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G I Tri · the loss of the sheaths, when the bulb reaches the infundibulum. There is some...

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Giornale italiano di tricologia - anno 12 - 22 - novembre 2008 La comunicazione percentualizzata - pag. 5 La durata del catagen: un'opinione - pag. 7 One opinion about the duration of the Catagen Phase - pag. 7 Ricordi di chimica organica e appunti sulla cheratina - pag. 9 Come valutare il paziente che si candida al trapianto di unità follicolari - pag. 16 I cosmetici per mascherare il diradamento e la calvizie: “Hair Concealers” - pag. 22 News dalla Letteratura Internazionale - pag. 23 Fili di Poesia - pag. 38 SOMMARIO EDIZIONI TricoItalia (Firenze) Direttore scientifico: Andrea Marliani Giornale Italiano di Tricologia anno 12 - 22 - novembre 2008 Proprietà letteraria ed artistica riservata. ©
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La comunicazione percentualizzata - pag. 5La durata del catagen: un'opinione - pag. 7One opinion about

the duration of the Catagen Phase - pag. 7Ricordi di chimica organica

e appunti sulla cheratina - pag. 9Come valutare il paziente che si candida

al trapianto di unità follicolari - pag. 16I cosmetici per mascherare il diradamento

e la calvizie: “Hair Concealers” - pag. 22News dalla Letteratura Internazionale - pag. 23Fili di Poesia - pag. 38

SOMMARIO

EDIZIONI TricoItalia (Firenze)Direttore scientifico: Andrea Marliani

Giornale Italiano di Tricologiaanno 12 - n° 22 - novembre 2008

Proprietà letteraria ed artistica riservata.©

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EDIZIONI TricoItalia(Firenze)

Giornale Italiano di Tricologiaanno no 12 - n° 22 - novembre 2008

Direttore Responsabile: Guido Vido TrotterDirettore Scientifico: Andrea Marliani

Tutti i diritti riservati©

Collaboratori:

Paolo GigliFiorella BiniCarlo GrassiMarino SalinFabio RinaldiPiero Tesauro

Fabrizio FantiniDaniele Campo

Roberto D’OvidioGuido Vito TrotterVincenzo Gambino

Gaetano Agostinacchio

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SOMMARIO:

La comunicazione percentualizzata - pag. 5

La durata del catagen: un'opinione - pag. 7One opinion about

the duration of the Catagen Phase - pag. 7

Ricordi di chimica organica e appunti sulla cheratina - pag. 9

Come valutare il paziente che si candidaal trapianto di unità follicolari - pag. 16

I cosmetici per mascherare il diradamentoe la calvizie: “Hair Concealers” - pag. 22

News dalla Letteratura Internazionale - pag. 23

Fili di Poesia - pag. 38

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La comunicazione percentualizzataComunicare: essere, dire o apparire

Guido Vido TrotterFirenze

L'essere umano è un animale parlante ma ilgrosso della comunicazione e del giudizio nonavviene con la parola. La parte più importan-te di quel che comunichiamo non è verbale.Spesso incontrando qualcuno per la primavolta ci accorgiamo di giudicarlo visceralmen-te, “a pelle”, senza conoscerlo, senza sapere.Questo giudizio è poi difficile da cambiare.Quando due persone s'incontrano, si parlanoe “comunicano”, quanto valgono le loro paro-le, la voce, il comportamento? Quanto è real-mente importante quel che diciamo o piutto-sto è importante come lo diciamo e come cipresentiamo? Conoscere i segreti della comu-nicazione è decisivo nel rapporto con amici,pazienti e colleghi. È soprattutto decisivo, checi piaccia o no, nel presentarci ad un conve-gno, nel cercare un lavoro, nel fare una rela-zione e nell'affrontare un estraneo per laprima volta. Conoscere come avviene la comu-nicazione è critico per i nostri rapporti socia-li.

Nel marzo del 1977 venne pubblicato su“Psicologia Contemporanea” un articolo afirma di Albert Mehrabian dal titolo “Lacomunicazione senza parole”. Si riportava

una ricerca condotta alla Clark University daMorton Wiener. Per la prima volta si valutavapercentualmente come avviene la comunica-zione fra due persone e si quantificava nel51% come comportamento, nel 42% cometono di voce e solo nel 7% come contenutodelle parole.

In seguito si è analizzata la comunicazioneanche secondo il modello dei due cervelli oemisferi cerebrali; destro (che dà una letturadel mondo più emotiva, immediata e qualita-tiva) e sinistro (con una lettura più razionale,ponderata e quantitativa). In base a questodiverso modello le percentuali di comunica-zione vengono riviste in questo modo: circametà del messaggio viene decodificato dall'or-gano della vista (51%) e metà dall'organo del-l'udito, suddiviso in 42% per il tono della vocee 7% per il contenuto delle parole; se però ilmessaggio non è dato in presenza dell'interlo-cutore (come ad esempio in una telefonata)l'organo della vista ha una funzione solo vir-tuale e nella comunicazione l'importanza deltono della voce raggiunge l'85% ed il contenu-to delle parole il 15%; se poi l'unico organointeressato è la vista (ad esempio in una lette-ra commerciale) verrebbe da pensare che ilcontenuto delle parole sia il 100% del messag-gio. Ma dopo le ricerche di MarshallMcLuhan (cioè dopo la scoperta che “il mediaè il messaggio”) si è compresa l'importanzaanche della forma del messaggio, cioè che

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questo è per 50% rappresentato dalcontenuto delle parole e per l’altro50% carta, carattere tipografico,logo, sintassi ecc. Analizzando suc-cessivamente il problema dal puntodi vista dell'importanza che i variorgani di senso hanno nella decodi-ficazione del messaggio, le percen-tuali sono andate ulteriormentemutando: in una normale comuni-cazione “de visu” i sensi interessatisono risultati avere una importanzaequipollente (almeno ad una primavalutazione dell'emisfero destro) e lepercentuali di decodificazionediventano: 1/3 per la vista, 1/3 perl'udito ed 1/3 per il gusto + olfatto el'importanza del contenuto delleparole scende al 5%. Addiritturanella “comunicazione totale”, come con i cuc-cioli o fra amanti, tutti i sensi sono parimentiinteressati cioè 1/4 la vista, 1/4 l'udito, 1/4 ilgusto + olfatto e 1/4 il tatto, ed il contenutodelle parole ha un valore solo del 2 - 3%.

Questo è ad oggi lo stato della conoscenzasulla comunicazione. Il modello è basato sullaconvinzione che la nostra consapevolezzadella realtà risieda nel cervello.Se però basiamo la nostra convinzione che lacoscienza e la visione del mondo si forminonel cervello perché è lì che risiede la maggio-

ranza delle cellule nervose, dovremmo dinuovo modificare il modello. Nell’intestino,(nel “chakra del plesso solare”, come lo chia-mano gli Indiani) vi sono altrettante cellulenervose. Le descrisse in occidente nel 1853l'anatomista e fisiologo tedesco GeorgMeissner. Parliamo del “Plesso nervosomioenterico sottomucoso di Meissner” notoanche come “Plesso intramurale o metasim-patico di Auerbach”. Insomma, per farlabreve, l'intestino è intelligente. L'intestino siemoziona, soffre e gioisce. Nell'intestino, nelventre di ciascuno di noi, c'è un “terzo cervel-lo”. I due cervelli cranici ed il cervello enteri-co (plesso mienterico e submucosale) sonoconnessi dal nervo vago ed in modo ancoranon chiaro, interagiscono. Abbiamo così unadiversa chiave di comprensione per stress,ansia, tensione e comunicazione. Una comu-nicazione viscerale. Del resto anche per gliantichi Egizi la sede della conoscenza era frafegato, stomaco e cuore. Se pensiamo chequel modello è durato alcune migliaia di annidi che ci meravigliamo?

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La durata del catagen: un'opinioneAndrea Marliani

Firenze

Il catagen del capello comincia con la finedelle mitosi della matrice e finisce con la per-dita delle guaine, quando il bulbo ha raggiun-to l'infundibulo.

La durata del catagen è oggetto di discussio-ne. Vediamo come una possibile risposta civiene dalla anatomia ed istologia.Osserviamo bene questo follicolo e questocapello. Siamo all'inizio del catagen. Questocapello può facilmente essere confuso con uncapello in anagen. Le guaine sono ancoraintatte e si colorano con la cinnamaldeide chesi fissa alla citrullina della guaina epitelialeinterna. Il bulbo, deconnesso dalla papilla e lamatrice, ormai in degenerazione e che già sta

formando il sacco dimostrano però che l'ana-gen è finito. I lobuli adiposi perifollicolari cifanno capire che questo bulbo è ancora pro-fondo almeno 6 - 7 millimetri (6000 - 7000micron). Questo capello catagen non potràpiù crescere alla velocità di 400 micron algiorno (10 mm al mese), poiché non vi sonopiù mitosi nella matrice ma dovrà risalire nelfollicolo, con la guaina epiteliale interna acui è connesso, alla velocità ben più modestadel ricambio della cute, circa 65 micron algiorno. Per raggiungere l'infundibulo dovràpercorrere circa 6.500 micron e, a 65 micronal giorno, non potrà farlo in meno di 90 - 100giorni. Questo catagen durerà almeno tremesi.La durata del catagen è proporzionale allaprofondità del follicolo. Due settimane neicapelli miniaturizzati ma oltre tre mesi neicapelli terminali e profondi.

One opinion about the duration ofthe Catagen Phase

Andrea MarlianiFlorence

The catagen phase begins when there are nolonger mitotic cells in the matrix. It ends withthe loss of the sheaths, when the bulb reachesthe infundibulum.There is some disagreement about how longthe catagen phase lasts. Perhaps anatomy andhistology can provide us with an answer.Let us observe this follicle and this hair clo-sely. It is the beginning of the catagen phase.It would be easy to mistake the hair for one inthe anagen phase. The sheaths are still intactand their colouring is obtained from cinna-maldehydes, which cleaves to the citrulline ofthe inner epithelial sheath. The bulb is deta-ched from the papilla and the matrix. The

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matrix is beginning to degenerate and is star-ting to form the sac. All these various factorsindicate that the anagen phase is over. Thepresence of perifollicular adipous tissueshows that this bulb is still embedded to adepth of approx. 6 - 7 mm (6000 - 7000micron). This catagen hair can no longergrow at a rate of 400 microns a day (10 mm amonth), as it did before, since the matrix doesnot now contain any mitotic cells. The hair(together with the inner epithelial sheath towhich it is attached) will have to climb backup the follicle at the same (and much lessimpressive speed) of ordinary skin regenera-tion, i.e. at a rate of approximately 65microns a day. To reach the infundibulum, itwill have to travel 6,500 microns. Since it willbe moving at a speed of 65 microns per day,this will take at least 90 - 100 days. The cata-

gen phase of this hair will last at least 3months.The length of the catagen phase is proportio-nal to the depth of the follicle. It will last 2weeks for miniaturized hair but over 3months for deep, terminal hair.

Riferimenti

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Barman J.M., Astore I., Pecoraro V.: “The normaltrichogram of the adult” J. Invest. Derm 1965; 42:421.

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Duni D., Cislaghi E.: “Elementi di tricologia”Milano, SEPeM, 1988. 59-62.

