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HABITAT DI ACQUA DOLCE - ambienteinliguria.it · Nei popolamenti vegetali si distinguono crittogame...

Date post: 16-Feb-2019
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143 HABITAT DI ACQUA DOLCE HABITAT DI ACQUA DOLCE 3120 Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Medi- terraneo occidentale con Isoetes spp. 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoëto-Nanojuncetea 3140 Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp. 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 3170 Stagni temporanei mediterranei 3220 Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea 3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos 3250 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batra- chion 3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p. 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba 3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion Altri habitat acquatici di specie (vedi altri habitat a pag. 579) Altri habitat “acquatici” forestali (vedi pagg. 486 e 514) Introduzione Gli habitat di acqua dolce fanno parte degli habitat di zone umide, tuttavia non li esauriscono; una parte di questi è descritta infatti in un altro gruppo, fra le torbiere. Inoltre sono direttamente collegati all’ambiente d’acqua dolce alcuni habitat forestali descritti più oltre (91E0, 92A0, 92D0). Essi comprendono sia microhabitat di dimensioni inferiori al metro quadrato, sia complessi ecosi- stemici formati da tessere sviluppate con andamento lineare anche per diversi chilometri. Possono essere isolati o essere dotati di una continuità utile allo svolgimento del ruolo di corridoi ecologici per animali e, subordinatamente, vegetali acquatici o anfibi. Ovviamente il fattore che condiziona tali habitat è l’acqua che agisce sugli organismi attraverso la sua disponibilità in senso quantitativo generale e in senso tempo- rale (disponibilità permanente o periodica) e le sue caratteristiche qualitative (temperatura, conducibilità, sali minerali e sostanze organiche, pH, torbidità, ossigeno, ecc), ma in primo luogo attraverso la sua condizione di stabilità o mobilità. La prima distinzione di questi habitat è infatti tra quelli propri delle acque ferme e quelli delle acque correnti. Un altro carattere che li distingue è il ruolo della vegetazione nel processo dinamico, collegato alla sua struttura; è infatti importante capire se si tratta di vegetazione erbacea propria degli stadi iniziali (anche se talora a lungo stabili) o legnosa, propria degli stadi successivi. In ogni caso siamo di fronte a vegetazione azonale, indipendente dalle caratteristiche del clima, in quanto fortemente condizionata dall’acqua. Gli ambienti d’acqua dolce possono essere differenziati per la loro origine, naturale o artificiale. Uno schema descrittivo generale può essere il seguente, nel quale sono peraltro presenti tipologie (come le torbiere e i prati umidi) che hanno un riferimento particolare distinto nella classificazione Natura 2000 della Direttiva Habitat.
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143Habitat di acqua dolce

HABITAT DI ACQUA DOLCE

3120 AcqueoligotrofeabassissimocontenutomineralesuterrenigeneralmentesabbiosidelMedi-terraneooccidentaleconIsoetesspp.

3130 Acquestagnanti,daoligotrofeamesotrofe,convegetazionedeiLittorelletea unifloraee/odegliIsoëto-Nanojuncetea

3140 AcqueoligomesotrofecalcareeconvegetazionebenticadiCharaspp.3150 LaghieutroficinaturaliconvegetazionedelMagnopotamionoHydrocharition3170 Stagnitemporaneimediterranei3220 Fiumialpiniconvegetazioneripariaerbacea3240 FiumialpiniconvegetazioneriparialegnosaaSalix elaeagnos3250 FiumimediterraneiaflussopermanenteconGlaucium flavum3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batra-

chion3270 FiumiconarginimelmosiconvegetazionedelChenopodion rubrip.peBidentionp.p.3280 FiumimediterraneiaflussopermanenteconilPaspalo-AgrostidioneconfilaririparidiSalixe

Populus alba3290 FiumimediterraneiaflussointermittenteconilPaspalo-Agrostidion Altrihabitatacquaticidispecie (vedi altri habitat a pag. 579) Altrihabitat“acquatici”forestali (vedi pagg. 486 e 514)

introduzioneGli habitat di acqua dolce fanno parte degli habitat di zone umide, tuttavia non li esauriscono; una

parte di questi è descritta infatti in un altro gruppo, fra le torbiere. Inoltre sono direttamente collegati all’ambiente d’acqua dolce alcuni habitat forestali descritti più oltre (91E0, 92A0, 92D0).

Essi comprendono sia microhabitat di dimensioni inferiori al metro quadrato, sia complessi ecosi-stemici formati da tessere sviluppate con andamento lineare anche per diversi chilometri. Possono essere isolati o essere dotati di una continuità utile allo svolgimento del ruolo di corridoi ecologici per animali e, subordinatamente, vegetali acquatici o anfibi. Ovviamente il fattore che condiziona tali habitat è l’acqua che agisce sugli organismi attraverso la sua disponibilità in senso quantitativo generale e in senso tempo-rale (disponibilità permanente o periodica) e le sue caratteristiche qualitative (temperatura, conducibilità, sali minerali e sostanze organiche, pH, torbidità, ossigeno, ecc), ma in primo luogo attraverso la sua condizione di stabilità o mobilità.

La prima distinzione di questi habitat è infatti tra quelli propri delle acque ferme e quelli delle acque correnti.

Un altro carattere che li distingue è il ruolo della vegetazione nel processo dinamico, collegato alla sua struttura; è infatti importante capire se si tratta di vegetazione erbacea propria degli stadi iniziali (anche se talora a lungo stabili) o legnosa, propria degli stadi successivi. In ogni caso siamo di fronte a vegetazione azonale, indipendente dalle caratteristiche del clima, in quanto fortemente condizionata dall’acqua.

Gli ambienti d’acqua dolce possono essere differenziati per la loro origine, naturale o artificiale. Uno schema descrittivo generale può essere il seguente, nel quale sono peraltro presenti tipologie (come le torbiere e i prati umidi) che hanno un riferimento particolare distinto nella classificazione Natura 2000 della Direttiva Habitat.

144 Atlante degli Habitat

ZOnE UmIDE InTErnE, AmBIEnTI fLUvIALI DI OrIgInE nATUrALECorsi d’acqua permanenti

Fiume di pianura

Fiume pedemontano

Torrente

Rio minore

Meandri e lanche

Corsi d’acqua stagionali a regime intermittente

Delta interni

Zone umide delle piane alluvionali

Laghi d’acqua dolce permanenti

Laghi di acqua dolce stagionali

Laghi e paludi salmastre (permanenti/stagionali)

Stagni e paludi d’acqua dolce permanenti

Stagni e paludi d’acqua dolce stagionali

Zone umide a predominante vegetazione arbustiva

Paludi d’acqua dolce con copertura forestale

Torbiere prive di copertura forestate

Torbiere con copertura forestale

Zone umide alpine e della tundra

Sorgenti, oasi di acqua dolce, fontanili e risorgive

Sorgente

Oasi di acqua dolce

Fontanile o risorgiva

Zone umide geotermiche

ZOnE UmIDE DI OrIgInE AnTrOpICALaghi, stagni, sbarramenti e dighe

Canale

Grandi riserve idriche; casse di espansione, bacini di derivazione

Stagni ad uso agricolo

Altri piccoli invasi e riserve idriche

Abbeveratoi e fontane con raccolta d’acqua

Saline

Escavazioni e cave

Escavazioni

Pozze di cave

Pozze di miniera

Aree di aziende agricole che utilizzano liquami come fertilizzanti e a scopo irriguo

Stagni per la pescicoltura e serbatoi di piccole dimensioni

Terreni irrigui

Terreni agricoli inondati stagionalmente

Canali di drenaggio

Fossati

Stagni per l’allevamento di pesci e gamberi

ALTrOStillicidi e pareti stillicidiose

145Habitat di acqua dolce

Si tratta spesso di habitat soggetti a episodi distruttivi e di ricostruzione che si possono ripetere ciclicamente con intervalli brevi o relativamente più lunghi.

Infine molti, a causa dello sviluppo prevalentemente lineare e dei contatti con altri habitat, manife-stano spesso caratteri ecotonali propri degli orli, dei margini, delle transizioni.

Il bilancio idrico dei bacini in cui essi si trovano, cioè le modalità e le relazioni fra gli apporti (pre-cipitazioni, sorgenti, ecc.) e le perdite dell’acqua (scorrimento superficiale o sotterraneo, prelievo, ecc.), garantisce o mette in pericolo, talora serio, questo tipo di habitat.

Gli organismi che caratterizzano questi habitat si possono distinguere in base alle esigenze rispetto alla disponibilità di nutrienti in oligotrofi (prediligono acque povere di nutrienti organici), mesotrofi (li troviamo in condizioni medie), eutrofi (prediligono acque ricche di sostanze organiche).

Nei popolamenti vegetali si distinguono crittogame non vascolari (alghe e muschi acquatici) e piante vascolari, talora erbacee ma di discrete dimensioni (macrofite). Distinguiamo inoltre idrofite o piante ac-quatiche in senso stretto che possono essere ancorate al fondo, completamente o parzialmente sommerse con foglie galleggianti sulla superficie dell’acqua o emerse oppure possono essere liberamente flottanti (pleustofite). Come alcuni animali anche le piante possono avere un carattere anfibio, sopportando talora prolungati periodi di intesa aridità. Possiamo inoltre trovare le elofite, con solo l’apparato radicale e il piede sommersi.

Gli habitat di acqua dolce sono eccezionalmente sensibili al complesso delle attività umane che si possono esplicare con prelievi idrici, inquinamento, trasformazione del territorio e conseguente distruzione o pressione antropica diretta sugli habitat e sulle loro componenti. Sono peraltro molto sensibili a processi naturali d’interramento e di evoluzione della vegetazione.

Gli habitat di acqua dolce della liguriaL’Allegato 1 della Direttiva 92/43 non comprende per la Liguria (ma solo per la Scandinavia) il corpo

idrico dei fiumi e di altre zone umide, tuttavia è indubbio che la conservazione di questo è indispensa-bile sia per le specie dell’Allegato 2 (per esempio diverse specie di pesci e il gambero di fiume) sia per la conservazione di alcuni habitat qui illustrati.

Non ci sono in Liguria neppure grandi laghi o paludi, ma possiamo trovare ugualmente cinque tipi di habitat delle acque ferme, seppure con aspetti impoveriti e superfici ridottissime: acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.; acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoëto-Nanojuncetea; acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.; laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition; stagni temporanei mediterranei. Per alcuni di essi la tendenza alla rarefazione, desumibile dal confronto con le descrizioni della flora e della vegetazione redatte cento o più anni fa, ha reso difficile persino il ritrovamento e l’identificazione. Sette sono invece gli habitat d’acqua dolce corrente: fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea; fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos; fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum; fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitri-cho-Batrachion; fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p.; fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba; fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion. A questi sarebbero però da aggiungere i già citati boschi ripari e alluvionali.

Lo stato di conservazione è prevalentemente insoddisfacente e difficilmente ci si aspetterebbe una situazione migliore, perché l’aggressione agli ambienti acquatici è un fenomeno generalizzato, progressi-vamente più intenso soprattutto in regioni come la Liguria dove i pochi e ristretti spazi pianeggianti si prestano a un utilizzo spinto delle risorse.

146 Atlante degli Habitat

Buono Medio Cattivo n.v.

3120 0 0 2 13130 0 0 1 13140 0 0 3 03150 0 0 4 03170 0 0 6 03220 0 3 0 03240 0 1 0 03250 0 0 0 33260 0 4 2 03270 0 0 3 03280 0 6 2 03290 0 0 4 0Totale 0 14 27 5

% 0,0 30,4 58,7 10,9Stato di conservazione degli habitat d’acqua dolce dell’Allegato I dir 92/43 (numero di siti)

la gestione degli habitat di acqua dolceLa gestione dovrebbe essere finalizzata ad arrestare il progressivo declino di questi habitat e ad avviare

un programma di lungo periodo per il loro ripristino o il loro miglioramento.La base di partenza è rappresentata da un accorto utilizzo delle risorse idriche; occorre ridurre il più

possibile o comunque razionalizzare i prelievi e potenziare tutte le forme di risparmio e riciclo. A questo occorre aggiungere l’esigenza di rispettare la legislazione ambientale per la prevenzione dell’inquinamento, potenziando la sorveglianza nel settore.

Appare indispensabile cercare di evitare il più possibile l’urbanizzazione delle piane alluvionali e orientare le scelte verso una rinaturalizzazione, in primo luogo ampliando le fasce boscate riparie e fluviali e mitigando gli effetti negativi sugli habitat e sulla loro funzionalità, anche con demolizioni e ricostru-zioni della maggior parte delle difese spondali. Questo può essere possibile se tra i soggetti responsabili della gestione del territorio e le professionalità del settore si incrementa la consapevolezza della necessità di “ricostruire” i sistemi fluviali non limitandosi a considerare il solo corpo idrico, ma un “buffer” che possibilmente raggiunga i 200 m di larghezza. Tale ricostruzione avrebbe risvolti positivi a scala di bacino e sulla zona litoranea, comprendente pure gli habitat marini, ridurrebbe i costi della prevenzione e dei danni da esondazioni, svilupperebbe professionalità e know-how. Al riguardo non necessariamente gli interventi devono essere nell’ambito dell’ingegneria naturalistica intesa secondo gli attuali criteri; questa non è, infatti, sempre priva di effetti negativi sulle specie e sugli habitat naturali e necessita di sottostare a regole più attente al mantenimento della variabilità genetica e della coerenza con i processi dinamici naturali della vegetazione.

Altrettanta attenzione deve essere rivolta al controllo ed eventualmente alla lotta contro piante e ani-mali invasive, che snaturano le caratteristiche proprie degli habitat e alterano i rapporti di competizione, uniformando la diversità su scale territoriali ampie.

Una particolare attenzione dovrà essere riservata al mantenimento di piccole zone umide, in qualche caso al semplice mantenimento delle condizioni idonee perché queste possano affermarsi in modo sia permanente sia effimero. Il ruolo di elementi microtopografici quali piccole pozze, fossi, canali per il mantenimento di una flora e fauna acquatica o anfibia, in una regione priva di corpi idrici rilevanti, è essenziale per la biodiversità.

Massimo rigore conservativo, inteso, se è il caso, come conservazione attiva (che può prevedere in-

147Habitat di acqua dolce

terventi) deve essere applicato alle zone umide più pregiate e diversificate, siano esse di origine naturale o artificiale (es. i bozi della Piana del Magra, i complessi di torbiera, i fiumi alpini ecc)

Particolarmente utile potrà essere l’opera del “Centro Studi sulle aree protette e gli ambienti fluviali”, istituito dall’Ente Parco di Montemarcello-Magra, con sede presso il Centro Regionale Fauna Minore di Sarzana, per sostenere una rete, un momento di incontro tra tutte le aree protette fluviali e i bacini idrografici d’Italia.

Fine ultimo del Centro Studi è quello di costituire un “sistema” che lavori insieme, si scambi buone pratiche e dibatta sulle criticità legate alla gestione delle aree fluviali al fine di raggiungere obiettivi e soluzioni comuni e promuovere progetti di conservazione, risanamento, riqualificazione, rinaturalizza-zione e reintroduzione di specie scomparse dall’ambiente fluviale. Nell’ambito di questa “missione” il Centro Studi si occuperà della pubblicazione di scritti di vario genere, dell’organizzazione di momenti di incontro e di studio (conferenze, convegni, seminari, ecc.), della promozione e la divulgazione di studi e ricerche, della cooperazione con altri enti pubblici o privati, dell’organizzazione di corsi di formazione e aggiornamento professionale e dell’attività di consulenza e supporto a eventi e progetti sul tema della gestione di parchi fluviali.

148 Atlante degli Habitat

Acque oligotrofe a bassissimo contenutominerale su terreni generalmente sabbiosidel Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.

3120

codiciclassificazione paleartica

22.11 (Corpi acquei oligotrofici poveri di calcio) x 22.34 (comunità anfibie del Mediterraneo-Atlantico)

classificazione euNiS 2002< C1.1 Laghi, stagni e pozze oligotrofici permanenti# C3.4 Formazioni povere di specie di orli d’acqua a bassa crescita o vegetazione anfibia< C3.4/P-22.34 Comunità anfibie del Mediterraneo-Atlantico

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Vegetazione anfibia nana di acque oligotrofiche povere di minerali, per lo più su suoli sabbiosi della regione Mediterranea e alcune irradiazioni nel settore termo-Atlantico, e riferibili agli Isoeto-Nano-Juncetea. Pratelli di stagni tempo-ranei (l’habitat prioritario 3170) è un particolare sottotipo (acque temporanee e assai poco profonde).Piante: Livello alto - Isoetes velata, Isoetes setacea, Pilularia minuta, #Marsilea strigosa; livello basso - Isoetes histrix, Isoetes durieui, Serapias spp. (Serapion).

distribuzione geograficaSegnalato solo nei tratti terminali della Magra e del Centa e nelle piane alluvionali di questi corsi

d’acqua, ma talora da riaccertare

caratteri generaliSi tratta di microhabitat igrofili tipici delle zone temporaneamente inondate, con caratteristiche

di fossi, rigagnoli, piccole depressioni, anche come relitti in situazioni talora ormai compromesse dal-

149Habitat di acqua dolce

l’antropizzazione. Sono soggetti a forti variazioni stagionali e annuali; possono facilmente scomparire e riaffermarsi a distanza di qualche anno, purché permangano condizioni micromorfologiche idonee. Sono collegati alle piane alluvionali costiere dove più numerosi sono i fossi e le depressioni e maggiori sono gli effetti di inondazioni o di affioramento della falda idrica per ragioni diverse (es. subsidenza). La profondità dell’acqua di norma non supera pochi cm e la permanenza in superficie può variare da un giorno a pochi giorni.

L’alimentazione idrica un tempo legata soprattutto alle periodiche inondazioni, è ora affidata quasi esclusivamente alle piogge. I suoli sono idromorfi sabbiosi o sabbioso-limosi, molto superficiali, con rea-zione variabile da acida a debolmente basica.

L’habitat è caratterizzato dalla presenza significativa di poche specie erbacee di bassa statura, in par-ticolare Juncus bufonius e, in situazioni puntuali di maggiore importanza, Isoetes duriei.

L’estensione superficiale raggiunta da questi habitat è sempre molto ridotta e non supera, in totale, pochi metri quadrati. Pressoché nulla si conosce della fauna, che probabilmente comprende invertebrati acquatici o anfibi eurieci in grado di sopportare notevoli variazioni della disponibilità idrica.

Specie guidaPianteIsoetes duriei, Juncus bufonius, Serapias spp., Briza minor, Romulea columnae, Allium chamaemoly, Ophioglossum sp.

animaliNon noti.

Ophioglossum vulgatum (foto S. Marsili).

150 Atlante degli Habitat

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili nella classe Isoeto duriei-Juncetea bufonii (= Isoeto-Nanojuncetea), ma

non sono riferibili a particolari associazioni, per la notevole frammentarietà e il conseguente eccezionale impoverimento. Si distinguono comunque aspetti diversi a seconda della prevalenza o significativa presenza di alcune specie vegetali anfibie.

ÿAcque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale generalmente su terreni sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes e altri aspetti di vegetazione acquatica o anfibia ecologicamente collegatilHabitat anfibi oligotrofi a prevalenza di Juncus bufoniuslHabitat anfibi oligotrofi con significativa presenza di Isoetes duriei

aspetti dinamici e potenzialitàI popolamenti possono evidenziare la permanenza di specie non igrofile, ma ad ampia tolleranza, per

lo più annuali. Si possono osservare cicli stagionali la cui fisionomia varia di anno in anno; esempi sono quelli che evidenziano una precoce comparsa primaverile di Bellis annua e/o Moenchia erecta.

Le condizioni stazionali a cui è legato l’habitat mostrano potenzialità per piantagioni di Pinus pinea o di Platanus orientalis.

Poiché in Liguria l’habitat è rilevabile ormai solo in situazioni di origine chiaramente artificiale, su superfici estremamente ridotte e in forme impoverite, effimere, non sono rilevabili contatti dinamici significativi. Potenzialmente, qualora venisse a cessare l’effetto dell’affioramento idrico, la vegetazione evolverebbe, come primo stadio, verso prati mediterranei mesoxerofili silicicoli.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria le piane alluvionali di una certa estensione sono ormai quasi completamente insediate,

non più inondabili e i terreni sono stati per gran parte trasformati e sovente impermeabilizzati. Questo ha pertanto quasi ovunque determinato la scomparsa delle condizioni migliori per l’affermazione di questo tipo di habitat, che tuttavia potrebbe in parte ristabilirsi qualora venissero adottate semplici precauzioni nella conduzione di alcune pratiche manutentive o in fasi di progettazione e realizzazione di piccole opere e attività rurali.

L’espansione dell’uso industriale e abitativo nelle piane alluvionali costiere ha determinato anche un incremento delle captazioni con conseguente impoverimento degli acquiferi e riduzione della disponibilità idrica in superficie che riduce le possibilità di comparsa e permanenza dell’habitat 3120.

