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Adidas Outdoor - spring summer 2012

Date post: 29-Mar-2016
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Adidas Outdoor - spring summer 2012
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outdoor adidas.com/outdoor MOBILE VERSION ragazze sulla roccia speciale al femminile freerunner contro freerider ride and run via del det ragni di lecco alla conquista della patagonia outdoor magazine primavera / estate 2012 PRIMAVERA/ESTATE 2012 CIVETTA, ITALY –– 04:17 PM Chimera Verticale (7c) all in? are you
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outdoor

adidas.com/outdoor

MOBILE vErsIOn

ragazze sulla roccia

speciale al femminile

freerunnercontro freerider

ride and run

via del detragni di lecco

alla conquistadella patagonia

outdoor magazine primavera / estate 2012

PRIMAVERA/ESTATE 2012

cIvEtta, ItaLY –– 04:17 PM

chimera verticale (7c)

all in?are you

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concoRSo

Scopri di più su facebook.com/adidasoutdooro visita il sito adidas.com/outdoor

are you all in?share + win

Dimostra di avere le carte in regola per vincere un’esperienza terrexFermo così! Scatta una foto del tuo momento outdoor preferito, condividila con noi e vinci!

Seguici su facebook o visita su adidas.com/outdoor, carica la tua foto e vinci un’esperienza indimenticabile a Zermatt oltre a fantastici prodotti terrex™.

Qualunque sia la tua passione, alpinismo, arrampicata, slacklining, kayak, parapendio… è tempo di dimostrare quanto vali! Metti in campo tutto quello che hai. Ti servono solo una sfida, tre dita e una fotocamera.

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Felix and Stefan, Utah, USASasha, Rodellar, Spagna

Daniel, Tyrol, Austria

adidas.com/outdoorI32

1 . Condividi il tuo momento: Scatta una foto di te che fai il gesto delle tre strisce in una location all’aperto e mostra a tutti quale passione ti fa scorrere l’adrenalina nelle vene. Deve trattarsi di un’esperienza outdoor reale e divertente, immortalata con l’autoscatto mentre riproduci il simbolo delle tre strisce con le dita. 2 . Ispira i tuoi amici: Racconta la tua storia, descrivi il tuo progetto outdoor e la sfida che rappresenta. Fai passaparola tra i tuoi amici e falli votare per la tua foto, potresti essere tra i dieci fortunati vincitori dei nostri premi.

Tutti possono votare online per il progetto preferito. condividi la tua storia con i membri della comunità, ascolta i loro racconti e votali.

Una giuria di esperti adidas composta da atleti, fotografi e guide alpine professioniste selezionerà i tre progetti migliori. 3 . vinci le tre strisce: Porta le 3 strisce in una località outdoor, condividi il tuo momento sportivo “epico” e vinci!

1° - 3° Un’esperienza indimenticabile presso il centro Alpino di Zermatt per te e un amico! In più un outfit completo terrex™ e un esclusivo prodotto della collezione P/E 2013.

4° - 10° Un esclusivo prodotto terrex™ della collezione P/E 2013, per essere tra i primi a sfoggiare la nuova linea terrex™.

affrettati: le prime 50 foto inviate riceveranno un ulteriore omaggio adidas!

Alcuni dei nostri amici e atleti ci hanno già inviato le loro foto… Non si tratta solo di mostrarci cosa

sai fare, è il come che fa la differenza.

Lasciati ispirare ed esci allo scoperto!Per vincere bastano tre semplici mosse

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MonTE cIVETTA

La sfida aL Monte Civetta

La “ChiMera vertiCaLe” suL Monte Civetta Conta 15 tiri di diffiCoLtà eLevata, quasi tutti di LiveLLo otto Con un LiveLLo nove per un totaLe di 900 Metri di arraMpiCata. e, CoMe se questa ripetizione non fosse già abbastanza iMpegnativa, per arrivarCi sono neCessari 14 kM di CaMMinata veLoCe e più di 1000 Metri di via ferrata.

Le due giovani guide aLpine Jakob sChweighofer e fLorian (fLo) wurM hanno deCiso di portare a terMine questa iMpresa in un soLo giorno. iL ventitreenne deLL’aLta austria e iL ventisettenne deLL’aLta baviera hanno visto in questa sfida L’oCCasione perfetta per testare La nuova Linea terrex™ neLLe Condizioni più estreMe. Ce La faranno?

MOntE cIvEtta, ItaLIa ––OrE 19:45

22:39:10

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ventidue ore,trentanove

Minuti e dieCi seCondi di Civetta

Florian (Flo) Wurm, 27 & Jakob Schweighofer, 23

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adidas.com/outdoorI5

ITAly

Tre cime di lavaredo

cortina d’Ampezzo

Arco

Bolzano

cIvEtta46° 22’′41” n 12° 02’′38”′E

04:51

07:30

fLo “Si sta facendo tardi e non riesco a togliermi dalla testa una celebre frase di Emilio comici, leggenda dell’arrampicata: ‘Il compagno deve avere sempre pronta una parola di incoraggiamento, che possa rinfrancare il capocordata negli sforzi tremendi a cui è sottoposto.’ Questa massima però appartiene all’epoca dell’alpinismo di conquista e, quindi, ci riguarda solo in parte dal momento che noi arrampichiamo per divertimento. Il mio ‘compagno’ Jakob in questo momento non ha parole di incoraggiamento, riesco solo a sentirlo imprecare. Sono le 23:00 e vogliamo tornare a valle, ma stiamo risalendo per la terza volta la montagna verso il Rifugio Tissi, facendoci strada tra i cespugli alla ricerca di un segno, un’indicazione. Abbiamo sbagliato strada. Abbiamo solo una piccola lampada frontale per illuminare impronte, rocce, radici e detriti. Avevamo un’altra lampada ma l’abbiamo fatta cadere al nono tiro, arrampicando il civetta quello stesso pomeriggio. ora Jakob tiene la luce, mentre

io stento a credere che non riusciamo a trovare la via per ridiscendere a Masaré.” Jakob “Mi ritengo una persona abbastanza rilassata, ma qui nell’oscurità, dopo tutto quello che abbiamo passato, di tanto in tanto mi scappa un’imprecazione. non riesco ancora a credere di aver sbagliato una via così semplice. ci siamo lasciati alle spalle molti metri di via ferrata, il ripido avvicinamento, un susseguirsi di salite e discese, per non parlare della ‘chimera Verticale’, una via tra le più ardue delle Dolomiti sulla parete nord-ovest del Monte civetta.Sin da quando l’italiano Alessandro Baù ha aperto la via con i suoi colleghi nel 2009 riuscendo dopo alcuni tentativi a portare a termine la prima ascesa e, successivamente, la scalata rotpunkt, i 600 metri di questa via dai pilastri a strapiombo attendevano un nuovo team in grado di scalarli. Saremmo stati noi quel team, ma volevamo aggiungere all’impresa un pizzico di avventura in più. Volevamo portare a termine in un solo giorno sia il lungo avvicinamento al punto di attacco che l’ancor più lunga discesa a valle, dalla vetta a Masaré. Di certo non avevamo messo in preventivo di perderci e che ci saremmo ritrovati a correre in tondo inciampando nei cespugli in piena notte.”

