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2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40 ... · Anno XVIII – Gennaio 2015...

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Anno XVIII – Gennaio 2015 • Numero 1 Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40
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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi MissionariReg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97Editore: Fondazione di Religione Missio (organismo pastorale della CEI)Presidente di Missio: monsignor Ambrogio SpreaficoDirettore di Missio: don Michele AutuoroDirettore responsabile: padre Giulio AlbaneseRedazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela PicchieriniHanno collaborato: Marco Benedettelli (pag. 4.6-8), Eleonora Borgia (pag. I-IV).Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Sergio De Simone (pag. 36-37), Carla Manea (copertina), Cristiano Crescenzi (pag. 27-30).Foto: AF/PP.OO.MM., Giuseppe Andreozzi, Chiara Pellicci, Wikipedia, Comboni Press/Lilia Illuzzi, Eleonora Borgia, Vito Scagliuso.Progetto grafico e impaginazione: Alberto SottileRedazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su n. 63062327 intestato a MISSIO oppure con bonifico bancario intestato a MISSIO presso Banca Etica,cod. IBAN IT 55 I 05018 03200 000000115511.Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 RomaMensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana.Chiuso in tipografia nel mese di novembre 2014.

omm ra iSEditorialeScegli gli occhiali giusti!

Kabàka, l’amico dottoUna partita da non perdere

GiramondoViaggio in…Burkina Faso

DossierCostruiamo la PACE!

Intervista impossibileIl suo sogno è già realtà

Dove è nata la missioneUn paese dove scorre sangue e fiele

Passi di oggi…Per un mondo migliore

…sulle orme di ieriSant’Agata

FuorisaccoGli ultimi saranno i primi

Click alla ParolaScaffaleGiorno per giorno

Un mondo di quiz

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oAll’internoPIANETA MISSIO RAGAZZI

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Ed to ia

Edi to r leia

rEdi to r leia Editor leia Editor leia

el

Cari Amici,chi ben comincia è a metà dell’opera. Recitava così un vecchio detto che calza perfettamentecon l’inizio del nuovo anno. A questo proposito è importante avere il coraggio di scegliere,per così dire, gli occhiali giusti.Vi sarà capitato di indossare quelli da sole quando d’estate la luce è così forte per cui essidiventano un rimedio indispensabile per salvaguardare la vista. Lo stesso vale in montagna,quando il riverbero dei raggi di sole, sulla neve, abbaglia chiunque. Guai, invece, ad

indossarli alla sera o dentro una galleria, perché chiunque rischierebbe di andarea sbattere chissà dove. Se poi uno ha problemi a leggere, è bene vada

dall’oculista per evitare di affaticare gli occhi. Insomma, per poter os-servare il mondo, tutto quello che ci circonda, correttamente, è im-portante trovare gli occhiali adatti alle proprie esigenze, nella con-sapevolezza che la vista è un dono prezioso che va salvaguardato.Questo ragionamento vale anche da un punto di vista missionario.

Sforziamoci, in questo 2015 che è appena iniziato, diguardare alla vita con le lenti del Vangelo, cer-

cando soprattutto di cogliere il bene chec’è accanto a noi. Non solo così evite-remo di fare guai, ma soprattutto sa-remo messi nelle condizioni, lungo ilsentiero della vita, di camminare atesta alta, sorridendo. È il modo giusto

per tenere gli occhi davvero spalancatie riconoscere Gesù come compagno di

viaggio.

Buon cammino per tutto il 2015!

Abuna

Scegligli occhialigiusti!

Scegligli occhialigiusti!

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Kabàka Kabàka

Kabàka Kabàka KabàkaKabàka

“G oal! Goal!”: è l’urlo che infiammaogni tifoso negli stadi più famosi

o in quelli più anonimi e improvvisati.Ma quando a scendere in campo è nientemeno che l’Onu, composta da ben 193

Stati di tutto il mondo, “goal” non ègrido da stadio, ma parola chiave

della speranza che il mondopossa diventare migliore.

Una partita di calcioha un tempo di du-

rata; even-tualmente siaggiungonorecupero esupplemen-tari. Da 90

L’amico dotto

Una partitada nonperdere

Una partitada nonperdere

Ciao! Sono un ragazzino africano

molto curioso, che ha sempre avuto il

“vizio” di chiedere spiegazioni, cercare di capire,

informarsi. Per questo motivo so molte cose e sono

felice di condividere le mie conoscenze con chiunque

sfogli questo giornalino. Il 2015 è un

anno speciale e questo mese voglio

raccontarvi il perché!

può giungere a durare ben 120 minuti.Ebbene la partita che l’Onu sta giocando pervincere contro la povertà e l’ignoranza è ini-ziata nel 2000 e si concluderàniente meno che in questo anno2015! Quindici anni per metterea segno otto goals che rappre-sentano il più ambizioso pro-getto della storia dell’umanità.Otto goals che ogni Stato mem-bro dell’Onu ha sottoscritto adinizio gara e che in questolungo e intenso periodo si èimpegnato a realizzare: sradicarela povertà estrema e la fame;garantire a tutti l’istruzione pri-maria; promuovere la parità deisessi e l’autonomia delle donne;ridurre la mortalità infantile;migliorare la salute materna;combattere Aids, malaria e altremalattie; garantire la sosteni-bilità ambientale; istituire una

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Kabàka, l’amico dotto, tiaspetta anche nelle paginesuccessive per parlarti di:

FUORI-CASTA, MANDELA, RIFUGIATI, ALTOCOMMISSARIO, STRISCIA DI GAZA… E ALTRO. M

ILLE

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IUM

GO

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IL MONDO E’ PIU’ GRANDE DI QUELLO CHE CREDI(fino a 10 punti)C’è un mondo grande e bello che puoi

conoscere se cominci ad interessarti degli altri

più di quanto non hai fatto fino ad ora. Un modo

che può dare tanto anche a te, perché tu possa

realizzare quello che ti sta a cuore.

SEI SULLA BUONA STRADA(da 11 a 18 punti)Sai trovare soluzioni che ti permettono di farecose buone per gli altri. Se troverai la giustacostanza avrai la gioia di raccogliere tantesoddisfazioni.

OVUNQUE COME A CASA PROPRIA(da 19 a 25 punti)Sai cogliere il positivo di quello che ti circonda e

affrontare con serenità anche eventuali imprevisti

e contrarietà: continua ad essere un buon lievito

che fa diventare saporita la vita di tutti.

collaborazione mondiale per lo sviluppo.L’anno 2015 vedrà fischiare la fine diquesta importante gara. Molto è statofatto ma accanto ai progressi ci sonoancora passi da compiere.Una mano puoi darla anche tu, sempli-cemente riducendo i tuoi sprechi, lespese inutili e contribuendo a sostenereprogetti di solidarietà. La sfida è grande,certo. Ma questa volta c’è in ballo unavittoria che rappresenterebbe il più im-portante successo della storia dell’uomonel dare speranza a tutta l’umanità. Tiriempirà di gioia poter dire: “Ho fatto

anch’io la mia parte!”.

1

DIMMI CHE GIOCO DI SQUADRA FAI… …E TI DIRÒ CHI SEI

A - provo a pensare cosa posso fare

per loroB - domando dove si trovano

C - mi annoio e aspetto notizie più

interessanti

LA TV DÀ NOTIZIE DI PAESI POVERI:

5

3

1

2A - do loro parte del mio ciboB - mi arrabbio: se ne devono andareC - faccio finta di non vederli

DEI BAMBINI CHE HANNO FAME MIGUARDANO MENTRE SONO IN PIZZERIA

513

3A - lo evito perché non lo conoscoB - mi metto vicino a lui per aiutarloC - cerco di imparare qualche parola

della sua lingua

IN CLASSE È ARRIVATO UN IMMIGRATOCHE NON SA L’ITALIANO:

135

4A - provo a pensare se avesse ragione leiB - rispondo che deve smettere

se no sono guaiC - l’ascolto sorridendo

UN’AMICA DICE SEMPRE IL CONTRARIO DI QUELLO CHE DICO IO:

5

1

3

5 A - aiuto i compagni di gita a rispettarel’ambiente

B - lascio l’ambiente meglio di come l’hotrovato

C - se nessuno mi vede faccio quel che voglio

SONO IN GITA IN CAMPAGNA:

3

5

1

TEST

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Gir am o ondo ondGir am o ond

Gir am o ond

IN QUESTO NUMERO

TI ACCOMPAGNO IN:

N elle mani di Ravinder Parcha la scopa passalungo le strade di Delhi con rapidità e

maestria. Parcha da 25 anni lavora duro perl’azienda municipale ed è uno dei 40 operatoriecologici che spazzano il quartiere più agiatodella città dove alloggiano le star dello sport, igrandi uomini di affari e i politici più potenti. Dimattina, mentre gli abitanti del quartiere, bennutriti e in giacca e cravatta, corrono affaccendati,Parcha bada al suo blocco di vie di competenza.

