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C anità - ASST Della VALCAMONICA camuna/sanita_camuna_04_08.pdf · di Siro Casatti 8 IL NUOVO...

Date post: 17-Feb-2019
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Sanità Camuna L’Asl Informa Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO V - N. 4 ASL di Vallecamonica - Sebino - Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004 04/2008 TANTI AUGURI A TUTTI VOI !!!
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TANTI AUGURI A TUTTI VOI !!!

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som

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iosommario

3 UN AUGURIO DAL DIRETTORE GENERALE di Angelo Foschini

DEDICATO AI DIPENDENTI

5 OSPEDALE INTERCULTURALE: BILANCIO ATTIVITà 2008

di Siro Casatti

8 IL NUOVO DIRETTORE SOCIALE PRESENTAZIONE

LA VALLE …PER LA VALLE

GENEROSE DONAZIONI DALLA “TRAFILIX” di Matilde Comensoli

L’ANGOLO DELL’INFORMAZIONE

10 GERIATRIA E … RIABILITAZIONE

Presentazione del Nuovo Ambulatorio Divisionale

di Geriatria - UO di Riabilitazione Specialistica di Paolo Maria Stofler

11 ALZHEIMER, PRIMO CENSIMENTO DEI SERVIZI LOMBARDI

tratto dal Notiziario Sanità Lombardia

12 ORA ANCHE L’OSPEDALE DI EDOLO HA LA SUA CAPPELLA

di Roberto Cazzaniga

14 PER I DONATORI DI SANGUE NON è MAI EMERGENZA

di Luigina Romano

15 PICCOLA STORIA DELLA MEDICINA

IV PARTE: LA MEDICINA DEI ROMANI di Daria Salvini

18 CARTA REGIONALE DEI SERVIZI:

PUOI UTILIZZARE, ANCHE DA CASA DAL TUO PC, TUTTI

I SERVIZI SANITARI E AMMINISTRATIVI a cura della Redazione

21 CASTAGNA - CELIACHIA

PASPARDO 11 - 12 OTTOBRE di M.Grazia Laidelli

22 INFORMA FAMIGLIA

LA VALORIZZAZIONE DELLA FIGURA PATERNA: OBIETTIVO DEI CONSULTORI FAMILIARI di Aure Parolini

PATERNITÀ: CENNI STORICI DI UN CAMBIAMENTO di Tiziana Torri

IL PADRE PRESENTE di Silvia Pedretti

IL PAPÀ IN GRAVIDANZA di Irene Benaglio

26 SEMINARIO A BRENO

PROGETTIAMO SALUTE: L’INTERAZIONE FRA SCUOLA,

SANITà E TERRITORIO di Stefania Bellesi e Franco Martello

28 PREVENZIONE E SICUREZZA

NUOVI SCENARI PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA

NEGLI AMBIENTI DI LAVORO di Franco Martello

32 PATOLOGIE EMERGENTI

WEST NILE DESEASE (WND) VIRUS DEL NILO OCCIDENTALE

di Enzo Antonini

34 NOTIZIE IN BREVE

CURIOSANDO qUA E LÀ a cura dello Staff della Comunicazione

Direttore Responsabile: Eugenio Fontana

Direttore Editoriale: Matilde Comensoli

Comitato di RedazioneCoordinatore: Gemma Torri

Daniele VeniaDariella Salvini

Loredana Sanzogni

EditoreASL di Vallecamonica - Sebinovia Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS)

www.aslvallecamonicasebino.ite-mail: [email protected]

StampaLitografia Bressanelli - Manerbio (Bs)

QUESTIONE DI STILEUn innocente articoletto, apparso sul n. 3/2008 di «Sanità Camuna» ha scatenato le ire dei sindacati, o meglio di Cisl e Cgil Valcamonica-Sebino. E la cosa sconcertante è non solo la sproporzione tra eventuale offesa e debordante difesa, ma la vertiginosa caduta di stile che segna dall’inizio alla fine il comunicato delle suddette segreterie comprensoriali. è giusto ed è sacrosanto sollevare problemi, formulare critiche, porre domande, esigere risposte, specie quando la materia del contendere riguarda e tocca la frontiera sensibilissima della sanità. Comunque nel merito specifico ha già risposto punto per punto il DG Angelo Foschini. Se qui l’incidente viene ripreso è solo per aggiungere che l’articolo, o almeno nell’articolo in questione, l’intento era solo ed esclusivamente rivolto all’interno della struttura, con il garbato e per niente affatto velato richiamo al dovere di essere squadra e di fare sistema, richiamo naturalmente estensibile anche al più complesso contesto delle realtà valligiane, istituzionali e non. Nella frettolosa lettura sindacale vi è stato un clamoroso qui pro quo. E poi non c’era assolutamente bisogno di tirare in ballo dei dipendenti con afferma-zioni del tutto infondate e lesive della dignità personale, perché anche quei dipendenti sono lavoratori a pieno titolo. Non dirò il dialogo, ma neppure il confronto si costruisce su siffatti presupposti di partenza che sono voci di corridoio. Chi scrive ha una qualche legittimazione (vale a dire un’iscrizione quarantennale) per dire anche al proprio sindacato che è incorso in una pesante caduta di stile. E detto questo, sempre chi scrive, senza per altro abbandonarsi a melasse retoriche, suggerite magari dal clima natalizio, è fermamente convinto che il sistema sanità camuno non è questione di direttori, dirigenti, primari, ma una questione che riguarda tutti. Il ‘particulare’, come avrebbe detto il saggio Guicciardini, non può soffocare l’interesse generale, ma deve con esso armonizzarsi nel cercare soluzioni di equilibrio, nel raccordare istanze, diritti e doveri, proprio perché ‘accà nisciuno è fesso’: compito difficile che richiede lungimiranza. E richiede soprattutto un’inesauribile capacità di individuare e distinguere gli snodi istituzionali e gestionali dell’intricata matassa di competenze. Non sarebbe poi male che, una volta tanto si rinunciasse al ruolo di personaggi in cerca di’utore. Detto questo, visto che è ormai tempo di auguri, l’augurio che cade a fagiolo è nello sperare e nel desiderare che mai si perda la misura delle cose, la quale sempre si concretizza nella spasmodica ricerca del bene, frutto anche di un qualche slancio di generosità, orgogliosi delle cose che funzionano, ‘con-preoccupati’ e ‘con-impegnati’ per le cose che non funzionano o non funzionano al meglio, nello sforzo condiviso di collaborazione che non è collaborazionismo, di responsabilità che non è rinuncia ma faticosa ricerca. Perché in gioco è sempre quel bene grande che si chiama salute.

Eugenio Fontana

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Nell’imminenza del Natale e del Capodanno è buo-na consuetudine scambiarsi gli auguri che nel loro significato più profondo vogliono essere un gesto, illuminato dalla speranza operosa del bene per il nostro presente e il nostro futuro.

Con questo spirito mi rivolgo a tutti i dipendenti - che più propriamente vorrei chiamare collabo-ratori preziosi - della nostra complessa e parti-colare Azienda chiamata ogni giorno a dare ri-sposte di civiltà in tema di salute, ovvero di pre-venzione, di diagnosi e di cura.

Quest’anno non ci sarà il tradizionale incontro nella sala del Consorzio Bim, che era anche occasione per salutare ed esprimere riconoscenza a quanti la-sciano il lavoro per conclusione del servizio.

Ho pensato ad un altro appuntamento, programmato per i primi mesi dell’anno, al Palazzo dei Congressi di Boario, soprattutto per fare insieme il punto della situazione, valutare le cose realizzate e quelle che rimangono da fare, nello sforzo di migliorare la nostra risposta. In quella circostanza ci sarà quindi spazio anche per quel doveroso grazie.

L’esigenza di non sovrapporre le iniziative non mi esime dal formulare a tutti e a ciascuno, nel contesto della ricorrenza delle festività, l’augurio cordia-le di serenità, di gioia, proprio e perché i tempi che stiamo vivendo non so-no dei più facili. Le difficoltà che l’economia sta attraversando toccano pure la nostra realtà quotidiana: la realtà intendo dire del nostro lavoro e quindi delle nostre esistenze, delle nostre famiglie, delle nostre comunità. Ebbene, questa premessa è certamente un richiamo al senso della comune e condivisa responsabilità, all’impegno rafforzato nell’affrontare la grande sfida che si gioca ogni giorno sul fronte della sanità.

L’augurio si concretizza e si qualifica nella gratitudine per il delicato lavoro che ciascuno svolge nella propria funzione nell’assolvere al proprio compito. L’ho già detto e ripetuto in altre circostanze: il Direttore Generale non è il deus ex machina che fa girare la struttura, ma il coordinatore di tante intel-ligenze, professionalità, disponibilità e generosità, nel rispetto delle specifi-

UN AUGURIOCHE GUARDA AL FUTURO

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che competenze, nell’ascolto delle diverse istanze, nel raccordo delle energie che si mani-festano sul campo.

Ho accennato alla gratitudine: certamente mia, ma anzitutto e soprattutto gratitudine di quanti a noi, dentro e fuori dell’ospedale, nei vari servizi sul territorio, ogni giorno si rivol-gono perché hanno un bisogno, una necessità, una domanda che deve essere accolta e valu-tata in scienza e coscienza, con quel valore aggiunto di umanità che rende la risposta soli-dale e che genera riconoscenza.

Ogni operatore si deve misurare con la distanza tra esigenze e risorse disponibili, con pressanti richieste che, richiedendo programmazione, non sempre possono essere tempe-stivamente accolte. Molti passi significativi sono stati compiuti. La Regione in questi anni ha risposto positivamente sia in termini di finanziamenti che in termini di nuovi servizi. Il

confronto con le realtà istituzionali della Valle, con la Conferenza dei Sindaci, con le Organizzazioni Sindacali, pur nella dialet-tica dei ruoli, è sempre stato stimolante e costruttivo, anche quando le critiche sono apparse ingenerose o unilaterali. Le risposte del volontariato e dei privati sono un segno notevolissimo di una comune sensibilità e di grande generosità. A tutti sta a cuore la nostra sanità. E poiché le cose stanno così, l’augurio di buone feste riveste certamente una ineludibile connotazione personale, ma ha anche una valenza e una rilevanza pub-blica, nel senso che tale augurio guarda, in ragione della sua intima natura, al futuro: è uno sguardo sul futuro. Per quanto almeno dipende da noi, in questo sguardo c’è la spe-ranza di tutti che le difficoltà siano supera-te, che i problemi siano risolti, che la fiducia ci accompagni sempre.

Se la ricorrenza del Natale e l’inizio dell’an-no nuovo non sono solo ricorrenze in calen-dario, ma tappe di un cammino di lavoro e di propositi, allora l’augurio, formulato nella

piena fiducia in se stessi anzitutto, va oltre e sorpassa di gran lunga una semplice data, per diventare un rinnovato e condiviso progetto di vita.

Questi sono i pensieri, questi i sentimenti che voglio affidare al mio augurio di Buon Natale e Buon Anno.

Il Direttore GeneraleAngelo Foschini

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OSPEDALE INTERCULTURALE:BILANCIO DELL’ATTIVITà

2008

Il progetto “Ospedale Interculturale”, implementato dalla nostra ASL, recependo le raccomandazioni e le linee gui-da di Regione Lombardia, ha visto un forte sviluppo nel corso del 2008, con la messa in cantiere di molte iniziative in svariati ambiti di intervento. Ricordiamo infatti che il progetto prevede 4 Aree di intervento che sono:• l’Area delle strategie aziendali• l’Area della Comunicazione• l’Area del percorso di cura/assistenza• l’Area Empowerment.

Il Gruppo di lavoro operativo del progetto ha stabilito e organizzato per il 2008 percorsi di intervento in ciascuna di queste Aree.è ormai considerato fondamentale il rapporto di cooperazione con il Centro Casa Giona di Breno, operante ormai da un decennio nel campo dell’interculturalità, con un gran numero di progetti e servizi. La collaborazione con l’ASL prevede la gestione del Progetto di Mediazione Linguistico Culturale Ponte e Linea, con titolarità e collaborazione della Comunità Montana di Valle Camonica, con la presenza di un servizio di traduzione in ben 15 lingue (alle 12 iniziali si sono infatti aggiunte: cinese, swahili e tedesco) la consulenza nell’organizzazione di programmi di forma-zione del personale sulle problematiche annesse.

Esplicitare l’attenzione al cittadino migrante da parte del personale come uno dei caratteri costituenti la Mission e i valori aziendali, è stato il tema at-torno al quale si è organizzato per il 2008 il corso di formazione, rivolto al personale tecnico, amministrativo ed infermieristico, intitolato “ La comunicazione, la relazione e la gestione delle differenze culturali nell’azienda di salute”; il corso ha visto la pre-senza di psicologi e mediatori culturali che hanno cercato di fornire agli operatori gli strumenti necessari per confrontarsi con le nuove realtà lavorative che la presenza di un sempre maggior numero di utenti stranieri comporta.

Per quanto riguarda l’Area del percorso di cura/assistenza si è dato un notevole impulso nel corso del 2008 al Pro-getto “Ponte e Linea” in ambito Ospedaliero, attraverso l’erogazione di tre livelli di servizio:

1) MEDIAZIONE LINGUISTICO-CULTURALE STABILE

Continuazione dagli anni precedenti del servizio di mediazione a carattere permanente e visibile tramite la presen-za settimanale di un mediatore in lingua araba e inglese per n.10 ore settimanali presso il CUP ed i reparti dell’Ospedale di Esine.

Dedicato ai dipendenti

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Azioni realizzate:1. Servizio di mediazione linguistica presso il CUP (FRONT-OFFICE) ed i poliambulatori.2. Servizio di mediazione linguistica nei reparti dell’Ospedale e traduzione di documenti sanitari mirati.3. Consulenza per operatori socio-sanitari e amministrativi.4. Servizio orientamento per cittadini-utenti stranieri.5. Servizio di informazione sui servizi e diffusione brochures.

2) SERVIZIO DI MEDIAZIONE LINGUISTICA A CHIAMATA

1. Estensione del servizio di mediazione culturale a tutte le Unità Operative dell’Ospedale di Esine.2. Sperimentazione di mediazione culturale a chiamata per il PS e l’Ortopedia di Edolo, nella stagione invernale, in

collaborazione con gli attori del turismo in alta valle.

3) SERVIZIO DI MEDIAZIONE LINGUISTICA IN EMERGENZA

Attivazione del servizio di mediazione culturale in condizione di emergenza nelle Unità Operative del Pronto Soc-corso, Rianimazione-Anestesia e Blocco Operatorio.

La mediazione linguistico - culturale è sempre più una neces-sità nell’ambito dei servizi ospedalieri, visto anche il grande numero di interventi effettuati: per il periodo marzo-set-tembre 2008 essi sono infatti ben 474.

L’Area della Comunicazione e delle Media Relations ha visto la continuazione del lavoro impostato negli anni precedenti per quanto riguarda l’ampliamento continuo del “range comunicativo” legato alle tematiche dell’immigrazio-ne, con la predisposizione di percorsi informativi e traduzioni in svariate lingue straniere.Sono state realizzate traduzioni di un gran numero di documenti amministrativi e sanitari a cura dell’URP - Comunicazione, di concerto col Centro Casa Giona, fra i qua-li ricordiamo:

• In generale:- revisione in lingua delle informative sulla Privacy;

• Per il Dipartimento di Prevenzione Medico:- documentazione relativa alle vaccinazioni (convocazione, anamnesi e consenso

informato, note informative);

• Per il Dipartimento ASSI:- guide al servizio di voucherizzazione ADI;- lettere di convocazione e questionari per la campagna di prevenzione per il be-

nessere post-partum (in collaborazione con l’Ostetricia dell’Ospedale).

