+ All Categories
Home > Documents > ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un...

ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un...

Date post: 24-Feb-2019
Category:
Upload: phamdat
View: 216 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
4
s VITTORIO FELTRI: «VI RACCONTO LA MIA VITA» di Vittorio Feltri Arriva Raoul Bova l’editoriale SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) - ARTICOLO 1 COMMA 1, DCB-MILANO - *PREZZO SOLO PER L’ITALIA Direttore VITTORIO FELTRI Valeria Braghieri Oggi la festa padana I test alla maturità faranno maturare la scuola www.ilgiornale.it - 1.20 euro C orsi e ricorsi stori- ci. Giambattista Vico aveva ragio- ne. E ci scusiamo per le reminiscenze lice- ali. Ma in questo caso ci vengono in soccorso. Trent’anni fa esatti si svolse a Torino la famo- sa marcia dei Quaranta- mila, che segnò il cam- biamento della politica sindacale dell’epoca, co- stringendo la Cgil a dar- si una calmata; e ieri, guarda caso, è successo qualcosa di simile a Po- migliano d’Arco: ancora una marcia, organizzata come quella di allora dai cosiddetti colletti bian- chi, per manifestare il desiderio di lavorare al di là delle pretese assur- de dei tribuni della Fiom, cui - e questa è la novità rispetto ai tempi andati - hanno parteci- pato anche gli operai che, sorprendentemen- te, si sono alleati ai qua- dri e agli impiegati per chiedere la chiusura di una vertenza assurda e dai risvolti inquietanti. Salutiamo con soddi- sfazione questa conver- genza, preludio alla solu- zione dei problemi che ultimamente hanno messo a rischio la so- pravvivenza della fabbri- ca Fiat nel Napoletano. Probabilmente, il senso di responsabilità ha pre- valso, finalmente, sul velleitarismo della Fiom, ancorata a vec- chie ideologie rivoluzio- narie e senza costrutto. La controversia è no- ta. Da una parte l’azien- da torinese di automobi- li chiede alle maestran- ze, per rimanere attiva, di rinunciare ad alcuni privilegi e si sottoscrive- re un inedito contratto che comporta maggiore serietà sul lavoro e mino- ri oneri di produzione. Dall’altra, il sindacato arroccato su posizioni antiquate, cioè rigido nel concepire i rapporti con l’azienda secondo criteri tradizionali. In sostanza la Fiat per continuare a produrre a Pomigliano ha bisogno di contenere le spese al- lo scopo di presentarsi sul mercato in condizio- ni di reggere alla concor- renza internazionale: quindi, lotta all’assentei- smo, flessibilità nella ge- stione dello straordina- rio, regolamentazione degli scioperi. Mentre il sindacato rosso è inten- zionato a non retrocede- re di un centimetro dal diritto acquisito di fare in fabbrica il bello e il cat- tivo tempo, addirittura pretendendo che gli ope- rai seguano le partite in tivù durante i turni di at- tività. Cose dell’altro mondo che con questi chiari di luna sono in- concepibili. Date le premesse, un accordo tra proprietà e lavoratori pareva del tut- to improbabile. Se non che, a sorpresa, la Cisl, la Uil e gli autonomi han- no accolto le proposte della Fiat, dimostrando di avere compreso i ter- mini del dilemma: o si accetta lo schema di Marchionne, per altro non disumano, oppure si chiude l’opificio di Po- migliano e lo si trasferi- sce in Polonia o in Ser- bia dove i costi di produ- zione sono nettamente inferiori e più vantaggio- si per l’azienda. Un ricatto? Non è così. Oggi vendere le automo- bili è un’impresa diffici- le. O si buttano sul mer- cato a prezzi convenien- ti o rimangono sui piaz- zali, e il fallimento è ine- vitabile. Sicché la tariffa delle vetture deve esse- re bassa. Se si alza a cau- sa di un eccessivo costo del lavoro, non c’è sto- ria. Dato che la Fiat ha l’opportunità di traslo- care all’estero per rispar- miare e non morire, ov- vio che insista nell’im- porre le sue condizioni per rimanere in Italia. Impiegati, funzionari e quasi tutte le tute blu, afferrato il concetto, hanno sfilato insieme a Pomigliano per dimo- strare di aver capito l’an- tifona. Ora la speranza è che anche i più riottosi iscritti alla Fiom si ren- dano conto: meglio qual- che sacrificio (minimo) della disoccupazione. Ci voleva tanto? DOVRÀ PAGARE 16.000 EURO Sentenza: Travaglio è un diffamatore Il maestrino anti Cav condannato da un giudice per aver definito Schifani un «lombrico» a pagina 6 Il mio regno per un gol. Meglio se ne arrivassero un paio, di gol naturalmen- te, la merce pregiata di cui è fatalmente sprovvista la Nazionale di Marcello Lip- pi al mondiale in Sudafrica e in questo 2010 povero povero, appena 4 nelle sei prove fin qui recitate. Conoscendolo, il ct viareggino è disponibile persino a mettere in palio il suo titolo di campione del mondo pur di trovare quei gol che oggi servono, come un caldo piumino per ripararsi dal freddo pungente, a (...) Franco Ordine a pagina 26 Non sei un vero Vip se non fai lo spot telefonico LA GIUSTA MARCIA CONTRO IL SINDACATO a pagina 6 DOMENICA 20 GIUGNO 2010 - Anno XXXVII - Numero 145 I 500 Tipi italiani: «il Giornale» verso il Guinness La serie Tipi italiani arriva oggi alla 500ª puntata. Non era mai accaduto nellastoriadelgiornalismocheunquo- tidiano pubblicasse per 500 settimane consecutive - a parte le inevitabili pau- sedovuteaferie,malattieoluttidell’au- tore,da11annisemprelostesso-un’in- tera pagina di intervista con personag- gisconosciutialgrande pubblico(quel- li famosi non superano infatti l’8% del totale). La prima puntata uscì il 23 giu- gno1999.Titolo:«JòMelanzana,ilgigo- lò della Valsugana». Tutte insieme le 500 interviste raggiungono una lun- ghezza quasi doppia rispetto a quella della Bibbia: circa 8 milioni di battute. Il primato non poteva sfuggire al Guinness World Records, pubblicato dal 1955 in oltre 100 Paesi (in Italia da Mondadori), che con più di 3 milioni di copie vendute ogni anno in 25 lingue è il libro più diffuso al mondo dopo le Sa- creScritture.«Sitrattadiunrecordinte- ressante e incredibile, che attualmente non esiste», ci ha scritto da Londra il giudice ufficiale Marco Frigatti, dal 2003 vicepresidente della corporate Guinness World Records. «Ho chiesto al mio team di ricercatori nella catego- ria mass media di valutare la possibili- tàd’istituirequesta nuovacategoria, in- terviste, in vista dell’omologazione del primato». Il Giornale festeggia intervistando un «tipo italiano» assai particolare: il suo direttore, Vittorio Feltri. Ebbene sì, anche i maestrini dalla penna rossa e dall’inchio- stro antipatico, qualche volta sba- gliano. Eccedono, esagerano, si fanno prendere la mano dagli ag- gettivi e dai rafforzativi. E così si trovano incastrati nelle stesse ta- gliole che ogni tanto, diciamo ogni ottanta o novanta righe, per puro gusto di mestare nel torbido, semi- nano qua e là nella speranza che qualcuna delle loro vittime prede- stinate ci finisca dentro. Per uscire dalla sua ultima tagliola Marco Travaglio, un cognome che è an- che una garanzia di vita (...) Paolo Bracalini segue a pagina 30 Damascelli, De Bellis, Di Dio, Grassia e Signori da pagina 30 a pagina 34 L’elenco si allunga: arriva Raoul Bova. Così, dopo Lopez, la coppia Mike-Fiorello, e quel- le Hunziker-Travolta e Totti-Hillary, un nuo- vo volto si presta a uno spot telefonico. L’ulti- ma frontiera per essere Vip. CASE DELLA CRICCA INDAGATO ANCHE UN CARDINALE Monsignor Sepe, attuale arcivescovo di Napoli, accusato di corruzione per la gestione degli immobili di Propaganda Fide. Avviso di garanzia anche all’ex ministro Lunardi segue a pagina 9 Stefano Filippi di Stefano Zecchi a pagina 14 il Giornale Cesaretti, Spadafora, Zacché e i commenti di Paolo Del Debbio, Francesco Forte e Vittorio Macioce alle pagine 2-3 alle pagine 12-13-14 di Stefano Lorenzetto Gabriele Villa segue a pagina 9 Oggi la Lega si ritrova a Pontida: è la prima festa con due governato- ri padani. Quello del Piemonte, Cota, racconta al Giornale: «An- che se oggi siamo al governo, re- sta tutto come 20 anni fa». A Pontida non ci sarà un attacco, ma un segnale sì. Sulla manovra è tensione, con i sindaci e governa- tori della Lega contro i tagli di Tre- monti. E Bossi è pronto a chiede- re al ministro delle modifiche. Fra la Lega e Tremonti tensione sulla manovra MENTRE CASSANO È A CASA E SI È SPOSATO Torna l’Italia e Lippi cerca il suo bomber Gian Marco Chiocci Massimo Malpica nostri inviati a Perugia Peripmc’èilcardinalecorruttoreeil ministro corrotto. L’inchiesta sulla cric- ca scivola via fra sacro e profano. Il cardi- nale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Na- poli, già responsabile della Congregazio- ne per l’evangelizzazione dei popoli (Propaganda Fide) è indagato dalla pro- cura di Perugia. Nell’informazione di ga- ranzia si fa riferimento al concorso in cor- ruzione aggravata e continuata (articoli 319, 319 bis, 81 e 110 del codice penale) con l’aggiunta del 321 (pene per il corrut- tore). Con il religioso, iscritto a modello 21 con le medesime accuse (eccetto il 321) c’è anche l’ex ministro delle Infra- strutture Pietro Lunardi: di mezzo c’è una storia di appalti in Vaticano come contropartita alla casa dell’ex ministro. Ma andiamo per gradi. In una strampala- ta intervista a Repubblica pochi giorni fa Lunardi aveva gettato la croce addosso a Scajola e Bertolaso assolvendosi dai pec- cati che gli inquirenti umbri ritengono abbia commesso in relazione all’acqui- sto di un intero palazzetto di 42 vani su quattro piani (...) Cota: «A Pontida è come vent’anni fa» TIPO Stefano Lorenzetto, a quota 500 con Feltri
Transcript
Page 1: ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un accordo tra proprietà e ... di avere compreso i ter-mini del dilemma: o si accetta lo