Stante le ridottissime superfici occupate dall’habitat vi sono le condizioni per una ricostruzione e ri-espansione dell’habitat senza evidenti conflittualità con lo sviluppo socio-economico.

importanzaSi tratta di un habitat molto raro, soprattutto nei suoi aspetti più completi e originali, sul piano

comunitario, nazionale e regionale, che merita particolare attenzione per l’elevato valore scientifico ed ecologico.

L’importanza in Liguria è purtroppo minore che altrove in quanto gli aspetti residui sono ormai in contesti fortemente artificiali, slegati dai sistemi alluvionali e dalle dinamiche naturali.

Il livello di rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dalla Direttiva 92/43 è piuttosto ridotto per le ragioni sopra esposte.

L’habitat non ha alcuna importanza di tipo produttivo-economico.

151Habitat di acqua dolce

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente insoddisfacente. Le superfici si sono progressivamente ridotte

e gli esempi di questo tipo di habitat sono andati scomparendo soprattutto per le modificazioni delle condizioni idrauliche, microtopografiche e, più in generale, dell’uso del territorio.

La specie caratteristica Isoetes duriei è rara (Bernardello e Martini, 2004), inclusa nella red-list delle specie minacciate, un tempo maggiormente diffusa e poi scomparsa in diverse stazioni.

A livello puntuale le minacce maggiori sono rappresentate dalla impermeabilizzazione del terreno e dalla mancanza di periodici, ma brevi, ristagni d’acqua su terreni con prevalente componente sabbiosa, dagli interventi di bonifica e drenaggi. In un contesto più generale l’habitat risente della distruzione degli ecosistemi fluviali con particolare riferimento alla eliminazione pressoché totale del libero divagare dei corsi d’acqua e degli episodi di esondazione in aree alluvionali, ormai ambientalmente compromesse (per lo più in modo irreversibile), nonché della generale artificializzazione delle pianure costiere.

La vulnerabilità dell’Habitat 3120 è elevatissima.Non si evidenziano nel corpus legislativo vigente, ad eccezione delle norme derivanti direttamente

dalla Direttiva 92/43, altre norme di tutela mirate alla protezione dell’habitat 3120 o comunque favorevoli alla sua conservazione.

I piani che maggiormente interessano la conservazione dell’habitat 3120 sono i Piani di Bacino e in particolare i piani stralcio attinenti all’uso delle risorse idriche e alla messa in sicurezza rispetto al rischio di esondazione e il Piano della costa.

Non risultano però, per la Liguria, piani e progetti in atto specificatamente mirati alla tutela degli habitat riferibili al tipo 3120. È da rimarcare che esistono possibilità tecniche per la ricostruzione di esempi di questo stesso habitat con piccoli interventi di modellazione del terreno e messa a dimora delle specie caratteristiche.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 2 1

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 2 0 0 1

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo microhabitat procede innanzitutto dal rilevamento delle presenze di specie

vegetali caratteristiche quali Juncus bufonius, Isoetes duriei e altre, ma anche, indispensabilmente, della cor-rispondenza tra queste presenze e caratteri stazionali particolari: pozze stagionali profonde pochi centimetri con substrato sabbioso alimentati da pioggia, canali o corsi d’acqua naturali.

L’identificazione è piuttosto ardua per la non perfetta corrispondenza tra gli aspetti frammentari os-servabili in Liguria e quelli descritti nel manuale europeo di riferimento, nonché per il fatto che diverse specie guida vegetali (Serapias spp., Briza minor, Romulea columnae, Allium chamaemoly, Ophioglossum sp.) non sono esclusive dell’habitat 3120. Inoltre la distinzione fra 3120 e 3130 non è agevole.

I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat,ßl’estensione delle tessere in cui è presente l’habitat,ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti,ßla presenza di connessioni funzionali che permettono l’alimentazione idrica e la mobilità delle

specie (tessere di 3120 con funzioni di micro-stepping stones).

152 Atlante degli Habitat

indicazioni gestionaliFornire indicazioni precise per la gestione di questo habitat è alquanto difficile, a causa delle scarse

conoscenze disponibili e, soprattutto, per le rapide mutazioni a cui possono andare incontro le condizioni idrauliche e microtopografiche. La conservazione e il ripristino dell’habitat 3120 necessitano di un’accu-rata pianificazione urbanistica e una dettagliata riprogettazione del paesaggio che tengano conto anche dell’importanza del mantenimento della biodiversità.

È inoltre importante cogliere l’occasione di interventi per la sicurezza idraulica per attuare misure significative di mitigazione e/o compensazione dedicate anche al ripristino di questo habitat. Le principali opportunità si rilevano nelle piane della Magra, dell’Entella e del Centa.

ObiettiviIn Liguria più che misure di conservazione - comunque necessarie laddove si osservino aspetti riferibili

all’habitat 3120 - è indispensabile perseguire obiettivi di ripristino.

InterventiRisulta essenziale procedere alla realizzazione delle seguenti fasi:ßindividuare aree idonee al ripristino, possibilmente in vicinanza delle popolazioni esistenti delle

specie guida,ßverificare l’esistenza di idonee condizioni microtopografiche e della qualità del terreno ed even-

tualmente procedere a realizzare le stesse condizioni con interventi minimi,ßprovvedere eventualmente all’eventuale inerbimeno dei terreni individuati e assoggettarli a pascolo,ßriaccertare o realizzare le condizioni microtopografiche e idrauliche idonee,ßseminare e/o mettere a dimora piante di Juncus bufonius e Isoetes duriei,ßmantenere nel tempo l’habitat con attività localizzate di pascolo e/o decespugliamento e garantire

il ristagno idrico invernale per tempi non troppo prolungati,ßprocedere a correzioni delle modalità gestionali in base a dati acquisiti con appositi studi,ßvigilare sui comportamenti a garanzia del perdurare nel tempo degli esiti degli interventi.

Trasferimento delle informazioniL’habitat è assai poco conosciuto al di fuori della comunità scientifica, per cui manca in modo as-

soluto un’attenzione per la sua conservazione. Ciò dipende dalle caratteristiche intrinseche dell’habitat (superfici estremamente ridotte, periodi effimeri di visibilità, localizzazione anche in contesti fortemente antropizzati ecc). Occorre pertanto una diffusa azione di divulgazione presso i soggetti coinvolti nella gestione del territorio (in particolare di coloro che si occupano della manutenzione stradale e dei corsi d’acqua) e degli operatori agricoli, accanto a iniziative didattiche rivolte alle scuole da coniugarsi con interventi ricostruttivi.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßcensimento delle specie guida;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione delle fluttuazioni dei livelli idrici e degli eventuali fenomeni di interramento,ßrilevamento fitosociologico.Gli indici da calcolare possono essere:ßVariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßVariazione della superficie occupata da Isoetes duriei (mq);ßVariazione della superficie occupata da Juncus bufonius (mq);ßRicchezza specifica;

153Habitat di acqua dolce

ßConsistenza delle specie degli stadi successivi nel processo evolutivo vegetazionale, in particolare legnose;

ßDurata e livello dell’acqua in superficie;ßGranulometria del suolo;ßNutrienti nel suolo e nell’acqua.Il monitoraggio dovrà essere eseguito con tecniche non distruttive soprattutto mediante conteggi,

misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti. La redazione di mappature richiede scale di parti-colare dettaglio.

Le tecniche di telerilevamento mediante aerofotografie o satellitari non sono applicabili.Il monitoraggio richiede controlli ogni tre anni (periodo ridotto a due anni nei casi in cui si registrino

situazioni di particolare rischio o stati di conservazione insoddisfacenti).

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante privilegiare:ßcartografia dettagliata delle tessere occupate dall’habitat 3120 e dei loro contesti territoriali;ßmaggiore conoscenza sulla distribuzione delle specie caratteristiche più rare (Isoetes duriei, ecc.);ßla conoscenza delle caratteristiche pedologiche;ßla conoscenza delle caratteristiche idrologiche;ßla conoscenza delle tendenze dinamiche dei principali fattori condizionanti (vegetazione, attività

umane, ecc.).Importanti sono le ricerche sulle tecniche per ricostruire l’habitat anche in contesti già mediamente

o fortemente compromessi dalla urbanizzazione.

Serapias cordigera (foto S. Marsili).

154 Atlante degli Habitat

Acque stagnanti da oligotrofe a mesotrofe con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoëto-Nanojuncetea

3130

codiciclassificazione paleartica

22.12 (corpi d’acqua mesotrofici) x [22.31 (comunità anfibie perenni euro-siberiane) e 22.32 (formazioni anfibie a cespi di erbe nane annue)]

classificazione euNiS 2002< C1.2 Laghi, stagni e pozze mesotrofici permanenti# C3.4 Formazioni povere di specie di orli d’acqua a bassa crescita o vegetazione anfibia# C3.4/P-22.31 Comunità euro-siberiane anfibie perenni# C3.5 Vegetazione pioniera ed effimera di rive periodicamente inondate# C3.5/P-22.32 Comunità euro-siberiane anfibie a cespi di erbe annue, nane

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: 22.12 x 22.31 - Vegetazione da acquatica ad anfibia, da oligotrofa a mesotrofa, di basse piante perenni, delle rive di laghi, stagni e pozze e porzioni di interfaccia tra acqua e terreno riferibili all’ordine Littorelletalia uniflorae.22.12 x 22.32 - vegetazione anfibia di piante annue basse, pioniera di zone terrestri di interfaccia di laghi, stagni e pozze con suoli poveri di nutrienti, o che crescono durante il periodico asciugarsi di queste acque ferme: classe Isoeto-Nanojuncetea.Queste due unità possono crescere insieme in stretta associazione o separatamente. Specie di piante caratteristiche sono generalmente piccole efemerofite.Piante: 22.12 x 22.31: Littorella uniflora, #Luronium natans, Potamogeton polygonifolius, Pilularia globulifera, Juncus bulbosus ssp. bulbosus, Eleocharis acicularis, Sparganium minimum.22.12 x 22.32: #Lindernia procumbens, Elatine spp., Eleocharis ovata, Juncus tenageja, Cyperus fuscus, C. flavescens, C. mi-chelianus, Limosella aquatica, Schoenoplectus supinus, Scirpus setaceus, Juncus bufonius, Centaurium pulchellum, Centunculus minimus, Cicendia filiformis.

155Habitat di acqua dolce

distribuzione geograficaÈ stato segnalato dubitativamente solo nei tratti terminali della Magra e del Centa e nelle piane

alluvionali di questi corsi d’acqua; forse presente anche nei pressi di Deiva Marina, ma in ogni caso da riaccertare; è probabilmente più diffuso di quanto sia noto, anche al di fuori dei siti della rete Natura 2000.

caratteri generaliSi tratta di microhabitat igrofili eterogenei, tipici di zone temporaneamente inondate, per lo più relitti

in situazioni ormai compromesse dall’antropizzazione o aspetti secondari di colonizzazione in neoecosistemi artificiali. Più raramente si ritrovano anche su rive e greti di corsi d’acqua (Biondi et al., 2003).

Sono di norma soggetti a forti variazioni stagionali e annuali; possono facilmente scomparire e riaf-fermarsi a distanza di qualche anno, purché permangano condizioni micromorfologiche idonee. Sono più frequenti nelle piane alluvionali costiere dove sono maggiori gli effetti di inondazioni o di affioramento della falda idrica per ragioni diverse (es. subsidenza); in subordine si ritrovano in aree estrattive abban-donate, margini di escavazioni per l’estrazione di sabbie o argille o per la realizzazione di manufatti), non necessariamente di zone alluvionali. La profondità dell’acqua di norma non supera pochi cm e la permanenza in superficie può variare notevolmente. L’alimentazione idrica, un tempo legata soprattutto a periodiche inondazioni, è ora affidata quasi esclusivamente alle piogge. I suoli sono idromorfi, a granu-lometria variabile, spesso argillosi, con ridotta disponibilità di nutrienti.

L’habitat è caratterizzato da poche specie erbacee, anfibie, per lo più di bassa statura, in particolare Cyperus flavescens, C. eragrostis, Cyperus fuscus, Carex oederi (e specie affini), Juncus bufonius, Juncus tenageja e, in situazioni puntuali di maggiore importanza, Isoetes durieui, Ludwigia palustris.

Si possono aggiungere con diversa frequenza anche altre specie, come Juncus articulatus, Juncus effusus, Lythrum salicaria, Alisma plantago-aquatica, Bidens tripartita, Plantago major, Polygonum persicaria, Samolus valerandi, che testimoniano i notevoli contatti con altri habitat e il carattere stagionale di 3130.

Sotto il profilo faunistico non vi sono dati sufficienti, ma si è notata la presenza di Bufo viridis e Rana spp. e si ipotizza quella di branchiopodi come Branchipus schaefferi (peraltro non noto per la Liguria), efemerotteri come Cloeon dipterum e specie diverse di ortotteri e odonati.

L’estensione superficiale raggiunta dall’habitat 3130 è sempre molto ridotta e si ritiene che non superi in complesso, su scala regionale, pochi metri quadrati.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili nella classe Isoeto duriei-Juncetea bufonii (= Isoeto-Nanojuncetea) (Brullo,

1995; Brullo e Minissale, 1998; Montanari, 1988; Pietsch, 2006) non riferibili a particolari associazioni, per la notevole frammentariatà e il conseguente eccezionale impoverimento.

ÿAcque stagnanti da oligotrofe a mesotrofe con vegetazione degli Isoëto-Nanojuncetea e altri aspetti di vegetazione acquatica o anfibia ecologicamente collegatilHabitat anfibi oligo-mesotrofi degli Isoetetalia duriei p.p.

Specie guidaPianteIsoetes durieui, Juncus bufonius, J. tenageja, Carex oederi gr., Cyperus eragrostis, Cyperus flavescens, Cyperus fuscus, Polygonum aviculare, Lythrum salicaria, Isolepis setacea, Blackstonia perfoliata, Ludwigia palustris, Isolepis spp., Eleocharis spp.

animaliNon noti. (Bufo viridis ? Branchipus schaefferi ? Cloeon dipterum ?)

156 Atlante degli Habitat

°Habitat anfibi oligo-mesotrofi a Isoetes durieilHabitat anfibi oligo-mesotrofi dei Cyperetalia flavescentis°Habitat anfibi oligo-mesotrofi riferibili all’associazione Cyperetum flavescentis

aspetti dinamici e potenzialitàI popolamenti possono evidenziare la permanenza di specie non igrofile, ma ad ampia tolleranza, per

lo più annuali. Soprattutto lungo i corsi d’acqua si possono osservare contatti con altri aspetti di greto riferibili ai Bidentetea o agli Agrostietea stoloniferae, o delle pozze (a Juncus spp., Phragmites australis, Po-tamogeton spp., ecc.). L’habitat può rappresentare una tessera nell’ambito di microgeosigmeti semplificati ed essere a contatto con situazioni differenti.

In condizioni naturali, se si riduce l’affioramento idrico, l’habitat è sostituito da formazioni erbacee meso-igrofile perenni; in situazioni più antropizzate, a maggiore tenore di nutrienti, si sviluppano aspetti dei Bidentetea e dei Plantaginetea o saliceti e altri stadi preforestali e forestali.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria le piane alluvionali di una certa estensione sono ormai quasi completamente insediate,

non più inondabili e i terreni sono stati per gran parte trasformati e sovente impermeabilizzati. Questo ha pertanto quasi ovunque determinato la scomparsa delle condizioni migliori per l’affermazione di questo tipo di habitat, che tuttavia potrebbe in parte ristabilirsi qualora venissero adottate semplici precauzioni nella conduzione di alcune pratiche manutentive o in fasi di progettazione e realizzazione di piccole opere e attività rurali.

L’espansione dell’uso industriale e abitativo nelle piane alluvionali costiere ha determinato anche un incremento delle captazioni con conseguente impoverimento degli acquiferi e riduzione della disponibilità idrica in superficie che riduce le possibilità di comparsa e permanenza dell’habitat 3130.

Stante le ridottissime superfici occupate dall’habitat vi sono le condizioni per una ricostruzione e ri-espansione dell’habitat senza evidenti conflittualità con lo sviluppo socio-economico.

importanzaSi tratta di un habitat raro, soprattutto nei suoi aspetti più completi e originali, sul piano comuni-

tario, nazionale e regionale, che merita particolare attenzione per l’elevato valore scientifico ed ecologico. La rarità riguarda soprattutto gli aspetti planiziali e costieri riferibili a 3130.

L’importanza in Liguria è purtroppo minore che altrove in quanto gli aspetti residui sono ormai in contesti fortemente artificiali, slegati dai sistemi alluvionali e dalle dinamiche naturali.

Per le ragioni sopra esposte, il livello di rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dal Manuale di interpretazione è piuttosto ridotto.

In altre regioni dove i sistemi fluviali e i greti presentano maggiori sviluppi e naturalità, l’habitat contribuisce a favorire una ricca avifauna.

L’habitat non ha alcuna importanza di tipo produttivo-economico. Ha invece eccezionale importanza per la conservazione di specie anfibie rare, talora comprese in liste rosse.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente insoddisfacente. Le superfici si sono progressivamente ridotte

e gli esempi naturali di questo tipo di habitat sono andati scomparendo soprattutto per le modificazioni delle condizioni idrauliche, microtopografiche e, più in generale, dell’uso del territorio.

157Habitat di acqua dolce

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 1 1

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 1 0 0 1

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

La conservazione dell’habitat è importante anche per la conservazione di Cyperus flavescens, specie in via di rarefazione e spesso sostituita da C. fuscus o Juncus bufonius.

A livello puntuale le minacce maggiori sono rappresentate dalla impermeabilizzazione del terreno e dalla mancanza di periodici, ma brevi, ristagni d’acqua su terreni con significativa componente argillosa, dagli interventi di bonifica e drenaggi. In un contesto più generale l’habitat risente della distruzione degli ecosistemi fluviali con particolare riferimento all’alterazione dei regimi idraulici, alla artificializzazione delle sponde e dei greti, alla eliminazione pressoché totale del libero divagare dei corsi d’acqua e degli episodi di esondazione in aree alluvionali, ormai ambientalmente compromesse (per lo più in modo irreversibile), nonché della generale artificializzazione delle pianure costiere. Altri rischi derivano dalla alterazione della qualità chimico-fisico delle acque, nonché dalla immissione di specie esotiche.

La vulnerabilità dell’Habitat 3130 è notevole, ma esso possiede anche una discreta resilienza o, meglio, una capacità di ricostituirsi anche in aree differenti (contigue o vicine) rispetto a quelle originarie.

A eccezione di quelle derivanti direttamente dalla Direttiva 92/43, non si evidenziano altre norme di tutela mirate alla protezione dell’habitat 3130 o comunque favorevoli alla sua conservazione.

Zona umida di Roccagrande con stagni temporanei a Juncus fontanesii e Carex caespitosa (foto I. Franceschini).

158 Atlante degli Habitat

I piani che maggiormente interessano la conservazione dell’habitat 3130 sono i Piani di Bacino e in particolare i piani stralcio attinenti all’uso delle risorse idriche e alla messa in sicurezza rispetto al rischio di esondazione e il Piano della costa.

Non risultano però, per la Liguria, piani e progetti in atto specificatamente mirati alla tutela degli habitat riferibili al tipo 3130. È da rimarcare che esistono possibilità tecniche per la ricostruzione di esempi di questo stesso habitat con piccoli interventi di modellazione del terreno e messa a dimora delle specie caratteristiche.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo microhabitat avviene col rilevamento delle presenze di specie vegetali

caratteristiche quali, in primo luogo, Cyperus flavescens e secondariamente Juncus bufonius, Cyperus fuscus, C. eragrostis, Isoetes duriei, ma anche, in base a caratteri stazionali particolari: pozze stagionali profonde pochi centimetri con substrato sabbioso-argilloso, pozze nei greti di corsi d’acqua naturali.

L’identificazione è piuttosto ardua per la non perfetta corrispondenza tra gli aspetti frammentari os-servabili in Liguria e quelli descritti nel manuale europeo di riferimento e perché diverse specie guida non sono esclusive, ma in comune con l’habitat 3120. Altra difficoltà può riguardare il breve periodo in cui sono rilevabili le fitocenosi proprie dell’habitat, limitato per lo più ai mesi tardo-invernali e primaverili.

I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle tessere in cui è presente l’habitat;ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti;ßla presenza di connessioni funzionali che permettono l’alimentazione idrica e la mobilità delle

specie (tessere di 3130 con funzioni di micro- stepping stone).

indicazioni gestionaliFornire indicazioni precise per la gestione di questo habitat è alquanto difficile, a causa delle scarse

conoscenze disponibili e, soprattutto, per le rapide mutazioni a cui possono andare incontro le condizioni idrauliche e microtopografiche.

La conservazione e il ripristino dell’habitat 3130 necessitano di un’accurata pianificazione urbanistica e una dettagliata riprogettazione del paesaggio che tengano conto anche dell’importanza del mantenimento della biodiversità.

