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Jacopo Mazzonelli / CORO

Date post: 13-Mar-2016
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Jacopo Mazzonelli solo show CORO in Milan, Federico Bianchi Contemporary Art
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FEDERICO BIANCHI CONTEMPORARY ART JACOPO MAZZONELLI CORO
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FEDERICO BIANCHI CONTEMPORARY ART JACOPO MAZZONELLI CORO

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CORO Jacopo Mazzonelli

19 gennaio / 16 marzo 201219 th january / 16th march 2012

Federico Bianchi Contemporary Art, Milano

a cura di / curated by Marco Tagliafi erro

Traduzione inglese / english versionAlina Damian

Foto / photosNadia Baldo

Progetto grafi co / graphic projectJacopo Mazzonelli

Stampa / printLa Reclame

Si ringrazia / thanks to

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UN’ETERNA GHIRLANDA BRILLANTEALCUNI PASSAGGI DI UN CONFRONTO AVVENUTO TRA MARCO TAGLIAFIERRO E JACOPO MAZZONELLI

Possono esistere macchine dotate di originalità? Nel Capitolo XVIII di Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante, Douglas R. Hofstadter descrive il programma che

gioca a dama creato da Arthur Samuel: un programma talmente ben riuscito al punto di essere in grado di battere il suo stesso creatore. Nel capitolo XX, Hofstadter riprende quel discorso per rifl ettere sull’intelligenza artifi ciale e lo fa per esempio in questi termini: “La conclusione ragionare è impossibile non è valida per le persone perché, come è chiaro a chiunque, noi siamo in grado di compiere molti passi successivi di ragionamento, nonostante tutti i livelli superiori. Ciò mostra che noi esseri umani operiamo senza aver bisogno di regole: siamo sistemi formalizzati. Viceversa essa è valida come argomento contro la possibilità di una qualsiasi realizzazione meccanica del ragionamento, perché ogni sistema di ragionamento meccanico dovrebbe dipendere in modo esplicito da regole e quindi non potrebbe decollare se non disponesse di meta-regole che gli dicono quando applicare le regole, di meta-metaregole, e così via. Possiamo concludere che la capacità di ragionare non potrà mai essere meccanizzata. Si tratta di una capacità unicamente umana”. E’ possibile pensare ad un’ambientazione artistica come ad una macchina, una sorta di gigantesco condensatore che si pone lo scopo di illustrare i meccanismi di tradizione di temi e fi gure del recente passato visivo ed anche di quello più remoto, attraverso formule espressive dell’emozione? Jacopo Mazzonelli pensa all’ambientazione come alla costruzione di una “fuga” in termini musicali. Tutto comincia con il soggetto, nucleo generativo che deve essere perfetto, perché deve essere eseguibile per moto contrario, funzionare specularmente. Nessuna opera d’arte si spiega interamente con il

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AN ETERNALGOLDEN

BRAIDSOME FRAGMENTS OF A DIALOGUE BETWEEN

MARCO TAGLIAFIERRO AND JACOPO MAZZONELLI

C an machines possess originality? In Chapter XVIII of Gödel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid, Douglas R. Hofstadter describes the checker-playing program created

by Arthur Samuel: an extremely successful program which was capable of beating its own creator. In chapter XX, Hofstadter writes about the same topic in order to refl ect upon the artifi cial intelligence and, for example, he writes: “The conclusion “reasoning is impossible” does not apply to people, because as is plain to anyone, we do manage to carry out many steps of reasoning, all the higher levels notwithstanding. That shows that we humans operate without need of rules: we are “informal systems”. On the other hand, as an argument against the possibility of any mechanical instantiation of reasoning, it is valid, for any mechanical reasoning-system would have to depend on rules explicitly, and so it couldn’t get off the ground unless it had metarules telling it when to apply its rules, metametarules telling it when to apply its metarules, and so on. We may conclude that the ability to reason can never be mechanized. It is a uniquely human capability.” Is it possible to think of an art setting as of a machine, a sort of enormous condenser aimed at illustrating the mechanisms of tradition of themes and fi gures of the recent visual past but also of the more remote past, by means of emotional expressive forms? Jacopo Mazzonelli considers the setting as the construction of a “fugue” in terms of music. Everything begins with the subject, the generative core which has to be perfect, because it has to be performable in contrapuntal motion, function specularly. No art work is entirely explained by the period in which it was born, it is not ascribable to its context, on the contrary, the fascination and the force of an antique art work are due partly to the fact that we will never know

