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èAfrica n. 5 ottobre 2015

Date post: 24-Jul-2016
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Bimestrale di Medici con l'Africa Cuamm
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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD Bimestrale di informazione di Medici con l’Africa Cuamm MEDICI CON L’AFRICA CUAMM NICOLA BERTI | n. 5 | ottobre 2015 | la nostra casa Nelle terre di confine, In primo piano Speciale “Prima le mamme e i bambini” Lettere dall’Africa Storie di incontri possibili Unisciti a noi Giovani coraggiosi tra passato e presente Volti e testimonianze di un’Africa coraggiosa
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la nostracasaNelle terre di confine,

In primo piano Speciale “Prima le mamme e i bambini”

Lettere dall’AfricaStorie di incontri possibili

Unisciti a noiGiovani coraggiosi tra passato e presente

Volti e testimonianze di un’Africa coraggiosa

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Dall’Album del Cuamm

Ai confini del mondo

via San Francesco, 126 35121 Padova Italy tel. 049.8751279, 049.8751649 fax [email protected] 00677540288

ProprietarioMedici con l’Africa Cuamm Direttore responsabile Anna Talami Segretaria di redazioneMarta Bracciale Redazione Andrea Borgato, Oscar Merante Boschin,Dante Carraro, Chiara Cavagna, Elisa Celsan, Fabio Manenti, Luigi Mazzucato, Giovanni Putoto, Bettina Simoncini, Jacopo Soranzo, Mario Zangrando Fotografie Nicola Berti,Howard Burditt/Reuters, Archivio Cuamm Progetto grafico Francesco Camagna Registrazioni presso il Tribunale di Padova Registro stampe n. 1633 del 19 gennaio 1999al Roc n.22732 del 30 settembre 2012 Redazione via San Francesco, 126 35121 Padova Impaginazione e stampa Publistampa, via Dolomiti, 36 - 38057 Pergine (Trento)

Avviso ai lettori Questo periodico viene inviato a quanti ci sostengono, perché possano verificare la destinazione delle loro donazioni.Medici con l’Africa Cuamm è onlus. Le donazioni inviate sono quindi deducibili nella dichiarazione dei redditi, allegando la ricevuta delladonazione eseguita. Sostieni e partecipa al nostro impegno in Africa per conoscere gli aggiornamenti dei progetti e le storie checondividiamo in Africa, attraverso una di queste modalità: c/c postale n. 17101353, intestato a Cuamm Bonifico bancario IBAN IT 91 H 0501812101 000000107890 presso Banca Popolare Etica, Padova Carta di credito telefona allo 049.8751279 On line www.mediciconlafrica.org

Sommario

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

1969 Kenya, WajirEditoriale Don Dante CarraroNelle terre di confine,la nostra casa 3

News dall’Africa Gigi DonelliMine. Mozambico libero,Europa ancora no 4

La voce dell’AfricaDavide Maggiore Indirizzi facili con SnooCode 5

News dai progetti 6

Speciale “Prima le mamme e i bambini”Aspettando VeronaDall’Africa a Verona:tutti i volti del Cuamm 7

Angola, Etiopia 9Tanzania, Uganda 10

Lettere dall’AfricaMozambico 11Sierra Leone 12Sud Sudan 13

Tra memoria e futuro 14

Unisciti a noiElisa BissaccoGiovani coraggiositra passato e presente 16

Profili 17

Visto da quiAgostina Penna,Patrizia MorgantiI mattoni “viventi”per costruire un futuro migliore 18

L ONTANO DA TUTTO: 160 km da Bardera (Somalia), 225 da Man-dera (Kenya), 695 da Addis Abeba (Etiopia). Un ultimo migliodeclinato su tre paesi dell’Africa subsahariana. L’automobile è

quella di Santino Invernizzi, “il medico più solo del mondo” standoa quanto scrisse di lui il giornalista Giorgio Torelli nel 1971: «Vivevatra pozzi salati, in un paesaggio fitto di termitai, dove non c’era nep-pure la morfina. Sotto le piante si vedevano decine di bambini, eranogli orfani dei guerriglieri morti nei combattimenti di confine tra Kenyae Somalia. Con gli aiuti ricevuti tramite il Cuamm, ha potuto avviareun orfanotrofio che ospita 60 bambine». In copertina: Maper, Sud Sudan.

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Cura e passione del fare concreto

Nelle terre di confine, la nostra casa

Don Dante Carrarodirettore di Medici con l’Africa Cuamm

Editoriale

G LI SCONVOLGIMENTI MIGRATORI che l’Europa sta affrontando interpellano le no-stre coscienze di uomini, di volontari, di credenti. Assieme al dovere dell’as-sistenza umanitaria verso chi è in pericolo di vita vogliamo continuare a fare

la nostra parte nel dare dignità e sviluppo al continente più povero del pianeta, dalquale molti scappano per miseria e disperazione. Iniziando dalle donne. Sono tante.Camminano lungo i bordi delle strade, con le taniche per l’acqua in testa, con un bam-bino sulle spalle, uno per mano e molto spesso uno nel grembo. Le incontri in ospe-dale, sedute sotto il portico a prendere un po’ di fresco, o distese sulle stuoie, silen-ziose. Le senti cantare e danzare. Sono uno dei volti dell’Africa, dei più vulnerabili.Entrando nella società africana dalla porta della sofferenza, il primo incontro è conla donna e con i bambini, perché non si può pensare alle donne africane senza im-maginarle con il proprio bimbo. Fin dal 1950 ci stanno a cuore le persone più debolie vulnerabili dell’Africa.

Cerchiamo di prenderci cura della loro salute, di dare risposte concrete. Per que-sto, nel 2011, durante le celebrazioni per i nostri sessant’anni di attività, ci siamo presiun impegno preciso davanti al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: dareil via al progetto “Prima le mamme e i bambini” per contribuire a ridurre la mortalitàmaterna e neonatale e garantire l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato.

A che punto siamo? A tre anni dall’avvio del progetto sono 71.084 i parti assistitiche abbiamo garantito; 146.584 le visite prenatali effettuate; 2.905 trasporti di emer-genza in ambulanza assicurati; 405 i professionisti sanitari locali formati.

Il prossimo 21 novembre, saremo a Verona per presentare ad amici ecompagni di strada i risultati del quarto anno di intervento e il camminofatto fin qui.

A Verona si parlerà del progetto, ma anche di Sierra Leone, di quanto l’esperienzadell’Ebola ci ha insegnato e dei prossimi passi da fare per ripartire dopo l’emergenza;testimoni di “frontiera”, i nostri cooperanti impegnati in zone difficili quali il Sud Su-dan e il South Omo (Etiopia) racconteranno cosa significa fare sviluppo nell’“ultimomiglio” di queste terre, lì dove nessuno vuole andare. E ancora, spazio ai giovani che,con la loro carica, sanno alimentare e rinnovare ogni giorno l’impegno del Cuamm.Senza dimenticare i meno giovani che tanto possono ancora dare. L’invito è aperto aquanti vogliano regalarsi un momento di approfondimento sull’Africa e sulle sfide fu-ture. A chi voglia conoscere il nostro impegno quotidiano, fatto di fatica, sudore, dif-ficoltà, ma anche di tante gioie e piccoli successi, perché quando salviamo la vita diuna mamma e del suo bambino, sentiamo di aver fatto la nostra parte.

