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Ippolito di Roma LA TRADIZIONE...Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita,...

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Ippolito di Roma - LA TRADIZIONE APOSTOLICA Ippolito di Roma LA TRADIZIONE APOSTOLICA ECONOMICA DELLO SPIRITO I classici della spiritualità cristiana
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Nella ricca attività letteraria di Ippolito, orientata prevalentemente in senso esegetico, polemico e cronolo-gico, occupa un posto singolare la Tradizione Apostolica, testo della massima importanza nella storia della liturgia, in quanto rappresenta la più antica raccolta canonica che, dopo la Didachè, noi possediamo.

Compilata intorno al 215, tale raccolta è coeren-te con la concezione aristocratica che Ippolito ha della Chiesa come assemblea di santi, eredi fedeli e rispettosi dei principi apostolici. Proprio perché questi principi sia-no ben conosciuti e praticati, egli se ne fa espositore nella Tradizione Apostolica, convinto che il possesso della ve-rità impedisca errori ed eresie.

I nuclei tematici che trovano trattazione nell’opera sono sostanzialmente tre: l’organizzazione della gerar-chia ecclesiastica, i regolamenti che disciplinano la vita dei laici e, infine, la prassi liturgica vera e propria.

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I classici della spiritualitàcristiana di tutti i tempiper nutrire lo spiritoe allargare gli orizzontidel pensiero

In copertina: Il Concilio di Gerusalemme,icona della Glikophilousa www.piccoloeremodellequerce.it

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Economica dello spirito

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Ippolito di Roma

LA TRADIZIONEAPOSTOLICA

Introduzione, traduzione e notea cura di Rachele Tateo

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PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2010Via Francesco Albani, 21 - 20149 [email protected]: Diffusione San Paolo s.r.l.Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

Riedizione del volume:Ippolito di Roma, La Tradizione Apostolica, Introduzione, traduzionee note a cura di Rachele Tateo, Paoline Editoriale Libri, 1995 (primaedizione 1972)

Prima edizione digitale 2010

Realizzato da Antonianum Srl

Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio,

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Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce

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INTRODUZIONE

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IPPOLITO DI ROMA

Vita

Il prestigio e la forza della Chiesa, dovuti alla energiadi papa Vittore (189-199)1, nonché la compagine stessadella società cristiana di Roma vengono, durante il pon-tificato successivo di Zefirino (199-217), profondamenteintaccati da « polemiche, lotte e secessioni », a conclusio-ne delle quali esplode, all’elezione di Callisto (217-222),il « grande scisma di Ippolito »2.

Fa così il suo violento ingresso nella cronaca ecclesia-stica il primo antipapa che la storia ricordi, una figura diteologo, vescovo e scrittore ancor oggi discussa e impre-cisata, nonostante una letteratura ricchissima e annosa,la quale prende avvio dalle notizie fornite all’inizio delIV secolo da Eusebio di Cesarea3.

1 Sulla risolutezza con cui Vittore intervenne nelle controversie, com-batté scismi ed eresie, represse tendenze separatiste e favorì la coesione del-la comunità cristiana di Roma, vedi G. Bardy, La question des langues dansl’Église ancienne, I, Paris 1948, pp. 97-98; J. Zeiller, in A. Fliche - V. Mar-tin, Storia della Chiesa, II, Torino 1959, pp. 511-512, 535-536; J. Lebreton,ibidem, pp. 112-118, 120-122.

2 A. Donini, Ippolito di Roma, Roma 1925, p. 61. Sulle controversie teo-logiche e dogmatiche che angustiarono il pontificato di Zefirino e si protras-sero sotto quello di Callisto vedi L. Duchesne, Storia della Chiesa antica, I, Ro-ma 1905, pp. 162-172; Id., Les origines chrétiennes, II, Paris s.d., pp. 277-284;J. Lebreton, in A. Fliche - V. Martin, Storia della Chiesa, II, pp. 129-133;J. Zeiller, ibidem, II, pp. 513-517.

3 Cfr. Dictionnaire de Spiritualité, Paris 1968, XLIV-XLV, pp. 513-571,s. v. « Hippolyte de Rome », a conclusione dell’articolo che esamina il pro-blema, la vita e la personalità, le opere e la dottrina di Ippolito.