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• Per l’ospedale:- moduli per il pre-ricovero;- scheda di Dichiarazione Intenti, riguardo agli aborti; Si è inoltre iniziato un percorso di realizzazione, in diverse lingue, delle Guide al Servizio delle varie Unità Operati-ve. Le diverse traduzioni sono state realizzate secondo i criteri dell’analisi del fabbisogno e della disponibilità di tra-duttori; sono state privilegiate due lingue veicolari quali l’Inglese e il Francese, accompagnate da lingue in grado di essere comprese dal maggior numero possibile di utenti (Arabo, Albanese, Rumeno, Russo). Vogliamo qui ricor-dare che per qualsiasi esigenza di traduzione di documenti necessari all’attività lavorativa è oppor-tuno contattare l’URP-Comunicazione.questo sarà il percorso privilegiato per l’anno 2009, riguardo all’Area di cura/assistenza.

Infine sono stati predisposti dei questionari multilingue per la rilevazione del gradimento della cartellonistica presso l’Ospedale di Esine, che verranno somministrati agli utenti entro la fine del 2008 in vista del rifacimento della car-tellonistica in più lingue.

OBIETTIVI 2009

Obiettivo principale per il 2009 è estendere il progetto all’Area Empowerment e ai servizi sul territorio, con partico-lare attenzione alle direttive Regionali in materia di Prevenzione, pri-vilegiando così i Dipartimenti di Prevenzione e Cure Primarie.

Fra gli interventi da realizzare vi sono: studio, predisposizione, realiz-zazione e la ricerca di appropriati canali per la diffusione di opusco-li informativi multilingue in materia di prevenzione relativamen-te a: salute pubblica, sicurezza sia sul lavoro che in ambito domestico.

Naturalmente si cercherà di potenziare ulteriormente i servizi in am-bito ospedaliero; in particolare si sta elaborando la traduzione del

menù giornaliero, in modo da compiere dei passi in avanti in questo campo così difficile e irto di sfide come quel-lo dell’interculturalità, perché spesso la cultura e l’etnia di appartenenza creano specifici modelli di cre-denze e di percezioni sul significato di salute e di malattia che influenzano il modo di porsi degli im-migrati nei confronti dei servizi sanitari.

Siro Casatti

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IL NUOVO DIRETTORE SOCIALE

LA VALLE …PER LA VALLEGENEROSE DONAZIONI DALLA TRAFILIX SPA DI ESINE

Si chiama Eliana Breda e vive a Brescia, dove è nata il 6 dicembre del 1959.La Dr.ssa Breda si è laureata a Padova, in psicologia, nel 1983 ed è iscrit-ta all’Albo degli Psicologi e Psico-terapeuti. Nel 2003 ha conseguito il diploma per Dirigente di struttura complessa presso la Scuola di Direzione in Sanità IreF e dal 1986 al 1990, mentre lavorava, prima come consulente e poi come psicologo dell’Area Mater-no Infantile dell’Asl Brescia, ha frequentato la Scuola di Clinica e Teoria della Terapia della Famiglia presso il Centro Gregory Bateson dell’Ospe-dale Niguarda.Dall’1.3.1999 al 20.10.2004 è stata Responsabile della Area Materno Infantile e Coordinatore sociosanitario DSSB N.2 dell’Asl Brescia, per poi

passare, con la medesima qualifica al DGD N.1 della stessa Asl.Dal I° di novembre è Direttore Sociale dell’Asl di Vallecamonica-Sebino.

La Direzione Strategica dell’ASL e la Direzione Ospedaliera porgono sentiti ringraziamenti alla Trafilix Spa che ha donato all’ospedale di Esine, nel mese di settembre, una serie di attrezzature per un valore totale di € 63.158,14. Non è certo la prima volta che cospicui aiuti vengono dalla famiglia Buzzi, che pur non essendo di origini camune, tanto ha contribuito al lustro della Valle. La Trafilix è infatti azienda leader europeo nel suo settore.

CHI SONO?Breve presentazione Il progetto imprenditoriale del Gruppo Lucefin nasce nel 1973 quando il Rag. Luigi Buzzi, manager di importanti so-cietà siderurgiche lombarde, decide, in accordo con il Presidente di Forsidera, di trasferire le sue capacità gestionali e professionali dalla Brianza (Desio è il suo paese nativo) alla Vallecamonica, decidendo di acquisire la TRAFILIX di Esine. Il piano prevede la ristrutturazione e lo sviluppo dell’azienda camuna, specializzata nella lavorazione a freddo

dell’acciaio con produzione di trafilati piatti e tondi. Negli anni 1974 e 1975 il Rag. Buzzi si divide tra il ruolo ma-nageriale svolto in Forsidera e il ruolo di general manager della Trafilix di Esine. Nel 1975 Buzzi lascia definitivamente la società Forsidera e assume il ruolo di Presidente del Con-siglio di Amministrazione della Trafilix, dedicandosi profes-sionalmente a tempo pieno nella gestione della azienda di Esine. In questo periodo il Rag. Buzzi acquisisce le quote so-cietarie e realizza di fatto un’operazione di management buy-out. Negli anni che seguono, grazie anche alla collaborazione tecnico/produttiva dei soci storici di Trafilix, in particolare del sig. Rota Emilio, il business della Trafilix cresce in modo im-portante e l’azienda diventa leader europeo nel settore della

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produzione di trafilati piatti. I risultati economici e finanziari positivi del core business permettono la crescita nel settore dei lavorati a freddo con un aumento delle capacità produttive della Trafilix e l’acquisizione di nuove aziende produttive e commerciali in un quinquennio importante che va dal ’75 all’80. Infatti nel 1976 viene costituita Acciai Brianza a Desio per la commer-cializzazione dei prodotti siderurgici e nel 1977 si acquisiscono le quote della Tramet SpA, azienda produttrice di tra-filati tondi con sede a Mappano in provincia di Torino. Negli anni ’80 Buzzi rileva un magazzino commerciale a Forli (Nuova Bassani 1984), un’azienda commerciale di Modena (Cosmo1989) e la Nisva (1989) che opera nel settore dell’elettronica e della meccanica di precisione. Risale anche agli anni ’80 la costituzione della LUCEFIN SpA, società che rappresenta la holding di controllo delle partecipazioni industriali del Gruppo Industriale.Gli anni ’90 rappresentano un periodo strategico per la diversificazione degli investimenti del Gruppo Lucefin, con il nascere di interessi commerciali verso nuovi settori merceologici.La prima reale diversificazione nei comparti è rappresentata di fatto dalla logistica. Risale infatti a questo periodo il progetto di investimento nella logistica integrata ferroviaria, con l’azienda M.D.B.- Magazzini Desio Brianza SpA, che nasceva con l’obiettivo di riqualificare il sito produttivo raccordato con la ferrovia degli stabilimenti ex Brollo di Desio. Il progetto è particolarmente innovativo e nel corso degli anni ’90 la piattafor-ma logistica di Desio diventa un punto di riferimento importante del settore Merci delle principali ferrovie europee e il Gruppo Lucefin nei primi anni 2000 realizza una partnership importante con le Ferrovie Federali Austriache per realizzare nel nordest un sito logistico integrato ferrovia-gomma basato sul modello M.D.B. Nel 2003 viene inaugu-rata la piattaforma logistica di San Stino di Livenza gestita dalla joint venture Lucefin-Ferrovie Austriache tramite le società M.V.O. - Magazzini Del Veneto Orientale. Gli anni ’90 sono importanti anche per gli investimenti nel settore energetico con la costituzione della Selca e della Coelca, società che si occupano della gestione della centrale idro-elettrica di Artogne acquisita nel 1996. Il settore siderurgico invece si consolida con l’acquisizione di quote nel magazzino commerciale Comet Acciai di Brescia, con la costituzione della Sidermarca nel Trevigiano per il commercio siderurgico, con la costituzione della Trevalli Acciai, per lo sviluppo della produzione di pelati rullati e rettificati che permette la riqualificazione di un sito produttivo nel quale in passato si produceva tondo per cemento armato. L’inserimento del figlio Giorgio alla guida di un team di giovani manager, rappresenta una tappa molto importante negli anni 2000 per il Gruppo.Nuove strategie ed ambiziosi progetti industriali vengono sviluppati sia nel comparto produttivo, con investimenti significativi nell’implementazione tec-nologica produttiva, sia nel comparto distributivo con l’automazione di tutti i magazzini commerciali per lo stoccaggio dell’acciaio e con lo sviluppo del magazzino centralizzato di Brescia (Comet Acciai). Investimenti fondamentali per affrontare un mercato dell’acciaio in continua crescita, caratterizzato da fenomeni di concentrazione della produzione e da consumi sempre più glo-bali. Infatti nel 2005/2006 il Gruppo decide di investire nella creazione di un sito produttivo in Rep. Ceka (Kladno) costituendo la Trafil Czech per essere presenti nei mercati del centro Europa che nel prossimo futuro costituiranno un importante centro di consumo di prodotti in acciaio trafilato. Ultimi in ordine di tempo sono l’acquisizione di Matter e Prae, due socie-tà dedicate alla progettazione, installazione ed automazione di magazzini automatici, la divisione Euras, magazzino commerciale di acciai per stampi, rilevata dal Gruppo bresciano Lucchini SR ed i recenti insediamenti in campo siderurgico e logistico nelle zone piemontesi di Orbassano e Crescentino. Investimenti questi che completano ed arricchiscono lo scenario industriale del Gruppo Lucefin e che mettono in ri-salto le brillanti capacità imprenditoriali della famiglia Buzzi.Un susseguirsi di ambiziosi traguardi confermati da importanti risultati commerciali sia a livello nazionale che inter-nazionale; un successo frutto di impegno, di caparbietà, e di grande intuito professionale.

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GERIATRIA E … RIABILITAZIONE

Per presentare l’inizio dell’attività dell’ambulatorio di Geriatria, aperto quest’anno ad Ottobre presso l’Ospedale di Esine, si è deciso di partire da una domanda apparentemente banale: che cosa è la geriatria?Rifacendoci alle definizioni, la Geriatria e la Ge-rontologia sono discipline mediche che si occu-pano dello studio e della cura dei processi fisio-logici e patologici che riguardano gli anziani; da un punto di vista anagrafico è definito anziano colui che ha raggiunto i 65 anni di età, per que-sto motivo il geriatra si occupa delle fasce di età uguali o superiori. Ma non è tutto, all’interno di questo ambito esiste un’enorme eterogeneità di casi: dal cen-tenario che non ha mai preso neanche un raf-freddore, al meno vecchio però già in condizio-ni terminali. Semplificando si può pertanto dire che esistono certi tipi di anziani che presentano delle condizioni tali che possono richiedere la valutazione specialistica geriatrica: coloro cioè che hanno delle sindromi tipiche di quest’età.Il primo grosso contributo che la geriatria ha fornito alla medicina sono le evidenze scientifiche che “invecchiare non è una malattia”. Fino a circa vent’anni fa non si separava l’invecchiamento normale da quello “anormale”: il confi-ne tra decadimento normale delle funzioni organiche e decadimento patologico non era chiaro1. questo portava a trascurare molto le sofferenze dell’anziano perché considerate prodotto dell’età: si accampava la scusa dell’età per giustificare il fatto che il nonno ormai perdeva un po’ la memoria, o cominciava a camminare male, ecc.La definizione moderna, tutt’altro che esaustiva, delle condizioni cliniche geriatriche con un proprio profilo autonomo, si è tradotta sulla possibilità di curare ciò che una volta veniva semplicisticamente spiegato dal tempo che passa. La problematica che forse più di ogni altra preoccupa pazienti e familiari è la perdita dell’autonomia nella gestione delle attività quotidiane, in una parola la disabilità; uno dei grandi ambiti di interesse geriatrico è proprio questo: la valutazione e la cura della disabilità come risultato di svariati processi patologici. Se la disabilità dell’anziano è diret-tamente legata alle malattie, l’intervento curativo sarà per forza frutto di un’attenta analisi della globalità della per-sona, nella sua individualità, alla ricerca delle possibili soluzioni che possano migliorare il suo stato di salute2; que-sto tipo di intervento è più vicino come dinamica alla riabilitazione, intesa non solo come esercizio fisico, ma come intervento fisico-farmacologico-strumentale ritagliato su misura alla persona che abbiano davanti.Intendiamoci, il geriatra non fa miracoli, ma ha gli strumenti che gli consentono di aggirare la scusa dell’età, sia per definire situazioni in cui è verosimile un miglioramento, ma soprattutto per definire quelle in cui si è già ottenuto il possibile; al fine di impostare una terapia senza forzature nel rispetto della persona.Un ambulatorio di Geriatria in un Ospedale moderno e tecnologico come il nostro, perfetto per i giovani e gli adulti, ma ritenuto da molti eccessivo per i bisogni degli anziani o addirittura pericoloso, è da considerare un passo avanti nella necessità di una cultura di uguaglianza socio-sanitaria, che non toglie a priori le tecnologie avanzate agli an-ziani solo per un criterio anagrafico, bensì le filtri attraverso la sensibilità per i modelli complessi tipici della terza età, dove la negazione o l’esecuzione di un determinato procedimento siano frutto di un ragionamento scientifico e razionale.

L’angolo dell’Informazione

Presentazione del Nuovo Ambulatorio Divisionale di Geriatria, afferente all’UO di Riabilitazione Specialistica

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ALZHEIMER, PRIMO CENSIMENTO DEI SERVIZI LOMBARDI

Non è facile per i malati Alzheimer e i loro familiari orien-tarsi tra tutti i servizi a supporto di chi soffre di questa patologia, come i centri diurni, l’assistenza domiciliare o gli istituti di lunga degenza. Per questo la Federazione Alzheimer Italia in collaborazione con l’Istituto di ricer-che farmacologiche Mario Negri di Milano ha finanziato e avviato il primo censimento dei servizi di assi-stenza e cura ai malati in Lombardia.Il progetto pilota, che secondo i suoi ideatori è il primo del genere in Italia, è suddiviso in due fasi. La prima ha classificato i servizi in diverse categorie, che descrivono ad esempio i centri a cui rivolgersi in fase di diagnosi e monitoraggio; quelli in grado di alleviare il carico del

malato sulle famiglie; quelli destinati a fornire ai famigliari informazioni di tipo economico e legale; e i cosiddetti ‘ricoveri di sollievo’. La seconda fase, invece, in via di ultimazione, ha lo scopo di fornire una valutazione di un cam-pione dei diversi servizi recensiti, utilizzando una serie di indicatori di qualità predefiniti e fornendo alle famiglie dei malati un vero e proprio servizio di orientamento.Per realizzare il censimento, la Fondazione Alzheimer e il Mario Negri hanno effettuato circa 3.000 contatti (telefo-nici, via fax o via e-mail), a cui si aggiungono le verifiche effettuate attraverso le carte dei servizi e dei siti internet. L’indagine ha interessato in particolare le province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Mi-lano, Pavia, Sondrio e Varese. ‘’I risultati della prima fase, spiega Alzhemier Italia, offrono una fotografia piuttosto esauriente della situazione’’: in Lombardia ci sono 15 Asl (tra cui 4 a Milano e provincia e 2 a Brescia) che hanno degli uffici per l’erogazione dell’assistenza domiciliare integrata; 73 Unità valutative Alzheimer, di cui 13 a Milano città e 13 in provincia; 84 nuclei Alzheimer, di cui 8 a Milano città; 10 centri diurni (7 a Milano e provincia,

(Tratto dal Notiziario Sanità Lombardia del 19 settembre)

quello appena nato quindi è un ambulatorio che non si vuole proporre solo come luogo di certificazione, la cui missione si esaurisca con il semplice accer-tamento di disabilità; bensì un luogo dove sia possibile un vero assessment geriatrico con una pianificazione di cura, in particolare verso quelle situazioni di complessità clinica che si esprimono con un disturbo dell’andatura o un de-cadimento cognitivo, spesso complicato da disturbi del comportamento. queste situazioni spesso si traducono in un ventaglio di bisogni che trovano solo una risposta parziale nell’uso di farmaci, che va integrata da un intervento riabili-tativo psico-motorio e dall’eventuale fornitura di presidi domiciliari.

