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La Ratio Studiorum Dei Gesuiti (1)

Date post: 28-Nov-2015
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ratio studiorum
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La ratio studiorumdei Gesuiti

Storia d’Italia Einaudi

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Edizione di riferimento:Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu, a cura diMario Salomone, Feltrinelli, Milano 1979

Storia d’Italia Einaudi II

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Sommario

Regole del preposito provinciale 1

Regole del rettore 16

Regole del prefetto degli studi 21

Regole generali per tutti i professori dei corsisuperiori

27

Regole del professore di sacra scrittura 32

Regole del professore di lingua ebraica 36

Regole del professore di teologia scolastica 36

Regole del professore di casi di coscienza 41

Regole del professore di filosofia 44

Regole del professore di filosofia morale 50

Regole del professore di matematica 50

Regole del prefetto degli studi inferiori 51

Norme per l’esame scritto 64Norme per i premi 66

Regole generali per i professori dei corsi inferiori 69

Regole del professore di retorica 81

Regole del professore di umanità 89

Regole del professore della classe superiore digrammatica

95

Regole del professore della classe media digrammatica

99

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Regole del professore della classe inferiore digrammatica

102

Regole degli studenti appartenenti alla nostracompagnia

106

Disposizioni per coloro che con studiopersonale ripetono per un biennio la teologia

108

Regole del collaboratore dell’insegnante obidello

111

Regole degli studenti esterni alla compagnia 112

Regole dell’accademia 114

Regole del prefetto dell’accademia 117

Regole dell’accademia dei teologi e dei filosofi 118

Regole del prefetto dell’accademia dei teologi 120

Regole dell’accademia per studenti di retorica edi umanità

121

Regole dell’accademia degli studenti digrammatica

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REGOLE DEL PREPOSITO PROVINCIALE

1) Il preposito provinciale deve avere la massima curache il frutto corrisponda abbondantemente alla tantocomplessa fatica delle nostre scuole, come la grazia dellanostra vocazione esige. Infatti uno dei principali compitidella nostra compagnia è di trasmettere agli altri tuttele discipline consone al nostro ordine, in modo tale daeccitarli alla conoscenza e all’amore del nostro creatore eredentore.

2) Per questo, oltre a raccomandare bene al rettore ta-le compito, nel Signore, egli deve affiancargli un prefet-to degli studi o cancelliere, uomo molto preparato nellelettere, che efficacemente provveda, con zelo e discerni-mento, agli obblighi che gli saranno affidati. Suo com-pito è di essere lo strumento generale del rettore per ilbuon funzionamento degli studi. I professori e tutti glistudenti, sia che vivano nel collegio, sia che eventualmen-te si trovino nei seminari dei convittori e degli alunni,nonché gli stessi prefetti degli studi nei seminari, devonoobbedirgli per tutto quanto riguarda l’attività scolastica,con la dovuta umiltà.

3) Qualora, per la grandezza e la complessità del ginna-sio, un solo prefetto degli studi non sembri sufficiente aprovvedere alle esigenze di tutte le scuole, il provincialedeve nominarne un altro, che su delega del prefetto ge-nerale diriga gli studi inferiori. Anzi, qualora la situazio-ne lo richieda, se ne aggiunga un terzo per l’atrio dellescuole.

4) Deve procurarsi tempestivamente i professori per cia-scun corso, scegliendo i più adatti alle varie materie, col-ti, diligenti, assidui e che si preoccupino del profitto de-gli studenti sia nelle lezioni sia nelle altre esercitazioniscolastiche.

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5) Deve dimostrare molta diligenza nel promuovere lostudio dei testi sacri: vi otterrà buoni risultati se sceglie-rà per tale incarico persone che, oltre a essere espertenelle lingue (requisito estremamente necessario), sianoanche molto versate nella teologia e nelle altre materie,nella storia e nella varia erudizione, nonché, per quantopossibile, nell’eloquenza.

6) Gli studenti di teologia devono seguire questo inse-gnamento della sacra scrittura per la durata di un bien-nio, nel secondo e terzo anno di teologia, con tre quar-ti d’ora circa al giorno, dove i professori di teologia sonodue. Dove invece i professori sono tre, per meno tempotutti i giorni o, se si preferisce, più a lungo un giorno sì euno no.

7) Il professore di sacra scrittura, se non vi sono difficol-tà, deve insegnare anche l’ebraico, o perlomeno deve far-lo un teologo. Inoltre sarebbe auspicabile che oltre allalingua greca, per via del nuovo testamento e della versio-ne dei settanta, il prescelto conoscesse anche la caldea ela siriaca, in quanto nei libri canonici vi è, qua e là, moltodi derivato da tali lingue.

8) Gli studenti di teologia devono seguire l’insegnamentodi lingua ebraica per un anno, nel secondo o nel terzoanno di corso, a meno che non vi siano giudicati deltutto inadatti. Inoltre, come indicato nelle Costituzioni,il preposito provinciale deve decidere quali siano coloroda avviare a questo studio. I prescelti devono dedicarsimaggiormente all’ebraico durante il biennio prescrittoa chi ripete teologia, anzi, già durante il corso devonointegrarlo, se è possibile, con un’accademia privata, perlo meno durante le vacanze.

9) § 1. Deve aver cura che il corso di teologia si compiain quattro anni, come stabiliscono le Costituzioni, e chel’insegnamento venga impartito da due o, se non si può

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fare altrimenti, da tre professori ordinari, secondo l’u-so delle province. In caso di tre professori, il terzo inse-gnamento sarà di teologia morale e vi si illustreranno, exprofesso e con solida dottrina, gli argomenti morali chei professori ordinari solitamente trascurano del tutto otrattano soltanto per sommi capi. I nostri devono seguir-ne l’insegnamento per un biennio almeno e per altri dueanni quello di sacra scrittura.

§ 2. Deve ricordarsi soprattutto di nominare sulle catte-dre di teologia soltanto seguaci di S. Tommaso. Coloroche invece gli sono contrari o anche solo hanno poca cu-ra della sua dottrina devono essere esclusi dall’insegna-mento.

10) All’inizio del quarto anno il provinciale deve sceglie-re, in accordo con il rettore, il prefetto, i professori e isuoi consiglieri, alcuni allievi distintisi per provata virtùe potenza d’ingegno, perché, a giudizio dei superiori, sipreparino individualmente e tranquillamente a ripetere,come prescritto dalle Costituzioni, per due anni il corsadi teologia e affrontare i saggi. A tale proposito seguepiù oltre una norma particolare: alcuni di essi potran-no, previa autorizzazione del generale e secondo la tra-dizione locale, essere promossi al grado di dottore o dimaestro.

11) Dove è consuetudine che la promozione ai gradi ac-cademici avvenga pubblicamente, si deve osservare rigo-rosamente la Costituzione. Di conseguenza non bisognapromuovere nessuno se nel sostenere le tesi di scolasti-ca non inserisce un certo numero di tesi tratte dai passipiù importanti della scrittura. Il criterio di promozionee le altre formalità devono seguire usanze e regolamentilocali (purché non in contrasto con le Costituzioni).

12) In quel collegio in cui esista per i nostri un seminariodi casi di coscienza, se ne incarichi due professori, che

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spieghino per un biennio tutto il programma, dopo es-serselo diviso, o un professore soltanto, che svolga ognigiorno due lezioni.

13) Sia che vi sia, sia che non vi sia una lezione pubblicadi casistica, due volte alla settimana nelle case professe,una o due nei collegi, secondo come abbia giudicata me-glio nel Signore, i nostri sacerdoti devono riunirsi per unconfronto di opinioni sui casi, dopo aver scelto un mo-deratore che possa reggere tale compito con prudenza esicurezza. Egli deve spiegare e far osservare le regole delprofessore di casistica, in cui si prescrivono le modalitàdi svolgimento della riunione.

14) Un simile esame dei casi, ma una volta sola alla set-timana, deve essere attuato anche nei collegi principali,sia che vi siano uno o due professori, sia che non ve nesiano, indirizzato specialmente agli studenti di teologia.

15) Inoltre, nessun allievo di casistica e nessun sacerdo-te, che, di regola o saltuariamente, sia addetto alle con-fessioni, deve essere esonerato da tutte queste citate riu-nioni, tranne i professori di teologia e di filosofia e que-gli altri che il superiore abbia ritenuto di esentare. Anzi,il superiore stesso deve essere presente, salvo casi limitatie per gravi motivi.

16) I professori di filosofia, tranne casi eccezionali, nonsolo devono aver seguito tutto il corso di teologia, ma de-vono averla ripetuta per un biennio, affinché la loro dot-trina possa essere più solida e servire meglio alla teologia.Se poi dovessero risultare troppo aperti alle novità o dispirito troppo libero, occorre rimuoverli senza esitazionidall’insegnamento.

17) Nei collegi in cui studiano allievi della compagnia ilcorso di filosofia deve durare come minimo tre anni. Seinvece vi si trovano soltanto studenti esterni, la decisionesulla durata deve essere demandata al provinciale. Indi-

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cativamente, però, ogni anno si deve cominciare un cor-so e finirne un altro.

18) Sebbene la durata dello studio di umanità e di reto-rica non possa essere precisata, e spetti al superiore valu-tare quanto ciascuno vi si debba dedicare, tuttavia il pre-posito provinciale non deve ammettere al corso di filo-sofia i nostri prima che abbiano compiuto un biennio diretorica, sempre che non vi sia nulla in contrario, nel Si-gnore, a motivo dell’età, della capacità o di qualche altracausa. Qualora alcuni allievi siano forniti di doti intellet-tuali tali da consentire loro grandi progressi proprio inquesti studi, tanto da gettarvi basi più solide, si dovrà va-lutare se meriti concedere loro un terzo anno di frequen-za.

19) § 1. Intrapreso il corso di filosofia, verso la fine del-l’anno tutti gli studenti dovranno essere sottoposti a unrigoroso esame da parte degli esaminatori designati, allapresenza del rettore e, se possibile, dello stesso provin-ciale. Nessuno può essere promosso dal primo al secon-do anno o dal secondo al terzo se non raggiunge almenoun rendimento medio, cioè la comprensione delle nozio-ni apprese e la capacità di riesporle. Nessuno, poi, deveessere ammesso alla teologia scolastica se non raggiun-ge il livello medio in tutta la filosofia, tanto da poternedifendere le asserzioni e sostenerle riscuotendo approva-zione. A meno che uno, mediocre, non brilli però per lesue doti di comando o di predicazione: in tal caso il pro-vinciale può disporre diversamente, fermo restando chenon ha la possibilità di dispensare in altri casi.

§ 2. In tutta questa materia, poiché è da considerarsidi grande importanza di fronte al Signore e da condursicon grande ponderazione, per la maggior gloria di Dio,il provinciale deve osservare innanzi tutto le regole 49 e56 del provinciale, riguardo al suo ufficio, e tener contosoprattutto della virtù.

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§ 3. Con criterio simile occorre esaminare alla fine diogni anno scolastico coloro che frequentano teologia.Nessuno può essere promosso all’anno successivo se, agiudizio degli esaminatori, non avrà superato il livellomedio nel programma svolto in quell’anno. Fatta ec-cezione per coloro che, nel resto mediocri, il provincia-le giudicherà possano continuare in considerazione delleloro chiare doti.

§ 4. Coloro che nel corso degli studi fossero trovati ina-datti alla filosofia o alla teologia devono essere destina-ti, a giudizio del provinciale, allo studio della casistica oall’insegnamento.

§ 5. Devono essere sottoposti al medesimo esame anchecoloro che prima del loro ingresso nella compagnia ab-biano frequentato il corso di filosofia o una sua parte, ouna parte del corso di teologia, in modo da appurare allostesso modo il loro livello.

§ 6. Gli studenti di metafisica e coloro che vengono pro-mossi dal terzo al quarto anno di teologia devono esse-re sottoposti a esame per la durata di un’ora. Negli altrianni di filosofia e di teologia l’esame si protragga almenomezz’ora. L’inizio degli esami degli studenti di metafi-sica deve avvenire subito dopo le feste pasquali, a menoche l’alto numero degli esaminandi non costringa ad an-ticiparlo. Gli altri comincino verso la fine dell’anno. De-ve costituire materia d’esame tutto il programma svoltodagli insegnanti nel corso dell’anno scolastico, eccettua-te le parti che si trovano a ridosso delle date d’esame, daprecisare a discrezione del prefetto degli studi.

§ 7. Gli esami, che servono a stabilire se gli studenti difilosofia o di teologia possono essere promossi agli annisuccessivi, devono svolgersi a scrutinio segreto. L’esitodeve essere verbalizzato in un apposito libro assieme al

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giudizio degli esaminatori. Tutti i partecipanti all’esamedevono mantenere il segreto.

§ 8. Inoltre, qualora qualche studente di metafisica odi teologia, a giudizio degli esaminatori, cui occorre at-tenersi, abbia raggiunto la mediocrità e abbia inoltre, agiudizio dei consiglieri della provincia e altri autorevo-li esperti chiamati a consulto, eccellenti doti di governoo di predicazione, resta in potere del provinciale pren-dere, dopo attenta riflessione, la decisione che egli abbiaritenuto, nel Signore, utile alla maggior gloria di Dio eal bene generale della compagnia. Nel caso che ritengadi non fargli proseguire gli studi, deve, come già detto,registrare la decisione sull’apposito libro.

§ 9. Il provinciale, assieme ai suoi consiglieri e alle altrepersone autorevoli che li osservarono, deve soppesareattentamente la bontà delle capacità di predicazione edi governo, che coloro che si agevola devono possedereper poter essere ammessi al corso di teologia scolastica,nonostante il profitto appena mediocre in filosofia, o acontinuare nella teologia scolastica nonostante il profittomediocre nella materia.

§ 10. Deve però assicurarsi che godano del privilegiodi una facilitazione negli studi soltanto giovani umili everamente ricolmi di pietà e di mortificazione, che se nedimostrino meritevoli.

§ 11. Verso la fine del quarto anno di teologia deve esse-re fissato l’ultimo esame, di almeno due ore per ciascunstudente, per il passaggio a professi. L’argomento del-l’esame è costituito da un’ampia esposizione dei princi-pi fondamentali della filosofia e della teologia. Sarannogiudicati idonei alla professione dei voti soltanto coloroche abbiano raggiunto in filosofia e in teologia il livellodi conoscenza necessario a insegnare entrambe le mate-rie con approvazione. Se poi qualche studente con una

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preparazione disuguale dimostrerà qualità di governo edi predicazione tanto vive che paia opportuno tenerneconto, si demanderà la decisione al preposito generale.A quest’ultimo spetta anche di decidere sul caso di colo-ro che la sesta Congregazione, decreto 29, decide di faci-litare in considerazione della loro eccellente conoscenzadelle lingue classiche o indiane.

§ 12. Quest’ultimo esame, che serve a valutare se i can-didati hanno una formazione sufficiente per essere am-messi alla professione dei quattro voti, deve avvenire convotazione segreta (i voti incerti devono essere considera-ti nulli). Inoltre gli esaminatori saranno anche vincolaticon giuramento a non rivelare il proprio parere e a giu-dicare serenamente la dottrina e l’idoneità dei candidati.

§ 13. Ciascun membro della commissione deve conse-gnare il proprio giudizio scritto sia al provinciale sia algenerale, convalidandolo con la propria firma. Quellodestinato al provinciale dovrà portare l’avvertenza «so-li», in quanto egli deve trascrivere sull’apposito libro sol-tanto l’esito del giudizio, omettendo i nomi degli esami-natori, con tanta prudenza nel mantenere il segreto chenessuno, neppure il suo stesso segretario, possa arrivarea scoprire come hanno votato. In considerazione di ciò,deve anche bruciare immediatamente il foglio con il lorogiudizio.

§ 14. In tutti i seminari di filosofia e di teologia devonoesserci come minimo quattro esaminatori, designati dalgenerale, addetti a tutti i suddetti esami. Nei limiti delpossibile, essi non devono essere gli stessi insegnantidei candidati. Se poi si verifica che qualcuno muoia onon possa essere presente all’esame perché allontanatoda altri impegni, il provinciale deve sostituire i mancanticon altri membri che saranno vincolati con la medesimaformula di giuramento.

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§ 15. Nel caso di dottori in legge e diritto canonico cheentrano a far parte della compagnia, il provinciale deveosservare le norme contenute nella parte V, capitolo 2,paragrafo 2, B delle Costituzioni. Dovranno essere egual-mente sottoposti a esame anche i dottori in teologia, seve ne sono, qualora vi siano dubbi sulla loro preparazio-ne. Qualora non superino il livello medio, non devonoessere assolutamente ammessi alla professione dei quat-tro voti.

20) Tutti gli studenti di filosofia anche nel secondo annodevono frequentare ogni giorno in scuola, per circa trequarti d’ora, una lezione di matematica. Qualora alcunisi rivelino idonei e predisposti a tali studi, potranno,dopo il corso, esercitarsi con lezioni private.

21) § 1. Le classi del corso di studi inferiore (tralascian-do, per i motivi addotti nella parte quarta delle Costitu-zioni – c. 12, C –, le scuole elementari) non devono esse-re più di cinque: retorica, umanità e le tre di grammati-ca.

§ 2. Questi cinque livelli sono infatti così strettamentelegati fra di loro, che in nessun modo devono essere ri-mescolati o aumentati, sia per non dover aumentare inu-tilmente anche il numero di docenti ordinari, sia perchéun’eccessiva quantità di classi e di livelli non allunghi piùdel dovuto il tempo occorrente al completamento di que-sti studi inferiori.

§ 3. Qualora le classi siano meno di cinque, neppurein tal caso i cinque livelli devono essere modificati: sipotrà piuttosto raggruppare due livelli in una sola classe,affinché ciascuno corrisponda a uno dei cinque livelli,secondo le modalità prescritte nella regola ottava delprefetto degli studi inferiori.

§ 4. Inoltre, nel caso che le classi siano troppo poche, ilprovinciale deve fare in modo di salvaguardare sempre,

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per quanto possibile, le superiori, anche a detrimentodelle inferiori.

§ 5. Dicendo che le classi inferiori di grammatica nondevono essere più di tre e nel complesso non più di cin-que, ci riferiamo non tanto al numero di classi e di do-centi, quanto alla quantità di livelli, ora descritti. Infat-ti, in caso di un numero di allievi tale che un solo pro-fessore non possa bastare, la classe potrà essere sdoppia-ta, con autorizzazione del generale, purché comunque inentrambe sia identico il livello, il tenore delle lezioni, ilcriterio di insegnamento e l’orario.

§ 6. Tuttavia, lo sdoppiamento non è opportuno se nondove si trovano studi generali della compagnia o dovelo esigono le clausole per la fondazione del collegio, inmodo da non appesantire la compagnia di più oneri deldovuto.

22) Allo scopo di conservare la conoscenza della cultu-ra classica così come di assicurare la formazione degliinsegnanti, il provinciale deve garantirsi nella provinciaalmeno due, o anche tre persone che si distinguano inquesto campo e nell’eloquenza. Otterrà questo risultatosforzandosi di riservarvi sistematicamente alcuni fra co-loro che sono adatti e predisposti verso tali studi e suf-ficientemente preparati anche nelle altre materie. Gra-zie al loro zelante impegno potrà così crescere e molti-plicarsi una stirpe, o se si preferisce una messe di buoniinsegnanti.

23) Farà in modo che gli insegnanti adottino la Gramma-tica di padre Emmanuele. Se poi in qualche situazione ilsuo metodo si rivelasse troppo difficile per le capacità dicomprensione degli allievi, gli insegnanti adottino la Ro-mana oppure, dopo aver consultato il preposito genera-le, ne facciano stendere un’altra analoga, purché comun-

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que abbia la stessa forza e precisione di tutte le regoledell’Alvarez.

24) Deve preoccuparsi di avere il maggior numero possi-bile di insegnanti stabili di retorica e di grammatica. Ciòavverrà indirizzandovi e incoraggiandovi risolutamenteun certo numero di giovani che, terminati gli studi di ca-sistica e anche di teologia, egli, nel Signore, abbia giudi-cato poter giovare alla compagnia meglio in questo chein qualsiasi altro compito, così che si dedichino animae corpo a una tanto utile impresa a maggior servizio diDio.

25) Gioverà anche che, nel momento in cui fanno il lo-ro ingresso nella compagnia, si accettino alcuni giovaniadatti all’insegnamento, ma non in grado, per età o perintelligenza, di proseguire negli studi superiori: l’ammis-sione avverrà con la condizione che si prestino a dedi-care la loro vita, obbedienti a Dio, a quest’insegnamen-to nelle scuole. Anche di ciò si deve prender nota nel li-bro del provinciale. Costoro, però, dopo un numero dianni di insegnamento più o meno grande, secondo come,nel Signore, sarà parso opportuno, potranno frequentareun breve corso di casi di coscienza e diventare sacerdo-ti, ma devono poi tornare al loro compito di insegnare.Non devono essere rimossi dall’incarico se non per gravimotivi e dopo attenta riflessione, a meno che il preposi-to provinciale non decida eventualmente una sospensio-ne di uno o due anni in considerazione delle loro condi-zioni di salute.

26) Il provinciale non deve esonerare i nostri allievi dal-l’insegnamento della grammatica o dell’umanità, a menoche considerazioni di età o di altra natura non suggeri-scano, nel Signore, di stabilire altrimenti. Bisogna tutta-via aver cura che coloro che mostrano doti di predicazio-ne, specialmente se rare, non siano impiegati più a lun-go del necessario nel compito di insegnare e non arrivino

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così – nel caso contrario – alla predicazione tardi, dopoessersi logorati in quegli studi.

27) Deve, ancora, scegliere in ogni corso uno, due, treo più studenti, in rapporto al numero dei frequentanti,con profitto superiore agli altri, da indirizzare verso lateologia. In caso di necessità o se gli parrà opportuno,potrà comunque avvalersi di loro, una volta terminati glistudi e il terzo anno di approvazione, per l’insegnamentodella grammatica o di umanità.

28) Deve fare in modo che non siano assolutamenteimpiegati nelle scuole coloro che, iscritti al corso difilosofia, non lo hanno ancora frequentato, sempre chenon manchi gente che l’abbia già studiata.

29) Deve anche far sì che i nostri inizino l’insegnamentodalla classe per la quale hanno una maggiore preparazio-ne, così da poter passare ogni anno al livello successivocon buona parte dei loro allievi.

30) E perché i nostri siano sufficientemente preparatiquando giungono all’insegnamento, è estremamente ne-cessario che vi si preparino con l’accademia privata. Losi raccomandi assai al rettore, perché vi provveda dili-gentemente, come prescritto dalla sua regola 9.

31) Deve provvedere a che nei collegi, soprattutto i prin-cipali, nei quali è maggiore il numero di allievi esterni, cisiano più confessori, in modo che gli studenti non deb-bano andare tutti da uno solo. In considerazione di ciò,occorre che talvolta ve ne siano a disposizione di straor-dinari, così da accontentare un maggior numero di peni-tenti.

32) Nei collegi, specie nei più piccoli, si impegnerà per-ché l’organico dei coadiutori sia sufficiente e non costrin-ga il rettore a servirsi delle prestazioni di docenti e allieviper i lavori domestici.

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33) Affinché ai nostri non manchino i libri nella quantitànecessaria, deve riservare all’incremento della bibliotecaun fondo proveniente dai beni del collegio stesso o daaltri introiti, che è assolutamente proibito destinare adaltri usi.

34) Faccia la massima attenzione, come elemento digrandissima importanza, che si evitino assolutamentenelle nostre scuole le opere di poesia e di qualsiasi al-tro argomento, che possano nuocere all’onestà e ai buo-ni costumi, a meno che prima non siano stati censuratifatti e termini sconci. Qualora non possano proprio es-sere emendate, come nel caso di Terenzio, piuttosto nonsi leggano del tutto, in modo che un certo tipo di conte-nuti non offenda la purezza degli animi.

35) Stabilisca l’orario di inizio e di fine delle lezioniper tutto l’anno, nelle località in cui varino secondo lastagione. Stabilitolo, occorre attenervisi con continuità.Allo stesso modo, non bisogna consentire con leggerezzadi ritardare o anticipare il giorno di vacanza settimanale.Infine, bisogna stare attenti che si osservi strettamente ladistribuzione dei giorni di scuola e di vacanza.

36) Qualche momento di riposo è necessario tanto quan-to la continuità del lavoro scolastico. Tuttavia bisognaevitare di aggiungere nuove occasioni di far festa e ga-rantire l’osservanza regolare di quelle che vengono indi-cate, e in merito alle quali bisogna specialmente notarequanto segue.

37) § 1. Le vacanze annuali dei corsi superiori nondevono essere più brevi di un mese, ne più lunghe didue. La retorica, a meno che le abitudini dell’universitànon richiedano diversamente, deve avere una vacanzadi un mese. L’umanità di tre settimane, la grammaticasuperiore due, una soltanto le altre.

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§ 2. Faccia redigere un elenco dei giorni festivi secondol’uso della sua regione, in modo che siano certi e fissi,piuttosto diminuendoli che aumentandoli.

§ 3. Le vacanze per le superiori vanno dalla vigilia di Na-tale fino alla Circoncisione, per le inferiori da mezzogior-no della vigilia fino agli Innocenti.

§ 4. Dove si usa, vacanza dalla domenica di quinquage-sima fino al mercoledì delle ceneri, ma al pomeriggio diquel giorno tutti facciano lezione.

§ 5. Vacanza dalla Domenica delle Palme fino alla Do-menica in Albis per le superiori, per le inferiori da mez-zogiorno di mercoledì prima di Pasqua fino al martedìdopo Pasqua.

§ 6. Dalla vigilia di Pentecoste per le superiori, da mez-zogiorno della stessa vigilia le inferiori, fino al martedìsuccessivo, oltre al giovedì.

§ 7. La vigilia del Corpus Domini, vacanza solo a partireda mezzogiorno sia per le inferiori sia per le superiori.Solo al mattino, invece, per la commemorazione deidefunti.

§ 8. Inoltre, nei giorni di lezione delle sole classi inferiori,l’orario fissato non deve essere assolutamente ridotto.

§ 9. Qualora a causa delle processioni pubbliche non siapossibile svolgere le lezioni al mattino, si tengano almenoal pomeriggio. Tuttavia si faccia sezione anche al mattinodurante le rogazioni, dove c’è quella consuetudine.

§ 10. Almeno un giorno della settimana deve essereriservato al riposo. Nel caso di due giorni festivi nellastessa settimana, non si faccia più il giorno di vacanza,a meno che le festività non siano disposte in modo cheil primo giorno cada di lunedì e il secondo di sabato:potrà allora essere concesso un altro giorno di vacanza.

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Nel caso, invece, di giornata festiva durante la settimana,al mercoledì o al giovedì, si farà vacanza in quel giorno,e in nessun altro. Se poi capita di lunedì o di sabato,si farà vacanza egualmente al mercoledì. Infine, se lafesta dovesse capitare di martedì o di venerdì, se non c’èpredica ed è possibile concedere una buona ricreazione,non si farà nessun altro giorno di vacanza. Se invece nonè possibile, si concederà anche il mercoledì o il giovedì.

§ 11. Per le classi superiori la vacanza sarà di un’interagiornata, nelle inferiori invece bisogna far lezione perun’ora e mezzo in retorica, per due ore nelle altre classi.Al pomeriggio, vacanza per tutti. Dall’inizio di giugno,vacanza per tutta la giornata per tutte le classi.

38) Infine, affinché tutta questa fatica della compagniaproduca buoni frutti per la maggior gloria di Dio, il pro-vinciale deve aver cura che tutti, superiori e sottoposti,osservino rigorosamente le rispettive disposizioni circal’organizzazione degli studi.

