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COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’: OOLTRE L’ARCHITETTURA...

Date post: 25-Dec-2019
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COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’:IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURARivista bimestrale digitale di pianificazione e progettazione - n. 08 Settembre/Ottobre 2008Two-monthly digital review of architecture and planning - n. 08 September/October 2008

Direttore responsabile / Director in chargeEmilia Gangemi

Direttore scientifico / Scientific directorGabriella Padovano

Vicedirettore scientifico / Scientific deputy directorCesare Blasi

Comitato scientifico / Scientific commiteeCesare BlasiFlaviano CelaschiGabriella PadovanoPiero PaoliEnrico SpoletiniFilippo Tartaglia

Redattore capo / Editor in chiefAttilio Nebuloni

Redazione/Editorial staffIvan L.G. AnastasioValeria Arrigoni

Contacte-mail: [email protected]: 02 23995802 fax: 02 23995810via Durando 38/A20158 Milano

OLTRE L’ARCHITETTURA CONVENZIONALEOLTRE L’ARCHITETTURA CONVENZIONALEBEYOND CONVENTIONAL ARCHITECTUREBEYOND CONVENTIONAL ARCHITECTURE

In copertina / Cover EMERGENT, Batwing

A lato / Opposite pageAdrian Smith + Gordon Gill Architecture, Quartier generale di Masdar

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EDITORIALEGabriella Padovano

La crisi del paradigma funzionalista ha sorpreso il potere istituzionale, il potere economico, quello tecnico e accademico, ma il passaggio dal vecchio quadro ad uno completamente nuovo è stato evitato attraverso la stratagemma di ibridare classicismo e funzionalismo nella convinzione di poter in tal modo superare la crisi. I quattro livelli di potere hanno temuto la mutazione del paradigma progettuale e hanno adottato tutti i possibili strumenti concettuali, scientifici e tecnologici per mantenere intatto il controllo del prodotto architettonico.Tale stratagemma ha, infatti, consentito di neutralizzare le spinte alla trasformazione della nuova società, attraverso la dilatazione delle dimensioni, l’assunzione dell’innovazione tecnologica, quale strumento di consolidamento funzionale, l’adozione di termini quali sostenibilità e bio-compatibilità per limitarsi poi soltanto a ricoprire di generatori energetici e di materiali naturali concezioni spaziali tradizionali. La maggior parte della produzione architettonica degli ultimi anni e l’insegnamento dell’architettura hanno riflesso l’ordine della società, l’ideologia della configurazione convenzionale e i confini oltre i quali le forme divengono non accettabili e/o sono considerate irrilevanti e non giuste.E’ divenuto comune, negli ambienti istituzionali, negli studi professionali e nelle scuole di architettura, ritenere che alcune strutture e progetti siano “naturali”, tecnicamente adeguati alla disciplina del progetto, corretti e ordinati, mentre altri, specialmente quelli che contengono elementi di mutazione o un differente tipo di razionalità o sembrano inadeguati per produrre sistemi di produzione, siano inaccettabili e innaturali.Si può affermare che da diversi decenni viviamo una palese contraddizione tra la “società reale”, in rapida trasformazione, che si confi-gura come magma aperto, e la “società istituzionale” in sostanziale immobilità, che si caratterizza come sistema chiuso.La società istituzionale risulta refrattaria ai mutamenti ed è in grado di accettare soltanto quei cambiamenti, che garantiscono la con-tinuità e consentono di salvaguardare i principi vigenti.La situazione di impotenza ad arrivare a un minimo di pensiero, di riflessione e di persuasione comune, in accordo con le trasformazio-ni generali della globalizzazione internazionale, stretti dentro un vecchio sistema di potere politico-culturale, con il suo comprensibile tentativo di conservarsi con tutti i mezzi e ad ogni costo, determina un avvitamento vorticoso, che irrigidisce il sistema.Il dualismo tra il ritorno del paradigma fisicista-razionalista e la presenza dell’antiparadigma del “moderno futuro”, sembra, nell’attuale contesto culturale, non dare grandi possibilità di affermazione alla “progettazione generativa”, ma se si osserva, in profondità, lo stato delle anomalie manifestate dalla “progettazione imitativa”, ci si accorge di quanto sia in profonda crisi lo stato degli accademici e dei post-moderni.L’interpretazione riduttiva, che riporta ogni fenomeno entro i canali del conosciuto, ricavando da esso “progetti convenzionali” elaborati in tempi e contesti differenti, comporta anche un allontanamento da ogni dimensione collettiva e il progressivo rifugiarsi nel frammento monumentale a derivazione storica, il cui carattere autoreferenziale rende sgomenti e tende ad esaurirsi in sé stesso.Un antidoto a questa stagnazione culturale sta nel riconoscere che né la ragione né la volontà possono avanzare a ritroso (il nuovo, il veramente nuovo è sempre e soltanto evento, contingenza, adesione alla mutazione) e nel considerare come centrale il mondo della vita: la persona umana e i suoi valori devono essere il riferimento per la progettazione e la costruzione del territorio dell’abitare, che deve comprendere, conservare e sviluppare l’intero ambito eco-ambientale.La collisione tra fenomeni territoriali e architettura induce all’abbandono definitivo del senso della continuità dell’esperienza artistica e inizia un nuovo modo di essere della progettazione. Sono gli eventi interni, nati dalle contraddizioni in seno a strutture complesse e poco rigide, e gli eventi esterni, nati da incontri fenomenici, che fanno evolvere le strutture stesse e che ne provocano la mutazione.L’architettura che ne deriva, tende a generare il disorientamento e a gettare il seme dell’inquietudine nel disfacimento della forma tra-dizionale, nella ricerca di nuovi e inediti materiali spaziali non ancora consunti dall’uso: si prefigge, da un lato, lo scardinamento siste-matico di ogni conformazione spaziale tradizionale, attraverso l’uso di nuove forme, che hanno origine dall’adozione di nuove tecnologie, di strumenti e materiali innovativi, dall’altro, mira alla costruzione di un nuovo modo di abitare, attraverso l’atteggiamento di scoperta e l’utilizzazione di tutti i possibili parametri spaziali ed espressivi.

EDITORIALGabriella Padovano

The crisis of the functionalist paradigm surprised institutional, economic, technical and academic echelons, but the switch from the old picture to a completely new one was avoided by hybridizing classicism and functionalism in the conviction of being able to outride the crisis. The four power levels feared any mutation of the design paradigm and adopted all possible conceptual, scientific and technological instruments in order not to lose control of the architectural product.This stratagem made it possible to neutralize the drive towards the transformation of the new society by means of the dilation of dimensions, the acquiring of technological innovation as an instrument of functional consolidation and the adoption of terms such as sustainability and biocompatibility, then simply covering traditional spatial concepts with power generators and natural materials. The greater part of the architectural production of recent years and the teaching of architecture have reflected the order of society, the ideology of conventional configuration and the limits beyond which forms become unacceptable and/or are considered irrelevant and wrong.It has become common in institutional environments, in professional offices and in schools of architecture to consider that some buil-dings and projects are “natural”, technically suitable to the project discipline, correct and orderly, while others, especially those contai-ning elements of mutation or a different type of rationality, or which seem inadequate for creating production systems, are unacceptable and unnatural.It could well be said that for some decades now, we have been experiencing an obvious contradiction between a fast-changing “real society” – a sort of open magma – and a substantially immobile “institutional society” which is in fact a closed system.The institutional society rejects change and is only able to accept this inasmuch as it ensures continuity and safeguards the principles already in place.This situation of inability to achieve even a minimum level of thought, reflection and common persuasion in agreement with the general changes brought about by international globalisation, enclosed within an old political power-cultural system, with its appreciable incli-nation to survive at all costs and using every means, produces a vortex movement that makes the system stiff.The dualism between the return of the physicist-rationalist paradigm and the presence of the “modern future” anti-paradigm does not appear, in the current cultural context, to leave any chance of success to “generative design”, but a more in-depth look at the state of the anomalies shown by “imitative design”, brings to light the extent of the crisis being experienced by academics and post-modernists.The restrictive interpretation, which re-conveys every kind of phenomenon into the channels of the already known, obtaining from it “conventional projects” processed in different times and contexts, also results in our moving away from any type of collective dimension and in our gradually taking sanctuary in the monumental fragment of historical derivation, the self-referential character of which is dismaying and tends to be an end in itself.An antidote to this cultural stagnation lies in recognising that neither reason nor will can proceed backwards (innovation, real inno-vation is always and only an event, circumstance, participation in change), and in considering the world of life as paramount: human beings and their values must be the reference for designing and building habitation areas, which must include, preserve and develop the entire eco-environment sphere.The clash between territorial phenomena and architecture persuades us to abandon the sense of the continuity of artistic experiences once and for all and triggers a new existence for design. Internal events, the result of contradictions within complex and not very rigid structures, and external events, the result of phenomenal encounters, cause the structures themselves to evolve and change .The resulting architecture tends to generate confusion and sow the seed of anxiety and concern within the collapse of traditional sha-pes, within the quest for new and original spatial materials not yet worn out by use: on the one hand, we are faced with the systematic disruption of every traditional spatial conformation, through the use of new shapes, which originate from the adoption of new tech-nologies and instruments and innovative materials, while on the other, the idea is to build a new way of living, through an attitude of discovery and use of all possible spatial and expressive parameters.

