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HPR73_AFFARI_DI_NOZZE

Date post: 08-Mar-2016
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AFFARI DI NOZZE M. Reid - S. Morgan - T. Morey HARMONY PREMIUM ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 73 del 7/1/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Transcript

M. Reid - S. Morgan - T. Morey

AFFARI DI NOZZE

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Purchased Wife Sale or Return Bride

The Mancini Marriage Bargain Harlequin Mills & Boon Modern Romance

© 2005 Michelle Reid © 2005 Sarah Morgan © 2005 Trish Morey

Traduzioni di Edy Tassi, Matilde Lorenzi e Carla Maria De Bello

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony

giugno 2006 Prima edizione Collezione Harmony

dicembre 2006 Prima edizione Collezione Harmony

febbraio 2007 Seconda edizione Harmony Premium

gennaio 2011

Questo volume è stato impresso nel dicembre 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY PREMIUM

ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 73 del 7/1/2011

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)

Harlequin Mondadori S.p.A.

Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

Moglie per contratto

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Attraversare l'aeroporto era come fare una passeggiata all'inferno. L'intero percorso era costeggiato da repor-ter aggressivi, flash e una lunga serie di domande pro-vocatorie. «Cos'ha a che fare lei con l'incidente avvenuto a sua moglie, signor Pascalis?» «Ha lanciato di proposito la macchina fuori strada per tentare il suicidio?» «Come mai ha licenziato la sua guardia del corpo la settimana scorsa?» Lo sguardo fisso davanti a sé, i tratti severi ma af-fascinanti cristallizzati in una espressione di feroce disprezzo, Xander continuò ad avanzare. Tre guardie del corpo gli facevano scudo come lupi che proteggo-no il capobranco, e dentro di lui ribolliva la collera, prossima all'eruzione. Era abituato a essere al centro dell'interesse dei me-dia, ma niente di quanto in passato avevano detto era stato tanto potenzialmente dannoso. Uscito dall'aeroporto si avviò verso la lussuosa li-mousine. Rico, il suo autista, lo aspettava con la por-tiera aperta. Xander scivolò sul sedile e un istante do-po la macchina era già partita.

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«Come sta?» Xander si rivolse bruscamente all'uo-mo al suo fianco. «È ancora in sala operatoria» replicò Luke Morrell. Al pensiero della bella Helen distesa sul tavolo ope-ratorio in balia di un bisturi Xander strinse con forza la mascella. Era quasi peggiore della visione di lei ac-casciata dietro il volante, fra le lamiere contorte della sua macchina, i capelli color Tiziano e il volto a cuore incrostati di sangue. «Chi c'è con lei in ospedale?» Una breve esitazione. «Nessuno» rispose Luke alla fine. Xander voltò il capo scuro e fissò il volto imbaraz-zato del suo assistente personale. «Cosa ne è stato del-la sua guardia del corpo, Hugo Vance?» «Nell lo ha licenziato una settimana fa.» Il silenzio che seguì sembrò bruciare tutto l'ossige-no contenuto all'interno del lussuoso abitacolo. «E perché diavolo non sono stato informato?» Luke Morrell deglutì. «Era molto impegnato.» Impegnato. Xander fece schioccare le labbra. Sem-pre maledettamente impegnato! «Tienimi nuovamente all'oscuro di qualcosa e sei licenziato» minacciò a denti stretti. Luke Morrell si mosse a disagio, desiderando con tutto se stesso che Helen fosse rimasta rinchiusa dietro i cancelli della proprietà dei Pascalis, invece di deci-dere che era ora di spiccare il volo. «È stato un incidente, signor Pascalis. Stava gui-dando troppo velocemente...» «Il punto è...» lo interruppe Xander, raddrizzando le spalle. «Per quale ragione stava guidando troppo velocemente?» Luke non rispose. Non ce n'era bisogno. Xander era