La presenza di tanti amici ci incoraggia e sostiene nel cammino intrapreso.

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Numeri

Mine. Mozambico libero, Europa ancora no

M IGRANTI SIRIANI IN MARCIA attraverso i campi della Slavonia sfiorano cartelli già se-gnati dal tempo che avvertono: attenzione la zona è minata. Non sono stati piantatiper loro quei cartelli, non sono un macabro scherzo come qualcuno ha pensato.

Hanno 20 anni, come la memoria dell’ultima guerra balcanica che lungo il Danubio di Vukovarnon si riesce a dimenticare. Strano effetto guardare le mine d’Europa mentre da sud giungeuna buona notizia: il Mozambico, a fine settembre, viene dichiarato paese libero da mine. A20 anni della guerra civile che lo ha portato a essere uno dei cinque più a rischio nel mondoper la semina mortale versata nella sua fertile terra, Maputo ha formalmente concluso il grandeprogramma di sminamento, durato sette anni, e condotto con la partecipazione di numerosipartner internazionali. Oggi, dunque, a sud si può celebrare, senza dimenticare che il raccoltodell’odio ha ucciso e mutilato 10 mila persone, negando la terra a chi la doveva coltivare. Propriocome accade ancora in quella scura e odorosa dei boschi di Slavonia, dove i migranti del suddel mondo osservano con stupore le tracce ostili di un’Europa dilaniata dalla guerra.

di Gigi DonelliRadio 24 / Il Sole 24 Ore

50 milioni di abitanti per anni è stata quasi immunealla violenza, subendo la guerra solo nel 1978-79,quando l’esercito ugandese invase il nord-ovest.

Anche i politici locali, a differenza di alcunicolleghi africani, hanno sempre lasciato pacificamenteil potere. Buone, quindi, le speranze per lepresidenziali del 25 ottobre, in cui si sfideranno

Tanzania La pace è una scelta

Pace e stabilità. Per cinquant’anni la Tanzania si è presentata al mondo così. Indipendente daglianni ’60 (è del 1964 la federazione tra Tanganica e Zanzibar), la repubblica che oggi conta circa

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62i paesi del mondo condecessi da mine nel 2012

47%la percentuale deibambini tra le vittime

122i paesi firmatari delTrattato di Ottawa perl’abolizione delle mine

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Flash

T ROVAREun indirizzoin Africa è spessoun problema. An che

nelle aree urbane edificinoti, distributori di benzinae negozi sono punti di rife-rimento più comuni di viee numeri. Una particolaritàche allunga i viaggi in auto, masoprattutto complica il lavoroa chi gestisce servizi d’emer-genza come le ambulanze.

Proprio le difficoltà speri-mentate da una di queste adAccra, in Ghana, sono statel’ispirazione per un giovaneoriginario di quello stato, Fui

Sesinam Yao Dagadu, di 29 an-ni, per creare un programmache potrebbe rivoluzionare glispostamenti nel continente.Come altre innovazioni africa-ne, anche quella di Dagadusfrutta i telefoni cellulari. Glismartphone equipaggiati conSnooCode, l’app ideata dal gha -nese, infatti, possono collegar-si alla rete satellitare per avere,grazie al sistema Gps (lo stessodei navigatori delle auto) infor-mazioni in tempo reale sulla

propria posizione. E anche suquella del luogo da raggiun-gere, visto che ad ogni piccoloquadrante di terreno sarà ab-binato un codice unico e in-confondibile. Basterà inserirlosul telefono e partire: Snoo -Code troverà la strada per ar-rivare a destinazione, fosse an-che nel folto di una foresta.Un’innovazione importantegià oggi, ma ancora di più neiprossimi anni, quando l’aumen-to della popolazione porterà,

probabilmente, a unacrescita dei caotici “in-sediamenti informali”nelle grandi città.

La voce dell’Africa

Indirizzi facili con SnooCode

L’ ESERCITO DEL BURKINA FASO ha ripre-so il controllo della caserma nellaquale si erano asserragliati gli ultimi

militari della vecchia Guardia Presidenziale,protagonisti del golpe del 17 settembre.

Nonostante un’atmosfera di calma gene-rale e l’assenza di scontri a fuoco significativi,la situazione resta incerta. Il leader del colpodi stato, il Generale Gilbert Diendéré, uno dei

fedelissimi dell’ex Presidente Blaise Compaoré,estromesso dopo quasi trent’anni dal potere,ha dichiarato a fine settembre di mettersi adisposizione della giustizia. Gli ultimi militariautori del tentato colpo di stato stanno tutta-via ritardando la consegna delle armi, appa-rentemente nel tentativo di poter condurre latrattativa da una posizione di maggior forza.[EURONEWS.COM]

Tensioni in Burkina Faso

Davide Maggioregiornalista freelance

News dall’Africa

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ZMigrantiNon si smette di fuggire

La guerra yemenita stainvertendo i flussi migratorinella penisola arabica. Prima del conflitto civilescoppiato a gennaio, mi-granti eritrei, etiopi, somali,di Gibuti e dello stato indi-pendente del Somalilandapprodavano in Yemen perfuggire da persecuzioni etniche, instabilità politicae povertà estrema. Oggi invece sono almeno 100milai rifugiati scappati dallo Yemen dall’inizio degliscontri armati, per ritornareproprio nella miseria cheavevano abbandonato nelCorno d’Africa. [UNHCR.ORG]

MalariaDecessi dimezzati in 15 anni

Secondo un rapporto di Oms e Unicef, dal 2000 le morti causate dalla mala-ria si sarebbero ridotte del60%. In Africa oggi il nume-ro di bambini che non rie-scono ad arrivare al 6° annodi età a causa della malattiaè calato drasticamente, da 8 a 2 su 10. Il merito di que-sti risultati va alla distribu-zione di zanzariere trattatecon antiparassitari e all’usodell’artemisinina, farmacoche riduce la mortalità di oltre il 20% in generale e del 30% nei bambini,la cui scoperta è valsa il pre-mio Nobel alla scienziata cinese Youyou Tu. [WHO.INT]

il candidato governativo John Magufuli e l’ex premierEdward Lowassa, passato all’opposizione. Di fronteavranno un’economia sbilanciata a danno delle zonerurali, aspettative per una riforma costituzionale e recenti scandali di corruzione. Ma anche unapopolazione fedele al motto uhurunaumoja, libertà e unità. [DAVIDE MAGGIORE]