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Porsche Museum, StuttgartProject: DELUGAN MEISSL ASSOCIATED ARCHITECTS

“The new Porsche Museum will express the company’s self-confident stance and high standards in architectural terms, while at the same time conveying the firm’s dynamism and vitality.The Porsche Museum was conceived as a gravity-defying, dynamically formed monolithic structure that seems to hover above the folded topography of the ground and the first-floor levels. It contains the exhibition area of approximately 5,000 m² and provides an opportunity to spatially experience the Porsche “cosmos”.On the first floor is the entrance area, which acts not only as a foyer and starting point for guided tours but also offering interesting insights into the workshop for historic vehicles and the archive.The foyer of the exhibition area contains the history of the firm up to 1948. From there, the visitor can move straight on to the main exhibition area - represented by the chronologically arranged post-1948 product history as well as the respective ‘theme islands’ (including, among other things, Targa Florio, Prototypes, The 917 Era, Le Mans and Evolution 911). Whereas some 20 historic vehicles can be displayed in the current museum, the new museum will allow the public to feast their eyes on around 80 vehicles.The new Porsche Museum will also contain a museum shop, a visitors’ restaurant, a coffee bar and an exclusive restaurant with a large roof terrace. More than 300 parking spaces will be available in the underground garage. The building can also be used for large events, such as vehicle presentations, customer events or press conferences.The exhibition space is conceived as a vast arena that renounces hierarchical principles of order and a linear, predetermined single approach of presen-tation. Cross references emerge and can be followed both spatially and thematically.”

Data: Exhibition area: 5.000 sqm, Restaurants/café: 500 sqm, Museum shop: 200 sqm, Classic car workshop: 1000 sqm, Conference area: 700 sqmFloor area: 13.333 sqm, Gross surface area: 27.692 sqmCredits photos / drawings / visualisations: Delugan Meissl Associated Architects - Porsche AG

Museo Porsche, StoccardaProgetto: DELUGAN MEISSL ASSOCIATED ARCHITECTS

“Il nuovo Museo della Porsche esprimerà, in termini architettonici, gli elevati standards e la primaria posizione della compagnia, trasmettendone, contem-poraneamente, il dinamismo e la vitalità.Il Museo della Porsche è stato concepito come una struttura monolitica dinamicamente generata, che sfida la gravità e sembra volteggiare sulla topografia piegata del suolo e del primo livello. Esso contiene lo spazio espositivo di circa 5.000 mq. e dà l’opportunità di provare un’esperienza spaziale del “cosmo” Porsche.Al primo livello si trova l’ingresso, che funziona non solo da foyer e punto di partenza per le visite guidate, ma offre anche viste interessanti del laboratorio delle auto d’epoca e dell’archivio.Il foyer dello spazio espositivo ospita la storia della compagnia dal 1948 in poi. Da qui, il visitatore può muoversi lungo lo spazio espositivo principale, rappresentato dalla storia della produzione, sistemata in modo cronologico, con le relative “isole tematiche” (che comprendono, tra l’altro, la Targa Florio, i Prototipi, la 917 Era, la le Mans e la 911 Evoluzione). Mentre circa venti veicoli storici possono essere esposti nel museo attuale, il nuovo museo permetterà al pubblico di osservare circa ottanta veicoli.Il nuovo Museo della Porsche conterrà, inoltre, un negozio, una caffetteria, un ristorante turistico e uno esclusivo, con un’ampia terrazza panoramica. Saranno disponibili più di trecento posti auto nel parcheggio sotterraneo. L’edificio può anche essere utilizzato per grandi eventi, come le presentazioni di veicoli, eventi di costume o conferenze stampa.Lo spazio espositivo è concepito come una vasta arena, che rinuncia ai principi gerarchici dell’ordine e ad un solo approccio di presentazione lineare e pre-determinato. Emergono riferimenti trasversali e può essere seguito sia spazialmente che tematicamente.”

Dati: Area espositiva: 5.000 mq., Ristoranti/caffetteria: 500 mq., Negozio: 200 mq., Laboratorio automobili: 1000 mq., Area conferenze: 700 mq.; Superficie totale: 13.333 mq., Area totale: 27.692 mq.Crediti fotografie / disegni / viste: Delugan Meissl Associated Architects - Porsche AG

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BatwingProgetto: EMERGENT

“Batwing è un concetto, un prototipo di superficie architettonica, che integra aspetti meccanici, strutturali e di illuminazione in un nuovo tipo di sintesi. Batwing fa parte di un lavoro più ampio, che interessa la creazione di relazioni coerenti tra i sistemi costruttivi, attraverso mezzi geometrici e atmosferici. L’intenzione è quella di progredire, in architettura, verso un’unità emergente di ordine elevato mantenendo, contemporaneamente, una discrezionalità performativa dei sistemi.Il progetto può essere concepito come un collettore articolato, che incorpora i comportamenti strutturali, meccanici, sistemi di rivestimento e illuminazione. Questo non vuol dire che ognuno di questi sistemi sia “ottimizzato” in termini di qualunque categoria funzionale: gli effetti formali e spaziali di fluidità, traslucidità, lumi-nosità e silhouette, sono tutti molto importanti per l’effetto d’insieme del pezzo. L’intenzione è quella di introdurre, in architettura, un collegamento tra il regno sensibile e i flussi infrastrutturali. Questa connessione rende leggibili le strutture e le tecnologie costruttive diversamente dalla loro pura e semplice descrizione. Batwing non è il Centre Pompidou rovesciato, che rappresenta più di quanto performa e rimane una differenza di grado piuttosto che di specie. Lo spostamento (una differenza nel grado) della conduttura all’esterno non produce la trasformazione del sistema, o effetti incrociati o inaspettati. Consideriamo ora la trasforma-zione co-evolutiva della medusa bloodcomb (Beroe cucumis), trovata nelle medie profondità oceaniche. La bloodcomb appare come un organismo singolo, ma è in realtà composta da due organismi co-evoluti: la medusa e una comunità di batteri bioluminescenti. I batteri vivono nelle “pale”, dove prosperano e, muovendosi, producono una caleidoscopica illuminazione. Questo effetto rende la medusa invisibile ai suoi predatori sottomarini, che non possono distinguere questo disegno emergente dalla luce del sole, che rimbalza sulla superficie dell’acqua soprastante. Le due specie sono distinte, ma interconnesse, in modo che non possano essere slegate e la loro combinazione produce sofisticazione non possibile con una singola traettoria evoluzionaria. La sensibilità progettuale di Batwing è data da due tipi di trasformazioni della superficie: la piega e l’armatura appropriata. Le pieghe forniscono rigidità strutturale e dirigono i flussi d’aria attraverso la superficie creando, inoltre, un seducente disegno ornamentale. L’armatura trasforma il sistema dell’involucro in un sistema a conduttura, che rifornisce d’aria e continuità strutturale tra i componenti dell’involucro stesso. Pieghe profonde diventano “diffusori d’aria” caratterizzandosi come reti di micro-capillarità, utilizzate per il raffrescamento e il riscaldamento dell’aria che passa. Sulla base del principio dello scambiatore di calore, questo sistema di raffreddamento riscalda o raffredda, attraverso il trasfe-rimento radiante locale, invece di dipendere dall’aria centrale. Il linguaggio del pezzo guarda consapevolmente al design automobilistico e aerospaziale, in termini di fluidità, integrazione dei sistemi e processi di costruzione. Queste discipline si sono sviluppate, attraverso la retroazione della sensibilità del design e degli ambienti estremi di formazione, un processo, che è di profondo interesse per il nostro Studio.Artist Space è uno dei primi spazi alternativi di New York, fondato nel 1972 per supportare il lavoro di artisti contemporanei nei campi dell’arte visiva, dei media elettronici, video, performance, architettura e design. “Matters of Sensation” (mostra organizzata in collaborazione con la Graduate School of Architecture, Planning and Preservation della Columbia University) è un’esposizione collettiva di progetti di quattordici Studi di architettura americani della nuova generazione. Mentre l’uso del computer da parte degli architetti interessa prima la forma e la struttura, i partecipanti a questa esposizione si rivolgono ai materiali, non in quanto mere scelte costruttive, ma quali mezzi per creare diverse sensazioni spaziali.”

