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2013-01 Araldo gennaio HQ

Date post: 13-Mar-2016
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Associato USPI 0,13 P ERIODICO DI CULTURA E D'INFORMAZIONE SOCIALE E RELIGIOSA - Direttore resp.: P. VITO MAGNO - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Aut. GIPA/C/AV 35/2012 - Reg. Trib. di Trani - n° 13 del 31 Gennaio 1949 Iscrizione ROC n. 5853 del 19.03.2012 Tassa Pagata/Taxe perçeu/ - Stampa Valsele Tipografica - Anno 63 - n. 7 - novembre 2012 Beati gli operatori di pace (Mt 5,9)
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2012

Beati gli operatoridi pace (Mt 5,9)

Carissimi/e,un anno nuovo si apre davanti ai nostri occhi, ai nostri progetti, a

tutte le nostre buone intenzioni di bene.Nuove possibilità ci verranno offerte per crescere e far crescere tutto ciò che ci cir-conda.

Beati gli operatori di pace, è il tema dell’ottavo messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, ispi-randosi ad una delle otto Beatitudini pro-clamate da Gesù.

Gli operatori di pace di cui parla Gesù, non sono quelli che amano la tranquilli-tà, non sopportano le dispute e si manife-stano per natura loro concilianti, per non avere noie, per essere lasciati in pace.

Gli operatori di pace non sono nem-meno quelle brave persone che, fidan-dosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese.

Gli operatori di pace sono coloro che la possiedono nel cuore e la diffondono anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e facendo la sua volontà.

Gli operatori di pace si sforzano poi di crea-re legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smon-tando lo stato di guerra fredda che in-contrano in tanti ambienti di famiglia, di condominio,di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni, ecc.

Se vivi in una comunità hai osserva-to certamente quanti piccoli e grandi dissapori nascono e si alimentano. La

televisione, il giornale, la radio ti di-cono ogni giorno come il mondo è un immenso ospedale e le nazioni sono spesso grandi malate che avrebbero estremo bisogno di operatori di pace per sanare rapporti spesso tesi e inso-stenibili che rappresentano minacce di guerra, quando essa non è già in atto. La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani, sono rap-porti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità o di concorrenza o di egocentrismo.

Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario. Le rela-zioni che esistono nelle società sono in-fatti generalmente di tutt’altro tenore e, purtroppo, rimangono spesso immutate.

Gesù sapeva che la convivenza uma-na era tale e per questo ha chiesto ai sui discepoli di far sempre il primo passo, senza aspettare l’iniziativa e la risposta dell’altro, senza pretendere la reciproci-tà: “Io vi dico: amate i vostri nemici... Se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?”.

Sempre grazie.

Padre Carlo

Senza Pace (e Perdono) siamo solo “giocolieri”

In un momento tanto delicato per gli equilibri internazionali, col ritorno delle tensioni tra Israele e Palestina,

ed il perdurare della situazione critica e assurda in Siria, diventa particolarmente importante pregare per la Pace.

Pregare per la Pace e operare per la Pace, ecco un modo efficace per coniugare due azioni che il Vangelo c’invita a com-piere per essere effettivamente “Beati”.

Oggi il dono della Pace, non viene abbastanza tutelato o apprezzato. Col prevalere degli interessi economici, nella corsa del possesso di cose e beni, spesso viene sacrificata, in nome di quella corsa al potere e all’accaparramento. A livello politico la Ragion di Stato sovente porta a mettere in secondo piano questo bene, in nome di un compromesso tra popoli o tra capi di Stato per un interesse eco-nomico: il petrolio per esempio. E quante famiglie perdono la Pace per una eredi-tà o per motivi d’orgoglio personale da tutelare? Insomma, sulla bilancia degli uomini, c’è sempre un secondo termine di paragone terreno, materiale, basso, che finisce per penalizzare il primo, la Pace, appunto. Senza quest’ultima, non è possibile avviare o rilanciare nessun tipo di rapporto tra gli uomini: le tensio-ni portate dalla mancanza di Pace, pre-giudicano ogni percorso: professionale, affettivo, culturale. Un luogo di lavoro senza pace è poco produttivo; una scuo-la in cui manca la pace e la serenità dei rapporti regredirà sia nel funzionamento generale, sia nella qualità della trasmis-sione del sapere da docenti ad alunni; una coppia di sposi senza pace rovine-

rà la propria vita e quella dei figli, che a loro volta riprodurranno nelle proprie future famiglie, quegli atteggiamenti di tensione e violenza. Non si riflette mai su questo aspetto: si parla sempre di pace come qualcosa di astratto, ma non si fa mai notare, come, nel concreto, questa, se mantenuta, tutelata e promossa, possa essere portatrice a sua volta di effettivi e concreti risultati nella vita d’ogni giorno. Una chiave decisiva però, per aprire le porte della Pace è il perdono.