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periodo che l’ha vista nascere, essa non è riconducibile al suo contesto, anzi, il fascino e la forza di un’opera antica si devono in parte al fatto che non sapremo mai con certezza come essa veniva percepita dai suoi contemporanei. La storia dell’opera è speculare al suo futuro. Seguendo il pensiero di Marc Augè si potrebbe continuare con l’affermare che le opere d’arte antiche sono come delle rovine e inversamente le rovine, prima di ogni restauro o di ogni messa in scena, hanno qualcosa dell’opera d’arte. C’è al cuore della percezione estetica una mancanza che la defi nisce come tale. Essa non è mai conoscenza integrale del passato, ma è sottoposta all’attrazione di un tempo tanto evidente quanto inafferrabile. A questo proposito Mazzonelli afferma quanto segue: “Penso al concetto di mancanza, ossia di vuoto, di pausa, come elemento generatore intendo. Penso alla pausa musicale, importante quanto la nota, perché i due elementi si infl uenzano: non c’è suono senza silenzio, non c’è silenzio senza suono. Questa teoria degli opposti pervade tutti gli apparati simbolici che mi interessano: l’alchimia, il gotico internazionale, il cristianesimo ed altri. La mancanza è mistero, e l’artista mentre plasma spesso toglie. Credo che il vuoto crei equilibrio, al contrario dell’apparenza semantica del termine. Pensiamo alle culture orientali, al minimalismo, ai quadri monocromi. Il vuoto crea equilibrio perché la massa ha bisogno di spazio per espandersi. Se pensiamo poi alle rovine, come dice giustamente Augè, in realtà ricostruiamo qualcosa di diverso. Se dotati di immaginazione e creatività, la rovina non diventa più un frammento di intonaco del muro, ma un elemento autosuffi ciente. La questione del ready-made lo ha già dimostrato. Per alcuni artisti il frammento è il passe-partout per entrare in contatto con un’idea collettiva, un ricordo. Penso ad artisti che lavorano su tematiche sociali, politiche, di razza o religione. Nulla di più distante da me. Mi interessa la virtualità, l’autonomia meravigliosa del dettaglio. Il dettaglio è di per sé meraviglioso, altrimenti non è un dettaglio ma una parte di un tutto”. Se io parto dalla convinzione che l’immagine sia il luogo in cui più direttamente precipita e si condensa l’impressione e la memoria degli eventi per Jacopo Mazzonelli l’immagine è più semplicemente una porta, l’artista dichiara di aver smesso di fare il musicista per fare l’artista visivo proprio per non dover attendere lo sviluppo nel tempo di un evento ma varcare in un momento la soglia, e così continua: “per questo il mondo è anzitutto oggetto di immaginazione. L’immaginazione trascendentale procede all’apertura del mondo in quanto possibilità generale dell’ente. I 12 studi di esecuzione trascendentale (Études d’exécution trascendante) di Franz Liszt sono composizioni che hanno rivoluzionato il mondo pianistico ottocentesco. Lasciando perdere il mero gusto per una forma di virtuosismo da palcoscenico fi ne a se stesso, credo che i presupposti di tali composizioni siano interessanti se posti in