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L’autore della Storia Ecclesiastica annovera Ippolito tragli uomini di Chiesa forniti di grande cultura dalle cuilettere, conservate nella biblioteca dell’antica Gerusa-lemme, egli aveva attinto a piene mani, e ne testimoniaanche la dignità vescovile, pur non conoscendo la sede ditale episcopato4. Più organiche e circostanziate appaionole notizie del Liber Pontificalis secondo cui, nel 235, Ip-polito fu deportato con papa Ponziano (230-235) nel-l’insalubre Sardegna5: al micidiale clima sardo, peraltro,non resistette a lungo nessuno dei due. Più tardi, per in-teressamento di Fabiano, i resti di Ponziano, che in esilioaveva rinunciato alla sua alta carica ed era stato sostitui-to da Anteros (235-236), e forse anche quelli di Ippolito,furono trasportati a Roma e deposti i primi nella criptadei Papi nel cimitero di Callisto e i secondi nel cimiterodella via Tiburtina.

Di scarsa attendibilità appare l’elogio funebre di Da-maso6 che studi recenti hanno tuttavia riproposto in unaprospettiva nuova: difatti alla notizia secondo cui Ippo-lito aderì allo scisma di Novato, ma morì martire, ri-conciliandosi con la Chiesa e raccomandando ai suoipartigiani di fare altrettanto (notizia tradizionalmenteritenuta una semplice voce, in quanto lo stesso ponteficenel riferirla si trincera dietro un cauto fertur), lo Hans-

4 Eusebio, Historia Ecclesiastica (H. E.), VI, 20 (PG 20, 572). Mezzo se-colo più tardi Girolamo, De viris illustribus, c. 61 (PL 23, 708), confessad’aver fatto, per ovviare a questa ignoranza, molte vane ricerche. Altre fontiantiche tentano di precisare la sede episcopale di Ippolito, identificandola perlo più con Roma o Porto (PG 10, 576-581). Papa Gelasio, fraintendendo Eu-sebio, pensa a una città araba: vedi il commento a questa interpretazione inG. Da Bra, Studio su Ippolito dottore, Roma 1944, p. 14.

5 Cfr. Liber Pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1955, p. 145.6 A. Ferrua, Epigrammata damasiana, Città del Vaticano 1942, pp. 169-

173. Vedi anche tavola IV.

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sens riconosce il valore di storica testimonianza7. Essa,in più, completa le informazioni del Liber Pontificalische di Ponziano ricorda l’esilio sardo, le violenze subitefino alla morte (30 ottobre 235) e il trasferimento dei re-sti in patria8 ad opera del pontefice Fabiano (236-250),senza far menzione dell’abdicazione, mentre di Ippolitodà solo notizia della deportazione. È probabile allora chequesti, sopravvissuto e rientrato in Roma dopo il 250,tra il 250 e il 252 abbia aderito al novazianismo ma siamorto martire dopo il ritorno nel seno della Chiesa,vittima della persecuzione di Trebonio Gallo nel 252-253 o, più probabilmente, di Valeriano, nel 257-2599.

7 J.-M. Hanssens, Hippolyte de Rome fut-il Novatianiste? Essai d’une bio-graphie, in Archivium Historiae Pontificiae III (1965) 11-14, ritiene appuntoche si tratti di Novato e non di Novaziano, come in genere si crede imma-ginando una confusione di Damaso fra i due nomi. Del resto, Novato e No-vaziano, benché agli antipodi in materia penitenziale, essendo il primo in-dulgente e l’altro rigoroso, fecero causa comune per appagare le loroambizioni personali: cfr. J. Zeiller, in A. Fliche - V. Martin, Storia della Chie-sa, II, pp. 198-199; J. Lebreton, in A. Fliche - V. Martin, Storia della Chiesa,II, pp. 252-255; J. Daniélou, in L.-J. Rogier - R. Aubert - M.D. Knowles,Nouvelle histoire de l’Église, I, Paris 1963, pp. 233-234.