È inoltre importante cogliere l’occasione di interventi per la sicurezza idraulica per attuare misure significative di mitigazione e/o compensazione dedicate anche al ripristino di questo habitat.

ObiettiviIn Liguria più che misure di conservazione - comunque necessarie laddove si osservino aspetti riferibili

all’habitat 3130 - è indispensabile perseguire obiettivi di ripristino.

InterventiRisulta essenziale procedere alla realizzazione delle seguenti fasi:ßindividuare aree idonee al ripristino, possibilmente in vicinanza delle popolazioni esistenti delle

specie guida;ßverificare l’esistenza di idonee condizioni microtopografiche e della qualità del terreno ed even-

tualmente procedere a realizzare le stesse condizioni con interventi minimi;ßprovvedere eventualmente all’eventuale inerbimeno dei terreni individuati e assoggettarli a pa-

scolo;

159Habitat di acqua dolce

ßriaccertare o realizzare le condizioni microtopografiche e idrauliche idonee;ßseminare e/o mettere a dimora piante di Cyperus flavescens;ßmantenere nel tempo l’habitat eventualmente con attività idonee a garantire il periodico ristagno

idrico;ßprocedere a correzioni delle modalità gestionali in base a dati acquisiti con appositi studi;ßvigilare sui comportamenti a garanzia del perdurare nel tempo degli esiti degli interventi.

Trasferimento delle informazioniPer questo come per altri habitat simili occorre un’opera di persuasione finalizzata a far comprendere

come situazioni caratterizzate da sponde fangose, fossi, piccole pozze, ecc cessino di essere considerate solo come ambienti degradati “da ripulire” e vengano invece tutelate come rifugi per specie in via di rarefazione.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßcensimento delle specie guida;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione delle fluttuazioni dei livelli idrici e degli eventuali fenomeni di interramento;ßrilevamento fitosociologico.

Fase estiva asciutta dello stagno di Roccagrande (foto M.G. Mariotti).

160 Atlante degli Habitat

Gli indici da calcolare possono essere:ßVariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßVariazione della superficie occupata da Cyperus flavescens (mq);ßRicchezza specifica;ßConsistenza delle specie degli stadi successivi nel processo evolutivo vegetazionale, in particolare

legnose;ßDurata e livello dell’acqua in superficie;ßGranulometria del suolo;ßNutrienti nel suolo e nell’acqua.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito con tecniche non distruttive soprattutto mediante conteggi, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti. La redazione di mappature richiede scale di parti-colare dettaglio.

Le tecniche di telerilevamento mediante aerofotografie o satellitari non sono applicabili.Il monitoraggio richiede controlli ogni tre anni, periodo ridotto a due anni nei casi in cui si registrino

situazioni di particolare rischio o stati di conservazione insoddisfacenti.

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante privilegiare:ßla cartografia dettagliata delle tessere occupate dall’habitat 3130 e dei loro contesti territoriali;ßla maggiore conoscenza sulla distribuzione delle specie caratteristiche più rare;ßla conoscenza delle caratteristiche pedologiche;ßla conoscenza delle caratteristiche idrologiche;ßla conoscenza delle tendenze dinamiche dei principali fattori condizionanti (vegetazione, attività

umane, ecc.).

Importanti sono le ricerche sulle tecniche per ricostruire l’habitat anche in contesti già mediamente o fortemente compromessi dalla urbanizzazione.

161Habitat di acqua dolce

Acque oligomesotrofe calcareecon vegetazione bentica di Chara spp. 3140

Chara sp. (foto S. Marsili).

162 Atlante degli Habitat

distribuzione geograficaLa presenza di questo habitat in Liguria è incerta; era stato segnalato al Lago di Osiglia, a Cave Fe-

recchi, a Pian della Badia presso Tiglieto, nel Finalese e lungo i corsi del Centa e dell’Arroscia, ma nella maggior parte dei casi non è stato confermato, anche se non sempre se ne può escludere con certezza la presenza.

caratteri generaliSi tratta di microhabitat dominati da macroalghe eliofile del genere Chara che tappezzano il fondo di

pozze o piccoli invasi di origine sia naturale, sia artificiale, profondi da pochi cm a diversi m. Le acque sono ferme, per lo più perenni, pulite (con buona trasparenza), da oligotrofe a mesotrofe con pH da debolmente acido a debolmente basico. Aspetti a Nitella, peraltro non noti per la Liguria, avrebbero pH più basso di quelle a Chara.

Oltre che in pozze isolate, l’habitat si può rinvenire in anse laterali di torrenti dove la corrente più debole, consente la deposizione di sedimenti fini. Le macroalghe si presentano spesso incrostate di car-bonati. È possibile che a questo habitat possano essere riferite anche alcune varianti a Nymphaea alba, o Hottonia palustris in acque meso-eutrofe, arricchite da materia organica proveniente dai resti della vege-tazione dell’anno precedente.

In Liguria, l’estensione superficiale raggiunta da questi habitat è stimata sempre molto ridotta e inferiore a pochi metri quadrati.

Non sono disponibili informazioni sui popolamenti faunistici dell’habitat in Liguria, ma si ipotizza la frequentazione da parte di Rana kl. esculenta, Triturus spp., Natrix natrix, Asellus aquaticus.

Specie guidaPianteChara sp., Nitella sp., Nymphaea alba, Hottonia palustris, Myriophyllum spicatum, Potamogeton spp.

animaliNon noti. (Rana kl. esculenta ? Triturus spp.? Natrix natrix ?)

codiciclassificazione paleartica

[22.12 (Corpi d’acqua mesotrofici) o 22.15 (corpi d’acqua oligo-mesotrofici ricchi di calcio)] x 22.44 (tappeti sommersi di Caracee)

classificazione euNiS 2002# C1.1 Laghi, stagni e pozze oligotrofici permanenti< C1.1/P-22.44(p) Tappeti sommersi di Charofite in corpi d’acqua oligotrofi# C1.2 Laghi, stagni e pozze mesotrofici permanenti< C1.2/P-22.44(p) Tappeti sommersi di Charofite in corpi d’acqua mesotrofi

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Laghi e pozze con acque piuttosto ricche in basi disciolte (pH spesso 6-7) (21.12) o per lo più con acque da blu a verdastre, molto chiare, povere (sino a moderatamente povere) di nutrienti, ricche di basi (pH spesso >7.5) (21.15). Il fondo di questi corpi d’acqua non inquinati sono coperti di tappeti algali di Carofite, Chara e Nitella. Nella regione boreale questo tipo di habitat include piccole pozze a “gyttja” oligo-mesotrofiche e ricche di calcare con densi tappeti di Chara (specie dominante è Chara strigosa), spesso circondate da varie torbiere [fens] eutrofiche e paludi [bogs] con pini..Piante: Chara spp., Nitella spp.

163Habitat di acqua dolce

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat si differenziano per la qualità e la profondità dell’acqua; sono in ogni caso inquadrabili

nella classe Charetea fragilis, ma per quanto riguarda la Liguria non riferibili a particolari associazioni, per mancanza di sufficienti informazioni.

ÿCorpi idrici (laghi, stagni, pozze) con vegetazione acquatica sommersa dei CharetealLaghi, stagni o pozze con tappeto a Chara°Laghi, stagni o pozze con acque oligotrofe e tappeto a CharaßLaghi, stagni o pozze di origine naturale con acque oligotrofe e tappeto a CharaßLaghi, stagni o pozze di origine artificiale con acque oligotrofe e tappeto a Chara

°Laghi, stagni o pozze con acque mesotrofe e tappeto a Chara in aspetti con Nymphaea alba e/o Hottonia palustris

aspetti dinamici e potenzialitàL’habitat presenta un tipo di vegetazione che ha carattere pioniero, di primo stadio di colonizzazione

su substrati sommersi nudi.In genere, soprattutto dove la profondità è maggiore, tale stadio può perdurare a lungo o essere so-

stituito da altri dominati dalle piante superiori. Ciò si evidenzia in particolare nelle situazioni con minore profondità dell’acqua e, laddove si assista a intorbidimenti o incrementi di nutrienti, macrofite o microalghe con elevata tolleranza per i fenomeni di eutrofizzazione. In qualche caso si stabilisce un equilibrio fra alghe e piante superiori, evidenziabile anche da possibili contatti con gli habitat 3120, 3130 e 3150.

Qualora si verifichino periodi di asciugamento stagionale dei corpi idrici, si potrebbe assistere o meno a fenomeni di interramento e alla scomparsa dell’habitat in ragione della durata degli stessi periodi e delle temperature.

Rapporti con l’utilizzo del territorioL’habitat è stato segnalato in invasi di diversa dimensione e tipologia, ma quasi sempre di origine

artificiale e in contesti da mediamente a fortemente antropizzati, come cave dismesse, zone agricole, bacini di ritenzione idrica.

importanzaSi tratta di un habitat abbastanza diffuso in altre regioni, ma piuttosto raro in Liguria, dove merita

particolare attenzione per il valore scientifico, didattico ed ecologico.Tale importanza in Liguria è purtroppo minore che altrove in quanto gli aspetti segnalati sono talvol-

ta in contesti artificiali e il livello di rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dalla Direttiva 92/43 è basso.

L’habitat svolge un ruolo ecologico importante per la componente erbivora della fauna minore e nei processi d’interramento mediante la fissazione del calcare. In Liguria non ha alcuna importanza di tipo produttivo-economico, ma in altre regioni, dove raggiunge significative estensioni il suo ruolo nella rete alimentare, è importante per la pesca.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione in Liguria è generalmente insoddisfacente, soprattutto per l’estrema ridu-

zione delle superfici occupate e la scarsa diffusione. Inoltre il livello di vulnerabilità dell’habitat è ovunque elevato; ne consegue la necessità di preservare ogni singola situazione in cui l’habitat si presenti.

164 Atlante degli Habitat

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 3 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 3 0 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

Le minacce maggiori sono rappresentate da:ßfenomeni d’inquinamento, in particolare dovuto a erbicidi o concimi;ßintorbidamento e riduzione dell’illuminazione;ßbonifiche e drenaggi;ßinterramento ed evoluzione della vegetazione;ßalterazione dei regimi idraulici dei corsi d’acqua;ßartificializzazione spinta delle sponde, dei greti e delle piane alluvionali.

Non si evidenziano nel corpus legislativo vigente, ad eccezione delle norme derivanti direttamente dalla Direttiva 92/43, altre norme di tutela mirate alla protezione dell’habitat 3140 o comunque favorevoli alla sua conservazione.

I piani che maggiormente potrebbero interessare la conservazione dell’habitat 3140 sono i Piani di Bacino e in particolare i piani stralcio attinenti all’uso delle risorse idriche e alla messa in sicurezza rispetto al rischio di esondazione e i piani di settore dell’agricoltura (con riferimento alle possibilità di realizzare pozze e abbeverate comprendenti l’habitat).

Non risultano però, per la Liguria, piani e progetti in atto specificatamente mirati alla tutela o al ripristino degli habitat riferibili al tipo 3140. È da rimarcare che esistono possibilità tecniche per la rico-struzione di esempi di questo stesso habitat con interventi di modellazione del terreno o costruzione di manufatti idonei alla reintroduzione delle specie caratteristiche.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo microhabitat è piuttosto semplice e avviene innanzitutto in base al rileva-

mento della presenza di specie dei generi Chara e/o Nitella, ma anche, indispensabilmente, delle caratte-ristiche dell’acqua, con particolare riferimento alla disponibilità di nutrienti.

Più difficoltosi sono il ritrovamento, per le ridotte dimensioni, e la caratterizzazione delle diverse varianti interne comprese nel tipo di habitat.

Le difficoltà nella distinzione con 3150 vengono superate dalla presenza-assenza di charofite.

indicazioni gestionaliFornire indicazioni precise per la gestione di questo habitat è alquanto difficile, a causa delle scarse

conoscenze disponibili su scala regionale.La conservazione e il ripristino dell’habitat 3140 si avvantaggerebbe di una pianificazione agricola e

una dettagliata progettazione delle strutture per la ritenzione e la distribuzione idrica a scopo principal-mente agricolo.

ObiettiviIn Liguria più che misure di conservazione - comunque necessarie laddove si osservino aspetti riferibili

all’habitat 3140 - è indispensabile perseguire obiettivi di miglioramento o ripristino.

165Habitat di acqua dolce

InterventiIn Liguria sarebbero importanti soprattutto interventi di ripristino seguendo e adattando eventualmente

al contesto gli indirizzi forniti da Beltman e Allegrini (1997). Una ipotesi di intervento può procedere secondo le seguenti fasi:ß individuare aree idonee al ripristino dell’habitat;ß verificare l’esistenza di idonee condizioni microtopografiche, idrauliche e della qualità del terreno ed

eventualmente procedere a realizzare appositamente le stesse condizioni con interventi minimi;ßmettere a dimora individui di specie diverse di charofite, fra quelle già segnalate nel contesto regio-

nale;ßmantenere nel tempo l’habitat garantendo il rifornimento idrico con acqua di qualità idonea (povera

di nutrienti) e con apposita sorveglianza o accordi di gestione con proprietari o aventi diritti sulle aree su cui insiste l’habitat;

ß evitare ombreggiamento o deposito di resti organici da parte della vegetazione circostante;ßmettere in atto misure di conservazione o di mitigazione particolari per garantire il mantenimento o

il ripristino di lanche e rami morti collegati ai principali corsi d’acqua.

Trasferimento delle informazioniSi tratta di un habitat la cui conoscenza è scarsa e che necessita di una diffusa attività di valorizzazione

sia presso i soggetti competenti per la gestione territoriale, sia presso i proprietari di terreni in cui esistono situazioni adatte alla ricostruzione di pozze idonee all’affermazione dei popolamenti a charofite.

Maggiore attenzione dovrebbe essere conferita a programmi didattici che tendano a migliorare la conoscenza delle Charofite.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßcensimento delle specie guida;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione delle fluttuazioni dei livelli idrici e degli eventuali fenomeni di interramento;ßrilevamento fitosociologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche (Charofite);ßpresenza/assenza di connessioni funzionali con altri habitat;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito con tecniche non distruttive soprattutto mediante conteggi, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti. La redazione di mappature richiede scale di parti-colare dettaglio.

Le tecniche di telerilevamento mediante aerofotografie o satellitari non sono applicabili.Il monitoraggio richiede controlli ogni cinque anni (periodo ridotto a due anni nei casi in cui si

registrino situazioni di particolare rischio o stati di conservazione insoddisfacenti).

166 Atlante degli Habitat

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante privilegiare:

ß la cartografia dettagliata dell’habitat 3140 e dei loro contesti territoriali su scala regionale;ß la maggiore conoscenza sulla distribuzione delle charofite mediate una cartografia diacronica;ß la conoscenza delle caratteristiche idrologiche.

Importanti sono le ricerche sulle tecniche per ricostruire l’habitat anche in contesti già mediamente o fortemente compromessi dalla urbanizzazione o dalla trasformazione agricola (abbeverate, pozze per l’agricoltura, ecc), nell’ottica di una rete ecologica per le charofite.

Interessi applicativi, meritevoli di approfondimenti, rivestono: a) la presenza di composti allelopatici nel genere Chara (Forsberg, 1990, Mulderij et al., 2003) in grado di inibire popolamenti di alcune altre specie algali; b) le relazioni tra la presenza di Charofite e le concentrazioni di fosforo utili a un impiego delle stesse come bioindicatori; c) la capacità di accumulo di azoto da parte di specie di Chara (Vermeer et al., 2003).

167Habitat di acqua dolce

Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

3150

Hydrocharis morsus-ranae (foto S. Marsili).

168 Atlante degli Habitat

distribuzione geograficaL’habitat è segnalato in Liguria solo nella piana alluvionale della Magra, del Roia, a Cave Ferecchi e

a Pian della Badia presso Tiglieto.

caratteri generaliIn linea generale la variabilità dell’habitat dipende da numerosi parametri quali:ßil soleggiamento (situazioni più o meno ombreggiate dalla vegetazione arborea);ßla localizzazione geografica (contesti costieri, collinari, montani, ecc.);ßla profondità e la morfologia del fondale (sono in relazione a differenti associazioni vegetali proprie

dell’habitat);ßl’estensione dell’habitat;ßla granulometria e la natura dei sedimenti (minerale, organica, ecc.);ßil pH delle acque e del suolo;ßil grado di trofia delle acque (meso-eutrofico, eutrofico, ipertrofico);ßla concentrazione salina delle acque.In Liguria, l’habitat presenta aspetti caratterizzati da frammenti di fitocenosi macrofitiche, elofitiche

e pleustofitiche, dominate da specie diverse radicanti e sommerse, in particolare dei generi Potamogeton, o Myriophyllum, e specie la cui radicazione al fondale può essere anche temporanea, quali Hydrocharis morsus-ranae, Lemna spp. o, infine, specie del tutto sommerse del genere Utricularia.

La struttura più completa può prevedere tre strati:ßstrato sommerso delle parti inferiori a Potamogeton, Utricularia, Lemna, Myriophyllum, ecc.;ßstrato epifitico di alghe per lo più filamentose;ßstrato flottante rappresentato dalle foglie di Potamogeton, Hydrocharis, ecc.;ßstrato delle parti aeree emerse al di sopra del livello idrico (foglie di Alisma o altre specie).

In molti casi si può assistere ad aspetti monofitici dominati da una sola specie.In tutti i casi le specie proprie dell’habitat sono eliofile e rifuggono dalle situazioni più ombreggiate.

Gli habitat dipendono da acque ferme o a lentissimo scorrimento, poco profonde (al massimo 1-2 m), per lo più eutrofiche (ma con variabilità da mesotrofiche a ipertrofiche), a pH generalmente maggiore di

codiciclassificazione paleartica

22.13 (Corpi d’acqua eutrofici) x [22.41 (Vegetazione liberamente natante) o 22.421 (Formazioni a grandi Potamogeton)]

classificazione euNiS 2002# C1.3 Laghi, stagni e pozze eutrofici permanenti< C1.3/P-22.41(p) Vegetazione liberamente natante di corpi d’acqua eutrofici< C1.3/P-22.42(p) Vegetazione sommersa radicante di corpi d’acqua eutrofici

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Laghi e stagni con per lo più acque più o meno torbide, da grigio-sporco a blu-verde, particolarmente ricche in basi disciolte (pH usualmente > 7), con comunità liberamente natanti in superficie dell’Hydrocharition o, in acque profonde aperte, con associazioni di grandi Potamogeton (Magnopotamion).Piante: Hydrocharition - Lemna spp., Spirodela spp., Wolffia spp., Hydrocharis morsus-ranae, Stratiotes aloides, Utricularia australis, U. vulgaris, #Aldrovanda vesiculosa, felci (Azolla), Epatiche (Riccia spp., Ricciocarpus spp.); Magnopotamion - Pota-mogeton lucens, Potamogeton praelongus, Potamogeton zizii, Potamogeton perfoliatus.

169Habitat di acqua dolce

7, localmente salmastre. Gli stagni che ospitano tali habitat possono avere origine naturale o artificiale, ma in quest’ultimo caso (piuttosto diffuso in Liguria) sono stati oggetto ormai di una naturalizzazione significativa. Rientrano in questo habitat anche alcuni aspetti legati a canali, bracci morti e fossi più o meno ampi e profondi, talora anche con acqua salmastra o a salinità elevata, rilevabili soprattutto nella Piana della Magra.

In Liguria, l’habitat è estremamente frammentario; la sua estensione superficiale è sempre ridottissima e non supera pochi metri quadrati.

I popolamenti faunistici comprendono diversi coleotteri acquatici, anfibi quali Rana kl esculenta, Rana dalmatina, Bufo viridis, Triturus vulgaris, rettili quali Natrix natrix, Emys orbicularis, ecc. L’habitat è inoltre frequentato da specie diverse di anatidi.

In alcuni casi si osserva la presenza di specie esotiche introdotte quali Myocastor coypus, Procambarus clarckii., Trachemys scripta.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili a comunità diverse delle classi Lemnetea e Potametea ma mancano suf-

ficienti informazioni per identificazioni fitosociologiche dettagliate, anche per il carattere frammentario che tali comunità presentano in Liguria.