Deve destreggiarsi fra traffico e grandi nuvoledi polvere che gli hanno giàcausato una pesante tosse.D’estate, poi, il caldo è in-sopportabile e nessuno offreai netturbini un bicchiered’acqua. Parcha, come la mag-gior parte dei suoi colleghi,è un dalit, cioè appartieneagli ‘oppressi’, ai fuori-casta,la parte più umile della societàindiana. I dalit non guada-gnano neanche l’equivalentedi 100 euro al mese, pulisconostrade e parchi oppure sono

PALESTINA

MAURITANIA

COSTA D’AVORIOAUSTRALIA

BRASILE

INDIA

INDIA

Il primo ministro accanto ai netturbini

In India lecaste sono

dei gruppi so-ciali chiusi, classificatisecondo una scala. Chiappartiene ad una castanon può passare adun’altra, soprattutto sedi livello superiore. Ifuori-casta sono coloroche non appartengononemmeno alla casta piùbassa, a causa della po-vertà in cui sono co-stretti a vivere.

FUO

RI-C

ASTA

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Quasi la metà degli abitanti della Siria, doveimperversa una guerra civile che dura da circaquattro anni, ha dovuto lasciare lavoro, casa,radici. Molti di questi sono profughi interni alPaese, altri hanno abbandonato la propriapatria e si sono diretti altrove. Alcuni raggiun-gono l’Europa attraverso il Mar Mediterraneo,su barconi guidati da scafisti senza scrupoli:molti ce la fanno, altri no.Tra i più fortunati, Bashar e Mohamed, duebambini siriani che sono stati tratti in salvo dauna nave della Marina militare italiana dopo ilnaufragio del barcone su cui viaggiavano coni loro genitori: anche questi ultimi sono statisalvati, ma da un’altra nave della Marina. Cosìgenitori e figli si sono ritrovati separati, senza

conoscere la sorte gli uni degli altri. Quandoi comandanti delle due navi hanno capito

addetti alla manutenzione di scoli e fo-gnature. È proprio per questo motivo chela campagna “India Pulita”, lanciata dalprimo ministro indiano Narendra Modi, hareso Parcha molto felice. Il primo ministroha chiesto agli indiani di non gettare im-mondizia per strada e di badare all’igienee al decoro delle proprie strade. Modi si è

MONDO

In soccorsodei profughisiriani

fatto riprendere mentre passava la scopalungo il quartiere poverissimo di Valmikis,dove abitano i dalit. Ciò ha riempito Parchadi grande orgoglio per il suo lavoro e lo hafatto tornare con un po’ più di serenità frale strade dei più ricchi di Delhi, per tenerei marciapiedi puliti.

Quando una popolazione di una nazione si divide indue o più fazioni che si combattono tra loro, si parla di

guerra civile. In Siria da anni si sono infiltrati combattenti cheprovengono da Paesi arabi limitrofi e cercano di conquistare ildominio di tutto il territorio.

GUERRA CIVILE

il problema, hanno accostato per qualcheminuto le loro rotte così che i piccoli, da unaparte, e i genitori, dall’altra, avessero modo diguardarsi e riconoscersi a vicenda, per poiparlarsi con le radiotrasmittenti. Una vicenda alieto fine, che non è l’unica nell’accoglienzadei profughi siriani.A Milano, per 100 di loro, le Suore della Ripa-razione (in collaborazione con Comune eCaritas ambrosiana) hanno aperto una casa diaccoglienza in una parte libera del loroconvento. In Svizzera 100 famiglie si sono of-ferte di ospitare altrettanti profughi sirianinelle proprie abitazioni. In Uruguay il presidenteJosè Mujica (oggi a mandato concluso) dalloscorso settembre ospita un centinaio dibambini orfani siriani nella sua ‘casa presiden-ziale’, una fattoria dove ha sempre abitatoprima di essere eletto presidente e dove con-tinua ad abitare adesso che il suo mandato èterminato.

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G ir am o ond G ir am o ondG ir am o ond G ir am o ond

G ir am o ondG ir am o ond

L a schiavitù è ancora una realtà in Mau-ritania. In questo Paese poverissimo di

tre milioni e mezzo di abitanti si calcola chealmeno 700mila persone (il 20% della po-polazione) siano costrette a vivere nellemani di un padrone. E fra queste al-meno100mila sono in totale schiavitù. Ora,però, una speranza si è affacciata nella so-cietà mauritana ed è arrivata grazie al risul-tato elettorale di Biram Dah Abeid, il“Mandela mauritano”, che ha raggiunto uninaspettato 10% dei voti.Il Paese è spaccato in due: ci sono i cosid-

detti bidanes, di origine araba e berbera, epoi gli abd (gli schiavi neri) o haratine

(gli schiavi liberati). La popolazionenera è in gran parte analfabeta e ac-cetta la schiavitù come una condi-zione naturale. Per chi siemancipa, poi, la vita è moltodura: non riesce a trovare nécasa né lavoro e i crimini con-tro schiavi ed ex schiavi moltospesso non vengono perse-guiti. Tutta la vita politica edeconomica del Paese è netta-mente a favore degli arabo-berberi. Basti pensare che nel2013 solo 5 dei 95 seggipresso l’Assemblea nazionaleerano occupati da neri. Le ul-

time elezioni del 2014, vinte comeda pronostico da Mohamed Ould Abdel Aziz,hanno però aperto una breccia. Biram DahAbeid, paladino dell’antischiavismo, è riu-scito a ottenere un risultato inaspettato:“Subiamo regolarmente arresti, torture ecarcere - spiega il Mandela mauritano - ma

il nostro movimento di liberazione nonpuò arrestarsi”.

Sudafricano, Premio Nobel per la Pace, combattenteper l’uguaglianza tra gli uomini, difensore dei diritti

umani, presidente del Sudafrica, Mandela è per tutto il mondol’esempio di uomo che lotta (e vince) contro il razzismo.

MANDELA

MAURITANIA

Gli schiavi moderni

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Sarà presto inaugurato un grande cimiteroesclusivamente dedicato ai calciatori e ai

tifosi del Corinthians, squadra di calcio dellacittà di San Paolo del Brasile. Il nuovo cimiterosi chiamerà Corinthians Para Sempre, (Corin-thians per sempre) e, a detta dei suoi ideatori,sarà uno dei cimiteri più grandi del mondo,destinato alle spoglie di almeno 70mila persone.Verrà ultimato entro il 2015 ed è una novitàassoluta in campo mondiale che molti, inBrasile, sono pronti a sostenere. Anche perchégli affari non mancheranno: cappelle e spazicon tre loculi verranno messi in vendita per itifosi a cifre che variano dai 4.500 ai 7.800reais (da 1.500 a 2.600 euro circa), a secondadelle dimensioni della tomba e della vicinanzaa quelle degli ex idoli della squadra cheverranno tumulati nel nuovo cimitero. “I fa-miliari di nostri ex campioni e i nostri attualicalciatori hanno giudicato la cosa molto inte-ressante - ha raccontato il responsabile delmarketing della squadra, Alexandre Ferreira -tutti ci hanno detto che è una bella idea”. Sicalcola che il Corinthians conti 28 milioni disostenitori: dopo il Flamengo, è la squadra

A 11 anni è divenuta un simbolo. La piccola Aicha,originaria della Costa d’Avorio, era destinata insposa a un cugino più grande di lei di 16 anni. Maè riuscita a salvarsi. A organizzare il suomatrimonio è stato il padre, poi arrestato, ed è laprima volta che in Costa d’Avorio un imputato vaa processo per aver combinato un matrimonio diuna minorenne. Nel Paese il fenomeno dellespose bambine è molto diffuso, sebbene illegale.Tutto è iniziato con una denuncia: quando Aichanon si è presentata a scuola, il direttore del suoistituto si è rivolto alla polizia; la ragazzina èstata ritrovata proprio alla cerimonia delle suenozze e ha raccontato agli agenti, con tutta l’in-genuità e l’innocenza dei più piccoli, di aver ac-cettato di sposarsi per non dovere più andare ascuola. Il padre di Aicha si è difeso spiegando dinon avere idea che il matrimonio di una minorennefosse una pratica illegale e che la decisione erastata presa dalla sua numerosa famiglia, compostada 37 persone.Per le organizzazioni umanitarie quella dellespose bambine è una grave forma di commercio.Le famiglie organizzano i matrimoni con ricchiuomini più anziani in cambio di aiuti economici.La storia di Aicha è una goccia nel mare. Ognianno, secondo alcune stime, in tutto il mondosono 15 milioni le ragazzine minorenni costrettedagli adulti a sposarsi.

BRASILE

Tifosi anchedopo la morte

più tifata del Brasile. Ora, oltre ai suoinumerosi trofei conquistati sul campo dicalcio, il club di San Paolo del Brasilepotrà vantarsi di questa ulteriore partico-larità, piuttosto bizzarra.