fLo “Verso le 4.30 di mattina, abbiamo lasciato il Rifugio Tissi in condizioni ottimali. Al sorgere del sole abbiamo raggiunto l’ultima parte dell’avvicinamento, quella a strapiombo, caratterizzata da lastroni, diedri e terreno instabile con un livello di difficoltà 4. Eravamo esaltati, chi avrebbe arrampicato da primo? la questione era spinosa, così abbiamo deciso di risolverla con la morra cinese. ”carta batte sasso: vittoria!

Jakob “credo che fossero le 7:30 quando Flo, con la cintura piena di protezioni rimovibili camelot e Friend, ha iniziato ad affrontare la fase clou della nostra sfida. Il team che ha scalato la ‘chimera’ per la prima volta ha scelto un’ottima via: meravigliosamente ripida e asciutta. Esaminandola dal basso sono rimasto impressionato dalla sua traiettoria diritta e centrale. ‘chimera’, arriviamo! Già al primo tiro, solo un 5+ ma con appoggi instabili e protezioni difficili da fissare, abbiamo realizzato che sarebbe stata una sfida entusiasmante

e ricca di suspense. Devo ammettere che dopo i primi otto tiri avevo i nervi a pezzi. Intorno alle 12:20 abbiamo raggiunto il tanto atteso e temuto nono tiro. Guardavo Flo arrampicare il grado nove con tre difficili runout sospesi ben oltre gli spit. A vista! Io ero positivamente impressionato e più motivato che mai. Ma proprio in quel momento, mentre ero dietro di lui, uno dei miei appoggi si è rotto facendomi cadere sulla corda. Per me era finita lì, almeno per quanto riguardava la scalata rotpunkt. Motivazione, forza e nervi mi hanno abbandonato e iniziavo ad avere i crampi alle gambe.”

fLo “Il decimo tiro è il test più duro per la nostra resistenza e i nostri nervi. Jakob non si sente al meglio, quindi arrampico io per primo. Poi arriva una sezione di boulder, nessuna visione d’insieme, sporgenze ridotte, appigli smussati: è difficile trovare una presa. Finalmente afferro un appiglio, ma è quello sbagliato. cado. 4m sulla corda. Per fortuna Jakob mi frena con una manovra delicata e bene seguita. Peccato che i nostri sogni di scalata rotpunkt siano andati a farsi benedire.

Ma avevamo ancora delle energie da spendere, qualcosa da dare. Mi sono detto che potevo farcela, che potevo calmare i miei nervi a pezzi e riprendere l’autocontrollo. È una questione di pratica, una tecnica appresa durante la formazione per guide alpine. Al 14° tiro mi ci è voluto un po’ più di tempo per tranquillizzarmi, ho guardato verso l’alto e ho pensato: “oh no, anche questo!”. Un’ampia fessura umida e poi un diedro con grado di difficoltà 8 che richiedeva uno sforzo fisico totale. Tuttavia, come ho dovuto riconoscere più tardi, è andata meglio del previsto. Questo genere di tour riserva sempre molte sorprese.”

* nota dell’editore: Jakob e Flo sono stati il secondo team a scalare la “chimera Verticale”,

ma non hanno ripetuto la scalata rotpunkt realizzata da Alessandro Baù nel 2009.

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1 V+ 50M

2 VII 30M

3 VII+ 40M

4 VI+ 45M

5 VII 45M

6 VI+ 40M

7 VII- 35M

8 V 40M

9 IX- 35M

10 VIII+ 50M

11 VII+ 50M

12 VII+ 30M

13 VIII 25M

14 VIII 45M

15 V+ 55M

07:30

09:48

10:30

13:20

14:02

15:10

16:17

18:27

08:00

19:00Punta civetta

ChiMera vertiCaLe

ventidue ore, trentanove Minuti

e dieCi seCondi di Civetta

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MonTE cIVETTA

Jakob “Quando ho raggiunto la fine del 14° tiro, ho lanciato un urlo che ha scosso l’intera parete rocciosa. Siamo riusciti ad arrampicare con quel che restava delle nostre gambe, ci siamo abbracciati e abbiamo immortalato questo momento per i posteri. Per noi questa parete rocciosa è stata una sfida immensa, eravamo sempre al limite delle nostre capacità fisiche. Solitamente arrampichiamo dei 7c o degli 8a, non siamo atleti professionisti né tantomeno eroi dell’arrampicata. Ma ce l’abbiamo fatta comunque.

Sono quasi le 19 e abbiamo ancora molta strada da fare: per prima cosa la via ferrata fino a Punta civetta, che corre lungo la cresta fino al piccolo passaggio sulla cima del civetta.Avevamo ottenuto un buon tempo; seppure in affanno, eravamo riusciti a mantenere un ritmo di corsa sostenuto e a raggiungere la vetta intorno alle 20. ora si trattava di riscendere, iniziando dal sentiero in ghiaia che conduceva a sud-ovest. Eravamo ancora in linea con la tabella di marcia, ma ci restavano ancora più di 2.900 m da percorrere, entro le 24 ore, prima di arrivare a valle. Era ora di andare!

