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Febbraio 2010 Intervista con Corrado - European Landownersalla riduzione delle variazioni...

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124 Directed by Professor Allan Buckwell DECEMBER 2009 PUBLIC GOODS FROM PRIVATE LAND RISE Task Force on Intervista con Corrado PIRZIO-BIROLI: Beni pubblici da terreni di proprietà privata È più di un anno ormai che sia l’ELO sia BirdLife International desiderano riunirsi per fare una dichia- razione significativa sulla nostra visio- ne circa il futuro del bilancio europeo e della politica agricola comune. Ent- rambe le nostre organizzazioni vedono la continuità del ruolo della politica e del bilancio europei nel contribuire a raggiungere gli obiettivi di sicurezza alimentare e ambientale e concordano sul fatto che la PAC debba cambiare per affrontare le sfide emergenti di questo secolo: la crescente domanda di alimenti, i pericoli del riscaldamento globale e le minacce alla biodiversità e alla qualità ambientale dell’Europa. Crediamo fermamente che, dimostrando alla società civile, ai responsabili politici e alle imprese che siamo seriamente intenzionati a garan- tire la sicurezza alimentare e ambien- tale per il futuro in Europa, e unendoci a BirdLife per questo scopo comune, facciamo una dichiarazione forte rap- presentando le aspettative di milioni di cittadini europei nei confronti dei responsabili politici per il 2013. È certamente vero che le nostre due organizzazioni non coincidono su ogni minimo dettaglio della nostra visione di riforma della PAC, ma facendo dichiarazioni chiare sulla struttura e la configurazione della politica futura che desideriamo, crediamo che ci stiamo muovendo verso una direzione comune. Si tratta di un argomento trop- po serio per lasciarlo esclusivamente all’egoismo economico degli Stati mem- bri. È una questione fondamentale per la società. Febbraio 2010
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Directed by Professor Allan Buckwell

DECEMBER 2009

PUBLIC GOODS

FROM PRIVATE LAND RISE

Task

Force

on

Intervista con Corrado PIrzIo-BIrolI: Beni pubblici da terreni di proprietà privata

È più di un anno ormai che sia l’Elo sia Birdlife International desiderano riunirsi per fare una dichia-razione significativa sulla nostra visio-ne circa il futuro del bilancio europeo e della politica agricola comune. Ent-rambe le nostre organizzazioni vedono la continuità del ruolo della politica e del bilancio europei nel contribuire a raggiungere gli obiettivi di sicurezza alimentare e ambientale e concordano sul fatto che la PAC debba cambiare per affrontare le sfide emergenti di questo secolo: la crescente domanda di alimenti, i pericoli del riscaldamento globale e le minacce alla biodiversità e alla qualità ambientale dell’Europa.

Crediamo fermamente che, dimostrando alla società civile, ai responsabili politici e alle imprese che siamo seriamente intenzionati a garan-tire la sicurezza alimentare e ambien-tale per il futuro in Europa, e unendoci a Birdlife per questo scopo comune, facciamo una dichiarazione forte rap-presentando le aspettative di milioni di cittadini europei nei confronti dei responsabili politici per il 2013.

È certamente vero che le nostre due organizzazioni non coincidono su ogni minimo dettaglio della nostra visione di riforma della PAC, ma facendo dichiarazioni chiare sulla struttura e la configurazione della politica futura che desideriamo, crediamo che ci stiamo muovendo verso una direzione comune.

Si tratta di un argomento trop-po serio per lasciarlo esclusivamente all’egoismo economico degli Stati mem-bri. È una questione fondamentale per la società.

Febbra io 2010

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Intervista con Corrado Pirzio-Biroli: Beni pubblici da terreni di proprietà privata 1

“Beni pubblici da Private Land” 4

I nostri parchi e giardini, santuari della biodiversità 8

Il futuro della campagna: le proprietà terriere in Europa 10

Uno sguardo all’agricoltura lituana 12

Agenda 12

Nel 2006, assieme all’Ex-Com-missario per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale Dr Franz FiSChlEr, all’ElO e all’FCS, avete deciso di dar vita alla fondazione riSE. Può spiegarci la visione della fonda-zione?

RISE sta per Rural Investment Support for Europe. Forti dell’espe-rienza maturata durante il nostro man-dato alla Commissione Europea, io e Franz FISChLER abbiamo compreso che le aree rurali europee hanno biso-gno di molto sostegno in quanto sono sempre più escluse dal processo deci-sionale pubblico. L’abbandono delle campagne da parte della popolazione rurale e il declino generalizzato di queste zone non sono più reversibili senza l’attuazione di più iniziative private, adeguate strategie di mercato e finanziamenti appropriati. Uno degli obiettivi della RISE è di contribuire a promuovere una maggiore sensibilità in materia di sicurezza alimentare ed ambientale concentrandoci sui pos-sibili metodi per lo sviluppo di una agricoltura ecosostenibile. In questa ottica, conduciamo un’analisi accura-ta delle politiche in vigore e sostenia-mo finanziariamente un certo numero di progetti pilota molto innovativi.

All’inizio di dicembre 2009 la fondazione riSE ha presentato al Parlamento Europeo la relazione di una Task Force specificatamene addetta ai beni pubblici da terreni di proprietà privata. Su cosa verte la relazione?

