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Il Sommelier n.5/2011

Date post: 15-Mar-2016
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La rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori
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Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po” 5, 30 www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 5 - Settembre-Ottobre 2011 ® speciale Abruzzo speciale Lazio
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Page 1: Il Sommelier n.5/2011

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 5 - Settembre-Ottobre 2011

®

speciale Abruzzo

speciale Lazio

Page 2: Il Sommelier n.5/2011
Page 3: Il Sommelier n.5/2011

Lettera del Presidente Pag. 2150 anni di miracoli fra ricchezza e povertà 4Fisar in Rosa - di Maria Teresa Lanza 6News dal Mondo 92In Famiglia 100La segreteria comunica 119Il CTN comunica 120

COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE

ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITÀ

I vini vulcanici dell’EtnaLuca Iacopini e Massimo Bracci 86

SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI

so

mm

ario

Il Padre dell’Unità d’Italia a tavola - Rino Pensato 8

Lapponia da bere - Enza Bettelli 11

La terra di Normandia e i suoi formaggi:quando natura e cultura si incontrano - Silvana Delfuoco 14

Un mondo abitato da Ch’tis - Giorgio Rinaldi 16

Curiosità: un Whisky che parla bolognese - Giancarlo Roversi 20

Villa Sant’Isidoro: quando il vino sposa il territorio… Karen Casagrande 24

Valle d’Aosta, una terra che guarda lontano - Silvana Delfuoco 28

Piemonte: un modo di vivere - a cura della redazione di Quality ADV 27

Vini Torinesi: un tesoro da scoprire - a cura della redazione di Quality ADV 32

Cantina Còlpetrone. Una scelta "Magnifi ca" - a cura della redazione di Quality ADV 34

Montello e Asolo. Una storia di eccellenze - a cura della redazione di Quality ADV 36

Le notizie di enogastronomia e turismoa cura della redazione di Quality ADV 40

Un Cheese con la Francia protagonista - Luca Bernardini 44

speciale: Abruzzo • Lazio 48-64

a cura della redazione di Quality ADV 23-37-39-63-81

20° Merano Wine Festival - a cura della redazione di Quality ADV 55

Page 4: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Infatti è dal quel congresso che si instaurò il

concorso del "Sommelier dell’anno” Fisar e ri-

cordo come se fosse ora la faccia stupita e me-

ravigliata di una certa Claudia Marinelli nel momento

della consegna di quel primo dell’ambito trofeo. Poi

la parte formativa e di aggiornamento del congres-

so, riguardante i Sommelier: era appena entrata in

vigore la legge 164/92 che ha regolamentato fino al

2010 tutta la normativa della produzione vitivinicola

Italiana. Intervennero i maggiori esperti del settore e

giornalisti e fu il Sen. Riccardo Margheriti estenso-

re della legge ad illustrarci i contenuti della stessa.

Abbiamo detto il congresso della svolta per il modo

di proporre l‘immagine della Fisar e del modo di re-

lazionarci con il mondo che circonda la figura del

Sommelier.

Quest’anno siamo di nuovo a Siena e, oltre alla par-

te prettamente goliardica, dalle visite ai territori del-

le DOCG Senesi: Montalcino, Montepulciano, San

Gimignano, il Chianti Classico ed il Chianti, alle cene

e degustazioni di prodotti tipici e vini del territorio,

torneremo a parlare ancora di vino e soprattutto del-

lo STATO DI SALUTE DEL VINO ITALIANO con una

tavola rotonda che vedrà la partecipazione di perso-

naggi di primissimo piano dell’enologia, di giornali-

sti, di produttori, delle Istituzioni e soprattutto di noi

Sommelier che vogliamo confrontarci sempre di più

con il mondo del vino Italiano consapevoli del ruolo

che rivestiamo all’interno dell’intera filiera. Parleremo

di vino a 360° analizzando l’argomento in tutti i suoi

vari aspetti: dalla parte normativa della OCM vino

alla qualità, dal consumo pro-capite in caduta libera

al problema del’uso e abuso di alcol, dalla qualità del

vino di eccellenza al vino quotidiano.

E sarà anche un momento di verifica interna alla

Federazione sui programmi attuati e sulla pro-

gettualità futura che verrà discussa dal Consiglio

Nazionale e dal nuovo Centro Tecnico Nazionale in-

sieme a tutti i Delegati d’Italia per disegnare il futuro

della Fisar e mirare, attraverso un continuo aggior-

namento nella formazione, a rendere determinante

e costruttiva la presenza dei sommelier nelle mag-

giori Fiere, manifestazioni e mostre di settore sia in

Italia sia all’estero.

Il mio augurio è quello di essere in tanti all’appun-

tamento senese in modo da poter condividere tut-

ti i momenti del Congresso, avere la possibilità di

confrontarci e poter vivere esperienze piacevoli alla

scoperta di tutto ciò che il territorio della città ci offre

ma soprattutto vivere momenti di vera amicizia tra i

soci e cementare ancora di più quei rapporti umani

che ci caratterizzano e che in qualche modo ci ren-

dono unici rispetto agli altri.

Siena: Congresso Fisar 2011

“”

Il Presidente Nicola Masiello

2

Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier

Albergatori RistoratoriRic. di Pers. Giuridica PI. n° 1070/01 Sett. I del 9.5.01

Editore: FISARe-mail: [email protected]

Direttore Responsabile: Roberto RabachinoC.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino

Tel. +39 011 5096123 Fax +39 011 19706172e-mail: [email protected]

Segreteria di Redazione: Gladys Torrese-mail: [email protected]

Correttore di bozze: Mario Del Debbioe-mail: [email protected]

Ufficio Stampa: Ufficio Stampa FISARe-mail: [email protected]

Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R.Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI)

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Grafica e Stampa: Tipografia RossiVia Casalpiano, 28 - 53048 Sinalunga (SI)

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Responsabile Comitato Scientifico:Il Comitato Tecnico Nazionale FISAR

Comitato di Redazione e Controllo:Nicola Masiello, Mario Del Debbio, Graziella Cescon,

Luigi Terzago, Alberto Giustarini

e-mail: [email protected]

Swww.tipografiarossi.com

Distribuzione della rivistaLa rivista viene inviata a tutti i soci Fisar, a tutti gli organi di informazione, atutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni,a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta

tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.

La rivista è associata al USPIUnione Stampa Periodica Italiana

Hanno collaborato a questo numeroMarcello Masi, Giancarlo Roversi, Enza Bettelli,Luca Iacopini, Gladys Torres, Massimo Bracci,

Silvana Delfuoco, Marco Ferrari, Luisella Rubin, Giorgio Rinaldi, Paola Cambria e Patrizia Vasta

Per la fotografiaOliviero Toscani, Saverio Scarpino, Roberto RabachinoEnza Bettelli, Alberto Doria e immagini di Redazione

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ

Responsabile Piemonte e Valle d'AostaQUALITY PIEMONTE

Cell. +39 333 [email protected]

Responsabile TrivenetoMarilena ANDREATTA

Cell. +39 348 9491911 - Tel. +39 049 [email protected]

Responsabile Lombardia e LiguriaPietro MILO

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Responsabile ToscanaLido VANNUCCHI

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Responsabile SiciliaVincenzo CUCURULLOCell. +39 340 7279242

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10137 Torino - Corso Siracusa, 152

Paolo ALCIATI Cell. +39 335 6063373

tel. 011 3119090 r.a. (8 linee) - fax 011 [email protected]

Abbonamento alla RivistaSegreteria di Redazione Il Sommelier

Via dei Condotti, 16 - 56010 ASCIANO (PI)Tel. +39 050 857105 Fax +39 050 856700

[email protected] alla rivista: 25,00 per 6 numeri

www.ilsommelier.com

Responsabile Puglia - Abruzzo - Molise - Basilicata - CalabriaValeria GRIMALDICell. 320 4127588

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Cell. +39 347 0049460

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Cell. +39 335 5778858 - Tel. +39 051 5872977 - Fax +39 051 [email protected]

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Responsabile Trentino e Alto AdigeMarkus PROMBERGER

Cell. 347 1122373 - Tel. 0472 831340 [email protected]

L’ultimo appuntamento Fisariano in terra di Siena, risale al 1993, uno storico congresso

in quel di Chianciano Terme che rivoluzionòil modo di fare i congressi Fisar.

Page 5: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 3

Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

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Page 6: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

In 150 anni di storia unitaria l’Italia ha realiz-

zato incredibili conquiste, ha moltiplicato il pil

pro capite per più di 8 volte, riducendo la di-

stanza con i paesi più avanzati e diventando una

delle dieci potenze economiche mondiali (anche

se oggi rischia di uscire dalla top ten, soccom-

bente contro Paesi più grandi e veloci nell’inter-

pretare il cambiamento).

L’ascesa del benessere è stata continua nelle

dimensioni non economi-

che, dalla salute al comfort

delle abitazioni, dall’istru-

zione all’impiego del tempo

libero. Basti pensare che,

dall’Unità a oggi, la vita si

è allungata da trenta a ot-

tant’anni e il paniere della

spesa, che 150 anni fa era per i due terzi de-

stinato all’alimentazione, oggi lo è per meno di

un quinto, con molto spazio dedicato al tempo

libero e al divertimento.

Nello stesso periodo, il reddito medio degli italiani

è salito di otto volte e mezzo ma seguendo tre fasi

distinte: dall’Unità al 1950, ossia dall’economia

agricola al boom economico; dal 1950 al 2000,

quando il PIL per abitante è aumentato di 5,5

volte; dal 2000 in poi quando invece è sceso, e

non solo a causa della crisi. Il periodo di massima

espansione dell’economia italiana e al contempo

di vera e propria trasformazione del suo tessuto

produttivo si è concentrato in un periodo molto

breve, ossia nel quinquennio 1958/63, gli anni

del cosiddetto “boom” economico, oggi lontanis-

simo. Tempi lontani. L’Italia attualmente è ferma

da 10 anni: siamo a andarti “a granchio” nel con-

fronto internazionale e secondo le previsioni del

Fmi il pil continuerà a calare.

Negli anni ’90-’91 l’Italia cre-

sceva del 6% in più rispetto

alla media dell’area euro, nel

2009 invece si trovava al 5%

sotto la media, perdendo

11 punti percentuali. Entro

il 2014 si stima che perderà

altri 5 punti, arrivando al 10% sotto la media degli

altri paesi. Da 10 anni l’Italia non cresce e arretra

rispetto agli altri paesi europei. Dal 2000 al 2009

si è perso il 4,1% del pil pro-capite.

Il problema odierno è che le campagne oramai

non fungono più da bacino di raccolta e manodo-

pera e gli americani hanno altro a cui pensare.

Resta solo da sperare che tra 150 anni i nostri

pro-pro-pro nipoti si guarderanno indietro e ride-

ranno dei problemi che ci affl iggono oggi...

150 anni di miracoli fra ricchezza

e povertà

Sconfi tte la fame e la miseria, l’ignoranza e la malattia, abbiamo raggiunto un benessere pari a quello

di pochi altri paesi al mondo.“”

di Roberto Rabachino

4

per comunicare con il Direttore:[email protected]

(fonte dati Andrea Chirichelli - PMI)

CON IL PATROCINIO . MIT DER SCHIRMHERRSCHAFT

175 JAHRE • A

NNI • YEARS

KURSTADTCITTÀ DI CURA

HEALTH RESORT

Page 7: Il Sommelier n.5/2011

CON IL PATROCINIO . MIT DER SCHIRMHERRSCHAFT

175 JAHRE • A

NNI • YEARS

KURSTADTCITTÀ DI CURA

HEALTH RESORT

Page 8: Il Sommelier n.5/2011

FISAR FISAR in rosa6

Oggi la presenza femminile nel settore vitivinicolo è una realtàaffermata e qualifi cata. Un signifi cativo esempio di un fenomeno emergente

ed in continua crescita, ci viene offerto dall’Associazione delle Donne del Vino, a capo della quale è una donna del Sud, Elena Martusciello,

che in questa intervista si racconta nel duplice ruolo di donna-imprenditrice e di Presidente di un’Associazione tutta “rosa”.

Elena Martuscello, Presidente delleDonne del Vinodi Maria Teresa Lanza

Consigliere Nazionale FISAR

FISAR in rosa

in rosaIl Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Quando inizia il suo percorso nel mondo del

vino?

La mia vita è segnata fi n dalla giovinezza da una forte

presenza femminile.

A causa della prematura scomparsa del papà, sin da

bambina assumo come unico punto di riferimento

la mia giovane, ma forte madre. Questa esperienza

tempra e forgia il mio carattere.

La mia è stata quasi un’irruzione in un ambiente sto-

ricamente monopolizzato dagli uomini. Sin da subito

sono riuscita ad inserirmi nella famiglia Martusciello,

grazie alla consapevolezza della forza dell’”esse-

re donna”, riuscendo così a lavorare insieme con i

maschi dell’azienda, che con grande esperienza se-

guivano da sempre l’attività, e diventandone in poco

tempo un punto di riferimento.

Contribuisco alla nascita dell’azienda ”Grotta del

Sole”, una delle note realtà economiche e produtti-

ve del Mezzogiorno, situata nei campi Flegrei. Il mio

lavoro è stato, dunque, quello di alimentare, grazie

alla forte affezione per il territorio natìo, l’interesse

del mondo vitivinicolo su queste preziose aree famo-

se in passato, ma con il tempo un po’ dimenticate.

Fortemente innamorata della mia terra ho promosso

una serie di iniziative tese a valorizzare il patrimonio

storico, culturale ed enogastronomico dei Campi

Flegrei in Italia e all’estero.

Nel ruolo di imprenditrice e donna del Sud, ha

incontrato particolari diffi coltà, che in qualche

modo, hanno limitato le sue scelte?

Il mio ruolo in azienda, seppur molto impegnativo,

non ha limitato le mie scelte e le mie esperienze di

vita. Ho sempre amato e raccolto le sfi de più varie, ri-

tenendole fondamentali per soddisfare la necessità di

misurarsi e confrontarsi. Ricordo con piacere, in uno

dei primi viaggi in Finlandia nel 1993, a Helsinki, l’in-

teresse e la curiosità che riuscii a suscitare in quanto

donna imprenditrice e del Sud. Ne parlarono i princi-

pali giornali della città, dedicandomi pagine intere.

Page 9: Il Sommelier n.5/2011

Ci parli dell’Associazione delle Donne del Vino e

dei suoi obiettivi.

L’Associazione, nata nel 1988, è costituita da pro-

duttrici, ristoratrici, enotecarie, enologhe, somme-

lier, giornaliste, che in tutta Italia, con la loro attività,

promuovono la cultura del vino nel senso più ampio.

In un settore come quello vitivinicolo, storicamente

monopolizzato dagli uomini, il nostro sodalizio “rosa”

costituisce un unicum nel suo genere, distinguendosi

soprattutto per la vivacità e per l’approccio moderno

e anticipatore al mondo del vino. Sono una Donna

del Vino da sedici anni: nel 2004 ho assunto la carica

di delegata regionale e nel 2010 sono stata eletta,

all’unanimità, Presidente Nazionale. In venti anni di

vita dell’Associazione, per la prima volta, la guida è

assunta da un’imprenditrice meridionale. È una ca-

rica che da un lato mi onora e dall’altro mi impegna

moltissimo. Sin da subito il mio approccio verso l’As-

sociazione “Le Donne del Vino” è stato ricco di en-

tusiasmo e propositivo, ritenendo l’associazionismo

fattore indispensabile per la crescita e lo sviluppo

del potenziale femminile. La gioia che scaturisce da

quest’amicizia tra donne, la pluralità delle esperienze

a disposizione di noi tutte e il nostro punto di vista,

femminile, abituato alle diffi coltà e alla possibilità di

affermazione, uniti alla consapevolezza di avere un

unico obiettivo comune, ci hanno consentito e ci

consentiranno di raggiungere grandi risultati.

Quanto incide l’azione politica per lo sviluppo

nel Sud dell’imprenditoria femminile, impegnata

nella valorizzazione e nella promozione del ter-

ritorio e dei suoi prodotti tipici?

Spinta da un grande senso di responsabilità civica,

nel marzo 2008, ho concorso alla carica di sindaco

di Pozzuoli ed ho assunto successivamente l’impe-

gno di consigliere comunale della città. Nel 2010 ho

affrontato una nuova sfi da della mia vita concorren-

do alla carica di consigliere regionale. Grazie a que-

sta esperienza mi sono resa conto di quanto la po-

litica sia ancora distante dai problemi del cittadino.

Sarebbe importante che i politici si attivassero per

migliorare il contesto nel quale si ritrovano a dover

operare le imprese, specialmente quelle del Sud, per

avviare fi nalmente quell’auspicato decollo a 360°.

Ritengo che le risorse paesaggistiche, culturali ed

enogastronomiche del nostro paese siano un grande

patrimonio da valorizzare per produrre sviluppo.

Le donne rappresentano sicuramente una grande

ricchezza per il paese grazie proprio alla loro diver-

sità di genere. Sono più sensibili, più concrete e da

sempre abituate a gestire sia le risorse umane sia le

risorse fi nanziarie: per questi motivi mi augurerei che

la politica desse loro più spazio, migliorando quei ser-

vizi a sostegno delle donne lavoratrici, indispensabili

affi nché possano dedicarsi al lavoro senza penalizza-

re la famiglia. Sono mamma di due fi gli, Francesco e

Salvatore, e conosco bene i sacrifi ci che ho dovuto

affrontare, insieme a mio marito, che purtroppo non

c’è più, per crescerli con quei valori che solo una

mamma supportata riesce a dare.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 7

Elena Martusciello

Page 10: Il Sommelier n.5/2011

Il 2011 è un anno denso di anniversa-

ri. Certamente per gli italiani l’anniver-

sario principe è il 150° dell’Unità della

nazione. Caso vuole, ma non si tratta pro-

prio di caso, sarebbe più giusto dire che

la Storia ha voluto che con esso se ne

possano accordare altri, minori, ma perfet-

tamente in linea con l’espressione chiave

“Unità d’Italia”. Ci riferiamo, tra gli altri e

forse sopra tutti gli altri, il Centenario della

morte di Pellegrino Artusi. Da gran tempo

il grande romagnolo è considerato l’unifi -

catore dell’Italia a tavola. Il suo trattato, La

scienza in cucina e l’arte di mangiar bene

è, esattamente da 120 anni (altro anni-

versario nell’anniversario), cioè dal 1891,

il trattato di cucina più “amato” da gene-

razioni di italiani e il più tradotto all’este-

ro. Non sappiamo se, a parte la Bibbia e

quasi certamente la Divina Commedia, vi

sia un altro libro che vanti una presenza

così lunga e ininterrotta nei cataloghi edito-

riali italiani. Da Landi, suo primo tipografo-

Il 2011 è un anno denso di anniversa-

ri. Certamente per gli italiani l’anniver-

sario principe è il 150° dell’Unità della

nazione. Caso vuole, ma non si tratta pro-

prio di caso, sarebbe più giusto dire che

la Storia ha voluto che con esso se ne

possano accordare altri, minori, ma perfet-

tamente in linea con l’espressione chiave

“Unità d’Italia”. Ci riferiamo, tra gli altri e

forse sopra tutti gli altri, il Centenario della

morte di Pellegrino Artusi. Da gran tempo

il grande romagnolo è considerato l’unifi -

catore dell’Italia a tavola. Il suo trattato,

scienza in cucina e l’arte di mangiar bene

è, esattamente da 120 anni (altro anni-

versario nell’anniversario), cioè dal 1891,

il trattato di cucina più “amato” da gene-

razioni di italiani e il più tradotto all’este-

ro. Non sappiamo se, a parte la Bibbia e

quasi certamente la Divina Commedia, vi

sia un altro libro che vanti una presenza

così lunga e ininterrotta nei cataloghi edito-

riali italiani. Da Landi, suo primo tipografo-

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Il Padre dell’Unità d’Italia a tavola

Artusi 100 anni dopo. Tanti sono gli omaggi, in Italia e nel mondo, dedicati nel 2011 al grande gastronomo.

Quelli più importanti sono venuti dalle due città della sua vita, Forlimpopoli, paese natale, e Firenze, città d’adozione dal 1851 alla morte.

“”

di Rino Pensato

Consulente di “Casa Artusi”, Forlimpopoli,

Docente di Bibliografi a gastronomica,

Università di Bologna

8

Pellegrino Artusi

dal 1902, una tradizione di Famiglia

w w w. to m m a s i w i n e . i t

ad-v

isio

n.it

Identità Classicaspirito moderno

Pagina Sommelier 214x301.indd 1 17/02/11 10.47

Page 11: Il Sommelier n.5/2011

dal 1902, una tradizione di Famiglia

w w w. to m m a s i w i n e . i t

ad-v

isio

n.it

Identità Classicaspirito moderno

Pagina Sommelier 214x301.indd 1 17/02/11 10.47

Page 12: Il Sommelier n.5/2011

editore (ma il buon Pellegrino pagò di tasca sua

la prima edizione) a Salani a Giunti (da decenni il

suo editore “uffi ciale”) a Vallardi a Einaudi, l’Artusi

(“Artusi: per antonomasia libro di cucina”, come

scrisse Alfredo Panzini nel 1905)

non è mai, come suol dirsi, uscito di catalogo. Il

celebre fi siologo Paolo Mantegazza, amico e cor-

rispondente di Artusi, già nel 1893 gli scriveva:

“Col darci questo libro voi avete fatto un’opera

buona e perciò vi auguro cento edizioni”. Il solo

Giunti ha da tempo superato il tetto di riedizioni

e ristampe augurato da Mantegazza e dichiara,

nell’anno del centenario, in occasione di una del-

le ristampe delle prime edizioni del libro, di avere

ormai superato il milione di copie vendute. E già

all’inizio del secolo scorso, l’Artusi risultava esse-

re era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a

“I promessi sposi” e “Pinocchio“.

Tanti sono gli omaggi, in Italia e nel mondo, de-

dicati nel 2011 al grande gastronomo. Quelli più

importanti sono venuti dalle due città della sua

vita, Forlimpopoli, paese natale, e Firenze, cit-

tà d’adozione dal 1851 alla morte. «Artusi100

- Il secolo artusiano» è il titolo del convegno di

studi che, dopo le due prime sessioni nel ca-

poluogo toscano (il 30 e il 31 marzo a Palazzo

Vecchio), si è spostato a Forlimpopoli, città na-

tale di Artusi (il 1° e il 2 aprile a Casa Artusi). Due

mostre hanno accompagnato il convegno nelle

due sedi. A Firenze, per iniziativa e cura dell’Ac-

cademia della Crusca, che ha proclamato il 2011

Anno Artusiano, la Mostra Pellegrino Artusi. Il

tempo e le opere (Firenze, 31 marzo-30 aprile

2011 Biblioteca Nazionale Centrale, curata da

Giovanna Frosini) ha ripercorso, come suggerisce

il titolo, la vicenda umana e culturale di Pellegrino

Artusi, con un focus rappresentato dagli aspetti

più propriamente letterari e linguistici di tale vi-

cenda. Così, accanto alla prima edizione del suo

capolavoro gastronomico e ad altri documenti, a

stampa e manoscritti, si sono potute ammirare

le due incursioni letterarie del Nostro, entrambe

pubblicate a Firenze da Barbera e dedicate a

Ugo Foscolo (1878) e Giuseppe Giusti (1881).

A Forlimpopoli dal 1° al 30 aprile la mostra

“Pellegrino Artusi, la cucina domestica e i ricet-

tari di casa”, a cura di Rino Pensato e Antonio

Tolo, ha presentato in Casa Artusi una selezione

di volumi e ricettari manoscritti di alcune famiglie

italiane, che illustrano l’infl uenza de La scienza in

cucina e l’arte di mangiar bene sulla gastronomia

italiana moderna.

Tra le iniziative forlimpopolesi, si segnala “Menu

Italia”, la rassegna che ha proposto incontri con

autori e libri che interpretano i 150 anni della sto-

ria d’Italia in una chiave gastronomica.

Tra questi, alla fi ne di maggio, la serata dedicata

a Lo scaffale del gusto. Guida alla formazione di

una raccolta di gastronomia italiana (1891-2011)

per le biblioteche (IBC-Compositori, 2011), au-

tori Rino Pensato e Antonio Tolo, presentato

da Giancarlo Roversi. Il libro è frutto della col-

laborazione tra l’Istituto per i beni culturali della

Regione Emilia-Romagna, il Consorzio BAICR

(Biblioteche, archivi e istituti culturali di Roma) e

Casa Artusi, il centro di cultura gastronomica de-

dicato alla cucina di casa realizzato dal Comune di

Forlimpopoli, diventato, in poco tempo, un punto

di riferimento a livello nazionale. Lo Scaffale del

gusto è una guida bibliografi ca che si propone

come strumento di orientamento e di lavoro per

tutti coloro che vogliano, per motivi diversi, avvia-

re o sviluppare una raccolta documentaria dedi-

cata alla gastronomia italiana, a partire dall’anno

di pubblicazione de La Scienza in cucina (1891)

fi no al 2011 (a 100 anni dalla morte di Artusi e

120 dalla prima edizione della “Bibbia” gastrono-

mica italiana).

“Chissà come giudicherebbe – si legge in quarta di

copertina - questo repertorio bibliografi co, lui che,

da severo critico dei libri di cucina, defi niti come

‘fallaci e incomprensibili’, invitava a diffi darne”.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 510

Page 13: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 11

Lapponia da bere

Sul Circolo Polare Artico, nel paese di Babbo Natale, le foreste si estendono a perdita d’occhio e sono il regno incontrastato delle renne, più numerose della popolazione

umana alla quale contendono frutti e funghi selvatici.

“”

di Enza Bettelli

11

Il paesaggio della Lapponia fi nlandese è si-

curamente rilassante, con il verde intenso

delle foreste che si alterna all’azzurro di la-

ghi e fi umi e al verde più variegato della tundra,

il tutto distribuito su grandi spazi dove il silenzio

è sovrano. E’ un Paese che cambia faccia a se-

conda delle stagioni e che all’esplosione di colori

dell’estate, quando il sole non tramonta mai, al-

terna il fascino della notte invernale che il sole,

invece, non lo vede quasi per altrettanti mesi. E

c’è poi il bianco della coltre di neve che ricopre

i villaggi, le foreste e le aree dove ancora oggi

i cercatori d’oro setacciano la sabbia per recu-

perare le preziose pepite. In questa caratteristi-

ca regione fi nlandese vivono i discendenti delle

antiche popolazioni Lapponi che per combattere

il freddo dell’inverno si affi dano a una gastrono-

mia fatta di piatti sostanziosi e di bevande calde

o alcoliche. Il vino è solo d’importazione e piut-

tosto caro ed è quindi più diffuso quello locale,

ricavato dalla fermentazione di frutta e bacche,

di buona gradazione e un gradevole gusto, pro-

dotto in varie tipologie per accompagnare l’intero

menu. Ancora più diffusa è la vodka Finlandese,

di ottima qualità e fa concorrenza a quella della

confi nante Russia. Si ottiene dai mosti fermentati

di grano, orzo e segale e scalda e rallegra i lunghi

mesi dell’inverno.

Page 14: Il Sommelier n.5/2011

Altri liquori tipici sono quelli ricavati dalle bac-

che della foresta lappone, inesauribile fornitore

di materia prima per la gastronomia locale. Tra

tutti, è molto apprezzata l’acquavite ricavata dal-

la mora artica (lakka in lingua lappone e Rubus

Chamaemorus il nome scientifi co), che a matu-

razione prende un bel colore ambrato e ha pol-

pa gradevolmente acidula. E’ un frutto selvatico

molto resistente e sopporta temperature fi no a

-40°C, ma è ovviamente piuttosto scarso e co-

stoso. Questa mora è preziosa per i Lapponi poi-

ché possiede varie proprietà, da quelle nutritive

(è tra l’altro ricca di vitamina C) a quelle medicinali

e cosmetiche, tanto da venire utilizzata anche in

erboristeria e come base per prodotti cosmetici.

Oltre che in acquavite, la mora artica è trasfor-

mata in confettura e succo. La mora artica è così

importante per i Lapponi e i Finlandesi da venire

riprodotta sulle monete da 2 euro della Finlandia

e l’acquvite si beve di solito nelle tipiche tazzine

di legno.

C’è poi la birra, bionda e leggera, di gusto pulito

e con retrogusto amarognolo, ideale per accom-

pagnare zuppe e pietanze che sono spesso a

base di carne, soprattutto renna, e pesci pescati

a volte proprio dietro casa. La birra è prodotta in

diverse gradazioni e anche analcolica.

Tuttavia in Lapponia non si beve solo alcol. I

Lapponi, come del resto gli altri Finlandesi, ama-

no molto il latte, che è di ottima qualità e si con-

suma durante tutta la giornata, anche ai pasti. Il

consumo di latte va di pari passo con quello di

caffè, di gusto diverso da quello al quale siamo

abituati noi perché è tostato in modo diverso e la

bevanda viene preparata più diluita della nostra.

E, infi ne, c’è l’acqua che è sempre gasata, e a chi

la chiede senza bollicine viene portata quella del

rubinetto, che ha peraltro un ottimo gusto. Senza

dimenticare quella dei laghi che, grazie all’asso-

luta mancanza di inquinamento della regione, è

così pura che sostituisce normalmente l’acqua

del rubinetto.

Il paese delle renneTra i molti animali selvatici che vivono nella Lapponia fi nlande-

se, di tanto in tanto si possono incrociare lupi, orsi e alci, ma

sono le renne che popolano l’intero territorio e anche quelle

così dette di allevamento in realtà vivono libere a branchi nel-

le foreste dove trovano il loro nutrimento. A volte possono

diventare un pericolo per gli automobilisti attraversando le

strade all’improvviso e riescono perfi no a fi nire sotto qualche

treno. La carne della renna è molto pregiata e apprezzata

ma diffi cilmente si riesce a trovarla fresca. Gli animali vengo-

no infatti macellati in estate e la carne viene poi congelata e

distribuita in tutto il paese. I piatti più tipici di questa regione

sono quindi a base di renna, che ha un gusto che ricorda

quello del manzo, ma un poco più intenso. La più famosa è

la zuppa, ma la rennaviene preparata anche sotto forma di

arrosto, umidi, hamburger e pâté.

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Tutto comincia dal

c’era una volta…

Dietro al successo del Camembert, forse il più

famoso formaggio di Francia c’è, come spesso

capita, una bella favola che parla dell’ingegno di

una donna, accompagnato da un pizzico di for-

tuna.

Si racconta infatti che negli anni della Rivoluzione

francese, anche se le sue origini sono certa-

mente ben più remote, una contadina della fat-

toria di Beaumoncel nei pressi di Camembert,

Marie Harel, diede rifugio all’Abbé Jean-Charles

Bonvoust, un prete in fuga dalle persecuzioni del

Terrore. Sarebbe dunque stato lui a trasmetterle,

in segno di riconoscenza, i segreti della fabbrica-

zione del formaggio, che la buona Marie affi dò a

sua volta alla fi glia e al genero, veri artefi ci dell’af-

fermazione commerciale del prodotto. Furono

loro a farlo conoscere a quell’abile uomo d’affari

che era in realtà Napoleone III. Come già aveva

fatto per i vini, con l’”invenzione” delle classifi ca-

zioni all’Esposizione Universale del 1855, l’impe-

ratore si rese conto dell’importanza che avreb-

be avuto per il paese la valorizzazione dei suoi

formaggi: il Camembert fece così il suo ingresso

uffi ciale alla tavola imperiale, e da lì iniziò il suo

cammino tuttora in salita.

La zona di produzione

Ancora oggi davanti all’ingresso delle Halles di

Vimoutiers, a pochi chilometri da Camembert,

(che nonostante la celebrità del nome è rimasto

un paesino minuscolo, pressoché inesistente)

La terra di Normandia e i suoi formaggi: quando

natura e cultura si incontrano

Camembert, Livarot, Pont l’Éveque: alla ricerca della qualità per tre dei più famosi formaggi di Francia.“ ”

di Slivana Delfuoco

14

Page 17: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 15

sorge la statua di Marie Harel, copia dell’originale

andata distrutta nel 1944 sotto i bombardamenti.

In realtà, come spesso capita in casi come que-

sto, dove un prodotto “di nicchia” conquista una

fama mondiale, il commento più ovvio è che si

fa presto a dire Camembert, ma trovare quello

autentico è tutta un’altra storia…

Non sono più di una decina, infatti, i caseifici di

Normandia nella zona del verde Pays d’Auge, sui

dipartimenti del Calvados, dell’Orne e dell’Eure,

che hanno ottenuto l’A.O.P. per la produzione

del formaggio a latte crudo, con circa 12000

tonnellate di forme all’anno. Fra questi però, uno

soltanto, la piccola Fromagerie Durand, alla

Ferme de la Héronnière di Camembert, è rima-

sta a perpetuare la tradizione del formaggio a

latte crudo “moulé à la louche”, cioè preparato

a mano, riempiendo le forme a una a una con il

mestolo!

Tra Camembert e Livarot

Come succede per i vini, anche per i formaggi

basta un palmo di terra e scatta la differenza.

Circa una decina di chilometri separano

Camembert da Livarot, proprio al centro del

Pays d’Auge, terra non solo di formaggi ma an-

che di cidro, mele e calvados. Anche in questo

caso, il nome del paese e quello del formaggio

coincidono; ne raccontano la storia, mentre

si assiste in diretta alla sua fabbricazione, alla

Fromagerie Graindgorge, presente a Livarot

dal 1910. Qui si viene a scoprire che il primato

di più antico formaggio di Normandia, e forse di

Francia (le leggende si sprecano…), spetta però

al Pont l’Éveque, l’altra specialità della zona,

che risale indietro nel tempo fino al XII secolo.

Inventato, manco a dirlo, dai monaci, si chiamava

una volta “Angelot” e differisce dal Livarot per il

colore meno carico della crosta e per un gusto

più morbido e meno intenso.

Se però di questi due formaggi si vuole fare

un’esperienza unica, bisogna fermarsi alla

Fromagerie La Houssaye di St-Pierre-sur-

Dives, vicino a Boissey: una piccola azienda

artigianale, che lavora esclusivamente col latte

crudo prelevato ogni giorno dalle diciassette fat-

torie che la circondano, nel pieno rispetto della

tradizione e della qualità autentica.

Page 18: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Sarà, forse, per via della stretta parentela

con i vicini belgi (qualche secolo fa il terri-

torio oggi diviso tra più Stati era il Regno

delle Fiandre); oppure, sarà per le abitudini ed il

particolare linguaggio, che –per esempio- sono

stati il leit motiv del grande successo cinemato-

grafi co francese “Giù al Nord”, girato interamen-

te nella regione, dal quale è stato fatto il remake

italiano “Benvenuti al Sud”; ovvero, e più sem-

plicemente, sarà perché è uno dei pochi luoghi

in Francia dove il consumo di birra è nettamente

superiore a quello del vino.

L’Ambrosia del Nord, la bionda bevanda già co-

nosciuta dai Galli con il nome di cervoise, ebbe

nel XV° secolo con Giovanni Senza Paura, Duca

di Borgogna e Conte delle Fiandre, la massi-

ma diffusione con la fondazione dell’Ordine del

Luppolo d’Oro che, data la forte presenza nella

regione d’acqua e orzo per il malto, promosse

una grande coltivazione di luppolo.

Nella regione non esistono grandi birrifi ci (bras-

series) e la produzione della birra è assicurata da

una trentina di piccoli produttori artigianali che

preparano un numero incredibile di birre speciali:

Angelus, Cuvée des Jonquilles, Choulette, Ch’tis

“la birra dei due capi”, e altri meno famosi ma

non meno importanti.

Un mondo abitato da Ch’tis

I francesi, specialmente quelli delle regioni del sud del Paese, quando pensano ai territori del Nord-Pas de Calais restano

assorti, pongono lo sguardo verso l’orizzonte, l’infi nito, quasi a volere sottolineare una lontananza siderale dal resto della

Francia, solo pretesa e non reale però, visto che il capoluogo, Lille, dista appena un’ora di treno (TGV) da Parigi.

“”

di Giorgio Rinaldi

16

Page 19: Il Sommelier n.5/2011

Si va da birre ad alta fermentazione, tra i 15 e i

25 C° a quelle a bassa fermentazione tra i 6 e i

12 C°.

Noto e tipico è lo stile di birra “Bière de Garde”,

appartenente alla famiglia delle ale, ad alta fer-

mentazione, fruttata e ben strutturata, dal colore

ambrato, gradazione alcolica tra 6 e 7, è con-

servata in botti e tini di legno e poi in bottiglia di

vetro, con tappo rigorosamente di sughero per

consentire la rifermentazione.

La birra è generalmente consumata in locali parti-

colari, gli estaminets, posti particolari arredati con

vecchi e curiosi oggetti, dove si può mangiare,

cimentarsi in giochi antichi (il biliardo di Nicolas

e la grenouille), chiacchierare e sorseggiare bi-

rre artigianali, magari di produzione dello stesso

gestore. Il Nord-Pas de Calais è la più piccola

regione della Francia e il più grande produttore

mondiale di “invidia” o “insalata bega”, nonché

seconda per produzione di birre.

In settembre, nel minuscolo villaggio di Sainte

Marie Cappel, in occasione del Festival

Internazionale delle Birre Artigianali, si riuniscono

i migliori produttori di birra del mondo.

Page 20: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 518

Ch’tis, ovvero gli abitanti locali così chiamati dal

resto dei francesi per il verso che fanno ad una

loro espressione tipica, hanno associato alla loro

bevanda principe tutti i loro piatti tipici: hochepot

d’Artois, carbonnade fi amminga, fi celle piccarda,

potjche’vlesch, waterzoi, coniglio e galletto alla

birra, fl amiche all’indivia, ai porri, ai funghi…

Ma, il piatto più interessante che si può trova-

re è quello più semplice: moules-frites (cozze e

patatine). La scoperta delle birre e dei cibi che le

accompagnano passa attraverso la conoscenza

di questa piccola regione, con i suoi splendidi pa-

lazzi, le bellissime piazze, i beffrois (antiche torri

comunali simboleggianti la potenza dei gover-

nanti locali), addirittura storici locali déco adibiti ai

commerci più vari, come la pescheria (Huitrière)

di Lille.

Non ultima la costa atlantica, con le sue lunghis-

sime spiagge e le deliziose cittadine che vi si

affacciano, come Le Touquet, con tantissime

case in stile art dèco.

Se si vuole, percorrendo soli 38 Km è possibile

passare dalla Costa

d’Opale francese

alle bianche scoglie-

re inglesi di Dover,

magari ricordando

Dunkerque.

La regione Nord-

Pas de Calais è fa-

cilmente raggiungi-

bile con Air France

(www.airfrance.it)

che vola su Lille e

Le Touquet, oppu-

re via treno o auto-

strade (Milano, per esempio dista appena 1000

Km).

Qualsiasi informazione è possibile ottenerla dal

Comite Regional du Tourisme Nord-Pas de

Calais (www.tourisme-nordpasdecalais.fr)

e dall’Ente Nazionale Francese per il Turismo

(www.franceguide.com).

Page 21: Il Sommelier n.5/2011
Page 22: Il Sommelier n.5/2011

A partire dalla metà del secolo scorso il

whisky scozzese è entrato trionfalmente

nelle abitudini degli italiani, lasciando

solo spazio alla nostra intramontabile grappa

e soppiantando il vecchio e familiare cognac,

anche quello prodotto al di qua delle Alpi, che

nel frattempo - per non urtare la suscettibilità dei

francesi – venne ribattezzato, forse un po’ troppo

genericamente, brandy.

All’inizio a fare la parte del leone erano i blended,

ossia una combinazione di whisky di segale, avena

e mais (grain) e di malto (malt), sapientemente

amalgamati dal blender, il maestro miscelatore

che salvaguarda la costanza di gusto e aroma

del prodotto di una stessa marca mescolando

diversi distillati.