Il Giornale 06/20/2010 Page : 1

Copyright © 20/06/2010 Il Giornale June 20, 2010 4:48 am / Powered by TECNAVIA

Copy Reduced to 50% from original to fit letter page

GIORN - NAZIONALE - 1 - 20/06/10- Plate PRIMA - Autore: SIES Stampa: 19/06/10 22.49 - Composite

s VITTORIO FELTRI: «VI RACCONTO LA MIA VITA»

di Vittorio Feltri

Arriva Raoul Bova

l’editoriale

SPED

IZIONEIN

ABBONAMEN

TOPOSTALE

-D.L.353/03(CONV.IN

L.27/02/2004

N.46)-ARTICO

LO1CO

MMA1,DCB

-MILANO-*PREZZO

SOLO

PER

L’ITALIA

Direttore VITTORIO FELTRI

Valeria Braghieri

Oggi la festa padana

I test alla maturitàfarannomaturare la scuola

www.ilgiornale.it - 1.20 euro

Corsi e ricorsi stori-ci. GiambattistaVico aveva ragio-ne. E ci scusiamo

per le reminiscenze lice-ali. Ma in questo caso civengono in soccorso.Trent’anni fa esatti sisvolse a Torino la famo-samarcia dei Quaranta-mila, che segnò il cam-biamento della politicasindacaledell’epoca,co-stringendo la Cgil a dar-si una calmata; e ieri,guarda caso, è successoqualcosa di simile a Po-miglianod’Arco: ancoraunamarcia, organizzatacomequelladialloradaicosiddetti colletti bian-chi, per manifestare ildesiderio di lavorare aldi là delle pretese assur-de dei tribuni dellaFiom, cui - e questa è lanovità rispetto ai tempiandati - hanno parteci-pato anche gli operaiche, sorprendentemen-te, si sono alleati ai qua-dri e agli impiegati perchiedere la chiusura diuna vertenza assurda edai risvolti inquietanti.Salutiamo con soddi-

sfazione questa conver-genza,preludioallasolu-zione dei problemi cheultimamente hannomesso a rischio la so-pravvivenzadella fabbri-ca Fiat nel Napoletano.Probabilmente, il sensodi responsabilitàhapre-valso, finalmente, sulvelleitarismo dellaFiom, ancorata a vec-chie ideologie rivoluzio-narie e senza costrutto.La controversia è no-

ta. Da una parte l’azien-datorinesediautomobi-li chiede alle maestran-ze, per rimanere attiva,di rinunciare ad alcuniprivilegi e si sottoscrive-re un inedito contrattoche comporta maggioreserietàsul lavoroemino-ri oneri di produzione.Dall’altra, il sindacatoarroccato su posizioniantiquate, cioè rigidonel concepire i rapporticon l’azienda secondocriteri tradizionali.In sostanza la Fiat per

continuare a produrre aPomigliano ha bisognodi contenere le spese al-lo scopo di presentarsi

sulmercato in condizio-nidi reggerealla concor-renza internazionale:quindi, lottaall’assentei-smo, flessibilitànellage-stione dello straordina-rio, regolamentazionedegli scioperi. Mentre ilsindacato rosso è inten-zionatoanonretrocede-re di un centimetro daldiritto acquisito di fareinfabbrica ilbelloe il cat-tivo tempo, addiritturapretendendochegliope-rai seguano le partite intivùdurante i turni di at-tività. Cose dell’altromondo che con questichiari di luna sono in-concepibili.Date le premesse, un

accordo tra proprietà elavoratoriparevadel tut-to improbabile. Se nonche, a sorpresa, la Cisl,laUilegli autonomihan-no accolto le propostedella Fiat, dimostrandodi avere compreso i ter-mini del dilemma: o siaccetta lo schema diMarchionne, per altronon disumano, oppuresichiude l’opificiodiPo-migliano e lo si trasferi-sce in Polonia o in Ser-biadove i costidiprodu-zione sono nettamenteinferioriepiùvantaggio-si per l’azienda.Un ricatto?Non è così.

Oggivendere leautomo-bili è un’impresa diffici-le. O si buttano sul mer-catoaprezzi convenien-ti o rimangono sui piaz-zali, e il fallimento è ine-vitabile. Sicché la tariffadelle vetture deve esse-re bassa. Se si alza a cau-sa di un eccessivo costodel lavoro, non c’è sto-ria. Dato che la Fiat hal’opportunità di traslo-careall’esteroperrispar-miare e non morire, ov-vio che insista nell’im-porre le sue condizioniper rimanere in Italia.Impiegati, funzionari

e quasi tutte le tute blu,afferrato il concetto,hanno sfilato insieme aPomigliano per dimo-strarediavercapito l’an-tifona. Ora la speranza èche anche i più riottosiiscritti alla Fiom si ren-danoconto:meglioqual-che sacrificio (minimo)della disoccupazione.Ci voleva tanto?

DOVRÀ PAGARE 16.000 EURO

Sentenza: Travaglio è un diffamatoreIl maestrino anti Cav condannato da un giudice per aver definito Schifani un «lombrico»

a pagina 6

Ilmio regnoperungol.Meglio senearrivassero un paio, di gol naturalmen-te, lamerce pregiata di cui è fatalmentesprovvista laNazionalediMarcelloLip-pi al mondiale in Sudafrica e in questo2010 povero povero, appena 4 nelle seiprove fin qui recitate. Conoscendolo, ilct viareggino è disponibile persino amettereinpalio ilsuotitolodicampionedel mondo pur di trovare quei gol cheoggi servono, come un caldo piuminoper ripararsi dal freddopungente, a (...)

Franco Ordine

a pagina 26

Non sei un vero Vipse non fai lo spot telefonico

LA GIUSTA MARCIACONTRO IL SINDACATO

a pagina 6

DOMENICA 20 GIUGNO 2010 - Anno XXXVII - Numero 145

I 500 Tipi italiani:«il Giornale»verso il Guinness

La serie Tipi italiani arriva oggi alla500ª puntata. Non era mai accadutonellastoriadelgiornalismocheunquo-tidianopubblicasse per 500 settimaneconsecutive-aparte le inevitabilipau-sedovuteaferie,malattieoluttidell’au-tore,da11annisemprelostesso-un’in-terapaginadi intervistaconpersonag-gisconosciutialgrandepubblico(quel-li famosi non superano infatti l’8% deltotale). Laprimapuntatauscì il 23giu-

gno1999.Titolo:«JòMelanzana,ilgigo-lò della Valsugana». Tutte insieme le500 interviste raggiungono una lun-ghezza quasi doppia rispetto a quelladella Bibbia: circa 8milioni di battute.Il primato non poteva sfuggire al

Guinness World Records, pubblicatodal 1955 in oltre 100 Paesi (in Italia daMondadori),checonpiùdi3milionidicopievenduteognianno in25 lingueèillibropiùdiffusoalmondodopoleSa-creScritture.«Sitrattadiunrecordinte-ressanteeincredibile,cheattualmente

non esiste», ci ha scritto da Londra ilgiudice ufficiale Marco Frigatti, dal2003 vicepresidente della corporateGuinness World Records. «Ho chiestoalmio teamdiricercatorinellacatego-riamassmediadi valutare lapossibili-tàd’istituirequestanuovacategoria,in-terviste, invistadell’omologazionedelprimato».Il Giornale festeggia intervistando

un «tipo italiano» assai particolare: ilsuodirettore, Vittorio Feltri.

Ebbene sì, anche i maestrinidalla penna rossa e dall’inchio-stroantipatico, qualche volta sba-gliano. Eccedono, esagerano, sifanno prendere la mano dagli ag-gettivi e dai rafforzativi. E così sitrovano incastrati nelle stesse ta-gliolecheognitanto,diciamoogni

ottanta o novanta righe, per purogustodimestarenel torbido,semi-nano qua e là nella speranza chequalcunadelle lorovittimeprede-stinateci finiscadentro.Perusciredalla sua ultima tagliola MarcoTravaglio, un cognome che è an-che una garanzia di vita (...)