COSTA D’AVORIO

Liberiamo la sposa bambina!

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G ir am o ondG ir am o ond G ir am o ondG ir am o ond

G ir am o ond

Èuna decisione controversa, quella delgoverno australiano che ha deciso ditrasferire in Cambogia i rifugiati sbarcati

sulle proprie coste, in cambiodi un’offerta pari a circa30 milioni di euro. In Au-stralia gli immigrati ven-gono ospitati nei centri diaccoglienza dell’isola di

Nauru (1.200 circa) e inquella di Manus (1.100)e sono persone in granparte arrivate dal MedioOriente o dal Sud-estasiatico per fuggire daguerre e persecuzioni.L’alto commissario Onuper i rifugiati, AntónioGuterres, ha già prote-stato contro l’anomalo accordo, sostenendoche l’Australia si sta liberando delle proprieresponsabilità nei confronti dei rifugiati:con questa politica dei trasferimenti incambio di soldi rischia di trattare i migranticome merci. Il ministro cambogiano degliAffari esteri, Hor Namhong, ha preso le di-fese dell’accordo: “La Cambogia non haaccettato di accogliere i rifugiati per averei 35 milioni di dollari (poco meno di 30milioni di euro, ndr) ma lo ha fatto per so-lidarietà”, ha spiegato.

AUSTRALIA

Migranti in vendita?

Si chiamaAlto commissa-riato delle Nazioni Uni-te per i rifugiati l’or-ganismo dell’Onu chesi occupa di rifugiati.Il responsabile di que-sto organismo prendeil titolo di ‘alto com-missario’.

ALTO

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MM

ISSA

RIO

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Chi fuggedal pro-

prio Paese acausa di guerre o per-secuzioni, trovandoospitalità in un altroStato che lo accoglie,è un rifugiato.

RIFU

GIAT

I

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Normalmente uno scultore sceglie di esporrei propri capolavori in piazze centrali, salonidi palazzi o altri luoghi prestigiosi. Così nonha fatto Iyyad Sabbah, professore di artealla Al-Aqsa University di Gaza, che hapreferito esporre le sue opere tra le rovineancora intatte di uno dei quartieri totalmente

distrutti di Gaza City, quello di Shejaiya.

PALESTINA

Statue tra lemaceriedi Gaza

Le preoccupazioni di chi ha criticato l’ac-cordo sono, però, motivate. La Cambogia èuna nazione con poche strutture sociali econ una povertà record nel campo deidiritti umani: servizi fondamentali, comeospedali e scuole, sono in pessime condizionie in molti si domandano come potranno le

sue istituzioni organizzarsi per l’accoglienzadei migranti trasferiti dall’Australia.

Con i bombardamenti israeliani della scorsaestate, la Striscia di Gaza è stata rasa alsuolo in moltissime aree: la ricostruzione, seci sarà, non può che essere lunga e dispen-diosa. Ma chi ricostruirà l’umanità degliabitanti di Gaza? È quello che si chiede loscultore delle statue realizzate in fibra divetro e ricoperte di creta tinta con pennellate

rosso-sangue. Esse raffigurano i gazawi(così si chiamano gli abitanti di Gaza) di-sperati per il dramma subito. Tra questec’è una donna senza scarpe, dai lineamentia malapena distinguibili, che sta portandoun bambino nudo in braccio, e un vecchioappoggiato ad un bastone e un ragazzinospettinato tra le braccia. “Tutti i politiciparlano della ricostruzione degli edificidi Gaza. Con queste statue – dice il pro-fessor Sabbah – vorrei che si ponesseattenzione anche ai danni causati alivello umano agli abitanti della città”.

Piccolo lembo di terra affacciata sul Mar Mediterraneo, laStriscia di Gaza fa parte dei Territori palestinesi (insieme alla

Cisgiordania) che, però, non sono riconosciuti internazionalmentecome uno Stato sovrano. Dal 1948 al 1967 la Striscia è stata governatadall’Egitto, che ancora oggi ne controlla la frontiera meridionale; suc-cessivamente, fino al 2005, è stata governata dallo Stato di Israele, cheancora oggi ne controlla lo spazio aereo, le acque territoriali, l’accessomarittimo e i confini. Dal 2006 la Striscia di Gaza è sigillata ermeticamente:merci e cittadini palestinesi non possono né entrare, né uscire (se nonin casi eccezionali con permessi rilasciati dall’autorità israeliana) perchéil potere politico è nelle mani di Hamas, un’organizzazione terroristicaper Israele, Stati Uniti, Unione europea ed altri Paesi del mondo. LaStriscia di Gaza è una delle zone più densamente popolate del pianeta(circa 3.300 abitanti per Km quadrato) e negli ultimi anni è stata teatrodi violenti bombardamenti da parte dell’esercito israeliano.

STRI

SCIA

DI G

AZA

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o

V iagg i in…o

che faticaessere bambini!

che faticaessere bambini!

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Mentre “Il Ponte d’Oro” vain stampa, in questo Paesedell’Africa occidentale si èverificato un fenomeno chefinora il continente nero nonaveva mai sperimentato: ilpopolo è sceso in piazza perdestituire il suo presidente,Blaise Compaoré, chefaceva da padre padrone delBurkina Faso dal 1987. Cosasuccederà nei prossimi mesidi transizione in questoPaese tra i più poveri delmondo non possiamosaperlo. Intanto, però,sappiamo che qui esserebambini è davvero difficile.Scopriamo perché…

Burkina Faso

I l Burkina Faso è uno dei Paesi d’Africa e delmondo meno sviluppati. La povertà è il principale

problema per più della metà dei 17 milioni diabitanti e per i bambini si traduce in malnutrizione,rinuncia alla scuola (oltre il 40% dei bambini bur-kinabé non la frequentano), lavoro minorile, malattie

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Foto 1 - In alcune zone del Burkina Faso la povertà è taleche chi ha qualcosa da vendere assale qualunquepotenziale acquirente, anche se seduto dentro un autobus.Foto 2 - Purtroppo il 40% dei bambini burkinabé non hapossibilità di frequentare la scuola.Foto 3 - Boromo (Burkina Faso) – Mercato sulla stradada Ouagadougou a Bobo Dioulasso.Foto 4 - Ecco come le mamme portano in giro i propribambini: carrozzine e passeggini africani!

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che potrebbero essere evitate con un’assi-stenza sanitaria anche minima. Per questoil tasso di mortalità infantile è particolar-mente alto e la speranza di vita media èmolto bassa.

Niente igiene senza acquaLa mancanza di igiene e di strutture sani-tarie favorisce la diffusione di virus edepidemie: poliomielite, diarree, Aids mie-tono ogni anno centinaia di vittime.Uno dei principali problemi alla base diquesto quadro preoccupante è che la si-tuazione geografica del Burkina Faso rendedifficile la disponibilità di acqua potabile,con conseguenze gravissime per la vitaquotidiana: dalla preparazione del ciboall’igiene personale.

Lavoro minorile, spose bambine e neonati fantasmaLa povertà delle famiglie fa sì che il lavoronero sia una piaga diffusa: un bambino sudue va a lavorare nelle piantagioni dicotone per un salario da miseria, mentrenelle regioni del Nord sono circa 10mila ibambini impiegati nelle miniere d’oro. Lebambine lasciano presto la casa paternaper andare a lavorare come domestichenelle case dei più abbienti e molte ragazzine

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(ben il 48%) vengono assegnate in sposeal di sotto dei 18 anni d’età con gravi con-seguenze sulla loro crescita.Inoltre nel Burkina Faso più di un terzodelle nascite non viene ufficialmente regi-strato: questo comporta che, soprattuttonelle regioni più isolate, molti bambininon abbiano né la cittadinanza, né un’iden-tità giuridica, né i diritti riconosciuti; sonopraticamente invisibili agli occhi della so-cietà e il loro futuro è ipotecato.

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s Dicono le formiche: mettiamociinsieme e riusciremo a trasportare

un elefante.s Chi non dice niente è più saggio dichi dice cento parole.s Ciò che è difficile è buono; da ciò

che è facile non si trae profitto.

