La rendita è il prezzo pagato per l’uso della terra dipende da domanda (di terra da
coltivare) superiore all’ offerta di terra (dei proprietari terrieri).
La rendita comprime i profitti.
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David Ricardo
(1772 - 1823)
Principles of Political Economy and
Taxation (1817-1821)
Compito dell’economia è lo studio della distribuzione tra le classi
Conflitti di classe, rapporti di forza tra le classi Pessimismo
Determinismo
Legge bronzea dei salari: la concorrenza tra lavoratori li spinge al livello minimo
di sussistenza (aumento demografico, Malthus).
Il salario naturale coincide con la sussistenza. Dato che il prezzo di mercato di
una merce tende verso il prezzo naturale, il salario superiore alla sussistenza è un
livello di mercato del salario solo temporaneo, destinato a ritornare verso il valore
naturale a causa dell’aumento dell’ “offerta” di lavoro.
Lavoro contenuto ( incorporato): ore di lavoro necessarie per produrre una
merce X.
Lavoro diretto (del lavoratore) e indiretto (dei lavoratori che hanno prodotto i
mezzi di produzione).
Ricardo non riesce a dimostrare che le merci si scambiano secondo il lavoro
incorporato. Ricardo non calcola una connessione tra lavoro contenuto e prezzi. I prezzi relativi
dipendono dalle variabili distributive (salario, profitto) ed il tasso di profitto può essere calcolato solo in
valore ed è il risultato del fenomeno ‘valore’ che si vorrebbe spiegare.
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Dazio sul grano francese (contro):
- vantaggioso per i proprietari terrieri (aumento dei prezzi del grano inglese)
- dannoso per i capitalisti (aumentano i salari, si riducono i profitti)
- il dazio spinge a coltivare terre sempre meno fertili, così diminuisce la
produttività del lavoro
Margine intensivo: aumento del numero di lavoratori sulla stessa terra
Margine estensivo: aumento del numero di lavoratori su nuove terre messe a
coltura
Il saggio del profitto nell’intera economia è determinato dal saggio del profitto che si trova in agricoltura
Il capitale, come per Smith, consiste solo dei mezzi di sussistenza (grano) anticipati annualmente ai lavoratori come salario
In agricoltura si ha omogeneità tra prodotto e capitale.
Rendita differenziale:
Fertilità differenziata della terra e diminuzione di produttività del lavoro.
La rendita è in funzione della fertilità della terra.
Riduzione dei profitti e stato stazionario
- l’aumento della popolazione determina aumento di fabbisogno dei beni alimentari e porta a coltivare terre sempre meno fertili;
- diminuendo la fertilità si riduce la produzione e aumenta la quota di grano necessaria per pagare i lavoratori (riduzione della produttività del lavoro);
- le rendite dei proprietari terrieri progressivamente annullano i profitti: cessano l’accumulazione di capitale e lo sviluppo economico;
contro i proprietari terrieri (impediscono lo sviluppo comprimendo i profitti);
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Thomas Robert Malthus
(1766 - 1834)
An Essay on the Principle of Population, vol. 1 [1826, 6th ed.] (1826)
An Essay on the Principle of Population, vol. 2 [1826, 6th ed.] (1826)
Principles of Political Economy (1836)
Pessimismo
Contro Condorcet e l’idea di una società utopistica perfetta
L'incremento demografico spinge a coltivare terre sempre meno fertili
consegue una penuria di generi di sussistenza e si blocca lo sviluppo
economico, poiché la popolazione tende a crescere in progressione
geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescono
invece in progressione aritmetica (secondo tendenze naturali).
Già in Giovanni Botero (‘la potenza generatrice degli uomini cresce più rapidamente della potenza
nutritiva’)
Per correggere: suffragio universale, istruzione dei poveri, aumento dei redditi,
mercato del lavoro liberalizzato.