Poi sono venuti i whisky di malto, più leggeri,

e, per i palati più raffi nati, quelli di single malt e

pure malt mentre in aiuto degli amanti del gusto

più deciso è venuta una ricca gamma di torbati.

Ne è scaturito un panorama eccezionalmente

variegato. Le marche in commercio si sono

moltiplicate anche se i distillatori veri e propri

sono rimasti solo un’ottantina rispetto agli oltre

120 di alcuni decenni fa. Oggi, contraddistinte

da nomi classici e nomi di fantasia, esistono

più di seimila etichette come sottolinea Sandro

Montanari, uno dei massimi conoscitori di whisky

a livello internazionale, che, accanto al

famoso ristorante che porta

il suo nome

Curiosità: un Whisky che parla bolognese

Dalla natia Bologna Giacomo Justerini, un giovane dinamico e intraprendente di neppure trent’anni, ormai stanco

della solita routine quotidiana sotto le due torri, nel 1749 decise di prendere armi e bagagli e di trasferirsi a Londra

e diede il suo fondamentale contributo.

“”

di Giancarlo Roversi

2020 Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

sulle sponde del Canale Navile alle porte di

Bologna, ha allestito una raccolta di 3500

bottiglie e marche pregiate fra le più importanti

nel mondo con pezzi rarissimi, anche dell’800,

che spuntano quotazioni da capogiro sul

mercato del collezionismo.

In mezzo a questo mare magnum fanno una

certa tenerezza le marche che, tra gli anni ’50

e ’70, erano le protagoniste di memorabili

incontri conviviali e solenni sbronze come il

whisky White Horse (quello col cavallino bianco

nell’etichetta), il Johnny Walker, il Wat 69, il

Ballantine, il nobile Chivas Regal e altri ancora.

Come il delizioso J & B di cui nessuno avrebbe

mai sospettato, e quasi nessuno lo immagina

neppure oggi, una radice bolognese.

E pensare che a darne notizia sono quasi tutte

le enciclopedie sui distillati e le monografi e

inglesi e italiane sul whisky, specie il libro di

Piero Accolti pubblicato nel 1972 dall’editore

Newton Compton.

Ecco come sono andate le cose, sempre che

si presti fede agli storici dell’impareggiabile

distillato.

Dalla natia Bologna Giacomo Justerini, un

giovane dinamico e intraprendente di neppure

trent’anni, ormai stanco della solita routine

quotidiana sotto le Due Torri, nel 1749 decise

di prendere armi e bagagli e di trasferirsi a

Londra. Certamente per andare in cerca

di fortuna e dare alla sua vita nuovi stimoli

e vibrazioni, ma soprattutto per seguire la

donna di cui si era innamorato, la cantante

Margherita Bellino, che allora mandava in

visibilio il pubblico non solo in Italia. A dare

una svolta cruciale al destino di Justerini fu

la scrittura ottenuta dall’amante in un teatro

londinese.

Le poche risorse che aveva portato con sè si

esaurirono in un battere d’occhio e fu li lì per

fare marcia indietro. La passione per la sua

bella e la paura di perderla defi nitivamente

ebbero però il sopravvento e lo spinsero a

escogitare vari ripieghi per tirare avanti, ma

con scarsi risultati pratici. Tanto che era ormai

Dalla conoscenza della terra e del territorio e grazie alla posizione

dei vigneti nei Calanchi di Modigliana, nascono le eccellenze enologiche di Romagna:

Il Sangiovese, il Trebbiano D.O.C e l’Albana D.O.C.G.

VINI DELLETERRE DI ROMAGNA

Fondo europeo agricoloper lo sviluppo rurale:l’Europa investe nellezone rurali

Organismo responsabile dell’informazione:Agrintesa Soc. Coop. Agricola

Autorità di Gestione:Direzione Generale Agricoltura - Regione Emilia-Romagna

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 522

completamente sfi duciato e sul punto di darsi per

vinto. Per fortuna aveva portato con sè da Bologna

un brogliaccio con i segreti per preparare i liquori

che gli aveva infi lato in tasca uno zio droghiere

quando aveva lasciato la città. Lo rilesse più volte

e capì che aveva tra le mani un piccolo tesoro.

Anche perchè la tradizione liquoristica inglese a

quei tempi era molto modesta mentre i sudditi di

Sua Maestà andavano pazzi per i rosoli e gli elisir,

per i liquori dolci insomma. Bologna invece in

questo particolare settore eccelleva in Italia come

confermano i giudizi entusiastici sui “rossolis”

(dal latino ros solis: rugiada del sole), lasciati nei

loro diari dai tanti viaggiatori stranieri transitati

sotto le Due Torri. La fama dei liquori felsinei si

mantenne su livelli elevati anche per tutto l’800

e a testimoniarlo ci restano molti ricettari, listini

di specialità dai nomi esotici e fantasiosi e diversi

avvisi pubblicitari. Perchè non ripetere sul Tamigi

l’esperienza di Bologna? Si chiese Justerini.

Forse valeva la pena di provarci. Ma come

fare senza mezzi ? A venirgli in aiuto con un

piccolo capitale fu George Johnson, nipote del

vecchio attore Samuel, conosciuto nell’ambiente

dello spettacolo in cui il giovane bolognese si

era inserito come spasimante dell’avvenente

Margherita. Assieme aprirono uno spaccio di vini

liquorosi, allora in auge, e di rosoli. Johnson si

occupava della contabilità mentre Justerini se ne

stava nel retrobottega a preparare ratafi à, elisir,

sciroppi, essenze, cherrv brandy, apricot, cognac

all’arancio e altri liquori secondo le indicazioni del

provvidenziale ricettario dello zio droghiere.

L’impresa andò a gonfi e vele e consentì ai due

soci di racimolare un cospicuo peculio. A trarne

benefi cio fu anche la sua innamorata che rimase

accanto a lui durante tutta la sua permanenza

a Londra. Ossia fi no a quando l’intraprendente

partner non si stufò del solito tran tran e fu preso

da una forte nostalgia per Bologna. Così, piantati

in asso il socio e l’amante, tornò a valicare le Alpi

per fare ritorno in patria. Era il 1760, l’anno stesso

in cui re Giorgio III, con la prima delle sue otto

ordinanze reali, colmò di lusinghieri apprezzamenti

e patenti sovrane la casa liquoristica scaturita

dall’estro di Justerini. Al timone dell’azienda restò

George Johnson, affi ancato dal fi glio Augusto.

Nel 1831 il pronipote Augusto II cedette l’azienda

23

Anche quest’anno il Merano Wine Festival vedrà la presenza, nella sez. “Extremis”, dei nostri “Nebbioli di Montagna”. La rigida selezione alla quale sono sottoposti i cam-pioni inviati annualmente a Merano, ci premia per l’alta qualità dei prodotti, testimo-

niata anche dai “freschi” riconoscimenti appena ricevuti dal 19° Concorso Internazionale Vini di Montagna indetto dal CERVIM. Due i vini premiati: il Valtellina Superiore Docg Sassella “La Priora” 2005 con MEDAGLIA D’ORO e il Valtellina Superiore Docg Inferno “Al Carmine” 2006 con MEDAGLIA

D’ARGENTO. Quest’ultimo, insieme al Valtellina Superiore Docg “Giupa” 2006, è stato selezionato dalla Commissione d’Assaggio per il MWF, ga-rantendoci così una presenza veramente importante. L’enologo Stefano Nera: “L’Azienda Agricola Caven, di cui siamo titolari io e mio fratello Simone, nasce nel 1982 con l’acquisizione dal papà Pietro di vigneti nelle classiche sottozone di produzione del Valtellina Superiore Docg,

cioè Sassella, Inferno, Grumello e Valgella. Crediamo nel territorio e nei nostri viticoltori e siamo la prima azienda agricola vitivinicola della Valtellina per superfi cie vitata a disposizione con circa 31 ettari, di cui quasi 6 ettari si trovano nella sottozona Inferno, la più piccola della Valtellina con un totale di 23 ettari di Inferno tra proprietà, conduzione e conferenti, corrispondenti, in bottiglie, al 46% della produzione valtel-linese proveniente da questa particolare sottozona“.

Azienda Agricola Caven il “Nebbiolo di Montagna” al Merano Winefestival 2011

a cura della redazione di Quality ADV

Simone e Stefano Nera

Porzione di vigneti di proprietà in loc. Valgella

AZIENDA AGRICOLA CAVEN - 23036 TEGLIO (SO) Sede commerciale: CHIURO (SO), Via Stelvio 40/aTel. +39 0342 482631- www.cavencamuna.it - [email protected]

Page 25: Il Sommelier n.5/2011

ad Alfred Brooks, un gentiluomo molto facoltoso.

Si vociferava che i suoi giardini - i famosi St Johns

Wood Gardens - fossero abbastanza grandi da

contenere uno “snipe shoot”.

Proprio a lui si deve la decisione di inserire,

addirittura al primo posto, il nome dell’estroso

liquorista bolognese nella nuova ragione

sociale della ditta: la “Justerini & Brooks”. Un

gesto signifi cativo che rendeva omaggio a chi

l’aveva fondata poco meno di un secolo prima,

tramandandone ai posteri la memoria. Peccato

che il suo creatore, scomparso da chissà quanti

anni, non potesse godersi questa soddisfazione.

Infatti dopo il rientro a Bologna se ne perdono

defi nitivamente le tracce, sempre ammettendo

che ritornasse davvero fra le mura della sua città.

Forse a indurre mister Brooks a sottrarlo all’oblio

era stata la storia, ancora viva nel ricordo dei

londinesi del primo ‘800, dell’innamorato italiano

che per stare accanto alla sua donna si era messo

a fabbricare liquori. Liquori di una raffi natezza tale

da ammaliare l’aristocrazia inglese e perfi no il Re.

Certamente questa scelta gli portò fortuna. Alla

fi ne dell’800 l’azienda effettuò una riconversione

produttiva, abbandonando il settore dei liquori

per dedicarsi alla fabbricazione del whisky: un

distillato forte e suadente, di origine scozzese

e irlandese, che cominciava a muovere i primi

passi di quella che sarebbe stata una vera marcia

trionfale destinata a portarlo a dominare il mondo

degli alcolici. Un mondo dove il whisky J & B,

ha sempre ricoperto un ruolo di protagonista,

specialmente nel settore dei blended, con una

forte penetrazione negli Stati Uniti, in particolare

a Boston.

Durante gli anni del proibizionismo, la ditta

commercializzò infatti una marca dedicata

esclusivamente al mercato americano: “J&B

Rare”. Oggi, grazie all’unione con “WA Gilbey

Ltd”, la produttrice del celebre London Gin, il

whisky J & B ha conquistato il secondo posto nel

mondo nel mercato dei blended.

23

Anche quest’anno il Merano Wine Festival vedrà la presenza, nella sez. “Extremis”, dei nostri “Nebbioli di Montagna”. La rigida selezione alla quale sono sottoposti i cam-pioni inviati annualmente a Merano, ci premia per l’alta qualità dei prodotti, testimo-

niata anche dai “freschi” riconoscimenti appena ricevuti dal 19° Concorso Internazionale Vini di Montagna indetto dal CERVIM. Due i vini premiati: il Valtellina Superiore Docg Sassella “La Priora” 2005 con MEDAGLIA D’ORO e il Valtellina Superiore Docg Inferno “Al Carmine” 2006 con MEDAGLIA

D’ARGENTO. Quest’ultimo, insieme al Valtellina Superiore Docg “Giupa” 2006, è stato selezionato dalla Commissione d’Assaggio per il MWF, ga-rantendoci così una presenza veramente importante. L’enologo Stefano Nera: “L’Azienda Agricola Caven, di cui siamo titolari io e mio fratello Simone, nasce nel 1982 con l’acquisizione dal papà Pietro di vigneti nelle classiche sottozone di produzione del Valtellina Superiore Docg,

cioè Sassella, Inferno, Grumello e Valgella. Crediamo nel territorio e nei nostri viticoltori e siamo la prima azienda agricola vitivinicola della Valtellina per superfi cie vitata a disposizione con circa 31 ettari, di cui quasi 6 ettari si trovano nella sottozona Inferno, la più piccola della Valtellina con un totale di 23 ettari di Inferno tra proprietà, conduzione e conferenti, corrispondenti, in bottiglie, al 46% della produzione valtel-linese proveniente da questa particolare sottozona“.

Azienda Agricola Caven il “Nebbiolo di Montagna” al Merano Winefestival 2011

a cura della redazione di Quality ADV

Simone e Stefano Nera

Porzione di vigneti di proprietà in loc. Valgella

AZIENDA AGRICOLA CAVEN - 23036 TEGLIO (SO) Sede commerciale: CHIURO (SO), Via Stelvio 40/aTel. +39 0342 482631- www.cavencamuna.it - [email protected]

Page 26: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Basta addentrarsi alcune decine di chilo-

metri all’interno del litorale marchigiano

per immergersi in una realtà suggestiva,

di rara bellezza, uno di quegli scorci in cui natu-

ra, campagna e architettura si fondono in unicum

che è tradizione e storia della nostra Penisola.

Ed è qui, nel cuore dei Colli Maceratesi, che sor-

ge Villa Sant’Isidoro, un’antica dimora signorile

costruita sull’omonimo colle tra il XVII e il XVIII

secolo, sulle rovine di un antico monastero fran-

cescano. Un luogo dominato dalla pace e dalla

tranquillità della campagna fi n dalle origini, e ar-

ricchito da un ulteriore complesso edilizio all’inizio

degli anni 30’ del secolo scorso. Arte e cultura si

ripercorrono all’interno della Villa, dal suo ingres-

so, attraverso uno dei più lunghi viali di cipressi

della provincia, fi no alla piccola Chiesa sette-

centesca ristrutturata di recente dalla famiglia

Foresi. Un paesaggio incantevole nel comune di

Colbuccaro di Corridonia, che da una parte con-

sente di apprezzare il quadro dei monti Sibillini

all’orizzonte, e dall’altra è separato dall’Adriatico

solo da trenta chilometri.

E’ alla fi ne degli anni 90’ che nel corso dei lavori

di ristrutturazione della Villa, nasce un progetto,

un’idea: dare voce ad un territorio di così ampia

sfaccettatura attraverso le viti e il vino. Tredici et-

tari di vigneti corrono lungo i pendii che dipartono

dall’edifi cio principale, che godono di un’insola-

zione importante grazie all’esposizione a Sud-Est

e alle forme di allevamento a spalliera. Il suolo,

che per la prima volta ospita la vite, è caratteriz-

zato da una forte componente argilloso-calcarea,

una matrice diffi cile da lavorare, ma che offre

grandi potenzialità per l’ottenimento di vini ricchi

di mineralità e struttura. Le limitate precipitazioni

nel corso dell’attività vegetativa spingono le pian-

te all’approfondimento radicale, per arricchirsi

così dell’apporto idrico delle falde acquifere sot-

tostanti e dell’insieme delle componenti minerali

che tanto caratterizzano Colle Sant’Isidoro.

Nel nome di questo Santo patrono dell’Agricoltu-

ra, che si fa portavoce del lavoro e del sacrifi cio

che costa la produzione dell’uva e del vino, na-

sce un bianco di estrema complessità e gioventù,

che riassume a livello organolettico tutta l’espres-

sione del territorio di origine. Prodotto con uve

Pecorino in purezza, Isidoro incanta al bicchiere

ancora prima che in bocca; brillante, di rifl essi

verdognoli, offre all’olfatto un’esplosione di erbe

aromatiche, della stessa mentuccia che nasce

spontanea nei prati intorno alla Villa, di liquirizia,

Villa Sant’Isidoro: quando il vino sposa

il territorio…Nel nome di questo Santo patrono dell’Agricoltura,

che si fa portavoce del lavoro e del sacrifi cio che costala produzione dell’uva e del vino, nasce un bianco

di estrema complessità e gioventù, che riassume a livello organolettico tutta l’espressione del territorio di origine.

“”

di Karen Casagrande

Miglior Sommelier FISAR 2010

24

Page 27: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 25

di salvia, di alloro. Profumi racchiusi in una cor-

nice agrumata che arricchisce questo bouquet

tutto mediterraneo. Le sensazioni già provate al

naso esplodono in bocca, dove la freschezza e la

sapidità smorzano in un gioco di equilibri l’impor-

tante tenore alcolico, e insieme fanno di questo

vino un accompagnamento ideale a pesci grigliati

e primi conditi con ragù di carni bianche, soprat-

tutto se insaporiti con erbe aromatiche.

Un vino che sposa il suo territorio e lo ricorda ad

ogni sorso, lo esalta, e infi ne lo diventa. Ma più

importante ancora è ciò che si ottiene coniugan-

do tradizione e innovazione, sperimentando ciò

che la natura può offrirci attraverso piccoli accor-

gimenti in campo e in cantina. Nelle annate più

favorevoli, i grappoli di Pecorino vengono lasciati

in pianta e viene effettuata una vendemmia tar-

diva che ha lo scopo di arrotondare l’acidità e

irrobustire il corpo del vino, completare il suo af-

fi namento in barrique di Acacia: Isidoro Oro. Dai

sei mesi trascorsi a contatto con questo legno

delicato e di particolare complessità, gli aromi si

arricchiscono, emergono con prepotenza, se-

gnano il palato con piccanti note sulfuree e sen-

sazioni balsamiche. La liquirizia passa dalla foglia

alla radice, un fi nale leggermente amaro pulisce

la bocca e la rinnova.

Un vino che in queste due versioni non può pas-

sare inosservato, ma che sorprende e invita a far

parlare di sé.

Insieme al Pecorino i vigneti di Villa Sant’Isidoro

ospitano un altro vitigno autoctono, il Maceratino,

un’uva che si tramanda nella storia della tradizio-

ne viticola del luogo, e dà vita ad un vino sempli-

ce, estremamente piacevole e fruttato, che può

aprire un banchetto o offrire ristoro nelle calde

giornate estive. In etichetta si presenta come

Pausula, antico nome di Corridonia, un classico

esempio di indicazione non solo geografi ca ma

soprattutto storico-culturale di un vino del terri-

torio.

A questo concetto s’ispira anche il Montolmo,

un altro nome emerso dalla storia del Comune,

un equilibrio di vivacità e struttura che si coglie

piacevole in bocca. Gli usuali sentori di violetta

e di frutta rossa si accompagnano a note balsa-

miche, mentolate, e speziate; un’interpretazione

nuova che nasce da una delle varietà più diffuse

in Italia, che tuttavia riesce a esprimere la partico-

larità di questo Colle. Più classico invece il Pinto,

in cui Sangiovese e Montepulciano si uniscono a

dare il Rosso Piceno della Cantina Sant’Isidoro.

Page 28: Il Sommelier n.5/2011

E proprio perché il vino racchiude in sé la for-

za della tradizione, della cultura locale, ma an-

che della quotidianità dei momenti conviviali, il 7

Luglio 2011 Villa Sant’Isidoro è stata la cornice

ideale per inaugurare Popsophia, il 1° Festival Del

Contemporaneo dedicato all’approfondimento

della fi losofi a nelle sue espressioni più popolari,

un’indagine delle abitudini, delle mode, degli hob-

bies, di esperienze apparentemente banali che

attraversano la vita di ogni giorno e la segnano

in profondità. Un evento unico nel suo genere,

tenutosi dal 15 Luglio al 7 Agosto a Civitanova

Marche, articolato in 4 weekend di incontri e di

approfondimento di tematiche inerenti la popular

culture: fi losofi a, fashion, fi ction e futuro.

Il gala di apertura ha visto la presenza del direttore

artistico Evio Hermas Ercoli come moderatore della

serata, insieme al sindaco Mobili, Alfredo di Lupidio

Direttore Azienda speciale Teatri di Civitanova, e

infi ne ICA Group e Paciotti, a rappresentare gli

sponsor che hanno contribuito alla realizzazione

del Festival. I vini della Cantina Sant’Isidoro sono

stati invece serviti e raccontati dalla Sommelier

dell’Anno 2010, Karen Casagrande. La scelta di

una location così suggestiva e legata alla viticol-

tura ha sottolineato quanto il vino appartenga a

quest’insieme di componenti fondamentali che

plasmano il quotidiano. Al pari della musica che

nel corso del tempo ha assunto forme diverse in-

terpretando i gusti e lo stile di ogni epoca, anche il

vino si fa sempre più portavoce del nostro pensie-

ro, incarna fi n dall’antichità il bisogno di esprimere

ciò che la natura ci offre secondo i propri costumi

e sensibilità. Un’interpretazione che rivela l’anima

inconfondibile del territorio e riesce a darne un’im-

magine vivida. Ecco come un semplice bicchiere

di vino diventa dunque strumento di esperienza e

di conoscenza.

Di cosa?

Nel frattempo vi offro un sorso di Colle

Sant’Isidoro, augurandovi un buon viaggio nei

Colli Maceratesi.

26 Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Page 29: Il Sommelier n.5/2011

Piemonte…un modo di vivere

Venerdì 16 settembre 2011Ore 14,30 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Bra

Ore 18 - IL “NOSTRALE D’ALPE”: valorizzazione di un formaggio tradizionale degli alpeggi cuneesi.

Ore 19 - ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEI MARGARI: presentazione del libro “El Birucin”

Ore 20 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Ore 21 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Sabato 17 settembre 2011Ore 11 - IL COMPARTO LATTIERO CASEARIO IN PIEMONTE - l’accordo sul prezzo indicizzato del latte come evoluzione dei rapporti interprofessionali

Ore 12,30 - L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO PRESENTA IL MASTER BIENNALE SU “QUALITÀ, SICUREZZA ALIMENTARE E SOSTENIBILITÀ DELLA FILIERA LATTE”.

Ore 14 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Gorgonzola

Ore 15 - IL COMPARTO AGROALIMENTARE E LA SPECIALIZZAZIONE SCOLASTICA FORMATIVA

Ore 16 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Grana Padano

Ore 17 - IL FORMAGGIO BETTELMATT prova dimostrativa della marchiatura pubblica

Ore 18 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: la Toma Piemontese

Ore 19,30 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Ore 20,30 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Domenica 18 settembre 2011Ore 11 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: la Robiola di Roccaverano

Ore 12 - IL FORMAGGIO PLAISENTIFprova dimostrativa della marchiatura pubblica

Ore 14 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Murazzano

Ore 15 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Castelmagno

Ore 16 - IL LATTE E LA FRUTTA DEL PIEMONTE SI INCONTRANO E NASCE YOGUSTALO

Ore 17 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Raschera

Ore 19 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Ore 20 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

Lunedì 19 SettembreOre 13 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA

CHEESE - bra • 16-19 settembre 2011Eventi nell’area regione Piemonte - Piazza XX Settembre

Sala convegni e di presentazione-degustazione dei formaggi DOP del Piemonte.Area esposizione capi delle più importanti razze lattifere. Bovine: Frisona Italiana, Bruna, Barà Pustertaler, Pezzata Rossa Italiana, Piemontese. Caprine: Camosciata, Roccaverano. Ovine: Pecora delle Langhe, Frabosana.Area espositiva delle produzioni lattiero-casearie dell’Associazione Casare e Casari di Aziende Agricole.Vino Bar: degustazioni dei vini DOC e DOCG del Piemonte, abbinati ai formaggi piemontesi DOP e PAT, a cura delle Enoteche Regionali.Spazio attività educative dimostrative lattiero casearie con le Fattorie Didattiche.Area espositiva e degustazione aziende dell’Eccellenza Artigiana del Piemonte

Area espositiva regione Piemonte - Piazza XX Settembre - bra

ASSESSOrATO TurISMOwww.piemonteital ia.eu

ASSESSOrATO AGrICOLTurAwww.regione.piemonte.it/agri

Sinonimo di turismo di qualità, accessibile a tutti in ogni stagione, il Piemonte è un modo di vivere: città dallo charme antico, montagne, laghi e i morbidi paesaggi collinari offrono un’esperienza irripetibile di arte, cultura, benessere, sport. Meta d’eccellenza per

i buongustai, con la tipica enogastronomia d’autore il Piemonte vive in autunno la sua stagione d’oro, da scoprire in appuntamenti imperdibili come Cheese 2011, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba 2011 e le numerosissime manifestazioni, sagre e fi ere dedicate ai protagonisti di una tradizione d’eccellenza: tartufi , vini, formaggi, riso, pasta, cioccolato. Un patrimonio da gustare in luoghi come il recentissimo “WiMu”, il Museo del Vino di Barolo, un percorso emozionale ed interattivo tra la produzione, la cultura e la tradizione del vino.

Tomini con i fi ori

a cura della redazione di Quality ADV

Tesori enogastronomici

Il Castello di Barolo

Area espositiva regione Piemonte - Piazza XX Settembre - bra

produzione, la cultura e la tradizione del vino.

Tesori enogastronomici

Page 30: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

“Erano gli anni ’70 quando, dopo

i primi impianti di Pinot noir e

di Gamay, abbiamo deciso di

rivalutare il Petit Rouge e qualche anno dopo

di provare con il bianco, questo bianco. –

Vincent Grosjean controlla nel bicchiere la

Petite Arvine Vigne Rovettaz 2009 appena

versata- Siamo stati noi la prima azienda

qui in Valle, dopo le prove e le dimostrazioni

della Scuola di Agricoltura, ad aver creduto

in questo vitigno di grande qualità, che non è

detto non sia anche un po’ nostro, visto che

arriva dal vicino Vallese…”

Siamo a Quart, frazione Ollignan, nella

cantina della Maison Vigneronne Frerès

Grosjean, dove Vincent, il maggiore dei

cinque fratelli, nonché attuale Presidente dell’

l’Associazione dei Viticulteurs Encaveurs

Vallée d’Aoste, ci sta raccontando la storia

dell’azienda di famiglia, che è anche un po’

la storia della rinascita della viticultura in Valle

d’Aosta.

“Anche qui da noi, come dappertutto nell’Italia

Valle d’Aosta, una terra che

guarda lontano

Il futuro della viticultura valdostana sembra affi dato soprattutto ai giovani, che nell’Associazione Viticulteurs Encaveurs Vallée d’Aoste hanno scelto di collaborare insieme per superare uniti

le diffi coltà di una viticultura “eroica” per defi nizione.

“”

di Silvana Delfuoco

28

Page 31: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 29

di quegli anni, c’era la ricerca del nuovo, senza

forse badare troppo alla tutela degli autoctoni,

che è venuta più tardi. Ma per fortuna la nostra

non è terra da Cabernet e da Sauvignon, che

così fi n quassù non sono arrivati!- Vincent sorride

un po’ sornione, mentre armeggia col cavatappi

intorno a un altro dei suoi gioielli, uno splendido

Torrette superieur Vigne Rovettaz 2008.- Invece

è arrivato, certo, lo Chardonnay, e soprattutto

è arrivato il Pinot noir, che però storicamente

ci appartiene, visto il nostro passato all’interno

del Regno di Borgogna. Dunque non abbiamo

Freise e Grignolini, ma in Bassa Valle si trova il

Picotendro, selezione locale del Nebbiolo…”

Cerco di intervenire, tra il fl uire di parole …e di

calici:

“Ma la Valle d’Aosta, freddo paese di montagna,

non sarebbe soprattutto un terroir da vini bianchi?

E invece…”

Vincent ha la risposta pronta:

“La realtà è che, troppo spesso, su di noi

mancano informazioni corrette. Cominciamo dai

vini. I nostri bianchi, ahimè, sono pochissimi e

uno solo autoctono, il Priè Blanc, presente un po’

in tutto il fondovalle ma in coltura specializzata

soltanto nella zona di Morgex e La Salle, mentre

sono sei le qualità a bacca rossa più diffuse: Petit

Rouge, Vien de Nus, Fumin, Cornalin, Mayolet e

Ner d’Ala”.

“Ma con questo freddo…”

“E dagli col clima da freddo paese montano…

Venga a vedere che cosa stanno facendo adesso

i contadini: irrigano i prati, ora, ai primi di agosto e

lo hanno fatto a intervalli di 15 giorni a partire da

aprile! L’anno passato abbiamo irrigato i vigneti a

vendemmia conclusa! Le nostre medie di piovosità

annua sono inferiori a quelle di Catania! – Vincent

si sta infervorando - La Valle d’Aosta non è

soltanto Monte Rosa, Monte Bianco e Cervino…

Perché abbiamo vigne a 1200 metri? Perché a

1700 metri qui crescono le patate? Perché c’è

un microclima molto particolare creato da queste

montagne che fermano le perturbazioni atlantiche

e tutelano il fondovalle!”

Mentre parliamo usciamo all’aperto e mi guardo

intorno. E’ quasi mezzogiorno; le montagne che

Page 32: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 530

ci circondano sono tutte incappucciate e si sente

il rumore del tuono, ma poi non cadrà una sola

goccia di pioggia per l’intero pomeriggio.

“Ma allora…”

“Allora – Vincent ancora una volta mi previene-

allora la realtà è che questa è una terra diffi cile

e particolare, dove è necessario collaborare per

superare le diffi coltà. Ecco perché già negli anni

’70 sono nate le prime Associazioni, a cui hanno

fatto seguito le Caves Coopératives che per un

lungo periodo hanno rappresentato la salvezza

per tanti piccoli vignaioli; diversamente molti di

loro avrebbero forse abbandonato i pochi ettari di

vigna, impegnati come erano in altre attività per

sopravvivere. Oggi la situazione si sta evolvendo,

grazie ai giovani. Sempre di più sono quelli che

decidono di mettersi in proprio, magari allargando

il vigneto ricevuto in eredità. E qui interviene

l’aiuto dell’Associazione Viticulteurs Encaveurs

Vallée d’Aoste. Al momento siamo 35 soci, con

una produzione totale annua di circa un milione

di bottiglie, che rappresenta circa il 40% di tutta

la produzione locale. Sono queste Aziende, ora,

la parte più vitale del mondo vinicolo valdostano,

destinate a crescere sempre di più nei prossimi

anni. Il nostro obiettivo è riuscire a creare

insieme un “sistema Valle d’Aosta” di turismo

enogastronomico che sappia raccontare storie,

paesaggi, cultura, del nostro vino ma non solo

…”. Vincent si interrompe e sorride.

Mi guardo intorno. Le nuvole hanno abbandonato

anche la cima delle montagne e il sole sta di

nuovo illuminando serenamente il fondovalle.

PODERE LA REGOLA

“I GRANDI VINI DELLA COSTA TOSCANA”Territorio, tradizione, natura: ecco le nostre regole...

Riparbella (PI) - Loc. S. Martino - vendita cantina 0586.698145 - Ammin. Commerciale tel. [email protected] - www.poderelaregola.it - www.laregola.com

Page 33: Il Sommelier n.5/2011

PODERE LA REGOLA

“I GRANDI VINI DELLA COSTA TOSCANA”Territorio, tradizione, natura: ecco le nostre regole...

Riparbella (PI) - Loc. S. Martino - vendita cantina 0586.698145 - Ammin. Commerciale tel. [email protected] - www.poderelaregola.it - www.laregola.com

Page 34: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Erbaluce di Caluso, la storica DOC torinese oggi riconosciuta DOCG. E poi, le DOC Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina

torinese, Pinerolese e Valsusa: il meglio dei vini torinesi torna nella nuova edizione della guida “Torino DOC”, edita dalla Camera di commercio e di prossima pubblicazione. Accanto alla selezione enologica realizzata dall’ente camerale, la guida racconta a degustatori esperti e agli appassionati, i vitigni, i vini e le aziende del territorio.Non è la prima volta che Torino presenta la sua produzione enologica: la guida è infatti alla sua quarta edizione, con interessanti novità rispetto alle precedenti. La prima, l’inserimento delle fasce di prezzo a fi anco della consueta valutazione fatta dalla Commissione di degustazione dell’ente camerale (numero di cavatappi in base al punteggio ottenuto). E poi, i codici QR associati ai vini delle aziende selezionate: uno strumento dinamico e multimediale per conoscere meglio vini e produttori. La guida è redatta in collaborazione con la Federazione tra i consorzi di tutela dei vini DOC “Alto Piemonte”, i Consorzi di tutela dei vini DOC e l’Enoteca regionale dei vini della provincia di Torino, con il supporto del Laboratorio Chimico e di Torino Wireless. Nel

presentare la produzione enologica, il volume non solo ne descrive le peculiarità “tecniche”, ma presenta anche la storia del territorio che li produce: dei vini, infatti, si scoprono qualità e varietà che testimoniano la forte identità territoriale e storico-culturale. La selezione ricostruisce così un territorio di cui si intuiscono gli ambienti, a volte particolarmente diffi cili, nei quali operano le aziende vitivinicole.“Torino DOC” dà spazio solo alle migliori produzioni, da gustare e da scoprire. Bottiglie di qualità straordinaria, provenienti da un territorio che sempre più palati apprezzano per l’eccellente produzione vinicola. Un segnale ottimo per la Camera di commercio di Torino, che da sempre rivolge una speciale attenzione al settore, esercitando, tra gli altri, l’importante compito di certifi cazione dei vini a denominazione di origine della provincia. Un successo che non si può nascondere al pubblico straniero: per questo il volume è trilingue, e affi anca al testo in italiano anche le traduzioni in inglese e francese.La guida “Torino DOC” sarà in distribuzione gratuita presso la Camera di commercio di Torino. Sarà anche possibile scaricarla dal sito:www.to.camcom.it/guidavini

a cura della redazione di Quality ADV

Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino

tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 [email protected] - www.lab-to.camcom.it

32

Vini torinesi: un tesoro

da scoprireGrazie alla nuova guida “Torino DOC”

della Camera di commercio“

“Camera di commercio di Torino

Via San Francesco da Paola 24 - 10123 Torino - tel. 011 571 6407 - fax 011 571 6404

Page 35: Il Sommelier n.5/2011

Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino

tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 [email protected] - www.lab-to.camcom.it

33Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Il Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torino, nato circa mezzo secolo fa, opera senza fi ni di lucro come organismo tecnico

per la Camera di commercio di Torino e collabora con le altre Camere di commercio Piemontesi nello svolgimento dei compiti di promozione economica, offrendo alle imprese, ai consumatori, alle pubbliche amministrazioni, alle associazioni di categoria, agli enti locali, un servizio di analisi, consulenza e formazione assolutamente indipendente ed imparziale. In particolare il ruolo di supporto tecnico del Laboratorio alle attività a favore del mondo enologico locale si articola quindi nei diversi aspetti di promozione e di tutela, in un percorso che aiuta ad evidenziare ed esaltare la professionalità del settore. Da citare, tra gli altri, il progetto Maestri del Gusto realizzato mediante la conduzione di audit presso le aziende vinicole che hanno aderito all’iniziativa, i progetti di monitoraggio della produzione vinicola torinese, l’affi ancamento operativo alle Camere individuate dal Ministero delle Politiche Agricole come Organismo di Controllo di alcune Denominazioni di Origine nelle attività di ispezione prevista nei Piani di Controllo della fi liera vitivinicola, la redazione di pubblicazioni sia di divulgazione per i consumatori sia di consultazione per le imprese.

In campo analitico, oltre ad analisi merceologiche su prodotti alimentari, il Laboratorio possiede le competenze per svolgere determinazioni su alimenti zootecnici, terreni e fertilizzanti, ma anche prove specifi che per la verifi ca della conformità di contenitori e imballaggi destinati al contatto con gli alimenti, della presenza di sostanze indesiderate quali micotossine, allergeni e sostanze responsabili di intolleranze alimentari, oppure di sostanze organiche volatili, di OGM, e per accertare, tramite analisi del DNA, la tracciabilità ad esempio di carni bovine.Tuttavia il Laboratorio non si limita a fornire soli dati analitici, ma è in grado di assistere i vari operatori della fi liera per la corretta interpretazione dei dati al fi ne di migliorare i singoli processi produttivi in termini sia di effi cacia sia di effi cienza del proprio sistema di gestione per la sicurezza alimentare, attraverso servizi di consulenza e specifi ca formazione.Sul fronte istituzionale, il Laboratorio, in campo enologico, è autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole ad effettuare analisi uffi ciali sul vino, come ad esempio i controlli chimico-fi sici prescritti per accertare la rispondenza al disciplinare per i vini DOC e DOCG e i controlli per l’esportazione.

Page 36: Il Sommelier n.5/2011

Un vitigno molto particolare, che rappresenta una vera e propria sfi da per una cantina

e che pretende attenzione e cura per fare in modo che la sua esuberanza e la sua possente tannicità siano inca-nalate in un complesso che ne esalti la potenza e l’unicità ma ne garanti-sca al tempo stesso il giusto equilibrio ed eleganza.Una sfi da che Còlpetrone fi n dall’inizio della sua storia ha raccolto, consape-vole delle potenzialità del territorio nel quale aveva investito e delle capa-cità di uno staff giovane e motivato, guidato dall’amministratore delega-to Domenico Terzano, dall’enologo Riccardo Cotarella e del direttore commerciale marketing e comunica-zione Giuseppina Viglierchio. E sem-bra che oggi, a distanza di appena 15 anni dalla sua fondazione quella sfi da sia stata vinta, con una tenuta che conta oltre 140 ettari dei quali 64 a vigneto e che vede i propri vini pre-

senti in oltre 60 paesi del mondo (gli ultimi mercati aperti, in ordine di tem-po sono la Cina e il Paraguay), nelle carte dei vini dei ristoranti più presti-giosi del mondo e protagonisti della manifestazioni enologiche di maggior importanza del panorama nazionale ed internazionale Vini che hanno nell’aderenza all’iden-tità territoriale la loro ragione d’essere e che proprio per questo godono di una crescente popolarità, sia fra gli addetti ai lavori che verso il grande pubblico di appassionati e wine lo-vers.A conferma di questa tendenza e

del prestigio dei suoi vini, l’ultimo ri-conoscimento raggiunto in ordine di tempo è stata la selezione come cantina fornitrice uffi ciale di Alitalia in tutti i voli della classe Magnifi ca con il Montefalco Sagrantino. “Un moti-vo di grande orgoglio” – ha spiegato l’amministratore delegato Domenico Terzano – “nell’essere sempre di più rappresentanti della denominazione e ambasciatori enologici del Belpaese anche nei confronti della clientela più esigente e appassionata. Il Sagrantino Còlpetrone ha iniziato a giugno il suo giro intorno al mondo - ha aggiunto Terzano - che ha sottolineato come l’accordo sia anche un’occasione im-portante per promuovere il Sagrantino, “che nella sua unicità non può essere considerato una moda, né tantomeno un vino in fase discendente”.Quale occasione migliore, anzi “Magnifi ca” come questa per conti-nuare a godere di questa bellissima storia enologica?

Cantina CòlpetroneUna scelta “Magnifi ca”

La cantina Còlpetrone è il gioiello enologico in terra umbra delle tenute Saiagricola e il portabandiera in Italia e all’estero del

Montefalco Sagrantino, vitigno autoctono di questa area e uno dei più antichi d’Italia, oltre ad essere il più ricco di tannini e polifenoli.