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for sure how it was perceived by its contemporaries. The art work’s history is specular to its future. Following Marc Augé’s thought, we could keep on stating that the antique art works are like some ruins and, at the same time, the ruins, before any restoration or any mise-en-scene, possess something of the art work. There is, at the very core of the esthetic perception, a lack which defi nes it as such. It is never a complete knowledge of the past, but it is subject to the attraction of a time as obvious as impossible to seize. With regard to this, Mazzonelli declares the following: “I think of the concept of lack, that is emptiness, pause, as of a generating element. I think of the musical pause, as important as the note, because the two elements infl uence one another: there is no sound without silence, there is no silence without sound. This theory of the opposites pervades all the symbolic systems I am interested in: the alchemy, the international gothic, Christianity and others. Absence is mystery, and the artist often removes while shaping. I believe that emptiness creates balance, despite the semantic appearance of the word. Consider the oriental cultures, minimalism, monochromatic paintings. Absence creates balance because mass needs space in order to expand itself. If we consider the ruins, then, as Augé rightly says, we actually reconstruct something different. If we are endowed with imagination and creativity, the ruin is no longer a fragment of plaster of the wall, but a self-suffi cient element. The ready-made has already demonstrated that. For some artists the fragment is the passe-partout to come into contact with a collective idea, with a memory. I am thinking of artists who work upon social, political, racial or religious themes. I couldn’t see things in a more different manner. I am interested in virtuality, the marvellous autonomy of the detail. The detail in itself is amazing, otherwise it is no longer a detail, but part of a whole”. If I start from the conviction that the image is the place which most directly welcomes and condenses the impression and the memory of the events, for Jacopo Mazzonelli the image is more simply a door, the artist declares that he quitted being a musician in order to become a visual artist precisely in order not to have to wait for the development in time of a en event, but cross the border in a moment, and thus he continues: “it is for this very reason that the world is before all a result of the imagination. Transcendental imagination proceeds to the opening of the world as a general possibility of the being. Franz Liszt’s 12 Transcendental Etudes (Études d’exécution trascendante) are compositions which revolutionized the XIXth century piano world. Ignoring the mere taste for a form of stage virtuousness which has an end unto itself, I believe that the bases of such compositions are interesting if compared to the artistic discourse. Let me explain. There is an amazing co-participation of events which come across one another in the moment of the composition. The piano construction

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parallelo al discorso artistico. Mi spiego. V’è una compartecipazione meravigliosa di eventi che si incrociano nel momento della composizione. La costruzione di pianoforti si affi na sempre di più, i volumi sonori e la precisione delle diverse parti della meccanica si raffi nano. Contemporaneamente il pianoforte assurge ad imperatore degli strumenti musicali, mentre l’esecutore deve tenere il tempo delle innovazioni. A questo punto entra in gioco il mistero del meraviglioso, ossia chiedere al pianista di superare, di trascendere i suoi limiti tecnici ed espressivi. In questo modo nascono gli studi. Ora, gli elementi che mi affascinano sono la questione del limite e del trascendente in relazione al discorso tecnico-costruttivo. Quando una serie di elementi si attraggono in maniera così forte nasce qualcosa di inspiegabile. Credo che l’arte sia più vicina alla scienza che alla letteratura. Che sia più vicina ai processi neurologici che alla poesia. La questione è creare dal nulla connessioni nervose nello spettatore. La scienza attuale è in grado di quantifi care tali connessioni, ma di decifrarne una sola parte. Il mistero dell’arte e del corpo umano credo risieda in questo. Forse l’arte è possibile proprio per una nostra mancanza. Questa mancanza è l’immaginazione”. Mi trovo d’accordo con l’artista nel ritenere che dal momento che l’arte non è legata ad una funzione diretta resta una delle poche, se non l’unica condizione per la quale le gerarchie possono essere dettate a discrezione dell’autore. Le gerarchie di colore, forma e contenuto esprimono un sistema autosuffi ciente per il quale i ruoli spesso si invertono, si combattono. Conclude Mazzonelli: “La teoria del meraviglioso trova un porto sicuro in ragione di queste considerazioni”.Il meraviglioso inteso come rappresentazione di fenomeni soprannaturali, divini, diabolici o magici? Direi, il meraviglioso che desta meraviglia! Il sentimento dettato dalla sorpresa di qualcosa di insolito, il sentimento di grande ammirazione per una cosa nuova e inaspettata che provoca stupore per la bellezza, per l’armonia, per la perfezione. Un prodigio. Inner è un lavoro visivo che esibisce un processo acustico; con Coro una serie di colletti disposti in cerchio evocano un canto così nitido che allo spettatore pare di udirlo mentre in Der Tod und das Mädchen la tensione delle corde che il ponticello sostiene insieme all’anima degli strumenti ad arco vibra come ci illudiamo non sia mai accaduto prima. Di Limbo rilevo la sospensione spazio-temporale, ma è a Petit che spetta il compito di ricordare a chi guarda che la luce, come la vista, mantiene l’equilibrio di questa opera e della mostra in generale. “Questa eterogeneità dall’invisibile al visibile può ossessionare il visibile come la possibilità stessa”, scrisse Jacques Derrida in Memorie di cieco. L’autoritratto e altre rovine.