Paolo Bracalini

segue a pagina 30Damascelli, De Bellis, Di Dio, Grassiae Signori da pagina 30 a pagina 34

L’elenco si allunga: arrivaRaoulBova. Così,dopoLopez, lacoppiaMike-Fiorello,equel-leHunziker-TravoltaeTotti-Hillary,unnuo-vovoltosiprestaaunospottelefonico.L’ulti-ma frontiera per essere Vip.

CASE DELLA CRICCA

INDAGATO ANCHE UN CARDINALEMonsignor Sepe, attuale arcivescovo di Napoli, accusato di corruzione per la gestionedegli immobili di Propaganda Fide. Avviso di garanzia anche all’ex ministro Lunardi

segue a pagina 9

Stefano Filippi

di Stefano Zecchia pagina 14

il Giornale

Cesaretti, Spadafora, Zacché e i commenti di Paolo Del Debbio,Francesco Forte e Vittorio Macioce alle pagine 2-3

alle pagine 12-13-14

di Stefano Lorenzetto

Gabriele Villa

segue a pagina 9

Oggi laLegasi ritrovaaPontida:èlaprimafestaconduegovernato-ri padani. Quello del Piemonte,Cota, racconta al Giornale: «An-che se oggi siamo al governo, re-sta tutto come 20 anni fa».

A Pontida non ci sarà un attacco,maunsegnalesì.Sullamanovraètensione,conisindaciegoverna-toridellaLegacontroitaglidiTre-monti. EBossi è pronto a chiede-re al ministro delle modifiche.

Fra la Lega e Tremontitensione sullamanovra

MENTRE CASSANO È A CASA E SI È SPOSATO

Torna l’Italia e Lippi cerca il suo bomber

GianMarco ChiocciMassimoMalpicanostri inviati a Perugia

Peripmc’èilcardinalecorruttoreeilministro corrotto. L’inchiesta sulla cric-cascivolaviafrasacroeprofano.Ilcardi-naleCrescenzioSepe,arcivescovodiNa-poli,giàresponsabiledellaCongregazio-ne per l’evangelizzazione dei popoli(PropagandaFide) è indagatodalla pro-curadiPerugia.Nell’informazionediga-ranziasifariferimentoalconcorsoincor-ruzione aggravata e continuata (articoli319, 319 bis, 81 e 110 del codice penale)conl’aggiuntadel321(peneperilcorrut-tore). Con il religioso, iscritto amodello21 con le medesime accuse (eccetto il321) c’è anche l’ex ministro delle Infra-strutture Pietro Lunardi: di mezzo c’èuna storia di appalti in Vaticano comecontropartita alla casa dell’ex ministro.Maandiamopergradi.Inunastrampala-ta intervista aRepubblicapochi giorni faLunardiavevagettato lacroceaddossoaScajolaeBertolasoassolvendosidaipec-cati che gli inquirenti umbri ritengonoabbia commesso in relazione all’acqui-sto di un intero palazzetto di 42 vani suquattro piani (...)

Cota: «A Pontidaè come vent’anni fa»

TIPO Stefano Lorenzetto,a quota 500 con Feltri

Page 2: ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un accordo tra proprietà e ... di avere compreso i ter-mini del dilemma: o si accetta lo

Il Giornale 06/20/2010 Page : 12

Copyright © 20/06/2010 Il Giornale June 20, 2010 4:49 am / Powered by TECNAVIA

Copy Reduced to 50% from original to fit letter page

GIORN - NAZIONALE - 12 - 20/06/10- Plate AFFIANCATESX - Autore: SANDRI Stampa: 19/06/10 20.29 - Composite

12 INTERNI il GiornaleDomenica 20 giugno 2010

L’ho fattonel 2001per il suosuccesso-re, Mario

Cervi, che lasciava ladirezionedelGiorna-lealcompimentode-gli80anni.Hopensa-to che potevo rifarloper Vittorio Feltri,

che è tornato alla direzione delGiornaledo-po 12 anni e ne festeggerà 67 venerdì prossi-mo. La vera sorpresa, semmai, è che abbiaaccettato di lasciarsi intervistare sul quoti-dianochedirige.Maivistonulladisimilenel-la storia della stampa.

Tutta e solo colpa mia. Confesso d’aver-gliela venduta bene: per questa puntata deiTipiitaliani, lanumero500,civolevaqualco-sa di assolutamente anomalo. E chi megliodi Feltri, l’anomalia fatta persona? Si dà perscontato che sappiate chi è, quindi vi rispar-mio il preambolo. Giusto per riassumere:duemogli,quattrofigli(Laura eSabadal pri-mo matrimonio, Fiorenza e Mattia dal se-condo), esordio all’Eco di Bergamo, primaassunzione alla Notte, per 15 anni inviato alCorriere della Sera, otto direzioni (BergamoOggi, L’Europeo, L’Indipendente, Il Giorna-le, Il Borghese, Quotidiano Nazionale, Libe-ro, di nuovo Il Giornale). Come la pensa, loleggete in prima pagina. Quindi niente poli-tica. Qui interessa l’uomo Feltri, il tipo. Piùbergamasco che italiano.Possodirticherispettoa15annifa,quan-domi assumesti come tuo vicario, ti tro-vomoltomenoburberoeassaipiùpater-no. Che ti è successo?

«Anch’io mi sono accorto d’essere cambia-to, ma non so perché. Soprattutto non capi-sco se ero meglio prima o se sono meglioadesso».Adesso. E da che cosa te ne sei accorto?

«Non mi nasce più l’ira dentro. Ho compre-so che gli uomini sono fatti così, non puoicambiarli. Ho tanti difetti anch’io».L’accettazione del limite.

«Nonmiè costatoniente.Erosferzanteesar-castico persino con i figli. Però non gli homai tirato uno schiaffone».Come si vive sapendo d’essere amati eodiati dal pubblico in egualemisura?

«Il conforto dei lettori è gratificante, ti dà lasensazionechelatuavi-ta abbia un senso. Untempo quando scopri-vo d’essere detestato, ilcheavvenivatutti igior-ni, soffrivo molto. Oggiè subentrata l’indiffe-renza. Non leggo nem-meno più i ritagli deigiornali che mi arriva-noconL’Ecodellastam-pa. Magari vedo il mionome nel titolo, li con-servo ripromettendo-mi di darci un’occhiatapiù tardi ma poi me nedimentico. Tanto sulmio conto scrivonosempre le stesse cose:killer, cattivo, cinico.Non è vero, tu ne sei te-stimone.Mavabeneco-sì, non c’è problema».Da quanti anni vivisotto scorta?

«Otto».Tisentiimpeditonel-latualibertàdimovi-mento?

«All’inizio parecchio.Non sopportavo l’ideache, mentre io ero al ri-storante, gli agenti ad-detti alla mia sicurezzafosserocostrettiastarse-ne fuori, sul marciapie-de. Ho risolto a modomio: adesso vado a ce-na con loro anziché congli amici. Sono ragazziin gamba, preparatissi-mi. La gente ha un’ideasbagliata dei poliziotti,li vede come marmitto-ni. Pensa che uno di loro è geologo. Sono di-ventati come dei nipoti, per me, abbiamo in-staurato un bellissimo rapporto».Giri ancora con la pistola?

«No, la tengo in casa. Ne ho due, una a Mila-no e una a Ponteranica. Smith & Wesson».Una 44 magnum per l’ispettore Calla-ghan.

«Eh, adesso non ti saprei dire se è una 44 ounacalibro38.Mel’hannoconsigliatagliuo-mini della scorta. Ma dopo un po’ mi sonorottoicoglioniaportarlasemprenella fondi-na sotto la giacca. Spesso me la dimenticavo

a casa, così ce l’ho lasciata».A sparare chi ti ha insegnato?

«Avevo imparato sotto la naia, al Car di Or-vieto. Granatieri di Sardegna».Tiratore scelto?

«Dattilografo. A quel tempo, 1964, chi sape-va usare la macchina per scrivere era consi-deratounastronauta,unpadreterno.Fuitra-sferitoaRoma, inufficio,direzionePostoso-sta e ristoro. Avevo persino l’appartamentoprivato».Hai paura d’essere aggredito?

«No. Oddio, magari non ho paura perchénon mi è mai capitato... Fra l’altro io sonopiuttosto reattivo, purtroppo. Quindi fini-rebbe male».Seiunacontraddizionevivente: il tuoco-gnomericordaqualcosadifelpatocheat-tenua i colpi. A che età ti sei reso contochel’omennoncorrispondevaalnomen?

«Non ho mai fatto a botte o litigato con gliamici, per cui mi considero tutto sommatoun mite. Senonché mi capita una cosa stra-na:mitrovoinquestastanza,conlamiamac-chinetta (la Olivetti Lettera 22, ndr), i mieilibri, i miei dizionari e capisco che in quelmomento, davanti al foglio bianco infilatonel rullo, sono fuori dalla realtà. La testa è in

ciò che devo dire. Misembra di non averenemmenoipiediperter-ra.Perdoognitimidezzaebadosoloametteresul-la carta il mio pensieroin modo tale che suscitinel lettore le stesse sen-sazioni che sto provan-do io mentre scrivo».Il tuo primo diretto-re, monsignor An-dreaSpada,cheinter-vistainel1998aSchil-pario, in Val di Scal-ve, dove s’era ritiratoa vivere ormai ultra-novantenne dopoaverdirettoperpiùdimezzo secolo L’EcodiBergamo,miconfi-dò, tessendoperaltrole tue lodi: «Feltri l’èsvèrgol».Cheavràin-teso dire?