“”

34

a cura della redazione di Quality ADV

A conferma di questa tendenza e

Vini prodotti

Page 37: Il Sommelier n.5/2011

35

GÒLD MONTEFALCO SAGrANTINO DOCGUn grande vino è sempre frutto dell’esperienza, acquisita negli anni migliorando la conoscenza delle interazioni tra una varietà d’uva e un de-terminato territorio. Lo dimostra il Montefalco Sagrantino Gòld, destinato a essere prodotto solo nelle annate migliori, e contraddistinto da originali caratteristiche organolettiche. I grappoli

di Sagrantino utilizzati per produrre questo vino provengono da due storici vigneti, che godono di un’esposizione e di un microclima favore-voli, coltivati con rese particolarmente basse, pari a circa 60 quintali per ettaro. In cantina, sotto la supervisione dell’enologo Riccardo Cotarella, si cerca soprattutto di rispettare la qualità delle uve raccolte, dalle quali si ottie-ne un vino estremamente ricco e strutturato, con profumi di frutta rossa e spezie, di cor-po ed elegante. L’importante lavoro in can-tina permette di ottenere un vino elegante e persistente pur mantenendo le caratteristiche tipiche dei grandi Sagrantino, vale a dire strut-

tura e potenza. Il Montefalco Sagrantino Gòld si presenta dunque come una chiara espressione del territorio di provenienza, ma allo stesso tempo è un importante traguardo d’eccellenza per l’inte-ro comprensorio della Docg.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique di rovere fran-cese, seguiti da 24 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 15 anni.Disponibile anche in bottiglie da l 1,5.

MONTEFALCO SAGrANTINO D.O.C.G.Un grande rosso da uve autoctone, potente, concentrato e longevo. Ha colore rubino quasi impenetrabile e profumi intensi, ampi, con note

di frutta rossa accanto a sentori speziati e va-nigliati particolarmente fi ni. Il sapore è deci-so, potente, con una concentrazione tannica evidente soprattutto nei primi anni di vita. Va servito a 18°C in ampi calici. È tipico l’abbi-namento a grandi arrosti, cacciagione e for-maggi stagionati a pasta semicotta.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique in rovere francese, seguiti da 18 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 10/15 anni.

MONTEFALCO SAGrANTINO PASSITO D.O.C.G.Poche bottiglie di un vero nettare. Ha colore ru-bino molto intenso con rifl essi violacei. I profumi sono avvolgenti, concentrati, con note di mora e di ciliegia sotto spirito e un sottofondo fi nemente speziato. Al sapore risulta pieno, dolce, con una leggera componente tannica iniziale e una persi-

stenza lunghissima. Va servito fresco di cantina, tra i 14 e i 16°C, in piccoli calici a tulipano, e abbi-nato a crostate di frutta, strudel e frutta secca.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique di rovere francese e tonneaux, seguiti da 18 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 15 anni.

MONTEFALCO rOSSO D.O.C.Potente ma molto bevibile e morbido. Si pre-senta con un colore rubino intenso con lievi rifl essi porpora. I profumi sono decisa-mente fruttati, con sentori di lampone accanto a note più speziate e vanigliate. Il sapore è pieno, la sua rotonda avvol-genza è a tratti interrotta da sensazioni appena tanniche, che gli conferiscono carattere. Va servito a 18°C in calici di media ampiezza in abbinamento con arrosti di carni bianche e rosse e grigliate miste di carne.uve utilizzate: Sangiovese 70%, Sagrantino 15%, Merlot 15%.Affi namento: 40% del totale: 12 mesi in tonneaux e barrique di rove-re francese; 60% della massa: rima-ne in acciaio inox; 4 mesi in bottiglia completano l’affi namento.Possibilità di invecchiamento: 5/6 anni.

GrAPPA di MONTEFALCO SAGrANTINOGradazione alcolica: 42% vol.Aspetto visivo: cristallina in trasparenza e tona-lità di colore.Sensazioni olfattive: profumo intenso e vinoso con un delicato ricordo di more di rovo.Sensazioni gustative: di notevole equilibrio.Sensazioni retrolfattive: armonica, ricca di ner-bo e stoffa, chiude con lieve retrogusto amaro-gnolo.Temperatura di servizio: tra i 9 e gli 11°C.bicchiere consigliato: tulipano piccolo di cristallo.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Cantina CòlpetroneVini prodotti

Cantina Còlpetronevia Ponte la Mandria 8/106035 Marcellano di Gualdo Cattaneo (PG)Tel. 0742 99827 Fax 0742 960262www.colpetrone.it [email protected]

06035 Marcellano di Gualdo Cattaneo (PG)

Page 38: Il Sommelier n.5/2011

Siamo ai piedi del Monte Grappa, sulle col-

line pedemontane a occidente del Piave

dove il clima e l’ambiente naturale hanno

favorito il nascere di una civiltà straordinaria at-

torno a monasteri, città e ville dove la ricerca del

bello e dell’eccellenza affonda le sue radici.

Furono i monaci a introdurre dal VI secolo la

profonda cultura della vite e del vino che si svi-

luppò sul Montello attorno a quell’abbazia di S.

Eustachio dove nel ‘500 fu scritto il Galateo.

Quando nel ‘300 arrivarono i Veneziani, subito

percepirono il valore di questo ambiente e di que-

sta conoscenza, costruirono ville e cantine e fu il

fi orire di queste terre. I vini godevano di stima e

reputazione, venivano consumati sulle mense dei

nobili ed esportati, e come tali erano caramente

riconosciuti nel sistema veneziano dei dazi.

Le ville erano centri agricoli che i nobili arric-

chivano con il meglio del tempo. Costituivano

la macchina produttiva che forniva merci per i

commercianti veneziani e, grazie a Palladio e

Veronese, rimasero nella storia come capolavori

d’arte e architettura, oggi dichiarate dall’UNE-

SCO Patrimonio dell’Umanità.

Sullo sfondo le colline, famose per il loro clima

mite dove il paesaggio è rimasto ricco di diverse

culture, dove accanto al vigneto prosperano gli

ulivi, i ciliegi, i pascoli che parlano di biodiversità

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a cura della redazione di Quality ADV Montello e Asolouna storia di eccellenze

L’Asolo Prosecco DOCG Superiore e il Montello Rosso DOCG Superiore sono solo alcune delle affascinanti esperienze che abbiamo scoperto in questo angolo di Veneto ricco di storia e tradizione.

“ “

Villa di Maser

Page 39: Il Sommelier n.5/2011

e di ricerca del buono. Protette dal Grappa, cul-

late dai venti freschi che d’estate scendono dalle

Dolomiti lungo la valle del Piave, godono di una

posizione privilegiata dove gli eccessi sono rari,

le differenze di temperatura tra il giorno e la notte

ottimali, e le viti sui versanti meridionali possono

usufruire pienamente della luce del sole. I terreni

sono coperti dalle marne, conglomerati argillosi

dal tipico colore rosso, che, modellate da millen-

ni di erosione naturale, hanno formato bellissime

doline, dolci o profonde, e forniscono il substra-

to in cui le radici affondano e trovano minerali e

sostanze con cui nutrire

i loro grappoli.

Dalla cima del suo col-

le, Asolo gode di tutto

questo con i suoi “cento

orizzonti” che attirarono

scrittori e artisti in tutte

le epoche facendone

un polo culturale fi n dai

tempi della Serenissima

in cui la Regina Cornaro accoglieva i lettera-

ti nella sua splendida corte, e continua ad ispi-

rare le nuove generazioni tanto da essere stata

scelta dai suoi produttori per dare il nome al loro

Prosecco superiore.

Questo ambiente culturale aperto, sempre alla

ricerca del meglio e del nuovo, lo abbiamo ritro-

vato nella produzione del Montello e Colli Asolani

a cominciare dall’Asolo Prosecco che, nato su

questi declivi, è stato premiato con la qualifi ca di

DOCG Superiore grazie alle scelte coraggiose e

controcorrente dei produttori che hanno privile-

giato l’eleganza e la fi nezza all’abbondanza del

Dal 1948 la famiglia Bedin coltiva le sue uve nel cuore della zona DOCG Montello e Colli asolani, terra ricca di cultura e tradizioni, da sempre adatta alla viticoltura di qualità grazie al microclima privi-legiato e alla particolare conformazione dei terreni collinari. Qui la raccolta delle uve viene fatta ancora rigorosamente a mano, per selezionare i grappoli migliori e salvaguardare la loro integrità, in una prospettiva di qualità ed eccellenza che accom-pagna l’intero processo produttivo fi no ad arri-vare al prodotto fi nito. Il Prosecco Asolo DOCG superiore millesimato nasce dalla selezione delle migliori uve, con una resa per ettaro di soli 120 quintali. La vinifi cazione scrupolosa e la lenta fermentazione con metodo Charmat esaltano le caratteristiche del prodotto e i profu-mi varietali, rendendolo unico e inconfondibile. Ideale come aperitivo, si adatta ad essere servito a tutto pasto e ad accompagnare qualsiasi incontro conviviale.

SOC. AGRICOLA COLLI ASOLANI DI BEDIN ENRICO & C S.S.via Monte Pasubio, 22 - 31041 Cornuda - TV T.: 0423 83317 - F.: 0423 639411www.colliasolani.it - [email protected]

“Amore per il vino e per la propria terra”, questa la fi loso-fi a della famiglia Dal Bello, da anni impegnata con la propria cantina nei Colli Asolani, dove la terra generosa ,il clima mite e l’altitudine ottimale offrono alla vite il giusto habitat per grandi vini. La Gran Menzione al 19° Concorso Enologico del Vinitaly, ricevuta dall’Aso-lo Prosecco DOCG Superiore Millesimato, posiziona Dal Bello in uno standard qualitativo ad alti livelli e certifi ca l’intera zona Asolo DOCG come area di prestigio nel panorama internaziona-le. Dal Bello propone 5 referenze Asolo Prosecco DOCG : Asolo Millesimato, Feudo della Regina Extra Dry, Oro della Regina Brut, Rocca d’Asolo Frizzante e Feudo della Regina Fermo. Vini unici, visto che terra, sole, acqua, vento del Grappa e dei Colli Asolani sono irripetibili.

AZIENDA AGRICOLA DAL BELLO ANTONIOVIa Belli, 2 - 31010 Fonte (TV)Tel. +39 0423 949015 - Fax +39 0423 949928www.dalbellovini.it - [email protected]

Società Agricola Colli Asolanidi Bedin Enrico & C. s.s.

Azienda Agricola Dal Bello Antonio

La Colombera

Il Piave ed i Colli Asolani

Consorzio Tutela Vini Montello e Colli Asolani a cura della redazione di Quality ADV

Page 40: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 538

prodotto e si sono dati le regole più restrittive tra i

disciplinari di Prosecco a denominazione di origi-

ne. Basse rese per ettaro, estratto secco minimo

più alto e maggiore densità di piante nel vigneto

fanno sì che l’Asolo Prosecco esprima quei ca-

ratteri tipici delle marne come i sentori agrumati e

di miele, o quelli di mela e frutta matura tipici dei

suoli più sottili e caldi del conglomerato, uniti a

piacevole struttura di fondo.

Il Montello rosso, che sarà DOCG dalla vendem-

mia 2011, è l’erede dell’antica tradizione di vini

rossi pregiati del territorio. Veniva prodotto ven-

demmiando e vinifi cando assieme le uve merlot

leggermente sovramature e le cabernet con buon

livello di acidità. Adesso si ottiene raccogliendo

le diverse varietà separatamente al momento di

maturazione ottimale per poi unirle in cantina in

proporzioni che possono variare di anno in anno

alla ricerca del giusto equilibrio. Il risultato sono

vini eleganti, aristocratici, invecchiati con pazien-

za e attenzione che anno dopo anno si ritrovano

in cima alle classifi che delle guide e dei premi in-

ternazionali.

Accanto a questi, la Bianchetta, il Manzoni bian-

co, il Carmenere e la Recantina, quattro varietà

che affi ancano Chardonnay, Pinot grigio, Pinot

bianco, Merlot, Cabernet, e sono l’espressione

della personalità aperta, dell’ampia cultura eno-

logica dei produttori e della loro passione per la

ricerca di prodotti sempre migliori. La Bianchetta

e la Recantina rossa sono due vitigni antichi, col-

tivati solo su queste colline che danno vini strut-

turati, dai profumi intensi. Il Manzoni bianco si

esprime meravigliosamente su queste rive in un

vino che sorprende per la sua complessità aro-

matica e la sua piacevole e fresca lunghezza.

Abbiamo sentito e visto viva nelle cantine, all’om-

bra delle barchesse, sulle rive, nei caldi sorrisi di

benvenuto e nei calici di bianco e di rosso, l’af-

fascinante eredità della civiltà della Repubblica

di Venezia che continua a rinnovarsi e ci invita a

condividere tanta bellezza.

Consorzio Tutela Vini DOC Montello e Colli Asolanivia Cornuda, 1 - 31010 Maser (Treviso), Italia - tel.+ 39 331 5730216 - fax +39 0423 923002

www.consorziomontellocolliasolani.it

Vestigia dell’Abbazia di S. Eustachio

Asolo e la sua Rocca

Consorzio Tutela Vini DOC Montello e Colli Asolani

Villa Loredan Gasparini

Page 41: Il Sommelier n.5/2011

Questa storica azienda agricola di Venegazzù, nel cuore dell’Alta Marca Trevigiana, venne fondata nei primi anni del secolo scorso dal lungimirante Conte Piero Loredan. I suoi vini rossi vennero su-bito conosciuti nel mondo come una delle prime espressioni italiane di altissima qualità. L’azienda, da ormai 30 anni, è dedita anche al Prosecco,

coltivato nelle bellissime colline di Giavera del Montello (TV), ad un altitudine tra i 150 ed i 300 metri. Un Asolo Prosecco Superiore DOCG in versione BRUT, piacevolmente asciutto (con soli 9 grammi di zuccheri), molto affascinante e ricco in bocca, con un fi nale decisamente sapido, tipico dei terreni ferrosi della collina del Montello.

CONTE LOREDAN GASPARINIVia Martignago Alto 23 - 31040 VENEGAZZU’ (TV)Tel. 0423 870024 - Fax 0423 620898www.loredangasparini.it - [email protected]

“Dall'una e dall'altra parte vi sono loggie,... e sotto quelle vi sono luoghi da fare i vini...” Così Andrea Palladio nel 1570 de-scriveva la villa da lui costruita, che ha mantenuto nei secoli la sua vocazione agricola ed è oggi Patrimonio dell'Umanità UNESCO. I proprietari stessi se-guono la lavorazione delle uve dei propri vigneti, condotti a lotta integrata ecocompatibile, e i vini vantano medaglie nei più prestigiosi concorsi interna-zionali. Ricordiamo Il Maserino rosso, raffi nato blend di merlot e cabernet, Il Maserino bianco, equilibrato e intenso chardonnay affi nato in legno, il Manzoni bianco con la splendida comples-sità aromatica del vitigno, e l'Asolo Prosecco DOCG superiore, fresco e fruttato che accompagna tutti i momenti di allegria.

VILLA DI MASERVia Cornuda, 1 - 31010 Maser - TVTel. +39 0423 923003 - Fax +39 0423 923002www.villadimaser.it - [email protected]

La cantina Montelvini nasce nel 1968 dalla passione di Armando Serena nel solco della tradizione di una fa-miglia che è presente nel mondo del vino ininterrot-tamente dal 1881. Il luogo prescelto è Venegazzù, nel cuore della docg Montello e Colli Asolani, uno dei po-chissimi territori Italiani che riesce ad esprimere l’eccel-lenza sia nelle bollicine che nei vini rossi. L’esperienza nella coltivazione della vite in Montelvi-ni è passata di padre in fi glio attraverso cinque generazioni man-tenendo l’obiettivo della qualità, della lealtà e della correttezza. Oggi il fi ore all’occhiello della coltivazione e produzione è rappre-sentato proprio dal Prosecco Asolo Superiore Docg e dal Rosso Montello e Colli Asolani Docg. Montelvini, presieduta da Arman-do Serena, è diretta dal fi glio Alberto che,si occupa dello sviluppo commerciale, e dalla fi glia Sarah, responsabile amministrativo.

MONTELVINI S.P.A. Via Cal Trevigiana, 51- 31040 Venegazzù - Treviso Tel. 0423 8777 - www.montelvini.it - [email protected]

La Cantina Montelliana è stata fondata nel 1957. Situata alla base della zona collinare del com-prensorio del Montello e dei Colli Asolani, nel cuore della Marca Trevigiana, gode di condizioni pedo-climatiche ideali per la coltivazione della vite. Le uve utilizzate dalla cantina per produrre i vini provengono da vigneti situati sulle colline del Montello e sui Colli Asolani ad una altezza di 120-250 metri sul livello del mare con esposi-zione a sud; il terreno presenta caratteristiche variabili, mantenendo una costante nel sot-tosuolo ghiaioso che permette un drenaggio ottimale dell’acqua piovana. Oltre ai vitigni nella zona di Asolo e Montebelluna, altre zone di produzione si trovano nella zona pianeggiante a cavallo del fi ume Piave.

Cantina Montelliana e dei Colli Asolani SCAVia Caonada 2/a - 31044 Montebelluna (TV)Tel. 0423 22661 - Fax 0423 22650www.montelliana.it - [email protected]

Conte Loredan Gasparini

Villa di Maser

Montelvini S.p.A.

Cantina Montelliana e dei Colli Asolani SCA

a cura della redazione di Quality ADVa cura della redazione di Quality ADVa cura della redazione di Quality ADV

Sarah Serena (responsabile amministrativo), Alberto Serena (vice presidente), Armando Serena (presidente).

Consorzio Tutela Vini Montello e Colli Asolani

Page 42: Il Sommelier n.5/2011

fi gli e questo amore è sublimato nel “Bon in da Bon” - Pigato di Albenga DOC “ri-serva” - ottenuto con le uve di un cru particolare, raccolte tardivamente a fi ne ottobre e vinifi cate

con metodologie d’antàn, una maturazione di 6 mesi ed un affi namento di due mesi in bottiglia. Dal colore giallo paglieri-no carico, al naso è ricco di sentori fruttati e lieve mandorla. Al palato è secco, di elegante sapidità, dai richiami aromatici e dal fi nale di ottima persistenza. Va da sé che l’abbinamen-to ideale è con piatti della cucina ligure ricchi in sapore, con frutti di mare e saporite zuppe di pesce.

AZ. AGR. BIOLOGICA VIO GIOBATTA - www.biovio.it

LE CENE REGALI DIVENTANO APPUNTAMENTO FISSO Dopo i sold-out di aprile, maggio, giugno e luglio registrati dagli appuntamenti con l’alta cucina d’Italia organizzati all’in-terno della Reggia di Venaria in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Direttore del Consorzio che gestisce la dimora sabauda, Alberto Vanelli, ha annuncia-to che le Cene Regali diventeranno un appuntamento fi sso anche nel 2012. Decisione presa all’unanimità con Fabrizio Del Noce, Presidente del Consorzio, in seguito al successo delle cena del 10 giugno quando ai fornelli si è presentato Massimo Bottura, recentemente eletto miglior chef al mon-do. Suo è stato il compito di aprire le danze di una cena alla quale, da 200 prenotate inizialmente, si sono alla fi ne pre-sentate 600 persone, tutte richiamate dal tema della serata, “la cucina dell’Emilia Romagna” che ha fatto seguito a quella della Sardegna e della Toscana. “Non mi aspettavo di dove-re preparare i miei tortellini per così tante persone” – aveva detto Bottura poche ore prima di mettersi al lavoro – “spero comunque di farcela, sarà bellissimo cucinare all’interno di

un luogo così af-fascinante come la Reggia”. E il ri-sultato è stato ec-cellente, Bottura, nonostante il nu-mero così alto di commensali, non ha deluso

le notizie di enogastronomia e turismo

ACCORDO RAGGIUNTO PER IL MOSCATO D’ASTIIn 52 paesi tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo, sono i giorni della vendemmia del moscato bianco, l’uva dolce e profumatissima che si usa per vinifi care due vini mito: l’Asti spumante docg e il Moscato d’Asti docg. I tecnici prevedono che quella di quest’anno sarà una vendemmia di ottima qua-lità, con un elevato quadro aromatico e di profumi. A pochi giorni dalla raccolta i rappresentanti dei vignaioli, sindacati agricoli, cantine sociali, vinifi catori, case storiche spuman-tiere, con la mediazione di Regione Piemonte e la collabora-zione del Consorzio di Tutela, hanno sottoscritto l’accordo su prezzi e rese delle uve 2011. La resa è stata stabilita a 115 quintali/ettaro per le docg Asti e Moscato d’Asti; le uve eccedenti non docg saranno al massimo 5 quintali/ettaro. Il compenso 2011 per le uve docg è di 1.000 euro/tonnellata più Iva. Rispetto alla vendemmia 2010, con l’aumento del prezzo delle uve e della resa per ettaro (da 105 a 115 quintali), il viticoltore potrà benefi ciare di un maggior ricavo superiore al 10%. Le bollicine dell’Asti hanno registrato nel 2010 un trend positivo e anche per quest’anno si augurano di contare su numeri in crescita poiché alla vigilia degli 80 anni del Consorzio si supererà il traguardo di 100 milioni di bottiglie vendute nel mondo.CONSORZIO PER LA TUTELA DELL’ASTI - www.astidocg.it

“BON IN DA BON” - “BUONO DAVVERO”Prodotto nelle zone più vocate dell’entroterra di Albenga, questo Pigato in purezza di assoluto interesse, ultima pro-posta in ordine di tempo dell’Azienda Bio Vio, risultato di una accurata selezione di uve biologiche provenienti dai vigneti a 100 metri slm della Regione Marixe, a Bastia d’Albenga, è la naturale evoluzione di questo produttore che ha fatto del biologico il proprio credo. Non per moda o per scelta econo-mica ma per tradizione e cultura; e che la strada fosse quella giusta lo testimoniano i successi ottenuti in breve tempo dai vini di Chiara e Giobatta (Aimòne per gli amici) Vio persino nel-la stessa, diffi dente, terra di Liguria: vini fragranti, intensi, che comunicano piacevolezza di beva e, soprattutto, territorio. I vigneti autoctoni di Vermentino, Rossese, il raro Granaccia e il Pigato sono curati senza utilizzare pesticidi, diserbanti e concimi chimici e con l’attenzione che i genitori usano per i

a cura della redazione di

Page 43: Il Sommelier n.5/2011

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

le aspettative. “Massimo Bottura è il fi ore all’occhiello di un programma vasto” – ha fatto eco Vanelli – “che vedrà prota-gonisti dal prossimo settembre le Marche, la Puglia e infi ne il Piemonte. La nostra regione, che avrebbe dovuto chiudere il ciclo di incontri, sarà invece l’appuntamento collante verso una rassegna che diventerà permanente”.L’evento è promosso con Camera di commercio di Torino e FIPE - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, in collabora-zione con Ascom Torino. Le iniziative di Italia 150 godono dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Tutte le cene hanno l’inizio previsto alle ore 20.30 e sono precedute, a partire dalle ore 19 dalla visita alla Reggia, facoltativa e libera anche con audioguide. Uffi cio Marketing della Venaria Reale: Tel. +39 011 4992305 - 011 4322674

TRIDENTUM RISERVA EXTRA BRUTDI CESARINI SFORZALa Rinaldi di Bologna presenta al mercato la nuova cuvée Cesarini Sforza: il Tridentum Riserva Extra Brut. Chardonnay in purezza, con uve di provenienza dalla Valle di Cembra (Trentino), fer-menta per l’80% in accia-io inox e per l’altro 20% in legno di varie età. Matura sui lieviti dai 48 ai 60 mesi. Raccogliendo l’antica ere-dità produttiva della fami-glia d’origine, un gruppo di qualifi cati imprenditori del settore vitivinicolo trentino fondò nel 1974 l’Azienda Spumantistica Cesarini Sforza, con l’obiettivo di produrre spumanti di alta qualità che sapessero affermarsi non solo tra i consumatori trentini, ma anche sulla scena nazionale. In pochi anni Cesarini Sforza ha saputo trovare una sua collocazione precisa nel mercato italiano e interna-zionale degli spumanti, con prodotti di assoluto prestigio. Gli spumanti Cesarini Sforza sono strettamente legati al territo-rio trentino. Un territorio dal grande retaggio storico, dall’in-comparabile bellezza naturale e dalla vocazionalità unica per l’ottenimento di grandi uve, da destinare alla produzione di spumanti di assoluta eccellenza.

FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz

SONDRETE - IL PASSITO SECONDO LA REGOLAÈ uno dei pochi passiti IGT della Costa Toscana a base di uve di Trebbiano, Malvasia e S. Colombano, lavorate con il metodo degli appassitoi come i grandi Vin Santi del Chianti, che ha ricevuto apprezzamenti unanimi dalle guide di settore, non ultime le tre stel-le della guida Veronelli. L’annata 2004 da qualche mese in commercio (la produzione è iniziata con l’annata 1999), seppur necessita un ulteriore affi -namento in bottiglia, presenta una buona struttura (da 300-350 gr/l di zuccheri) ed è sorretta da una buona spalla acida che la rende giustamente equi-librata. Al naso emergono, dopo 4 anni di affi na-mento in caratelli da 100 ml, sentori di frutta secca, agrumi canditi e poi persistenti note di fi chi, miele, con un fi nale di carruba e cannella. La gradazione alcolica di 14% gradi sostiene le note morbide e vellutate. Produzione limitata di circa 1500 bottiglie annuali.PODERE LA REGOLA - www.laregola.com

OLTREPO’ - UN TERRITORIO DA GUSTAREIl progetto «Perle d’Oltrepò terroir to taste», promosso da Gal e Regione Lombardia, ha riacceso l’attenzione su una terra a mezz’ora da Milano che è culla della viticoltura e della salumeria lombarda. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, capofi la del piano di valorizzazione e comunicazione, in col-laborazione con il Consorzio di Tutela del Salame di Varzi, punta a ridare profi lo a un’economia di primo piano. Il pro-gramma prevede campagne informative, workshop, educa-tional e conferenze in zona di produzione (Centro studi della vite e del vino di Riccagioia, Torrazza Coste). Dopo la pre-sentazione in maggio al Caffé Trussardi di Piazza Della Scala a Milano, e i focus di giugno e luglio tra giornalisti e produttori, sono in arrivo wor-kshop tecnici per i produtto-ri, in agenda a fi ne settem-bre. Gran fi nale con gli Stati Generali del Pinot nero dal 18 al 20 novembre. Il Cruasé e il Salame di Varzi, 38 tonnellate di produzione annua, con un fatturato di quasi 5 milioni euro, diventano bijoux di una terra tutta da vivere e da gustare.

CONSORZIO TUTELA VINI OLTREPÒ PAVESEwww.vinoltrepo.it

Page 44: Il Sommelier n.5/2011

dell’Autodromo sarà di 2.300mq. con 1.200mq. per la grande sala degustazione situata al primo piano del NEW-BUILDING 1 sopra i paddock di F1 e 700mq. riservati alla sala Sponsor e Club Meregalli. 8 ore di degustazione dalle 11.00 alle 19.00 con il servizio dei vini curato dai sommelier F.I.S.A.R., oltre 300 prodotti tra vini e distillati e la partecipa-zione di più di 80 aziende con la presenza in prima persona dei rispettivi produttori italiani, francesi e del resto del mondo per un grandioso evento concentrato solo e unicamente su tutti i vini proposti dal listino Meregalli e dedicato ai profes-sionisti del settore, che ha fatto registrare la partecipazione di ben 4.000 visitatori nell’edizione 2010.MEREGALLI GIUSEPPE S.R.L. - www.meregalli.it

UNA DONNA ALLA GUIDA DEL CONSORZIO TUTELA MOSCATO DI SCANZOÈ Angelica Cuni, titolare dell’azienda Il Cipresso. È stata

eletta Presidente del Consorzio del vino da meditazione

Docg prodotto nel territorio di Scanzorosciate in provincia di

Bergamo. L’imprenditrice Angelica Cuni è

la prima donna del vino bergamasco con

un incarico di responsabilità. “Andremo

avanti con la politica già avviata” – afferma

– “basata sulla promozione del Moscato

di Scanzo all’interno e al di fuori dei confi ni

orobici. In settembre avremo eventi

promozionali a Milano, confermiamo la

partecipazione alla fi era Autochtona di Bolzano, rivolta al

mercato nordico, al Salone di gastronomia di Monte Carlo

e ad altre manifestazione di settore”. Angelica Cuni punterà

anche a sensibilizzare i ristoratori bergamaschi, spingendoli

a promuovere il vino da meditazione di Scanzo, e anche ad

un rapporto di collaborazione con il Consorzio Valcalepio.

CONSORZIO DI TUTELA MOSCATO DI SCANZOwww.consorziomoscatodiscanzo.it

NUOVA, PRESTIGIOSA SEDE PER LO CHAMPAGNE JACQUARTLe stagioni si succedono, e lo spirito della Maison Jacquart si rinnova. E si rinnova visibilmente, con l’ingresso della Casa nella sua nuova, splendida sede aziendale. Stabilendosi nel Palazzo di Brimont, un magnifi co “hôtel particulier” situato nel pieno centro di Reims, Jacquart entra di diritto nella cer-chia delle grandi Case di Champagne. Ubicata al numero 34

le notizie di enogastronomia e turismo

GERARDO CESARI AL CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLESUn grande vino non può che ricevere una Gran Medaglia d’Oro. E Jèma Corvina Veronese Igt 2005 della Gerardo Cesari ha ricevuto questo riconoscimento al Concours Mondial De Bruxelles tra le oltre 7 mila etichette in concorso provenienti da tutto il mondo. Jèma, il cui nome sta per gem-ma preziosa, ma anche per gemma della vite, ha ottenuto

il consenso di una giuria internazionale composta da oltre 260 degustatori tra sommelier, giornalisti, importatori e scrittori del settore. Questo vino, frut-to di un’accurata ricerca dell’azienda di Cavaion

Veronese, valorizza un vitigno fondamentale per il carattere della Valpolicella, la Corvina. Quest’ultima è la base dei grandi rossi della Valpolicella, ma è solo in purezza che si com-prende appieno il suo carattere nel colore, nei profumi e nel corpo. L’attenzione alla qualità di questo vino, che ha conquistato anche il Trophee Citadelles, al concorso Les Citadelles Du Vin di Bordeaux, è presente in tutte le fasi della produzione. La vendemmia si svolge a fi ne ottobre e le uve sono sottoposte ad appassi-mento per 20 giorni. L’affi namento avviene in

legni francesi per 18 mesi, infi ne l’assemblaggio in botte e il successivo affi namento per ulteriori 6 mesi. Un anno di bottiglia completa le caratteristiche organolettiche. Presenta colore rosso porpora, bouquet di frutti rossi e cilie-gia macerata con note lievemente tostate. Al gusto è mor-bido, pieno ed armonico, di ottima lunghezza e persistenza. Ad ottobre debutterà la nuova annata, pronta a concorrere con le eccellenze di tutto il mondo.GERARDO CESARI S.P.A. - www.cesariverona.it

“100 VINI NORD ITALIA” ALL’AUTODROMO DI MONZALa VII edizione di “100 VINI NORD ITALIA” l’evento principe del Gruppo Meregalli, il prestigioso distributore italiano “wine & spirits” con gli uffi ci che poggiano sulle vecchie fonda-menta del Convento della Monaca di Monza, si svolgerà il prossimo 26 settembre presso l’AUTODROMO NAZIONALE MONZA. L’immenso spazio allestito nelle sale

a cura della redazione di

Page 45: Il Sommelier n.5/2011

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

di Boulevard Lundy, nel quartie-re che ospita il meglio dell’ari-stocrazia champenois, la nuova sede Jacquart si presenta in tutta la sua classica eleganza dietro una maestosa cancella-ta in ferro battuto. All’interno, la storica dimora seduce il visita-tore per i suoi particolari archi-tettonici e decorativi perfetta-mente restaurati, nel rispetto più assoluto delle forme e dei colori originali. Fiore all’occhiello del grande gruppo Alliance Champagne, la Maison Jacquart rappresenta la produzione di 2400 ettari di vigneti, ripartiti come un mosaico sulla Montagne de Reims, nella Vallée de la Marne e lungo la Côte des Blancs, a formare uno dei più vasti territori di approvvigionamento di tutta la Champagne. Da questo variegato terroir produttivo i maestri di cantina Jacquart selezionano gli Chardonnay, i Pinot Noir e i Pinot Meunier che compongono tutte le raffi nate cuvée della Maison, da destinare agli estimatori e agli appassionati di tutto il mondo. Lo stile Jacquart, caratterizzato dalla grande vivacità e raffi natezza di tutti i suoi prodotti, privilegia la vinifi -cazione e l’invecchiamento sulla feccia, con una durata che va ben oltre le esigenze della Appellation d’Origine Contrôlée. Ogni “pezzo” della collezione Jacquart (Brut Mosaïque, Rosé Mosaïque, Extra Brut, Blanc de Blancs Millésimé, Brut de Nominée) fa nascere sensazioni ed emozioni uniche, per soddisfare i desideri di tutti gli intenditori internazionali.FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz

CANTINE RIONDO CREA EXCELSAUna ricerca continua quella di Cantine Riondo, che per il 2011 vede protagonista un nuovo proget-to, Excelsa, nato per ridare lustro ad un prodotto d’eccellenza italiana come il Soave. Con questo vino, l’azienda ha voluto ricercare le potenzialità inespresse di un importante vitigno, la Gargane-ga che, con la sua uva delicatamente fruttata, floreale, morbida e la mineralità che deriva dal territorio, offre al consumatore uno stile “nuo-vo”, moderno, senza dimenticare la grande storia e tradizione che caratterizzano questo glorioso vino. Excelsa Soave, fine ed elegante nei profumi e nei sapori, vuole interpretare il modo di bere contemporaneo, offrendo una

degustazione leggera, salutare e allo stesso tempo intensa e ricca di emozioni. Un prodotto realizzato secondo indici precisi di benchmarking per garantire un ottimale equilibrio tra fruttato, acidità, alcol e note minerali. “Da sempre Can-tine Riondo guarda al futuro offrendo prodotti innovativi e al passo con le tendenze del momento” - spiega Abele Ca-sagrande, Direttore Generale di Cantine Riondo – “Ora, a fronte dello sviluppo registrato in questi anni, siamo certi di proporre al consumatore una nuova filosofia del bere: uno stile diverso di vino, rinnovato ed esclusivo, un Soave nato per stare tra i vini bianchi d’avanguardia”.CANTINE RIONDO S.p.A. - www.cantineriondo.com

LA SOSTENIBILITÀ TRA I VIGNETI ITALIANIMagis in latino signifi ca “di più” e oggi è il nome di un primo progetto nazionale dedicato alla sostenibilità della vite e del vino italiani che sposa logiche ambientali ed economiche. Magis ha l’obiettivo di fare sempre “di più”, “sempre meglio” e, per molte realtà vitivinicole, può costituire un elemento distintivo nel panorama nazionale ed estero. Offre inoltre alle aziende la possibilità di lavorare in modo strutturato ed orga-nizzato grazie a tutte le varie tecniche adottate ed all’innova-tiva tecnologia messa a disposizione. Oggi il progetto coin-volge oltre 130 azien-de viticole che si di-stinguono per qualità e dimensioni, realtà quindi con peso si-gnifi cativo sul merca-to. Magis nasce per rispondere, con basi scientifi che, alla richiesta da parte dei consumatori, di qualità di tipo salutistico, organolettico ed etico e sta diventando una moderna corrente di pensiero attenta all’ambiente ed alla competitività della fi liera. Le aziende, infatti, aderiscono ad un protocollo di sostenibilità produttiva ed ambienta-le periodicamente aggiornato e monitorato dalla comunità scientifi ca, per produrre con sempre maggiore attenzione all’ambiente e all’impiego dell’innovazione nella difesa. I risul-tati oggettivi raggiunti fi no ad ora e dichiarati pubblicamente da tecnici, ricercatori e rappresentanti delle aziende partner hanno confermato le previsioni di una produzione vitivinicola più effi ciente con conseguente riduzione del 9% dei tratta-menti e del 15,4% dei costi della difesa, dimostrando che le innovazioni verso un’agricoltura ecocompatibile non solo non costano di più ma, mantenendo pari se non superiore la qualità, permettono di ottimizzare i costi, di produrre meglio ed ottenere di più.BAYER CROPSCIENCE S.R.L. - www.magis.me

Page 46: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Un Cheese con la Francia protagonista

Gli appassionati di formaggio non possono perdersila fi era di prodotti caseari più importante d’Europa.

Dal 16 al 19 settembre a Bra (Cn) si svolge l’ottava edizione di Cheese, le forme del latte.

“”

44

Luca Bernardini

Uffi cio Stampa Slow Food

Quest’anno sarà protagonista la Francia,

Paese del formaggio per antonomasia e

sempre in prima linea nella tutela delle

produzioni a latte crudo e delle diversità territoria-

li. Le sue eccellenze si trovano in Gran Sala, dove

tra gli oltre 150 formaggi provenienti da tutto il

mondo, ben 100 arrivano dalla Francia, mentre

10 dei 34 Laboratori del Gusto, le degustazioni

guidate da esperti Slow Food, sono interamente

dedicati ai prodotti d’Oltralpe, con la testimonian-

za dei Meilleur Ouvrier de France, il più importan-

te premio per un artigiano francese.

Page 47: Il Sommelier n.5/2011

LA BUONA TERRANON MENTE

www.lecolture.itSanto Stefano di Valdobbiadene (Treviso) - Italy

Il paese già alle prime case odorava di mosto come

fosse un ambiente chiuso, e trainati dai buoi avanzano

da ogni strada i carri coi tini pieni d'uva.

(G. Comisso)Parlando di Valdobbiadene, in “Veneto felice”.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Sempre nella Gran Sala, dopo aver compo-

sto il proprio plateau, lo si può accompagna-

re con un vino scelto tra le 700 etichette pro-

poste nell’Enoteca, anche grazie ai consigli

del qualificato personale Fisar (Federazione

Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori). I

vini italiani, in parte segnalati dalla guida Slow

Wine di Slow Food Editore, sono forniti dal-

le cantine che aderiscono al Progetto Vino e

che hanno avviato con Slow Food una nuova

strada per la valorizzazione della produzione

enologica nazionale. Accanto alle etichette

italiane, un’ampia selezione di vini francesi.

Cuore della manifestazione è da sempre il

Mercato dei Formaggi, uno spazio di 3000

metri quadri di esposizione dove centinaia di

pastori e casari, che scelgono principalmen-

te il latte crudo, si riuniscono per proporre

nuovi e antichi sapori, ricercate produzioni

che fanno di Cheese il punto di riferimento

per appassionati e operatori del settore.

Per spuntini veloci preparati nel segno del-

la tradizione gastronomica italiana ecco le

Cucine di Strada e la Piazza della Birra per un

tour tra le varie regioni della nostra penisola:

la focaccia di Recco (Ge), le piadine roma-

gnole di Fresco Piada, le bombette preparate

dalla Condotta Slow Food di Alberobello (Ba)

e i cheeseburger della Granda si abbinano

perfettamente alle etichette di ventiquattro

birrifici selezionati dalla guida alle Birre d’Italia

di Slow Food Editore. Per un pasto un po’ più

slow, i Chioschi Degustazione sono luoghi di

ristoro in cui, stando comodamente seduti,

si possono conoscere attraverso la cucina

tradizionale realtà regionali e provinciali. Ad

Page 48: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 546

animare ogni Chiosco, laboratori, incontri con i

produttori e dimostrazioni pratiche, per soddisfa-

re le curiosità del pubblico sui prodotti e le ricette

proposte.

Reduce dal grande successo della passata edi-

zione, ritorna la Piazza della Pizza dove si può

gustare quella tradizionale napoletana, preparata

a regola d’arte in forno a legna con pomodoro

San Marzano e mozzarella di bufala campana,

oppure è possibile scegliere una pizza arricchita

con i Presìdi Slow Food.

La Via degli Affi natori, coloro che prendono in

carica un prodotto e lo accompagnano nella sua

crescita e maturazione, propongono il meglio dei

formaggi internazionali. Si tratta di una rete spon-

tanea nata a proprio a Cheese nelle varie edizio-

ni e che ogni due anni si dà appuntamento in

centro a Bra, permettendo ai visitatori di scoprire

centinaia di tipologie e stagionature e riempiendo

vie e piazze di quel profumo persistente e antico

che solo i formaggi ben affi nati sprigionano.