ÿCorpi idrici e vegetazione natante dell’Hydrocharition, Utricularion e/o Potamion pectinatilCorpi idrici e vegetazione natante dei Lemnetea°Corpi idrici e vegetazione natante dell’HydrocharitionßCorpi idrici e vegetazione del Ceratophylletum demersißCorpi idrici e aggruppamenti a Hydrocharis morsus-ranaeßCorpi idrici e aggruppamenti a Lemna

°Corpi idrici e vegetazione dell’UtricularionßCorpi idrici e aggruppamenti a Utricularia australisßCorpi idrici e aggruppamenti a Utricularia minor

lCorpi idrici e vegetazione natante dei Potamogetonetea pectinati°Corpi idrici e vegetazione natante dell’Potamion pectinatißCorpi idrici e vegetazione riferibile, anche in modo frammentario, a Myriophylletum

spicatißCorpi idrici e vegetazione riferibile, anche in modo frammentario, a Myriophylletum verti-

cillatißCorpi idrici e vegetazione riferibile, anche in modo frammentario, a Potamogetonetum lu-

centisßCorpi idrici e vegetazione riferibile, anche in modo frammentario, a Potamogetonetum pec-

tinatißCorpi idrici e aggruppamenti a Elodea canadensis

Specie guidaPianteCeratophyllum demersum, Hydrocharis morsus-ranae, Lemna minor., Myriophyllum spicatum, M. verticillatum, Potamogeton spp. (in particolare P. crispus, P. lucens, P. natans, P. pectinatus, P. pusillus), Sparganium erectum, Spirodela polyrrhiza, Utricularia australis, U. minor; Spirogyra spp.

animaliRana kl. esculenta, Rana dalmatina, Triturus vulgaris, Natrix natrix, Emys orbicularis; anatidi

170 Atlante degli Habitat

aspetti dinamici e potenzialitàIl destino di questi habitat è quello di molte zone umide: l’interramento con velocità variabili me-

diante l’accumulo di sedimenti e l’opera della vegetazione ripariale, in particolare dei canneti. In Liguria l’effetto dell’interramento è particolarmente evidente nelle situazioni a maggiore naturalità, anche a causa dell’estrema riduzione delle superfici occupate (pochi metri quadrati) e della profondità che mediamente non supera il metro o il metro e mezzo. In situazioni più artificiali la profondità raggiunge spesso i 3 m, l’apporto di sedimenti è minore e i processi di interramento sono più lenti.

Contatti che possono avere riflessi sul dinamismo si possono evidenziare con aspetti dei megaforbieti (6430), dei fragmiteti ed eccezionalmente dei cladieti (7210).

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria l’habitat 3150 deriva spesso da interventi di escavazione (stagni e laghi di cava) che sono

stati poi abbandonati e sono stati rinaturalizzati da processi spontanei, per lo più in piane alluvionali ormai quasi completamente insediate o coltivate, non più inondabili dove i terreni sono stati per gran parte trasformati e sovente impermeabilizzati.

Si evidenziano in tali contesti ipotesi di fruizione ricreativa degli invasi e delle aree circostanti su cui insistono i diversi aspetti riferibili all’habitat 3150.

L’espansione dell’uso industriale e abitativo nelle piane alluvionali costiere ha determinato anche un incremento delle captazioni con impoverimento degli acquiferi possibile riduzione della disponibilità idrica per l’habitat 3150.

Un’eventuale ri-espansione dell’habitat parrebbe compatibile con lo sviluppo socio-economico.

importanzaSi tratta di un habitat molto raro a scala regionale, soprattutto nei suoi aspetti più completi e origi-

nali, che merita particolare attenzione per l’elevato valore scientifico e il ruolo ecologico nei confronti di specie vegetali e animali rari o in via di rarefazione.

Potenzialità esistono per sviluppare meglio il ruolo dell’habitat ai fini della conservazione ed eventuale espansione della testuggine palustre (Emys orbicularis). Notevole è anche il ruolo didattico dell’habitat.

L’importanza in Liguria è purtroppo minore che altrove in quanto si tratta di aspetti di origine ar-tificiale in contesti fortemente antropizzati, slegati dalle dinamiche naturali.

Il livello di rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dalla Direttiva 92/43 è piuttosto ridotto per le ragioni sopra esposte.

In Liguria gli esempi esistenti di questo habitat non hanno importanza di tipo produttivo-economico, tuttavia sono possibili incrementi in relazione alla produttività ittica e al ruolo ricreativo.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente insoddisfacente soprattutto per le dimensioni ridotte delle

superfici occupate, le modificazioni delle condizioni idrauliche, microtopografiche e, più in generale, l’uso del territorio che hanno determinato e determinano una progressiva rarefazione delle macrofite acquatiche.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 4 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 4 0 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

171Habitat di acqua dolce

Alcune specie come Hydrocharis morsus-ranae, Utricularia spp. hanno una sola popolazione in Liguria e sono comprese nella red-list delle specie minacciate.

Le minacce maggiori sono rappresentate da:ßinterramento;ßdrenaggio;ßinquinamento idrico (ipertrofizzazione e accumulo di contaminanti diversi, soprattutto legati alle

pratiche agricole);ßdiffusione di specie esotiche invasive.

Non si evidenziano nel corpus legislativo vigente, a eccezione delle norme derivanti direttamente dalla Direttiva 92/43, altre norme di tutela mirate alla protezione dell’habitat 3150 o comunque favorevoli alla sua conservazione.

I piani che maggiormente interessano la conservazione dell’habitat 3150 sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati.

È da rimarcare che esistono possibilità tecniche per la ricostruzione di esempi di questo stesso habitat con piccoli interventi di modellazione del terreno e messa a dimora delle specie caratteristiche.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat avviene innanzitutto con l’individuazione di specchi acquei e suc-

cessivamente col reperimento delle principali specie guida.Rispetto all’habitat 3140 la distinzione è basata sulla assenza o minore presenza di Charophyta e sulla

maggiore disponibilità di nutrienti.

Utricularia minor (foto S. Marsili)

172 Atlante degli Habitat

I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle superfici occupate;ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti.

indicazioni gestionaliLa conservazione e il ripristino dell’habitat 3150 necessitano di un’accurata pianificazione urbanistica

e una dettagliata riprogettazione del paesaggio che tengano conto sia dell’importanza del mantenimento della biodiversità sia dei complessi rapporti fra riserve idriche e uso del territorio (Elliott e Sorrel, 2002). Tali fasi hanno aspetti ambientali significativi perché può essere necessario risolvere conflitti fra obiettivi di conservazione: per esempio le esigenze di conservazione dell’habitat 3150 possono essere contrastanti con quelle per la conservazione di specie di anfibi o di pesci o di altri habitat. Può pertanto risultare indispensabile effettuare scelte con cui differenziare le finalità conservazionistiche dei differenti invasi (stagni, laghetti, ecc.).

I diffusi interventi per la sicurezza idraulica o quelli più innovativi per la fitodepurazione possono rappresentare occasioni per attuare misure significative di mitigazione e/o compensazione dedicate anche al ripristino di questo habitat.

ObiettiviRisulta essenziale controllare i processi di interramento con la gestione dei livelli idrici e del trasporto

solido. Obiettivi principali consistono nel ripristino e/o nel miglioramento, anche attraverso l’incremento delle superfici occupate, dell’habitat.

InterventiNei casi in cui si tenda al ripristino o alla ricostruzione anche in diversi contesti dell’habitat 3150,

occorre adottare strategie che sono state ormai ampiamente collaudate (Moss, 1990) e per le quali si dispone di numerosi casi-modello (es.: Xiangcan et al., 2006). Nel caso della Liguria occorre:ßindividuare aree idonee al ripristino o alla neocostruzione;ßverificare l’esistenza di idonee condizioni microtopografiche e della qualità del terreno ed eventual-

mente realizzare, previa attenta progettazione, le stesse condizioni con interventi minimi relativi ai movimenti di terra e all’impermeabilizzazione, sia con strati di argilla, sia con materiale sintetico; debbono essere privilegiate forme del terreno che consentano di mantenere nel tempo mosaici di habitat diversi, ma al tempo stesso garantiscano all’habitat 3150 superfici e profondità adeguate a svolgere le proprie funzioni nei confronti di specie acquatiche animali e vegetali;

ßriaccertare o realizzare le condizioni idrauliche idonee ed eventualmente procedere a realizzare interventi per afflusso e deflussi programmabili e flessibili (James et al., 2002);

ßseminare e/o mettere a dimora macrofite sulle sponde degli invasi;ßmantenere nel tempo l’habitat e in particolare gli specchi di acqua libera con attività localizzate

decespugliamento e garantire il ristagno idrico permanente;ßprocedere a correzioni delle modalità gestionali in base a dati acquisiti con appositi studi;ßvigilare sui comportamenti a garanzia del perdurare nel tempo degli esiti degli interventi;ßcompletare eventualmente con misure atte a valorizzare gli habitat sotto il profilo didattico divul-

gativo o sotto quello produttivo (piscicolo).

Per il miglioramento e il mantenimento dell’habitat particolare importanza possono avere local-mente il contenimento delle specie esotiche invasive sia animali sia vegetali (Champion et al., 2002), il contenimento delle macrofite e delle elofite indigene e il controllo del grado di trofia e dell’apporto di sedimenti. Il carattere eutrofico di questo habitat deve essere infatti mantenuto, senza tuttavia rischiare

173Habitat di acqua dolce

l’ipertrofizzazione a seguito di eccessivi apporti di azoto e fosforo. Ovviamente il contenimento della vegetazione deve essere effettuato manualmente o con mezzi meccanici, evitando in modo assoluto l’impiego di erbicidi.

Per il mantenimento sono auspicabili equilibrate e programmate azioni d’intesa con le associazioni di cacciatori, pescatori e di quelle per la conservazione dell’ambiente.

Trasferimento delle informazioniLa coscienza dell’importanza degli stagni e dei piccoli invasi soprattutto per la conservazione di alcu-

ne componenti ambientali (avifauna e ittiofauna) nonché per il ruolo ricreativo e di caratterizzazione di scorci paesaggistici è abbastanza consolidata. Meno diffusa è la consapevolezza dell’importanza che stagni e piccoli invasi rivestono per la conservazione di popolamenti di invertebrati e vegetali e il mantenimento di complessi rapporti trofici. L’esempio degli stagni come “modelli” di ecosistemi è su quasi tutti i libri scolastici, tuttavia occorre intensificare l’opera di divulgazione didattica applicandola alle singole realtà locali e stimolando soprattutto presso i giovani e presso gli enti competenti la responsabilità di conservare, migliorare, ricostruire o mantenere un’ampia gamma di zone umide (stagni, laghi, canali, fossi, pozze, ecc. con differenti livelli di trofia).

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento aerofotografico delle morfologie idonee ad ospitare l’habitat;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione delle fluttuazioni dei livelli idrici e del trasporto e accumulo di sedimenti;ßrilevamento fitosociologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßpresenza/assenza e consistenza di specie invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito soprattutto mediante conteggi, rilevamenti fitosociologici e transetti, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti. La redazione di mappature richiede scale di particolare dettaglio.

Le tecniche di telerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) possono essere applicate, purché accompagnate da dettagliato rilevamento a terra.

Il monitoraggio richiede controlli ogni cinque anni (periodo ridotto a due anni nei casi in cui si registrino situazioni di particolare rischio o stati di conservazione insoddisfacenti).

174 Atlante degli Habitat

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante privilegiare:

ß la cartografia dettagliata dell’habitat 3150;ß la maggiore conoscenza sulla distribuzione di macrofite, elofite, pleustofite mediante una cartografia

diacronica;ß la conoscenza dei rapporti fra macrofite e altre componenti dell’habitat (pesci, anfibi, anatidi, livello

di eutrofizzazione, ecc.);ß la valutazione delle potenzialità produttive dell’habitat.

Importanti sono le ricerche sulle tecniche per la ricostruzione e la gestione dell’habitat anche in contesti già mediamente o fortemente compromessi dalla urbanizzazione o dalla trasformazione agricola.

175Habitat di acqua dolce

Stagni temporanei mediterranei * 3170

Gratiola officinalis (foto S. Marsili).

176 Atlante degli Habitat

distribuzione geograficaLa distribuzione di questo microhabitat non è del tutto nota; in Liguria è segnalato soprattutto nella

piana della Magra e lungo il Centa e l’Arroscia, ma anche qua e là in altre zone costiere.

caratteri generaliSi tratta di habitat legati a depressioni variabili da pochi cm a circa mezzo metro, sommerse per

periodi che da pochi giorni possono estendersi a qualche mese. L’alimentazione idrica deriva da apporti sotterranei, dal ruscellamento superficiale o dalla pioggia e permette l’alternarsi di fasi sommerse e fasi prosciugate. Il substrato è generalmente limoso o limoso-argilloso; più di rado si possono rinvenire aspetti in connessione con le spiagge marine e quindi con sabbie e apporti di acqua salata. La vegetazione (Brullo, 1995; Brullo e Minissale 1998) è dominata da specie erbacee anfibie di bassa taglia.

L’habitat rappresenta solitamente uno degli elementi che partecipano ai principali sistemi ambientali fluviali o, in subordine, a situazioni antropiche (es. aree estrattive abbandonate) e costituisce talora micro-geosigmeti più o meno complessi. In Liguria, l’habitat è estremamente frammentario e raggiunge superfici che raramente superano il metro quadrato.

Aspetti di composizione variabile, caratterizzati dalla presenza di Isoetes duriei possono essere presenti in piccole (pochi dm) e bassissime depressioni (pochi cm) su substrati prevalentemente silicei in ambiti di macchia per lo più a cisti. Altri aspetti, sempre di ridottissima estensione, si possono ritrovare in poz-zette rocciose-detritiche soggette a ruscellamento, talora anche su substrati ofiolitici. Più frequenti sono gli aspetti a Cyperus flavescens che colonizzano terreni argilloso-limosi maggiormente ricchi di sostanza organica. La composizione floristica può variare di anno in anno e durante il corso delle stagioni in base alla disponibilità idrica.

L’habitat è frequentato da Triturus vulgaris, Bufo viridis e da coleotteri ed eterotteri anfibi, tuttavia poco si conosce sugli animali maggiormente legati a questo habitat.

codiciclassificazione paleartica

22.34 (Comunità anfibie del Mediterraneo-Atlantico)

classificazione euNiS 2002# C3.4 Formazioni povere di specie di orli d’acqua a bassa crescita o vegetazione anfibia= C3.4/P-22.34 Comunità anfibie del Mediterraneo-Atlantico

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Stagni temporanei di acque assai poco profonde (pochi centimetri) presenti solo in inverno o tarda primavera, con flora costituita soprattutto da terofite e geofite mediterranee riferibili alle alleanze Isoetion, Nanocyperion flavescentis, Preslion cervinae, Agrostion salmanticae, Heleochloion e Lythrion tribracteati.Piante: Agrostis pourretii, Centaurium spicatum, Chaetopogon fasciculatus, Cicendia filiformis, Crypsis aculeata, Crypsis alope-curoides, Crypsis schoenoides, Cyperus flavescens, Cyperus fuscus, Cyperus michelianus, Damasonium alisma, Elatine macropoda, Eryngium corniculatum, Eryngium galioides, Exaculum pusillum, Fimbristylis bisumbellata, Glinus lotoides, Gnaphalium uliginosum, Illecebrum verticillatum, #Isoetes boryana, Isoetes delilei, Isoetes duriei, Isoetes heldreichii, Isoetes histrix, #Isoetes malinverniana, Isoetes velata, Juncus bufonius, Juncus capitatus, Juncus pygmaeus, Juncus tenageia, Lythrum castellanum, *Lythrum flexuosum, Lythrum tribracteatum, #Marsilea batardae, #Marsilea strigosa, Mentha cervina, Ranunculus dichotomiflorus, Ranunculus late-riflorus, Serapias lingua, Serapias neglecta, Serapias vomeracea.

177Habitat di acqua dolce

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili in comunità diverse della classe Isoeto durieui-Juncetea bufonii ma

mancano sufficienti informazioni per identificazioni fitosociologiche dettagliate, anche per il carattere frammentario che tali comunità presentano in Liguria. Lo schema è il seguente:

ÿHabitat di stagni e pozze temporanei mediterranei con vegetazione erbacea anfibia, prevalentemente terofitica, riferibile alla classe Isoeto duriei-Juncetea bufonii e acque da oligotrofe a eutrofelHabitat con comunità oligotrofe mediterranee e termo-atlantiche di paludi, stagni e pozze tem-

poranee°Habitat mediterranei con vegetazione dell’Isoetion durieui p.pßHabitat caratterizzati dall’associazione Spirantho aestivalis-Anagallidetum tenellaeßHabitat caratterizzati dall’associazione Isoetetum duriaei

lHabitat con comunità meso-igrofile da mediterraneo-atlantiche a continentali dei Nanocyperetalia flavescentis p.p.°Habitat mediterranei con vegetazione del Nanocyperion flavescentis p.p.ßHabitat caratterizzati dall’associazione Cyperetum flavescentis

aspetti dinamici e potenzialitàI processi dinamici di questi habitat sono molto rapidi e dipendono strettamente dalla disponibilità

idrica e dall’uso del territorio. Spesso si tratta di habitat effimeri, che si presentano occasionalmente e scompaiono rapidamente. Nelle pianure dei principali corsi d’acqua le potenzialità sono rivolte verso le comunità boschive alluvionali-ripariali e successivamente a quelle maggiormente svincolate dall’acqua, altrove si rilevano tendenze verso aspetti più xerofili quali cisteti o comunità a Tuberaria guttata.

A seconda dell’andamento annuale delle piogge le comunità si presentano con una maggiore o minore diffusione di specie propriamente terrestri, acquatiche o anfibie.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria l’habitat 3170 si rinviene spesso in contesti più o meno antropizzati e risente pertanto

delle modalità e delle intensità con cui alcune attività sono esercitate. Particolare importanza rivestono le caratteristiche della rete di infrastrutture stradali, la gestione delle risorse idriche, l’abbandono delle colture.

Nelle piane alluvionali costiere l’espansione industriale e abitativa a discapito della matrice agricola influisce negativamente sull’habitat che risente dell’impoverimento degli acquiferi, dell’impermeabilizzazione dei terreni e dell’incremento dei contaminanti. Un’eventuale limitata ri-espansione dell’habitat parrebbe comunque possibile e compatibile con lo sviluppo socio-economico.

importanzaSi tratta di un habitat raro a scala regionale, che merita particolare attenzione per l’elevato valore

scientifico e il ruolo ecologico nei confronti di specie in via di rarefazione. È considerato di interesse prioritario su scala europea.

Specie guidaPianteBlackstonia perfoliata, Cyperus flavescens, C. fuscus, Fimbristylis annua, Gratiola officinalis, Isoetes duriei, Juncus bufonius, J. tenageja, J. tenuis, Ludwigia palustris, Serapias spp.

animaliTriturus vulgaris, Bufo viridis

178 Atlante degli Habitat

L’importanza in Liguria è tuttavia minore che altrove in quanto si tratta di aspetti di scarsissima estensione, per lo più di origine artificiale in contesti fortemente antropizzati, slegati dalle dinamiche naturali. Il livello di rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dalla Direttiva 92/43 è piuttosto ridotto per le ragioni sopra esposte.

In Liguria l’habitat non ha alcuna importanza di tipo produttivo-economico.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente insoddisfacente soprattutto per le dimensioni ridotte delle

superfici occupate e, più in generale, l’uso del territorio.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 6 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 2 4 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

Isoetes duriei ha pochissime popolazioni in Liguria ed è compresa nella red-list delle specie mi-nacciate.

Le minacce maggiori sono rappresentate da:ßinterramento,ßdrenaggio,ßinquinamento idrico,ßdiffusione di specie esotiche invasive o terricole.A eccezione di quelle derivanti direttamente dalla Direttiva 92/43, non si evidenziano norme di tutela

mirate alla protezione dell’habitat 3170 o comunque favorevoli alla sua conservazione.I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i

piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e quelli relativi all’attività agricola. Sotto il profilo dell’uso del suolo non mancano potenzialità per interventi ricostruttivi dell’habitat.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat è piuttosto difficile e avviene innanzitutto con il reperimento delle

principali specie guida, ma anche con l’analisi delle condizioni stazionali. Particolarmente difficile è la distinzione fra 3170 e 3130 (Evans, 2006) in quanto si tratta di habitat parzialmente sovrapposti: 3130 ha acque da oligotrofe a mesotrofe, 3170 ha acque oligotrofe, molto povere di minerali, su suoli sabbiosi in contesti più mediterranei; inoltre 3170 dovrebbe avere un carattere più stagionale, meno permanente dell’affioramento idrico rispetto a 3130.

I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle superfici occupate;ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti;ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat.

indicazioni gestionaliConservazione e/o ripristino dell’habitat 3170 necessitano di accurata pianificazione urbanistica e

dettagliata riprogettazione del paesaggio e dell’uso del territorio.

179Habitat di acqua dolce

Relazioni fra habitat simili (da Evans, 2006 modificato).

È da considerare peraltro che la ricostruzione non è semplice: esperienze francesi di interventi rico-struttivi delle comunità vegetali di maggior valore (Isoetion) non hanno avuto esito positivo a distanza di decine di anni (Grillas et al., 1998).

I diffusi interventi per la sicurezza idraulica o quelli più innovativi per la fitodepurazione rappresentano occasioni per misure di mitigazione e/o compensazione dedicate anche al ripristino di questo habitat.

ObiettiviRisulta essenziale mantenere i pochi esempi relittuali, migliorarne lo stato conservativo e ampliare

numero ed estensione delle aree occupate dall’habitat.