«Be’,tu l’haicapito, per-ché si dice così anchedalle tue parti, è la lin-gua della Serenissima.Scentrato, sghembo.Ungiudiziochecondivi-do. Solo che non ti haraccontato l’episodiopiùdivertente.Unamat-tina entro in redazione,uncorridoiolungo,sem-bravaquellodiunalber-go. Esce da una dellestanze il monsignore ecomincia a coprirmid’improperi, urlandocome un ossesso, perun articolo uscito quelgiorno. Dopo un attimo

di smarrimento, intuisco che si riferisce aqualcosa che non avevo scritto io, solo chenon ero nemmeno in grado di farglielo pre-sente,nonriuscivoa infilarminellasua inte-merata. Alla fine, balbettante, mi discolpo.Elui, senza abbassare il tono di voce: “Fa ne-gòtt! Perché te se bambo anca te come tuti iòter!”, fa niente, perché sei sciocco anche tucome tutti gli altri».Svèrgol, scentrato, rispetto a che cosa?

«Doquest’impressione,dinonessereaffida-bile. È quello che ripete sempre anche SilvioBerlusconi: “Bisogna stare attenti, perché a

questo qui non si può dire niente, si offende.Se gli girano le balle, va a casa e fa un altrogiornale”».Riconosci d’avere una morale adattiva,chemodifichiasecondadegli incarichiedelle circostanze?

«Sì. Uno spirito camaleontico. Non lo faccioper interesse: solo per adattarmi al lavoroche mi è richiesto. Però alle linee fondamen-tali della mia morale, che sono la lealtà e lafranchezza, non ho mai derogato. Mi dico-no:matuerisegretarioprovincialedeigiova-ni socialisti e sei diventato anticraxiano. Perforza, mi sono accorto che il Psi s’era chiusoin una torre d’avorio e tutti rubavano. Mi di-cono: poi sei diventato leghista. In quel mo-mento era giusto esserlo, oggi vedo che Um-berto Bossi difende le Province e allora lo so-nomoltomeno.Midicono:adessocomemaiseiberlusconiano?Nonè chesono berlusco-niano, ma se non faccio il tifo per Berlusconiper chi dovrei farlo? Per Bersani? Per Veltro-ni? In politica non puoi combinare nulla, haragione il Cavaliere. Qualunque cosa tu fac-cia, scontenti sempre qualcuno e perdi con-sensi. Ti ritrovi contro l’opposizione, i sinda-cati, il presidente della Repubblica, la Cortecostituzionale. Insomma, non riesci a muo-verti. Parte una legge vi-olaetornaindietrobian-conera: obiezioni, com-promessi, limature. LaPrima repubblica mi fa-cevaschifo,speravochelaSecondafossemiglio-re.Adessomirendocon-to che non lo è».DirigerestiIlManife-sto o L’Unità?Oppu-re c’è qualcos’altronellatuavitachenonfarestimai,assoluta-mente mai, per nes-sunmotivo?

«Più che Il Manifesto,m’intriga L’Unità. Dalpuntodivistaprofessio-nale sarebbe un diverti-mento pazzesco. Chia-rochenonlopotreifare,i lettori mi sommerge-rebbero di insulti. Peròmi piacerebbe diriger-la. Che cosa non fareimai...Boh,nonso,avol-te temo d’essere onestoperpaura,perviltà.Solola violenza fisica per meè inconcepibile».Feltri direttore del-l’Unità. Riaffiora ilvecchio bolscevicoche è in te.

«Lastoriadella miapre-dilezione infantile perl’Urss è una leggendametropolitana.Sempli-cementevivevoaBerga-mo, dove tutti votavanoper la Dc. A 13-14 anni ilconcetto teorico del-l’uguaglianzamiaffasci-nava, così mi parve giusto schierarmi con gliindiani,anziché con i cowboy,come faceva-noi bambini al cinema parrocchiale. Poi co-minciai a leggere che in Russia non c’erano ipartiti, imperava la dittatura del proletaria-to, vigeva la tetraggine. La simpatia per gliindiani svanì».La vocazione al giornalismo a che età èarrivata?

«Fin dalle elementari. Portavo a scuolaL’Ecoe anche IlGiornalediBergamoe li leg-gevodinascostodurantelelezioni,tenendo-lisottoilbanco.Mipiaceva lacronacanera».

Eppurenel1962cominciastiacollabora-re all’Eco come critico cinematografico.

«Non perché m’interessasse il cinema. Purdientrareinunquotidianomisareiingegna-to anche a seguire la musica sinfonica o lapallacanestro. Per primo mi diedero da re-censireunfilmdiJeanLucGodard,nonchie-dermi il titolo, non me lo ricordo. Poi Ilpostodi Ermanno Olmi. Ero un fanatico di Olmi,bergamasco come me. Una volta arrivò incittà Pietro Bianchi, detto Pietrino, leggen-dariocritico delGiorno, che mi disse:“Ah, tusei Feltri? Come critico non vali una cicca,peròseiuncronistadirazza”.Mi sareispara-to. Non mi rendevo conto che m’aveva fattoun grande complimento».Dimmi la verità: da quanti anni non vaial cinema?

«Per un sacco di tempo sono rimasto fermo aBen-Hur. Ora due volte l’anno riesco ad an-darci. L’ultimo film che ho visto è stato Go-morra. Meno noioso del libro, devo dire».Al giornale della Curia chi ti presentò?

«Monsignor Angelo Meli, il priore di SantaMaria Maggiore che aveva scoperto i restimortali del condottiero Bartolomeo Colleo-ni. Mi preparò all’esame di maturità magi-strale da privatista. Italiano, latino, filosofia,

storia: m’insegnò tuttolui. Un giorno sbottò:“Te podereset fa ol gior-nalista”. A me tremava-noleginocchia:erailso-gno della mia vita.D’istinto sarei portato adetestare i preti. Invecemiconsiderol’unicomi-scredenteclericale.Pro-vo una tale venerazionepermonsignor Melicheper estensione la river-so su tutti i sacerdoti.Sai, a volte capita che tivenga voglia di scrivere:questipretibisognereb-be prenderli a calci inculo... E lì, zac, mi mor-dolalingua.Perchérive-do il priore con le calzerosse, piccolo, magro,sempre elegantissimo,fisicamente fragile. Unuccellinosimilealcardi-nal Tonini».Pois’accorsedi teNi-noNutrizio, il fonda-tore dellaNotte.

«Mi ricevette in piazzaCavour,aMilano,nelPa-lazzo dei giornali. Giàt’intimoriva dando delvoi. Fu di una concisio-ne spietata, come nelsuo stile: “Se L’Eco diBergamo,cheèilgiorna-lepiù brutto del mondo,non vi ha ancora assun-to, mi viene il sospettoche siate cretino. Vi ter-rò in prova per tre mesi.Sevidimostrerete all’al-tezza, e lo ritengo assai

improbabile, sarete assunto. Altrimenti tor-nereteafareilcollaboratoredell’Eco,nell’in-teressevostroesoprattuttonostro”.Usciitra-mortito dal suo ufficio. L’antivigilia di Nataleunaprostituta vennesgozzatamentretaglia-va una fetta di panettone per la figlioletta didueanni.Labimbafutrovataaccantoalcada-vere della madre a paciugare col sangue. Ciscrissi una storiona. Alle 14 mi precipitai inedicola a comprareLaNotte. Guardai subitol’ultima pagina, quella di Bergamo Notte.Niente, nella cronaca locale non c’era trac-ciadelmiopezzo.Tornaiinredazioneaffran-

to: il giorno più triste della mia vita. Dopo unpo’ squillò il telefono di bachelite nera, alzailacornetta:eraNutrizio.Mimancavailrespi-ro. “Non siete cretino. Vi assumo”. Nonm’ero accorto che in prima pagina campeg-giava il titolone “Delitto di Natale”, con sottoil mio articolo e la mia firma».Qualè stato ilmomentopiùemozionan-te della tua carriera?

«Sono stati due, entrambi alCorriere: l’arre-sto di Enzo Tortora, del quale presi subito ledifese, e l’alluvione in Valtellina».Pensavo la prima nomina a direttore diuna testata nazionale.

«Quando Giorgio Fattori, amministratoredelegato della Rcs, nel 1989 mi offrì la dire-zione dell’Europeo, ero molto perplesso.Per me fare l’inviato speciale del Corriererappresentavagiàilmassimo.Nonholalibi-dine del potere. Che poi quello di direttore èun potere del menga, lo sai bene anche tu. Ilsettimanale mi servì per mettermi alla pro-va,maero condizionatodall’ambiente ideo-logicamenteostile,ricorderaicheaccoglien-za ebbi: due mesi e mezzo di sciopero. Soloall’Indipendente riuscii a scatenarmi: da18.000 a 126.000 copie. Vedevo la tiraturache saliva, saliva, saliva e avevo la confermad’essere nel giusto. Conosco l’obiezione:“Feltri fa i giornali in un certo modo solo pervenderetanto”.Nontrovonemmenol’argo-mento per replicare. Mi sembra un’accusatalmente imbecille. Mai conosciuto nessu-noche faccia i giornali per lasciarli invendu-ti in edicola».Quando ti definiscono l’erede di IndroMontanelli, nel tuo intimoquale reazio-ne hai?