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capace di fare da solo due più due. Il giorno preceden-te il suo nome era comparso sulle prime pagine di tutti i giornali scandalistici accanto a una foto scattata da-vanti a un ristorante di New York in compagnia della splendida Vanessa DeFriess. Nell doveva essere stata furiosa, ma chi poteva sa-pere cosa fosse passato per la sua bella testolina? Lui aveva smesso di provare a capirlo un anno pri-ma, quando si erano sposati in pompa magna. Poi, lei si era rifiutata di condividere il suo letto, appellandolo in tutti i peggiori modi possibili, da "maniaco del ses-so" a "mostro assetato di potere". Dopo di che, Xander non aveva più voluto averla attorno. Bugiardo, lo schernì una vocina interna. In realtà non eri pronto a difenderti da tutta una serie di sco-mode verità, e hai preferito nasconderti dietro il tuo orgoglio e la tua arroganza. Ricordava che a fare da catalizzatore furono alcune foto della sua relazione con Vanessa. Sì, era stato con Vanessa solo una settimana prima del matrimonio. A-veva cenato e sorseggiato del vino con lei in un intimo ristorante, poi l'aveva accompagnata nel suo apparta-mento. Ma poiché si trovava dall'altra parte dell'ocea-no Atlantico, aveva stupidamente creduto di essere al sicuro. Invece, in Inghilterra, la sua giovane fidanzatina a-veva seguito avidamente ogni sua mossa attraverso Internet. La piccola strega non ne aveva parlato con nessuno. Aveva percorso la navata della chiesa vestita come un angelo, avvolta in un vaporoso tulle di seta e pizzo. Gli aveva sorriso, gli aveva permesso di prenderle la piccola mano gelida, di infilarle la fede al dito can-dido e affusolato, di prometterle di amarla, onorarla e

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proteggerla. Gli aveva perfino concesso il bacio che gli sposi novelli tradizionalmente si scambiano sull'al-tare. Aveva sorriso per le foto, durante tutto il rinfre-sco, e anche quando lui l'aveva presa fra le braccia per aprire le danze. Ma quando avevano raggiunto la suite dove avrebbero trascorso la loro prima notte di nozze, Helen si era rivoltata come una vipera. Una vipera inglese fredda e dallo sguardo di ghiac-cio, che gli aveva scagliato contro parole taglienti co-me lame. Era stato come il risveglio traumatico da un sogno impudente per il bel principe, convinto di esser lui a dover risvegliare la bella addormentata. «Immagino tu sappia perché ha licenziato Vance...» volle indagare Xander a quel punto, tornando ai fatti del presente. Un moto imbarazzato accanto a lui gli solleticò la nuca. Alla vista della espressione guardinga sul volto del suo assistente lo incalzò deciso, senza mezzi ter-mini. «Sputa il rospo.» Luke Morrell sollevò una mano in un gesto d'impo-tenza. «Ascolti...» cercò di blandirlo con un tono di voce che a Xander non piacque per niente. «Non si trattava di una cosa così importante da richiedere il suo coin-volgimento, ma Hugo temeva che la situazione potes-se sfuggire di mano, così... ha messo in guardia Nell, e lei...» «L'ha messa in guardia da cosa?» Xander liquidò quel balbettio, così atipico per Luke, con un tono pe-rentorio, i suoi sensi all'erta. «Un uomo» ammise Luke a quel punto con eviden-te riluttanza. «Un... amico che Nell ha cominciato a

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frequentare di recente» concluse a denti stretti. Nell si sentiva galleggiare. Era una sensazione stra-na, avvolgente e morbida, ma anche piuttosto inquie-tante. E non riusciva ad aprire gli occhi. Ci aveva già provato un paio di volte, ma sembrava quasi che le sue palpebre fossero state incollate. La gola le doleva quando ingoiava e la bocca era tanto arida che degluti-re sarebbe comunque stato impossibile. Sapeva dove si trovava. Aveva un vago ricordo del-l'incidente e del trasporto in ambulanza fino all'ospe-dale, ma quello era tutto. L'ultima cosa che ricordava nitidamente era di aver acceso il motore della sua pic-cola decappottabile sportiva, e di averla poi lanciata lungo il viale di accesso di Rosemere. Ricordava anche il selvaggio senso di esaltazione che aveva provato quando i cancelli di ferro si erano aperti con perfetta sincronia e l'avevano lasciata sfrec-ciare fuori, senza costringerla a ridurre la velocità. Quegli stupidi cancelli sapevano di aver appena la-sciato fuggire l'uccellino in gabbia? Fuggire. Nell corrugò la fronte, sconcertata da quel pensiero. Poi dovette soffocare un gemito, quando un dolore acuto come una stilettata le penetrò nella testa. Qualcuno, poco distante da lei, si mosse. «Nell...?» Cercando di sollevare le palpebre quel tanto che le era possibile, sbirciò verso la sagoma indistinta e im-ponente in piedi in fondo al suo letto. Xander. L'amarezza crebbe dentro di lei, mentre il cuore le si stringeva dolorosamente nel petto. Cosa ci faceva lì? Il mondo della finanza doveva aver smesso di ruotare, perché solo in quel caso lui avrebbe trovato il tempo di raggiungere il suo capezzale. «Nell, riesci a sentirmi?»