Questo ed altro ancora vi aspetta a Cheese. Per il

programma completo e info utili consultare il sito

slowfood.it/cheese.

provenzacantine.it

Azienda Agricola ProvenzaDesenzano del Garda (BS)Te l . 0 3 0 9 9 1 0 0 0 6i n f o @ p r o v e n z a . n e t

“il„ Lugana

Page 49: Il Sommelier n.5/2011

provenzacantine.it

Azienda Agricola ProvenzaDesenzano del Garda (BS)Te l . 0 3 0 9 9 1 0 0 0 6i n f o @ p r o v e n z a . n e t

“il„ Lugana

Page 50: Il Sommelier n.5/2011

I Castelli dell’Abruzzoa cura della Regione Abruzzo (regione.abruzzo.it)

Le tipologie architettoniche sono più variegate, in relazione anche alle più complesse vicende storiche

ed insediative di questa parte della regione.

Il territorio abruzzese ap-

pare segnato in maniera

diffusa e profonda dalla

presenza di castelli e struttu-

re fortifi cate disseminate nel

suo paesaggio. Dalla fascia

costiera a quella collinare e

pedemontana fi no alle aree

interne, la regione è costella-

ta di esemplari architettonici

di grande varietà, sia tipo-

logica sia cronologica, che

possono, per certi versi, rag-

grupparsi proprio in relazione

a questi ambienti geografi ci.

Esaminando la zona litoranea,

si nota immediatamente che

essa conserva un numero mi-

nore di opere militari rispetto

all’interno. Una carenza do-

vuta essenzialmente a due

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 548

spec

iale

Abruz

zo

Castello aragonese di Ortona

Page 51: Il Sommelier n.5/2011

fattori: da un lato la minore

difendibilità di queste aree, più

aperte ed esposte al pericolo

dell’attacco dal mare; dall’al-

tro il fortissimo sviluppo ur-

bano di queste zone in epoca

recente, che ha naturalmente

alterato in modo drastico le

presenze antiche. Le poche

tracce rimanenti sono in gra-

do comunque di descrivere un

paesaggio segnato, soprat-

tutto dal cinquecento in poi,

da un sistema di torri costiere

anticorsare, tutte molto simili

tra loro, che costituiscono la

testimonianza sicuramente

più cospicua del patrimonio

litoraneo. Rientrano a pie-

no titolo in questa tipologia

le torri di Martinsicuro, della

Vibrata, del Salinello, la torre

di Cerrano e quella di Punta

Penna. Sono anche attestati

in questa area geografi ca nu-

clei urbani difesi da mura, di

cui restano sporadici elementi

superstiti, come a Giulianova,

Tortoreto e Francavilla. Uniche

presenze imponenti, legate

alla difesa dagli assedi e dun-

que alla tipologia morfologica

del castello rinforzato da ba-

stioni possono considerasi,

nella fascia costiera, il forte di

Vasto e il castello aragonese

di Ortona. Le aree collinari e

montane sono decisamente

più ricche di edifi ci militari e

fortifi cati. Le tipologie architet-

toniche sono più variegate, in

relazione anche alle più com-

plesse vicende storiche ed in-

sediative di questa parte della

regione. Le costruzioni in essa

disseminate si possono ricon-

durre infatti a molteplici radici;

in primo luogo all’esigenza di

difesa dalle incursioni ungare

e saracene che danno l’av-

vio, dal IX all’XI secolo, a quel

processo di incastellamento,

già ampiamente analizzato

dal Toubert per l’area Sabina,

che dovette essere incisivo

anche in Abruzzo.

Le popolazioni vanno alla ri-

cerca di abitati difesi “natural-

mente” dalle alture, fortifi can-

do a volte antichi insediamenti

risalenti all’epoca italica, cre-

andone a volte di nuovi intor-

no a pievi o “villae” sparse.

A partire dall’età longobarda

fi no al XII secolo, inoltre, sor-

gono ovunque torri di avvi-

stamento, destinate in alcuni

casi a rimanere isolate, come

quelle di Aielli e Collelongo, in

altri, a divenire fulcri intorno ai

quali si addenseranno in età

normanna, sveva e aragone-

se, corpi fortifi cati più articola-

ti che in alcuni casi andranno

speciale Abruzzo

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 49

Torre di Martinsicuro

Page 52: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 550

spec

iale

Abruz

zo

ad assumere anche funzione

abitativa (Roccascalegna,

Pettorano sul Gizio, Popoli,

Roccacasale, Palmoli,

Crecchio...). Altre strutture na-

scono più esplicitamente con

connotazioni residenziali, as-

sumendo un aspetto ibrido tra

il palazzo fortifi cato ed il castel-

lo vero e proprio. Esse riman-

gono come testimonianze del-

la storia e della potenza delle

più importanti famiglie feudali

presenti sul territorio regionale

come gli Orsini, il cui nome è

legato ai castelli di Avezzano

e Scurcola Marsicana, i

Piccolomini, “committenti”

dei castelli di Capestrano, di

Balsorano e di Ortucchio, e i

Santucci, antichi proprietari

del palazzo di Navelli. In altri

casi, gli insediamenti fortifi ca-

ti furono il frutto dell’espan-

sione territoriale operata, nei

confronti dell’Abruzzo, dai

grandi monasteri benedettini

di Montecassino, S.Vincenzo

al Volturno e Farfa fi n dall’Al-

to Medioevo; spesso infatti,

intorno ad abbazie e “gran-

ge” si crearono veri e propri

agglomerati fortifi cati come

fu il caso, ad esempio, di S.

Benedetto in Perillis. Il quadro

sin qui tracciato non mira na-

turalmente ad essere esausti-

vo sulla varietà degli insedia-

menti fortifi cati e delle opere

castrensi diffuse in area abruz-

zese, essendo molte questioni

relative all’incastellamento an-

cora dibattute, ma vuole solo

gettare un breve sguardo sulla

ricchezza della storia e dell’ar-

chitettura della nostra regione,

privilegiando quelle costruzio-

ni ancora accessibili e fruibili

dal pubblico. Col trascorre-

re dei secoli molte di queste

straordinarie testimonianze

Castello di Avezzano

Page 53: Il Sommelier n.5/2011

del passato sono andate per-

dute e altre sono state irrime-

diabilmente danneggiate dal

tempo, dall’abbandono, dalle

calamità naturali e sono oggi

rimaste allo stato di rudere,

conservando comunque un

fascino potente reso in molti

casi spettacolare dal conte-

sto paesaggistico circostante;

in altri casi le strutture però

hanno avuto un riutilizzo, sono

cioè giunte, attraverso opere

di restauro considerevoli, a

riacquistare un ruolo culturale

importante per le città; in par-

ticolare, molto spesso, castelli

e torri sono diventati musei,

ambienti espositivi, alberghi,

ristoranti, ostelli, spazi per

convegni e in un caso (la torre

di Aielli) perfino Planetarium.

Molte strutture purtroppo

sono ancora in attesa tanto di

restauri quanto di appropria-

ti riutilizzi, altre sono rimaste

proprietà privata di famiglie

aristocratiche e pertanto fru-

ibili solo dall’esterno, nel loro

valore di presenze urbane e

rurali. Tutte comunque, rap-

presentano un tratto fonda-

mentale del nostro paesaggio,

tanto connaturate ad esso da

sembrare presenze insepara-

bili dalle sue montagne, colline

e borghi, come negli affreschi

quattrocenteschi di Delitio per

il Duomo di Atri, in cui una ve-

duta di colline abruzzesi inca-

stellate dà una rappresenta-

zione fiabesca e sognante del

territorio che in fondo ancora

gli appartiene.

speciale Abruzzo

Page 54: Il Sommelier n.5/2011

Masciarelli: la visione di Marina

di Paola Cambria e Patrizia Vasta

In Italia il mondo del vino, insieme con la moda e il design, è tra i più dinamici e i più promettenti

anche dal punto di vista economico.

Marina Cevtic

Masciarelli, una

donna del vino, con

una visione da economista e

con una forte vocazione im-

prenditoriale. Ci svela uno dei

comandamenti del Codice

Masciarelli: stimolare l’educa-

zione e la conoscenza su tutti i

prodotti abruzzesi. Il vino, dice

Marina, deve sempre più fare

squadra insieme ad altri pro-

dotti del territorio e con il terri-

torio stesso. “Si potrebbe – ri-

leva – fare un grande lavoro di

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 552

spec

iale

Abruz

zo

faravetrerie.it

UNA PERSONALITÀCHE TRASPARE

IN OGNI OCCASIONE

Page 55: Il Sommelier n.5/2011

promozione sull’enoturismo, la

natura, il paesaggio; l’Abruzzo

ha potenziale e tanta storia,

ma è una regione timida che

non fa sistema e non si sa

proporre. Purtroppo – afferma

determinata - oggi la politica

si è scollata dalla realtà, le im-

prese si sentono sole ed ab-

bandonate e per aprirsi ai mer-

cati devono ricorrere solo alle

proprie forze’’. E dall’Abruzzo

la visione di Marina spazia a

tutta l’Italia: “In Italia il mondo

del vino, insieme con la moda

e il design, è tra i più dinami-

ci e i più promettenti anche

dal punto di vista economico.

Tutte queste attività che sono

la forza del Paese andrebbero

messe in rete per relazionarsi

con il mercato globale e cre-

are un sistema moltiplicatore

della promozione, coinvolgen-

do anche gli italiani all’estero.

Potrebbero essere la bandie-

ra, i primi ambasciatori dei

nostri prodotti che esprimono

qualità a prezzi onesti’’.

“Bisognerebbe promuovere

un sistema di vendita indiretta

- spiega ancora - fare attività

di comunicazione e cultura sul

vino italiano. Fare un progetto,

un business plan. Stimolare

speciale Abruzzo

faravetrerie.it

UNA PERSONALITÀCHE TRASPARE

IN OGNI OCCASIONE

Page 56: Il Sommelier n.5/2011

energia e grinta’’. Secondo

Marina invece, il nostro vino,

che ha il miglior rapporto qua-

lità/prezzo, è una risorsa com-

pletamente trascurata dalle

Istituzioni e dalla politica.

Una ricetta ci sarebbe, a casa

Masciarelli, e potrebbe essere

quella del matriarcato o pote-

re al femminile perché, spiega

Marina, “le donne sanno fare

squadra, da sempre sanno

che devono crearsi una rete a

partire dalle zie, le nonne ecc’’.

E Marina una rete se l’è ricrea-

ta a vent’anni in Italia, seguen-

do il marito Gianni conosciu-

to nella sua terra, la Croazia,

quando lei, amante del vino

del nonno, faceva i primi passi

nel mondo vitivinicolo.

La donna e il ruolo impegnativo

che oggi tocca a Marina, dopo

la perdita del marito Gianni,

un grande uomo del vino e

dell’Abruzzo. Masciarelli, pun-

to di riferimento di questa re-

gione, ha saputo trasformare

la tradizione in esaltazione

del territorio, coniugandola

all’innovazione tecnologica e

a sistemi di gestione all’avan-

guardia. Un uomo che, dice

Marina, “guardava sempre

avanti” trainando in questa

corsa verso il futuro altri talenti

della regione e perfezionando

così una sua idea impren-

ditoriale del “Made in Italy”.

Quest’aria imprenditoriale si

respira anche in cantina con

oggetti tradizionali affi ancati a

modernissime tecnologie che

fanno della Masciarelli un van-

to per l’enologia italiana. “Una

grande cantina - spiega Marina

- deve misurare la sua qualità

non sul prodotto particolare a

cui dedica attenzioni e risorse

perchè cerca il suo gioiello,

ma sulla grande produzione,

sui vini che fanno massa, sul

milione di bottiglie che devono

uscire tutte con uno standard

qualitativo alto e che sono il

tuo business”. E di grande

azienda parliamo, infatti: 60

dipendenti e una produzione

di 2,1 milioni di bottiglie seg-

mentata su 14 etichette rag-

gruppate nelle quattro linee

Masciarelli, Marina Cevtic, Villa

Gemma e l’ultima, Castello di

Semivicoli. Alla cantina si af-

fi anca l’attività di distribuzione,

con qualche prodotto italiano,

di 2 aziende della Borgogna

e 3 della Mosella. Infi ne da 2

anni l’attività turistico ricettiva

con l’imponente ristrutturazio-

ne del Castello di Semivicoli,

con lo splendido show-room

dell’azienda e 10 stanze, gio-

ielli di domotica e di eleganza.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 554

spec

iale

Abruz

zo

Panorama Castello di Semivicoli

Il Merano WineFestival è l‘evento

enogastronomico più esclusivo,

elitario ed elegante d’Europa.

Il 4 novembre, la poesia del gusto ini-

zia con “bio&dynamica”: 50 selezionati

produttori presenteranno vini biologici,

biodinamici e naturali, prodotti in ar-

monia con la terra, il cosmo e il cielo

stellato.

Dal 5 al 7 novembre 450 viticoltori rino-

mati provenienti dalle più famose aree

vitivinicole del mondo (Italia, Francia,

Germania, Austria, Svizzera, Grecia,

Serbia, Ungheria, Slovenia, Spagna,

Portogallo, Cile, California, Argentina,

Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda)

offriranno in degustazione i loro vini

premiati dalla Commissione d’Assaggio

del MWF.

100 Maestri Artigiani faranno assaggia-

re le loro prelibatezze gastronomiche

(dai formaggi pregiati alle salumerie,

dall’olio d’oliva all’aceto balsamico, dai

dolci al caffé ecc.).

Merano 4-7 novembre 2011

55

a cura della redazione di Quality ADV

th20

Highlights:

• l’emozionante show-cooking all’interno della GourmetArena;

• rinomati Châteaux dell’union des Grands Crus de bordeaux;

• Viticoltura eroica internazionale;

• Degustazione di vini di annate vecchie ed introvabili;

Una vera e propria Delizia!

Il vino è la poesia della terra (Mario Soldati)

(Ulteriori informazioni sul sito www.meranowinefestival.com)

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Page 57: Il Sommelier n.5/2011

Il Merano WineFestival è l‘evento

enogastronomico più esclusivo,

elitario ed elegante d’Europa.

Il 4 novembre, la poesia del gusto ini-

zia con “bio&dynamica”: 50 selezionati

produttori presenteranno vini biologici,

biodinamici e naturali, prodotti in ar-

monia con la terra, il cosmo e il cielo

stellato.

Dal 5 al 7 novembre 450 viticoltori rino-

mati provenienti dalle più famose aree

vitivinicole del mondo (Italia, Francia,

Germania, Austria, Svizzera, Grecia,

Serbia, Ungheria, Slovenia, Spagna,

Portogallo, Cile, California, Argentina,

Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda)

offriranno in degustazione i loro vini

premiati dalla Commissione d’Assaggio

del MWF.

100 Maestri Artigiani faranno assaggia-

re le loro prelibatezze gastronomiche

(dai formaggi pregiati alle salumerie,

dall’olio d’oliva all’aceto balsamico, dai

dolci al caffé ecc.).

Merano 4-7 novembre 2011

55

a cura della redazione di Quality ADV

th20

Germania, Austria, Svizzera, Grecia, del MWF.

Highlights:

• l’emozionante show-cooking all’interno della GourmetArena;

• rinomati Châteaux dell’union des Grands Crus de bordeaux;

• Viticoltura eroica internazionale;

• Degustazione di vini di annate vecchie ed introvabili;

Una vera e propria Delizia!

Il vino è la poesia della terra (Mario Soldati)

(Ulteriori informazioni sul sito www.meranowinefestival.com)

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

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Villa Maiella, coppia del gusto a Guardiagrele

di Paola Cambria e Patrizia Vasta

Nei nostri taccuini pochi appunti e la limpida certezza che la cucina è il centro di gravità permanente di questa

coppia di abruzzesi uniti nella vita e tra i fornelli diVilla Maiella, il loro ristorante che li ha portati agli onori

delle cronache della letteratura culinaria.

Appena rientrati da una

vacanza itinerante

in Francia, Angela e

Peppino Tinari ci travolgono

di racconti e fotografi e delle

sublimi esperienze enoga-

stronomiche del loro viaggio.

Immagini e parole che ci som-

mergono di un entusiasmo

e una passione trascinante,

tanto che il nostro incontro

nulla ha a che fare con un’in-

tervista su ricette e ingredien-

ti. Peppino ci rassicura però,

dicendo che un piatto va so-

prattutto assaggiato, che alla

fi ne è sempre una questione

di gusto. Puoi provare a de-

scriverlo con tutta la precisio-

ne del mondo, ma è il palato

che giudica se la fusione degli

elementi è veramente riuscita,

ogni volta. E Angela è in per-

fetta sintonia con questa fi lo-

sofi a, quando ci racconta che

per ogni piatto che prepara

non si può esimere dall’as-

saggiarlo e plasmarlo di volta

in volta, per essere certa che

tutto funzioni. Dietro di lei, in-

fatti, c’è sempre il suo aiutante

che prende appunti su ciò che

aggiunge o modifi ca.

Lui creativo, estroso, istrio-

nico, in sala ad accogliere

i clienti e lei meticolosa e la-

boriosa in cucina a preparare

gli ordini. Tanta carne, agnello

soprattutto, anche se qualche

sfi ziosa ricetta di baccalà non

manca mai nel menù.

Nei nostri taccuini pochi ap-

punti e la limpida certezza che

la cucina è il centro di gravità

permanente di questa coppia

di abruzzesi, uniti nella vita e

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Angela e Peppino Tinari davanti a Villa Maiella

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tra i fornelli di Villa Maiella, il loro ristorante che

li ha portati agli onori delle cronache della lette-

ratura culinaria. Anche loro, come tanti grandi

chef, sono cresciuti immersi nella cultura eno-

gastronomica per innata passione e per tradi-

zione familiare, e dopo aver girovagato un po’

in gioventù tra l’estero e l’Italia, si sono ritrovati

a Guardiagrele, cittadina di 10.000 persone

nell’entroterra chietino, e qui hanno deciso di

costruire il loro regno e di onorare il legame

con la loro terra. E a coronare il tutto arriva,

nel 2010, la Stella Michelin, di cui i due coniugi

parlano orgogliosi, con un misto di fi erezza e di

ansia. Ma in realtà, ci dicono, non è cambiato

molto da quando Villa Maiella è stata insignita

dell’ambito riconoscimento. Forse il livello della

clientela è un po’ più elitario, ma il loro ristoran-

te continua ad ospitare, oltre agli avventori mu-

niti di guida, molti affezionati che frequentano i

Tinari da anni, ogniqualvolta hanno voglia di un

piatto un po’ ricercato, che sappia interpretare

con fantasia i capisaldi della tradizione, oppure

di un vino “speciale”, uno di quelli normalmente

introvabili. Sì perché la cantina di Villa Maiella è

un vero forziere di preziosi. 1.200 etichette in

tutto, tra cui spiccano le 80 francesi tra bianchi

e rossi e una trentina provenienti da Australia,

Germania, Cile e via dicendo. Una menzione

a parte meritano le bollicine, una cinquantina

le francesi e una trentina le italiane. Peppino

snocciola numeri da vero appassionato e com-

menti da vero intenditore. Il vino è tutta farina

del suo sacco e lasciare invecchiare qualche

ottima bottiglia, nascondendola ai potenziali

acquirenti, è il suo vezzo. Non dimentica però

di elogiare Nicola Boschetti, il sommelier di

Villa Maiella, fondamentale per impreziosire la

cantina e proporre i giusti abbinamenti, offer-

ti ai clienti anche in “pacchetti degustazione”.

L’Abruzzo ovviamente ha un posto speciale

in cantina e in cucina. Sono circa 100 i vini

abruzzesi autoctoni che si possono degustare

a Villa Maiella per un 70% rossi ed il restante

30% bianchi. D’altra parte l’Abruzzo è la fonte

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d’ispirazione di tutta la creati-

vità dei Tinari. A partire dalle

materie prime che Peppino

sceglie con puntigliosità e un

pizzico di superbia. “Mi basta

intravedere un tartufo per sa-

pere se è buono veramente”,

chiosa, mentre ci racconta dei

tanti agricoltori che rispedi-

sce a casa frustrati e a mani

vuote. L’approvvigionamento

degli ingredienti è la sua cifra

e la sua specialità! La regola

aurea è rispettare la stagiona-

lità dei prodotti, tutto il resto

è esperienza. Sono un fi ume

in piena, Angela e Peppino,

sempre a parlare di cucina e

sapori, sempre a confrontar-

si su possibili versioni e tra-

sgressioni culinarie. Solo qual-

che diversivo al discorso per

parlare dei loro fi gli, Arcangelo

e Pascal, sono nel campo,

stanno studiando e facendo

pratica all’estero. Devono fare

ancora esperienza, ci dicono.

Devono andare a vedere il

meglio e poi decideranno se

vorranno anche loro tornare a

Guardiagrele.

Nel frattempo, Angela e

Peppino sono pronti per ri-

mettersi al lavoro. e non sem-

brano affatto stanchi.

Page 61: Il Sommelier n.5/2011

speciale Abruzzo

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Ingredienti per 4 persone

- 360 gr. di polpa d’agnello

- 2 rametti di timo

- 1 uovo

- pane raffermo grattugiato - olio extravergine d’oliva

- sale

- pepe bianco di mulinello

per la fonduta di pecorino

- 2 dl. di panna fresca

- 1 dl di vino bianco “Pecorino”

- 30 gr. di pecorino grattugiato

Procedimento

Privare del grasso e delle pellicine la polpa di agnello.

Tagliare in piccolissimi pezzi e condire con sale, pepe e timo. Successivamente battere la carne a

coltello e creare dei piccoli cubi da 30 gr. cadauno, passarli nell’uovo battuto, nel pane grattugiato

e friggere nell’olio bollente per circa 10 secondi, creando una crosticina croccante.

Nel frattempo preparare la fonduta di pecorino.

In una padella ridurre la panna di 1/4, aggiungere il vino bianco e far ridurre.

Infi ne versare il pecorino grattugiato e far cuocere portando alla giusta consistenza.

Disporre la crema ottenuta a specchio nei piatti ed adagiarvi i cubetti di agnello.

Battuta di agnello croccante con fonduta di pecorino

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Il talento ragionato dell’Abruzzo

di Paola Cambria e Patrizia Vasta

Quello che colpisce di questa regione è il processo di sviluppo e razionalizzazione cominciato

un cinquantennio fa circa e che oggi ritorna in un panorama enografi co delineato e specializzato.

Terra geneticamente vocata alla vitivini-

coltura, l’Abruzzo corre la sua gara sulla

corsia della qualità, concentrando i suoi

sforzi produttivi su due direttrici principali. Da una

parte si lavora per continuare ad accrescere la

qualità dei pilastri della tradizione, il Montepulciano

d’Abruzzo e il Trebbiano, che da sempre garan-

tiscono fama e gradimento anche a livello inter-

nazionale, dall’altra si punta sulla riscoperta di

vitigni autoctoni come il Pecorino, la Passerina e

la Cococciola, uve dal buon potenziale che sol-

leticano sempre più la curiosità dei consumatori

per le loro caratteristiche aromatiche e sensoria-

li fortemente legate alla specifi cità del territorio.

Quello che colpisce di questa regione è il pro-

cesso di sviluppo e razionalizzazione cominciato

un cinquantennio fa circa e che oggi ritorna in un

panorama enografi co delineato e specializzato,

che si confi gura sulla fascia collinare schiacciata

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Montepulciano d'Abruzzo

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tra le montagne e l’Adriatico, eccezion fatta

per un’area circoscritta ai confi ni con il Lazio.

Si tratta quindi di un paesaggio naturalmente

adatto alla coltivazione delle vite, esposta, su

colline dolci di origine sedimentaria, al clima

mite, ventilato e assolato della fascia costiera

e protetta dal clima continentale dell’entroter-

ra dai massicci del Gran Sasso d’Italia e della

Maiella, che comunque garantiscono buoni li-

velli di piovosità e forti escursioni termiche tra

giorno e notte.

Nella provincia di Chieti ricade oltre il 75% del

territorio coltivato a vite, seguono Pescara e

Teramo con circa il 10% cadauna ed infi ne

L’Aquila con meno del 4%, per un totale di

circa 36.000 ettari di superfi cie vitata. Alla

predisposizione geografi ca si somma, come

si diceva, l’attenzione e la dedizione alla colti-

vazione dei prodotti del territorio che sta, ne-

gli anni, portando i suoi frutti anche in termini

di conoscenza e riconoscibilità all’estero della

tipicità regionale.

In prima fi la c’è sempre il Montepulciano

d’Abruzzo, il vitigno più diffuso che copre

oltre il 50% della superfi cie vitata e che, an-

che in termini di produzione certifi cata è in

cima alla classifi ca nazionale, seguito poi

dal Trebbiano, altro campione regionale, e

dagli altri vitigni internazionali ed autoctoni.

Complessivamente quindi l’Abruzzo rappre-

senta una grossa realtà produttiva dell’Italia

centrale con una produzione che mediamen-

te supera i 3,5 milioni di ettolitri di vino che,

al di là del mercato nazionale, viene espor-

tato prevalentemente in Germania, USA e

Canada. Negli ultimi 10 anni, infatti, l’export

del vino Made in Abruzzo è raddoppiato.

L’Abruzzo in Docg e DocLa DOCG di cui si fregia l’Abruzzo risale al

2003 con il Montepulciano d’Abruzzo-Colline

Teramane, sottozona della più ampia DOC

Montepulciano d’Abruzzo, che prevede una

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zo ristretta delimitazione del ter-

ritorio alle zone della provincia

di Teramo e l’utilizzo quasi

esclusivo di Montepulciano,

minimo al 90%, a cui può con-

correre il vitigno Sangiovese

per un massimo del 10%. Il

disciplinare stabilisce inoltre

una gradazione alcolica non

inferiore al 12,5% e un invec-

chiamento minimo di 2 anni,

di cui 1 almeno in botte. Per

avere la menzione “Riserva”

sono necessari invece alme-

no 3 anni di invecchiamento.

Il risultato è un vino dal co-

lore profondo e dal bouquet

complesso e ricco di profumi

di amarena, liquirizia e spezie.

Il gusto è strutturato e vellu-

tato e di buona persistenza.

Con il suo carattere ruvido e

genuino, forte e generoso, il

Montepulciano è la bandiera

indiscussa di questa terra.

La produzione DOC supera

abbondantemente il milione

di ettolitri e ancora una vol-

ta vede emergere su tutti il

Montepulciano d’Abruzzo con

l’80% della produzione regio-

nale e un trend in continua cre-

scita. La zona di produzione

spazia sui comuni in provincia

di Chieti, L’Aquila, Pescara e

Teramo. Un’altra denominazio-

ne è quella del Montepulciano

d’Abruzzo “Cerasuolo” DOC,

ottenuto con le stesse uve

del Montepulciano, vinifi cate

però in bianco o con una li-

mitata macerazione sulle buc-

ce. Dal colore rosso ciliegia e

dal sapore fresco e fragrante,

questo vino può rappresen-

tare un’alternativa ai bianchi

strutturati e garantire un abbi-

namento valido sia per piatti di

pesce sia per carni non troppo

elaborate. Si propone, inoltre,

come prodotto molto spendi-

bile sul fronte degli aperitivi e

quindi ha un potenziale attrat-

tivo sulla clientela più giovane

che potrebbe rivelarsi molto

redditizio.

Sul fronte dei bianchi il

Trebbiano d’Abruzzo DOC ha

una zona di produzione va-

stissima, praticamente tutta

la regione, e viene ricavato da

uve di Trebbiano d’Abruzzo,

qui chiamato anche Bombino

bianco, e Trebbiano tosca-

no, Passerina e Cococciola.

Anche il Trebbiano ha una lun-

ga storia in Abruzzo, già citato

da scrittori latini e greci, che

lo ha reso ormai un vino so-

lido, di grande qualità, capa-

ce di sostenere considerevoli

invecchiamenti, spesso elen-

cato fra i più rinomati bianchi

italiani. Altra DOC signifi cativa

è Controguerra, limitata a una

piccola zona in provincia di

Teramo, con molte tipologie

produttive fra cui spumante,

moscato amabile e passito

bianco. Controguerra DOC è

protagonista, insieme a Tullum

Doc, concentrata addirittura

nel solo comune di Tollo (CH),

della valorizzazione dei princi-

pali vitigni autoctoni a bacca

bianca come la Passerina e il

Pecorino, vitigni di buona re-

sistenza che assicurano livelli

di produzione discreti. Il loro

attuale successo si basa sulla

capacità di esprimere aromi

che spaziano dal fl oreale al

fruttato allo speziato, una spi-

na acida di tutto rispetto che

dà freschezza e struttura al

vino con un riconoscibilissimo

e persistente retrogusto ama-

rognolo.

Page 65: Il Sommelier n.5/2011

AZIENDA AGRICOLA CASALE MARCHESEVia di Vermicino, 68 - 00044 Frascati (Roma) Tel./fax +39 06 9408932 - [email protected]

Nel Clemens, prodotto nella zona della DOC Frascati, da Casale Marchese, un’azienda agricola dalla storia antica, prevalgono i sentori della Malvasia del Lazio che, accompagnata allo Chardonnay, esprime il meglio della sua forza e personalità in questo vino, dal bouquet intenso e dal gusto persisten-te. Profumi fl oreali e fruttati riempiono il naso con energia e convinzione senza confondersi fra loro, passando gradualmente da note di fi ori di campo a quelle di agrumi e di frutti tropicali. In impeccabile armonia con le sensazioni olfatti-ve, anche in bocca il Clemens rimane insistente e concentrato, rilasciando il calore e la sapidità del terreno di origine vulcanica in cui cresce, fa-cendo leva su un grado alcolico di 14% e una struttura robusta. Insomma un vino che si sposa con una spigola al forno o alla mugnaia ma che certamente sostiene anche un gustoso pollo alla cacciatora o un appetitoso maialino porchettato con patate, un classico di questa zona.

La Cantina San Nicola, che produce vini dei suoi 500 soci da circa 50 anni, ha iniziato ad imbottigliare solo da due anni con circa 100.000 bottiglie/anno e notevole successo presso i consumatori. Montepulciano e Cerasuolo d’Abruz-zo DOC, Pecorino IGT sono i suoi prodotti di pun-ta; seguono, ma solo per minor quantità, spumanti dei suoi vini nonchè grappa e brandy invecchiato vent’anni. I vini sono proposti in purezza per creare quelle emozioni che solo un territorio particolare sa e può esprimere. Le colline di Pollutri, nota fi n dall’epoca della Magna Grecia come “paese dai molti otri”, sono un panorama verdeggiante in cui i vigneti, frammisti alle argentee distese di ulive-ti, si estendono nella continuità di una millenaria tradizione agricola e godono dei benefi ci effetti del microclima particolare grazie alla fortunata posizione dell’Abruzzo tra l’Appennino (Maiella e Gran Sasso) ed il mare Adriatico.

SOC. COOP. AGR. SAN NICOLAContrada Crivella, 1 - 66020 POLLUTRI (CH)Tel. 0873 921174 - fax 0873 [email protected]

1811-2011: Santa Sofi a festeggia 200 anni dalla fondazione

Azienda Agricola“Casale Marchese”

Azienda VitivinicolaFerruccio Deiana & C. s.a.s.

Il Vermentino di Sardegna D.O.C. "Arvali" nasce nella vigna detta "dei Rifugi", tra le colline del Parteolla, nel sud Sardegna. Le uve - esclusivamente vermentino - sono raccolte a fi ne settembre e lavorate con la cura che contraddistingue tutti i prodotti della Cantina

Ferruccio Deiana. Dopo la diraspatura e una pi-giatura soffi ce il mosto viene lasciato in macera-zione a temperatura controllata per 36 ore per regalarci, dopo un affi namento di alcuni mesi, un grande vermentino vendemmia tardiva. Nel suo giallo paglierino, nei suoi aromatici fl oreali e nel suo gusto secco, morbido e fruttato si ritrovano i colori e i profumi della macchia mediterranea. Un Vermentino signorile e di gran classe, ottimo come aperitivo e ideale per accompagnare al meglio il pesce alla griglia e le carni bianche.

AZIENDA VITIVINICOLA FERRUCCIO DEIANA & C. s.a.sLoc. Su Leunaxi - 09040 Settimo S. Pietro (CA) Tel. e Fax 070 749117www.ferrucciodeiana.it - [email protected]

San Nicola Soc. Coop. r.l.

SANTA SOFIA Via Ca’ Dedè 61 - Loc. Pedemonte di Valpolicella 37029 San Pietro in Cariano (Verona)Tel. +39 045 7701074 - Fax +30 045 7703222www.santasofi a.com info@santasofi a.com

a cura della redazione di Quality ADV

“Santa Sofi a è un’azienda storica della Valpolicella classica con tradizioni enologiche con profonde radici nel passato – raccon-ta Luciano Begnoni, terza generazione nel mondo del vino - fondata nel 1811 dall’avv. Cressotti, grande appassionato di vini, che acquista la tenuta dagli eredi dei Sarego, cui si deve la costruzione nel XVI sec. della villa palladiana, sede della nostra azienda. Già a metà dell’800 Santa Sofi a era nota per la qua-lità dei vini. Agli inizi del ’900 la tenuta passa

al sen. Campostrini, poi ai Rizzardi-Boccoli. Nel 1967 mio padre, Giancarlo, la rileva per farne il progetto della sua vita. Da allora i Begnoni stanno scrivendo pagine importanti della storia enologica di Santa Sofi a. Festeggiamo i 200 anni con tutti i nostri vini, dal pre-stigioso re Amarone all’alfi ere Valpolicella: un sigillo in oro, come la ceralacca su antiche lettere, suggella questo anniversario”.Vi attendiamo al Merano Wine Festival 2011.

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Turismo nel Lazioa cura di turislazio.it

Il Turismo nel Lazio ci porta a scoprire una terra antica e ricca di tradizioni, vera e propria culla delle radici d’Italia.

Se Roma, data la sua importanza e fama nel mondoè il principale catalizzatore del turista,

non bisogna dimenticare tutti i luoghi della regione che sono perle di bellezza e forte suggestione.

Roma ed i suoi tesori

d’arte

Roma Caput Mundi:

niente di più vero; lo conferma

la storia millenaria, i monu-

menti, centro della cristianità;

una capitale cosmopolita, che

non è solo la capitale della

Repubblica Italiana, ma una

tra le città più affascinanti del

mondo.

Nata in origine sui sette

colli: Capitolino, Aventino,

Palatino, Vicinale, Esquilino,

Celio, Quirinale; si svilup-

pa intorno al fi ume Tevere.

La sua storia, dalla mitica fon-

dazione ad opera di Romolo,

da città repubblicana a capita-

le di uno dei più estesi imperi

di tutti i tempi, divenne poi il

centro della cristianità occi-

dentale e sede del successore

di San Pietro: il Papa che per

secoli è rimasto il signore della

città.

Una città ricca di quattromila

anni di storia, che offre al vi-

sitatore uno scenario unico al

mondo, le testimonianze tan-

gibili della civiltà in cui l’intera

cultura occidentale fonda le

sue radici.

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 564

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Lazio

Page 67: Il Sommelier n.5/2011

Antiche rovine, l’opulenza

delle dimore rinascimentali, il

trionfo degli edifi ci barocchi, la

maestosa grandiosità di San

Pietro non può lasciare indiffe-

renti: la città è un sovrapporsi

naturale casuale di tanti stili ed

epoche, che costituisce una

sorta di insieme armonioso; lo

si trova anche in altre città ita-

liane ed europee, ma a Roma

è diverso. Lo si capisce cam-

minando: Roma è una città da

“vivere” a piedi, percorrendo

le strade e i vicoli che si apro-

no sulle piazze, salendo gra-

dinate e salite e ammirando la

luce che qui è particolare, che

si rifl ette sul bianco dei marmi

e dei travertini, sul rosso dei

mattoni sull’oro delle croci e il

verde dei giardini e la traspa-

renza delle fontane. Roma è

una città solare, un sole che la

illumina da migliaia di anni.

Alla scoperta di Viterbo

Il capoluogo storico dell’

Alto Lazio, l’antica Tuscia

dei Romani, sorge alle falde

dei monti Cimini, lungo la via

Cassia, importante centro

etrusco e poi romano, presen-

ta ancora un aspetto preva-

lentemente medievale; Nel XIII

secolo divenne sede papale

e fece parte dello Stato della

Chiesa; durante la II Guerra

Mondiale subì pesanti bom-

bardamenti che devastarono

ilsuo tessuto urbano antico.

Il San Pellegrino è quartiere

più antico con torri e case con

scale esterne e decorazio-

ni angolari, ben conservato,

come due delle sette parte

della città comunale: piazza

San Lorenzo, antico fulcro

politico e religioso della città

raccoglie le due testimonianze

più signifi cative dell’architettu-

ra e della storia di Viterbo: la

cattedrale di San Lorenzo e

il palazzo dei Papi. La catte-

drale risale al XII secolo, rima-

neggiata nei secolo, presenta

la facciata del XVI secolo, che

sostituì quella romanica e il

campanile trecentesco con

chiari infl ussi toscani adornato

nei quattro piani doppie bifore

gotiche sormontate da doppie

fasce di peperino e travertino

e concluso da una cuspide

ottagona; all’interno conserva

pareti affrescate della primitiva

costruzione.

Accanto al duomo si trova

il palazzo dei Papi, simbolo

della città, ha ospitato alcuni

conclavi, esempio di architet-

tura gotica, la facciata è aper-

ta al primo piano da bifore e

coronata da merli, sulla destra

si apre la loggia caratterizzata

da sette archetti ogivali, sor-

retti da sedici esili colonnine e

ornati nella parte superiore da

un elegante traforo; gli archetti

sostengono una fascia deco-

rata con bassorilievi di scudi

e leoni. Il palazzo è sede del

Museo d’Arte Sacra.

Piazza del Plebiscito era il

centro della città del XIII se-

colo come ricordano il palaz-

zo del Podestà, che risulta

ampiamente rimaneggiato

e il palazzo dei Priori, del XV

secolo,oggi sede del Comune,

presenta il prospetto a porti-

co. La città ricca di fontane:

la più famosa è la Fontana

Grande del 1279, la vasca a

croce greca è sormontata da

due tazze e da un pinnaco-

lo, in origine era alimentata

da un acquedotto romano.