Proverbiburkinabé

Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o Viagg i in…o

Viagg i in…o

C’era una volta un verme grande comeun elefante. Viveva nella savana e il

suo nome era Fatuma. Un giorno passaronoaccanto a lui quattro bambini che andavanoal villaggio. Il primo lo salutò e passò

oltre senza dire una parola. Il secondofece un inchino e se ne andò. Come luifece il terzo bambino. Il quarto invecedisse a gran voce: “Oh! Che enorme verme!Non ne ho mai visto uno così brutto!”. Fa-tuma, irritato nel sentire queste parole,fece un balzo e lo ingoiò. Subito i treamici sopravvissuti scapparono a dare lanotizia ai parenti.Il capo del villaggio incaricò tre giovani diandare a liberare il bambino dal ventre diFatuma. Arrivati davanti a lui, gli chiesero:“Fatuma Kera di? Cosa è successo?”. Ilgrande verme cominciò a raccontare i fatti

una Favola dal Burkina Faso

Nella pancia di Fatuma

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Morale della favolaSe vedi qualcuno o qualcosa distrano, invece di cominciare aprendere in giro, tieni la boccachiusa e prosegui per la tua strada.

cantando: “Mogo Naani o naa Fatuma hako fo! Mogo saba ko fo! Mogo chick fila oko, bo! bo! bo! bo! Tumusi, Fatuma yelelele”.I tre giovani erano così felici di sentirequesta musica, che si misero a ballare finoa quando i loro piedi si gonfiarono e lamissione che li aveva portati fino lì fu di-menticata.Non vedendoli tornare, il capo del villaggioincaricò altri tre giovani di andare a salvareil bambino dalla pancia di Fatuma. Arrivatinel luogo dell’accaduto, i giovani chiesero:“Fatuma Kera di? Cosa è successo?”. E ilgigantesco verme di nuovo rispose cantandola sua canzone ammaliatrice. I giovani simisero subito a ballare una danza più sca-tenata di quella dei precedenti ragazzi.Visto l’insuccesso del secondo tentativo, ilcapo villaggio inviò una terza delegazione

ma ancora inutilmente. Decise allora dipromettere in sposa sua figlia a chi avesseucciso Fatuma. Si presentò solo un lebbroso,armato di una vecchia falce arrugginita.Tutto il villaggio rise, dicendo: “Se non cisono riusciti i giovani vigorosi, come puòcostui riuscire nell’impresa?”. Il lebbrosoarrivò davanti a Fatuma che, dopo le do-mande di rito, cominciò a cantare. Senzafarsi prendere dalla musica, l’uomo lanciòsubito la sua falce contro la gola del vermee la squarciò. Subito uscì il bambino in-ghiottito e poi tanta, tantissima acquache, scorrendo fino alla fine della Terra,diede origine ai fiumi.

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DossierDossier

DossierDossier Dossier

Dossier

Il mese di gennaio è quello chetutta la Chiesa (e non solo) de-dica alla pace. Il primo gennaiodi ogni anno, infatti, dal 1968viene celebrata la Giornata mon-diale della Pace, istituita da papaPaolo VI l’8 dicembre 1967.Quest’anno si celebra la 48esimaedizione e il tema preannunciatoè “Non più schiavi, ma fratelli”.In queste pagine scopriamocome si è schiavi della guerra ecome solo la fratellanza possacondurre alla pace. Imparandoda un fratello esemplare, sanFrancesco d’Assisi.

Costruiamo la PACE!Costruiamo la PACE!

È vero che c’è un proverbio che recita: “Iltroppo strioppia” per dire che l’eccesso fasempre male, ma è anche vero che c’è una

cosa a cui questo detto non può essere applicato:è la pace!La pace non è mai troppa, la pace non è mai defi-nitiva, non è mai conquistata, non basta mai, vacostruita sempre… Lo sanno bene tutti coloro chesono costretti a vivere in situazione di conflitto,

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Nel novembre scorso per la prima volta san Francesco è entrato nel Palazzo di Vetro delleNazioni Unite, a New York. Lo ha fatto con una mostra intitolata “Frate Francesco: tracce,parole, immagini” ed ha parlato a tutto il mondo con i suoi manoscritti e i documenti espostiper l’occasione. La presenza di san Francesco nel luogo considerato il “cuore della pace delmondo”, come dovrebbero essere viste le Nazioni Unite, è molto importante. Lo spiega padreEnzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi: “San Francesco hascritto ai reggitori dei popoli invitandoli a pensare alle cose di Dio e ad essere strumenti dipace nelle istituzioni”. Con questa mostra è come se Francesco ritornasse a parlare e ascrivere a tutti i reggitori dei popoli… Speriamo che lo ascoltino!

AFRICAAlgeriaCiadCosta d’AvorioEtiopiaGuinea BissauLiberiaLibiaMaliNigeriaRep. CentrafricanaRep. Dem. CongoSahara OccidentaleSomaliaSudanSud SudanUgandaASIAAfghanistanBirmaniaCorea Nord/SudFilippineIndiaIranIraqKashmirKirghizistanLibanoPakistanPalestina/IsraeleSiriaThailandiaTibetTimor EstTurchiaYemenAMERICAColombiaHaitiMessicoEUROPACeceniaCiproGeorgiaKosovoPaesi BaschiUcraina

guerra, violenza, ingiustizia, continui liti-gi. E anche quando sembra che si sia rag-giunta una tregua, per rompere l’armisti-zio basta un attimo, un’inezia.Nel mondo sono presenti 43 situazioni diconflitto conclamato, in altrettanti partidel mondo: non c’è zona del pianeta chenon abbia a che fare con la guerra. Dallamappa qui sopra, con un colpo d’oc-chio, puoi renderti conto di quali sianoi continenti più sofferenti.

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San Francesco alle Nazioni Unite

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DossierDossier

O Signore, fa’ di meuno strumento della Tua Pace:dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore,dove è offesa, ch’io porti il Perdono,dove è discordia,

ch’io porti l’Unione,dove è dubbio, ch’io porti la Fede,dove è errore, ch’io porti la Verità,dove è disperazione, ch’io porti la Speranza,dove è tristezza, ch’io porti la Gioia,dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tantodi essere consolato, quanto di consolare;di essere compreso, quanto di comprendere;di essere amato, quanto di amare.Poiché è:dando, che si riceve;

perdonando, che si è perdonati;morendo, che si risuscita a VitaEterna.

Ritaglia otto cartoncini tutti dellastessa dimensione e disegna gli

oggetti sotto elencati (uno per car-toncino): cuore, gomma, due mani che si

stringono, croce, specchio, bocciolo, giullare, sole.Ciascun oggetto corrisponde ad un versetto dellaPreghiera semplice di San Francesco: il cuore all’Amore,la gomma al Perdono, le due mani che si stringonoall’Unione, la croce alla Fede, lo specchio alla Verità,il bocciolo alla Speranza, il giullare alla Gioia, il solealla Luce.Ogni mattina, nel mese di gennaio, pesca un carton-cino e impegnati a vivere per tutto il giorno quel ver-setto della Preghiera semplice, riempiendo così le tuegiornate di atteggiamenti bellissimi.

Attività da realizzareAttività da realizzareUn versetto al giornoUn versetto al giorno

La pace va costruita

Dossier

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Non pensiamo che questiconflitti sparsi per ilmondo non ci riguardi-no: la pace non si puòdelegare, né possiamoaspettare che siano i grandi della Terra aprendere le decisioni opportune. Certamentechi ha il potere di scegliere tra la pace e laguerra ha la propria responsabilità, ma nelsuo piccolo ognuno può fare molto per co-struire un mondo di pace.Innanzitutto la pace è un dono da chiederecon la preghiera, senza mai stancarsi.Nel mese di gennaio, dedicato alla pace,prega ogni giorno con le parole della Pre-ghiera semplice di san Francesco e cercadi viverle al meglio.

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Nato ad Assisinel 1182, Fran-cesco è figliodi Pica, unadonna di ori-gini francesi,e Pietro diBernardone, unricco mercantedi tessuti. Nellasua giovinezzasi gode le ric-chezze di fami-glia e intrapren-de la carriera mi-litare. Ma prestosi innamora diGesù e si accor-ge che sta spre-cando la sua vita.Si priva di ogni comodità – addirittura dei vestitidatigli dal padre – per indossare un saio e girareper le vie della città e per le campagne nell’estremapovertà. Il suo unico scopo è incontrare la gentee raccontare a tutti quanto renda felice seguire ilVangelo e viverlo quotidianamente. Così il giullaredi Dio diventa un vero e proprio missionario, chenon ha più nessuna preoccupazione, se nonquella di vedere Cristo in tutti i suoi fratelli,ovvero in chiunque si presenti sul suo cammino.Allora, anziché scappare da un lebbroso che glisi avvicina, lo abbraccia e lo bacia; anzichépensare alla propria cagionevole salute (muoremolto giovane, a 44 anni), si preoccupa dei suoiconfratelli.Da san Francesco d’Assisi c’è solo da imparare.Ma prima è bene conoscerlo!

Impariamo da san FrancescoL a pace è un atteggiamento da vivere

tutti i giorni, in ogni situazione. È unesercizio da compiere quando si presental’occasione, un allenamento da fare per mi-gliorare se stessi e il mondo che ci circonda.La pace s’impara, prendendo spunto ancheda chi l’ha scelta come modello di vita. San

Francesco d’Assisi, il poverello di Dio,è un esempio daimitare. Provia-mo a costruirlain ogni situa-zione, aiutatidalla “ricetta” disan Francescoche parte da si-lenzio e saluto.