Lo Hanssens, nel precedente lavoro, La liturgie d’Hippolyte. Les documents,son titulaire, ses origines et son caractère, Roma 1959, p. 316, aveva pensato cheIppolito, d’accordo con altri sacerdoti, tra cui forse lo stesso Novaziano, sifosse ribellato agli insegnamenti dottrinali e alle direttive pastorali del ve-scovo legittimo, prendendo una posizione canonicamente mal definita, o di-venendo addirittura un doctor nella comunità novazianista.

8 Probabilmente tale trasferimento avvenne tra il 238 e il 249, cioè tra lamorte di Massimino, che aveva esiliato il papa, e l’avvento di Decio al trono.

9 Ippolito doveva essere ancora vivo nel 253 se all’inizio di quell’anno,o tutt’al più alla fine del precedente, Dionigi di Alicarnasso aveva inviato airomani una lettera ufficiale servendosi di Ippolito come intermediario (H.E., VI, 46, 5 = PG 20, 636): intermediariato che ben gli si addiceva, essen-do egli presbitero romano, ma di origine egiziana e quindi legato in modoparticolare alla Chiesa di Alessandria, e che dovette consistere o nel redige-re la lettera o nel riceverla per comunicarne il contenuto ai romani (J.-M.Hanssens, Hippolyte de Rome, fut-il Novatianiste?, pp. 9-11).

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10 J.-M. Hanssens, Hippolyte de Rome, fut-il Novatianiste?, p. 19: Ippoli-to doveva avere circa settantacinque anni, se ne aveva trentacinque nel 217,alla morte di Zefirino.

11 PL 60, 530-556. Si tratta di una vera e propria passio d’ispirazionefantastica, ma a cui non sono estranee suggestioni letterarie (si ricordi il mi-to greco di Ippolito rielaborato nella Fedra di Seneca) e artistiche (se Pru-denzio descrive realmente un affresco che adornava la sepoltura del martiree, in tal caso, doveva essere stato suggerito dalla suddetta omonimia).D’altra parte questa passio, che identifica il nostro Ippolito con l’omonimomartire di Porto Romano, è un esempio delle confusioni rese possibili dalnotevole numero di Ippoliti riportati nei martyrologia. Cfr. J.-M. Hanssens,La liturgie d’Hippolyte, pp. 319-340, che distingue l’Ippolito scrittore sia daquello di Porto, creazione fantastica, sia da quello della via Tiburtina, mor-to al massimo nel 250, e lo identifica con l’intermediario di Dionigi.

Un ritrovamento archeologico, di cui dette a suo tempo notizia S. Mo-scati (All’Isola Sacra la tomba di sant’Ippolito, in Il Messaggero del 7 novembre1971, p. 7), potrebbe portare nuova luce sulla morte e la sepoltura di Ippo-lito. Tra Ostia e Fiumicino, all’Isola Sacra, sono stati individuati i resti diuna grandiosa basilica a tre navate e, in ottimo stato di conservazione, la cat-tedra episcopale e l’altare. Sotto di questo, un sarcofago decorato con moti-vi geometrici conteneva probabilmente i resti del Santo titolare. La presen-za, nel luogo degli scavi, di un campanile duecentesco che reca il nome disant’Ippolito e, nei pressi, una cappelletta con un pozzo dove si racconta cheil santo sia stato gettato e ucciso, appare molto significativa. Ma si trattadell’Ippolito autore della Tradizione Apostolica? Attendiamo che gli studiche saranno condotti sui vari reperti facciano luce sull’argomento.

12 L’intero elenco è in G. Bovini, S. Ippolito della via Tiburtina. Esame ecritica delle antiche testimonianze su Ippolito, in Rivista di Archeologia CristianaXIX (1942) 35-64. Vedi anche l’esame delle fonti condotto da A. Amore,Note su S. Ippolito martire, in Rivista di Archeologia Cristiana XXX (1954)6397, nell’intento di fare luce sulla leggenda agiografica ippolitea. La con-

Ippolito allora doveva essere ben avanti negli anni10:Prudenzio, che nell’undicesimo inno del Peristephanon ri-prende e amplifica l’epigramma damasiano, ci presentail martire che ormai vecchio, con i piedi legati a focosicavalli e il capo riverso al suolo, viene trascinato a grantrotto attraverso i campi11.