Si stava facendo sempre più buio. cercare i segni rossi sulla via ferrata solo con una torcia frontale era un’esperienza interessante. ‘Eccone uno!’ ‘no, mi sono sbagliato di nuovo, altri 10 m a destra’, e così via per altri 1000 m di discesa fino a metà del massiccio del civetta per tornare fino al punto in cui avevamo lasciato lo zaino, il tutto di corsa. Una volta lì, abbiamo fatto uno spuntino e poi abbiamo ripreso a correre in direzione della valle. ormai eravamo vicini. o almeno così credevamo.”Era ora di andare!

fLo “Sì, come ho detto all’inizio, è stato a quel punto che ci siamo persi. correvamo giù. E poi risalivamo. Per circa due ore abbiamo vagato nel buio. creste, gole, grate metalliche, rocce, foresta. non avevamo messo in conto questo tipo di difficoltà. Volevamo disperatamente tornare a casa o, per lo meno, raggiungere la valle per fiondarci in un letto. Eravamo stanchi morti e, proprio a causa della stanchezza, non avevamo preso quel cartello sul serio. c’era scritto ‘casa’ o ‘casera’, non ricordo esattamente. ci eravamo già passati accanto almeno una volta. Alla fine abbiamo deciso di seguire quell’indicazione, incuranti di quale fosse esattamente la casa a cui ci avrebbe condotti. E abbiamo così scoperto che era davvero la strada giusta.

Alle 3 del mattino siamo finalmente arrivati a Masaré. ce l’avevamo fatta: ‘Missione compiuta in un solo giorno’. che giornata, che avventura indimenticabile!” Per saperne di più vai su adidas.com/outdoor

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20:12

66

adidas.com/outdoorI7

16:17 16:20

18:27

19:20 03:10

avviCinaMenti, estenuanti ore di arraMpiCata suLLa parete in oMbra ed esposta aL vento deLLa “ChiMera vertiCaLe”. e poi, La Lunga disCesa. in questi MoMenti è fondaMentaLe poter Contare su un equipaggiaMento dotato di vestibiLità perfetta e MassiMa funzionaLità, daLLa testa ai piedi. in questo CaMpo, Jakob e fLo non sCendono a CoMproMessi.

La Loro attrezzatura:

stratO EstErnO terrex™ GoRE-TEX® Active Shell Jacket, terrex™ Multi PantsstratO IntErMEDIO/IsOLantE terrex™ Hybrid Soft Shell Jacket stratO BasE terrex™ 1/2 Zip Tee caLZatUrE terrex™ fast r Mid GTX®

accEssOrI Backpack terrex™ 35

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88

TEcnoloGIA DEllA ScARPA

allacciatura rapidaper un effetto avvolgente

Fermalacci per assicurare le stringhe

Linguetta in Eva per ottimizzare comfort e calzata

GOrE-tEX®

Membrana Massimo comfort:impermeabile e traspirante, ideale per le attività più intense

Mesh antiabrasioneper garantire resistenza e traspirabilità

adiPrEnE®+ tecnologia posizionata nell‘avampiede

per garantire reattività ed efficenza nel tempo

suola traXIOn® con mescola

pre offrire il massimo grip durante

le attività più dinamiche

di gomma

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adidas.com/outdoorI9

supporto per tallone esternoper la massima stabilità

sistema di ammortizzazione orizzontale che adatta l‘angolo di appoggio del piede

al terreno, riducendo i carichi delle articolazioni inferiori

adiPrEnE®+ tecnologia posizionata nell‘avampiede

per garantire reattività ed efficenza nel tempo

Piastra protettivaspeciale inserto anti-impatto,

protegge da rocce aguzze e altri pericoli

Gli atleti outdoor alla ricerca di scarponcini da trekking leggeri e versatili ma al tempo stesso solidi e veloci, si innamoreranno di terrex™ fast r. Nonostante il peso contenuto, queste scarpe offrono sicurezza e stabilità, grazie all’impiego di materiali leggerissimi e tecnologie all’avanguardia. La nuova suola TRAXION® con l’innovativa mescola di gomma CONTINENTAL® fornisce un grip eccezionale sia sull’asciutto che sul bagnato. La tecnologia 3D FORMOTION™ assicura il massimo controllo in fase di discesa, riducendo la velocità di transizione dal tallone all’avampiede. La membrana traspirante GORE-TEX®, inoltre, mantiene il piede sempre asciutto, garantendo comfort elevato e protezione impermeabile al 100%.

La perfetta combinazione di divertimento, leggerezza, grip e stabilità

terrex™ fast r Mid GTX®

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TEST DEllA ScARPA

rIDE & rUn

tEst aI LIMItI

tEXt DIMITRI lEHnER PHOtO BlAKE JoRGEnSon

Freerunner contro freerider: due

dei migliori atleti nelle rispettive

discipline per la prima volta a confronto.

richie schley, professionista canadese

della mountain bike, e tim “scarica

elettrica” shieff, ex campione mondiale

di freerunning originario di Derby,

Inghilterra. teatro di questa sfida

è il Bike Park di Whistler Mountain,

columbia Britannica. risultato scontato?

La domanda chiave è: “chi avrà il grip

migliore?”

Sopra e sotto:Richie Schley si piega sulla sua bici. Tim Shieff supera di slancio il tronco di un albero con una poderosa falcata. Senza l’ausilio di una suola ad alta trazione sarebbe impossibile compiere un gesto simile, è qui che la suola TRAXIon® dà il meglio di sé. come un ninja in un bosco incantato: mentre Richie pennella una curva sulla sua bici, Tim salta da un albero all’altro.

corsa sui muri: le gomme e le suole conTInEnTAl® devono dar prova di tutto il loro grip su queste superfici scivolose, dove altrimenti gli atleti non avrebbero alcuna possibilità di far presa. Una speciale mescola di gomma del tipo utilizzato per gli pneumatici invernali permette sia al ciclista che al corridore di aderire alla parete come un geco.

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n

S

Vancouver

British columbia

WHIstLEr

tIM sHIEFFtIM sHIEFF

rIcHIE rIcHIE scHLEY

I1110

adidas.com/outdoor

WHIstLEr, canaDa ––OrE 23:32

Per saperne di più vai su adidas.com/outdoor

può ritenersi a pieno titolo

un pioniere del freeriding.

I l canadese or iginar io

di W histler, columbia

Britannica, è stato uno

dei primi a far conoscere

a l m o n d o q u e s t a

spettacolare versione della

mountain bike.

soprannominato “Scarica

elet tr ica”, è noto per

il grande controllo che

esercita sul proprio corpo.

Il ventitreenne inglese è tra

i migliori atleti di parkour

e freerunning al mondo.

