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LE RIME SPIRITUALI DI VITTORIA COLONNA NEL CODICE VATICANO DONATO A MICHELANGELO

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LE RIME SPIRITUALI DI VITTORIA COLONNA NEL CODICE VATICANO DONATO A MICHELANGELO Author(s): Claudio Scarpati Source: Aevum, Anno 78, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 2004), pp. 693-717 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20861626 . Accessed: 15/06/2014 09:08 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.79.67 on Sun, 15 Jun 2014 09:08:50 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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LE RIME SPIRITUALI DI VITTORIA COLONNA NEL CODICE VATICANO DONATO AMICHELANGELOAuthor(s): Claudio ScarpatiSource: Aevum, Anno 78, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 2004), pp. 693-717Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20861626 .

Accessed: 15/06/2014 09:08

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Claudio Scarpati

LE RIME SPIRITUALI DI VITTORIA COLONNA NEL CODICE VATICANO DONATO A MICHELANGELO

Le rime spirituali di Vittoria Colonna contenute nel manoscritto Vat. lat. 11593, donate* a Michelangelo verso il 1541, rappresentano lo stato della ricerca poetica di lei alcuni anni prima dell'edizione

Valgrisi 1546. La grande statura del destinatario fa del codice Vaticano un testimone vivo dei temi

di meditazione che l'autrice sentiva di proporre al suo interlocutore in anni di intense discussioni

religiose.

II Codice Vat. lat. 11539, donato a Michelangelo nel 1540 o nel 1541 \ e Tunica raccolta di rime spirituali di Vittoria Colonna compilata sotto il controllo delFau trice. Poiche Fedizione delle Rime spirituali apparsa a Venezia presso Vincenzo

Valgrisi nel 1546 fu promossa da Donato Rullo senza il consenso di Vittoria2, il manoscritto Vaticano e testimone di una scelta di componimenti e di un ordina mento rispecchiante il progetto che la poetessa era in grado di formulare all'inizio

degli anni quaranta. L'altezza del destinatario e l'affetto che lo legava alia Colonna

1 E. Carusi, Un codice sconosciuto delle 'Rime spirituaW di Vittoria Colonna, appartenuto

forse a Michelangelo Buonarroti, in Istituto di studi romani. Atti del IV Congresso nazionale di studi

romani, a c. di G. Galassi Paluzzi, IV, Roma, Istituto di studi romani editore, 1938, 231-41; J.

Ruysschaert, Bibliothecae Apostolicae Vaticanae Codices manu scripti recensiti. Codices Vaticani Latini. Codices 11414-11709, In Bibliotheca Vaticana, Typis Polyglottis Vaticanis, 1959, 272-76. La

data del dono si desume dalla lettera di Michelangelo al nipote Leonardo del 7 marzo 1551: "Messer

Giovan Francesco mi richiese circa un mese fa di qualche cosa di quelle della marchesa di Pescara, se io n'avevo. Io 6 un Librecto di carta pecora, che la mi dono circa dieci anni sono, nel quale e

cento tre sonecti, senza quegli che mi mando poi da Viterbo in carta bambagina, che son quaranta, i quali feci legare nel medesimo Librecto e in quel tempo gli prestai a molte persone, in modo che

per tucto sono in istampa. 6 poi molte lectere che la mi scrivea da Orvieto e da Viterbo. Echo cio

ch'io 6 della Marchesa" (// Carteggio di Michelangelo, ed. postuma di G Poggi, a cura di P. Barocchi e R. Ristori, IV, Firenze, Spes, 1979, n? 1160). Con ogni probability Michelangelo ringrazia la

Colonna del dono nella lettera n? 984 del Carteggio: "Volevo, Signiora, prima che io pigliassi le cose che vostra Signioria m'ha piu volte volute dare, per riceverle manco indegniamente ch'io potevo, fare prima qualche cosa a quella di mio mano; dipoi riconosciuto e visto che la gratia di Dio non

si pud comperare e che '1 tenerla a disagio e pechato grandissimo, dico mie colpa e decte cose

volentieri accecto. E son certo, quando l'ard, non per averle in casa, ma per essere io in casa loro, mi parra essere in paradiso: di che ne restero piu ubrigato, se piu posso esser di quel ch'io sono, a

Vostra Signoria, alia quale sempre mi rachomando". Vedi anche C. Dionisotti, Appunti sul Bembo e su Vittoria Colonna, in Miscellanea Augusto Campana, I, Padova, Antenore, 1981, 283, ora in

Scritti sul Bembo, 2l c. di C. Vela, Torino, Einaudi, 2002, 138. 2

In una lettera del novembre 1546 conservata nell'Archivio Colonna di Roma, scrivendo ad

Ascanio Colonna, fratello di Vittoria, cui ha inviato la stampa Valgrisi delle Rime spirituali, Donato Rullo rileva che Vittoria e "mutinata contro di me, perche io le hebbi date a stampare o perche* io non hebbi prohibito" (D. Tordi, // codice delle Rime di Vittoria Colonna marchesa di Pescara,

appartenuto a Margherita d'Angouleme, regina di Navarra, Pistoia, Flori, 1900, 4-5).

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rendono lecito immaginare la cura particolare che dovette presiedere all'allesti mento del manoscritto, piu completo, per quanto concerne le rime spirituali, di

quello che Vittoria aveva inviato in quegli stessi anni a Margherita di Navarra, il Laurenziano Ashb. 11533. L'analisi del codice Vaticano pud dunque permettere di fissare una fase vitale dell'evoluzione della poesia religiosa della Colonna e puo mettere a fuoco l'immagine che l'autrice intendeva offrire di se stessa all'inter locutore che piu di ogni altro portava attenzione alia svolta che le rime spirituali rappresentavano.

II manoscritto Vaticano contiene 103 sonetti, dei quali 10 appartengono alle

disperse, 93 sono rintracciabili nella stampa Valgrisi del 1546 (il cui testo e fornito da Bullock nella sezione SI della sua edizione) alia quale il codice e accomunato dalla presenza di indicatori di apertura e di congedo rappresentati dai sonetti Poi che 7 mio casto amor gran tempo tenne (n? 1, SI 1) e Temo che 7 laccio ov'io

molt'annipresi (n? 103, SI 179). II primo e la formulazione di un progetto poetico in cui, con forzature metaforiche delle quali l'autrice non suole altrove far uso, si voltano le spalle alia lirica amorosa praticata alia ricerca della fama in favore di una poesia univocamente orientata alia meditazione religiosa:

I santi chiodi omai sian le mie penne e puro inchiostro il prezi'oso sangue, vergata carta il sacro corpo exangue si ch'io scriva ad altrui quel che sostenne4.