Senza capacità di perdono, il cristiano sarebbe come quei calciatori cosiddetti “giocolieri”, bravissimi nei colpi di tacco o tanti altri virtuosismi, ma che fanno po-chi gol, quindi poco utili alla squadra.

Giovanni Ronco

Beati gli operatori di pace

"Beati gli operatori di pace, per-ché saranno chiamati figli di Dio » (Mt 5,9). La beatitudine di

Gesù dice che la pace è dono di Dio e allo stesso tempo opera dell'uomo. La pace concerne l’integrità della persona uma-na ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo nella sua relazione con Dio, con se stessi e con gli altri e il creato. La realizza-zione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana, e dall'impegno di tutti a realizzare il bene comune.

Operatori di pace sono coloro che ama-no, difendono e promuovono:

1) la vita nella sua integralità. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita.

2) la struttura naturale del matrimo-nio quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radi-calmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano.

3) la libertà religiosa, come libertà da obblighi e costrizioni circa la libertà di

scegliere la propria religione, come liber-tà di testimoniare la propria religione, di annunciare e comunicare il suo insegna-mento.

4) il diritto al lavoro, minacciato da leggi di mercato, tesi al conseguimento di soli interessi economici e finanziari pri-vati.

5) il bene della pace mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia. Svilup-po integrale, solidale e sostenibile, che esige una corretta scala di beni-valori, che è possibile strutturare avendo Dio come riferimento ultimo.

6) una cultura di pace. Nella famiglia e nelle sane istituzioni nascono e crescono

gli operatori di pace, i futuri promo-tori di una cultura della vita e dell’a-more. In questo immenso compito di educazione alla pace sono coinvolte in particolare le comunità religiose. La Chiesa si sente partecipe di una così grande responsabilità ee compito. L’incontro con Gesù Cristo plasma gli operatori di pace impegnandoli alla comunione e al superamento dell’in-giustizia. Il mondo ha bisogno di Dio che dona la pace.

La crisi della fede è drammatica e ha portato con sé, come conseguenza, una profonda incertezza nell’uo-

mo stesso, trasformandosi per molti versi in quelle forme di indifferenza, di individualismo, che sono spesso presenti nella società contemporanea, da cui pur-troppo non si devono neanche escludere le diverse forme di cinismo, che essendo prive di ogni criterio etico e morale han-no portato a quella grande crisi finanzia-ria ed economica che attanaglia il mondo intero.

Nello scorso mese di ottobre, si è aper-to l’Anno della Fede che si propone di-versi obiettivi:

1) Prendere coscienza e consapevo-lezza della responsabilità che abbiamo come credenti.

2) Essere profondamente evangeliz-zatori verso coloro che sono purtroppo diventati indifferenti, agnostici o che di-cono troppo facilmente “sono cristiano, ma non praticante”, senza rendersi con-to della grave contraddizione che questa espressione esprime. Infatti il cristiano per sua stessa natura è colui che parteci-pa, è colui che vive della vita della comu-nità cristiana, della vita della Chiesa.

3) Essere “sale della terra e luce del mondo” per quanti sono ancora più lon-tani, ma desiderano probabilmente tro-vare ancora delle persone che sono capa-ci di annunciare l’amore di Dio. Se siamo cristiani “non è un caso”, perché l’azione della grazia di Dio ha agito in noi, ci ha scelti, ci ha eletti per questa grande mis-sione. Abbiamo bisogno della fede istan-te per istante, momento per momento.

LA CRISI DELLA FEDE

A noi è richiesto di essere umili, di es-sere bambini perché ai superbi Dio resi-ste, agli umili concede la sua grazia.

Chiediamo a sant’Antonio, che per puro dono ha preso in braccio Gesù Bam-bino e da Gesù bambino è stato portato, di essere come bambini.

La Madonna,che a Fatima ha chie-sto a tre pastorelli-bambini se volevano donare la propria vita, e chiede anche a noi di essere consapevoli della grande scelta della fede cristiana, che è quella di assumere in pienezza la responsabilità di essere annunciatori del Vangelo, ci assi-sta.

La Pace! Tutti la desi-deriamo. Abbiamo bisogno della pace

nelle famiglie; nelle rela-zioni e nell’amicizia; nel mondo giovanile e nel-le istituzioni; nel lavoro, nel quartiere; nelle nostre chiese. Quante guerre at-torno a noi! Non soltanto quelle di cui ci parla la tv, ma, le guerre che si scate-nano nella nostra vita di ogni giorno.