I freerunner scavalcano i muri con salti carpiati, si lanciano dai cornicioni, sbucano da tunnel sotterranei effettuando salti mortali che combinano elementi di ginnastica, breakdance e arti marziali. Tim Shieff si è da poco aggiudicato la prestigiosa competizione per freerunner Red Bull Art of Motion, ma i boschi sono un terreno nuovo e poco familiare per un atleta metropolitano. “Il mio primo pensiero è stato: che ci fa qui un ragazzo di città?” ammette Richie Schley, che invece a Whistler è di casa. “Ma dopo una breve fase di ambientamento, Tim ha tirato fuori tutte le doti che gli sono valse il titolo di campione del mondo. Il freerunning nella natura ha tutte le caratteristiche per diventare uno sport d’azione a sé stante!” prevede Richie Schley, freerider professionista.

cade una pioggerella fine, una nebbia sottile si addensa tra gli abeti bagnati, le rocce brillano rosse e lucide, un terreno difficile sia per un biker che per un runner. “Quando mi alleno a londra, indosso i pantaloni della tuta, una maglietta e delle scarpe a buon mercato. Qui non sarei andato molto lontano vestito così,” racconta il freerunner Tim Shieff. “l’eccellente grip della suola e la tomaia alta delle scarpe adidas mi hanno permesso di ottenere il massimo su questo terreno. nonostante ciò, non sono riuscito a tener testa a Richie, che si muoveva a una velocità incredibile. conosce ogni pietra di Whistler.”Location:

Bike Park Whistler www.whistlerbike.com

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1212

TEcnoloGIA DEllA ScARPA

Per meglio rispondere alle esigenze dei più grandi atleti della montagna, i tecnici che sviluppano le calzature adidas hanno messo a punto uno speciale mix di materiali e una suola dal design innovativo. La ricetta perfetta è nata dalla collaborazione con un partner tecnologico, appassionato di sport, che sa bene come ottenere un grip eccellente: CONTINENTAL®.

Il sodalizio tra il marchio sportivo adidas e lo specialista degli pneumatici CONTINENTAL® è un connubio perfetto, fondato sulla condivisione dei rispettivi know-how in ambito calzaturiero e della gomma. Con 140 anni d’esperienza, CONTINENTAL® è un marchio leader nella fornitura di mescole di gomma all’industria automobilistica e ciclistica. Per questi esperti di pneumatici, così come per i professionisti adidas dello sport, la parola d’ordine è sicurezza e prestazioni superiori. Per soddisfare le richieste dei tecnici adidas, è stato necessario adattare la complessa tecnologia delle mescole di gomma alla realtà specifica delle scarpe da escursionismo. Dalla stretta collaborazione tra CONTINENTAL® e adidas è nata una scarpa che garantisce massima sicurezza e stabilità in tutte le condizioni, per un controllo e un divertimento totali.

Partner tecnologico per un grip totale

nuova suola traXIOn® con mescola di gomma

Gli ingredienti chiave per una buona suola antiscivolo sono il design e la mescola di gomma. Su terreni instabili, come ciottoli, ghiaia o fango, la forma della scolpitura è essenziale per garantire stabilità. la gomma è invece fondamentale per offrire un grip ottimale su superfici lisce, come boulder o lastre di granito. Sul terreno umido molte calzature non offrono un grip sufficiente. Grazie alla nuova mescola di gomma conTInEnTAl®

la suola TRAXIon® della terrex™ fast r garantisce una trazione eccellente e proprietà antiscivolo anche nelle condizioni più difficili.

cosa serve per realizzare una buona suola?

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adidas.com/outdoorI13

Grazie al materiale altamente performante, i progettisti adidas hanno potuto creare un design molto aperto, con una superficie di contatto minima ma comunque sufficiente ad ottenere un grip superiore.

la combinazione di esclusive mescole di gomma conTInEnTAl® e l’innovativo design della suola permette agli atleti di essere più veloci e sicuri in montagna. I test pratici lo hanno confermato: i risultati ottenuti da un team di prova dotato di prototipi adidas dimostrano che la suola TRAXIon® assicura una trazione eccezionale in una grande varietà di condizioni. Il confronto con modelli simili in commercio ha evidenziato inoltre che la mescola di gomma conTInEnTAl® offre fino al 30% di grip in più, sia sull’asciutto che sul bagnato.

Per trovare la composizione perfetta per la mescola di gomma, gli esperti conTInEnTAl® e adidas hanno effettuato mesi di test e confronti in laboratorio. Questo processo ha interessato numerose mescole di gomma, di cui è stato testato il grip su diverse superfici, sia asciutte che bagnate. ci sono volute ore e ore di raffronti, valutazioni, modifiche e ulteriori test prima che gli esperti fossero soddisfatti del risultato: per la suola della terrex™ fast r gli ingegneri della conTInEnTAl® hanno selezionato una mescola di gomma ispirata al composto denominato Black chili, già ampiamente utilizzato e apprezzato dagli atleti della mountain bike.

Grip perfetto in qualsiasi condizione

Il segreto è nel mix

* Rispetto a modelli di calzature simili in commercio. Test di trazione effettuato sulla nuova suola TRAXIon®

della Terrex™ fast r nell’adidas component Traction Testing Equipment.

Fino al 30% di grip in più sia sull’asciutto che sul bagnato.*

superficie asciutta superficie bagnata

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n

S

Vancouver

British columbia

WHIstLEr

sassO cavaLLO

vIa DEL DEt

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RAGnI DI lEcco

Matteo Piccardi, a sinistra, e Luca Passini, su una delle soste della via del Det

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Luca Passini - sasso cavallo - via del Det, quinta lunghezza del Det.

vIa DEL DEt

Il sasso cavallo, con i suoi 600 metri, è ben visibile da Mandello del Lario ma anche da moltre altre località del triangolo lariano (dal ramo del lago di como, da canzo...).

I1514

adidas.com/outdoor

sassO cavaLLO

Sono passati 13 anni dall’ultima volta che ho fatto una via lunga in montagna e guarda caso anche quella volta fu proprio al Sasso cavallo. Di quel giorno ho vaghi ricordi ma l’immagine di quella logica linea di chiodi, alcuni arrugginiti dal tempo, mi è sempre restata nella memoria. Ricordo che mentre recuperavo il socio, su uno degli ultimi tiri di IBIS, mi divertivo a cercare di capire dove andasse poi a finire quella via di cui, ai tempi, non conoscevo nemmeno il nome. Da allora quante volte mi sono ritrovato col parlare della VIA DEl DET? Della possibilità di poterla salire in arrampicata libera, della chiodatura precaria, degli strapiombi, della roccia talvolta non proprio solida? con altri si cercava di dare un’immagine concreta a un qualcosa che rimaneva avvolto da un’alone di mistero; si cercavano di incastrare, come in un puzzle, le informazioni più disparate, gli aneddoti più strani, il “sentito dire” e ogni volta si finiva con più incognite e dubbi di prima. Pur avendo cercato spesso in questi anni qualcuno che fosse interessato a questa intrigante avventura, e benchè fosse desiderata da tanti, non sono mai riuscito a mettere insieme niente di concreto.