Una nuova app non solo pertrovare la strada giusta, ma anche per salvare vite

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UgandaAmpliamento dellaboratorio di Matany

MozambicoAggiornamenti da Beira

News dai progetti

L’ANGOLA, paese pro - duttore di petro lio,è interessato da ra-

pidi cambiamenti nello sti -le di vita e nella dieta. Que-sto fa e mer gere malattiequali il diabete che è arriva-to a colpire il 2,2% della po-

L A RIABILITAZIONE ed estensione del labo-ratorio dell’ospedale di Matany è giuntaalle battute finali: si stanno ultimando gli

interventi sugli impianti elettrici e idraulici. Siprevede di terminare i lavori per fine ottobre.L’intervento è finalizzato a migliorare qualità esicurezza del laboratorio nella diagnosi della tubercolosi attraverso l’installazione nel labora-torio di un nuovo sistema diagnostico (Mdr-Tb

GeneXpert). L’azioneè stata resa possibilegrazie al sostegno diProvincia autonoma diBolzano e Gruppo diappoggio dell’ospeda-le di Matany.

polazione (in Italia 5,5%) ed èin rapido aumento, soprattut-to nelle forme associate ad al-tre malattie, tra cui la tuberco-losi, di cui l’Angola è tra i paesicon più alta prevalenza (474casi ogni 100 mila abitanti).

A Luanda è in corso unprogetto pilota finanziato daWorld Diabetes Foundationper migliorare dia gnosi e trat-tamento di diabete e iperten-sione nei pazienti Tb: studiclinici evidenziano come laco-morbilità del diabete puòaggravare il decorso clinicodella cura della Tb e comequesta può peggiorare il con-trollo glicemico nei diabetici.Nel primo anno di progettosono stati testati per diabetee ipertensione più di 3.000pazienti Tb in sei cliniche di

Luanda, sono stati formati 35operatori per lo screening didiabete e ipertensione e av-viata la raccolta dei dati epi-demiologici che saranno og-getto di analisi da parte di ungruppo di lavoro sulla Tb checoinvolge Oms, Cuamm e mi-nistero della Sanità angolano.In occasione della GiornataMondiale del Diabete (14 no-vembre), il Cuamm con l’As-sociazione diabetici angolani(Asda) organizzerà a Luandauna campagna informativacon test gratuiti per più di2.000 persone.

P ROSEGUE A BEIRA presso l’ospedale cen-trale, sette centri di salute e nelle comu-nità, il progetto realizzato col sostegno

della Cooperazione italiana: ora che la neona -tologia dell’ospedale e la zona “madre-canguro”sono state riabilitate, ampliate ed equipaggiate,si sta investendo nella formazione del personalein servizio. Anche gli staff dei centri di salute, arotazione, stanno partecipando presso l’ospe -

dale a training sulla tecni-ca “madre-canguro” basa-ta sul contatto con la pelletra madre e neonato e in-dicata per il trattamentodei prematuri e dei neo-nati sottopeso.

AngolaA Luanda per contrastareTb, diabete e ipertensione

TanzaniaUn nuovo progettocontro l’Hiv nella Regione di Shinyanga

Medici con l’Africa Cuamm, in Angola dal 1997, porta avanti un progetto innovativonella capitale Luanda

D A METÀ LUGLIOMedici con l’AfricaCuamm ha iniziato

un progetto di lottaall’Hiv/Aids a Shinyanga, regione nel Nord della Tanzania. L’iniziativa ha l’obiettivo di migliorarepresso il centro di salute di Bugisi (bacino di utenza:75 mila persone) qualità e gestione dei pazienti sieropositivi in trattamento,oltre ad aumentarne il nu-mero. Le attività previsteriguardano il rafforzamen-to dei servizi di counsellinge di somministrazione deitest Hiv e una migliore gestione dei farmaci anti-retrovirali. Si agirà su prevenzione del-la trasmissione da madre a figlio, rafforzamento dellaboratorio, formazionedello staff locale. Sarà re-clutato nuovo personaleper aumentare le uscitenei villaggi e avviare clini-che mobili per la diagnosidell’Hiv. È prevista la riabilitazionestrutturale del centro. Silavorerà al coinvolgimentodelle comunità per aumen-tare la consapevolezzadella malattia e l’aderenzaal trattamento.

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Speciale “Prima le mamme e i bambini”Aspettando Verona

NELLE FOTOI protagonisti del pro gram ma“Prima le mamme e ibambini”, un approccio cheintendiamo estendere aisette paesi d’intervento.

Testimonianze dal continente amico

bambini”. Avviato nel 2012, il programma vol-to a ridurre la mortalità materna e neonatalegarantendo l’accesso gratuito al parto sicuro ela cura del neonato, attraverso servizi di quali-tà, è ormai in avanzata fase di realizzazione einteressa quattro ospedali in Angola (Chiulo),Etiopia (Wolisso), Tanzania (Tosamaganga) eUganda (Aber). L’obiettivo è di passare da 16mila parti assistiti all’anno a 33 mila, nel girodi cinque anni.

È una sfida molto impegnativa, consideran-do il livello di povertà della popolazione e learee periferiche e più disagiate interessate dalprogetto, ma che non ci arrendiamo a volervincere. Di più, stiamo lavorando per estende-re le buone pratiche messe a punto in tutti ipaesi di intervento.

Nelle prossime pagine daremo voce pro-prio a questo nostro desiderio di fare bene ilbene. Ai limiti dello spazio, là dove i più poverihanno bisogno d’aiuto, ai limiti del tempo, bat-tendoci da oltre 60 anni per il diritto alla saluteper tutti, ai limiti delle forze, senza arrendercimai nonostante le difficoltà. Medici, infermie-ri, amministrativi, logisti, sostenitori: tutti in-sieme ci spendiamo ogni giorno per dare unasperanza a chi vive in condizioni di estremapovertà e disagio.

Vi aspettiamo a Verona il 21 novembre!

Perché gli estremi confini della lontananza, deldolore, del bisogno, in fondo ci attraversano echiedono scelte nuove e urgenti.

Ospiti italiani e internazionali porterannoaggiornamenti ed evidenze in merito al lavororealizzato sul campo, in particolar modo nel-l’ambito del programma “Prima le mamme e i

Dalle donne nella casa d’attesa di Chiulo, in Angola, alle mamme nelle remote capanne in Tanzania, vogliamo raccontare storie di coraggio e speranza che si intrecciano tutte sotto lo stesso cielo.

Dall’Africa a Verona: tutti i volti del Cuamm

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DOPOPADOVA, Roma, Milano e Torino,l’ideale staffetta di testimonianze e buone pratiche per la salute ma -

terno-infantile arriva quest’anno a Verona,sabato 21 novembre. Un viaggio autenticoper riscoprire insieme cura, passione, bel-lezza del fare concreto per e con chi soffree vive “ai margini”, nelle terre di confine.