39) E poiché si possono verificare nella distribuzione enella quantità delle ore riservate allo studio, nelle ripeti-zioni, nelle dispute e negli altri esercizi, come anche nel-le vacanze, delle variazioni dovute alla diversità di regio-ni, tempi, persone, il provinciale, se valuterà che qualco-sa possa meglio garantire il buon profitto degli studi, de-ve farne relazione al preposito generale perché possanoessere presi tutti quei provvedimenti che rispondano allenecessità, a patto che si attengano il più possibile all’or-dinamento generale dei nostri studi.

40) Infine, il provinciale deve tenere molto a cuore leistruzioni delle regole dei docenti delle classi inferiori cir-ca la pietà, la disciplina dei costumi e l’insegnamento del-la dottrina cristiana e quelle delle regole generali per tuttii docenti circa i costumi e la pietà, in quanto direttamen-

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te attinenti la salvezza delle anime e ribadite tante voltenelle Costituzioni.

REGOLE DEL RETTORE

1) Egli, con l’aiuto di Dio, deve dedicarsi totalmente adassicurare il raggiungimento del fine che la compagnia,con l’istituzione dei ginnasi, si è proposto: infatti la com-pagnia prevede nel suo ordinamento collegi e universi-tà, affinché i nostri religiosi possano apprendervi effica-cemente la dottrina e le altre nozioni utili alla cura delleanime e insegnare agli altri quanto essi stessi hanno ap-preso.

2) Per dirigere gli studi, avrà come aiuto un prefettodegli studi, al quale attribuirà tutti quei poteri che riterrànecessari al buon svolgimento del suo ufficio.

3) Dovrà organizzare e regolare le altre attività in modotale da poter favorire e incrementare tutti i lavori scola-stici. Ispezioni periodicamente le scuole, inferiori com-prese. Prenda parte frequentemente alle dispute pubbli-che e private degli studenti di teologia e di filosofia. Os-servi se e per quali cause manca il frutto di questo eser-cizio.

4) Non deve assolutamente tollerare che qualcuno deglistudenti stia assente dalle dispute e dalle ripetizioni, cosìche tutti capiscano l’importanza da attribuire a quell’im-pegno. Proibisca dunque agli allievi tutte quelle attivitàche possano essere di intralcio agli studi.

5) Nelle prediche in chiesa o nei conventi femminilideve impiegare il meno possibile, e sempre dopo averconsultato il provinciale, coloro i quali ripetono teologiaper un biennio.

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6) È opportuno che i biennisti suppliscano gli insegnantidi filosofia o di teologia che dovessero mancare. Essipotranno, se necessario, sostituire gli insegnanti nelleripetizioni e nelle dispute domestiche, nonché, su pareredel provinciale, tenere temporaneamente le lezioni inclasse di filosofia e di teologia.

7) Deve far svolgere fra i nostri accademie di linguaebraica e greca. I partecipanti all’accademia due o trevolte alla settimana, ad esempio nei giorni di vacanza, sidevono esercitare in modo che possano formarvisi degliesperti che poi, in pubblico e in privato, siano i custodidella conoscenza e della grandezza di queste lingue.

8) Deve vigilare sulla diligente osservanza dell’uso inter-no della lingua latina fra gli studenti. Dall’obbligo di par-lare latino gli studenti non devono mai essere esonerati,tranne che nei giorni di vacanza e durante le ore di ri-creazione, a meno che in alcune regioni al provincialenon sembri che quest’uso di parlare latino possa esserefacilmente rispettato anche in tali momenti. Occorre an-che fare in modo che quando i membri della compagniache non hanno ancora completato gli studi scrivono adaltri dei nostri, si esprimano in latino. Inoltre, due o trevolte all’anno, in occasione di qualche cerimonia, comel’inizio dell’anno scolastico o la riconferma dei voti, glistudenti di filosofia e di teologia devono comporre ed af-figgere qualche poesia.

9) Il rettore del collegio, dal quale solitamente vengonotratti i docenti di lettere classiche e di grammatica, de-ve scegliere una persona espertissima nell’insegnamento,in modo che i professori delle classi inferiori non appro-dino al loro incarico troppo impreparati. I futuri inse-gnanti, prima di finire gli studi, devono recarsi da costuiper prepararsi a quel compito, nuovo per loro, con treore settimanali di lezioni reciproche, dettature, esercizi

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scritti, correzioni e tutti gli altri adempimenti propri diun buon professore.

10) Nel caso che i nostri che studiano retorica e umanitànon frequentino le lezioni pubbliche, oppure vi parteci-pino, ma l’insegnante che si occupa della classe e istrui-sce gli allievi esterni non sia in grado di far fronte all’one-re eccessivo di fornire una buona preparazione agli ester-ni e ai nostri, il rettore deve assegnare i nostri a un altroinsegnante adatto, che, come prescritto nelle regole delprofessore di retorica, dia loro separatamente, in privato,un’accurata preparazione.

11) Di quando in quando, durante i pasti e in classe, de-ve anche far recitare ai nostri che studiano retorica delleorazioni e dei poemi latini e greci. Gli argomenti devonoessere utili all’edificazione dei membri della comunità edegli esterni, perché ne traggano, nel Signore, incitamen-to verso una maggior perfezione. Non devono mancareneppure le altre esercitazioni raccomandate nelle Costi-tuzioni.

12) Deve fare in modo che i nostri seminaristi o convitto-ri, per quanto è possibile, prima di affrontare la filosofiaseguano per un anno l’insegnamento di retorica. Ai lorogenitori occorre spiegare quanto ciò sia proficuo. Biso-gna convincere anche gli altri allievi esterni a fare altret-tanto, ma se nondimeno vogliono comportarsi altrimentinon li si forzerà. Tuttavia, qualora alcuni volessero iscri-versi a filosofia ancora proprio ragazzi, provocando co-sì del turbamento, bisogna attenersi nei loro confrontial comportamento prescritto dalle Costituzioni verso chinon vuole dare la promessa e registrare il proprio nome.

13) L’argomento delle tragedie e delle commedie, sem-pre in latino e da rappresentare molto raramente, deveessere sacro e pio. Non vi deve essere inserito niente che

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non sia in latino e rispettoso della decenza. Non vi devo-no essere personaggi o travestimenti femminili.

14) La distribuzione dei premi potrà avvenire una voltaall’anno, purché a spese di persone importanti e propor-zionalmente al numero delle classi e al tipo di collegio.Durante la cerimonia della premiazione, bisogna rende-re onore a coloro che pagano le spese. Occorre però sta-re bene attenti a che gli studenti nel periodo in cui vi sipreparano non ne abbiano danno per i costumi o il ren-dimento scolastico.

15) Deve provvedere a far pronunciare il discorso diinaugurazione dell’anno scolastico da un professore chegoda di grande stima, salvo che le circostanze imponganodi fare altrimenti.

16) Deve assicurare il rispetto delle regole del prefettodella biblioteca circa la raccolta di quanto viene rappre-sentata pubblicamente e dei dialoghi, delle orazioni, del-le composizioni in versi e altri scritti analoghi redatti dainostri nel collegio o anche fuori, affidando il compito diselezionarli al prefetto o ad altri esperti in quel campo.

17) Deve proibire al bibliotecario di derogare alle dispo-sizioni del prefetto degli studi nella distribuzione dei li-bri.

18) Ogni mese o almeno ogni due deve riunire a consi-glio tutti i professori delle classi inferiori a quella di logi-ca, alla presenza di entrambi i prefetti. Di tanto in tantotenga consiglio anche con gli altri, alla presenza del pre-fetto generale. In tali riunioni bisogna innanzi tutto leg-gere qualcuna delle regole dei professori, sia quelle co-muni a tutti, specie se riguardanti la pietà e la disciplinadei costumi, sia, successivamente, quelle relative ai sin-goli insegnanti. Egli però deve avvertire che a ciascuno èconsentito sollevare questioni circa la difficoltà delle re-gole o la loro eventuale inosservanza.

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19) Le classi inferiori non devono essere private del gior-no settimanale di vacanza, una giornata intera o almenoun pomeriggio, secondo fuso locale.

20) Deve anche cercare di accrescere l’ardore degli in-segnanti nella carità cristiana ed evitare che siano trop-po onerati dalle incombenze domestiche. Del resto neiloro riguardi deve attenersi con particolare attenzione aquanto è prescritto nella regola 25 del suo ufficio.

21) Il rettore deve valutare se, oltre alle esortazioni set-timanali da parte degli insegnanti, farne tenere ancheun’altra ogni uno o due mesi da qualche padre di grandevalore e in un luogo sufficientemente capiente, ove riu-nire le classi inferiori. Infine, se sia utile che il prefettoin persona o qualcun altro pronunzi di tanto in tanto ingiro per le classi degli ammonimenti salutari e adatti aigiovani.

22) Qualora il provinciale affianchi al prefetto degli studiinferiori un collaboratore, che può essere denominatoprefetto dell’atrio, questi dovrà attenersi alla regola 2del prefetto inferiore e alle regole circa la moralità, dallanumero 37 alla fine, nonché, se è il caso, alle regole circagli esami cui sottoporre coloro che desiderano iscriversi,dalla numero 9 alla 13.

23) Deve provvedere a estendere dal collegio romano aisuo la congregazione di S. Maria Vergine. Chi non visi iscrivesse non deve essere accettato nell’accademia, incui abitualmente si ripassano gli esercizi letterari, a menoche eventualmente lo stesso rettore non decida altrimen-ti, nel Signore. Per altro, le attività della congregazioneo dell’accademia non devono coincidere con prediche oletture sacre in chiesa.

24) Per finire, il rettore deve consultare il provinciale,eseguendo diligentemente le sue disposizioni, per quan-to riguarda le vacanze, i titoli di studio, quali dei nostri

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lasciar ripetere teologia per un biennio e ogni altra que-stione.

REGOLE DEL PREFETTO DEGLI STUDI

1) Compito del prefetto è di essere lo strumento generaledel rettore nel corretto ordinamento degli studi e nelladirezione e nella regolazione delle nostre scuole, in baseai poteri assegnatigli, affinché coloro che le frequentanone traggano il maggior giovamento possibile, per la gloriadi Dio, quanto a probità, arti liberali, dottrina.

2) Nei casi in cui il cancelliere è diverso dal prefetto,tocca al provinciale stabilire quali delle regole seguenti,in base agli usi e agli statuti dell’accademia, devonoessere comuni a entrambi e quali invece specifiche diciascuno.

3) Non deve modificare o derogare da nessuna delle di-sposizioni riguardanti l’ordinamento degli studi. Qualo-ra se ne presenti la necessità, deve rimettere ogni decisio-ne al superiore.

4) Deve conoscere bene il testo della Ratio e vigilare at-tentamente perché tutti, allievi e professori, ne osservinole regole. In particolare, occorre aspettare le disposizioniper gli studenti di teologia circa il pensiero di S. Tomma-so e quelle per gli studenti di filosofia riguardo alla scel-ta delle interpretazioni. Dovrà prestare la massima atten-zione a quali tesi accogliere e, a maggior ragione, a quelleda dare alle stampe.

5) Deve ricordare a tutti i professori di teologia, di filo-sofia e di casistica, specie quando qualcuno gli sia risul-tato un po’ lento, di svolgere interamente il programmaassegnato loro per ogni anno scolastico.

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6) È bene che il prefetto diriga tutte le dispute cui par-tecipano i professori di teologia e di filosofia. Egli develimitare il tempo concesso ai disputanti, ripartendolo inmodo tale che ognuno abbia la possibilità di prenderviparte. Deve impedire che si discutano le difficoltà pre-sentatesi nel corso della disputa lasciandole non menoirrisolte di prima. Deve invece fare in modo che l’argo-mento del quale si è discusso venga accuratamente spie-gato da colui che presiede. Non deve infatti essere il pre-fetto a risolvere le questioni: egli deve piuttosto indiriz-zare coloro che argomentano e coloro che rispondono.Lo farà in modo più degno se porterà al chiarimento del-la difficoltà con le sue domande, senza dover ricorrere al-le dimostrazioni (sebbene in alcuni casi ciò possa essereinvece opportuno).

7) A tempo debito deve ricordare al superiore di decide-re, sentiti gli insegnanti, quali studenti devono discute-re le tesi sull’intero programma di teologia o su una suaparte. Coloro ai quali non si lascia ripetere il biennio diteologia devono affrontare tali saggi nel quarto anno delcorso di studi teologico oppure (nel caso che gli allievidel quarto anno siano troppo pochi) nel terzo. La di-sputa deve avvenire anche dove i nostri studiano teolo-gia come interni: in tal caso bisogna invitare degli ester-ni e dare al saggio una certa solennità. Non è necessario,inoltre, che si ammettano ai saggi generali tutti quantiparteciparono ai saggi parziali: potranno esservi prescel-ti quelli che eccellono in ingegno ed eloquenza. Quel-li che invece devono frequentare il biennio aggiuntivo,terranno i loro saggi nel corso del biennio stesso, comespecificato in seguito.

8) Il prefetto, d’accordo con gli insegnanti, dive distri-buire gli argomenti tratti dalle quattro parti della teolo-gia e destinati agli atti parziali che ciascuno dovrà affron-tare. Non deve, però, farli cadere troppo di frequente: i

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saggi devono svolgersi con un certo intervallo, durare al-meno due ore e mezzo e avvenire solo di mattina o do-po pranzo. I partecipanti non devono essere meno di tre,uno dei quali, per quanto possibile, dottore.

9) Le dispute generali devono abbracciare tutta la teolo-gia e impegnare possibilmente la mattina e il pomeriggio.In ogni caso si devono prolungare per almeno quattro ocinque ore, ove si usa disputare soltanto al mattino o alpomeriggio.

10) Se lo si ritiene opportuno, si possono mettere insiemele trattazioni dei saggi generali di tutti i nostri che devonodiscutere le tesi nel medesimo anno e, se lo consente l’usodel luogo, darle pubblicamente alle stampe.

11) Se niente lo impedisce, uno degli studenti destinati aquesti saggi può essere riservato per l’ultima settimana discuola e un secondo per la settimana in cui ricomincianole lezioni.

12) Ogni anno devono essere invitati ad assistere ai sag-gi generali alcuni esterni che abbiano compiuto con nonpoca lode nel nostro ginnasio l’intero ciclo di studi teo-logici. È bene poi che questo genere di saggi siano piùsolenni degli altri e resi più importanti dalla presenza piùnumerosa possibile di nostri, di esterni, di dotti e di au-torità.

13) I professori, separatamente o entrambi insieme, de-vono presiedere tutti i saggi, in modo che ognuno pos-sa rispondere alle domande che gli competono. Possonoaltresì ricoprire le funzioni di presidenza anche altri deinostri, purché ne abbiano i titoli.

14) Nei saggi generali le trattazioni delle tesi non devonoessere troppo lunghe e, di norma, non più di cinquanta.O meno, qualora sia diverso l’uso dell’università. Neisaggi parziali, poi, non devono essere più di venti. Nelle

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dispute mensili non più di dodici o quindici. Nellesettimanali, non più di otto o nove.

15) Colui che difende le tesi deve dimostrarne una o duebrevemente, prima che si passi alla disputa, con una certaeleganza, ma sempre secondo il dettato teologico.

16) Deve fare estrema attenzione a che nelle disputemensili e settimanali vengano rispettate le norme stabilitenelle regole dei professori di teologia e di filosofia.

17) Periodicamente, come minimo una volta al mese,deve assistere alle lezioni degli insegnanti. Ogni tantodeve controllare gli appunti presi dagli allievi. Qualoradovesse constatare di persona o gli venisse riferito da altriqualche comportamento passibile di richiamo, avutaneconferma, ammonisca l’insegnante il più benignamente eil più cortesemente possibile. Se necessario, sottopongail problema al rettore.

18) Analoga procedura occorre seguire in caso di diver-genza di vedute fra prefetto e insegnante nella correzio-ne delle trattazioni delle tesi. Il prefetto infatti non devecancellare o modificare nessuna trattazione a sua insapu-ta. L’eventuale correzione, infatti, può essere appartataall’insaputa di tutti gli altri, ma non del rettore.

19) Verso la fine del triennio e del corso di filosofia devo-no tenersi dispute aventi per tema l’intero programma difilosofia. Vi devono essere prescelti pochi studenti moltoben preparati, con profitto superiore al medio, in gradodi affrontare il loro compito con decoro.

20) Gli studenti devono essere designati da tre o piùesaminatori. Provvederanno sempre all’esame il prefettoe il rispettivo insegnante di ogni candidato. A loro sene aggiungerà un terzo, scelto dal rettore fra gli altridocenti o un altro giudicato adatto a quel compito. Aquesti tre si aggiungeranno almeno altri tre professori

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egualmente scelti dal rettore, che potranno anche esserea rotazione. Oppure, se non è possibile, altre personecomunque molto adatte, che diano il loro voto scrittoassieme ai tre esaminatori fissi, così da portare ad almenocinque il numero dei voti segreti. È bene, infine, che sullavotazione tutti osservino il massimo segreto.

21) È sufficiente che gli alunni o convittori siano esami-nati dal loro prefetto e da due ripetitori di filosofia o, senon ve ne sano, da due studenti di teologia scelti dal pre-fetto generale fra i più preparati dei nostri. Tuttavia colo-ro che questa commissione avrà ammesso al saggio nonvi si debbono preparare prima di essersi sottoposti allaverifica del proprio insegnante e del prefetto generale.

22) Questo esame, al cui severo vaglio più o meno nes-suno dei nostri, nonché nessuno degli alunni e dei con-vittori deve sottrarsi, deve sempre essere pubblico, a me-no che non vi siano ragioni contrarie. Più precisamente,i nostri devono sostenere l’esame di fronte ai nostri udi-tori di filosofia, alunni o convittori di fronte a tutti i lorocompagni di scuola che frequentano filosofia, gli esterni(che tuttavia non devono essere costretti a sottoporsi aquesto esame) soltanto al cospetto dei loro compagni diclasse di filosofia.

23) Gli esami devono iniziare subito dopo le vacanze pa-squali, o addirittura prima, qualora lo imponga la quan-tità dei candidati. Il calendario sarà quello ritenuto mi-gliore dal rettore, dopo aver sentito il parere dell’esper-to e dell’insegnante. L’esame di ogni candidato deve du-rare almeno un’ora, comprendendo tutte le materie fon-damentali, che il prefetto indicherà tempestivamente esegretamente agli esaminatori.

24) I saggi di filosofia devono occupare come minimotutto l’orario di lezione, o al mattino o al pomeriggio.Devono condurre la disputa in tre, uno dei quali possi-

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bilmente o uno dei nostri docenti, di teologia o di filo-sofia, oppure un dottore appartenente a un ordine reli-gioso o estraneo. Il numero e la natura delle trattazio-ni non devono discostarsi da quanto indicato a proposi-to dei saggi generali di teologia nelle regole 9, 10, 11, e12.

25) Il prefetto deve disporre per la presenza non solo didegli studenti di teologia, ma anche dei loro professoriai saggi di filosofia oltre che a quelli di teologia, e vice-versa. I professori devono rendere la disputa più vivacee solenne con le loro argomentazioni. Dovranno ancheessere tutti presenti quando si tratterà di insignire qual-cuno del magistero o del dottorato. Se in tale occasioneil prefetto deve prendere qualche decisione, occorre chesia il rettore a fornirgli disposizioni.

26) Quando i nostri vengono invitati da altri a parteci-pare a dispute, in accademie pubbliche o in conventi dialtri ordini religiosi, si dovranno mandare di preferenzacoloro che stanno frequentando il biennio di perfeziona-mento in teologia.

27) Il prefetto degli studi, tramite i docenti, non develimitarsi a prescrivere ai nostri, agli alunni e agli esterniil modo di studiare, ripetere le lezioni e disputare: deveanche organizzare il loro tempo in modo che mettano abuon frutto le ore di studio personale.

28) A coloro che vengono promossi ai gradi accademici oche affrontano i saggi particolari o che studiano retoricanon deve essere consentito di recitare pubblicamente,nella casa o in città, qualsiasi cosa che, a tempo e luogo,non sia stata preventivamente esaminata e approvata dalprefetto in persona.

29) Il prefetto degli studi deve fare in modo che glistudenti non manchino di libri utili e non abbiano troppilibri inutili. Egli deve avvisare il rettore per tempo, così

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che non si senta la mancanza dei libri di cui ci serviamoogno giorno o di quelli che i nostri e gli studenti esterniuseranno nel successivo anno scolastico.

30) Per gli studenti di teologia e di filosofia il prefettonon deve adottare libri qualsiasi, ma solo testi ben preci-si, dopo averne informato il rettore e in base all’opinio-ne dei docenti: oltre alla Summa di san Tommaso per iteologi e ad Aristotele per gli studenti di filosofia, qual-che commento scelto che gli studenti possono utilizzaredurante lo studio personale. Tutti gli studenti di teolo-gia devono avere e leggere abitualmente gli atti del con-cilio tridentino e una copia della Bibbia. Il prefetto valu-ti assieme al rettore se gli studenti debbano avere anchequalche opera dei padri della chiesa. Inoltre dia a tuttiloro qualche libro attinente agli studi umanistici e racco-mandi loro di ricordarsi di leggerli, quando possono, neimomenti stabiliti.

REGOLE GENERALI PER TUTTI I PROFESSORIDEI CORSI SUPERIORI

1) Lo scopo principale dell’insegnante, sia durante le le-zioni, quando gli si offra l’occasione, sia fuori, deve es-sere di condurre i suoi allievi all’obbedienza e all’amoredi Dio e delle virtù che occorrono per piacergli, casi cheindirizzino verso questo fine tutti i loro studi.

2) Perché tale principio ispiratore sia sempre presente al-la loro memoria, uno degli studenti deve recitare primadell’inizio delle lezioni una breve preghiera a ciò desti-nata. Professore e allievi l’ascolteranno attentamente acago scoperto. Altrimenti, sia invece l’insegnante, a ca-po scoperto, a farsi almeno il segno della croce prima didare inizio alla lezione.

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3) L’insegnante deve inoltre aiutare i suoi allievi con fre-quenti preghiere a Dio e con l’esemplare religiosità del-la sua vita. Egli non deve egualmente trascurare le esor-tazioni alla vigilia delle solennità e di periodi di vacanzadi una certa durata. Esorti soprattutto alla preghiera, al-l’esame di coscienza ogni sera, ad accostarsi di frequen-te al sacramento della penitenza e dell’eucarestia, a sentirmessa ogni giorno, all’ascolto della predica in tutti i gior-ni festivi, a evitare le cattive compagnie, a odiare i vizi ea coltivare invece le virtù degne di un cristiano.

4) Egli deve obbedire al prefetto degli studi per quantoriguarda gli studi e la disciplina scolastica. Gli dia invisione, prima che siano rese di pubblico dominio, tuttele trattazioni delle tesi. Non si metta a spiegare nessunlibro o autore al di fuori dei programmi e non sperimentinessun nuovo metodo didattico o nuove impostazionidelle dispute.

5) In quelle questioni controverse in cui è possibile at-tenersi all’interpretazione preferita, bisogna sostenere lapropria tesi con prudenza e larghezza di vedute, in modoche possa uscirne con onore anche la tesi opposta e an-cor più il professore che in precedenza l’abbia insegna-ta. Se poi le opinioni dei diversi autori possono esseremesse d’accordo, è preferibile che lo si faccia. Infine, sicomparti con misura nel nominare o confutare gli autori.

6) Nessuno deve introdurre nuove problematiche o opi-nioni che non siano di un autore di valore, senza averconsultato i superiori, nei campi di una certa importan-za, fossero anche argomenti nei quali non alligna nessunpericolo per la fede e per la pietà. Non deve nemme-no insegnare nulla che possa contraddire le affermazionidei dottori della chiesa o l’opinione comunemente segui-ta nelle scuole. Tutti quanti devono piuttosto attenersiai dottori più stimati e alle dottrine che, per lunga espe-

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rienza, siano state accolte nell’uso nelle accademie catto-liche.

7) Non deve insegnare opinioni inutili, superate, assurde,manifestamente false: non perda troppo tempo a spie-garle e a confutarle. Nella dimostrazione delle proprietesi, badi non tanto al numero, quanto alla validità degliargomenti addotti. Non si addentri in campi che non glicompetono: oltretutto, diffondendosi maggiormente sualtre materie che sulle sue, dovrebbe affrontarle in con-dizioni di svantaggio. Non lasci accumulare le questio-ni controverse, ma replichi brevemente alle principali, ameno che la loro confutazione non risulti già facilmente,grazie ai principi esposti in precedenza.

8) Non deve eccedere nell’addurre l’auctoritas dei dottoridella chiesa. Se però ricorri alle testimonianze di autorifamosi per suffragare le sue affermazioni, deve in ognicaso essere, per quanto possibile, parco e letterale nellecitazioni, soprattutto se si tratta delle sacre scritture,dei deliberati dei concili, dei santi padri. Infine, è piùdignitoso per l’insegnante non spiegare nessun autoreche egli stesso non abbia già letto.

9) Se riesce a insegnare senza dettare, ma facendo inmodo che gli allievi possano facilmente prendere appuntisu tutto quanto va annotato, è meglio che non detti. Gliinsegnanti devono far scrivere senza scandire parola perparola, ma parlando tutto d’un fiato. Se poi è il caso,ripetano di nuovo per bene. Non devono dettare l’interoargomento e poi fermarsi a spiegarlo, ma alternare dicontinuo dettatura e spiegazione.

10) Quando bisogna presentare passi contenuti in auto-ri a portata di mano, l’insegnante deve ricorrere più al-la spiegazione che alla dettatura. Meglio ancora, deve ri-mandare gli studenti a quelle fonti che hanno approfon-dito can ampiezza e precisione l’argomento.

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11) Dopo la lezione, il professore deve restare in aula onei suoi pressi almeno per un quarto d’ora, in modo chegli allievi possano rivolgersi a lui per chiarimenti e perl’eventuale verifica di quanto appreso. Provveda inoltrea far ripassare le lezioni.

12) Deve essere fissata un’ora quotidiana per il ripassoa casa, esclusi il sabato e i giorni festivi o di vacanza:tale pratica deve consentire un maggiore allenamentomentale e una migliore comprensione delle difficoltà chepossono presentarsi. Si deve pertanto indicare un allievoo due cui far ripetere a memoria la lezione per non piùdi un quarto d’ora. Successivamente, sempre uno o duestudenti devono porre obiezioni e altrettanti assumersi ilcompito di difensori. Se poi rimane un po’ di tempo, lo sipuò dedicare all’esposizione dei dubbi. Proprio perchépossa restarne un po’, l’insegnante deve far rispettarerigorosamente le regole della disputa e, qualora non visi dica nulla di nuovo, troncare la discussione.

13) Prima della fine dell’anno scolastico bisognerà orga-nizzare le ripetizioni delle lezioni precedenti in modo ta-le che, se non vi è nulla in contrario, si possa lasciareun intero mese libero da impegni di ripasso, oltre che discuola.

14) Al sabato, o in un altro giorno, se lo esige l’uso in vi-gore nell’accademia, si devono tenere a scuola delle di-spute di due ore o più, qualora sia numerosa la presen-za di esterni. Se però nel corso di una settimana capi-tano due giorni festivi o la vacanza settimanale più unafesta, si rinunzi alla disputa del sabato e si faccia lezio-ne. Nel caso che ciò dovesse ripetersi per tre settimaneconsecutive, occorre tuttavia inserirvi una disputa.