BatwingProject: EMERGENT

“Batwing is an abstract piece, a prototype for an architectural surface that integrates mechanical, structural and lighting toward a new kind of synthesis. Batwing is part of a larger body of work concerned with creating coherent relationships between building systems through geometric and atmospheric means. The aim is to move toward a higher-order emergent wholeness in architecture while still maintaining a performative discreetness of systems. The project can be understood as an articulated manifold which incorporates structural, mechanical, envelope, and lighting system behaviors. This is not to say that any one of these systems is ‘optimized’ in terms of any functional category the formal and ambient spatial effects of fluidity, translucency, glow, and silhouette are all as important for the overall effect of the piece. The intent is to establish a link between the sensate realm and infrastructural flows in architecture. This is different than simply expressing structure or expressing building technology, making it legible. Batwing is not the inside-out Centre Pompidou, which represents more than it performs, and remains a difference in degree rather than a difference in kind. Translation (a difference in degree) of the ductwork to the exterior doesn’t produce transformation of the system, or any unexpected or crossover effects. Now, consider co-evolutionary tran-sformation of the bloodcomb jellyfish, found in mid-water ocean depths. The bloodcomb appears to be a single organism but it is in fact two co-evolved organisms: the jelly and a community of bioluminescent bacteria. The bacteria live in the ‘paddles’ of the jelly where they thrive, providing a kaleidoscopic lighting mechanism as they move. This effect makes the jelly invisible to its deep-water predators, which cannot distinguish that emergent pattern from sunlight bouncing off the surface of the water above. The two species are distinct but interwoven in such a way that they cannot be unwound, and their combination produces sophistication not possible through a single evolutionary trajectory. The design sensibility of Batwing is driven by two types of surface transformation: the pleat and the becoming-armature. Pleats operate in terms of providing structural rigidity and directed airflow across the surface while also creating a seductive ornamental patterning. The armature transforms the envelope system into a duct system which provides supply air as well as structural continuity between envelope components. Deep pleats become ‘air diffusers’, featuring an embedded cooling meshwork of micro-capillaries used for cooling or heating of passing air. Based on the principle of water-to-air heat exchange, this cooling system heats or cools through local radiative transfer rather than relying on ‘central air’. The language of the piece consciously looks to automotive and aerospace design in terms of fluidity and integration of systems as well as processes of construction. These disciplines have flourished through the feedback of design sensibility and extreme shaping environments, a process which is of profound interest to our office.Artists Space is the one of the first alternative spaces in New York, founded in 1972 to support contemporary artists working in the visual arts, video and electronic media, performance, architecture and design. Matters of Sensation - organized in collaboration with the Graduate School of Architecture, Planning and Preservation, Columbia University - is a group exhibition of projects by fourteen architecture studios in the United States, all from a new generation of practitioners. Whereas architects’ use of computers first affected shape and structure, the participants in this exhibition address the way materials are not just about construction choices but also a means of creating diverse sensations in a space.”

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Freshwater Plaza, Abu DhabiProject: EMERGENT

“Water is the oil of the 21st century. In the 21st century, water will determine new land-use for growing populations, regional political alliances, and alternative energy production. Desalinization is one important aspect of the future of water; it is already a critical social concern, particularly in arid regions. Desalinization has long been a heavy industrial undertaking, involving huge mechanical apparatuses run on fossil fuels. Recently, a re-exami-nation of existing seawater greenhouse technologies has revealed possibilities for large scale, sustainable desalination using deep seawater and warm sea breeze in an evaporation-condensation loop. Freshwater Plaza is a spatialization of an innovative, low-tech water desalinization process, and part of the larger sustainability initiative of Abu Dhabi. The goal is to reveal new technologies but not for the sake of the image of technology. The project is instead focused on generating technological ambience. The divisions between technology and culture-- and building technology and architecture-- begin to dissolve into a hybrid spatial sensibility. Fluid flows, structural patterning, ornament, and lighting all combine into a coherent whole, generating an unexpectedly vivid and lively atmosphere. The space will generate public consciousness of the looming water crisis as well as offer a glimpse of how biological, integrative thinking may offer productive solutions to this global problem.The project is a large, partially inhabitable roof landscape characterized by two performative pattern logics. The first is a three dimensional meshwork of capillaries within which cold seawater (from a local deep source) is circulated. The second is a series of air intakes which direct warm sea air over the capillaries. Seawater is sprayed into this warm air as it enters, increasing its water content. The glass roof creates additional heat in the interior space, allowing the air to take on even more airborn moisture. Then, when this super-humidified air comes into contact with the chilled pipes, it condenses. The condensate-- free of salt-- drips down the capillaries into pleated troughs below, which lead to underground storage tanks. The chilled pipes are organized in such a way that they operate structurally, so the construction can ultimately be understood as a structural heat-exchanger.The hydronic and structural processes will be legible, but in an ambient, atmospheric way. The aim is not the creation of a ‘mechanical cathedral’, a la Structural Expressionism, but rather the creation of public space defined by crossovers of technology, culture, and sensation.”

Piazza dell’Acqua Dolce, Abu DhabiProgetto: EMERGENT

“L’acqua è il petrolio del ventunesimo secolo. Nel XXI secolo, l’acqua determinerà nuovi usi del suolo per la crescita delle popolazioni, le alleanze politiche regionali e la produzione di energia alternativa. La desalinizzazione è un aspetto importante del futuro dell’acqua ed è già un aspetto sociale critico, in particolare nelle regioni aride. La desalinizzazione è stata a lungo un pesante impegno industriale, coinvolgendo un enorme apparato meccanico, che utilizza i combustibili fossili. Recentemente, un riesame delle tecnologie di serre marine esistenti, ha rivelato la possibilità di una desalinizzazione sostenibile a vasta scala, utilizzando l’acqua profonda del mare e la calda brezza marina in un ciclo di evaporazione-condensazione. La Piazza dell’Acqua Dolce è la spazializzazione di un innovativo processo di desalinizzazione dell’acqua a bassa tecnologia e parte di una più ampia iniziativa sulla sostenibilità di Abu Dhabi, con l’obiettivo di mostrare nuove tecnologie, non per ragioni di immagine della tecnologia in sé. Il progetto, al contrario, mira a generare un’atmosfera tecnologica. La divisione tra tecnologia e cultura (e tra tecnologia costruttiva e architettura) comincia a dissolversi in una sensibilità spaziale ibrida. Flussi fluidi, modellazioni strutturali, ornamento e illuminazione, tutti combinati in un insieme coerente, per generare un’atmosfera vivace e inaspettatamente intensa. Lo spazio genererà consapevolezza pubblica dell’imminente crisi idrica, così come farà intravvedere come il pensiero biologico integrato, sia in grado di offrire soluzioni realizzabili a questo problema globale.Il progetto è una vasta copertura, parzialmente abitabile, caratterizzata da due modelli logico-prestazionali. Il primo è una superficie tridimensionale di capillarità, dentro la quale circola acqua marina fresca (da una profonda fonte locale). Il secondo, è una serie di prese d’aria, che direzionano sulle capillarità aria marina calda. L’acqua salata è spruzzata in questa aria calda e, non appena entra, accresce il suo contenuto d’acqua. La copertura di vetro crea un ulteriore riscaldamento dello spazio interno, permettendo all’aria di acquisire sempre più umidità. Quando questa aria carica di umidità entra in contatto con le tubazioni raffreddate, condensa e l’acqua, priva di sale, attraverso le capillarità, gocciola nei collettori sottostanti, per essere condotta ai serbatoi nel sottosuolo. I tubi raffreddati sono organizzati in modo da operare strutturalmente, per far sì che la costruzione possa essere concepita come uno scambiatore di calore strutturale. I processi idrici e strutturali saranno leggibili, ma nell’atmosfera dell’ambiente. L’obiettivo non è la creazione di una “cattedrale meccanica”, tipo l’Espressionismo Strutturale ma, piuttosto, la creazione di uno spazio pubblico definito dall’intreccio di tecnologia, cultura e sensazione.”