Dr. Paolo Maria Stofler - Geriatra UO Riabilitazione Specialistica

1-2. Trabucchi M. Ventennale del GRG. GRG-editoriali. Brescia.

L’ambulatorio di Geriatria è attivo il lunedì pomeriggio, dalle ore 14,00 alle ore 17,00; l’acces-so è possibile previa prenotazione al CUP, con l’impegnativa del Medico di Famiglia: ”visita ge-riatrica: prima visita”.

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2 a Cremona, 1 a Pavia); 127 centri diurni integrati che accolgono anche malati di Alzheimer; 9 istituti di riabilita-zione, di cui 4 a Milano e provincia, per ricoveri temporanei e di sollievo, a totale carico del servizio sanitario; e 52 Nuclei Alzheimer che fanno ricoveri temporanei, di cui 16 a Milano città e provincia.Nella fotografia dei servizi lombardi non manca comunque l’attenzione alle criticità nei servizi: secondo la Fondazio-ne Alzheimer Italia, tra l’altro, c’è ‘’una carenza di servizi espressamente pensati e realizzati per i malati di Alzhei-mer, l’estrema eterogeneità nella modalità di accesso ai servizi, e la mancanza di figure e centri di coordinamento e integrazione della rete dei servizi’’.Il progetto ultimato, spiegano i suoi realizzatori, verrà presentato alla Regione Lombardia, ‘’con l’auspicio che lo faccia proprio dedicando nuove risorse, soprattutto economiche, al suo sviluppo e al suo proseguimento. è inoltre intenzione della Federazione Alzheimer Italia presentare il progetto e le sue modalità di attuazione alle 47 associa-zioni aderenti, perché lo sviluppino a livello locale nelle varie Regioni al fine di incrementare la qualità del servizio offerto ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie’’.

ORA ANCHE L’OSPEDALE DI EDOLO HA LA SUA CAPPELLA

Chi ha avuto occasione di viaggiare avrà sicuramente notato la presenza di un ambiente anche piccolo attrezzato a Cappella negli aeroporti oppure a bordo delle navi passeggeri.Ma ben più traumatica di quella del viaggio è l’esperienza della malattia, ovviamente per il malato stesso ma, a vol-te, soprattutto per le persone a lui vicine.è evidente a tutti, forse anche per esperienze personali, che quando si sperimenta una situazione di maggior perico-lo si intensifica il sentimento religioso.In ogni struttura ospedaliera perciò troviamo degli spazi dedicati all’Assistenza religiosa dei malati, ed in quelle di mag-giori dimensioni vi è anche la presenza di religiosi disponibili 24 ore su 24 a soddisfare le necessità dei degenti.Fui perciò molto sorpreso quando sul finire del 2000 iniziai a lavorare all’Ospedale di Edolo e mi resi conto che in questa struttura esisteva sì un’assistenza spirituale ai malati, ma mancava totalmente qualsiasi spazio anche mini-mo dedicato al culto; questo perché all’epoca (lontana) della costruzione non era stato previsto, contrariamente a quanto si è verificato nella progettazione ben più recente dell’ospedale di Esine.Vi erano ai tempi degli altoparlanti (abbastanza rudimentali) che permettevano la trasmissione delle funzioni reli-giose in collegamento con la vicina Chiesa: con la necessaria ristrutturazione dei reparti però anche questo servizio, solo in parte ancora funzionante, veniva del tutto meno.Il principale ostacolo alla realizzazione di una Cappella Ospedaliera ad Edolo, esigenza da tempo ribadita dal Cap-pellano Don Giuseppe, era costituito dalla mancanza di spazi in una struttura già di per sè abbastanza ristretta e

La denuncia d’un degrado d’umanità nel mondo sanitario raccoglie consensi generali e trova espressione in un dif-fuso disagio da parte dei malati e degli stessi operatori sanitari. Le cause invocate per spiegare tale fenomeno sono molteplici: interessi politici ed economici [azien-dalizzazione], eccessiva burocratizzazione del sistema assistenzale, inadeguata efficienza amministrativa, con-flitti contrattuali, deterioramento della scala dei valori che rende più ardua la considerazione del malato come persona ...

Consulta Nazionale della C.E.I.per la pastorale della sanità (30 marzo 1989)

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senza possibilità di espansione. Grazie però alla collaborazione, mai venuta meno, dell’Amministrazione ospedaliera alla fine si è riusciti ad identi-ficare uno spazio idoneo e più che dignitoso ed attualmente quello che sembrava solo un sogno irrealizzabile è di-venuto realtà.Gli arredi sono già presenti, mancano solo piccoli particolari e probabilmente prima di Natale potrà avvenire l’inau-gurazione.Così, dopo la ristrutturazione e l’adeguamento dei reparti di degenza, un ulteriore passo (ma non l’ultimo) è stato fatto nella direzione dell’umanizzazione dell’Ospedale.Desidero ringraziare, soprattutto a nome dei malati, tutti quelli che hanno contribuito a questa realizzazione, a par-tire dai Vertici Aziendali che hanno voluto fare le cose in grande!Un ringraziamento particolare alla Sig.ra Alma Dalpiaz per l’impegno profuso che ormai le ha valso il titolo di “sa-grestana ufficiale”!

Dr. Roberto Cazzaniga

L’AMMINISTRAZIONE VIVAMENTE RINGRAZIA I SEGUENTI DONATORI:

La ditta PFIZER ITALIA Srl di Roma, per la donazione di n.1 PC desktop completo di CPU, si-stema operativo, monitor e multifunzione All-in-One (stampante, fax, scanner, fotocopiatri-ce), del valore commerciale di € 1.500,00 Iva esclusa, a favore dell’UO di Pneumologia di Esi-ne.

La ditta SFERA EDITORE Spa di Milano per la donazione di € 300,00 per finanziare la forma-zione di personale ostetrico.

La ditta SEMAT Spa di Artogne per l’elargizione di un contributo di € 14.200,00, destinato al SIMT di Esine.

Il Sig. MORANDINI VANNI di Borno per la donazione di n.1 carrozzella a rotelle del valore commerciale di € 340,00, a favore dell’UO di Pneumologia di Esine.

L’Associazione “AMICI DEL CUORE” di Esine per la donazione di n.1 PC, completo di stam-pante e scanner e di n. 2 carrozzelle, del valore complessivo di € 2.000,00 a favore dell’UO di Cardiologia di Esine.

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PER I DONATORI DI SANGUE NON è MAI EMERGENZA

è nello stile, anzi nel DNA dei donatori di sangue - Avisini e non - essere pronti alla chiamata soprattutto in periodi di emergenza. Un’infinità di gesti di autentica solidarietà. Risposte generose e consumate nel silenzio e nella discre-zione di quel dono che è vita. Ci sono ricorrenze in cui i donatori si ritrovano, non per far bella mostra di sé, ma per rinnovare i loro propositi segnati da slancio, spontaneità e gioia. Normalmente la loro vita si caratterizza non per le parole ma per le risposte concrete che sanno dare e che non mancano mai.Così è di norma. E così è stato anche in un momento particolare quale è il periodo estivo. Si sa che in questo perio-do ci sono vacanze, ferie e via discorrendo. Si sa che di conseguenza il numero delle donazioni tende a diminuire. Ebbene, nel trimestre luglio-agosto-settembre 2008 così non è stato. è sufficiente un dato per confermare l’osser-vazione. Il Servizio Trasfusionale di Esine, sulla legittima preoccupazione per un’eventuale non dirò mancanza ma insufficienza di sangue (da quest’anno Esine fornisce tutto il sangue eccedente esclusivamente agli Spedali Civili di Brescia dove il consumo è in crescita continua), chiedeva a tutti i donatori, all’Avis e al suo coordinatore comprenso-riale Mario Farisé, che a sua volta interpellava i suoi presidenti sezionali, un supplemento di generosità. La risposta è andata al di là delle aspettative. Infatti se la media trimestrale, condotta su tutto l’arco dell’anno, è di circa 1400 donazioni, nel citato trimestre (tenuto conto della particolare congiuntura) il numero delle donazioni ha superato la media attestandosi sulla bella cifra di oltre 1500. «Non potevamo certo venir meno ad una richiesta ed ad una preoccupazione. Abbiamo rivolto l’appello ai nostri donatori. E oggi possiamo ben dire che non è caduto nel vuoto. La nostra soddisfazione è proprio questa: poter dire che l’Avis c’è, che gli Avisini ci sono e che donano con generosità, lieti e orgogliosi di essere fonte di speranza e di vita. è la nostra vera vocazione». Sono parole, misurate ed intense, di Mario Farisé. è infine doveroso ricordare anche coloro che per limiti di età o per motivi di salute non donano più ma continuano la loro missione di sensibilizzazione tra i giovani dove portano, oltre alle parole, l’esempio. Ai donatori tutti, a Mario Farisè, ai Presidenti delle AVIS Valligiane e ai loro collaboratori va la riconoscenza e quindi il grazie, semplice e schietto, di quanti attingono vita dalla loro vita.

Dr.ssa Luigina Romano Responsabile del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale

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PICCOLA STORIA DELLA MEDICINA

LA MEDICINA ROMANA

Con Arcagato, primo chirurgo giunto a Roma nel II secolo a.C., inizia la pubblica professione medica, esercitata in luoghi a metà stra-da tra ambulatori, farmacie e scuole, detti tabernae medicinae, che ricordano molto da vicino gli jatreia greci descritti da Ippocrate. I medici sono artigiani che probabilmente godono di qualche considerazione presso i loro clienti, ma non fanno parte della élite socio-politica. Molti sono schiavi greci liberati. Essendo la qualità di cura e il successo terapeutico così bassi, sono considerati con notevo-le scetticismo. Gargilio Marziale, nel III secolo, ricorderà che “alcuni medici chiedono un prezzo eccessivo per la maggior parte delle inutili medicine e droghe, ed altri nel loro mestiere cercano di trattare malattie che essi ovviamente non capiscono”.La figura professionale del medico acquisisce prestigio con Antonino Pio che destina gli archiatri populares alla tutela della salute dei poveri. Il tirocinio del medico da una prima istruzione individuale, passa alla supervisione del collegio archiati e all’insegnamen-to al capezzale del malato.A Roma non vi sono vere e proprie cliniche o strutture di stampo ospedaliero, anche se bisogna ricordare la presenza dei valetudi-naria, infermerie private dove i patrizi affidano alle cure di medici e infermieri i propri familiari e gli schiavi. Il culto di Esculapio è introdotto a Roma nel 291 a.C., quando fu costruito il primo tempio sull’isola Tiburtina, dove nelle medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio, gli ammalati sono tenuti sotto la diretta osservazione di medici e dei loro discepoli.Esculapio mitico eroe accolto tra le divinità come dio della medicina, secondo Esiodo e Pindaro era figlio di Apollo e di Coronide; secondo Omero era un mortale istruito nell’arte della medicina dal dotto centauro Chirone, e in seguito incenerito da Giove perché aveva osato resuscitare Ippolito figlio di Teseo ed Antiope.

Divinizzato, Esculapio è raffigurato con dei galli, (simbolo della vigilanza indispensabile ai medici) e con il serpente (simbolo della longevità e della sanità conseguente alle cure mediche).Il culto che lo riguarda, praticato da sacerdoti considerati suoi intermediari, in Templi a lui dedicati, si estendeva anche a Igea e Panacea le figlie avute da Epione: Igea tutelava la salute, Panacea guariva ogni male. I molti esemplari di ex voto rinvenuti nei Templi che Coo ed Epidauro avevano dedicato ad Esculapio, testimoniano un esercizio della pratica medica rivolta alle più disparate patologie.Nell’esercito romano c’è un medico per ogni coorte e due per la prima linea. Essi dipendono dal praefectus castrensis e da un medico capo che spesso è anche il medico personale dell’imperatore, ma non possono passare al rango di ufficiali in quanto non partecipano direttamente alle battaglie. L’assistenza ai feriti è prestata direttamente sul campo, all’aperto. Per i casi più gravi c’è il valetudinarium in castris, una sorta di ospedale da campo che può contenere fino a 200 pazienti e in cui trovano impiego anche infermieri, massaggiatori e inservienti. Catone il Censore (234-149 a.C.), pur non essendo medico, è famoso per la conoscenza di parecchi medicinali e per la pratica con apparecchi per ridurre lussazioni e fratture. Il taglio cesareo non è prati-

cato con facilità a Roma: ad esso è attribuito un valore mitico e per questo si ricorre ad esso quando si tratta di personaggi celebri. Giulio Cesare (100-44 a.C.), a detta di Plinio, prese il nome da tale operazione: “natus a caeso matris utero”, nato dall’utero ta-gliato della madre. Plinio il Vecchio (23-79 a.C.) a Roma e Sorano di Efeso (II sec. d.C.), in Grecia, per primi parlano di regolazione delle nascite in termini di prevenzione del concepimento. Sorano, nel suo trattato sull’anatomia dell’utero, ispirandosi anche a Erofilo, autore del “Libro delle levatrici”, scrive che “è più sicuro prevenire il concepimento piuttosto che uccidere il fe-to”. Egli inoltre descrive la conformazione dell’apparato genitale, studia la gravidanza, analizza le fasi del parto, compreso quello prematuro e conclude con una serie di indicazioni sui primi mesi di vita del neonato. Non si trovano altri esempi di ostetricia e il parto è affidato, come sarà per secoli, alle levatrici, praticone e ciarlatane di ogni genere che ben poco si curavano dei primi giorni di vita del neonato. A Roma (60 a.C.) entra in vigore una legge che vieta i sacrifici umani per gli esperi-menti sulle malattie. La medicina è riservata al Pater Familias; le pratiche si tramandano di padre in figlio per generazioni. Si cura molto con le erbe mediche, è molto utilizzato il cavolo. Nei suoi scritti Catone il Censore consiglia il cavolo e il vino per stare in salute. Ateneo di Attaleia (139-41 a.C.), famoso per gli studi di semeiotica e del polso, fonda la scuola pneumatica che individua nel respiro l’economia vitale dell’organismo.L’incontestabile merito di aver intuito la natura dei contagi e di aver compreso l’esistenza di “ani-

Continua il nostro viaggio nella medicina del-le varie ere. Partiti addirittura dall’uomo delle caverne, dimostrando come il bisogno di capi-re e quindi curare disturbi e malattie sia sem-pre stato presente e prioritario nella storia dell’umanità, passati per la medicina nell’an-tico Egitto, per quella greca, ora parliamo del-la medicina romana.