II sonetto di chiusura manifesta la trepidazione del dubbio sull'operazione condotta che tuttavia si tempera nella coscienza di un lavoro poetico che non si e appagato di un semplice esercizio stilistico: "Interrotto dal duol, dal pianger fioco / esser dee il canto vef colui ch'ascolta / dal ciel, e al cor, non allo stil, riguarda". Ma il codice Vaticano contiene una duplice conclusione, che assegna alia penultima posizione (n? 102; SI 4) il componimento che piu esplicitamente accenna alle ragioni non formali di cui la raccolta si sostanzia:

S'in man prender non soglio unqua la lima del buon giudizio e ricercando intorno con l'occhio disdegnoso io non adorno ne tergo la mia rozza incolta rima,

nasce perche non e mia cura prima procacciar di cio lode o fuggir scorno, ne che, dopo il mio lieto al ciel ritorno, viva ella al mondo in piu onorata stima;

3 Dei 103 sonetti che sono nel Codice Vaticano, 45 non sono presenti nel Laurenziano: V.

Colonna, Rime, a c. di A. Bullock, Ban, Laterza, 1982, 381. Dopo l'edizione Bullock sono venuti alia luce due manoscritti contenenti rime della Colonna, il primo napoletano, per cui vedi V. Colonna, Sonetti in morte di Ferr ante d'Avalos Marchese di Pescara. Edizione del ms. XIII. G43 della Biblioteca

Nazionale di Napoli, a c. di T.R. Toscano, Milano, Giorgio Mondadori, 1998, il secondo Vat. Chigi L IV 79 per il quale si rinvia a F. Carboni, La prima raccolta lirica datata di Vittoria Colonna, ?Aevum?, 76 (2002), 681-707.

4 II testo e quello del Vat. lat. 11539. Indico nelle note le varianti dell'edizione Valgrisi (Le

rime spirituali della illustrissima signora Vittoria Colonna marchesana di Pescara, non piu stampate da pochissime infuori, le quali altrove corrotte et qui corrette si leggono [...], in Vinegia, appresso Vincenzo Valgrisi, MDXLVI) il cui testo e fornito da Bullock nella sezione SI della sua edizione. v. 4 ad altrui quel che sostenne ] per me quel che sostenne Valgr.

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ma dal foco divin che '1 mio intelletto, sua merce, infiamma, convien ch'escan fore

mal mio grado talor queste faville; e s'alcuna di lor un gentil core

avien che scaldi, mille volte e mille

ringraziar debbo il mio felice errore.

II sonetto ha valore di bilancio, ma anche si carica di un intento program matico che giustifica la sua posizione anticipata nell'edizione del 1546. Esso fissa una prospettiva e la illustra su piani diversi: il carattere inculto di una simile

poesia nasce dal distacco tra l'autrice e la sua opera, ma se quel poetare raccoglie frammenti o faville di un'ispirazione dall'alto si deve dire felice 1'errore che fa

giungere il fuoco divino all'anima nobile. Gia sul terreno di queste liriche che definiscono Yintentio operis si getta luce

sulla specificita e singolarita del manoscritto Vaticano, primo oggetto testuale interamente dedicato alia poesia d'ispirazione religiosa e gi& da questa divarica zione tra gloria dello stile e frutto spirituale traspare il precipuo carattere che la centuria di componimenti che vi sono ospitati intende attribuirsi. Ornamenti e lumi stilistici sono messi da parte dal momento che queste scritture si provano sul piano di una testimonianza piu alta in cui l'autrice raccoglie il frutto di un

viaggio di meditazione e lo comunica. II dettato poetico si piega a una funzione che lo sovrasta e ne rende provvisorie le strutture. II traguardo e piu elevato dei mezzi con cui e raggiunto e la volonta di dar luogo ad un'offerta di sostanze

religiose tratte da un interno fervore si accampa con imperiosita non soggetta a

ripensamenti. Materia poetica di questa raccolta e il resoconto di una conversione che si

manifesta come illuminazione intellettuale e ardore spirituale. Anche i grandi temi della croce e della passione vengono proiettati su uno schermo di riacquisto, di salvezza, di conseguimento vitale ove bruciano e si fondono pena, dolore, compas sione, lode, gratitudine e letizia. Questo movimento verso l'acquisto e vissuto come luce e fiamma, come dissolvimento delle nebbie, disvelamento faticoso, desiderio di accedere al calore vivificante della divinita.

La Colonna ritaglia nel codice petrarchesco lo spazio della meditazione

religiosa che l'archetipo aveva previsto e in certo modo riservato entro i suoi

registri. Da Petrarca mutua un ritmo, un passo discorsivo che mantiene la sua misura senza accelerazioni. Siamo di fronte a una poesia severamente controllata, che non conosce declinazioni sentimentali, in cui la passione e ricondotta sotto il

governo di una austerita grave che permane anche quando il fervore dell'appros simazione al divino annunzia il trascendimento e il distacco dalla vicenda del

tempo5.

5 Segnalo alcuni contributi analitici sulla Colonna e sulla sua opera: M. Mazzetti, La poesia

come vocazione morale: Vittoria Colonna, ?La Rassegna della letteratura italiana?, 77 (1973), 58

99, con ampi riferimenti alia bibliografia precedente; R. Nobbio Mollaretti, Vittoria Colonna e

Michelangelo. Nel quinto centenario della sua nascita (1490-1990), Firenze, Le lettere, 1990; C.

Vecce, Paolo Giovio e Vittoria Colonna, ?Periodico della Societa Storica Comense?, 54 (1990), 67

93; R. Fedi, "L'immagine vera": Vittoria Colonna, Michelangelo e un'idea di canzoniere, ?Modern

Language Notes?, 107, 1 (1992), 46-73; C. Vecce, Petrarca, Vittoria Colonna, Michelangelo. Note di commento a testi e varianti di Vittoria Colonna e di Michelangelo, ?Studi e problemi di critica

testuale?, 44 (1992), 101-25; R. Russel, The mind's pursuit of the divine. A survey of secular and

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II secondo sonetto (SI 5) pud essere scelto a rappresentare con esemplarita vivida la forza raffrenata che regge e guida lo sporgersi della scrittrice verso lo

spazio nuovo in cui espandere la ricerca poetica. II discorso religioso tenta qui di dotarsi di una lingua e il freno che lo domina pone in opera una retorica

sorvegliata e cosciente:

Con la croce a gran passi ir vorrei dietro al Signor per angusto erto sentiero, si ch'io in parte scorgessi il lume vero ch'altro che '1 senso aperse al fedel Pietro;

e se tanta mercede or non impetro non e ch'ei non si mostri almo e sincero; ma comprender non so con l'occhio intero

ogni umana speranza esser di vetro; che s'io lo cor umil, puro e mendico

appresentassi a la divina mensa ove con dolci et ordinate tempre

l'agnel di Dio, nostro fidato amico se stesso in cibo per amor dispensa ne sarei forse un di sazia per sempre6.

