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LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013 OBIETTIVO COMPETITIVITA REGIONALE Lintervento del FESR nelle...

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LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013 OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE L’intervento del FESR nelle politiche regionali per lo sviluppo sostenibile a cura di Francesco La Camera Torino, 15 - 16 settembre 2005
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LA POLITICA REGIONALE EUROPEA 2007-2013OBIETTIVO COMPETITIVITA’ REGIONALE

   

L’intervento del FESR nelle politiche regionali per lo sviluppo sostenibilea cura di

Francesco La Camera

Torino, 15 - 16 settembre 2005

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Firms Households

Goods and services

Factors of production

Nr

Nnr

Wp

Wc

economy Ecosystem

Natural resources

Amenity

Deposit

Ecosystem services

Circularflow

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imprese consumatori

Beni e servizi

Fattori di produzione

Ecosistema

Nr

NnrWp

Wc

N = W

Mondo vuoto

Solecalore

Linear throughput

recupero

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La crescita economica sarà possibile solo se si avrà un aumento complessivo della efficienza ecologica-economica. (Eee), ovvero del rapporto fra i servizi da capitale fabbricato dall'uomo e perdita di servizi da capitale naturale.

In altre parole occorre che il benessere generato dall’attività economica non comporti costi ambientali superiori. Tali costi sono la perdita di capacità di sostegno da parte dell’ambiente, sia per quanto riguarda l’attività economica sia, più in generale, la presenza dell’uomo sulla terra.

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La crescita economica significherà maggiore benessere se non causerà un peggioramento delle condizioni sociali (ad esempio precarizzazione, minori garanzie o servizi sociali, minori opportunità, aumento delle inuguaglianze etc.)

Cfr. Carta dei principi per lo sviluppo sostenibile

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La proposta di disposizioni generali sull’utilizzo dei fondi strutturali conferma come l’azione condotta nell’ambito dei Fondi integra, a livello nazionale e regionale, le priorità comunitarie a favore di uno sviluppo sostenibile, rafforzando la crescita, la competitività e l'occupazione, l’inserimento sociale nonché la tutela e la qualità dell’ambiente.

In tale contesto l’obiettivo “Competitività regionale e occupazione” punta, al di fuori delle regioni in convergenza, a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni nonché l’occupazione anticipando i cambiamenti socioeconomici, inclusi quelli connessi all’apertura degli scambi, mediante l'innovazione e la promozione della società basata sulla conoscenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente nonché il potenziamento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro che favoriscano l’inserimento.

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1) Innovazione ed economia della conoscenza, tramite un sostegno alla progettazione eattuazione di strategie regionali innovative che favoriscano lo sviluppo di sistemiregionali di innovazione efficaci,

2) ambiente e prevenzione dei rischi

3) accesso, al di fuori dei grandi centri urbani, ai servizi di trasporto etelecomunicazioni di interesse economico generale,

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Quattro principali conclusioni Negli ultimi 50 anni, l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente ed estensivamente rispetto ogni altro periodo della storia dell’uomo.. Ciò è dovuto in gran parte alla crescente domanda di cibo, acqua potabile, legno, fibre e combustibili. Il risultato è una sostanziale ed in parte irreversibile perdita di diversità della vita sulla terra. Tali modifiche agli ecosistemi hanno contribuito ad un sostanziale guadagno in termini di benessere e sviluppo economico, ma tali guadagni sono stati raggiunti a costi crescenti sottola forma di degrado di molti servizi forniti dall’ecosistema, rischi crescenti di cambi non lineari, e l’esasperazione della povertà per determinate popolazioni. Tali problemi, se non adeguatamente affrettati, diminuiranno sostanzialmente i benefici che le future generazioni potranno ottenere dagli ecosistemi.  Il degrado degli ecosistemi potrebbe crescere significativamente durante la prima metà di questo secolo ed è una barriera al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione del Millennio La sfida per invertire il processo del degrado degli ecosistemi riuscendo a soddisfare la crescente domanda di loro servizi può essere parzialmente raccolta ma queste comportano mutamenti significativi nelle politiche, istituzioni e pratiche, che al momento non si scorgono. Molte opzioni esistono per conservare o migliorare specifici servizi degli ecosistemi in modo da ridurre i trade-off negativi o offrano sinergie con altri servizi ecosistemici.