InterventiÈ indispensabile adottare e applicare norme che evitino in modo rigoroso opere negative di bo-

nifica, drenaggio, movimentazione del terreno, impermeabilizzazione; è altresì importante predisporre o adattare piani e programmi che consentano fenomeni controllati di alluvionamento e l’affioramento stagionale dell’acqua. Occorre inoltre mettere in atto sistemi adeguati di sorveglianza (zone cuscinetto con limitazioni di utilizzo) e l’eventuale ricostruzione o neo-costruzione (disseminazione) di biotopi con microgeosigmeti riferibili all’habitat 3170 e a quelli collegati ad esso.

Per il miglioramento e il mantenimento dell’habitat particolare importanza può avere localmente il contenimento delle specie vegetali esotiche invasive con metodi manuali o meccanici a basso impatto. Nella gestione occorre evitare piantagioni o installazioni che provocano ombreggiamento; sono ammissi-bili attività di pascolo purché limitate nel carico. Sono auspicabili attività e contratti per promuovere o incentivare i proprietari dei terreni a condurre pratiche (agricole o di altro tipo) utili alla conservazione e/o alla riespansione dell’habitat.

180 Atlante degli Habitat

Trasferimento delle informazioniPurtroppo l’habitat 3170 ha scarsa visibilità e considerazione pubblica. Occorre pertanto una diffusa

opera di trasferimento delle informazioni per la identificazione dell’habitat e per la sua gestione soprattutto presso gli enti e il personale deputato alla gestione e al controllo del territorio. Per questo come per altri habitat simili occorre un’opera di persuasione finalizzata a far comprendere come sponde fangose, fossi, piccole pozze ecc cessino di essere considerate solo come ambienti degradati “da ripulire” e vengano invece tutelate come rifugi per specie in via di rarefazione.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione della stagionalità nelle fluttuazioni dei livelli idrici;ßrilevamento fitosociologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßpresenza/assenza e consistenza di specie invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico e suo comportamento stagionale.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito soprattutto mediante conteggi, rilevamenti fitosociologici, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti. La redazione di mappature richiede scale di par-ticolare dettaglio (mediante reticolo centimetrico-decimetrico). Le tecniche di telerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) non possono essere applicate con proficui risultati stante la ridotta estensione delle comunità.

Il monitoraggio richiede controlli annuali, talora ripetuti anche più volte nel corso dell’anno.

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante privilegiare:ßla cartografia dettagliata dell’habitat 3170;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali, dei cicli stagionali;ßla conoscenza degli effetti delle differenti azioni di disturbo;ßla conoscenza delle necessità per una gestione a basso costo.

Particolarmente importanti sono le ricerche sulle tecniche per la ricostruzione e la gestione dell’habitat anche in contesti già compromessi dalla urbanizzazione o dalla trasformazione agricola.

181Habitat di acqua dolce

Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea

3220

codiciclassificazione paleartica

24.221 (Comunità di ghiaie di ruscelli boreo-alpini) e 24.222 (Comunità di ghiaie di fiumi montani)

classificazione euNiS 2002< C3.5 Vegetazione pioniera ed effimera di rive periodicamente inondate> C3.5/P-24.221 Habitat di ghiaie di ruscelli boreo-alpini> C3.5/P-24.222 Habitat di ghiaie di fiumi alpini e de-alpini

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: 24.221 – Aspetti misti aperti di piante pioniere erbacee o suffruticose, ricchi di specie alpine, che colonizzano i letti ghiaiosi dei ruscelli con regime alpino a elevate portate estive; tali aspetti si formano su basse montagne, colline e talora pianure nel Nord della regione boreale e artica, così come sulle più alte montagne provviste di ghiacciai delle zone alpine e subalpine delle regioni meridionali, talora con stazioni abissali a basse quote (Epilobion fleischeri p.).24.222 – Aspetti misti aperti o chiusi di piante pioniere erbacee o suffruticose, che colonizzano, alle quote montane o su-bmontane, letti ghiaiosi dei ruscelli con regime alpino a elevate portate estive, che nascono da montagne elevate (Epilobion fleischeri p., Calamagrostion pseudophragmitis).Piante: 24.221 – Astragalus sempervirens, Dryas octopetala, Epilobium fleischeri, Gypsophila repens, *Rhacomitrium canescens, Rumex scutatus, Saxifraga aizoides, S. bryoides, S.caerulea, Trifolium pallescens; 24.222 – Chondrilla chondrilloides, Calamagrostis pseudophragmites, Erucastrum nasturtiifolium, Gyspsophila repens, Dryas octopetala, Aethionema saxatile, Epilobium dodonaei, Erigeron acris, Leontodon berinii, Buphthalmum salicifolium, Euphorbia cyparissias, Fumana procumbens, Agrostis gigantea, Anthyllis vulneraria ssp. alpestris, Campanula cochlearifolia, Hieracium piloselloides, Calamagrostis pseudophragmites, Conyza canadensis, Pritselago alpina e semenzali di Salix elaeagnos, S. purpurea, S. daphnoides e Myricaria germanica.

182 Atlante degli Habitat

distribuzione geograficaIn Liguria l’habitat è presente solo nel settore alpico alle quote maggiori. È segnalato in soli tre siti

della Rete Natura 2000, tuttavia, qualora lo si interpreti con un significato più estensivo, è probabile che si ritrovi anche in altri siti in contesti montani, ad altitudini inferiori.

caratteri generaliSi tratta di habitat erbacei o prevalentemente erbacei propri delle rive e dei greti attivi dei corsi d’ac-

qua nei piani alpino, subalpino e altomontano, che s’insediano in modo discontinuo su accumuli recenti di sedimenti grossolani, estremamente poveri di sostanze nutritive. Sono soggetti a fasi di innevamento e scioglimento delle nevi, nonché agli apporti idrici sia superficiali sia sotterranei. Sono altresì fortemente influenzati dagli equilibri fra erosione e accumulo dei sedimenti, spesso alterati da interventi idraulici. La struttura orizzontale evidenzia una distribuzione a chiazze o zolle delle piante in corrispondenza di “tasche” di sedimento più fine, per lo più ricoperte da ciottoli.

In Liguria, per la ridotta estensione delle condizioni climatiche propriamente alpine, la vegetazione propria dell’habitat non trova un pieno e completo sviluppo e si presenta abbastanza povera di specie caratteristiche.

La vegetazione può essere soggetta a periodi di sommersione alternati periodi di relativa aridità tardo-estiva. La piante guida più frequenti sono Calamagrostis pseudophragmites, Scrophularia canina, Tussilago farfara; meno frequenti, ma più significative sono Epilobium dodonaei, E. fleischeri, Erucastrum nasturtiifo-lium, Pritzelago alpina. Altre specie relativamente frequenti sono Agrostis stolonifera, Phalaris arundinacea, Artemisia campestris. Mancano invece in Liguria gli aspetti erbaceo-arbustivi a Myricaria germanica e quelli a Petasites paradoxus, specie assenti nella regione.

L’habitat è frequentato da diverse specie di Carabidae (es. Pterostichus (Pseudorites) nicaeensis) e di anfibi anuri.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili in comunità diverse della classe Thlaspietea rotundifolii.Lo schema è il seguente:

ÿCorsi d’acqua alpini e relativa vegetazione erbacealHabitat dei ruscelli alpini con comunità pioniere prevalentemente calcifile dei piani montano e

alpino riferibili ai Thlaspietalia rotundifoliilHabitat dei ruscelli alpini con comunità pioniere su ghiaie e sabbie riferibili agli Epilobietalia

fleischeri°Habitat dei ruscelli alpini con vegetazione dell’Epilobion fleischerißHabitat caratterizzati dall’associazione Calamagrostietum pseudophragmitisßHabitat caratterizzati dall’associazione Epilobio dodonaei-Scrophularietum caninaeßHabitat con aggruppamenti a Epilobium fleischerißHabitat con altri aggruppamenti dell’Epilobion fleischeri

Specie guidaPianteBuphthalmum salicifolium, Calamagrostis pseudophragmites, Epilobium dodonaei, E. fleischeri, Erucastrum nasturtiifolium, Euphorbia cyparissias, Pritzelago alpina, Rumex scutatus, Scrophularia canina, Tussilago farfara, Salix eleagnos (iuv.), Salix purpurea (iuv.)

animaliCarabidae, anfibi anuri.

183Habitat di acqua dolce

aspetti dinamici e potenzialitàQuesti tipi di habitat hanno un carattere nettamente pioniero; la loro evoluzione risulta bloccata

dai continui fenomeni di erosione e accumulo propri dei corsi d’acqua. Cause naturali determinano la continua scomparsa di questi habitat, ma anche il loro continuo riformarsi, in posizioni spesso limitrofe. Localmente l’evoluzione conduce ad aspetti arbustivi o arborescenti dominati dai salici riferibili a 3240.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria l’habitat 3220 è stato segnalato a quote elevate, in contesti caratterizzati da scarsa an-

tropizzazione, soggetti talora ad attività di pascolo e a frequentazione turistica, con carichi per lo più sostenibili.

importanzaSi tratta di un habitat raro a scala regionale, che merita particolare attenzione per l’elevato valore

scientifico, il ruolo ecologico anche nei confronti della fauna e di alcune specie vegetali, la localizzazione al margine del proprio areale di distribuzione e la scarsa estensione dei diversi aspetti con cui si presenta.

La rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dal manuale europeo d’interpretazione è di livello medio, in quanto la posizione geografica marginale non consente la presenza al completo delle specie caratteristiche. L’importanza sotto il profilo produttivo-economico è pressoché nulla.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente soddisfacente, ma si rilevano comunque rischi connessi con

la scarsa estensione, la ridotta consistenza delle popolazioni di alcune specie caratteristiche dell’habitat e situazioni puntuali di artificializzazione delle sponde dei corsi d’acqua.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 3 0 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 3 0 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

L’habitat è altamente vulnerabile, ma è dotato di una straordinaria resilienza e un’elevata capacità naturale di affermazione laddove esistano le condizioni idrogeomorfologiche idonee.

Successione della vegetazione in un corso d’acqua alpino o

montano.1: vegetazione pioniera erbacea (3220); 2-3: vegetazione ar-bustiva o erbaceo-arbustiva a salici (3240); 4: alneto (91E0).

184 Atlante degli Habitat

Le minacce maggiori sono rappresentate da possibili alterazioni del regime idraulico:ßcaptazioni idriche;ßdighe, briglie o altre barriere minori che riducono comunque la disponibilità idrica e alterano le

dinamiche dei corsi d’acqua;ßsquilibrio fra processi di accumulo e di erosione con conseguenti inghiaiamenti o impietramenti,

anche naturali, nei letti o lungo le rive dei corsi d’acqua;ßdisturbo eventuale dovuto ad attività sportive;ßeutrofizzazione, collegata o meno alla attività zootecnica;ßdiffusione di specie nitrofile invasive.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat dovrebbero essere i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani relativi all’attività zootecnica. Nel-l’ambito delle aree protette è da rimarcare il ruolo che il Parco Regionale delle Alpi Liguri potrà rivestire nella conservazione di questi habitat.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat è relativamente semplice e avviene innanzitutto con il reperimento

delle principali specie guida e con l’analisi delle condizioni stazionali. Qualche difficoltà può derivare dai cambiamenti a cui gli aspetti riconducibili a 3220 sono soggetti a seguito delle naturali dinamiche dei corsi d’acqua e dalle naturali compenetrazioni con l’habitat 3240. I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle superfici occupate;ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti;ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat;ßil livello di naturalità del corso d’acqua.

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3220 dipende in primo luogo dal mantenimento delle dinamiche naturali

dei corsi d’acqua alpini e altomontani.

ObiettiviGli obiettivi consistono nella conservazione degli esempi esistenti e nella predisposizione di condizioni

idonee a un’eventuale espansione.

InterventiÈ indispensabile adottare e applicare norme che evitino o limitino in modo rigoroso interventi dai

quali possano derivare alterazioni delle dinamiche naturali dei torrenti alpini. Dovrebbero essere ammessi eventualmente solo interventi atti a garantire nel tempo un ciclico succedersi delle fasi di deposito ed erosione con un livello di deposito di ghiaie fini sufficienti e a una espansione delle condizioni idonee all’affermazione spontanea dell’habitat. Tali eventuali interventi dovrebbero comunque essere minimamente invasivi e non contemplare l’impianto di materiale vivo legnoso di natura differente da quello locale.

Trasferimento delle informazioniRisulta necessaria una diffusa opera di informazione sull’importanza dell’habitat 3220 per favorire

una gestione corretta delle risorse idriche e, più in generale, dei corsi d’acqua soprattutto presso gli enti e il personale deputato alla gestione e al controllo del territorio.

185Habitat di acqua dolce

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione della stagionalità nelle fluttuazioni dei livelli idrici;ßrilevamento fitosociologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema torrentizio;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico e suo regime.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito soprattutto mediante conteggi, rilevamenti fitosociologici, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti, analisi delle acque e del suolo. La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio.

I mezzi oggigiorno maggiormente disponibili per il telerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una scarsa affidabilità e un rapporto costi/benefici inefficiente per l’identificazione e la va-lutazione dello stato conservativo dell’habitat 3220. Il monitoraggio richiede pertanto controlli a terra con cadenza quinquennale intensificati con cadenza biennale laddove si riscontrino particolari criticità.

RicercaNell’ambito della ricerca di base è importante

privilegiare:ßil reperimento di eventuali altre località di presenza

dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici

e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici,

dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e

degli aspetti sedimentologici.

Epilobium dodonaei (foto S. Marsili).

186 Atlante degli Habitat

Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos

3240

codiciclassificazione paleartica

24.224 (Boschetti e boschi di rive ghiaiose) x 44.112 (Arbusteto prealpino a salice e olivello spinoso)

classificazione euNiS 2002< F9.1 Cespuglieti ripari e di rive lacustri a Salix< F9.1/P-44.11 Cespuglieti ripari orogeni< F9.1/P-24.224 Boschetti e boschi di rive ghaiose

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Boschetti o boschi di specie diverse, fra le quali Salix spp., Hippophae rhamnoides, Alnus spp., Betula spp., su ghiaie di ruscelli montani o del Nord della regione boreale con regime alpino a maggiore portata estiva. Formazioni di Salix elaeagnos, Salix purpurea ssp. gracilis, Salix daphnoides, Salix nigricans e Hippophae rhamnoides di alti depositi ghiaiosi nelle valli alpine e peri-alpine.Piante: Salix elaeagnos, Salix purpurea ssp. gracilis, Salix daphnoides, Salix nigricans e Hippophae rhamnoides.

distribuzione geograficaIn Liguria l’habitat è presente lungo i corsi d’acqua nella maggior parte del settore alpico e in parte

di quello appenninico dai piani altitudinali superiori sino a quello basale.

187Habitat di acqua dolce

caratteri generaliSi tratta di habitat arbustivi dominati da salici (Salix eleagnos in primo luogo) propri delle rive e dei

greti dei tratti medio-alti dei corsi d’acqua presenti soprattutto nei piani alpino, subalpino e montano, che più raramente si rinvengono alle quote inferiori. Essi s’insediano su accumuli recenti di sedimenti grossolani, estremamente poveri di sostanze nutritive, fortemente soggetti alla distruzione delle piene, ma in grado di ricostituirsi completamente nelle fasi di magra. Hanno una disposizione orizzontale a cinture o a chiazze lineari in corrispondenza degli accumuli precedentemente colonizzati da formazioni erbacee glareicole e riparie. Si possono distinguere aspetti a carattere maggiormente alpino e altri di fondovalle, condizionati per lo più dalla diversa granulometria dei sedimenti e dalle condizioni termometriche. Oltre ai salici possono persistere specie proprie degli aspetti erbacei riferibili a 3220 o altre quali Equisetum arvense, E. telmateia, Agrostis stolonifera, Calamagrostis epigejos.

Negli aspetti di degradazione si possono osservare diverse specie nitrofile e localmente esotiche invasive quali Amorpha fruticosa e Robinia pseudacacia.

L’habitat è frequentato da diverse specie di insetti Carabidae, Bembidiini, Cicindelidae e Staphylinidae, da anfibi anuri e da una consistente popolazione ornitica.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili a comunità diverse della classe Salicetea purpureae.Lo schema è il seguente:

ÿCorsi d’acqua alpini e relativa vegetazione legnosa (Salix elaeagnos)lHabitat dei corsi d’acqua alpini con vegetazione dei Salicetalia purpureae°Habitat dei corsi d’acqua alpini con vegetazione del Salicion eleagnißHabitat dei corsi d’acqua alpini caratterizzati dall’associazione Salicetum eleagni

aspetti dinamici e potenzialitàSi tratta di tipi di habitat pionieri situati in una posizione dinamicamente intermedia fra gli aspetti

erbacei propri dei greti (Habitat 3220) e quelli arborei ad ontano (Habitat 91E0), partecipando con tessere di mosaico alla costituzione dei geosigmeti torrentizi. La loro evoluzione risulta bloccata dai fenomeni di erosione e accumulo propri dei corsi d’acqua. Cause naturali determinano la continua e spesso improvvisa scomparsa di questi habitat, ma anche il loro continuo riformarsi.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIn Liguria l’habitat 3240 è stato segnalato finora solo in contesti alpini, caratterizzati da scarsa an-

tropizzazione, tuttavia esso - se inteso in senso più ampio - è presente anche a bassa quota in aree dove si assiste a un graduale incremento degli interventi e dei processi di artificializzazione.

Specie guidaPianteSalix eleagnos, S. purpurea, S. daphnoides, S. triandra, Scrophularia canina, Saponaria officinalis, Equisetum arvense, Agrostis stolonifera, Calamagrostis epigejios, C. pseudophragmites, Juncus articulatus, Tussilago farfara,

animaliCarabidae, anfibi anuri.

188 Atlante degli Habitat

importanzaSi tratta di un habitat raro a scala regionale, che merita particolare attenzione per l’elevato valore

scientifico, il ruolo ecologico anche nei confronti della fauna (compresa quella ittica) e di alcune specie vegetali, la localizzazione al margine del proprio areale di distribuzione e la scarsa estensione dei diversi aspetti con cui si presenta.

La rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dal manuale europeo d’interpretazione è di livello medio, in quanto la posizione geografica marginale non consente la presenza al completo delle specie caratteristiche. L’importanza sotto il profilo produttivo-economico è pressoché nulla. Significativa è invece l’importanza paesaggistica, in quanto il saliceto sia attraverso il colore sia attraverso la flessibi-lità tipica delle sue piante, sia, ancora, i richiami letterari, gioca un ruolo essenziale nella percezione del sistema “fiume”.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente soddisfacente, ma si rilevano comunque rischi connessi con

la scarsa estensione, la ridotta consistenza delle popolazioni di alcune specie caratteristiche dell’habitat e situazioni puntuali di artificializzazione delle sponde dei corsi d’acqua. La valutazione effettuata non è completa e risente di un criterio interpretativo piuttosto restrittivo che necessita di revisione.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 1 0 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 1 0 0 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

L’habitat è altamente vulnerabile, ma è anche dotato di una straordinaria resilienza e un’elevata capacità naturale di affermazione laddove esistano le condizioni idrogeomorfologiche idonee.

Le minacce maggiori si rilevano alle altitudini inferiori e sono rappresentate soprattutto da possibili alterazioni del regime idraulico e della rottura degli equilibri e dei rapporti funzionali dell’habitat con gli altri habitat che partecipano ai geosigmeti dei corsi d’acqua:ßdighe, briglie o altre barriere minori che riducono comunque la disponibilità idrica e alterano le

dinamiche dei corsi d’acqua;ßinterventi di difesa dal rischio idraulico con conseguente artificializzazione delle sponde e/o del-

l’alveo (rettificazione, arginature, difese spondali, plateazioni, ecc.);ßprocessi di urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti) e artificializzazione delle sponde

e del contesto;ßsquilibri fra processi di accumulo e di erosione;ßeutrofizzazione dovuta a eccessivi apporti di inquinanti;ßdiffusione di specie nitrofile invasive;ßcaptazioni idriche (riduzione della disponibilità idrica);ßestrazione o movimentazione di ghiaia e sabbia.

Minore è l’incidenza del disturbo causato da attività sportive (torrentismo, pesca sportiva).I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i

piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali. Nell’ambito delle aree protette è da rimarcare il ruolo che il Parco Regionale delle Alpi Liguri potrà rivestire nella conservazione di questi habitat.

189Habitat di acqua dolce

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat è relativamente semplice e avviene innanzitutto con il reperimento

delle principali specie guida e con l’analisi delle condizioni stazionali. Qualche difficoltà e confusione può derivare dalla necessità di differenziare gli aspetti a carattere prevalentemente alpino da quelli più tipicamente continentali e mediterranei (es. 3250). Alle quote più elevate si può inoltre assistere a compenetrazioni fra 3220 e 3240 in cui si osserva una componente erbacea più consistente. I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat,ßl’estensione delle superfici occupate,ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti,ßla ricchezza delle specie sia vegetali sia animali,ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat,ßil livello di naturalità del corso d’acqua.