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Ricordi di chimica organicae appunti sulla cheratina

Marino SalinOneida - Firenze

Ricordi di chimica organicaCome è noto, gli elementi semplici, quando siuniscono fra di loro con legami chimici, for-mano molecole e sopratutto come molecolevanno a costituire gli organismi viventi. Si vada molecole molto piccole, come i cristalloididissociabili (ad esempio i sali inorganici), aigrandi complessi macromolecolari che costi-tuiscono la compagine vivente del citoplasmae che sono rappresentati dagli idrati di carbo-nio o glucidi, dai grassi o lipidi, dagli ammi-noacidi e proteine, tutti questi insieme forma-no poi gli altri composti organici. I ventiamminoacidi riuniti in catene, anche moltolunghe, costituiscono le proteine.La formula generale degli aminoacidi è dun-que raffigurata in :

H|

R---- C ----COOH|

NH2

dove il radicale R è un raggruppamento orga-nico che differisce nei vari aminoacidi, talisostanze hanno caratteri anfoteri (anfoliti), inquanto presentano nella molecola un gruppocarbossilico COOH ed un gruppo amminicoNH2. La reazione, acida o basica, di un ami-noacido dipende dal pH della soluzione, inquanto la dissociazione del gruppo carbossili-co o del gruppo amminico dipende dalla con-centrazione di ioni idrogeno nell’ambiente.In ambiente acido l’aminoacido si comportacome un catione, in ambiente alcalino si dis-socia il gruppo carbossilico e l’aminoacido sicomporta come un anione.

La struttura specifica e le fluttuazioni dellaorganizzazione molecolare delle proteinefanno sì che esse possano compiere numeroseattività indispensabili al funzionamento ditutto l’organismo al quale appartengono.Tutti gli enzimi sono proteine; gli enzimi sonocatalizzatori che accelerano le reazioni biolo-giche essenziali dei sistemi viventi (tra cui lasintesi delle proteine stesse) in modo che pos-sano procedere alla velocità necessaria.Altre proteine servono per trasportare piccolemolecole, elettroni ed energia alle parti del-l’organismo dove sono richieste.Molte proteine, infine, hanno ruoli struttura-li; per esempio, sono costituenti di tessutiparenchimali o fibrosi (cheratine).A causa delle loro svariate funzioni, le protei-ne sono necessarie in grande quantità e diver-sità.Ogni proteina consta di un numero specificounità più piccole: gli aminoacidi.Gli aminoacidi sono solo 20 e ciascuno di essiè caratterizzato da una catena laterale, ungruppo chimico peculiare che varia comecomplessità dal caso più semplice (un soloatomo di Idrogeno) nel più semplice aminoa-cido che è la glicina, ad elaborati anelli diatomi nell’aminoacido più complesso, il trip-tofano. In una proteina gli aminoacidi sonolegati in una fila lineare, la catena polipepti-dica.In genere le proteine consistono di un nume-ro di aminoacidi assai variabile da 50 a 500,il che corrisponde a 500 - 5.000 atomi.La sequenza degli aminoacidi determina lastruttura e le proprietà di una proteina.In particolare, l’equilibrio tra forze di attra-zione e forze di repulsione tra i singoli atomi,dai quali sono costituiti gli aminoacidi, fa sìche la catena di una proteina si ripieghi nelmodo caratteristico che è essenziale per le suefluttuazioni e per lo svolgimento delle suefunzioni.

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In una proteina, i legami chimici tra atomi,lungo la catena polipeptidica, assomigliano amolle. Vi sono però anche, tra atomi non unitida legami, forze più deboli, quelle stesse forzeche impediscono a più di un atomo di occupa-re lo stesso punto nello spazio nello stessomomento. Così in una proteina, che è forma-ta da molti atomi, la forza complessiva cheagisce su ogni atomo in ogni momento dipen-de dalla posizione reciproca di tutti gli atomifra di loro.Nelle proteine contenenti aminoacidi solfora-ti possono formarsi legami disolfuro sia trapunti distanti di una stessa catena polipeptidi-ca sia tra diverse catene polipeptidiche, i lega-mi disolfuro hanno così un ruolo importantenella configurazione sterica (o spaziale) delleproteine fibrose.Legame disolfuro ossidato.

-CH2-S S-CH2

Legame disolfuro in riduzione.

-CH-SH-HS-CH

Una intera struttura polipeptidica filamento-sa è stabilizzata da ponti a idrogeno, di natu-ra elettrostatica, che vengono a formarsi tral’atomo di azoto (N) del legame peptidico diun aminoacido e l’atomo di ossigeno (O) delcarbonile dell’aminoacido successivo “infase”, cioè ad esempio, nell’elica dell’alfa che-ratina quattro posizioni più avanti. In praticaogni legame peptidico partecipa alla forma-zione di un ponte d’idrogeno, realizzandocosì il massimo numero di ponti possibile. Illegame ionico è il ponte idrogeno che derivadall’attrazione di due atomi carichi negativa-mente su uno ione H comune.

> N - H-....+O = C <

Questa struttura conferisce alla molecola pro-teica caratteristiche di stabilità e flessibilitànello stesso tempo.

Alfa-cheratinaL’alfa-cheratina è la proteina fondamentaledella struttura del capello ripiegata in una“struttura secondaria” elicoidale destrogira,l’alfa-elica, composta da 18 aminoacidi e sta-bilizzata dalla presenza di ponti disolfuro frale molecole di cisteina e da legami ad idroge-no (elettrostatici) fra gruppi diversi.La maggior parte delle molecole di cheratinadel capello sono contenute nelle cellule corti-cali.

I legami più forti e più caratteristici nellafibra della cheratina sono i ponti disolfuricicisteinici. La loro frequenza è calcolata in 1ogni 4 giri di elica. La formazione di un lega-me, o ponte disolfuro (S-S-), tra i gruppi (=SH)di due molecole di cisteina porta alla forma-zione di una molecola di cistina.Questi legami possono formarsi sia tra duediversi punti distanti di una stessa catenaamminoacidica, sia tra due diverse catene. Sicalcola che i legami salini lungo l’alfa-elica siverifichino ogni due giri di spirale, cioè sonodue volte più frequenti dei legami disolfurici.

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Altre caratteristiche fondamentali della alfa-elica sono:-1 la catena polipetidica si avvolge intorno alproprio asse formando un’elica destrogira,-2 tutti gli atomi che partecipano al legamepeptidico giacciono sullo stesso piano,-3 il passo dell’elica (cioè la misura di un girocompleto dell’elica intorno all’asse) è di 5,4 Ae contiene 3,6 aminoacidi.

Composizione chimica del capello

COMPONENTE INORGANICA

Carbonio 49 - 50,5%Ossigeno 21 - 26,6%Azoto 14 -16%Idrogeno 6,4 - 6,5%Zolfo 4 - 5%

COMPONENTE ORGANICA

Proteine 70 - 80%Acqua 10 - 15%Lipidi 3 - 6%Residui minerali 0,3 - 0,9%Carboidrati 0,1 - 0,5%Pigmento 0 - 1%

Proteinea) La proteina fondamentale del capello èconosciuta con il nome di cheratina.La cheratina del capello è composta da 18aminoacidi.All’analisi cromatografica di capelli normalisi trovano abbondante cistina, cisteina, seri-na, glutammina, arginina, asparagina, proli-na, glicina, valina, leucina, isoleucina, e inquantità minori gli altri aminoacidi: triptofa-no, treonina, tirosina, fenilalanina, arginina,alanina, metionina.

Amminoacidi individuati nella cheratina“dura” del capello

- Amminoacidi con catena laterale di tipoidrocarburo:1 glicina 4,1 - 4,22 alanina 2,83 valina 5,5 - 5,94 leucina 6,4 - 8,35 isoleucina 4,7 - 4,86 fenilalanina 4,1 - 4,27 prolina 4,3 - 9,6

- Amminoacidi con catena laterale di tipoidrossilico:8 serina 7,4 - 10,69 treonina 7,1 - 8,5

10 tirosina 2,2 - 3,0

- Amminoacidi con catena laterale di tipoacido:11 acido aspartico 3,9 - 7,712 acido glutammico 13,6 - 14,2

- Amminoacidi con catena laterale di tipobasico:13 arginina 8,9 - 10,814 lisina 1,9 - 3,115 istidina 0,6 - 1,2

- Amminoacidi con catena laterale di tipo ete-rociclico:16 triptofano 0,3 - 1,3

- Amminoacidi con catena laterale con conte-nuto di zolfo:17 cistina 16,6 - 18,018 metionina 0,7 - 1,0

La cheratina, assai complessa, è essenzialmen-te costituita da due proteine molto diverse traloro sia per il contenuto amminoacidico cheper la organizzazione molecolare.

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Uno dei due costituenti proteici della cherati-na è un filamento non molto ricco di aminoa-cidi solforati, la cheratina filamentosa, a suavolta costituita da una quota lineare ed unaorganizzata ad alfa elica in cui si trovano gliaminoacidi solforati (soprattutto cisteina ).L’altro costituente proteico della cheratina èinvece molto ricco di aminoacidi solforati,non ha forma filamentosa, e viene definitocome matrice amorfa della cheratina.

AcquaRappresenta circa il 10 -15 % ad una umiditàrelativa del 50 - 70 %.L’idratazione gioca un ruolo importante poi-ché fa parte della struttura proteica del capel-lo; gli aminoacidi presenti in maggiore quan-tità nella cheratina sono la cisteina e la cisti-na (derivata dalla condensazione di due mole-cole della prima con perdita di acqua e forma-zione di legami disolfuro), la serina, l’acidoglutammico, la glicina, la tretionina, l’argini-na, la valina, la leucina e l’isoleucina. La che-ratina presente in maggiore quantità nelcapello è quella alfa, filamentosa, a basso con-tenuto di zolfo, con Peso Molecolare di circa45.000, insolubile in acqua.

L’acqua ricorre in due forme fisiche nel capel-lo, definite genericamente come “acqua libe-ra” e “acqua legata”.- Per acqua libera si intende quella quota cheagisce da solvente per i sali inorganici e perpiccole molecole idrosolubili (per lo più meta-boliti intermedi) che compongono l’ambienteinterno citoplasmatico. Essa è indispensabileallo svolgimento delle numerose reazioni diionizzazione, di idrolisi, di ossido-riduzione,essenziali al metabolismo cellulare.Rappresenta inoltre il veicolo preferenzialeper le sostanze nutritive e per i rifiuti metabo-lici. Nelle cellule e nelle matrici extracellularil’acqua rappresenta anche la fase disperdenteper macromolecole poco solubili, che si aggre-gano in forma di sospensioni, emulsioni, col-loidi o strutture polidisperse.- Per acqua legata si intende quella quotaimmobilizzata, o debolmente legata allemacromolecole (ad esempio attraverso pontiad idrogeno) o che ritroviamo nei canali ioni-ci all’interno di strutture lipidiche. Sotto que-sta forma le molecole d’acqua svolgono unruolo stabilizzante nei confronti delle struttu-re a cui si legano, ed inoltre partecipano agliscambi energetici che intervengono nei cam-

biamenti di conformazione delle macro-molecole biologiche.Altre proprietà dell’acqua sono il suoelevato calore specifico e calore di eva-porazione, che la rendono un ottimostabilizzatore della temperatura.L’acqua infatti è il migliore conduttoredi calore, protegge la cellula e l’interoorganismo da brusche variazioni dellatemperatura dell’ambiente interno

LipidiSono costituiti da trigliceridi, cere,fosfolipidi, colesterolo, squalene edacidi grassi liberi.Sono quantitativamente documentabili

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con estrema difficoltà in quanto in massimaparte derivati da quelli del sebo.