È noto che la funzione di “land management” viene svolta da agri-coltori e silvicoltori per lo più privati che, nel tempo, sono stati costretti ad orientare la propria attività sem-pre di più al mercato attuando vere e proprie strategie imprenditoriali. Questo fenomeno è anche uno degli argomenti chiave della nuova politica agricola comune (PAC). Non a torto, gli operatori agricoli si concentrano su ciò che paga meglio e di più. È per

questo che gestiscono i loro terreni, utilizzano macchinari, distribuiscono fertilizzati e fitosanitari, scelgono i tipi di colture e si dedicano agli alleva-menti che paiono loro più produttivi e remunerativi. Oltre però a questo aspetto economico della gestione del territorio, la loro attività ha anche un ruolo predominante in termini di biodiversità, habitat e paesaggio. Purtroppo le aziende agricole produ-cono troppo pochi apporti ambientali positivi e troppi negativi. Il problema è che tali beni pubblici sono scar-samente vendibili sul mercato ed imporne la fornitura comporterebbe che l’applicazione di politiche e stra-tegie molto onerose.

La relazione RISE sui Beni Pubblici da terreni di proprietà privata valuta la portata di questi problemi. Inoltre la relazione si è preposta di offrire una definizione di “beni pubblici”, del loro valore, del loro costo e del costo della loro non-fornitura. Un compi-to dunque molto ambizioso che ha richiesto tanto impegno e imposto grandi sfide!

Uno degli argomenti centrali della relazione è che lo spettro delle insufficienze del sistema di mercato per i beni pubblici è molto vasto e che le risposte dei politici non sono state in grado di porvi rimedio. Come siete arrivati a que-sta conclusione?

La Task Force, una commissione di esperti accademici di primissi-mo livello provenienti da vari paesi europei, ha analizzato svariati studi globali, europei e nazionali relativi alla valutazione dei costi dei servizi per gli ecosistemi, delle variazioni cli-matiche, e della biodiversità al fine di individuare elementi quantificabili in grado di dimostrare che l’entità delle insufficienze del sistema di mercato è veramente molto grande. Anche se ognuno di questi studi verteva su aspetti diversi, tutti tendevano comunque a sostenere che l’agri-

CountrySide è una publicazione di ELO

tradotta in Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo e Tedesco.

Editore responsabile : Thierry de l’ESCAILLE

Capo redattore : Emmanuelle MIKOSZ

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Con il sostegno della Comunità Europea - DG Ambiente

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coltura genera effettivamente flussi molto significativi di impatti ambien-tali positivi e negativi. La realtà empi-rica dimostra che di fatto l’ambiente è stato sottovalutato. Resta però piuttosto difficile quantificare esat-tamente in che misura sia stato sot-tovalutato e quale sia il potenziale contributo di agricoltori ed aziende agricole.Nonostante le ovvie difficoltà, dob-biamo sforzarci di raccogliere quante più possibili informazioni sui costi e sul valore dei servizi ambientali disponibili, dato che questi ultimi sono un valido indicatore della effi-cacia o non-efficacia dell’agricoltura in termini di performance ambientale. Solo riuscendo a fare luce su questo aspetto di efficacia ambientale (e naturalmente sul suo contrario e sui relativi livelli di riferimento), potremo produrre adeguate risposte politiche.La radice del problema sta nella non scindibilità della produzione di ser-vizi alimentari commerciabili e servi-zi ambientali non commerciabili. Le insufficienze del sistema di mercato sono ante complesse. Le aziende agro-forestali non producono solo servizi, ma anche. Gli operatori agri-coli potrebbero e vorrebbero fare di più se il contesto politico li aiutasse a farlo in modo redditizio, o quanto meno senza generazione di perdite.

Come è possibile dunque pren-dere le giuste misure per poter for-nire concretamente beni ambienta-li di pubblica utilità? E soprattutto, chi dovrebbe essere il responsabi-le di tali misure e sostenere i costi della loro attuazione?

Cosa fare di più e come farlo è una domanda molto difficile. La teo-ria delle insufficienze del sistema di mercato, delle esternalità e dei beni pubblici e tutt’altro che semplice. Ma questo non significa che ci si debba fermare e stare a guardare. Al contra-rio, dobbiamo continuare a cercare sempre nuovi strumenti per ovviare a tali insufficienze. A questo proposito,

la Task Force della Fondazione RISE ha individuato diversi tipi di strumenti per la realizzazione e la fornitura di beni pubblici. Alcuni di questi stru-menti sono di natura privata, come ad esempio l’acquisizione di fondi agricoli da parte di leghe ed associa-zioni, oppure l’integrazione di servizi ambientali nelle merci e nei servi-zi commerciali. Altri sono pubblici, come per esempio l’applicazione di oneri sociali per i servizi ambientali. Resta comunque il rischio che la fornitura di servizi ambientali resti sempre sotto-dimensionata anche in presenza di contributi pubblici ingen-ti. Considerati gli sviluppi del deficit pubblico, l’attuale situazione econo-mica ed i crescenti vincoli budgetari, occorre trovare altri incentivi comple-mentari alla fornitura di beni pubblici. Ed è da qui che nasce l’idea dei mercati ambientalistici.

L’idea è quella di creare una clas-se di potenziali consumatori (general-mente singoli individui o aziende) ed una classe di fornitori di tali servizi (gli operatori agricoli). Questa ipotesi di grande interesse potrebbe essere consolidata per mezzo di qualche regolamento o provvedimento euro-peo. I regolamenti possono fare in modo che si venga a creare il quadro giusto per bypassare gli effetti delle insufficienze e delle imperfezioni del sistema di mercato.

La questione importante, qui, è anche di stabilire chi paga. Lasciare che a pagare questi servizi sia qual-cun altro sarebbe molto facile. Quelli che stanno attualmente sostenendo i costi in Europa sono i cittadini, ossia coloro che soffrono le conse-guenze della mancata fornitura dei beni pubblici. Il budget fissato dalla politica Agricola comunitaria (PAC) dovrebbe contribuire a pagare i costi attualmente sostenuti dai cittadini, a condizione che gli agricoltori for-niscano servizi pubblici nel quadro delle norme PAC.