Ho conosciuto Matteo Piccardi (il pota) quest’estate a un matrimonio, quel giorno a conferma di come le piccole cose possono cambiare il corso degli eventi e di quanto a volte il destino sia proprio “crudele”, abbiamo inconsapevolmente dato vita a quello che lui avrebbe successivamente battezzato “TEAM BollIcInE”. non a caso, tempo dopo, ci siamo ritrovati per fare delle foto e solo lì

abbiamo scalato per la prima volta insieme.Durante il viaggio di ritorno, parlando del più e del meno, mi disse: “ Ho saputo che ti piacerebbe provare la VIA DEl DET al cavallo, se vuoi possiamo andare insieme...”. Ero sempre stato io a proporre la cosa, adesso che mi si presentava l’occasione, come avrei potuto dire di no! Quando poi, a distanza di giorni, mi telefonò per dirmi che aveva già portato del materiale alla base della via, e che se avessi voluto nel week-end saremmo potuti andare in parete due giorni per iniziare a provarla, capii di aver trovato la persona giusta per condividere quella che si sarebbe poi rivelata una grande avventura verticale e umana. All’inizio ci interessava iniziare il lavoro di sistemazione della via lasciando traccia del nostro passaggio, prima che altri potessero infrangere il nostro sogno e prima della stagione invernale, che ci avrebbe obbligatoriamente fermati. A volte però può capitare che le emozioni prendano il sopravvento, e così ci si ritrova travolti dal destino, come protagonisti di una storia già scritta, dove ogni problema ha già una soluzione. Siamo saliti in parete 5 volte nel giro di pochi giorni, galvanizzati dalla salita e dalla magia della VIA DEl DET. In alcuni tratti è stato difficile persino capire dove salisse la via, a volte il lavoro sembrava avanzare in modo lento, ma inesorabilmente dietro di noi prendeva forma una linea stupenda da scalare in libera. Pur mantenendo una chiodatura tradizionale, quindi senza l’aggiunta di spit, abbiamo sistemato al meglio le soste e i punti di protezione lungo i tiri, ripulendo poi

la roccia, in brevi tratti instabile, anche da un po’ di vegetazione alla ricerca degli appigli migliori. l’obbiettivo era quello di salire entrambi questa mitica linea in arrampicata libera.

Il giorno prescelto per il “tentativo buono” ci vede operativi in parete alle prime luci dell’alba. la temperatura è ideale per scalare, a metà ottobre siamo a 1500 mt. in maglietta! Solo metà via è “sistemata” e conosciuta, sappiamo che sopra al punto più alto finora raggiunto ci attende ancora un tiro di artificiale in forte strapiombo, ma la determinazione di cui siamo pervasi non lascia spazio a dubbi e paure. così come due “buon vecchi” climber saliamo velocissimi e senza intoppi tutti i tiri fino al punto massimo raggiunto in precedenza. Dopo una breve pausa, un facile ma esposto traverso su gocce taglienti, ci conduce sotto al terzo ed ultimo strapiombo. Iniziamo a provare il tiro non senza incognite e timori, cercando di scovare quegli appigli e appoggi che a volte sembrano non esserci, necessari per passare in libera anche quest’ultimo tratto, probabilmente il più difficile. Trovate le sequenze e sistemata la chiodatura, sappiamo di avere un solo tentativo a testa. Il tempo è trascorso inesorabilmente più veloce di quanto immaginassimo, la sera incalza, non possiamo sbagliare se vogliamo arrivare in cima prima del buio e se vogliamo che il nostro sogno prenda finalmente forma.

Supportandoci vicendevolmente, con una determinazione robotica, ripercorriamo quell’infinita successione di movimenti senza esitazione, con una precisione quasi maniacale. Spettatori di noi stessi infiliamo la giusta sequenza che ci porta alla sosta sopra il grande tetto, ora, appesi come due “ragni” su questo scudo calcareo, l’euforia e la gioia sono alle stelle! ci aspettano ancora 4/5 tiri, non difficili sulla carta, ma da ricercare visto che in questo tratto la via si fa tortuosa sfruttando i punti deboli fin sulla grande cengia.

Quando usciamo sul prato sommitale, il sole è già tramontato. non facciamo altro che dividerci sommariamente il materiale, infilarci le nostre luci frontali e imboccare il sentiero di discesa. Di questa giornata resteranno tanti ricordi, ma resterà soprattutto impresso nelle nostre menti quanto sia stato bello condividere e realizzare quello che per noi era un grande sogno.

Luca Passini – Matteo Piccardi

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La sfida aL Monte Civetta

tOrrE EGGEr

22:39:10

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RAGnI DI lEcco

La torre egger, insieMe aL Cerro torre e aL fitz roy, è una deLLe gugLie Che hanno giustaMente reso faMosa La patagonia in aMbito aLpinistiCo.i ragni di LeCCo hanno sCritto pagine indiMentiCabiLi suL Cerro torre e suL fitz roy, ed era LogiCo Che priMa o poi quaLCuno deL gruppo avrebbe indirizzato La sua attenzione su queLLa torre Che aveva neLLa parete ovest un probLeMa anCora insoLuto.

già, perChé Mentre suLLa parete est quaLChe saLita, neL Corso degLi anni, è stata fatta (Meno di dieCi, CoMunque), La parete ovest, vertiginosa e diffiCiLissiMa, di aCCesso CoMpLiCato e Lungo Con ben 45 kM soLo per arrivare viCino aLLa parete, periCoLosa, perChé soggetta a sCariChe di pietre e ghiaCCio daLL’aLto, aveva respinto fin dai priMi Metri ogni tentativo di saLita.

tOrrE EGGEr

Matteo Bernasconi e Matteo Della Bordella hanno individuato questo obiettivo nell’estate del 2010: entrambi volevano tentare qualcosa di mai riuscito, di isolato, a risultato incerto. la ovest della Egger faceva al caso loro.