CHI È

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DossierDossier Dossier

(Segue a pagina 19)

Il poverello d’Assisi sente il grande desideriodi andare in Terra Santa, dove imperversanole Crociate contro gli infedeli: i cristianihanno imbracciato le armi e pensano diriuscire a riscattare con la guerra i luoghisanti, sotto il dominio dei musulmani (al-l’epoca chiamati “infedeli e saraceni”). MaFrancesco sa bene che non è la guerra ciòche il Vangelo insegna. Così il 24 giugno1219 da Ancona si imbarca per Damietta(Egitto), raggiunge il campo dei crociati cheassediano la città e cerca di convincerli asospendere i combattimenti. Poi si reca dalsultano Malik-Kamil che inaspettatamentelo riceve con grande onore, gli offre doni elo circonda di favori. È ammaliato dalleparole di Francesco e lo ascolta volentieri. Ilpoverello d’Assisi ha le idee molto chiare a

proposito di cosa debbano fare “i frati chevanno presso gli infedeli e i saraceni”: lo silegge nel 16esimo capitolo della Regola nonbollata. Essi “possono stabilire un dialogospirituale in due modi. Uno è che nonfacciano liti o dispute, ma siano soggetti adogni creatura umana per amore di Dio econfessino di essere cristiani. L’altro modo èche, quando vedranno che piace al Signore,annunzino la parola di Dio affinché infedelie saraceni credano in Dio onnipotente, Padre,Figlio e Spirito Santo”.

L’insegnamentoAnche oggi i cristiani si trovano spesso in terre dovel’islam è ben radicato, senza libertà di professare la propriafede. Ma le parole di Francesco e il suo esempio insegnanoche prima di tutto occorre affidare la testimonianza difede cristiana alle opere e al buon esempio; solo in unsecondo momento, se le condizioni lo permettono, si puòparlare esplicitamente della Trinità. Il poverello d’Assisi,cioè, sa che non sempre parlare esplicitamente di Dio èciò che serve. A volte è meglio il silenzio, è meglio lasciarparlare le azioni. Con il sultano Malik-Kamil questo suocomportamento fu vincente, tanto che – nonostante laviolenza dei crociati – Francesco non subì alcuna ritorsione,anzi ricevette un salvacondotto con il quale visitareindisturbato la Palestina.

Il SILENZIO di san Francesco

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n.1Gennaio2015

I

Cari Ragazzi Missionari,gennaio è il mese per eccellenza della vostra missione. Nel giornodell’Epifania infatti, in tutto il mondo, si celebra la GIORNATA MIS-SIONARIA dei RAGAZZI (GMR): le offerte raccolte in tutte leChiese del mondo confluiscono nel Fondo Universale di Solidarietàdella Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria per finanziare i progettidestinati alle necessità di bambini e ragazzi meno fortunati.Lo slogan di quest’anno è GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI.Hai mai sentito dire questa frase? Cercala nel Vangelo e scopri inquale circostanza viene pronunciata da Gesù… (per maggiori info

leggi anche pag. 32-33).Nel frattempo continuiamo il nostro viaggio nel mondocon il Pellegrinaggio ad Gentes: un viaggio di preghierache dura un mese, dedicato ogni giorno ad una nazionediversa.Ciascun giorno del mese preghiamo per un Paese delmondo (vedi il calendario alle pagine II-III). Nei giorni ingrigio affidiamo al Signore le ricorrenze particolari.

RAGAZZIMISSIONARIAD GENTESRAGAZZIMISSIONARIAD GENTES Alle genti,

a tutti i popoli del mondo

SPECIALE GMR

RICHIEDI IL DVD!Tra il materiale cheMissio Ragazzi hapreparato per laGMR, quest’anno c’èanche un dvd. Si in-titola CHILDRENFOR CHILDREN e vi sono

raccolti le storie di cinque bambini di

diverse parti del mondo e un fumetto sul

Vangelo di Matteo (capitolo 20, versetti 1-

16) che richiama lo slogan della Giornata.

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II

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6

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7 8 9

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27 28 29

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20

PACE NEL MONDO

MOLDAVIABAMBINI DI TUTTOIL MONDO

monacoISOLE

CAYMAN

15MALAWI

GIBUTI

ISOLA DI MAN

HA

GAB

2

REP. DEMEGITTO

21

CAPOVERDE

PellegrinaggAlle genti,a tutti i popoli del mondoAlle genti,a tutti i popoli del mondo

SETTIMANA PER L’UNITA’ DEICRISTIANI

SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI

CRISTIANI

SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI

CRISTIANISETTIM

PER L’UNCRIS

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III

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9

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3130

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5

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BURKINA FASO

NEPAL

YEMEN

india

18

TURKMENISTAN

4MYANMAR

BOSNIA-ERZEGOVINA

ITI

BON

11SAHARA

OCCIDENTALE

23

M. CONGO

NAURU

SVEZIA

25

gio ad gentes di GENNAIO

19SETTIMANA

PER L’UNITA’ DEICRISTIANI

SETTIMANA PER L’UNITA’ DEICRISTIANI

IMANA NITA’ DEISTIANI

SETTIMANA PER L’UNITA’ DEICRISTIANISETTIMANA PER L’UNITA’ DEICRISTIANI

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IV

PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio RagazziVia Aurelia, 796 - 00165 Roma

Tel. 06/66502644 - 645; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - Roma

IN EVIDENZARICORRENZE E FESTIVITÀ

Ragazzi missionariad gentesRagazzi missionariad gentes

Alle genti,a tutti i popoli del mondoAlle genti,a tutti i popoli del mondo

1 Gennaio: GIORNATA MONDIALE DELLA PACE “Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in

questa nostra società scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un

dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato”.(Papa Francesco - Angelus dell’1 settembre 2014)

6 Gennaio: GIORNATA MISSIONARIA dei RAGAZZI “L’Epifania è la Giornata missionaria dei bambini, proposta dalla Pontificia Opera della

Santa Infanzia. Tanti ragazzi, nelle parrocchie, sono protagonisti di gesti di solidarietà

verso i loro coetanei, e così allargano gli orizzonti della loro fraternità. Cari bambini e

ragazzi, con la vostra preghiera e il vostro impegno voi collaborate alla missione della

Chiesa. Vi ringrazio per questo e vi benedico!”.(Papa Francesco - Angelus del 6 gennaio 2014)

18-25 Gennaio: SETTIMANA DI PRE-GHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI“L’unità è sempre superiore aiconflitti. Se noi non camminiamoinsieme, se noi non preghiamo gliuni per gli altri, se noi non lavo-riamo in tante cose che possiamofare in questo mondo per il Popo-lo di Dio, l’unità non verrà!”.(Papa Francesco – Messaggio finale della

Settimana di preghiera per l’unità dei

cristiani 2014)

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Dossier Dossier Dossier

DossierDossier

Guardando la foto qui a fianco -

dove è evidente una presenza

cristiana (con il campanile della

chiesa) e una presenza musulmana

(con il minareto della moschea) – immagina cosa

direbbe/farebbe san Francesco a un cristiano che

tratta male un musulmano e a un musulmano

che tratta male un cristiano. Scrivi le due frasi su

un foglietto e confrontale con quelle dei tuoi ami-

ci, compagni, catechisti, animatori, ecc.

Attività da realizzareAttività da realizzare

Se fossi san Francesco…Se fossi san Francesco…

DossierDossier

C’è chi ha giàimparatoEcco come monsignor ClaudeRault, vescovo di Laghouat (Algeria),descrive la convivenza della piccolaChiesa cattolica con la realtàlocale, totalmente musulmana.Con i cristiani presenti abbiamofondato “un modesto gruppo didialogo e condivisione spiritualecon dei musulmani e delle musul-mane. La finalità non è quella didiscutere su temi teologici, ma dicondividere il cuore della nostravita e della nostra preghiera, insilenzio. Al principio pregavamogli uni accanto agli altri, ma pocoa poco siamo stati condotti a pre-gare gli uni per gli altri”.Un esempio di come le parole hannolasciato lo spazio al silenzio dellapreghiera vicendevole.