Quali consigli darebbe per garantire la fornitura di questi beni pubblici?

Prima di tutto, gli organi deci-sionali e accademici, le aziende agro-forestali e tutti gli altri ope-ratori economici interessati inclusi ambientalisti ed altre fasce di citta-dini coinvolti devono collaborare in modo costruttivo per capovolgere l’attuale situazione. Per incremen-tare il contributo delle attività rurali alla riduzione delle variazioni clima-tiche, servono provvedimenti politici più credibili e soprattutto più effica-ci. Dovremmo cercare di accorciare la catena alimentare, operando una revisione delle Direttive CE a favore di una agricoltura sostenibile, poten-ziando gli standard ambientali delle PAC e ricompensando gli agricoltori e gli operatori rurali che forniscono beni e servizi pubblici. Si dovrebbero anche riformulare i fondi strutturali CE, correggendo i tassi di cofinan-ziamento a sostegno dello sviluppo rurale dei paesi membri, stabilen-do dei diritti sulle risorse idriche ed adeguati schemi di gestione delle acque, ed invertendo quei sussidi energetici che favoriscono gli sprechi di risorse. Infine, si dovrebbe avan-zare una proposta in seno all’OMC per modificare gli attuali regolamen-ti commerciali in modo da evitare protezionismi incontrollati legati alla diversa intensità del carbonio dei prodotti immessi in commercio, e da rinforzare il potenziale degli operatori rurali ad impegnarsi nella lotta alle variazioni climatiche.La terra europea racchiude un enor-me potenziale di fornitura di beni pubblici e il fatto che sia un argomen-to spinoso non dovrebbe comunque diventare mai una scusa per non occuparsene. La Fondazione RISE si sta impegnando al massimo per focalizzare su questo argomento l’at-tenzione delle Istituzioni CE, degli Enti Pubblici, delle aziende pubbliche e private di qualsiasi dimensione e mi auguro vivamente che la questione

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“Beni pubblici da Private Land”la nuova relazione della Fondazione rISE

Nell’estate del 2008, la Fondazione RISE 1 ha costituito una Task Force con il compito di valutare la fornitura di beni pubblici da parte dei gestori del territorio agricolo e le priorità di sostegno pubblico e privato nelle aree rurali europee. Gli obiettivi erano, da un lato, di tentare di

classificare, e se possibile quantificare anche sommariamente ed in ordine di grandezza, la gamma dei servizi non destinabili alla vendita derivanti da una gestione agricola multifunzionale; e dall’altro di stimolare l’attenzione sulle diverse possibili modalità di fornitura di tali servizi.

diventi comunque prioritaria a livello delle prossime riforme PAC.

Ora che è finito questo progetto durato 18 mesi, quali saranno le nuove iniziative della Fondazione?

Innanzi tutto siamo molto presi dall’organizzazione del Forum annua-le sul futuro dell’agricoltura, che si terrà il 16 Marzo del 2010. Il Forum si terrà interamente in materia delle eco-nomie e delle politiche agricole legate ai cambiamenti climatici. Esponenti del mondo accademico, politico ed industriale si riuniranno al forum per

discutere delle sfide con cui dovrà confrontarsi l’agricoltura moderna per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici. Inoltre siamo impegnati sul fronte di svariate nuove opportuni-tà interdisciplinari, che al momento sono ancora in fase preliminare, e sulle quali preferirei non dilungarmi fino a quando non saremo in grado di annunciare ufficialmente il nostro prossimo progetto di ricerca. Se però volete approfondire l’argomento, o avete idee su questioni che merite-rebbero uno studio più accurato, sarei più che lieto di valutarle. Mandate una e-mail a [email protected], e il

Gruppo di Lavoro RISE provvederà a mettersi in contatto con voi. Nel frattempo vi invito a visitare il nostro nuovo sito internet www.risefounda-tion.eu!

n Fanny van der LOO

Corrado PIRZIO-BIROLI riveste attualmente le cariche di Direttore Generale alla Fondazione RISE, di Presidente della Task Force RISE; di Presidente del Comitato Consultivo ELO e di Direttore onorario della Commissione Europea.

Sotto la direzione del Professor Allan BUCKwELL e del Direttore Generale della Fondazione RISE, Corrado PIRZIO-BIROLI, la Task Force, composta da diversi espo-nenti accademici provenienti da tutta Europa oltre ad esperti in mate-ria di agricoltura e funzionari della Commissione Europea, ha lavorato per 18 mesi ed alla fine ha conse-gnato a Dicembre 2009 una rela-zione sulla fornitura di beni e servizi ambientali pubblici da terreni privati. Ad un pranzo incontro con la stam-pa, organizzato presso la sede del Parlamento Europeo da Paolo de CASTRO, Presidente del Comitato per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del

Parlamento Europeo, la Fondazione RISE ha raggruppato svariati giornali-sti assieme a Membri del Parlamento Europeo (MEPs), Funzionari della Commissione ed altri operatori che hanno così salutato la pubblicazione della relazione. Dato che l’argomento sta raccogliendo sempre maggiore attenzione a livello europeo, il primo di febbraio 2010, si terrà un evento pubblico in materia di beni e servizi pubblici organizzato da RISE al Centro Studi Politica Europea CEPS 2.La relazione ha valore di un atteso contributo alla questione di come Europe assumersi la responsabilità globale e su come integrare le atti-vità dell’uomo all’ambiente naturale.