Alle testimonianze letterarie e agiografiche12 se ne èaggiunta una di tutt’altro genere nel 1551, anno in cui

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Tav. I - « Statua di Ippolito » ( foto Alinari)

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Tav. II - « Ciclo pasquale » (Pont. Comm. Archeol. Sacra)

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Tav. III - « Catalogo delle opere » (Pont. Comm. Archeol. Sacra)

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venne riportata alla luce, nei pressi del cimitero di Ip-polito, una statua13, probabilmente del III secolo, rap-presentante un doctor del tipo che gli ateliers romani del-l’epoca elaboravano in serie, senza velleità ritrattisticheo, per lo meno, con semplici intenti tipologici. Sui fian-chi della cattedra, su cui il filosofo siede, sono incisi dauna parte un ciclo pasquale, che va dal 222 al 23314, edall’altra un elenco di opere15. Il confronto tra questo ei vari cataloghi ippolitei16 nonché altre considerazionisul luogo del ritrovamento e la datazione della scultura,inducono a pensare che essa rappresenti il nostro Ippoli-to, a conferma di quanto già sappiamo dalle fonti: matale identificazione è ben lungi dall’essere pacifica17.

Opere e teoria

La più antica opera di Ippolito a noi pervenuta è unTrattato sull’Anticristo, che risale probabilmente all’iniziodel III secolo. Si tratta di uno studio sistematico dell’an-tica letteratura ecclesiastica sull’argomento, cioè di uncommento ai passi della Sacra Scrittura in cui l’Anti cristosi delinea come colui che si leva contro la divinità e miraa sostituirsi ad essa, come l’uomo dell’errore e figlio stes-

clusione è che è esistito un solo Ippolito martire, romano, sepolto nel cimi-tero della via Tiburtina e venerato il 13 agosto: cfr. anche J.-M. Hanssens,La liturgie d’Hippolyte, pp. 302-307.

13 Vedi tavola I.14 Vedi tavola II.15 Vedi tavola III.16 Eusebio, H. E., VI, 22 (PG 20, 574-576); Girolamo, De viris illustri-

bus, 61 (PL 23, 707-708); Teodoreto di Ciro, Eranistes, I (PG 83, 85-88), II(PG 83, 172-176), III (PG 83, 284-285) che cita numerose opere sconosciu-te agli altri cataloghi; Fozio, Biblioteca, cod. 121 (PG 103, 401-404, 673).

17 Sui vari problemi suscitati dal ritrovamento della statua, vedi J.-M.Hanssens, La liturgie d’Hippolyte, pp. 217-243.

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so della perdizione, che si manifesta nel mondo per stabi-lire il suo dominio sulla terra, per provocare agitazioni epersecuzioni contro i santi, per diffondere l’errore tra gliuomini. Tale visione apocalittica sembra assumere vali-dità di profezia se consideriamo le dolorose persecuzioniindette da Settimio Severo che, a partire dal 202, si oppo-se con estrema violenza al proselitismo dapprima giudai-co e poi anche cristiano18. Nello stesso periodo, mentre èancora viva l’impressione procurata dalla persecuzione diSettimio, Ippolito, commentando il libro di Daniele19,porta all’esasperazione la sua ostilità verso l’impero roma-no e giunge a ritenere Augusto, fondatore di tale impero,un plagiario a cui è stato possibile, in virtù di una preveg-genza ispiratagli dal demonio, contraffare l’imminenteuniversalismo cristiano20: tra romanità e cristianesimonessuna conciliazione è possibile, anzi l’esistenza dei duetermini sembra trovare giustificazione nella loro stessaantitesi21.

Ritorna poi, anche in quest’opera, la prospettivaminacciosa dell’Anticristo, l’abominazione della desola-zione, l’impostore orgoglioso ed impudente che gli in-fedeli adoreranno, mentre i fedeli saranno trascinatifuori dalle case, cacciati dalle città e banditi dal mondointero22.