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3240 dipende in primo luogo dal mantenimento delle dinamiche na-

turali dei corsi d’acqua.

ObiettiviGli obiettivi consistono nella conservazione degli esempi esistenti e nella predisposizione di condizioni

idonee a un’eventuale espansione. La stabilizzazione dipende dalle azioni esercitate dal corso d’acqua ed è quindi necessario garantire la naturalità del regime idrologico e dell’azione morfogenetica dei torrenti e dei

Rive di torrente con vegetazione arbustiva a salici (foto M.G. Mariotti).

190 Atlante degli Habitat

fiumi così da consentire la presenza di aree più o meno estese di greto attivo comprensivo dei microrilievi (terrazzi, barre, isole, argini naturali) che affiancano l’alveo.

InterventiÈ indispensabile adottare e applicare norme che evitino o limitino in modo rigoroso interventi

dai quali possano derivare alterazioni delle dinamiche naturali dei torrenti alpini. Dovrebbero essere ammessi eventualmente solo interventi atti a garantire nel tempo l’azione morfogenetica naturale dei corsi d’acqua evitando interventi di rimodellamento dell’alveo (canalizzazioni, rettificazioni, ecc) che restringono gli ambiti della loro divagazione. La messa in sicurezza dovrebbe privilegiare un diverso uso del territorio, con eventuali delocalizzazioni delle opere (tracciati stradali, insediamenti minori, ecc) esistenti o previste. Anche nel caso siano indispensabili interventi in alveo o sulle sponde occorre privilegiare quelli minimamente invasivi e che non contemplano l’impianto di materiale vivo legnoso di natura differente da quello locale. È altresì importante che nelle aree contigue di versante, siano pri-vilegiate una gestione conservativa o migliorativa delle fasce boscate e una incentivazione delle pratiche agricole a basso impatto ambientale.

Trasferimento delle informazioniRisulta necessaria una diffusa opera di informazione sull’importanza dell’habitat 3240 per favorire

una gestione corretta delle risorse idriche e, più in generale, dei corsi d’acqua soprattutto presso gli enti e il personale deputato alla gestione e al controllo del territorio.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico e dell’azione morfogenetica dei corsi d’acqua;ßrilevamento fitosociologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßconsistenza dell’avifauna e dell’entomofauna;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema torrentizio o fluviale;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico e suo regime.

Il monitoraggio dovrà essere eseguito soprattutto mediante conteggi, rilevamenti fitosociologici, misurazioni e analisi fotografiche su aree permanenti, analisi delle acque e del suolo. La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio.

I mezzi oggigiorno maggiormente disponibili per il telerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un

191Habitat di acqua dolce

rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identificazione e la valutazione dello stato conservativo del-l’habitat 3240, tuttavia a livello sperimentale sono da favorire le riprese a bassa quota dei sistemi fluviali. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza quinquennale intensificati con cadenza biennale laddove si riscontrino particolari criticità.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßil reperimento di altre località di presenza dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici;ßla sperimentazione di nuovi metodi di monitoraggio;ßlo studio di nuovi scenari per l’uso del territorio.

192 Atlante degli Habitat

Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum

3250

codiciclassificazione paleartica

? 24.225 Comunità delle ghiaie dei fiumi mediterranei

classificazione euNiS 2002> C3.5 Vegetazione pioniera ed effimera delle spiagge periodicamente inondate> C3.553 Habitat dei greti dei fiumi mediterranei

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Comunità che colonizzano i depositi ghiaiosi di corsi d’acqua con regime idraulico a magra estiva, caratterizzati e formazioni del Glaucion flavi.Piante: Myricaria germanica, Erucastrum nasturtiifolium, Glaucium flavum, Oenothera biennis.

distribuzione geograficaPur non segnalata espressamente in Liguria, è probabilmente presente qua e là lungo il Roia, il

Centa-Arroscia e la Magra, dove sono state effettuate osservazioni che consentono di evidenziare un in-cremento di situazioni caratterizzate da condizioni idonee all’affermazione dell’habitat e delle specie guida. Le informazioni seguenti sono relative a tali osservazioni preliminari.

193Habitat di acqua dolce

caratteri generaliSi tratta di habitat erbacei caratterizzati dalla presenza di Glaucium flavum, localizzati sui greti ciot-

tolosi dei tratti inferiori dei corsi d’acqua a regime mediterraneo, soggetti a sensibili periodi di magra estivi. Essi s’insediano sovente in corrispondenza delle confluenze su accumuli di sabbie grossolane, ghiaie e ciottoli, poveri di sostanze nutritive, anche se elementi fini possono essere presenti in profondità (30-50 cm) dove determinano un aumento dell’umidità e della disponibilità idrica.

Tra le specie vegetali della flora ligure che maggiormente ricorrerebbero nell’habitat 3250 si evidenzia-no specie sia banali quali Dittrichia viscosa, Echium vulgare, Raphanus raphanistrum e Plantago lanceolata, sia localizzate come Andryala integrifolia, Oenothera stucchii e le esotiche americane Oenothera suaveolens e Polanisia trachysperma.

Non si dispone di notizie circa le presenze faunistiche negli aspetti riferibili all’habitat 3250. I greti rappresentano comunque siti importanti per la fauna interstiziale e per la nidificazione di diverse specie ornitiche.

Specie guidaPianteGlaucium flavum, Chenopodium botrys, Melilotus alba, Andryala integrifolia, Raphanus raphanistrum, Scrophularia canina, Oenothera stucchii, O. suaveolens, Polanisia trachysperma, Plantago lanceolata, Dittrichia viscosa, Echium vulgare, Cheno-podium spp.

animaliNon noti.

Aspetto di greto con Glaucium flavum in primo piano (foto M. Zotti)

194 Atlante degli Habitat

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat riferibili al tipo 3250 sono inquadrabili in comunità della classe Thlaspietea rotundifolii.Lo schema previsto è il seguente:

ÿCorsi d’acqua mediterranei a flusso permanente e loro vegetazione di gretolHabitat dei corsi d’acqua mediterranei con comunità pioniere dei greti riferibili agli Andryaletalia

ragusinae°Habitat dei corsi d’acqua mediterranei con vegetazione del Glaucion flavißHabitat dei corsi d’acqua mediterranei caratterizzati dall’associazione Glaucio flavi-Scrophu-

larietum caninaeNon si esclude l’esistenza di comunità affini.

aspetti dinamici e potenzialitàSi tratta di habitat pionieri, effimeri, determinati fortemente dalla dinamica fluviale. Possono rappre-

sentare uno stadio intermedio fra i cumuli di sedimenti non vegetati e quelli arbustivi a Salix elaeagnos o S. purpurea. Il ripetersi di periodi di magra e di piena determinano solitamente una successione ciclica fra questi tre stadi. Raramente si assiste al proseguire dell’evoluzione verso boschi ripari-alluvionali a pioppo bianco e/o ontano. Si evidenziano perciò contatti significativi con gli habitat 3240, 91E0 e 92A0.

Rapporti con l’utilizzo del territorioIl contesto in cui l’habitat 3250 viene a trovarsi è caratterizzato dall’estrema riduzione della naturalità

nelle piane alluvionali costiere della Liguria, già di per sé compresse in territori di ridotta estensione, da un’intensa urbanizzazione o comunque trasformazione con conseguente espansione delle superfici imper-meabilizzate o alterate.

L’uso industriale e abitativo nelle piane alluvionali costiere ha determinato anche un incremento delle captazioni; ciò ha portato da un lato l’impoverimento degli acquiferi e la riduzione della disponibilità idrica in superficie indispensabile per l’habitat 3250, dall’altro la ricomparsa dello stesso habitat laddove l’affioramento dell’acqua in superficie è passato da permanente a stagionale.

importanzaL’importanza della probabile presenza dell’habitat in Liguria è evidenziata dalla sua rarità e, sotto il

profilo scientifico, da un collegamento di carattere ecologico fra alcuni tratti dei corsi d’acqua della Riviera e le “fiumare” delle regioni meridionali.

I greti, anche a carattere stagionale, rivestono un ruolo trofico-riproduttivo per diverse specie ornitiche e la loro qualità influisce anche nei confronti della fauna ittica. Altro aspetto importante è la localizzazione al margine settentrionale dell’areale di distribuzione dell’habitat e la scarsa estensione dei diversi aspetti con cui questo si presenta.

La rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dal manuale europeo d’interpretazione è di livello medio-basso, proprio per la sua posizione geografica marginale. L’importanza sotto il profilo pro-duttivo-economico è pressoché nulla. Significativa è invece l’importanza paesaggistica, in quanto gioca un ruolo essenziale nella percezione del sistema “fiume”, nonché ricreativa, con riferimento alle attività di pesca sportiva e balneazione.

195Habitat di acqua dolce

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione non è stato valutato, ma si sono rilevati fenomeni diversi che inducono a

una stima di livello mediamente basso, accentuato dai rischi connessi con la scarsa estensione, la ridotta consistenza delle popolazioni di alcune specie caratteristiche dell’habitat, l’artificializzazione delle aree golenali.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 0 3

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 0 0 0 3

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

L’habitat è altamente vulnerabile, ma è anche dotato di discreta resilienza laddove esistano le condi-zioni idrogeomorfologiche idonee.

Le minacce maggiori sono rappresentate:ßestrazione e movimentazione di inerti;ßvie di mobilità (tratturi, strade di cantiere, ecc);ßinterventi di difesa dal rischio idraulico con conseguente artificializzazione delle sponde e/o del-

l’alveo (rettificazione, arginature, difese spondali, plateazioni, ecc.);ßprocessi di urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti) e artificializzazione delle sponde

e del contesto;ßsquilibri fra processi di accumulo e di erosione;ßeutrofizzazione dovuta a eccessivi apporti di inquinanti;ßdiffusione di specie nitrofile invasive;ßcaptazioni idriche (riduzione della disponibilità idrica);ßabbandono di rifiuti (residui di cibo, imballaggi, lenze, ecc);ßfrequentazione e calpestio con disturbo alla nidificazione.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat non è semplice per la sua stagionalità. Fondamentali sono il

reperimento di comunità che ospitino un numero significativo delle principali specie guida e l’analisi delle condizioni stazionali. Qualche difficoltà e confusione può derivare dalla necessità di differenziare gli aspetti stagionali da quelli permanenti. I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle superfici occupate;ßla presenza delle specie caratteristiche più importanti;ßla ricchezza delle specie sia vegetali sia animali;ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat;ßil livello di naturalità del corso d’acqua.

196 Atlante degli Habitat

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3250 dipende in primo luogo dal mantenimento delle dinamiche naturali

dei corsi d’acqua e dal ripristino di condizioni di maggiore naturalità nelle piane alluvionali.

ObiettiviGli obiettivi potranno essere meglio precisati solo in seguito a un approfondimento sulla reale presenza

dell’habitat. Situazioni favorevoli alla comparsa e persistenza dell’habitat sono da mantenere, migliorare o ripristinare.

InterventiLa presenza dell’habitat 3250 dipende dalle azioni esercitate dal corso d’acqua ed è quindi necessario

garantire regimi idrologici e azione morfogenetiche idonee.È indispensabile adottare e applicare norme che evitino o limitino in modo rigoroso interventi dai

quali possano derivare ulteriori e irreversibili alterazioni delle dinamiche naturali dei tratti costieri dei corsi d’acqua. Previa attenta progettazione, dovrebbero essere intraprese azioni di ripristino o neocostruzione, anche sfruttando risorse eventualmente rese disponibili dalle necessità di misure di compensazione colle-gate a interventi di messa in sicurezza idraulica. Particolare attenzione andrebbe dedicata agli interventi di manutenzione come quelli comunemente chiamati di “pulizia degli alvei”, evitando azioni che sono del tutto antitetiche alle esigenze di conservazione degli habitat fluviali. Sarebbe inoltre necessario rego-lamentare e attuare una efficiente sorveglianza delle attività ricreative.

Trasferimento delle informazioniRisulta necessaria una diffusa opera di informazione sull’importanza degli habitat fluviali come 3250

favorendo così una gestione ambientale corretta soprattutto presso gli enti e il personale deputato alla gestione e al controllo del territorio.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico e dell’azione morfogenetica dei corsi d’acqua;ßrilevamento fitosociologico;ßcensimenti faunistici;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo.

Difficoltà possono derivare dalla durata stagionale delle comunità vegetali.I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßconsistenza dell’avifauna e dell’entomofauna;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema torrentizio o fluviale;ßgranulometria dei sedimenti;ßindice di torbidità dell’acqua;

197Habitat di acqua dolce

ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßlivello idrico e suo regime.

La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio. I mezzi oggigiorno più diffusi per il telerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identificazione e la valutazione dello stato conservativo dell’habitat 3250, tuttavia a livello sperimen-tale sono da favorire le riprese a bassa quota dei sistemi fluviali. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza biennale intensificati con cadenza annuale laddove si riscontrino particolari criticità.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßl’accertamento della reale presenza dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat o delle situazioni idonee alla sua affermazione;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici;ßla sperimentazione di nuovi metodi di monitoraggio;ßlo studio di nuovi scenari per l’uso del territorio;ßle tecniche di ricostruzione dell’habitat e di ripopolamento delle sue specie caratteristiche.

198 Atlante degli Habitat

Fiumi delle pianure e montanicon vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion

3260

codiciclassificazione paleartica

24.4 (Vegetazione euidrofitica riparia)

classificazione euNiS 2002# C2.1 Sorgenti, rivi sorgentizi e geysers? C2.1/P-24.41(p) Vegetazione acido-oligotrofica di rivi sorgentizi? C2.1/P-24.42(p) Vegetazione oligotrofica di rivi sorgentizi ricchi di calcio? C2.1/P-24.43(p) Vegetazione mesotrofica di rivi sorgentizi# C2.1/P-24.44(p) Vegetazione eutrofica di rivi sorgentizi# C2.2 Corsi d’acqua permanenti, veloci, turbolenti, non di marea? C2.2/P-24.41(p) Vegetazione acido-oligotrofica di ruscelli a corrente veloce? C2.2/P-24.42(p) Vegetazione oligotrofica di ruscelli a corrente veloce ricchi di calcio? C2.2/P-24.43(p) Vegetazione mesotrofica di ruscelli a corrente veloce# C2.2/P-24.44(p) Vegetazione eutrofica di ruscelli a corrente veloce# C2.3, Corsi d’acqua permanenti, non di marea, lenti, a corrente calma? C2.3/P-24.43(p) Vegetazione mesotrofica di fiumi lenti# C2.3/P-24.44(p) Vegetazione eutrofica di fiumi lenti

199Habitat di acqua dolce

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Corsi d’acqua di quote di pianura o montane, con vegetazione sommersa o natante del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion (periodo di magra estiva) o muschi acquaticiPiante: Ranunculus saniculifolius, Ranunculus trichophyllus, Ranunculus fluitans, Ranunculus peltatus, Ranunculus penicillatus ssp. penicillatus, Ranunculus penicillatus ssp. pseudofluitantis, Ranunculus aquatilis, Myriophyllum spp., Callitriche spp., Sium erectum, Zannichellia palustris, Potamogeton spp., Fontinalis antipyretica.Note: Questo habitat è talora associato con comunità delle rive a Butomus umbellatus. È importante considerare questo punto nel processo di selezione del sito.

distribuzione geograficaIn Liguria aspetti riferibili all’habitat 3260 sono stati rinvenuti nella piana alluvionale della Magra,

lungo il Vara, in Val d’Aveto, sul Massiccio del Beigua e nel Gruppo di Voltri; ma è probabile la presenza anche altrove.

caratteri generaliSi tratta di habitat a vegetazione erbacea o briofitica sommersa di ambienti reofili, cioè con acque

correnti a velocità più o meno spinte e temperature variabili da fredde a tiepide. La vegetazione si suddivide spesso in zolle allungate circoscritte da corridoi di acqua a corrente più veloce. Questi tipi di habitat si rinvengono su fondali generalmente poco profondi e ben illuminati (o con alternanza di luce e ombra) in piccoli ruscelli o in zone marginali o laterali dei fiumi maggiori, talvolta anche in rami morti, solchi di acquitrini e canali artificiali poco profondi. La corrente d’acqua deve essere presente durante tutto

Aspetto particolare dell’habitat 3260; fase asciutta montana in Val d’Aveto (foto S. Marsili).

200 Atlante degli Habitat

l’anno e garantire una buona ossigenazione, anche se la profondità può variare sensibilmente. L’habitat soffre una riduzione dei livelli d’illuminazione e tende a scomparire laddove aumentano eccessivamente la copertura arborea o l’intorbidamento. Laddove la corrente è più lenta le acque sono mediamente più ricche di nutrienti e il fondale di materiale organico indecomposto. Un eccesso di sedimenti in sospensione può però causare anche danni meccanici alle piante o una ricopertura delle zolle erbacee o briofìtiche, degradando rapidamente l’habitat. Gli aspetti liguri sono estremamente frammentari, di ridotta dimen-sione e poveri di specie. Gli aspetti più debolmente reofili sono caratterizzati da Potamogeton pectinatus, Myriophyllum spicatum o Potamogeton polygonifolius; quelli maggiormente reofili e a dominanza briofitica sono caratterizzati soprattutto da Fontinalis antipyretica.

L’habitat, soprattutto negli aspetti tendenzialmente più lentici, ospita diverse specie di anfibi: Rana temporaria, Rana italica, Rana dalmatina, Bombina pachypus, Triturus carnifex, T. vulgaris. Sono inoltre probabilmente presenti specie diverse di molluschi gasteropodi e coleotteri acquatici. Inoltre, i sistemi ambientali di cui fa parte l’habitat 3260 sono frequentati da vertebrati diversi, fra i quali spiccano Natrix natrix e diverse specie di anatidi.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat riferibili al tipo 3260 mostrano una notevole variabilità e sono inquadrabili principalmente

nelle classi Potametea e Platyhypnidio-Fontinalietea antipyreticae.Lo schema di riferimento è il seguente:

ÿCorsi d’acqua montani o di pianura e relativa vegetazione sommersalCorsi d’acqua montani o di pianura e relativa vegetazione macrofitica radicante°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione del Potamion pectinatißHabitat dei corsi d’acqua montani o di pianura caratterizzati dall’associazione Myriophylletum

spicatißHabitat dei corsi d’acqua montani o di pianura caratterizzati dall’associazione Potamogeto-

netum pectinati°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione del Potamion polygonifoliißHabitat dei corsi d’acqua montani o di pianura caratterizzati dall’associazione Potamogeto-

netum polygonifolii°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione del Ranunculion aquatilisßHabitat dei corsi d’acqua montani o di pianura caratterizzati dall’associazione Beruletum

erecti-submersi°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione del Ranunculion fluitantis

lCorsi d’acqua montani o di pianura e relativa vegetazione flottantelCorsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione briofitica°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione briofitica del Racomitrion acicularis°Corsi d’acqua montani o di pianura con vegetazione briofitica del Fontinalion antipyreticaeßHabitat dei corsi d’acqua montani o di pianura caratterizzati dall’associazione Fontinalidetum

antipyreticaeßAltri aggruppamenti del Fontinalion

Specie guidaPianteBerula erecta (in particolare forma submersa), Apium nodiflorum, Callitriche stagnalis, Elodea canadensis, Fontinalis antipyretica, Glyceria fluitans, G. maxima, Myriophyllum spicatum, Potamogeton pectinatus, P. polygonifolius, Ranunculus trichophyllus, Scapania undulata, Veronica anagallis-aquatica.

animaliAnfibi anuri e urodeli.

201Habitat di acqua dolce

lCorsi d’acqua montani o di pianura con comunità di alghe non caroficee°Corsi d’acqua montani o di pianura con comunità di alghe incrostanti a dominanza di ciano-

ficee°Corsi d’acqua montani o di pianura con comunità di alghe a dominanza di bacillarioficee,

filamentose o non°Corsi d’acqua montani o di pianura con comunità di alghe a dominanza di cloroficee e rodo-

ficee filamentoselCorsi d’acqua montani o di pianura con comunità di oligo-mesotrofe e mesotrofe a caroficee.

aspetti dinamici e potenzialitàSe persistono le condizioni di acqua corrente e buona illuminazione, l’habitat si mantiene pressoché

indefinitamente; se queste condizioni vengono meno si assiste a una sostituzione da parte di altre comunità elofitiche di acqua corrente o ferma (es.: sparganieti, cipereti, fragmiteti).

Rapporti con l’utilizzo del territorioL’habitat 3250 si presenta sia in contesti fortemente antropizzati (come la piana della Magra) sia in

ambiti a maggiore naturalità come le zone umide che ricadono nel comprensorio Gruppo di Voltri-Piani di Praglia-Massiccio del Beigua o nell’alta Val d’Aveto.