Nell’analizzare le principali sfide che l’Europa sta vivendo in termini di agri-coltura, degrado ambientale e servizi eco-ambientali, la relazione cerca di identificare le misure e le politiche più idonee a garantire la fornitura di servizi pubblici e la sua pubblicazione risulta tanto più opportuna se si con-sidera il momento attuale e la prossi-ma ridefinizione del Budget Europeo e delle PAC post-2013.

Anche se prende sempre di più piede l’idea di aziende agro-foresta-li in grado di fornire beni e servizi pubblici ambientali, non sono ancora stati definiti i confini e l’entità di tale idea che resta pertanto ancora sfo-

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cata e limitata. La Task Force RISE ha cercato di contribuire al dibatti-mento pubblico attualmente in corso puntualizzando i concetti e fornendo una quantificazione giustificata dei costi e dei valori in gioco senza però dimenticare il contesto politico del problema.

Il contesto di riferimentoIl mondo sta vivendo una tran-

sizione, che riflette la nuova realtà demografica, climatica, ecologica ed economica. Questa nuova realtà è il risultato di una serie di tenden-ze quali: l’incremento demografico, l’espansione delle zone urbane, la globalizzazione dei mercati, gli stili di vita che cambiano, l’esaurimento delle risorse quali petrolio e minerali, terreni fertili, acqua pulita e aria pura, l’aumento della domanda energetica e la carenza di energia pulita e cam-biamenti climatici. Queste tendenze stanno modificando sia l’ambiente sia lo scenario alimentare, non solo per quanto concerne la produzione ali-mentare, ma anche il consumo di cibo ed i mercati alimentari. Nell’affrontare due tra le maggiori sfide mondiali, tra loro interconnesse, vale a dire la sicu-rezza alimentare e quella ambientale, i gestori del territorio e i loro terreni privati necessitano di aiuti per poter sostenere la sfida. Viene infatti adot-tato un nuovo paradigma per cercare di favorire una migliore integrazione tra le attività dell’uomo e la natura. Si tratta del concetto dei cosiddetti servizi degli ecosistemi. Si tratta dei vantaggi che l’uomo trae dagli ecosi-stemi e che comprendono i servizi di fornitura, quali cibo e acqua, i servizi di controllo, per es. di inondazioni e siccità, i servizi di sostegno, per esempio la formazione del suolo e i servizi culturali quali per esempio le funzioni ricreative, spirituali, religiose ed altri benefici non materiali.

Le insufficienze dei sistemi di mercato per i beni pubblici

I terreni europei appartengono per lo più a dei privati e sono gestiti da agricoltori e silvicoltori. Diffusi fallimenti del mercato derivano dal fatto che la gestione del territorio mirata all’atti-vità agro-forestale ha la capacità sia di conservarne sia di valorizzarne gli aspetti ambientali, ma anche di dan-neggiare l’ambiente stesso. La scienza e la tecnologia moderna assieme alla crescente meccanizzazione dell’agri-coltura hanno drasticamente aumenta-to la capacità dell’uomo di manipolare la “natura” per ricavarne cibo, mangimi ed altri materiali. Anche se i gestori del territorio si sono generalmente dimo-strati capaci di fornire cibo e materiali in quantità crescente, non sono però stati in grado di produrre servizi ambientali di pari passo. Con l’aumento della ric-chezza, la domanda di servizi ambien-tali è aumentata di pari passo con le preoccupazioni della società europea per la loro mancanza. Mentre esistono mercati imperfetti ma ben funzionanti

nella catena alimentare e per la produ-zione di fibre, non esistono invece mer-cati spontanei per i servizi ambientali. Pertanto la fornitura di questi ultimi non raggiunge i livelli auspicati dalla socie-tà. È quindi naturale che gli agricoltori rispondano ai segnali del mercato per quanto concerne i prodotti alimentari e altri prodotti commercializzabili, e riser-vino minore attenzione alle attività per le quali non esistono mercati. I gestori del territorio tenderanno così a produrre meno “beni” - quali gli habitat, le specie e i paesaggi culturali per cui nessuno è disposto a pagare - e più “mali” - quali l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo - e continueranno a farlo finché non sarà loro richiesto di corrisponder-ne il pieno prezzo sociale o ambientale. Dato che la riforma della PAC incentiva i comportamenti di mercato, gli agricol-tori europei si concentrano sempre di più su ciò che paga commercialmente piuttosto che sugli aspetti ambienta-li/naturali che non pagano in mone-ta. L’insufficiente fornitura di servizi ambientali rurali è un classico caso di

1 RISE is an independent foundation devoted to the promotion of sustainable agriculture and of a living countryside. Its aim is to help rural regions to meet the challenges of urbanization, globalization, removing the structural, economic and cultural barriers that hold the countryside back, and offsetting growing public neglect of rural interests and their marginalization in public decision.

2 The Report is available in English and Italian, its Executive Summary is available in English, French or Italian on the RISE website and in hard copy. Would you wish to receive a hard copy, please send an e-mail to [email protected]

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diffuso fallimento del mercato, molto difficile da gestire soprattutto perché la portata di tali fallimenti arriva spesso al punto di interessare la quasi totalità dei territori di riferimento. Sono spesso stati di insufficienza molto complessi con forti interazioni tra biodiversità, paesaggio e suolo, risorse idriche e qualità dell’aria. Inoltre, si tratta di situa-zioni fortemente interconnesse alle atti-vità agro-forestali. Ecco perché serve un nuovo approccio. Un modo costruttivo di ovviare tali fal-limenti del mercato è quello di trattare i servizi ambientali pubblici, come beni che possano essere forniti da gestori del territorio adeguatamente incentivati. Ma perché ciò sia fattibile, occorre prima definire con chiarezza cosa si intende con servizi ambientali e fare una stima del loro valore e del loro costo. Ciò ci riporta alle misure politiche che, da sole, possono creare le condizioni e un adeguato sistema di incentivazione per la fornitura di tali servizi. Se si venisse a creare una domanda significativa di tali servizi, gli operatori privati si farebbero certamente avanti per fornirli.