nell’inverno 2010-2011 i due sono arrivati a El chalten, ultimo avamposto della civiltà, il giorno di natale. Dopo tre giorni erano già alla base della parete, e il quarto giorno avevano salito ben 8 tiri! Tornati alla grotta di neve scavata dai due alla base della parete, sembrava un successo perfino facile… e invece, ben 12 giorni consecutivi nella grotta di neve, mentre fuori spiravano tempeste di ogni genere, hanno riportato i due i due alpinsiti alla civiltà…nell’inverno 2011-2012, secondo assalto. Ancora una volta, proprio nei giorni immediatamente dopo natale giunge la notizia che con una salita fulminea hanno aperto altri cinque tiri! Tratteniamo il fiato, e da lontano seguiamo le previsioni meteo. I due ragni trascorrono i giorni a cavallo del capodanno nella grotta di neve, poi il 4 gennaio riescono ad uscire. Ma sorpresa... le piogge furiose hanno aperto delle voragini nel tratto di ghiacciaio che separa la grotta dalla parete. Arrivano alla parete di notte, in sei ore, invece che la solita ora e mezza. E si rendono conto che potrebbero, di ritorno dalla parete, non riuscire a tornare alla base!Tornano a El chalten, si procurano una scala, ritornano alla grotta di ghiaccio. la settimana dell’ultimo assalto ha qualcosa di epico, raccontata in uno stringato diario da Matteo Della Bordella sul sito dei Ragni. Matteo Bernasconi, invece, sul suo diario la racconta così.

egger: L’invioLabiLe

aLLa Conquista deLLa patagonia

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Matteo Bernasconi salendo al Passo Marconi

Matteo Bernasconi su L14

Matteo Della Bordella in avvicinamento, con la scala, alla parete

the Egger Project: Patagonia 2011-2012DIE AHOTHER DAY-morire un altro giorno. Dal diario spedizione di Matteo della Bordella:15-01-2012: tempo bello, è il mio compleanno, chalten-circolo de los Altares, 45 km, 12 ore;16-01-2012: tempo bello, parete, (materiale, roccia e ghiaccio, da bivacco, telo della portaledge, cibo, scala per superare i buchi -60kg), saliamo fino a l5, bivacco;17-01-2012: brutto, bloccati in parete, bivacco a l5 pioggia-neve. ci ripariamo col telo da bivacco;18-01-2012: brutto, parete, ore 5.00 di mattina, comincia a nevicare, scendiamo, poi pioggia e faticosamente raggiungiamo la truna di neve;19-01-2012: bello, truna, asciughiamo i vestiti/sacchi a pelo, decidiamo di “salire-leggeri”, ci arriva l’sms di meteo bello per 3 giorni;20-01-2012: bello, via in parete, fino a l5 (mat.ghiaccio/bivacco+cibo x 3g), poi saliamo e apriamo 3 tiri l19 l20 l21, quindi scendiamo per bivacco a l5;21-01-2012: bello, parete, saliamo in jumar fino l21, new line, apriamo l22 l23 – strapiombo/colle lux, incidente – non abbiamo un pianta spit funzionante, anche le soste sotto sono tutte a chiodi e nuts - bivacco scomodissimo a l22;22-01-2012: bello, parete, scendiamo a sol i 20m dal col le, con 1 t iro di 40m circa saremmo stati al colle lux. Truna raggiunta per la Via dei Ragni al Torre (sperone 200m) 11 ore.

cosa ci è accaduto lassù? Ecco il racconto del “Berna”...trovo da attraversare verso sinistra. Riesco a proseguire lungo una fessura fino a un punto buono dove fare sosta. Teo mi raggiunge, siamo in centro parete. Sopra di noi il colle e macchie di neve e ghiaccio, grosse come automobili, pendono sulle nostre teste. ci rendiamo conto che la linea logica passa proprio di lì, vorrebbe dire essere proprio sotto le scariche, una di quelle non ti lascerebbe scampo. la linea per raggiungere il tratto di parete più scalabile e veloce è interrotta da una zona liscia e improteggibile con chiodi e friend. ci impegnerebbe anche troppo tempo per essere affrontata e il sole che da lì a poco sarebbe arrivato avrebbe solo peggiorato la situazione, facendo partire le scariche. non ce la sentiamo di prendere un rischio così alto, decidiamo di scendere e di raggiungere la sosta precedente. Alla sosta facciamo il punto sulla situazione; siamo entrambi d’accordo che il punto dal quale volevamo passare è troppo pericoloso, il pensiero che prevale è quello che molto probabilmente questa Egger non è da

fare, fino a quando Teo vede una piccola fessura che incide lo strapiombo, nient‘altro, una soluzione dubbia ma sicura, forse una “linea” che ci può portare al colle. Proviamo. Teo riparte, scala un tiro misto libera-artif., molto lungo e strapiombante (7a/A0), che ci porta sotto il tetto. Il tetto esce di 5m, è inciso da un’ottima fessura sottile, sopra si raddrizza e solo fessurine cieche e di roccia di scarsa qualità, poco proteggibili, lo attendono. Teo pochi metri sopra il grande tetto riesce ad allestire una sosta. Risalgo questi 35m, faticosamente “ripulisco” il tiro e mi trovo con lui alla sosta. Difficilmente e faticosamente ci sistemiamo in sosta, siamo completamenti appesi. Darci il cambio è impossibile. Sono le 8 di sera, siamo stanchi ma siamo anche a soli 20 m dal colle che è sulla nostra sinistra. Quasi alla fine della via! Vogliamo continuare, raggiungere il colle tramite un tiro di circa 40m che ci avrebbe portato una ventina di metri sopra il colle lux, sullo spigolo dove si trova la via Huber-Schnarf.