II correre dietro alia croce, il distacco dalle attese terrene, l'appagamento di una comunicazione eucaristica si dispongono qui in una sequenza che si dispiega senza ostentazione e fatica. L'itinerario descritto, d'altra parte, e complesso: l'illu

minazione non e certa, il Signore "si mostra" anche se la luce e abbuiata, i pesi mortali ostacolano la comprensione, la riduzione di se nel "cor umil, puro e mendico" puo mutare l'ordine delle grandezze e predisporre all'incontro. L'arte della Colonna riunifica il viaggio psicologico delFanima credente dalla speranza fragile all'intuizione di una finale pienezza.

Nel ventesimo componimento (SI, 12), che ha sempre guadagnato l'atten zione dei lettori, un effato evangelico (Giov. 15,1-6) si sviluppa con puntuale coerenza. L'intuizione esegetica che dichiara la metafora della vite e dei tralci si fonda suH'aridita del ramo e si illustra nell'invocazione aH'"eterna primavera" e alia "rugiada santa", cosi che la lirica si off re al lettore come cronaca e raggua glio di una svolta vitale, di una conversione che ha mutato lo sguardo, aprendo un dialogo non interrotto con l'interlocutore divino. Al v. 4 il "solo per fede" del testo vulgato presenta la piii modesta lezione "seco per fede":

Padre etemo del ciel, se tua mercede vivo ramo son io ne l'ampia e vera

religious themes in Vittoria Colonnas sonnets, ?Forum Italicum?, 26 (1992), 14-27; C. Vecce, Vittoria

Colonna: il codice epistolare della poesia femminile, ?Critica letteraria?, 21 (1993), 3-34; R. Fedi, "Un vero paradiso nonfinto". Alcune considerazioni su donne, poetesse e rime nel Rinascimento, in Studi in onore di Michele DelVAquila, I, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali,

2003, 143-53. 6 v. 7 ma comprender non so ] lassa! ma non scorgo io Valgr. v. 8 ogni umana speranza ]

questa umana speranza Valgr. v. 12 fidato amico ] verace amico Valgr. Al v. 12 l'edizione Bullock,

seguendo la Valgrisi, legge T angel di Dio" per errore, in luogo di 'Tagnel di Dio": "Ecce Agnus Dei" (Giov. 1, 29) sono le parole del rito eucaristico.

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vite ch'abbraccia il mondo e chiusa, intera vuol la nostra virtu seco per fede,

Tocchio divino tuo languir mi vede per l'ombra di mie frondi intorno nera, s'a la soave eterna primavera il quasi secco umor verde non riede.

Purgami si ch'io rimanendo teco mi cibi ognor de la rugiada santa e rinfreschi col pianto la radice.

Verita sei; dicesti d'esser meco: vien dunque lieto, ond'io frutto felice faccia in te degno di si cara pianta7.

Energia raffrenata, passo non affannoso (il ritmo eguale segna profondamente la scrittura di Vittoria anche per la costanza dello schema rimico ABBA delle

quartine), la sintesi che raccoglie in unita immagini e figure del testo sembrano essere i caratteri che dapprima affiorano alia lettura della raccolta donata a

Michelangelo. I momenti cardine di questa conversione si allineano nelle pagine del codice Vaticano a formare un edificio dalle parti solidamente interconnesse.

All'inizio del viaggio nella regione nuova che si schiude davanti al

personaggio lirico si trova una conquistata condizione di abbassamento e di umilta: la vista del miracolo e negata a chi e acceso da 'altere voglie'; i 'saggi del mondo' sono obnubilati dalle 'ombre antiche', la purificazione che si propone e tesa a cancellare Timagin falsa', cosi che Dio possa riconoscersi in noi, la discesa nella

profondita di se attende a legare 'i contrari pensieri', piii vastamente disegna il

progetto di un 'morire al mondo' che trovi compenso sovrabbondante in Dio

(numeri 3, 4, 10, 13, 29; SI 54, 93, 55, 92, 19). Quello che Vittoria va scoprendo sulla strada del rinnovamento religioso

potrebbe essere definito nei termini di una sproporzione: la rinuncia e la perdita introducono a un possesso incomparabilmente piu vasto. Nello spazio creato dalla dimissione degli abiti antichi sottentra una percezione della sostanza divina. "Quel pietoso miracol grande, ond'io / sento, la sua merce, due parti estreme, / il divino e l'uman si giunte inseme / ch'e Dio vero uomo e l'uomo vero Dio" (n? 3, SI

54). In questo procedere conoscitivo e trasformante la condizione umana non

permette conquiste definitive e sicure, cosi che l'incedere del convertito conosce

deviazioni, arretramenti e soste: pare a Vittoria che se l'anima e "intricata" nei mali una pieta superiore sempre s'avanzi a "contemperare" l'errore, a rendere stabile e sicuro il procedere tremante e turbato (n? 90, SI 32). Un tale procedere e nella raccolta rivestito di colori stilistici e di immagini rinnovate: Cristo converte il "piombo" dell'errore in "oro eterno"; il suo fuoco "spetra" il ghiaccio umano

(n? 91, SI 145), gli stolti, giunti all'ultimo giorno, "piangeran le perdute ore" anziche riconoscere la vanita del tempo e dei desideri del "vile breve soggiorno" (n? 96, SI 35).

In questa ricerca di immagini che dicano l'altalenante vicissitudine dell'a nima credente nei linguaggio personale e libero della Colonna si possono aprire squarci che riconducono all'esemplare petrarchesco, che appare per frammenti e

7 v. 3 e chiusa, intera ] e seco intera Valgr. v. 4 seco per fede ] solo per fede Valgr. v.

6 di mie frondi intorno nera ] intorno alle mie frondi nera Valgr. v. 13 ond'io frutto felice ] si

ch'io frutto felice Valgr.

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lampi brevi, come nel sonetto n? 97 (SI 82), ove emerge il ricorso delle sarte "che son d'error con ignoranza attorto" di Passa la nave mia:

E se talor la barca del desio vuol tentar nuova guerra, io corro al lido e d'un laccio d'amor con fede attorto

la lego prima a quella in cui mi fido viva pieta Gesu, si che quand'io voglio posso ad ogn'or ritrarla in porto8.