MineraliGli oligoelementi rappresentano una compo-nente essenziale dei sistemi proteico-enzimati-ci.Esiste una correlazione diretta fra la quantitàdi oligoelementi presenti nel sangue e quellipresenti nel capello.a) ferro (media 4 - 12 mg/gr di capelli): è piùabbondante nei capelli rossi rispetto a quellibiondi e neri.b) magnesio (media 30 - 45 mg/gr): è piùabbondante nei capelli di colore nero (fino a170 mg/gr). Catalizza la trasformazionedell’ATP in cAMP, in seguito alla attivazionedella adenilciclasi, e la degradazionedell’cAMP in 5-AMP ad opera della fosfodie-sterasi.c) zinco (media 150 - 180 mg/gr): è indispen-sabile per la corretta funzione dei fattori dicrescita e quindi per la corretta attivazionedelle cellule staminali dell’infundibulo e perl’attività delle cellule germinative della matri-ce. In sua carenza il capello si indebolisce erallenta il ritmo di crescita. L’eccesso di zinco determina carenza di ramea causa dell’induzione dell’enzima tioneurinache, a livello intestinale, lega il rame in modopreferenziale rallentandone o impedendonel’assorbimento.d) rame (media 16 - 50 mg/gr): è indispensa-bile per catalizzare la conversione della tirosi-na a DOPA (nel processo di sintesi della mela-nina) e per consentire l’ossidazione dellacisteina in cistina con formazione dei pontidisolfuro.e) piombo (media 10 - 30 mg/gr): dato che laquasi totalità del piombo presente nell’organi-smo deriva da quello esogeno e poiché ilcapello ne rappresenta la sede principale diaccumulo, la sua misurazione a livello della

parte distale del fusto viene utilizzata pervalutare la presenza di questo metallo nell’at-mosfera. È quindi, probabilmente, solo uninquinante e più abbondante nei capelli dicolore castano.La carenza di proteine e/o sali minerali potràessere evidenziata, al microscopio, da unfusto sottile associato a bulbi molto piccoli (seil capello è costituzionalmente sottile i bulbiappariranno invece normali).

CarboidratiNel capello sono presenti 2 gruppi di carboi-drati.Il primo gruppo è rappresentato dai carboi-drati dei mucopolisaccaridi che essendo dellelunghe catene di carboidrati legati a proteine,hanno funzione cementante e tengono unitefra di loro le cellule del capello. Nella cutico-la hanno effetto idratante e protettivo.Il secondo gruppo è rappresentato dalle glico-proteine che si trovano principalmente nellacorteccia e sono in grado di fare aderire l’ac-qua al capello regolandone l’equilibrio dell’i-dratazione interna.

PigmentiSono rappresentati dalle melanine, presentinella corticale del pelo in forma diffusa o gra-nulare.Le melanine sono insolubili in acqua, solubi-li negli acidi forti, decolorabili con acqua ossi-genata.I melanociti, utilizzando la tirosina come pre-cursore, sintetizzano due principali tipi dimelanina: l’eumelanina, scura e presente neicapelli neri e la feomelanina, più chiara e pre-sente nei capelli dorati, biondi o rossi.

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Struttura del capello

Corticale o CortecciaLa corteccia o “corticale”è costituita da cellu-le pigmentate, ricche di melanina, che forma-no i cosiddetti “fusi” o “cellule fusiformi”.Vediamone ora, passo passo, la formazione.a) Gli aminoacidi della corticale del capellosono catene di proteine costituite fondamen-talmente da atomi di carbonio, idrogeno, ossi-geno, azoto e zolfo. Questi aminoacidi, tuttialfa L / levogiri, si legano “testa-coda” fra diloro, si formano così le catene proteiche fila-mentose della cheratina.Poi si formano ponti disolfuro, tra le moleco-le di cisteina (che diventa cistina) del filamen-to cheratinico, che porteranno al formarsi diuna spirale eleicoidale levogira, la tipica alfaelica della cheratina (cheratina alfa).

Tramite ponti disolfuro fra molecole di cisti-na, si realizzano ora lunghe catene di alfa che-ratina legate insieme due o tre alla volta acostituire il protofilamento o protofibrilla.Ora sette di queste spirali, vengono cementa-te fra di loro dalla matrice amorfa proteica,ricca di aminoacidi solforati, sempre conponti disolfuro, a costituire l’entità elementa-re della struttura cheratinica: il tonofilamen-to o microfibrilla (circa 85 A° di diametro).

Infine,un grande numero di tonofilamenti,sempre uniti fra di loro da ponti disolfuro,costituiscono un fuso o cellula fusiforme omacrofibrilla della corticale; molti fusi forme-ranno infine la corticale del capello. Tra unfuso e l’altro si trovano granuli di pigmentomelanico e bollicine d’aria; la densità del pig-mento e la quantità delle bollicine determine-ranno il colore del capello.Il processo di cheratinizzazione si completasolo a livello del colletto.

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Il pelo si forma quindi come una treccia che-ratinica di forma cilindrica, con diametro dicirca 65 - 78 micron (1 micron = 1 millesimodi millimetro) nella razza latina.

CuticolaLe cellule della corticale si ricoprono di squa-me cuticolari traslucide distribuite in 7 - 12strati. La singola cellula cuticolare a sua voltaè suddivisa dall’esterno verso l’interno inepicuticola: è uno strato di cellule estrema-mente traslucido, altamente riflettente;esocuticola: è uno strato di cellule che appaio-no bluastre se sottoposte a luce polarizzata eche può essere paragonata al cemento protei-co;endocuticola: questo strato presenta una per-centuale di zolfo più alta che in altri straticuticolari, esposto alla luce polarizzata appa-

re di colore giallo-arancio.

Midollo o midollareIl midollo, che è quasi assente sopra la zonadella matrice, ben rappresentato invece inprossimità del bulbo tende a diminuire distal-mente nel fusto. È costituito da grandi cellulepoliedriche arrotondate e cheratinizzate, las-samente connesse, disposte in filiere ordinateseparate fra loro da spazi d’aria contenentigranuli di melanina, eleidina e filamenti dicheratina. L’aria trattenuta all’interno dellamidollare ha funzione determinante per laprotezione dal freddo e per questo motivo ilmidollo supera negli animali il 50% dellospessore totale del pelo mentre è scarsamenterappresentato e talora assente nella specieumana.

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Come valutare il paziente che si can-dida al trapianto di unità follicolari

Carlo GrassiMilano - Montecatini Terme

Nella chirurgia estetica la comprensione dellerichieste e delle aspettative del paziente è sem-pre fondamentale per il pieno successo del-l’intervento chirurgico; una “conditio sinequa non” che permette di evitare incompren-sioni e contestazioni oggi sempre più frequen-ti. Questo è ancora più vero nella cura chirur-gica della calvizie: problematica instabile, inmovimento, che presuppone una programma-zione ed un risultato che possano mantenersisoddisfacenti nel tempo. Si tratta infatti di undifetto estetico che, nonostante i progressidella terapia, tende inesorabilmente ad accen-tuarsi con il passare degli anni.

Il colloquio preliminare per verificare l’ido-neità del paziente al trapianto deve essere par-ticolarmente accurato. Sicuramente da scarta-re sono coloro che somatizzano disagi psicolo-

gici o squilibri psichiatrici e hanno problemiinesistenti. I soggetti più difficili da acconten-tare sono stati etichettati dagli autori ameri-cani con l’acronimo “SIMON”: Single,Immature, Male, Overexpectent, Narcisistic.Ci sono persone che hanno della propriaimmagine una percezione corretta, più criticao meno critica o completamente distorta. Siparla di normoestesia, iperestesia, ipoestesia edisestesia. Da questa ultima può conseguireuna depressione schizoide nota come dismor-fofobia, “ossessione per un difetto immagina-rio dell’aspetto esteriore” (Marliani: GiornaleItaliano di Tricologia, 20, 2007). Questa èestremamente pericolosa sia per il paziente(alto è il numero dei suicidi) sia per il medico.Non sono al corrente di malati che abbianoucciso il proprio chirurgo a causa di un tra-pianto di capelli ma in letteratura sono ripor-

tati vari casi di omici-dio dopo una rinopla-stica.

Punti fondamen-tali della visita edella scelta delcandidato

Il chirurgo deve ascol-tare le richieste delpaziente sia dette chesottintese, intuirequindi anche cosapensa ed illustrarecon ragionevolea p p r o s s i m a z i o n equanto nel suo casoci si possa aspettare.

Ogni paziente deve essere messo al corrente ecomprendere possibilità e limiti dell’interven-to. La metodica di rinfoltimento con unità fol-licolari, “FUT”, si è oggi molto perfezionata

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ma resta ancora condizionata dalla quantitàdi capelli disponibili per il trapianto nellezone donatrici.

Quando il paziente è inviato o accompagnatoda un parrucchiere si deve lavorare in perfet-ta sincronia rispettando i reciproci ruoli equesto in nessun caso deve entrare nel meritodelle scelte del chirurgo allo scopo di “vende-re il prodotto”; non deve persuadere ma devecorrettamente informare usufruendo anchedi materiale messo a disposizione dal medico.Ci deve quindi essere un’onesta e franca colla-borazione rivolta alla informazione ed allaassistenza postoperatoria.

Storia clinica

Si parte dal consueto esame medico che com-prende gli accertamenti di rito sullo stato disalute, ponendo una particolare attenzionealle terapie in atto, ad eventuali cardiopatie edifetti della coagulazione. Si passa quindi allavisita del cuoio capelluto e domandiamo qualiterapie ed accorgimenti siano stati finoraadottati per contenere il problema. Di solito il

paziente è stato già visto da almeno un derma-tologo, ma qualora insorga qualche dubbiosul tipo di patologia ne va richiesta la visitaspecialistica.Dopo questi preliminari iniziamo a valutare itempi e la strategia del trapianto.

In sequenza nel nostro esame dobbiamo valu-tare i seguenti punti salienti: richieste e aspet-tative del paziente, caratteristiche del pazien-te, progressione della perdita.

Richieste e aspettative del pazienteNon possiamo certamente operare personeche credono che la chirurgia della calvizie siaarrivata ad un livello tale di perfezione dapoter ristabilire una situazione di densità ecopertura adolescenziali. Questo sarà forsepossibile il giorno in cui, grazie ad un miraco-lo della biologia tessutale, si potrà disporre diun numero illimitato di unità follicolari. Finoa quel momento dobbiamo fare con quelloche abbiamo. Pretese eccessive vanno quindiridimensionate o scartate. Rimboscare conpochi alberi una foresta diradata è impossibi-le; nel deserto la presenza di una oasi ècomunque vitale ma se questa non è posizio-nata lungo un percorso previsto diventa inuti-le ed ingannevole e può trascinare in un cam-mino pericoloso.