Il nostro unico pensiero è quello di raggiungere il colle e di terminare la via. Tempo permettendo domani tentiamo la cumbre, altrimenti se dovesse peggiorare la via sarebbe comunque ultimata. Sono appeso alla sosta con i piedi nelle staffe delle jumar, al mio fianco il saccone che rende ancora più infelice e scomodo il punto di sosta. Il chiodo di sosta a lama corto, che precedentemente era stato caricato dal Teo, al nuovo carico esce, è questione di pochi secondi, sento un urlo, per me dolore alla bocca e uno strappo in vita. Sono un poco stordito, provo dolore alla bocca, sputo diverso sangue, mi giro e Teo è appeso nel vuoto, anch’io sono nel vuoto dopo il colpo appena preso. nella caduta mi ha colpito alla testa e sulla schiena facendomi sbattere il volto e in particolare la bocca su un fittone posto all’interno del saccone. Perdo la telecamera da casco. Per me labbro tagliato e gengiva gonfia e sollevata, ma fortunatamente niente di più. Teo deve ritornare in sosta, per risalire gli passo una jumar e mentre si prepara per risalire ci accorgiamo che siamo entrambi appesi nel vuoto ad un unico friend camalot 0,3. Il chiodo a lama corto, il friend 0,5 sono saltati, solo il friend 0,3 ha retto allo strappo della caduta, il nut appena sotto non va in tensione. Teo risale, ci diciamo che ormai se ha retto questa legnata non uscirà proprio adesso, mi raggiunge in sosta.Aggiungo un friend molto basso rispetto alla sosta e con una fettuccia metto in tensione i friend e il nut. ci diciamo che per questa giornata ne abbiamo abbastanza e scendiamo... bivacchiamo appena sotto...

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di plastica colorata le hanno rese forti: le giovani

arrampicatrici hanno imparato molto sulle pareti artificiali.

adesso non solo fanno notizia nelle competizioni internazionali, conquistano

anche vere pareti rocciose di massima difficoltà. una nuova generazione si sta facendo strada e la parola d’ordine sembra essere “girl power”. sasha digiulian, mélissa le nevé e barbara zangerl: fareste bene

a non dimenticare questi nomi.ragazze sulla roccia Innamorata dell’altezza: “salire la parete era stata un’esperienza esaltante. Dovevo assolutamente ripeterla!”. sono passati ormai dodici anni da quando sasha DiGiulian ha scoperto la sua passione. aveva solo sette anni quando una pura casualità, la festa di compleanno del fratello charlie di due anni più grande, la portò allo “sports rock”, un centro di arrampicata indoor ad alexandria, vicino a Washington D.c. anni dopo, sua madre andrea ha raccontato ai giornali locali della virginia il suo stupore nel vedere la figlia “arrampicarsi sulla parete come una scimmietta” mentre i maschietti, per cui era stata organizzata la festa, trovavano la cosa alquanto difficile. “nessuno sport prima dell’arrampicata mi era mai parso tanto naturale”, ricorda sasha. E fu così che sua madre iniziò a portarla sempre più spesso a lezione di arrampicata.

oggi la diciannovenne americana è una fuoriclasse. A volte capita che i suoi compagni arrampicatori parlino di lei chiamandola “Pink Girl” e la cosa non le dispiace affatto. “Il rosa è il mio colore preferito” confessa, e il caso vuole che il giorno dell’intervista indossi una maglietta, delle scarpe e un braccialetto dell’amicizia proprio di questo colore. Seduta come una modella, minuta e carina, risponde educatamente a tutte le domande. Ma non lasciatevi ingannare dal suo aspetto da folletto o dallo smalto rosa shocking che si intravede in numerose sue foto mentre afferra gli appigli: Sasha appartiene a una nuova generazione di giovanissime e fortissime arrampicatrici, e forse ne è la numero uno. lo scorso ottobre, poco prima di compiere 19 anni, ha fatto uno straordinario salto di qualità, completando quella che ad oggi è la sua via più impegnativa. nella sua regione preferita, la Red River Gorge in Kentucky, ha scalato la “Pure Imagination”, diventando la prima americana e la terza donna al mondo a scalare una via di difficoltà 9a. “Gli appigli sono aguzzi e molto piccoli ma, sebbene sia una tortura per la pelle, la scalata è estremamente divertente ed esteticamente appagante” ha scritto estasiata in un’e-mail il giorno successivo.In precedenza, aveva vinto l’oro (overall), l’argento (boulder) e il bronzo (duel) ai campionati Mondiali di Arco e aveva completato con successo diverse vie con quozienti di difficoltà tra i più elevati, 8c+ e 8b+. Senza problemi: “Arrampicare mi ha insegnato a fissarmi degli obiettivi e a realizzarli” dice, mostrando di avere grinta da vendere. Sasha è l’emblema di una nuova generazione di arrampicatrici: giovani donne che hanno scoperto la loro passione in tenera età, con l’aiuto degli appigli colorati delle palestre per arrampicata. “oggigiorno gli arrampicatori possono sviluppare

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le proprie capacità ovunque,” spiega christoph Finkel, istruttore della nazionale tedesca di arrampicata, “mentre in passato potevano farlo solo sulle montagne.” Mentre solo pochi anni addietro l’allenamento indoor veniva visto come l’ultima spiaggia, la plastica delle palestre veniva guardata con disprezzo e i progetti outdoor su vasta scala, che si trattasse delle Alpi, dell’Everest o dello yosemite Park negli Stati Uniti, rappresentavano l’obiettivo principale, l’attenzione oggi si è spostata sull’arrampicata in sé e per sé, su appigli colorati che portano a livelli di difficoltà sempre maggiori. Il successo è una grande motivazione e i ragazzi sviluppano sempre più precocemente una propensione per l’arrampicata competitiva.Sasha aveva solo 9 anni quando, recandosi con sua madre nella palestra dove si allenava, trovò una folla di bambini e ragazzi. Si stava svolgendo il campionato regionale giovanile. Sasha non ne sapeva assolutamente nulla ma era determinata a prendervi parte. Dopo alcune consultazioni le fu concesso di partecipare nella categoria

under 11. Essere arrivata prima, senza alcuna preparazione, è un risultato che la rende fiera ancora oggi. Da quel momento, è diventata una presenza fissa nelle gare del circuito americano fino ad arrivare alle competizioni internazionali. Dopo aver concluso le scuole superiori, nel giugno 2011, si è presa un anno sabbatico da dedicare interamente all’arrampicata. Il suo itinerario è degno di un richiestissimo ministro degli esteri. Basti pensare al suo tour di tre mesi in Europa: Austria, Germania, Francia, Italia, Austria, una breve tappa in Utah (Stati Uniti), poi Austria, Germania, Austria, Spagna, olanda, Spagna, Austria e Belgio, con un’agenda fitta di gare, campionati mondiali, via impervie e sessioni fotografiche.