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maletti infinitamente piccoli ed invisibili”, deve essere ascritto a Terenzio Varrone (116-27 a.C.). Egli ammette l’esistenza di animali di minute dimensioni che non si possono vedere “piccole creature invisibili all’occhio stanno nell’aria e respirate attraverso il naso causano pericolose malattie” (De re rustica). Antonio Musa, medico dell’imperatore Augusto (63 aC/14 dC), sostiene che la betoni-ca può curare 47 diverse malattie.

La betonica (Betonica officinalis) è considerata una panacea ed è particolarmente apprezzata come rimedio per il mal di testa. Il suo nome deriverebbe dalla parola celtica betony, che significa “buona testa”. Nella sua opera “Metamorfosi” Publio Ovidio Nasone (43 a.C. - 18 d.C.) accenna alla pratica della trasfusio-ne del sangue. Aulo Cornelio Celso (25 a.C. - 50 d.C.) è considerato uno dei più importanti medici romani. Le sue opere trattano approfonditamente di clinica, patologia, igiene e chirurgia. Effettua la legatura dei vasi nelle emorragie, la sutura delle ferite profonde, le ernie inguinali, ombelicali e scrotali, l’eliminazione dei calcoli vescicali, la chirurgia plastica e delle varici e emorroidi, oltre a numerose procedure di chirurgia oculistica.Celso scrive che il chirurgo deve: “essere giovane, o almeno non troppo avanti

con gli anni, avere una mano ferma e capace e non deve mai tremare, deve essere capace di usare la mano sinistra altrettanto bene che la destra, deve avere una vista acuta, coraggio e sensibilità ta-li da non indugiare nella sua determinazione di guarire il paziente malgrado le sue grida, non deve correre, non deve tagliare meno del necessario e deve portare avanti l’operazione come se il dolore del paziente non lo turbasse affatto”.Celso descrive i segni cardine dell’infiammazione: - rubor (arrossamento)- calor (aumento della temperatura)- tumor (edema)- dolor (dolore)- functio laesa (impotenza funzionale).

Seneca scrive: “Se il medico non fa altro che tastarmi il polso e considerarmi uno qualsiasi dei tanti pazien-ti, prescrivendomi freddamente ciò che debbo fare od evitare, io non gli sono debitore di nulla, poiché egli in me non vede un amico, ma solo un cliente”. Nerone (37-68 d.C.) sembra essere stato il primo ad utilizzare lenti ricavate da smeraldi per meglio mettere a fuoco i giochi dei gladiatori. Ipotesi contestata verso a fine del 1700 da Efraim Lessing, che ne attribuisce l’uso come “occhiali” da sole.Plinio il Vecchio (23-79 d.C) è soprattutto un “enciclopedista”, le cui straordina-rie conoscenze si trovano compendiate nei 37 libri della sua “Naturalis historia”, vasta indagine su tutto ciò che esiste in natura, partendo dalla centralità dell’esse-re umano, e su argomenti che spaziano dall’arte alla medicina. Plinio descrive an-

che lo smodato utilizzo di creme, belletti e dentifrici che le matrone romane usavano per apparire più belle e per curare gli inestetismi della pelle: Il trucco quotidiano delle signore comincia con una base di fondo tinta, preparato principalmente con biacca o carbonato di piombo e venduto in pasticche da mescolare al miele o a sostanze grasse (lanolina, misture di midollo di cervo…). L’impasto può essere colorato con salnitro, feccia di vino o ocra rossa e viene spalmato uniformemente sul-la pelle del viso in uno strato piuttosto spesso. Dal gelso, dal fuco (un’alga di colore rossastro), da estratti animali e vegetali e da sostanze minerali (soprattutto cinabro, gesso rosso e minio) sono ricavati i rossetti per le labbra. Plinio descrive quello che è considerabile il primo test colorimetrico della storia: per verificare le impurità di ferro presenti nel verde-rame (utilizzato come pigmento), egli utilizza una striscia di papiro imbevuta nel succo di noce che immerge nel pigmento. In pre-senza di impurità il papiro si colora di nero. Anche i denti sono oggetto di cura, grazie ai dentifrici preparati con polvere di pomice, mastice di Chio, soda e bicarbonato di sodio. Per l’alito esistono poi “miracolose” pasticche. Marziale Valerio Marziale (40-103 d.C.) scrive “per non olezzare pesantemente delle bevute del giorno prima, o Fescennia, tu tran-gugi smodatamente pastiglie di Cosmo (il più noto profumiere romano); che dire, giacché l’alito pestifero mescolato alle pastiglie puzza ancora di più e il duplice odore del fiato si spande più lontano!”.Claudio Galeno (131-201 d.C.) chirurgo dei gladiatori a Pergamo e poi medico personale dell’imperatore Marco Au-relio, scrive opere di medicina, delle quali ci restano 108 scritti, parte nella stesura originale greca e parte nella versione araba. Tali opere raggiungeranno l’Europa occidentale sottoforma di traduzione latina dei testi arabi. Un elemento fondamentale della teoria galenica è la visione teleologica di ogni fenomeno: ogni fenomeno ha uno scopo, un fine già determinato. Galeno scopre le reazio-ni psicosomatiche delle persone (relazione tra emozione e sintomi del corpo). La farmacopea moderna si riconduce a lui (prodotti galenici) quando i farmacisti producono direttamente preparati curativi. La teriaca, preparata con molti e diversi ingredienti (circa 70) sarà usata in tutto il Medioevo, nel Rinascimento e nel primo Novecento. questa antica e famosa composizione medicinale era

Celso esegue un intervento per i calcoli renali

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usata oltre che come antidoto contro il morso dei serpenti, anche come rimedio a svariate malattie. Galeno affidò al poeta Damocrate il compito di trascriverla in versi iambici per mantenere giusta la proporzione delle dosi di tutte le

droghe semplici che vi entravano. La Teriaca diventa il rimedio che combatte i veleni creati nell’organismo umano dalle malattie più disparate. Viene indicata per combattere la tosse, i dolori di petto, le infiammazioni dello stomaco e i dolori colici, le febbri maligne causate dalla putredine del rene, per rafforzare la difesa del cuore e i suoi spiriti, per difendere il corpo da qualsiasi veleno e dai morsi delle vipere e dei cani, per rido-nare vigore ai corpi corrotti da cagioni occulte, per ridonare l’appetito perduto, per sanare le emicranie, per curare le vertigini e le difficoltà dell’udire, per svegliare gli appetiti venerei, per frenare le pazzie dei frene-tici inducendo il sonno, per favorire l’evacuazione dei vermi ed infine per preservare il corpo dall’infezioni quali quelle della lebbra e della peste. Gli studi di anatomia, condotti da Galeno sezionando animali, evidenziano che l’urina è prodotta dai reni. Lo dimostra legando gli ureteri di cani e maiali vivi. Egli intuisce anche che lo sbocco obliquo degli ureteri

nella vescica ha la funzione “grazie alla previdente saggezza della natura” di evitare il reflusso di uri-na dalla vescica ai reni.

Le sue scoperte contrastano con Asclepiade di Prusa, il quale sostiene che l’urina è principalmente prodotta nell’intestino e raggiun-ge direttamente la vescica attraverso una particolare porosità. Galeno ipotizza l’origine dell’urina in quanto scoria del sangue e ritiene che l’esame delle urine fornisce informazioni sulle condizioni degli umori corporei. Galeno elabora la teoria fisiologica per capire come funziona il corpo umano e come si muove il sangue. Secondo Aristotele fu il primo a considerare la digestione come una sorta di cottura: descrive la concotio degli alimenti che avviene nello stomaco ed afferma che gli alimenti dopo la concotio e attraverso le vene meserraiche (non si conoscevano i vasi chiliferi) vengono portati al fegato. questo è l’organo principale della circolazione. Nello stomaco tale materiale diventa sangue e si arricchisce dello spirito naturale. Gran parte di questo sangue, dal fegato passa alla periferia attraverso le vene, dove viene consumato come nutrimento. Una parte, invece, attraverso la vena cava, passa al cuore, (sede in cui arde la fiamma vitale) e si arricchisce dello spirito vitale. Il sangue giunge poi al cuore destro e da qui, attraverso i pori, al cuore sinistro. Successivamente, attraverso le arterie, considerate dei vasi, il sangue giunge al cervello.Prima però passa attraverso un sistema mirabile situato nel collo. Nell’encefalo si arricchisce di un ulte-riore spirito, lo spirito animale, e quindi, attraverso i nervi, considerati il terzo sistema di vasi, arriva in periferia dove può dare la vita. questa teoria non presuppone una circolazione del sangue, bensì solo un movimento secondo il moto delle maree. Secondo la teoria galenica, inoltre, a livello del cervello il sangue viene filtrato creando così uno spurgo delle impurità il quale, attra-verso la lamina cribrosa (chiamata così per l’appunto) scende fino a dare origine alle lacrime. Galeno, come Plinio e Celso, riconosce attività terapeutica a molte acque e tenta le prime classificazioni e interpretazioni del rapporto tra caratteristiche chimico-fisiche e azione curativa.

Nonostante le sue numerose intuizioni, e poiché la teoria più accettata all’epoca è quella ippocrati-ca, Galeno, pur con qualche introduzione di elementi estranei, sposa la teoria degli umori. Esaspera l’aspetto terapeutico della materia peccans. Tra la materia peccans vi è il pus, che viene chiamato “bonum et laudabile”, perché è espressione di materia peccans che deve essere eliminata. que-sta teoria, soprattutto dagli epigoni di Galeno, viene sfruttata in senso stretto: le ferite non devono guarire per prima intenzione, ma deve prima formarsi il pus. è quindi necessario bruciare la ferita in maniera tale da provocarne la formazione, perché solo così le ferite guariscono meglio.Galeno pubblica l’opera “Il marasmo”, nel quale affronta una lunga serie di problemi dovuti alla condizione psicofisica dell’anziano e quindi alle possibilità di allontanare nel tempo l’inizio del ma-rasmo, ovvero del decadimento generale delle funzioni organiche che accompagnano la vecchiaia.Marco Aurelio (121-180 d.C.), imperatore e filosofo, è probabilmente uno dei primi “tossicodipen-denti” da oppio di cui si ha notizia. Per molti anni egli assume quotidianamente oppio sotto forma di teriaca, una preparazione prescrittagli da Galeno, che ci ha tramandato i particolari di questa vi-cenda, compreso un tentativo non riuscito di disintossicazione.

Daria SalviniBIBLIOGRAFIA

• Autori Vari - I secoli d’oro della medicina. Panini Ed., Modena 1986. • Bernabeo R. F. - L’Arte della Medicina. Esculapio Ed., Bologna 1996 • Biotest Bulletin vol. 5 nr 4 - A rewiew of 50 years of the Rh blood group system • Cosmacini G., Gaudenzi G., Satolli R. - Dizionario di Storia della Salute. Einaudi, 1996 • Fravega D. - La terapia nella medicina greca. Giardini, Pisa 1963 • Haeger K. - Storia della chirurgia. Il Pensiero Scientifico, Roma 1989 • Penso G. - La medicina romana. Ed. Ciba, Milano 1989 • Penso G. - Le piante medicinali. Ed. Ciba, Milano 1996 • Sterpellone L. - Contraccezione, una storia. A. Delfino Ed., Roma 1992

Vaso contenente la teriaca

Galeno cura un gladiatore

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CARTA REGIONALE DEI SERVIZI:PUOI UTILIZZARE, ANCHE DA CASA DAL TUO PC,

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Accedere da casa, con il proprio PC, ai servizi Sanitari e della Pubblica Amministrazione in modo facile, veloce e si-curo: tutto questo è possibile grazie alla Carta Regionale dei Servizi. Già in tasca di oltre 9 milioni e 300mila citta-dini lombardi, la Carta Regionale dei Servizi è necessaria non solo in farmacia, dal medico, nelle ASL e all’ospedale, ma anche da casa utilizzando i lettori di smart card che Regione Lombardia sta distribuendo, al prezzo calmierato di 7,50 euro, con il Giornale di Brescia e con i più diffusi quotidiani lombardi.

ll cittadino - con un PC collegato ad internet e con il lettore di smart card - grazie alla propria Carta CRS e al relativo codice PIN può accedere, comodamente da casa e in tutta sicurezza, a numerosi servizi amministrativi e sanitari.

Per poter usufruire pienamente dei servizi della Carta è fondamentale per tutti i cittadini:

- esprimere il proprio Consenso Informato che dà l’autorizzazione al trattamento dei propri dati personali e sanitari. Il “Consenso” permette ai medici di famiglia e agli operatori socio-sanitari autorizzati della Regione, di consultare i dati sanitari e clinici nei processi di diagnosi e cura (es. visite, ricoveri, ecc.).

- richiedere il codice PIN personale per accedere a tutti i servizi sia sanitari sia amministrativi in rete: dalla consultazione del proprio Fascicolo Sanitario Elettronico - che oggi raccoglie informazioni circa gli eventi sanitari quali ricoveri ed esami, prescrizioni farmaceutiche, informazioni sulle esenzioni - alla scelta o revoca del medico di famiglia, al pagamento delle tasse locali o alla richiesta di certificati per i servizi amministrativi.

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Nelle ASL della Lombardia è sufficiente presentarsi presso uno sportello di Scelta e Revoca con la CRS e un documento di indentità e l’operatore stamperà immediatamente il PIN ad essa relativo.

Per esprimere il Consenso Informato è necessario:

• presentarsi presso gli sportelli di Scelta e Revoca della propria ASL muniti di CRS

oppure

• consegnare alla propria ASL il modulo del consenso ricevuto a casa insieme alla CRS, o ritirato presso l’Ospedale di Esine.

Se già si possiede il codice PIN e un lettore di smart card, è possibile rilasciare il Consenso Informato via web collegan-dosi al sito www.crs.lombardia.it

Disponibili on line numerosi servizi sanitari e legati alla Pub-blica Amministrazione.

Accedendo al portale www.crs.lombardia.it, per esempio, è possibile consultare la propria storia clinica (il Fascicolo Sani-tario Elettronico), effettuare la scelta e la revoca del Medico di Medicina Generale, esprimere il Consenso al trattamento dei propri dati e, in alcune province (servizio che sarà presto esteso a tutta la Regione), prenotare visite specialistiche. Diversi sono i servizi on line che i singoli Comuni rendono accessibili tramite l’uso della CRS, come anagrafe (richieste di certificati e denunce di nascita), servizi scolastici (doman-de di iscrizione, pagamento rette), Immobili (calcolo e paga-menti ICI e TARSU), Polizia locale (pagamenti contravvenzio-

ni, richiesta permessi ZTL), servizi sociali (domande e visure).