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È quindi imperativo porci le seguenti doman-de: cosa vuole ottenere il paziente? Qualezona calva o diradata vuole trattare? C’è unpunto di incontro tra aspettative e possibilitàdi cura? Ha fatto precedenti trapianti ed inche stato si trovano ora le zone donatrici ericeventi?I capelli costituiscono una cornice naturaledel viso (facial framing) che si deve cercare dimantenere nel tempo; l’estensione del tra-pianto va anteposta alla sua densità. La calvi-zie è una condizione naturale e così deverestare anche dopo l’intervento. Se siamobravi e fortunati potremo recuperare un’appa-renza “normale”, se non possiamo fare di piùalmeno miglioriamo in modo inapparente laperdita. Quasi mai si può riprodurre unasituazione naturale gravemente compromessama in molti casi si può ricreare una validaalternativa che sia accettabile e passi inosser-vata. Questo va tenuto presente soprattuttoquando si opera il vertice dove la progressio-ne centrifuga può creare situazioni innatura-li. Ogni decisione sulla fattibilità dell’inter-vento, sul collocamento della linea di attacca-tura frontale e sulla densità degli innesti vapresa nel solo ed esclusivo interesse delpaziente.I capelli trapiantati sono stabili e duranoanche tutta la vita. Questo va fatto presentequando si programma la linea anteriore. Igiovani richiedono quasi sempre livelli diattaccatura troppo bassi e vorrebbero elimina-re le stempiature. Le persone mature invece sirendono conto come gli arretramenti fronto-parietali siano naturali e armonici con lostato della capigliatura e richiedono essen-zialmente una naturale incorniciatura delviso. Accontentare il paziente da giovane creafacilmente i presupposti per scontentarlo inetà matura.Nella donna la scarsa densità dei bulbi nellazona donatrice permette di rinfoltire la sola

zona anteriore e non tutta la testa, comequasi sempre viene richiesto. la parte rinfolti-ta avrà una estensione trasversale di circa 9 -12 cm ed una profondità di 5 - 7 cm. Andràsottolineato che l’effluvio postchirurgico puòessere intenso e creare, nei primi mesi, pro-blemi estetici ancora più evidenti.È meglio evitare di quotare l’esatto numero diinnesti o di sedute necessari per soddisfarequel paziente e sottolineare che si può solo sti-mare che ne sarà necessario un certo numeroche però non valutabile con esattezza. Chipromette un megatrapianto da 5.000 capellispesso poi non riesce a metterne neppure lametà.

Caratteristiche del paziente.Età, tipo, grado di calvizie e disponibilitàdella zona donatrice

EtàMolti giovani, quasi sempre accompagnati daigenitori, arrivano dal chirurgo spesso primadei 20 anni di età impauriti da una inizialerecessione della linea anteriore, dalla compar-sa di stempiature o da un diradamento diffu-so. Chiaramente vorrebbero riavere i capellidella loro adolescenza. Nella prima visita con-viene prendere tempo, convenire sull’esisten-za del problema, intraprendere o integrarecure mediche in atto, consigliare, se si reputautile, la consulenza di un collega dermatolo-go, spiegare la strategia del trapianto chepotrà essere eseguito nel prossimo futuro.Chiediamo quindi al giovane di tranquilliz-zarsi e tornare dopo 6 mesi per valutare l’an-damento della situazione e l’efficacia dellaterapia: il giovane sarà riluttante ad accettarei nostri consigli ma alla fine, di solito, com-prenderà, i genitori saranno felici e ricono-scenti e noi staremo tranquilli. Sotto i 25 annidobbiamo essere molto prudenti e non cederea richieste eccessive; possiamo al massimo

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scendere ad un piccolo compromesso sui limi-ti e l’estensione del trapianto ma non supera-re i confini di una ragionevole sicurezza.Soprattutto non è consigliabile ricreare lineeanteriori basse ed “indifendibili” nel tempo,ed è sconsigliabile chiudere troppo gli angolifrontoparietali, magari proponendo per mag-giore attrattiva e convincimento del clientelinee “artistiche” e tecniche ad alta densità. Meglio perdere l’intervento anche se la nostravanità chirurgica viene mortificata e i nostriinteressi economici ne sono penalizzati.Quando il paziente, eseguito il trapianto evisti i risultati, torna da noi felice chiedendo-ci subito di farne un altro, per completare l’o-pera e recuperare tutti i “capelli che aveva”,non dobbiamo cedere subito ai suoi desideri:un trapianto ravvicinato nella stessa sedepotrebbe non avere lo stesso effetto positivodel primo, o addirittura influenzare negativa-mente il risultato complessivo e compromette-re le scorte. Quanto alle persone anziane nonci sono limiti di età e si possono operare siauomini che donne fino ad oltre 80 anni; irisultati anche se limitati saranno sempreaccettati con grande entusiasmo.

Tipo e grado della calvizieOggi con l’autotrapianto si può accontentaregran parte delle persone con problemi di per-dita di capelli, sia uomini che donne. Leforme più estese di calvizie sono più semplicida trattare di quelle limitate sia perchè ilpaziente ha aspettative più ragionevoli, siaperchè il trapianto sarà distribuito su unazona più ampia ed avrà un risultato esteticopiù evidente. L’estensione della zona copertaè, secondo noi, più importante della densità:l’intervento non deve risolvere soltanto ildifetto estetico presente al momento dell’in-tervento ma deve, entro certi limiti, poter pre-venire anche quello che si potrà manifestare

negli anni. Il trapianto va fatto collocando leunità follicolari non solo nella zona calva maanche nelle zone diradate adiacenti (almeno il30% dei capelli innestati). La densità potràessere privilegiata solo nelle forme di calvizielimitata e che riteniamo stabilizzata: i criteridi previsione cui possiamo fare riferimentoquali l’età del paziente, la qualità dei capelli,la storia familiare, la disponibilità alla terapiamedica, sono comunque incerti e poco affida-bili.Più che l’entità della calvizie ciò che contaper la fattibilità è la sua distribuzione: mentreinfatti una calvizie frontale completa si prestamolto bene ad un trapianto, un diradamentonella zona del vertice deve sempre essereaffrontato con prudenza. Colmare una radurain mezzo alla foresta nonostante i nostri sfor-zi è sempre difficile. Una densità adeguata èdifficile da ottenere in questa zona soggettaper di più ad una espansione centrifuga.Risultati immediati soddisfacenti possonodivenire scadenti nel tempo e richiederenuovi trapianti fino ad esaurire le scorte folli-colari del paziente. Dobbiamo sempre cercaredi spostare l’attenzione del paziente sui pro-blemi della parte anteriore. Un buon compro-messo è proporre un trapianto “centrale” chearrivi a integrare la parte frontale già carentee si fermi sul limite anteriore del vertice (ver-tex transition zone), dove il cuoio capelluto daorizzontale diviene inclinato in basso.Quando decidiamo poi di intervenire, i casimigliori sono ovviamente soggetti di 35 - 50anni con “chieriche” localizzate ma con ilresto del cuoio capelluto ben conservato.Meglio una copertura a minore densità mapiù estesa, che potrà reggere la prova deltempo, garantendo almeno un diradamentomeno evidente e più omogeneo. Lasciarsisempre una ruota di scorta per qualsiasi eve-nienza, non ultimo un diradamento anterioreinizialmente assente. Più il chirurgo si espone

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nella promessa di un risultato rapido e bril-lante maggiore sarà il consumo delle scorte epiù rischioso il cammino successivo.

Zona donatrice

Se vogliamo fare un trapianto adeguato si cal-cola che la densità delle unità follicolari nellaregione occipitale debba essere di almeno 40per centimetro quadrato.In molti casi abbiamo una “coperta corta”appena sufficiente per le parti anteriori chesono però quelle esteticamente più importan-ti. Successivamente potremo, se avanza qual-cosa, arrivare al limite anteriore del vertice.Una seduta media necessaria per rinfoltire laregione frontale richiede una “strip” lunga25 - 28 cm e larga 1 cm, che nel soggetto condensità media di 100 capelli nella regioneoccipitale permette l’apporto di circa 2.500 -2.800 capelli.In alcuni casi selezionati potremo prendereuna striscia larga 1,5 cm e trapiantare unnumero maggiore di capelli distribuendolinella zona anteriore e centrale del cuoiocapelluto.Nei soggetti anziani può essere giustificato egratificante anche un trapianto anteriore conuna quantità limitata di capelli: la loro pre-senza migliorerà l’immagine e farà felice ilpaziente.Il risultato estetico dipende inoltre dalla qua-lità dei capelli: se questi sono lisci e sottili ilrinfoltimento a parità di innesti e di densitàdi trapianto appare minore ed una secondaseduta è più spesso necessaria.Imperativo è mettere sempre in chiaro cheanche la cicatrice più filiforme ed inapparen-te può essere percettibile se i capelli sarannorasati.

Progressione della perdita

Bisogna spiegare chiaramente al paziente chela perdita dei capelli tende a proseguire tuttala vita e che la sua evoluzione non può essereesattamente prevista. Il paziente deve essereal corrente di ciò ed assumersi i propri rischie responsabilità, al minimo condividendolicon il chirurgo. Quando si fa una previsioneal paziente circa la progressione della sua cal-vizie nel tempo è bene essere pessimisti. Inconsiderazione di futuri diradamenti in zonediverse o più ampie di quelle presenti almomento della visita dobbiamo fare capireche non possiamo sprecare i capelli a nostradisposizione in zone troppo anteriori allaricerca di risultati immediati particolarmentebrillanti. Una riserva strategica di follicoli vasempre tenuta da parte. È bene privilegiaresempre l’estensione della zona trattata e non

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la densità e collocare gli innesti non solo nellezone francamente calve ma anche in quellediradate adiacenti.Altrettanto importante è avvisare sempredella possibile necessità di futuri trapianti. Sievita in questo modo che un paziente operatoe soddisfatto si possa ripresentare dopo qual-che anno non con la richiesta di integrare emantenere con un secondo intervento il risul-tato ottenuto ma con la pretesa di un “riparo”di un lavoro inizialmente male eseguito.Ripetiamo infine che la cicatrice residua nellazona occipitale resta inapparente solo se icapelli saranno mantenuti ad una lunghezzaadeguata. Se decidiamo per l’avanzare dellacalvizie di cambiare “look” e rasarli essa puòdivenire evidente anche se la sutura è stataeseguita sotto tensione minima con tecnicatricofitica.

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I cosmetici per mascherare il dira-damento e la calvizie:

“Hair Concealers”Roberto Vezzi

Esistono alcuni prodotti cosmetici utili permigliorare istantaneamente l’estetica dellacapigliatura; aiutano a vivere con più serenitàe mascherano i diradamenti in attesa che iltrattamento medico o chirurgico possa darerisultati. Sono gli “hair concealers”Gli “hair concealers” servono per nascondereil diradamento dei capelli e le aree lucide delcuoio capelluto, in pochi istanti danno i lororisultati.Ne esistono di vari tipi: in pasta, in spray edin polvere di microfibre. Questi ultimi sono, anostro avviso, preferibili per risultati e prati-cità d’uso.