Malthus, come Ricardo, è contro i sussidi pubblici (leggi a favore dei poveri- poor laws) che aumentano il reddito disponibile delle famiglie, oltre un livello di sussistenza. Con i sussidi aumentano le nascite e aumenta la forza lavoro, determinando un’ulteriore diminuzione dei salari. Se il livello di vita scende si riduce la popolazione e il salario tende a salire da solo.
Difende i proprietari terrieri (favorevole al protezionismo) + consumi e
+ domanda aggregata
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I prezzi crescenti fanno crescere la quantità di moneta in circolazione
Domanda individuale (relazione tra prezzi e quantità) e domanda aggregata
Segue il lavoro comandato di Smith
Crisi economiche causate da insufficiente consumo (domanda aggregata)
Karl Heinrich Marx (1818 - 1883)
Per la critica dell’economia politica (1859)
Il Capitale: una critica dell’economia politica
In italiano: Libro I Libro II Libro III
In inglese)
libro I (1867) libro II (1885) libro III (1894)
Proprietà dei mezzi di produzione distinta da proprietà del lavoro
Lavoro Merce Alienazione
Modi di produzione storicamente determinati (“strutture”)
Circolazione del denaro (D) e delle merci (M) D M D+
Lavoro contenuto: tempo di lavoro socialmente necessario per produrre X
Il pluslavoro non pagato genera il plusvalore
Il CAPITALE è un rapporto sociale
VALORE di una merce C + V + S
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C = capitale costante (lavoro necessario per merci e macchine)
V = capitale variabile (lavoro necessario per fondo merci salario
anticipate)
S = plusvalore (lavoro incorporato nelle merci che vanno ai
capitalisti)
σ = S saggio di plusvalore (o di sfruttamento)
V
γ = C composizione organica del capitale
V (tecnologia)
π = S tasso di profitto
(C + V)
dividendo la parte destra per V:
π = (S/V) cioè σ
[(C/V) + (V/V)] (1+ γ)
Da σ = π
(1+ γ)
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consegue che:
π < σ : il tasso di profitto è sempre inferiore al saggio di
plusvalore [perché σ è diviso per (1+ γ) ]
π è positivo solo se σ è positivo
π diminuisce quando aumenta γ
crollo del capitalismo per aumento nel tempo di γ e
conseguente riduzione di π
Forze di contrasto alla caduta (aumento dello sfruttamento,
tecnologia, intervento dello Stato borghese)
PREZZO NATURALE VALORE LAVORO
PREZZI SOCIALI (di MERCATO) includono i profitti
PREZZI DI PRODUZIONE: garantiscono un tasso di profitto uniforme (generale o medio) tra le industrie (sono prezzi tendenziali, ‘gravitazionali’: attorno ad essi gravitano i prezzi di mercato) concorrenza
Nel capitalismo non è possibile trasformare i valori in prezzi di
produzione (non c’è uguaglianza di γ nei vari settori)
Per Marx l’ uniformità dei saggi di profitto e dei saggi di plusvalore richiederebbe l’uguaglianza delle
composizioni organiche del capitale nei diversi settori (ipotesi non realistica). Se le composizioni organiche
del capitale sono differenziate non sono uniformi i tassi di profitto e non c’è concorrenza. La concorrenza
impone prezzi non uguali ai contenuti di lavoro ma ‘derivati’ da questi. La concorrenza, eguagliando i tassi
di profitto, tende a redistribuire i plusvalori tra i diversi settori.
I prezzi non possono essere calcolati prima del tasso di profitto che li determina: questo, a sua volta, deve
essere calcolato in termini di prezzo (circolarità di ragionamento).
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La concorrenza rende uniformi π non γ
Irrazionalità del capitalismo
Anarchia e crisi
sovrapproduzione
sottoconsumo
sproporzioni
Marx su proprietà, direzione, controllo dell’impresa.