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Ospedale

8.148 (+6,7%)Parti assistitiD 6.239 (+4%) Parti normali D 1.819 (+11,2%)

Parti cesarei

N.B.: i parti cesarei attesi erano 2.200; visti i risultati, il Cuamm si sta impegnando a indagare il fenomeno affinché il ricorso al taglio cesareo avvenga in condizioni di reale emergenza ostetrica, garantendo così un intervento di qualità.

10.188 (-15,7%)Visite prenatali

Strutture sanitarie periferiche

20.577 (+42,1%)Parti assistiti

54.090 (+40,5%)Visite prenatali

Ambulanza

1.955Trasporti di emergenza

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Formazione

77 Professionisti locali formati nell’ambito delle problematiche e dei sistemi informativi relativi alle complicanze neonatali

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Tutti i valori percentuali si riferiscono alla variazione rispetto ai valori del 2013

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Prima le mamme e i bambini

I L PROGRAMMA “PRIMA LE MAMME E I BAMBINI” ha preso il via nel 2012 grazie allacollaborazione tra Medici con l’Africa Cuamm e alcune istituzioni cattoliche delsettore sanitario che operano in quattro distretti di quattro paesi africani: Chiulo

in Angola, Wolisso in Etiopia, Aber in Uganda, Tosamaganga in Tanzania. Obiettivoprimario è quello di ridurre la mortalità materna, fetale e neonatale e garantire l’ac-cesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato. La strategia d’intervento ruota at-torno all’assistenza al parto e in particolare al supporto alle emergenze ostetriche eneonatali con interventi finalizzati al miglioramento di copertura, qualità ed equitàdelle prestazioni fornite.

www.mediciconlafrica.org/annual-reportVisita il nostro sito e consulta il rapporto annuale 2014 con tutti i risultati rag-giunti dal progetto nei quattro paesi di intervento.

71.084Parti assistiti

146.584Visite prenatali

Risultaticomplessivi nei tre anni di attività

28.725Parti assistiti (+29,8%)

64.278 Visite prenatali(+27,1%)

Totale

1 aprile 2014/31 marzo 2015

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A POCHI METRI dall’ospedale, duran-te una delle mie prime passeggia-te tra capanne e baobab, scorgo

un gruppo di donne sedute per terra difronte a una costruzione in mattoni, cheporta in cima una scritta: casa de espera.È la casa delle donne in attesa di partorire.C’è chi intreccia fili di paglia per costruire condizioni stradali. Sarebbe troppo rischioso

tornare a casa per una donna che potrebbe averbisogno di cure immediate e che potrebbe par-torire da un momento all’altro. Qui si sentono alsicuro, sanno che possono contare sull’aiuto del-le ostetriche, del medico e dell’amministratoredi paese, che si occupa di rendere il più confor-tevole possibile la loro permanenza, in un postodove avere a disposizione anche solo luce e ac-qua è una vera impresa.

AngolaLa cura delle attese

cestini, chi lavora ciocche di capelli crespi dibambino per crearne splendide treccine, chicerca di accendere un falò per riscaldare un po’di riso o cuocere una coscia di gallina.

Non è facile per queste donne accettare di la-sciare il proprio villaggio, la propria famiglia, pertrascorrere qui l’ultima parte della loro gravi-danza. Ma le distanze da queste parti sono reseenormi dalla mancanza di mezzi e dalle pessime

di Federica LaterzaJpo a Chiulo

976donne incinteospitate nella casad’attesa di Chiulo

NEL 2014

NEL 2014

D URANTE UNA DELLE VISITE che con-duciamo nelle comunità, sono en-trato in una capanna e ho trovato,

attaccato al muro di terra e paglia, uno deinostri volantini promozionali per il servi-zio di ambulanza, con il numero di cellu-lare da chiamare in caso di bisogno. Le ca-panne etiopi nelle zone rurali sono di una vorato a fondo con le comunità per sensibiliz-

zarle e credo che questo sia uno degli aspettipiù emozionanti del nostro lavoro. Nel momen-to in cui una donna incinta chiama il cellularedell’ambulanza è perché ha deciso di farlo. Pri-ma di quella chiamata c’è stata una riflessioneautonoma sul rischio di partorire a casa inveceche in una struttura sanitaria. Questa scelta ra-gionata è per noi un grande risultato raggiunto,di cui andare fieri.

EtiopiaDiventare riferimento

miseria e di una povertà estrema. Quel sempli-ce foglio di carta appeso è segno che la nostrapresenza si sta radicando nella vita del villag-gio, che il nostro servizio è diventato essenzia-le. Abbiamo dovuto affrontare molte barriere,tra cui quelle culturali, legate al fatto che ledonne preferiscono partorire nel loro villaggio,vicine ai familiari e in un contesto più intimo,invece che in un centro sanitario. Abbiamo la-

di Federico Caliacapo progetto a Wolisso

1.321 donne partorienti hanno utilizzato il servizioambulanza gratuito

parti assistiti

2.300nelle strutture sanitarie periferiche

1.028nell’ospedale di Chiulo

Angola parti assistiti

4.497nelle strutture sanitarie periferiche

3.289nell’ospedale di Wolisso

Etiopia

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L A MATERNITÀ IN AFRICA è un’espe-rienza delicata, forse ancora più chealtrove. Mary, 17 anni, dopo aver

partorito un maschietto di 2,5 kg, ha decisodi non farsi vedere, di non parlare con nes-suno. Vive isolata in una capanna nel villag-gio di Ikuna, con suo figlio Thomas e il pa-dre malato. Uno degli operatori sociali del dove è possibile trattare la malnutrizione cro-

nica grazie alle competenze dei medici tanza-niani formati dal Cuamm e alla disponibilità dilatte terapeutico, fornito con il contributo diUnicef.

Joseph è poi tornato in quella capanna iso-lata, durante una delle consuete supervisionicasa per casa degli operatori di comunità. Marysorride, Thomas ora pesa 5,2 kg e nonostantele difficoltà continua a crescere.

TanzaniaTessere la rete della salute

Cuamm, Joseph, viene a conoscenza della pre-senza di un neonato in quella capanna remotae si reca laggiù in bicicletta per verificare lo sta-to di salute del bimbo. Lo osserva, lo pesa e mi-sura, e si rende conto che il bimbo non solonon cresce, ma perde peso. A circa un mesedalla nascita, pesa appena 1,7 kg. Parla con Ma-ry e suo padre, spiega loro che il bambino deveessere portato subito all’ospedale di Njombe,

di Edoardo Occacapo progetto a Iringa

1.927bambini visitati dagli operatori disalute comunitaria nel distretto di Njombe

NEL 2014

NEL 2014

N EL DISTRETTO di Oyam, sono lesuocere a decidere dove le futuremamme, soprattutto se giovani e

inesperte, dovranno partorire. La preferen-za è sempre data al restare a casa, inutileaffrontare viaggi lunghi, scomodi e costosiper abbandonare la propria famiglia. Comefare allora per convincere le donne a par- invece, che consistono in 1 bacinella, 1 pezzo di

sapone, 1 coperta e 1 kg di zucchero, vengonoconsegnati dopo il parto alle donne che deci-dono di dare alla luce il proprio bimbo in uncentro di salute. Lavoro insieme a Medici conl’Africa Cuamm da molti anni e posso ormai di-re che il nostro impegno si costruisce prima ditutto nelle comunità, e poi anche in ospedale.Informare, sensibilizzare e incentivare sono imattoni del nostro intervento qui.