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Floating Island. Rebuilt WTC, New York cityProject: MAD Office

“Floating Island is a programmed landscape flowing on the WTC site, it joins the surrounding buildings in the sky in a horizontal way. The new WTC is no longer a working machine. Instead, it becomes a construction of organism. With rigorous analysis of the international trade model, we concluded that successful business conducts of modern time is no longer reliant on the scale of working space. Therefore, our strategy is to hold the business infrastructure in a limited space, where digital technology plays the leading role in the running of the business. This strategy is embodied in and interpreted by multi-media center for business, digital working station, air transportation center, international meeting rooms and convention cen-ter. Also, it provides facilities that relate to other aspects of urban life, like theaters, digital cinemas, recreation centers, hotels and restaurants, working gardens, parks, trees, and even a man made lake. Unlike the traditional vertical skyscrapers that isolate themselves from the city, our idea is to get Downtown Manhattan more organized horizontally and encourage human movement and activity. The ground level is therefore not only open to business people, but also to the more diversified public, which connects the waterfront and the heart of the financial district. With its new organizational structure, this proposal articulates our queries of “machine aesthetics” and “vertical city”, which are characteristics of modernism.Our ambition is to go beyond the discussion of visual symbolism. We believe the best memorial to WTC is development.”

Isola galleggiante. Ricostruzione del WTC, New York CityProgetto: MAD Office

“L’isola galleggiante è un paesaggio programmato, che fluttua sull’area del WTC, collegando gli edifici circostanti nel cielo, secindo linee orizzontali.Il nuovo WTC non sarà a lungo una macchina di lavoro, al contrario, diventerà una costruzione organica. Dopo analisi rigorose del modello di mercato internazionale, abbiamo concluso che il business di successo odierno non dipenderà a lungo dalla dimensione dello spazio di lavoro. Di conseguenza, la nostra strategia è quella di mantenere le infrastrutture commerciali in poco spazio, con le tecnologie digitali, che giocano il ruolo principale. Questa stra-tegia è incorporata e interpretata dai centri d’affari multimediali, dalle stazioni di lavoro digitali, dai centri di trasporto aereo, dai centri convegni e dalle sale riunioni internazionali. Inoltre, essa fornisce i servizi, che mettono in relazione con gli altri aspetti della vita urbana, come teatri, cinema digitali, centri ricreativi, alberghi, ristoranti, giardini di lavoro, parchi, alberi e persino un lago artificiale.Rispetto ai tradizionali grattacieli verticali, che si isolano dalla città, la nostra idea è quella di rendere Downtown Manhattan più organizzata orizzontalmen-te e di promuovere il movimento e l’attività delle persone. Il suolo, quindi, non è aperto solo alle persone d’affari, ma al pubblico più diverso e connette il waterfront con il cuore del distretto finanziario. Con la sua nuova struttura organizzativa, questa proposta articola le nostre richieste di “macchine estetiche” e “città verticale”, che costituiscono le caratteristiche del modernismo.La nostra ambizione è quella di andare oltre la discussione del simbolismo visuale. Crediamo che il modo migliore per ricordare il WTC sia lo sviluppo.”

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Birnbeck pierProject: moh architects

“The site conjures the common architectural dilemma of how to achieve simultaneity of two typically exclusive spatial qualities: an iconic figure and open space. On the one hand, Birnbeck Island represents a pivotal point within the distinctive identity and picturesque promenade along North Somerset seafront. As such, it seems perfectly fitting for a figural landmark and it may well be argued that such an iconic development would have an important regeneration effect both locally as well as regionally. On the other hand, however, any large aggregation of built space would inevitably erode the pier’s principal spatial qualities: blocking yet unobstructed vistas towards mainland and sea, obstructing lively open plazas for promenading, leisure and public gathering and so on and so forth. Moreover, any ‘icon’ in the traditional sense of a monumental building would pose a disproportionate counterweight to both the existing historic fabric as well as the delicate natural backdrop.Our main ambition is to overcome the aforementioned dichotomy and suggest a model that acknowledges the necessity for an icon in order to foster the attractiveness of the region and, yet, responds to the existing spatial qualities, the historic fabric and the subsequent size constraints. In order to achieve this, we propose a spatial formation where the open space is modulated in such a way that it becomes the icon itself, rather than the built space in a traditional figure-ground composition. Spatial concept As with most pier structures, the current layout of Birnbeck island suggests an almost mono-directional flow of visitors: while entering the site from the city, or likewise approaching from the far end of the pier, all access is bundled in between the existing buildings and the platform. Instead of sticking with this rather monotonous routing pattern the project’s program distribution is generated from a circulation diagram that instead allows for multiple ways to experience the extraordinary site: The flaneur is presented with open vistas towards the sea, framed passages in between historic fabric and proposed project, tranquil plazas and raised platforms allowing for unobscured views over the entire island. The routing diagram deliberately does not differentiate between inside and outside spaces per se, thus allowing for uninterrupted transitions between

Birnbeck pierProgetto: moh architects

“Il sito richiama il classico dilemma architettonico di come ottenere due tipiche esclusive qualità spaziali: una figura iconica e uno spazio aperto. Da un lato, Birnbeck Island rappresenta un punto cardine all’interno della specifica identità della caratteristica promenade lungo il litorale North Somerset. Di conseguenza, sembra adattarsi perfettamente a un landmark simbolico, tanto da affermare che tale sviluppo iconico avrebbe un importante effetto di rigenerazione, sia a livello locale che regionale. Dall’altro lato, tuttavia, qualunque vasta aggregazione di spazio costruito andrebbe ad erodere inevi-tabilmente la principale qualità spaziale del molo: bloccando la vista ancora libera verso la terraferma e il mare e ostruendo le piazze aperte vitali per il passeggio, il tempo libero, il ritrovo pubblico, e così via. Inoltre, qualunque “icona”, nel senso tradizionale di un edificio monumentale, finirebbe con l’essere un contrappeso sproporzionato, sia del tessuto esistente, che del delicato sfondo naturale.La nostra principale ambizione è quella di superare tale dicotomia e proporre un modello, che riconosca la necessità di un’icona per promuovere l’at-trattività della regione e risponda, inoltre, alle qualità spaziali esistenti: il tessuto storico e i conseguenti vincoli dimensionali. A tal fine, piuttosto che costruire spazio in una composizione tradizionale di figura-sfondo, proponiamo una struttura spaziale dove lo spazio aperto sia modulato in modo che diventi esso stesso un’icona.Concetto spazialeCome la maggior parte dei moli, l’attuale disegno di Birnbeck Island suggerisce un flusso quasi monodirezionale dei visitatori: entrando nell’area dalla città, piuttosto che dall’estremità del molo, tutto l’accesso è raccolto tra gli edifici esistenti e la piattaforma. Invece di aderire a questo modello di percor-so, piuttosto monotono, il programma distributivo del progetto è generato da un diagramma di circolazione che, al contrario, permette di provare in vari modi l’eccezionalità dell’area: il percorso si presenta con viste aperte sul mare, passaggi incorniciati tra il tessuto storico e il proposto progetto, piazze tranquille e piattaforme sollevate, che permettono viste senza ostacoli sull’intera isola.Il diagramma di circolazione non differenzia intenzionalmente gli spazi interni da quelli esterni, permettendo, così, una continua transizione tra gli spazi

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all appending spaces of the proposal in a continuous and fluid manner, be it inside or outside.Yet, should any part of the proposed program need to be temporarily cut off from the cohesive network (e.g. for private or semi-private uses), all access remains fully functional as the chosen pattern allows for dynamical re-routing. Correspondingly, the program is distributed alongside these routes as one continuous surface, allowing for circulation over the entire roofed area - where it becomes a gently sloped topography - as well as through the appending interior programs where it forms façades and/or apertures.While its formally intricate articulation generates enough attraction to function as an ‘icon’ - and thus promotes a lively urban environment - the struc-ture maintains a low profile across the entire section. It never antagonizes the existing buildings or overpowers the delicate natural backdrop.”

annessi della proposta, in modo fluido e continuo, sia all’interno che all’esterno.Ogni parte del programma proposto ha bisogno di essere temporaneamente separata dalla rete collettiva (per esempio per usi privati o semi-privati), tutto l’accesso rimane pienamente funzionale, in quanto il modello scelto permette un dinamico riorientamento. In modo analogo, il programma è distribuito lungo questi percorsi come una continua superficie, permettendo la circolazione su tutta l’area della copertura (dove questa diventa una dolce pendenza), così come attraverso i programmi interni correlati, dove forma facciate e/o aperture.Mentre la sua intricata articolazione formale genera, come una “icona”, una buona attrazione alle funzioni -e così supporta un ambiente urbano vivace- la struttura mantiene un basso profilo nell’intera sezione. Non è mai antagonista dell’edificio esistente, né sovrasta il delicato sfondo naturale.”