Salario di direzione & profitto d’impresa
«non appena l’impresa è esercitata su una scala sufficientemente grande
per pagare dirigenti (manager),... è diventato inutile che questo lavoro di
direzione venga esercitato dal capitalista. Un direttore d’orchestra non ha
affatto bisogno di essere proprietario degli strumenti dell’orchestra,
come pure non appartiene alla sua funzione di direttore di occuparsi in
qualsiasi modo del salario degli altri musicisti... il semplice dirigente, che
non possiede il capitale sotto alcun titolo, né a titolo di prestito né altrimenti,
esercita tutte le funzioni effettive che competono al capitalista … rimane
unicamente il funzionario, e il capitalista scompare dal processo di
produzione come personaggio superfluo».
[manager è colui che non possiede capitali ed opera alle dipendenze dei
capitalisti, ricevendo un “salario di direzione”.]
SEPARAZIONE tra PROPRIETA’ e CONTROLLO
Produzione di squadra superiore alla somma
del lavoro dei singoli cooperazione
Impresa: gerarchia di potere – comando
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Jeremy Bentham (1748 - 1832)
Principles of Morals and Legislation, Fragment
on Government, Civil Code, Penal Law [1789-
1848]
Massima felicità per il massimo numero di persone (illuminismo).
Felicità piacere.
Felicità e dolore sono quantificabili e sono criteri di comportamento.
Algebra morale (calcolo felicifico): un calcolo esatto che permette di conoscere le conseguenze delle azioni quantificando la felicità ed indirizzando verso azioni che massimizzano il piacere e minimizzano il dolore.
Le buone azioni sono quelle che realizzano la felicità non solo per il singolo ma anche per la collettività.
La ricerca del piacere, del singolo, se ben indirizzata promuoverà la felicità di tutti.
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John Stuart Mill (1806 - 1873)
Principi di Economia Politica (1848)
part I part II
Produzione della ricchezza è distinta da distribuzione della ricchezza.
La produzione dipende da leggi naturali (libertà degli individui e ricerca naturale della felicità) non modificabili.
La distribuzione è determinata da volontà umana e da leggi etiche sulle quali si può intervenire per un’equa distribuzione.
Criterio utilitaristico di Bentham (maggior benessere per il maggior numero).
riforme sociali
Felicità individuale dipende da quella degli altri (egoismo altruismo)
Intervento dello Stato per l’istruzione, l’assistenza ai poveri, la regolamentazione del lavoro
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Jean-Baptiste Say (1767 - 1832)
Traité d'économie politique (1803) > trad. inglese
Famoso per la ‘legge di Say’ (o degli sbocchi): i redditi
generati con la vendita della produzione (salari, profitti, rendite,
interessi) permettono di acquistare tutta la produzione stessa. E’
impossibile un eccesso di produzione che resti invenduta. L’offerta
crea sempre la propria domanda: le merci creano sempre un
potere d’acquisto pari al loro valore (se tutti i redditi vengono
immediatamente spesi e non risparmiati). Domanda potenziale =
domanda effettiva.
Scuola Neoclassica (o dell’economia neoclassica)
PRINCIPI
DELL’ECONOMIA NEOCLASSICA-MARGINALISTA
* Scambio anziché produzione: non ci si occupa della distribuzione
(funzionale) tra classi sociali.
* Equilibrio (statica) e non sviluppo (dinamica).
allocazione di risorse (beni, fattori) date e già prodotte, livelli
finali di equilibrio.
* Utilità e valore soggettivo, massimizzazione con vincoli efficienza
MARGINALISTI NEOCLASSICI
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Si rifiuta la ricerca delle ‘cause’ del valore
* Individualismo metodologico (J. Schumpeter, 1908) (individui e non
classi, aggregati, soggetti collettivi): le azioni collettive sono riconducibili
ad azioni individuali. Fenomeni sociali ed istituzioni vanno studiati come
aggregati di azioni e di decisioni di individui (consumatori ed imprese) e
spiegati in termini di razionalità individuale. Ritorno alle unità elementari, alla
famiglia di Senofonte: (dal 1877-79).