UgandaAllearsi... con le suocere

torire presso una struttura sanitaria, ricevendola giusta assistenza e cura? Un esperimento im-portante intrapreso dal Cuamm, e che ha por-tato a ottimi risultati, sono i voucher per il tra-sporto e i baby kit offerti da alcuni centri disalute della zona. Le donne che si recano allevisite prenatali ricevono un buono per il tra-sporto gratuito dal villaggio al centro di salute,da utilizzare nel momento del parto. I baby kit

di Emanuela De Vivocapo progetto nell’ospedaledi Aber

+137%parti assistiti grazie ai voucher

+57%parti assistiti grazie ai baby kit

parti assistiti

7.589nelle strutture sanitarie periferiche

2.566nell’ospedale di Tosamaganga

Tanzania parti assistiti

13.057nelle strutture sanitarie periferiche

2.098nell’ospedale di Aber

Uganda

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Lettere dall’AfricaMozambico

Senso civico e altruismo «Incontrarci settimanalmente non era abbastan-

za» racconta Edson, 21 anni, presidente di Gera-ção Saudável, un’associazione riconosciuta dalleistituzioni e che conta 25 membri. «Sentivamodi doverci dare da fare attivamente per contri-buire all’educazione e alla prevenzione dei no-stri coetanei». E così nasce il teatro di strada,brevi rappresentazioni nelle piazze e nei mercatipiù affollati della città per veicolare, in modo leg-gero, messaggi importanti sulla cura della pro-pria salute e sulle possibilità di combattere unnemico silenzioso come l’Hiv. Dalle strade si pas-sa alle scuole e si aggiungono poi il cineforum, iconcerti e le fiere di salute. Questi giovani rap-presentano il collegamento tra la società civile eil sistema sanitario, che in Mozambico purtrop-po sono ancora molto lontani tra loro. Grazie al-la formazione continua di questi “attivisti” è sta-to possibile rafforzare anche il sistema deiServizi amici dei giovani e adolescenti (Saaj), perconsulenze sulla salute sessuale e riproduttiva,test per Hiv, ritiro di preservativi e terapia anti-retrovirale, tutto fornito gratuitamente.

Guardando al futuro, le emozioni e le aspi-razioni di questi ragazzi si accompagnano dauna parte alla paura di affrontare da soli una sfi-da troppo grande, dall’altra a quel dovere mo-rale e quella voglia di migliorare il proprio paeseche suonano quasi come un incarico al qualenon ci si può sottrarre.

UTTO INIZIA un pomeriggio del 2009,quando un gruppo di quindicennidi Beira partecipa all’evento “La sa-

lute e i giovani” organizzato da Medici conl’Africa Cuamm. Da quel momento i ragaz-zi decidono di incontrarsi ogni domenica,per discutere dei loro stili di vita, della lo-ro salute e del loro ruolo nella società.

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di Damiano Pizzol, coordinatore Cuamm del progetto di ricercacon l’Università Cattolica del Mozambico

I primi sei volontari di Medici con l’Africa Cuamm arrivano inMozambico nel 1978: con loro ha preso il via un cammino, lun-go e quotidiano, che ha percorso 9 delle 11 province mozam-bicane. Oggi il Cuamm è ancora attivo a Beira, dove supportal’ospedale centrale, 10 centri di salute del distretto cittadino,la Facoltà di Scienze della salute dell’Università Cattolica delMozambico, e dove ormai da anni sostiene le attività dei “Ser-vizi amici di adolescenti e giovani” (Saaj). Particolare attenzio-ne è rivolta alla salute riproduttiva, alle gravidanze e alla vio-lenza domestica, ma soprattutto alla prevenzione, diagnosiprecoce e terapia dell’Hiv, che in Mozambico rappresenta unadelle principali sfide in ambito sanitario. Solo nel 2014 sonostati oltre 100 mila i giovani che si sono rivolti a questi sportelli.Questo è indubbiamente un buon segnale, che mette in luceda una parte le necessità dei giovani e allo stesso tempo la lorocapacità di cogliere le possibilità che si presentano loro. L’altrodato incoraggiante riguarda l’affluenza delle ragazze, di granlunga maggiore di quella dei maschi. Anche questo è un segna-le che fa intravedere uno spiraglio nell’emancipazione delladonna e il suo ruolo sempre più attivo nella società.

L’intervento nella città di Beira

I ragazzi di Geração Saudável. A destra Edson,

presidente dell’associazione.

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Lettere dall’Africa Sierra Leone

Orgogliosi di essere rimasti

Sono tornata in Italia da quasi un anno ormaie seguo ogni giorno i rapporti sulla diffusione diEbola laggiù. Quando sembra finita, spunta qual-che nuovo caso e la tanto attesa festa per la finedell’epidemia si deve rimandare. Il mio augurioè che la Sierra Leone possa tornare alla normalitàe riprendere il difficile percorso di crescita e svi-luppo che, vi assicuro, è una gioia favorire. Puje-hun, da quando l’ho lasciato, non ha più avutonuovi casi e devo dire che noi del Cuamm, con icolleghi del “salone” (come si definiscono gli abi-tanti stessi della Sierra Leone, secondo un mododi dire creolo), abbiamo lavorato tanto. Siamoriusciti, a volte penso sia stato un miracolo, amantenere tutti i servizi attivi, a continuare l’as-sistenza alle mamme e ai bambini, a proteggereil personale sanitario e la popolazione.

Ringrazio tutti quelli che ci hanno aiutato,che ci hanno permesso di intervenire e agiretempestivamente e il Cuamm che ha inviato ifondi necessari a costruire i centri di isolamentoe ad acquistare i sistemi di protezione per me-dici e infermieri. Sono orgogliosa di avere vissu-to questa esperienza, che è stata difficile, nonmi ha fatto dormire le notti, ma mi ha arricchitotantissimo e mi ha fatto conoscere un’Africanuova, che vuole emergere e partecipare alladiffusione del pensiero di salute globale.

Questa e altre storie dalla Sierra Leone tiaspettano a Verona il 21 novembre!

O INIZIATO IL MIO LAVORO insiemea Medici con l’Africa Cuamm nelmarzo del 2014, nel remoto di-

stretto di Pujehun, a sud della Sierra Leo-ne. Poco tempo dopo il mio arrivo, a mag-gio, si è scatenata la più grande epidemiadi Ebola mai vista, che ad oggi solo in Sier-ra Leone ha causato quasi 4.000 morti.