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Deep Ground, Longgang CityProject: Groundlab

“Deep Ground project designed by Groundlab Collective, has recently won the design competition for Longgang Centre and Longcheng Square international competition. The project deals with the regeneration of 11.8 Km2 of the urban fabric in the centre of Longgagn, north east of ShenZhen in the Pearl River Delta, with estimated population of 350,000 and 9,000,000 sqm of new development. The design of the project is strongly based in the methodology currently proposed by Landscape Urbanism, ranging form spatial concepts such as thickened ground, bottom up approach to reading the territory and deployment a relational urban design models. Collaborators for the competition stage include Arup ILG providing input in the infrastructure and InGame as local office.The urban villages are a central part of Longgang district but also provide the site with certain characteristics and differentiation which will be the key for the success of the city as a whole. There is a set of urban villages which have been identified as potentially interesting to be preserved. This project proposes the use of these areas as part of a strategy for generation of various brands across the site. In order to do this, a research process should take place during later stages of development, which would include consultation and engagement with local communities to try to understand which are these potential themes or anchoring brands which would emerge out of the villages.Longgang River is located at the heart of Longgang city but is radically separated from the it with no interaction or relation apart from being used as a back yard and wastewater sewer. The infrastructural landscape project used this contradictory condition to propose the recovery of the river triggering the revitalization not just of banks and surrounded areas but of the whole city, driving the landscape strategy, greenery and river as one interactive and interconnected system. The infrastructure designed along the river will serve as an anchor point to deploy cleansing strategies, rainwater collection and flooding defence while creating green areas, ecological corridors, public open spaces, sports fields and leisure areas. The landscape network creates a major framework to articulate the urban fabric, the public areas and the infrastructural equipment of the city and will be able to generate a great variety of programmes which do not exist or are in poor conditions, linking the river to the neighbourhoods and with the city. This in fact will generate ecology inside the city, highlighting the presence of the river in the city not just as an aesthetic element but as a strategic, active and vital for the present and future viability of the city.This concept describes the spatial strategy that Groundlab has used for the implementation of the underground development in conjunction with public

Deep Ground, Longgang CityProgetto: Groundlab

“Il progetto Deep Ground, del collettivo Groundlab, ha recentemente vinto il concorso internazionale di progettazione per il Longgang Center e la Longchang Square. Il progetto riguarda la riqualificazione di un insediamento di 11,8 kmq. nel centro di Longgang, a Nord-Est di ShanZhen, nel delta del fiume Pearl, con una popolazione stimata di 350.000 abitanti e 9.000.000 di mq. di nuove costruzioni. Il progetto si basa sulla metodologia attualmente proposta dall’urbanistica del paesaggio, trattando di concetti spaziali come spessore del suolo, approccio bottom-up di lettura del territorio e utilizzo di modelli urbani relazionali di progettazione. Al concorso hanno collaborato Arup ILG, per le infrastrutture e InGame, in qualità di ufficio locale.I villaggi urbani sono una parte centrale del distretto di Longgang, ma danno anche all’area certe caratteristiche e diversità, che saranno gli elementi chiave per il successo della città nel suo insieme. Sono presenti diversi villaggi urbani, che sono stati identificati come potenzialmente interessanti per essere conservati. Il progetto propone l’utilizzo di queste aree come parte di una strategia di generazione di varie specificità nel sito. Per far ciò, si dovrebbe avere un processo di ricerca, durante le ultime fasi dello sviluppo, che includa la consultazione e il coinvolgimento delle comunità locali per cercare di comprendere quali siano questi temi potenziali o le specificità locali, che potrebbero emergere dai villaggi.Il fiume Longgang si trova al centro della città di Longgang, ma è radicalmente separato da essa, senza interazione o relazione, se si esclude l’uso del cortile come scolo dell’acqua di scarico. Il progetto di paesaggio infrastrutturale ha utilizzato questa condizione contraddittoria per proporre il recupero del fiume, innescando la rivitalizzazione non solo delle rive e delle aree circostanti, ma dell’intera città, utilizzando la strategia del paesaggio, la rinatura-lizzazione e il fiume, come un solo sistema interattivo e interconnesso. L’infrastruttura progettata lungo il fiume servirà da punto di ancoraggio per pro-muovere strategie di depurazione, raccolta di acqua piovana e protezione dalle esondazioni, mentre realizza aree verdi, corridoi ecologici, spazi pubblici aperti, campi gioco e aree per lo sport e il tempo libero. La rete di paesaggio crea un quadro più ampio per articolare il tessuto urbano, le aree pubbliche e le attrezzature della mobilità della città e sarà in grado di realizzare una grande varietà di programmi, che non esistono o sono carenti, collegando il fiume ai quartieri e alla città. Tutto questo, infatti, genererà ecologia nella città, evidenziando la presenza del fiume nella città stessa, non solo come elemento estetico, ma quale strategia attiva e vitale per la presente e futura vivibilità della città.Questo concetto descrive la strategia spaziale che Groundlab ha utilizzato per l’attuazione dello sviluppo sotterraneo in rapporto al progetto dello spazio

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space design and the river crossing. Central to the definition of the figure ground is an attempt to understand and design the space as a surface which acquires thickness and spatial complexity as the different programs and land uses start to combine. In this way, the thickened ground looks for mixture of programs rather than compartmentalization of functions, working towards and open ended spa-tial result which combines good quality open space with otherwise isolated infrastructural elements. For the case of this project, the thickened ground emerges out of the bridge over the Longgang river, crossing north to LongCheng Square to then become a folded surface containing both public pro-gramme, underground access and parking for the CBD. The thickened ground becomes a whole strategy to challenge the traditional opposition building vs landscape, managing to introduce surprisingly high density and programme into areas which are currently under used, increasing the overall value, open space usage and intensity of life at street level.For the purposes of this project, a relational urban model has been created which can control simultaneously built mass quantities as well as 3D model of the built fabric. The model is based in sets of urban relationships which connect one another, hence the name of relational. One of the advantages of this working methodology is that it enables the generation of different options with a relative minor effort, as most of the drawing gets automatically produced, while there is potentially the chance to evaluate the overall built volume before the volume is even generated. It also enables the combination of variables related to density with variables related to typology. This can be used to produce varied and diverse urban patterns with simple controls. The volumetry of the proposed built fabric shown in the final drawing and renderings has been modelled to suit the quantity of land use calculated in the Transport Chapter (around 9,000,000 sqm).”

pubblico e all’attraversamento del fiume. Centrale per la definizione dell’immagine del suolo è un tentativo di comprendere e progettare lo spazio come superficie, che acquisisce spessore e complessità spaziale, quando programmi diversi e usi del suolo iniziano a combinarsi. In tal modo, il suolo densificato , attraverso un mix di programmi anziché una suddivisione per funzioni, operando verso un risultato di apertura spazia-le, combina uno spazio aperto di buona qualità con elementi infrastrutturali che altrimenti resterebbero isolati. Per questo progetto, il suolo densificato emerge dal ponte sopra il fiume Longgang, attraversando LongCheng Square a Nord, per diventare una superficie piegata, che contiene sia destinazioni pubbliche, che accessi sotterranei e parcheggi per il CBD. Il suolo densificato diventa una strategia globale, che sfida la tradizionale opposizione tra edi-ficio e paesaggio, per introdurre una sorprendente alta densità e un programma in aree attualmente sotto utilizzate, andando ad incrementare il valore d’insieme, l’uso dello spazio aperto e l’intensità della vita a livello delle strade.Per gli obiettivi di questo progetto, è stato realizzato un modello relazionale urbano, che può controllare, contemporaneamente, le quantità volumetriche e un modello tridimensionale del tessuto costruito. Il modello è basato su una serie di relazioni urbane, connesse tra loro, da qui il nome di relazionale. Uno dei vantaggi di questa metodologia di lavoro è che permette la generazione di diverse opzioni con uno sforzo relativamente minore, in quanto la maggior parte dei disegni vengono prodotti automaticamente, mentre vi è potenzialmente la possibilità di valutare il volume costruito globale prima che questo venga generato. Esso permette, inoltre, la combinazione di variabili di densità con quelle di tipologia. Questo può essere utilizzato per produrre vari modelli urbani con semplici controlli. La volumetria del tessuto urbano proposto, mostrato nei disegni e nei renderings finali, è stato modellato per adattare la quantità di uso del suolo calcolata nel Transport Charter (circa 9.000.000 di mq.).”