La valutazione dei servizi agli eco-sistemi è una questione controversa e molto complessa. Alcuni ritengono che

non sia fattibile. Altri la ritengono un pro-cesso senza fine. Indipendentemente dalle difficoltà di misurazione del valore dei servizi agli ecosistemi, i pochi studi finora condotti (e presi in considera-zione dalla relazione RISE) dimostra-no che il loro valore potrebbe essere incommensurabile e che il loro degra-do potrebbe determinare perdite di benessere enormi. Per esempio, in base ad uno degli studi più importanti tra quelli analizzati, il valore dei flussi globali annuali di sedici servizi degli ecosistemi andava dai 16 ai 54 trilioni di dollari, un terzo dei quali attribui-bili agli undici ecosistemi terrestri. La valutazione dell’ecosistema prodotta dalla Banca Mondiale e dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) all’inizio del nuovo millennio, indica che il 60% dei servizi degli ecosistemi sono in stato di degrado o resi in modo non sostenibile e che sono previsti imminenti “impatti altamente negativi sulla capacità dell’ecosistema di con-tinuare a fornire altri servizi in futuro” e che è pertanto “essenziale che venga-no prese fin d’ora misure adeguate”. Lo studio TEEB sull’economia degli ecosi-stemi e della biodiversità, attualmente in corso, suggerisce che la perdita di benessere derivante dalla perdita di

biodiversità dei sistemi terrestri si aggiri attorno ai 50 miliardi di euro l’anno, vale a dire poco meno dell’1% del PIL, ma che nel 2050 potrebbero salire a 14 trilioni di euro, ossia il 7% del PIL. I risultati di questi studi, nonostante tutte le incertezze del caso, suggeriscono che il valore lordo dei servizi ambientali potrebbe essere di un ordine di gran-dezza paragonabile a quello dei beni e dei servizi convenzionalmente misurati in ambito economico.

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Le misure politicheÈ interessante fare riferimento all’-

esperienza della Politica Agricola Comune (PAC) che ha guidato l’istitu-zione delle condizioni ambientali per il sostegno alle aziende agricole e l’offerta di contributi per la fornitura di servizi ambientali. Questi ultimi rappresentano ancora una piccola parte del sostegno totale fornito dalle PAC e non sono stati fatti altri sforzi per regolamentare i programmi di sviluppo rurale in base a dati oggettivi sulla domanda dei ser-vizi ambientali, sul loro valore e sul loro costo. Un’opera di monitoraggio siste-matico del valore dei servizi ambientali e dei loro costi di realizzo potrebbe rivelar-si molto utile per la revisione delle PAC e quindi per consentire la presa di decisio-ni informate in un prossimo futuro. L’attuale politica comunitaria non com-prende misure che prevedano la for-nitura sistematica di beni pubblici e servizi ambientali. La relazione RISE ha cercato di individuare dei possibili modi di fornire beni pubblici ambientali. Un modo di fornire beni ambientali pubblici è la fornitura diretta mediante federa-zioni e società, quali le ONG ambien-tali, i trust e le leghe di naturalisti che forniscono una serie di servizi paesag-gistici, ambientali e culturali attraverso - ad esempio - l’acquisto o la locazione finanziaria di terreni e proprietà. Il prin-cipale limite alla diffusione di questo approccio è costituito dalla capacità delle associazioni di reperire le risorse per acquistare, affittare o gestire super-fici più vaste. Un altro modo è quello di incorporare i servizi ambientali nei beni e nei servizi commercializzati. In tal caso, la for-nitura di beni pubblici ambientali può avvenire sotto forma più o meno voluta di prodotti naturali ricavati dalle tradi-zionali attività agricole commerciali, da sistemi di produzione agricola inten-zionali (quali l’agricoltura biologica, e i prodotti conservati) o sotto forma di servizi forniti in abbinamento ad attività sportive svolte in aree rurali (per es. tiro sportivo e caccia). Un altro importante incentivo alla forni-tura di beni ambientali sono i contributi

pubblici a cui si è fatto ricorso siste-matico nella comunità europea grazie all’integrazione delle PAC, all’inizio del secolo quando le riforme MacSharry e Fischler cominciarono gradatamen-te a focalizzarsi sugli strumenti per un’adeguata protezione dell’ambiente. Tuttavia, a causa delle ingenti pressioni gravanti sui fondi pubblici, non è con-sigliabile affidarsi unicamente a questa risorsa per colmare il vuoto. Un altro possibile approccio alla forni-tura di servizi ambientali è il tentativo di creare situazioni in cui tali servizi pos-sano essere resi all’interno del rapporto tra azienda e azienda (piuttosto che in quello tra stato e azienda) cercando di ricalcare i modelli di approccio ai mercati commerciali. Esistono diver-si modi per poter innescare questo processo: sistemi di cap and trade, floor and trade, contropartite e contratti di servizi. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di trovare opportunità di acquisto, da parte del settore privato, di servizi ambientali forniti da agricoltori ed altri gestori del territorio. Per quanto riguarda i contratti di servizi, esistono già diversi esempi concreti come per esempio, le società private di erogazio-ne dell’acqua che sottoscrivono con-tratti con agricoltori e silvicoltori siti nel loro bacino d’utenza in modo da ridurre l’impatto ambientale dei processi di trattamento dell’acqua.Oltre ad individuare possibili modalità di fornitura dei beni e dei servizi ambien-tali, la relazione RISE cerca anche di individuare i soggetti che dovrebbero sostenerne i costi. Si tratta di un punto veramente fondamentale. Attualmente chi paga è il cittadino europeo che subi-sce tutte le conseguenze delle insuffi-cienze del sistema di mercato in campo ambientale. I costi sono considerevoli ma molto distribuiti. I singoli individui non sono però in grado di misurarli e non sanno cosa fare per risolvere il problema. Se tutti i cittadini stanno già pagando il prezzo del degrado ambien-tale, chi dovrebbe pagare per invertire questo trend: gli agricoltori, i consuma-tori di prodotti alimentari e forestali o i contribuenti? Come si possono distri-

