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IL CO DICE DECAMERON - Uniudrassegna.uniud.it/.../08-04-2013/...Decameron.pdf · 4/8/2013  ·...

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8 APR 2013 La Repubblica pagina 49 Apertura Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. Nel settecentesimo anniversario della nascita, gli studiosi scoprono disegni, annotazioni e curiosità sull’autore toscano ILCODICE DECAMERON Quotidiano 1/2
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8 APR 2013 La Repubblica pagina 49

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Nel settecentesimo anniversario della nascita, gli studiosi scoprono disegni, annotazioni e curiosità sull’autore toscano

IL CODICEDECAMERON

Quotidiano

1/2

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8 APR 2013 La Repubblica pagina 49

AperturaRitaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Una leggenda vuole che Gio-vanni Boccaccio fosse un la-dro. Una leggenda conditada un’immagine: lo scrittoreche fugge trafelato lungo le

scale dell’abbazia di Montecassino na-scondendo sotto l’ampia veste uno, for-se due o addirittura tre codici sottratti aquella biblioteca. Non aveva altro scopo,l’autore del Decameron, che quello di at-tingere alle storie e alla lingua del mondoclassico – Cicerone, Vitruvio, Tacito… –ma un ladro è un ladro. Fu Giuseppe Bil-lanovich, fra i grandi filologi del Nove-cento, ad accertare che solo di leggendasi trattava e che nessun indizio depone-va a carico di un Boccaccio predatore dimanoscritti.

Eppure quella di Boccaccio e dei ma-noscritti da lui posseduti e da lui stessocopiati e sistemati nella sua biblioteca,del Boccaccio che si faceva editore di te-sti latini e volgari e che tanta cura dedica-va alla forma del libro è una delle storiepiù attraenti fra quelle che lo scrittore delDecameronabbia depositato negli anna-li della letteratura italiana. Una delle sto-

rie che si sta arricchendo di sorprenden-ti scoperte, realizzate tutte da giovani ri-cercatori, una specie di pattuglia di segu-gi che rende lustro alle celebrazioni delsettecentesimo anniversario della nasci-ta dello scrittore che occuperanno tuttoil 2013 (Boccaccio, secondo diverse fon-ti, nacque a Certaldo fra il giugno e il lu-glio del 1313).

La più recente di queste scoperte è deimesi scorsi. Laura Pani, paleografa del-l’università di Udine, ha trovato alla Bri-tish Library di Londra un manoscrittocontenente l’Historia Langobardorumdi Paolo Diacono, un’opera risalente al-la fine dell’VIII secolo. Laura Pani è unastudiosa di Paolo Diacono, del quale rin-corre i manoscritti nelle biblioteche ditutta Europa. Ma quel testo londinese haqualcosa di speciale. È un volumetto dipochi fogli, 32, e di piccole dimensioni,21 centimetri per 13. Sotto gli occhi dimolti studiosi per secoli, ampiamentestudiato, ha però tenuto nascosto il suo

più profondo pregio. È di mano di Boc-caccio, pezzo mancante di un più corpo-so manoscritto, in gran parte sempre au-tografo di Boccaccio, conservato alla Bi-blioteca Riccardiana di Firenze. LauraPani se n’è accorta perché il testo londi-nese comincia dove finisce quello fio-rentino e perché la grafia è senza dubbioquella dello scrittore di Certaldo. Ora siprocederà a un restauro virtuale (la par-te londinese non tornerà a Firenze). Maalmeno uno dei misteri della bibliotecadi Boccaccio è stato chiarito.

Sono emersi anche rilievi filologici.Racconta Laura Pani: «Nel copiare Lastoria dei longobardi Boccaccio non se-gue fedelmente il testo, alcuni capitoli liomette, altri li sintetizza, alcuni passag-gi, invece, li amplifica». Perché? «Non èancora chiaro. Però a margine della de-scrizione di un’epidemia di peste del VIsecolo annota che un simile flagello si ab-batté a Firenze nel 1348. Ed è noto che lapeste raccontata nel Decameron traeispirazione anche da Paolo Diacono».

Altra scena. Altro paese. Toledo, Spa-gna. Luglio 2012. Due paleografi italiani,Sandro Bertelli e Marco Cursi (il primoinsegna a Ferrara, il secondo a Roma)compulsano un altro manoscritto redat-to da Boccaccio. Già conosciuto daglistudiosi. Il volume contiene diverse ope-re e anche la Commedia di Dante. Nel-l’ultimo foglio, bianco, si leggono appe-na due parole: “poeta” e “sov”. Sembrauna prova di penna. Più sotto, però, siscorge una linea sottile che traccia unsingolare percorso. I paleografi hannocon sé una lampada Wood, un attrezzoche emette raggi ultravioletti in grado direndere visibili i pigmenti di un inchio-stro svanito. Roba da detective. Con cau-tela piazzano la lampada al di là del foglioed ecco comparire una testa di profilo,sormontata da una corona d’alloro. Laluce blu completa anche la scritta: «Ho-mero poeta sovrano»: una specie di dida-scalia, in realtà una citazione dal canto IVdell’Inferno.

Boccaccio prosatore, Boccaccio uma-nista, Boccaccio copista ed editore: oraanche Boccaccio disegnatore? «Che Boc-caccio disegnasse non è una novità, se

n’è occupato il filologo Maurizio Fiorilla,che ha dimostrato come fosse di Boccac-cio persino un disegno di Valchiusa inProvenza su un codice di Petrarca», diceCursi. «A volte, a margine dei suoi mano-scritti traccia una manina con l’indicepuntato che gli serve per evidenziare unpassaggio. O delle testine che raffigura-no personaggi del Decameron... Maiperò era stato rinvenuto un disegno cosìgrande, che riempie quasi una pagina».