Nella raccolta per Michelangelo, lo scultore delle 'pieta', passione e croce sono al centro dello sguardo poetico e trovano luogo in cinque sonetti la cui

materia si divide tra visione, contemplazione e domanda. I tratti che distinguono l'"uomo dei dolori" sono la spoliazione totale e la condanna infamante: in un

primo quadro (n? 70, SI 59) il supplizio della croce viene percepito come iniquita somma, efferatezza che si manifesta contro l'innocente e subito si carica di valore salvifico:

La innocenzia da noi pel nostro errore

veggio punire e il ricco Signor degno con infamia morir nudo sul legno per ritornarne in sul perduto onore.

Veggio offender con odio il vero amore e ferir l'umilta con fiero sdegno, usar di crudeltate ogni aspro segno contra colui che per pieta sol more9.

Visione e introiezione meditativa si uniscono in un dettato retoricamente assai fitto che ad ogni verso offre un'apertura sugli eventi: nella prima strofa eventi 'storici' ospitano al centro la nudita del crocifisso, nella seconda eventi 'morali'

passano in rassegna il vertiginoso sovvertimento che attorno al morente si muove. Ancora il sovvertimento anima il secondo quadro, nel sonetto n? 75 (SI 63),

nel quale sembra riecheggiare il testo del Vexilla Regis, "vita mortem pertulit et morte vitam reddidit":

L'umilta lo spoglio, l'amor lo avinse di laccio, e in croce con chiodi e con spine diede a lui morte, a tutti gli altri vita.

La paradossale vittoria che si consegue attraverso la perdita, il riconosci mento di una morte vitale vengono dalla Colonna fissati in una cattura verbale risoluta e repentina: possiamo forse scorgere qui l'impronta peculiare del suo stile, l'aspetto primario della sua retorica che conosce subitanee strette linguistiche, che

8 la barca del desio ] il vento del desio Valgr. vuol tentar nuova guerra ] ritenta nuova

guerra Valgr. la lego prima ] lego il mio legno Valgr. 9 con infamia morir] pien d'infamia morir Valgr. per ritornarne in sul perduto onore ] per

tornar noi nel gia perduto onore Valgr. che per pieta sol more ] che sol per pieta more Valgr.

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LE RIME SPIRITUALI 699

opera improvvise condensazioni dando prova di una perizia e incisione elocutiva che raramente le e stata riconosciuta.

II terzo quadro si disegna nel sonetto n? 77 (SI 77). Cristo in croce e nuovamente oggetto di visione: "Veggio in croce il mio Dio nudo e disteso / coi

piedi e man chiodate, e il destro lato / aperto e 11 capo sol di spine ornato"10. Ma

qui la visione ha un prolungamento teologico che scende a considerare, accanto

all'umilta, la sublime obbedienza di lui, la smisurata estensione della sua bonta e carita. Al centro del quadro Cristo e ritratto "avendo su le spalle il greve peso / de le colpe del mondo", probabile esegesi di Giov. 1, 29, "Agnus Dei qui tollit

peccata mundi", dove tollit, accanto alia significazione di 'togliere' piu profon damente contiene il valore di "prende su di se", eco di Is. 53,4: "Peccata nostra

ipse tulit et dolores nostros ipse portavit". Ripetutamente queste scritture sono penetrate dal senso della dismisura: la

croce rappresenta l'evento non prevedibile, l'inaspettato non pud essere oggetto di investigazione. Davanti alia croce, ribadisce Vittoria, per la speculazione intellet tuale le vie di comprensione sono chiuse, cosi che conseguira il premio chi fissera lo sguardo nel crocifisso, non chi sfogliera le carte dei volumi:

Questo ver noi meraviglioso effetto di morir Dio su l'aspra croce eccede

ogni umana virtute, onde nol vede col suo valor l'uman nostro intelletto:

entra del bel misterio in mortal petto quel grande o picciol raggio che concede la sopra natural divina fede dono solo di Dio puro e perfetto11.

Sciolto il nodo dell'umana comprensione alia meditazione di Vittoria si apre l'estremo margine della domanda. Finche la considerazione del supremo annichi lirsi di Dio tentava di decifrarsi intellettualmente, la distanza tra il crocifisso e l'anima credente era incolmabile. Una volta che viene assunta la visuale della fede si apre, nel sonetto n? 88 (SI 89), la possibility del colloquio e dell'inter

rogazione:

Dimmi, lume del mondo e chiaro onore del ciel, or che 'n te stesso il tuo ben godi, qual virtu ti sostenne? O per quai nodi t'avinser nudo in croce cotante ore?

10 veggio in croce il mio Dio ] veggio in croce il Signor Valgr. 11 ogni umana virtute ] ogni umano pensier Valgr. col suo valor l'uman nostro intelletto ]

con tutto il valor suo nostro intelletto Valgr. Nello stadio evolutivo rappresentato dal codice Vaticano la mente umana puo cogliere solo un

raggio del mysterium crucis. II discorso e piu sviluppato nella redazione della seconda quartina accolta dalla stampa Valgrisi: "Ma se del bel misterio in mortal petto / entra quel vivo raggio che procede / da sopra natural divina fede / immantinente il tutto avra concetto". II secondo stadio redazionale ammette una comprensione per fede che travalica il limite della comprensione intellettuale. II tema non e estraneo aH'antiintellettualismo valdesiano.

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Vittoria accoglie la risposta dell'uomo della croce sofferente per amore degli uomini, ma non rinuncia a un'aggiunta parenetica introducendo Cristo allonta nante da se gli spiriti freddi e accogliente verso i pentiti. II motivo della freddezza e della tiepidezza, proveniente da Apoc. 3,15 "quia tepidus es, incipiam te evomere ex ore meo", nell'universo fervido e infiammato della Colonna, diviene polo antite tico, luogo deU'aridita e della durezza che non si scioglie dinanzi al tragico divino.

Un mondo poetico cosi fortemente dominato dall'ardore, daU'accorrere dell'a nima verso le grandi operazioni di Dio si situa di sua natura in vicinanza dei

maggiori testi della predicazione riformata, di quelli che ne raccolgono la forza rinnovatrice. Cristo sofferente e l'oggetto della contemplazione di chi aspira al restauro della cristianita affaticata al di qua e al di la delle Alpi, entro i confini deH'ortodossia e al di la di quelli.