«Non provo soddisfazione, perché non è co-sì. Lui aveva qualità che io non ho. Dire chemi dispiaccia sarebbe ipocrita. Ma dentro dime so che non è vero».Nel1995,dopoche loavevi sostituitoalladirezione di questo quotidiano, Monta-nelliebbeadiredite:«IlsuoGiornalecon-fesso che non lo guardo nemmeno, pernon avere dispiaceri. Mi sento come unpadre che ha un figlio drogato e preferi-sce non vedere. Comunque, non è la for-mula ad avere successo, è la posizione:Feltriassecondailpeggiodellaborghesiaitaliana. Sfido che trova i clienti!».

«È esattamente quello che fece Montanelliper tutta la vita, tant’è che riuscì persino adiventare un’icona della sinistra. Io mi sonolimitato ad adottare la sua formula giornali-stica. Ma l’ho realizzata meglio perché misono sempre esposto, ci ho messo la faccia.Lui invece era come Veltroni: “Sì ma an-che”.Nonsischieravanettamente,ilsuoedi-toriale era così in chiaroscuro che alla finenon capivi mai se fosse chiaro o scuro. Il chenon significa che non resti il migliore di tuttinoi. Ho venduto più di lui solo perché a mela gente non fa schifo».Checosapensicheapprezzinointeiletto-ri? La capacità di far stecca nel coro? Lacadenzapressochéquotidianadegliedito-riali?Ilparlarchiaro?Lascritturapiana?

«Il fatto di non considerarmi superiore a lo-ro, il tono colloquiale, il trattarli da pari a pa-ri. Mi viene naturale».

“ “NINO NUTRIZIO

INDRO MONTANELLI

i nomiai trovatellie tagliavo le rette aimatti»

tipi italiani

Papàmorì a 43 anni, ne avevo 7.p

Un cenno della mano, un bacio:

capii... La mamma non tornavap

mai dal lavoro. La mia primap

moglie si spense dopo il partog p p p

Mi disse: «Sospetto che siatep

cretino». In ultima pagina nonp g

trovavo il mio pezzo sul delittop

di Natale: era in prima. Fu cosìp

che mi assunse alla «Notte»

Dirigeva «L’Eco di Bergamo».g g

Per lui ero «svèrgol», scentrato:g

un giudizio in cui mi riconosco.g

E grazie a monsignor Meli sonog g

l’unico miscredente clericale

Non ho le sue qualità. Però miq

sono sempre esposto. Lui erap p

come Veltroni: «Sì ma anche».

Ho venduto di più solo perchép p

a me la gente non fa schifog

VITTORIO FELTRI

ANGELO FELTRI

DON ANDREA SPADA

di Stefano Lorenzetto

Andrea Spada, direttore per oltre 50 anni

SCOPERTEVittorio Feltri,67 anni il 25giugno. «Te

podereset fa olgiornalista», glidissemonsignor

AngeloMeli,lo scopritore

dei resti mortalidel Colleoni

[SimonaChioccia]

Nino Nutrizio, il fondatore della «Notte»

Impiegato della Provincia di Bergamo, al brefotrofio prese a calci il timbracartellini«E almanicomioapplicai la tariffaminimaa tutti.Mi cacciarono: fu lamia fortuna»

Page 3: ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un accordo tra proprietà e ... di avere compreso i ter-mini del dilemma: o si accetta lo

Il Giornale 06/20/2010 Page : 13

Copyright © 20/06/2010 Il Giornale June 20, 2010 4:50 am / Powered by TECNAVIA

Copy Reduced to 50% from original to fit letter page

GIORN - NAZIONALE - 13 - 20/06/10- Plate AFFIANCATEDX - Autore: SANDRI Stampa: 19/06/10 20.29 - Composite

13 INTERNIil GiornaleDomenica 20 giugno 2010

Haimaipensatodimonetizzarelatuapo-polaritàmettendoti in politica, come fe-ce Guglielmo Giannini col Fronte del-l’Uomo qualunque nel 1944?

«Non è che qui alGiornalenon faccia politi-ca. Ma almeno posso farla da padrone in ca-sa mia, non da peone».Fondando un movimento tuo, intende-vo dire.

«No, no, no». (Espressione di disgusto). «Macomet’èsaltatoinmente?Leriunioni,iconve-gni, le assemblee, i congressi, le liste elettora-li... Mi romperei i coglioni, diventerei matto».Nonmihaimaiparlatodellatuainfanzia.

«C’è poco da dire. Da adolescente non lega-vo con i miei coetanei, ero sempre solo. Ledomeniche diventavano interminabili».Che ricordo hai di tuo padre?

«SichiamavaAngelo,erafunzionarioinPro-vincia. Morì a 43 anni, morbo di Addison,una malattia della corteccia surrenale. Io neavevo 7. Me lo ricordo alto, magro, elegante,severo nell’aspetto. Era un avido lettore diquotidiani. Al momento del giornale radionoi figli - Ariel, il primogenito, Mariella e io -dovevamo stare zitti ed era una dura prova.Entrai nella sua camera mezz’ora prima chespirasse. Mi salutò con un cenno della ma-no, mi baciò. Anche se ero solo un bambino,capii subito che sarebbe morto. Non so per-ché, ma lo capii».Raccontami di tuamadre.

«Si chiamava Adele. Doveva lavorare fuoricasapermantenereitrefigli.Eraresponsabi-le dell’Associazione commercianti, la serarincasava tardi. Ricordo ancora la sofferen-za tremenda di quelle lunghe attese. A ogniscampanellata che risuonava nel palazzodove abitavamo correvo ai vetri appannatidella finestra per vedere chi stesse entran-do. Ma lei non tornava mai. È morta a 89 an-ni. In assenza di mia madre, sono stato alle-vato dalla zia Tina, sua sorella, una figurache ancor oggi resta scolpita nella mia men-te. Le ho voluto molto bene».Sei rimasto vedovo a 24 anni.

«Sì, con due gemelline di pochi mesi. Unaconseguenza del parto. La mia prima mo-gliesichiamavaMariaLuisa,eravamocoeta-nei.Aqueltempolavoravoall’Ipami, l’Istitu-toprovinciale di assistenza maternae infan-tile, cioè al brefotrofio. Impiegato, assuntoper concorso. Tenevo i registri degli “infantiespostiall’abbandono”. Inpraticadavoino-mi ai trovatelli. La lettera iniziale corrispon-deva all’anno di nascita, come per i cavalli.Esempio: nel 1959 i nomi cominciavano perA, nel 1960 per B, e così via. Avrei anche do-vuto controllare l’orario d’ingresso e d’usci-ta di infermiere, puericultrici e maestre, manon lo facevo mai. Un giorno presi a calci iltimbracartellini».Ma no.

«Ma sì, e perciò fui trasferito in Provincia aoccuparmi delle rette dei manicomi. Mettiche la minima fosse 200 lire, da aumentareinbaseallafasciadireddito.Iparentideima-lati mi facevano pena. E siccome con 200 lirei conti mi venivano anche più facili, applicaila minima a tutti, indistintamente. Quandoilsegretariogenerale LivioMondiniseneac-corse, mi convocò nel suo ufficio: “Senti, io

volevo molto bene a tuo padre. Sarai ancheun ragazzo intelligente, non dico di no, mala tua intelligenza la usi male. Qui non possotenerti. Cercati qualcos’altro”. E io, che giàcollaboravo all’Eco, lo presi in parola».Con grande apprensione di tuamadre edi tua zia, suppongo.

«Be’, sai, i vecchi di una volta non capivanocherazzadimestierefossequellodelgiorna-lista, lo consideravanouna viadi mezzofrailcommesso viaggiatore e l’attore. Ma come?Hai un posto fisso, di ruolo, e lo lasci? Ragio-navano così».IlgiornochetumiassumestialGiornale,eri ansioso di conoscere il commento dimiamadre.Telorife-rii: «Vanità, tutta va-nità». Mi parve chene fossi rimastomol-to colpito.

(Ride). «Stupendo. Eralo stesso clima che si re-spirava in casa mia».L’acmedellatuavani-tà sarebbe tornare alCorriere come diret-tore, confessa.

«In passato avevo que-stafissa,loammetto.Re-sta il giornale più gran-de, ci ho passato unaparte della mia vita. Nel1996 stava per accade-re.Erasettembre,mipa-re. Una domenica LucaCorderodiMontezemo-lo venne a trovarmi aBergamo. Fra di noinon c’era frequentazio-ne. Andammo a pranzoal Pianone, un ristoran-te in città alta. E lì mi fe-ce la proposta. Credocheavesseavutounpre-ciso mandato, perchéentrammo nei dettagli.Avrei dovuto essere no-minato agli inizi del1997, quando in effettiPaolo Mieli se ne andò.Poi qualcuno del girodell’Avvocato mi riferìche la Fiat ci aveva ri-pensato: in quel mo-mento non potevanopermettersi un diretto-re che non fosse appiat-tito sulle Procure».Eoggiperqualemoti-vo, se resti il più bravo a rimettere in se-stoibilanci,nontichiamanoalCorriere,calatodi178.000copiealgiornorispettoal 2007?