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di Clara Frasson, capo progetto a Pujehun nel 2014

Medici con l’Africa Cuamm è impegnata dal 2012 in Sierra Leo-ne, dove ha dovuto fronteggiare da maggio 2014 la più grandeepidemia di Ebola mai registrata. L’intervento si è concentratonel distretto di Pujehun, il primo ad essere dichiarato Ebola-free in Sierra Leone. Secondo le analisi della Fondazione BrunoKessler, il contenimento dell’epidemia in questo distretto è do-vuto all’andamento naturale della malattia, trasmessa attra-verso il contatto fisico, e alle misure messe in atto tra cui l’iso-lamento precoce dei casi sospetti e il contact tracing, ovverol’individuazione e l’isolamento di chiunque sia entrato in con-tatto con un infetto. Hanno giocato un ruolo cruciale altrecomponenti, non quantificabili, tra cui la preparazione, con-sapevolezza e fiducia dei membri delle comunità e la forma-zione rivolta agli operatori sanitari. Nel 2014, grazie all’inter-vento del Cuamm, sono stati 450 gli operatori sanitari formatied equipaggiati in tutto il distretto e 250 i contact tracers for-mati e dotati di biciclette e telefono per la ricerca delle personepotenzialmente a rischio. Lo studio ha inoltre rilevato che, aPujehun, Ebola non ha impattato sui servizi materno-infantiligrazie a una chiara leadership locale, in grado di attuare misuretempestive, alla continua cura e protezione del personale e alcoinvolgimento della popolazione.

L’intervento nel distretto di Pujehun

Il burial team al lavoro. A destra Clara Frasson

e lo staff locale a Pujehun.

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Lettere dall’Africa Sud Sudan

Pioggia e speranza paludi e acquitrini. Domenica scorsa, ho impie-

gato più di un’ora per percorrere 15 chilometri,attraversando con il fuoristrada due guadi pro-fondi circa un metro e mezzo. I camion a lungapercorrenza, che durante la stagione secca tra-sportano dal Kenya e dall’Uganda generi di pri-ma necessità come cibo, farmaci, pezzi di ricam-bio e carburante, non viaggiano più. Quandopasso davanti alla fila delle mamme in attesa perla visita medica presso l’ambulatorio dell’ospe-dale, molte di loro mi indicano i loro piccoli, te-nuti in braccio avvolti in stracci, e mi fanno il se-gno del mangiare, unendo le dita della mano eportandole alla bocca. Mi si torce lo stomaco emi vengono le lacrime agli occhi. L’altro inconve-niente è l’aumento drastico dell’incidenza dellamalaria; ogni giorno arrivano in ospedale dai 60agli 80 casi gravi. Abbiamo quindi deciso di rad-doppiare il numero di posti letto nel reparto diMedicina e, per far fronte al carico di lavoro dop-pio, abbiamo selezionato e reclutato sei giovanivolontari con il diploma di scuola media inferio-re. In Sud Sudan non si trova personale qualifi-cato, pertanto i miei futuri infermieri me li devoformare io, giorno dopo giorno, al letto del pa-ziente. È per me un grande segno di speranzal’aver conosciuto e il lavorare ogni giorno conquesti giovani, tanto desiderosi di imparare unmestiere e di conquistarsi, per il futuro, un postodi lavoro per aiutare le proprie famiglie.

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L MIO RIENTRO in Sud Sudan sonostato accolto dalla stagione dellepiogge. La savana è diventata di un

colore verde intenso, ovunque è cresciutal’erba e gli alberi si sono ricoperti di foglie edi fiori. Ma le piogge portano anche due in-convenienti: il primo è che tutti i trasporti sibloccano perché le strade si trasformano in

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di Stefano Dacquino, medico internista all’ospedale di Cueibet

In Sud Sudan dal 2006, con la riapertura dell’ospedale di Yirolnello Stato dei Laghi, Medici con l’Africa Cuamm ha poi allargatoil suo intervento anche all’ospedale di Lui nel Western Equato-ria, un paio di anni dopo. Oggi il Cuamm opera anche presso lacontea di Rumbek North, impegnato nel rafforzamento delle ca-pacità degli operatori di salute comunitaria nell’ambito della sa-lute materno-infantile, e nella contea di Cueibet, dove si è inter-venuto per riorganizzare l’ospedale locale e renderlo un puntodi riferimento per la zona. All’inizio del progetto, pochissimipazienti vi pernottavano, non essendo organizzata una vera epropria degenza, tipica di una struttura ospedaliera. I primi mesisono quindi stati dedicati alla riorganizzazione del personale,per poter garantire un servizio nelle 24 ore e svolgere l’attivitàdi assistenza anche notturna. Si è provveduto inoltre a identifi-care le competenze dello staff e, valutandone i bisogni formativi,a programmare i training necessari. Nel mese di dicembre 2014sono cominciati i lavori di edificazione del reparto Maternità edè in fase di completamento anche la sala operatoria. È statogarantito inoltre un servizio ambulanza gratuito 24 ore su 24 peril trasporto delle emergenze ostetriche nel territorio.

L’intervento nella contea di Cueibet

Pazienti in attesaall’ospedale di Cueibet.

A destra Stefano Dacquinoin corsia.

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10 anni dopo: ricordando Maria Bonino

S ORRISO DOLCE, mai invadente, una pre-senza discreta ma indispensabile. Su dilei si poteva sempre contare per qual-

siasi cosa. Trasmetteva tranquillità, sembravache per lei il tempo trascorresse con un ritmodiverso; con molta calma riusciva a macinareuna montagna di lavoro e ciò che non si riu-sciva a fare andava analizzato per trovare unasoluzione. La sera me la ricordo seduta sullasua poltrona preferita a leggere o studiare, mac’erano anche le serate casalinghe di pizza ecinema!

H O TANTI RICORDI di Maria. Ricordi co-sparsi di sorrisi, tenacia, femminilità,umiltà e professionalità. Ma tanti ne

ho incontrati per strada: nel sorriso dei “tuoi”bambini, nell’agire concreto del personale concui lavoravi, nella riconoscenza che si leggevanegli occhi delle mamme quando parlavano dite. A Uige, chiunque aveva un episodio da rac-contare dove tu eri protagonista, dove tu haifatto la differenza. «Perché qualunque cosa ac-cada, ne vale la pena. Sempre!». E così ti voglioricordare. Oggi come allora.

di Chiara Fiorinae Michela Mezzaro

Vi aspettiamo a Verona, sabato 21 novembre, per testimoniare valori, significati e stile di una presenza “con” l’Africa. Da oltre 60 anni ci spendiamo per il diritto alla salute per tutti e il nostro impegno continua ancora oggi forte e ostinato.