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Lei ignorò quella domanda, persa nei suoi pensieri. Si erano a malapena visti negli ultimi mesi, dopo che lui si era presentato il giorno del suo compleanno e l'aveva trascinata fuori a cena. Una cena del tipo: tavolo per due a lume di candela e una bottiglia di champagne nel cestello del ghiaccio. La mente confusa di Nell rievocò l'immagine del volto attraente di Xander, e del gioco di luci che la fiamma della candela gli disegnava sulla pelle scura e sui ca-pelli color ebano. Della sicurezza di sé, della grazia indolente con cui sedeva. Della pigra indifferenza con la quale aveva liquidato gli sguardi incantati di tutte le donne presenti nella sala. «Buon compleanno» le aveva detto, e con un gesto noncurante aveva spinto attraverso il tavolo un astuc-cio di velluto. Al suo interno riposava un braccialetto incrostato di diamanti, che doveva essergli costato un occhio della testa. Ma se aveva voluto comprare quel regalo solo per impressionarla, aveva decisamente fallito il colpo. Possibile che non capisse che un braccialetto del genere era il tipo di regalo che un uomo poteva fare a un'amante, non certo alla propria moglie? Dov'era fi-nita la sua sensibilità? Facile. Dove era sempre stata. Imprigionata dietro la sua insolenza, la stessa che aveva dimostrato quan-do aveva avuto l'audacia di annunciare che era sua in-tenzione rinegoziare il loro contratto di matrimonio. Lei aveva allontanato l'astuccio e aveva rifiutato la proposta. Xander si era concesso qualche istante per riflettere e poi aveva accennato a un gesto di assenso con la bella testa scura. L'aveva riaccompagnata a Ro-semere ed era tornato alla sua eccitante vita di magna-te e giramondo greco, che in un altro angolo del globo

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avrebbe presto trovato un'altra donna cui donare il prezioso braccialetto. Per esempio, alla più riconoscente Vanessa. Un rumore la riportò al presente. Sollevò una mano pallida e debole per sfiorare il punto sulla fronte che le doleva, ma un'altra mano glielo impedì gentilmente. «Non toccarti, Nell.» Lei socchiuse di nuovo gli occhi e scoprì che Xan-der si era spostato, e ora sedeva su una sedia a pochi centimetri da lei. «Come ti senti?» le chiese Xander. Il dolore si impadronì della sua parte più debole, il cuore, che una volta lui le aveva spezzato, e che anco-ra non era guarito. «Sai dove ti trovi?» insistette lui. «Sei in un ospedale.» Nell tremò quando il suo respiro tiepido la accarez-zò. «Riesci a sentirmi, Helen?» Il suo nome venne pronunciato con un lieve accen-no d'impazienza. A Xander non piaceva essere ignora-to, non c'era abituato... La gente scattava sull'attenti quando lui parlava. Era il signor Molto Importante, il potente creatore di un impero. Se lui diceva "salta", il mondo intero saltava. Era dinamico, magnetico, e a-veva un aspetto decisamente favoloso. La testa cominciò a dolerle. «Vattene» farfugliò. «Non ti voglio qui.» Le dita gentili che ancora stringevano le sue si con-trassero inconsapevolmente, poi lui sollevò una mano per scostarle una ciocca di capelli dalla guancia. «Non lo pensi davvero, agape mou» mormorò lui. Certo che sì. Lacrime calde le punsero gli occhi perché quel toc-

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co delicato aveva rievocato i sogni perduti di un gi-gante gentile che la accarezzava con la stessa tenerez-za. Perché di questo si trattava: di sogni vuoti che a volte tornavano a tormentarla. Il vero Xander era un uomo duro e freddo, che di solito preferiva trovarsi da tutt'altra parte piuttosto che con lei. Istintivamente si portò una mano al petto e il suo corpo dolorante si rannicchiò in posizione di difesa. Il letto cigolò sotto il suo peso, mentre una mano dalle lunghe dita l'afferrava per la spalla nel tentativo di im-mobilizzarla. «Devi cercare di rimanere ferma» le ordinò Xander con forza. «Ti sei ferita gravemente e il dolore sul fianco è dovuto a diverse costole rotte. Hai subito an-che una lieve commozione cerebrale e una emorragia interna ha reso necessario intervenire chirurgicamen-te. Nell, tu...» «Che... che tipo di intervento?» «Ti sei danneggiata l'appendice, quando hai avuto l'incidente, e hanno dovuto rimuoverla. Ma non pre-occuparti per la cicatrice» continuò Xander. «È stato un intervento di chirurgia endoscopica... Tornerai co-me nuova nel giro di qualche settimana.» Davvero era convinto che lei potesse preoccuparsi per una stupida cicatrice? «Ti odio così tanto» sussurrò, poi scoppiò in lacri-me. Lacrime calde e rumorose che fecero accorrere al suo capezzale un esercito di medici, mentre Xander si scostava di scatto per alzarsi in piedi. Quando si risvegliò, Nell era quasi completamente avvolta nell'oscurità. Una bassa lampada da notte bril-lava da qualche parte sopra la sua testa. Poteva aprire