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is ever more accurate, the sound volumes and the preciseness of the different parts of the mechanics more and more refi ned. At the same time, the piano rises up to the position of king of musical instruments, while the executor has to keep up with the time of the innovations. At this point the mystery of the marvellous begins, that is demanding the piano player to go beyond, transcend its technical and expressive limits. This is how the etudes are born. Now, the elements which fascinate me most are the question of the limit and of the transcendent in relation to the technical-constructive discourse. When a series of elements are attracted to one another in such a strong way, something that cannot be explained is born. I believe that art is closer to science than to literature. That it is closer to the neurological processes than to poetry. The question is that of creating nerve connections in the spectator out of nowhere. Nowadays, science is able to quantify these connections, but to decipher only part of them. I think this is where the mystery of art and of the human body lies. Maybe art is possible thanks to something we lack. Imagination is this absence”. I agree with the artist when he says that since art is not bound to a direct function, it is one of the few, if not the only condition for which hierarchies can be dictated by the author. Hierarchies of colour, shape and content express a self-suffi cient system for which roles are often inverted, and fi ght one another. Mazzonelli concludes: “The theory of the marvellous fi nds a secure harbour because of these considerations”. The marvellous meant as representation of supernatural, divine, diabolic or magic phenomena? I would say, the marvellous which amazes! The feeling inspired by the surprise of something unusual, the feeling of great admiration for a new and unexpected thing, which surprises with its beauty or perfection. A prodigy. Inner is a visual work which exhibits a sound process, in Choir the collars set in a circle evoke such a limpid song that the spectator seems to hear it, the tension of the strings that the bridge holds together with the soul of the string instruments vibrates as never before (we hope). This is Der Tod und das Mädchen. I notice the space-time suspension in Limbo, but it is Petit that has the role of reminding the spectator that the light, just like the sight, balances this piece and the exhibition in general. “This heterogeneity of the invisible to the visible can haunt the visible as its very possibility”, Jacques Derrida wrote in Memoirs of the Blind. The Self-Portrait and Other Ruins.

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LIMBO

2011

lampadina, clessidradim. 17x8x4 cm

lamp, hourglassdim. 17x8x4 cm

Una clessidra riposa orizzontalmente su quel che rimane di una lampadina. Quando osservo l’opera assisto ad una sospensione, una pausa che non mi so spiegare.

An hourglass rests horizontally on what is left of a light bulb. When I look at the piece I face a suspension, a pause I cannot explain.

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APOCALISSE

2011

lavagna di ardesia, legno, magneti, motore rotantedim. 128x92x25cm

blackboard slate, wood, magnets, rotary enginedim. 128x92x25cm

Nascosto nel parallelepipedo che lo contiene gira un motore con due magneti. Una lavagna di ardesia montata in verticale diventa il piano virtuale sul quale due piccole lame descrivono una circonferenza. Col tempo la pietra verrà scalfi ta rivelando una nuova geometria.

Hidden in the parallelepiped which contains it, a motor with two magnets is spinning. A slate blackboard set vertically becomes the virtual surface on which two small blades describe a circumference. In time the stone will be scratched revealing a new geometry.

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DER TOD UND DAS MÄDCHEN

2011

ferro, legnodim. 139x470x29cm

iron, wooddim. 139x470x29cm

“Der Tod und das Mädchen” è un quartetto composto da Schubert nel 1824, ma è anche un tema artistico, soprattutto iconografi co, di matrice rinascimentale. Ho pensato alla violenza e al lirismo del pezzo quando ho deciso di riprodurre in larga scala i ponticelli di un quartetto d’archi. Mi affascina la tensione delle corde che il ponticello sostiene insieme all’anima degli strumenti ad arco. Ho creato un ponticello di ferro che non si può spezzare, che è eterno ed indissolubile.