II ponte tra le poesie sulla passione e i componimenti dedicati alia Vergine e costituto dalla 'pieta' dei sonetti n? 42 e 43 (Si 198 e 107). II primo di essi prende forza dal movimento iniziale e dall'energia retorica del vocativo: "Vergine e madre, il tuo figlio sul petto / stringesti morto, ma il fido pensero / scorgea la

gloria e '1 bel trionfo altero / ch'ei riportava d'ogni spirto eletto"12. Dopo l'esordio dantesco la Vergine e ritratta in atto di compianto, ma resa avvertita della prossima vittoria, della resurrezione che avrebbe restituito il figlio: "E so che in quella umanita sentisti / che Dio non la lassava, anzi avea cura / di ritornarla gloriosa e viva". Se dapprima la scrittrice non puo reggere alia vista del Cristo morto senza il compenso della prefigurata resurrezione, nel secondo sonetto percorre intera la strada di Maria, del suo sgomento e della sua fede:

Quando vedeste, madre, a poco a poco a Iesu dolce in croce il bel splendore fuggir da gli occhi e in sua vece 1'amore sfavillar d'ogni intorno ardente fuoco,

credo che i vostri spirti andar nel loco de' suoi per riportarne al vostro core

quei che v'eran piu cari, ma brev'ore

vi fur concesse al doloroso gioco, che la morte li chiuse, onde s'aperse

la strada a noi del ciel prima serrata mille e piu lustri da la colpa antica.

Lo scudo de la fede in voi sofferse il mortal colpo, onde ogni alma ben nata nel favor vostro sua speme nutrica13.

L'intuizione di un sostituirsi vitale della madre al figlio rappresenta un

traguardo assai elevato della penetrazione psicologia di Vittoria che ora dichiara senza attenuazioni l'incontro della Vergine con la morte e l'estrema difesa della fede. II trattamento poetico di questa materia ci conduce nei pressi del ragguar

12 Nell'edizione Valgrisi la lirica e trasferita dalla seconda persona alia terza con perdita di

vigore: "Mentre la madre il suo figlio diletto / morto abbracciava nel fido pensero / scorgea la gloria del trionfo altero / ch'ei riportava d'ogni spirto eletto".

13 v. 2 a Iesu dolce in croce il bel splendore ] il Figliuol vostro il vivo almo splendore Valgr. v. 8 vi fur concesse ] furon concesse Valgr.

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LE RIME SPIRITUALI 701

devole Pianto delta marchesa di Pescara sopra la passione di Cristo, tra i pochi testi in prosa di Vittoria, databile fra il 1539 e il 1541 e forse indirizzato all'Ochino, che descrive il "pietoso effetto di veder Cristo morto in braccio alia madre", si

spinge a illustrare la bellezza della morte nel volto e nelle membra di lui e convoca idealmente i personaggi evangelici a contemplare Cristo esanime. Nella chiamata di sette apostoli e di tredici figure che incontrarono Cristo, dalla Samaritana a

Lazzaro, dall'adultera ai lebbrosi, viene tratteggiato, in una scrittura densa e

anelante, un quadro ampio che rimanda ai 'compianti' in terracotta del tardo

Quattrocento, dal bolognese di Nicolo dell'Area in Santa Maria della Vita al

capolavoro di Guido Mazzoni in Sant'Anna dei Lombardi a Napoli:

Vedo la dolce madre col petto colmo de ardentissima carita, con tante catene legata ne l'amor del figliolo [...] e con molto piu che non si ponno explicare et altre assai che la mente non e capace aver riposo dell'acerba fatiga e tormento passato da dar se stessa

per letto al morto figliolo [...], immo far del suo corpo quasi morto una sepoltura in quella ora. [...] Como non viene la samaritana a ber di nuovo al fonte de la vita; perche non conduce adesso tutta la sua Samaria se veramente el cognobbe? Che fa la cananea che non monstra la grandezza de la sua tanto magnificata fede? E '1 centurione che non gli parve meritar che gli intrasse in casa vivo, perche non viene ora ad adorarlo morto? Ov'e il vero israelita Nathanael al qual disse esser senza dolo e che vederia si gran cosa? Perche non corre Zaccheo che non bisognaria salir sull'arbor per vederlo, che tutte le turbe Than lassato solo e da gli suoi e da gli altri e derelitto? Venga tutta Ierusalem che non avra affanno de trovar le palme ne d'estender i panni per la strada ne de cantar benedictus qui venit che si ben Than trattato i capi loro che '1 trovaranno in terra nudo, li chiodi intorno

per palme, la Madre prostrata per veste e con pochi amici, piangendo invece de dir Osanna

fili Davit...14.

D'altra parte tutto il gruppo delle composizioni dedicate alia Vergine poggia sul colloquio sensibile e vibrante con lei, suirinterrogazione intorno alia sua vita col figlio, alle parole tra loro scambiate, alia maternita trepida, ai modi della sua umanita ora trasfigurata. Nella poesia di Vittoria, Maria non si disgiunge dal figlio, nessuna lode da lui la slega, nessun moto di devozione da lui la separa. "Con che

pietosa carita sovente / apria '1 gran figlio i bei concetti a voi, / Madre divina; e con che fe' ne i suoi / precetti andaste voi sempre piu ardente": cosi nel sonetto n? 44 (SI 105) che segue la storia della Vergine il cui amore fu "fermato" nella mente di Dio, "ristretto in carne", rinnovato nelle sedi beate. E il sonetto n? 51

(SI 103) a lei domanda se la sua anima non si sciolse quando lo allattava: "Donna dal ciel gradita a tanto onore / che il tuo seno il figliuol di Dio nudriva; / or

14II testo in P. Simoncelli, Evangelismo italiano del Cinquecento. Questione religiosa e nicode mismo politico, Roma, Istituto storico italiano per l'eta modema e contemporanea, 1979, 423-28, e

vedi la discussione alle pp. 209-17. Nel testo offerto dal Simoncelli, tratto da un manoscritto deH'Archivio Vaticano, inserisco gli interrogativi che mi sembrano necessari. Analizza il Pianto P.

Sabbatino, 'Cristo morto in braccio alia madre'. II 'Pianto' di Vittoria Colonna, la 'Pieta' di

Michelangelo e il 'Discorso' di Nicolo Aurifico, nel suo vol. La bellezza di Elena. L'imitazione nella letteratura e nelle arti figurative del Rinascimento, Firenze, Olschki, 1997, 61-96, che riconnette il

Pianto al disegno michelangiolesco della Pieta donato alia Colonna, descritto dal Condivi e dal

Vasari, ora al Museo Gardner di Boston. La princeps del Pianto risale al 1556: Pianto della Marchesa di Pescara sopra la passione di Christo. Oratione della medesima sopra VAve Maria. Oratione fatta il Venerdi Santo sopra la passione di Christo, In Venetia, [Paolo Manuzio], 1556.

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702 C. SCARPATI

com'ei non t'ardeva e non t'apriva / con la divina bocca il petto e '1 core?"15.