Da un lato occorre pertanto considerare l’intensa trasformazione delle piane alluvionali costiere e dall’altro le condizioni favorevoli offerte da contesti che ricadono in aree protette (parchi regionali).

Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus) (foto A. Arillo).

202 Atlante degli Habitat

importanzaL’habitat, piuttosto raro in Liguria, è particolarmente importante in quanto ospita specie vegetali

rare o in via di rarefazione su scala regionale o nazionale. Un ruolo essenziale è svolto dall’habitat nella conservazione di muschi ed epatiche acquatiche rarissime. La rappresentatività rispetto alle caratteristiche indicate dal manuale europeo d’interpretazione è di livello medio. L’importanza sotto il profilo produttivo-economico è pressoché nulla. Significativa è invece l’importanza didattica e quella attrattiva, in particolare se si considerano le opportunità offerte dai rapporti fra siti della Rete Natura 2000 e parchi regionali.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è eterogeneo e comunque risente sempre della scarsa estensione raggiunta

da questo habitat in Liguria. Gli aspetti legati alle piane di fondovalle sono per lo più in cattivo stato mentre quelli montani sono in migliori, ma non ottime, condizioni.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 4 2 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 4 1 1 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

L’habitat è altamente vulnerabile e difficilmente in grado di rigenerarsi una volta alterato.Situazioni di rischio possono essere determinate da interventi di ripulitura o di regimazione idraulica.Altre minacce sono:ßcaptazioni idriche (riduzione della disponibilità idrica),ßaccentuata immissione di fosforo, azoto o altri nutrienti con conseguente eutrofizzazione e scom-

parsa delle specie più sensibili,ßinquinamento idrico da metalli pesanti,ßincremento dell’apporto solido, talora connesso alla gestione dei boschi sui versanti circostanti,ßdiffusione di specie invasive sia animali sia vegetali,ßripuliture di alvei e canali.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat si basa sulla presenza delle specie guida vegetali e sull’analisi delle

condizioni stazionali. Qualche difficoltà e confusione può derivare dalla necessità di distinguere i diversi livelli di trofia e i diversi aspetti legati alla velocità della corrente. Confusioni sono possibili con gli habitat 3140 e 3150. I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßl’estensione delle superfici occupate;ßla presenza e la consistenza delle specie caratteristiche più importanti;ßle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua (pH, ossigenazione, nutrienti, salinità, metalli, tempe-

ratura, ecc), in particolare il livello di trofia;ßla velocità della corrente idrica;ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat.

203Habitat di acqua dolce

Aspetto a Calta palustris dell’habitat 3260 al Prato della Cipolla in Val d’Aveto (foto M.G. Mariotti).

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3260 dipende dal contesto in cui esso si trova e dipende soprattutto

dal mantenimento o dal ripristino di una buona qualità dell’acqua.

ObiettiviGli obiettivi sono di conservazione per gli aspetti più propriamente montani e di miglioramento per

quelli legati alle piane di fondovalle.

InterventiÈ necessario garantire l’assenza di fenomeni d’inquinamento e di livelli idrici sufficienti. Occorre

pertanto adottare e applicare rigorosamente le norme per la tutela delle risorse idriche, evitare o limitare interventi dai quali possano derivare ulteriori e irreversibili alterazioni delle dinamiche naturali dei corsi d’acqua. Particolare attenzione deve essere dedicata alle modalità con cui si attuano interventi di manu-tenzione (“pulizia”) degli alvei e dei canali, privilegiando una cura “leggera” (soft, doux) dei corsi d’acqua che regoli correttamente la sedimentazione e stimoli la ricolonizzazione da parte delle specie tipiche dell’habitat. Sarebbe inoltre necessario regolamentare e attuare una efficiente sorveglianza delle attività umane nel contesto territoriale, in particolare la zootecnia nelle aree montane, l’industria e il terziario nei fondovalle.

Trasferimento delle informazioniSono urgenti e indispensabili attività d’informazione sull’importanza dell’habitat 3260 e sulle modalità

più idonee di gestione soprattutto presso gli enti e il personale deputato alla gestione e al controllo del

204 Atlante degli Habitat

territorio. Sono inoltre possibili attività didattiche rivolte alle scuole per una conoscenza sul campo di aspetti generali dell’ecologia o più particolari, propri dell’habitat stesso.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo;ßcensimento floristico ed eventuale rilevamento fitosociologico;ßcensimenti faunistici.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche;ßconsistenza della fauna acquatica;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema torrentizio o fluviale;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßvelocità della corrente.

La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio. I mezzi oggigiorno più diffusi per il te-lerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identificazione e la valutazione dello stato conservativo dell’habitat 3260, tuttavia a livello sperimentale sono da favorire le riprese a bassa quota delle zone umide. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza quinquennale intensificati con cadenza biennale laddove si riscontrino particolari criticità.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßla localizzazione dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici.

205Habitat di acqua dolce

Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p.

3270

Alisma plantago-aquatica (foto S. Marsili).

206 Atlante degli Habitat

distribuzione geograficaIn Liguria l’habitat è segnalato lungo alcuni corsi d’acqua soprattutto del versante padano (es.: Bor-

mida e suoi affluenti); non se ne esclude tuttavia la presenza in altri siti.

caratteri generaliSi tratta di habitat caratterizzati da vegetazione erbacea dominata da specie a ciclo annuo che colonizzano

suoli alluvionali, periodicamente inondati, ricchi di nitrati, ai margini dei corsi d’acqua (fiumi maggiori e rivi minori). Il substrato è sabbioso, limoso o sabbioso-limoso, spesso con discreta percentuale di scheletro ghiaioso o ciottoloso, raramente con componente argillosa significativa. Le caratteristiche vegetazionali dell’habitat sono osservabili per brevi periodi estivi quando il substrato è scoperto, ma le disponibilità di acqua sono ancora notevoli a pochi cm di profondità. Gli stessi habitat si possono presentare privi di vegetazione quando sommersi dalle piene o non ancora colonizzati, per esempio a primavera. Le specie vegetali più caratteristiche hanno un ciclo talora brevissimo e producono grandi quantità di semi che ne garantiscono la dispersione e l’affermazione molto rapidamente, talora anche a grandi distanze spaziali e temporali. Si tratta di specie legate a notevoli disponibilità di nitrati, le cui esigenze sono soddisfatte dalla elevata percentuale di nutrienti nelle acque, talora conseguenza di un utilizzo del suolo non particolar-mente positivo. Nel complesso, per la Liguria, le informazioni su questi aspetti e in particolare su quelli inquadrabili nel Chenopodion rubri, sono piuttosto scarse.

Negli aspetti più alterati sono frequenti neofite invasive quali Helianthus tuberosus, Aster novi-belgi, Impatiens spp. L’habitat di greto è frequentato da coleotteri carabidi e ortotteri, nonché da diverse specie di vertebrati, fra le quali spiccano anfibi, rettili come Natrix natrix, uccelli limicoli e anatidi, il corriere piccolo e il martin pescatore.

codiciclassificazione paleartica

24.52 (Comunità fluviali eurosiberiane annuali dei fanghi)

classificazione euNiS 2002< C3.5 Vegetazione pioniera ed effimera di rive periodicamente inondate< C3.5/P-24.52 Comunità fluviali euro-siberiane annuali dei fanghi

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Rive fluviali fangose delle quote di pianura o submontane, con vegetazione annuale pioniera nitrofila del Chenopodion rubri p.p. e dell’alleanza Bidention p.p.. Durante la primavera e all’inizio dell’estate i siti appaiono come rive fangose senza alcuna vegetazione (si sviluppa più tardi nell’annata). Se le condizioni non sono favorevoli, questa vegetazione ha uno scarso sviluppo o può completamente mancare.Piante: Chenopodium rubrum, Bidens frondosa, Xanthium sp., Polygonum lapathifolium.Note: Questo habitat si trova in stretta associazione con popolazioni dense del genere Bidens or di specie neofitiche. Ai fini della conservazione di queste comunità, con sviluppo annuale tardivo o irregolare è importante considerare una fasce riparie larghe da 50 a 100 m e anche le parti senza vegetazione (24.51, depositi fluviali di silt).

Specie guidaPianteAlopecurus aequalis, Alisma plantago-aquatica, Mentha aquatica, Lycopus europaeus, Amaranthus blitum, Bidens tripartita, B. frondosa, Brassica nigra, Chenopodium ficifolium, C. rubrum, Echinochloa crus-galli, Lepidium virginicum, Polygonum lapathifolium, P. hydropiper, P. minus, P. persicaria, Xanthium italicum.

animaliAnfibi anuri e urodeli. Diverse specie di uccelli legate all’acqua e ai greti quali Alcedo atthis, Charadrius dubius

207Habitat di acqua dolce

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili nella classe Bidentetea tripartitae.Lo schema di riferimento è il seguente:

ÿCorsi d’acqua montani o di pianura con rive fangose e relativa vegetazione nitrofilalCorsi d’acqua montani o di pianura con comunità dei suoli limosi e talora argillosi del Bidention

tripartitae°Corsi d’acqua montani o di pianura dei suoli limosi e talora argillosi caratterizzati dall’asso-

ciazione Polygono hydropiperis-Bidentetum tripartitae°Altri aggruppamenti dei corsi d’acqua montani o di pianura del Bidention tripartitae

lCorsi d’acqua montani o di pianura con comunità dei suoli sabbiosi o ghiaiosi del Chenopodion rubri

aspetti dinamici e potenzialitàIl dinamismo fluviale determina il rapido e ciclico comparire e scomparire di questo habitat. Si pos-

sono rilevare rapporti catenali e seriali con gli aspetti ripari arbustivi a salici e contatti col corpo idrico dei fiumi. La presenza-assenza e l’estensione dell’habitat dipende molto dall’attività di sedimentazione di materiali fini da parte dei fiumi.

Rapporti con l’utilizzo del territorioL’habitat 3270 si presenta in contesti mediamente antropizzati, soggetti all’influenza delle attività

agricole e industriali e degli insediamenti sui sistemi fluviali, che in quasi tutta la regione si presentano in genere sensibilmente alterati.

importanzaL’habitat risulta importante a livello regionale in quanto scarsamente diffuso in Liguria, tuttavia esso

per la sua frammentarietà, non riveste pienamente quel ruolo che si osserva sui grandi fiumi dell’Europa centrale. Probabilmente se le condizioni di naturalità migliorassero e i corsi d’acqua avessero maggiori possibilità di divagazione, anche l’habitat 3270 acquisirebbe maggiore importanza. Sotto il profilo pro-duttivo-economico l’habitat ha importanza pressoché nulla, tuttavia esso è interessato da attività ricrea-tivo-sportive (torrentismo, pesca, balneazione). Nei luoghi meno inquinati, anche se alterati, può fornire occasione per la raccolta di topinambur. Importanti sono le funzioni a sostegno della fauna, in particolare di quella ornitica.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è generalmente basso e comunque risente molto della frammentarietà e

della artificializzazione degli alvei e delle sponde, frequente nei fondovalle. Un’elevata disponibilità di nu-trienti nel suolo non rappresenta un fattore del tutto negativo, anzi, in molti casi, favorisce una migliore caratterizzazione dell’habitat.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 3 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 3 0 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

208 Atlante degli Habitat

L’habitat non è particolarmente vulnerabile e ha una resilienza abbastanza elevata: è infatti in grado di rigenerarsi facilmente ogni volta si ricreino condizioni favorevoli con depositi limosi o sabbioso-limosi.

Situazioni di rischio possono essere determinate da:ß escavazioni e movimentazioni in alveo,ß restringimenti degli alvei e artificializzazione delle sponde,ß captazioni idriche,ß eccessiva aridità estiva,ß fenomeni acuti o cronici di inquinamento,ß aumento delle dimensioni delle particelle sedimentate,ß diffusione di specie invasive vegetali dotate di grandi produzioni di biomasse,ß realizzazione di invasi artificiali.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali e quelli relativi al settore agricolo.

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione di questo habitat si basa sulla presenza delle specie e delle comunità guida oltre

che sull’analisi delle condizioni stazionali. I parametri principali su cui basare la valutazione dello stato conservativo sono quindi:ßil numero delle stazioni in cui è presente l’habitat,ßl’estensione delle superfici occupate,ßla presenza e la consistenza delle specie caratteristiche più importanti,ßle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e del suolo (in particolare la tessitura),ßil contesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat.

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3270 dipende dal contesto in cui esso si trova e, soprattutto dal man-

tenimento di regimi idrologici naturali o subnaturali.

ObiettiviGli obiettivi sono per lo più di mantenimento dei frammenti esistenti e di eventuale ripristino delle

condizioni favorevoli a una espansione dell’habitat.

InterventiÈ necessario garantire cicli idrogeochimici il più possibile naturali, possibilmente privi di fenomeni

significativi d’inquinamento e con disponibilità idrica estiva sufficiente a mantenere umido il substrato. Occorre pertanto limitare le captazioni e i consumi di acqua, favorire i processi fluviali di erosione e deposito. Occorre inoltre fare attenzione alle modalità con cui si attuano interventi di manutenzione (“pulizia”) degli alvei privilegiando una cura “leggera” (soft, doux) che regoli correttamente la sedimenta-zione e stimoli la ricolonizzazione da parte delle specie tipiche dell’habitat. Può essere inoltre necessario regolamentare la frequentazione e attuare una efficiente sorveglianza.

Trasferimento delle informazioniSono auspicabili attività d’informazione sul ruolo dell’habitat 3270 e soprattutto sulle modalità più

idonee di gestione soprattutto presso gli enti e il personale deputato al controllo del territorio. Sono inoltre possibili attività didattiche rivolte alle scuole per una conoscenza sul campo di aspetti generali dell’ecologia o più particolari, propri dell’habitat stesso.

209Habitat di acqua dolce

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo;ßcensimento floristico ed eventuale rilevamento fitosociologico;ßcensimenti faunistici.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßnumero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche, con particolare riferimento alla componente

terofitica;ßconsistenza della fauna caratteristica;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema torrentizio o fluviale;ßindice di torbidità dell’acqua;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione;ßvelocità della corrente.

La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio. I mezzi oggigiorno più diffusi per il te-lerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identificazione e la valutazione dello stato conservativo dell’habitat 3270, tuttavia a livello sperimentale sono da favorire le riprese a bassa quota delle zone umide. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza biennale intensificati con cadenza annuale laddove si riscontrino particolari criticità.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßla localizzazione dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici.

210 Atlante degli Habitat

Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba

3280

codiciclassificazione paleartica

24.53 Comunità di fango dei fiumi mediterranei

classificazione euNiS 2002# E5.4 Prati e orli prativi umidi o bagnati di alte erbe e felci# E5.4/P-24.53 Formazioni erbacee mediterranee su rive alluvionali dei fiumi

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Formazioni di graminacee e ciperacee nitrofile, annuali e perenni delle rive alluvionali dei grandi fiumi del Mediterraneo, con Paspalum paspaloides, Paspalum vaginatum, Polypogon viridis (= Agrostis semiverticillata), Cyperus fuscus, e filari di Salix e Populus albaPiante: Paspalum paspalodes, Paspalum vaginatum, Polypogon viridis (= Agrostis semiverticillata), Cyperus fuscus, Salix spp. Populus alba.

distribuzione geograficaIn Liguria l’habitat è presente soprattutto lungo i principali corsi d’acqua del versante tirrenico (es.:

Roia, Centa, Arroscia, Entella, Vara, Magra), ma qua e là anche sulle rive di alcuni corsi minori.

caratteri generaliSi tratta di un insieme (geosigmeto) di habitat caratterizzati da specie erbacee altamente nitrofile, a

ciclo annuo o, più raramente perenni, che colonizzano suoli alluvionali, periodicamente inondati, ricchi

211Habitat di acqua dolce

di nutrienti, negli alvei e sulle rive dei corsi d’acqua del piano basale della zona costiera. Il substrato è per lo più di sabbie fini o sabbioso-limoso, raramente con componente argillosa significativa, di norma poco profondo (5-15 cm). La vegetazione si sviluppa rapidamente dopo le piene primaverili e scompare nuovamente con quelle autunnali. Le specie vegetali più caratteristiche hanno forti capacità concorrenziali e diverse sono esotiche e ruderali. Le informazioni su questi aspetti sono comunque piuttosto scarse; fanno parte di questo tipo di habitat anche aspetti erbaceo-arbustivi che si distinguono per la presenza rada di salici e pioppi.

L’habitat di greto è frequentato da coleotteri carabidi, ortotteri e odonati, nonché da diverse specie di vertebrati, fra le quali spiccano anfibi, Natrix natrix, uccelli limicoli, anatidi, il martin pescatore, il corriere piccolo.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciI geosigmeti dei corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente e delle relative aree alluvionali con

vegetazione nitrofila erbacea e fasce riparie a salici e pioppo bianco, corrispondenti a 3280, sono inqua-drabili in uno schema di riferimento nettamente differenziato comprendente gli aspetti erbacei e quelli legnosi:

ÿHabitat con vegetazione pioniera terofitica, igronitrofila dei tratti di greto asciutti in estate di corsi d’acqua permanentilHabitat dei tratti asciutti di corsi d’acqua permanenti con vegetazione pioniera di greto del Paspalo

distichi-Agrostion verticillatae°Habitat dei tratti asciutti di corsi d’acqua permanenti con vegetazione caratterizzata dall’asso-

ciazione Paspalo distichi-Agrostidetum verticillatae°Altri aggruppamenti del Paspalo distichi-Agrostion verticillatae

ÿHabitat di corsi d’acqua permanenti con vegetazione riparia a legno tenerolSaliceti e aspetti a salici e pioppi dei Salicetalia purpureae°Saliceti arbustivi o arborescenti caratterizzati dall’associazione Saponario officinalis-Salicetum

purpureae

aspetti dinamici e potenzialitàGli aspetti riferibili a questo tipo di habitat rappresentano stadi diversi nei processi dinamici naturali

che collegano cumuli di sedimenti nudi, appena depositati, al bosco alluvionale-ripario a pioppo bianco. La successione avviene tramite l’affermazione delle seguenti comunità: aspetti erbacei a Paspalum, aspetti erbaceo arbustivi derivanti dalla colonizzazione da parte dei salici degli aspetti a Paspalum; formazione arbustiva a saponaria e salice rosso (comunità in grado di perpetuarsi più volte con andamento ciclico), aspetto a pioppo nero e salice bianco, bosco di pioppo bianco e frassino. Quest’ultima fitocenosi, che non rientra nell’habitat 3280, ma è riferibile al 92A0, rappresenta lo stadio più maturo, raramente osservabile in Liguria per la mancanza di condizioni idonee a causa dell’intensa utilizzazione agricola o urbana delle piane alluvionali. L’alternarsi di processi di erosione e di accumulo fluviale determina la rapida comparsa e scomparsa degli aspetti meno evoluti di questo habitat..

Specie guidaPiantePaspalum paspalodes, P. dilatatum, P. vaginatum, Polypogon viridis, Xanthium italium,, Saponaria officinalis, Lathraea clan-destina, Carex spp., Cyperus fuscus, Mentha suaveolens, Agrostis stolonifera, Elymus repens, Ranunculus repens, Rumex spp., Cynodon dactylon, Populus alba, Populus nigra, Salix alba, Salix purpurea.

animaliAnfibi anuri e urodeli. Diverse specie di uccelli legate all’acqua e ai greti quali Alcedo atthis, Charadrius dubius

212 Atlante degli Habitat

Rapporti con l’utilizzo del territorioL’habitat 3280 si osserva in contesti mediamente antropizzati, soggetti all’influenza delle attività

agricole e industriali e degli insediamenti sui sistemi fluviali, che in quasi tutta la regione si presentano in genere sensibilmente alterati.

importanzaL’habitat risulta importante a livello regionale anche se in Liguria, per la sua frammentarietà, non è

in grado di svolgere pienamente i ruoli ecologici che si osservano su altri grandi fiumi mediterranei. Le funzioni a sostegno della fauna sono comunque essenziali in particolare per diverse specie ornitiche.

È probabile che se i corsi d’acqua avessero maggiori possibilità di divagazione e un migliore carattere di naturalità, anche l’habitat 3280 acquisirebbe maggiore importanza. Nonostante l’habitat sia interessato da attività ricreativo-sportive (torrentismo, pesca, balneazione), la sua importanza sotto il profilo produt-tivo-economico è quasi nulla.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è medio-basso e risente significativamente della frammentarietà dell’habitat

e della artificializzazione di alvei e sponde. Gli aspetti più estesi e meglio caratterizzati, anche se non pienamente rappresentativi e comunque ridotti rispetto alle potenzialità si osservano lungo i corsi princi-pali della Magra e del Vara. Dei diversi habitat e microhabitat che partecipano ai geosigmeti riferibili a 3280, quelli caratterizzati dalla componente legnosa (salici e pioppi) risultano aver subito una maggiore riduzione e alterazione.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 6 2 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 7 1 0 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

L’habitat, pur non particolarmente vulnerabile e dotato di una discreta resilienza, raramente è in grado di rigenerarsi compiutamente a causa delle ridotte superfici residuali disponibili, della pressione antropica che comprime l’ambito fluviale e dei periodici interventi di disturbo.