“Der Tod und das Mädchen” is a quartet composed by Schubert in 1824, but it is also an artistic Renaissance theme, especially iconographic. I thought of the violence and of the lyricism of the piece when I decided to reproduce on a large scale the bridges of a string quartet. I am fascinated by the tension of the strings that the bridge supports together with the soul of the string instruments. I have created an iron bridge which cannot break, which is eternal and indissoluble.

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PHILOSOPHY THE DAY AFTER TOMORROW

2011

inchiostri su carta 36 fogli 26x18cm

ink on paper36 sheets 26x18cm

I disegni, o meglio le trentasei cancellature che compongono l’opera sono tratte da un libro didattico per diventare mimo. Il titolo allude ad volume di Stanley Cavell, in cui il fi losofo statunitense rifl ette sui linguaggi performativi come strumento per esplorare il signifi cato della grazia e del gesto nel cinema e sul palcoscenico, nel linguaggio e nella vita.

The drawings or, better, the thirty-six erasures which form the piece are inspired by a study guide on how to become a mime. The title alludes to one of Stanley Cavell’s volumes, in which the American philosopher refl ects upon the performative languages as an instrument to explore the signifi cance of grace and of the gesture in cinema and on the stage, in language and in life.

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OSCURO

2011

lettere di bronzo, pigmento blu, vetrodim. 174x60x14cm

bronze letters, blue pigment, glassdim. 174x60x14cm

Pile di lettere in bronzo reggono un vetro delle dimensioni del mio corpo. I caratteri sono coperti di pigmento blu.

Piles of bronze letters bear a glass of the same dimensions of my body. The characters are covered in blue pigments.

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INNER

2011

imbuti, candele, ferrodim. 85x17x17 cm

funnels, candles, irondim. 85x17x17 cm

Ho acquistato alcuni ceri da una vecchia canonica. Col tempo mi sono accorto di una strana somiglianza con le canne di un organo per via di una piccola apertura alla base. Gli imbuti ricordano il suono che deve essere amplifi cato, o al contrario il suono che viene compresso e insuffl ato nelle canne. Questo lavoro esibisce un processo acustico. La parola “inner” ha diverse traduzioni: interno, interiore, ma anche intimo e segreto.

I bought some candles in an old parsonage. As time passed by, I realized there was a strange resemblance with an organ’s pipes because of a small opening at the bottom. The funnels recall the sound which has to be amplifi ed, or, on the contrary, the sound which is compressed and blown into the pipes. This piece displays an acoustic process. The word “inner” can be translated in different ways: interior, internal, but also intimate and secret

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PETIT

2011

fi li a piombo, ruota, neondimensioni variabili

plumb-lines, wheel, neonvariable dimensions

La mattina del 7 agosto 1974 Philippe Petit attraversa le torri gemelle di New York sospeso su di una fune metallica. Nell’opera, due fi li a piombo pendono dal soffi tto, creando una forte tensione con i pedali di un vecchio triciclo. La luce, come la vista, mantiene l’equilibrio dell’opera.

On the morning of August 7th 1974 Philippe Petit walked a wire rigged between the Twin Towers in New York. In the piece, two lead wires hang from the ceiling, creating a strong tension with the pedals of an old tricycle. The light, just as the sight, balances the piece.

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CORO

2011

stampa su cotone montata su telaiodim. 120x120cm

print on cotton, mounted on a framedim. 120x120cm

Ho acquistato da un collezionista una serie di abiti provenienti da un collegio piemontese risalenti al ventennio fascista. Trenta di questi erano dei colletti di cotone. Ogni colletto reca un simbolo diverso di riconoscimento. Ho pensato ad un cortile, a bambini che cantano in cerchio, ordinatamente.

I have bought from a collector a series of clothes coming from a Piedmontese college which go back to the twenty years of Fascism in Italy. Thirty of them were cotton collars. Every collar has a different recognition sign. I thought of a yard, of children who sing in circle, orderly.