L'incarnazione, osserva Vittoria, eccede la nostra capacita di comprensione; solo ne vediamo gli effetti: "Dio mori in terra; or nei superbi chiostri / l'uom mortal vive". Nel grande rivolgimento, alia Vergine e dato nelle altezze della beatitudine di continuare a congiungere l'umano e il divino: "Con Dio immortal quel grado ora in ciel prende / di madre che con l'uom qui mortal prese" (n? 52, SI 104).

A terminare il ciclo dei sonetti alia Vergine, la Colonna solleva il velo su scenari celesti. La Vergine ha portato l'umanita nel cuore dell'essere, ha ornato "del mortal sacro manto" il "sole del paradiso"; il figlio di Dio insieme a lei

"risplende con la veste umana in cielo" (n? 53 [SI 101]). II materiale petrar chesco, gli echi dell'ultimo componimento del Canzoniere che s'erano sparsi, sottoposti a metamorfosi, guadagnando il sigillo dell'originalita lungo la serie dei sonetti a Maria, si riaffacciano nel sonetto n? 95 (SI 100):

Vergine pura, che da i raggi ardenti del vero sol ti godi eterno giorno, il cui bel lume in questo vil soggiorno tenne i begli occhi tuoi paghi e contend,

uomo il vedesti e Dio quando i lucenti suoi spirti fer l'albergo umil adorno di chiari lumi e timidi d'intorno i tuoi ministri al grand'ufficio intend.

Immortal Dio nascosto in mortal velo l'adorasti Signor, figlio il nudristi, l'amasti sposo et onorato padre,

prega lui dunque ch'i miei giorni tristi ritorni in lieti, e tu, donna del cielo, vogli in questo desio mostrarti madre.

E questo forse il testo piu compiuto del canzoniere inviato a Michelangelo, in cui la condizione di Maria madre e figlia, gia celebrata da Dante e da Petrarca, viene dispiegata e portata davanti agli occhi come omaggio che introduce alia

supplica finale del "monstra te esse matrem". Rovesciando il dantesco "lieti onor - tristi lutti" nella richiesta che i "giorni tristi / ritorni in lieti", Vittoria copre il

tragitto che dalla lode conduce alia preghiera, disponendo il suo dettato tra

corrispondenze misurate, antitesi non ostentate, divisioni chiastiche e sobrie bimembrazioni.

A partire dal sonetto n? 80 le varianti rilevabili nell'edizione Valgrisi si assotti

gliano fino a perdersi; e comunque esse sono piu numerose nella prima che non nella seconda meta della raccolta. Vorremmo essere informati sulle vicende che condussero da questa raccolta al testo che fu accolto nell'edizione del 1546. Non

possiamo dire se si tratto di un'elaborazione interrotta, esercitata piu sistemati camente in una zona e meno in un'altra. Probabilmente Vittoria si sent!, nella

parte finale del blocco di testi donati al Buonarroti, piu padrona del suo nuovo

linguaggio, meno incerta sugli esiti della sua scrittura. Mostra un assetto stabile anche il testo dei cinque sonetti paradisiaci nei quali

la Colonna delinea in forme personali temi provenienti da una attiva ma non

15 che il tuo seno ] che '1 tuo latte Valgr.

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LE RIME SPIRITUAL! 703

pressante suggestione dantesca. Sono raffigurazioni dell'oltremondo che si affacciano alia visione meditante della scrittrice permeate da un senso vivo

dell"equalita' che regna nel cosmo della beatitudine ultraterrena, non soggetta allo scorrere del tempo, rischiarata da un giorno perpetuo, da una luce che non conosce nebbie, da una vita che non declina in vecchiaia, da un desiderio senza

angoscia, da una completezza senza sazieta. Tali motivi ispirano il sonetto n? 35

(SI 130) che termina registrando, con eco del canto di Piccarda Donati, la

scomparsa delle differenze che recano affanno al vivere terreno: "Ne l'invidia offende / l'un perche l'altro abbia piu grande onore". Nella visione del sonetto n? 47 (SI 3) "folgoravan splendori, or per se stessi / ardenti et or per noi d'un

puro zelo"; investiti di luce trinitaria, gli spiriti guardano il Figlio e la Madre,

ringraziano Dio e la fiamma dello Spirito, in "mille squadre" cantano la vittoria nella guerra del vivere e la pace conquistata. "Animate scintille alate e preste" sono da Vittoria immaginate nella totale chiarita oltremondana mentre si porgono lume Tuna con l'altra, intornianti la divinita, all'apparire di quella "che in velo uman per gloria / seconda onora il ciel piu presso al vero / lume del Figlio" (son. n? 73, SI 64). La mente di chi scrive, con movenza dantesca, giunge alia percezione della sfera stellata del regno ultraterreno, ma non sa restituirlo alia memoria nel suo ritorno, "ond'io dipingo in carte una fosca ombra / per quel sol vivo; e delle cose eterne / parlo fra noi con voci rotte e frali" (son. n? 73, SI 65).

Altrove la Colonna rappresenta se come protesa a un ascolto superiore, con l'"orecchia interna attenta al vero". Ma a percepire le voci angeliche un nuovo udito le sarrebbe d'uopo:

Vorrei l'orecchia aver qui chiusa e sorda per udir coi pensier piu fermi e intenti 1'alte angeliche voci e i dolci accenti che certa pace in vero amor concorda.

Spira un aer vital fra corda e corda divino e puro in quei vivi instrumenti, e si move ad un fine i lor concenti

che l'eterna armonia mai non discorda.

Amore alza le voci, amor le abbassa, ordina e batte equal l'ampia misura che non mai fuor del segno in van percote:

sempre e piii dolce il suon, se ben ei passa per le mutanze in piu diverse note, che chi compone il canto ivi n'ha cura16.

II tema dantesco del canto concorde (la "dolce lira" e le "sante corde" di Par. XV) viene qui sviluppato con rigorosa continuita in un sogno di armonia senza turbamenti che anche a Vittoria appare come concerto guidato da un cantore

superno che segna il tempo e regola infallibilmente le voci. Nei sonetti della beatitudine la poesia della Colonna si inoltra verso il continente dell'esperienza mistica, della percezione estatica; ma questo movimento non tende ad afferrare

l'indicibile, a descrivere uno stato di accecamento sublimante. Come h norma del suo canzoniere religioso i diversi regimi deH'itinerario spirituale sono restituiti in

16 Sonetto n? 81 (SI 28). v. 4 che certa pace ] che vera pace Valgr.

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704 C. SCARPATI

un'aura di sereno dominio emotivo che si riflette nel ritmo largo del suo discorso, nella chiarezza dei quadri, nella perfetta lucidita elocutiva, nella vigilanza assidua della tessitura formale.