La testa di Omero è ritornata nel buioda dove veniva. Senza lampada di Woodnon è visibile. Ma qualche tempo primaun altro ricercatore, Marco Petoletti, do-cente alla Cattolica di Milano, aveva rin-tracciato una testa molto simile a quelladi Omero, più piccola di quella toledana.Anche la scoperta di Petoletti merita diessere segnalata: in un fondo della Bi-blioteca Ambrosiana di Milano ha rinve-nuto un codice contenente gli Epigram-mi e altre opere di Marziale tutto di ma-no di Boccaccio. Evento eccezionale insé. Ma reso ancor più sorprendente dal-le annotazioni a margine. Boccaccio di-segna teste (un Seneca, ad esempio), edesprime consenso e dissenso nei con-fronti del poeta latino considerato uncampione di versificazione popolare,non solo, ma anche di facezie e di scurri-lità. Accanto alla descrizione dello scal-tro Filomuso, Boccaccio scrive: “FrateCipolla”, richiamando l’astuto e truffal-dino fratacchione protagonista di unacelebre novella del Decameron. Maquando Marziale enuncia il proprio rea-listico canone poetico – «Hominem pa-gina nostra sapit», la nostra pagina ha ilsapore dell’uomo – lui sbotta senza re-more: «Verum sapit hominem, dumcunnum lingere, futuire et cacare et aliascribit», chiudendo con un’invettiva:«Maledicatur poeta talis». E non bastan-dogli la maledizione e la censura delleparole che indicano l’organo femminile,l’atto sessuale e quello del defecare, ag-giunge anche il disegno di una mano pro-tesa in un gestaccio.

Maddalena Signorini è un’altra dellepaleografe che si dedicano a ricomporrela biblioteca di Boccaccio. Come Cursi, èallieva di Armando Petrucci, maestro di

tantissimi studiosi e fra i primi a segnala-re quanto Boccaccio mettesse cura all’e-lemento materiale del libro, che deveaderire al contenuto. Lo scrittore si fa for-te di competenze sia grafiche (il tipo discrittura: dalla mercatesca usata daimercanti fino alla ricca gotica) sia di con-fezionatore di libri (da quello di piccoledimensioni a quello da banco) o di veroeditore, che si impegna a compilare an-tologie dantesco-petrarchesche da farcircolare con la stessa dignità dei classicilatini. Signorini cerca di capire quantogrande fosse la biblioteca dello scrittore.Al momento identifica con sicurezza 31manoscritti appartenuti a Boccaccio, unpatrimonio di grande rilievo, ma inferio-re rispetto alla consistenza che si puòsupporre (Petrarca ne possedeva 65). Loscrittore di Certaldo, calcola Signorini,ha copiato di sua mano almeno 18 di quei31 manoscritti, un po’ perché ci tenevaalla cura del testo, un po’ perché non ave-va gli stessi mezzi di Petrarca, che invecepoteva permettersi un proprio copistaper confezionare il suo Canzoniere(Boc-caccio invece trascrisse tutto il Decame-

ronnel codice Hamilton, custodito a Ber-lino e a lui attribuito con certezza nel1962 da Vittore Branca).

Dove possono essere gli altri libri ap-partenuti a Boccaccio? Perché, si do-manda Signorini, mancano del tuttoopere religiose? Quando morì, nel 1375,lo scrittore lasciò la sua biblioteca all’a-mico frate Martino da Signa affinché ladevolvesse al convento agostiniano diSanto Spirito a Firenze. Molti libri anda-rono in diverse collocazioni, altri neglianni si dispersero e finirono un po’ ovun-que, come dimostrano i ritrovamenti diToledo e di Londra. Altro dato certo: si sache Boccaccio possedeva libri di autorimolto diversi fra loro, meno selezionatidi quelli che custodiva Petrarca. Tantiquesiti, altrettante ipotesi, molti filoni diricerca. I risultati raggiunti negli ultimianni confortano. Ma i paleografi non so-no studiosi facili agli entusiasmi o alle il-lusioni. La caccia continua.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un ritratto di Omerorealizzato dallo scrittore èemerso dall’analisi a raggiultravioletti su un foglioconservato a Toledo

Alla British Library è statotrovato un manoscrittocon la sua grafia, pezzomancante di un altro,che è custodito a Firenze

QUEI SEGUGI A CACCIADEI SEGRETI DI BOCCACCIOFRANCESCO ERBANI

LE IMMAGINI

Sopra, Andrea del Sarto“Boccaccio”; al centro, Botticelli“La novella di Nastagio degli Onesti”

Il premio

IL BOTTARI LATTESAD ARBASINO

TORINO — Alberto Arbasino èil vincitore della sezione “LaQuercia” del Premio BottariLattes Grinzane con L’Inge-gnere in blu (Adelphi). I finali-sti della sezione “Il Germoglio”per i romanzi usciti nell’ultimoanno sono: Emmanuel Carrè-re con Limonov (Adelphi),Chad Harbach con L’arte di vi-vere in difesa(Rizzoli), MelaniaMazzucco con Limbo (Einau-di), Ugo Riccarelli con L’amoregraffia il mondo (Mondadori)e Zeruya Shalev con Quel cheresta della vita (Feltrinelli).

Quotidiano

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