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•i cambiamenti climatici e l'energia pulita,•le minacce alla salute pubblica che continuano a crescere dal 2001,•la povertà e l'esclusione sociale che sono problemi crescenti nell'Unione europea,•l'invecchiamento della società che sfida i sistemi di protezione sociale,•la biodiversità e la gestione delle risorse naturali che continua ad essere un problema,•la crescita nel settore dei trasporti che indebolisce gli sforzi per il de-coupling della crescita dei trasporti da quella del Pil•la globalizzazione con i suoi impatti negativi sull'ambiente e la società,•gli obiettivi della dichiarazione del Millennio che sono ben lontani dall'essere raggiunti.

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Regioni Aree della strategia

Cambiamenti climatici (%)

Natura e biodiversità (%)

Ambiente, salute e qualità della vita (%)

Uso e gestione delle riserve naturali e dei rifiuti (%)

Totale (%)

Abruzzo 0 11,45 3,04 7,34 21,83

Bolzano 0 0,74 2,22 0 2,96

Emilia Romagna 0 9,9 1,5 11,2 22,6

Friuli Venezia Giulia 5,39 6,80 4,31 0 16,5

Lazio 1,16 10,12 2,96 11,49 25,73

Liguria 2,3 6,89 0 6,62 15,81

Lombardia 3,59 3,09 1,65 6,24 14,57

Marche 1,49 0 3,22 16,87 21,58

Piemonte 0 2,04 0 14,8 16,12

Toscana 2,13 3,18 1,39 9,87 16,57

Trento 9,0 4,55 6,83 4,0 24,38

Umbria 0 2,89 0,63 6,77 10,29

Val d’Aosta 0 5,89 0 0 5,89

Veneto 3,20 3,26 3,26 5,73 15,45

*la percentuale si riferisce al totale della misura “Interventi di riqualificazione locale effettuata da soggetti pubblici”

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Le percentuali più alte si riferiscono ad interventi sulla natura e la biodiversità e l’uso e gestione delle riserve naturali e dei rifiuti: In particolare la Regione Marche ha impiegato il 17% delle somme a disposizione per interventi di varia natura sul ciclo delle acque e dei rifiuti, mentre l’Abruzzo quasi il 12% per interventi di difesa suolo, recupero, restauro e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-ambientale, promozione del marketing turistico-culturale e ai regimi di aiuto a sostegno della microimprenditorialità in aree protette. Nell’area dei cambiamenti climatici gli interventi regionali si sono concentrati sulla promozione delle risorse rinnovabili.

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•non esiste un via generale un quadro di riferimento programmatico strategico, articolato nella dimensione regionale locale, per lo sviluppo sostenibile. I meccanismi di accesso alle risorse non sono quindi immediatamente riferibili ad un disegno di carattere generale e scontano livelli di attenzione ed efficacia che variano nei territori regionali interessati;•poche le risorse a disposizione nella governance per lo sviluppo sostenibile;•le autorità ambientali risultano formalmente quasi sempre coinvolte, ma la mancanza di risorse umane e finanziarie rende non sempre efficace il proprio intervento;•i meccanismi di valutazione con riferimento agli indicatori strutturali non sembrano essere in grado di fornire appropriati meccanismi di feedback per orientare gli interventi;•mentre le risorse finanziarie direttamente destinate sul pilastro ambientale sono riconoscibili, anche se non particolarmente elevate, non sono sempre adeguatamente riconoscibili nella loro efficacia le procedure per garantire l’integrazione ambientale nell’utilizzo delle altre risorse.

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La novità sostanziale che la strategia europea di sviluppo sostenibile ha introdotto nel sistema comunitario, assumendo il ruolo di riferimento complessivo, obiettivo sovra ordinato per tutte le politiche comunitarie – lo sviluppo sostenibile è un concetto sovraordinato che puntella tutte le politiche, azioni e strategie dell’Unione e richiede che le politiche economiche, ambientali e sociali siano definite ed attuate rinforzandosi reciprocamente[1] -, non è stata interamente colta. Essa necessita per affermarsi di nuove modalità di programmazione e gestione e di una profonda riconsiderazione degli esistenti strumenti di pianificazione territoriale e settoriale.