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Si tratta di microfibre in polvere che, sparsesul cuoio capelluto, si “legano” elettrostatica-mente ai capelli, dando immediatamente allacapigliatura un aspetto più folto e depositan-dosi sul cuoio capelluto ne nascondono learee diradate e lucide. Per l’efficacia deglihair concealers in polvere è necessario chenell’area diradata vi siano comunque deicapelli, seppur miniaturizzati e depigmentati,in modo che le microfibre trovino un “anco-raggio” su cui depositarsi. Una persona com-pletamente calva non potrà usarli con vantag-gio.Poichè in pochi secondi la capigliatura appa-re più folta e non si vede più il diradamentotra i capelli il contributo psicologico è eviden-te. Spesso il soggetto riesce a convivere piùserenamente con il suo problema, soprattuttodurante una terapia tricologica (quando ilpaziente ha fretta di vedere risultati), o duran-te effluvi particolarmente intensi.I prodotti in commercio (Kmax, Toppik,Nanogen ecc.) sono disponibili in diverse sfu-mature di colore, a seconda della propriacapigliatura. Una caratteristica importante èche gli hair concealers resistono molto beneal vento e discretamente all’acqua; peraumentare la tenuta delle microfibre, si puòusare una lacca spray.Le microfibre si rimuovono con lo shampoo,poichè i tensidi dello stesso sono in grado diannullare i legami elettrostatici tra le microfi-bre e i capelli.

News dallaLetteratura

Internazionale

La calvizie non è associataa rischio cardiovascolare

Ellis J.A. et al: Clin Sci ( Colch) 2001; 100;401 - 404.

Diversi studi clinici hanno in passato indicatoun’associazione tra calvizie maschile e malat-tie cardiovascolari.Gli Autori hanno analizzato la relazione tracalvizie maschile e fattori di rischio cardiova-scolare.Con il “Victorian Family Heart Study” sonostati presi in esame 129 uomini di età compre-sa tra i 18 ed i 70 anni. Ognuno dei parteci-panti ha compilato un questionario, indican-do il grado di calvizie e la sua localizzazione.I partecipanti allo studio sono stati raggrup-pati in tre gruppi:a) senza calvizieb) calvizie frontalec) calvizie del vertice.L’analisi dei dati ha mostrato che gli uominicalvi erano più avanti negli anni dei non calvi.L’età avanzata era anche associata a rischicardiovascolari aumentati.Quando è stata impiegata la regressione mul-tipla, aggiustata per le differenze d’età, non èstata osservata alcuna differenza tra calvi enon calvi per i livelli di rischio cardiovascola-re.

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L’alopecia occipitale del neonatonon è dovuta alla frizione

Cutrone M., Grimalt R.: Eur J Pediatr 2005Jul 12.

Questo studio dimostra che lo sviluppo dell’a-lopecia occipitale del neonato non è influen-zato dalla posizione che il neonato tiene nellaculla e che quindi non dipende, come si è inpassato sostenuto, dallo sfregamento dellatesta sul cuscino.Gli Autori hanno valutato l’incidenza dell’alo-pecia occipitale in un gruppo di 301 neonatiosservati alla nascita e al terzo mese di vita.Tutti i bambini dormivano in posizione supi-na per la prevenzione della morte nella cullasecondo le direttive dell’American Academy ofPediatrics. Nel campione esaminato l’inciden-za dell’alopecia occipitale era del 11.88%.Il confronto con l’incidenza riscontrata neglianni 1985 - 1995, quando i bambini eranoposti a dormire casualmente, in posizionesupina o laterale, non ha mostrato differenzesignificative.

L’alopecia occipitale fa parte delle dermatositransitorie neonatali, cioè di quelle dermatosidel neonato che vanno incontro a rapida riso-luzione spontanea.L’alopecia non dipende dalla frizione ma dalfatto che il ciclo dei peli della regione occipi-tale è ritardato rispetto a quello della regionefronto-parieto-temporale dove i capelli cadonoe sono sostituiti in utero prima della nascita.

La fase telogen in regione occipitale inizia 8 -12 settimane dopo la nascita ma non è clini-camente evidente come alopecia in tutti ibambini poiché nella maggior parte dei casil’area occipitale mantiene in ogni caso unnumero sufficiente di capelli in anagen da farsì che, all’esame clinico, non sia presente undiradamento evidente.

Induzione della crescita di peli dopo rimo-zione laser e trattamento

Kontoes P. et Al: J Am Acad Dermatol 2006;54(l): 64 - 7

L’epilazione con laser è una tecnica relativa-mente sicura con pochi effetti collaterali.Scopo di questo studio è stato quello di valu-tare l’incidenza della comparsa di peli termi-nali nelle aree adiacenti a quelle sottoposte adepilazione laser o in quelle dove i peli sonostati precedentemente rimossi e di seguire ilcorso e il trattamento di questo fenomeno.È stata condotta un’analisi retrospettiva su ungruppo di 750 pazienti sottoposti a epilazionelaser nel periodo maggio 1998 e 2005 in unistituto privato di Atene. Di questi 30 (4,5%)erano andati incontro a crescita di nuovi peli.I risultati indicano che la ricrescita di peli siriscontra ai bordi delle aree colpite da lucelaser o nel trattamento dei peli vello, prevalen-temente sul volto e sul collo, in particolare neisoggetti di sesso femminile e con fototiposcuro (III o IV) e che l’effetto collaterale ècomparso dopo aver effettuato da 3 a 10 trat-tamenti con laser. Si ipotizza che il fenomenosia dovuto all’infiammazione locale, conse-guente a ripetuti trattamenti con laser, chepuò agire da fattore inducente la trasforma-zione di peli vello in peli terminali.I peli terminali cresciuti dopo le sedute dilaser sono stati nuovamente trattati con lasere hanno risposto al trattamento con una gra-duale riduzione della densità pilifera. È tutta-via consigliabile avvertire il paziente di questopossibile, seppur raro, effetto collaterale.

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Influenza degli estrogeni sul metabolismodel testosterone nei follicoli piliferi

Niiyama S. et al: Eur J Dermatol 2001; 11:195 - 1998.

I pathway molecolari, coinvolti nell’induzioneestrogeno-mediata della crescita dei capellinell’alopecia androgenetica sono sconosciuti.Alcuni Autori hanno trovato che l’estradioloinibisce l’attività della 5-alfa-riduttasi. IRicercatori del Department of Dermatologydella Philipp University a Marburg(Germania) hanno verificato se il 17-alfa ed il17-beta-estradiolo fossero in grado di modula-re l’attività della 5-alfa-riduttasi, della 3 beta-idrossisteroide-deidrogenasi (3 beta-HDS), odella 17-beta-idrossisteroide-deidrogenasi (17-beta-HSD) in isolati compartimenti dei follico-li piliferi umani.A questo scopo, frammenti di cute del cuoiocapelluto di volontari sono stati incubati finoa 48 ore con 3 H-testosterone a cui è statoaggiunto 17-alfa-estradiolo, 17-beta-estradiolo,progesterone o finasteride.La finasteride è risultata essere il più efficaceinibitore della formazione di diidrotestostero-ne.Non è noto se gli estrogeni inibiscano diretta-mente la 5-alfa-riduttasi nelle papille o se l’ef-fetto degli estrogeni possa essere spiegato conun aumento della conversione del testostero-ne ad androgeni con minore attività comel’androstenedione e l’androstenediolo.

Meccanismi di miniaturizzazione dei capellinella alopecia androgenetica

Whiting D.A.: J Am Acad Dermatol 2001; 45:( 3 Suppl): S81 - 86.

Nell’alopecia androgenetica i follicoli vannoincontro ad una miniaturizzazione che portaalla crescita di peli vellus anziché di capelli.Generalmente si ritiene che questo processoavvenga gradualmente e si è ipotizzato che laminiaturizzazione possa essere spiegata conuna serie di cicli anagen via via sempre piùbrevi ma semplici calcoli dimostrano che ciòrichiederebbe troppo tempo.La miniaturizzazione, secondo i Ricercatoridel Baylor Hair Research and TreatmentCenter (Dallas, Usa) è un processo improvvisoche può anche essere invertito, come dimo-stra il trattamento con finasteride.Gli autori ipotizzano che la miniaturizzazioneosservata durante la perdita di capelli sia ilrisultato diretto della riduzione del numerodelle cellule e delle dimensioni della papilladermica.

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Meccanismi molecolarinell’alopecia androgenetica

Trueb R.M.: Exp Gerontol 2002; 37: 981 -990.

L’alopecia androgenetica è un progressivoassottigliamento ereditario dei capelli.Mentre è stata raggiunta una buona compren-sione del metabolismo degli androgeni coin-volto nei processi androgeno dipendenti esi-stono, ad oggi, poche conoscenze riguardo aimeccanismi ereditari alla base della calvizie.I processi androgeno-dipendenti sono princi-palmente dovuti al legame del diidrotestoste-rone (DHT) al recettore degli androgeni.Le funzioni delle cellule DHT-dipendentisono correlate alla disponibilità di androgenia debole attività.La conversione del testosterone a diidrotesto-sterone, androgeno più potente, ad opera del-l’enzima 5-alfa reduttasi, riduce l’attivitàdegli enzimi preposti ad inattivare gli andro-geni. Ne consegue una più marcata attivazio-ne dei recettori degli androgeni.Gli scalpi predisposti all’alopecia androgeneti-ca presentano alti livelli di diidrotestosteroneed un’aumentata espressione dei recettoridegli androgeni. Gli attuali trattamenti dell’a-lopecia androgenetica consistono nella fina-steride, inibitore della 5-alfa reduttasi di tipoII, che viene somministrata per os e nel mino-xidil, un vasodilatatore per uso topico, che invivo ha dimostrato di stimolare la produzionedi vascular endothelial growth factor (VEGF).Poiché l’efficacia di questi farmaci è limitata,un possibile cofattore nell’eziologia dell’alo-pecia androgenetica potrebbe essere rappre-sentato dall’infiammazione follicolare conremodelling del tessuto connettivo.

Il polimorfismo del gene del recettore del-l’androgeno è associato alla calvizie maschileEllis J.A. et al: J Invest Dermatol 2001; 116:452 - 455.

La calvizie ereditaria comune, detta anchealopecia androgenetica, interessa fino all’80%dei soggetti maschi di 80 anni. La calvizie è inquesti casi caratterizzata da alti livelli delpotente androgeno, diidrotestosterone, edaumentata espressione del gene per il recetto-re dell’androgeno.Per dimostrare che il gene del recettore del-l’androgeno è associato alla calvizie maschile,sono state confrontate le frequenze allelichedei polimorfismi del gene del recettore del-l’androgeno in soggetti con calvizie significa-tiva (54 giovani e 392 anziani) e nel gruppo diriferimento senza calvizie (107 anziani).Il sito di restrizione StuI nel gene del recetto-re dell’androgeno è stato trovato in 53(98,1%) su 54 giovani calvi, e nel 92,3% negliuomini anziani calvi, ma solo nel 76,6% nelgruppo controllo.Negli uomini calvi è stata evidenziata ancheuna minore lunghezza delle triplette ripetute,CAG e GGC.La mutazione in vicinanza al gene o nel genedel recettore dell’androgeno spiega gli altilivelli di espressione di questo gene nella cal-vizie.

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Il gene Hairless non sembrerebbe coinvoltonell’alopecia androgenetica

Hillmer A.M. et al: Br J Dermatol 2002; 146:601 - 608.

La predisposizione genetica e la dipendenzadagli androgeni sono importanti caratteristi-che dell’alopecia androgenetica.Il gene umano denominato Hairless (HR) èstato recentemente clonato e sono state evi-denziate mutazioni nei soggetti con alopeciacongenita recessiva autosomica ed atrichiapapulosa.L’obiettivo dello studio è stato quello di verifi-care se il gene HR può essere coinvolto nell’a-lopecia androgenetica.Hanno preso parte allo studio 46 uominiaffetti da alopecia androgenetica. L’analisiconformazionale a singolo filamento (SSCA,single-strand conformation analysis) non hafornito evidenza di un significativo coinvolgi-mento del gene HR nello sviluppo dell’alope-cia androgenetica sebbene non possa esserneescluso un ruolo minimale.