15) Quando non vi si appongano le normali consuetu-dini dell’accademia, ogni mese o (se gli allievi sono po-chi) ogni due, tranne che negli ultimi tre mesi estivi, de-

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vono tenersi, al mattino e al pomeriggio del giorno sta-bilito, delle dispute generali. Gli allievi, in numero pariagli insegnanti, devono rispondere alle tesi proposte dairispettivi professori.

16) Alle dispute, per quanto è possibile, devono parteci-pare anche gli altri dottori e i nostri professori, compresiquelli di facoltà diverse, che, per rendere la disputa piùvivace, insistano sull’efficacia degli argomenti usati. Nondevono però mettersi loro a parlare di un problema sefino a quel momento è stato sviscerato con vantaggio eabilità dal disputante. Bisogna offrire la possibilità di in-tervenire anche a dottori esterni, che pertanto legittima-mente possono essere invitati a parteciparvi, eccettuati iluoghi in cui tale consuetudine sia mal vista.

17) Devono disputare in pubblico soltanto gli studentipiù bravi. Gli altri si esercitino in privato, finché laloro preparazione non sia sufficiente ad affrontare quellaprova.

18) Il professore deve essere convinto che il giorno de-dicato alla disputa non è meno impegnativo e produtti-vo di quello dedicato alla spiegazione. Tutta l’utilità e lafoga della disputa, poi, dipendono da lui. Deve diriger-la in modo da incarnarsi quasi in entrambi i contendenti:quando il ragionamento è brillante, non risparmi le lodie ordini a tutti di fare attenzione. Quando si presentanodifficoltà più gravi, dia subito qualche chiarimento peraiutare il difensore o guidare l’attaccante. Non deve ta-cere troppo, ma nemmeno parlare sempre, lasciando aglistudenti di far vedere quel che sanno. Deve poi essere luia correggere o a integrare il risultato della disputa. Ordi-ni all’attaccante di insistere, quando una difficoltà non sifa domare. Anzi, sia lui stesso ad accrescerla. Non chiu-da gli occhi se colui che adduce i «contro» passa a un al-tro tipo di difficoltà. Non lasci sviscerare troppo a lungoun argomento già quasi risolto o insistere troppo in una

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replica disorganica. Dopo una breve discussione, deci-da invece l’intera questione e la chiarisca. Infine, se visono in qualche luogo altri accorgimenti con i quali abi-tualmente si rendono più frequentate e appassionate ledispute, bisogna conservarli accuratamente.

19) II professare deve intrattenersi di tanto in tanto cond’aiutante o bidello stabilito dal rettore, informandosida lui circa l’andamento dell’intera classe e il profitto ela diligenza anche degli allievi esterni. Provveda a cheadempia al suo dovere con precisione e accuratezza.

20) Per finire, il professore deve essere, con l’ispirazionedella grazia divina, diligente e operoso in tutto, sempreattento al profitto degli studenti nelle lezioni e in tuttele altre attività scolastiche. Non si dimostri più amicodell’uno che dell’altro, non tratti male nessuno, seguaallo stesso modo ricchi e poveri, ricerchi soprattutto ilprofitto di ciascuno dei suoi allievi.

REGOLE DEL PROFESSORE DI SACRASCRITTURA

1) Sappia che il suo maggior compito è spiegare, con spi-rito religioso, impegno e dottrina, le sacre scritture, se-condo l’interpretazione autentica e letterale, che rinsaldila retta fede in Dio e i principi della morale.

2) Fra le altre cose cui deve fare attenzione, la più impor-tante è sostenere la versione approvata dalla chiesa.

3) Per comprenderne bene il senso, egli deve considerarele locuzioni e le espressioni caratteristiche delle sacrescritture. Deve confrontare accortamente fra di loronon solo i passi precedenti e successivi a quello che sta

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esaminando, ma anche tutti gli altri passi nei quali lamedesima frase assuma un significato uguale o diverso.

4) A tale scopo deve produrre citazioni tratte dalle edi-zioni greche e ebraiche, ma con parsimonia e soltantoquando una loro difformità con la Vulgata latina pongail problema di conciliare le due versioni, oppure quan-do gli idiotismi delle altre lingue contribuiscono a unamaggiore chiarezza e comprensibilità del testo.

5) Deve prendere in esame per confutarli soltanto gli er-rori più importanti o all’apparenza più probabili, conte-nuti nelle altre versioni latine più recenti, nella caldea,nella siriaca, di Teodozione, di Aquila, di Simmaco. Alcontrario, non deve trascurare tutti quei passi che vannonel senso indicato dalla Vulgata o dai misteri della nostrafede, specialmente se contenuti nella versione dei Settan-ta, dei quali bisogna sempre parlare con rispetto.

6) Se i canoni dei papi o dei concili, soprattutto quelligenerali, prescrivono una particolare interpretazione diun passo, il professore di sacra scrittura deve sostenereche è quella letterale e non portarne altre ancora comevere, a meno che non si basi su congetture molto valide.Se portano a un’interpretazione che serve a consolidare,secondo la regola, qualche dogma di fede, insegni chequell’interpretazione, letterale o allegorica, è comunquesicura.

7) Deve ricalcare con deferenza le orme dei santi padri.Quando concordano nell’interpretazione di un passo,letterale o allegorica, specie se parlano con chiarezza ediscutono di proposito delle scritture o dei dogmi, eglinon se i ne deve discostare. Se invece sono in contrastofra di loro, egli deve scegliere l’interpretazione preferitadalla chiesa già da molti anni e con grande consenso.

8) Anzi, se c’è qualche dogma di fede che la maggior,parte dei padri e dei teologi si sforzano di dimostrare

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sulla base delle scritture, anch’egli non deve smentire talepossibilità.

9) Se dai rabbini ebrei si può trarre vantaggiosamentequalcosa a favore della Vulgata o dei dogmi cattolici,lo faccia, ma senza per questo dare loro veste ufficiale,in modo da non farvi propendere nessuno, soprattuttoquando si tratta di scrittori che abbiano operato in epo-che successive alla nascita di Cristo.

10) Non deve sprecare energie a cercare altro nei rabbi-ni o anche a criticarne gli errori, a meno che non sianomolto diffusi. Si attenga al medesimo criterio per la spie-gazione di quegli interpreti cristiani che abbiano passatola misura nel seguire i rabbini.

11) Non deve pertanto basarsi sulla punteggiatura, che èun’invenzione dei rabbini, ma espungerla accuratamen-te, secondo il nostro testo, fissato dai Settanta o da altriantichi interpreti, quando non era ancora stata definitala punteggiatura.

12) Non deve soffermarsi troppo su ogni passo dellascrittura, eccetto che non sia importante e valga la pe-na applicarcisi a lungo, per non progredire lentamentenella lettura: lo si otterrà tanto meglio se si toccherannobrevemente o addirittura si salteranno le parti più facili.

13) Non deve affrontare con il metodo scolastico le que-stioni proprie della sacra scrittura.

14) Non deve dedicare molto tempo allo studio delle di-verse cronologie, all’indagine sulla geografia della terrasanta o ad altre cose egualmente poco utili, sempre chenon sia il passo in esame a imporlo assolutamente. Ba-sterà indicare gli autori che hanno approfondito quegliaspetti.

15) Non deve trascurare le allegorie e le interpretazionimorali, eccetto quelle già note e in qualche modo com-

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prese nel senso letterale, che rivelino apertamente il lorosignificato più profondo. Quanto a quelle d’altro genere,si limiti a indicare da quali padri le si possa ricavare.

16) Se si imbatte in qualche passo sul quale noi ci scon-triamo con gli eretici o che nelle dispute teologiche vie-ne solitamente interpretato in modi opposti, deve limita-re la spiegazione, pur sempre con serietà e con zelo (so-prattutto se si contrappone agli eretici), a quanto serva adefinire il punto controverso. Deve invece tralasciare ilresto, non dimenticando che il suo compito è insegnarele sacre scritture e nient’altro.

17) Deve insegnare per un anno l’antico testamento enell’anno successivo il nuovo, salvo che non si giudichimeglio fare diversamente.

18) Non deve protrarre nell’anno successivo l’esame diun libro iniziato l’anno precedente, se non per gravimotivi. Anzi, non deve tornare a spiegare lo stesso libroprima di aver concluso l’illustrazione della maggior partedei principali libri della Bibbia.

19) Oltre alle ripetizioni settimanali nella casa, devonotenersi di tanto in tanto anche delle lezioni nel refettorio,in base alle disposizioni del rettore.

20) In luogo della lezione ordinaria, di tanto in tanto bi-sogna designare uno studente che spieghi con ricchezzae ricercatezza di termini un passo dei più noti delle sacrescritture. Contro di lui, una volta finito, l’uno o l’altrodei suoi compagni deve addurre controdeduzioni, traen-dole, però, soltanto da vari passi della sacra scrittura, dal-le espressioni idiomatiche delle diverse lingue o, ancora,dalle interpretazioni dei padri.

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REGOLE DEL PROFESSORE DI LINGUAEBRAICA

1) Deve stargli a cuore più di qualsiasi altra cosa il tra-durre i termini originali della sacra scrittura can fedeltà,la più rigorosa possibile.

2) Fra gli altri risultati, cui deve mirare, figura la difesadella versione approvata dalla chiesa.

3) All’inizio dell’anno scolastico deve spiegare i primirudimenti della grammatica. Successivamente, mentrecontinua la spiegazione delle altre regole, deve spiegarequalche libro della sacra scrittura scelto fra i più facili.

4) Spiegando i libri sacri, non deve impegnarsi nell’esa-me di fatti e sentenze, quanto piuttosto fissare l’attenzio-ne sul significato e sull’efficacia delle parole, sugli idioti-smi propri di questa lingua, sulle regole grammaticali cuiattenersi in base alla tradizione genuina degli autori.

5) Nell’insegnamento, infine, egli si deve comportare inmodo da alleviare con il suo impegno quella estraneitàe quella durezza, che fanno sembrare faticoso a molti lostudio di questa lingua.

REGOLE DEL PROFESSORE DI TEOLOGIASCOLASTICA

1) Sappia che è suo dovere unire una solida sottigliez-za nel disputare con una fede ossequiente alla vera dot-trina e con lo spirito religioso, in modo che la prima siaprincipalmente al loro servizio.

2) I nostri devono attenersi completamente, per quantoriguarda la teologia scolastica, al pensiero di S. Tomma-

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so, considerarlo come loro maestro e applicarvisi intera-mente, affinché gli studenti dispongano il meglio possi-bile il loro animo verso di lui. Tuttavia non devono cre-dersi così vincolati a S. Tommaso da non potersene af-fatto allontanare in nessun campo. Quando anche colo-ro che si dichiarano tomisti di stretta osservanza se ne di-scostano, è conveniente che i nostri non restino legati aS. Tommaso più dei tomisti stessi.

3) Circa il concepimento della beata Vergine e la solen-nità dei voti devono quindi uniformarsi al parere oggipiù diffuso e più accolto dai teologi. Nei problemi pret-tamente filosofici o anche in quegli argomenti attinentile scritture e i canoni, sarà possibile seguire anche quegliautori che abbiano già trattato quelle materie ex professo.

4) Quando eventualmente la posizione di S. Tommaso èdi controversa interpretazione o si tratta di questioni nontrattate da S. Tommaso, su cui i pareri dei dottori dellachiesa divergano, sarà possibile seguire l’interpretazionepreferita, come detto nelle regole comuni, regola 5.

5) Nell’insegnamento deve curare innanzi tutto il raffor-zamento della fede e l’accrescimento dello spirito reli-gioso. Di conseguenza, in quegli argomenti che S. Tom-maso non tratta ex professo, non si deve insegnare nullache non sia in accordo con l’opinione della chiesa e conle tradizioni generalmente riconosciute o che in qualchemodo possa rendere più instabile uno spirito religioso giàfermo. Per tal motivo, è bene che non si respingano ar-gomentazioni già da tutti accolte, per quanto congruen-ti, can le quali solitamente vengono dimostrate le mate-rie di fede, e che non se ne elaborino di nuove con trap-pa facilità, a meno che non si basino su principi robustie incrollabili.

6) Se in qualche provincia o accademia vi sono delle opi-nioni, non importa di quale autore, note per offender

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gravemente i cattolici, egli non le deve insegnare o difen-dere. Dove infatti non sono in gioco l’insegnamento del-la fede o l’integrità dei costumi, è la prudenza della ca-rità a esigere che i nostri si adattino a compromessi concoloro con i quali hanno a che fare.

7) L’intero corso di teologia deve concludersi in quattroanni. Pertanto, nel caso che i professori di teologia sianodue:

§ 1. Il primo deve spiegare nel primo anno 43 questio-ni della prima parte; nel secondo anno quanto riguardagli angeli e 21 questioni tratte dalla prima sezione del-la seconda parte; nel terzo anno deve spiegare dalla que-stione 55 o dalla 71 fino alla fine della prima sezione del-la seconda parte; nel quarto anno deve spiegare quantoriguarda la fede, la speranza e la carità, contenuto nellaseconda sezione della seconda parte.

§ 2. Il secondo professore nel primo anno deve spiega-re le questioni della seconda sezione della seconda parteche riguardano la giustizia e il diritto, nonché i principa-li temi della religione; nel secondo le questioni della ter-za parte che riguardano l’incarnazione e, se possibile, al-meno i punti giù importanti circa i sacramenti in genere;nel terzo anno deve spiegare le questioni riguardanti ilbattesimo, l’eucarestia e, se è possibile, l’ordine, la con-fermazione, la estrema unzione; nel quarto anno quelleriguardanti la penitenza e il matrimonio.

§ 3. Dove invece i professori di teologia sono tre, il pri-mo nel primo anno deve illustrare 26 questioni della pri-ma parte della Summa; nel secondo anno tutte quelle chepotrà delle restanti questioni della medesima parte; nelterzo anno deve spiegare quanto potrà della prima sezio-ne della seconda parte, fino alla questione 81; nel quar-to anno, quanto resta della prima sezione della secondaparte.

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§ 4. Il secondo, nel primo anno, deve trattare le con-troversie della seconda sezione della seconda parte circale tradizioni, la scrittura, la chiesa, il concilio, il romanopontefice; nel secondo anno, le questioni riguardanti lafede, la speranza e la carità; nel terzo, quelle concernentila giustizia e il diritto, la restituzione, l’usura e, nella mi-sura possibile, i contratti; nel quarto anno, deve trattarequanto resta dei contratti, nonché della religione e deglistati.

§ 5. Il terzo professore deve trattare, nel primo anno,l’incarnazione; nel secondo anno, i sacramenti in genere,il battesimo e l’eucarestia; nel terzo anno, la penitenza eil matrimonio; nel quarto anno, le censure ecclesiastichee i restanti sacramenti.

8) Il professore di teologia deve affrontare estesamentele singole questioni, che egli deve spiegare, nel corsodell’anno in cui sono previste dal programma. Se nonriesce a trattarne qualcuna, la lasci da parte del tutto,senza rimandarla all’anno successivo, ma suggerendo aglistudenti un buon testo.

9) Per procedere più facilmente nella teologia scolastica,è utile che i professori evitino alcuni gruppi di argomenti,per quanto è possibile. In particolare, i quattro gruppiseguenti:

§ 1. Il primo gruppo comprende le questioni o commenticoncernenti le divine scritture. Devono infatti delegarleal commentatore delle scritture.

§ 2. Il secondo gruppo rientra nelle controversie controgli eretici. Nelle loro trattazioni ogni qualvolta questecapitino nelle varie parti della Summa di S. Tommaso, iprofessori devono attenersi al metodo scolastico piutto-sto che a quello storico e accontentarsi di fondare ogniconclusione su due o tre robusti capisaldi. Con altret-tanti argomenti essi devono anche ribattere tutte le fal-

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sità degli eretici, indicando tuttavia per ciascuna di es-se un autore, dal quale chi lo volesse possa trarre altreconfutazioni.

§ 3. Nel terzo gruppo rientrano le materie filosoficheche, per regolamento, essi non devono trattare affattoné approfondite, nella misura in cui possano ricavarne laspiegazione da altre o da se stessi.

§ 4. Al quarto gruppo si ricollegano i casi di coscienza.A questo riguardo, essi devono evitare una spiegazionetroppo accurata e minuziosa dei casi, accontentandosi dialcuni principi generali di comportamento morale, chesolitamente vengono trattati dal punto di vista teologico.

10) Qualora S. Tommaso prolunghi l’esame della mede-sima difficoltà per più articoli, specie di diverse questio-ni, non si devono ripetere in due passi le medesime con-siderazioni. I professori potranno raccogliere quegli ar-ticoli in un’unica dissertazione o anche, se l’argomentostesso non esige una spiegazione di maggior mole, rias-sumerli brevemente, come precisato nel catalogo dellequestioni, allegato alle presenti regole. Attenzione pe-rò a non trascurare niente di ciò che è degno di nota inciascuno degli articoli.

11) I professori di teologia devono esporre sommaria-mente gli articoli facili. Pertanto, spiegato il titolo, devo-no subito segnalare la conclusione di S. Tommaso o di-re: «S. Tommaso si pronuncia in senso negativo o positi-vo». In quegli articoli che presentano invece qualche dif-ficoltà, essi devono procedere all’incirca con il criterio el’ordine seguenti: 1) spiegazione del titolo dell’articolo,qualora presenti aspetti poco comprensibili; 2) distinzio-ne delle eventuali parti dell’argomentazione, in base allequali si sviluppano le conclusioni; 3) conclusione princi-pale di S. Tommaso e successivamente le altre. Alle sin-gole conclusioni, se non sono comprensibili, occorre ag-

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giungere qualche altra argomentazione di S. Tommaso,anch’essa da spiegare in modo che gli studenti capiscanoche nelle distinzioni e nelle argomentazioni di S. Tom-maso c’è maggior forza di quanto sembra a volte a primavista.

12) Qualunque sia l’articolo spiegato, se necessario, de-vono trasformarlo in questione, ma senza trattazionitroppo lunghe, tranne che in quelle materie che non so-no affrontate nelle opere di S. Tommaso o che, pur es-sendovi trattate, è più utile spiegare in compendio.

13) Non è sufficiente riportare i pareri dei dottori, ta-cendo la propria opinione: bisogna difendere l’opinionedi S. Tommaso, come già detto, o tralasciare del tutto laquestione.

14) Nelle dispute mensili, nelle quali devono assumersiil compito di difendere le tesi un numero di studentipari a quello degli insegnanti, tre studenti al mattinoe altrettanti al pomeriggio devono porre le obiezioni,ognuno contro tutti i difensori. Lo studente che alimattino ha difeso le tesi per primo, al pomeriggio deve,se non vi sono impedimenti, difendere per secondo.

REGOLE DEL PROFESSORE DI CASI DICOSCIENZA

1) Deve sforzarsi di indirizzare tutto il suo impegno etutta la sua fatica alla preparazione di bravi parroci oministri dei sacramenti.

2) Il primo professore deve spiegare in due anni tutti isacramenti, le censure e inoltre i doveri che derivano daidiversi stati degli uomini. Il secondo, sempre nel bien-nio, deve spiegare il decalogo e, trattando il settimo co-

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mandamento, occuparsi dei contratti, toccando sempresolo di sfuggita i problemi meno importanti o non moltopertinenti, come la deposizione, la degradazione, la ma-gia e via dicendo.

3) Sebbene occorra evitare del tutto gli argomenti propridella teologia che non hanno nessuna connessione ne-cessaria con la casistica, è tuttavia giusto accennare tal-volta, con una brevissima definizione, a quegli argomen-ti teologici dai quali dipende l’insegnamento della casi-stica, come la natura del carattere, la distinzione tra pec-cato mortale e veniale, cosa sì intende per consenso e viadicendo.

4) Ogni difficoltà deve essere sviluppata, senza formascolastica, attraverso dubbi e conclusioni, a cui con-ferma devono essere scelte al massimo due o tre pro-ve. Non bisogna neppure accumulare troppi riferimen-ti all’auctoritas. A ciascun precetto generale o regola de-vono corrispondere, a titolo di esempio, più o meno trecasi particolari.

5) Il professore deve provare le sue affermazioni indican-do come possibili anche quelle altre che vi fossero, cre-dibili e confermate da buoni autori.

6) A ogni sabato, tralasciando la lezione, per due ore oun po’ meno, a discrezione del provinciale e in relazioneal numero degli studenti si deve tenere in scuola, alla pre-senza di un insegnante, una disputa circa le tesi propo-ste. La disputa deve procedere preferibilmente per do-mande, o esigendo la spiegazione di qualche difficoltà, oproponendo un nuovo caso, prodotto dalla mutazione diqualche circostanza, o opponendo a qualche conclusio-ne un canone o il parere di qualche autorevole dottore, oqualche breve ragionamento, che dia maggior dignità al-la discussione, da condursi tuttavia con prudenza e con

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rigore molto al di sotto del livello abitualmente richiestoin filosofia.

7) Qualora, seguendo le istruzioni del provinciale, il ret-tore incarichi proprio lui del confronto dei casi che si tie-ne nel collegio, egli deve attenersi al seguente ordine. In-nanzi tutto deve proporre l’argomento su cui discutere eeventualmente anche qualche problema pratico, come ilmodo di interrogare il penitente, di assegnare i rimedi ele penitenze e via dicendo. Quindi deve personalmenteintrodurre con poche parole i capisaldi e gli aspetti fon-damentali della sua materia, in modo da offrire un’infor-mazione generale e elementi di chiarimento per tutte leparti di quella trattazione. Infine, deve scegliere tre oquattro casi concernenti l’argomento proposto, da fareaffiggere nel luogo in cui si tengono le discussioni, conl’indicazione del giorno in cui devono essere affrontati.

8) Alcuni studenti devono consultare individualmente ivari autori assegnati a ciascuno da chi presiede la disputaper documentarsi intorno ai casi proposti.

9) Una volta riunitisi, per prima cosa sarebbe bene cheogni studente riferisse il più sinteticamente possibile laposizione dell’autore consultato. Quindi il moderato-re deve chiedere a tre studenti (che è meglio preavvisa-re tempestivamente e scegliere a rotazione) cosa pensinodel primo caso. Dopo di che deve ricavare da quanto es-si hanno detto la teoria più sicura e degna di approvazio-ne. Successivamente, con la medesima procedura, il pro-fessore deve affrontare il secondo caso e infine, semprecon lo stesso criterio, tutti i restanti. Spiegati così queicasi, il moderatore deve presentare, il più sinteticamen-te possibile e con il metodo delle dispute dei casi, alcu-ni dubbi relativi a quegli stessi argomenti. Uno degli stu-denti preavvisati deve rispondere, dopo di che il profes-sore deve concludere di persona insegnando la correttainterpretazione.

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10) Se poi qualcuno si imbatte in un problema che esuladagli argomenti ordinari di queste discussioni, lo si rife-risca, se non vi sono impedimenti, a chi presiede, perchése ne dibatta nel successivo incontro.

REGOLE DEL PROFESSORE DI FILOSOFIA

1) Il professore deve trattare tutte quelle arti o scienzenaturali che dispongano le menti alla teologia e servonoalla perfetta conoscenza e uso di essa e che di per sé ser-vono al medesima fine. Deve insegnarle con la dovutadiligenza, cercando schiettamente in tutte le cose l’ono-re della gloria di Dio, in modo da preparare i suoi stu-denti, e in particolare i nostri, alla teologia e da incitarlisoprattutto alla conoscenza del loro creatore.

2) Negli argomenti di una certa rilevanza il professore difilosofia non deve allontanarsi da Aristotele, eccetto chenon capiti qualche affermazione in contrasto con la teo-ria seguita generalmente nelle accademie. A maggior ra-gione qualora l’affermazione ripugni alla retta fede: eglideve sforzarsi il più strenuamente possibile di controbat-tere tali errori usando, se vi sono, argomenti tratti da Ari-stotele o da altri filosofi, secondo quanto prescrive il con-cilio lateranense.

3) Deve leggere o citare in scuola con grande prudenzagli interpreti di Aristotele che si sono posti in contrastocon la religione cristiana e stare attento che gli studentinon vi siano attratti.

4) Per tale motiva non deve raccogliere in trattazioni spe-cifiche i commenti di Averroè, comportandosi analoga-mente a proposito di altri filosofi del genere. Se da lui sipuò cavare qualcosa di buono, lo citi senza lodarlo e, sepossibile, dimostri che lo ha desunto da altri.

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5) Non deve legare sé o i suoi allievi a nessuna scuola filo-sofica, come gli Averroisti, gli Alessandristi e simili. Nondeve nascondere gli errori di Averroè, di Alessandro odi altri, ma servirsene per sminuire più efficacemente laloro autorità.

6) Di S. Tommaso, invece, il professore di filosofia devesempre parlare con rispetto: bisogna seguirlo con gli ani-mi ben disposti, tutte le volte in cui è necessario, bisognadiscostarsene con reverenza e a malincuore, qualora nonconvinca del tutto.

7) Deve spiegare l’intero programma di filosofia in nonmeno di tre anni, per due ore al giorno, una al mattino,l’altra al pomeriggio, salvo che in qualche università nonvenga stabilito diversamente.

8) Il corso non deve nemmeno essere concluso primadell’arrivo o dell’approssimarsi delle vacanze concessesolitamente a fine anno scolastico.

9) § 1. Nel primo anno deve spiegare la logica, i cuifondamenti devono essere forniti, all’incirca, nel primobimestre, non tanto con dettatura di appunti, quantopiuttosto illustrando ciò che sembrerà opportuno sullabase del Toleto o del Fonseca.

§ 2. Nei prolegomeni della logica il professore deve di-battere unicamente se sia una scienza, quale sia il suo og-getto e alcune, poche cose circa le seconde intenzioni.Una trattazione completa degli universali la rimandi allametafisica, accontentandosi di fornirne qui un’informa-zione sommaria.

§ 3. Deve presentare anche gli aspetti più facili dellecategorie, che normalmente si ricavano da Aristotele,rinviando il resto all’ultimo anno. Tuttavia, nella logicadeve trattare a sufficienza l’analogia e la relazione, poichécapitano di frequente nelle dispute.

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La ratio studiorum dei Gesuiti

§ 4. Deve spiegare rapidamente il secondo libro De inter-pretatione e entrambi i libri degli Analytica priora, tran-ne i primi otto o nove capitoli del primo libro. Deve tut-tavia esporre le questioni che li caratterizzano, trattandoperò solo molto brevemente quella circa i contingenti eevitando ogni accenno al libero arbitrio.

§ 5. Inoltre, per poter riservare tutto il secondo annoalla fisica, organizzi verso la fine del primo anno unadissertazione di una certa ampiezza sulla scienza, in cuiconcentrare, in massima parte, i prolegomeni della fisica,come la suddivisione delle scienze, le astrazioni, la partespeculativa, quella pratica, la subalternazione, il diversomodo di procedere in fisica e in matematica, di cui trattaAristotele nel libro 2° della Physica. Infine, deve spiegarequanto il libro 2° del De anima dice circa la definizione.

§ 6. I luoghi dei Topica e dei Sophistici elenchi, e le falla-cie, messe in ordine più facile, troveranno una spiegazio-ne migliore all’inizio del compendio di logica.

10) § I. Nel corso del secondo anno deve spiegare gli ot-to libri della Physica, i libri del De coelo e il primo librodel De generatione. Per quanto riguarda gli otto libri del-la Physica, il testo dei libro 6° e del 7° deve essere rias-sunto, come, dei resto, la parte del primo libro che trattadelle opinioni degli antichi. Svolgendo il libro 8°, non sideve dir nulla sul numero delle intelligenze, sulla liber-tà e sull’infinità del primo motore: questi punti, infat-ti, devono essere discussi nella metafisica e attenendosiunicamente alla dottrina di Aristotele.