* Si parla di economia (economics) e non più economia politica
(political economy).
* Comportamenti individuali (di consumatori ed imprese) ridotti a funzioni
(riduzionismo) rappresentanti relazioni tecniche, non umane o sociali.
* Sostituibilità tra beni e tra attori e variazione delle proporzioni, sia nel
consumo che nella produzione.
* Divisibilità in parti infinitesime di beni e fattori.
* Leggi economiche ‘astoriche’ e assolute, non condizionate da
contesti ambientali, elementi sociali e politici, momenti storici. Derivate da
matematica psichica, calcolo felicifico, meccanica.
* Perfetta informazione e razionalità homo oeconomicus
Questo soggetto ideale ed astratto ha la massima capacità di calcolare e
decidere nel suo esclusivo interesse, con informazione completa, così da
poter analizzare e prevedere nel modo migliore le situazioni ed operare le
scelte più efficienti.
* Metodo deduttivo, logica, astrazione, strumenti matematici.
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SCUOLE NEOCLASSICHE: INGLESE, FRANCESE, AUSTRIACA,
ITALIANA, SVEDESE, AMERICANA
W. S. Jevons
(1840– 1882)
The theory of political economy (1871)
M. E. Léo Walras
(1834 –1910)
Éléments d’économie politique pure, ou théorie de la
richesse sociale, (1874)
ÉCONOMIQUE ET MÉCANIQUE (1909)
Propose di distinguere tra: economia politica pura (determinazione
dei prezzi), economia politica sociale (distribuzione), economia
politica applicata (produzione). Teorico dell’equilibrio economico
generale: in condizioni di concorrenza perfetta si possono determinare
prezzi di equilibrio che eguagliano domanda ed offerta in tutti i mercati.
F. Y.Edgeworth (1845 –1926)
Mathematical Psychics (1881)
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V. Pareto (1848 –1923)
Cours d'économie politique (1897) Utilità ordinale Ottimo di Pareto
A. Marshall (1842-1924)
Principles of economics (1890)
Teoria della domanda, mercato concorrenziale
P.Wicksteed
(1884-1927)
The common sense of political economy (1910)
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Scuola austriaca (v. anche O.)
C. Menger (1840-1921) E. Bohm Bawerk (1851-1914) L. von Mises (1881-1983) F. Hayek (1899-1992)
La scuola austriaca (o Scuola di Vienna o Scuola Psicologica) fu una delle scuole di pensiero economico alla base della rivoluzione marginalista degli anni ’70 del sec. XVIII, con il contributo innovativo più importante all’impostazione soggettivista (l’individualismo metodologico). L'unica teoria economica è quella in grado di derivare logicamente (metodo deduttivo) dai principi fondamentali delle azioni economiche individuali (prasseologia); la catallassi applica i principi della prasseologia ad alcuni fenomeni (moneta, credito, redditi dei fattori, ciclo economico). Con la prasseologia la scuola austriaca ha proposto un metodo interpretativo dei singoli fatti storici. Il metodo prasseologico è essenzialmente identico all'impostazione tradizionale tenuto da economisti classici (ad es. Adam Smith), e dai tardo-scolastici (Scuola di Salamanca). Alcuni principi della Scuola Austriaca:
I processi mentali non possono essere trasformati in sistemi di equazioni, perché ciò che l’individuo pensa, conosce, e desidera, e come effettua le sue decisioni, non è generalmente conosciuto né conoscibile. Perciò non si può costruire una teoria generale dell’azione umana in grado di formulare previsioni sulle azioni individuali.