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SCOOP-Arctic Culture Centre, HammerfestProject: SMAQ Architects

“As the northernmost town in the world, Hammerfest identifies a vital and unique dynamic: the integration of urban space and town culture with extreme environ-mental conditions. SCOOP proposes a new concept for Hammerfest’s harbour that is generated through the synergetic overlap of realms. Rather than enclosing environmentally controlled artificial environments, SCOOP reacts to the extreme conditions - reflecting, harnessing, and protecting - and makes these reactions manifest both in the built form and the urban space to generate a new waterfront that is emblematic of Hammerfest. Within the newly developed strip, the urban waterfront functions and specific cultural centre programs overlap and interact with each other to create spaces which are open to the flows of energy and cultural use.

Landscaping the waterfrontThe new waterfront connects the town centre with the beach via a quay promenade. Along the “Golden Mile”, specific open and enclosed destinations are program-med with public functions, including the town square, cultural centre foyer, the hotel restaurant, the spa, the pier, the research library and exhibition space, and the beach. SCOOP develops in the differentiation between exposure and shelter a climatic zoning along the continuous promenade, where the choice can be made between levels of exposure. This gradient of zones is the foundation for the new public space of Hammerfest - outdoors as well as indoors. The quay promenade focuses on pedestrian and tourist activities rather than industry as the new harbour program. Along the new promenade, the strollers can choose from a range of exposures, from direct openness to the sea and wind, to wind-broken, rain-protected, sun-catching. Niches with benches also function as wind-breaks for the promenade. The buildings find their location by bending around the public space to shelter it from the harsh winds, while casting a minimal shadow there. As an ensemble, they open up Strandgata to the waterfront and create new views and connections to the sea while moving through Hammerfest.

The Arctic Culture CentreThe Arctic Culture Centre is an extroverted, climatically active and user-interactive bow, dynamically poised between three poles: Hammerfest town centre, the harbour and the quay promenade/beach. The form opens up to the south creating strong dynamic between the town square and the new sheltered, sun-catching niche of the Arctic Culture Centre harbour terrace. The public promenade extends through the foyer, engaging the Culture Centre directly in the public route. The main entrance is from Strandgata. From here, the foyer opens up to the sunlight, the water and views of the town, becoming an invitation to the residents of Hammerfest. At opposing ends of the foyer are the auditoriums, the main hall hovering boldly over the water in the evening sun, the smaller rehearsal hall nests quietly along the street in the morning sun. Directly related to the foyer is the atrium, where rooms for the regional music group LINK and the public functions of the Culture School gather around a central space whose mirrored balconies are angled to reflect any available sunlight deep into the building. This atrium, which is also part of the public promenade, provides a common space for the students and performing artists to interact which doubles as an improvisation stage. Above, the Regional Stage for Dance, the rehearsal spaces of the Culture School, and the administration of the Culture House also gather around the atrium. The quay level accommodates dressing rooms, service, storage, and technical spaces as well as the stages.

ConceptThe Arctic Culture Centre reacts to local forces, intelligently using what it can from the available resources and giving back to the environment. In the mon-ths when there is sunrise, any available light and heat energy is reflected or absorbed through the serrated skin to the interior of the building, and used or stored, whereas in the dark months, the light emitted through the slits in the membrane turn the building into a radiant lantern. The building is composed of 4 climatically reactive components:Skin: The Culture Centre is wrapped in a reflective and shiny metal skin to form a loose layered structure which peels at different angles in reaction to different environmental conditions to accommodate sun-shielding, sun-reflecting, ventilation, acoustics, and artificial lighting in combinations. Around the auditoriums, the skin peels open to allow natural ventilation due to the negative pressure created by the prevailing wind. To the outside, the skin forms a series of sun-reflecting bands, to the interior, the form provides specific auditorium acoustic conditions, while allowing natural light to reflect onto the ceiling. After sunset, the integrated light fixtures emit light through the slits to the exterior. The entire skin is understood as an intelligent interface where the interior and environment make contact, and is itself a visualization of the way in which resources can be thoughtfully used.

SCOOP-Centro Culturale Artico, HammerfestProgetto: SMAQ Architects

“Quale città più a Nord del mondo, Hammerfest presenta un’unica e vitale dinamica: l’integrazione di spazio urbano e cultura locale con le condizioni ambientali estreme del luogo. SCOOP propone una nuova idea per il porto di Hammerfest, generata dalla sinergica sovrapposizione di ambiti. Piuttosto di confinare ambienti artificialmente controllati, SCOOP reagisce alle condizioni estreme (riflettendo, imbrigliando e proteggendo), rendendo manifeste tali reazioni sia nella forma dell’edi-ficio, che dello spazio urbano, per realizzare un nuovo waterfront emblematico per la città. Entro la fascia dinuova costruzione, le funzioni urbane del waterfront e gli specifici programmi culturali del centro, si sovrappongono e interagiscono l’un l’altro, per realizzare spazi aperti ai flussi dell’energia e di uso culturale.

Architettura paesaggistica del waterfrontIl nuovo waterfront collega il centro città con la spiaggia attraverso una passeggiata sul molo. Lungo il “Golden Mile”, si trovano attività specifiche e funzioni pub-bliche sia al chiuso che all’aperto: la piazza della città, il foyer del centro culturale, il ristorante dell’albergo, le terme, il molo, una biblioteca di ricerca, uno spazio espositivo e la spiaggia. Differenziando tra zone esposte e protette, SCOOP sviluppa una zonizzazione climatica lungo la passeggiata, dove la scelta può essere fatta tra livelli di esposizione. Questo gradiente di zone è la base per un nuovo spazio pubblico di Hammerfest (all’esterno così come all’interno).La passeggiata lungo il molo è rivolta ad attività pedonali e turistiche, piuttosto che all’industria, come nel nuovo programma del porto. Lungo questa passeggiata, il passante può scegliere tra una gamma di esposizioni, da quelle aperte al vento e al mare, a quelle protette dal vento, dalla pioggia e dai raggi solari. Nicchie con panchine funzionano come frangivento della promenade.Gli edifici trovano la propria localizzazione avvolgendosi attorno allo spazio pubblico per ripararlo dai rigidi venti, con il minimo di ombreggiamento. Nell’insieme, essi aprono Strandgata verso il waterfront e realizzano nuove viste e collegamenti al mare per chi si muove in Hammerfest.

Il Centro Culturale ArticoIl Centro Culturale Artico è un arco estroverso, interattivo e climaticamente attivo, situato in modo dinamico tra tre polarità: il centro di Hammerfest, il porto e la banchina pedonale/spiaggia. La forma si apre vero Sud, creando una forte dinamica tra la piazza della città e la nuova nicchia coperta, che cattura il sole, della terrazza portuale del Centro Culturale Artico. La passeggiata pubblica si estende nel foyer, inserendosi nel Centro Culturale direttamente dal percorso pubblico. L’ingresso principale è da Strandgata. Da qui, il foyer si apre alla luce del sole, all’acqua e alle viste della città, diventando un invito per gli abitanti di Hammerfest. Alle estremità del foyer si trovano le sale, quella principale volteggia audacemente sull’acqua nel sole della sera, la sala prove, più piccola, è posta lungo la strada nel sole della mattina. In relazione diretta con il foyer vi è l’atrio, dove le sale per il gruppo di musica regionale LINK e le funzioni pubbliche della Scuola della Cultura, si raccolgono attorno ad uno spazio centrale, le cui balconate a specchio sono angolate per riflettere qualunque raggio di sole all’interno dell’edificio. Questo atrio, che è anche parte della passeggiata pubblica, prevede uno spazio comune per studenti e artisti dello spettacolo affinché interagiscano come attori in un palcosce-nico improvvisato. Al di sopra, il Teatro Regionale di Danza, gli spazi di prova della Scuola della Cultura e l’amministrazione della Casa della Cultura, si raccolgono anch’essi attorno all’atrio. Il livello del molo accoglie camerini, servizi, deposito, spazi tecnici e i palchi.