«Capirai, lì ci sono 15 editori, io già fatico adandared’accordoconunosolo.Persistema-re i conti devi far del male: in via Solferino civorrebbe la Rivoluzione d’ottobre. La crisidell’editoria,accentuatadaquellaeconomi-ca, è diventata strutturale. Il giornale super-mercato è finito. Bisogna passare al giornaleboutique, un oggetto di lusso con poche pa-gine,pochiredattorifissiemolticollaborato-

ri esterni ben pagati. Il Corriere non sfuggealla regola».Haiconfessatochedinottesognaviditor-nareinviaSolferinoecominciaviasuda-re. Ti capita ancora?

«Sempre. Torno alCorriere, mi rimettono altavolone che Luigi Albertini aveva copiatoda quello del Times e provo una profondaafflizione. Allora chiedo d’essere ricevutodal direttore e protesto timidamente: in findeicontihoguidatoottogiornali,promuove-temi almeno inviato. Ma lui mi rimanda nelsalone Albertini a fare un lavoro che non mipiace».L’ultimavoltachefacciaavevaildirettore

apparso nel sogno?«Quella di Ferruccio deBortoli, che però non èmai stato mio direttore,era solo mio compagnodi banco al Corriered’Informazione. A Fer-ruccio non l’ho detto.Non vorrei che si mon-tasse la testa».Facciamo un’ipotesida fantascienza:Car-loDeBenedettipigliaun colpo di sole, op-pure si accorda colCavaliereperinteres-sidibottega, edecidedichiamartiaRepub-blica al posto di EzioMauro. Primo: tu civai?Secondo:cheRe-pubblica faresti?

«Ti sembrerà ridicolo,ma ho sempre avutosimpatia per Carlo DeBenedetti, sono statoospite varie volte a casasua in via Ciovassino,qui a Milano. Nel 1995,o forse erail 1996, fui in-vitatoapranzo nell’abi-tazione romana del suosocio Carlo Caracciolo.Il quale fu prodigo dielogi.Non mi offrìnien-te, ma dal tono dei di-scorsi si capiva che ilcolloquio era mirato astudiarmi da vicino. Iome la cavai dicendoche, se fossi diventatodirettorediRepubblica,avrei finalmente prova-to l’emozione di perde-

re copie. Anche se tu sai benissimo come sidovrebbe fare un giornale come La Repub-blica».No, non lo so. Come si dovrebbe fare?

«Esattamente come lo stanno facendo».Tihovisto fotografatoconMauroe tutti icapintesta della Federazione nazionaledella stampa, dell’Ordine dei giornalistie dell’informazione libera, democrati-ca, laica e pluralista a protestare controla legge sulle intercettazioni. Facevi im-pressione.

«Immagino bene, faceva impressione anche

a me. Ma quella legge è un pasticcio. Perchénellafilieradellosputtanamentobisognapu-nire solo il terminale rappresentato dai gior-nalisti? Le telefonate private, ininfluenti perle indagini, devono essere distrutte, non en-trare nei fascicoli giudiziari. Punto e basta».Quindiciannifalecopie,comedimostra-sti alGiornale, sipotevanoraddoppiare.Adesso non più. Che cos’è cambiato?

«Quindici anni fa non c’erano Ballarò, ilTg24 di Sky ogni mezz’ora, il Tgcom, Inter-net, i blog, i social network e tutte quelle me-nate lì. Oggi la mattina, quando ti presentiall’edicola, hai la sensazione d’avere fra lemani il giornale di due giorni prima».Se tutte le energieche dedichiamo allapoliticaleapplicassi-moaindagaresuirag-giridellebanche,sul-leporcheriedeglispe-culatori di Borsa, sulprezzo della benzinache resta alto anchequando le quotazio-nidel bariledi petro-lio precipitano, suinemici dei nostri fi-gli, sugli inganni ali-mentari e anche sul-lecosebuonedellavi-ta, secondo te riusci-remmo a venderequalchecopiainpiù?

«No. Però faremmo ungiornale più completo,migliore. Solo che quiormai ti querelano nonappena intingi la pen-na nel calamaio».Hai sempre direttoquotidiani d’opinio-ne, che i lettori com-prano soprattuttoper il tuo editoriale.A che serve aggiun-gerci tante pagine?Avrestidovutoprece-dere Giuliano Ferra-ra e fondare Il Feltroal posto del Foglio.

«A parte che Giuliano èbravissimo, e sottoli-neo tre volte bravissi-mo, al massimo avreivenduto 1.000 copie inpiù».Tra imostri sacri delgiornalismo italia-no, chi ti sta di più sullo stomaco?

«Barbara Spinelli. La uso al posto del Tavor.Alterzocapoversodelsuoeditorialedomeni-cale sulla Stampa casco in coma profondo».Chi vorresti portarti alGiornale?

«Tre firme, sempre della Stampa: MassimoGramellini, Luca Ricolfi e mio figlio Mattia,che però non verrebbe mai. Poi mi prende-rei Ernesto Galli della Loggia, Angelo Pane-bianco,PaoloMieliePieroOstellinodalCor-riere e con un investimento di pochi milionifotterei la corazzata di via Solferino».Darestiunpostodaeditorialistaall’exdi-

rettore di Avvenire, Dino Boffo?«Subito.Èunprofondoconoscitoredelmon-do cattolico e un sociologo della religione.Scriverebbe editoriali eccellenti».Il nostro amico Renato Farina che fa?

«Fa il deputato. L’Ordine dei giornalisti neha decretato la morte professionale. Io noncapisco:AdrianoSofri,condannatoperomi-cidio,puòscriveredappertutto,daRepubbli-ca al Foglio. Farina no. Ma perché? Chi haammazzato? E Piero Marrazzo? Ti risultache sia stato censurato dall’Ordine?».Dopograndiinfatuazioni,intesubentra-no rapidissimi disincanti. Nel giro di seimesi ti annoidi tutto edi tutti: direzioni,giornali, giornalisti, amicizie, politici.Come mai? Che cosa ti servirebbe pernon farti appannare il sensorio?

«ALibero sono rimasto 9 anni, un caso limi-te. La ripetitività dopo un po’ mi stronca».«On fait toujours lamême chose», comedice il cinesedellaCondizioneumanadiAndréMalraux, si fa sempre lastessaco-sa. Dovresti saperlo, ormai.

«Sì, ma non riesco a rassegnarmi. Per cui seoggi venissero a propormi la direzione dellaGazzetta del Sud o del Messaggero, chiaroche non accetterei, ma la tentazione di farlosarebbe forte».Ti annoia anche nutrirti?

«Mi siedo a tavola con appetito. Dopo dueforchettatevorreialzarmieandarmene.Pro-seguo per noia. Di mio sarei vegetariano,tranne che per il salame. Lo mangio perchénon mi ricorda il povero maialino, ma unazucchina».C’èalmenounsaporedicuinontiseian-cora stufato?

«Mah,cosavuoi,avoltemiromponoicoglio-ni persino le sigarette». (Indica il posacene-re).«L’acqua, forse.Mentre scrivoilmioedi-toriale faccio fuori a sorsate una bottiglia diminerale, ma è un movimento meccanicodella mano, afferro e ingollo, senza render-mi conto. Meno male che non è vino: sareiperennemente ciucco».Seistufoditutto,eppurenonvuoismette-re di fare giornali.

«Il giornale è la vita. Noi viviamo attraversole vite degli altri. Smettere di fare i giornaliequivarrebbe a smettere di vivere».Non riesci a immaginarti a far la spesaspingendo il carrello dell’Esselunga.Guardachetoccaatutti,chec’èdistrano?

«Lo so. Non riesco a immaginarmi a fare so-lo quello. È ben diverso».

Perché non hai maivolutoimparareausa-reilcomputer?Cervi,a 80 e passa anni, c’èriuscito e non torne-rebbe indietro.

«Non ho mai avuto que-sta esigenza d’impararea farlo. Figurati, fino al1989 i pezzi li dettavo altelefono.E poimi dannofastidio le lucine. Io de-vo vedere la materia. Sulmonitor è tutto vago:c’è, non c’è, schiacci unbottone e sparisce tutto.Una follia. Con la faticachefaccio,nonpossone-anche palpare il foglio?Mascusami!Vuoimette-re la Olivetti? M’incaz-zo, sacramento, mi s’in-castrano i martelletti,s’attorciglia il nastro, lascuoto...Semivienema-lel’articolo, do la colpa alei. Una fisicità che colcomputer va persa».In compenso utilizzimoltissimo gli Sms.

«Sono talmente pigro,che preferisco scriverepiuttosto di telefonare.Mi ha insegnato mia fi-glia Fiorenza. Siccomeil dizionario automati-co non prende tutte leparole, è un eserciziofantastico per trovare isinonimi».L’amicizia esiste?

«Io ci credo. Nella vitacontanolaforzael’amo-re. Il resto non conta».

Passi per essere un tombeur de femmes.«È vero, ma io non me ne sono mai accorto».Tua moglie, Enoe Bonfanti, se n’è fattauna ragione o ci stamale?

«A mia moglie ho dato tutto quello che pote-vo dare sul piano del sentimento e della gra-titudine. Era maestra all’Ipami, ci sposam-mo un anno dopo che ero rimasto vedovo.Anche sul piano materiale non le ho mai fat-to mancare nulla. Io non ho niente. È tuttosuo. E non spende un soldo».

segue a pagina 14

“ “Sembro inaffidabile? Lo ripete

sempre anche il Cavaliere:

«A questo qui non si può dire

niente, perché se gli girano va

a casa e fa un altro giornale»

Mi è simpatico. Sono stato

spesso a casa sua. A Caracciolo

dissi: «Se mi offre “Repubblica”,

provo l’emozione di perdere

copie». In realtà vorrei «L’Unità»

Venne a offrirmi il «Corriere».