La Carta Regionale dei Servizi permette, infine, di accedere più velocemente ai servizi offerti da Regione Lombardia sul sito www.regione.lombardia.it: come richiesta Dote Lavoro per persone disabili, richiesta Dote Scuola, Domande di Patrocini Cultura, Domande di finanziamenti regionali e/o europei e dal Portale dei Tributi, la Tassa automobilisti-ca e Depositi discarica.

Dal sito dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.it) è possibile presentare o annullare una dichiarazione dei redditi, versare imposte o richiedere l’accredito di un rimborso fiscale, registrare contratti di locazione di immobili, ecc. mentre sul sito www.italia.gov.it è possibile trovare corsi di formazioni in diverse discipline.

IN OSPEDALE, DAL MEDICO, IN FARMACIA:LA CARTA REGIONALE DEI SERVIZI è IL PASSPARTOUT PER LA SANITà

La Carta Regionale dei Servizi sostituisce il tesserino sanitario cartaceo in tutte le sue funzioni ed è indispensabile in ospedale, dal proprio medico, in farmacia e da casa.

IN OSPEDALE

In ospedale, nelle operazioni di accettazione, la CRS permette l’identificazione del cittadino avviene in modo più ra-pido rispetto alla procedura effettuabile senza, che richiede l’inserimento manuale di alcuni dati di ricerca. Inoltre, il medico specialista, una volta entrato nel Sistema Informativo Socio-Sanitario, ricercherà la prescrizione desiderata, l’accetterà e quindi la erogherà.

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I risultati della prescrizione erogata possono diventare parte del referto che sarà inviato automaticamente al Medico di base e ai pediatri. è possibile generare referti di prestazioni specialistiche (ambulatorio, laboratorio, radiologia), verbali di pronto soccorso, lettere di ricovero e dimissione. Una volta creati i referti, per esigenze di sicurezza e se-gretezza, prima di poterli registrare nel sistema è necessario firmarli digitalmente e cifrarli.

DAL MEDICO

Grazie al Sistema Informativo Socio-Sanitario, medici e pediatri ricevono i referti delle visite specialistiche e degli esami effettuati dai propri pazienti: il Sistema Informativo, infatti, invia automaticamente al medico o al pediatra una e-mail che lo avvisa della presenza di referto riguardanti un loro assistito. E’ importante sottolineare che l’e-mail viene inviata al medico o al pediatra solo ed esclusivamente nel caso cui il paziente abbia espresso il consenso al trattamento dei dati personali e sanitari.

IN FARMACIA

In alcune farmacie di Como, Milano e Varese è possibile prenotare visite e controlli, semplicemente presentando la propria CRS e l’impegnativa del me-dico curante. Il servizio attualmente è in fase di sperimentazione e sarà esteso a tutte le farmacie e ospedali.Aumenteranno anche le tipologie di vi-site ed esami prenotabili.

Con la CRS è possibile, inoltre, avere lo scontrino “parlante” che contie-ne natura, qualità, prezzo del farmaco, nonché il codice fiscale del destinatario del medicinale. questo permetterà la detrazione dei medicinali. In collabora-zione con Federfarma e Assofarma, in molte farmacie di Milano, Como e Va-

rese è possibile prenotate visite ed esami. Presto il servizio sarà esteso a tutta la Regione.

DA CASA

Accedendo al portale www. crs.lombardia.it, è possibile, per esempio:

• consultare la propria storia clinica (il Fascicolo Sanitario Elettronico)• effettuare la scelta e la revoca del Medico di Medicina Generale• esprimere il Consenso al trattamento dei propri dati• e - PRESTO - prenotare visite specialistiche.

Per informazioni:

N. VERDE 800.030.606www.crs.lombardia.it

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CASTAGNA - CELIACHIAPASPARDO 11 - 12 OTTOBRE

Da alcuni anni il comune di Paspardo, piccolo centro della media Valcamonica con 700 abitanti a 1000 metri di quo-ta, organizza La festa della castagna, solitamente la seconda domenica di ottobre, tempo di raccolta e degusta-zione del prezioso frutto.quest’anno nell’ambito della festa e della mostra-mercato che ha animato il centro storico, sabato 11 e domenica 12 ottobre, è stato allestito uno specifico stand sulla “Celiachia”, con disponibilità di materiale informativo e la presenza di personale sanitario, il tutto in collaborazione con la nostra ASL ed il Mulino Rivetti, che ha preparato ed offerto dolci prelibati preparati essenzialmente con farina di castagne.Paspardo ha approfittato dell’occasione per mettere in vetrina i suoi gioielli. Le giornate soleggiate hanno permesso di ammirare la strepitosa cornice paesaggistica che circonda questo terrazzo naturale: a est la Zumella ed il sugge-stivo Tredenus chiuso dalla maestosa piramide del Pizzo Badile, a sud ampia vista sulla Valcamonica fino allo spec-chio del lago d’Iseo, a occidente il fascino dolomitico della Concarena e dei Campelli mentre a nord chiude la vista il tozzo Pian della Regina.Scendendo a valle dell’abitato verso “la Deria” si possono scoprire altri tesori: castagneti secolari frutto del lavoro agricolo di intere generazioni e numerosissime rocce incise testimonianza di antiche civiltà.Per secoli il castagno, soprannominato anche “albero del pane,” ha fornito uno degli alimenti fondamentali alle po-polazioni delle zone collinari e di media montagna che mangiavano le castagne in svariati modi: crude, secche “bili-ne,” bollite “teteghe,” arrosto “mundine”, come farina per farne la celeberrima “Pult”, una polenta mangiata col latte e il burro fresco. La castagna era altresì moneta di scambio per acquistare altri prodotti agricoli non producibili in loco, anche gli scarti servivano ad alimentare i maiali. Il castagno forniva inoltre legname pregiato per usi diversi ed anche il suo fogliame secco era utilizzato per far lettiere agli animali domestici.La castagna è un alimento bilanciato, tonico, completo, che oltre a possedere un alto contenuto calorico è ricca di sali minerali, vitamine, zuccheri, proteine, fosforo, calcio, ferro, le vitamine B, C, B2, PP e non contiene glutine. Da qui il felice connubio castagna-celiachia.Tra i numerosi visitatori della mostra, sono stati molti i celiaci che, rispondendo all’invito della nostra ASL, hanno rag-giunto Paspardo per ammirare vicoli e le cantine del piccolo borgo e gustare i dolci preparati dal Mulino Rivetti, tra musiche, figuranti in costume e profumo di caldarroste.La collaborazione tra il Comune di Paspardo, l’ASL di Valcamonica-Sebino, il Consorzio della Castagna e Regione Lombardia ha già prodotto un nuovo frutto: sarà la pubblicazione di un ricco ricettario con piatti che vedono la ca-stagna e i suoi derivati come protagonisti di ricette adatte ai celiaci e buone per tutti.Un ringraziamento particolare all’Amministrazione comunale che ha ritenuto opportuno inserire nella manifestazio-ne uno spazio dedicato alla Celiachia, dimostrandosi così sensibile ad un problema che interessa ormai numerosi cittadini. M.Grazia Laidelli

... pio castagno, solo tu, l’assaidoni al villano che non ha che il sole...

(Giovanni Pascoli, Il castagno)

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22LA VALORIZZAZIONE DELLA FIGURA PATERNA:

OBIETTIVO DEI CONSULTORI FAMILIARIL’Informa Famiglia è in questo numero dedicato alla paternità, considerata sia sull’asse antropologico-culturale che ne ha caratterizzato l’evoluzione nel corso dei secoli, sia nella specificità e complementarietà delle funzioni inerenti il compito di educazione dei figli, sia, infine, esaminata in un particolare momento, qual è quello dell’attesa del figlio. La scelta del tema si inserisce nell’obiettivo di valorizzazione della figura paterna che i Consultori Familiari si propongono di perse-guire attraverso alcune iniziative rivolte alla coppia genitoriale, ad esempio i percorsi di accompagnamento alla nascita per coppie, i corsi di formazione per neo genitori, i gruppi di sostegno per genitori separati o per coppie adottive, attività queste già in corso. Se è vero che l’attenzione alla figura paterna non manca nella cultura e nella pratica operativa dei professionisti che operano nei Consultori familiari, bisogna tuttavia riconoscere, con necessaria capacità autocritica, che per quanto riguarda alcune fasi della vita familiare, quali la gravidanza o il primo periodo di vita del bambino, le energie dei Servizi sono troppo frequentemente indirizzate solo sulla figura materna, contribuendo ad operare un’esclusione del padre, già purtroppo culturalmente molto forte.

Dalle statistiche ISTAT emerge che in Italia oltre il 20% dei minori con genitori separati o divorziati perde il contatto con il padre o mantiene con lo stesso contatti estremamente spo-radici; i minori di cui si parla sono una schiera in costante ed inarrestabile aumento, per di più costituita per oltre il 60% da bambini di età inferiore agli 11 anni.Anche l’affidamento quasi esclusivo alla madre (84% dei casi), diffusamente concepito come un riconoscimento della preva-lenza della funzione materna rispetto alla paterna, in un’otti-ca quindi che si fonda su una visione dualistica e di contrap-posizione dei ruoli anziché sulla loro integrazione, nella realtà delle cose va a configurare strutture familiari fragili dal pun-to di vista relazionale affettivo e pure economico. Spesso il “diritto”del bambino di avere due genitori si frantuma, ancor prima che possano nascere conflitti tra i genitori con possibili

risvolti di carattere legale, a causa della diffusa cultura di considerare utile la chiamata in causa del padre solo quando il bambino ha raggiunto alcune autonomie, ritenendo che i suoi primi bisogni possano trovare completa risposta attra-verso la figura materna. questa separazione iniziale si traduce poi sovente nella difficoltà di costruire un caldo rapporto tra padre e figlio o in un sistema di relazioni familiari basate su alleanze che poco rispettano i ruoli dei vari componenti del nucleo.La possibilità per i genitori di affrontare il compito educativo, mettendo a disposizione ciascuno le proprie pe-culiarità ed integrandosi in un processo che è anche di supporto reciproco, può rendere tra l’altro un po’ meno gravoso questo impegno.Nel corso della pratica lavorativa, ci si trova in più occasioni di fronte a madri che si sentono vittoriose quando, in situa-zione di conflitto con il partner, riescono ad escluderlo dal rapporto con i figli, accollandosi così integralmente i compiti educativi e parallelamente si vedono padri che, con estrema facilità si ritirano dalle loro responsabilità genitoriali, addu-cendo impegni di lavoro e non rispettando i doveri, anche di carattere economico, nei confronti dei figli. A fianco di que-sti genitori vi é poi spesso un corteo di parenti e amici che sostiene le loro ragioni, rendendo imperseguibile la possibilità di dare il giusto peso ad entrambi i ruoli e di salvarne in qualche misura le funzioni.Attualmente esistono le condizioni culturali per superare alcuni vecchi schemi e costruire i presupposti per la giusta va-lorizzazione di entrambe le figure genitoriali; in questa evoluzione i Consultori Familiari si impegnano a lavorare nella direzione di interventi preventivi, indirizzati alla insostituibilità e complementarietà dei ruoli genitoriali.

Aure Parolini - Direttore Area Famiglia

PATERNITA’: CENNI STORICI DI UN CAMBIAMENTOLa figura del papà è molto cambiata negli ultimi decenni e ha acquisito un ruolo fondamentale nell’educazione dei figli. Una breve rassegna storica è utile per meglio comprendere la posizione assunta dai padri nella nostra società ed il suo significato.Maternità e paternità hanno un fondamento biologico-genetico prima ancora che affettivo e culturale. Secondo alcuni sociologi ed antropologi, mentre il legame genetico con la madre è da sempre stato evidente e riconosciuto, non lo è sta-to altrettanto quello tra padri e figli. Nelle culture prescientifiche nulla si sapeva circa la proprietà fecondativa maschile; i concetti di consanguineità e paternità erano pressoché sconosciuti e si ignorava, quindi, il legame genetico tra padre e figlio. Ancora oggi, alcune popolazioni della Melanesia nord occidentale non conoscono il contributo paterno alla procre-azione ed il padre non può vantare nei confronti dei figli nessun senso di “possesso”, in quanto nulla ha a che fare con

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23la loro nascita. Solo con l’avvento di una vera e propria organizzazione sociale, con l’introduzione della vita stanziale e con il contributo scientifico, si scoprì il legame tra atto sessuale e procreazione. Lo sviluppo culturale, dopo questa sco-perta, favorì la consapevolezza della paternità, la costituzione dell’istituzione familiare e la trasformazione del modello sociale da matriarcale a patriarcale.I padri, quindi, vissero un enorme cambiamento, all’interno del quale fu possibile ottenere un riconoscimento legale della paternità, avere figli legittimi e propri, non disperdere al di fuori della famiglia il proprio nome e i propri beni e poteri e mantenere una continuità di relazione e di legame anche affettivo riconosciuti dalla società. Nel corso dei secoli, la posizione dell’uomo ha subito grandi trasformazioni e il ruolo paterno, da una posizione passiva, si è via via rafforzato e ha assunto funzioni precise, sino a dare vita ad un sistema definito “patriarcale”, fondato sull’im-posizione da parte dei padri di disciplina, di regole, di obblighi, di proibizioni e responsabilità ai propri figli. Fino alla fine del Settecento, la maggior parte delle famiglie era di tipo patriarcale: al vertice stava il padre, quale capo dell’organiz-

zazione e arbitro nei rapporti madre-figli; i diritti, i doveri, e le relazioni tra i vari membri della famiglia erano legate al sesso e all’ordine di nascita. Gli adulti educavano i bambini alla sot-tomissione, tenendoli a distanza e non concedendo loro confi-denza, perché adulti e bambini non erano allo stesso livello e non giocavano lo stesso ruolo all’interno del sistema familiare. Il potere del padre era vitale per la conservazione di una società fortemente gerarchica. Negli ultimi due secoli è avvenuto lentamente un cambiamento nel ruolo del padre per gli effetti della rivoluzione industriale e della separazione tra sfera privata e sfera pubblica. Il padre, che prima era anche l’amministratore dei beni domestici, diventa un lavoratore che produce “fuori” il reddito che poi porterà “dentro”. Se prima veniva rispettato dai figli in quanto padre, successiva-

mente viene rispettato in base allo status sociale che è riuscito a raggiungere ed in base al reddito che porta a casa; se fallisce lavorativamente viene considerato meno anche in casa, dalla moglie e dai figli. Il sovvertimento di questo siste-ma si è concretizzato nei primi anni Settanta, quando con espressione provocatoria, alcuni autori denunciano la “morte del padre” per indicare una crisi della figura tradizionale di questo ruolo. In un contesto culturale come quello del ’68, la caduta dell’autoritarismo patriarcale (già messo alla prova dai cambiamenti lavorativi ed economici precedenti) mina il concetto stesso di autorità, di ruolo e di guida del padre all’interno della famiglia.Dopo questi cambiamenti, l’elemento nuovo è oggi rappresentato dal fatto che l’uomo esprime ora il bisogno di ricono-scimento del suo ruolo e della sua funzione, non solo per il contributo genetico alla procreazione, o per quanto riguarda la funzione normativa in ambito familiare, ma anche e soprattutto per l’affettività, nel tentativo di dare alla genitoriali-tà caratteristiche inedite e più complete rispetto al passato. Al ruolo paterno si attribuisce oggi una grande importanza nella crescita e nell’educazione dei figli. I papà non sono più visti come la personificazione dell’autorità e non sono più del tutto estranei alle cure quotidiane del proprio bambino: hanno un ruolo ben preciso, che inizia già dalla gravidanza e continua con l’assistenza al parto ed il coinvolgimento attivo durante la vita del figlio. La figura materna e quella paterna si ritrovano insieme ad aiutarsi reciprocamente nelle cure e nelle attenzioni da rivolgere al bambino, per creare un equi-librio che si riflette positivamente non solo sui figli, ma anche sull’armonia del nucleo familiare. La nuova posizione rag-giunta dai padri è di recente conquista e soprattutto nelle fasi iniziali del rapporto figlio-papà la madre ha una funzione fondamentale: quella di aiutare il compagno a “condividere” il figlio, aiutandolo sia in senso pratico che più prettamente psicologico ad instaurare una relazione emotiva e una comunicazione “affettiva” con il bambino.