Poesia di immagini e dipintura di tele dai colori attenuati e anche quella che si compie nelle liriche di ispirazione evangelica, luogo significativo e delicato in cui si mette alia prova della scrittura la qualita piu tipica della 'sperimentazione' religiosa della Colonna, quella nobile e profonda applicazione al testo biblico che e il tratto precipuo della cerchia cui appartenne. Nel codice inviato a Michelangelo, se poniamo da parte la veloce figurazione di Giovanni che posa il capo sul petto di Cristo (son. n? 41, SI 17), dominante, benche variamente declinato, e il motivo della ricerca di Dio, della fede e della consegna di se a lui. II testo piu minuta mente parafrasato e l'episodio di Zaccheo (Luca 19, 1-10) in cui si trascorre dalla casa ospitale all'abitazione interiore e dal convito fisico si trapassa al convito simbolico ove l'anima credente offre se stessa al banchetto della fede:

S'io mossa con Zacheo da intenso affetto per mirar quel gran sol che 'n ciel fa giorno m'alzassi tanto che le turbe intorno non fesser ombra al mio basso intelletto,

sperar potrei che questo indegno petto gli fosse albergo, e 'n quel dolce soggiorno m'aprisse raggio il suo bel lume adorno ch'io provassi altro che mondan diletto;

tal che lieta et umil nel gran convito

gli apparecchiassi una Candida fede

per mensa, e poi per cibo Talma e '1 core, si ch'ei dicesse: "Omai da te sbandito

sia il vizio, che con larga, ampia mercede oggi Tha fatto salva il mio valore"17.

Per un eccesso di illuminazione l'episodio di Zaccheo perde la sua immedia tezza e si correda di elementi 'affettivi' con gusto decorativo: "quel gran sol che 'n ciel fa giorno", "m'aprisse raggio il suo bel lume adorno". La devozione

sopravanza Tesegesi che riacquista i suoi diritti nei versi finali aderenti all'evan

gelico "quia hodie salus domui huic facta est". Ma Tedizione Valgrisi stravolge questa redazione e il discorso diretto si scioglie in una dizione generica: "Omai sbandito / fia da te il vizio e larga, ampia mercede / serbera il ciel al tuo verace amore".

II trattamento che Vittoria riserba al testo evangelico porta con se un'ansia di traduzione soggettiva che si giustifica nel momento delTinteriorizzazione meditante anche quando sovraccarica il testo di partenza. Anche la trascrizione della parabola delle vergini prudenti (Matt. 25, 1-13) per due volte (numeri 7 e

17 Sonetto n? 14 (SI 57). v. 1 S'io mossa con Zacheo ] S'io presa con Zacheo Valgr. v. 2

che 'n ciel fa giomo ] ch'a noi fa giorno Valgr. v. 6 gli fosse albergo ] li fosse albergo Valgr. v. 7 m'aprisse raggio ] si mi scaldasse Valgr. v. 8 ch'io provassi altro ] ch'io gustassi altro

Valgr. v. 9 tal che lieta et umil ] e che poi lieta, umil Valgr. v. 10 gli apparecchiassi ] gli appresentassi Valgr. vv. 12-14 tal ch'ei ver me dicesse "Omai sbandito / fla da te il vizio e larga,

ampia mercede / serbera il ciel al tuo verace amore" Valgr.

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LE RIME SPIRITUALI 705

12, SI 7 e 8) viene inserita in una cornice soggettiva. Dapprima quella del dialogo con 1'"angelica scorta" cui Vittoria chiede di essere guidata a cogliere i segni della venuta dello Sposo ("Si che a le nozze eterne non sia morta / ogni mia luce, ma con lampa ardente / chiamata dal Signor saggia e prudente / aperta al giunger mio trovi la porta"); in seguito la parabola e tradotta in prima persona, allorche la Colonna si ritrae come vergine saggia, "con le faci in man vive et ardenti" in attesa della Sposo, timorosa del suo rimprovero, desta e vigilante, si che non sia additata come stolta con le parole "Ecco la cieca a cui non si scoverse / con tanti chiari raggi il suo bel sole"18. La lectio divina di Vittoria trasceglie momenti

evangelici di grande suggestione e li proietta sullo sfondo della sua vita spirituale con effetti di intensa identificazione, lungo un binario che abbiamo gia visto

percorrere nelle scene delle 'pieta'. Altrove il testo evangelico emerge per lampi nella scrittura della Colonna: a

rafforzare il pensiero dominante della fede fiduciale accorre il rinvio al Padre "che veste i gigli e degli augelli ha cura" (n? 6, SI 83), a ratificare il combattimento deU'anima l'asserto di Cristo portatore del fuoco (Luca 12, 49) e ricordato in un contesto di impazienza per il divampare ostacolato e lento: "Se ne die lampa il ciel chiara e lucente / per metter fuoco in terra, accio ch'egli arda / per nostro

ben, qual ghiaccio or ne ritarda / che non s'infiammi ogni gelata mente?" (n? 18, SI 51).

Luce, fuoco e fiamma sono i veri motivi guida nelle prime composizioni del codice Vaticano. Nel sonetto n? 19 (SI 10) la scrittrice riconosce che e dono divino la possibility "che giunga all'infinito opra mortale", che ogni ascesa e minacciata dalla caduta, donde nasce la supplica: "Bramo quell'invisibil chiaro lume / che scaccia dense nebbie e quell'accesa / secreta fiamma ch'ogni gel consuma". Nel n? 21 (SI 52) l'anima si muove verso il fuoco divino "fredda in

pura cera"; diffidente di se19, ricerca la sorgente che la faccia "al suo caldo arder sincera". Nel sonetto n? 22 (SI 84) si uniscono "divina luce e fiamma ardente" a sconfiggere gelo e nebbia.

Su questa strada si giunge al sonetto dell'interna consumazione per fuoco: non scintille, ma fiamma, anche se a questo incendio impari sono le forze se non sottentra un prodigioso evento che conduca alia trasparenza luminescente:

Vorrei che '1 vero sol, cui sempre invoco, mandasse un lampo eterno entro la mente, e non si breve raggio che sovente la va illustrando intorno a poco a poco;

e non scaldasse '1 cor quel santo foco da lungi con scintille tarde e lente, ma dentro lo struggesse viva, ardente fiamma senza aspettar tempo ne loco.

Lo spirto e ben dal caldo ardor compunto, e sereno del bel lume il desio, ma non ho da me forze a l'alta impresa;

181 due versi sono mutati nell'edizione Valgrisi: "dicendo: 'Ecco la cieca che non scerse / fra

tanti chiari raggi il suo bel sole".