Mi sogno di tornarci: il direttore

ha la faccia di de Bortoli.

A Ferruccio non l’ho detto: non

vorrei che si montasse la testa

Io non ho nulla: è tutto di mia

moglie. E non spende un soldo.

Vorrei morire fucilato, in ogni

caso d’un colpo, senza nessuno

intorno che mi rompa le balle

SILVIO BERLUSCONI

Ermanno Olmi sul set del film «Il posto»

CARLO DE BENEDETTI

LUCA DI MONTEZEMOLO

Guglielmo Giannini, «l’uomo qualunque»

ENOE BONFANTI

Page 4: ilGiornale - stefanolorenzetto.it · chiari di luna sono in-concepibili. Date le premesse, un accordo tra proprietà e ... di avere compreso i ter-mini del dilemma: o si accetta lo

Il Giornale 06/20/2010 Page : 14

Copyright © 20/06/2010 Il Giornale June 20, 2010 4:51 am / Powered by TECNAVIA

Copy Reduced to 50% from original to fit letter page

GIORN - NAZIONALE - 14 - 20/06/10- Plate SINGOLA - Autore: SANDRI Stampa: 19/06/10 21.01 - Composite

14 INTERNI il Giornale Domenica 20 giugno 2010

di Stefano Zecchi

Stiamo faticosamente risa-lendolachinadiunamontagnascoscesa. È naturale che man-chi il fiatoesi sentano legambemolli,masarebbesbagliato fer-marciproprioadessochelame-taèvicina.Tantierroridelpassa-to ci hanno fatto ruzzolare sulfondo, tanti sbagli riassumibilinell’assenzadel rigorecihannoreso una scuola non all’altezzadei compiti.Laprovad’esame, cosiddetta

Invalsi,quest’annoèstataparti-colarmentedura:dicoquest’an-no perché la prova c’era anchenel passato, però eramolto piùsemplice e quasi un pro formainquantopocooniente incide-va nella valutazione conclusivadel candidato.La tentazione del buonismo

ha rovinatodecennidi istruzio-ne e adesso che la scuola va indirezione opposta arrivano lecritiche? abbiamo letto com-mentinegativi,abbiamoriscon-trato pareri negativi su questotest. Perché? Persino il Secolod’Italianonharesistitoalrichia-mo buonista. C’è la percezionedi un sentimento comune - di-ciamo politicamente trasversa-le-cherichiedeilritornoallase-rietà degli studi nelle nostrescuolestatali.Questosentimen-tononpuòarrendersidifronteauna prova d’esame indubbia-mente(quest’anno)difficile:sa-

rebbeunabella ebuona ipocri-sia, tipica del predicare bene erazzolaremale.Miaugurocheilministro tenga duro sulla serie-tà dell’Invalsi, infatti ha già an-nunciatochedal2012saràutiliz-zato alla Maturità. Giusto. Laprovascrittahasempreuncarat-

tere di verifica oggettiva. Nel-l’esameorale,invece,lostuden-tehacomunquelapossibilitàdi«raccontarla su» al professore,soprattutto se è spigliato e scal-tro. Al contrario, il compagnopiùtimido,menodisinvolto,pe-nalizzato perché non ha la giu-

staparlantina, trovanellaprovascritta l’occasione di far cono-scere realmente quello che sa.Anche perché lo scopo dell’In-valsiè fondamentale.Veniamo così alla seconda

considerazione.Lenostrescuo-lehannolapossibilitàdiunaau-tonomia della programmazio-ne didattica (il cosiddetto Pof),cioèogniistitutopresentalapro-pria «offerta formativa» in rela-zioneallasuacollocazionegeo-graficaealla suautenzasociale.Adesempio,perunascuolame-dia di Quarto Oggiaro, estremaperiferiamilanese,conun’uten-za extracomunitaria alta e unageneralerealtàsocialedegrada-ta, è assolutamente velleitarioproporrelostudiodell’epica,let-ture impegnative, competenzedianalisi logica, quando il livel-lodegli allievi ècosìbassodari-chiedereunapropedeuticitàdi-dattica semplice ed essenziale.Unasituazionedel tuttodiversasiregistrerà,ovviamente, inunascuoladel centrodiMilano.Ora, cosa significa l’Invalsi?È

una prova d’esame, uguale pertutti, di livello nazionale, checonsentedistabilireundenomi-natore comune dell’apprendi-mentovalidoper tutte le scuole(nelnostrocasolaterzamedia).Insomma, se ilPofdelocalizza iprogrammiscolasticiasecondache l’istitutosiaalnordoal sud,al centro o in periferia, l’Invalsiriportaidiversigradidiappren-dimento a un unico livello chetuttiglistudentidituttelescuoled’Italia dovrebbero raggiunge-re.Unlivelloparametratosecon-doprecise indicazionieuropee.Peresempio,dalleanaliside-

gli Invalsi dell’anno scorso èemersochelescuoleincuisiga-rantisce il miglior risultatod’istruzione sono a Milano,

che la matematica ha gradi diconoscenza molto bassi, nonpercolpadelle testedeiragazziitaliani, ma degli insegnanti: ilaureati inmatematicanonvo-gliono fare i professori, così vaad insegnare la disciplina unpersonale un po’ raccoglitic-cio.Equestosarebbeunimpor-tante problemada affrontare.Dunque, se l’Europa ci co-

stringe a dolorose manovre fi-nanziarie, ci consegna anche iparametri di un’istruzioneche, senonvengonoraggiunti,renderanno anche i nostri ra-gazzi felici e contenti per il po-costudio,malitaglierannofuo-ri dalla competizione-concor-renza coi loro compagni euro-pei.Èchiaro, allora, che rinun-ciarealla serietàeal rigoredel-laprovad’esameInvalsisignifi-ca lasciare andare la scuola aunaderivaqualunquisticae ir-responsabilenellasuademago-giabuonistadifronteinveceal-la necessità di monitorarne laqualità e di pretenderne stan-dard europei.

Quanti nipotini hai?«Cinque, da 1 a 25 anni. Se la prima nipotefossestatastupidacomeme,chemisposaia22, e comesuamadreLaura, che simaritòa19 appena finita la maturità, sarei già bi-snonno».Che rapporto hai con i nipoti?

«Mi piacciono molto per 15-16 minuti. Poimi rompono.Con i figli no, èdiverso, il rap-porto è paritario».Ricordomaleoppureaunodeituoibim-bifacestimangiareilpepe,ingannando-lo,perinsegnarglianonfidarsidinessu-no, nemmeno del proprio padre?

«Ricordibene.AFiorenza. Insistevanelgio-careatavolacolmacinino.Allafine,spazien-tito, la invitai adassaggiare il pepe. Scoppiòapiangereperilbruciore.Perònonsel’èpiùscordato».Nonèbello non avere nessunodi cui fi-darsi.

«Eh, loso,ma inquelmomentomivenivaapennello».Di quante persone ti fidi veramente?

(Ci pensa). «Sei o sette».Quante qui in redazione?

«Cazzo,chebruttadomanda.Nonlehomaicontate».Hai due vite parallele: dal lunedì al ve-nerdìabitiaMilano, il sabatoeladome-nica torni a Ponteranica. Che cosa ti haimpedito di trasferirti definitivamenteaMilano?

«Niente.Anzi,l’hosempreconsideratalaca-pitaledelgiornalismoevadomoltofierodelmioAmbroginod’oro.HoricevutodaMila-no molto più di quello che le ho dato. MaquandosonoquimivienelanostalgiadiBer-gamoequandosonoaBergamomiviene lanostalgia diMilano».Ponteranica com’è?

«Un paese modello. Perfettamente pulito.Funzionatutto.Orac’èunsindacodellaLe-ga,ma era così anche quando lo governavala sinistra. I miei sondaggi vado a farli alla

trattoria Falconi, un covodi leghisti e di co-munisti.C’èchifrequentalaBocconiechilaFalconi».Seidavveroparsimoniosocometidipin-gono?

«I capriccime li sono tolti tutti. Orami pia-cefareregali.Spendoparecchioinabbiglia-mento. Si vede che ho bisogno di appariremeglio di quello che sono».Haipersomoltisoldipercolpadellacri-si?

«Non ho ben controllato. Sono ancora fer-mo agli anni Sessanta, quando a fine mesemi davano lo stipendio in banconote, den-tro unabusta colornocciola in cuimetteva-noancheglispiccioli.Appenahoaccumula-to un po’ di risparmi, compro una casa. Al-meno imattoni posso toccarli, anche se ca-donoperterrarestanomiei.Unavoltaildiret-tore del Credito bergamascomi costrinse afarei...comesichiamano...contropronti...».I pronti contro termine.

«Ecco,quelli.Un’altravoltami feceperdereunabarcatadiquattrini investendo120mi-lioni di lire in azioni della new economy.Adessoquandomi si avvicinaun funziona-rio della banca per propormi questo o quelprodotto, gli rispondo secco: ma perchénonsi fa i cazzi suoi, cheaimiei sopensarcibenissimodasolo,comepuòconstataredalconto? Bei tempi quando le banche eranocome le chiese, tutti zitti e al loro posto».Sei fiero d’essere italiano?