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CORO

2011

leggii, tomi, schermi video, vetrodimensioni variabili

lecterns, tomes, video screens, glassvariable dimensions

bambino che piange / crying baby Martin Luther King Marylin Monroe Adolf Hitler John Fitgerald Kennedy

Cinque leggii di ferro reggono altrettanti tomi. Sulla prima pagina di ognuno è ritagliata una diversa forma geometrica: cerchio, croce, triangolo, quadrato e pentagono. Attraverso un sottile strato di carta affi orano deboli primi piani di bocche che si muovono: ridono, piangono, urlano, declamano. I tomi, scavati dall’interno, custodiscono dei piccoli monitor che proiettano estratti video originali dei personaggi sopraelencati. Nessun suono percepibile esce dalle loro bocche.

Five bookrests hold fi ve tomes. On the fi rst page of each of them there is a different geometrical form: a circle, a cross, a triangle, a square and a pentagon. Through a thin layer of paper weak close-ups of moving mouths emerge: they laugh, they cry, they scream, they declaim. The tomes, carved from the inside, treasure small monitors which project original video fragments of the above-mentioned characters. No specifi c sound comes out of their mouths.

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Jacopo Mazzonelli 1983, Trento, Italia / 1983 Born in Trento, Italy

EDUCAZIONE / EDUCATION 2002 Diploma di Pianoforte presso il / graduated in piano at Conservatorio F.A.Bonporti di Trento 2006 Diploma di perfezionamento presso l’Accademia TEMA per la musica contemporanea di Milano / specialization course at International TEMA Academy for contemporary music - Milan

MOSTRE PERSONALI / SOLO SHOWS2012 CORO (a cura di / curated by Marco Tagliafi erro) - Federico Bianchi Contemporary Art - Milano 2011 IN AFFECTIONATE MEMORY OF (a cura di / curated by Elena Lydia Scipioni) - Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla contemporaneità di Trento 2010 CAMERA INVERSA / REVERSE ROOM (a cura di / curated by Daniele Capra) - Paolo Maria Deanesi Gallery - Rovereto (TN) CAOS (a cura di / curated by Daniele Capra, Marco Tomasini) - Villa de Gentili - Sanzeno (TN) DOUBLE SILENCE (a cura di / curated by Marco Nember) - L‘Ozio - Amsterdam ARCHETYPICAL (a cura di / curated by Silvia Conta & Ko.Ji.Ku) – Galleria Studio 44 - Genova 2009 INTERMISSION - NeroCubo Project / Room Project - Rovereto (TN) PLAYLIST: Ex Ignorantia Ad Sapientiam; E Luce Ad Tenebras (a cura di / curated by Alberto Zanchetta) - Neon>Campobase - Bologna 2008 PARALLELS (a cura di / curated by Alberto Zanchetta) - Numerouno artecontemporanea - Trento 40.208 - Installazione video site-specifi c - Festival dell’Economia - Trento ASCENSION - Performance audio/video - Lavis / Merano (TN) 2007 PARZIALE/8 (a cura di / curated by Marco Tomasini) - Scirocco - Pergine Valsugana (TN) ASK THE DUST - Foyer del Centro S.Chiara - Trento 2006 [S]OGGETTO - NuovoSpazioArte L’OFFicina - Trento

MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE / SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2012 CLAIM - Neue Berliner Raume - Berlino2011 LO STATO DELL’ARTE - Palazzo Trentini - Trento SLAM - Artverona 2011 - Verona FESTIVAL DELLE LETTERE - Spazio Oberdan / Teatro dal Verme - Milano HEAR ME OUT (a cura di / curated by Cecilia Casorati e Claudio Libero Pisano) - CIAC - Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea Castello Colonna di Genazzano - (ROMA) CONTRACTIONS (a cura / curated by di Daniele Capra) - complesso Sass Muss - Sospirolo (BL) REGIONI E TESTIMONIANZE D’ITALIA - Complesso del Vittoriano - Roma DRAWINGS WALL (a cura di / curated by Federico Mazzonelli) - Paolo Maria Deanesi Gallery - Rovereto (TN) LINEA AL LIMITE (a cura di / curated by Sabine Gamper) - Lanserhaus - Appiano (BZ) 2010 PREMIO MARIO RAZZANO - Museo di arte contemporanea del Sannio - Benevento WHIRLPOOL ART - Le Gallerie di Piedicastello - Trento