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Dossier

Dossier

DossierDossier

DossierDossier

L’insegnamentoFrancesco non nega il saluto nemmenoal peggiore dei nemici. Rivolgendo laparola al lupo famelico, insegna a con-siderare degno di attenzione persino ilpiù pericoloso e sconsigliabile interlocutore.Anche oggi purtroppo ci sono varie realtàin diverse parti del mondo che si com-portano da “lupi famelici”: basta pensareai terroristi che imperversano in tantiluoghi del pianeta. Ma con la violenza ela guerra non si ottiene niente, se nonancora più violenza e ancora più guerra.

faccia la pace con gli abitanti di Gubbio,affinché tu non li offenda più ed essi ti per-donino ogni tua passata aggressione. Ti pro-metto che ti farò mantenere finché vivrai, perrisparmiarti la fame che è stata il vero motivodelle tue aggressioni. Tu però devi promettereche non nuocerai più a nessuna persona né anessun animale”. Il lupo dà la zampa aFrancesco e lo segue in città, dove viene rati-ficato questo accordo. Si ode un grido di gioiae il lupo diventa per Gubbio un segno dellapresenza di Francesco.

i lpontedoro@missioitalia. it20

Mentre Francesco si trova a Gubbio, viene asapere che nei dintorni si aggira un lupoferoce che divora gli animali e aggredisce uo-mini, donne e bambini. I cittadini sono cosìterrorizzati da essere costretti a non uscire dicasa o a farlo come se dovessero andare inguerra. Nessuno osa più allontanarsi dallacittà, a parte Francesco, che va in giro total-mente disarmato nonostante che tutti lo scon-siglino. Il lupo gli va incontro con la boccaspalancata ma Francesco rimane tranquillo.Gli parla così: “Vieni qui, fratello lupo! Io ticomando in nome di Cristo che tu non facciamale né a me né ad altre persone”. Il lupochiude la bocca, si sdraia ai piedi di Francescoe diventa mansueto. Francesco continua: “Fra-tello lupo, tu impieghi la forza donatati daDio come ladro e omicida. Ma non avverti chetutta la gente ti è nemica? Io voglio che tu

Il SALUTO di san Francesco

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C’è chi ha già imparatoPapa Francesco ha pronunciato queste parole l’1 settembre2013, di fronte al dramma della guerra in Siria.“Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello chenasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza,quanta devastazione, quanto dolore ha portato e portal’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente

tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quantibambini non potranno vedere laluce del futuro![…] Non è mai l’uso della violenzache porta alla pace. Guerrachiama guerra, violenza chiamaviolenza!”.Un esempio di come anche papaFrancesco, che porta il nome delpoverello di Assisi, invita a preferireil coraggio del saluto e del dialogo,alla violenza delle armi e dellaguerra.

Guardando la foto qui a fianco -dove è evidente la presenza di

numerosi militari nella città di Geru-salemme (qui ritratti inun momento di riposo)– immagina cosa direb-be/farebbe san Fran-cesco se si trovasse inquesto luogo. Scrivi latua frase su un fogliet-to e confrontala conquella dei tuoi amici,compagni, catechisti,animatori, ecc.

Attività da realizzareAttività da realizzareSe fossi san Francesco…Se fossi san Francesco…

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im

Il suo sogno è già realtàLA PAROLA A MALALA YOUSAFZAI*

Non so se merito un Nobel, non ho ancora fatto

abbastanza per meritarlo. Ma certamente ho capito fin

da piccola che nel mio Paese, il Pakistan, era importante

per le bambine andare a scuola e studiare: un modo per

combattere con la cultura e l’intelligenza la violenza del fonda-

mentalismo islamico, da noi rappresentata dal regime dei

talebani che impedisce alla donna di avere un’istruzione. Per

questo sono stata minacciata, ferita e presa di mira. Ma io non

mi arrendo.

Sei diventata famosa e hai anche vinto il Premio

Nobel per la Pace quest’anno. Perché?

Come hai iniziato a farti conoscere?

All’età di 11 anni ho iniziato a scrivere un diario in urdu, la mia lingua.

Raccontavo giorno per giorno tutte le difficoltà che affrontavo per riuscire ad

andare a scuola nonostante i divieti del regime. L’ho mandato al sito della tv

americana Bbc che lo ha pubblicato in inglese. Così sono diventata famosa…

Ma il mio obiettivo non è la fama. Quel che conta è portare avanti una

missione: i diritti delle bambine e delle donne.

Malala Yousafzai oggi ha 16 anni. E’ forse l’adolescente

più famosa al mondo, conosciuta e stimata dai capi

di Stato e di governo, dal segretario delle Nazioni Unite,

dagli attivisti dei diritti umani e dal papa. Cosa ha

fatto di speciale questa ragazza paki-

stana determinata e tenace? Ha sfidato

la violenza dei talebani nel suo Paese

per portare avanti una battaglia di ci-

viltà. Per far capire al mondo che la

scuola e la cultura sono le uniche

armi che le ragazze possiedono per

combattere la barbarie del fondamen-

talismo religioso.1

i lpontedoro@missioitalia. it22

In origine sichiamavanocosì gli stu-denti delle scuolecoraniche del Pakistane dell’Afghanistan, cioèdi quegli istituti in cuisi imparava a leggere escrivere basandosi sultesto sacro dell’islàm(il Corano). Oggi conquesto termine si indi-cano genericamente ifondamentalisti di que-st’area geografica, cioècoloro che portano al-l’estremo gli insegna-menti della religioneislamica e li usano peraltri fini, prevalentemen-te politici. Dove il po-tere è gestito dal regimetalebano, vengono can-cellati i diritti delle don-ne (e non solo) e leprincipali libertà.

TALE

BANI

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Foto 1:Malala Yousafzai, ragazzina16enne pakistana, ha vinto ilPremio Nobel per la Pace 2014.

Foto 2:Copertina del libro “Io sonoMalala”, uscito nell’ottobre 2013e tradotto in molte lingue delmondo.

Foto 3:Malala nello Studio Ovale dellaCasa Bianca, ricevuta l’11 ottobre2013 dal presidente degli StatiUniti d’America, Barak Obama,alla presenza della moglieMichelle e della figlia Malia.

Ti auguriamo diandare avanti cosìe di portare il tuomessaggio in ogni an-golo del mondo! GrazieMalala, anche da partedi noi ragazzi italiani.

Poi è successa una cosa bruttissima.Ce ne vuoi parlare?

Sì. Due anni fa ho rischiato di morire… E’

stata un’esperienza terribile e, se ci penso,

ancora tremo. Il 9 ottobre 2012 mi hanno

sparato. Sono stata ferita al collo e alla

testa. Hanno tentato di mettermi a tacere

ma non ci sono riusciti!

2

3

Mentre eravamo tutti su un autobus, di ritorno

da scuola, il mezzo è stato fermato e un

talebano è salito a bordo e ha chiesto: “Chi è

Malala?”. Gli sguardi degli altri bambini si sono

concentrati su di me che da anni raccontavo come

gli ex studenti del Corano impedissero alle bambine e

alle ragazze di studiare. Sono state ferite anche due

mie compagne, Sacia Ramzan e Kainar Riaz. Io ero

molto grave e sono stata trasportata all’ospedale di

Peshawar con un elicottero. Da lì mi hanno poi

trasferita a Birmingham, in Gran Bretagna, dove ho

subito una delicata ricostruzione del cranio.

Come è successo?

Che un bambino, un insegnante e un libropossono cambiare il mondo. Impugniamo i nostrilibri e le nostre penne, che sono le nostre armipiù potenti. Nessuno può fermarci se arriviamoa renderci autonomi con la cultura e la conoscenza.I talebani parlano di me come di una “spia dell’Occidente”.Ma io non sono una spia, sono solo una bambina cheha il desiderio e l’obiettivo di rendere questo mondo unpo’ migliore di com’è. E ci sto già riuscendo…

Cosa ti senti di direa tutti i bambini delmondo?

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Grazie a voi! Soste-netemi con lo studioe con la volontà diimparare sempre piùcose.

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Doveè a s sina ot a l m ei n

Doveè a s sina ot a l m ei nDoveè a snat a l mi

Dove è a s sina ot a l m ei n

I ntifada è una parola araba che significa“sussulto”, “rivolta”. È anche il termine

con cui il popolo palestinese ha sempre in-dicato la lotta contro l’occupazione israelianadei propri territori. La fase iniziale di questalotta, definita Prima Intifada (dal 1987 al1993) e guidata dal leader palestinese Yasser

«Dice il Signore: “Vi farò uscire verso un

paese dove scorre latte e miele”».(Es 3, 17)

Nel libro biblico dell’Esodo il Signore

Dio promette al popolo d’Israele un

paese dolce, accogliente, dove scorre

latte e miele. Oggi gli abitanti di questa

terra, palestinesi e israeliani, si trovano

a vivere in un luogo di tensioni, violenze,

ingiustizie. Da troppi anni a scorrere nei

luoghi santi, più che latte e miele sono

sangue e fiele. E gli estremisti dei due

popoli, ebrei da una parte e palestinesi

dall’altra, sembrano voler continuare ad

esasperare la situazione.