Perché tante guerre, at-torno a noi?

Perché nel cuore del-l’uomo non c’è pace. Tutte le guerre partono dal cuo-re dell’uomo, non in pace con se stesso. L’uomo non è in pace con se stesso, quando mette Dio, fuori dal proprio cuore. Senza Dio, l’uomo non può esse-re felice. Non sentendosi fe-lice, comincia a cercare la felicità ovunque e, tal-volta, ha l’impressione di trovarla. Tutto, però, lo la-scia insoddisfatto. Il cuore dell’uomo, così, entra in una inquietudine senza fine e perde la sua pace.

Il suo cuore diventa un cuore in guerra per supe-rare gli altri, per estorcere dagli altri, per sottomette-re gli altri. La guerra del cuore, così, si estende alla famiglia, al lavoro, alle re-lazioni, al quartiere, alla

GUERRA E PACE

chiesa. Tutto, soltanto per-ché si è cercata la felicità laddove non si poteva tro-varla. Gesù è la felicità che noi cerchiamo. Colui che accoglie Gesù nella pro-pria vita è felice e, trova-ta la felicità, sentirà il suo cuore nella pace.

Il suo cuore in pace sarà in grado di diffondere at-torno a sé nient’altro che la pace.

Nessuna mamma muo-verà più guerra contro il proprio bambino. Nessun malato muoverà più guer-ra contro se stesso, inneg-giando alla vita, ma procu-randosi la morte. Nessun tribunale muoverà più guerra contro l’ingiustizia, condannando a morte il criminale. Nessuna chie-sa muoverà più guerra al proprio Cristo.

La Pace! Tutti la desi-deriamo. Abbiamo bisogno della pace

nelle famiglie; nelle rela-zioni e nell’amicizia; nel mondo giovanile e nel-le istituzioni; nel lavoro, nel quartiere; nelle nostre chiese. Quante guerre at-torno a noi! Non soltanto quelle di cui ci parla la tv, ma, le guerre che si scate-nano nella nostra vita di ogni giorno.

Perché tante guerre, at-torno a noi?

Perché nel cuore del-l’uomo non c’è pace. Tutte le guerre partono dal cuo-re dell’uomo, non in pace con se stesso. L’uomo non è in pace con se stesso, quando mette Dio, fuori dal proprio cuore. Senza Dio, l’uomo non può esse-re felice. Non sentendosi fe-lice, comincia a cercare la felicità ovunque e, tal-volta, ha l’impressione di trovarla. Tutto, però, lo la-scia insoddisfatto. Il cuore dell’uomo, così, entra in una inquietudine senza fine e perde la sua pace.

Il suo cuore diventa un cuore in guerra per supe-rare gli altri, per estorcere dagli altri, per sottomette-re gli altri. La guerra del cuore, così, si estende alla famiglia, al lavoro, alle re-lazioni, al quartiere, alla

GUERRA E PACE

chiesa. Tutto, soltanto per-ché si è cercata la felicità laddove non si poteva tro-varla. Gesù è la felicità che noi cerchiamo. Colui che accoglie Gesù nella pro-pria vita è felice e, trova-ta la felicità, sentirà il suo cuore nella pace.

Il suo cuore in pace sarà in grado di diffondere at-torno a sé nient’altro che la pace.

Nessuna mamma muo-verà più guerra contro il proprio bambino. Nessun malato muoverà più guer-ra contro se stesso, inneg-giando alla vita, ma procu-randosi la morte. Nessun tribunale muoverà più guerra contro l’ingiustizia, condannando a morte il criminale. Nessuna chie-sa muoverà più guerra al proprio Cristo.

Il giorno 3 novembre, abbiamo ricevuto la gradita visita della

professoressa Teresa Za-niewska, direttrice della cattedra di Educazione e Cultura della faacoltà di Scienze umane dell'U-niversità Agraria di Var-savia e della poetessa di fama internaziona-le Cywinka Marta, che

In visita dalla Polonia...a trasferirsi in vari ricoveri di campagna della zona con gli inevitabili disagi che questo comportò, insieme a sofferenze derivanti da alcune famiglie della zona che non desideravano af-fatto che questi fanciulli abitassero seppure provvi-soriamente nelle loro case di campagna e che avevano apostrofato in modo incivi-le i Padri e la loro azione di sostegno a questi fanciulli affidati alle loro cure.