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 65

Il palazzo Papale a Viterbo

Page 68: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 566

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Lazio

Frosinone ed i suoi luoghi

Nella valle del Sacco, con

i monti Ernici e Lepini sullo

sfondo, Frosinone, la capita-

le della Ciociaria, è una città

con due nuclei distinti: la par-

te antica raccolta su un colle,

l’abitato più moderno disteso

più in basso, allungato fi no

al fi ume Cossa. Una larga

veduta, che giunge sino alle

città di Alatri e Veroli, si può

gustare da Piazzale Vittorio

Veneto, nella parte alta. Nel

centro storico si innalza anche

la Cattedrale, di origine roma-

nica ma rifatta nel Settecento

e dopo la seconda guerra

mondiale, a causa dei gravi

danneggiamenti subiti. Nelle

vicinanze del fi ume Cossa si

trovano i resti della città roma-

na, sorta nella area dell’antica

“Frusino”, città dei Volsci. Tra

i ruderi più imponenti quelli

dell’anfi teatro romano, sotto

un edifi cio al primo tornante

di Via Roma. L’intera zona era

sede di diverse comunità re-

ligiose. Non distante, nei din-

torni di Ceccano, è la chiesa di

S. Nicola, con un’architettura

di tipo cistercense. I più signi-

fi cativi materiali archeologici

sono oggi riuniti nella Chiesa

di San Giovanni Battista,

sempre a Ceccano, dove

sono ospitati anche reper-

ti medievali e rinascimentali.

rieti città d’arte

Centro storico sulla riva de-

stra del Velino, con il monte

Terminillo sullo sfondo, ab-

braccia quasi per intero il

territorio anticamente abitato

dal popolo dei Sabini. Forte

“oppidum” dei Sabini, fu un

importante “municipium” ro-

mano. Il cuore della città che

diede i natali a Marco Terenzio

Varrone, defi nito il “padre della

romana erudizione”, è ancora

quello tracciato dai Romani,

là dove la via Salaria piegava

verso oriente. I monumen-

ti mostrano le forti infl uenze

medievali, quando la storia del

comune s’intrecciò con quella

dei papi: qui Gregorio IX de-

cretò la santità di S. Domenico

e Nicolò IV incoronò Carlo II

d’Angiò. Il centro della città

è Piazza Vittorio Emanuele II,

sull’area del Foro romano. Su

essa si affaccia il settecente-

sco Palazzo comunale di ori-

gini duecentesche. Assai sug-

gestivo il Duomo, la cui prima

fondazione risale ai secoli XII

e XIII. L’edifi cio fu rinnovato

all’interno, in stile barocco, nei

secoli successivi. D’impianto

barocco è anche l’interno del-

la chiesa di S. Agostino, che

all’esterno conserva invece il

carattere duecentesco, con

un portale gotico del Trecento

e un affresco di Liberato di

Benevento. Origini duecente-

sche ha il Palazzo vescovile,

aperto al pianterreno dalle co-

siddette Volte del Vescovado,

grandioso porticato a due

Rieti

Il Campanile di Frosinone

CELLARIUSÈ FIGLIO DEL TEMPO.

Tempo che plasma la terra, addomestica la vigna, lambisce le bottiglie

e trasforma gli aromi, scolpisce l’anno della vendemmia in etichetta

per restituire il Franciacorta predilettoda chi comprende e coltiva

il valore del tempoe nella frenesia del quotidiano sa creare

attimi di puro, sano edonismo.

Cinquant’anni dopoil Pinot di Franciacorta, prima “bollicina” in terra bresciana,

festeggiamo insiememezzo secolo di brindisi

con i nuoviFranciacorta Cellarius.

www.berlucchi.it

Page 69: Il Sommelier n.5/2011

CELLARIUSÈ FIGLIO DEL TEMPO.

Tempo che plasma la terra, addomestica la vigna, lambisce le bottiglie

e trasforma gli aromi, scolpisce l’anno della vendemmia in etichetta

per restituire il Franciacorta predilettoda chi comprende e coltiva

il valore del tempoe nella frenesia del quotidiano sa creare

attimi di puro, sano edonismo.

Cinquant’anni dopoil Pinot di Franciacorta, prima “bollicina” in terra bresciana,

festeggiamo insiememezzo secolo di brindisi

con i nuoviFranciacorta Cellarius.

www.berlucchi.it

Page 70: Il Sommelier n.5/2011

navate. L’arco del vescovo fu

costruito ai tempi di Bonifacio

VIII. Nel Battistero della Basilica

si trova il Museo del Tesoro

del Duomo, ricco di affreschi

medievali, stupende orefi cerie

sacre e sontuosi paramenti.

L’arteria principale della città è

Via Roma, l’antica via di Ponte,

che divide i quartieri medievali

di S. Lucia, della Verdura, di

S. Francesco e di S. Ruffo.

Latina città nuova del

Lazio

La città è stata fondata uf-

fi cialmente nel 1932 quan-

do, in questa zona nel cuore

dell’Agro Pontino, arrivò la

bonifi ca ordinata dal regime

Fascista. La zona sino a quel

momento era stata una vera e

propria palude. Anche l’archi-

tettura è quindi di ispirazione

fascista, come attesta Piazza

del Popolo, centro della fa-

scista Littoria, con il massic-

cio edifi cio dell’Intendenza di

Finanza. Chiesa principale del-

la cittadina è S. Marco, opera

del Frezzotti, che ideò una

facciata aperta da un portico

a tre arcate in tufo e travertino.

Da notare anche il caratteristi-

co “palazzo M”, dalla forma

che rievoca l’iniziale del duce.

Nel tempo, a partire dal dopo-

guerra la città ha saputo via via

farsi strada nel commercio e

l’insediamento nell’interland ha

dato vita a piccole ma attive in-

dustrie per lo più a conduzione

familiare. Latina è al momen-

to la seconda città del Lazio.

Cassino e l’Abbazia

Località legata alla famosa ab-

bazia di Montecassino, casa

madre dei Benedettini e una

delle più famose abbazie della

cristianità;qui San Benedetto

dettò la Regola, norme di

vita dei monaci, vi morì e fu

sepolto accanto alla sorella,

Santa Scolastica; vi soggior-

narono pontefi ci, re ed artisti.

L’abbazia nel 1944 venne di-

strutta durante un pesante

bombardamento delle forze al-

leate; fu ricostruita cercando di

recuperare il materiale origina-

rio e facendo copie di ciò che

era andato per sempre perdu-

to come nel caso del chiostro

dei Benefattori, progettato da

Antonio da Sangallo il Giovane.

Fiuggi e le sue acque

La fama della cittadina è da

sempre legata alle sue acque;

già Bonifacio VIII mandava

messi a prendere l’acqua con

cui curava i calcoli renali; si-

tuata tra colli e boschi, gode

di un clima mite ed è costituita

da un borgo medievale e da

un nuovo centro alberghiero.

68

spec

iale

Lazio

Latina - Il Monumento alla Bonifi ca

Abbazia di Cassino

Le Terme di Fiuggi

Page 71: Il Sommelier n.5/2011

Tarquinia

Grande città etrusca, con-

serva le tracce delle varie

città che si sovrapposero,

dalla romana Gravisca alla

medievale Corneto, di cui la

città attuale ha conservato

la struttura e una quarantina

di torri. All’interno di Palazzo

Vitelleschi, edfi cio gotico-

rinascimentale è ospitato il

Museo Nazionale Tarquinese

che conserva i reperti pro-

venienti dalle necropoli, con

lastre funerarie e sarcofagi

di epoca etrusca e romana.

Da visitare la necropoli di

Monterozzi, scavata nella ter-

ra vulcanica dove sono state

censite almeno 6000 tombe

riccamente dipinte; famose

sono le tombe dei Tori e quella

degli Scudi.

Cerveteri

Importante città etrusca del VIII

secolo, famosa per la necro-

poli sul colle della Banditaccia;

è una vaasta zona archeologi-

ca che comprende tombe del

VII secolo e altre più antiche di

grande interesse e varie tipo-

logia, a fossa e a tumulo, di-

sposte lungo la via Sepolcrale.

Abbazia di Fossanova

In provincia di Latina, nel co-

mune di Priverno, posta alle

pendici dei monti Lepini, si

trova l’antica abbazia fondata

dai benedettini nel XII secolo

sui resti di antiche costruzione

romane. I monaci Cistercensi

risanarono la zona paludosa

e costruirono la chiesa che

rimane uno dei migliori esem-

pi di architettura cistercense

in Italia; consacrata nel1208,

ha il portale di lavorazione

cosmatesca e un grande ro-

sone, con grande torre nolare

ottagona,; l’interno, diviso in

tre navate da pilastri, in bloc-

chi di calcare chiaro, conduce

al chiostro, della fi ne del XIII

secolo, è romanico su tre lati

e gotico sul quarto, intorno al

quale si aprono gli ambienti

conventuali: la sala capitola-

re, a due navate, il refettorio

e la foresteria,dove, nel1274,

morì San Tommaso d’Aquino.

Le rovine archeologiche di

Ostia

Frazione di Roma, secondo la

tradizione venne fondata da

Anco Marzio e ne fu il porto.

La zona archeologica offre un

esempio molto interessante

di città romana completa dei

suoi edifi ci pubblici, con ter-

me e magazzini dove veniva-

no stivate le merci destinate

a Roma,, il Foro col tempio di

Vulcano , il Teatro di Agrippa e

speciale Lazio

69

Castello di Cerveteri

Museo Nazionale Tarquinese

Abbazia di Fossanova

Page 72: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 570

spec

iale

Lazio

il Piazzale delle Corporazioni,

circondato da un quadriporico

a colonne su cui si poarivano

le rappresentanze mercantli

del mondo romano, al centro

del piazzale si trovano i resti

del tempio di Cerere. Il san-

tuario Mitreo, posto accan-

to al teatro, è quello meglio

conservato tra i 18 santuari

di Ostia. Oltre agli edifi ci pub-

blici, gli scavi hanno riportato

alla luce numerose abitazioni

private, dai caseggiati alti an-

che 4 piani, alle case più ric-

che con pavimenti a mosaico

e pareti affrescate.

I Castelli romani

Borghi medievali, ridenti cit-

tadine, paesi antichi, ville si-

gnorili, castelli medievali, resti

archeologici punteggiano e

animano il Parco regionale dei

Castelli romani, disteso sui

colli Albani, in passato luogo

di villeggiatura prediletto dalle

famiglie gentilizie della capitale

e dai papi. Circa 9500 ettari

di territorio protetto, dove si

snoda una fi tta rete di sentie-

ri e vivono parecchie specie

di animali, molte delle quali vi

sono ritornate proprio dopo

l’istituzione del parco:è il caso

di tassi, martore, falchi pelle-

grini, l’istrici , ma il ritorno più

straordinario – e apprezzato

dai naturalisti- è stato quello

del lupo, che ha un ruolo im-

portante nell’ecosistema.

Uno dei percorsi che si pos-

sono effettuare tra i sedici co-

muni che rientrano nell’area

del parco è quello che parte

da Lanuvio, borgo medievale

nei pressi di Velletri, in provin-

cia di Roma, cinto da una cer-

chia di mura superata la quale

sembra di fare un salto nel

passato per il perfetto stato di

conservazione di case, palazzi

e chiese. Mentre si passeggia

per le strade e i vicoli, ci si im-

batte nella rocca trecentesca,

con due torri cilindriche, oggi

sede dell’enoteca comuna-

le, dove si possono assa-

porare i pregiati vini Doc dei

colli Lanugini ed è in mostra

un’interessante esposizione di

strumenti agricoli e per la vi-

nifi cazione; il palazzo barona-

le del quindicesimo secolo e

la vicina fontana degli Scogli,

opera di Carlo Fontana del

1675; nella collegiata di Santa

Maria Maggiore di fondazione

medievale ma ristrutturata nel

diciassettesimo secolo.

Una strada panoramica con-

Scorcio dei Castelli Romani

Il Santuario Mitreo - Ostia

Page 73: Il Sommelier n.5/2011

duce a Genzano di Roma, de-

liziosa cittadina situata lungo

la via Appia e adagiata su un

pendio esterno del cratere del

lago di Nemi. Il centro storico,

disposto a raggiera sui fi an-

chi del colle, è punteggiato di

testimonianze storiche e arti-

stiche, come il settecentesco

palazzo Sforza Cesarini cir-

condato da un grande e ver-

deggiante parco secolare. Da

piazza Fiasconi salgono tre vie

note come il “tridente baroc-

co”: via Garibaldi, che porta

alla strada del lago di Nemi,

via Buozzi e via Berardi, che

conduce alla chiesa di Santa

Maria della Cima, dove è con-

servata una grande pala di

Francesco Cozza. Interessanti

anche la chiesa dei Cappuccini

del diciassettesimo secolo e la

chiesa della Santissima Trinità.

Tappa successiva, sempre

sulla via Appia, è Ariccia dove

si può visitare palazzo Chigi,

uno dei più pregevoli com-

plessi architettonico-urba-

nistici del barocco europeo,

dove sono ancora conservati

gli arredi originari: i suoi salo-

ni, con ricchi decori e stucchi,

conservano ritratti di donne

della famiglia Chigi e preziosi

mobili d’epoca, oltre a rari pa-

rati in cuoio stampato, detto

di Cordova, che ricoprono le

pareti di alcune sale. Nel cen-

tro storico si trova anche la

chiesa di san Nicola, costru-

ita da Gian Lorenzo Bernini

insieme al fratello Luigi sui

resti dell’antica collegiata. È

la volta, poi, di Albano Laziale

con il bellissimo duomo in sti-

le barocco, la porta Pretoria,

a tre fornici e fi ancheggiata

da torri, e la chiesa romanica

di Santa Maria della Rotonda

(dalla particolare forma circo-

lare). Il borgo, che sorge sui

vulcanici colli Albani e si apre

sul lago Albano, conserva an-

che il Cisternone, un deposito

sotterraneo fatto costruire da

Settimio Severo tuttora utiliz-

zato per il rifornimento idrico

della città, l’anfi teatro roma-

no, sull’alto dell’abitato, eretto

nella metà del terzo secolo, il

sepolcro degli Orazi e Curiazi,

maestosa costruzione a pa-

rallelepipedo in tufo, ritenuto

la tomba dei leggendari eroi.

Suggestive anche le catacom-

be di San Senatore, del terzo

secolo, tra i più grandi cimiteri

suburbani noti e il Museo civico

con reperti della vita preistori-

ca e protostorica. Infi ne, ultima

sosta a Castelgandolfo, affac-

ciato sul lago di Nemi e meta

di villeggiatura di papi, cardi-

nali e prelati della curia roma-

na che soggiornavano nell’an-

tica residenza dei Savelli, tra-

sformata nel 1623 da Urbano

VII in palazzo Pontifi cio. In

questo tranquillo paese di an-

tichissime origini sorgono nu-

merosi monumenti di pregio,

come il palazzo Pontifi cio, al

cui interno si trova la Specola

Vaticana, importante osserva-

torio astronomico; la chiesa di

San Tommaso da Villanova,

realizzata da Gian Lorenzo

Bernini; la cinquecentesca

porta Romana; la maestosa

villa Clodio, eretta in epoca re-

pubblicana e i Bagni di Diana,

fatti costruire da Domiziano.

Lago di bolsena

Il lago Bolsena è il quinto

lago d’Italia, e il più grande

fra quelli di origine vulcanica.

Occupa uno spazio formatasi

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 71

Lago di Bolsena

Page 74: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 572

spec

iale

Lazio

attraverso fenomeni tettonici.

Il Marta, che l’alimenta, sfo-

cia in prossimità del paese

omonimo. Il giro del lago in

barca si può fare salpando da

Capodimonte o da Bolsena.

Le rive del lago sono coltivate

a vigna e ulivi, inframmezzate

da foreste di querce e casta-

gni. La macchia mediterranea

domina le due isole Bisentina

e Martana, resti di conetti vul-

canici. Attorno al lago si trova-

no Bolsena e Montefi ascone.

Bolsena è un borgo medie-

vale sullo sfondo dei mon-

ti Volsini. Da visitare la bella

chiesa romanica di S. Cristina,

con facciata rinascimenta-

le e campanile trecentesco.

La affi anca la cappella del

Miracolo. Nell’interno, sono

conservati affreschi dei seco-

li XIV e XVI, e un polittico di

Sano di Pietro e Benvenuto

di Giovanni. La cappella del

miracolo deve il suo nome alla

leggenda di un prete boemo

che, nel 1263, mentre cele-

brava la messa vide sgorgare

sangue dall’ostia consacrata,

avendo dubitato della transu-

stanziazione. Il castello degli

Orvietani, eretto nei secoli XIII

e XIV, domina l’abitato. Oggi vi

è allestito il Museo territoriale

del Lago di Bolsena.

Montefi ascone sorge su un

colle rivolto verso il lago, ed

è con tutta probabilità il luo-

go del “Fanum Voltumanae”

dell’antichità. La domina la

singolare costruzione romani-

ca di S. Flaviano, del secolo

XII, composta di due chiese

sovrapposte. In una cappella

si trova la pietra tombale di

Giovanni Fugger con la nota

iscrizione “Est Est Est”, lega-

ta alla leggenda che ha dato

il nome al vino bianco loca-

le. Maestoso il Duomo, dal-

la bella cupola seicentesca

di Carlo Fontana. Nel tesoro

dell’edifi cio si trova una statua

di S. Margherita, attribuita alla

scuola di Arnolfo di Cambio.

Sulla sommità del colle si erge

la Rocca papale, che conser-

va molti resti medievali.

Lago di bracciano

In una tipica zona vulcanica si

estende il Lago di Bracciano, il

secondo del Lazio dopo quel-

lo di Bolsena. È formato da

Lago di Bracciano

Page 75: Il Sommelier n.5/2011

un gruppo di recinti craterici

contigui, fusi insieme per la di-

struzione delle pareti divisorie,

costituite da tufi friabili. La na-

tura idrogeologica del terreno

risulta caratterizzata da un’in-

tricata, fi ttissima rete di cuni-

coli sotterranei tra diversi laghi.

Di qui la fertilità del terreno,

grazie alla quale lungo le sue

rive si distesero, sin dall’an-

tichità, ricche coltivazioni.

Dal lago di Bracciano giunge

tuttora a Roma l’acquedotto

Sabatino. In posizione strate-

gica a picco sul lago, si erge

il Castello Orsini-Odescalchi

di Bracciano, bellissima di-

mora feudale. Realizzato a

partire dal Quattrocento da

Napoleone Orsini, che ampliò

la vecchia rocca appartenuta

ai prefetti di Vico, il castello

doveva rappresentare un sim-

bolico monumento della for-

tuna degli Orsini, investiti del

feudo di Bracciano da Martino

V Colonna nel 1419. Due forti

cinta di mura lo circondano: la

prima racchiude tutto il borgo

medievale e presenta un pon-

te in muratura che sostituisce

l’antico ponte levatoio; il se-

condo fu costruito per ade-

guare la difesa all’introduzione

dell’artiglieria nella pratica bel-

lica. “Napoleone della gente

orsina mi fondò. Respingo i

colpevoli, difendo i buoni”:

così recita un’epigrafe, inci-

sa sull’ingresso principale. La

porta è decorata con le tipi-

che rose stilizzate degli Orsini,

e sormontate dallo stemma

di famiglia. Sotto il pavimento

dell’ingresso si trova una ci-

sterna per la raccolta dell’ac-

qua piovana, che attraverso

appositi cunicoli che qui veni-

va convogliata. Attraverso un

arco ogivale si entra nella par-

te superstite della rocca dei

Prefetti di Vico. Qui si apre la

camera papalina, dove Sisto

IV risiedette per qualche tem-

po, sfuggendo la pesta roma-

na del 1481. Il soffi tto a grot-

tesche appartiene alla scuola

degli Zuccari: fu dunque rifatto

dopo che il castello passò agli

Orsini. Attraversato il cortile si

sale al piano nobile della par-

te del castello costruita dagli

Orsini, che presenta una fuga

di sedici sale, notevoli decora-

zioni pittoriche e per i soffi tti a

cassettoni dorati e policromi.

La terza sala prende il nome

da un illustre ospite che vi sog-

giornò nel 1900: il Re Umberto

I. Dopo la sala del Trittico e

quella del Pisanello, si accede

alla sala dei Cesari: distribuiti

lungo il perimetro della sala, i

busti dei dodici Cesari. Lungo

tutta la parete, l’affresco di

Antoniazzo Romano: nella

parte destra è rappresentata

la visita che il giovane Piero

dei Medici fece al castello nel

novembre del 1487; a sinistra,

invece, è raffi gurata la trionfale

cavalcata che Gentil Virginio

Orsini fece a Bracciano al co-

mando delle sue milizie il 28

febbraio 1489, dopo aver ri-

cevuto la nomina di Capitano

delle truppe Aragonesi. Altra

sala di notevole importanza

è quella degli Orsini. Dopo la

sala di Isabella, si sale al se-

condo piano dove si trovano

la sala d’Ercole, e la sala d’Ar-

mi, con la sua ricca collezione

di armi medievali. Dalla loggia

inizia il panoramico giro della

ronda, che unisce le sei torri

del castello.

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 73

Castello Orsini-Odescalchi

Page 76: Il Sommelier n.5/2011

Una famiglia sicilianain terra pontinaper fare Moscato

di Paola Cambria e Patrizia Vasta

La famiglia Pandolfo della Cantina Sant’Andrea ha dovuto rimettere le mani nella terra. Una vita di lavoro. Uomini di sostanza.

Quella della famiglia

Pandolfo è una storia

a metà tra l’avventu-

ra e la saga. La storia di tanti

profughi in fuga dalle terre del

Nord Africa, cacciati dopo

epoche di colonizzazioni. Ed

è dalla Sicilia, in particolare

Pantelleria, che i Pandolfo

sono partiti tanti anni fa, quasi

alla fi ne del 1800, per appro-

dare nel Nord della Tunisia a

produrre vino per la Francia,

per i migliori ristoranti. Qui il

racconto di Andrea, 36 anni,

quarta generazione, si fa più

appassionato e, in un momen-

to di pausa dal lavoro estivo,

si siede e ci dice: “Una fami-

glia che ha dovuto rimettere

le mani nella terra. Una vita di

lavoro. Uomini di sostanza. E

così - prosegue Andrea - oggi

facciamo ancora tutto in casa,

senza enologi, io curo la parte

commerciale, la vinifi cazione

e attendo alle vendemmie e

mio padre, Gabriele, segue

la vigna in tutti i suoi aspetti.”

Oggi l’azienda marcia spedi-

ta, ma non ci si crogiola sui

successi, che pure arrivano

numerosi per un prodotto di

qualità e allo stesso tempo

di nicchia come il Moscato di

Terracina. Lo sanno bene qui

alla Sant’Andrea cosa vuol dire

cadere dalle stelle alle stalle,

come è successo nel 1964

quando l’allora presidente del-

la Tunisia espropriò tutti i beni

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 574

spec

iale

Lazio

Page 77: Il Sommelier n.5/2011

degli stranieri. Da un giorno

all’altro la Famiglia Pandolfo

fece ritorno in Europa, divi-

dendosi tra Francia e Italia.

Approdarono così a Terracina

per ricominciare, senza nien-

te, a lavorare su piccoli terre-

ni, adiacenti al mare come a

voler tornare un po’ indietro,

ai vitigni della loro Pantelleria.

Sorseggiando il loro ultimo

nato, il Moscato di Terracina

Spumante Oppidum arriva

nel racconto anche il padre di

Andrea, Gabriele, che quella

sventura l’ha vissuta sulla sua

pelle adolescente e ancora

ne porta le tracce. Gabriele

si ricorda di aver cominciato

a scrivere un diario, pagine e

pagine di appunti, che ancora

oggi redige quotidianamente,

per lasciare traccia a suo fi glio

di quanto si fa. Un discorso,

quello del diario, che svolge

un po’ anche la storia enolo-

gica, fatta più di praticità ed

esperienza tramandata, che di

libri e nozioni.

Andrea sente il peso e nel-

lo stesso tempo il piacere di

questa storia familiare e, pur

avendo fatto studi di econo-

mia (strizzando l’occhio al

vino con una tesi che lo ha vi-

sto presente nelle più famose

maison vinicole italiane) si è

impegnato sin da giovanissi-

mo, dopo la laurea, a tornare

subito in azienda a lavorare,

delineandone il futuro.

I vigneti dell’azienda sono lo-

calizzati in quello che oggi è

considerato il distretto agroa-

limentare del Lazio e suddivisi

principalmente in due zone:

15 ettari a Terracina e 40 etta-

ri nella DOC Circeo, in terreni

sabbiosi che vanno dalla stra-

da statale Appia fi no al mare.

In totale Sant’Andrea produce,

su circa 100 ettari di vigna tra

proprietà e affi tti, 500.000 bot-

tiglie di cui 40.000 di Moscato

di Terracina. Un vitigno diffi ci-

le, ci dicono alla Sant’Andrea,

un prodotto che ogni anno dà

pensiero e che è frutto di una

sana miscelazione, una Cuvée

delle uve dei vari vigneti che

sono tutti concentrati sulle col-

line di Terracina, dove il terre-

no è ricco e argilloso. “Ancora

oggi – ci spiega Andrea –

non possiamo fare un Cru in

quanto non siamo in grado di

garantire un standard quali-

tativo omogeneo fra i vigneti,

morfologicamente diversi fra

loro. Il moscato è tutta natura,

si incide poco con la vinifi ca-

zione e ogni controllo è rela-

tivo”. Ma nel Moscato questa

cantina ci crede molto, inco-

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 75

Gabriele e Andrea PandolfoTitolari della Cantina Sant'Andrea di Terracina

Page 78: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 576

spec

iale

Lazio

raggiata anche dai riconosci-

menti, che arrivano dal Vinitaly

come dalla Francia. Lo stesso

Andrea Pandolfo ha messo

in piedi la cooperativa dei 60

soci che lo producono su 45

ettari registrati e continua ad

investire per impiantare nuovi

vigneti. “Siamo l’unica realtà

che ha una buona produzio-

ne di questa tipologia, circa

il 95% del totale, e di fatto ne

stiamo scrivendo la storia,”

ci dice Andrea riconoscendo

il vantaggio competitivo, ma

anche la diffi coltà di non poter

aver un confronto con gli altri

produttori. In effetti Oppidum,

il Moscato nella versione sec-

ca, vino di punta dell’azienda,

è un vino dal profi lo organo-

lettico molto particolare, con

i profumi intensi e fruttati tipi-

ci del vitigno di provenienza,

racchiusi in una versione da

pasto grazie all’equilibrio con-

ferito da un gusto asciutto e

una sorprendente spina acida.

Grande esuberanza aroma-

tica quindi, con una notevole

lunghezza olfattiva che ben

si accosta ai fritti di pesce e

a piatti elaborati. Un’alchimia

particolare, apprezzabile solo

dai consumatori evoluti, che

cercano qualcosa di insoli-

to. “Il Moscato non va tanto

all’estero, solo in Germania

e Danimarca, dove c’è una

buona cultura del vino, gli al-

tri Paesi non lo capiscono”. Il

mercato è prevalentemente

regionale con bandierine mes-

se a Firenze e Milano.

Oppidum fa parte della linea

Acquarelli, la più pregiata,

affi ancata dalla linea Botte e

poi dalla tanta vendita di vino

sfuso che elettrizza le estati

dei villeggianti tra Sabaudia

e il Circeo. In totale la canti-

na lavora una produzione di

50% IGT prodotto e imbotti-

gliato solo per l’estero e 50%

DOC con una suddivisione

quest’ultima di 20% nella li-

nea top, Acquarelli, 30% nelle

linee medie e il resto sfuso. E

mentre la storia scorre sui no-

stri taccuini il palato sorseggia

Oppidum Spumante, un equi-

librio insolito tra una olfattiva

tipica del Moscato e un gusto

di bollicine secche. Una spe-

rimentazione che, dopo qual-

che anno, è pronta per esse-

re lanciata sul mercato con

convinzione. Noi diciamo: un

eccellente aperitivo per una

piacevole chiacchierata.

Page 79: Il Sommelier n.5/2011

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 77

Lo chef che racconta l’evoluzione della specie

di Paola Cambria e Patrizia Vasta

Quello che si è perso, dice Colonna, è la tradizione dell’oste romano,

quella che negli anni ’50 ha reso famosi i ristoranti di Roma.

Incontrare lo chef Colonna è sempre un’esperienza a metà tra creatività e inge-

gno, sapienza e studio, quo-tidianità e ricerca. L’Antonello Colonna di oggi però è ben diverso da quello che si incon-trava anni fa nella sua Labico, a 38mila passi da Roma, come lui ama dire. Forse quell’an-dare a New York, a fare delle sfi de, a “prendere gli schiaffi ”, come dice lui, per poi ritorna-re e ricominciare da zero, non serve più. La sensazione è di avere davanti un saggio della

ristorazione, un uomo che ha compiuto il suo percorso e che oggi ha molto da dare, soprat-tutto a chi sta cominciando adesso. Il suo colloquiare con gli interlocutori si è affi nato ed è diventato pensiero fi losofi -co. Un pensiero a volte pun-gente, ma non più sprezzante come un tempo, didattico sì, ma poco tollerante su quanto accade oggi nella ristorazione romana. Quello che si è perso, dice Colonna, è la tradizione dell’oste romano, quella che negli anni ’50 ha reso famosi i

ristoranti di Roma. L’oste, con-tinua Colonna, sapeva come farsi dare la mancia, si cocco-lava il cliente con attenzione, simpatia magari un po’ rude ma lusinghiera. “L’accoglienza è una scienza”, ci dice. Ma alla fi ne degli anni ‘80 le famiglie dei grandi ristoratori hanno passato la mano e il loro posto è stato preso da fi nanzieri, av-vocati e benestanti che il me-stiere non lo sapevano fare e lo hanno quindi spersonalizzato.Contestualmente hanno fat-to capolino nella ristorazione la nuova generazione di chef, quella sospinta dal vento della Nouvelle Cuisine. Colonna si dice cresciuto a metà tra i due fenomeni, a metà tra tradizione gastronomica e nuova cucina. E quando gli chiediamo quale sia il segreto del suo succes-so ci risponde che lo deve al vino e alla sua fortunata “prima carta dei vini”, ben 120 etichet-te nel 1985, che suscitò il tam tam tra i più rinomati produttori, oggi tutti suoi grandi estimatori. E poi c’era l’oggettistica di in-solita qualità tra posate, piatti e Open Colonna di Roma

Page 80: Il Sommelier n.5/2011

bicchieri che, ricorda Colonna, fu probabilmente uno dei moti-vi per i quali il Gambero Rosso, allora inserto settimanale del quotidiano il Manifesto, pur ri-conoscendogli tante qualità, lo etichettò come ‘’troppo caro’’. Ma Labico è ormai entrata nella storia. Antonello Colonna è un personaggio eccentrico e di ta-lento e nel giro di 25 anni mette su un impero enogastronomi-co che oggi prende il nome di Open Colonna a Roma, nel Palazzo dell’Esposizioni. Una formula “Alta Moda e Outlet in-sieme” afferma Colonna, nella quale convive una tradizionale ristorazione di alta classe ac-canto a un’offerta di qualità, ma accessibile a tutti. “L’outlet vuole aprire a tutti - spiega ancora - in termini economi-ci si chiama verticalizzazione.

Utilizzare un marchio e offrirlo a prezzi possibili per tutte le ta-sche”. Perché, avverte con un paradosso, “il futuro è gratis. Più riesci a non far pagare, più guadagni e diventi ricco”. In ef-fetti, con 15 euro si può man-giare a buffet una selezione di piatti ricercati in uno spazio curato, raffi nato e di tendenza. “Open Colonna - afferma lo Chef - è un parco coperto dove la gente può passare il tempo e bere un bicchiere speciale se vuole, accompagnato da due rigatoni o qualche altre squi-sitezza che è già sul fuoco in cucina”. Dietro i fornelli c’è ora una squadra di chef che con il maestro collaborano ed ela-borano pensieri e nuove ricet-te. E proprio tornando al vino Colonna rileva che si è fatto molto negli ultimi anni, metten-do in piedi una grande opera-

zione mediatica che ha difeso

la nostra enologia di fronte alla

concorrenza. Oggi il vino è un

fenomeno commerciale, si fa

un gran parlare di degustazioni

e corsi e, nonostante questo,

è ancora pochissima la gente

che conosce il vino e lo sceglie

veramente. A Roma, ci dice, i

grandi consumi di vini blasona-

ti li fanno i turisti e gli stranieri, i

russi sono i grandi consumato-

ri di bottiglie d’annata, ma que-

sto non vuol dire che i vini li ca-

piscano veramente. Purtroppo,

quindi, non c’è da parlarne in

toni entusiastici. C’è ancora

tanto da fare. Soprattutto per

ciò che riguarda i vini del Lazio,

sui quali, avverte “occorre ca-

pire quale vuole essere il punto

di arrivo, senza sapere questo

ogni cosa diventa inutile”.

78

spec

iale

Lazio

Involtino di peperone

Diplomatico crema e cioccolato e caramello al sale

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Open Up - zona divani

Terrazza open up

Page 81: Il Sommelier n.5/2011

Lombi di coniglioin crosta di guancialee fagioli cannellini di Antonello Colonna

Ingredienti per 4 persone

• 4 Lombi di coniglio

• Pane in cassetta

3 fette solo mollica

• Guanciale affettato fi nissimo - 150gr

• Maggiorana - qb

• Fagioli cannellini - 450gr

• Aglio - 1 spicchio

• Pomodori pelati - 200gr

• Cipolla - qb

• Sedani - 1 costa

• Olio extravergine di oliva

• Carota - 1

• Sale - qb

• Latte - 1 bicchiere

• Pepe - qb

PreparazionePrendere i quattro lombi di coniglio; sminuzzare le parti di carne in eccesso e preparare una crema con della mollica di pane precedentemente ammorbidita nel latte, della maggiorana, aglio, sale e pepe. Passare al se-taccio il composto di carni e aromi e spalmarlo su un foglio di pellicola trasparente, adagiandovi sopra i lombi di coniglio e arrotolandoli su se stessi. Nel frattempo procedere alla preparazione dei fagioli versandoli in una pentola capiente contenente abbondante acqua, olio extravergine d’oliva, i pomodori, la carota, il sedano, la cipolla tagliata grossolanamente e il sale. Cuocere i lombi a vapore per circa tre minuti; una volta raffreddati, eliminare la pellicola, avvolgerli con le fette di guanciale e ricavarne dei piccoli cilindri che si faranno rosolare in una padella con dell’olio extravergine d’oliva. Appena ultimata la cottura dei fagioli, procedere con la composi-zione della ricetta, disponendo su ogni piatto da portata i fagioli cannellini su cui andranno i lombi di coniglio.

Le Tappe di ColonnaNel 1985 Antonello Colonna prende le redini dell’attività

di famiglia a Labico, a sud di Roma. Cambia il nome del

ristorante dei suoi genitori, dandogli il suo “Antonello

Colonna” e la linea gastronomica, che pur continuan-

do sempre a far riferimento alla più antica tradizione

gastronomica romano-laziale, contiene in sé caratteri

fortemente rivoluzionari e di rara eleganza. Sviluppa ve-

locemente un rapporto privilegiato con la Grande Mela

dove già due anni dopo apre un ristorante e dove, per

la ristorazione, cura lo start up di molti grandi alberghi.

Mentre in Italia, impossibile citare tutte le altre attività.

Fra le tante, si occupa delle ristorazione gourmet del

primo treno veloce Roma-Milano nel 1999 e dopo poco

fi rma anche i menù della classe Magnifi ca di Alitalia.

Cerimoniere della sontuosa Cena di Gala dell’inaugu-

razione della nuova Stazione Termini di Roma, è stato

anche Chef uffi ciale di Palazzo Chigi. Ha ideato l’Eno-

teca Regionale del Lazio Palatium a via Frattina e nel

2008 ha inaugurato l’Open Colonna, molto amato dai

grandi appassionati dell’alta gastronomia ma anche dai

lavoratori della capitale che gravitano in centro storico.

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 79

Antonello Colonna all'Open Colonna di Roma

Page 82: Il Sommelier n.5/2011

Porchetta di Ariccia, la regina delle sagre

Sagre di paese, feste in casa, bettolini e fraschetteed oggi già affettata nelle macellerie e nei supermercati:

la porchetta di Ariccia, da poco divenuta IGP,è tutto questo, è l’ingrediente di sostanza e allegria

delle tavole imbandite.

È la sana merenda nelle ti-

piche fette di pane case-

reccio oppure nei panini

superimbottiti di questa carne di

maiale cotta al forno.

Sarà perchè ha accompagnato

l’infanzia di molti romani, che la

mangiavano nella tradizionale

ciriola accompagnandola con

del buon vino fresco bianco dei

Castelli oppure della piccola birra

chiara a marchio tipicamente ro-

mano, ma la porchetta di Ariccia

è il cibo simbolo della lazialità.

In varie forme, diverse cotture

e tipici condimenti la porchetta

la si ritrova un po’ in tutta la re-

gione, ma solo quella di Ariccia

è oggi riconosciuta come il pro-

dotto di punta della salumeria

laziale. Ottenuta da un tronchet-

to di suino oscillante tra i 27 e i

45 chilogrammi di peso, sempre

più comunemente la si ritrova

oggi anche nel formato più con-

tenuto tra 7 e 13 chilogrammi.

Caratteristica del prodotto, oltre

al particolare taglio tra la terza

e l’ultima vertebra lombare, è la

cottura della cotenna/crosta in

una consistenza croccante, dal

colore marrone scuro e molto

saporita, che può rimanere inal-

terata nella consistenza anche

dopo giorni dalla cottura. Nel

sottopancia la porchetta si pre-

senta invece con la crosta più

morbida. La sapidità del prodot-

to è il frutto del buon condimen-

to e della marinatura che questa

carne deve avere prima di essere

messa nei grossi forni di cottu-

ra. Rosmarino, pepe, aglio sono

così sapientemente miscelati da

mani esperte secondo un co-

pione scritto nel disciplinare che

si tramanda ormai da tanti anni.

Ancora oggi c’è mistero sulla

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 580

spec

iale

Lazio

La Porchetta di Ariccia

Page 83: Il Sommelier n.5/2011

vera origine della porchetta, il

luogo di elaborazione della ricet-

ta della porchetta rimane, infatti,

a tutt’oggi incerto. Gli abitanti di

Ariccia rivendicano la paternità

della ricetta originaria e dagli anni

‘50 hanno dato vita alle famose

sagre della porchetta nella citta-

dina laziale a pochi chilometri da

Roma. In Umbria sostengono che

la porchetta sia nata lì, patria dei

norcini, i più bravi macellai di sui-

no, che sin da epoca romana ne

ebbero riconoscimento. Nell’Alto

Lazio l’origine della porchetta si

fa risalire all’epoca degli Etruschi,

mentre tracce antichissime della

porchetta si ritrovano a Campli,

in provincia di Teramo (Abruzzo),

dove gli Statuti comunali del

1575, rinnovati per opera di

Margherita d’Austria, conteneva-

no numerose indicazioni sull’uso,

la vendita e la cottura della por-

chetta. Analoghe rivendicazioni di

primogenitura si riscontrano in lo-

calità delle Marche. La porchetta

è diffusa anche in Romagna e nel

Ferrarese. Infi ne nel Novecento

la porchetta ha avuto successo

anche in Veneto. La Porchetta

di Ariccia ha ricevuto il marchio

IGP e malgrado si possa pensa-

re il contrario, non è un alimen-

to grasso, poiché, nella fase di

cottura, proprio i grassi vengono

sciolti dal calore e raccolti in spe-

ciali vaschette. Va servita fredda

e, nonostante sia priva di additivi

e conservanti, rimane saporita e

fragrante almeno per due setti-

mane se mantenuta nel modo

giusto. Oggi il termine porchetta-

re ha preso piede nella prepara-

zione delle carni e così il metodo

di condimento e preparazione

della porchetta e’ diventato otti-

mo anche per altre carni (agnel-

lo, coniglio) o pesci (carpa). Una

nota infi ne di attualità riguarda il

dopo IGP. Ottenuto il prestigioso

marchio ci è stato raccontato dal-

le parti di Ariccia si sta cercando

anche se a fatica di mettere in-

sieme in un Consorzio, del quale

oggi non c’e’ traccia, un po’ tutti

i produttori dei Castelli Romani,

da quelli artigianali, ancora molti

nella zona, a quelli un po’ più in-

dustriali, in modo che oltre al di-

sciplinare siano visibili per il con-

sumatore origine e manifattura di

questo cibo.

speciale Lazio

In un lembo privilegiato dell’Italia meridionale, ba-ciato dal sole ed accarezzato dal vento, non lontano dalle coste del Gargano, opera la cantina TEANUM. Qui nei luoghi dove sorgeva l’antica TEANUM APULUM, l’esperienza e la saggezza contadina si perfezionano oggi con l’uso sapiente delle mo-derne scienze e tecnologie che garantiscono il raggiungimento di altissimi standard qualitativi. La cantina TEANUM produce diverse linee di vino che ricava da 120 ettari di vigneti tra i qua-li spiccano i vini tipici di questa terra, Bombino Bianco, Nero di Troia ed ancora Primitivo, Aglianico, Negroamaro, Montepulciano Syrah ecc. GRAN TIATI Gold Vintage è l’ultima bottiglia nata da una saggia ed accurata selezione delle migliori uve di Montepulciano. Un modulato e combinato uso di barrique di legno francese ed americano per oltre 18 mesi, completa ed esal-ta ogni aspetto di questo vino rendendolo il vero fi ore all’occhiello di tutta la produzione.