18 J. Daniélou, in L.-J. Rogier - R. Aubert - M.D. Knowles, Nouvelle hi-stoire de l’Église, I, pp. 174-176. Sulle dimensioni assunte dalla persecuzionedi Settimio Severo in Egitto e in Africa, vedi Eusebio, H. E., VI, 1-5 (PG20, 522-533).

19 Per J.M. Hanssens (Hippolyte de Rome fut-il Novatianiste?, p. 24) ilcommento a Daniele risale al tempo della persecuzione di Decio, tra la finedel 249 e l’inizio del 251.

20 A. Donini, Ippolito di Roma, p. 103.21 Hippolyte, Commentaire sur Daniel, a cura di G. Bardy, Paris 1947,

p. 173.22 Hippolyte, Commentaire sur Daniel, pp. 215-219.

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Ma verrà il Cristo, nella grandiosa parusia finale, adabbattere l’Avversario con un soffio23, a punire gli empie a donare il regno eterno ai veri credenti, per una risur-rezione dei primi all’eterna condanna e dei secondi allavita eterna. Così il commento si conclude con un vivosenso di attesa24 e anzi, secondo Bardy25, esso è nato pro-prio come opera di circostanza, come bisogno, da partedell’autore, di portare un motivo di pazienza e di speran-za ai cristiani angosciati dalla persecuzione di Severo,fondandolo sulla parola sacra di Dio26. Perciò la letturadel testo veterotestamentario procede in chiave allegori-co-morale: da una parte c’è il metodo, divenuto ormaitradizionale, dell’interpretazione allegorica, o piuttostotipologica, dall’altra la continua deduzione di consigli eincoraggiamenti per il presente. Con tale caratterel’attività esegetica di Ippolito27 sembra inserirsi in una

23 Hippolyte, Commentaire sur Daniel, p. 221.24 Hippolyte, Commentaire sur Daniel, pp. 178-179, 221-222. A. Doni-

ni, Ippolito di Roma, p. 107, ritiene che Ippolito accarezzi qui la speranza diuna felice era millenaria, la quale seguirà i sei millenni di vita concessi almondo (e al cui compimento mancano all’incirca tre secoli), così come ilgiorno del riposo seguì i sei giorni laboriosi della creazione. Tale millenari-smo sarà attenuato e dissimulato nell’opera In difesa del Vangelo di Giovannie dell’Apocalisse, a noi non pervenuta, come non ci sono pervenuti i Capitolicontro Caio, che difendono l’autenticità del corpus giovanneo contro le posi-zioni alogiche: cfr. L. Duchesne, Les origines chrétiennes, pp. 256-260. AncheJ. Daniélou, in L.-J. Rogier - R. Aubert - M.D. Knowles, Nouvelle histoire del’Église, I, p. 180, riconosce il millenarismo di Ippolito, negato, invece, daaltri come A. D’Ales (La Théologie de Saint Hippolyte, Paris 1906, pp. 198-199) e G. Bardy (Hippolyte, Commentaire sur Daniel, pp. 32-33).

25 Hippolyte, Commentaire sur Daniel, p. 17.26 Alla stessa intenzione di liberare i cristiani dal timore che sia immi-

nente la fine del mondo rispondono i Χρονικά del 234, un’opera che è men-zionata nei Philosophumena (X, 30 = PG 16, 3443) e fornisce, accanto a daticronologici sulla durata del mondo, notizie etnografiche, geografiche, nau-tiche, religiose e profane certamente attinte da manuali ellenistici.

27 Noi possediamo, oltre al Commento al libro di Daniele, le esegesi delCantico dei Cantici, delle Benedizioni di Isacco, di Giacobbe e Mosè, della Lotta di

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tradizione « tipicamente romana », che trova risponden-za nella contemporanea vita pratica, letteraria ed artisti-ca28. Anche le altre opere paiono trovare nella realtà deltempo la ragione del loro essere29, a cominciare dal Trat-tato contro l’eresia di Noeto, che forse è la parte finale diun altro lavoro, più vasto, conosciuto con il titolo diΣύνταγμα (Contro tutte le eresie)30 e da noi non posseduto31:Ippolito – siamo intorno al 217 – entra nel vivo dellequestioni ereseologiche32 per difendere l’ortodossia trini-taria contro il monarchianismo patripassiano o, se consi-deriamo l’impegno più vasto dello stesso Σύνταγμα, con-tro tutte le eresie33.