buire meglio i costi e incentivare l’attua-zione delle misure necessarie? L’opinione pubblica europea punta spesso il dito contro le aziende agri-cole e forestali incolpando l’agricoltura di produrre troppo gas serra. Così la comunità europea sostiene la fornitura di beni pubblici da parte dei gestori del territorio e i molteplici ruoli dell’agricol-tura richiedendo nuove politiche per allinearla il più possibile alle esigenze e agli obiettivi della società.Nella conclusione della sua relazio-ne, la Fondazione RISE sottolinea che l’agricoltura europea ha in effetti tutte le carte in regola per giocare un ruolo fondamentale sulla fornitura dei beni pubblici come ad esempio il sequestro del carbonio, la riduzione dei gas serra e delle emissioni e il miglioramento del paesaggio. Il sostegno all’agricoltura attraverso il primo pilastro costituisce uno strumento importante per il rag-giungimento degli obiettivi del Trattato per quanto concerne le PAC, ma è necessario indirizzare tale sostegno in maniera più precisa e affiancarlo a misure idonee a contrastare le insuf-ficienze del mercato e i cambiamenti climatici. Ecco perché sono necessarie ulteriori azioni per la promozione dei beni e dei servizi pubblici attraverso una PAC “più verde” e delle raccoman-dazioni che conducano allo sviluppo di adeguati strumenti politici nel rispetto dei servizi degli ecosistemi. Tutto questo diventa particolarmen-te pertinente alla luce della revisione del bilancio e della prossima riforma PAC del 2013. È fondamentale che le decisioni sulla misura delle risorse di bilancio CE siano prese alla luce degli obiettivi che le politiche comunitarie si prefiggono di raggiungere. Vi è il forte pericolo che, nelle decisioni relative alle future PAC, le risorse di bilancio siano concordate prima della definizione dei reali obiettivi delle politiche e dei costi per il loro raggiungimento. Se questo dovesse accadere, i paesi membri e le istituzioni CE avranno perso una gran-de opportunità di aiutare il pianeta. La relazione RISE è stato diretto e coordinato dal Prof. Allan BUCKwELL.

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Proclamando il 2010 «Anno interna-zionale della biodiversità», le Nazioni Unite e in particolare l’Unione euro-pea vogliono mettere in evidenza i pericoli e i rischi di estinzione che corrono la diversità delle specie e l›equilibrio naturale dei nostri ecosi-stemi. Se il paesaggio è parte inte-grante del nostro patrimonio naturale e culturale vivente, l’incoraggiamento ad utilizzare i diversi strumenti di pia-nificazione e di gestione territoriale nonché le direttive europee quali le direttive habitat e Uccelli, alla base della rete Natura 2000, contribuisco-no a migliorare la conservazione del nostro ambiente di vita. Occorre, tut-tavia, fare un altro passo ancora per far sì che il nostro spazio vitale sia durevole.

Se da una parte la realizzazione di riserve naturali garantisce la preserva-zione della diversità del nostro bioto-

po, dall’altra non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale che svolgono i parchi e i giardini storici sotto questo aspetto. In effetti, la grande diversità di vegetali che vi si trovano nonché la gestione durevole di questi spazi verdi contribuiscono ampiamente alla conservazione della biodiversità. Da diversi secoli, questa gestione della natura consente spesso di garantire la preservazione di un’ampia varie-tà di alberi, cespugli e piante su uno stesso territorio mantenendo, al tempo stesso, le loro diverse cate-gorie di età composte da venerabili alberi più che centenari. È innegabile che tali biotopi offrano un habitat e il nutrimento a molte più specie animali di quanto non avvenga nelle fustaie. Inoltre, questi santuari ospitano una fauna e una flora spesso in via di estinzione in altre zone densamente popolate o destinate ad attività agri-cole intensive.

Così, la grande diversità delle specie vegetali attira una ancor mag-giore varietà di specie, i cespugli i vecchi alberi sono eccellenti rifugi contro i predatori, mentre le antiche fabbriche o ghiacciaie sono spesso diventate il riparo dei pipistrelli, senza dimenticare il biotopo ideale costitui-to dagli stagni e dalle paludi spesso creati artificialmente per adornare i nostri parchi. Menzioniamo anche la problematica che colpisce grave-mente le api. Mentre nelle zone rurali le api tendono a scomparire in modo misterioso, non subiscono invece alcun danno in parchi e giardiniUna delle spiegazioni possibili è il riscaldamento climatico che porta a prolungare la loro attività in autunno. In questa stagione, però, l’assenza di fioritura e quindi di polline riduce la loro resistenza alle malattie e ad altri parassiti, le esaurisce e comporta un rischio di mortalità degli alveari molto

I nostri parchi e giardini, santuari della biodiversità

In un momento in cui lo sviluppo durevole e la tutela della biodiversità sono più che mai all’ordine del giorno, i parchi e i giardini devono essere considerati non soltanto come elementi indispensabili per la conservazione del nostro patrimonio, ma anche di quello dei nostri ecosistemi.