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Vinosia nasce con l’ambizioso obiettivo di ottenere da una terra non sempre docile quanto di più intimo riesca ad offrire per comunicarne ogni sentore: l’uva ed il vino. Un progetto desiderato, pensato e tracciato passo dopo passo, disegnando ogni giorno nuovi percorsi per migliorarsi sempre, spendendo energie e dedicando attenzioni anche alle tecnologie di cantina perché la qualità, considerata la più importante tra le carte vincenti, sia naturalmente legata al nome Vinosia. C’è la passione, la voglia di osare ed il coraggio di rischiare nei nostri vini, che mirano ad essere riconoscibili ed universalmente piacevoli, esaltando e mai corrompendo la natura di questi luoghi e del loro frutto, selezionato con cura perché ne sia la migliore espressione. Riconoscere la terra d’Irpinia e percepire la personalità di chi la rispetta e la interpreta con sensibilità propria. Questo è quello che ci piacerebbe farvi assaporare in ogni bicchiere.

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a cura della redazione di Quality ADV

Page 84: Il Sommelier n.5/2011

Lazio: una viticoltura in chiaro scuro con una

grande potenzialitàdi Paola Cambria e Patrizia Vasta

Oggi il Lazio è alla ricerca di una nuova identità, un’identità che sappia riassorbire in sé quella del passato insieme a quella più moderna e attuale del vino di qualità,

quello che viene scelto fra tanti perché è individuabile, è un prodotto studiato e curato nei minimi particolari,

con un forte legame territoriale.

Una parabola discen-

dente quella del

Lazio vinicolo che,

dopo aver vissuto epoche fl o-

ride in cui il Frascati, bandie-

ra enologica regionale, aveva

notorietà e fans, sembra non

riuscire a trovare la strada

per uscire dal guado di una

produzione disomogenea e

poco organizzata. È chiaro

che una generalizzazione di

questo tipo non rende giusti-

zia ad una realtà complessa e

multi-sfaccettata come quella

laziale, ma senz’altro questo è

il sentiment che si respira oggi

nei vigneti del Lazio, dove i

produttori più audaci e illumi-

nati stanno cercando di met-

tere in atto le azioni correttive

necessarie ad invertire questo

trend di declino iniziato anni

fa, quando il sistema delle co-

operative e delle cantine so-

ciali ha cominciato a mostra-

re i suoi limiti sul fronte della

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 582

spec

iale

Lazio

Page 85: Il Sommelier n.5/2011

qualità. Oggi il Lazio è alla

ricerca di una nuova identità,

potremmo dire un’identità che

sappia riassorbire in sé quel-

la del passato, del vino delle

tavole imbandite e delle oste-

rie, del vino che anima serate

festose e goliardiche, insieme

a quella più moderna e attuale

del vino di qualità, quello che

viene scelto fra tanti perchè

è individuabile, è un prodotto

studiato e curato nei minimi

particolari, con un forte le-

game territoriale. E, in effetti,

proprio il 2011 porta buone

nuove: il Lazio sale a quota

tre Docg e incassa una nuova

denominazione accattivante

per il mercato. L’ok defi nitivo

è stato espresso dal Comitato

Nazionale dei Vini per conce-

dere la Denominazione d’Ori-

gine Controllata e Garantita,

certifi cazione più ambita

sul versante qualità, al vino

Frascati Superiore e alla qualità

Cannellino e anche per il Roma

Doc, la nuova denominazione

che intende razionalizzare il si-

stema dei vini di qualità della

provincia romana. Qualche ri-

sultato comincia a vedersi an-

che sul fronte delle vendite. Gli

studi di Assoenologi sul 2010

confermano che dopo anni di

stagnazione della domanda,

le contrattazioni evidenziano

leggeri sintomi di ripresa, in

particolare per la DOC Castelli

Romani. Perdono terreno i

Frascati in versione ordinaria

e grossolana, mentre conqui-

stano posizioni, persino nei

dibattiti degli esperti, quelli più

ricercati, più defi niti.

E poi ci sono prodotti che,

con anni di dedizione e lavo-

ro, si stanno delineando come

leader, anche simbolici, per

tornare a battere il percorso

della qualità e dell’attenzione

al territorio, anche a costo di

ridurre drasticamente i nume-

ri. Il Cesanese del Piglio, prima

DOCG della regione, è sicura-

mente uno di questi.

Un vino di grandi doti organo-

lettiche, capace di esprimere

bottiglie importanti, oggetto

di curiosità e attenzione della

vinicoltura mondiale, in grado

di posizionarsi nella fascia dei

grandi rossi italiani rappresen-

ta sicuramente una leva su cui

far lievitare lo sforzo neces-

sario ad accrescere il livello

qualitativo della produzione

regionale.

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 83

Vigneti del Cesanese di Olevano

Page 86: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 584

spec

iale

Lazio

Non parliamo appunto di pro-

duzioni da capogiro, ma par-

liamo soprattutto di un’imma-

gine di razza che può essere

positivamente contagiosa,

che può distribuire nuove spe-

ranze, e un po’ di ottimismo,

ad una regione approdata

al nuovo millennio scarica e

sfi atata. Perché se i problemi

sono tanti e trasversali, se le

polemiche e le diatribe sono le

più diverse, di natura econo-

mica, politica, imprenditoria-

le, il vero “cruccio” del Lazio

è quello della qualità. Qualità

dei produttori, dei vigneti, dei

vini prodotti, della distribuzio-

ne e degli sforzi organizzativi

messi in campo. E il problema

ha il suo carattere di urgenza,

come segnala Assoenologi

quando stima che, a livello

nazionale, nel 2015 il livello

di consumo interno del vino,

in decremento costante negli

ultimi anni, scenderà sotto la

soglia dei 40 litri pro-capite,

con un calo netto del 70%

rispetto agli anni ’70. Quindi,

al di là delle considerazioni fi -

losofi che, guardando al futuro

prossimo non è evidentemen-

te nella quantità, la prospettiva

del vino. Ad oggi, l’accoppiata

qualità a buon prezzo sembra

la direttrice vincente e su cui

puntare. Poi ci sono, invece,

le notizie incoraggianti pro-

venienti dall’export, che ha

segnato risultati soddisfacenti

nel 2010 e che potrebbe conti-

nuare a crescere, grazie anche

all’interesse al settore manife-

stato dalle nuove economie

come Russia e Cina. Ma per

essere nel mercato globale e

cavalcare l’onda della cresci-

ta è necessario liberarsi delle

zavorre di approssimazione

e disorganizzazione che, pa-

radossalmente, non consen-

tono al Lazio, nonostante la

lunga e indiscussa tradizione

enologica, di correre insieme

alle grandi della vitivinicoltu-

ra italiana. La domanda è: il

Lazio raccoglierà la sfi da?

Le qualità del Lazio

Se si dice Lazio, a torto o a ra-

gione, si pensa Frascati. Il vino

che è passato alla storia per

essere stato uno dei primi vini

italiani ad entrare nella carta

dei vini dei reali di Inghilterra

è la bandiera di una produ-

zione regionale che per il 70%

si concentra sui vini bianchi.

Ma in realtà l’enografi a laziale

è tutt’altro che monolitica. Il

paesaggio laziale è molto va-

riegato e questo certamente

ha contribuito a consolidare

nel tempo una frammentazio-

ne abbastanza spinta di zone

di produzione e di attività, poi

sfociata anche in una prolife-

razione di DOC, che spesso

non trova ragione di esistere

nella natura dei prodotti, non

così dissimili tra loro. La nasci-

ta della DOC Roma dovrebbe

proprio rispondere, per ciò che

riguarda la provincia di Roma,

a quest’esigenza di fare un

po’ di ordine. Certamente una

delle zone più famose per tra-

dizione vitivinicola è quella dei

Castelli Romani, che ha otte-

nuto la DOC una quindicina di

anni fa, e che ricomprende al

suo interno altre DOC più ri-

strette come la DOC Frascati,

la più famosa, la DOC Marino,

la DOC Velletri e via dicendo.

Un’area galvanizzata dall’arri-

vo del riconoscimento DOCG

per il Frascati Superiore e per

il Frascati Cannellino, tipolo-

gia dolce ottenuta con ven-

demmia tardiva. Al di là delle

singole denominazioni c’è da

dire che questa zona di cin-

tura, a sud est di Roma, che,

oltre ai comuni già citati spazia

su molti altri come ad esempio

Genzano, Albano, Zagarolo,

continua ad essere una re-

altà promettente e commer-

cialmente molto valida, visto

la vicinanza con la capitale.

Qui i vitigni più diffusi sono il

Trebbiano e la Malvasia, in

diverse tipologie, insieme al

Bombino bianco, il Bellone,

il Cacchione. La Malvasia del

Page 87: Il Sommelier n.5/2011

Lazio, anche detta Puntinata,

è fra le 13 tipologie presenti in

Italia una di quelle che dà i mi-

gliori vini bianchi secchi. Viene

infatti considerata l’uva autoc-

tona a bacca bianca di qualità

e diversi produttori hanno co-

minciato a lavorarla in purezza.

Dà vini leggermente aromatici,

dai profumi delicati e piacevoli

e, tra l’altro, viene facilmente

attaccata dalla muffa nobile e

quindi può dar vita anche ad

ottimi vini da dessert. Altra

zona molto interessante per

la qualità che esprime è quella

dell’Agro Pontino, terra strap-

pata alla palude con le bonifi -

che cominciate nel ventennio

fascista e caratterizzata da

terreni prevalentemente sab-

biosi. Qui si lavora alacremen-

te per raggiungere standard

alti di produzione e, infatti, la

DOC Circeo, che si esten-

de da Anzio e Nettuno fi no a

Sabaudia, e la DOC Moscato

di Terracina sono sempre più

spesso chiamate a rappresen-

tare la qualità del Lazio, accu-

mulando premi e riconosci-

menti. La DOC Aprilia, invece

è diventata famosa per le sue

produzioni, quantitativamente

signifi cative, di vini prodotti dai

vitigni internazionali. In provin-

cia di Latina c’è anche la DOC

Cori dove i terreni, più collinari

e argillosi, potrebbero nel tem-

po consolidare buoni risultati

sui vini rossi. Nell’entroterra

del Frosinate, invece, questi

risultati sono già una realtà al-

meno per quel che concerne

i vini rossi di pregio. Parliamo

soprattutto dei frutti dei vitigni

Cesanese di Affi le e Cesanese

del Piglio, vini di grande struttu-

ra e longevità e dalle eccellenti

caratteristiche organolettiche.

Nella zona oggi sono presenti

le DOC Cesanese di Olevano

Romano, Cesanese di Affi le

(con una produzione ormai ri-

dotta al lumicino) e Cesanese

del Piglio, che si è fregiata del-

la DOCG nel 2008. Sempre

a quest’area fa riferimento la

DOC Atina, ai confi ni con la

Campania, dove il Merlot e il

Cabernet Sauvignon danno ri-

sultati di rilievo sin dal 1800. A

nord di Roma, invece, le aree

viticole che si adagiano intorno

a Viterbo sono principalmente

tre. La prima, la fascia costie-

ra che si estende dal confi ne

della Toscana passando per

Tarquinia fi no a Cerveteri, ca-

ratterizzata da un terroir ricco,

molto simile a quello marem-

mano, in cui prendono forma

Cabernet e Merlot di grande

interesse ed appeal, oltre ai

più classici Montepulciano e

Sangiovese. Poi c’è la zona

che circonda il lago di Bolsena

dove vengono prodotti vini

storici come l’Aleatico di

Gradoli, vino rosso liquoroso

e aromatico, e l’Est!Est!Est!

di Montefi ascone. Infi ne c’è

la porzione dell’orvietano che

ricade in terra laziale, DOC

interregionale Orvieto, che

vede nel Grechetto il vitigno

principe con cui si producono

ottimi vini in purezza. La DOC

Colli della Sabina, nel reatino

raccoglie invece aree di pro-

duzione che non hanno una

grande identità, questa zona

infatti è senza dubbio più vo-

cata alla produzione dell’olio

extra-vergine di oliva.

speciale Lazio

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 85

Page 88: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

È stata la prima Doc regionale,

oggi è il vino siciliano preferito

da molti per la sua freschez-

za: l’Etna Doc

Nel girar la nostra Bell’Italia mol-

to spesso ci siamo imbattuti in vini i

cui terreni erano di origine vulcanica.

Prendiamo ad esempio il vino dei

campi Flegrei, i vini di Ischia, i vini dei

Castelli Romani, tante piccole realtà

con mille sfumature. La composizione

del terreno fa sicuramente la differen-

za perché i terreni vulcanici contengo

un’alta percentuale di minerali come lo

zolfo, il fosforo, il potassio che danno

sicuramente una mineralità importante

con profumi e sapori veramente unici.

Questi minerali hanno un’importante

funzione equilibratrice nel processo di

maturazione dell’uva con effetti benefi -

ci sul tenore alcolico, sull’intensità cro-

matica e sulla qualità fi nale del vino.

I vini vulcanici dell’Etna

La Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo, è una delle regioni italiane con il più elevato

patrimonio vitivinicolo con circa il 15%del totale nazionale, come quantità di produzione

si colloca subito dopo la Puglia e il Veneto.

“”

di Luca Iacopini e Massimo Bracci

86

Page 89: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

In questa categoria di vini possiamo sicura-

mente considerare tra i più rappresentativi an-

che quelli che si coltivano alle pendici dell’Etna

in Sicilia.

La Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo,

è una delle regioni italiane con il più elevato pa-

trimonio vitivinicolo con circa il 15% del totale

nazionale, come quantità di produzione si col-

loca subito dopo la Puglia e il Veneto. Il territo-

rio ha un andamento prevalentemente collinare

(62%) mentre in misura minore è composta da

pianure (14%) e da montagne (24%) che culmi-

nano con l’Etna (3.323 m) il più grande vulcano

attivo dell’Europa. Le condizioni naturali per la

produzione vinicola sono ottime: lunghe ore di

sole, un clima caldo, ventilato e scarse piogge.

Il territorio attorno al vulcano nei secoli è stato

trasformato dall’uomo in terreno coltivabile e la

viticoltura ne è una parte importante. Dapprima

si è resa coltivabile la parte più pianeggiante,

poi si è continuato salendo verso i pendii più

scoscesi fi no ad arrivare a coltivazioni viticole

intorno ai 1000 metri. Per sostenere i vigneti si

sono creati dei terrazzamenti con i tipici muri a

secco fatti di pietra lavica che tutt’ora possia-

mo trovare nelle parti più alte e che caratteriz-

zano tutto il territorio etneo. È una viticoltura

diversa dovuta a questa stretta interazione tra

natura del terreno, altitudine e esposizione che

ne danno una peculiarità molto interessante.

È noto che negli ultimi anni l’isola vive un mo-

mento magico per quanto riguarda la produ-

zione del vini di qualità. È l’era dei rossi e il

vitigno simbolo dell’isola il Nero d’Avola rap-

presenta per molti produttori un outsider che li

rappresenti con l’ampia struttura dei suoi vini,

coinvolgenti e accattivanti per armonia gusta-

tiva e olfattiva.

A questo, già da molto tempo, si affi ancano

diversi vitigni internazionali che trovano in que-

sti territori un habitat particolarmente favorevo-

le, in modo particolare coltivati sulla parte est

dell’isola. I vini dell’Etna si distinguono dagli

altri vini siciliani non solo per la particolarità

Page 90: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 588

territoriale ma anche perché essi conservano

prevalentemente l’originaria piattaforma ampelo-

grafi ca costitutiva quasi esclusivamente da vitigni

autoctoni coltivati già da molti secoli e sancita dal

disciplinare della Doc avvenuta nel 1968, la prima

doc dell’isola e tra le prime d’Italia. Il disciplinare

è rimasto intatto dall’anno della sua redazione,

mantenendo inalterata la scelta dei vitigni, per

la produzione dell’Etna doc nelle sue tipologie

Rosso, Rosato, Bianco e Bianco superiore. Per

questa differenza rispetto agli altri vini potremmo

defi nire questo territorio come “un isola nell’isola”.

L’Etna Doc Bianco è un vino che si ottiene dalle

varietà Carricante minimo 60% e Catarratto bian-

co comune o lucido massimo 40%; il disciplinare

di produzione prevede la possibilità di utilizzare le

varietà Trebbiano, Minella bianca ed altre a bacca

bianca non aromatiche, nella misura massima del

15%. L’ Etna Doc Bianco Superiore è un vino che

si ottiene dalle stesse varietà dell’Etna bianco ma

solo con uve Carricante con un apporto percen-

tuale dell’80% e provenienti solo dal territorio del

comune di Milo. L’Etna rosso o rosato è un vino

che si ottiene dalle varietà Nerello Mascalese mi-

nimo 80% e Nerello Cappuccio massimo il 20%;

anche per questo vino, il disciplinare di produzio-

ne prevede l’utilizzo di altre varietà non aromati-

che, nella misura massima del 10%. La forma di

allevamento più diffusa nell’area della “Doc Etna”

è quella ad alberello, seguita dalla spalliera e in

piccolissima percentuale dal tendone. L’area ge-

ografi ca della doc ha una forma di mezza luna

situata sul versante est dell’Etna. I comuni in-

teressati nella Doc sono 20 tutti in provincia di

Catania. Quattro sono i vitigni più signifi cativi in

questa area: il Nerello Mascalese vitigno a bacca

nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il

nome dal territorio di Mascali dove venne selezio-

nato un paio di secoli fa. Come gli altri vitigni et-

nei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva,

dunque viene vendemmiato intorno alla seconda

decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature

diverse a seconda del versante, della quota in cui

è coltivato e del sistema di allevamento, gene-

ralmente accomunati da una grande struttura e

da un’eleganza di profumi destinata ad evolver-

si ulteriormente con l’invecchiamento. Il Nerello

Cappuccio, o Mantellato, è un altro vitigno a bac-

ca rossa diffuso sul vulcano. Il suo nome deriva

dal caratteristico portamento della pianta.

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Page 91: Il Sommelier n.5/2011

Al vino regala una maggiore intensità cromatica

sopperendo così alla scarsa capacità colorante

del Nerello Mascalese. Carricante è un vitigno a

bacca bianca che si trova esclusivamente sull’Et-

na e il suo nome si riferisce alla grande produttivi-

tà della pianta, intendendosi infatti per carricante

“pianta carica di frutti”. È particolarmente diffuso

nel versante est del vulcano ed è la base dell’Et-

na bianco DOC. Minnella vitigno autoctono a

bacca bianca coltivato soltanto sulle pendici del

vulcano, lo si ritrova spesso associato in vigna al

Nerello e al Carricante. Il nome deriva dal siciliano

e vuol dire “piccolo seno” per la forma dei suoi

acini. È diffuso nel versante est e in particolare nel

territorio di Viagrande.

Il clima sull’Etna varia notevolmente in relazione

al versante e all’altitudine. Nella zona pedemon-

tana il clima è più fresco e più ventilato rispetto al

resto della Sicilia, le temperature minime in inver-

no possono approssimarsi allo zero, e in estate le

massime non sono mai troppo elevate. Notevole

è invece l’escursione termica tra il giorno e la

notte (anche di oltre dieci gradi) che si registra

durante l’invaiatura. Ciò favorisce la maturazione

delle uve che ne determina il colore ed il profilo

gustativo.

Il terreno della zona etnea si è formato dallo sgre-

tolamento di uno o più tipi di lava di diversa età

e da materiali eruttivi quali lapilli, ceneri e sabbie.

Lo stato di sgretolamento e la composizione dei

materiali eruttivi danno origine a suoli composti,

oppure formati da pomice di piccole dimensio-

ni, chiamata ripiddu. Il “ripiddu” ha una capaci-

tà drenante assai elevata ed è ricco di potassio,

che può giungere a quantità doppie rispetto al

normale.

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Page 92: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 590

Abbiamo avuto il piacere di degustare vari pro-

duttori di quest’area sia vini di prima fascia sia

alcune selezioni. In questa calda estate abbiamo

selezionato un Etna doc bianco dell’azienda agri-

cola Bennati: Bianco di Caselle 2009.

Il vino si presenta brillante, con un colore gial-

lo paglierino con sfumature verdognole. Al naso

è intenso, molto schietto e molto fi ne, con una

buona presenza di amplia gamma dei profumi. Al

primo impatto sentiamo subito il minerale, perce-

piamo lo zolfo di questa terra, come se sentissi-

mo le teste dei fi ammiferi appena accesi, appena

il vino si apre sentiamo la frutta matura, con una

predominanza degli agrumi.

In bocca ha un sapore secco con una piacevole

acidità, se pensiamo che le uve sono state rac-

colte a metà ottobre! Ricordiamo che queste vi-

gne sono a 950 ml slm. Percepiamo una ottima

mineralità e una gradevole persistenza aromatica

che confermano i sentori apprezzati nell’analisi

olfattiva. È un vino veramente armonico. L’Etna

doc è un vino versatile grazie alle sue caratteristi-

che, consigliamo di degustarlo alla temperatura

di 10-12°C in un bicchiere a tulipano. Si abbina

bene a tutta la cucina di pesce, dai frutti di mare

crudi alle zuppe, e a quella vegetariana. Questi

vini sono molto diversi dagli altri vini dell’isola qui

predomina la mineralità, la sapidità a differenza

della morbidezza alcolicità e pienezza dei vini si-

ciliani. Durante questo tour di degustazioni siamo

stati convinti anche noi dal successo di questa

doc.

I vini etnei sono rimasti per molto tempo fuori

dai circuiti commerciali Italiani ed Esteri anche

per l’entità della produzione abbastanza esigua.

Solo la caparbietà di alcuni produttori e il gusto

non più di potenza ma eleganza ha fatto entrare

questa produzione localistica in mercati più ampi

e importanti facendola conoscere e apprezzare

anche da riviste di settore. A maggiore sostegno

di questa doc per la prima volta il territorio et-

neo è stato sottoposto a un’indagine di zonazio-

ne viticola. L’obiettivo è di valorizzare un antico

patrimonio di vitigni e un territorio che presenta

caratteristiche straordinarie, fornendo ai viticoltori

un supporto nelle scelte colturali e commerciali.

Studiare e capire le relazioni che si instaurano tra

le viti e l’ambiente è fondamentale non solo per

sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal ter-

ritorio, ma anche per programmare la viticoltura

futura.

Un’ulteriore attenzione a questo territorio è stata

fatta infi ne dall’equipe di Attilio Scienza dell’Uni-

versità di Milano che con i loro studi sono riusci-

ti a scoprire una particolarità di questo territorio

che lo rende veramente unico. In pratica hanno

scoperto che ogni versante del vulcano produce

esiti diversi sullo stesso vitigno. In alcuni versanti,

a parità di vitigno, abbiamo vini in cui vengono

maggiormente evidenziate le caratteristiche frut-

tate, una più accentuata acidità e sensazione

amarognola. In altri versanti lo stesso vitigno evi-

denzia invece i caratteri più fl oreali, erbacei e fre-

schi. In altri ancora un alcolicità più accentuata.

La combinazione di elementi del terreno, del mi-

croclima, dell’esposizione e altri fattori che più

comunemente identifi chiamo con il nome di ter-

roir gioca sull’Etna un’infl uenza veramente mar-

cata dimostrando come la natura, prima ancora

dell’uomo, sia l’artefi ce primaria nel bene e nel

male nella riuscita di un vino.

con Il Sommelier

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Page 94: Il Sommelier n.5/2011

Newsdal MONDO

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 592

Champagne è solo... Champagne.

Non esiste uno Champagne

migliore di un altro ma tutti

possiamo trovare lo Cham-

pagne adatto al nostro gusto e con

questo spirito di scoperta anche noi

sommelier della Fisar di Treviso ab-

biamo organizzato un viaggio didat-

tico nella regione di Champagne per

approfondire la conoscenza e le tec-

niche di produzione di questo mito

enologico.

È capitato a tutti nei momenti più belli

e significativi della nostra vita festeg-

giare con un calice di Champagne ma

di rado ci capita la possibilità di stap-

pare una bottiglia di Champagne di-

rettamente nel suo territorio e proprio

da qui parte il racconto del mio viaggio

nella regione francese della Champa-

gne-Ardenne, Epernay e Reims.

Il pullman si profila all’orizzonte verso

il lungo tragitto di notte, con a bordo

colleghi sommelier e amici; c’è chi

dorme, chi ripassa il francese, chi si

prepara per le degustazioni e chi ri-

legge il programma di viaggio ma tutti

con la stessa euforia ed entusiasmo:

arrivare.

È stato un piacere conoscere di per-

sona i diversi proprietari ed assaggiare

i loro vini direttamente dalle loro can-

tine, abbiamo visitato: Pierre Moncuit,

Simon Selosse, Vollereaux, Gaston

Chiquet, Eric Rodez, Barnut, Pascal

Doquet, Tarlant e per concludere in

bellezza non poteva mancare una del-

le più storiche aziende Champagne

G.H. Mumm.

Maison d’eccellenza con giovani pro-

duttori, generazioni di vignerons alle

spalle, anima contadina ma in un

mondo moderno e tecnologico, che

oramai impugnano le redini delle loro

maison con professionalità e passione,

con grande attenzione per l’ambiente

e che non cercano l’omologazione ma

anzi esaltano le proprie diversità.

Il tour francese inizia subito nel primo

pomeriggio di giovedì, giusto il tempo

di una doccia e un piatto veloce, da

Pierre Moncuit; veniamo accolti per-

sonalmente da Nicole Moncuit che dal

1977 ha assunto la direzione tecnica

della Maison. È una donna all’appa-

renza molto pacata e estremamente

appassionata di vinificazione quanto

della coltivazione della vigna. La pro-

prietà si estende su circa diciotto ettari

ed è nel cuore di Le Mesnil-sur-Orger

a mio avviso nella zona dai vini più lon-

gevi di tutta la Côte des Blancs.

Ci spostiamo di poco e al nostro se-

condo appuntamento ci riceve Philip-

pe della Maison Simon Selosse che

ci accompagna direttamente in sala

degustazione.

Con il bicchiere in mano ci raccon-

ta della sua esperienza lavorativa, ci

spiega che è molto fedele ai metodi

tradizionali e cerca costantemente

una qualità legata al terroir al fine di

rispettare gli aromi e i sapori naturali.

Parla dei suoi vini con grande incanto

e passando da una cuvée all’altra ci

spiega senza tanti segreti che in vigna

tratta solo con rame e zolfo, in canti-

na lascia che fermentazione alcolica e

malolattica si svolgano senza interve-

nire, effettua il degorgement a mano

Viaggio didattico nella regione di Champagne per approfondire la conoscenza e le tecniche di produzione di questo mito enologico.

Page 95: Il Sommelier n.5/2011

Newsdal MONDO

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 93

e predilige gli Champagne poco do-

sati o i pas dosè perché afferma che

esaltano maggiormente la vinosità e

la mineralità al posto del frutto e della

dolcezza, proprio come piacciono a

lui.

Ci accingiamo verso l’albergo at-

traversando i meravigliosi al quanto

incantevoli vigneti, distese infinite di

foglie verdi, tutti caratterizzati da una

pulizia e da una cura per il territorio

che fanno davvero piacere agli occhi,

così si presenta la lunga Strada dello

Champagne.

Il giorno seguente il tour inizia di buon

ora con Vollereaux, una bella azienda a

conduzione familiare situata nelle col-

line di Epernay. Dopo un breve giro tra

le centinaia e centinaia di bottiglie ac-

catastate ed un’interessante ripasso

sulle tecniche della spumantizzazione

ci siamo fermati al centro del caveau

per la degustazione nell’insieme molto

simpatica e particolare. Sono rimasto

affascinato dalla Cuvée Tradition Brut

Millésime 2005: si presenta con un

colore giallo dorato brillante e le bol-

licine sono molto fini, al naso è ampio

e in bocca mostra una bella intensità

e persistenza, la nota minerale è ben

marcata mentre nel finale rimane un

ricordo fruttato molto piacevole.

Seconda tappa della giornata Gaston

Chiquet, singolare personaggio molto

serio nella sua professionalità e dalle

porte della cantina ci descrive breve-

mente la storia della piccola azienda

discendente però da una famiglia con

antiche tradizioni viticole. Le loro vigne

sono a Cramant un’area classificata

Page 96: Il Sommelier n.5/2011

Newsdal MONDO

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 594

Grands Crus dove le uve Chardonnay

trovano tutta la loro dimensione.

I vini che ci vengono proposti in degu-

stazione ci hanno sedotto fin dal pri-

mo sorso, sono vini singolari, sinceri

e di grande finezza. Straordinario a dir

poco il “Brut Millésime 2002” ha clas-

se, gioca su intriganti complessità, ha

equilibrio tra maturità e freschezza. La

struttura rimarca un corpo sostenuto

e slanciato, ha un carattere saporito, il

finale è speziato e si evidenziano sfu-

mature di agrumi e di miele.

Incantati da questo straordinario vino

siamo riusciti dopo mille suppliche

ad acquistare una bottiglia a testa da

portare a casa per ricordo.

Calorosa l’accoglienza da Eric Rodez,

la cui visita è stata resa ancora più at-

traente grazie al talento del produtto-

re. Eric è un personaggio eccentrico

appassionato della natura oltre che di

vini. Sotto un sole estivo ci accompa-

gna a visitare i vigneti che si caratte-

rizzano per una pendenza molto evi-

dente, e da qui inizia il racconto con

grande poesia non solo di materia

vinicola freddamente tecnica ma ben-

sì di natura filosofica e ambientalista

conclude spiegandoci che la sua scel-

ta alla biodinamica è stata quasi na-

turale senza derive estreme ma come

esigenza della sua coscienza.

Abbiamo potuto constatare dal vivo

con quanta delicatezza e cura vengo-

no trattate le piante e i grappoli ap-

pena germogliati. Dopo le numerose

foto-ricordo siamo andati in cantina

a degustare l’eccellenza dei suoi vini

permettendoci, anche, di apparec-

chiare un tavolo per tagliare e man-

giare tutti insieme un pezzo di pane e

salame naturalmente trevigiano dop!

La visita si è conclusa con un lungo

applauso sia per l’incredibile semplici-

tà nella spiegazione sia per l’indiscuti-

bile competenza di Eric ma soprattut-

to per la sua grande bontà d’animo.

Al tramonto con una passeggiata

suggestiva tra le vigne si è conclusa

la nostra lunga giornata accompa-

gnati questa volta da un’interessante

“viaggio” dei sensi da Pascal e Laure

Doquet. Abbiamo seguito passo dopo

passo la spiegazione delle varie fasi di

lavorazione della vigna e successiva-

mente della produzione. Pascal è un

piccolo produttore che lavora in finez-

za e con zero ambizioni di grossezza.

Abbiamo chiuso in bellezza con una

cena a tema organizzata esclusiva-

mente per noi da Laure Pascal degu-

stando e brindando dall’inizio alla fine

con i loro grandissimi Champagne.

Mineralità impressionante, soavità

angelica, il Brut Blanc de Blancs è la

classica bottiglia da tenere nella pro-

pria cantina di casa.

Notizia inviata da Roberto Donadini

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Page 98: Il Sommelier n.5/2011

Newsdal MONDO

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 596

Un mandato preciso: creare le premesse per un rappor-to istituzionale con l’Asses-

sore con delega all’Agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori, tracciare così le basi per una FISAR ambiziosa di dimostrare professiona-lità e competenze. L’imperativo è non chiudersi nella pro-pria realtà associativa ma dimostrare di avere un disegno prospettico che parli di Ristorazione, di Cultura del Vino e dell’accoglienza. Davide ha un importante trascorso in politica, parla con un linguaggio che sembra codificato ma che sortisce gli effetti sperati, l’attenzione dell’Asses-sore è presto catturata e ci lasciamo

con l’impegno di un nuovo incontro a Firenze per approfondire le possi-bili interazioni. Molte altre le occasioni di incontro e presto comprendiamo l’importanza di esserci con i nostri rappresentanti in un consesso così importante. I nostri sommelier, pronti da mesi per andare a presiedere alcuni stand Italiani, hanno portato a termine il loro lavoro con impegno e professionalità e vedere la nostra rivista ritagliarsi uno spazio nel gotha della stampa specia-lizzata, non solo ci ha riempito di or-goglio, ma di fatto ci ha confermato la necessità di dare sempre maggior rilievo nelle nostre attività alla cronaca, così che ogni esperienza possa diven-

tare testimonianza della nostra attività associativa.Il Vinexpo dunque come strumento per rendersi visibili e intellegibili agli occhi di appassionati e professionisti del mondo del vino.

La possibilità di visitare un MITOEsaurite dunque le pubbliche relazioni ci regaliamo un sogno, il più dolce… siamo attesi a Chateau d’Yquem per una degustazione del celebre Sauternes, ed è di questo che qui vi parleremo.Immaginate una giornata uggiosa, ma non piovosa così come te l’aspettere-sti a Sauternes ridente e piccolo pae-sino circondato dalle vigne e dal mito.Qui la Botrytis Cinerea, questo fungo microscopico, che permette la con-centrazione naturale degli zuccheri dell’uva, regala forse il vino più com-plesso e suadente del panorama vini-colo mondiale.

Tappa obbligatoria per un sommelier:

Bordeaux e Vinexpo1500 km, un paio d’ore di aereo o 10 ore di macchina, se preferite,

dalla costa Toscana a quella Atlantica; noi l’abbiamo fatta così sublimando ogni attimo di quello che avremmo visto e degustato.

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

Come tutti i miti la sua storia è abbastanza confusa e si perde nel tempo, di certo piacque all’allora Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, che nel 1787 ne parla come uno dei Bianchi migliori di Francia.Altri ne fanno risalire alla vendemmia tardiva del 1859 l’origine della produzione del vino per come lo cono-sciamo ed apprezziamo oggi, di certo in quegli anni trovò ampio consenso alla Corte degli Zar che ne san-cirono di fatto il successo.Yquem si estende per una superficie vitata di 113 et-tari coltivati per il 20% a Sauvignon Blanc e per l’80% a Semillion, l’età media delle vigne tocca i 50 anni. Il terreno composto prevalentemente da argille, calcare e ciotoli che, oltre ad assicurare un adeguato drenag-gio del terreno, sono capaci di accumulare calore ne-cessario alla pianta per il suo sviluppo, elementi che unitamente alle particolari condizioni climatiche della zona, assicurano un risultato eccellente.I presupposti di queste condizioni climatiche sono certo l’umidità del mattino sotto forma di nebbia, che si forma anche grazie alla vicinanza del torrente Ciron, utile a sviluppare le muffe che qui diventano l’espressione più atipica di “nobiltà”. Il soleggiamento pomeridiano fa il resto, ovvero favorisce la disidrata-zione dell’acino tramite evaporazione. Quando le uve raggiungono i 20-21 gradi alcol potenziali la raccolta può avere inizio. Questa richiede un massiccio uso di manodopera qualificata, nell’ultima vendemmia ne sono occorsi 240 divisi in gruppi di 40, ognuno con un esperto supervisore a impartire le direttive. Spesso occorrono più passaggi in vigna, anche due mesi per una vendemmia completa, e qui ci mostrano fiera-mente le immagini della vendemmia chicco per chicco così da sottolineare la cura per la qualità e l’esclusivi-tà del prodotto. Sotto l’intelligente Direzione di Pierre Lurton, già Direttore Generale di Cheval Blanc, ci vuo-le massimo un’ ora perché l’uva passi dalla vigna alla cantina, e i metodi di trasporto naturalmente tengono conto dell’estrema fragilità delle uve. Le singole piante producono circa 200/300 grammi di uva , ciò si tra-duce in una resa per ettaro di 6/7 hl (giusto per avere un dato comparativo il nostro passito mediamente si fa con una resa di 25/30 hl). Il “pressurage” avviene in quattro momenti distinti e, diversamente per come avviene per altri vini bianchi, il grado zuccherino au-menta col tempo e la pressione. Dalla prima pigiatura si ricava il 75% dei succhi con 19 gradi zucchero po-tenziali, nella seconda, che pesa per il 15% in termi-ni di estrazione, si arriva a 21 gradi zucchero fino ad arrivare ai 25 gradi zucchero nell’ultima pigiatura. In azienda sono utilizzate delle presse verticali che arri-vano ad estrarre al massimo il contenuto di 3 barrique

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 598

al giorno, tutte naturalmente nuove e di Rovere Francese delle migliori foreste del centro-est della Francia. È qui che avviene la fermentazione ed ogni barrique fa parte di lotti distinti e contrassegnati che vengono analizzati giornal-mente, per un tempo che può variare dalle due alle sei settimane, e solo quando il “crepitio dei lieviti” si ferma, che la decisione di arrestare la fermentazione è presa. Il grado alcolico si attesta tra i 12,5 e i 14,5 gradi a se-conda delle annate con uno zucchero residuo pari a 125 grammi litro. Ogni lotto distinto per zona e uvaggio fa una prima fase di affinamento per 6/8 mesi in barrique e solo nella primavera successiva alla vendemmia si effettuerà un pre - assemblaggio così da armonizzare la tipologia e la ricchezza delle uve. Dopo tre anni di affinamento final-mente l’imbottigliamento e la tappatura con un sughero da 54 mm e la successiva commercializzazione solo delle annate migliori. Infatti il disciplinare può prevedere un de-classamento della denominazione, così come è avvenuto per scelta aziendale in 9 casi nel corso del 20° secolo nel 1910, 1915, 1930, 1951, 1952, 1964, 1972, 1974, 1992.Note di degustazione: Chateau D’Yquem 2008Dopo la peculiare visita della cantina guidata dalla brava Anna Perez, siamo arrivati nella sala degustazione, dove è stata aperta una bottiglia di Yquem 2008, vino che sarà in commercio a partire dal prossimo settembre.Una sorta di timore reverenziale regnava fra i presenti, ci siamo protratti a lungo a fare foto sublimando quanto ci si aspettava di trovare nel bicchiere, quasi ripercorrendo ide-almente letture e racconti intorno a questo vino che hanno reso la valutazione oggettiva ancor più delicata e difficile.Colore giallo paglierino molto carico con riflessi dorati che evocano i campi di grano, che hanno appena raggiunto la loro maturazione, una giornata soleggiata di primavera

quando il cielo è talmente terso che la luce arriva sulla terra e fa risplendere tutto quello che incontra, il vino era così brillante che dava queste sensazioni, oltre che a riscaldarti durante tutto l’esame visivo.Nella fase olfattiva avevamo ancora più aspettative, in un primo momento note di albicocca matura e mango che era talmente netto, che ti figuravi un vassoio sul tavolo di degustazione, note agrumate di arancia siciliana, vaniglia presente ma non sfacciata, note dolci che andavano dal miele alla caramella mou, poi è arrivato un sentore di pera, quella bella polpa bianca, e la pesca giovane, poi ancora frutta secca. Dalle note fruttate siamo passati a quelle flo-reali individuate nella mimosa e altri fiori gialli tipo ginestra, insomma un’apoteosi, un trionfo di complessità aromatica, profumi che non predominano ma interagiscono fra di loro in modo da dare spazio a tutti per esprimere al massimo le potenzialità di questo vino. Un vino di grande potenza olfattiva. Finalmente dopo l’estasi collettiva dei degustatori presenti, siamo passati alla fase gustativa. L’entrata in bocca è de-licata, non ci sono percezioni di dolcezza marcata come ci si potrebbe aspettare da questo vino ma appena il vino passa sopra la lingua e arriva nel finale abbiamo un’esplo-sione di sensazioni. C’è un’ armonia e un perfetto equilibrio fra acidità e corpo, le sensazioni tattili sono di estrema fre-schezza, sapidità incredibilmente presente, complessità e persistenza gustativa lunghissima. Nella retrolfattiva il man-go che ci aveva affascinato all’inizio ritorna, insieme ad una più lieve albicocca, come per riaffermare la sua posizione di descrittore aromatico principale.Lascia basita l’idea che per salvaguardare l’integrità di un vino così delicato e instabile si sia resa necessaria l’aggiun-ta di solforosa fino a 400mg/litro tanta è la pulizia al naso sin dall’apertura.Passano i minuti e il bicchiere inesorabilmente finisce tra l’euforia di un esperienza da ricordare e un rammarico di poterne bere in così modesta quantità, fortuna che le sen-sazioni ci accompagneranno a lungo. Uscendo più volte ci giriamo con rispetto verso le vigne quasi a voler rendere omaggio al Re dei vini dolci, e di-stintamente lo salutiamo con un arrivederci, così come si saluta l’amata, costretti come siamo ad un ritorno a casa.L’impegno è presto detto: torneremo, e quando lo faremo ti avremo amato in ogni posto.