Tiziana Torri - Psicologa Area FamigliaBIBLIOGRAFIAM. Andolfi “Il padre ritrovato” Franco Angeli EditoreLo Russo G., 1995 “Uomini e padri, l’oscura questione maschile” Borla Editore

IL PADRE PRESENTEDa alcuni anni si respira nell’aria, a partire dai mass-media fino ad arrivare alla lette-ratura scientifica, un lento e costante cambiamento del ruolo paterno che ha portato sempre più spesso gli psicologi a studiare le la relazione tra padre e figlio, i compiti educativi che il padre assolve con la sua presenza, ma soprattutto si è cominciato ad esplorare il mondo interiore di un uomo che, diventato papà, se ne assume il ruolo in modo competente e consapevole. Considerato che per secoli la madre ha avuto il privilegio e l’onere di reggere l’educazione dei figli, in modo quasi esclusivo, poiché era diffusa la constatazione che “i bambini sono cose da donne”, il modo di sentire paterno si definisce inevitabilmente per differenza da quello materno.

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24La madre si identifica profondamente con il figlio, lo vive come una parte di sé e, in fondo, come possiamo darle torto, il figlio è stato nella sua pancia per nove mesi, si è nutrito di lei, l’ha trasformata profondamente in una esperienza di simbiosi unica ed irripetibile; di conseguenza una madre è programmata biologicamente per sentire come suo figlio sta, interpreta il suo pianto con naturalezza, riesce ad immaginare cosa potrebbe provare o pensare, intuisce i suoi bisogni con maggiore competenza del padre.Il padre invece riesce a stare di fronte al figlio con maggiore “distacco”, caratteristica di cui le madri spesso si lamenta-no, ma che rappresenta una caratteristica fisiologica, poiché il padre non ha provato la sensazione di sentir vivere il figlio dentro di sé; non si tratta dunque di disinteresse, ma di una maggiore tranquillità che aiuta a sostenere la compagna ed a introdurre una separazione nella relazione tra madre e figlio. Il padre corre spesso il rischio di delega educativa alla madre che viene superata dalla genuina disponibilità ad apprendere dalla moglie la sensibilità e la ricchezza interpreta-tiva del femminile. Le funzioni paterne e materne sono differenziate, complementari ed entrambe necessarie alla soprav-vivenza fisica e mentale del bambino: se la madre è la “base sicura” da cui il bambino può staccarsi e poi ritornare per trovare rifugio ed accoglienza, il padre è colui che spinge all’esplorazione dell’ambiente sconosciuto e favorisce il distacco graduale dal mondo materno conosciuto; se la mamma fa sentire il bambino protetto dalle fatiche, dalle delusioni e dalle ferite, il papà fa sentire il bambino capace di affrontare le avversità, incoraggiandolo a non avere paura. In sin-tesi il codice materno dice: “Mio figlio non deve soffrire!”, mentre il codice paterno dice: “Mio figlio deve essere forte e capace!”, così, grazie all’interiorizzazione di questi due codici, i bambini crescono in modo sano e con un attaccamento sicuro ai propri genitori.La compresenza dei codici maschile e femminile fa sentire al bambino l’importanza sia della parte affettiva dell’educa-zione che ha a che vedere con il dare la vita, l’offrire cure e protezione, sia della parte etico - normativa che ha a che vedere con il dare ordine e giustizia al mondo, avere delle regole, trasmettere beni materiali e morali. questi due livelli simbolici dello scambio tra genitori e figli, che si connotava fino a pochi decenni fa con una divisione netta dei ruoli ma-terno e paterno in base al genere sessuale, oggi appaiono più complessi ed intercambiabili. Tuttavia esistono delle pe-culiarità dello stile educativo paterno e della particolare sensibilità paterna che si differenzia da quello materna e che vogliamo qui brevemente esplorare, grazie al contributo dello psicologo e psicoterapeuta Osvaldo Poli (2006). Il padre è generalmente più diretto e franco nel dialogo con i figli perché ha minore timore di ferirli dicendo la verità, riu-scendo ad esprimere giudizi più realistici sui figli stessi e ad ammettere più facilmente i loro difetti, accettando anche la loro imperfezione morale.La mamma invece non riesce a rinunciare al “figlio desiderato” e, di fronte alle caratteristiche negative del figlio, pensa subito ad un suo sbaglio educativo, provando un conseguente senso di colpa. Il padre ha meno paura di spingere il fi-glio verso l’intraprendenza e l’autonomia, attivando le capacità proprie del bambino; il padre è meno disponibile ad ab-bassare gli ostacoli e tende a non sostituirsi al figlio, ma lo accompagna nell’esplorazione curiosa con un occhio vigile ai pericoli. Il padre ha meno paura di chiedere ai figli il rispetto delle proprie esigenze di adulto e genitore, riesce a far ca-pire al bambino che non c’è solo lui, insegnando la rinuncia e richiedendo un principio di reciprocità che aiuta il ricono-

scimento dei bisogno altrui, invece la mamma rischia pericolosamente di annullare se stessa per il proprio bambino.Il padre aiuta il figlio ad assumersi le sue re-sponsabilità, a riconoscere le proprie colpe ed a portarle con dignità, insegna a preferi-re la verità con coraggio, gli fa riconoscere i suoi aspetti imperfetti o egoistici. Il vantaggio grande della sensibilità paterna è dato dalla domanda interna che il padre si pone: “Il mio intervento educativo è giusto o sbaglia-

to?”, esprime cioè un giudizio di valore assoluto e agisce di conseguenza: quando ascolta un figlio il padre si domanda se ha torto o ragione, lo comprende, ma non lo giustifica sempre, aiuta il figlio a confrontarsi anche dolorosamente con la realtà, facendo un confronto tra il comportamento del figlio ed i principi morali che vuole trasmettere. La madre in-vece tenderà a domandarsi: “Il mio intervento educativo farà stare bene o male mio figlio?”, centrando l’attenzione più sul benessere del bambino che sulla giustezza del comportamento, con un eccesso di protezione a volte deleterio. Chiaramente quando si parla di aspetti psicologici entra in gioco l’individuo con le sue caratteristiche, quindi il rischio di generalizzazione è sempre dietro l’angolo, ma in tema di educazione ciò che sembra fondamentale è la compresenza dei codici materni e paterni, a volte interpretati e interiorizzati da entrambi i genitori, come ci suggerisce sapientemente Osvaldo Poli (2006): “La differenza tra papà e mamma si pone in termini di prevalenza di atteggiamenti materni o pa-terni presenti in entrambi. Se parlassimo di esclusività produrremmo una descrizione caricaturale e stereotipata della femminilità e della mascolinità e non riusciremmo a descrivere le innumerevoli eccezioni presenti nei genitori reali. Ri-marrebbe senza spiegazione la delicatezza spesso presente nell’agire maschile e il realismo e la determinazione che non mancano alla dolcezza femminile.”

Silvia Perdetti - Psicologa Area FamigliaBIBLIOGRAFIAJohn Bowlby (1979), “Una Base sicura” Raffello Cortina Editore, Milano.Alberto Pellai (2008), “Dei padri non si sa niente” Rivista di Psicologia Contemporanea Maggio - Giugno 2008 pag. 16-22.Osvaldo Poli (2006), “Cuore di papà” San Paolo Editore, Milano.

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25IL PAPà IN GRAVIDANZAI nove mesi di gestazione del bambino rappresentano un momento importante non solo per la madre, ma anche per il padre, perché in questo lasso di tempo l’uomo sperimenta la possibilità di rielaborare ciò che sta succedendo a lui e di abituarsi a tutti quei cambiamenti correlati all’arrivo di un bambino. Si parla di gestazione maschile, proprio per definire quello status tipicamente maschile caratterizzato da una costellazione di trasformazioni sia dal punto di vista mentale che psicologico che accompagna i padri durante i nove mesi di gravidanza. Tanto la donna esperisce la gravidanza nel corpo e nel sentimento, tanto il padre può farne viva esperienza a livello mentale, facendo del suo pensiero un “utero” buono e accogliente per il figlio che nasce e cresce nel grembo materno. Oggi il pa-dre è presente in quasi tutte le fasi della gravidanza: spesso nel momento del test, alle visite dal ginecologo, alle ecogra-fie, raramente alla scelta e all’acquisto del corredino, al corso preparto, al travaglio e al parto. Vediamo in ognuno questi momenti quali sono le sue reazioni più tipiche, i comportamenti e le emozioni sperimentate.La buona notizia. L’annuncio dei sospetti di una possibile gravidanza provoca un fase di gioia e di eccitamento nell’uo-mo, se il bambino era desiderato, oppure di dolore o shock, nel caso contrario. Varie sono le reazioni che si osservano nei neo papà, alcuni preferiscono agire, darsi ad una iperattività frenetica per concedersi il tempo di pensare, riflettere ed elaborare con calma. Svolgere delle azioni riveste allora un carattere simbolico come fossero riti di iniziazione, si posso-no dunque considerare “riti iniziatici”. Alcuni uomini passano molto tempo ad informarsi, leggere libri, consultare spe-cialisti; altri hanno necessità di svolgere attività fisiche o manuali (si iscrivono in palestra, iniziano lavori di manutenzio-ne o restauro per preparare il “nido”); altri ancora dopo l’annuncio della gravidanza aumentano i propri ritmi lavorativi per dimostrare a se stessi e alla compagna di essere all’altezza della situazione e di essere in grado di fornire una vita decorosa al proprio bambino. Le prime settimane possono essere caratterizzate anche da sentimenti di esclusione sia dal punto di vista psicoemotivo che pratico, in quanto il padre non può far altro che assistere esternamente ai cambia-menti del corpo, del comportamento e degli stati emotivi della donna; possono allora presentarsi sentimenti di invidia e di gelosia nei confronti della capacità della propria donna di dare alla luce un essere umano. Verso la ventesima-venti-cinquesima settimana, poiché non è più possibile ignorare lo stato gravidico, il padre inizia a percepire, a rendersi conto ad accettare l’evento. Inizia da questo momento la fase rielaborativa che porta l’uomo a riconsiderare il suo passato per prepararsi al suo futuro ruolo.L’ecografia. L’attaccamento padre-feto è molto legato all’esperienza concreta e, se può nascere come desiderio della mente, necessita di esperienze concrete per costituirsi e definirsi. Righetti (2003) indica come l’esperienza della prima ecografia sia importante per la coppia e per il padre in particolare, che esperisce concretamente la presenza viva del feto; lo guarda muoversi, lo osserva, ne riscontra l’esistenza vera e tangibile. L’intensità dell’attaccamento padre-feto aumenta dopo questo “incontro”. Scrutarne l’immagine sul monitor, identificare i lineamenti, appropriarsi insomma di una fisicità che fino ad ora è mancata significa per l’uomo inaugurare una relazione più fisica e reale, rispetto alle istanze fantasmatiche precedenti. Spesso, più che la madre, è il padre ad essere emozionato in modo vistoso, dimostrando proprio come si tratti di uno strumento importante per potersi avvicinare al bambino e condividere con la donna almeno uno dei 5 sensi. Sindrome della “couvade” (covata). Lo psichiatra inglese Trethowan nel 1965 descrive per la prima volta la “sin-drome della couvade”, ovvero la comparsa di sintomi sia fisici che psichici che si manifestano in alcuni uomini che atten-dono un figlio e che scompaiono dopo la sua nascita. è stato stimato che la percentuale di uomini interessata da questa sindrome sia variabile tra il 10% e 65%. I disturbi più frequenti lamentati sono: mal di testa, mal di schiena, disturbi ga-strointestinali, perdita o aumento dell’appetito. “I sintomi della covata sono un tipico esempio dell’empatia che unisce profondamente una donna e un uomo nelle funzioni creative”, tutto può essere dovuto ad uno stato di ansia conseguente alle preoccupazioni per lo stato di salute della partner e del bambino, all’invidia per la capacità procreativa della donna o alla somatizzazione dello stato emotivo del padre. Sebbene l’origine di questi sintomi rimanga materia di congetture è interessante notare come quei padri che li manifestano abbiano un atteggiamento molto più positivo nei confronti della gravidanza se comparati con quelli che non lo fanno.

La presenza del padre durante il travaglio-parto. Se una volta il parto era regno esclusivo della donna (e delle donne) oggi è fuori discussione la partecipazione dell’uomo al grande evento. Il desiderio dei padri ad entrare in sala parto è dettata spesso dalla necessità di dare un senso e una continuità tra il pancione (il prima) e l’esserino (il dopo) che gli viene posto tra le braccia e di tentare di riconquistare una valenza attiva di condivisione nel momento in cui non può essere l’attore princi-pale. Trattenere il pianto e mostrarsi all’altezza della situazione sembra essere uno dei compiti più impegnativi ai quali i padri presenti alla nascita sono chiamati, per non essere sopraffat-ti dalle emozioni e sentirsi in grado di far fronte alle esigenze del momento. questo viaggio si conclude qui, con l’arrivo del tanto atteso bambino; in realtà sappiamo che si tratta solo di

una piccola tappa più che di un arrivo, perché da oggi avrà inizio una nuova avventura per tutta la famiglia.

Irene Benaglio - Psicologa Area Famiglia

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SEMINARIO A BRENO: PROGETTIAMO SALUTE: L’INTERAZIONE FRA SCUOLA, SANITÀ E TERRITORIO

ASL e Operatori Scolastici progettano percorsi educativi per promuovere sani stili di vita.

L’iniziativa, rivolta prevalentemente a docenti e Dirigenti scolastici, è stata promossa dall’Ufficio Scolastico Pro-vinciale e dall’ASL di Vallecamonica-Sebino attraverso il Gruppo di Lavoro “Promozione della Salute” in col-laborazione con il Centro di Coordinamento dei Serv. Scolastici della Valle Camonica.AI lavori, aperti dalla Dr.ssa Giuliana Pieracci, Direttore del Dipartimento di Prevenzione Medico, e coordina-ti dalla Dr.ssa Primarosa Bosio dell’Ufficio Scolastico Provinciale e dalla Dr.ssa Stefania Bellesi, Referente del Gruppo di lavoro “Promozione della Salute” della nostra, ASL hanno partecipato più di 60 fra docenti e dirigenti scolastici.