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gli occhi senza sforzo e si sentiva meglio, anche se so-spettava che quel senso di benessere fosse indotto dai farmaci. Mosse il capo sul cuscino con cautela e tirò un so-spiro di sollievo quando nessuna fitta di dolore le as-salì la fronte. «Sei stata trasferita questo pomeriggio in un ospe-dale privato» la informò una voce baritonale. Nell voltò il capo dall'altra parte e vide di nuovo Xander, in piedi nell'ombra di fianco alla finestra. Il suo cuore frullò per un istante e poi si strinse. Ospedale privato. Camera privata. Certo, un uomo del suo calibro non poteva lasciare la moglie in balia del servizio sanitario pubblico. Osservò il suo profilo mentre fissava fuori dalla fi-nestra. Si era tolto la giacca dell'abito scuro e si era allentato il nodo della cravatta. La luce morbida della lampada notturna accendeva la sua pelle ambrata di bagliori dorati. Per un istante Nell credette di intravedere l'uomo di cui si era innamorata un anno prima. Lo stesso uomo che aveva visto la sera in cui era entrata nello studio di suo padre e aveva trovato Xan-der da solo. Anche allora lui era in piedi davanti a una finestra, a contemplare assorto ciò che si stendeva al di là del vetro georgiano lavorato a mano. Quella era stata la sera in cui lui le aveva chiesto di sposarlo. Senza fanfare, senza preliminari romantici. Erano usciti a cena un paio di volte, e la gente aveva osservato con curiosità il modo in cui lui era riuscito a monopolizzare la sua attenzione, costringendola ad arrossire spesso perché non era abituata ad avere un uomo simile al proprio fianco, uno che dimostrasse tanto interesse nei suoi confronti.

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Tre anni prima Nell era andata in Canada per la so-lita visita di due settimane a sua madre, la schiva Ka-thleen Garrett, che preferiva immergersi nella natura incontaminata sulle rive del Kananaskis River, piutto-sto che frequentare luoghi affollati di gente. In quel-l'occasione sua madre l'aveva informata di essere gra-vemente malata. Dato che non le rimaneva ancora molto da vivere, Nell era rimasta con lei, cercando di esprimerle tutto il suo affetto: le piaceva pensare che la sua compagnia avesse regalato a sua madre qualche anno in più di vita, prima che le cose precipitassero. Ma a quel punto tornare in Inghilterra, alla frenetica vita sociale di suo padre, per lei era stato una specie di shock. E i tre anni di grande tranquillità vissuti con sua madre non avevano costituito un'adeguata prepa-razione per la ragazza, che neanche si era accorta di essersi trasformata in donna fino a quando, a ventuno anni, non aveva incontrato Alexander Pascalis. Nell sospirò e distolse lo sguardo dalla grande sa-goma silenziosa di Xander per evitare di indulgere an-cora nel ricordo di quei giorni in cui era stata disposta a camminare sui carboni ardenti a piedi nudi pur di stargli accanto. Quei giorni erano scomparsi insieme al suo orgo-glio, il suo rispetto e la sua infatuazione. Aveva ancora la bocca arida dopo tutto quello che dovevano averle somministrato per lenire il dolore, e che appesantiva i suoi arti come piombo. Quando cercò di alzare la mano verso il bicchiere che vedeva sul comodino accanto a lei, riuscì a mala-pena a muovere le dita. «Ho bisogno di bere» bisbigliò con voce impastata. Lui la raggiunse in un secondo, si sedette sul bordo del letto e, per sollevarla quel tanto che occorreva ad