§ 2. I testi del 2°, 3°, 4° Libro del De coelo devonoessere condensati sommariamente, anzi per la maggiorparte tralasciati. In questi libri si devono trattare soloalcune questioni sugli elementi. Quanto al cielo, bisognaspiegare soltanto ciò che riguarda la sua sostanza e gli

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La ratio studiorum dei Gesuiti

influssi, mentre le altre questioni devono essere lasciateal professore di matematica o riferite in compendio.

§ 3. Il Meteorologica deve essere affrontato velocementenei mesi estivi, nell’ultima ora pomeridiana di scuola. Sene deve occupare, se possibile, il professore ordinario difilosofia oppure un professore straordinario, salvo chenon si possa fare meglio in modo diverso.

11) § 1. Nel terzo anno il professore di filosofia spieghe-rà il secondo libro del De generatione, i libri del De ani-ma e della Metaphysica. Nel 1° del De anima accenni so-lo sommariamente alle teorie dei filosofi antichi. Nel 2°,spiegati gli organi della sensibilità, non sconfini nell’ana-tomia e negli altri argomenti che sono competenza deimedici.

§ 2. Nella Metaphysica devono essere tralasciate le que-stioni riguardanti Dio e le intelligenze, che dipendono inmassima parte dalle verità insegnate dalla fede divina. Ilproemio e il testo del 7° e del 12° libro devono esserespiegati diligentemente e quasi integralmente. Negli altrilibri si scelgano i passi principali di ciascuno, in quantocostituiscono i fondamenti delle questioni di metafisica.

12) Deve soprattutto sforzarsi di interpretare bene l’ope-ra di Aristotele. In ciò deve porre non meno impegnoche nelle questioni. Deve anche convincere gli studentiche la conoscenza filosofica di coloro che non apprezza-no lo studio di Aristotele è incompleta e monca.

13) Tutte le volte in cui egli si imbatte in passi molto fa-mosi e citati abitualmente nelle dispute, li deve illustrareaccuratamente, confrontando le interpretazioni più im-portanti, in modo da poter capire quali preferire sullabase di ciò che precede e di ciò che segue il passo, delsignificato della terminologia greca, della considerazionedi altri passi, dell’autorevolezza di commentatori illustrio, infine, del valore degli argomenti. Si deve concludere

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con i dubbi di minor conto, che non merita troppo ap-profondire, ma che non bisogna nemmeno tralasciare deltutto, quando presentano qualche motivo di interesse.

14) Deve scegliere accuratamente le questioni. Quelleche non derivano direttamente da Aristotele, ma dal fat-to che ad Aristotele capita di esprimere qualche pareredi passaggio, devono essere rinviate ad altre opere, se virientrano. Altrimenti, devono essere spiegate immedia-tamente dopo il testo stesso in cui si sono presentate.

15) Le questioni che di per sé sono attinenti al tema di cuitratta Aristotele devono essere affrontate salo dopo averspiegato tutti i passi riguardanti il complesso dell’argo-mento esposto. Sempre che questi testi non siano trop-pi per essere illustrati in una o due lezioni: se sono piùestesi, come quelli riguardanti i principi, le cause, il mo-to, non bisogna trattarli troppo distesamente o premet-tere alle questioni tutto il contesto di Aristotele. È me-glio invece ricollegare i vari punti in modo tale da poterinserire dopo una serie di passi di Aristotele le questioniche ne scaturiscano.

16) Finite le lezioni, gli studenti devono impegnarsi avicenda per una mezz’ora nel ripasso di quanto hannoascoltato, dividendosi in gruppi di dieci, con un compa-gno di scuola, preferibilmente della compagnia, a capodi ciascuna decuria.

17) Ogni mese, come minimo tre studenti al mattino ealtrettanti al pomeriggio devono tenere delle dispute. Ilprimo deve disputare per un’ora, gli altri invece per trequarti d’ora. Al mattino, per primo, deve dissertare unostudente di teologia (se c’è abbondanza di teologi) con-tro uno studente di metafisica, uno studente di metafisi-ca contro uno di fisica, uno di fisica contro uno di logi-ca.

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Nel pomeriggio, invece, uno studente di metafisica deveaffrontarne un altro di metafisica, uno di fisica un altro difisica, uno di logica un altro di logica. Al mattino, ancora,uno studente di fisica e nel pomeriggio uno di fisicadimostreranno una o due tesi, in breve e con metodofilosofico.

18) Quando il professore spiega il compendio di logica,non devono recarsi a queste dispute né lui né i suoistudenti. Anzi, nella prima o nella seconda settimana glistudenti di logica non devono fare nessuna dissertazione,contentandosi della soda spiegazione del programma.Dopo tale periodo, potranno, al sabato, difendere alcunetesi nella loro classe.

19) Dove c’è un solo professore di filosofia, egli deveorganizzare tre o quattro volte all’anno alcune dispute diuna certa solennità, in un giorno di festa o in un altrogiorno, comunque festivo. L’allestimento deve esseretanto splendido, invitando a dissertare anche religiosi ealtri dottori, da infondere nei nostri studi un fruttuosofervore.

20) Pertanto, appena comincia lo studio della logica, igiovani devono essere formati fin dall’inizio a non consi-derare nelle dispute nulla di più vergognoso che il dero-gare al criterio della forma. L’insegnante deve esigere daloro con massimo rigore il rispetto delle leggi e dell’ordi-ne stabilito per la disputa. Chi difende deve dunque pri-ma ripetere tutta l’argomentazione, senza fornire rispo-ste alle singole proposizioni, e poi riprenderla da capo eaggiungere «nego» o «concedo» la premessa maggiore,la minore, la conseguenza. Di tanto in tanto può distin-guere, ma solo raramente, però, aggiunga dimostrazionie ragioni, specie se forzate.

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REGOLE DEL PROFESSORE DI FILOSOFIAMORALE

1) Egli deve essere consapevole che non è assolutamentepertinente al suo incarico lo sconfinare nella teologia, mache il suo compito è spiegare i fondamenti della scienzamorale, che è racchiusa nei dieci libri dell’Ethica di Ari-stotele, progredendo nell’esame del testo con rapidità,dottrina e serietà.

2) Quando il programma di etica non viene solitamen-te spiegato direttamente dal professore del corso di fi-losofia, chi insegna l’etica deve illustrare agli studenti dimetafisica. le questioni principali della materia, per trequarti d’ora o un’ora al giorno.

3) I ripassi di etica devono essere svolti almeno ogniquindici giorni, nei momenti fissati dal rettore, anche seper farlo si dovesse saltare un ripasso di metafisica.

4) Gli studenti di metafisica, quando tengono le disputeprivate in casa o le mensili a scuoia, devono sempreaggiungere alle tesi qualche proposizione di etica, controcui deve disputare per un quarto d’ora lo studente dimetafisica che pone le obiezioni.

REGOLE DEL PROFESSORE DI MATEMATICA

1) Egli, in scuola, deve spiegare agli studenti di fisica, percirca tre quarti d’ora, gli elementi di Euclide. Dopo chevi si siano dedicati abbastanza ampiamente per due mesi,deve aggiungere cenni di geografia e sulla sfera celeste,nonché su quanto si impara volentieri. La trattazionedeve essere parallela allo svolgimento del programma diEuclide, nel medesimo giorno o a giorni alterni.

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2) Ogni mese o almeno ogni due mesi egli deve farein modo che qualche studente sviluppi un importanteproblema matematico, alla presenza di un gran numerodi studenti di filosofia e di teologia. Dopo di che, se è ilcaso, se ne deve dissertare.

3) Una volta al mese, di norma al sabato, invece della le-zione devono essere ripetute tutte le nozioni più impor-tanti spiegate pubblicamente in quel mese.

REGOLE DEL PREFETTO DEGLI STUDIINFERIORI

1) Egli deve essere consapevole che è stato designato peraiutare, con ogni sua azione e fatica, il rettore nel governoe nella direzione delle scuole, in moda che coloro chele frequentano ne traggano profitto non meno quanto aprobità di vita che quanto alle arti liberali.

2) In ciò che è attinente alla disciplina dei costumi nellenostre scuole, il prefetto deve consultare soltanto il ret-tore, in quelle cose che riguardano invece gli studi deveattenersi al parere del prefetto generale degli studi. Nondeve derogare alle loro disposizioni. Non deve soppri-mere nessuna consuetudine o abitudine, non deve intro-durne di nuove.

3) Si preoccupi di sottoporre in visione al medesimo pre-fetto tutto quanto gli studenti di retorica e dei corsi infe-riori declameranno in casa o all’esterno. Gli emblemata ei carmi che vengono affissi in pubblico nelle feste più im-portanti devono essere tutti letti da due esperti designatidal rettore; i migliori devono essere scelti.

4) Il prefetto deve tenere presenti le regole dei docentie degli allievi delle scuole inferiori e curare attentamente

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che siano osservate, proprio come fa con le sue. Deveassistere e dirigere gli stessi insegnanti e evitare neglialtri, specie negli studenti, ogni atteggiamento che possaessere di detrimento per la stima e l’autorità di cui gliinsegnanti godono.

5) Deve soprattutto vigilare perché i nuovi insegnanticonservino accuratamente l’impostazione didattica e lealtre abitudini dei loro predecessori che non siano incontrasto con i nostri metodi, così che gli allievi esterninon si la mentino troppo del frequente avvicendamentodei docenti.

6) Come minimo ogni quindici giorni il prefetto deve as-sistere alle lezioni di ogni docente. Prenda nota se de-dicano tempo sufficiente ed impegno alla dottrina cri-stiana, se vanno abbastanza avanti nello svolgimento delloro programma e nel ripasso, se, infine, si comportanoonorevolmente in ogni cosa con gli allievi.

7) Deve mettersi sollecitamente al corrente di tutti i gior-ni festivi e delle vacanze, sia comuni a tutte le province,sia locali, nonché dell’orario di inizio e di fine delle lezio-ni nei vari periodi dell’anno, informandone poi gli inse-gnanti. Deve anche avvisare quando gli studenti devonoessere mandati alle processioni e simili o se occorre ordi-nare o vietare loro qualcosa al di fuori delle consuete.

8) § 1. Deve vigilare che i livelli, cui corrispondonole cinque classi inferiori – retorica, umanità e le tre digrammatica – non vengano mutati per nessun motivo, inmodo che se una classe, su disposizione del provinciale,si sdoppia a causa dell’alta numero di iscritti, entrambecorrispondano allo stesso livello. Quando poi più livel-li vengono raggruppati in una medesima classe, essi de-vono corrispondere ai gradi indicati nelle regole dei pro-fessori.

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§ 2. Per mantenere meglio e più facilmente la distinzio-ne, occorre dividere le regole della grammatica dell’Em-manuele in tre volumi, ciascuno dei quali adottato nellarispettiva classe. Il primo volume per la classe più bas-sa conterrà il primo libro dell’Emmanuele ed una breveintroduzione alla sintassi, desunta dal secondo libro. Ilsecondo volume, per la classe di mezzo, conterrà il se-condo libro dell’Emmanuele sulla costruzione delle ottoparti del discorso, fino alla costruzione figurata, con al-cune appendici più facili. Il terzo volume, per la classesuperiore, conterrà le appendici di secondo genere delsecondo libro e dalla costruzione figurata fino alla fineed il terzo libro che tratta della metrica. Una suddivi-sione in tre parti simile a questa, corrispondente alle treclassi, deve essere fatta anche nelle province che seguonoun metodo diverso dal romano.

§ 3. L’insegnante, in linea di massima, deve finire nel pri-mo semestre il libro in programma per ciascuna classe eripeterlo da capo nel secondo. Poiché, però, il libro pre-visto per la classe inferiore è troppo ampio per poterlospiegare e ripetere tutto in un solo anno, lo si deve divi-dere in due parti. Converrebbe ammettere soltanto ra-gazzi già ben preparati nella prima parte, così che la se-conda possa essere spiegata e ripetuta tutta in un salo an-no, come avviene nelle altre classi. Dove, però, non lo sipuò fare, bisogna dividere questa classe iniziale in due li-velli, al primo dei quali, nel primo semestre, si deve spie-gare la prima parte del libro, al secondo l’altra metà. Poi,nel secondo semestre, le rispettive parti devono essere ri-petute da principio. Quando si debba sdoppiare la clas-se in due livelli, un professore potrà insegnare al livelloinferiore, un altra al superiore.

§ 4. L’utilità di questa ripetizione è doppia: innanzi tut-to, ha materia più spesso ripetuta si imprimerà meglio,in secondo luogo, se ci sono studenti distintisi per intel-

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ligenza, possono finire il corso più in fretta degli altri,potendo essere promossi ogni semestre.

§ 5. Dove dunque ci sono cinque classi, in ciascunadevono essere rispettati i relativi livelli, così come sonoprecisati nelle regole degli insegnanti. Non si deve maiconsentire che vi siano più livelli, con l’eccezione dellaclasse iniziale.

§ 6. Dove le classi sono solo quattro, o, eliminata la re-torica, le altre quattro non devono scostarsi per nulla daquelle di cui si è appena detto, o, meglio ancora, il cor-so deve terminare con la classe di retorica, che deve se-guire le regole del professore di retorica, la seconda deveessere la classe di umanità, anch’essa con il livello indica-to nelle regole del suo professore, la terza deve essere di-stinta in due livelli, il maggiore dei quali corrisponden-te all’ultima classe di grammatica, l’inferiore alla classemedia. La quarta classe, infine, corrisponderà alla clas-se inferiore e potrà a sua volta essere distinta in due li-velli, come detto nelle relative regole. Qualora si accet-ti solo il livello superiore, la terza classe deve contem-plare un solo livello, corrispondente alla classe superio-re di grammatica, mentre la quarta classe deve avere duelivelli, corrispondenti alla classe di mezzo e all’iniziale.

§ 7. Dove le classi sono tre, le prime due devono com-prendere i livelli ora prescritti alle ultime due calassi nelcollegio di quattro classi. La terza classe, invece, deve es-sere solo di umanità oppure deve essere divisa in due li-velli, il superiore corrispondente alla retorica, l’inferio-re all’umanità. Il livello maggiore non deve essere istitui-to se non dopo aver consultato il rettore, se c’è un buonnumero di allievi idonei e in modo che l’insegnante nondebba assolutamente sottrarre attenzione e la dovuta cu-ra al livello inferiore.

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§ 8. Dove le classi sono due, l’inferiore deve comprende-re due livelli, uno dei quali corrispondente al livello su-periore della prima classe, l’altro alla classe di mezzo. Laclasse superiore deve egualmente essere divisa in due li-velli, uno corrispondente alla classe superiore di gram-matica, l’altro alla classe di umanità.

§ 9. Anche in queste scuole dove il livello della classe èdoppio, deve tenersi per entrambi i livelli la medesima ri-petizione del programma annuale indicata al § 3. Pertan-to, se è possibile in entrambe spiegare nel primo semestree ripetere nel secondo la parte del rispettivo programma,gli allievi possono progredire nei due anni in cui restanonella medesima classe nello stesso modo in cui progre-discono in due classi comprendenti ciascuna un solo li-vello. Dove però ciò sembri troppo difficile, bisogna fardurare il corso più a lungo.

§ 10. Per poter ottenere un tale risultato, nelle classi incui il livello sia doppio tutte le lezioni saranno comuni atutti, tranne la lezione di grammatica. Innanzi tutto, de-ve essere comune la spiegazione di Cicerone, chiedendole cose più facili agli studenti del livello inferiore e le piùdifficili a quelli del livello superiore. Si potrà anche asse-gnare un tema unico: il livello superiore lo svolgerà tut-to, l’inferiore svolgerà solo la prima parte o l’ultima, chedeve essere adeguata alle regole loro spiegate. Infine leesercitazioni e le dispute possono essere, in linea dà mas-sima, comuni a tutti. Salo la lezione di grammatica, dun-que, deve essere distinta, spiegando e facendo ripeterea ciascuno dei livelli la rispettiva lezione, o a giorni al-terni per ciascun livello, o quotidianamente, dividendo iltempo in parti uguali.

9) Per quanto è possibile, il prefetto degli studi inferiorinon deve accettare l’iscrizione di nessun allievo che nonsia stato presentato dai genitori o da chi ne fa le veci, oche egli non conosca personalmente, o intorno al quale

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non possa assumere agevolmente informazioni da altri alui già noti. Ma non respinga nessuno perché povero odi umili origini.

10) Deve sottoporre a esame i nuovi iscritti secondo leseguenti modalità: li interroghi sul programma svolto nelcorso degli studi precedenti, quindi faccia loro eseguireun compito scritto individuale su un tema assegnato.Chieda loro, ancora, alcune delle nozioni apprese neicorsi che hanno frequentato. Dia loro qualche frasettada tradurre in latino o, se il caso, frasi tratte da qualcheautore, da volgere dal latino.

11) Deve accettare unicamente l’iscrizione dei candida-ti di cui abbia appurato la buona preparazione e i buo-ni costumi o la buona indole. Notifichi loro le regole deinostri allievi, perché sappiano come si devono compor-tare. Annoti in un apposito registro i loro nomi, i co-gnomi, la nazionalità, l’età, i genitori o chi ne fa le veci,chi dei compagni conosca i loro domicili. Segni ancheil giorno e l’anno in cui ciascuno è stato ammesso. Infi-ne assegni ciascuno degli iscritti alla classe e all’insegnan-te più adatti, in modo che possa sembrare piuttosto piùdegno dell’insegnante successivo che indegno del suo.

12) In linea di massima, non deve ammettere nella classeiniziale né giovani troppo avanti con l’età, né fanciullinitroppo immaturi, a meno che non siano assolutamenteidonei, anche nel caso in cui siano mandati soltanto perricevere un’onesta educazione.

13) La promozione generale e solenne deve avvenire unavolta all’anno, dopo le vacanze annuali. Tuttavia, se al-cuni si distingueranno di gran lunga e sembreranno po-ter trarre maggior profitto nella classe superiore anzichénella loro (fatto da appurare esaminando i registri e in-terrogando gli insegnanti), non bisognerà trattenerli ol-tre, ma promuoverli, previo esame, in qualsiasi momento

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dell’anno. Dalla classe superiore di grammatica a quelladi umanità, però, il salto è poco praticabile per via dellametrica, che si spiega nel secondo semestre, e dalla clas-se di umanità a quella di retorica per via del compendiodi Cipriano.

14) Almeno una volta, due se è necessario, tutte le classidevono sottoporsi a scuola a un esame scritto di prosa.L’ultima classe di grammatica e quella di umanità peròdovranno farne anche uno in versi e, se è il caso, dopoqualche giorno sostenere anche una prova di greco.

15) Deve provvedere a che gli insegnanti due o tre gior-ni prima dell’esame avvertano gli studenti che bisognaaffrontare una prova scritta e in tutte le classi si illustri-no le norme per l’esame scritto, poste alla fine di questeregole.

16) Il prefetto in persona, o un altro da lui delegato,deve sorvegliare coloro che sostengono l’esame. Egli,nel giorno fissato per la prova, deve assegnare, dandoil segnale, un argomento, meglio breve che lungo.

17) Deve raccogliere gli elaborati in ordine alfabetico econservarli personalmente. Poi, se non vi sono impedi-menti, li distribuisca fra gli esaminatori, in modo che, seè il caso, possano correggerli e segnare a margine gli er-rori.

18) Gli esaminatori devono essere tre. Il primo, in li-nea di massima, il prefetto stesso. Il rettore, d’accordocon il prefetto, nomini gli altri due, molto preparati nellediscipline umanistiche ma, possibilmente, non insegnan-ti. Nel giudizio si osserveranno le decisioni della mag-gioranza. Qualora i candidati siano molti, niente impe-disce di nominare due o più commissioni d’esame di tremembri ciascuna.

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19) Per l’esame devono essere convocati tre allievi o an-che più alla volta, soprattutto nelle classi inferiori. Intal numero vengano quindi introdotti dall’insegnante, se-condo l’ordine alfabetico o altro giudicato più opportu-no.

20) I commissari d’esame innanzi tutto devono prendereattentamente in considerazione il registro personale delprofessore, osservando le annotazioni relative a ciascunodegli allievi che si presenta all’esame, confrontando, senecessario, le votazioni del medesimo anno, in modo cheappaia più chiaro quanto ciascuno ha fatto o potrà fare.

21) L’esame si svolgerà secondo le seguenti modalità:innanzi tutto ognuno, se vorrà, reciterà una parte dellasua composizione. Quindi dovrà correggere gli errorie renderne conto, dopo aver indicato la regola a cuiha contravvenuto. Si assegni quindi agli studenti digrammatica un brano in lingua madre da tradurre a vistain latino. Tutti gli studenti devono essere interrogatisull’intero programma d’insegnamento della loro alasse.Infine, se occorre, venga richiesta una breve esposizionedi qualche passo tratto dai testi studiati a scuola.

22) Dopo l’esame di ciascuno dei candidati, finché è fre-sca l’impressione degli esaminatori, si passi alla formu-lazione dei voti sul conto degli interrogati, tenuto con-to dell’orale, dello scritto e del giudizio fornito dall’inse-gnante.

23) Occorrendo un approfondimento per risolvere casidubbi, il prefetto si faccia dare i compiti scritti ordinarisvolti nel corso dell’anno e ne discuta con gli stessi esa-minatori, in mordo che, se è il caso, essi facciano ripetereagli studenti l’esame scritto e orale. Infine, nei casi dub-bi si dovrà tener conto dell’età, del tempo passato nellamedesima classe, dell’intelligenza e dell’impegno.

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24) Terminato l’esame, si deve osservare il segreto sulgiudizio formulato circa ogni studente, fermo restandoche prima della pubblicazione si dovrà mostrare a tuttigli insegnanti il prospetto relativo ai rispettivi allievi.

25) Se qualcuno risulta assolutamente non meritevoledi promozione, non si deve intercedere per lui. Sequalcuno risulta appena appena preparato, ma tuttaviasi pensa di promuoverlo in considerazione dell’età, deltempo trascorso nella medesima classe o altro motivo,lo si faccia, eccetto che vi sia qualcosa in contrario, masotto una condizione: qualora mostri poco impegno alprofessore, sia rispedito alla classe precedente, inoltrenon venga inserito nell’elenco dei promossi. Qualora,infine, alcuni studenti risultino talmente incapaci chenon è minimamente possibile promuoverli e non si puòsperare da loro alcun frutto nella classe già frequentata, sideve affrontare il problema assieme al rettore, affinché,avvertiti gentilmente i genitori o chi ne fa le veci, nonstiano più a tenere occupato un posto a scuola.

26) L’elenco dei promossi deve essere letto pubblica-mente o a tutte le rispettive classi separatamente o a tut-ti gli studenti riuniti in una sala. Se alcuni spiccano digran lunga fra gli altri, devono essere nominati per pri-mi in segno di distinzione, per gli altri invece si osserveràl’ordine alfabetico o la graduatoria del profitto.

27) Prima dell’apertura dell’anno scolastico deve riferireattentamente al rettore in merito alla compilazione del-l’elenco dei testi che in quell’anno bisogna spiegare nellenostre scuole, in modo che ne siano al corrente il prefet-to generale, da un lato, e gli insegnanti, dall’altro. Ana-logamente, si stabilisca se per caso dei libri o degli autoriin quell’anno devono essere sostituiti.

28) Deve provvedere a prendere tempestivamente con-tatto con i librai, perché non manchino i libri in uso abi-

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tualmente o adottati per noi e per gli esterni per l’annoscolastico successivo.

29) All’inizio di orli anno scolastico deve assegnare ilbanco e i compagni di banco a ogni studente, diretta-mente o tramite gli insegnanti, compresi gli alunni e iconvittori, tramite i loro superiori (tranne che in qualcheluogo non si stabilisca l’ordine dei posti in base al ren-dimento scolastico). Deve riservare i banchi migliori ainobili e banchi separati dagli esterni ai nostri e agli al-tri religiosi, se ce ne sono. Faccia in modo, infine, chenon avvengano a sua insaputa cambiamenti di una certaimportanza.

30) È molto importante che i prefetto, tramite i professo-ri o i prefetti dei loro collegi, organizzi il tempo non solodei nostri studenti, ma anche degli allievi e dei convitto-ri e, se non vi è niente in contrario, anche degli studentiesterni, in modo da far loro impiegare proficuamente leore di studio personale.

31) Il prefetto non deve concedere nessuna esenzionedi qualsiasi tipo, sperde se di lunga durata, se non pergravi motivi, dalla composizione in versi e dallo studiodel greco.

32) Deve curare che le declamazioni mensili che gli stu-denti di retorica tengono pubblicamente siano rese piùsolenni dalla partecipazione anche degli allievi delle clas-si superiori, oltre a quelli di retorica e di umanità. Per-tanto i professori devono essere sollecitati a invitare i lo-ro rispettivi studenti. A nessuno dei nostri deve però es-sere possibile mancare, tranne che non ne abbia chiestoil per- messo al rettore.

33) Deve valutare quando, con quale criterio e dove leclassi devono riunirsi per disputare fra di loro. Non solodeve assegnare in anticipo le modalità della disputa, ma,presenziando di persona, far anche in modo nel corso

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della disputa che ogni cosa sia condotta con frutto, pru-denza e serenità. Allo stesso modo deve essere presentealle declamazioni o letture degli studenti di retorica e diumanità che si tengono abitualmente nel ginnasio.

34) Si deve impegnare – se al rettore pare opportuno –nell’istituire, non solo nelle classi di retorica e di umanità,ma anche in quelle di grammatica, un’accademia conlo scopo di dare impulso alle esercitazioni letterarie.Nell’accademia, in giorni stabiliti e in base a normeben chiare, enunciate al termine di questo libro, devonotenersi lezioni reciproche, dispute e altri esercizi propridel buon studente.

35) Deve ricordare tempestivamente al superiore la di-stribuzione dei premi e il discorso o conversazione da te-nere eventualmente in quell’occasione. In tale distribu-zione si dovranno osservare le norme collocate al termi-ne di queste regole, dopo averle rese note in tutte le classiprima della prova scritta.

36) Deve anche curare che, oltre ai premi assegnati pub-blicamente, gli insegnanti incoraggino gli studenti nellerispettive classi con piccoli premi personali o con qual-che segno di distinzione, forniti dal rettore, se ne sem-breranno meritevoli per una vittoria sull’avversario o peraver ripetuto a memoria un intero libro o per qualchedegna impresa simile.

37) In ciascuna classe, secondo le usanze del posto, de-ve nominare un pubblico censore o, se non piace trop-po il termine censore, un decurione massimo o pretore.Costui, per essere tenuto in considerazione dai compa-gni di classe, dovrà godere di un certo ruolo grazie allaconcessione di qualche privilegio e avrà la possibilità dichiedere di condonare, con l’approvazione del professa-re, le punizioni più leggere dei compagni. Deve osserva-re se qualcuno dei suoi compagni se ne va a spasso per

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la scuola prima del segnale, se entra in una classe nonsua, se si allontana dal posto o dalla classe. Segnali gior-no per giorno al prefetto gli assenti, se sia entrato nellascuola qualche estraneo e, infine, se si sia commessa inscuola qualche infrazione, presente o meno l’insegnante.

38) Deve essere nominato un addetto alle punizioni (cor-rector) – esterno alla compagnia – per coloro che com-mettono infrazioni nell’impegno scolastico o nell’osser-vanza delle regole morali e ai quali non bastino le buoneparole e le esortazioni. Se non è possibile reperirne uno,si escogiti il sistema per punire gli studenti o servendosidi qualcuno degli studenti stessi o in altro modo conve-niente. Non devono essere puniti a scuola per le infrazio-ni disciplinari commesse a casa se non eccezionalmentee per gravi motivi.