Dove è a s sina ot a l m ei n

osi en

NELLA TERRA DI GESÙ

Arafat, vide imilitanti pale-stinesi, armatidi sole pietre,s c o n t r a r s icontro i carriarmati e gliimponenti mezzimilitari dell’esercito d’Israele. Per la disparitàdi forze e l’oppressione subita da parte delpopolo palestinese, quasi tutti i Paesi delmondo si schierarono a sostegno di que-st’ultimo. La Seconda Intifada, invece, fucaratterizzata da atti terroristici indiscriminatinei confronti della popolazione israeliana:dal settembre 2000 al 2005 molti fonda-mentalisti islamici, detti kamikaze, si im-bottivano di esplosivo facendosi poi scoppiarein un luogo pubblico (autobus, centri com-merciali, locali, ecc.). Questi attentati, cheseminavano morte ovunque tra la popolazioneisraeliana, hanno cancellato l’appoggio delmondo alla causa palestinese e hanno con-tribuito ad assegnare a questo popolo l’eti-chetta di ‘terrorista’.Ma i violenti e i fondamentalisti in Palestinasono una piccolissima parte! La stragrandemaggioranza dei palestinesi vuole la pace esa che gli israeliani sono e saranno sempre iloro vicini. Solo che in questa terra - anziché

Dal 1967 nei Territori palestinesi c’è l’occupazione militareisraeliana. Essa ha comportato gravi conseguenze sulla

vita quotidiana della popolazione: disoccupazione altissima,impossibilità a muoversi liberamente, crisi economica, mancanzadi prospettive per i giovani, tensioni sociali e politiche, violenze.

OCCUPAZIONE

Un paese dove scorresangue e fieleUn paese dove scorresangue e fiele

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A fianco:Gerusalemme è cittàsanta anche per ilcristianesimo: qui sivede l’ingresso dellaBasilica del SantoSepolcro, al cuiinterno si trova ilCalvario e la tombavuota di Gesù risorto.

che viola lo Statu Quo, e rischia di farscoppiare rivolte incontrollabili. Anche i re-sponsabili delle varie Chiese presenti a Ge-rusalemme non si stancano di ripetere che“l’accordo dello Statu Quo che regola questisiti deve essere interamente rispettato, nel-l’interesse della comunità tutta intera. Ogniminaccia alla sua continuità e alla suaintegrità potrebbe condurre rapidamente aconseguenze imprevedibili che sarebbero piùche malviste nell’attuale clima politico delmomento, molto delicato”. Ci auguriamoche la religione nondiventi, ancora unavolta, il pretestoper altre insoste-nibili violenze.

È un’espressione latina che significa “nella situazioneprecedente”. Indica anche l’accordo tra ebraismo,

islam, cristianesimo e, all’interno di quest’ultimo, tra diverseconfessioni (cattolici, protestanti, ortodossi, ecc.). Con questoaccordo tutti i rappresentanti religiosi convengono che inTerra Santa i luoghi sacri sono regolati da regole rispettate dasecoli che non possono essere violate, né cambiate.

STATU QUO

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A fianco: Il Muro occidentale del Tempio oggi è l’unico luogo sacroper gli ebrei. Fa da contenimento al luogo dove fino al 70 d.C.sorgeva il Tempio di Gerusalemme. Con l’islam, poi, sullo stessoluogo sono state costruite due moschee (quelle che si possonoammirare oggi).

Sopra: La moschea di Omar - al cui interno si trova la roccia dacui Maometto, secondo l’islam, sarebbe asceso al cielo - sorgesulla Spianata delle moschee, sopra il Muro occidentale delTempio.

A destra: La moschea di Al Aqsa è l’altro luogo sacro dell’islam;anch’essa sorge sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme.

scorrere latte e miele, come dice la Bibbia -continuano a scorrere sangue e fiele. Espesso è la violazione dei luoghi religiosi ilpretesto per nuove tensioni che poi degene-rano nello scoppio irreversibile della violen-za.Accadde già nel settembre del 2000 quandol’allora capo del partito politico israelianoLikud, Ariel Sharon, violò la sacralità dellaSpianata delle moschee, a Gerusalemme, cal-pestando quel luogo ritenuto sacro perl’islam: questo gesto fu visto come una pro-vocazione dai palestinesi, già oppressi eprivati per troppo tempo dei diritti fonda-mentali, e accese la miccia della SecondaIntifada.Recentemente alcuni gruppi estremisti ebraicihanno tentato più volte di accedere allaSpianata delle moschee in segno di provo-cazione e la polizia e l’esercito israelianihanno chiuso l’accesso al luogo di culto peri musulmani palestinesi: un gesto esplosivo,

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Da un anno sono qui in Messico.Mi sembra ieri che sono arrivata

e ho ancora tante cose da imparareper dare il meglio di me a servizio diquesta terra messicana piena di sfidee speranze.Sono chiamata a vivere insieme alle mieconsorelle una testimonianza di unione e dicomunione, di annuncio missionario e diservizio umile e semplice, in un mondosempre più diviso.Concretamente, il Centro di Spiritualità Giu-stizia e Pace, intitolato a san Daniele Com-boni, è una casa di accoglienza per gruppidi adulti e giovani: il servizio in questarealtà mi permette di accogliere e condividerela gioia di annunciare il Vangelo, con lapassione della famiglia comboniana, che èportare la missione nel cuore di ogni realtà.Il lavoro è tanto, ma grazie a Dio, ciaiutiamo molto, per essere una forza chegenera vita e risponde ai bisogni concretidella gente, in collaborazione con la Chiesalocale.

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MISSIONARIA IN MESSICO

Per un mondomigliorePer un mondomigliore

Sotto:In Messico il fenomeno delle migrazioni è moltoaccentuato in quanto il Paese è “passaggio obbligatorio”per chi è diretto negli Stati Uniti in cerca del grandesogno di una vita migliore. Nella foto ecco la barriera diseparazione tra Usa (a sinistra) e Messico (a destra).

Moltissimi padri di famiglia nonhanno lavoro e si ingegnano comepossono: qui aspettano di essereingaggiati come lavoratori a giornata.

Una sfida che ci coinvolge molto è il feno-meno delle migrazioni e della tratta di per-sone, in un Messico che è “ponte”, comepassaggio obbligatorio, per chi è direttonegli Stati Uniti in cerca del grande sognodi una vita migliore. La realtà è veramentedura e ogni giorno centinaia di nostri fratellisono umiliati, maltrattati e incarcerati senzacolpa. Non possiamo ignorare e tacere. Ab-biamo bisogno di essere voce che grida nelrispetto della dignità di ogni persona, capacidi custodire insieme la vita per tutti. E’ uncompito grande, che ci coinvolge e ci per-mette di lavorare in rete con tante personeche vogliono credere in un Paese migliore.Vi chiedo una preghiera perché il Signore ciaiuti in questo cammino.

Suor Tarcisia CiavarellaCiudad (Messico)

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Sceneggiatura e disegni di Cristiano Crescenzi

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Diaconi e diaconesseNella prima Chiesa cristiana la figura del diacono (cioè colui che legge, spiega i testi sacri edistribuisce l’Eucaristia) era prevista anche per le donne. Agata si consacrò a Dio e scelse didiventare diaconessa. La sua vita aveva come scopo quello di diffondere la Parola Di Dio,battezzare i catecumeni (cioè coloro che dicevano di voler diventare cristiani e si preparavano a

ricevere il Battesimo), vivere per il Signore.

Il paganesimoCon il diffondersi del cristianesimo, coloro che non seguivano la fedecristiana erano chiamati ‘pagani’. Con il termine paganesimo siintendeva quella religione che vedeva negli dei romani le propriedivinità. Ogni dio aveva i suoi sacerdoti o sacerdotesse, cioè coloroche diffondevano tra la popolazione il culto a quel particolare dio.Tra le divinità c’era la dea Venere, associata alla bellezza, all’amoree alla fertilità. Sant’Agata, anche se obbligata a diventarne discepola,si rifiutò con tutta se stessa fino a dover subire indicibili torture.

Da Nerone, contro i cristianiQuando era imperatore Nerone, icristiani che vivevano nella cittàdi Roma subirono una grande per-secuzione. Erano gli anni intornoal 50 d.C. e fu proprio in questoperiodo che furono uccisi anchePietro e Paolo, il primo crocifisso,il secondo decapitato. Nei duesecoli successivi, le persecuzionisi estesero in tutte le aree del-l’Impero romano.Tra le pene previste per chi si professava cristiano, nel caso di famiglie abbienti c’era anche laconfisca dei beni. Il casato di sant’Agata era ricco e importante a Catania e i suoi possedimentifacevano gola a tanti.

SANT’AGATAPURA NELLA FEDE

SANT’AGATAPURA NELLA FEDE

A fianco:Il martirio di Pietroin un dipinto delCaravaggio.A sinistra:Sant’Agata alcarcere, un dipintocustodito nelDuomo di Catania.

Sotto: La cattedrale di Catania è dedicata a sant’Agata.

Sant’Agata, dipinto del Bergognone (1510). Si trova all’Accademia Carrara nella città di Bergamo.