ConcettoIl Centro Culturale Artico reagisce alle forze locali, utilizzando intelligentemente ciò che può delle risorse disponibili e restituendole all’ambiente. Nei mesi in cui sorge il sole, qualunque luce disponibile e energia termica è riflessa o assorbita nella superficie chiusa, verso l’interno dell’edificio e utilizzata o immagazzinata; nei mesi bui, al contrario, la luce emessa attraverso le fessure della membrana trasforma l’edificio in una raggiante lanterna. Il complesso si compone di quattro elementi climaticamente reattivi:Superficie esterna: Il Centro Culturale è avvolto in una lucida superficie metallica riflettente per formare una struttura non compatta a strati, che si staccano secondo diverse angolazioni in accordo alle differenti condizioni ambientali per favorire, contemporaneamente, la protezione dal sole, la riflessione, la ventilazione, l’acustica e l’illuminazione artificiale. Attorno all’auditorium, la superficie esterna si apre per permettere la ventilazione naturale, generata dalla pressione negativa creata dal vento prevalente. All’esterno, la superficie forma una serie di strisce, che riflettono il sole; all’interno, la forma fornisce specifiche condizioni acustiche all’auditorium, permettendo alla luce naturale di riflettersi sul soffitto. Dopo il tramonto, i dispositivi di integrazione luminosa, emettono luce all’esterno attraverso le fessure. L’intera superficie esterna è concepita come un’in-terfaccia intelligente, dove l’interno e l’ambiente si incontrano ed è una visualizzazione, in sé, del modo in cui le risorse possono essere utilizzate in modo accurato.

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Sun Space: Due to the constancy of the low angled sun and the long hours of solar radiation in summer, collection of solar energy on the vertical plane is very efficient. The Sun-Space on the south façade catches the solar energy and transfer it via a heat exchanger to a time-lag store which releases the energy for heating the school and offices in the early morning. The louvers provide thermal mass in the Sun-Space as well as shading from glare in the foyer and allowing view over the water to the town centre. During the winter months with no natural daylight, the function of the space is inverted - light fixtures integrated in the louvers enable the Sun-Space to light up the foyer and the Harbour Terrace and form the backdrop for winter and evening performances.Atrium: In the atrium, angled mirrored balconies react to specific sun angles throughout the day to reflect sunlight deep into the building to naturally light the common space and the public route through the interior. Since the upper balcony reflects early-year light, and the east and west surfaces reflect early-morning and evening light, the sun-defined form and materiality generates a fluid and dynamic three-dimensional space.Sun Wing: In order to naturally light the public route through the building for the main part of the day, the south foyer corridor extends a scoop to the east, to catch the morning light that would otherwise be obstructed by the small auditorium. The surface twists to reflect the maximum amount of light into the space until the sun reaches the Sun-Space just after noon. The Wing signals the threshold where the quay promenade enters the culture centre.The solar plan is time-lagged, so that afternoon energy is stored overnight and even seasonally. When sufficient solar energy is unavailable, supplementary heat energy is absorbed from the sea via a heat pump, and when necessary local natural gas is used as a back-up.

Materiality and structure The shiny reactive skin, which reflects the arctic environment, penetrates into the interior of the building in the atrium and the sun wing to catch and reflect the available daylight. In contrast, the wood-clad interiors of the foyer and auditoriums create sensual and warm inner spaces. In this way the foyer and the timber boardwalk become continuous in both function and materiality.”

Gross floor area: 4.100 sqm

Spazio del Sole: Per la persistenza del basso angolo del sole e delle molte ore di radiazione solare in estate, l’accumulo di energia solare sul piano verticale è molto efficiente. Lo Spazio del Sole, sulla facciata Sud, cattura l’energia solare e la trasferisce, attraverso uno scambiatore di calore, a un accumulatore a scarto temporale che rilascia l’energia per riscaldare, la mattina presto, la scuola e gli uffici. Le lamelle forniscono la massa termica nello Spazio del Sole, riparando dall’abbagliamento il foyer e permettendo di vedere l’acqua e il centro della città. Nei mesi invernali, senza l’illuminazione naturale, la funzione dello spazio è invertita: i dispositivi di illu-minazione integrati nelle lamelle permettono allo Spazio del Sole, durante gli spettacoli invernali e serali, di illuminare il foyer e la Terrazza del Porto dallo sfondo.Atrio: Nell’atrio, durante il giorno, le balconate riflettenti orientate reagiscono alle specifiche angolazioni del sole per far penetrare la luce del sole nell’edificio e illuminare in modo naturale lo spazio comune e il percorso pubblico all’interno. Dato che la balconata superiore riflette la prima luce dell’anno e le superfici Est e Ovest riflettono la prima luce della mattina e della sera, la forma definita del sole e la materialità generano un fluido e dinamico spazio tridimensionale.Ala del Sole: Durante la maggior parte del giorno, per illuminare naturalmente il percorso pubblico nell’edificio, il corridoio Sud del foyer si estende con un’ala a superfi-cie piana verso Est, per catturare la luce mattutina, che verrebbe altrimenti ostruita dal piccolo auditorium. La superficie stessa ruota per riflettere la massima quantità di luce nello spazio finché, subito dopo mezzogiorno, il sole raggiunge lo Spazio del Sole. L’Ala segnala la soglia dove la passerella pedonale entra nel centro culturale.Il piano solare è temporizzato, così che, nel corso della stagione, l’energia del pomeriggio è immagazzinata durante tutta la notte. Quando non è disponibile una sufficien-te energia solare, viene assorbita energia termica supplementare dal mare, attraverso una pompa di calore e, quando necessario, si torna ad utilizzare gas naturale.

Materiali e strutturaLa luminosa superficie esterna reattiva, che riflette l’ambiente artico, penetra all’interno dell’edificio, nell’atrio e nell’ala del sole per catturare e riflettere la luce solare disponibile. Fanno da contrasto gli interni del foyer e delle sale, rivestiti di legno, che creano uno spazio interno sensuale e caldo. In questo modo, il foyer e la passerella lignea diventano continui, sia nella funzione che nella materialità.”

Area totale dei piani: 4.100 mq.

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Masdar Headquarters, MasdarProject: Adrian Smith + Gordon Gill Architecture

“Masdar’s development is a unique, integrated “Green Community” in the heart of Abu Dhabi. This new energy and technology Community will open in 2009, covering six square kilometers and offering the finest practical facilities for the Masdar Institute of Science and Technology, the Masdar Research Network, light industry, development units and laboratories, plus a carefully selected pool of international tenants. Every building in the development will be designed and constructed to provide a model for sustainable living and working. The principle of Masdar development is a dense walled city to be constructed in an energy-efficient, two-stage phasing. A large photovoltaic power plant will power the city’s construction from inception. Strategically located with Abu Dhabi’s principal transport infrastructure, Masdar will be linked to surrounding communities as well as the center of Abu Dhabi and the international airport by a network of existing road and new rail transportation routes. Rooted a zero-carbon ambition the city itself is car free. With a maximum distance of 200 m to the nearest transport link and amenities, the compact network of streets encourages walking and is complemented by an easy-accessible rapid transport system. The shaded walkways and narrow streets will create a pedestrian friendly environment in the context of Abu Dhabi’s extreme climate. It also articulates the tightly planned, the surroundings land will contain wind turbines (at the southwest and northeast corners of the site, as well as some building-integrated “urban turbines”), photovoltaic farms, research fields and plantations, so that the city will be entirely self-sustaining. Masdar’s headquarters, at the heart of Masdar City, will be the world’s first large-scale, mixed-use “positive energy” building, producing more energy than it consumes, reducing liquid and solid waste. The complex will utilize sustainable materials and feature integrated wind turbines, outdoor air quality monitors and one of the world’s largest building-integrated solar energy arrays. Compared with typical mixed-use buildings of the same size, the Headquarters will consume 70 percent less water. In addition to being the location of Masdar Headquarters, the building will accommodate private residences and ‘early bird’ businesses starting up in the city. The Masdar Headquarters will: a) be the lowest energy consumer per square meter for a modern class A office building in an extremely hot and humid climate; b) feature one of the world’s largest building-integrated photovoltaic arrays; c) employ the largest solar thermal driven cooling and dehumidification system; d) be the first building in history to generate power for its own assembly, through development of its solar roof pier before the underlying complex.”