Nella cronaca dell' Isti-tuto, così scriveva il Di-rettore del tempo:" Siamo sacerdoti dediti al sollievo degli orfani, dei poveri e dei bisognosi, di qualsiasi condizione sociale... Non dei pagliacci ma degli in-dividui abbastanza seri e preoccupati di non far mancare pane, vesti, edu-cazione e mestiere ai loro ricoverati. Ebbene a tarpare le ali a questo pugno di giovani sacerdoti, non ba-

stano le basse e umilianti ingiurie di chi si oppone ad accoglier questi bimbi nelle loro libere case di campagna. Nel requisito Istituto, ebbe sede dall'a-gosto 1945 al dicembre 1946 il Liceo-Ginnasio femminile polacco che annoverò tra le alunne la dott.ssa Romana Lukasik, divenuta poi bibliotecaria dell' Istituto di Botanica dell'Accademia Polacca delle scienze.

I fanciulli orfani per tutto il tempo della re-quisizione dell'Istituto per benevolenza del coman-do alleato, si nutrivano degli avanzi della mensa dei soldati stessi.

I cinquanta orfani che come dicevamo tra inevitabili disagi furo-no dislocati nella case vicine ebbero come loro sostenitrice addirittura una principessa, Dzennet Dzabag Skibnieswskaa, principessa del Caucaso.

hanno voluto conoscere personalmente uno dei luoghi che durante la se-conda guerra mondiale, hanno accolto i profughi polacchi in terra di Puglia. Tra questi,appunto, il no-stro Istituto che fu requi-sito da parte degli alleati, prima per gli interessi inglesi e poi per quelli i polacchi, costringendo ben cinquanta fanciulli profughi anch'essi e per giunta orfani che nel no-stro Istituto erano di casa

Istituto Antoniano Maschile - PP. Rogazionisti - Via Sant'Annibale M. Di Francia, 133 - 76125 TRANI (BT)Centro Socio-Educativo - Tel. 0883 507133-580120 - Fax 0883 492505

e-mail [email protected] - w.w.w. rogazionistitrani.it - Casella postale 550 - C.C.P. n.° 995704Banco Posta - codice IBAN: IT35 N076 0104 0000 0000 0995 704 - codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXXBanca Prossima - codice IBAN: IT54 V033 5901 6001 0000 0012 249 - codice BIC/SWIFT: BCITITMX

SOGNO DI PACEUn tetto di legno, ma non è una dimoraun camino che fuma e ogni vita divora.Un vestito a strisce, che non è un pigiamaun volto di bimbo che nessuno più ama.Lui sogna il cielo che sia azzurro e non nero.Lui sogna un prato ma senza filo spinato.Lui sogna ancora un abbraccio d’amoreche gli dia ancora fiducia nel cuore.Lui sogna la pace in tutta la terra, perché ogni bambino non viva mai più la guerra. Pina De Palo

Il suo indirizzo è custodito nell’archivio elettronico di questo Istituto, e nel rispetto di quanto stabilito dalla legge D.Lgs 196/2003 sulla tutela dei dati personali, la informiamo che gli indirizzi dei benefattori sono esclusivamente utilizzati per l’invio di questa rivista e che non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi e che in qualsiasi momento potrà esercitare il dirito di modifica o cancellazione chiamando i numeri telefonici o utilizzando l’indirizzo di posta elettronica sotto riportati. Grazie di cuore.

Amico lettore, per aiutarci nella nostra opera con donazioni, offerte, ecc., si consiglia di utilizzare le forme di bonifico postale o bancario, secondo le coordinate qui sotto specificate. Per lasciti a nostro sostegno si prega di utilizzare la seguente dicitura: “Lascio (o dono) all’Istituto Antoniano Maschile dei Padri Rogazionisti di Trani, Via Sant’Annibale Maria Di Francia, 133 per le proprie opere caritative”. Per maggiori informazioni rivolgersi al Direttore telefonando ai numeri sottoelencati oppure usando l’indirizzo e-mail: [email protected]

Scrivere sempre ben chiaro e comple-to il vostro indirizzo, non dimenti-cando il codice di avviamento postale della vostra città.

*** Segnalare se si ricevono più copie della stessa rivista.

*** Chi desidera può inviarci indirizzi di amici e parenti a cui inviare gratui-tamente la nostra rivista.

***Chi desidera può inviarci il proprio indirizzo di posta elettronica per una più celere corrispondenza.

UNIONE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

O Dio Tu ci hai fatto dono di Maria,che ai tre pastorelli a Fatima ha chiesto di pregare

per la conversione dei peccatori,di fare penitenza per la salvezza delle anime,

Ti preghiamo per Sua intercessione e per intercessionedi Sant’Annibale Maria Di Francia, che hai chiamato

ad essere padre degli orfani e dei poveri e apostolo delle vocazioni,di mandare nella Tua Chiesa operai santi,

apostoli capaci di annunciare la Tua Parola di perdono e pace. Amen.


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