Depressione dopo somministrazionedi finasteride per alopecia androgenetica

Altomare G., Capella G. L.: J Dermatol 2002;29. 665 - 669.

I Ricercatori del Dipartimento diDermatologia dell’Università di Milano hannoriportato il caso di 19 pazienti (14 maschi e 5femmine, età media 28,16 anni) che hannosviluppato un disturbo dell’umore (depressio-ne moderata-grave) durante l’assunzione difinasteride (Propecia) 1mg/die per os, per iltrattamento dell’alopecia androgenetica (tipoIII - IV della scala di Hamilton, tipo I - II dellascala Ludwig).La depressione, in alcuni casi associata ad unmarcato stato d’ansia, si è sviluppata dopo 9 -19 settimane di trattamento con finasteride esi è risolta dopo sospensione del farmaco. In2 pazienti, che hanno riassunto la finasteride,la depressione si è di nuovo sviluppata entro 2settimane.

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La finasteride può causarealterazioni spermatiche e cromosomiali

Collodel G. et al: Arch Androl 2007; 53: 229 -233.

Ricercatori dell’Università di Siena hannosegnalato il caso di tre giovani uomini, che sierano rivolti al Centro per l’InfertilitàMaschile, e che avevano fatto uso di finasteri-de per 5 anni.La qualità del seme è stata esaminata median-te microscopia ottica per valutare la concen-trazione spermatica e la motilità degli sper-matozooi. La morfologia degli spermatozoi èstata controllata mediante microscopia elet-tronica a trasmissione. La presenza di micro-delezioni Y è stata esaminata mediante tecni-ca PCR (reazione di polimerizzazione a cate-na ). La segregazione meiotica è stata esplora-ta mediante tecnica FISH (ibridazione in situfluorescente).Il paziente 1 presentava azoospermia mentrei pazienti 2 e 3 hanno mostrato una normaleconcentrazione spermatica ma motilità pro-gressiva gravemente ridotta.L’analisi al microscopio elettronico a trasmis-sione ha rivelato alterata morfologia deglispermatozoi (necrosi), ed i dati ottenuti contecniche FISH hanno evidenziato elevate fre-quenze di diploidia e disomia del cromosomasessuale.Questo esame ripetuto 1 anno dopo che ipazienti avevano sospeso l’uso della finasteri-de senza ricevere alcun trattamento ha docu-mentato un recupero del processo spermato-genico.La motilità e la morfologia sono migliorate,mentre il pattern meiotico non si è modifica-to, presentando elevata frequenza di diploidiae disomia del cromosoma sessuale.

La finasteride 1 mg può causareazoospermia ed oligospermia

Liu K.E. et al: Fertil Steril 2007, Epub aheadof print.

Ricercatori canadesi hanno descritto 2 casi diazoospermia e grave oligospermia in uominidurante e dopo l’interruzione di un tratta-mento a base di finasteride 1 mg (Propecia).I due pazienti assumevano il farmaco per laperdita dei capelli.L’immediata misura terapeutica adottata èstata l’interruzione della finasteride e l’esito èstato il miglioramento della concentrazionespermatica con l’interruzione del trattamen-to.Il paziente A era affetto da un anno da docu-mentata azoospermia ed era stata inizialmen-te programmata per lui una biopsia testicola-re.Sei mesi dopo l’interruzione della finasteride(1 mg al giorno ), è stato osservato un miglio-ramento nella concentrazione spermaticafino a 5,5 x 10(6) /mL.Il paziente B era affetto da grave oligospermiacon una concentrazione spermatica di 4 x10(6)/mL. La concentrazione spermatica èmigliorata a 6,6 e successivamente a 18,7 x10(6)/mL dopo 3 e 6 mesi dall’interruzionedel trattamento con finasteride.Sono stati dunque descritti due casi di pazien-ti non fertili con azoospermia o grave oligo-spermia, che hanno mostrato significativimiglioramenti nella concentrazione spermati-ca dopo 6 mesi dall’interruzione dell’assun-zione della finasteride. In un caso il migliora-mento dei parametri spermatici ha permessodi evitare la biopsia testicolare ed ha correttol’azoospermia.L’interruzione dell’assunzione di finasterideda parte della popolazione non fertile potreb-be migliorare i parametri spermatici e consen-tire trattamenti dell’infertilità meno invasivi.

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Un bias potrebbe spiegare l’eccesso di tumoriad alto grado tra i soggetti assegnatialla finasteride nello studio PCPT

Cohen Y.C. et al: J Natl Cancer Inst 2007; 99:1366 - 1374.

Lo studio PCPT (Prostate Cancer PreventionTrial ) ha dimostrato una riduzione del 28,4%nella prevalenza a 7 anni del tumore dellaprostata tra i pazienti trattati con finasteride5 mg/die ( Proscar ), rispetto ai pazienti trat-tati con placebo.Tuttavia, è stato osservato un aumento del25,5% nella prevalenza di tumori ad altogrado (Gleason).Il significato di queste osservazioni non èchiaro.È stato ipotizzato che la finasteride riduca ilvolume della prostata, favorendo l’individua-zione di tumori a più alto grado.Ricercatori hanno sviluppato un modello logi-stico, utilizzando il gruppo placebo, e l’hannopoi applicato al gruppo finasteride.Il volume mediano della prostata è risultatoridotto del 25% nel gruppo finasteride ( valo-re mediano = 25,1 cm3 ), rispetto al gruppoplacebo ( valore mediano = 33,5 cm3 ).È stato osservato che la probabilità di indivi-duare un tumore della prostata ad alto gradosi riduceva all’aumentare del volume (perogni aumento di 10 cm3 del volume della pro-stata, OR= 0,87 ).Sulla base di questo modello, 239 tumori pro-statici ad alto grado sono stati predetti nelgruppo finasteride, mentre 243 sono statiosservati, una differenza non statisticamentesignificativa.Tra tutti i partecipanti, l’odds ratio ( OR ) peril tumore ad alto grado nel gruppo finasteri-de, rispetto al gruppo placebo, si è ridotto da1.27 con l’aggiustamento per le covariate albasale, a 1.03 dopo aggiustamento aggiuntivoper il volume della ghiandola ed il numero

delle biopsie nei modelli binari.Sebbene le analisi che fanno uso di dati post-randomizzazione richiedano cautela nell’in-terpretazione, questi risultati stanno ad indi-care che il bias della densità di campionamen-to da solo potrebbe spiegare l’eccesso di tumo-ri ad alto grado tra i soggetti assegnati allafinasteride nello studio PCPT.

Perdita di capelli nelle donnecon iperandrogenismo:

efficacia della finasteride

Shum W. et al: J Am Acad Dermatol 2002; 47:733 - 739.

La finasteride (Propecia ), un inibitore della 5alfa-reduttasi di tipo II, ha dimostrato diaumentare la crescita dei capelli e di rallenta-re la progressione dell’assottigliamento negliuomini con calvizie androgenetica, ma nonha mostrato alcun effetto sulla crescita deicapelli nelle donne in postmenopausa conperdita di capelli.I Ricercatori del Dipartimento diDermatologia del Royal Hallamshire Hospitaldi Sheffield ( UK) hanno descritto 4 casi diperdita di capelli in donne con iperandrogeni-smo.In questi soggetti la finasteride ha miglioratoo stabilizzato l’alopecia.Un miglioramento nella crescita dei capelli èstato visto dopo 6 mesi, 1 anno, e 2,5 anni.

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Alopecia femminile, escrezione di sebo erisposta periferica agli androgeni

Birch M.P., Lashen H., Agarval S., MessengerA.G,: Br J Dermatol 2006; 154 (1): 85 - 9.

Sebbene l’alopecia femminile possa essere unsegnale di iperandrogenismo, molte donnecon questo problema non hanno alcuna evi-denza clinica o biochimica di un eccesso diandrogeni. Per valutare l’ipotesi che la perdi-ta dei capelli in donne senza iperandrogeni-smo sia dovuta a un’elevata risposta agliandrogeni da parte dei follicolo piliferi, inquesto studio è stata valutata l’escrezione disebo quale parametro della risposta perifericacutanea agli androgeni.Sono state studiate 100 donne, 41 con alope-cia con pattern femminile (senza irsutismo),29 con irsutismo (con e senza alopecia) e 30soggetti senza problemi di caduta di capelli.Sono stati misurati la densità dei capelli sul-l’area frontale, l’escrezione di sebo sulla fron-te, l’indice di androgeni liberi del siero (FAI)e l’indice di massa corporea (BMI).ll valore medio di FAI e l’indice medio BMIrisultavano aumentati nelle donne con irsuti-smo rispetto a quelle senza irsutismo ma nonsi riscontravano differenze significative deivalori tra donne senza problemi di irsutismocon e senza alopecia.L’escrezione media di sebo risultava più altanelle donne con irsutismo ma senza differen-ze significative.Non si riscontravano differenze significativedell’escrezione di sebo tra donne senza irsuti-smo con e senza problemi di caduta di capel-li.Non emergeva alcuna correlazione tra densitàdei capelli ed escrezione di sebo.I risultati dimostrano che l’escrezione di sebonon è elevata in donne con alopecia con pat-tern femminile. Questo indica che nel control-lo della crescita dei capelli e dell’escrezione di

sebo agiscono differenti meccanismi di rispo-sta periferica agli androgeni. Un’altra possibi-le spiegazione è che nell’alopecia femminilesiano coinvolti meccanismi di tipo non andro-genico.

Miglioramento della crescita dei capelli confinasteride 1 mg negli uomini d’età 41 - 60

anniWhiting D.A. et al: Eur J Dermatol 2003; 13:150 - 160

Uno studio multicentrico della durata di 2anni ha valutato l’efficacia e la tollerabilitàdella finasteride 1mg sulla crescita dei capelliin 424 uomini di età compresa tra 41 e 60anni con perdita dei capelli soprattutto al ver-tice.L’analisi delle fotografie ha mostrato un signi-ficativo miglioramento nella crescita deicapelli nel gruppo degli uomini trattati confinasteride a partire dal 6° mese di trattamen-to e mantenimento fino al 24° mese, rispettoal placebo.Il trattamento con finasteride 1 mg è risulta-to generalmente ben tollerato.

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Efficacia della finasteride associata ad uncontraccettivo orale nell’alopecia femminile

Iorizzo M, et al: Arch Dermatol 2006; 142:298 - 302.