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accostarle il bicchiere alle labbra, le fece scivolare un braccio attorno alle spalle. «Grazie» sospirò Nell quando lui allontanò il bic-chiere. Xander la depose con delicatezza contro i cuscini e poi rimase a guardarla. «La tua macchina era un rot-tame» affermò inaspettatamente. Le spalle minute di Nell si contrassero. «Davvero? Non ricordo.» «Niente?» la incalzò Xander. «Solamente di aver superato i cancelli di Rosemere e di aver imboccato la strada principale. Nient'altro...» mentì a disagio. Xander rimase in silenzio per qualche istante, stu-diandola. Le guance di Nell cominciarono a riscaldar-si. Non era mai stata capace di mentire. «Che... che ore sono?» chiese per cambiare discor-so. Prima di consultare l'orologio d'oro che portava al polso Xander si alzò in piedi. «Le due e mezzo del mattino.» Lei lo guardò raggiungere di nuovo la finestra. «Pensavo fossi a New York.» «Evidentemente sono tornato.» «Be', non sentirti obbligato a restare» replicò Nell sulle sue. Di solito lui entrava e usciva dalla sua vita come se ne fosse il padrone. Le rivolgeva tutte le domande del caso su cosa avesse fatto dall'ultima volta che si erano visti, e di quando in quando si fermava abbastanza per trascinarla con sé a qualche evento pubblico, per sal-vare le apparenze. In albergo, occupava la suite accan-to alla sua, ma non le aveva mai chiesto di condivider-la. Le apparenze arrivavano fino alla porta della came-

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ra da letto, dove la accompagnava ogni volta prima di andarsene. «È quanto ci si aspetta che faccia» affermò Xander in tono piatto. Quando si dice parlare chiaro, pensò Nell trasalen-do. Fece per muoversi, ma il dolore la costrinse a ri-manere immobile. Le sue palpebre si stavano facendo troppo pesanti per tenere ancora gli occhi aperti. «Vattene» gli ordinò con voce assonnata. «Mi rendi nervosa...» Xander osservò quella piccola bugiarda di sua mo-glie scivolare nel sonno ancora prima di aver termina-to la frase. La luce notturna sopra di lei ne metteva in risalto il pallore e le ferite che le sciupavano il volto. Per Nell sarebbe stato uno shock vedere come era ridotta. Lo stato preoccupante del suo corpo ferito non la-sciava indifferente nemmeno Xander. I suoi capelli erano un groviglio di nodi ramati sparsi sul cuscino, ma stranamente a lui piacevano di più quando erano sciolti, come in quel momento. La prima volta che l'aveva vista lei stava entrando in casa di suo padre, dopo aver portato fuori i cani per una passeggiata. La giornata era stata fredda e ventosa e il suo volto riluceva, i suoi incredibili capelli erano scompigliati e pieni di vita. Gli occhi verdi, bordati di turchese, brillavano divertiti perché il più piccolo dei cani, un cucciolo biondo di Labrador, determinato a entrare in casa per primo, era balzato davanti a lei ma era caduto su un fianco, scivolando sul pavimento lu-cido fino ai piedi di Xander. E allora lei lo aveva notato. Dalle scarpe di pelle nera i suoi occhi, che lui aveva imparato a conoscere e che avevano sempre avuto la capacità di incendiare la

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sua libido, avevano compiuto uno di quei lenti viaggi lungo il corpo di Xander. E la risata si era trasformata in dolce, rosata timidezza. Xander distolse lo sguardo e tornò alla cupa con-templazione dell'indistinta oscurità oltre la finestra, ripensando a ciò che era seguito a quello sguardo in-timidito. Non era mai stata sua abitudine mescolare gli affari con il piacere, e il tipo di affare che intendeva conclu-dere con Julian Garrett, il padre della bellissima Nell, avrebbe richiesto un atteggiamento distaccato e una mente fredda. Il desiderio sessuale, invece, non era né distaccato né freddo, e sapeva sorprendere nei momenti più inat-tesi... In quel periodo lui aveva un'amante, una donna bella, calda, appassionata e sensuale, che sapeva cosa gli piaceva e non si aspettava molto in cambio. E tut-tavia aveva provato il bisogno di possedere quella ra-gazzina ingenua dai capelli selvaggi, che portava scritta la propria innocenza in ogni lineamento del suo volto arrossato. Gli sfuggì un sospiro. Nell aveva ragione. Avrebbe dovuto andarsene. Avrebbe dovuto allontanarsi e cer-care di limitare i danni, anche se aveva il presentimen-to che fosse già troppo tardi.

AFFARI DI NOZZE

di M. Reid - S. Morgan - T. Morey

DUE CUORI TRA LE DUNE

di B. McMahon - C. Grace - S. Weston