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SPECTATOR IS A WORKER (a cura di / curated by Daniele Capra) - Festival TINA B. - Jób Gallery - Praga UNO SGUARDO SENZA PESO (a cura di / curated by Daniele Capra e Carlo Sala) - Palazzo Piazzoni Parravicini - Vittorio Veneto (TV) ARTINGEGNA (a cura di / curated by Città dell’Arte - Fondazione Pistoletto) - Casa Depero - Rovereto (TN) OKAY, I HAVE HAD ENOUGH, WHAT ELSE CAN YOU SHOW ME? (a cura di / curated by Barbara Meneghel e Francesca di Nardo) - DOCVA - Milano PIRAMIDI IN MOVIMENTO (a cura di / curated by Città dell’Arte - Fondazione Pistoletto) - Galleria Civica - Trento GEMINE MUSE (a cura di / curated by Silvia Conta e Federico Mazzonelli) - UpLoad Art Project - Trento VIDEODROME (a cura di / curated by Silvia Conta e Federico Mazzonelli) - UpLoad Art Project - Trento WHO WANT TO USE MY WINDOWS? (a cura di / curated by Silvia Conta) - Paolo Maria Deanesi Gallery - Rovereto (TN) 2009 VISIONE VIDEO (a cura di / curated by Maria Rosa Sossai) – Artverona - Verona DREAM ROOM PROJECT (a cura di / curated by Federica Bianconi) - Palazzo Dalla Rosa Prati - Parma 2008 AUGURI AD ARTE - Mart / Museo di arte moderna e contemporanea - Rovereto (TN) VIDEOARCH - citrac - Trento VIDEOART YEARBOOK 2008 (a cura di / curated by Renato Barilli) - Bologna RADAR.01 - Indagine biennale sulla giovane arte in Trentino - Riva del Garda (TN) PREMIO INTERNAZIONALE DELLA PERFORMANCE (a cura di / curated by Fabio Cavallucci) - Galleria Civica - Trento ALL LEVELS 2 - Offi cine Monzani - Trento 2007 WORK_SHOW IN PROGRESS - Galleria Civica di arte contemporanea di Trento ALL LEVELS - Offi cine Monzani - Trento EMOTIONAL MAPS - The Microsoft Research Centre - Povo (TN) VIDEO.IT - Accademia Albertina di Belle Arti - Torino 2006 ROTARYCONTAINERART - Trento

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA / SELECTED BIBLIOGRAPHY 2011 IN AFFECTIONATE MEMORY OF, Galleria Civica - Centro per la contemporaneità di Trento (testo ctitico / critical text Daniela Cascella) OLTRE LO SPECCHIO / BEYOND THE MIRROR, Galleria Civica - Centro per la contemporaneità di Trento, Kaleidoscope Press, Milano (testi critici / critical texts Andrea Villani, Elena Lydia Scipioni, Daniele Capra) CAOS, Casa dè Gentili, Sanzeno (testo ctitico / critical text Marco Tomasini, Daniele Capra) 2010 DOUBLE SILENCE, L’Ozio, Amsterdam (testo ctitico / critical text Marco Nember) 2008 PARALLELS, Numerouno Artecontemporanea, Trento (testo ctitico / critical text Alberto Zanchetta) 2007 ASK THE DUST, Foyer - Centro S.Chiara, Trento PARZIALE/8, Teatro delle Garberie, Pergine Valsugana (testo ctitico / critical text Marco Tomasini)

ARTICLES / ARTICOLI 2011 Alberto Zanchetta, “Jacopo Mazzonelli”, Exibart, No.74 Silvia Conta, “Jacopo Mazzonelli”, Espoarte, No.68 2010 Francesca di Giorgio, “Jacopo Mazzonelli”, Espoarte, No.64 2007 Marco Tomasini, “Il tempo addomesticato”, Work. Art in Progress, No. 20

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