In ottobre, ha trascorso tre giorni interi nella sua casa di Washington prima di proseguire il suo viaggio culminato nel suo più grande successo dell’anno, ottenuto sull’arenaria della Red River Gorge. In seguito c’è stato il suo primo viaggio in Asia, con una tappa in cina a chiudere quest’anno straordinario.

ragazze sulla roccia rODELLar, sPaGna ––OrE 18:35

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SPEcIAlE Al FEMMInIlE

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al giorno. Per ora ha messo da parte il progetto di studiare giornalismo. “lo farò in un secondo momento.”

Mel è entrata nel mondo dell’arrampicata nel 2006 e ha ancora molti obiettiv i da raggiungere. christoph Finkel, uno dei suoi istruttori, sa che è un ambiente difficile: “Devi essere molto idealista, perché non si guadagna certo una fortuna con questo sport. la possibilità di viaggiare in tutto il mondo e gli incontri che si fanno lungo la via sono la ricompensa per la disciplina ferrea e i sacrifici necessari a farsi strada.”

In tutto il mondo sono poche le donne che possono vivere di arrampicata. E non sono ancora famose quanto i colleghi uomini. Qualsiasi appassionato di arrampicata amatoriale ha sentito parlare di atleti come Adam ondra, chris Sharma o David lama, ma che dire delle donne?

la francese Mélissa le nevé ha arrampicato in tutto il mondo, in gare, su vie difficili (8b+) e su alcuni dei boulder più impegnativi. la scorsa estate ha raggiunto nuovi traguardi nell’esotica cornice del Sudafrica. la sua sfida più grande si chiama “Black Shadow” (8a+), un blocco di pietra a Rocklands: “Era la prima volta che arrampicavo un boulder così difficile e la cosa mi ha dato la motivazione per continuare a superare i miei limiti” spiega la ventiduenne dai lineamenti delicati e i riccioli bruni.

Mel, come le piace farsi chiamare, è un’altra delle nuove e fortissime ragazze emergenti. Da bambina sognava l’arrampicata sportiva, ma nella pianeggiante regione di Bordeaux era un’impresa praticamente impossibile. All’età di 15 anni riuscì finalmente a trovare una piccola palestra in cui arrampicare, con una parete alta appena 7 m, e da quel momento ogni minuto del suo tempo libero l’ha dedicato all’arrampicata. oggi Mel ha 3 istruttori e si allena quattro ore

rOcKLanDs, sUDaFrIca ––OrE 07:26

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Se il nome di Sasha DiGiulian è sempre più noto nella cerchia degli arrampicatori, sono in molti, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, a conoscere Barbara Zangerl da quando nel 2008 l’austriaca è diventata la prima donna ad arrampicare la “Pura Vida”, un boulder di difficoltà 8b. All’epoca aveva 19 anni e fu immediatamente acclamata come l’astro nascente dell’arrampicata. “Poi il grado di difficoltà è stato declassato”, dice la ventitreenne con un pizzico di amarezza. Adesso la “Pura Vida”, nella valle svizzera di Avers, viene classificata solo come 8+/b. Perché una donna è riuscita a scalarla? Anche se così fosse, per Barbara non fa molta differenza, dal momento che ha già al suo attivo diverse vie 8c. Alla fine i fautori del declassamento di genere dovranno arrendersi di fronte all’avanzata delle donne. la Zangerl è originaria di Strengen, un piccolo villaggio nella regione di Arlberg e, sebbene sia cresciuta circondata da montagne, la sua prima ascesa è avvenuta in palestra. la tirolese aveva 14 anni quando suo fratello la condusse nel centro di boulder indoor di Flirsch. Diventò subito un’ospite fissa. Fu il famoso boulderer Bernd Zangerl, nessun legame di parentela, a portarla per la prima volta ad arrampicare all’aria aperta. la sua prima esperienza sulla roccia vera fu per lei una festa, come “natale e Pasqua insieme”.

nata come specialista del boulder, ora aspira a fare più arrampicata alpina perché “mi regala avventure più intense”.

la sua passione per le vie a più tir i si è accesa nel corso di un viaggio in Sardegna. nel 2009, si è trovata per la prima volta dinanzi all ’Hotel Supramonte: 400 metri di parete a strapiombo con undici vie di difficoltà 8b. “Affrontare una cosa simile dev’essere incredibile!” si è detta. Un sogno. nel 2009 si trattava di pura fantasia, ma non riuscì a togliersi dalla testa quella via e la primavera dell’anno seguente fu finalmente pronta. “Dif f icil issima, impossibile r isparmiare le energie,” ha pensato valutando il percorso dal basso. “Forse è un obiettivo troppo ambizioso” si è detta. Ma dopo soli quattro tentativi ha conquistato l’Hotel assieme al suo compagno di arrampicata. “È stato un giorno perfetto, un’emozione incredibile!” dice entusiasta. Per questo ha lasciato la sua regione pianeggiante e da qualche tempo vive ad Aix-en-Provence, nel sud della Francia, dove si trovano alcuni celebri massicci da arrampicare. Sasha, dal canto suo, sogna la via “così Fan Tutte” in Spagna, non solo per aggiungere un altro 8c+ alla sua collezione, ma perché lo scenario è davvero mozzafiato.

Sembra che le cose oggi vengano semplicemente fatte in modo differente: si inizia con prese in plastica e pareti artificiali che permettono a chi arrampica di sviluppare la forza necessaria. Ma non importa quali gradi di difficoltà affronteranno Sasha, Mélissa e Barbara in futuro, né quali gare si aggiudicheranno, sulla loro strada ci sono vie e montagne reali. E vette sempre nuove, in ogni senso.

sarDEGna, ItaLIa ––OrE 17:11

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terrex™ Solo #G46598Scarpa ad alte prestazioni con suola dotata di zone dal design specifico per l‘hiking e l‘arrampicata e della tecnologia di assorbimento urti adiPREnE®, per ammortizzare ogni singolo passo

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AX 1 Mid GTX® #V22932Scarpa intermedia, leggera, con membrana in GoRE-TEX®

traspirante e completamente impermeabile, intersuola ammortizzante e soletta preformata per un maggior comfort

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terrex™ fast x Mid GTX® #G46436Scarpa intermedia da escursionismo, leggera, con membrana traspirante in GoRE-TEX® per una protezione totale dagli agenti atmosferici, suola TRAXIon® e sistema di ammortizzazione variabile FoRMoTIon™

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Prezzi consigliati al pubblico

Page 28: Adidas Outdoor - spring summer 2012

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