[1] Communication from the Commission, The 2005 Review of the EU Sustainable Development Strategy: Initial Stocktaking and Future Orientations, Brussels, 2005, par. 1

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Il quadro di riferimento strategico nazionale che gli Stati membri debbono presentare, secondo quanto previsto dalla proposta di regolamento[1], è il documento che garantisce la coerenza dell’aiuto strutturale della Comunità con gli orientamenti strategici comunitari e che identifica il collegamento delle priorità comunitarie con quelle nazionali e regionali (al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile) nonché col piano nazionale per l’occupazione. Tale documento diventa quindi il riferimento per la programmazione regionale e nella sua definizione dovrà assicurare coerenza alla esistente pianificazione strategica nazionale. In assenza di ciò l’esercizio di programmazione riferibile ai fondi strutturali rischia di risultare estemporaneo e formale non cambiando l’esistente natura dei processi decisionali. Tale esercizio di razionalizzazione - riorganizzazione deve interessare anche la dimensione locale.

[1] Proposta di Regolamento del Consiglio recante Disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, 2004, Bruxelles, art. 25

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In definitiva occorre mirare ad un sistema di pianificazione/ program- mazione con gerarchie che partano dal livello nazionale e si proiettino verso gli enti locali avviando un processo interattivo e sussidiario. Va riconsiderato il rapporto fra le esistenti politiche di pianificazione territoriale e settoriale e la sostenibilità, ove l’efficacia del sistema necessita della costruzione di un quadro generale a cui riferirsi.

Strategie di sviluppo sostenibile definite coerentemente ai diversi livelli territoriali, attraverso la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni, in rappresentanza delle diverse istanze presenti nella società, potranno garantire tale funzione di orientamento. Modalità di controllo, attraverso meccanismi di feedback, dovranno assicurare l’adattabilità degli scenari di riferimento alle evoluzioni in atto e l’aggiornamento, attraverso la discussione, di misure, azioni e priorità. Apposite strutture presso le autorità ambientali (ad esempio forum aperti ai soggetti interessati ed al pubblico) in collaborazione con i responsabili delle politiche economiche e sociali, potranno seguire il processo di attuazione delle strategie e la coerenza dei vari segmenti di pianificazione e programmazione.

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La coerenza ed il contributo gli obiettivi della strategia dovrà essere il requisito necessario per le decisioni pubbliche di intervento diretto o per accedere ai fondi pubblici, siano essi nazionali o comunitari

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La valutazione ambientale strategica e la valutazione d’impatto ambientale dovranno riferirsi al livello strategico pertinente. Motivo centrale dell’analisi sarà la valutazione della coerenza ed il contributo alla realizzazione degli obiettivi/azioni di livello superiore. Tale analisi potrà essere condotta attraverso l’utilizzo sistematico del c.d. Test di sostenibilità, sia per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione/programmazione, che i singoli progetti, garantendo in tali processi decisionali completa ed effettiva informazione e partecipazione del pubblico. La valutazione andrà così saldamente ancorata al quadro di riferimento complessivo, definito ai diversi livelli territoriali (nazionale, regionale, locale), a cui essere resa coerente e funzionale, riducendo significativamente la discrezionalità che oggi caratterizza l’applicazione con il conseguente contenzioso comunitario ed amministrativo.

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Il processo di valutazione nella sua interezza dovrà anche assicurare che piani e progetti riducano il flusso di materia ed energia che attraversa il sistema economico e la connessa produzione di rifiuti.

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Il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità individuali, presupposti necessari per la crescita della competitività e dell’occupazione, non possono essere considerati come la necessità di mantenere lo status-quo fra i tre settori, economico, sociale ed ambientale, ma debbono riferirsi ad una realtà in movimento, che deve essere compresa e ricondotta, ove necessario, all’osservanza delle regole della sostenibilità.

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la profonda revisione della governance delle politiche di sostenibilità richiede interventi sui processi decisionali, sulle procedure di valutazione e gestione, l’apertura alla piena informazione e partecipazione del pubblico. Tutto ciò non sarà possibile in mancanza di un sostanziale rafforzamento delle istituzioni che per competenza ed esperienza sono più vicine ai temi della sostenibilità.

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La necessaria riorganizzazione deve tenere conto dell’opportunità di trasformazioni graduali e quindi nell’immediato dell’utilizzo dell’esistente, con il rafforzamento e il pieno coinvolgimento delle autorità ambientali nella programmazione 2007-2013, e puntare nel medio periodo ad un’innovazione profonda degli assetti burocratico-istituzionali, assicurando che l'applicazione del principio di sussidiarietà, a tutti i livelli, garantisca reale coerenza gestionale, nel rispetto dell'autonomia di tutti gli attori, nella definizione ed attuazione delle politiche di sostenibilità.


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