Davide e Golia e dei Salmi, alcune delle quali in forma omiletica. Per tuttal’attività letteraria di Ippolito, vedi J. Quasten, Patrologia, I, Torino 1967,pp. 423-451, che per ogni titolo elenca edizioni, traduzioni e studi.

28 J. Daniélou, in L.J. Rogier - R. Aubert - M.D. Knowles, Nouvelle hi-stoire de l’Église, I, pp. 179-180.

29 Lo stesso ciclo pasquale che è inciso sul fianco della cattedra rappre-senta un tentativo di calcolare in modo scientifico il plenilunio di Pasqua edi trovare quindi soluzione alla disputa che aveva reso difficili i rapporti tracristiani d’Asia e la Chiesa di Roma, discordi sulla data pasquale. Purtrop-po tale calcolo divenne ben presto inutilizzabile, in quanto presenta unavanzo di circa cinque ore l’anno sul corrispondente tempo lunare.

30 Di questo avviso sono L. Duchesne (Les origines chrétiennes, p. 278),P. Nautin (Hippolyte et Josipe, pp. 80-81), J. Daniélou (in L.J. Rogier - R. Au-bert - M.D. Knowles, Nouvelle histoire de l’Église, I, p. 176) e J.-M. Hanssens(Hippolyte de Rome fut-il Novatianiste?, p. 23).

31 Non ci sono pervenuti neanche i trattati Sull’Universo, Contro i Greci ePlatone, menzionato in Phil. X, 32 (PG 16, 3447), Sulla resurrezione, dedica-to all’imperatrice Mamea, probabilmente cristiana, Contro Marcione sull’ori-gine del bene e del male e l’Esortazione a Severina che per noi è solo un tito-lo riportato sulla statua.

32 Per le varie scuole esistenti in Roma alla fine del II secolo, vedi L. Du-chesne, Les origines chrétiennes, pp. 247-269 e J. Lebreton, in A. Fliche - V.Martin, Storia della Chiesa, II, pp. 119-145.

33 Secondo Fozio (Biblioteca = PG 103, 401-404) il Syntagma riassume-va le omelie tenute da Ireneo con lo stesso fine: non sappiamo, però, se Ip-polito le conoscesse per averle ascoltate di persona o per averle semplice-mente lette.

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37. Bisogna custodire bene l’eucaristia pag. 9338. Niente deve cadere dal calice » 9339. I diaconi e i sacerdoti » 9340. La sepoltura » 9441. Quando bisogna pregare » 9442. Il segno della croce » 9743. Conclusione » 98

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ECONOMICA DELLO SPIRITO

Il meglio della spiritualità cristiana di tutti i tempi per nutrire lo spi-rito e allargare gli orizzonti del pensiero.

1. Agostino d’Ippona, Le confessioni2. Teresa d’Avila, Cammino di perfezione3. Teresa di Lisieux, Storia di un’anima4. Didachè, Lettere di Ignazio d’Antiochia, A Diogneto5. Francesco di Sales, Lettere di amicizia spirituale6. San Giustino, Le due apologie7. Giovanni della Croce, Cantico spirituale8. Leone Magno, I sermoni del Natale9. Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale

10. Carlo Borromeo, Omelie sull’Eucaristia11. Agostino d’Ippona, La catechesi ai principianti. De catechizandis rudibus12. Teresa d’Avila, Il castello interiore13. Caterina da Siena, Le Lettere ai papi e ai vescovi14. Egeria, Diario di viaggio15. Teresa d’Avila, Libro della mia vita16. Caterina da Siena, Le Lettere alle autorità politiche, militari e civili17. Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio18. Agostino d’Ippona, Commento ai salmi di lode (I parte)19. Agostino d’Ippona, Commento ai salmi di lode (II parte)20. Agostino d’Ippona, Lettera a Proba. La preghiera21. Ippolito di Roma, La Tradizione Apostolica


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