Un gruppo di Ricercatori dell’Università diBologna ha valutato l’efficacia della terapiacon finasteride associata ad un contraccettivoorale contenente drospirenone ed etinilestra-diolo in donne in fase premenopausale conalopecia femminile.Un totale di 37 donne con alopecia femminileè stato trattato con finasteride per os,2.5mg/die, mentre assumeva un contraccetti-vo orale contenente drospirenone ed etinile-stradiolo.L’efficacia del trattamento è stata valutatamediante fotografia globale e il punteggio didensità dei capelli mediante videodermosco-pia.Un questionario autosomministrato è statoimpiegato per analizzare la valutazione delpaziente circa l’efficacia del trattamento.A 12 mesi di follow-up, 23 delle 37 pazientisono state considerate migliorate sulla basedella fotografia globale (12 sono miglioratelievemente, 8 moderatamente e 3 notevolmen-te ).In 13 pazienti non è stato riscontrato alcunmiglioramento, mentre una paziente ha mani-festato un peggioramento della sua condizio-ne.In 12 pazienti è stato osservato un incremen-to statisticamente significativo ( p = 0,002) nelpunteggio della densità dei capelli.Il trattamento farmacologico non ha eviden-ziato alcun evento avverso.In conclusione il 62% delle pazienti ha ripor-tato alcuni miglioramenti nell’alopecia conl’impiego di finasteride 2.5mg/die, assunta inconcomitanza con un contraccettivo orale.Non è chiaro se il successo terapeutico sia

dovuto ad un più alto dosaggio di finasteride(2.5mg/die anziché 1mg/die) o alla sua asso-ciazione ad un contraccettivo orale contenen-te drospirenone, che ha un effetto antiandro-genico.

Trattamento dell’alopeciaiperandrogenica nelle donne

Carmina E., Lobo R.A.: Fertil Steril 2003; 79:91 - 95.

Lo studio, eseguito presso il Dipartimento diGinecologia ed Ostetricia dell’Università diPalermo, ha analizzato l’efficacia di 3 tratta-menti in donne in premenopausa con alope-cia iperandrogenica.Un totale di 48 donne con alopecia iperandro-genica è stato randomizzato a ricevere gior-nalmente ciproterone ( 50mg) con etinil estra-diolo secondo un regime sequenziale inverso,flutamide ( 250mg) o finasteride ( 5mg) o pla-cebo per 1 anno.

La flutamide ha prodotto una riduzione delpunteggio di Ludwig del 21%. Gli altri tratta-menti non hanno prodotto alcun risultato sta-tisticamente significativo.Da questo studio emerge che la flutamide(250 mg/die) produce un modesto migliora-mento dell’alopecia dopo 1 anno di tratta-mento.Secondo gli Autori, per ottenere miglioririsultati, potrebbe essere richiesto un tratta-mento superiore ad 1 anno.

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La finasteride più efficace del minoxidilnell’alopecia androgenetica

Arca E. et al: Dermatology 2004; 209: 117 -125.

Uno studio in aperto ha valutato l’efficaciadella finasteride per os rispetto al minoxidil5% per uso topico nell’alopecia androgeneti-ca, forma lieve-grave.Hanno preso parte allo studio, che ha avutouna durata di 12 mesi, 65 pazienti maschi,che sono stati assegnati in modo casuale allafinasteride 1mg/die (n = 40) oppure al mino-xidil 5% per uso topico due volte al giorno (n= 25 ).Dopo 12 mesi, i pazienti trattati con finasteri-de per os hanno presentato un aumento delladensità dei capelli nell’80% dei pazienti con-tro il 52% della soluzione topica a base diminoxidil.Gli effetti indesiderati sono stati lievi e nonhanno comportato interruzione del tratta-mento.Nel gruppo trattato con finasteride per os 7pazienti hanno presentato reazioni avverse: 6pazienti hanno sofferto di perdita della libidoed in un paziente c’è stata la crescita di peliin altre parti del corpo.Un paziente trattato con minoxidil 5% ha pre-sentato irritazione a livello dello scalpo.Nel gruppo trattato con finasteride è statoosservato un aumento dei livelli plasmatici ditestosterone totale ed una riduzione del testo-sterone libero e del PSA (antigene specificoper la prostata ).

Trattamento topico dell’alopecia androgeneti-ca con lo spironolattone

Dill-Muller D.; Zaun H.: J European Academyof Dermatology and Venereology, Settembre1997; 9, 1001: 31 - 31(1)

Lo spironolattone, antagonista del recettoredell’aldosterone, possiede effetti antiandroge-nici grazie all’inibizione di recettori perifericie riduzione dell’attività enzimatica nella bio-sintesi del testosterone.Abbiamo valutato l’effetto del trattamentotopico con spironolattone (1% in soluzioneCordes®) nella calvizie androgenetica femmi-nile. La diagnosi è stata basata su criteri clini-ci (diradamento biparietale e/o centrale), piùdel 25% di capelli in telogen nel tricogrammafrontale, stato endocrinologico regolare e inqualche caso è stata effettuata una biopsiaincisionale.60 pazienti di sesso femminile sono state divi-se in tre gruppiGruppo 1: 24 pazienti con monoterapia emi-laterale;Gruppo 2: 20 pazienti con applicazione bila-terale;Gruppo 3: 16 pazienti con terapia antiandro-genica sistemica combinata; hanno ricevutoun trattamento topico con 10 gocce (gruppo1) di soluzione allo spironolattone e 20 gocce(gruppi 2 e 3) al dì nell’area dello scalpo sog-getta agli androgeni per un minimo di 6 mesi,fino a due anni.Lo stato clinico ed il tricogramma sono staticontrollati dopo 3 e 6 mesi.In caso di oggettiva risposta nel gruppo 1, lepazienti venivano trasferite alla terapia bilate-rale.Nel gruppo 1 il 65% delle pazienti ha presen-tato una risposta effettiva e il 40% di queste(le prime ad aver intrapreso la terapia allo spi-ronolattone) presentavano ricrescita di nuovicapelli.

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Nel gruppo 2 la terapia topica ha prodottomiglioramenti nel 60% delle pazienti.Invece nel gruppo 3 solo il 50% delle pazientipresentava una riduzione o per lo meno stabi-lizzazione della caduta dei capelli; pur sempreun risultato accettabile, relativamente alleprecedenti terapie sistemiche a lungo terminesenza benefici.Non si sono avute variazioni nei segni vitali,per esempio ipotonia o squilibri ormonali,durante la terapia.Lo spironolattone risulta essere un trattamen-to topico efficace per l’alopecia androgeneticanelle donne.

Trattamento dell’alopecia androgeneticafemminile con antiandrogeni orali

Sinclair R., Wewerinke M., Jolley D.: Br JDermatol 2005; 152: 466 - 73.

Questo studio confronta l’efficacia di dueantiandrogeni orali, il ciproterone acetato e lospironolattone in un gruppo di ottanta donnesia in pre che in postmenopausa.Il ciproterone acetato è stato somministrato aldosaggio di 50 mg/die continuativamentenelle donne in menopausa e di 100 mg dal 5°al 15° giorno del ciclo in associazione ad uncontraccettivo orale nelle donne in premeno-pausa.

Lo spironolattone è stato somministratoal dosaggio di 200 mg/die, in 5 pazientiil dosaggio è stato ridotto a 100 mg/dieper l’insorgenza di effetti collaterali.I risultati valutati con la fotografia glo-bale dopo un anno di trattamentomostrano un miglioramento clinico in35 pazienti (44%), una stabilizzazionedella malattia in 35 ed un peggioramen-to in 10 (12%). L’analisi statistica nonha evidenziato differenze significativefra i risultati ottenuti con i due farmaci.In generale hanno risposto meglio ledonne che presentavano un diradamen-to più grave a livello della sommità delcapo.I limiti di questo studio sono l’assenzadi controlli e la non omogeneità delcampione studiato: gli autori non speci-

ficano ad esempio quale contaccettivo è statoutilizzato nelle donne in premenopausa. Nonvengono inoltre discussi gli effetti collateralidei trattamenti.I risultati clinici sono stati comunque giudica-ti molto promettenti e tali da promuovere unautilizzazione più diffusa degli antiandrogeni,a dosaggi relativamente elevati, nel trattamen-to dell’alopecia androgenetica femminile.

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Acido fosfatidico: potenzialità in tricologiaGigli P.: Atti del XXIII Incontro - SocietàItaliana di Tricologia - ottobre 2008.

L’acido fosfatidico è un fosfolipide che svolgefunzioni di secondo messaggero intracellula-re. La fosfolipasi D (PLD) è un enzima chiavein una via di trasduzione che idrolizza lafosfatidilcolina (PC) e porta alla formazionedei secondi messaggeri acido fosfatidico (PA)e diacilglicerolo (DAG).Nel follicolo pilifero è possibile distinguere 2tipi cellulari principali;1) cellule connettivali: papilla dermica2) cellule epiteliali: guaina epiteliale internaed esterna, cellule della matrice.Shapiro e Price hanno concluso che nellavalutazione di principi attivi finalizzati a sti-molare la crescita dei capelli, un importanteindice di valutazione è l’entità con cui questiprincipi vanno a stimolare la proliferazionedei cheratinociti del follicolo.È stato dimostrato che sia l’acido fosfatidicoche l’acido lisofosfatidico attraverso meccani-smi recettoriali e non, promuovono la cresci-ta e moltiplicazione di numerosi tipicellulari in vitro: fibroblasti umani,cellule endoteliali, cellule osteoblasti-che. L’Acido fosfatidico inoltre agiscecontrollando la divisione cellulareessendo coinvolto nei meccanismi dipassaggio tra G1 ed S.

Effetti dell’acido fosfatidico su coltu-re di cheratinociti e cellule epitelialidel topo da laboratorio:1) Risulta efficace nel promuoverecrescita e moltiplicazione delle celluleepiteliali del follicolo;2) Come è ben noto il TGF-b1 è capa-ce di indurre apoptosi delle celluleepiteliali del follicolo e quindi diinnescare la fase catagen: l’aggiunta

di acido fosfatidico alla coltura cellulare neu-tralizza l’effetto inibitore del TGF-b1.In vivo nel modello del topo da laboratorio l’a-cido fosfatidico applicato topicamente sullacute dorsale si è mostrato capace di indurrel’anagen e di stimolare la crescita dei peli.In ratti rasati, dopo 18 giorni una soluzionedi minoxidil 1% ha portato a ricrescita sucirca il 75% dell’ area rasata; sempre dopo 18giorni 0,4% di acido fosfatidico ha portato aricrescita sul 63% dell’ area rasata. Con il sol-vente utilizzato nella sperimentazione la mas-sima percentuale di acido fosfatidico solubi-lizzabile è stato lo 0,4%.

Conclusioni.L’insieme dei dati ottenuti sia in vivo che invitro mostrano le potenzialità di uso in trico-logia del principio attivo in questione, i datiin vivo in particolare ne suggeriscono la pos-sibilità di uso topico sul cuoio capelluto informa di lozione.

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Fluridil, un nuovo farmaco per l’alopeciaandrogenetica

Sovak M. et al: Dermatol Surg 2002; 28. 678- 685.

Il fluridil (Eucapil) è un nuovo antiandrogenoper uso topico che agisce bloccando i recetto-ri degli androgeni.Uno studio ha valutato la sicurezza e l’effica-cia del fluridil nel trattamento dell’alopeciaandrogenetica maschile. Un totale di 20 uomi-ni è stato trattato con soluzioni al 2%, 4% e6% di Fluridil, Isopropanolo e/o vaselina, per21 giorni.Il fluridil 2% è stato valutato in uno studio indoppio cieco, controllato con placebo, in 43uomini con alopecia androgenetica di gradoII - Va della scala Norwood.Né il fluridil, né l’Isopropranolo, a differenzadella vaselina, hanno mostrato di causare irri-tazione o sensibilizzazione.