Non sono affidabili le teorie economiche che impiegano modelli matematici e metodi statistici per interpretare i
comportamenti economici e valutare le teorie economiche: possono applicarsi alle scienze naturali per analisi di
laboratorio, ma le azioni umane nei mercati sono troppo complesse (non sono passive e sono in grado di
modificarsi continuamente) e, in più, i dati dell’economia possono essere correlati a moltissime potenziali
‘catene causali’ non identificabili.
Il calcolo economico è impossibile in assenza dei prezzi di mercato e della proprietà privata (critica ai sistemi
socialisti). Gli individui possiedano oggettivamente diritti di proprietà, punto, e l’analisi economica si può
impostare e svolgere solo dopo aver definito tali diritti.
Si privilegia il principio delle conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali (la c.d. eterogenesi dei fini: ciò
che è opera dell’azione umana, ma non del progetto umano). E quindi l’impossibilità di definire correttamente
modalità di interevento di politica economica. Contro Marx, il quale sosteneva che l’uomo ha la capacità piena
di realizzare con precisione i propri progetti, senza ostacoli insuperabili tra ideale e reale, fra psichico, (pensiero
e volontà) ed attuazione, tra il risultato desiderato/previsto e quello effettivamente raggiunto. Già G.B. Vico e A.
Smith avevano rilevato come possa succedere che, quando ci si propone di ottenere certi obiettivi, la storia porti
ad obiettivi diversi.
E’ essenziale studiare il ruolo che le informazioni, diffuse e disperse tra tantissimi soggetti ed incanalate dai
processi di mercato, svolgono nel coordinare la produzione e gli scambi nelle economie moderne. Il mercato è
definito come un processo di scoperta, non un equilibrio economico generale.
Scuola istituzionalista (o dell’economia
istituzionale)
T. Veblen (1857-1929) R. T. Ely (1854-1943) J.R. Commons (1862-1945) J.K. Galbraith (1908-2006)
Le teorie economiche istituzionaliste, sviluppate a partire dalla fine del sec. XIX, hanno approfondito alcuni temi, per lo
più con modalità contraddittorie rispetto alle impostazioni neoclassiche. Così si sono inserite nell’analisi delle teorie
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evoluzioniste sulla nascita e sulle trasformazioni delle istituzioni e del diritto. Si riportano alcuni punti delle diverse teorie
istituzionaliste.
I processi evolutivi delle istituzioni hanno un ruolo fondamentale nel dare forma ai comportamenti economici.
Le preferenze individuali e di gruppi, insieme a motivazioni, aspettative, opinioni, determinano la nascita delle
istituzioni ed a loro volta sono formate e modificate dalle istituzioni.
I mutamenti delle istituzioni sono il risultato degli incentivi/disincentivi che le stesse creano.
L’economia è una ‘rete’ di relazioni tra individui e classi con interessi divergenti e conflittuali: i governi
dovrebbero essere i mediatori tra questi conflitti, in quanto tutti hanno interesse alla composizione dei contrasti.
Le preferenze individuali riflettono le preferenze di gruppi ed istituzioni ‘forti’ (effetto di dipendenza), così che
l’economia nel suo complesso può essere condizionata al raggiungimento di fini irrazionali.
La Nuova Economia istituzionale, dalla metà degli anni ’70 del sec. XX, tenta di estendere il campo di studio dell’analisi
economica applicando all’istituzionalismo principi di economia neoclassica. Le istituzioni (norme di legge e norme
informali che regolano i comportamenti individuali e le interazioni sociali) sono considerate le regole del gioco. La
razionalità degli attori economici è limitata, le istituzioni si sviluppano per la necessità di ridurre i costi che si devono
sostenere nelle transazioni e nel guidare le scelte. E’ una teoria che ha permesso lo sviluppo di analisi di Law and
Economics (Analisi Economica del Diritto).
Scuole ‘eterodosse’ dell’economia
La categoria, residua, comprende scuole di pensiero economico diverse e contrastanti con
l’impostazione ‘ortodossa’ (neoclassico-marginalista). Include anche la scuola austriaca e quella
istituzionale.