Fra gli obiettivi principali del seminario:• divulgare alla comunità educativa della Valcamonica gli impegni assunti dalla Scuola e dalla Sanità con il “protocollo d’in-tesa relativo alle attività di promozione ed educazione alla salute nelle scuole”, stipulato fra l’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e l’Ufficio Sco-lastico Regionale il 22.3.2006 ed i conseguenti provvedimenti a livello provinciale;• evidenziare come questo documento abbia rafforzato e formalizzato una condivisione d’intenti e di sinergie tali da consentire l’attuazione a livello scolastico di iniziative e di progetti di qualità nel campo della promozione ed educazio-ne alla salute;• condividere il significato di promozione della salute, definita come il processo che mette in grado le persone di au-mentare e di migliorare il controllo sulla propria salute; • sottolineare come un intervento di educazione alla salute si caratterizza con una specificità educativa volta a dare autonomia e a produrre un cambiamento cognitivo e comportamentale attraverso strategie che pongano la persona al centro del processo e rimandino all’importanza e all’influenza del contesto nel produrre un cambiamen-to e nel mantenerlo;• specificare come un intervento di educazione alla salute attuato nel modo suddetto si differenzia sostanzialmente da interventi che si propongono solo le finalità di informare e sensibilizzare a titolo preventivo;• Ribadire che sviluppare sani stili di vita costituisce un obiettivo di salute individuale che può produrre cambiamenti po-sitivi a livello sociale, economico ed ambientale.

La Dr.ssa Maria Chiara Norcia, insegnante presso l’Istituto Comprensivo di Breno, ha definito la cornice normativa entro la quale si inserisce l’educazione alla salute nella scuola ed il ruolo del referente. La relazione è stata rivolta con partico-lare attenzione:• alla “Carta di Ottawa” in cui si attribuisce al docente il compito di “facilitatore”, cioè di colui che individua e valoriz-za le risorse individuali degli studenti suscitando quella motivazione che è la condizione necessaria per qualsiasi tipo di apprendimento;• alle Circolari Ministeriali in cui vengono declinati con precisione i compiti del referente;• al più recente “piano per il benessere dello studente” previsto dalle “indicazioni Fioroni”, nel quale vengono individua-te aree di intervento (rispettare e vivere l’ambiente, promuovere la cultura della legalità, attivarsi per gli altri, ecc.) spesso non correlate alla promozione della salute, ma che oggi non si possono considerare disgiunte da essa;• al ruolo di collaborazione imprescindibile e fondamentale della famiglia;• all’importanza che da sempre il mondo della scuola riconosce a questo tipo di percorsi formativi.Per questi motivi il concetto di promozione della salute, così come è stato espresso durante il seminario, richiede di supe-

In data 6 novembre 2008 si è tenuto presso la Sala Polifunzionale del Palazzo della Cultura con sede a Breno il seminario dal titolo “Progettiamo salute: l’interazione fra scuola, sanità e territorio”.

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rare un metodo di lavoro obsoleto che vedeva la scuola realizzare propri progetti e l‘ASL inserirsi nelle attività scolastiche in maniera frammentaria con un ruolo specialistico. L’impegno oggi richiesto è di formarsi e progettare insieme, per la realizzazione di percorsi educativi integrati nei vari gradi di istruzione. Tutti gli interventi hanno sottolineato che la promozione della salute non può essere delegata solo alla scuola e all’ASL, ma deve vedere un ruolo attivo di molti altri soggetti: famiglia, enti locali, medici di famiglia e pediatri, associazioni esistenti sul territorio.è necessario agire in modo interistituzionale.Proprio su questa necessità e metodologia il Dr. Valter Vangelisti, responsabile del Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione

ASL e l’insegnante Marino Cotti Cottini, docente presso l’Istituto Comprensivo di Artogne, hanno illustrato un’esperien-za di integrazione per la promozione di una sana alimentazione realizzata dall’anno scolastico 2006/2007. Il progetto “Mangia sano e andrai lontano” è stato realizzato nelle scuole primarie presenti nei Comuni di Pisogne, Artogne e Gia-nico coinvolgendo i bambini delle classi seconde ed i loro genitori. La rete istituzionale che è stata attivata per realizzare tale proposta ha coinvolto l’ASL, la Scuola, le Amministrazioni Comunali, Enti Sovracomprensoriali ed i Medici pediatri in un rapporto di condivisione e collaborazione.La Dr.ssa Marina Salada, assistente sociale presso il Dipartimento Dipendenze ASL, ha ribadito la necessità di promuove-re progetti educativi in un’ottica sistemica basata su strategie di interventi a più livelli: educativo, sociale, socio-sanitario e ambientale. Ha inoltre esplicitato i requisiti validati e quindi necessari affinché un progetto possa essere considerato efficace e fattibile e di conseguenza idoneo all’applicazione; in particolare si è soffermata sulla necessità di progettare seguendo i seguenti criteri: calibrare gli interventi sui bisogni della comunità, mirare l’intervento alle caratteristiche dei destinatari, favorire programmi a lungo termine, potenziare le sinergie tra progetti.Sonia Pelamatti, assistente sanitaria componente del Gruppo di Lavoro “Promozione della Salute” ha illustrato la com-posizione del gruppo di lavoro caratterizzato dalle numerose professionalità messe in campo dall’ASL per questo impor-tante impegno. Si è soffermata soprattutto sul ruolo che l’ASL insieme alla Scuola e agli interlocutori del territorio hanno nel descrivere l’identificazione dei bisogni, dei destinatari e degli obiettivi di salute condividendo con le scuole alcuni pro-getti. Ha ricordato inoltre che l’ASL garantisce iniziative di formazione per gli insegnanti e di supporto nella progettazio-ne e nella realizzazione dei percorsi formativi; effettua la valutazione dei risultati come gradimento delle iniziative e co-me efficacia degli interventi educativi, in modo particolare, l’apprendimento e la modifica dei comportamenti. Ha riferito poi sui progetti realizzati negli anni passati evidenziando la buona adesione registrata nelle scuole dell’infanzia, dove la collaborazione fra le due istituzioni è presente da più tempo, e il giudizio più che positivo espresso dagli insegnanti degli altri gradi scolastici dove i progetti sono stati realizzati.Fra le proposte avanzate per migliorare l’azione congiunta delle due istituzioni si è ritenuta fondamentale la nomina in ogni Istituto Scolastico del Referente per la Salute.Solo in questo modo potranno essere superate le difficoltà di circolazione delle informazioni, che attualmente rappresen-tano un reale ostacolo alla realizzazione di quei percorsi educativi che tutti gli intervenuti hanno manifestato di voler in-traprendere e di voler sostenere con passione.

Stefania Bellesi e Franco Martello

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Nuovi scenari per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro

Questo è il primo appuntamento con “Prevenzione e Sicurezza”.In questo inserto, che diverrà una consuetudine in Sa-nità Camuna, troveranno collocazione tutti gli articoli ed informazioni inerenti questo vasto settore. Si inizia con la Ia parte dedicata agli ambienti di lavoro, parten-do dalla situazione generale, via via calandoci nella re-altà della nostra Valle.

La tutela della salute per essere efficace deve essere perseguita in ogni ambito della vita quotidiana e l’ambiente di lavoro rappresenta, pertanto, un terreno su cui le azioni della prevenzione hanno un rica-duta importante ai fini del controllo degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.

Infortuni sul lavoro: la prevenzione possibile. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) e dell’Organiz-zazione internazionale del lavoro (ILO) sono 268 milioni ogni anno incidenti non mortali e 160 milioni i nuovi casi di malattie legate al lavoro. Le regioni in cui que-sta crescita è più rapida sono la Cina e l’America Latina. Le malattie più comuni sul luogo di lavoro sono i tumori indotti dall’esposizione a sostanze pericolose, i disturbi muscolo-scheletrici, le malattie respiratorie, la perdita dell’udito, i disturbi circolatori e le malattie infettive. Nel settore agricolo, che riguarda la metà della forza lavoro mondiale, l’impiego di pesticidi è responsabile di 70 mila morti per avvelenamento ogni anno e di 7 milioni di casi di malattie acute o croniche. In Italia ogni anno si verificano quasi un milione di infortuni sui luoghi di lavoro, 1.200 dei quali mortali. Numeri rilevanti che impongono di affrontare in mo-do adeguato un problema così delicato. Alcuni fatti particolarmente drammatici nell’ultimo anno (Incendio Thyssen Krupp: 7 morti; vasca di depurazione a Mineo: 6 morti; pulizia di una cisterna a Molfetta: 5 morti) hanno portato le morti sul lavoro sulle prime pagine dei giornali e dell’in-formazione televisiva. Ben venga l’attenzione di tutti su un problema così grave. Questo contributo vuole diffondere alcuni dati relativi alle aziende e ai rischi professionali presenti sul territorio della Vallecamonica e offrire alcuni elementi utili alla corretta comprensione del fenomeno infortunistico.

I Flussi Informativi INAIL - ISPESL - RegioniGli ultimi anni ci hanno mostrato un costante e rapido cambiamento del contesto socio-produttivo così come dei rapporti di lavoro: non solo si sono affacciate nuove tipologie contrattuali dei lavoratori ma in alcuni settori rappresentano una percen-tuale in continua crescita. In un contesto così mutevole anche le azioni delle ASL richiedono di essere adeguate al mutamento e supportate da strumenti conoscitivi adeguati alle necessità. La conoscenza del contesto lavorativo e l’individuazione dei bisogni in termini di sicurezza e salute, elementi di origine per qualsiasi politica sanitaria, oggi richiedono di essere costan-temente aggiornati, verificando l’efficacia delle azioni intraprese. L’integrazione con altre istituzioni (INAIL e ISPESL in primo luogo) è ormai consolidata e produce da tempo strumenti importanti per la conoscenza del territorio e per la riduzione dei rischi professionali; il progetto “Nuovi Flussi Informativi” avviato nel 2002 oggi è diventato un sistema informativo in-tegrato per la prevenzione nei luoghi di lavoro. La disponibilità di queste informazioni ha reso possibile, sia a livello regio-nale che di singola ASL, un’approfondita analisi della realtà territoriale, con modalità comuni e condivise, con il risultato di report che partono da un indice comune.In tal modo vengono soddisfatti alcuni obiettivi:- conoscenza del territorio da parte dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro e della struttura Regionale utile alla programmazione degli interventi preventivi;- confronto e collaborazione tra INAIL e Regione, non solo a livello di Direzioni, ma anche operativamente a livello di strut-ture periferiche;- acquisizione di un’approfondita conoscenza della base dati flussi informativi e maggior dimestichezza nella lettura delle informazioni in essa contenute.

Il tessuto produttivo della Vallecamonica è sotto gli occhi di tutti che il tessuto produttivo della Vallecamonica non è più quello che l’ha caratterizzata per decenni. In passato i settori forti dell’economia sono stati la siderurgia con il 70% della produzione di ferroleghe nazionale, produzio-ne dell’acciaio, laminazione a caldo di profilati e tondo per c.a. ed il settore industriale tessile e artigianale delle confezio-

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Sanità Camunani. questi settori sono completamente scomparsi (ferroleghe) e drasticamente ridotti gli altri. La distanza della Valle nel suo complesso dai grossi centri, aggiunta alla carenza di infrastrutture per la mobilità, ha pesato e pesa sullo sviluppo del sistema produttivo locale. La crisi riguarda maggiormente i Comuni delle convalli o di media quota in quanto i Comuni di alta quota con attività turistiche, oppure quelli di fondo valle con un tessuto vitale di imprese produttive, presentano minori problemi. In questi Comuni, il sistema produttivo soffre delle diseconomie di localizzazione conseguenti alle inefficienze delle comuni-cazioni e si colloca in una posizione geografica che poco favorisce l’inserimento in cicli produttivi integrati.

I settori in crescita sono:- le costruzioni- l’industria per la lavorazione di metalli - l’industria meccanica

Le aziende oggi presenti sul nostro territorio. Nella tab.1 sono indicate le PAT (Posizioni Assicurative Territoriali) suddivise per comparti lavorativi con indicazione degli addetti occupati presso le stesse. La PAT non corrisponde ad unità locale in quanto esistono situazioni in cui una stessa unità locale può avere diverse PAT che corrispondono ai diversi rischi assicurati (ad esempio, operai ed impiegati). Il numero di PAT è aumentato di 415 unità tra il 2000 e il 2006 (graf. 2). Mentre le aziende del tessile continuano a diminuire le imprese di costru-zioni aumentano (graf. 3)

Rilevanti per il numero di addetti:- industria del legno- industria alimentare- industria elettrica- industria tessile

Gli addetti al settore tessile passano da 2300 a 1200 (graf. 4) mentre nel settore metalmeccanico il numero di aziende rimane lo stesso, ma cresce la dimensione aziendale (graf. 5).

Da alcuni anni la figura del lavoratore autonomo è molto più presente nel mondo del lavoro: nel graf. 6 è rappresentata la proporzione fra gli artigiani e i lavoratori dipendenti; fenomeno che nel comparto delle costruzioni as-sume una dimensione ancora maggiore (graf. 7).

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Oggi in ogni settore lavorativo vige l’obbligo per tutti i lavoratori autonomi e per i componenti delle imprese familiari di utilizzare attrezzature e dispositivi di protezione individuale conformi alle norme di legge; tuttavia misure importanti quali la frequenza ai corsi di formazione e la sorveglianza sanitaria sono obbligatorie solo nei lavori svolti in appalto.La figura del lavoratore autonomo è molto cambiata nel corso degli ultimi anni: in passato diventava artigiano quel lavoratore che dopo anni di esperienza metteva a frutto la propria professionalità divenendo imprenditore di se stesso. Oggi spesso si “diventa artigiani” a 20anni al primo impiego svolgendo di fatto il proprio lavoro con un vincolo di subordinazione (attrez-zature dell’impresa, programmi di lavoro e decisioni prese da altri…) ma con i limiti sopra citati.A questo proposito si riferisce quanto emerso dall’analisi condotta a livello regionale sugli infortuni mortali accaduti fra il 2004 e il 2007 da cui risulta che il 26% delle vittime è un “microimprenditore” (lavoratore autonomo con o senza dipendenti, socio o collaboratore familiare).

L’Italia “fanalino di coda” nella sicurezza sul lavoro ?è evidente come sia importante questo giudizio che, se confermato, potrebbe mettere in discussione la validità dei provvedi-menti intervenuti negli ultimi anni (che peraltro costituiscono a volte un costo rilevante per le aziende) e dovrebbe richiedere azioni ancora più incisive di quelle adottate. Inutile soffermarsi sul potere dell’informazione pubblica che spesso su questi temi ha diffuso notizie del tipo: “Italia fanalino di coda in Europa in tema di sicurezza sul lavoro”; “gli infortuni in Italia sono in aumento” e così via….