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più accentuato. Nei parchi e giardi-ni, invece, poiché le fioriture sono più abbondanti e più prolungate nel tempo, gli alveari si possono nutrire più a lungo per affrontare meglio l’inverno.

Ovviamente, se nei parchi e giar-dini va incoraggiata la diversità delle specie vegetali, è importante anche evitare piantagioni di specie invasive nonché l’utilizzo di pesticidi e di altre soluzioni nocive per la bella fioritura che ci offre la natura. Privilegiando, per contro, metodi naturali come la realizzazione di un prato di fiori selva-tici a falciatura tardiva, si può arrivare a creare una vera e propria oasi per la biodiversità.

Sottolineiamo tuttavia che l'elimi-nazione di certi pesticidi, derivante dal recepimento della direttiva PPP 1 sul-l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari in tutte le zone ricreative pubbliche e private, nonché l'apporto di biodiversità nei parchi e nei giardini storici, generano costi supplementari ai quali i proprietari devono far fronte. Questo sforzo di gestione durevole, attualmente poco ricompensato, non meriterebbe forse, seguendo l’esem-pio dei certificati dei crediti di carbo-nio, un certo sostegno?

n Donatienne de SéjOURNET

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Il futuro della campagna: le proprietà terriere in Europa

Dovunque e in qualsiasi momento si posi l’occhio sulle campagne europee, si scorge sempre la mano dell’uomo. L’opera dell’uomo appare evidente negli alberi piantati, nelle case costruite, nei paesaggi artificiali, nei campi coltivati e nel retaggio culturale mantenuto

ed adattato. Le nostre campagne sono sempre state lavorate e plasmate dall’uomo.

Questo libro fa il ritratto di 63 pro-prietari e gestori di aziende agricole private sparse in tutta Europa, che sono un campione piccolo ma rappre-sentativo di ciò che siamo oggi, all’al-ba del ventunesimo secolo, intera-mente responsabili della manipolazio-ne e gestione delle nostre campagne e del futuro delle prossime generazioni. Alcune delle proprietà sono enormi, altre molto piccole. Alcuni di essi sono proprietari diretti della loro terra che si tramandano da generazione in gene-razione da oltre 500 anni; altri sono proprietari di fondi acquistati più di recente. Nel loro insieme formano un mosaico, uno specchio affascinante

degli effetti della storia d’Europa, dei cambiamenti sociali, dello stile, della moda, della fortuna, dell’ambizione personale, dei cambiamenti climatici, della profonda dedizione alla natura, del progresso scientifico e di molti altri aspetti ancora.

Anche se la parola ‘mosaico’ fa pensare a qualcosa di statico ed iner-te, in realtà le terre di campagna euro-pee sono sicuramente tutto il contrario di statiche. La campagna europea di oggi e di ieri è sempre stata un ambiente vivo e dinamico. Se a prima vista può sembrare un mosaico, essa è in realtà più paragonabile ad un

caleidoscopio in perenne, lentissima rotazione ed in grado di riflettere e – nello stesso tempo – anticipare i cambiamenti. Al centro della ruota c’è la ricchezza culturale e la naturale biodiversità dell’Europa, la pietra di fondazione di tutto ciò che è collegato alla terra e alle zone rurali. Quasi tutti i latifondisti e i titolari di aziende agri-cole comprendono che le decisioni che coinvolgono la terra devono esse-re molto ben ponderate, sono molto costose e impiegano molto tempo prima di dare i loro frutti. Basti pensare al rimboscamento, alla conservazione della biodiversità, al restauro di vecchi edifici o alla cura di paesaggi sensibili

‘Creating the Future of the Countryside, The European Estate’ - Presentazione del libro

Lunedì 1º febbraio - una giornata storica per l’ELO, l’FCS e tutti i 61 proprietari delle tenute descritte in questo fantastico nuovo libro. La sua presentazione all’hotel Plaza a Bruxelles è stato un grande successo: fra i 270 presenti vi erano amici, proprietari delle tenute

menzionate e circa 25 giovani amici e altri giovani inte-ressati. La serata è iniziata con un breve discorso di François DEBIESSE, che ha parlato dell’attuale situazione ban-caria con un tono abbastanza ottimista. In un secondo momento, Giuseppe VISCONTI, presidente dell’FCS, ha affrontato con grande slancio -oltre ad altri argomenti- la questione dei beni pubblici prodotti dai terreni privati e dello sviluppo del ruolo delle imprese private nella promozione della biodiversità. ha fatto riferimento alla storia esemplare della Tenuta Danilovka per far cono-scere le sfide raccolte da numerosi proprietari terrieri. Carlos OTERO, curatore del libro, ne ha poi descritto la struttura e ha spiegato il significato degli otto argomenti su cui è incentrato il contenuto libro.Nel corso della cena, sul palco sono state proiettate immagini delle varie tenute e delle loro attività. Al ter-mine della serata, agli ospiti è stata offerta una copia della versione inglese del libro, che adesso è disponibile anche in francese presso l’ufficio dell’ELO. Entrambe le versioni possono essere acquistate per 100 euro (più spese di spedizione).

n william hILLGARTh

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F. de RADIGUES, G. VISCONTI, F. DEBIESSE, T.de l’ESCAILLE.

e vulnerabili. Il ritorno economico di queste decisioni non è mai istantaneo e nemmeno certo, dato che a volte possono passare anche 50 anni prima di un qualsiasi effetto. Si tratta però di decisioni che sono comunque vitali per la salute e la completezza delle zone rurali, cosa che – in questa epoca di grande fretta e pressioni – rappresenta quasi una condizione obbligatoria per il benessere della gente in Europa.