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GIORNATA MISSIONARIA DEI RAGAZZI

Per ognigara che sirispetti, cisono delleregole da se-guire. Inquesto caso,basta tenerea mente duecose:1. Le offerteraccolte sonoinviate allaFondazione Mis-sio e destinateal Fondo Univer-sale di Solidarietà delle Ponti-ficie Opere Missionarie, con ilquale vengono sostenute le ri-chieste dei missionari provenientida tutto il mondo. Qualche esempiodi progetto realizzato? Vedi ibox nella pagina a fianco.2. I protagonisti di questa Gior-nata sono i ragazzi: facciamo inmodo che chi viene alla Messa ca-pisca subito che è un giorno spe-ciale per loro e per tutti. Eccoalcuni suggerimenti:ACCOGLIENZA: alcuni Ragazzi Mis-sionari, all’ingresso della chie-sa, salutano i fedeli con questeparole: “I bambini aiutano i bam-bini: oggi è la Giornata Missio-naria dei Ragazzi!”.SEGNO: dopo l’omelia cinque Ra-gazzi Missionari portano sotto

Gli ultimisaranno i primiGli ultimisaranno i primi

I l 6 gennaio è una festa specialeper tutta la Chiesa: è la Gior-

nata Missionaria dei Ragazzi (vedianche pag. I dell’inserto PianetaMR).Ogni anno viene individuato untema diverso: per il 2015 è statoscelto un versetto del Vangelo diMatteo (capitolo 20, 16). Parladi primi e di ultimi… Non ti fapensare ad una gara?Effettivamente in questa giornatasi corre la gara della solidarietàaffinché i piccoli che si sentono‘ultimi’ siano i ‘primi’ neicuori di tutti.

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l’altare altrettantidrappi di stoffa dei co-lori dei cinque conti-nenti (bianco per l’Europa;rosso per l’America; blu perl’Oceania; verde per l’Africa;giallo per l’Asia) e un og-getto tipico che li rappre-senti.PREGHIERA DEI FEDELI: sono ibambini a pregare Gesù conle loro parole, spontanea-mente o leggendo le preghierescritte per l’occasione.OFFERTORIO: precedentementesono stati preparati deicesti ‘speciali’ per racco-gliere le offerte, foderaticon una carta geograficacosì da realizzare dei ‘glo-bi’. Alla fine dell’offer-torio si pongono questi ce-sti sui drappi precedente-mente collocati sotto l’al-tare.DOPO LA COMUNIONE: Invitiamol’assemblea a leggere insiemela preghiera dell’immagi-netta (vedi pagina a fian-co).USCITA: La Giornata Missio-naria dei Ragazzi non finiscequi! Per raccogliere ulte-riori offerte e testi-

DAL MYANMARCari benefattori,con il cuore colmo di gioia vi diciamograzie per il contributo ricevuto, fondamentale perpromuovere la crescita dei bambini sotto la nostra cura. Liassistiamo fornendo loro vitto e alloggio, cure mediche,vestiario e curando attentamente la loro formazione,scolastica e personale. È una grande responsabilità per cuici affidiamo sempre alle vostre preghiere. Grazie ancora perquanto avete fatto!

Mother Simplicia

DALLA REP.DEM. CONGOGentile Fondazione Missio,abbiamo ricevuto il vostrocontributo per l’ampliamentodella scuola primaria Mgr Umadella nostra diocesi di Isiro-Niangara. I lavori procedono:abbiamo già completato le dueclassi e stiamo lavorando allefondamenta. A nome del nostro vescovo monsignor Julien,esprimiamo tutta la nostra gratitudine per questo gesto disolidarietà che avete testimoniato in favore dei bambini poveri.

Abbé Jean Baptiste Ganongo

moniare l’importanzadi tenere occhi ecuore aperti sulmondo, si può or-ganizzare una fieramissionaria oppureuno spettacolo tea-trale o ancora unabancarella di pian-tine, manufatti,ecc.

Buona missione!

DALLE FILIPPINECari benefattori,noi suore canossiane e i 21 bambini che in

questo momento stanno vivendo con noi

nella Casa dell’Amicizia, vogliamo

esprimere il nostro grazie per il vostro aiuto

alle loro necessità (con questo progetto si

aiutano i bambini a ritrovare la loro dignità -

cibo, alloggio, istruzione, servizi sanitari, ecc. -

e a rinnovare la loro fede in Dio, ndr).Dio ricompensi con le sue abbondanti

benedizioni voi e le persone che hanno teso le

loro mani per aiutare la missione.Suor Maria Maata

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(Mc 9, 37)

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I l calendario in questione non è unposter appeso alla parete su cui

posare gli occhi per caso tra una faccendae l’altra. Si tratta di un “diario”da costruire giorno per giorno,scrivendo così la storia di unnuovo anno pieno di speranza.Annamaria Tamborrino e DavideGuasti hanno realizzato “Il ca-lendario della famiglia, un annoper gustare la bellezza dell’Euca-ristia e riscoprire la ricchezza dellamensa” (Effatà Editrice), come re-cita il titolo del libro cartonatoche si può appendere al muro o la-sciare sulla scrivania. Queste grandipagine sono strumento per approfon-dire il significato della Comunione comeforza per dare vita alle nostre giornate. Icontenuti sono, infatti, studiati per stimolarela creatività di genitori e figli e riscoprire ilsignificato religioso dei giorni, delle settimanee dei mesi.Pensato come un libro da avere davanti nei

momenti in cui si riunisce la famiglia,il calendario è anche un gioco per se-guire un cammino di fede. Ogni meseè caratterizzato da due parole chiave acui corrispondono letture bibliche e

un versetto del Vangelo: a gennaiosi parla della Bibbia, a marzodella pace perché si avvicina laPasqua, a dicembre dell’Avventoe del Natale. Nelle domeniche

Sca ff aleSca ff ale

Sca ff ale

LIBRI

Sca ff ale

Giorno pergiornoGiorno pergiornoGiorno pergiorno

di questo mese, mamma e papàrecitano una preghiera seduti intornoalla tavola con il calendario posizio-nato al centro come un leggio, mentreanche i ragazzi hanno una benedizioneda pronunciare: “Insieme ai miei genitori eai miei fratelli, davanti alla luce della candelache anche oggi abbiamo acceso, ti ringrazio,Gesù, e ti prometto che la mia vita sarà lu-minosa come la tua”.Alcuni simpatici adesivi raccolti nell’ultimapagina illustrano immagini e simboli cariai cristiani: il pane, la croce, il calice, il ra-moscello d’ulivo e tanti altri che, a secondadei fatti e delle circostanze che i giorni diquesto anno ci permetteranno di vivere,andranno a sistemarsi sulle caselle ancoravuote.

Annamaria Tamborrino e Davide GuastiIl calendario della famigliaEffatà EditricePagg. 54Nelle librerie più

fornite o sul sito

www.editrice.effata.it€ 13,50

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Un mo dn io qu zidUn mo dn io qu zid

Un mo dn io qu zid Un mo dn io qu zidUn mo dn io qu zid Un mo dn io qu zid Un mo dn o

Il pellerossa Una massima cinese

Con un po’ di pazienza colloca i vari elementi nelloschema in alto in modo da leggere un saggio consigliodi vita.

Cerca di scoprire quale dei quattro riquadri èl’esatta riproduzione di un particolare della scenettadisegnata in alto.

Tra queste due scenette, apparentemente uguali, esistono dieci particolari che le rendonodifferenti. Quali sono?Sulla neve

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A cura di Sergio De Simone

L’elefante e il piccolo indiano

Come si chiama?

IL PELLEROSSA: Il riquadro giusto è quello contrassegnato dalla lettera D.UNA MASSIMA CINESE: Vedi soluzione a lato.SULLA NEVE:Le differenze sono: un albero sul fondo, la sciarpa, il cappello, la chiusuradella giacca, lo scarpone, un fiocco di neve a sinistra in basso, uno sci dello sciatore sulfondo e una sua racchetta, una nuvola, il monte a destra.COME SI CHIAMA?:Vedi soluzione a lato.L’ELEFANTE E IL PICCOLO INDIANO:L’ordine delle scenette è il seguente: F, A, E, B, D, C.

Le sei scenette che compongono questa storiellasono state cambiate d’ordine. Sai riportarle nelloro giusto posto?

Rispondendo esattamente alle seguenti definizioni si potrà legge-re, nelle caselle gialle, il nome di un pesce che per deporre le uovanon esita a risalire controcorrente i fiumi, superando con forza lerapide più impetuose.Orizzontali: 1. Sport invernale; 3. Saluto latino; 5. Le vocali nellaspada; 6. Lussemburgo e Germania; 7. Si dice di un amico sinceroe fedele; 9. L’animale quadrumane che ama imitare l’uomo; 11. Alcentro di ogni cosa; 12. Segnale galleggiante per naviganti; 13. La casa degli uccelli; 15. Indica il Nord-Est; 17. Le pari in unavocale.Verticali: 1. Personaggio biblico dalla forza sovrumana che fececrollare il tempio dei Filistei; 2. Cagliari in sigla; 3. Il primo uomo;4. Eroe troiano protagonista dell’Eneide; 6. Orlo, margine; 7. Iniziodi una linea; 8. Corda naturale delle foreste; 10. Centro SportivoItaliano; 14. La prima delle sette note; 16. Le vocali nella legge.

SOLUZIONI

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