39) Coloro i quali rifiutano i colpi di verga vi venganosottoposti con la forza, se si può fare senza rischi, oppu-re, quando ciò risulti sconveniente, come evidentementenel caso dei ragazzi più grandi, devono essere allontana-ti dalla nostra scuola, informandone il rettore. Si facciaaltrettanto con coloro i quali stanno troppo assenti.

40) Se non bastano né le parole né l’ufficio dell’addettoalle punizioni, qualora non si speri in un ravvedimentoe il reprobo possa essere di cattivo esempio agli altri, intal caso è preferibile espellerlo dalla scuola, che tenerlo atrar poco profitto e a fare del male agli altri. La decisionevenga lasciata comunque al rettore, in modo che tutto,come si conviene, serva alla gloria e al servizio di Dio.

41) Se si verifica un caso in cui a rimedio dell’offesafatta non è sufficiente l’espulsione dalla scuola, il prefettodeve riferire al rettore perché valuti quali provvedimentiprendere. Quantunque, per quanto possibile, bisognaregolarsi con senso dì moderazione, pace e amore versotutti.

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42) Non deve assolutamente consentire la riammissionenelle nostre scuole di coloro i quali siano stati espulsi unavolta o se ne siano andati di loro spontanea volontà sen-za valide motivazioni. Deve comunque essere prima in-terpellato il rettore: spetterà a lui decidere cosa convie-ne.

43) Non deve tollerare né in scuola né negli altri locali,anche nelle classi superiori, armi, gente oziosa che scor-razza o che schiamazza. Non vi permetta giuramenti, of-fese con parole o con atti e qualsiasi comportamento di-sonesto o immorale. Qualora accada qualcosa, prendaimmediatamente provvedimenti e, se qualcosa turba inqualche modo la quiete dell’atrio, si consulti con il retto-re.

44) Non solo deve essere sempre presente nell’atrio, oin una stanza da cui si possa vedere l’atrio, per tutta ladurata delle lezioni, ma deve anche vigilare sulle classiprima del segnale di entrata e essere sempre presente alportone d’ingresso quando tutti escono.

45) Deve provvedere perché l’entrata e l’uscita delleclassi in chiesa avvenga in silenzio e gli studenti nonascoltino mai messa se non sono presenti uno o piùinsegnanti. Non solo tutti gli studenti devono esserepresenti ogni giorno religiosamente alla messa, ma essereanche distribuiti convenientemente e ordinatamente.

46) Per l’effettuazione delle confessioni degli studentinei giorni e nelle ore stabiliti il prefetto deve provvedereper tempo alla presenza dei confessori. Egli stesso deveentrare di continuo nella chiesa in quel tempo e badare ache i ragazzi si comportino can devozione e modestia.

47) Neppure lo stesso prefetto, se non con misura, speciedurante le lezioni, può chiamare gli studenti fuori dalleclassi. Se altri vengono meno a tale norma, ne informi ilrettore.

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48) Non si deve mai servire degli studenti come scrivanio per qualsiasi altra incombenza e non deve permettereche lo facciano altri.

49) Bisogna affiggere le regole generali di tutti gli allieviesterni in un posto ove possano essere lette da tutti einoltre esporle in bella vista in ogni aula. All’inizio diogni mese, in linea di massima, bisogna leggerle nellaclasse di retorica e negli altri corsi inferiori.

50) In mancanza del prefetto degli studi superiori, deveassumersi egli stesso, sotto la supervisione del rettore, ilcompito di esaminare quanto viene declamato in pubbli-co e di distribuire i libri ai nostri studenti, sempre met-tendone al corrente il rettore.

NORME PER L’ESAME SCRITTO

1) Tutti gli studenti devono essere consapevoli che sealcuni dovessero mancare il giorno dello scritto, salvoche non siano impediti da gravi motivi, non si potràtenere nessun conto di loro nell’esame.

2) Devono venire a scuola per tempo per poter scriverefedelmente il tema della composizione e tutto quanto inquell’occasione il prefetto, direttamente o tramite altri,assegnerà loro. Gli studenti devono terminare tuttoprima della fine delle lezioni. Dopo che è stato ordinatoil silenzio, nessuno può parlare con gli altri, neppure conlo stesso prefetto o con colui che lo sostituisce.

3) È bene arrivare forniti dei libri necessari e degli altrioggetti necessari al compito, in modo che nessuno debbachiedere qualcosa nel corso dello scritto.

4) Gli studenti devono scrivere in modo adeguato allivello di ciascuna classe, con chiarezza e con le parole

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e i costrutti prescritti dall’argomento. Le frasi scritte inmodo ambiguo saranno considerate nel senso peggiore,le parole omesse o cambiate con leggerezza per evitareuna difficoltà saranno considerate sbagliate.

5) Bisogna stare attenti a non comunicare con i compagnidi banco: infatti se per caso si trovano due compiti similio uguali, bisogna sospettare di entrambi, non potendosiappurare chi dei due abbia copiato dall’altro.

6) Per evitare gli inganni, se per caso si è costretti aconcedere a qualcuno il permesso di uscire dopo l’iniziodella prova, costui deve lasciare quanto ha già scritto alprefetto o a colui il quale in quel momento sovrintendealla classe.

7) Finito lo svolgimento, ognuno, standosene al suo po-sto, deve rivedere attentamente quello che ha scritto,correggerlo e perfezionarlo a piacere. Infatti, dal mo-mento in cui il compito viene consegnato al prefetto, sepoi bisogna correggere qualcosa non può più essere re-stituito.

8) Quando il prefetto lo ordina, gli studenti devonopiegare per bene l proprio compito e scrivere sul retrosoltanto il nome e cognome, in latino, dell’autore, inmodo che, se si vuole, i compiti possano essere messi piùfacilmente in ordine alfabetico.

9) Quando ciascun studente va dal prefetto per conse-gnargli il compito deve portare con sé i suoi libri, in mo-do che, consegnatolo, possa uscirsene subito in silenziodalla scuola. Gli altri, invece, mentre i loro compagni sene vanno, non devono cambiare posto, ma finire il com-pito al posto in cui hanno cominciato.

10) Se qualcuno non avrà terminato nel tempo concessoper la prova, dovrà consegnare quanto avrà fatto. Perquesto sarà bene che tutti sappiano con esattezza quanto

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tempo è concesso per scrivere, quanto per copiare ecorreggere.

11) Infine, quando poi si recano all’esame gli studentidevono portare i libri spiegati in quell’anno, sui quali de-vono essere interrogati. E mentre uno viene interrogato,gli altri che sono presenti devono seguire con attenzione,ma senza far segni col capo agli altri e senza correggere,se non sono interrogati.

NORME PER I PREMI

1) Per la classe di retorica devono essere messi in paliootto premi: due per lo svolgimento di una composizionein prosa latina, due per un carme, due per una prosa ingreco, altrettanti per un carme in greco. Analogamente,nel- la classe di umanità e in quella superiore di gramma-tica. i premi devono essere sei, ma del tutto con il mede-simo ordine, tranne evidentemente quelli per la poesia ingreco, che di norma non è praticata al di sotto della clas-se dì retorica. Quattro, poi, i premi in tutte le altre clas-si inferiori, omettendo anche quelli per la composizionein versi latini. Inoltre in ciascuna delle classi devono ri-cevere un premio uno o due studenti che abbiano recita-to meglio di tutti la dottrina cristiana. I premi, tuttavia,potranno essere aumentati o diminuiti se il numero deglistudenti è grande o piccolo, purché, comunque, si tengasempre conto preferibilmente della prosa in latino.

2) La gara scritta deve essere suddivisa in giorni diversi,in modo che ci sia un giorno per la composizione in prosalatina, uno per scrivere i versi, altri due giorni poi per laprosa e i versi in greco.

3) Tutti gli studenti devono riunirsi nella rispettiva classenei giorni e nelle ore stabiliti per la prova scritta.

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4) Una volta assegnato l’argomento dello scritto, nessunodeve uscire dalla scuola prima di aver terminato la provae di aver consegnato l’elaborato e non deve parlare connessun altro né all’interno né all’esterno del ginnasio. Sesi presenta la necessità di uscire, sempre con autorizza-zione, lo studente deve lasciare l’argomento e quanto hagià scritto a colui che in quel momento si occupa dellavigilanza scolastica.

5) Se qualcuno chiede tempo per perfezionare maggior-mente il compito, può rimanere quanto vuole, purchénon metta piede fuori dalla scuola e non vada altre il tra-monto del sole.

6) Quando vuole uscire, il concorrente deve consegnareal prefetto o al suo sostituto il proprio scritto steso conla massima precisione, con qualche motto a sua scelta,ma senza nome. Al medesimo deve consegnare ancheun foglio in cui lo stesso motto sia riportato assieme alnome e al cognome, ben chiuso, in modo che nessunopossa scorgere il nome.

7) Il prefetto del ginnasio deve prendersi cura di tutti gliscritti con attenzione e precisione. Non deve, ancora,aprire i fogli contenenti i nomi prima che sia stato decisoil giudizio.

8) Devono essere scelti tre giudici saggi e accorti, qualcu-no dei quali potrà essere esterno, se lo richiede l’usanzadel luogo, che non conoscano di chi siano gli scritti. Co-storo, letti attentamente tutti gli scritti e esaminata condiligenza la questione, devono proclamare per ordine ivincitori, can votazione a maggioranza, indicando ancheuna o due studenti che si siano avvicinati maggiormenteai vincitori in ciascun campo.

9) Nel giudicare, deve essere preferito colui la cui formasia migliore a tutti gli altri, anche se hanno scritto di più.Se alcuni risultano pari nello stesso argomento e nello

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strie, si devono preferire coloro i quali hanno scritto drpiù a coloro i quali hanno scritto di meno. Se anchein questo sono pari, vinca lo studente con l’ortografiamigliore. Se sono pari anche nell’ortografia, il premiodeve essere assegnato a colui il quale abbia la calligrafiapiù elegante. Qualora siano pari in tutto, il premio deveessere diviso o dato a entrambi, oppure estratto a sorte.Se qualche studente vince lutti gli altri in ogni genere discritto, deve guadagnarsi i premi di tutti i settori.

10) Terminato il giudizio, il prefetto deve aprire, assiemeal rettore e al prefetto generale, i fogli contenenti i nomidei partecipanti alla gara e i motti, risalire con cura daimotti ai nomi dei vincitori, senza sbagliare, non dire anessuno, fuorché agli insegnanti, i nomi conosciuti.

11) Nel giorno stabilito devono essere annunciati pub-blicamente i nomi dei vincitori, con la maggior solennitàe partecipazione di gente possibili. I vincitori devono ve-nire innanzi e a rispettivi vincitori devono essere distri-buiti, con onore, i premi ottenuti. Se qualcuno manca,eccetto che non ne abbia ricevuto il permesso per validimotivi accertati dal rettore, perde il premio, per quantodovutogli a buon diritto.

12) Un banditore chiamerà ciascuno dei vincitori all’in-circa con queste parole: «N. ha meritato il primo, secon-do, terzo, ecc. premio nello svolgimento di una prosa inlatino, in greco, di un carme in latino, in greco, ecc. Tor-ni ciò a gloria e prosperità per la cultura e per tutti glistudenti del nostro ginnasio». Consegni allora il premioal vincitore, non senza qualche carme brevissimo, moltoadatto alla circostanza, che subito, se possibile, deve es-sere ripetuto dai cantori. Alla fine l’araldo deve aggiun-gere se alcuni studenti si sono avvicinati per merito: an-che a loro si potrà assegnare qualche premio.

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13) Se qualche studente viola tali norme o si rende re-sponsabile di qualche inganno, non bisogna tenere alcunconto del suo scritto.

REGOLE GENERALI PER I PROFESSORI DEICORSI INFERIORI

1) Il professore deve educare i giovani, cui viene imparti-to l’insegnamento della compagnia, in modo che assiemealla cultura assimilino particolarmente anche i principimorali confacenti ai cristiani.

Sua cura particolare deve essere, tanto durante le lezioni,quando gli si offre l’occasione, quanto al di fuori di esse,il preparare le tenere menti dei giovani all’obbedienza eall’amore di Dio e delle virtù, grazie alle quali occorrepiacergli. Osservi comunque in particolare le seguentidisposizioni.

2) Prima dell’inizio della scuola, uno studente deve re-citare una breve preghiera riservata alla circostanza, chel’insegnante e tutti gli altri allievi devono ascoltare atten-tamente a capo scoperto e in ginocchio. Prima dell’ini-zio della lezione, poi, l’insegnante deve farsi il segno del-la croce a capo scoperto e cominciare.

3) Il professore deve far sì che tutti gli studenti siano pre-senti alla messa e alla predica, alla messa ogni giorno, al-la predica invece nei giorni festivi. Deve inoltre mandar-veli o condurveli, secondo le usanze locali, almeno duevolte alla settimana in quaresima.

4) Nelle classi di grammatica e anche nelle altre, senecessario, si deve imparare e recitare a memoria ladottrina cristiana al venerdì ed al sabato, eccetto che

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eventualmente non sembri opportuno, in alcuni luoghi,farla recitare anche più spesso ai nuovi iscritti.

5) Al venerdì o al sabato bisogna anche tenere una piaesortazione o una spiegazione della dottrina della dura-ta. di mezz’ora. Inoltre gli studenti devono essere esor-tati in primo luogo a pregare Dio ogni giorno e soprat-tutto a recitare quotidianamente il rosario o l’ufficio del-la beatissima Vergine, all’esame serale di coscienza, allapratica frequente e devota dei sacramenti della penitenzae dell’eucarestia, a evitare le cattive compagnie, a odiareil vizio, a coltivare le virtù degne di un cristiano.

6) Anche nei colloqui privati inculcherà la medesimaapplicazione alla pietà, in modo che tuttavia non sembriaffatto valer attrarre verso il nostro ordine. Ma se siaccorge di una propensione di questo genere, ne investail confessore.

7) Al sabato, prima del vespro, deve far recitare le litaniedella beatissima Vergine oppure, se ve n’è l’abitudine,porti gli studenti in chiesa per sentirle assieme agli altri.Deve anche instillare con passione nei suoi allievi il cultodella Vergine e anche dell’angelo custode.

8) Deve raccomandare caldamente le letture spirituali,specie sulle vite dei santi. Al contrario, non solo deveevitare di leggere ai giovani gli scrittori immorali e qual-siasi passo nel quale sia contenuto qualcosa che possanuocere ai buoni costumi, ma deve anche tenere quantopiù può gli studenti lontani dal leggerli anche ad di fuoridella scuola.

9) Deve far in modo che nessuno studente ometta di con-fessarsi ogni mese. Ordinerà anche agli studenti di con-segnare ai confessori, scritti su un foglietto, nome, co-gnome e classe, in modo che si possa capire, verificandole schede, chi vi si sia sottratto.

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10) Deve pregare sovente Dio per i suoi allievi e edificarlicon l’esempio della sua religiosità.

11) Deve obbedire al prefetto di questi studi in quellecose che sono pertinenti ad essi e alla disciplina scolasti-ca. Senza averlo consultato non deve ammettere in scuo-la o allontanare nessuno, né mettersi a spiegare nessunlibro, né dare esenzione a chicchessia dalle esercitazioniscolastiche comuni.

12) Tutte le classi devono mantenersi nel rispettivo livel-lo. Della retorica e dell’umanità si dice a parte. Le clas-si di grammatica devono essere tre e costituire un cor-so. Tutte le regole dell’Emmanuele devono essere divi-se in tre parti, ognuna delle quali costituisce il program-ma di ciascuna classe. L’insegnamento deve però esserestrutturato in modo tale da ripetere sempre in ciascunaclasse quanto già insegnato nella classe immediatamen-te precedente, come sarà indicato nelle regole di ciascundocente.

13) Anche nella grammatica greca la divisione sarà in li-nea di massima la seguente. La prima parte, per la clas-se inferiore, comprende, cominciando dai primi elemen-ti di base, i nomi semplici, il verbo essere e i verbi sem-plici. La seconda parte, per la classe media, comprendei nomi contratti, i verbi circonflessi, i verbi in ?? e i co-strutti più facili. Nella terza parte sono compresi gli al-tri elementi del discorso e tutto quanto va sotto il nomedi rudimenti di grammatica, eccettuati i dialetti e le ec-cezioni più difficili. La quarta, che è assegnata alla clas-se di umanità, comprende tutta la sintesi. La quinta par-te, infine, che tocca alla classe di retorica, comprende lametrica.

14) La durata delle lezioni, che è come minimo di dueore nella classe di retorica, di due e mezzo al mattinoe altrettante nel pomeriggio nell’umanità e nelle altre

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classi, con un minimo di due ore nel giorno di vacanza,dovrà essere sempre uguale, in modo che sia sempresicuro quali ore devono essere impiegate e per qualiesercizi.

15) L’ordine di tali esercitazioni può tuttavia mutare se-condo le usanze locali, in base alle disposizioni del pro-vinciale, purché rimanga inalterata la durata complessivaassegnata loro nelle regole dei vari insegnanti e si osservila continuità in ciò che si è cominciato.

16) Qualora il giorno festivo capiti di sabato, le esercita-zioni previste per quel giorno devono essere anticipate algiorno prima oppure omesse.

17) La medesima suddivisione del tempo deve essere ef-fettuata nel giorno di vacanza, quando non vengano as-segnate esercitazioni specifiche. Ognuna delle esercita-zioni che si tengono negli altri giorni, tuttavia, deve es-sere ridotta proporzionalmente, oppure se ne può trala-sciare qualcuna a rotazione, riservando un po’ di tempoalla disputa.

18) Deve essere fatto rispettare con particolare rigore l’u-so del latino, tranne in quelle classi, in cui gli studentinon lo conoscono. Pertanto, non deve mai essere con-sentito usare la lingua materna in tutto quanto è attinen-te alla scuola, riprendendo eventualmente gli allievi chetrascurassero tale norma. Per questa ragione, l’insegnan-te deve parlare sempre in latino.

19) Gli allievi devono recitare ai decurioni, i cui compitivengono fissati più oltre nella regola 36, le lezioni impa-rate a memoria, a meno che nella classe di retorica nonsi preferiscano eventualmente altri sistemi. Gli stessi de-curioni devono poi recitare al decurione massimo o al-l’insegnante. A sua volta il professore deve far recitareogni giorno un certo numero di studenti, scegliendoli dinorma fra gli scansafatiche abituali e fra coloro che sano

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arrivati in ritardo, in modo da verificare (affidabilità deidecurioni e tenere tutti legati all’osservanza del dovere.Al sabato si recitino a memoria pubblicamente le nozio-ni apprese nel corso di una o più settimane. Finito un te-sto, si potranno scegliere di tanto in tanto alcuni studen-ti che lo ripetano dall’inizio, dalla cattedra, meritandosiun premio.

20) Nelle classi di grammatica gli allievi devono portareogni giorno i compiti scritti, tranne al sabato. Nelle altreclassi, devono portare ogni giorno un compito in prosa,tranne il giorno di vacanza e il sabato, due volte allasettimana un compito in poesia, all’indomani del giornodi vacanza e della domenica. Il compito di greco, infine,devono portarlo almeno una volta, nel pomeriggio delgiorno stabilito dall’insegnante.

21) I compiti scritti, di norma, devono essere correttiseparatamente e a bassa voce con ciascun allievo, per darmodo agli altri, nel frattempo, di esercitarsi nello stile.È utile, tuttavia, che ogni giorno, all’inizio o alla finedella lezione, si leggano pubblicamente e si corregganoun certo enumero di compiti, scelti un po’ fra i migliorie un po’ fra i peggiori.

22) Il criterio per la correzione dello scritto è in genera-le il seguente: indicare se vi siano errori nell’applicazio-ne delle regole, domandare come si possano correggere,far correggere pubblicamente da altri studenti loro emu-li, appena avvertano un errore, e far loro dire la rego-la contro la quale si è sbagliato, lodare infine ciò che dibuono si è fatto. Mentre procede la correzione pubbli-ca gli studenti devono però leggere direttamente da sé ecorreggere il proprio originale che devono portare sem-pre oltre alla copia per l’insegnante.

23) Sarebbe bene che l’insegnante correggesse ogni gior-no gli scritti di tutti gli allievi. Infatti da ciò nasce un

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frutto importante e grandissimo. Se l’alto numero di stu-denti tuttavia non lo consente, ne deve correggere quan-ti più può, chiamando un giorno gli allievi che ha trascu-rato nell’altro. Pertanto, specie nei giorni in cui vengo-no consegnati i carmi, deve dividere un certo numero dicompiti fra gli emuli, perché li correggano. Per facilita-re la procedura, ciascuno deve scrivere dietro al compi-to non solo il proprio nome, ma anche quello dell’emu-lo. Il professore deve correggere un’altra parte di com-piti al pomeriggio, durante la recita a memoria, un’altraancora, se vuole, correggerla a casa.

24) Mentre corregge gli scritti, il professore deve asse-gnare vari esercizi, adeguati al livello della classe, oraquesto, ora quello. Infatti (ingegno degli adolescenti pernessuna causa sì spegne più che per la noia.

25) La ripetizione della lezione, sia del giorno preceden-te, sia del giorno stesso, deve svolgersi allo stesso modoe deve essere svolta o da un solo studente che la ricapito-la per intero o suddivisa fra più studenti, per permette-re a tutti di esercitarsi. Di norma, bisogna che i più bra-vi innanzi tutto e successivamente anche gli altri ripeta-no le cose più importanti e le più utili, o parlando tuttod’un fiato o fermandosi a ogni domanda del professore.Nel corso del ripasso l’emulo corregge se l’altro sbagliao lo previene, se indugia.

26) Al sabato devono essere ripassate tutte le nozioni chesono state impartite nel corso della settimana. Se vi sonoalcuni studenti che si dichiarano disponibili a risponderesu tutte le cose o su tutto un libro, lo facciano, mentre glialtri li devono stimolare con due o tre domande ciascuno.Si deve assegnare qualche premio.

27) delle lezioni devono essere spiegati solo gli autoriantichi, in nessun modo i più recenti. Grande vantaggioverrà se l’insegnante non parlerà in modo disorganico e

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improvvisando, ma seguendo una traccia meditata a casae se avrà letto attentamente l’intero libro o l’orazione cheha per le mani. La struttura della lezione deve essereordinariamente la seguente:

Innanzi tutto deve leggere di seguito l’intero passo, ec-cetto che nella classe di retorica e di umanità non siaeventualmente troppo lungo.

Successivamente deve illustrare in modo estremamenteveloce l’argomento e, se necessario, la sua connessionecon quelli che lo precedevano.

Terzo, spiegando ciascun periodo, se per l’interpretazio-ne usa il latino, deve illustrare le parti meno chiare, col-legarle l’una con l’altra, renderne comprensibile il signi-ficato con una parafrasi adatta e non sostituendo mec-canicamente a ciascuna parola latina un’altra parola la-tina, ma, se è molto oscura, deve rendere chiaro il sen-so con frasi più esplicite. Se per l’interpretazione usa lalingua corrente, deve, per quanto possibile, mantenerela collocazione originale della parola: così infatti le orec-chie si abituano al ritmo. Qualora la lingua parlata nonvi si adatti, deve spiegare prima tutto letteralmente, poiseguendo la struttura della lingua corrente.

Quarto, ripetendo da capo deve fornire osservazioni ade-guate al livello di ciascuna classe, eccetto che non prefe-risca inserirle nel corso della spiegazione stessa. Quelleche pensa si debbano ricordare, comunque non molte,le detti o qua e là durante la spiegazione o separatamen-te, una volta terminata la lettura. Solitamente è utile chegli studenti di grammatica non scrivano niente se non sucomando.

28) La lezione su uno storico e su un poeta deve esserecaratterizzata da un esame più veloce dello storico, men-tre spesso è molto opportuno che la parafrasi in prosadel poeta sia accurata. Ciò è necessario perché gli allie-

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vi si abituino a distinguere più intimamente lo stile delpoeta e dell’oratore.

29) Nello spiegare la retorica di Cipriano, la metrica,la grammatica latina e greca e cose analoghe relativealle regole, bisogna badare più alla sostanza che alleparole. Bisogna poi proporre esempi brevissimi tratti daimigliori scrittori e subito tradurli. In particolare, quandonelle classi inferiori di grammatica capita qualcosa ditroppo difficile bisogna ritornarvi su per uno o più giornioppure alternarvi e ripetere alcune parti più facili dellagrammatica.

30) L’argomento della composizione non deve esseredettato con improvvisazione, ma meditatamente e traen-dolo, in linea di massima, da uno scritto. Deve essereimprontato all’imitazione di Cicerone e alla maniera del-lo stile narrativo, dell’esortativo, della congratulazione,dell’ammonimento e altre cose analoghe. La dettatura,sia in lingua latina sia in lingua materna, deve essere let-terale. Il professore deve poi far rileggere immediata-mente quanto è stato dettato, spiegarlo se vi sono pun-ti troppo difficili, fornire termini, frasi e altri aiuti e av-visare sempre, eccetto l’insegnante di retorica, nel corsodella dettatura in che modo ogni parte deve essere scrittae quali sono i segni di interpunzione. Quando capitanopiù giorni di festa o quando vi sono le vacanze più lun-ghe o minori bisogna sempre assegnare un tema straor-dinario di maggior ampiezza.

31) La disputa, solitamente basata sulle domande delprofessore e le correzioni degli emuli oppure sugli stessiemuli che si interrogano a vicenda, deve essere tenuta ingrande considerazione e praticata ogni volta che il tem-po lo permette, per stimolare un giusto spirito di com-petizione, che è di grande incitamento per gli studi. Po-tranno essere impegnati nel confronto uno o più studen-ti per parte, scelti specialmente fra coloro i quali han-

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no delle cariche, oppure un salo studente può sfidarneparecchi altri. Gli studenti qualsiasi devono affrontareuno studente qualsiasi, quelli con cariche altri loro pa-ri. Talvolta uno studente normale potrà confrontarsi conun compagno insignito di magistratura e potrà ottenernela carica se lo avrà superato, oppure un altro premio oun segno di vittoria, in base alle esigenze di decoro dellascuola e agli usi locali.

32) Le esercitazioni speciali sono di grande utilità. Aquesto riguardo, in generale occorre rilevare che ciò chesarà poi detto in pubblico deve essere rivisto dall’inse-gnante, per poter giovare, oltre che alla memoria deglistudenti, anche alla loro mente. Non bisogna pera rima-neggiarlo totalmente. Medesimo il criterio per i versi chesi leggono in pubblico. Bisogna anche prodigarsi per-ché gli studenti regolino con decoro voce, gesti e tutta larecitazione.

33) La lezione o la declamazione o il carme, in greco ein latino, devono essere tenuti a sabati alterni nella classedi retorica e di umanità. Una classe deve invitare l’altra.Nelle altre classi, più che svolgere una lezione, si devonoripetere le cose udite dalla bocca dell’insegnante, senzainvitare nessuno, in linea di massima, e soltanto una voltaal mese.

34) La disputa con la classe successiva deve essere tenu-ta alcune volte all’anno, nel giorno stabilito dal prefettodegli studi inferiori. Di norma deve durare un’ora, verte-re unicamente sulle materie comuni a entrambe le classi,svolgersi sotto la guida di ambedue gli insegnanti. Parte-ciperanno alla disputa due, tre o più studenti, scelti fra imigliori delle due classi, preparandosi ad affrontare do-mande e risposte precedentemente concordate o inter-rogando a piacere secondo come detta l’ispirazione op-pure controbattendo le obiezioni sollevate da uno degliavversari, specie sulla retorica.