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Tra memoria e futuro

Tanzania

della quotidianità, soprattutto nella fascia neo-natale. A luglio, per esempio, sono morti noveneonati e sei di queste morti erano probabil-mente evitabili. Non voglio dire che una madreche perde il figlio non soffra, semplicemente loaccetta. Sicuramente più di quanto siamo ingrado di accettarlo noi mzungo (bianchi).

A volte sono molto stanca, vorrei non anda-re in ospedale e non pensare a nulla almenoper un weekend. Allo stesso tempo sono felice.Faccio parte della squadra. Anche di fronte alla“fatica” sento di essere con l’Africa. Di esserepresa per mano (a volte proprio letteralmente!)

e accompagnata in questo cammino di com-prensione o forse più spesso di sola accettazio-ne. Sento forte questa sensazione di “lavorarecon”, ed è meraviglioso.

Quando al mattino ci riuniamo per il mee-ting quotidiano dove ognuno è invitato a direla sua, tutti ascoltano tutti, con grande umiltàe rispetto. Quando la riunione si conclude conun bel «Kazi ngema (buon lavoro)!» e tutti ri-spondono in coro «Asante (grazie)!». QuandoMaziku, il ginecologo, capisce che sto “fatican-do”, mi guarda con una buffa espressione e midice che siamo in Africa, che non posso ragio-nare come in Italia: «Tamara, it’s ok… Hakunashida!».

Trovare la felicità anche nella fatica

MozambicoOpportunità di crescita e di sfida

H AKUNA SHIDA. È la frase che sentodire più di frequente durante ilgiorno. Vuol dire “nessun proble-

ma”. Paradossalmente, con gli occhi di uneuropeo è difficile non vedere i problemi.A volte le giornate sono difficili, un diffi-cile diverso dall’Italia. A volte fatico ad ac-cettare. Qui la morte fa parte della vita,

di Tamara Febi, Jpo a Tosamaganga

IN MOLTI mi fannosempre la stessa do-manda: «Perché hai

un così forte desideriodi partire per l’Africa? I bisognosi ci sono an-che qui». Verissimo. Perquanto mi riguarda la ri-sposta è racchiusa inuna frase che un medi-co, partito con il Cuammtanti anni prima di me,ha detto: «Non è deside-rio di avventura, ma bi-sogno di fare del bene inmaniera difficile». Laureata e abilitata mesifa, sono partita senzatante aspettative, effetti-vamente solo con una:godermi tutto quelloche questa esperienzami regala. Un mese incui mettermi alla prova,in cui scoprire i miei li-miti o al contrario capi-re che è qui il mio posto,e magari ritornarci co-me Jpo o come speciali-sta. Dal momento delmio arrivo a Beira, nellamia personale lista dipro e contro ad avere lameglio sono stati i pro.Non perché sia andatotutto liscio, ma perchéogni occasione si è pre-sentata come un’oppor-tunità di crescita e di sfi-da. Le passeggiate lungole infinite spiagge e ungiro tra strade, gente,bambini possono essereun momento di verità.

Tamara Febigiovane ginecologa di Ancona, è partita a luglioper la Tanzania, per un tirocinio di sei mesi comeJpo ( Junior Project Officier) di Medici con l’Africa Cuamm, presso l’ospedale di Tosamaganga

di Marcella Schiavon,laureata in Medicina

Al nostro incontro annuale ci saranno anche gli studenti e gli specializzandidi medicina. Con il progetto Junior Project Officer ( Jpo) il Cuamm dal 2002 offrel’opportunità di svolgere almeno sei mesi di formazione teorico-pratica in Africa agli specializzandi di Medicina. Dal 2005 il Segretariato italiano studenti di medicina(Sism), in accordo con il Cuamm, seleziona e invia in Africa studenti di Medicina degli ultimi anni.

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Eventi

di Mario Calabresi che, da gennaio, è stato impe-gnato in un tour in diverse città italiane, spessoaccompagnato da Medici con l’Africa Cuamm,per parlare di futuro, di giovani e anche un po’di Africa, in modo nuovo.

Attraverso “storie di giovani che non hannoavuto paura di diventare grandi”, la brillante dia -

lettica di Calabresi ha saputo proporre esempidi giovani che hanno creduto nei loro sogni. Co-me Elia, che scommette sull’innovazione nellapesca o Aldo che con le macine a pietra del mu-lino di famiglia si è aperto a nuovi mercati e oraha un’impresa con quindici dipendenti.

Filo conduttore di tutto la storia di Gigi Rhoe Mirella Capa, zii di Mario Calabresi, medici delCuamm, partiti per l’ospedale di Matany in Ugan-da nel 1970, appena sposati e rimasti a prestareil loro servizio per sei anni. Giovani di ieri e dioggi che hanno compreso che “la felicità nonsta nell’assenza di problemi, ma nella capacitàdi risolverli”.

È questo il messaggio che da Torino a Mila-no, da Trieste a Udine, passando per Trento,Siena e Padova Mario Calabresi ha cercato ditrasmettere alle centinaia di persone che lo han-no ascoltato, regalando a ciascuno la consape-volezza che forse, a volte, basterebbe solo guar-dare oltre il proprio naso e non rinunciare aipropri sogni.

Giovani coraggiosi tra passato e presente

Annual ReportRisultati e traguardi di un anno “con”l’Africa

«U NA BELLA SERATA». «Finalmentequalcuno che parla in modopositivo, che non si sofferma

solo sui problemi e sulla crisi». «Una caricadi ottimismo e di fiducia che scalda il cuo-re». Sono alcuni dei commenti raccolti altermine delle presentazioni del libro Non te-mete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa

Parole di speranza e di fiducia che,oggi più che mai, possono aiutare ad affrontare la realtà, a mettersi ingioco per trovare la propria strada.

di Elisa Bissacco

Unisciti a noi

«I L 2014, un annodifficile e inten-so, ci ha visti

impegnati in Africa e inItalia come operatori sanitari – dichiara donDante Carraro, direttoredi Medici con l’AfricaCuamm – ma soprattuttocome persone». Eccoperché il documento perconoscere l’andamentodei progetti nei settepaesi in cui operiamo,completo di schede de-scrittive di ogni area diintervento, delle risorseumane impiegate, delleattività svolte in Italia e di dati sull’assistenzaofferta ai pazienti, non èsolo un semplice annualreport. È il resocontopuntuale di 31 milioni e536 mila secondi di lavo-ro, amore e passione.Con l’Africa. Un restylingdinamico ed elegante haarricchito il documentodi fotografie e info grafi-che per rendere più age-vole la lettura. Sfoglia il documento on-line sul sito www.mediciconlafrica.org/annual-report o richiedi una co-pia cartacea all’[email protected]

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ProfiliA Verona, il prossimo 21 novembre, saranno presenti ospiti illustri, ma anche volontari di Medici con l’Africa Cuamm e collaboratori africani con cui ogni giorno lavoriamo. Tutti insieme per ribadire l’impegno a favore di mamme e bambini. Siamo tutti invitati.