Nel recente incontro “La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà” sono stati presentati i risultati di un’indagine sulla percezione della sicurezza sul lavoro in Italia. L’inchiesta è stata svolta su un campione rappresentativo di 2000 persone: Il 47% ha la sensazione che negli ultimi anni la sicurezza sul lavoro in Italia sia diminuita; forse la qualità dell’informazione ha un ruolo importante su questo giudizio dei cittadini.Innanzittutto bisogna premettere che il confronto fra i dati infortunistici dei vari paesi europei non è facile per difformità legate ai criteri di rilevazione e alle diverse procedure di dichiarazione di non pochi Stati membri (tra cui Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia).A tutt’oggi, i dati sugli infortuni sul lavoro vengono forniti dai vari Stati membri non in forza di una direttiva, ma di un sem-plice gentlemen’s agreement. Per questo le statistiche risentono delle difformità citate; in questi Paesi, che non dispongono di un sistema assicurativo specifico per gli infortuni sul lavoro, “in pratica, solo una parte viene effettivamente dichiarata e tali sistemi fanno registrare un livello di dichiarazione medio soltanto del 30-50% per l’insieme di tutti i settori di attività economica”.

(fonte: Statistiche europee degli infortuni sul lavoro. Metodologia, Eurostat, Commissione europea).

Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, invita quindi a non raffrontare i dati degli andamenti infortunistici dei vari Paesi in termini assoluti, in quanto sostanzialmente non omogenei, e a confrontare esclusivamente attraverso i “tassi di incidenza standardizzati”, elaborati mediante specifiche metodologie statistiche, apportando alcuni correttivi che tendono a rendere più comparabili i dati.Per esempio, nei tassi standardizzati sono esclusi gli infortuni in itinere e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro: si tratta infatti di dati non rilevati e dichiarati da tutti i Paesi. Sulla base dei tassi di incidenza, viene confermata la favorevole posizione dell’Italia rispetto alla media europea. Il nostro Paese presenta, per gli infortuni in complesso, un indice pari a 3.085 infortuni per 100mila occupati, al di sotto sia del valore riscontrato per l’Euro-zona (3.698), sia per quello della Ue dei 15 (3.221). La graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate colloca l’Italia per il 2004 (ultimo anno disponibile) ben al di sotto di Paesi assimilabili al nostro come Spagna, Francia e Germania. Per i casi mortali l’Italia, con un indice nazionale di 2,5 decessi per 100mila occupati si colloca in linea con il dato rilevato per i 15 Stati membri e al di sotto di quello registrato nell’Euro-zona (2,8), che comprende paesi più omogenei al nostro sia per sistemi assicurativi, sia per omogeneità e completezza dei dati.

questo aspetto è rilevante sotto il profilo della sicurezza del lavoro in quanto, storicamente nella nostra legislazio-ne, il lavoratore autonomo è da sempre esonerato dall’ap-plicazione di alcune misure fondamentali di prevenzione: problema affrontato dalla normativa europea per quanto riguarda i cantieri con più imprese e dal D. Lgs. 81/2008 anche per gli altri settori.

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INFORTUNI IN EUROPA (IN COMPLESSO) - TASSI DI INCIDENZA STANDARDIZZATI (per 100.000 occupati)

INFORTUNI IN EUROPA (MORTALI) - TASSI DI INCIDENZA STANDARDIZZATI (per 100.000 occupati)

La riduzione del fenomeno infortunistico negli ultimi 60 anni è rappresentata nei due grafici che seguono:

Mentre nel periodo più recente (che coincide con innovazioni normative importanti come il D. Lgs. 626/94 e 494/96) la flessione progressiva iniziata sei anni fa si conferma, nono-stante l’impennata eccezionale del 2006.

(continua)

Franco MartelloCoordinatore Area Tecnica Servizio PSAL

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PATOLOGIE EMERGENTIWEST NILE DESEASE (WND) VIRUS DEL NILO OCCIDENTALE

Malattia virale, sostenuta da un flavivirus (Arbovirus o Arthropod Borne Virus - virus trasmes-so da artropodi) ed è responsabile di encefaliti nell’uomo e nel cavallo. Comparso per la prima volta in Uganda, isolato nel 1937 in una donna che soffriva di febbre alta. Ulteriori indagini dimostrarono la presenza del virus negli uomini e negli uccelli.La malattia soprattutto diffusa in Africa oggi colpisce anche l’Europa, è endemica nel bacino del Mediterraneo, in Italia viene evidenziata per la prima volta nel 1999 in Toscana, presso la Padule di Fucecchio e nel 2008 colpisce la Regione Emilia Romagna.Ad oggi sono stati segnalati 20 cavalli che hanno avuto sintomatologia clinica riferibile a West Ni-le disease(WND) in 14 diverse aziende. Dieci di queste aziende sono localizzate nella Provincia di

Ferrara, due in Provincia di Bologna, una in Provincia di Mantova ed una in Provincia di Rovigo.I casi umani registrati sono 2.Il virus è arrivato in Italia probabilmente introdotto dagli uccelli migratori con viremia in atto provenienti dall’Africa, i quali hanno trasmesso, durante le soste in zone umide dell’Italia e tramite le zanzare ornitofile, il virus agli uccelli stanziali (nidificanti), creando così le condizioni per un ciclo che, grazie al passaggio dell’agente infettante da una generazione all’altra di zanzare, potrebbe diventare permanente in una certa zona (endemico).

TrasmissioneI principali vettori del virus sono le zanzare del genere Culex o Aedes. La disseminazione del virus è sostenuta dagli uccelli sia stanziali (soprattutto passeriformi e cor-vidi) che migratori. Gli uccelli migratori permettono lo spostamento del virus dall’Africa alle zone temperate; le zanzare che pungono gli uccelli migratori asportano così sangue infetto, infettando sé stesse e ogni altro animale, uomo compreso, dal quale successivamente assumono il sangue. L’infezione ha un ciclo silvestre tra un vettore biologico (zanzara) e un ospite amplificatore (uccelli sel-vatici). Tra gli uccelli selvatici ci può essere trasmissione diretta (ciclo oro-fecale; infezione orale da necrofagia). Ai climi temperati l’infezione assume un andamento stagionale: il ciclo silvestre si attiva a maggio-giugno (comparsa zanzare). La carica virale aumenta progres-sivamente (circolazione tra i nidiacei, soggetti non immuni) nei mesi di luglio e agosto.In determinate condizioni (non ancora chiarite) c’è talmente tanto virus nell’ambiente che inizia a circolare al di fuori del ciclo naturale. quando ciò accade (da metà agosto a metà ottobre), si iniziano a vedere sintomi.Con l’abbassamento delle temperature, le zanzare smettono di volare e la circolazione virale cessa. Il WN virus però è in grado di riattivarsi l’anno successivo.I mammiferi sono considerati ospiti a fondo cieco, ad oggi non è stata dimostrata la trasmissione da uomo a uomo, da cavallo a cavallo e da cavallo a uomo.

SintomatologiaForme clinicamente manifeste della malattia si sono osservate solo negli uccelli nell’uomo e nei cavalli. Nell’uomo i sintomi dell’infezione da virus del Nilo occidentale sono rappresentati da febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospeda-

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lizzati con la forma più severa dell’infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe; atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nevi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in indivi-dui anziani e immunodepressi.Nel cavallo la malattia ha un periodo di incubazione che va dai 3 ai 15 giorni la morbilità è inferiore al 10 % la le-talità è del 30-40%I sintomi principali sono: febbre, lacrimazione, astenia, atassia, debolezza, tremori, fascicolazioni, paralisi palpebrale, paraparesi, tetraplegia, digrignamento dei denti, cecità, morte.Congestione delle meningi, emorragie, encefalomielite non suppurativa, manicotti perivascolari, noduli gliali nella sostanza grigia, focolai di degenerazione neuronale e neuronofagia.

Zone a rischio Nelle zone temperate i casi di encefalite dovuti a questo virus si verificano general-mente tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Nelle altre regioni più calde il virus può trasmettersi per tutto l’anno.

Prevenzione e cura.In Medicina Umana non esistono cure contro il virus, è possibile solamente attenuare i sintomi della malattia a livello individuale sono efficaci i mezzi di prevenzione tra-dizionali contro le zanzare: insetticida o spray anti-zanzare. è utile poi portare vestiti che coprano braccia e gambe.In Medicina Veterinaria oltre alla lotta contro le zanzare, da attuarsi tramite insetticidi e con la predisposizione di zanzariere nelle scuderie ed all’accorgimento di mantenere i cavalli scuderizzati da un ora prima del tramonto fino all’alba (le zanzare colpiscono soprattutto di notte), in Nord America ed in Grecia è in uso un vaccino spento in Italia non è ancora stato registrato pertanto non può essere utilizzato.

Piano di sorveglianza.Dal 2007 in Italia è in atto un piano di sorveglianza Nazionale che ha come obiettivo di individuare e monitorare le aree del territorio a rischio di introduzione della malattia attraverso l’applicazione di:• Un programma di sorveglianza sierologico-virologico.• Un programma di sorveglianza entomologico.• Un programma di sorveglianza della popolazione umana.Inoltre il piano permette di attivare un sistema di allerta rapido necessario per eventuali provvedimenti in caso di presenza del virus nell’area di sorveglianza.

ConclusioniLa Regione Lombardia oggi non è interessata dal fenomeno se non limitatamente alla provincia di Mantova ma, ne-gli ultimi tempi, sempre più frequentemente assistiamo alla comparsa di patologie che pensavamo limitate a paesi tropicali lontani da noi. Purtroppo l’inquinamento, l’emissione di anidride carbonica, l’aumento della temperatura portano ad un sempre più crescente rischio di introduzione di patologie un tempo confinate a certi Paesi.questo è proprio il caso il caso delle WND ma anche della Blue Tongue (che colpisce i ruminanti), patologie conside-rate esotiche che vengono trasmesse da un insetto vettore: la zanzara genere Culex.I Dipartimenti di Prevenzione Veterinari hanno come compito specifico la salvaguardia e la tutela della salute umana ed animale che anche nel caso della WND il sistema è stato allertato e nulla viene sottovalutato, infatti con l’aiuto degli Osservatori Epidemiologici Veterinari è in atto un piano di monitoraggio continuo delle zone a rischio con l’in-dividuazione, delle unità zootecniche nelle quali sono presenti animali che fungono da sentinella e che periodica-mente vengono sottoposti a controllo mediante prelievo di sangue.

Dr. Enzo Antonini Responsabile del servizio di sanità animale

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Notizie in brevecuriosando qua e là…

TUMORI: CURARE ANEMIA CON INIEZIONI FERROLe iniezioni di ferro possono correggere l’anemia e i sintomi dell’astenia, cioè della continua debo-lezza causata da un tumore, riportando nel 90% dei malati l’emoglobina a valori normali. è il risul-tato di una ricerca condotta dall’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda di Milano, pubblicata sul Journal of Clinical Oncology. “L’astenia - spiegano gli esperti del Niguarda - è una condizione com-plessa caratterizzata da un forte senso di stanchezza, dalla sensazione che le proprie energie siano diminuite e dall’aumento del bisogno di riposarsi. ‘’In corso di trattamento chemioterapico l’astenia risulta essere l’effetto collaterale più frequente, più durevole nel tempo e con il maggior impatto sulla qualità della vita’’, tutti motivi che dimostrano l’importanza e l’utilità di questo studio.‘’Fino a poco più di dieci anni fa - aggiungono gli esperti - l’unica terapia per l’anemia del paziente oncologico era rappresentata dalle continue trasfusioni di sangue, con tutti i possibili rischi che questa pratica comporta. Dalla metà degli anni Novanta le cose sono cambiate per l’arrivo nella

pratica clinica della eritropoietina (e successivamente della darbopoietina), ormone che stimola la produzione di globuli rossi e diventata famosa soprattutto per l’uso da parte di molti atleti per migliorare le prestazioni sportive. Eritropoietina e dar-bopoietina - continuano - somministrate ai pazienti con anemia correggono i valori di emoglobina, e di conseguenza migliorano l’astenia e la qualità di vita dei malati sottoposti a chemioterapia nel 60% dei casi. Purtroppo, il restante 40% dei pazienti non trae beneficio dalla terapia con l’”epo”, e deve pertanto ricorrere alle trasfusioni di sangue per correggere, peraltro solo tempo-raneamente, l’anemia’’.

PARACETAMOLO SOTTO INCHIESTAUn’indagine condotta dal Medical Research Institute of New Zeland ha evidenziato che l’abuso di farmaci antipiretici entro il primo anno di vita triplica la probabilità di contrarre asma e allergie importanti fra i 6 e i 7 anni. Lo studio è stato effettuato su un campione di 200 mila bambini in 31 Nazioni. Il principale accusato sarebbe il Paracetamolo, un sostanza che abbassa la febbre e che purtroppo le mamme somministrano con leggerezza ai loro piccoli, e in dosi elevate. questo princi-pio, in caso di sovradosaggio, affatica il fegato e i reni, con il rischio di intossicare l’organismo: un pericolo che corrono sia bambini che adulti quando ricorrono con leggerezza già ai primi sintomi di influenza. Consiglio: non dare mai il paracetamolo se la febbre non supera i 39°. Per chi fosse orientato alla medicina alternativa, in caso di febbre alta e persistente, può ricorrere all’Aco-nitum granuli 5 CH oppure alla Belladonna 5 CH, se il’ bambino suda eccessivamente.

INCENSO, PSICOFARMACO NATURALE Da secoli in tutte le religioni vige la consuetudine di bruciare, nei luoghi sacri, l’incenso, la gommo-resina che si

ottiene incidendo il fusto della Boswellia, un’antichissima pianta di origine indiana. Un blocco grezzo di incenso è molto simile ad un blocco di ambra o di benzoino. L’usanza fu introdotta per le riconosciute proprietà disinfet-tanti dell’incenso, adatto quindi a prevenire i contagi nei luoghi di culto. Oggi però, alcuni studiosi dell’Univer-sità “John Hopkins” di Baltimora e della Hebrew University di Gerusalemme, hanno

scoperto che l’annusare i fumi dell’incenso naturale (non sintetico) può avere un anche un effetto rilassante nei casi di ansia ed efficacia su chi soffre di depressione. Ciò grazie

ad una molecola psico-attiva, (l’incensolo acetato) contenuta nei suoi granelli, che, agendo sulle zone del cervello dove si svilupperebbero ansia e depressione, produrrebbe un effetto molto simile a quello degli psicofarmaci. Attenzione! Usare sempre incenso naturale in granuli e mai bastoncini di incenso aromatizzato che si acquistano a buon mercato sulle bancarelle. Spesso si tratta di preparati con sostanze chimiche che possono irritare le via respiratorie e scatenare cefalea.

(Le notizie, tratte da varie pubblicazioni, sono state scelte a cura dello Staff della Comunicazione).

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In occasione della tredicesima, grazie alla di-sponibilità della Direzione Generale e dell’Uf-ficio Personale, sarà possibile devolvere il cor-rispettivo anche solo di un’ora di lavoro a favore di U.T.A. onlus (Uniti per Tanguieta ed Afagnan).

Si tratta di una associazione benefica nata per supportare economicamente gli Ospedali Mis-sionari dei Fatebenefratelli di Afagnan (Togo) e Tanguieta (Benin) dove da quasi quarant’an-ni opera il nostro amico medico Fra Fiorenzo Priuli, nativo di Capo di Ponte.

Crediamo che il miglior modo per festeggiare il Natale sia quello di donare speranza a qual-che bambino destinato a morire per denutri-zione, malaria o AIDS o a una mamma di mo-rire di parto.

Ulteriori informazioni sull’attività di UTA on-lus su:www.uta96.it

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TANTI AUGURI A TUTTI VOI !!!


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