Ogni generazione di agricoltori e silvicoltori ha a cuore il futuro della propria terra. I frutti dei loro sforzi sono i meravigliosi colori del nostro caleidoscopio. A volte scuotiamo la testa, increduli davanti a ciò che fece-ro i nostri avi. Altre volte ci si chiede cosa direbbero se potessero vedere lo splendore della loro eredità anche in questo mondo così diverso. Anche noi, la classe dirigente agli albori del ventunesimo secolo, dobbiamo guar-dare al futuro e cercare di dare il nostro contributo al caleidoscopio. I nostri pensieri sono attualmente rivolti a far fronte a vari problemi: dalle varia-zioni climatiche alle necessità degli uccelli migratori, alla continuità di una

vibrante attività socio-economica nelle aree rurali, alla produzione di cibo, fino al desiderio di produrre energia o di incoraggiare tutti quelli che vivono e lavorano in ambienti urbani a godere e beneficiare degli spazi all’aria aperta.Come in ogni altra epoca, la nostra priorità deve però essere rivolta alla creazione e al mantenimento di aree di campagna ecosostenibili. È importate poter fare tutto ciò con attenzione per la continuità e la stabilità, ma con un occhio al futuro e senza trascurare le esperienze fatte. Raramente ci si dedi-ca a soluzioni a breve termine “per la gioia” popolare.Il futuro della terra è sempre stato dettato dai gestori del territorio agro-forestale che le hanno amate, cocco-late, godute e condivise. Senza la flora e la fauna, senza biodiversità, senza le popolazioni rurali non ci sarebbero campagne. Questo libro spiega come proprie-tari e gestori di terreni agro-forestali privati possano proseguire nell’arte di costruire il futuro delle campagne europee. Ma cosa ancor più importan-te, questa pubblicazione mostra con quanta passione e spirito di iniziativa

gli operatori delle zone rurali abbiano accettato la sfida, nonostante il fatto che il futuro non è mai sembrato così complesso. Infine l’opera vuole dimostrare quanto tutti noi – in qual-siasi parte d’Europa – già godiamo e beneficiamo dei risultati del lavoro dei nostri avi.

n Lord jOICEy

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Syngenta

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Uno sguardo all’agricoltura lituanaA cura del Ministero lituano dell’Agricoltura

La Lituania è un paese di pianure e colline interrotte solo dalle chiare acque di laghi cristallini, fiumi e corsi d’acqua e dalle sue famose fore-ste che coprono quasi il 30% della superficie del paese. (…) L’Agricoltura in Lituania sta cambiando. Anche le aree più remote affascinano con i loro campi ordinati e curati da agricoltori dotati di macchinari moderni grazie ai quali ottengono copiosi raccolti. La moderna agricoltura lituana riveste un ruolo importantissimo da un punto di vista sia economico, sia sociale/etno-culturale, sia ambientale. Il suo carat-tere decisamente plurifunzionale, fa dell’agricoltura la principale attività economica della Lituania.

Le campagne lituane sono consi-derate una parte fondamentale dell’in-frastruttura nazionale e determinano gli standard di vita sia delle popola-

zioni urbane sia di quelle rurali. Circa un terzo della popolazione lituana vive in zone di campagna e quasi lo stesso numero di persone è direttamente associato ad attività agricole (…). La campagna lituana sta attraversando profondi cambiamenti sociali e cultu-rali. Oltre all’agricoltura tradizionale, che è anche la principale fonte di cibo sano da consumare quotidianamente sul posto, esiste anche un tipo di agri-coltura più commerciale per la quale i servizi stanno gradatamente crescen-do di importanza. Tutte queste attività si trovano davanti a grandi sfide, che impongono alle zone rurali lituane forti adattamenti alla concorrenza del mercato globale, alle esigenze dei mercati in termini di sicurezza e qua-lità alimentare, a requisiti ambientali sempre più severi e allo sviluppo delle moderne tecnologie. Di recente, è stata posta particolare attenzione alle

Agenda 2010

iL LiBrO deL meSe

ISBN 978-9955-876-01-4

popolazioni delle zone rurali cercando di incoraggiarle a trarre reddito da altre attività para-agricole, cosa par-ticolarmente importante per la nuova generazione rurale (…).

4 -6 marzo, Brno, Repubblica Ceca 16ª fiera internazionale del vino www.bvv.cz/vinex

16 marzo, Bruxelles3º Forum per il Futuro dell’agricoltura: L’economia e la politica degli alimenti vs. il cambiamento climatico; co-organizzato dall’ELO e da Syngenta; www.forumforagriculture.com

22 – 26 marzo, BruxellesLa settimana europea dell’energia sostenibile: i tempi sono maturi per plasmare il nostro futuro energeticowww.eusew.eu

22 – 26 marzo, Barcellona Alimentaria Barcelona- Fiera internazionale di alimentazione e ristorazione www.alimentaria.com

24 marzo, ParigiSeminario «Politica agricola comune: sguardi incrociati sul 2013 », organizzato dalla SAF SAF-agricoltori di Franciawww.agriculteursdefrance.com

26 marzo, BruxellesConvegno UE «Quale futuro per il latte?”http://ec.europa.eu/agriculture/events/milk-conference-2010/index_en.htm


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