Cardiologo, medico chirurgo, da 15anni in Africa come volontario per ilCuamm. Lavora in Sud Sudan comeesperto di sanità pubblica ed è respon-sabile di un intervento per estendereil sistema di salute nelle unità periferi-che e attivare un lavoro di promozionee partecipazione delle comunità.

Giovanni Dall’OglioGiornalista del “Corriere della Sera”,dove lavora da più di vent’anni, al-l’interno della redazione esteri. Se-gue le vicende legate all’Africa, hada poco pubblicato per Bur Quandoandiamo a casa?, libro dedicato allamadre e alla condizione dei malatidi Alzheimer in Italia.

Michele Farina

Responsabile dei progetti per la Fon-dazione Nigrizia Onlus, dagli anni ’60nei Missionari Comboniani. Da sem-pre si spende per la promozione diinterventi a favore dello sviluppodell’Africa, dal 2014 è anche promo-tore a Verona dell’esperienza di “Are-na di pace e disarmo”.

p. Venanzio MilaniEconomista, accademico e politicoitaliano, nel 2008 ha creato la Fon-dazione per la Collaborazione tra iPopoli. Già ospite durante il nostroincontro annuale degli scorsi anni,rinnova in questa occasione il suoappoggio alla nostra causa a favoredi mamme e bambini africani.

Romano Prodi

Ingegnere e accademico italiano, mi-nistro dell’istruzione, dell’universitàe della ricerca fino ad aprile 2013. Dadicembre 2014 è il presidente dellaFondazione Bruno Kessler (FBK) concui il Cuamm ha firmato lo scorso an-no un accordo di collaborazione, del-la durata di cinque anni.

Francesco ProfumoRettore dell’Università di Verona dal2013, dopo aver lavorato alla Bancad’Italia e all’Ocse, è stato consigliereper il Ministero delle Finanze neglianni ’90 e nel 2006 ha ricoperto lacarica di sottosegretario al Ministerodell’economia, durante il secondogoverno Prodi.

Nicola Sartor

Dopo Piero Badaloni e Mario Calabre-si, quest’anno il nostro incontro an-nuale verrà condotto da Pietro Suber,giornalista Mediaset, che ha realiz-zato per Medici con l’Africa Cuamminsieme a Nicola Berti il documenta-rio “Sierra Leone: la vita al tempo diEbola”.

Pietro SuberConsulente in salute pubblica, è capoprogetto per Medici con l’Africa Cuammin South Omo. L’impegno è quello diintervenire per la prima volta in que-sta regione, in modo integrato, sulladisponibilità, qualità e domanda deiservizi sanitari, in particolare per lasalute materna, neonatale e infantile.

Ademe Tsegaye

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Viaggio in Mozambico

I mattoni “viventi” per costruireun futuro migliore

Visto da qui

Agostina Pennainsieme a una dellegiovani laureateall’Università diBeira, in Mozambico.

Agostina PennaPatrizia Morganti

rio per diventare semplice osservatrice di realtà po-co note a chi aveva frequentato solo gli ospedali.

Beira ci ha accolte con la cordialità di un grup-po ben affiatato, cosmopolita, desideroso di mo-strare soprattutto ciò che i mozambicani fanno peri loro connazionali all’interno di associazioni di vo-lontariato locali. Così abbiamo avuto modo di ve-dere un gruppo di studenti universitari e dellescuole superiori fare educazione sanitaria nellescuole di periferia, nei barrios e persino in un cen-tro di accoglienza per non vedenti (l’unico di tuttoil Mozambico, che raduna un paio di centinaia diragazzi e ragazze dai 14 ai 24 anni). Rivolgevanoparticolare riguardo alla salute riproduttiva, conconsigli per la prevenzione delle malattie sessual-mente trasmesse e delle gravidanze indesiderate,ma anche dell’uso di droghe.

È stato interessante vedere all’opera quella peereducation (educazione fra pari) tanto difficile damettere in atto e vedere la convinzione di questigiovani educatori e la loro dedizione, soprattuttonei confronti dei non vedenti; la pazienza con cuiripetevano i concetti di base, fino ad essere consa-pevoli che tutti li avevano compresi e fatti propri,rispondendo a tutte le domande e a tutte le obie-zioni, anche a quelle che suscitavano ilarità sfrena-te nell’uditorio.

E poi c’è stato l’incontro con le studentesse del-le borse di studio. Bello sentire una delle insegnan-ti parlare di una di loro con orgoglio («Gertrude èveramente brava») e in generale sentire le loro mo-tivazioni allo studio e quello che pensavano rispet-to al loro impegno futuro. Agostina si è commossaper il loro abbraccio e per la citazione da parte diuna di loro di ciò che dicevano i suoi genitori: «Rin-grazia chi ti ha aiutato anche da parte nostra, ti hadato quello che non noi saremmo riusciti a darti:la possibilità di un futuro migliore».

E questa è la cifra di qualunque intervento dicooperazione in un paese povero: dare una possi-bilità al futuro, sapendo bene che non sempre il fu-turo sperato si avvera, ma che senza quella possi-bilità è certo che non si avvererà mai.

di ritorno da un viaggio in Mozambico, ci racconta-no come è stato realizzato questo progetto a Beira.

Quest’anno la cerimonia di consegna delle lau-ree all’Università Cattolica del Mozambico di Beiraera prevista all’inizio di giugno. Le condizioni ge-nerali erano favorevoli, niente elezioni e nienteguerriglia, per cui si decise che Agostina potevapartire per incontrare le “sue” ragazze in quel gior-no così importante. Patrizia accettò di accompa-gnarla. Si è trattato di un viaggio bellissimo per en-trambe. Agostina vedeva il Mozambico da vicino,non da turista come le era capitato in precedenza;Patrizia invece svestiva i panni di operatore sanita-

Q UANDO AGOSTINA PENNA, referente del-la Fondazione Maestri, ha chiesto aPatrizia Morganti, dottoressa Cuamm,

come poteva finanziare un intervento a favoredelle donne in Africa, pensava soprattutto allacostruzione di una scuola. Il consiglio fu di pas-sare dai mattoni “solidi” a quelli “viventi”, in-vestendo in borse di studio per ragazze. Oggi,

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Il Natale è la festa della natività. Ma ancora oggi in Africa troppe madri muoiono di parto e troppi bambini non riescono a sopravvivere.

È NATO Sostieni il progetto “Madre Canguro” per l’assistenza ai neonati prematuri laddove non c’è l’incubatrice. Con 30 euro garantisci la cura completa di un bambino prematuro. È il più bel regalo che ti puoi fare.

Per info sul progetto:mediciconlafrica.org/ madre-canguro

Per sostenerci:

IBAN: IT 91H05018 12101 000000107890 per bonifico bancario presso Banca Popolare Etica, Padova

t 049 8751279 per i contributi con carta di credito

www.mediciconlafrica.orgper la donazione online

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