Masterplan: Foster + Partners - Site area: 640 hectaresPopulation living on site: 50,000 eventually facilitating a population of 100,000Programme: housing (30%), special economic zone (24%), commercial (13%), university (6%), civic and culture (8%), service and transport areas (9%)

Quartier generale di Masdar, MasdarProgetto: Adrian Smith + Gordon Gill Architecture

“Lo sviluppo di Masdar può essere visto come un’unica e integrata “Comunità Verde” nel cuore di Abu Dhabi. Questa nuova Comunità energetica e tecnologica sarà attivata, nel 2009, su un’area di 6 milioni di chilometri quadrati, per offrire le migliori strutture al Masdar Insititute of Science and Technology, al Masdar Research Network, all’industria leggera, alle unità di sviluppo e ai laboratori, oltre che ad un pool attentamente selezionato di inquilini internazionali. Ogni edificio della costru-zione sarà progettato e costruito per fornire un modello sostenibile di abitazione e lavoro. Il principio dello sviluppo di Masdar è quello di una densa città murata, costruita in due fasi di efficienza energetica. Un grande impianto fotovoltaico fornirà da subito la potenza per la costruzione della città. Situata strategicamente sulla principale infrastruttura di trasporto di Abu Dhabi, Masdar sarà collegata alle comunità circostanti, al centro di Abu Dhabi e all’aeroporto internazionale, attraverso una rete di strade esistenti e di nuovi percorsi di trasporto su ferro. Con l’ambizione di eliminare le emissioni di carbonio, la città non prevede automobili. Con una distanza massima di 200 metri dal più vicino collegamento o servizio di trasporto, la compatta rete di strade promuove la mobilità pedonale ed è integrata da un sistema di trasporto metropolitano facilmente accessibile. I percorsi all’ombra e le strade strette creeranno un ambiente pedonale accogliente, nel contesto del clima estremo di Abu Dhabi. Esso, inoltre, articola la pianificazione compatta, mentre il terreno circostante conterrà turbine a vento (alle estremità Sud-Ovest e Nord-Est e in molte “turbine urbane” integrate negli edifici), fattorie fotovoltaiche, campi e piantagioni di ricerca, in modo che la città diventi interamente autosufficiente.Il quartier generale di Masdar, al centro della città, sarà l’edificio “energeticamene positivo” ad uso misto, più grande al mondo, in grado di produrre più energia di quanta ne consumerà, con una diminuzione dei rifiuti liquidi e solidi. Il complesso utilizzerà materiali sostenibili e integrerà turbine a vento, rilevatori della qualità dell’aria esterna e uno degli impianti solari integrati più ampio al mondo. Rispetto ad analoghi edifici ad uso misto di pari dimensioni, il Masdar Headquarters consu-merà il 70% in meno di acqua. Oltre ad essere il quartier generale di Masdar, l’edificio ospiterà residenze private e le prime attività commerciali satellite della città. Il quartier generale di Masdar: a) sarà l’edificio per uffici di classe A con il più basso consumo energetico per metro quadrato, nei climi caldi e umidi; b) sarà caratterizzato da uno degli impianti fotovoltaici integrati più grandi al mondo; c) utilizzerà il più ampio sistema di raffrescamento termico e deumidificazione; d) sarà il primo edificio della storia a generare l’energia necessaria per la sua stessa costruzione, attraverso la sua piastra solare di copertura, prima del complesso fondamentale.”

Masterplan: Foster + Partners - Superficie dell’area: 640 ettariPopolazione insediata: 50.000, 100.000 compresi i serviziProgramma: abitazioni (30%), zone economiche speciali (24%), commercio (13%), Università (6%), servizi civici e culturali (8%), servizi e aree di trasporto (9%)

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PS1 MoMa - “SUR”Project: Xefirotarch

“With the flair of a circus, the ambience of a play ground, this project activates affects and sensations. A mode of playful distraction and absorption is created as familiar spatial vibrations are stimulated through unfamiliar figures.As circus flamboyance the space is intensified as mood and play, by means of contortion and exuberance, the space is dense and textured, the light is filtered but bright, the space is not loud but incisive, and disturbing.In this sense, time doesn’t exist; it is a kind of parallel situation.A kind of technique approach. The construction of genealogies of cells into organs…Second, time is now, embedded in geometry, and ultimately in effects.It has a kind of material quality…The project functions in a way as a cinematic game: in a game there is no narrative, only active affects, and emergent grotesque esthetics and behaviors are in constant actualization… so let’s play…”

Hernan Diaz Alonso

PS1 MoMa - “SUR”Progetto: Xefirotarch “Con l’indole di un circo e l’atmosfera di un campo da gioco, questo progetto stimola affetti e sensazioni; un piacevole sistema di distrazione e assorbimen-to, realizzato come spazio familiare, con le vibrazioni stimolate da figure sconosciute.Così come nella stravaganza circense, lo spazio è rinvigorito dall’ambiente e dal gioco, attraverso ambiguità ed esuberanza. Lo spazio è denso e intrecciato, la luce è filtrata ma brillante, lo spazio non è rumoroso ma incisivo e intrigante.In questo senso il tempo non esiste; è una sorta di situazione parallela.Una specie di approccio tecnico.La costruzione di genealogie di cellule negli organi ...Il tempo è attualizzato, incorporato nella geometria e completato negli effetti.Ha una sorta di qualità materiale ...Il progetto funziona come un gioco cinematico: in un gioco non c’è narrativa, solo affetti attivi, estetiche grottesche e comportamenti emergenti in costante attualizzazione ... andiamo a giocare ...”

Hernan Diaz Alonso

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requisiti minimi richiesti | internet explorer 6 (o successivo), netscape 7 (o successivo)ottimizzazione del sito | internet explorer 6 - risoluzione video 1280 x 1024

le immagini nella barra in basso vengono ingrandite cliccando sulle stessei testi in inglese appaiono cliccando sulla bandiera

63 pagine di testo e 408 immagini

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COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’:IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURARivista bimestrale digitale di pianificazione e progettazione - n. 08 Settembre/Ottobre 2008Two-monthly digital review of architecture and planning - n. 08 September/October 2008

DELUGAN MEISSL ASSOCIATED ARCHITECTS: Museo Porsche, Stoccarda

©Proprietà letteraria riservataGangemi Editore spaPiazza San Pantaleo 4, Romaw w w . g a n g e m i e d i t o r e . i t

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni.

Periodico bimestraleregistrato presso il Tribunale di Milanoal n° 50 del 30 Gennaio 2007.L'editore adempie gli obblighi previstidall'art. 1 del decreto legislativo luogotenenziale 31.8.1945, n° 660.

ISSN: 1971-3002

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Torri nella Monument Valley, Phoenix

OLTRE L’ARCHITETTURA CONVENZIONALEBEYOND CONVENTIONAL ARCHITECTUREEditoriale/EditorialGabriella Padovano

Ipotesi e sperimentazioni/Hypothesis and experimentations:

Italian and English texts

Batwing

Cheongna City Tower, Incheon

Birnbeck pier

“Ri-pensando Lascaux”

Adrian Smith + Gordon Gill Architecture

Ambasciata Finlandese, Canberra

EMERGENT

Piazza dell’Acqua Dolce, Abu Dhabi

Huaxi Urban Centre Tower, Guiyang

DELUGAN MEISSL ASSOCIATED ARCHITECTS

Emilio Ambasz & Associates

Groundlab

Deep Ground, Longgang City

moh architects

Xefirotarch

PS1 MoMa - “SUR”

SotamaaQuartier generale di Masdar, Masdar

Performing Arts Theate, Sundsvall

Padiglione estivo, Novosibirsk

Darat King Abdullah II, Amman

Sala spettacoli invernale, ErlTerme di Oberlaa, Vienna

Museo Porsche, Stoccarda

Mad Office

Isola galleggiante, New York City

Stazione di Osaka, Osaka

Forme di vita metropolitana, Rotterdam

SMAQ Architects

SCOOP-Centro Culturale Artico, Hammerfest

OMA

Miniera di Zollverein, Essen

Studio MUOTO architectes

Laghetti a tema, Busan


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