Dopo 3 mesi la percentuale “anagen” medianon era cambiata nei soggetti del gruppo pla-cebo, mentre risultava aumentata nei soggettitrattati con fluridil, passando dal 76%all’85%, e dopo 9 mesi all’87%. Nei soggettitrattati precedentemente con placebo, il fluri-dil ha aumentato la percentuale “anagen”,dopo 6 mesi, dal 76% all’85%.

Da questo studio, compiuto presso laCalifornia University di San Diego (USA), ilfluridil per uso topico è risultato non irritan-te, non sensibilizzante e privo di attività siste-mica.Inoltre ha aumentato la percentuale “ana-gen” nella maggior parte dei pazienti con alo-pecia androgenetica.

La dutasteride aumentala crescita dei capelli

Olsen E.A. et al: J Am Acad Dermatol 2006;55: 1014 - 1023.

La perdita dei capelli nei maschi è una condi-zione potenzialmente reversibile in cui il dii-drotestosterone (DHT) rappresenta un impor-tante fattore eziologico.Uno studio ha valutato l’efficacia della duta-steride (Avodart ), un inibitore della 5-alfa-reduttasi di tipo 1 e di tipo 2, negli uominicon perdita dei capelli.Hanno preso parte allo studio 416 uomini, dietà compresa tra 21 e 45 anni, che sono statiassegnati in modo casuale a ricevereDutasteride 0.05, 0.1 o 2.5mg, finasteride5mg o placebo, giornalmente per 24 settima-ne.La dutasteride ha aumentato la conta deicapelli nell’area target, rispetto al placebo, inmodo dose-dipendente.La dutasteride 2.5mg è risultata superiorealla finasteride a 12 settimane e a 24 settima-ne.I livelli di diidrotestosterone a livello delloscalpo e a livello sierico sono diminuiti, men-tre i livelli di testosterone sono aumentati inmodo dose-dipendente con la dutasteride.

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È corretto prescrivere lo zinco ai pazienticon malattie dei capelli?

Plonka P.M., Handjiski B., Popik M.,Michalczyk D., Paus R.: Exp Dermatol. 2005Nov;14(11): 844 - 53.

Lo zinco è prescritto da molti anni per il trat-tamento di numerose patologie dei capellicome ad esempio il telogen effluvium e l’alo-pecia areata. Non vi sono comunque dimo-strazioni che lo zinco sia efficace nei pazientiche non presentano deficienze del metallo.Un recente studio dimostra come in realtà glieffetti dello zinco sul follicolo pilifero sianoambivalenti: da un lato la somministrazionedi zinco protegge il follicolo dall’effetto dinoxae tossiche, favorendo ad esempio un piùrapido recupero dell’attività follicolare dopoil trattamento con chemioterapici, dall’altrotrattamenti prolungati con alte dosi del metal-lo hanno un effetto negativo sul ciclo del peloritardando ad esempio il rientro in anagendei follicoli.Questo studio condotto sul topo indica chiara-mente che gli effetti dello zinco non sono sem-pre benefici e che dipendono sia dallo statodel follicolo al momento della somministra-zione che dai dosaggi e dalla durata del tratta-mento con zinco.

Inibitori delle proteasi e caduta dei capelliGinarte M., Losada E., Prieto A., Lorenzo-Zuniga V., Toribio J.: AIDS. 2002 Aug16;16(12):1695 - 6.

Gli inibitori delle proteasi rappresentano unausilio importantissimo nel trattamento deipazienti HIV positivi. I più recenti protocolliprevedono l’associazione indinavir + ritonavirin quanto il ritonavir aumenta le concentra-zioni plasmatiche dell’indinavir.Questa associazione è però spesso causa ditelogen effluvium con conseguente alopeciaanche grave. La caduta dei capelli inizia alcu-ne settimane dopo l’inizio del trattamento edè reversibile alla sospensione del farmaco.Spesso il defluvium interessa anche ciglia,sopracciglia, barba e peli pubici e ascellari.

Prevenzione dell’alopecia indotta dalla che-mioterapia mediante inibitori CDK

Davis S..T et al: Science 2001; 291: 134 - 137.

La maggior parte dei chemioterapici impiega-ti nel trattamento antitumorale produconoperdita di capelli e conducono all’alopecia. L’inibizione della kinasi 2 ciclin-dipendente(CDK 2), un regolatore positivo della progres-sione del ciclo cellulare degli eucarioti, puòrappresentare una strategia terapeutica perprevenire l’alopecia indotta dalla chemiotera-pia, arrestando il ciclo cellulare e riducendola sensibilità dell’epitelio a molti chemiotera-pici antitumorali L’applicazione topica degli inibitori CDK2 haridotto la perdita dei capelli in un modellosperimentale con una percentuale di efficaciadel 30-50%.

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L’ipnoterapia sembra migliorare l’outcomeclinico nei pazienti con alopecia areata

Willemsen R et al: J Am Acad Dermatol 2006;55: 233 - 237.

Esistono solo dati limitati sul ruolo della psi-coterapia nell’alopecia areata.Ricercatori della Free University di Brussels(Belgio) hanno documentato l’influenza del-l’ipnoterapia sul benessere psicologico e sul-l’outcome clinico nell’alopecia areata.L’ipnosi è stata impiegata in 28 pazienti conestesa alopecia areata refrattaria ai tradizio-nali trattamenti.Ventuno pazienti, di cui 9 con alopecia totaleo alopecia universale e 12 con alopecia areataestesa, sono stati arruolati durante un perio-do di 5 anni.Dopo trattamento, tutti i pazienti avevano unpunteggio di ansia e di depressione significa-tivamente più basso.In 12 pazienti, dopo 3-8 sessioni di ipnotera-pia, è stata osservata una ricrescita dei capel-li del 75 - 100%, con una crescita totale in 9di questi pazienti, tra cui 4 pazienti con alo-pecia universale e 2 con ofiasi.In 5 pazienti si è avuta recidiva.Lo studio presenta dei limiti, tra cui il ridottocampione studiato. Tuttavia l’ipnoterapiasembra migliorare gli outcome clinici ed ilbenessere psicologico nei pazienti con alope-cia areata.

Scarsa efficacia della tecnicadi raffreddamento dello scalpo

nel prevenire l’alopecia nelle pazienti trattaticon epirubicina e docetaxel

MacDuff C. et al: Eur J Cancer Care 2003; 12:154 - 161.

Lo scopo dello studio è stato quello di verifi-care l’efficacia della tecnica di raffreddamen-to dello scalpo nel prevenire l’alopecia nelle-pazienti con tumore della mammella, sottopo-sti a trattamento chemioterapico con epirubi-cina e docetaxel.Lo studio ha interessato 40 pazienti di cui 10sono state sottoposte alla tecnica di raffredda-mento dello scalpo.Una maggiore perdita di capelli è stata osser-vata nelle pazienti del gruppo controllo.Tuttavia il livello di protezione offerto dallatecnica di raffreddamento dello scalpo perquesta associazione chemioterapia è risultatoscarso.

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Fili di Poesia

“La ragazza si sciolse le treccee avvolse tutto il mondonelle sue nere chiome”.

YUSUF (Turchia, XI sec.)

“Sciogli la tua capigliaturadistesa e solenne

come un manto d'ombrasul prato”.

FEDERICO GARCIA LORCA

“Con le tue treccehai fatto prigioniero un re”.

CANTICO DEI CANTICI

“La fanciulla si pettina dolcementeal sole

e si crea sulla nuca un piacereche le dà un fremito

mentre con i pugni leggiadriafferra una matassa d'oro

e la lucele cola fra le dita”.

PAUL VALÉRY

“Molto, signora, dareiper scioglierti sulla schiena

la tua chioma selvaggia,pian piano te la distenderei,

in silenzio te la bacerei.Molto, o mia signora, ti darei

per districarti il nododella tua rossa chiomasopra il tuo collo nudo:

lento lento lento te la sbroglierei,filo per filo te l'aprirei”.

JOSÉ MARTÍ (Cuba, XIX sec.)

“Vidi pure molte dametutte nude,ma i capelli

scendevano lungo le spallecome larghi mantelli d'oro”.

HEINRICH HEINE (Germania, XIX sec.)

“Giocava con un rametto di mirtoe una fresca rosa;

e la chioma le copriva spalle e schienaleggera come un'ombra”.

ARCHILOCO (Grecia, VII sec. a.C.)

“La cascata dei capellidi un bel nero corvino

scende in giù sopra i fianchidolci e tondeggianti.

E' una torcia che illumina la nottecoi suoi lampi di luce viva”.

VALLATHOL (India, XX sec.)

“Per chi annodi, o Pirra,la bionda chioma,

elegante nella tua semplicità?”

ORAZIO

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“E per un lungo giorno seduta allospecchio

pettinava i suoi capelli d'oro e avreidetto

che suonasse accordi d'arpa senza cre-dervi

per tutto questo lungo giorno sedutaallo specchio…”

LOUIS ARAGON (Francia, XX sec.)

“Ohimé! Ch'io sono all'amoroso nodolegato con due belle trezze bionde”.

CINO DA PISTOIA (XIV sec.)

“C'è una ragazza in riva al fiumePiù bella dell'aurora.

Quando si pettinaScioglie giù per la schiena

La lunga chioma”.

ANONIMO (Africa)

“Un giorno verrò all'improvvisoe tu, come sarai,

coi lunghi capelli sciolti,corrimi incontro a piedi nudi!”

TIBULLO (Roma, I sec. a.C.)

“Non ho mai regalato a nessun uomodi capelli una ciocca tranne questa

che pensosa ora avvolgo alle mie ditanera e lunga com'è e ti dico - Prendi -.

Della mia gioventù fuggì la luce,più al vento non ondeggiano i capelli,né più mai più v'intreccio rose o mirto;sulle guance alle lacrime fanno ombra.

Pendon dal capo dal dolor piegato;ma pria che il fato forbici accostasse

Amor volle per sé questi capelli.Prendili. Puro ancor vi troverai

dopo tanti anni il bacio che mia madrenel chiuder gli occhi vi lasciò per sem-

pre”.

ELIZABETH BARRETT BROWNING(Inghilterra, XIX sec.)

“Per popolar l'alcova dei ricordiche dormon nella massa dei capelli,

voglio agitarli come un fazzoletto!La languida Asia e l'Africa rovente

tutto un mondo lontano e quasi assen-te,

sono nascosti in te, selva d'aromi!Mare d'ebano, tu contieni un sogno

di vele, rematori e alberature,un porto ove berrà l'anima mia

aromi, suon, colori, a grandi sorsi.E tufferò la testa innamorata

nel nero oceano che un altro oceanochiude”.

CHARLES BAUDELAIRE

“Ne l'aria senza ventofluiscon le tue chiomeche già folte di rose

ondeggiarono al sole”.

GABRIELE D'ANNUNZIO

“Un sole nero e ansioso ti si avvolgenei fili

della nera capigliatura quando allunghile braccia…”

PABLO NERUDA

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“I tuoi capelli somiglianoa grappoli d'uva,

a grappoli d'uva nera…I tuoi capelli sono come

i cedri del Libano,come i grandi cedri del Libano…

Le lunghe notti nere,le notti in cui la luna non appare,

e in cui le stelle hanno paura,non sono così nere.

Il silenzio che abita nelle foresteNon è così nero.

Non c'è niente al mondodi così nero come i tuoi capelli…

Fammi toccare i tuoi capelli!”

OSCAR WILDE

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