Notizia inviata da Claudia Marinelli, Consigliere Nazionale Fisar e Davide Cecio, Sommelier Delegazione Fisar di Livorno

Page 101: Il Sommelier n.5/2011

Newsdal MONDO

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 99

Il 24 luglio 2011 si sono festeggiati i 100 anni esatti dalla scoperta della città Inca di Machu Picchu in Perù, luogo magico nonché una delle nuove sette meraviglie del mondo.

Machu Picchu è un sito archeolo-gico che fu riscoperto dallo storico, esploratore e poi politico americano, Hiram Bingham, una figura poliedrica che per alcuni è stata persino la fonte di ispirazione a George Lucas, nella creazione del personaggio di Indiana Jones, poi magistralmente interpreta-to da Harrison Ford nei film diretti da Steven Spielberg. Hiram Bingham con la sua tenacia ebbe il merito di far conoscere al mon-do la spettacolarità del sito di Machu Picchu, la città perduta degli Inca, un luogo dalla scenografia impressio-nante grazie al profilo incombente di Huayna Picchu, una montagna dalla forma triangolare che domina le rovi-ne della città, caratterizzata da mura colossali. Un secolo dopo questa ri-scoperta, Machu Picchu è diventato uno dei luoghi turistici più importanti del pianeta, un sito che milioni di turisti vengono a visitare almeno una volta nella loro vita, chi in treno chi a piedi con il trekking, tutti comunque incan-tati dalla sua magica vista. Questo centenario sarà molto spe-ciale per il Perù: l’anniversario dei 100 anni di Machu Picchu potrà rafforzare l’orgoglio nazionale del popolo peru-viano, quello di avere antenati nobili, gli Inca, un popolo sorprendente che

riusciva a governare un territorio vasto e selvaggio con la forza delle proprie mani, e della sua ricchezza culturale. Sarà anche una grande opportunità per dare una ulteriore spinta econo-mica al paese, che sta crescendo a forte velocità, anche attraverso il tu-rismo. Quello che si sa al momento è che gli organizzatori, per celebrare l’anniversario dei 100 anni di Machu Picchu, stanno progettando di costru-ire qualcosa di veramente immenso, maestoso e indimenticabile. Sono previsti grandi eventi, soprattutto nel-la vicina metropoli inca di Cuzco, ap-

puntamenti che esprimeranno la gioia e l’orgoglio di un popolo dalla grande storia. In qualità di membro esclusivo del club delle Sette Nuove Meraviglie del Mondo (New 7 Wonders), Machu Picchu riceverà anche la visita di rap-presentanti dei paesi che ospitano le altre meraviglie mondiali. Gli even-ti verranno accompagnati anche da importanti spettacoli musicali: voci non confermate hanno già anticipato i probabili concerti di Paul McCartney e Sting, ma si celano altre sorprese!Le celebrazioni avrebbero comunque un altro fine, non meno importante: le

autorità peruviane sperano in questo modo di riuscire a fare maggiori pres-sioni all’Università americana di Yale, in modo che si ottenga la restituzio-ne dei pezzi archeologici di Machu Picchu, ancora in loro possesso dai tempi di Hiram Bingham. Il governo peruviano sta puntando su di una grande campagna di informazione volta a sensibilizzare gli stessi studenti di Yale, per ottenere il loro sostegno a questa causa legittima. Ora che an-che il Metropolitan Museum di New York ha raggiunto un accordo con l’Egitto per restituire 19 pezzi legati al faraone Tutankhamon sarebbe illogi-co che Yale rimanesse ostinata sulle sue posizioni!Ma nonostante questa situazione di stallo, siamo veramente sicuri che il 100° anniversario della riscoperta Machu Picchu sarà uno dei più gran-di eventi culturali del mondo moder-no, che porterà il Perù e la sua ere-dità megalitica alla ribalta della scena mondiale, facendo forse venire a molti il desiderio di andare a vedere uno delle più belle e meravigliose località dell’intero pianeta.

Notizia inviata da Gladys Torres Urday - Fonte: Travelstales.it

I 100 anni di Machu Picchu

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 100100

fin amiglia

La Delegazione di Siena Valdelsa consegna gli attestati

Nella splendida ed invidiabi-

le cornice della campagna

Toscana, lo scorso martedì

28 giugno, si è svolta la rituale cena

conclusiva di fine corso con la conse-

gna dei tanto attesi attestati.

Il tutto si è svolto al “Ristorante la

Ducareccia”, all’interno dell’Hotel il

Piccolo Castello, in uno degli ambien-

ti più eleganti e raffinati della zona, a

pochi passi dalla storica cinta muraria

di Monteriggioni (SI) e del suo affasci-

nante borgo.

Alla cena naturalmente hanno parte-

cipato i corsisti che hanno superato

brillantemente l’esame, e che si sono

trovati a far parte di una piccola-gran-

de famiglia che è la F.I.S.A.R.

La cena è stata inaugurata con un

aperitivo a bordo piscina e dall’ aper-

tura di un ottimo “Superiore Bellussi di

Valdobbiadene Docg” accompagnato

naturalmente da invitanti stuzzichini; Il

Delegato Sig. Franco Aiazzi, ha inau-

gurato l’aperitivo, complimentandosi

con i corsisti per gli ottimi risultati ot-

tenuti.

La serata è proseguita in allegria, sem-

pre al bordo della meravigliosa pisci-

na, arricchita da fontane e circondata

da lavanda e rosmarino con ottimo

cibo, all’insegna dei sapori tradizionali

toscani e perfettamente in linea con

gli abbinamenti enologici proposti dal-

la Delegazione che ha nel proprio dna

l’arte del buon bere.

A fine serata, dopo l’immancabile

brindisi, il Delegato, soddisfatto del-

la divertente ed amichevole cena, ha

consegnato i diplomi ai futuri aspi-

ranti sommelier, con la speranza che

ognuno di loro dia il meglio di se, nel

proseguimento di questo importante

percorso formativo.

A questa meravigliosa serata, oltre al

Responsabile della Delegazione Siena

Valdelsa, erano naturalmente presente

Giuseppe Troilo, Sommelier F.I.S.A.R.

e Direttore di corso, Marco Bartalini,

segretario di delegazione e Filippo

Franchini, il quale ha gentilmente pre-

stato servizio durante le serata.

Nell’attesa della presentazione del

nuovo corso di II livello, vogliamo dire

un immenso grazie ai nostri insegnanti

ed ai loro collaboratori, i quali hanno

saputo mantenere viva per tutto que-

sto periodo (sicuramente anche per il

futuro) la nostra curiosità degli occhi

e del naso davanti ad un buon calice.

Tra i sorrisi di soddisfazione dei corsi-

sti ripensando, oltre che al successo,

alla piacevole serata, resta immanca-

bile la voglia di portare avanti il desi-

derio di conoscenza di questo mondo

sempre in divenire, di colori, profumi

ed emozioni: il VINO.

Notizia inviata da Elena Burroni e

Elisa Porciatti della Delegazione

Fisar di Siena Valdelsa

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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 101101

La Delegazione di Treviso con le Frecce Tricolori

Si è svolto sabato 11 e domeni-

ca 12 giugno l’eccezionale ap-

puntamento con “Air Extreme”

sul litorale di Jesolo.

I grandi nomi della acrobazia italiana

e internazionale per un grandissimo

spettacolo; il pubblico, circa un mi-

lione di persone tra turisti e appas-

sionati, hanno avuto modo di vedere

all’opera i veri protagonisti: la Pattuglia

Acrobatica italiana delle Frecce Tricolori

e il dispiegamento della Sperimentale

Italia con gli Eurofighter e i Tornado,

nonché i Thunderbirds pattuglia uffi-

ciale aeronautica militare degli Stati

Uniti d’America. Direttamente dalla

Francia il Breitling Jet Team in asset-

to da 7 velivoli Aero L-39 Albatros,

mentre dall’Inghilterra sono arrivati a

Jesolo ben due Wing Walker che han-

no danzato per il pubblico presente

in simultanea sulle ali di due velivoli

d’epoca: il biplano Stearman.

Uno show unico e indimenticabile da

lasciare con il naso all’insù e il fiato in

sospeso tutti i presenti a partire dal

Ministro della Difesa Ignazio La Russa

e le più alte cariche dell’Esercito

dall’Aereonautica alla Marina.

Una giornata magica dall’atmosfera

avvolgente conclusasi con la cena di

Galà nella prestigiosa cornice del Golf

Club di Jesolo.

Presenti all’opera, in questo caso, i

sommelier della Fisar di Treviso per il

delicato compito di organizzare per gli

illustri ospiti l’abbinamento dei vini al

ricco menù di pesce.

Roberto Donadini, Davide Piai,

Elio D’Agostini, Claudio Boscariol,

Germano Munaro e Sandra Piva

hanno saputo curare con scrupolosa

professionalità l’intero servizio ren-

dendo unica e incantevole la serata.

Come di rigore a fine serata non

poteva mancare la foto ricordo dei

Sommelier Fisar con i Piloti delle

Frecce Tricolori.

Notizia inviata da

Roberto Donadini della

Delegazione Fisar di Treviso

fin amiglia

Page 104: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5102102

fin amigliaNuovi Sommelier nel golfo Dianese

A Catania la festa per i nuovi sommelier Fisar

Nella turistica a cornice di Diano Marina (IM) si è

svolta, a conclusione del percorso di formazione,

la cena di premiazione dei nuovi diplomati. Sono

stati meritatamente annessi per le Delegazioni di Imperia e

Savona ben ventinove nuovi sommelier. La sera del 7 luglio

2011 presso il nuovo Ristorante “Golosamente” sono stati

fregiati i nuovi “colleghi” ovvero: Agnese Corrado, Ardissone

Giovanni, Azzarello Alfredo, Basso Francesca, Bertolino

Daniele, Bertolino Monica, Bertora Luca, Brunengo Filippo,

Campioli Nicola, Caria Pier Paolo, Cavaglià Giada, Cavalli

Mauro, De Bernardi M. Angela, De Moro Franco, Ferrarese

Nicola, Mantello Valentina, Mazza Marcello, Mazza Renata

Maria, Merano Davide, Mingolla Elisa, Novaro Carmen,

Pollini Selene, Ragazzini Giovanni, Robutti Alessandra,

Rudasso Franca, Sapello Rodolfo, Taccone Enrico, Turtoro

Gisella e Tuveri Charlotte. Si ringrazia della gentile parteci-

pazione alla manifestazione l’Assessore all’Agricoltura della

Regione Liguria Sig. Giovanni Barbagallo e del Sig. Giuliano

Ferrari Presidente della Confraternita dell’Ormeasco.

Notizia inviata da Donatello Ribaldi

della Delegazione Fisar di Imperia e Savona

L’assoluto prestigio del-

la Carta dei vini; un menù

raffinato quanto il clima

della serata; il fascino tutto orientale

delle danze arabe. Sono solo alcuni

degli ingredienti della “Cena di Gala

dei Sommelier 2011”, il doppio evento

organizzato dalla Delegazione Fisar di

Catania per concludere degnamente

un anno intenso di appuntamenti, le-

zioni, degustazioni e per festeggiare,

contemporaneamente, la consegna

degli attestati e delle qualifiche di “pro-

fessionisti del vino” a chi ha completa-

to il percorso didattico e superato gli

esami finali. Lo scenario magico è sta-

to, ancora una volta, quello del “Club

del Venerdì”, allestito negli eleganti

locali del Katane Palace Hotel. E che

sarebbe stata una serata originale lo si

è capito subito quando, annunciati da

una luna frizzante, hanno fatto il loro

ingresso, accogliendo gli ospiti, i vini

piemontesi: un Rugre’ Brut La Scolca

e un Rosachiara La Scolca, che hanno

accompagnato tocchetti di formaggio

e mortadella.

In uniforme di gala, a coordinare la

serata, sono stati il presidente Vittorio

Cardaci Ama, il delegato provinciale,

Gaetano Prosperini, e il segretario pro-

vinciale, Carlo Guzzardi, con il tesoriere

Antonella Carbone e il consigliere Susy

La Rosa. Dopo gli aperitivi, consumati

nel giardino dell’Hotel, sempre accom-

pagnati dai raggi della luna, gli ospiti

prezzi validi fino al 30 Settembre 2011

®

Page 105: Il Sommelier n.5/2011

hanno preso posto tra i tavoli del risto-

rante “Il Cuciniere”, dove hanno gusta-

to un menù di gran classe, realizzato

dallo chef Giulio Dedei con Carpaccio

di pesce affumicato come antipasto,

seguito da Vellutata di piselli e gamberi

e Risotto con seppia, pomodori, cap-

peri e basilico, cui seguiva uno squisito

Filetto di tonno con peperonata di fra-

gole. Il tutto “annaffiato” da Muscadet

Sèvre et Maine-Sur-Lie 2008 Comte

Leloup du Chateau de Chasseloir,

da un Gavi dei Gavi Etichetta Nera

Docg La Scolca e da Five Roses 67°

Anniversario 2010 Salento Igt Leone

de Castris. Tra una portata e l’altra,

intanto, si esibiva la maestra tunisina

Samia Zbidi, direttrice della “Scuola di

arti orientali Iaset”, con danze che han-

no fatto rivivere il fascino dei deserti e

l’opulenza, la bellezza, i profili amma-

lianti dei paesi arabi. Una vera festa,

che ha unito alla compostezza di smo-

king e cravatte l’abbraccio rilassato del

Nord Africa, mentre i riflettori accesi in

sala annunciavano la tanto attesa con-

segna degli attestati Fisar.

È stato così il presidente Vittorio

Cardaci Ama a chiamare, “in rigoroso

ordine alfabetico”, i “diplomati” fisariani,

mentre la squadra dei sommelier svol-

geva impeccabilmente il proprio com-

pito con Angelo Sapienza, Samuele

Luca e Valeria Di Bella, in divisa uffi-

ciale di Gala. A concludere la cena è

stato, infine, un Tortino di cioccolato

piccante alla menta su cui sono arriva-

ti i brindisi con Pineau des Charentes

Logis de la Mothe. Ed eccoli, allora, gli

appassionati del vino, gli scolari ormai

promossi e coloro che, con altrettanta

passione, hanno semplicemente deci-

so di concludere il percorso didattico.

Tutti con la consapevolezza che avere

preso parte a un corso di formazione

per Sommelier Fisar è una cosa unica,

davvero affascinante, forse anche inde-

scrivibile sia a parole che per immagini.

Bisogna viverla, per scoprire la bellezza

di quegli appuntamenti, di quello stare

insieme in piacevolissima compagnia,

tra una degustazione e l’altra, tra una

cena e una gita alle cantine.

A loro va il sincero e meraviglioso

“Prosit” e le congratulazioni di tutta la

Delegazione Fisar etnea!!!

Notizia inviata da Antonio Iacona della Delegazione Fisar di Catania

fin amiglia

prezzi validi fino al 30 Settembre 2011

®

Page 106: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5104104

fin amiglia

La Delegazione di Treviso incontrai “Sapori di Spagna”

Nel mese di maggio 2011 la

Delegazione Fisar di Treviso

ha organizzato 2 magnifiche

serate dedicate alla Spagna ed alla

sua EnoGastronomia.

La sede della Dama Castellana di

Conegliano ha ospitato circa 120 per-

sone affascinate dalla poliedricità dei

prodotti in degustazione e dalle serate

guidate da: Francesco Dal Bello, ns

esperto amante della Spagna e dei suoi

prodotti, Davide Zanette Consigliere

di Delegazione e Karen Casagrande la

ns Sommelier dell’ Anno.

I partecipanti hanno potuto degustare

uno dopo l’altro gli eccellenti prodotti

enoici Spagnoli partendo da un Cava

Trepat rosè Agusì Torrellò Reserva

con 16 mesi di maturazione sui lieviti

di colore rosato invitante con sentori di

fragolina, frutta rossa, crosta di pane,

e note balsamiche; Valdeorras Vina

Godeval 2009 Bodega Godeval da

una delle cantine pioniere del Godello

un vino molto minerale (talmente salino

da essere stato definito “salmastro”);

Sherry Fino Jarana Bodega Lustau,

classico esempio di Fino, 100%

Palomino fino, colore piuttosto pallido

con note pungenti al naso dovute al

lievito flor; Bierzo Cuatro Pasos 2009

Bodega Martìn Còdax, 100% Mencia,

colore rosso violaceo/rubino intenso,

note di vaniglia (barrique) e prugna, ed

il profumo caratteristico dovuto al ter-

reno scistoso; Vina Ardanza Resarva

Especial 2001 Bodega La Rioja Alta:

80% Tempranillo, 20% Garnacha, 36

mesi di barrique di legno americano.

Profumi molto complessi da vaniglia,

liquirizia, spezie (noce moscata, can-

nella, pepe), prugna e violetta. Grande

vino figlio di una grandissima anna-

ta (infatti porta la menzione Especial

come la 1964 e 1973); Les Eres 2006

Celler Joan Simò 55% Carinena, 30%

Garnacha, 15% Cabernet Sauvignon

di colore rubino/viola caratteristico

dei vini del Priorato, impenetrabile.

Profumo minerale di grafite, polvere

di roccia, frutta rossa molto matura,

legno (18 mesi di barrique di rovere

francese). Da notare la resa infima,

stimabile tra i 10 e i 12 ettolitri/ettaro;

Moscatel MR 2008 Telmo Rodriguez (il

vinificatore itinerante nativo della Rioja

Telmo Rodriguez cerca di rilanciare la

zona di Malaga con un Moscato “na-

turalmente dulce” sulla scia di quan-

to fatto da Jorge Ordonez in società

con Alois Kracher) 100% Moscato di

Alessandria di colore giallo paglierino,

profumo minerale, aromatico, frutta

esotica, pesca, senza alcuna nota di

appassimento nè di surmaturazione.

Questi magnifici esempi di produzione

vinicola spagnola, di impegno e pas-

sione dei produttori sono stati brillan-

temente ed esaurientemente descritti

da Francesco Dal Bello con interventi

arguti da parte di Davide Zanette e

Karen Casagrande che hanno abil-

mente coinvolto i presenti.. infine il

Page 107: Il Sommelier n.5/2011

La Delegazione di Novara consegna i suoi primi attestati

105Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 105

fin amiglia

tutto è stato ulteriormente accompa-

gnato da alcune prelibatezze gastro-

nomiche tipiche abilmente divise tra

gli insaccati, formaggi, paella e crema

catalana come dolce finale.

Per gli insaccati: Prosciutto DOP

Jamon de Huelva/Jabugo, il re dei

prosciutti; Morcòn insaporito con pi-

mentòn (paprika dolce); Salchichòn

(salame); Chistorra, salsiccia tipica dei

Paesi Baschi (si mangia fritta) ma che

si usa ormai in tutta la Spagna… la ca-

ratteristica principale di questi insac-

cati è il lontano retrogusto di ghiande

che si percepiva dovuto al fatto che il

maiale iberico bellota viene alimenta-

to esclusivamente con questo nobile

frutto delle querce ad alto valore nu-

tritivo.

Per i formaggi: Arzua Ulloa DOP di

latte vaccino semimolle della Galizia;

Roncal DOP pecorino stagionato a

pasta dura della Navarra; Valdeon IGP

un erborinato della zona dei Picos de

Europa, nella comunità autonoma del-

la Castilla y Leon, 80% latte di vacca e

20% pecora; Murcia al vino DOP della

comunità autonoma di Murcia a pasta

dura di latte di capra; Tetilla DOP dalla

forma a mammella, come dice il nome

stesso.

La serata è stata bellissima, i relatori

simpatici e preparati, i vini e i cibi era-

no buonissimi e nuovi al nostro pala-

to… infatti alcuni di noi sono rimasti

quasi interdetti nel degustare questi

prodotti… ma il nostro mondo enoico

è grande e vario ed il bello è proprio

conoscere e aprire la mente alle re-

altà nuove, ai sapori e gusti differenti

a quanto abitualmente provato… e la

serata è stata certamente una lezione

ben fatta ed esauriente su quanto una

nazione ad elevata produzione vini-

cola e così vicina a noi, possa fare in

fatto di qualità e varietà…

Bella la Spagna, belli i suoi sapori, un

applauso a chi ha fortemente voluto

che si potesse organizzare una serata

del genere… e a presto per nuove en-

tusiasmanti degustazioni…!!!

Notizia inviata da Michela Taffarel

della Delegazione Fisar di Treviso

Per una neo delegazione come quella di Novara il pri-

mo traguardo raggiunto rappresenta un grande sti-

molo per continuare. Con grande convivialità, che

peraltro ha regnato durante tutto il corso tra docenti e allievi,

è avvenuta la consegna degli attestati ai corsisti di 1° livello.

La manifestazione si è svolta sabato 23 luglio scorso, pres-

so la sala degli stucchi nel Castello di Galliate, messa a di-

sposizione dall’ amministrazione comunale che ringraziamo

per l’insostituibile sostegno. Da segnalate le illustre presenze

dell’Assessore al Commercio e alla Cultura, Dott. Francesco

Pasquali e del Consigliere di Giunta FISAR Luigi Terzago.

Notizia inviata da Donatello Rinaldi della Delegazione Fisar di Novara

Page 108: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5106106

fin amiglia

Ad Acqui Terme diplomati 7 nuovi Sommelier FISAR

La FISAR (Federazione Italiana

Sommelier Albergatori

Ristoratori), delegazione di

Alessandria, ha consegnato nel mese

di luglio gli Attestati di Qualifica ed il

meritato Tastevin a 7 neo sommelier

di Acqui Terme, i loro nomi:

Fiore Gianfranco, Cutica Gabriella,

Lombardi Monica, Grassi Giulia,

Viggiano Valeria, Laura Porro, Gabriela

Bagnasco.

La consegna dei diplomi è avvenuta alla

presenza del delegato di Alessandria,

Lorenzo Diotti, e dal Direttore dei corsi

Brunello De Belath, della delegazione

di Varazze.

I corsisti hanno frequentato, nel corso

di due anni, tre livelli di apprendimento

con esame finale, nel primo sono sta-

te illustrate le basi della degustazione,

nel secondo l’enografia nazionale ed

internazionale e nel terzo l’abbina-

mento cibo vino: 10 serate presso

l’osteria Bo’Russ di Acqui Terme

dove l’amico sommelier Fisar Eugenio

Nani, ha preparato piatti della cucina

regionale, come “Stoccafisso all’ac-

quese”, “Branzino ai funghi porcini”, o

“Insalata di langa” (petto d’anatra con

robiola, aceto balsamico, nocciole ed

insalatina) accompagnati da vini pro-

venienti da tutta Italia.

Appuntamento veramente interessan-

te, quello dedicato ai formaggi, ben

introdotto da Vittorio Duberti noto affi-

natore e selezionatore di formaggi re-

gionali ed internazionali. Dopo questi

piacevoli incontri di degustazione che

hanno certamente stuzzicato oltre che

il palato anche l’interesse dei corsisti,

l’esame finale si è svolto con una pro-

va di servizio, o meglio presentazione

ed apertura della bottiglia, riconosci-

mento alla cieca di un vino bianco ed

uno rosso, ed una prova scritta ed

orale sulle tematiche affrontate nei

tre livelli di preparazione: dall’eno-

logia, all’enografia, all’abbinamento

cibo-vino. Alcuni dei neo sommelier

hanno espresso l’intenzione di voler

impiegare la loro qualifica nel mondo

della ristorazione o degli avvenimenti

enogastronomici, dando un seguito

professionale e lavorativo a quest’at-

testato.

Nel corso della serata, che si è svolta

presso la vineria Derthona a Tortona,

sono stati consegnati gli attestati di

secondo livello ai corsisti provenienti

da Novi Ligure che intraprenderanno

l’ultimo livello nel mese di ottobre i loro

nomi sono i seguenti: Bacchiocchi

Mauro, Bagnasco Roberta, Barattino

Ilaria, Bianchi Paolo, Brusco Sabrina,

Canobbio Andrea, Carrea Stefano,

Cartasegna Ilaria, Fava Maddalena,

Fossati Franca, Gennaro Donatella,

Ivaldi Ilaria, Mazzocca Giovanni,

Merlano Paolo, Mignolli Francesca,

Oddone Giovanna, Orsi Teresio,

Pallini Paolo, Pernecco Gabriele,

Piccione Simona, Repetto Simona,

Rettani Paolo, Roseo Chiara, Sericano

Alessandra, Spampinato Mario,

Verrengia Giovanni, Zigliara Raffaella.

Notizia inviata da

Castellucci Raffaella

della Delegazione Fisar di Alessandria

Page 109: Il Sommelier n.5/2011

107Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 107

fin amiglia

La Delegazione di Livorno festeggia i suoi nuovi 27 sommelier

La «Festa del Sommelier Fisar»

della “Delegazione Storica” di

Livorno si è svolta al ristorante

«Precisamente a Calafuria» (bellissimo

il locale, un… tramonto da favola e ot-

tima cena): un locale particolarmente

caro ai sommelier non solo livornesi

perché è appartenuto all’ex Presidente

Nazionale Leonardo Nardi e alla sua

famiglia. È stato un incontro tra tutti i

sommelier ma che tra i meno giovani

ha ricordato l’impegno e la volontà di

Leonardo che negli 11 anni di respon-

sabile nazionale è riuscito a fare della

Fisar una federazione pronta alle sfi-

de del terzo millennio. Questa festa è

dedicata all’incontro con i sommelier

in servizio ma anche, tradizionalmen-

te, per festeggiare i nuovi sommelier

che hanno superato gli esami del ter-

zo corso «guadagnandosi» l’ambito

titolo. Infatti ben 27 hanno ottenuto il

«taste-wine» in un tifo da stadio, tra…

colleghi ed accompagnatori.

I «nuovi sommelier» sono: Simona

Amianto, Giuseppe Battaglia, Serena

Brogi, Daniela Camici, Evelina Canini,

Marina Cariello, Alice Carpentiere,

Elisa Cerboneschi, Alda Cozzuti,

Paolo Dendi, Laura Gallina, Francesco

Galluzzo, Valter Lemmi, Gianpaolo

Luzzi, Luigi Mastrogiacomo, Gioela

Nannipieri, Marco Orlandi, Francesco

Pastorello, Luca Pataleo, Maria Peria,

Serena Petini, Piero Picchi, Giampiero

Pilloni, Gabriella Pizzi, Valeria Salemo,

Paolo Serughetti e Jacopo Telloli.

Tra questi si sono particolarmen-

te distinti: Cariello, Cerboneschi,

Mastrogiacomo, Petini e, soprattutto,

Evelina Canini. Il prossimo corso di

primo livello per sommelier avrà inizio

martedì 20 settembre 2011.

Info: 338.5033684, 349.3998960

oppure www.fisar-livorno.it

Il delegato Mario Albano (con Silvia

Puccini, responsabile servizi, David

Amadei e Fabio Baroncini) ha pre-

sentato l’attività della Fisar livornese,

una delle più numerose d’Italia sia

come soci che sommelier in servizio

(ben 62 di cui 10 diplomati nel 2010).

I servizi effettuati lo scorso anno sono

stati 431 (259 nel 2009). La presen-

za dei sommelier Fisar è sempre più

richiesta in tutte le più importanti ma-

nifestazioni che vengono organizzate

in città e… non solo. Tra i servizi più

prestigiosi sono stati citati la Guida

dei Vini dell’Espresso, la Cena di

Gala del Comitato Grandi Cru d’Italia

durante il Vinitaly e la collaborazione

con il “Teatro Goldoni” per le serate

Jazz. La delegazione Fisar organizza

«MareDiVino»: quest’anno la seconda

edizione della grande rassegna dei

vini della costa e delle isole livornesi si

è svolta dal 14-16 maggio 2011 nella

Medicea “Fortezza Vecchia” con più di

40 aziende vinicole aderenti, 20 pro-

duttori ed operatori gastronomici loca-

li, circa 500 visitatori che hanno parte-

cipato alla degustazione al banco, alle

degustazioni guidate ed ai cooking

show. Nell’ambito di “MareDiVino” è

stato organizzato anche il concorso

«Rosso Buono Per Tutti», selezione

enologica a giuria popolare del miglior

rosso a meno di 18 Euro in Enoteca

(con 100 partecipanti).

Un lungo applauso ha salutato l’an-

nuncio che Nicola Masiello è il nuovo

Presidente Nazionale e che il “nostro”

Filippo Terrasini è stato eletto nella

Giunta Nazionale.

Notizia inviata da Gianfranco Grossi della Delegazione Fisar di Livorno

Page 110: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5108108

fin amiglia

Le Delegazioni di Treviso, Venezia e San Donà con la Costa Favolosa

Domenica 3 luglio 2011 in una

giornata luminosa e solare

30 sommelier delle delega-

zioni Nord Est Venezia, Treviso e San

Donà si sono ritrovati per effettuare il

servizio al 14° Gala in onore de “Les

Etoiles de la Gastronomie Italienne”

i Migliori Chef Italiani premiati dalle

Stelle Michelin presso il Ristorante

Duca di Borgogna a bordo dell’ulti-

ma nave varata dalla Costa Crociere:

COSTA FAVOLOSA.

Salpata da Venezia per il breve itine-

rario inaugurale, Costa Favolosa si

è subito trasformata in un divertificio

globale per i 2.000 invitati internazio-

nali. Nei saloni, nel Teatro Hortensia,

sui ponti-piscina, si brindava a cham-

pagne e si ballava al suono di band

nazionali e cubane, mentre i ristoranti

servivano delizie mediterranee e sofi-

sticati piatti internazionali.

Al benvenuto presso la sala imbarco

ci hanno accolti Luigi Mastrocicco

Responsabile Servizi Nazionale Fisar

e Graziella Cescon neo eletta Vice

Presidente Fisar. L’imbarco effettuato

alle 16 si è svolto in maniera ordinata e

veloce e, nonostante fossimo tutti ar-

mati di cavatappi (riconosciuto come

arma presso i controlli negli aeroporti!)

siamo tutti passati senza problemi alla

dogana… Per fortuna…!

L’ingresso nella nave è stato emozio-

nante anche per chi di noi è più avezzo

a viaggi o frequentazioni a 5 stelle…

La nave, “FAVOLOSA” in tutti i sensi,

ci ha accolto con classe ed elegan-

za… subito ci siamo recati presso il ns

ristorante per prendere visione degli

spazi di servizio nella grande sala da

pranzo e i corridoi attigui con tavoli an-

nessi, dell’office dove i ns “cantinieri”

avrebbero trovato i vini da presentare

durante la serata, e per fare le dovute

prove di uscita con le 6 meravigliose

modelle che facevano da elegante

cornice presentando una collezione di

costumi da bagno.

Dopo esserci cambiati velocemente

nelle cabine a noi assegnate al ponte

8 ci siamo ritrovati per un ultimo brie-

fing con i ns Capi Servizio Roberto

Donadini ( Delegazione Treviso), Franco

Jurassich (Delegazione Venezia) e

Otella Costantin (Delegazione San

Donà) che ci hanno dato le disposi-

zioni dei ranghi e istruzioni su come

effettuare al meglio un servizio di così

alta importanza… ha avuto così inizio

la ns emozionante serata.

Gli ospiti si sono ritrovati presso il bar

Camelot per l’aperitivo iniziale offerto

con Magnum Champagne Steinbruck

Cuveé Brut s.a, hanno proseguito poi

verso il ponte piscina dove gli chef

stellati hanno fatto le foto di rito ed

infine si sono recati presso il ristoran-

te per prendere posto e dar via alla

cena…

Seppur impegnati e concentrati sul

Page 111: Il Sommelier n.5/2011

109Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 109

fin amiglia

servizio di circa 800 commensali im-

portanti e sempre ben coscienti della

riservatezza e discrezione che sempre

ci distingue, siamo riusciti ad indivi-

duare tra le Autorità anche alcuni VIP:

Cristina Chiabotto ex Miss Italia con il

suo fidanzato il bellissimo attore Fabio

Fulco, i cuochi sempre presenti nella

trasmissione Rai la Prova del Cuoco,

la famiglia Alajmo del Ristorante le

Calandre di Padova e Renzo De Pra

del Dolada nell’Alpago.

Il personale di sala composto da ad-

detti provenienti dalle Philippine, India,

Colombia, Perù ed altri paesi, ha col-

laborato con professionale cortesia

e disponibilità pur essendo loro in

rapporto 1 a 4 (1 tavolo per came-

riere 4 tavoli per sommelier…) e tra-

sportando i pesanti vassoi carichi dei

prelibati piatti preparati dal Corporate

Executive Chef di Costa Crociere

Stefano Fontanesi; la mole di lavoro è

stata notevole per tutti noi con brevis-

simi intervalli tra la presentazione di un

vino ed il successivo.

Fiumi di champagne hanno deliziato i

commensali per tutto il pasto parten-

do con Champagne Steinbruck Cuveé

Brut Blanc de Blancs, Champagne

Vielle France Cuveé Millesimé 2004,

Champagne Bricout Cuveé les Etoiles

de la Gastronomie, Champagne Paul

Louis Martin Cuveé Grand Cru Brut

Blanc de Noirs s.a., e concludendo la

cena con un meraviglioso Moscato di

Siracusa Orseoli; dall’immensa sala da

pranzo gli invitati si sono trasferiti nell’

immenso bar del ponte 3 per finire in

bellezza con Porto Croft Distinction

Vintage Character, Grappa Segnana

Solera Selezione e Grappa Segnana

Chardonnay

Alla fine anche noi stanchi ma soddi-

sfatti abbiamo ricevuto i ringraziamen-

ti per l’eccellente servizio svolto con

la naturale professionalità che sempre

ci contradistingue, la precisione e la

cortesia; una veloce cena nella men-

sa degli equipaggi e poi a malincuore

siamo scesi dalla bellissima, fantastica

ed emozionante nave e sotto le sue

scintillanti luci e nell’eco delle musiche

che provenivano dalle feste in corso

sui ponti scoperti ci siamo allontanati

nella notte con la mente al ricordo di

una giornata lunga ma assolutamente

F A V O L O S A …!

Ringraziamo i colleghi che si sono resi

disponibili per la giornata:

Delegazione di Treviso: Cinzia

Sandre, Annalisa Busolin, Matteo

Brugnera, Massimo Da Rodda,

Claudio Boscariol, Walter Marchetti,

Davide Piai, Elio D’Agostini, Primo

Minello, Fernando Rivaben, Mauro

Pedron, Michela Taffarel, Roberto

Donadini

Delegazione di Venezia: Giorgio

Mantovan, Lorenzo De Rossi,

Giovanni Marazzi, Marco De Marchi,

Daniela Serena, Emiliana Roasada,

Lucio Chiaranda, Franco Jurassich

Delegazione di San Donà: Basso

Agustin, De Zuani Italo, Mazzon

Antonio, Moretto Flavio, Palatron

Cristina, Pin Gianluca, Vallese

Federico, Visantin Annalisa, Costantin

Otella

Notizia inviata da Michela Taffarel Delegazione Fisar di Treviso

Page 112: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5110110

fin amiglia

A Trisobbio presentazione del primo corso FISAR

La Delegazione di Salerno in visita didattica

Si è svolta a Trisobbio, Martedì

19 luglio, presso la Vineria del

Cavaliere, la presentazione del

corso di primo livello Fisar per aspiranti

sommelier, alla presenza del delegato

di Alessandria Lorenzo Diotti, del

Direttore dei corsi Brunello De Belath

e alla presenza di rappresentanti del

Comune di Trisobbio.

Il corso, sponsorizzato dal Comune

e dalla Provincia, inizierà nel mese di

settembre 2011, e si articolerà in 12

appuntamenti serali (uno a settimana)

dalle ore 20.30 alle ore 23.00 a

Trisobbio. Verranno affrontate le basi

della degustazione, le funzioni del

sommelier, l’apertura della bottiglia e

del servizio del vino, per passare poi

all’enologia ed alla viticultura.

Al termine i corsisti affronteranno

un esame scritto rispondendo a 40

domande, ed una degustazione alla

cieca, per riconoscere il vino.

Ai corsisti, verrà poi rilasciato un

attestato di frequenza e chi vorrà potrà

continuare nel secondo livello, quando

si affronterà l’enografia nazionale

ed internazionale ed a seguire il

terzo livello con l’abbinamento cibo-

vino, al termine dei tre livelli,(che

si conseguiranno con vari intervalli

nell’arco di 18 mesi) un esame finale

consentirà la qualifica di sommelier

FISAR con la consegna del diploma.Notizia inviata daRaffaella Castellucci della Delegazione Fisar di Alessandria

A pochi passi da Salerno, im-

mersa nel verde dei Colli

Picentini,sorge un’antica casa

padronale dal colore rosa, dove vive

la signora Silvia Imparato, proprietaria

dell’azienda vinicola “Montevetrano”.

La titolare dell’azienda è una don-

na affabile, energica, ottimista, ma

soprattutto innamorata del vino che

produce con grande passione e se-

rietà da circa vent’anni, affiancata

dall’enologo Riccardo Cotarella e dal

vignaiolo e cantiniere Domenico La

Rocca. Essere ospite, anche per un

solo giorno, a Montevetrano è per la

FISAR di Salerno davvero un grande

onore. Poter passeggiare tra i vigneti

sparsi in diverse zone della enorme

proprietà di Montevetrano, visitare la

nuova cantina,pranzare e degustare

al fresco del grande portico della casa

di famiglia, ascoltare la proprietaria

quando parla della storia che si cela

dietro ogni bottiglia e della “filosofia”

di pensiero che è alla base di questo

vino, sono tutti momenti bellissimi ed

irripetibili. La signora racconta che il

“Montevetrano” è nato all’inizio come

un vino per gli amici e per un fortuito

caso della vita è diventato il vino più

conosciuto e apprezzato nel mondo.

Un blend di Cabernet-Sauvignon,

Merlot e Aglianico del Taurasi,che

conquista e avvolge tutti i sensi ogni

volta che lo si assaggia. È un vino

“bordolese” con cuore campano.

Page 113: Il Sommelier n.5/2011

La Delegazione di Pisa qualifica 26 nuovi Sommelier

111Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 111

fin amiglia

Seppure ogni annata è diversa dalle precedenti, questo

vino riesce a mantenere inalterato il suo stile:colore rosso

rubino, profumo intenso di frutta a bacca rossa, con note

speziate di sotto fondo, tannini morbidi, ma a volte spigo-

losi e severi se l’annata è stata particolarmente siccitosa (si

confronti a tal proposito l’annata 2006 con quella del 2008).