«Sì. Be’, fiero...». (Si stringe nelle spalle).«Non mi dispiace. Se fossi neozelandese,mi accontenterei».Che cosa pensi dei tuoi connazionali?

«Sono convinto che lo Stato sia povero e gliitaliani ricchi.Mangianomeglio, si vestonomeglio, vivonomeglio di tutti gli altri euro-pei. InGermaniaalla seracenanoconpaneeformaggiogiallo.Permedigialloc’èsololapolenta. Invece da noi ristoranti, trattorie,

pizzerieaogni angolo, semprepieni. Il pro-blemasemmaièilSudchenonriesceainte-grarsi».Come mai la secessione viene chiestasoltanto dal Nord, anziché dal Sud?

«Melochiedoanch’io.Servirebbeneimeri-dionali uno scatto d’orgoglio. Sostengonochesiamoegoisti?Losianoancheloro.Via,ce ne andiamo! Perché stare insieme perforza? Che assurdità: si può divorziare trevolte dalla propriamoglie,ma nondaPlatìo da Caltagirone».Qualè lacosapiùbellachehai fattonel-la tua vita?

«Rendermi utile a qualche estraneo con laconsapevolezzachenonmiavrebbedimo-strato alcuna riconoscenza».Una volta hai confessato di non esseremaistatofelice.Quand’èchetiseiavvici-nato di più alla felicità?

«La felicità è fatta di lampi che però illumi-nano tutta la vita. Nonpuoi godertela: soloricordartela.Già tanto. Bisogna sapere cheil resto è unamacinazione di passi».Illuminami con uno di questi lampi.

«Ero felice il giorno in cui fui assunto allaNotte.PiùancorailgiornoincuiMattiagua-rì. Aveva 7 o 8 anni quando diagnosticaro-no che sarebbemorto. Condue anni di cu-re, unmedico omeopata lo salvò».Perché non vai mai in vacanza?

«Perché riesco ad annoiarmi benissimoquisenzaandareinferie.Epoicisonosem-pre, in vacanza. Il mio lavoro coincide colmio hobby. Nel fine settimana mi affaccioalla finestra e vedo laMaresana (unmonte,ndr). Ma dove vuoi che vada?».Rammento quando ti recasti ad Arcoreperlamentartidelfattoche,nonostantelaMondadori fosseentratanell’aziona-riato delGiornale, languivano gli inve-stimenti, avevamo unminimo garanti-to pubblicitario da foglio di provincia,

non si decidevano a darci le rotative acolori. Berlusconi osservò che eri trop-postressatoesioffrìdiprenotartiunre-sort inMessico.

«No, mi mise a disposizione una delle suevilleinSardegna.Imbarazzato,evitaidirifiu-tare per non offenderlo. Presi tempo. Lui èfatto così. “Usi il mio aereo come fosse ilsuo”,mihapersinodetto.Matipare?Hain-sistitocosìtantocheunavoltahovolutopro-varloper volare fino aRomaavedere il der-bydigaloppo.Sedili inpelle, radicadapper-tutto,champagneappenasalitoabordo.Hogiocato a fare il signore per un giorno».Che cosa ti piace dei tuoi adorati caval-li?

«L’eleganza. Senza di loro, l’uomo vivreb-beancoranelle caverne.Enoi come li ripa-ghiamo? Facendone bistecche quando so-no stanchi di galoppare. Lo stesso con lemucche che ci hannonutrito del loro latte.Che barbarie! Guarda, mi piacciono tuttigli animali, a parte le zanzare. Ho qualcheperplessità sul coccodrillo».Mi ha sorpreso vedere che tieni la fotodel tuomicioneCiccio come sfondodeltelefonino.

«Non parlarmene. È morto la vigilia di Pa-squa. Aveva 17 anni. Era un trovatello. Iol’avevo chiamato Fausto in onore a Berti-notti,mafinoall’ultimogiornoincasaèsta-to per tutti Ciccio. Me lo sono sognato lanotte scorsa».Hai anche la passione per la civetta. Mitoccòdissuaderti: la volevimetterenel-la testata del Giornale in occasione diunariformagrafica.Tiobiettaichel’uc-cellonotturnoha famadiportare iellaetu soprassedesti, perché all’argomentosfiga sei sensibile.

«Civette, gufi... Una passione irrazionale».Se non fossi diventato giornalista, cheprofessione avresti potuto fare?

«L’avvocatopenalista. Ilgiudiceno,megliodi no: avrei assolto tutti».Il coraggio è una virtù importante perun giornalista?

«Sai chenon lo so? Iononso se sonocorag-gioso. Forse sono soltanto sfrontato».Una dote indispensabile per far benequestomestiere?

«La curiosità».La tua paura più grande qual è?

«Nonlamorte insé,mal’itinerarioperarri-varci: le flebo, ilpreteche tentadi farmifarequello chenon intendo fare, le facce addo-loratedi queipirla intornoal letto. Almenoquandomorirò non vorrei avere rotture diballe».So che ti piacerebbemorire d’infarto o,meglioancora, fucilato,modalitàper laquale ti stai dando parecchio da fare.

«Comunque di un colpo secco».L’ho chiesto a Dagospia e ha svicolato.Ci riprovo con te: dimmi una cosa chenon haimai rivelato a nessuno.

(Riflette).«Neavreidue.Daragazzomisonopresounafucilataperdavvero.Miarrampi-cavo con imiei amici su un ciliegio. Alla fi-neilcontadinoperselapazienzaemisparòcon lo schioppo caricato a sale. Mi colpì aun polpaccio. Tu non hai idea del dolorebestiale. Per pauranondissi nulla in casa emi curai da solo».E la seconda?

«Non so se posso raccontartela».Dài, magari la metto nel titolo.

«Avevo12anni.Rovesciaiunascrivaniapersfilare5.000liredauncassettochiusoachia-ve. Non se ne accorse nessuno. Ma io a di-stanza di 55 anni provo ancora vergogna dime stesso. Ho fattomolta fatica a dirtelo».La cinquecentesima puntata dei Tipiitaliani è finita. La vogliamo chiuderequi, questa serie, che dici?

«Io andrei avanti. È troppo bella».Stefano Lorenzetto

(500. Continua)

[email protected]

tipi italiani

s

Vittorio Feltri si racconta

DOPO GLI ESAMI ALLE MEDIE

Test uguali per tuttiCosì si salva la scuoladallamediocritàIl ministro Gelmini propone di introdurre quiz standardanche alla maturità: è l’unico modo per battere il buonismo

Non solo l’insegnamento della lingua inglese o dialtrelinguestraniere.Dall’annoprossimosaràpossibi-le insegnarealcunematerie in linguastranieradurantel’ultimoannodituttigli istitutisuperiori.Lascuolacam-bia e il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini,racconta laminirivoluzione durante il convegno dellaFondazione «Liberamento» a Moniga del Garda (Bre-scia). «Ègià leggeedall’annoprossimoalcunemateriesarannoinsegnateininglese»nellescuolesuperiori ita-liane.«Apriamoancoradipiùilnostrosistemascolasti-coallo scenario internazionale -haspiegato ilministro-,ancheperchénonpossiamorassegnarciavederscen-derelanostrascuolanelleclassifichedell’Ocse».L’inse-gnamento in lingua straniera sarà deciso liberamentedalle scuole e inizierà per ora dal quinto anno di studi.Il ministro ieri ne ha approfittato per esprimere un

giudiziomoltoduroneiconfrontidialcuniistitutitecni-ci italiani. «Ho visitato scuole d’eccellenza, ma anchescuole che non hanno un’anima e che forniscono unameraculturagenerale»,haaffermato.Alcunediquestescuole sono dei parcheggi - ha insistito - non formanoveramentei ragazzichepoisidevonoformare inazien-da». «Dobbiamo fare tutti un ripensamento, rivedere ilsettoredell’istruzioneinfunzionedelmercatodellavo-ro»e introdurreunavalutazionedei livellidiapprendi-mento«piùprecisaestandardizzata»nellascuolasupe-riore. «Èunpassonecessario, così comeabbiamo fattopassiavantiperlavalutazionenelmondodell’universi-tà, c’è ancora molto da fare nella scuola».

Dal 2012 alcune materiesaranno insegnate in inglese

segue da pagina 13

ORE DESCISIVE Per molti studenti dei licei tra qualche giorno scatterà la prova finale

La novitàPOLEMICHE La prova

Invalsi considerata

troppo dura: ma è

un esempio di qualità

Ciscusiamocoilettoriperl’imprecisioneriportataieriapagina12suunodegli articolidedicati allamaturità.Il calendario si aprirà infatti il 22 con la prova d’italia-no,proseguirà il23conlasecondaverificascritta(gre-coal liceo classico,matematica allo scientifico, linguastranieraal linguistico)esichiuderàconlaterzaeulti-ma prova scritta, venerdì 25 giugno (e non lunedì 28),senza il consueto fine settimana d’intervallo tra il se-condo scritto e il «quizzone». La quarta prova si effet-tua il 28nei licei con sezioni a opzione internazionale,neiliceiclassicieuropeieinalcuniindirizzi linguistici.

La rettifica La terza provasi svolgerà il 25 giugno


Recommended