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35) Ogni uno o due mesi occorre eleggere i magistrati eanche, se sembrerà opportuno, assegnare dei premi (main alcune località ciò non viene ritenuto necessario per laclasse di retorica). A tale scopo gli studenti devono svol-gere un compito scritto di prosa e anche, se è il caso, nel-le classi superiori, un compito in versi o in greco. Il tem-po a disposizione a scuola comprende tutto l’arco dellelezioni, eccetto che nelle classi inferiori non si preferiscalasciare una mezz’ora per una disputa i più bravi di tut-ti vengono insigniti della magistratura suprema, i secon-di classificati conseguano altri gradi onorifici. La termi-nologia deve essere desunta dalle istituzioni civili e dal-l’organizzazione militare di Roma e della Grecia, così daoffrire un più stretto rimando all’erudizione. Per favo-rire l’emulazione la scolaresca potrà eventualmente esse-re divisa in due gruppi uguali, ognuno con i suoi magi-strati, contrapposti alla parte avversa, dopo aver assegna-to a ciascun allievo il rispettivo contraddittore. I supre-mi magistrati di entrambi i gruppi, infine, devono sederenei primi banchi.

36) Il professore deve nominare i decurioni, il cui compi-to è ascoltare quelli che recitano a memoria e raccogliereper lui i compiti scritti. Costoro devono inoltre segnar-si su un quadernetto quante volte ciascuno abbia man-cato nella recita a memoria, chi abbia trascurato di fare icompiti scritti, chi non abbia portato il compito in dupli-ce copia, chi, infine, non abbia obbedito ad altre dispo-sizioni dell’insegnante.

37) In tutte le classi, tranne eventualmente quella di re-torica, circa un mese prima dell’esame per la promozio-ne generale, gli studenti devono essere esercitati in tut-ti i principali argomenti. Se c’è qualche studente distin-tosi molto nel corso dell’anno, il professore deve segna-larlo al prefetto perché possa essere promosso alla classesuperiore con un esame privato.

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38) All’inizio dell’anno il professore deve consegnare alprefetto l’elenco degli allievi in ordine alfabetico. Nelcorso dell’anno scolastico deve rivederlo di tanto in tan-to perché, se è il caso, possa essere aggiornato. All’ap-prossimarsi degli esami finali lo riveda poi accuratissima-mente. In tale registro deve distinguere il maggior nume-ro possi- bile di livelli di profitto degli allievi, come: ot-timi, buoni, mediocri, incerti, da respingere, da cacciarvia. Tali valutazioni possono essere riassunte nei voti: 1,2, 3, 4, 5, 6.

39) Niente garantisce meglio il mantenimento della disci-plina che l’osservanza dei regolamenti. Questa sia dun-que la preoccupazione maggiore degli insegnanti: che glistudenti osservino le norme del loro regolamento ed ese-guano tutte le disposizioni circa i loro studi. Tale risulta-to potrà essere raggiunto più con la speranza di lodi e dipremi e con il timore del disonore che con le frustate.

40) II professore non deve essere precipitoso nel punireo troppo severo nelle inchieste. Cerchi piuttosto di met-tere le cose a tacere, se ciò può essere fatto senza dan-no di alcuno. Non solo, inoltre, non deve mai picchia-re personalmente nessuno (infatti tocca all’addetto allepunizioni provvedere alla bisogna), ma deve anche asso-lutamente evitare di recare offese con parole o con atti.Non deve poi chiamare nessuno senza usare il suo no-me o il cognome. Talvolta si potrà anche aggiungere, co-me pena, al normale carico di lavoro giornaliero qualchecompito scritto. Infine, l’insegnante deve demandare alprefetto le pene eccezionali e più gravi, soprattutto perle infrazioni commesse al di fuori della scuola e nel casodi coloro i quali rifiutano le percosse, specie se sono giàabbastanza cresciuti.

41) Dagli studenti deve pretendere la massima continuitàe pertanto non deve lasciarli andare agli spettacoli pub-blici o ai divertimenti. Se qualcuno manca da scuola, de-

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ve mandargli a casa un suo compagno o qualcun antro.Se poi non vengono presentate giustificazioni plausibili,deve infliggere una punizione per l’assenza. Gli assen-ti immotivati per molti giorni devono essere mandati dalprefetto e non devono essere riammessi a scuola senza ilsuo consenso.

42) Per non sacrificare niente degli impegni scolastici acausa delle confessioni, bisogna cominciare a mandare aconfessarsi gli studenti a gruppi di tre, o più, se neces-sario. Quindi, a mano a mano che tornano, ne devonoessere mandati altri uno o due, tranne che eventualmen-te in qualche collegio gli studenti non siano abituati adandare tutti assieme.

43) Il professore deve preoccuparsi innanzi tutto dell’os-servanza del silenzio e della disciplina, acciocché nessu-no vada a zonzo per la scuola, nessuno cambi posto, nes-suno si scambi regali o missive, nessuno se ne esca dascuola, specie se a gruppi di due o più.

44) Bisogna stare attenti che, specie durante le lezioni, glistudenti non siano facilmente chiamati fuori della clas-se da qualcuno. Gli studenti più vicini alla porta devo-no uscire per primi, sotto la sorveglianza dell’insegnantedalla cattedra o vicino alla porta, anche per evitare spe-cialmente la confusione e il chiasso all’uscita. Oppuredeve essere studiato un altro criterio per garantire l’usci-ta degli studenti in silenzio e ordinatamente.

45) Il professore, su parere favorevole del rettore, deveorganizzare le accademie in base alle relative regole, alle-gate a parte. Gli studenti devono frequentarle, specie neigiorni festivi, per evitare l’ozio e le cattive compagnie.

46) Se si presenta di tanto in tanto la necessità di parlarecon i genitori degli allievi, il professore deve segnalare alrettore se bisogna chiamarli tramite il prefetto o qualcun

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altro oppure, se lo richiede il loro rango, deve recarsi acasa loro.

47) Non deve mostrarsi più cordiale con uno piuttostoche con un altro. Non deve parlare con gli allievi al difuori delle lezioni, se non per poco e di cose serie, inluogo aperto, non dunque in classe, ma davanti alla portadelle classi o nell’atrio, o sul portone dal collegio, perprovvedere maggiormente alla loro edificazione.

48) Non deve consigliare a nessuno un istitutore privatosenza aver consultato prima il rettore, né permettereche gli studenti siano appesantiti da altre lezioni privateimpartite loro dai precettori privati, ma esigere soltantoquanto hanno appreso in classe.

49) Non deve servirsi di nessun studente come scrivano oper altre incombenze che non siano pertinenti agli usualiimpegni scolastici. Non bisogna tollerare che faccianospese per la scuola in nessun campo.

50) Infine, sia in tutte le cose, con l’ispirazione della gra-zia divina, diligente, assiduo e si preoccupi del profittodegli studenti nelle lezioni e nelle altre attività scolasti-che. Non deve nutrire avversione per nessuno, deve in-teressarsi allo stesso modo degli studi dei ricchi e dei po-veri e assi- curare soprattutto la buona riuscita di ciascu-no dei suoi studenti.

REGOLE DEL PROFESSORE DI RETORICA

1) Il ruolo di questo insegnamento non può essere facil-mente delimitato entro ambiti precisi. Infatti forma allaperfetta eloquenza, che comprende due discipline fon-damentali, l’oratoria e la poetica (fra le due però si diasempre il primo posto all’oratoria) e non mira soltanto

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all’utile, ma è anche protesa verso la bellezza del discor-so.

Di essa questo si può tuttavia dire in generale, che constadi tre aspetti: le regole oratorie, lo stile, l’erudizione.

Le regole, anche se le si può cercare e analizzare desu-mendole da qualsiasi testo, devono essere tuttavia spie-gate ricorrendo alle opere retoriche di Cicerone e di Ari-stotele (la Rhetorica e, se è il caso, la Poetica).

Lo stile (pur prendendo in esame anche i migliori storicie poeti) deve essere desunto, di massima, esclusivamenteda Cicerone e tutte le sue opere sono indicatissime perlo studio dello stile. Tuttavia si devono spiegare soltantole orazioni, affinché le regole dell’eloquenza applicatevipossa- no essere messe in risalto.

L’erudizione, infine, deve essere ricavata dalla storia e daicostumi dei popoli e da ogni branca del sapere, ma conmoderazione, in relazione alle capacità di apprendimen-to degli studenti.

Il programma di greco nella classe di retorica com- pren-de soprattutto la conoscenza della metrica e una più ade-guata conoscenza degli autori e dei dialetti. L’insegnantenon deve spiegare il compendio di logica.

2) La suddivisione dell’orario deve essere la seguente:nella prima ora del mattino occorre esercitare la memo-ria. II professore deve correggere i compiti scritti raccol-ti dai decurioni, assegnando nel frattempo agli allievi gliesercizi vari, di cui è detto più sotto alla regola 5. Infinebisogna ricapitolare l’ultima lezione.

La seconda ora del mattino deve essere dedicata alla spie-gazione delle regole, se ad pomeriggio si spiega un’ora-zione, o di un’orazione, se il pomeriggio è riservato al-le regole. Soltanto, bisogna mantenere costantemente ilcriterio adottato all’inizio dell’anno. Segue la ripetizio-

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ne e, se necessario, si assegni l’argomento della composi-zione scritta o del carme. Se rimane del tempo, lo si ri-servi per la disputa o per correggere quanto gli studentihanno scritto nella prima ora.

Nella prima ora del pomeriggio, dopo aver ripetuto l’ul-tima spiegazione, se ne deve tenere una nuova, o su un’o-razione, se al mattino sono state illustrate le regole, op-pure sulle regole, se viceversa si è spiegata un’orazione.D’abitudine deve farvi seguito una ripetizione.

Nella seconda ora pomeridiana, ripetuta l’ultima letturadi autore greco, se ne deve spiegare un’altra e interrogaregli studenti al riguardo. Il tempo che rimane deve essereriservato ora alla correzione dei compiti di greco, ora allasintassi greca e alla metrica, ora alla disputa di greco.

Nel giorno di vacanza si deve spiegare uno storico oun poeta, oppure qualcosa di relativo all’erudizione eripassarli.

Al sabato, dopo un breve ripasso del programma dell’in-tera settimana, nella prima ora del mattino bisogna spie-gare uno storico o un poeta. Nell’ultima ora uno de-gli studenti deve tenere una declamazione o una spiega-zione, oppure bisogna recarsi ad ascoltare gli studenti diumanità o disputare. Nel pomeriggio, si deve spiegareun poeta e ripassare il programma di greco.

Se in qualche luogo si aggiunge alle due ore una mezz’oraal mattino e alla sera, bisogna usarla per uno storico oun poeta. In tal caso, le lezioni del sabato non devonodifferire da quelle degli altri giorni, oppure, se le siomette, vi si deve fissare un ripasso più ampio e unadisputa.

3) Poiché agli studenti di retorica è necessario un eserci-zio quotidiano di memoria e in questa classe spesso le le-zioni si protraggono troppo a lungo per poter essere fa-

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cilmente affidate alla memoria, il professore deve stabi-lire cosa e quanto bisogna ritenere e in che modo, se lovuole sentire, deve essere recitato. Anzi, sarebbe utileche qualcuno recitasse a mano a mano dalla cattedra ciòche ha imparato dei migliori autori, così da unire l’eser-cizio mnemonico alla recitazione.

4) Nella correzione dello scritto il professore deve indicare gli errori commessi nella tecnica oratoria e poetica,nell’eleganza e nella cura del discorso, nei nessi sintatti-ci, nella giusta struttura del ritmo, nell’ortografia o in al-tro. Se qualche passo è impostato male, in modo oscuro,o in forma troppo rozza. Se non si è salvato un minimodi dignità, se sa sono fatte digressioni troppo lunghe e al-tre mancanze di questo tipo. Terminato il compito, in-fine, ognuno consegni all’insegnante il proprio elabora-to, sviluppato precedentemente a parti staccate e ora ri-copiato su un unico foglio o almeno riveduto, in modoche si veda se i compiti sono stati svolti da tutti.

5) Gli esercizi degli studenti mentre l’insegnante correg-ge i compiti consisteranno in: imitare qualche passo dipoeta o oratore; elaborare una descrizione, ad esempiogiardini, templi, di una tempesta e simili; fornire diver-se formulazioni della medesima frase; tradurre in latinoun’orazione greca a viceversa, adattare i versi di un poe-ta in latina o greca; trasporre un tipo di carme in un al-tro; comporre epigrammi, iscrizioni, epitaffi; compilareestratti di frasi greche o latine di buoni oratori e poe-ti; adattare figure retoriche ad alcuni argomenti; ricava-re dai luoghi retorici e topici argomenti a favore di unacerta tesi, e simili.

6) La lezione comprende due momenti: uno riguarda lateoria, in cui si spiegano le regole, uno la forma stilisti-ca, in cui si spiegano le orazioni. In entrambi gli aspet-ti occorre prestare attenzione soprattutto a due proble-mi. Innanzi tutto, quali autori scegliere per la lettura;

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in secondo luogo, come comportarsi nell’interpretazio-ne. Del primo problema si è detto a sufficienza nella re-gola l: infatti per le orazioni bisogna utilizzare il solo Ci-cerone, per le regole, oltre a Cicerone, Aristotele. Nonbisogna mai tralasciare la lettura dell’orazione, anche séla spiegazione delle regole dovesse continuare per tut-to l’anno. Grande infatti è la forza delle regole orato-rie. Tuttavia, ove ve ne sia l’abitudine, alla fine dell’annoscolastico non è vietato di servirsi di qualche autore piùricco di erudizione e di argomenti al posto della teoria.

Talvolta, però, si patirà alternare la lettura di un poetaalla spiegazione delle regole o di un’orazione.

7) Per quanto riguarda invece il criterio di interpretazio-ne, le regole devono essere spiegate nel modo seguen-te. Innanzi tutto bisogna chiarire il senso oscuro delle re-gole, confrontando i pareri dei commentatori, se è trop-po difficile, e senza cercare di conciliarli l’uno con l’al-tro. In secondo luogo bisogna citare altri autori di retori-ca che raccomandano la medesima cosa, o lo stesso au-tore, se sostiene in altri passi posizioni analoghe. Terzo,bisogna elaborare un’altra formulazione della medesimaregola. Quarto, bisogna citare un certa numero di passianaloghi, specie famosi, di oratori e di poeti, in cui si sia-no serviti di quella regola. Quinto, se ci sano esempi trat-ti dall’erudizione e dalla storia, occorre servirsene. Infi-ne, bisogna indicare in che modo possa servire al nostroscopo, e citi quanto più è possibile con cura e eleganzanella scelta delle parole.

8) Se si spiega un’orazione o un poema, in primo luogobisogna spiegarne il significato, se oscuro, e distinguerele diverse interpretazioni. In secondo luogo, bisogna esa-minare tutte le regole dell’arte: inventio, dispositivo, elo-cutio. La capacità dell’oratore di cogliere nel segno, lasua forza di persuasione, le fonti da cui trae gli argomen-ti per convincere, per abbellire, per commuovere. Quan-

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te regole applichi congiuntamente in un medesimo pas-so. Come per persuadere inserisca nelle figure di pensie-ro un argomento logico e viceversa come saldi la formaletteraria con la forma di pensiero. Terzo, bisogna citareun certo numero di passi simili per argomento e per sti-le e portare altri oratori o poeti, che abbiano utilizzato lamedesima regola per sviluppare un’analoga argomenta-zione o descrizione. Quarto, bisogna rafforzare le stesseaffermazioni con i pareri di sapienti, quando è possibi-le. Quinto, bisogna procurarsi citazioni dalla storia, dal-la mitologia, dall’erudizione in generale, utili ad abbelli-re il passo. Infine, bisogna scegliere le parole valutando-ne la rispondenza, la bellezza, la varietà, il ritmo. Tut-to ciò viene esemplificato non perché l’insegnante appli-chi sempre tutto, ma perché ne scelga gli aspetti che glisembrano più opportuni.

9) Bisogna dettare l’argomento dell’orazione o per inte-ro all’inizio di ciascun mese, o a parti staccate settimanaper settimana (infatti ogni mese bisogna scrivere al mas-simo un’orazione). L’argomento deve essere breve, perpoter spaziare per tutte le parti dell’orazione. Il profes-sore deve indicare i passi che servono a rafforzare o adamplificare, le principali figure che possono essere usa-te e anche, se gli sembra opportuno, alcuni passi di buo-ni autori che possono essere imitati. Talvolta, segnalatoqualche autore, a imitazione del quale gli studenti devo-no impostare l’orazione, si deve spiegare un argomento amo’ d’esempio.

10) Si può anche assegnare un argomento, per iscritto overbalmente, indicando la sola materia oppure aggiun-gendovi una posizione precisa. Può essere una cosa bre-ve, come nel caso di un epigramma, di un’ode, di un’e-legia, di un’epistola, da svolgere volta per volta, oppurepiù lunga, se gli studenti stendono la poesia in più volte,come si fa per l’orazione.

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11) In linea di massima il criterio del tema di greco saràlo stesso, eccetto che non si pensi di dettare a voce iltutto, per la prosa o per la poesia, almeno una volta allasettimana per un certo periodo.

12) La disputa a esercitazione consisterà nella correzionedi quei difetti che un emulo avrà rilevato nell’orazionedel suo compagno, nell’interrogarsi reciprocamente suquegli argomenti in cui gli studenti si sono esercitati allaprima ora, nel distinguere e elaborare le figure retoriche,nell’esporre e applicare le regole retoriche per le epistole,i carmi, la storia, nell’esporre i passi più impegnativi degliautori e chiarirne i punti oscuri, nel reperire usi degliantichi e riferimenti utili all’erudizione, nel commentaregeroglifici, simboli pitagorici, apoftegmi, adagi, emblemied enigmi; nella declamazione e via dicendo, secondoquanto disposto dall’insegnante.

13) Nella lezione di greco bisogna leggere testi di orato-ri, storici e poeti, scelti solamente fra i classici antichi:Demostene, Platone, Tucidide, Omero, Esiodo, Pinda-ro e altri simili (ovviamente in edizione espurgata), fra iquali a buon diritto bisogna inserire i santi Gregorio diNazianzio, Basilio e Crisostomo. Nel primo semestre bi-sogna commentare storici e oratori. Una volta alla set-timana potranno anche essere inseriti degli epigrammi obrevi componimenti poetici. Nel secondo semestre, vi-ceversa, bisogna spiegare un poeta, intervallandolo unavolta alla settimana con un oratore o uno storico. Il cri-terio di interpretazione, comunque, non deve escluderedel tutto quanto è attinente all’erudizione e alla teoria,anche se tuttavia prenderà in considerazione soprattuttola proprietà e la padronanza della lingua. Per questo inogni lezione bisogna dettare delle locuzioni.

14) All’inizio dell’anno, un giorno si e uno no, bisognaspiegare, se necessario, la sintassi greca e la metrica.

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La sintassi, però, solo brevemente, ripassando i puntiprincipali.

15) Per favorire l’erudizione è bene che di tanto in tanto,nel giorno di vacanza, il professore presenti al posto dellostorico altri argomenti meno conosciuti, come i gerogli-fici, gli emblemi, i problemi della tecnica poetica (l’epi-gramma, l’epitaffio, l’ode, l’elegia, l’epopea, la tragedia);il senato romano, quello di Atene, le istituzioni militaridei due popoli; i giardini, le vesti, il triclinio, il trionfo,le sibille ed altri argomenti analoghi, purché scelti conmisura.

16) La declamazione, la spiegazione, il carme, l’orazionein greco, o un carme assieme a un’orazione, devonoessere tenuti, alla presenza degli studenti di umanità,nell’ultima mezz’ora del mattino, un sabato sì e uno no,da uno o più studenti che parlano dalla cattedra.

17) In linea di massima ogni mese, in aula e in chiesa, sideve tenere un’orazione o un carme o l’una e l’altro, dimaggiore solennità, ara in latino, ora in greco. Oppureun discorso retorico, in cui uno studente espone le op-poste ragioni e ne dà un giudizio, purché rivisto e appro-vato dal prefetto degli studi superiori.

18) Ogni uno o due mesi si devono esporre alle paretidella scuola i carmi migliori scritti dagli studenti, percelebrare le giornate più importanti o la proclamazionedelle cariche delle classi o qualche altra occasione. Anzi,in base agli usi regionali, si può esporre anche qualcosadi più breve in prosa, poniamo iscrizioni di scudi, chiese,sepolcri, giardini, statue; o descrizioni di una città, di unporto, di un esercito; oppure narrazioni, ad esempio diun’impresa di un santo; o, infine, paradossi. Di tanto intanto, bisogna aggiungere, purché ci sia il permesso delrettore, disegni che illustrino l’emblema o l’argomentoproposta.

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19) Il professore potrà talvolta assegnare agli studenti co-me argomento una breve azione drammatica, come unaecloga, una scena o un dialogo, perché venga rappresen-tata in scuola. Le parti devono essere distribuite fra glistudenti, ma non vi deve essere allestimento scenografi-co. E la condizione è che sia un lavoro di altissimo livel-lo.

20) I nostri studenti devono ottemperare a tutti i dovericomuni, di cui s’è detto nelle regole sull’insegnamento,allo stesso modo di quelle specifiche: ad esempio, le ri-petizioni a casa, di un’ora, tre quattro volte alla settima-na, nei momenti che sembrano più indicati al rettore, allapresenza dell’insegnante o di un altro incaricato dal ret-tore. Nel corso di questi ripassi si devono rivedere le le-zioni di latino e di greco e correggere gli scritti in prosa ein poesia in latino e in greco: si ordinerà loro di affinarela memoria imparando ogni giorno qualcosa e di legge-re molto e con attenzione. Niente infatti sviluppa l’intel-ligenza quanto l’esercitarsi frequentemente con le decla-mazioni dalla cattedra dell’aula, dal pulpito della chiesa,dalla tribuna della scuola, comuni ai nostri e ai loro com-pagni di scuola esterni, e con quelle in refettorio. O, in-fine, come l’esporre in pubblico, in un luogo adatto, i lo-ro componimenti poetici, vistati dall’insegnante, recantiscritto il loro nome.

REGOLE DEL PROFESSORE DI UMANITÀ

1) II livello di questa classe mira a preparare gli studen-ti in modo pressoché esclusivo all’eloquenza, dopo chehanno terminato il corso di grammatica. L’eloquenzasi articola in tre aspetti: la conoscenza della lingua, unacerta erudizione e un sommario bagaglio di informazio-ni sulle regole della retorica. Per la conoscenza della lin-

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gua, che consiste soprattutto nella proprietà e ricchezzadi linguaggio, nelle lezioni quotidiane il professore devespiegare soltanto Cicerone fra gli oratori, in linea di mas-sima sulla base dei suoi testi di filosofia morale; Cesare,Sallustio, Livio, Curzio e simili, se ve ne sono, fra gli sto-rici; fra i poeti soprattutto Virgilio, tranne le Ecloghe eil quarto libro dell’Eneide. Inoltre le odi scelte di Ora-zio, le elegie, gli epigrammi e altre opere di illustri poe-ti, purché espurgati da ogni parola oscena. Bisogna ser-virsi dell’erudizione con misura, per stimolare l’ingegnoe rompere la fatica, non per ostacolare l’osservazione dellinguaggio.

Bisogna esporre, ovviamente nel secondo semestre, unbreve compendio di regole di retorica tratte da Cipria-no. In tali occasioni, lasciando da parte la filosofia diCicerone, si potranno prendere in considerazione alcu-ne sue orazioni più facili, come quella Pro lege Manilia,la Pro Archia, la Pro Marcello e le altre tenute per Cesa-re. Rientra nel programma di questa classe quella par-te della lingua greca che si chiama, propriamente, sintas-si. Bisogna inoltre fare attenzione a che gli studenti ab-biano una comprensione media degli scrittori e sappianoscrivere un po’ in greco.

2) La suddivisione dell’orario sarà la seguente. Nella pri-ma ora del mattino gli studenti devono recitare a memo-ria ai decurioni brani di M. Tullio e le regole della metri-ca. Il professore deve correggere i compiti scritti raccol-ti dai decurioni. Nel frattempo occorre assegnare agli al-lievi vari esercizi, di cui è detto sotto alla regola 4. Infine,alcuni studenti devono recitare in pubblico e l’insegnan-te deve essere messo al corrente delle valutazioni date daidecurioni. Nella seconda ora del mattino bisogna ripe-tere velocemente l’ultima lezione e spiegarne una nuo-va per mezz’ora o poco più e subito dopo interrogare suquanto spiegato. Se resta un po’ di tempo, lo si dedichi a

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una disputa reciproca fra gli studenti. Nell’ultima mez-z’ora all’inizio del primo semestre bisogna spiegare unostorico e la metrica a giorni alterni; terminata la metri-ca, si deve leggere lo storico tutti i giorni. Nel secondosemestre bisogna spiegare quotidianamente la retorica diCipriano, o ripassarla, o dibattere su di essa.

Nella prima ora del pomeriggio bisogna recitare a memo-ria un poeta e un autore greco, mentre l’insegnante pren-de visione delle note dei decurioni e corregge gli scrittiassegnati al mattino o rimasti di quelli portati da casa. In-fine, bisogna assegnare un tema. L’ora e mezzo seguentedeve essere divisa in parti uguali fra il ripasso o la spie-gazione di un poeta e la lezione e lo scritto di greco.

Nel giorno di vacanza, nella prima ora bisogna recitarea memoria quanto si è letto nella vacanza precedentee, secondo l’uso, correggere gli scritti avanzati. Nellaseconda ora bisogna spiegare e ripassare qualcosa degliepigrammi, delle odi o delle elegie, qualcosa dal terzolibro di Cipriano sui tropi, le figure e soprattutto il ritmoe l’armonia nelle orazioni, per abituarvisi fin dall’iniziodell’anno scolastico, alcune crie o esercizi propedeutici.Oppure, al termine, si svolga una disputa.

Al mattino del sabato, nella prima ora gli studenti devo-no recitare a memoria in pubblico le lezioni di tutta lasettimana; nella seconda ora ripassarle. Nell’ultima mez-z’ora uno studente deve tenere una declamazione o unaspiegazione, oppure bisogna recarsi ad ascoltare gli stu-denti di retorica o svolgere una disputa. Al pomeriggio,nella prima mezz’ora gli studenti devono ripetere a me-moria un poeta e il catechismo, mentre l’insegnante esa-mina gli scritti, se ne sono avanzati nel corso della setti-mana, e le note informative dei decurioni. L’ora e mezzoseguente deve essere divisa in parti uguali per ripassar,un poeta, spiegare qualche breve componimento in ver-si e interrogare gli studenti al riguardo e procedere allo

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stesso modo per gli autori greci. L’ultima mezz’ora deveessere dedicata alla spiegazione del catechismo o a unapia esortazione, eccetto che non sia già stata fatta al ve-nerdì. Altrimenti, la si dedichi a quell’attività al postodella quale in tale occasione era stato trattato il catechi-smo.

3) Nella correzione dello scritto il professore deve indi-care se vi sono punti che peccano in proprietà, elegan-za e armonia; se il passo proposto per l’imitazione è statoespresso in modo non molto adeguato; se si sono com-messi errori di ortografia o di altra natura. Deve impe-gnare gli studenti nell’affrontare il medesimo compito invari modi, affinché imparino da tale esercizio la ricchezzadel discorso.

4) Gli esercizi da assegnare mentre il professore correggegli scritti saranno, ad esempio, trarre frasi dalle letturein classe e farne versioni diverse, comporre un giro diparole sciolto, alla maniera di Cicerone, comporre versi,trasporre un carme da un genere in un altro, imitarequalche passo, scrivere in greco, e altri esercizi analoghi.