Situazioni di rischio possono essere determinate da:ßescavazioni e movimentazioni in alveo,ßrestringimenti degli alvei e artificializzazione delle sponde,ßcaptazioni idriche,ßeccessiva aridità estiva,ßfenomeni acuti o cronici di inquinamento,ßdiffusione di specie invasive vegetali dotate di grandi produzioni di biomasse,ßrealizzazione di invasi artificiali,ßinterventi di “ripulitura” e “manutenzione” degli alvei.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali e quelli relativi al settore agricolo.

213Habitat di acqua dolce

Aspetto dell’habitat 3280 con copertura di deposito alluvionale a ciotoli e residui delle cinture a salicilungo il Fiume Vara (foto M.G. Mariotti).

tecniche di identificazione e valutazioneL’identificazione dell’habitat 3280 si basa sulla presenza delle specie e delle comunità guida oltre che

sull’analisi delle condizioni stazionali. Lo stato conservativo è valutato sulla base dei seguenti principali parametri:ßnumero di stazioni in cui è presente l’habitat;ßestensione delle superfici occupate;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche più importanti;ßcaratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e del suolo (in particolare tessitura);ßcontesto e le attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat;ßstruttura (soprattutto orizzontale) della vegetazione.

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3280 dipende dal contesto in cui esso si trova e, soprattutto dal mante-

nimento di regimi idrologici naturali o subnaturali e di maggiori spazi per la divagazione e l’esondazione degli alvei.

ObiettiviGli obiettivi sono per lo più di miglioramento rispetto alle attuali condizioni. Il miglioramento pre-

suppone una significativa espansione delle superfici occupate.

214 Atlante degli Habitat

InterventiÈ necessario garantire cicli idrogeochimici il più possibile naturali, possibilmente privi di fenomeni

significativi d’inquinamento e con disponibilità idrica estiva sufficiente a mantenere umido il substrato. Occorre pertanto limitare le captazioni e i consumi di acqua, favorire i processi fluviali di erosione e deposito. Occorre inoltre fare attenzione alle modalità con cui si attuano interventi di manutenzione (“pulizia”) degli alvei privilegiando una cura “leggera” (soft, doux) che regoli correttamente la sedimen-tazione e stimoli la ricolonizzazione da parte delle specie tipiche dell’habitat. Risulta inoltre necessario rinaturalizzare fasce più ampie di quelle attualmente disponibili per l’affermazione degli habitat fluviali, eventualmente ricorrendo alla rilocalizzazione delle difese spondali, laddove queste sono state realizzate in alveo o a ridosso di questo. Altra attività localmente utile possono essere la regolamentazione della frequentazione e una efficiente sorveglianza.

Trasferimento delle informazioniSono auspicabili attività d’informazione sul ruolo dell’habitat 3280 e soprattutto sulle modalità più

idonee di gestione soprattutto presso gli enti e il personale deputato al controllo del territorio. Sono inoltre possibili attività didattiche rivolte alle scuole per una conoscenza sul campo di aspetti generali dell’ecologia o più particolari, propri dell’habitat stesso.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, salinità, disponibilità di ossigeno,

azoto e fosforo;ßcensimento floristico e/o rilevamento fitosociologico;ßcensimenti faunistici.

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dall’habitat (mq);ßvariazioni del numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche, con particolare riferimento al rapporto fra com-

ponente erbacea e legnosa;ßnumero di specie vegetali;ßconsistenza della fauna caratteristica;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema fluviale;ßgranulometria dei sedimenti;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione.

La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio. I mezzi oggigiorno più diffusi per il te-lerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identifica-zione e la valutazione dello stato conservativo dell’habitat 3280, tuttavia a livello sperimentale sono da favorire le riprese a bassa quota. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza biennale intensificati con cadenza annuale laddove si riscontrino particolari criticità. La presenza di una definita componente esotica e nitrofila nella flora è caratteristica dell’habitat 3280, tuttavia l’ingresso e

215Habitat di acqua dolce

Le estati siccitose degli ultimi anni hanno incrementato le zone riparie asciutte per periodi abbastanza lunghi, così che l’habitat 3280 in alcuni casi acquisisce i caratteri dell’habitat 3290. Fiume Vara presso Case Arsina (foto M.G. Mariotti).

l’espansione di alcune specie alloctone nitrofile, differenti da quelle proprie dell’habitat vanno considerati come fenomeni negativi.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßla localizzazione dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici;ßle tecniche da applicare per il restauro degli habitat in forme compatibili con la difesa dal rischio

idraulico.

216 Atlante degli Habitat

Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion

3290

codiciclassificazione paleartica

24.16 (Corsi d’acqua intermittenti) e 24.53 (Comunità di fango dei fiumi mediterranei)

classificazione euNiS 2002< C2.5 Acque correnti temporanee (fase bagnata)

Manuale d’interpretazione euR25

descrizione: Fiumi mediterranei a flusso intermittente con comunità del Paspalo-Agrostidion. Essi corrispondono ai fiumi del tipo Pal. 24.53, ma con la particolarità di un flusso interrotto e un letto asciutto durante una parte dell’anno. Il letto del fiume può essere completamente asciutto o avere piccole pozze.Piante: Polygonum amphibium, Ranunculus fluitans, Potamogeton natans, Potamogeton nodosus, Potamogeton pectinatus.

distribuzione geograficaIn Liguria l’habitat è presente lungo alcuni tratti di corsi d’acqua del versante tirrenico, soprattutto

a ponente (es.: Nervia, Roia, ecc).

caratteri generaliSi tratta di habitat propri dei corsi d’acqua che restano privi di acqua (o quasi) in superficie per gran

parte dell’anno, sia per motivi naturali, sia a causa dei prelievi Tali corsi d’acqua si rinvengono soprattutto nella riviera di ponente e, complice il progressivo riscaldamento del clima, finiscono per acquisire caratteri

217Habitat di acqua dolce

simili a quelli delle fiumare dell’Italia meridionale e insulare. Le indicazioni del manuale d’interpretazione sono probabile frutto di un errore, con riferimenti a specie vegetali, che sono proprie di habitat già consi-derati sotto altri codici, ed evidenziano una contraddizione con le indicazioni fitosociologiche. Si è perciò ritenuto di riferire all’habitat 3290 quegli aspetti simili a 3280 ma connessi a corsi d’acqua o loro tratti privi di acqua (totalmente o per la quasi totalità) in superficie per un periodo significativamente lungo. In questi casi la vegetazione presenta una fase temporale con acqua caratterizzata da specie dei Potametea e limitata alle pozze, differente da un’altra fase “a secco”, caratterizzata dalle specie del Paspalo-Agrostion. Le informazioni su questi aspetti sono comunque piuttosto scarse

I corsi d’acqua lungo i quali si osserva l’habitat presentano un regime tipicamente mediterraneo con periodi di magra e improvvisi o irregolari episodi di piena, con fenomeni erosivi significativi. Essi si rinvengono dal piano termomedierraneo a quello montano su substrati di diversa natura che possono fornire depositi di sabbia grossolana, ghiaia o ciottoli differenti per chimismo e granulometria. L’habitat può presentarsi anche su canali e fossi. Livello trofico e pH delle acque sono variabili; particolare im-portanza - soprattutto per la fauna - ha la temperatura dell’acqua, che in determinate circostanze può raggiungere livelli elevati. Altri parametri importanti che influiscono sui caratteri dell’habitat sono la velocità e la profondità dell’acqua, la permeabilità del substrato e l’ombreggiamento. Questi fattori sono spesso determinanti per l’affermazione di alcune macrofite.

Negli aspetti più complessi della “fase con acqua” si osservano diversi strati con idrofite sommerse o semisommerse colonizzate da alghe epifitiche e specie galleggianti o emerse; altri aspetti più semplici possono presentare solo popolamenti con micro- o macro-alghe o, eccezionalmente, briofitici. Tra le specie più caratteristiche si segnalano Polygonum amphibium, Potamogeton pectinatus, Glyceria fluitans, Apium no-diflorum, Myriophyllum sp., Veronica beccabunga. Nelle “fasi asciutte”, i depositi sono colonizzati da piante pioniere annue o perenni, Agrostis stolonifera, Polypogon viridis, Bidens spp., Paspalum spp. In entrambe possono essere presenti Phragmites australis, Typha latifolia, T. angustifolia, Phalaris arundinacea.

Anche in questo caso il greto è frequentato da coleotteri carabidi, ortotteri e odonati, nonché da diverse specie di vertebrati, fra le quali spiccano anfibi, rettili come Natrix natrix, uccelli limicoli, anatidi, il martin pescatore, il corriere piccolo.

Sistema degli habitat elementari e riferimenti fitosociologiciGli habitat sono inquadrabili nelle classi Bidentetea tripartitae, Glycerio-Nasturtietea e Potametea.

Occorre, tuttavia chiarire meglio il reale significato interpretativo di questo Habitat.Lo schema è il seguente:

ÿCorsi d’acqua intermittenti e relativa vegetazione di gretolHabitat della “fase bagnata” dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione perenne o annuale dei

Potametalia pectinati (Potametea pectinati)°Habitat delle pozze di greto dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione del Nymphaeion

albaeßPozze ad acque stagnanti residue dei corsi d’acqua intermittenti con aggruppamenti a Per-

sicaria amphibia

Specie guidaPianteAgrostis stolonifera, Apium nodiflorum, Glyceria fluitans, Myriophyllum sp., Polypogon viridis, Polygonum amphibium, Pota-mogeton pectinatus, Veronica beccabunga.

animaliAnfibi anuri e urodeli. Diverse specie di uccelli legate all’acqua e ai greti quali Alcedo atthis, Charadrius dubius

218 Atlante degli Habitat

°Habitat delle acque stagnanti o a scorrimento molto lento dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione del Potamion pectinati

lHabitat di transizione tra la “fase bagnata” e la “fase asciutta” dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione elofitica dei Nasturtio officinalis-Glycerietalia fluitantis (Glycerio fluitantis-Nasturtietea officinalis)°Habitat delle acque stagnanti o a scorrimento molto lento dei corsi d’acqua intermittenti con

vegetazione flottante e/o emergente, soggetti a forti fluttuazioni e a esondazione estiva riferibili al Glycerio fluitantis-Sparganion neglectißHabitat dei corsi d’acqua intermittenti e relativa vegetazione caratterizzata dall’associazione

Glycerietum fluitantisßAggr. dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione ad Agrostis stolonifera f. fluitansßAltri aggruppamenti dei corsi d’acqua intermittenti con vegetazione riferibile al Glycerio

fluitantis-Sparganion neglecti°Habitat dei bordi di corsi d’acqua, freschi e poco profondi di corsi d’acqua per lo più inter-

mittenti con vegetazione riferibile all’Apion nodiflorißHabitat di bordi di corsi d’acqua freschi con vegetazione caratterizzata dall’associazione

Apietum nodiflorißHabitat di bordi di corsi d’acqua freschi con vegetazione caratterizzata dall’associazione

Nasturtietum officinalisßHabitat di bordi di corsi d’acqua freschi con aggruppamenti a Veronica beccabunga

lHabitat della “fase asciutta” con vegetazione pioniera terofitica igro-nitrofila dei greti parzialmen-te asciutti in estate di corsi d’acqua intermittenti, riferibile ai Bidentetalia tripartitae (Bidentetea tripartitae)°Habitat dei greti alluvionali di corsi d’acqua mediterranei con vegetazione estiva riferibile al

Bidention tripartitae°Habitat dei greti alluvionali di corsi d’acqua mediterranei con vegetazione estiva riferibile al

Paspalo distichi-Agrostion verticillataeßHabitat dei greti alluvionali di corsi d’acqua mediterranei con vegetazione caratterizzata

dall’associazione Paspalo distichi-Agrostidetum verticillataeßHabitat dei greti alluvionali di corsi d’acqua mediterranei con altri aggruppamenti del

Paspalo distichi-Agrostion verticillataeßHabitat dei greti alluvionali di corsi d’acqua mediterranei con vegetazione estiva riferibile

al Chenopodion rubri

aspetti dinamici e potenzialitàI diversi aspetti hanno carattere azonale e dipendono dai processi dinamici dei corsi d’acqua che non

sempre hanno carattere ciclico annuale. Solo nelle posizioni più distanti dall’asta fluviale si può assistere a un’evoluzione verso i boschi alluvionali a legno tenero. Le fasi con acqua possono persistere a lungo o avere breve durata, quelle “asciutte” sono generalmente più instabili. Si possono osservare contatti e relazioni con aspetti degli habitat 3280, 6420, 6430, 92A0.

Rapporti con l’utilizzo del territorioL’habitat 3290 si osserva in contesti mediamente antropizzati, soggetti all’influenza delle attività

agricole e industriali e degli insediamenti sui sistemi fluviali, che in quasi tutta la regione si presentano in genere sensibilmente alterati.

219Habitat di acqua dolce

Aspetto dell’habitat 3290 con fase asciutta (in primo piano) e fase bagnata lungo il Fiume Vara (foto M.G. Mariotti).

importanzaL’habitat risulta importante a livello regionale per la sua frammentarietà e rarità, in particolare per

gli aspetti con acqua. Questi ultimi svolgono un ruolo importante di rifugio per diverse specie vegetali e animali, che ormai si rinvengono in poche località della Liguria. Anche se l’habitat può essere interes-sato direttamente o indirettamente da attività ricreativo-sportive (torrentismo, pesca, balneazione), la sua importanza sotto il profilo produttivo-economico è pressoché nulla.

Problematiche di conservazioneLo stato di conservazione è ovunque piuttosto basso in quanto risente della artificializzazione degli

alvei e delle sponde, delle alterazioni dei regimi idrologici e dei mutati cicli di erosione e sedimentazione. Gli aspetti con acqua sono quelli che hanno subito maggior degrado.

Stato di conservazione J K L n.v.N° di siti 0 0 4 0

Importanza dei siti JJJ JJ J K L n.v.N° di siti 0 0 1 2 1 0

Numero di siti della Rete Natura 2000 valutati in relazione allo stato di conservazione e alla loro importanza per l’habitat.

220 Atlante degli Habitat

L’habitat comprende aspetti con acqua, più vulnerabili e aspetti “asciutti”, meno sensibili e dotati di maggiore resilienza. Purtroppo le alterazioni degli ambiti fluviali apportati nell’ultimo secolo riducono le possibilità di autorigenerazione.

I rischi principali derivano da:ßescavazioni e movimentazioni in alveo,ßrestringimenti degli alvei, artificializzazione delle sponde e altri interventi di difesa dal rischio

idraulico,ßcaptazioni idriche,ßeccessiva aridità estiva ed eccessivo innalzamento delle temperature,ßfenomeni acuti o cronici di inquinamento e/o eutrofizzazione,ßdiffusione di specie invasive vegetali dotate di grandi produzioni di biomasse,ßrealizzazione di invasi artificiali,ßinterventi di “ripulitura” e “manutenzione” degli alvei,ßpascolo occasionale.

I piani che maggiormente interessano la conservazione di questo habitat sono i Piani di Bacino e i piani stralcio collegati, ma anche, più in generale, i piani urbanistici e territoriali e quelli relativi al settore agricolo.

tecniche di identificazione e valutazioneDiversi aspetti dell’habitat 3290 possono essere confusi con altri riferibili a 3270, 3280; la distinzione

avviene principalmente sulla base delle caratteristiche idrologiche del tratto di corso d’acqua esaminato. Per l’attribuzione a 3290 occorre che vi siano aspetti con alveo totalmente o prevalentemente disseccato per lo più nel periodo estivo. L’habitat può essere talora visibile e identificabile solo nel periodo tardo-estivo o autunnale. L’identificazione si basa sulle caratteristiche stazionali e sulla presenza di specie e comunità guida. Lo stato conservativo è valutato sulla base dei seguenti principali parametri:ßnumero di stazioni in cui è presente l’habitat;ßestensione delle superfici occupate;ßdiversità delle comunità vegetali riferibili a 3290;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche più importanti;ßcaratteristiche chimico-fisiche dell’acqua e del suolo (in particolare tessitura);ßcontesto e attività antropiche a cui è sottoposto l’habitat;ßcomplessità della struttura della vegetazione.

indicazioni gestionaliLa conservazione dell’habitat 3290 dipende dalla gestione integrata del sistema fluviale e dalla gestione

delle attività nel contesto territoriale in cui esso si trova. Risulta essenziale il mantenimento di regimi idrologici naturali o subnaturali e di maggiori spazi per la molteplice azione di erosione e sedimentazione dei corsi d’acqua.

ObiettiviL’obiettivo principale consiste nel perseguire un significativo miglioramento rispetto alle condizioni

attuali, che presuppone una significativa espansione delle superfici disponibili per l’habitat.

InterventiPer il raggiungimento degli obiettivi è necessario garantire cicli idrologici il più possibile naturali,

privi di fenomeni significativi d’inquinamento e con periodico alternarsi della disponibilità idrica. Occorre pertanto agire sulle modalità con cui avvengono le captazioni e i consumi di acqua e favorire i processi

221Habitat di acqua dolce

Veronica beccabunga (foto S. Marsili).

fluviali di erosione e deposito. Particolare attenzione deve essere rivolta alle modalità d’intervento per la manutenzione (“pulizia”) degli alvei, limitandola ai casi effettivamente indispensabili e privilegiando me-todi “leggeri” (soft, doux) che non alterino eccessivamente l’affermazione delle specie tipiche dell’habitat. Risulta inoltre necessario rinaturalizzare fasce più ampie di quelle attualmente disponibili per gli habitat fluviali, ricorrendo eventualmente alla rilocalizzazione delle difese spondali, laddove queste sono state realizzate in alveo o a ridosso di questo. Altra attività localmente utile possono essere la regolamentazione della frequentazione e una efficiente sorveglianza.

Trasferimento delle informazioniSono auspicabili attività d’informazione sul ruolo dell’habitat 3290 e soprattutto sulle modalità più

idonee di gestione soprattutto presso gli enti e il personale deputato al controllo del territorio. Gli aspetti dell’habitat con acqua si prestano inoltre per lo svolgimento di attività didattiche rivolte alle scuole.

MonitoraggioLe tecniche di monitoraggio sono rappresentate soprattutto da:ßrilevamento fotografico;ßvalutazione della diffusione e della estensione delle superfici occupate dall’habitat;ßvalutazione delle attività umane;ßvalutazione del regime idrologico;ßvalutazione della qualità dell’acqua con particolare riguardo a pH, disponibilità di ossigeno, azoto

e fosforo;ßcensimento floristico e/o rilevamento fitosociologico;ßcensimenti faunistici.

222 Atlante degli Habitat

I parametri principali su cui basare il monitoraggio dello stato conservativo sono:ßvariazione della superficie occupata dai diversi aspetti dell’habitat (mq);ßvariazioni del numero delle stazioni in cui è presente l’habitat;ßpresenza e consistenza delle specie caratteristiche, con particolare riferimento al rapporto fra com-

ponente acquatica o anfibia e quella xerofila, terofitica o perenne;ßnumero di specie vegetali;ßconsistenza della fauna caratteristica;ßpresenza/assenza e consistenza di specie nitrofile e invasive;ßpresenza/assenza e caratteristiche di contatti seriali e catenali e connessioni funzionali con altri

habitat o aspetti di vegetazione propri del sistema fluviale;ßampiezza dell’alveo bagnato e profondità dell’acqua;ßgranulometria dei sedimenti;ßdisponibilità dei nutrienti disciolti e/o in sospensione.La redazione di mappature richiede scale di buon dettaglio. I mezzi oggigiorno più diffusi per il te-

lerilevamento mediante aerofotografie o riprese da altre piattaforme aeree (velivoli leggeri, palloni sonda, ecc) evidenziano una limitata affidabilità e un rapporto costi/benefici non vantaggioso per l’identificazione e la valutazione dello stato conservativo dell’habitat 3290, tuttavia a livello sperimentale sono da favorire le riprese a bassa quota. Il monitoraggio richiede comunque sempre controlli a terra con cadenza biennale intensificati con cadenza annuale laddove si riscontrino particolari criticità. Anche se la presenza di una limitata percentuale di specie vegetali esotiche e nitrofile è caratteristica di alcuni aspetti dell’habitat 3290, l’ingresso e l’espansione di tale componente, deve essere attentamente valutato in relazione con variazioni della pressione antropica.

RicercaNell’ambito della ricerca di base e applicata è importante privilegiare:ßla localizzazione dell’habitat;ßla cartografia dettagliata dell’habitat;ßla maggiore conoscenza dei popolamenti floristici e faunistici;ßla maggiore conoscenza degli aspetti dinamici, dei rapporti catenali e seriali;ßla maggiore conoscenza dei regimi idrologici e degli aspetti sedimentologici;ßle tecniche da applicare per il restauro degli habitat in forme compatibili con la difesa dal rischio

idraulico.


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