L’azienda produce ogni anno circa 30.000 bottiglie e vende

in tutto il mondo,dall’America al Giappone. I grandi produt-

tori di vino vorrebbero acquistarne l’intera proprietà, ma la

signora Imparato resiste alle lusinghe del mercato e a i suoi

condizionamenti. L’idea che è alla base di questa cantina,

in fondo, è semplice: produrre un vino di qualità nel rispetto

del territorio, dell’equilibrio della natura e del lavoro umano.

Un esempio di produzione davvero di grande valore che ha

fatto e continua a fare scuola in Campania e nel mondo.

Notizia inviata da Alberto Giannattasio della Delegazione Fisar di Salerno

Una cerimonia importante la consegna dei diplomi

di Sommelier che la delegazione pisana ha

organizzato con una serata all’insegna della

frescura sui Monti Pisani. Ben 26 i Sommelier diplomati alla

fine di un iter di 3 corsi specifici. Un percorso impegnativo

che si articola con il 1° corso di 14 lezioni per conoscere le

tecniche di vinificazione, le varie cultivar ed una conoscenza

generalizzata sul mondo enoico. Il secondo corso

comprende 17 lezioni per l’apprendimento approfondito

dell’enologia nazionale ed internazionale. Il terzo ed ultimo

corso impartisce, nell’espletamento delle 14 lezioni,

l’apprendimento e conoscenza dei sapori e degli aromi dei

cibi e di conseguenza le tecniche per gli abbinamenti, al

fine di raggiungere un livello armonico il più alto possibile

nella degustazione del piatto e del vino. Quest’ultimo corso

è costellato di prove pratiche di laboratorio in ristorante al

fine di raggiungere l’apice di percezione attraverso la vista,

l’olfatto e le papille gustative delle qualità organolettiche

dei cibi e vini.

Un totale, quindi, di oltre 112 ore serrate ed impegnative

dedicate al pianeta vino e che hanno prodotto soddisfazione

e gioia per il raggiungimento finale dell’attestato. I diplomi

sono stati consegnati dal delegato Maria Cristina Messina,

dal Tesoriere Umberto Chericoni e dai consiglieri Luca

Barsanti e Tiziana Duè e dal Sommelier Roberto Menichetti

in un clima fastoso e goliardico. Il delegato è intervenuto per

ringraziare il corpo insegnante ed augurare ai già consacrati

Sommelier un futuro ricco di soddisfazioni enoiche. Ecco

i nomi dei diplomati: Monica Amianto,Sergio Baschirotto,

Chiara Bagnato, Alda Battini, Sandro Buchignani, Sara

Cassola, Monica Cucinotta, Marco Cuocci, Nicola Davini,

Angelo Forensi, Lucia Fregoli, Stefania Ghelardi, Liliana

Grassi, Massimiliano Guerrini, Claudio Loconsole, Fabrizio

Macchia, Enrichetta Mazzei, Mariangela Mazzillo, Giuseppe

Merla, Francesca Montanaro, Stefano Pagani, Matteo Poli,

Antonella Sannicandro, Valeria Siciliano, Amanuel Sikera e

Cinzia Trassinelli. Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale

Page 114: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5112112

fin amigliaSuccesso de “I Pisani più Schietti”

Bella la manifestazione “ I Pisani più Schietti” organizzata dalla Fisar di Pisa e Litorale, insieme

ad “Argini e Margini”, con il patrocinio del comune di Pisa, per la vigilia del Gioco del Ponte. Iniziativa fortemente voluta dall’assessore alle manifesta-zioni storiche Federico Eligi per ripren-dere l’antica tradizione che vedeva, nei vari quartieri, grandi tavolate dei combattenti riuniti in conviviali per la preparazione della “battaglia” del gior-no successivo. In origine il Gioco del ponte era strutturato diversamente e si svolgeva in un recinto nella piazza de-gli Anziani, attualmente Piazza dei Ca-valieri, con scudi e mazze, ma venne proibito per la particolare violenza dai fiorentini nel 1407. Nel corso dei secoli il Gioco subì modifiche e nuovi divieti e sospensioni fino alla versione del Pon-te di Mezzo, dove le due fazioni della città, Mezzogiorno e Tramontana, si affrontavano con i caratteristici Targo-ni, scudi alti e stretti recanti i colori dei

vari rioni cittadini, spingendosi a vicen-da sul ponte di Mezzo per conquistare la riva opposta. Anche questa versio-ne fu definitivamente sospesa dalla regina Maria Luisa reggente d’Etruria il 6 febbraio 1807 con la famosa frase “per un gioco è troppo per una guerra è poco”. Dopo 120 anni, nel 1927 le matricole universitarie rispolverarono il Gioco riportandone la memoria con un corteo storico e nel 1935 venne realizzata la versione moderna. Oggi si svolge in notturna e vede le squa-dre dei combattenti posizionarsi intor-no ad un carrello che scorre su binari dove trovano posto 20 atleti per parte per spingere in contrapposizione tra loro e la vittoria va alla “parte” che si impone nel maggior numero di scon-tri su sei manches. Alla fine la parte di città soccombente, quella a nord oppure quella a sud dell’Arno, resta al buio per tutta la notte, mentre l’al-tra festeggia i combattenti vincitori con conviviali e canti che durano fino al

mattino. E dopo i doverosi cenni sto-rici a cui si richiama l’evento, un giu-dizio di merito più che positivo va alla delegazione pisana che ha messo in vetrina le migliori produzioni enologi-che della zona. Elevato il numero delle aziende vitivinicole partecipanti, oltre la ventina, che hanno portato le eccel-lenze dei loro prodotti in degustazione ed elevato il numero dei visitatori agli stands. Un successo quindi dovuto anche ad una più accurata organiz-zazione della parte gastronomica, quest’anno a carico della Fisar pisana : zuppa, farro, salumi e formaggi delle nostre terre con schiacciatine, pizzet-te, pane al sesamo ed altri gusti spe-ciali grazie alla sponsorizzazione delle aziende Macelleria Giusti di S. Giuliano T., Panificio Valgraziosa di Calci, Pa-nificio Borelli e Panetteria da Paolo di Pisa quest’ultima presente anche con i tipici cantuccini. Sulla spiaggia “dei renaioli” ha trovato collocazione anche la gara delle antiche balestre che ha reso ancor più interessante la kermes-se. Nella foto il Sindaco Filippeschi che ha esplicitato la soddisfazione ed i complimenti per una serata veramente ben riuscita alla delegata Fisar Maria Cristina Messina ed alla responsabile dei Sommelier Liana Benini da esten-dere a tutti gli organizzatori. In ultimo un piccolo sondaggio dei visitatori all’uscita ha evidenziato la soddisfazio-ne degli stessi elogiando esplicitamen-te l’iniziativa con l’augurio che possa ripetersi ad ogni edizione del Gioco.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale

Page 115: Il Sommelier n.5/2011

La Delegazione di Massa consegna gli attestati

La Delegazione di Siena Valdelsa consegna gli attestati

Si è svolta nella splendida cornice del Bagno

Milano a Marina di Massa, la consegna degli at-

testati di secondo livello agli aspiranti sommelier.

Per l’occasione il patron e corsista Riccardo Baldacci,

quest’anno ha messo a disposizione la propria veranda/

ristorante, con un buffet degno della prestigiosa location.

Il sommelier e direttore di corso Alessandro Fontana ha

poi sapientemente gestito il servizio dei vini proponendo

l’eneguagliabile prosecco Giustino Ruggeri, l’ottimo char-

donnay Castel Turmhof di Tiefenbrunner ed in chiusura

l’intrigante pinot noir della Valle d’Aosta dell’azienda Ottin.

I quindici aspiranti sommelier sono: Maria Adele Barbieri,

Valentina Benassi, Sabrina Boghetti, Milena Ghirardini,

Riccardo Baldacci, Massimo Balloni, Matteo Barotti,

Paolo Bassignani, Giorgio Boccia, Tommaso Carpina,

Sergio Cociancich, Alessandro Goracci, Simone Matellini,

Giuseppe Pieretti e Lorenzo Tonarelli. L’inzio del terzo ed

ultimo livello è stato stabilito la prima settimana di Ottobre.

Notizia inviata dalla Delegazione Fisar di Massa

Nella bellissima cornice dell’osteria “Cacio e Pepe”, incastonata fra i vigneti e i boschi della zona di Vagliagli, si è tenuta la cena della consegna

degli attestati di secondo livello agli allievi senesi della Delegazione Fisar Siena Valdelsa. All’appuntamento si sono presentati i corsisti e alcuni Sommelier che hanno coadiuvato l’organizzazione del corso durante le lezioni. Era presente anche Gianpaolo Zuliani, storico e validissimo docente in “prestito” alla Delegazione Valdelsana.Accolti da Ilaria, la proprietaria del ristorante, con un buon bicchiere di Prosecco, i commensali hanno goduto dello

spazio all’aperto, sotto gli alberi, gradevolmente fresco e suggestivo. La cena è iniziata con un antipasto di pecorini di varia stagionatura accompagnati da pere e insalatina di lombo. Si è passati al primo piatto fatto di tagliolini freschi con sugo d’anatra per proseguire con un filettino di maiale grigliato con gotino toscano al pepe e cipolla di Tropea al forno. Le pietanze sono state accompagnate con un Pinot grigio Brunner 2010 e un Monteregio di Massa Marittima Brecce Rosse 2008. Dopo aver deliziato i presenti con tali specialità Ilaria ha fatto servire una crostatina di mele e pinoli alla quale è stata abbinata un’Albana di Romagna Passito dell’azienda Zerbina. La serata è proseguita poi all’interno del locale, dove sono stati consegnati i diplomi agli allievi dal direttore del corso Giuseppe Troilo e del responsabile della Delegazione Sig. Franco Aiazzi che hanno anche ringraziato Ilaria e lo staff di cucina per l’ottima accoglienza e per l’eccellente cibo servito. L’appuntamento per gli studenti di Siena adesso è per l’autunno, quando dovranno cimentarsi con il corso di terzo livello che li porterà, si spera, all’inizio della carriera di Sommelier.

Notizia inviata da Filippo Franchi della Delagazione Fisar di Siena - Valdelsa

113Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 113

fin amiglia

Page 116: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5114114

fin amigliaGrande successo alla 2a Edizione

MareDiVino a Livorno

La Fisar di Livorno partecipa al successo per la 2° edizio-ne di MareDiVino a Livorno

Dal 14 al 16 maggio 2011 si è svolta la Seconda Edizione di MareDiVino, la grande rassegna di tutti i vini della costa e delle isole livornesi ideata ed organizzata dalla Delegazione FISAR di Livorno. Teatro dell’evento sono stati i Bottini dell’Olio nel quartiere storico de La Venezia a Livorno. La grande degustazione al banco, con gli stand di più di 40 produttori della Provincia di Livorno e qualche incur-sione pisana, ha visto la partecipazio-ne di centinaia di appassionati, attenti e consapevoli, e di numerosi operatori (ristoratori ed enotecari in particolare), che hanno affollato gli splendidi locali del primo piano dei Bottini dell’Olio.Si è avuta la possibilità di assaggiare i vini di Bolgheri, della Val di Cornia, del Nord della Provincia, nell’area del

Terratico di Bibbona, dell’Elba e della Capraia, spaziando per i bianchi da Vermentino, i rosati, i rossi semplici, i grandi rossi da vitigni internazionali, gli intriganti vini dolci da Aleatico.Molte sono state le novità della Seconda Edizione. Grazie alla perfetta regia di Fabio Baroncini, consigliere di Delegazione, si sono svolti cinque co-oking show: Loretta Fanella, regina ita-liana della pasticceria; il riso nero della Trattoria da 11 con Emiliano Freschi; Paolo Ciolli ed il “pesce a colori” nel piatto; il Maestro Luciano Zazzeri con il suo raviolo ripieno di cacciucco; Silvia Volpe e la trippa dell’Enoteca Bacco e La Volpe. Veri e propri spettacoli, anche ripresi e trasmessi su maxi-schermo, in cui i cuochi hanno potuto esprimere la propria arte e passione, descrivendo passo dopo passo la re-alizzazione della preparazione ad un pubblico numeroso ed attentissimo.

Tutto ciò accanto a vari stand gastro-nomici, con tanti prodotti tipici della Provincia di Livorno e varie occasioni di approfondimento della cultura del cibo e del gusto (salumi, formaggi, pane e pasticceria, miele, birra; Slow Food e libri a tema). Tutto esaurito, poi, per le cene con i vini della manife-stazione nei ristoranti di Viale Caprera. Tutti i servizi sono stati svolti con gran-de professionalità dai sommelier della Delegazione di Livorno, sotto l’attento coordinamento della Responsabile dei Sommelier Silvia Puccini.L’elevato numero degli appassionati e degli operatori, che hanno potuto incontrare i produttori presenti ed as-saggiare, anche grazie ai sommelier FISAR, vari e diversi vini della costa degli Etruschi, dimostra che la FISAR, realizzando MareDiVino, ha svolto un servizio al territorio in cui opera per farne emergere la qualità, la cultura enogastronomica e le persone che con passione vi operano.

Le aziende partecipantiAgrilandia, Caccia al Piano 1868, Caiarossa, Campo alla Sughera, Castello del Terriccio, Colli Etruschi, Dolci Ricordi, Donna Olimpia 1898, Eucaliptus Di Vaira, Fattoria di Paltratico, Fattoria Kappa, Ferrari Iris e Figli, Grattamacco Collemassari, Guado al Melo, I Luoghi di Stefano Granata, Il Falcone, Incontri, Jacopo Banti, La Batistina, La Fralluca, La Piana, Le Ceppite, Mazzarri, Meletti Cavallari Giorgio, Petricci e Del

Page 117: Il Sommelier n.5/2011

115Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 115

fin amiglia

Pianta, Podere Greppi Cupi, Podere La Regola, Podere San Luigi, Poggio al Tesoro, Rigoli, Rubbia al Colle –Muratori, Sada, Sant’Agnese F.lli Gigli, Santini Enrico, Satta Michele, Tenuta dell’Ornellaia, Terradonnà, Tua Rita, Tuttisanti, Usiglian del Vescovo, Valdamone, Villa CaprarecciaConcorso Enologico: “Rosso buoni per tutti”. Nell’ambito della manifesta-zione MareDiVino si è svolta anche la Seconda Edizione del concorso eno-logico a giuria popolare “Rosso buono per tutti”, curato dal Sommelier Luca Canapicchi.L’idea alla base del Concorso è quella di sottoporre al giudizio non di tecnici, ma di consumatori, i vini rossi prodotti dalle aziende della Provincia di Livorno reperibili nelle enoteche ad un prezzo non superiore ai 18 Euro: il vino di maggior consumo, quello destinato ad accontentare un pubblico ampio, attento ma non necessariamente spe-cializzato, il vino “base”, sebbene tutti i prodotti presentati fossero di qualità tale da non poter essere costretti in una definizione del genere.Oltre cento i partecipanti alla seconda edizione del Concorso, che hanno as-saggiato e valutato i quaranta vini ros-si forniti dai produttori. I vini sono stati suddivisi in quattro batterie di dieci, equamente suddivisi all’interno di cia-scuna tra le varie zone viticole della provincia e sono stati degustati rigo-rosamente “alla cieca”. Ogni “giurato” ha indicato tre vini tra quelli degustati: i tre che più lo hanno colpito, i tre che ha ritenuto “i più buoni”.Vittoria di misura per Adèo 2009, Bolgheri doc di Campo alla Sughera,

blend di Cabernet Sauvignon e Merlot, che con 13 preferenze ha superato di un punto il Fillide 2009 dell’azienda La Fralluca di Suvereto, originale as-semblaggio di Sangiovese, Syrah e Alicante. Medaglia di bronzo – 10 pre-ferenze – per un vero outsider: Il Cina 2009 - IGT Toscana a base Syrah - di Usiglian del Vescovo di Palaia, alla sua prima vendemmia, con uscita sul mer-cato prevista per settembre.Premiati quindi tre vini dell’ultima annata in commercio, in un conte-sto assai variegato di prodotti di no-tevole spessore: rispetto alla prima edizione i distacchi tra i concorrenti sono stati più ridotti, segno dell’evi-dente miglioramento qualitativo di tutto il comparto vinicolo provinciale.

Le degustazioni guidateSabato 14 maggio si è svolta una de-gustazione alla cieca di 10 grandi rossi della Val di Cornia, con tavola rotonda su “Dove va la Val di Cornia?” durante la quale i produttori presenti, i giornali-sti (Riccardo Margheri della Guida Vini Buoni d’Italia; Daniele Parri della Guida Slowine; Igor Vanni de La Nazione) e gli operatori (il Fiduciario Slow Food di Livorno Emilio Bellatalla; il responsabile dei corsi Fisar Livorno Davide Amadei; il Consigliere Nazionale Fisar Filippo Terrasini) hanno potuto confrontarsi sulle caratteristiche di un territorio che è consapevole della propria vocazione e delle grandi potenzialità, ma ha forse bisogno di definire strategie di svilup-po e promozione unitaria. Domenica 15 maggio si è tenuta la “classica” degustazione, sempre alla cieca, dei Bolgheri Superiore a confronto: la de-

gustazione, sapientemente guidata da Riccardo Margheri, ha visto anche un prezioso intervento dell’Enologo Attilio Pagli, che ha onorato della sua par-tecipazione. Ma la seconda Edizione di MareDiVino ha visto la realizzazio-ne di due grandi eventi di cultura del vino. Sabato 14 è stata la volta di una emozionante Verticale di Guado al Tasso, il Bolgheri Superiore degli Antinori, con l’Agronomo della tenu-ta, Dott. Andrea Bencini, e l’Enologo, Dott. Marco Ferrarese; cinque annate - 2007, 2006, 2005, 2001, 1998 - di uno dei vini più rappresentativi del ter-ritorio bolgherese, uno di quelli che ne hanno creato la fama e fatto la storia. Il culmine però lo si è raggiunto con la degustazione della domenica sera, 15 maggio, quando si è potuto realizza-re il sogno di assaggiare uno dei miti dell’enologia mondiale e della storia del vino. Organizzata dal sommelier Davide Cecio, da sempre appassio-nato dei prodotti bordolesi, con l’intro-duzione magistrale e la guida di Paolo Valdastri, Direttore del Consorzio Bolgheri Doc e profondo conosci-tore di Bordeaux, la degustazione di Chateau Margaux 1999, Chateau Leoville-Barton 2000, Ornellaia 1999 e Sassicaia 2006 (con un piccolo as-saggio di Ornellaia 2008) è stata di quelle che lasciano un segno indele-bile nella memoria del degustatore. Vi hanno partecipato alcuni produt-tori ed enologi della costa livornese, nonché Claudia Marinelli Consigliere Nazionale FISAR.

Notizia inviata da Davide Amadei della delegazione Fisar di Livorno

Page 118: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5116116

fin amiglia

Nella tradizione più pura pisana si usa tutt’oggi festeggiare il Capodanno Pisano. Il cosiddet-to Calendario Pisano, o Stile dell’Incarnazione al

modo pisano, o ancora semplicemente Stile Pisano, era un particolare tipo di calendario in uso in alcune zone della Toscana nel Medioevo. Fin da prima del 980, come testi-moniano documenti del tempo, si faceva iniziare l’anno in corrispondenza all’odierno 25 marzo (festa dell’annuncia-zione della Vergine Maria secondo il calendario liturgico), anticipandone di nove mesi e sette giorni l’inizio rispetto allo “stile Moderno” o “stile della circoncisione”, ancora oggi in uso, che indica il giorno 1° gennaio come primo giorno dell’anno. Il calendario pisano restò in uso per circa nove secoli e venne definitivamente abolito il 20 novem-bre 1749 per decreto del Granduca Francesco II°, con il quale fu ordinato che in tutto il territorio toscano il nuo-vo anno cominciasse il 1° gennaio seguente. Il Duomo di Pisa, costruito nel 1064 in onore e devozione proprio alla Vergine Maria, propone un effetto astronomico di riferimen-to a questa data veramente particolare: a mezzogiorno del 25 marzo di ogni anno un fascio luminoso, che entra dalla finestra tonda della navata centrale, colpisce un uovo mar-moreo posto su di una mensola situata sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano, sul lato opposto.Come a indicare l’Annunciazione della futura nascita del Cristo come inizio della vita, infatti nove mesi dopo nascerà Gesù, e pertanto l’inizio dell’anno coincide con l’inizio della maternità. La FISAR di Pisa e Litorale ha voluto festeggia-re questa data,1° dell’anno 2012, prima con una propria rappresentanza alla cerimonia del fascio di luce tenutasi in Duomo con la presenza di tutte le autorità cittadine, e la sera proponendo una conviviale a tema. La serata si è svolta al Residence S. Rossore con una cena tipicamente pisana. Dopo il calice di benvenuto di Brut Rosè Carpineto di S. Miniato, spumante ottenuto col metodo “charmat”da uve Sangiovese e Canaiolo con un poco di Traminer, è sta-to servito un ventaglio di antipasti composto da Fettunta, Panzanella, Pappa al pomodoro e crostone col cavolo nero e fagioli. I primi, Pici al ragù e Bordatino alla pisana, hanno preceduto i fegatelli di maiale con rape e la trip-pa con patate al forno vestite. Per dessert le tradizionali frittelle di riso e torta co’ bischeri. Tutte le portate sono

state rivisitate con le antiche ricette medioevali ed han-no fornito spunti interessanti di argomentazioni culinarie, dando vita a discussioni ed approfondimenti sul confronto con le ricette dei nostri giorni e di come i gusti cambino nel corso dei tempi e degli anni. I bravi Sommelier Tiziana Duè e Roberto Menichetti hanno abbinato naturalmente vini rigorosamente pisani: Rondinaia 2007 del Castello del Terriccio di Castellina Marittima, Chianti Serchiaio 2008 gli Archi, Nemorino 2007 di Giusti e Zanza ambedue di Fauglia, N’Antia 2007 di Badia di Morrona ed il Vin santo

2005 della Fattoria dell’Uccelliera di Fauglia. La delegata Maria Cristina Messina, dopo aver presentato il percorso enogastronomico e tratteggiato con brevi cenni storici l’ori-gine ed il termine del capodanno pisano, ha presentato la compagnia di attori ”Crocchio goliardi spensierati” che ha allietato e divertito i convenuti recitando tantissime scenet-te, nel corso della cena, tutte rigorosamente in vernacolo pisano, tratte dalle opere dei maggiori e noti vernacolieri: Angelino Lazzaroni, Athos Davini, Renato Fucini, Giancarlo Pelusi. Non sono mancate naturalmente per chiudere la serata le canzonette piccanti goliardiche che hanno tra-scinato la platea in cori partecipativi e fragorosi applausi. Insomma una bella serata all’ombra della vera pisanità.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale

Festeggiato il Capodanno Pisano

Page 119: Il Sommelier n.5/2011

117117

fin amiglia

Festa d’estate per la Delegazione Pisa e Litorale

A Marina di Vecchiano, nella

suggestiva cornice della tenu-

ta Salviati, all’interno del Parco

Naturale di Migliarino -San Rossore

-Massaciuccoli, la FISAR pisana ha

organizzato una serata per il consue-

to benvenuto all’estate. Il tramonto

sul mare, la bellezza delle dune, i tipici

odori della macchia mediterranea e la

leggera brezza marina hanno fatto da

corollario ad una indimenticabile con-

viviale. I cuochi Gianna Taddei, Silvia

Consigli e la sig.ra Graziella, il maitre

di sala Egisto Sbrana ed il personale

tutto del ristorante”Oasi Mare & Dune”

hanno sfoderato tutte le loro capacità

per contribuire alla riuscita dell’even-

to. Si è iniziato con un calice di ben-

venuto, rigorosamente Prosecco

Valdobbiadene DOCG dell’azienda

agricola Bartolomiol, il Prior, voluto

e prodotto dallo stesso Bortolomiol

come brut, quando il Valdobbiadene

era solo Extra-dry, con tartine assor-

tite al gambero, caviale, tonno e uovo

sodo e fritturina caldissima di picco-

le alici. Dopo il ventaglio di antipasti:

Carpaccio sia di pesce spada che di

tonno, Zuppetta di moscardini, insa-

latina di polpo e fagioli ed il primo di

linguine alle cicale accompagnati dal

Vermentino Colli di Luni Doc 2010

dell’Azienda agricola Conte Picedi

Benettini, sono stati serviti i ravioli di

branzino con sugo alle triglie col Pinot

grigio del Trentino Doc 2010 il quale ha

bagnato pure la successiva Spigola al

cartoccio con verdure grigliate. I som-

melier Lorenzo Mariotti e Massimo

Marchi hanno condotto le degustazio-

ni sugli abbinamenti con dovizia e pro-

fessionalità, favorendo nei partecipanti

la percezione delle qualità organoletti-

che attraverso un’accurata e precisa

analisi sensoriale. Ottimo il semifreddo

al torroncino con caramello abbinato

ad un Passito di Pantelleria, che ha

preceduto i tradizionali cantuccini con

Vinsanto. Al termine, il delegato Maria

Cristina Messina ha ringraziato per

l’impegno profuso nella defi nizione del

percorso enogastronomico la respon-

sabile dei Sommelier Liana Benini, i

due sommelier per l’ottimo servizio,

elogiandone le capacità ed ha este-

so a tutti i partecipanti gli auguri di

una meravigliosa e profi cua estate.

Riconoscenti ringraziamenti sono sta-

ti porti, in un tripudio di applausi, alla

brigata di cucina ed al rango di ser-

vizio con la rituale consegna del ga-

gliardetto.

Notizia inviata da Tiziano Taccola

della Delegazione Fisar

di Pisa e Litorale

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Page 120: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5118118

fin amigliaDelegazione Valdichiana: Consegna degli Attestati di qualifica a nuovi Sommelier

25 Giugno 2011: la Delegazione

Valdichiana consegna a 18 nuovi

Sommelier gli attestati di qualifica e si

congratula con Baccheschi Andrea,

Fronteddu Michela, Gargiulo Gianluca,

Montigiani Daniele, Nenci Paolo,

Paolucci Stefano, Jyswzkiewicz

Jacer, Wormak Wioletta Barbara,

Baglioni Serena, Bokan Galia, Damiani

Marco, Galanello Giulia, Nardi Vanda,

Nocentini Marica, Pieri Mauro, Vaselli

Andrea, Metta Angela, Lo Moro

Domenico per il risultato conseguito. A

Biegaj Margherita, Cucinotta Simone,

Laurini Matteo, Marcelli Mirko, Laera

Mario, Sammarco Grergorio va invece

l’attestato di partecipazione al Corso

di 3° livello.

L’evento si svolge alla “Trattoria del

Contadino” a 3 Km dal centro storico

di Cetona. La cornice è perfetta: il

ristorante è ricavato nel suo rustico da

un vecchio podere, la serata è calda

ed il cielo è stellato. Il verde è ovunque

e al di là di uno steccato puoi ammirare

anche un pavone che fa la ruota e

sembra plaudire ai neo sommelier. La

cucina propone antichi e nuovi sapori

ed i vini serviti dai 2 sommelier Morello

Simona e Paoloni Roberto, accostano

in abbinamento (come d’altronde si

conviene in un’occasione del genere)

alle pietanze gustate. Il Consiglio di

Delegazione è presente al completo

e tra gli ospiti sono Giustarini Alberto,

nonché Consigliere Nazionale, e Zuliani

Giampaolo della Delegazione Valdelsa.

Gli Attestati di qualifica a Sommelier

sono consegnati dal Delegato Emma

Lami, dai Direttori di Corso Magi

Leonardo e Palmerini Luciana, dal

tesoriere Amedeo Esposito e dai 2

graditi ospiti.

L’atmosfera è quella che si è sempre

respirata durante le lezioni dei Corsi,

cordiale e di amicizia e si avverte che

nella FISAR un nuovo “gruppo” è

pronto per prendere il via ed affrontare

in modo più consapevole il “magico”

mondo del vino.

Come Delegazione Valdichiana intanto

siamo già pronti ad iniziare un nuovo

Corso perché se è vero, come diceva

Giambattista Vico che la Storia è fatta

di – corsi e ricorsi – anche noi FISAR

facciamo storia,la nostra, con Corsi e

RI… (ancora) corsi.

Vogliamo in questa occasione ovviare

ad un’omissione che è stata fatta

nell’articolo pubblicato nella sezione “In

famiglia” del numero 4 del Sommelier

e comunicare che tra i Sommelier

che hanno conseguito l’attestato di

qualifica era presente anche Coppi

Barbara. Benvenuta tra noi.

Notizia inviata da Emma Lami

della Delegazione Fisar

Valdichiana

Page 121: Il Sommelier n.5/2011

Come Siena ed il Palio, Siena ed il Monte dei Paschi, Siena e l’Accademia Chigiana. Da secoli il vino è una ricchezza di questa splendida città e dell’in-

cantevole territorio che la circonda. Un rapporto che il tempo ha arricchito, affinato perfezionato. Perché su que-ste terre sono nati e prosperano alcuni dei più famosi e rinomati vini d’ Italia e, dunque, del mondo.Dalle dolci colline della parte meridionale del Chianti, che i cavalieri senesi, pur perdenti, riuscirono a sottrarre ai fiorentini, nascono vini di un’eleganza e di un equilibrio straordinari. Dalla rocca di Montalcino, ultimo baluardo dell’orgogliosa Repubblica senese, sono partite le grandi fortune del Brunello, figlio della magica ricetta d’un punti-glioso farmacista. Dalla splendida Montepulciano scaturi-rono le fortune del Nobile, cantato dai poeti come re dei vini. La Siena di oggi è una piccola città, ma piccola solo nelle dimensioni fisiche. In realtà Siena è un grande luo-go dell’anima, che ognuno può leggere secondo la sua cultura ed i suoi gusti, ma che resta dentro in maniera indelebile a tutti i suoi visitatori, anche a quelli più distratti. Siena, a differenza di Firenze, la sua grande rivale, è città di mattoni anziché di pietra. Ed il rosso caldo dei mattoni si interseca con i marmi preziosi del suo Duomo in un panorama unico al mondo. Un panorama che ha come sfondo una campagna che pare disegnata col compasso da uno straordinario architetto, ma ha anche il fascino lu-nare e surreale delle Crete.

La gente di queste parti parla un italiano bellissimo e gentile e chiama i bambini col delizioso nome di “cittini”. Eppure la stessa gente è capace per due volte all’anno di dividersi ferocemente per una breve e veemente corsa di cavalli, nella quale si mescola di tutto, anche il sacro col profano.La Fisar torna a Siena dopo 18 anni, laddove aveva mos-so i primi passi verso una sua concreta trasformazione. A Siena arriva una Fisar molto diversa, sicuramente meno ruspante, ma conscia del fatto che quei 18 anni non sono stati tempo perso. Un tempo che è stato impiegato per rivedere l’associazione fin dalle sue fondamenta, in un percorso forse non sempre lineare, sicuramente sofferto, ma che ha traghettato la Fisar in una nuova dimensione davvero al passo coi tempi. La Fisar che torna a Siena sa anche che è tempo di affrontare le nuove sfide che l’atten-dono. Sa che non saranno sfide facili, ma che dall’esito di esse dipenderà un bel po’ del suo futuro, prossimo e lon-tano. Per questo dà appuntamento a tutti i suoi soci per un congresso che sarà sicuramente diverso da tutti gli altri che l’hanno preceduto. Perché nonostante l’Italia possa contare su un gran numero di splendide città, Siena, con la sua storia, i suoi riti, i suoi vini è un qualcosa di unico e di speciale, impossibile da eguagliare.

Siena: Congresso Fisar 2011

Siena ed il vino sono un binomio pressoché inscindibile.“

“di Alberto Giustarini

Responsabile organizzazione Congresso

VENERDI 21 Ottobre:Ore 15.00 Arrivo dei partecipanti e sistemazione alberghieraOre 16.30 Inaugurazione Assemblea con le autorità cittadine,

Giornalisti e personalità del mondo vinicolo.Ore 20.30 Cena di benvenuto “La Toscana in tavola”

SABATO 22 Ottobre:Ore 09.00 Partenza per le visite a Montepulciano, Montalcino,

San Gimignano e Chianti. Pranzo a buffet.Ore 15.00 Rientro in Hotel, Concorso Sommelier dell’anno 2011. Per gli accompagnatori visita ai laboratori Artigianali di Siena.Ore 20.30 Serata di Gala con premiazione del Sommelier

dell’anno 2011.

DOMENICA 23 Ottobre:Ore 08.00 ColazioneOre 09.00 Tavola rotonda: “LO STATO DI SALUTE DEL VINO

ITALIANO” Riflessioni su normative, qualità e marketing Ore 10.30 Coffee-breakOre 11.00 Riunione dei DelegatiOre 13.00 Buffet di commiato, saluti e rientro alle proprie sedi.

pROgRAMMA CONgRESSO • presso Hotel Garden di Siena • dal 21 al 23 Ottobre 2011

per maggiori informazioni e per il modulo di prenotazione vai sul sito:

www.fisar.com119

Page 122: Il Sommelier n.5/2011

Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5

La Fisar sta vivendo un momento speciale di fermento e di evoluzione, verso traguardi essenziali per la sua vita e sviluppo. Da tempo il Segretario Nazionale, Mario Del

Debbio, continua a ripetere, vox clamans in deserto: se davvero vogliamo porci all’attenzione nazionale e diventare un punto di riferimento nel settore dell’enogastronomia occorre aumentare il numero dei nostri soci. Con l’aumento dei soci si innesca il cir-colo virtuoso e vitale di maggiori risorse per organizzare al meglio varie manifestazioni e iniziative, e per gestire una buona didattica; da cui deriva, ancora, un ulteriore incremento dei soci.La realtà economica che stiamo vivendo ci dà dei segnali precisi: se si persegue una politica stagnante e ingessata si va fatal-mente verso il default, come si è visto per la Grecia. Nello stesso scenario europeo brilla invece la realtà tedesca, che ha saputo investire in qualità e tecnologia, e ora marcia verso l’egemonia europea.Anche in Fisar dobbiamo investire in qualità e tecnologia se vo-gliamo vivere, crescere, affermarci.Motore fondamentale del cambiamento è il CTN, che gestisce innanzitutto la formazione dei Sommelier, costituenti l’immagine pubblica della Fisar e che negli ultimi anni ci hanno dato tante soddisfazioni e sono stati apprezzati per la loro professionalita’ nelle piu’ importanti manifestazioni enogastronomiche nazionali ed internazionali. Come abbiamo detto pero’ non dobbiamo fer-marci ed occorre tendere ad una qualità sempre maggiore dei corsi e dei docenti. Come?Il 30 luglio si è riunito, al gran completo, il CTN presso Cascina Colombarola, a Nibbiano (PC), ospiti della cortesia del socio Parmigiani. In tale sede meditativa, complice l’atmosfera di que-sto accogliente resort, 4 gruppi di lavoro, in precedenza creati, hanno esposto i loro progetti per un grande futuro fisariano.

Ne è scaturito un documento conclusivo che, passato il vaglio del CN, si avvia verso la sua attuazione.C’ è da dire che i primi passi di questa nuovo corso erano già sta-ti compiuti lo scorso anno, con l’erogazione dei Corsi dedicati ai Direttori di Corso per Sommelier Fisar (DCSF), che sono i respon-sabili della qualità dei corsi, mediante la scelta di bravi docenti e curando una buona logistica. In contemporanea è proseguito il lavoro per arrivare alla stampa dei nuovi volumi di II° e III° livello che saranno disponibili per i corsi autunnali! Ora, dopo questo avvio, ci aspetta un altro traguardo di importanza essenziale: dare anche ai nostri docenti nuovi strumenti che consentano loro

di confrontare le proprie conoscenze per quella continua ricerca di sempre maggiore qualità. Cambieranno anche le procedure di accesso al nuovo Albo Relatori che diventerà unico riferimento a partire dall’1.9.2012. Saranno altresi’ organizzati specifici cor-si dedicati alla comunicazione efficace e alla degustazione professionale (secondo le ultime codificazioni del linguag-gio del degustatore a norma Fisar). Naturalmente sarà compito di una apposita Commissione, pro-posta dal CTN e approvata dal CN, provvedere da un lato ad esaminare i futuri Relatori, dall’altro a promuovere direttamente i Docenti che per titoli ed esperienza godono già dei requisiti uti-li all’inserimento in detto Albo. Un altro passo potrebbe essere quello di inserire, già dal materiale didattico del I° livello, di un programma, che risponde a quanto da tempo ci chiedono i cor-sisti: come ripassare la materia sentita? Come prepararsi bene agli esami di fine corso e di III° livello? Come risolvere rapida-mente dubbi sui vitigni tipici, che concorrono alla “costruzione” di un vino? Questo software, creato da un analista-programmatore che è anche sommelier, rappresenterebbe un investimento tec-nologico di indubbio valore e rappresenta sicuramente quanto di più aggiornato e di qualità vi sia in tale settore e la Fisar potrebbe essere la prima associazione ad utilizzare questo metodo di ap-prendimento interattivo. Una sezione apposita del programma fornisce infatti in tempo reale le DOC e DOCG, coi relativi discipli-nari, a mano a mano che vengono approvate; si può creare inol-tre un archivio storico privato che raccoglie le schede compilate in occasione delle varie degustazioni. Per seguire poi, da vicino, le problematiche delle Delegazioni, è stata confermata e arricchi-ta la figura del Responsabile di Zona (RdZ), che rappresenta a livello locale il CTN (n.b. i loro nomi e zone di competenza sono già stati comunicati alle Delegazioni in luglio e sono comunque riportati nel sito ufficiale Fisar). Il suo ruolo sarà quello di appro-vare le richieste di apertura dei nuovi corsi e di collaborare per la buona realizzazione degli stessi. Le Delegazioni avranno così la possibilità di risolvere in tempi rapidi gli immancabili problemi che possono nascere nella gestione delle attività didattiche di dele-gazione. Il RDZ inoltre curerà la buona esecuzione dell’esame di III° livello, dando maggior rigore e professionalità alle prove che vengono effettuate, in modo da ottenere un maggior valore per il titolo, che consegue alla promozione.In conclusione, all’avvio del “motore” CTN, deve seguire il “mo-vimento” dell’automobile Fisar, per traguardare ai progetti e pro-grammi appena accennati. Ma è evidente che non basta l’azione e la spinta del CTN: anche se esso è il motore della Fisar, ha bisogno del carburante e della collaborazione degli organi di tra-smissione, dell’impianto elettrico e di buone sospensioni, delle ruote e della carrozzeria… Quindi dobbiamo lavorare assieme, a stretto contatto di gomito.Riporto, come finale, una delle regole che i componenti del CTN si sono dati: siamo una squadra; fintantochè non vince l’intero gruppo, non vince nessuno. E ancora: le persone che lavo-rano assieme, possono conseguire risultati formidabili!

Il CTN si rinnova e guarda con ambizione

al futurodi Giorgio PennazzatoConsigliere Nazionale, resp. CTN FISAR

120

Genova, Parmigiani

GruPPO 4Corsi perDocentie Master

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

ALBERGATORI RISTORATORI

FEDERAZIONE I T A L I A N A S O M M E L I E RA L B E R G A T O R I

R I S T O R A T O R I

FEDERAZIONE I T A L I A N A S O M M E L I E RA L B E R G A T O R I

R I S T O R A T O R I

®

®

®

rELAZIONI

DOCuMENTO ESCLuSIVO

GIuNTA E CONSIGLIO NAZIONALE

DIbATTITI

Chiaranda, De Rossi, Trappolini

Bozzola, Pasqualin,Prosperini,

(Parmigiani)

Ceccardi, Puri(Bozzola)

GruPPO 1Organizzazione e gestione

Corsi Sommelier e Albo Relatori

GruPPO 2Lezioni e strumenti didattici

GruPPO 3Esami di III° Livello

Page 123: Il Sommelier n.5/2011

A Trento la Passione si stappa.

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Page 124: Il Sommelier n.5/2011

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