5) La lezione deve essere arricchita di tanto in tanto dariferimenti all’erudizione, per quel tanto che lo richiedela spiegazione del passo. Il professore deve dedicarsi in-teramente alle osservazioni sulla lingua latina, il signifi-cato e l’etimologia delle parole, che deve ricavare da au-tori riconosciuti, specie antichi, e fare attenzione all’usoe alla varietà delle locuzioni. Non deve ritenere disdice-vole servirsi anche, di tanto in tanto, di brani nella linguacorrente, se ciò serve a un opportuno commento o se èdato trovare qualcosa di comunque interessante.

Quando spiega un’orazione, l’insegnante deve esaminarele regole retoriche. Infine, se crede, potrà tradurre tuttoin lingua materna, purché nel miglior modo possibile.

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6) Bisogna anche assegnare l’argomento per lo scritto:nel primo semestre, in linea di massima, gli studenti de-vono scrivere in forma epistolare, in lingua corrente eparola per parola. In questo caso sarà bene che l’inte-ro testo sia ricavato dal complesso delle lezioni già svol-te. Una volta alla settimana, però, gli studenti, di mas-sima, devono scrivere con impostazione personale, dopoaver ascoltato la spiegazione di un genere epistolare e es-ser stati richiamati a quelle lettere di Cicerone e di Plinioche lo riguardano. Nel secondo semestre bisogna stimo-lare l’ingegno e com- porre soprattutto crie, poi proemi,narrazioni e discorsi su un argomento facile e ampio. Ilprofessore deve assegnare l’argomento del carme latinocon grande varietà di locuzioni.

Medesimo sarà il criterio del tema di greco e della prosain latino, can la differenza che bisogna ricavarli da unautore, richiamando anche l’attenzione degli studentisulle regole sintattiche da seguire.

7) La disputa o esercitazione consisterà nella rilevazionedegli errori da parte di un emulo nello scritto dell’altro,nell’esporre gli argomenti su cui gli studenti si sono eser-citati nella prima ora, nel ripetere a memoria o cambiaregli esempi stilistici forniti dall’insegnante, nell’esporre oapplicare le regole della forma epistolare e della retorica,nell’analizzare la metrica, riportando a memoria la rego-la o l’esempio di un poeta, nel prendere in esame il signi-ficato proprio di un termine o un’etimologia, nell’inter-pretare un passo di autore greco o latino, nel coniugare eformare i verbi difficili e anomali e altri esercizi analoghia giudizio dell’insegnante.

8) La metrica deve essere rivista rapidamente, ferman-dosi soltanto su quei punti in cui gli studenti sembreran-no essere più deboli e più attraverso gli esercizi che conla spiegazione. Bisogna spiegare brevemente non tantole parole, quanto le regole della retorica di Cipriano, ag-

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giungendovi esempi tratti dal medesimo testo e, se è pos-sibile, dalle lezioni quotidiane.

9) Nella lezione di greco si spiegheranno a giorni alternila grammatica e un autore. Nelle lezioni di grammatica,dopo aver accennato brevemente a quelle regole chesono state insegnate nella prima classe, l’insegnante deveoccuparsi della sintassi e della teoria degli accenti. Nelprimo semestre bisogna poi adottare un prosatore, sceltofra i più facili, ad esempio qualche orazione di Isocratee dai santi Crisostomo e Basilio, le lettere di Platone eSinesio, qualche passo scelto di Plutarco. Nel secondosemestre si spiegherà un carme, scelto ad esempio daFocilide, Teognide, S. Gregorio di Nazianzio, Sinesio ealtri analoghi.

La spiegazione deve mirare, come richiesto dal livello diquesta classe, piuttosto alla conoscenza della lingua cheall’erudizione.

Verso la fine dell’anno scolastico potrà però essere inse-gnata la teoria della versificazione in greco, a giorni al-terni, parallelamente all’autore. A volte potranno ancheessere fornite poesie volte in prosa.

10) In linea di massima, ogni due mesi devono essereesposte sulle pareti della scuola le migliori poesie scrittedagli studenti, per celebrare le giornate più importanti ola proclamazione delle cariche delle classi o per qualchealtra occasione. Anzi, in base agli usi regionali, si puòesporre anche qualcosa di più breve in prosa, ad esempioiscrizioni di scudi, di chiese, di sepolcri, di giardini,di statue; descrizioni di una città, di un porto, di unesercito; narrazioni, ad esempio di un’impresa di unsanto; infine, paradossi. Di tanto in tanto, bisognaaggiungere, purché ci sia il permesso del rettore, disegniche illustrino l’emblema o l’argomento proposto.

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REGOLE DEL PROFESSORE DELLA CLASSESUPERIORE DI GRAMMATICA

1) Il livello di questa classe consiste nella conoscenzacompleta della grammatica: infatti il programma preve-de il ripasso dall’inizio della sintassi, per aggiungervi tut-te le appendici e spiegare quindi la costruzione figuratae quanto riguarda la metrica. In greco comprende le ot-to parti del discorso o meglio tutto quanto va sotto il no-me di rudimenti, eccettuati i dialetti e le osservazioni piùdifficili . Quanto alle letture, nel primo semestre si po-tranno spiegare, fra gli oratori, le lettere più importan-ti di Cicerone: Ad familiares, Ad Atticum, Ad Quintumfratrem. Nel secondo semestre, invece, si potrà spiega-re il De amicizia, il De senectute, i Paradoxa e altre opereanaloghe. Fra i poeti, nel primo semestre alcune elegieed epistole scelte e censurate di Ovidio, nel secondo se-mestre passi tratti da Catullo, Tibullo, Properzio e dalleEcloghe di Virgilio, o anche opere più facili dello stessoVirgilio, come il quarto libro delle Georgiche, il quinto eil settimo dell’Eneide. Fra gli autori greci, S. Crisostomo,Esopo, Agapito e altri simili.

2) La suddivisione dell’orario sarà la seguente. Nella pri-ma ora del mattino gli studenti devono recitare a memo-ria ai decurioni Cicerone e la grammatica. L’insegnan-te deve correggere gli scritti raccatti dai decurioni, asse-gnando nel frattempo agli studenti vari esercizi, indicatipiù altre alla regola 4.

Nella seconda ora del mattino bisogna ripetere breve-mente l’ultima lezione di Cicerone, spiegarne una nuo-va per mezz’ora e ripetere. Infine, dettare il tema.

Nell’ultima mezz’ora, ripetuta la lezione di grammatica,bisogna spiegare la nuova e ripeterla, inserendovi qual-che volta una disputa. Inoltre nel primo semestre biso-

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gna rivedere le regole della costruzione insegnate nellaclasse precedente, quindi spiegare ex professo quelle inprogramma per questa classe. A giorni alterni, poi, bi-sogna spiegare le regole generali della metrica, tranne leeccezioni. Nel semestre successivo, bisogna trattare al-meno per due mesi quella parte della grammatica che èin programma per la prima classe e, a giorni alterni, lametrica, ricapitolando brevemente le regole già spiega-te, fermandosi invece per quanto è necessario sulle altre.Una volta terminata la ripetizione della grammatica, sispieghi poi ogni giorno la metrica, eccezioni comprese, igeneri poetici e le norme circa i patronimici e gli accenti.

Nella prima mezz’ora del pomeriggio, bisogna recitare amemoria un poeta e un autore greco, mentre il profes-sore prende visione delle note informative dei decurionio corregge i compiti assegnati al mattino o quelli rimastifra i compiti portati da casa.

L’ora e mezzo seguente deve essere divisa fra il ripassoo la spiegazione di un poeta e la lezione o lo scritto digreco, in modo che al greco sia riservata poco più dimezz’ora.

L’ultima mezz’ora, o quanto ne resta, deve essere lasciataper le dispute.

Al sabato, al mattino bisogna recitare a memoria, pubbli-camente, le letture di tutta la settimana o di un intero li-bro. Nella seconda ora devono essere ripassate. Nell’ul-tima mezz’ora occorre tenere una disputa. Lo stesso nelpomeriggio, salvo che nella prima ora bisogna anche re-citare a memoria il catechismo. L’ultima mezz’ora deveessere dedicata alla spiegazione del catechismo, a menoche non sia già stata fatta al venerdì. Altrimenti, la si de-dichi a quell’attività al posto della quale in tale occasioneera stato trattato il catechismo.

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3) Nella correzione degli scritti il professore deve indica-re se vi sono errori nell’applicazione delle regole di gram-matica, di ortografia, di interpunzione. Se sono state ag-girate le difficoltà, se non si è tenuto conto dell’eleganzae dell’imitazione dei classici.

4) Gli esercizi da assegnare agli studenti mentre il pro-fessore corregge gli scritti consisteranno, ad esempio, nelfare un componimento in lingua corrente a imitazione diun autore o attenendosi alle regole della sintassi latina,nel tradurre dal latino nella lingua, parlata una lettera diCicerone, e ritradurla di nuovo in latino, quindi trarnegli esempi di stile più eleganti, scegliere dubbi e locuzio-ni da proporre agli emuli fra le regole appena studiate,ricomporre versi in ordine sparso o inventarne, copiarepassi greci e altri esercizi analoghi.

5) Lo schema della lezione sarà il seguente. Innanzi tut-to l’insegnante deve riassumere l’argomento in latino e inlingua materna. Quindi bisogna commentare ciascun pe-riodo, facendo seguire la spiegazione nella lingua parlataa quella in latino. Terzo, ripetendo da capo (eccetto chenon preferisca farlo già nel corso della spiegazione) de-ve scegliere due o tre termini dei quali chiarire l’esatto si-gnificato e l’origine, sulla base di uno o due esempi, pre-feribilmente del medesimo autore. Deve anche spiegaree chiarire le metafore e sviluppare in breve i miti, nonchéi riferimenti storici e quanto è attinente all’erudizione, sesi presenta. Deve anche scegliere due o tre frasi più ele-ganti e infine tradurre in lingua corrente i termini usatidall’autore. Nel modo più breve possibile, si potrà an-che fornire l’argomento dei testo latino, le osservazioni, isignificati propri, le locuzioni.

6) Bisogna dettare, in lingua parlata e parola per parola,l’argomento dello scritto, in linea di massima consistentein un componimento in stile epistolare, e legarlo alle re-gole della sintassi ed all’imitazione di Cicerone. In linea

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di massima, dopo che abbiano fatto sufficienti propressi,ogni mese gli studenti devono scrivere con impostazionepersonale, o in casa al posto del compito quotidiano o ascuola per designare gli incarichi interni, confortati dal-la spiegazione di un genere di epistole e dall’indicazionedelle lettere di Cicerone che lo riguardano, nonché dalladettatura di un certo numero di esempi analoghi fornitidall’insegnante.

7) Le poesie potranno inizialmente consistere nel ricom-porre in versi parole in ordine libero, quindi anche nelmutare alcune parole, infine nel trattare un argomentafacilissimo con molta varietà di espressioni.

8) Medesimo sarà il criterio del tema di greco e dellaprosa in latino, con la differenza che bisogna ricavarli daun autore, richiamando nel contempo l’attenzione deglista- denti sulle regole sintattiche da seguire.

9) Medesimo deve essere il criterio della lezione di gre-co, che dura poco più di un quarto d’ora, con l’eccezio-ne che quando si prende un autore greco (che potrà, conl’approvazione del prefetto, essere alternato alla gram-matica) bisogna esaminarne le singole parole. Bisognaanche indicare, se sembra opportuno, le regole più facilidella sintassi generale.

10) La disputa o esercitazione consisterà nella rilevazio-ne degli errori da parte di un emulo nello scritto dell’al-tro, nell’esporre gli argomenti su cui gli studenti si so-no esercitati nella prima ora, nel domandarsi reciproca-mente o cambiare locuzioni in lingua parlata secondo leregole della sintassi o in base all’imitazione di Cicerone(in modo che l’interrogato esponga subito con le mede-sime parole l’espressione proposta e, dopo aver meditatobrevemente, la renda in latino tutta insieme, e non paro-la per parola), nell’esporre le regole della forma episto-lare, nell’analizzare la metrica, citando a memoria la re-

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gola o l’esempio di un poeta, nell’indagare un significa-to proprio di un termine o un’etimologia, nel commen-tare un passo di autore greco o latino, nel declinare i no-mi greci e formarli e in altri esercizi analoghi, secondo ledisposizioni dell’insegnante.

REGOLE DEL PROFESSORE DELLA CLASSEMEDIA DI GRAMMATICA

1) Il livello di questa classe è la conoscenza della gram-matica, tuttavia meno completa. Il programma infattiparte dall’inizio del secondo libro e arriva sino alla co-struzione figurata, aggiungendo solo le appendici più fa-cili, oppure, secondo il metodo romano, dalla costruzio-ne comune del periodo fino alla costruzione figurata, conin più le appendici più facili.

Del programma di greco, spettano a questa classe i nomicontratti, i verbi circonflessi, i verbi in µι e le forme piùfacili.

Per le lezioni, le spettano soltanto le lettere Ad familia-res di Cicerone e le poesie più facili di Ovidio. Nel se-condo semestre, se il prefetto lo ritiene opportuno, il ca-techismo greco o la Cebetis tabula.

2) La suddivisione dell’orario sarà prima ora del matti-no gli studenti devono recitare a memoria ai decurioniCicerone e la grammatica. Il professore deve correggeregli scritti raccolti dai decurioni, assegnando nel frattem-po agli studenti vari esercizi, indicati più oltre alla regola4.

Nella seconda ora del mattino bisogna ripetere breve-mente l’ultima lezione su Cicerone, spiegarne una nuo-va per mezz’ora e ripetere. Infine, dettare il tema.

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Nell’ultima mezz’ora del mattino bisogna ripassare qual-cosa del primo libro della grammatica, come le regolesulla declinazione dei nomi, nonché quelle sui passati esui supini, su cui occorre esercitarsi anche attraverso ladisputa.

Nella prima ora del pomeriggio gli studenti devono reci-tare a memoria la grammatica latina e greca e « nei giorniad esso riservati » un poeta, mentre l’insegnante prendevisione dei rilievi dei decurioni e corregge gli scritti asse-gnati al mattino o rimasti di quelli portati da casa. Infi-ne, a giorni alterni, bisogna ripassare l’ultima lezione digrammatica e di un poeta. Nella seconda ora del pome-riggio bisogna spiegare per mezz’ora la sintassi e ripeter-la. Nel semestre successivo, però, bisogna alternare nellastessa misura la sintassi e il poeta. Nell’altra mezz’ora ilprofessore deve insegnare argomenti di greco. L’ultimamezz’ora va riservata alla disputa o a un esercizio.

Al sabato, nella prima ora del mattino bisogna recitare amemoria, pubblicamente, le letture di tutta la settimanao di un intero libro. Nella seconda ora devono essere ri-passate. Nell’ultima mezz’ora occorre tenere una dispu-ta. Lo stesso nel pomeriggio, con l’eccezione che nellaprima ora, oltre alla grammatica e al poeta, bisogna an-che recitare il catechismo. L’ultima ora deve essere de-dicata alla spiegazione del catechismo o anche a una piaesortazione, se non è stata tenuta al venerdì. Altrimen-ti, a quella lezione al posto della quale era stato trattatoil catechismo.

3) Nella correzione degli scritti il professore deve indica-re se vi sono errori nell’applicazione delle regole di gram-matica, di ortografia, di interpunzione; se sono state ag-girate le difficoltà. Deve spiegare tutto in base ai detta-mi dalle regole di grammatica e, cogliendo l’occasione,richiamare alla memoria le stesse coniugazioni e i rudi-menti.

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4) Gli esercizi da assegnare mentre l’insegnante correggesaranno, ad esempio, lo scrivere dettati in lingua maternaa imitazione di uno scrittore classico o, ancor più, inbase alle regole della sintassi latina. Tradurre in linguaparlata una lettera di Cicerone e ritradurla in latino.Ricavare dalle regole della grammatica, specie quellespiegate da poco, dubbi e locuzioni da proporre poiall’emulo. Trattare argomenti di greco e altri esercizianaloghi.

5) Ripetendo le lezioni, il professore deve cogliere ognitanto l’occasione per declinare le parole più difficili,coniugare i verbi e comunque per fare domande.

6) Lo schema della lezione di Cicerone, che di normanon deve superare gruppi di sette righe, deve essere il se-guente: innanzi tutto spieghi tutto il passo e ne riassu-ma l’argomento in lingua materna. Quindi ogni perio-do deve essere commentato parola per parola nella lin-gua corrente. Terzo, ripetendo da capo, l’insegnante de-ve indicarne la struttura e, rileggendo il periodo, mostra-re quali verbi reggono quali casi. Soprattutto, deve rego-larsi in base alle leggi della grammatica. Fornisca una odue osservazioni di lingua latina, ma delle più facili pos-sibili. Chiarisca le metafore con esempi di fatti notissimi.Scelga infine due o tre frasi, da dettare isolate contem-poraneamente all’argomento. Quarto, rispieghi le paroledell’autore nella lingua nazionale.

7) Bisogna assegnare l’argomento dello scritto in languacorrente, parola per parola, in modo chiaro, non più lun-go, in linea di massima, di sette righe e impostandolo inbase alle regole della sintassi e all’imitazione di Cicerone.Ogni tanto gli studenti dovranno aggiungervi una breveversione di Cicerone o flettere un tempo o un nome gre-co.

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8) La lezione di grammatica deve comprendere soltantouna regola alla volta, al massimo con una breve appendi-ce o eccezione.

9) Nell’insegnare il greco, il professore deve osservare lostesso rapporto. In linea di massima, sembra in accor-do confuso fornire per i casi e le persone i termini cor-rispondenti in lingua materna e spiegare tutto per lo piùnella lingua parlata.

10) La disputa o esercitazione consisterà nella rilevazio-ne degli errori da parte di un emulo nello scritto di unaltro, nell’esporre gli argomenti su cui gli studenti si so-no esercitati nella prima ora, nel domandarsi reciproca-mente o cambiare locuzioni in lingua parlata secondo leregole della sintassi o in base all’imitazione di Ciceronein modo che l’interrogato esponga subito con le medesi-me parole (espressione proposta e, dopo aver meditatobrevemente, la renda in latino tutta insieme e non parolaper parola), specie quelle capitate nel corso della lezione,in ordine continuo o libero di casi e di tempi, da soli ouniti all’aggettivo, il sostantivo e il pronome, nel recitareil più in fretta possibile passati o supini e in altri esercizianaloghi, in base alle disposizioni del professore.

REGOLE DEL PROFESSORE DELLA CLASSEINFERIORE DI GRAMMATICA

1) Il livello di questa classe è la completa conoscenzadei rudimenti e un’introduzione alla conoscenza dellasintassi. Il programma infatti va dalle declinazioni finoalla costruzione comune dei verbi. E quando vi sonodue livelli nella stessa classe, al più basso devono essereassegnati come programma i nomi, i verbi, le regolesulla costruzione, i generi dei nomi, dal primo libro. Alsuperiore invece le regole sulla declinazione dai nomi

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senza appendici e quelle sui passati e supini, dal primolibro. Dal secondo libro, introduzione alla sintassi senzaappendici, fino alla costruzione impersonale. In greco,il livello inferiore deve imparare a leggere e scrivere, ilsuperiore i nomi semplici, il verbo sostantivato e il verbobaritono. Per le lezioni devono essere adottate soltantole lettere di Cicerone più facili e scelte a questo scopo, sepossibile in volume a parte.

2) La suddivisione dell’orario sarà la seguente. Nellaprima ora del mattino occorre esercitare la memoria.Il professore deve correggere i compiti scritti raccoltidai decurioni, assegnando nel frattempo agli allievi gliesercizi vari, di cui è detto più sotto alla regola 5. Infinebisogna ricapitolare l’ultima lezione.

Nell’ultima mezz’ora del mattino bisogna spiegare, rias-sumendo poi, a entrambi i livelli qualcosa del primo librodi grammatica, in base alla parte assegnata a ciascun li-vello, dedicandosi a ciascun livello a giorni alterni o ognigiorno a entrambi. Successivamente il professore deve ri-domandare il tutto oppure vi si deve tenere una disputafra gli studenti.

Nei giorni in cui al pomeriggio non bisogna spiegareuna nuova regola di costruzione (in quanto in linea dimassima ogni regola deve essere ribadita per più giorni)questa spiegazione mattutina sostituisce la pomeridiana.In tal caso l’ultima mezz’ora del mattino deve essereriservata interamente alla disputa o esercitazione.

Nella prima ora del pomeriggio gli studenti devono reci-tare a memoria la grammatica greca e latina, mentre l’in-segnante prende visione dei rilievi dei decurioni e cor-regge gli scritti assegnati al mattino o i rimasti di quelliportati da casa, al massimo per mezz’ora. Infine bisognaripassare l’ultima lezione di grammatica. Nella secondaora del pomeriggio, al livello superiore bisogna spiegare

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la sintassi, all’inferiore invece i rudimenti sul genere deinomi e quindi le 14 regole. Al greco bisogna riservarepoco più di un quarto d’ora. Nell’ultima mezz’ora biso-gna tenere la disputa o svolgere un dettato ispirato allenorme della grammatica.

Al sabato, nella prima ora del mattino bisogna recitare amemoria, pubblicamente, tutte le lezioni della settimana.Nella seconda ora devono essere ripassate. Nell’ultimamezz’ora occorre tenere una disputa. Lo stesso nel po-meriggio, con l’eccezione che nella prima ora, oltre allagrammatica, bisogna recitare anche il catechismo. L’ulti-ma ora deve essere dedicata alla spiegazione del catechi-smo o anche a una pia esortazione, se non è stata tenu-ta al venerdì. Altrimenti, a quella lezione al posto dellaquale era stato trattato il catechismo.

3) Nella correzione degli scritti il professore deve indi-care se vi sono errori nell’applicazione delle regole chigrammatica, di ortografia, di interpunzione. Se sono sta-te aggirate le difficoltà. Deve spiegare tutto in base aidettami delle regole di grammatica. Non trascuri, all’oc-casione, di ripetere coniugazioni e declinazioni.

4) Gli esercizi per gli studenti, mentre il professore cor-regge gli scritti, consisteranno ad esempio nel compor-re brani in lingua materna secondo le regole della sintas-si latina. Tradurre in lingua parlata dal latino una lette-ra di Cicerone e ritradurla in latino. Trovare dubbi e lo-cuzioni da proporre agli emuli fra le regole di gramma-tica, specie quelle appena studiate. Rielaborare o sten-dere concordanze, copiare passi di greco e altri esercizianaloghi.

5) Nella ripetizione della lezione il professore deve co-gliere spesso l’occasione per declinare o coniugare e perinterrogare gli studenti sulla grammatica.

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6) Lo schema della lezione di Cicerone, che in linea dimassima non deve essere di più di quattro righe per vol-ta, sarà il seguente: innanzi tutto il professore deve spie-gare tutto il passo e riassumerne l’argomento nella linguacorrente. Quindi ogni periodo deve essere commentatoparola per parola nella lingua materna. Terzo, ripetendoda capo, deve indicarne la struttura e, rileggendo il pe-riodo, mostrare quali verbi reggono quali casi. Soprat-tutto, deve regolarsi mettendo bene in evidenza le leggidella grammatica. Fornisca una o due osservazioni di lin-gua latina, ma delle più facile possibili. Chiarisca le me-tafore con esempi di fatti notissimi. Non deve però det-tare nulla, eccetto eventualmente l’argomento del com-pito. Quarto, rispieghi in lingua materna le parole del-l’autore.

7) L’argomento per lo scritto deve essere formulato inlingua materna e parola per parola, chiaro e di massimanon più lungo di quattro righe, improntato soprattuttoall’applicazione delle regole di grammatica. Inoltre ditanto in tanto gli studenti devono aggiungervi una breveversione di Cicerone o una locuzione legata alle regoledella sintassi o quegli stessi punti dei rudimenti di grecoche essi devono imparare o altri esercizi analoghi.

8) La lezione di grammatica deve comprendere al massi-mo una regola alla volta. Se non la si è bene appresa, nonbisogna passare a un’altra.

9) La disputa o esercitazione consisterà nella rilevazionedegli errori da parte di un emulo nello scritto dell’altro,nell’esporre gli argomenti su cui gli studenti si sonoesercitati nella prima ora, nel domandarsi a vicenda lelocuzioni in lingua materna impostate secondo le regoledella sintassi latina (in modo che l’interrogato espongasubito la locuzione richiestagli, con le stesse parole, ela dica poi in latino, per quanto possibile non parolaper parola, ma tutta insieme dopo un breve momento

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di riflessione), nel declinare o coniugare nomi e verbi,specie quelli capitati nella lezione, o di seguito o inordine sparso di casi e di tempi, o ciascuno da solo,o insieme all’aggettivo, al sostantivo, al pronome, nelportare definizioni ed esempi sui rudimenti, nel tradurrei termini dal latino nella lingua materna, nel volgere inpassivo quanto è stato detto all’attivo, nei passati e neisupini, nell’indicare generi e casi dei nomi proposti e altriesercizi analoghi, secondo le preferenze dell’insegnante.

REGOLE DEGLI STUDENTI APPARTENENTIALLA NOSTRA COMPAGNIA

1) In primo luogo gli studenti della compagnia devonoSforzarsi di custodire la purezza d’animo e una rettaapplicazione agli studi, non cercandovi nient’altro che lagloria divina e il frutto dell’anima. Nelle loro preghieredevono chiedere a ogni istante la grazia necessaria pertrarre profitto nel sapere, perché alla fine ne escano attia coltivare la vigna di Cristo nostro signore con l’esempioe la dottrina, così come da loro si attende la nostracompagnia.

2) Devono decidere con convinzione dei applicare, conserietà e costanza, l’animo agli studi. E convincersi scam-bievolmente che nei collegi non possono fare niente dipiù gradito a Dio che dedicarsi agli studi con diligenza,con quell’applicazione di cui si è detto, sempre consi-derando il pericolo dell’intiepidirsi dell’amore di solidevirtù e dalla vita religiosa a causa del fervore negli stu-di. Anche quando non giungano mai a esercitare quel-le competenze che hanno appreso, sappiano tuttavia chequella fatica dello studiare, che bisogna accogliere conl’obbedienza e l’amore che si conviene, è un gran meritoal cospetto della divina e somma maestà.

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3) Ognuno si occuperà di quelle materie e seguirà l’in-segnamento di quei professori che il superiore assegne-rà. Tutti però devono osservare la suddivisione dell’ora-rio e il metodo di studio prescritti dal prefetto o dall’in-segnante e non servirsi di libri diversi da quelli ordinatidal medesimo prefetto.

4) Devono essere presenti alle lezioni con assiduità, dili-genti parteciparvi e, dopo averle ascoltate, nel ripassar-le: devono fare domande su ciò che non hanno capito,prendere nota di quanto è necessario, accorgimento concui si rimedia alla successiva debolezza della memoria.

5) Devono partecipare alle dispute ordinarie delle classiche frequentano e aver cura di offrire, sempre con misu-ra, una dimostrazione specifica delle proprie capacità.

6) I nostri studenti devono inoltre essere tutti presentialle dispute private giornaliere. Coloro che vi prendo-no parte devono obbedire religiosamente a colui che ledirige.

7) Quando si deve andare alle pubbliche lezioni, vadanoe tornino tutti assieme, con quella modestia interiore eesteriore che è utile alla loro e altrui edificazione.

8) I loro discorsi, quando hanno la possibilità di parlarecon gli studenti esterni, devono vertere unicamente suargomenti di tipo letterario o riguardanti il giovamentodello spirito, nel modo giudicato più utile per tutti, amaggior gloria di Dio.

9) Tutti i nostri, ma soprattutto gli studenti di umanità,devono inoltre parlare latino, imparare a memoria quan-to assegnato loro dai professori e esercitare lo stile nellecomposizioni.

10) Nessuno deve affaticarsi per più di due ore nellalettura o nella scrittura, senza intervallare lo studio conmomenti di riposo.

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11) Nelle ore riservate allo studio personale, coloro i qua-li frequentano i corsi superiori devono rileggere a ca-sa quanto scritto in classe, cercare di capire e esamina-re quanto compreso, per offrire a se stessi un ostacolo esuperare quanto si para loro davanti. Devono annotarsiciò che non riescono a risolvere, per domandarlo al pro-fessore in occasione della disputa.

DISPOSIZIONI PER COLORO CHE CON STUDIOPERSONALE RIPETONO PER UN BIENNIO LA

TEOLOGIA

1) Devono osservare, non diversamente dagli altri allie-vi, le regole degli studenti, con eccezione di quelle cheriguardano l’ascolto in classe delle lezioni e le loro ripe-tizioni. Devono soprattutto avere ogni cura affinché conil fervore degli studi non si intiepidisca l’amore di solidevirtù.

2) Similmente agli altri iscritti a teologia, devono parte-cipare al confronto dei casi, a tutti i saggi e anche alledispute mensili.

3) Non solo devono partecipare alle dispute mensili de-gli studenti di filosofia, ma se mancano gli insegnanti po-tranno anche riprendere gli argomenti, comportandosianalogamente per le dispute settimanali degli studenti diteologia.

4) Sulla base del metodo di studio e della suddivisionedell’orario prescritti dal prefetto, essi devono organiz-zarsi uno studio diligente e accurato di quelle materieche non hanno mai studiato o che hanno studiato solosommariamente , ricorrendo ai commenti dì quegli auto-ri che le hanno trattate a fondo e con competenza.

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5) Devono quindi occuparsi delle principali questioni di-battute nell’intero corso di teologia, come, dalla primaparte, quelle sulla visione divina, la scienza divina, la pre-destinazione, la trinità. Il criterio per le altre parti saràanalogo, il metodo l’esame diligente di quanto scritto daaltri e la risistemazione in modo personale di alcuni capi-toli e principi della teologia da cui derivano le serie del-le questioni fondamentali. Bisogna tuttavia salvaguarda-re con estremo rigore quei principi in cui, per decisionedella compagnia, è obbligatorio attenersi alle teorie di S.Tommaso.

6) Devono scrivere secondo la regola questioni imposta-te con il metodo scolastico, complete dei relativi fonda-menti, delle conclusioni e delle risposte a possibili obie-zioni, proprio come se le dovessero leggere in classe, epresentarle ogni mese o ogni due mesi al prefetto deglistudi per riceverne indicazioni.

7) Ogni tanto potranno anche tenere letture analoghe difronte ai nostri dottori, privatamente, oppure, pubblica-mente, nel corso delle stesse ripetizioni degli studenti diteologia. La durata deve essere di circa tre quarti d’o-ra, in modo che i padri presenti possano porre obiezioni.Oppure, se si crede, potranno tenerle in refettorio.

8) Potranno anche trattare questioni analoghe su un im-portante argomento, completandolo al massimo nell’ar-co di dieci lezioni tenute a una classe, in un’ora in cui glistudenti di teologia che lo desiderano possano venire.

9) Bisogna stabilire il momento in cui essi devono tenere iquattro saggi parziali e il saggio generale. Il primo saggiodeve svolgersi in linea di massima all’inizio del primosemestre. Il secondo verso la fine e in seguito gli altri,uno ogni semestre, in modo che il saggio generale chiudad’ultimo semestre.

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10) Deve esser loro consentito di discostarsi nei saggi daipareri dei loro docenti e, se si crede, di difendere i pro-pri, purché non siano per nessun motivo in contrasto conil pensiero di S. Tommaso, come prescritto dalla quintacongregazione generale. Tuttavia devono fare in mododi mettersi d’accordo per tempo con il prefetto o con co-lui che deve presiedere il saggio, non solo rispetto ai pa-reri stessi, ma anche rispetto ai presupposti e ai princí-pi cui intendono ricorrere per difenderli. Anzi, per darloro modo di mostrare meglio le proprie capacità, coluiil quale presiede deve consentire loro di rispondere libe-ramente, senza interromperli, se non in caso di assolutanecessità.

11) Devono, infine, essere pienamente consapevoli chenel corso del biennio essi hanno da fare in modo di uscir-ne non solo dotti e versati nella teologia, ma anche in tut-ta l’erudizione ecclesiastica, che si addice estremamentea un teologo.

12) Pertanto ogni giorno devono riservare un momentofisso alla lettura accurata della sacra scrittura, degli attidei concili, delle controversie e dei canoni e prenderesempre appunti in un certo ordine di quanto sembreràloro degno di nota. Tuttavia non devono prepararenulla deliberatamente per le prediche, traendo da questostudio ogni cosa da leggere alla mensa o altrove comeparrà opportuno al superiore.

13) Nello studio dei canoni devono omettere la partegiuridica, dedicandosi interamente a quella ecclesiastica.

14) Devono applicarsi con impegno specialmente a quel-le materie verso le quali si sentono più portati, dopoaver scrupolosamente concordato la cosa con il superio-re, senza tuttavia sacrificare nulla degli altri studi pre-scritti.

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REGOLE DEL COLLABORATOREDELL’INSEGNANTE O BIDELLO

1) Suo compito sarà l’eseguire diligentemente tutte ledisposizioni che gli verranno impartite, in primo luogoriguardo le attività scolastiche.

2) Deve aver cura che la classe e la cattedra siano pulite,che vi sia appesa qualche immagine sacra, che ci sianoabbastanza banchi, che siano puliti e ordinatamente di-sposti, che vengano riparati se fracassati o rotti, che ven-gano assegnati posti fissi ai nostri, così come agli altri re-ligiosi, distinti dagli allievi esterni; che la scuola vengaaperta in orario.

3) Deve avvertire tempestivamente coloro i quali, comestabilito dall’insegnante, dovranno l’uno dopo l’altro aturno disputare, ripetere, difendere delle tesi e assolverea altri analoghi doveri scolastici.

4) Sette giorni prima deve avvertire coloro i quali devonodifendere le tesi settimanali. Dovrà anche aver curache quelle questioni vengano redatte per tempo. Prima,però, le porterà all’insegnante per la correzione e alprefetto per la revisione. Una volta che le tesi sianostate corrette e supervisionate, avvertirà calai il quale nedovrà assumere la difesa, perché ne porti tutte le copiescritte necessarie. La mattina della vigilia della disputane affiggerà una copia ben scritta, mentre le altre ledistribuirà ai partecipanti.

5) Deve avere sempre con sé, sia durante le lezioni siadurante le dispute, un orologio e avvertire puntualmenteil prefetto e il professore del tempo che è passato, inmodo che possano essere rispettati gli spazi riservati aciascuno per disputare. Su ordire del prefetto, infine,deve dare ai partecipanti il segnale dell’inizio e dalla fine.

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6) Deve provvedere a addobbare la classe o l’aula per isaggi pubblici secondo le consuetudini dell’accademia eassegnare i posti agli invitati a tali saggi o a dispute diqualsiasi tipo, perché vi pongano questioni e le rendanopiù solenni con la loro presenza.

7) Qualora notasse che qualcuno dei nostri si assenta dal-le lezioni, dalle ripetizioni e dalle dispute o infrange qual-cuna delle regole attinenti gli ordinamenti scolastici o ilcomportamento morale, deve denunciarlo al superiore.

REGOLE DEGLI STUDENTI ESTERNI ALLACOMPAGNIA

1) Coloro i quali a scopo di studio frequentano gli istitutidella compagnia, sappiano che, con l’aiuto di Dio e perquanto lo permettono le nostre forze, la loro formazionenella pietà e nelle altre virtù non sarà meno curata diquella nelle arti liberali.

2) Ognuno frequenterà la classe assegnatagli dal prefettodopo un esame preliminare.

3) Devono confessarsi almeno una volta ad mese, andareconvenientemente a messa tutti i giorni all’ora fissata ealla predica nelle festività religiose.

4) Devono assistere ogni settimana alla spiegazione delcatechismo e impararne la sintesi, come stabilito dagliinsegnanti.

5) Nessuno dei nostri allievi deve entrare a scuola con ar-mi, spadini, coltelli e altri oggetti analoghi atti a offende-re, che siano stati vietati in base alle esigenze dei tempi odei luoghi.

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La ratio studiorum dei Gesuiti

6) Devono assolutamente evitare giuramenti, oltraggi,ingiurie, diffamazioni, menzogne, giochi vietati, luoghipericolosi o vietati dal prefetto della scuola, tutto ciò,insomma, che minacci l’onestà dei costumi.

7) Sappiano che quando nel campo dei costumi morali edello studio dei retti principi non basteranno gli ordini ei richiami gli insegnanti per punirsi ricorreranno all’ope-ra dell’addetto alle battiture. Coloro i quali dovessero ri-fiutare i castighi, o non dare speranza di cambiamento,o essere di disturbo o di danno agli altri a causa del loroesempio, sappiano che li espelleremo dalle nostre scuole.

8) Tutti devono obbedire ai rispettivi insegnanti e osser-vare inoltre con la massima diligenza, a scuola e a casa, ilprogramma di studio assegnato.

9) Devono applicarsi allo studio con serietà e con co-stanza, essere assidui e puntuali nella frequenza, diligen-ti nel seguire e ripassare le lezioni e nell’attendere alle al-tre attività scolastiche. Qualora non capiscano qualcosao abbiano dei dubbi devono chiedere chiarimenti all’in-segnante.

10) A scuola non devono andarsene a zonzo qua e là,ma restare al proprio posto, seduti nel banco, compostie in silenzio, occupandosi di sé e dai propri affari. Nondevono uscire dalla scuola senza l’autorizzazione dell’in-segnante. Non devono imbrattare o tracciare segni suibanchi, la cattedra, le sedie, i muri, le porte, le finestre oaltro con disegni, scritte o intagli.

11) Devono evitare tresche e amicizie sospette, frequen-tando unicamente coloro il cui esempio e la cui compa-gnia giova al lavoro scolastico e sala virtù.

12) Devono assolutamente evitare la lettura di libri dan-nosi o inutili.

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La ratio studiorum dei Gesuiti

13) Non devono assistere a pubblici spettacoli, rappre-sentazioni teatrali, giochi e nemmeno alle esecuzioni ca-pitali (tranne, eventualmente, nel caso in cui si tratti dieretici). Non devono interpretare nessuna parte sui pal-coscenici esterni, senza la preventiva autorizzazione de-gli insegnanti o del prefetto.

14) Devono sforzarsi di conservare l’animo puro e since-ro e di obbedire con la massima diligenza alle leggi di-vine. Devono dunque affidarsi sovente e dal profondodell’animo a Dio, alla santissima Vergine madre di Dio ea tutti i santi. Devono incessantemente implorare l’aiu-to degli angoli, in particolare dell’angelo custode. Devo-no comportarsi con compostezza ovunque e sempre, maparticolarmente in chiesa e soprattutto a scuola.

15) Infine devono comportarsi in ogni campo e in ogniatto in modo tale che chiunque possa agevolmente capireche essi sono dediti non meno alle virtù e a una vitaintegra che alla conoscenza del sapere.

REGOLE DELL’ACCADEMIA

1) Con il nome di accademia intendiamo un grupposelezionato di giovani più amanti dello studio, scelti fratutti gli allievi, che si riunisce sotto la guida di un prefettodella compagnia per svolgere esercizi particolari relativiagli studi.

2) Devono farne parte tutti coloro che appartengono allacongregazione della beata Vergine nel momento stessoin cui vi vengono accolti, e i religiosi che frequentano lenostre scuole. Inoltre, ove ve ne sia l’uso e al rettore paiaopportuno, potranno esserci ammessi altri partecipantiche non fanno parte della congregazione e che non sononel numero dei nostri studenti.

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La ratio studiorum dei Gesuiti

3) I membri dell’accademia devono sovrastare tutti gli al-tri studenti in virtù cristiana e in spirito religioso, in dili-genza negli studi e osservanza dei regolamenti scolasticie esser loro di esempio.

4) Il rettore del collegio deve mettere a capo di ciascunaaccademia un moderatore, scelto fra gli stessi insegnantioppure uno idoneo a tale compito preso fra gli altrimembri della compagnia.

5) Gli studenti di teologia e di filosofia potranno, in lineadi massima, raggrupparsi in un’accademia, gli studentidi retorica e di umanità in una seconda accademia, tuttigli studenti di grammatica in una terza, a meno cheil loro numero non sia troppo grande o che siano dipreparazione così disuguale da non poter trarre tutti lostesso frutto dalle esercitazioni. In tal caso è possibileformare accademie distinte per ciascuna classe.

6) I risultati dell’accademia sono affidati soprattutto all’assiduità dei partecipanti e al fervore delle esercitazio-ni. Pertanto, se alcuni si assentano troppo spesso o si ri-fiutano di svolgere i vari esercizi, specie quegli studentiche per scarsa preparazione sono di disturbo o di offesaper gli altri, devono essere allontanati.

7) Le cariche da designare in ciascuna accademia nelterno o nel quarto mese, tramite votazione dei membri ascrutinio segreto, saranno in linea di massima le seguenti:rettore dell’accademia, due consiglieri, un segretario.Ad essi si potranno anche aggiungere altri, dividendo icompiti in base al numero dei membri, all’uso locale e alparere del rettore del collegio.

8) Nell’accademia per gli studenti di teologia il rettoredeve essere preferibilmente uno studente di teologia. Sequalche volta si preferisce sceglierlo fra gli studenti difilosofia, i suoi studi devono essere giunti almeno sinoalla metafisica. Nell’accademia per gli studenti di reto-

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rica e di grammatica, quando i partecipanti provengo-no da classi diverse, deve essere scelto preferibilmentenella classe superiore oppure in quella inferiore, a di-screzione del rettore del collegio. Bisogna scegliere unostudente che spicchi per virtù, ingegno e preparazione.Suo compito sarà stimolare l’accademia, essere d’esem-pio agli astri per virtù e per diligenza e tenere uno deisaggi principali dell’accademia al principio o alla finedella sua permanenza in carica. Il rettore dell’accademiadegli studenti di teologia potrà anche, in caso di assen-za del professore, dirigere, se frequenta teologia, gli stu-denti di filosofia, quando difendono le tesi, ricapitolaree criticare gli argomenti di coloro che hanno disputato.

9) Per posto e dignità, i consiglieri saranno vicini alrettore. Il primo consigliere ne farà le veci in casodi sua assenza. In caso di assenza anche del primoconsigliere, ne assumerà le funzioni il secondo. Essisosterranno quei compiti che direttamente o tramite ilrettore il moderatore dell’accademia imporrà loro.

10) Il segretario custodirà diligentemente tutti i libri del-l’accademia. Scriverà in un registro i nomi dei parteci-panti, nell’ordine in cui sano stati iscritti. Separatamen-te, vi dovrà anche registrare i nomi dei magistrati, quan-do vengono eletti, e tutti gli atti dell’accademia, compre-si i nomi dei membri dell’accademia che si siano distin-ti per qualche motivo. Dovrà anche riportarvi orazio-ni, poemi e carmi degli studenti di retorica, che vengo-no esposti pubblicamente, su scelta del prefetto. Do-vrà avvisare tempestivamente coloro cui il prefetto ab-bia deciso di far svolgere esercitazioni accademiche, per-ché vi si preparino. Nell’accademia per gli studenti diteologia può eventualmente sembrare necessario avvisa-re attraverso i bidelli. Alla fine ciascuna seduta annun-cerà pubblicamente quali esercitazioni bisogna compieree chi le deve compiere. Stabilirà tempestivamente le tesi

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pubbliche e anche, nell’accademia di retorica, problemie enigmi da risolvere.

11) Tre o quattro volte all’anno, vale a dire dopo la scel-ta del rettore, tutti gli accademici, o ameno i magistrati eil prefetto, si riuniranno a consiglio per stimolare l’acca-demia e per eliminare quegli inconvenienti che sembrinoimpedirne la proficuità.

12) Nel corso di queste riunioni o prima della scelta delrettore devono essere lette le regole dell’accademia, scri-vendole poi su un tabellone o nel libro dell’accademia,sul quale saranno riportati anche i nomi dei partecipanti.

REGOLE DEL PREFETTO DELL’ACCADEMIA

1) Deve incitare i membri dell’accademia non solo aglistudi, ma anche alla pietà, ottenendo ciò con l’esempiodella sua virtù e, quando se ne presenta l’occasione, concolloqui personali.

2) Deve vigilare affinché le regole dell’accademia sianorispettate rigorosamente e esigere, soprattutto, assiduitàe impegno nelle esercitazioni quotidiane dei partecipantiall’accademia.

3) Deve fare in modo che, per quanto possibile, tutti ipartecipanti si esercitino vicendevolmente con attività divario tipo.

4) Non deve abbandonare le tradizioni acquisite, né in-trodurre nuovi usi senza il permesso dal rettore. Non de-ve decidere niente di una certa importanza senza mettersid’accordo con lui. Infine, deve applicare diligentementele sue disposizioni.

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5) Deve organizzare le ore di accademia, ripetizioni, di-spute e simili, in modo da non interferire con le ore dellacongregazione, perché i partecipanti possano tranquilla-mente intervenire alle attività di entrambe. Per lo stessomotivo, non bisogna mai trattenere nessuno, senza graveragione, in colloqui privati quando è l’ora della congre-gazione.

REGOLE DELL’ACCADEMIA DEI TEOLOGI EDEI FILOSOFI

1) Le esercitazioni di questa accademia devono solita-mente essere, in linea di massima, le seguenti: ripetizio-ni quotidiane delle lezioni, dispute, lezioni o discussionisu particolari problemi, saggi di una certa solennità condifesa pubblica di tesi.

2) Le ripetizioni devono durare circa un’ora, nei giorni incui c’è scuola, tranne quando è impossibile per via delladisputa mensile. Devono svolgersi nel momento ritenutomigliore. In quaresima, però, bisogna lasciare libero deltempo per la predica almeno due volte alla settimana.

3) Le singole classi devono ripetere ciascuna per suoconto. Ci deve essere una classe di teologia e una difilosofia, se vi sono insegnanti sufficienti per tutte. Uno odue membri dell’accademia ripassino le nozioni apprese,una o due pongano obiezioni. Alle ripetizioni di teologiadeve presiedere lo stesso prefetto dall’accademia o ilsuo aiutante, o almeno uno dei più bravi studenti diteologia, in linea di massima del quarto anno, nominatodal rettore del collegio. Le ripetizioni di filosofia nellevarie classi devono essere dirette, in linea di massima,da uno studente di teologia della compagnia, sempredesignata dal rettore.

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4) Una volta alla settimana, se i partecipanti all’accade-mia sono pochi, due volte se invece sono numerosi, si de-ve svolgere una disputa, naturalmente nel giorno di va-canza o di domenica. Alla domenica pomeriggio uno stu-dente, preferibilmente di filosofia, deve difendere una te-si per un’ora, due studenti devono porre obiezioni. Nelgiorno di vacanza due o tre studenti, uno di teologia, glialtri di filosofia, devono difendere tesi per due ore e, si-milmente, altrettanti studenti o più porre obiezioni.

5) Lo studente di teologia, se difende da solo, devesempre esporre tesi filosofiche, lo studente di teologiatesi di fisica e di logica, lo studente di fisica anche tesi dilogica. Gli studenti di teologia disputeranno contro lorocompagni di corso, mentre contro gli studenti di filosofiadisputeranno sempre, in primo luogo, studenti dell’annoimmediatamente successivo, poi uno dei loro compagnidi classe.

6) Nelle dispute di filosofia o di teologia farà da presiden-te il professore degli studenti che difendono, se è presen-te. Altrimenti, presiederà il prefetto dell’accademia o ilsuo aiutante.

7) Ogni tanto si potranno anche tenere lezioni in cuiqualcuno dei membri dell’accademia affronterà, dallacattedra e con solida preparazione, una questione o unproblema ingegnoso, da lui impostati in modo personale,esponendo e confermando i pro e i contro. Uno o duestudenti gli porranno obiezioni. Prima della trattazione,però, bisogna che tali lezioni siano presentate al prefettodell’accademia e da lui approvate.

8) Lo stesso rettore dell’accademia, se non vi sono pro-blemi, o un altro scelto dal prefetto, potrà ogni tanto te-nere saggi più solenni, ad esempio a Natale, a Pasqua oin altri momenti opportuni. In tali saggi, sotto la pre-sidenza del professare, bisogna difendere un ben preci-

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so argomento di teologia o di filosofia, comprensivo dialcune tesi.

9) Occorre curare l’allestimento dei saggi. Chi difendedeve pronunciare un’introduzione e un epilogo preven-tivamente esaminati e approvati dal prefetto degli studi,come del resto deve avvenire per le altre parti che si reci-tano in pubblico. Si potranno anche invitare degli ester-ni a porre obiezioni e altri ad ascoltare, in modo che ladisputa risulti più solenne.

10) Uno o due mesi prima dell’inizio del nuovo anno sco-lastico bisogna che un religioso della compagnia designa-to dal rettore o eventualmente uno dei membri dell’acca-demia nominato dal prefetto tenga un corso introdutti-vo di quindici giorni o una sintesi per coloro i quali siiscrivono a filosofia.

11) Tutte le tesi, dei saggi più solenni come di quelli set-timanali, dovranno essere esaminate dal prefetto dell’ac-cademia e dal rispettivo insegnante, prima di essere dife-se o affisse.

REGOLE DEL PREFETTO DELL’ACCADEMIADEI TEOLOGI

1) Oltre alle disposizioni comuni impartite in generalecirca l’ufficio di prefetto nelle regole dell’accademia, eglideve anche provvedere a far osservare nelle ripetizioniquotidiane la medesima forma e metodo di ripasso, didiscussione e di disputa in uso nelle ripetizioni a casa deinostri studenti. Bisogna osservare il criterio uguale anchenei saggi e nella difesa delle tesi.

2) Deve intervenire spesso alle ripetizioni, ora a queste,ora a quelle, e provvedere perché si svolgano con mo-

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destia e diligenza e perché chi ripete adempia al primocompito, impartendo le necessarie disposizioni.

3) È opportuno che si esercitino più intensamente deglialtri coloro i quali si accingono a difendere le tesi sull’in-tero corso di filosofia o di teologia o devono tenere qual-che saggio accademico. Pertanto deve anche esortarli eguidanti, in modo che si preparino a sufficienza.

4) Potrà dividere le incombenze e gli impegni con aiu-tante eventualmente assegnatogli dal rettore, affidando-gli, se niente lo impedisce, le ripetizioni di filosofia eaffiancandoselo nel presiedere le dispute, alternandosiogni giorno, specie di vacanza. Tramite lui deve prov-vedere agli altri impegni concernenti la ripetizione quo-tidiana delle tesi e i saggi quotidiani, secondo quanto giu-dicherà necessario.

REGOLE DELL’ACCADEMIA PER STUDENTI DIRETORICA E DI UMANITÀ

1) Alla domenica, o, se più comodo, nel giorno di vacan-za, i partecipanti devono radunarsi nel luogo indicato dalrettore del collegio.

2) In linea di massima, le esercitazioni di questa acca-demia saranno le seguenti: il prefetto, nel modo che glisembrerà più opportuno, terrà lezioni o discuterà que-stioni su un argomento scelto o su un autore, insegne-rà alcune regole di eloquenza, specie le meno note, diAristotele, Cicerone o altri esperti di retorica, spiegheràun autore e interrogherà al riguardo i membri dell’acca-demia, proporrà loro problemi da risolvere e altre coseanaloghe.

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3) I partecipanti all’accademia sovente potranno recita-re orazioni, poesie, declamazioni, a memoria o improv-visando, anziché svolgere gli esercizi indicati. Oppure,potranno porsi reciprocamente domande e risposte, se ilprefetto approva, tenere lezioni, con due studenti comeminimo, e sollevare obiezioni a chi spiega, difendere te-si e scontrarsi, più secondo la forma oratoria che quelladialettica, comporre o interpretare iscrizioni, descrizio-ni, enigmi, esercitarsi nell’inventio, trovando, improvvi-sando o preparando passi utili alla confirmatio della ma-teria proposta o adattando all’argomento, quando la siespone, le figure verbali o logiche. Ancora, potranno re-digere argomenti per dialoghi, poesie, tragedie, oppureimitare un’intera orazione di un retore famoso, o l’ope-ra di un poeta, elaborare simboli, presentando il proprioparere su un argomento proposto, ricavare dai libri di unautore, dopo esserseli distribuiti, pareri o frasi scelte. In-fine, devono esercitarsi in quanto sviluppa l’eloquenza oda essa nasce.

4) È utile che le migliori di queste esercitazioni o lezioni,declamazioni, difese di tesi, specie quelle del rettoredell’accademia, ogni tanto avvengano con pompa e conla partecipazione di ascoltatori più ragguardevoli.

5) A quanti scrivono o recitano meglio su un tema orisolvono enigmi e problemi si potranno dare ogni tantodei premi personali.

6) Una volta all’anno si potranno eventualmente distri-buire premi più solenni a tutti gli accademici riuniti in-sieme, o con il criterio del contributo fornito o con quel-lo parso più opportuno al rettore del collegio.

7) Una volta all’anno, un giorno dedicato alla beataVergine, stabilito dal rettore del collegio, potrà esserereso più solenne e pomposo con orazioni, poemi, versiaffissi alle pareti, emblemi e varie insegne.

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REGOLE DELL’ACCADEMIA DEGLI STUDENTIDI GRAMMATICA

1) Il prefetto deve spiegare servendosi di un autore ele-gante e facondo e quasi anticipando il programma digrammatica che gli studenti devono svolgere in classe.Oppure, deve organizzare la ripetizione e l’esercitazionesu quanto è già stato spiegato in classe.

2) All’inizio dell’accademia si deve sempre presentareuno studente preparato a rispondere su quanta è statodetto nel corso dell’ultima riunione. Due o giù studentipotranno sottoporgli dubbi o proporre frasi in linguamaterna da tradurre in latino. Allo stesso modo, tuttidevono subito ripassare la lezione tenuta dal prefetto.

3) Si disputerà con frequenza e accanimento. Si esercite-rà talora lo stile, talora la memoria, si cambieranno le fra-si, si proporrà qualcosa dei versi e della grammatica gre-ca e altri argomenti analoghi, a discrezione del prefetto.

4) Ogni tanto alcuni studenti o tutti devono prepararsi eraccontare a memoria qualche breve sentenza o episodio.

5) Ogni tanto devono recitare dalla cattedra le stesse le-zioni tenute in classe dall’insegnante, integrate con qual-che breve premessa e, se il caso, con annotazioni.

6) Sarà bene che di tanto in tanto i membri dell’accade-mia, i particolare il rettore, tengano lezioni con una certapompa e alla presenza di più gente. Dopo di che due otre devono disputare e, se pare, si può anche distribuirequalche premio personale.

7) Come punizione il prefetto potrà chiedere un lavoroscritto e ordinare che i nomi di coloro i quali si sono com-portati meno bene o meno diligentemente siano espostia tutti.

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8) Si deve inserire anche la preparazione di quelle eser-citazioni in cui l’utilità è connessa alla piacevolezza e aldecoro, in modo che, con il loro allettamento, eccitinoancor più gli animi degli accademici agli studi.

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