19II testo del Vaticano suona "E quanto in se diffida, tanto spera", si che si deve ritenere viziata da un errore di fatto la lezione dell'edizione Valgrisi registrata da Bullock: "E quanto in se disfida, tanto spera".

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706 C. SCARPATI

deh! fa', Signor, con un miracol, ch'io

mi veggia intorno lucida in un punto e tutta dentro in ogni parte accesa!20 .

Documento non trascurabile dell'ardore infiammato di Vittoria, vicino ai territori dell'accensione mistica, il componimento si pone in una luce corrusca che lo isola dal complesso dei testi del Vaticano e gli conferisce il valore di vertice della speculazione religiosa raggiunta dalla Colonna. Non lontano da queste altezze si pone il sonetto n? 15 (SI 95) che elabora un abbozzo dottrinale postulando una

grazia iniziale donata dal Padre che "snoda" l'uomo "da se stesso" e di lui si

impadronisce: da questo iniziale impossessamento si sviluppano fede e speranza ("Dal pensier fermo poi ne cresce fede, / da la fe' lume e da la luce speme, / e dal vero sperar fuochi piu vivi")21, cui consegue un cedimento o acquietamento della volonta che preparano il distacco dalle cose mondane. Davanti alia possibi lity di accedere a una teoresi delle virtu teologali, Vittoria sembra, qui e altrove, incline a uno spostamento laterale che lascia incompiuto il discorso. Ripetutamente ella brucia in una vampata di desiderio del divino i lacerti di un'accennata discus sione teologica con un movimento che sembra caratterizzare profondamente la linea su cui si svolge la sua poesia religiosa.

*

L'unica eccezione al registro delle rime religiose operata nel codice Vaticano

riguarda Pietro Bembo. Egli e il solo personaggio vivente che compaia nella scelta

rigorosamente unitaria che nel manoscritto Vittoria ha eseguito. L'eccezione e

significativa e si giustifica come ricompensa a colui che dapprima l'aveva incorag giata ad incamminarsi sulla strada della scrittura poetica:

Diletta una acqua viva a pie' d'un monte

quando senza arte la bella onda move, o quando in marmi et oro imagin nove sculte dimostra un ricco ornato fonte;

ma '1 vostro vago stil fa al mondo conte ambe le glorie non vedute altrove: de la natura l'alte ultime prove con la forza de l'arte insieme aggionte,

la qual raccoglie cosi ben d'intorno 1'acqua e si pura che vi lascia intero de la sua vena il natural onore.

Bembo mio chiaro, or ch'e venuto il giorno ch'avete solo a Dio rivolto il core, deh, rivolgete ancor la musa al vero!22.

20 Sonetto n? 22 (SI 53). v. 4 la va illustrando intorno ] le va girando intorno Valgr. vv. 5

8 ma riscaldasse '1 cor quel santo foco / che serba dentro se viva et ardente / fiamma, e queste faville tarde e lente / m'ardesser molto in ogni tempo e loco Valgr. Nel testo di Valgrisi va perduta l'idea del fuoco distruggente. Al v. 10 correggo "e sereno del bel lume il desio". La lezione "dal bel lume" che e nel Vaticano e nell'edizione Valgrisi mi pare erronea.

21 Dal pensier fermo poi ne cresce fede ] Dal fermo stato poi nasce la fede Valgr. e da la luce speme ] e dal lume la speme Valgr. 22 Son. n? 98 (SI 137) deh, rivolgete ancor la musa al vero ] volgete ancor la bella musa al vero Valgr.

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LE RIME SPIRITUALI 707

Bembo appare come colui che ha saldato natura e arte. Se isoliamo per un momento l'ultima strofa, il sonetto e divisibile in quattro parti: a) natura: una

sorgente montana; b) arte: una fontana marmorea e adorna; c) voi conciliate

(seconda quartina) natura e arte; d) l'arte vostra si lega cosi felicemente alia natura che nella vostra fontana, nella vostra arte, l'acqua scorre pura e integra. Questo omaggio disposto in un regolato organismo figurativo discende verso l'appello finale: la curva che ha preso la vostra vita vi invita a una poesia che volga a un

traguardo veritativo piu alto, invito forse alia pratica della poesia religiosa, certo a una nuova militanza nella sfera ecclesiastica piu elevata. La Colonna pud formulare questa esortazione dall'alto deirautorevolezza che nei confronti del

Bembo, suo antico maestro, i fatti recenti e in particolare l'assunzione al cardina

lato, le hanno conferito23. II sonetto al Bembo apre uno squarcio sul momento culminante della biografia della Colonna e dei suoi rapporti con Paolo III. "Vostra illustrissima Signoria ha piu da rallegrarsi

? scriveva il Bembo a Vittoria nell'a

prile 1539 ? della nuova dignita e grado datomi da Nostro Signore, percio che ella ne e stata in buona parte cagione, che per alcun mio merito di che ella per sua molta cortesia ragiona meco nelle sue lettere, nelle quali veggo il grande affetto suo verso me, che da ogni parte soprabonda alia verita e si spande con la

piena falda del suo caldo amore e del suo chiarissimo ingegno"24. L'influenza della Colonna sul papa Farnese aveva avuto una parte decisiva nel conferimento al Bembo del cardinalato, malgrado il mormorare di molti sulla sua vita passata. Quella chiamata aveva d'altra parte impresso nuovo e indiscutibile pregio culturale al collegio cardinalizio alia vigilia della fase piu critica della discussione teologica con i riformati.

II Bembo aveva confidato un mese prima alia Colonna con quale animo avesse

egli ricevuto Tonore della porpora in una lettera che e documento di dignita umanistica e di liberta interiore:

Io non debbo far fine, ne faro mai, di rendervene [della vostra sollecitudine verso di me] immortali grazie, che so bene quanto Tauttorita della grande et infinita bonta vostra et il valore del vostro generosissimo animo dee potere in ogni alto luogo. E stimo che non possano i miei calunniatori, a' quali pero io perdono, macchiarmi e nuocermi appresso verun giudice a cui vostra Signoria mi purghi e mi difenda. Ma vi prego che lasciate che Nostro Signor Dio, che sa quello che dee ben mio essere, governi egli questa bisogna come alia sua Maesta piace. E fo vostra Signoria di questo sicura, che tutto cio che ne averra, io ricevero da llui per lo migliore e ne gli rendero piene grazie. Io non cercai mai d'essere cardinale e, se io n'ho a dir piu oltra il vero, neanco disiderai. Non voglio gia negarvi che la buona openione che ha Nostro Signore di me avuta non mi sia gratissima stata, e piu ancora per cio che io non l'ho ne mendicata, ne ricercata che per altro. Ma non mi pento tuttavia di questo mio picciolo e basso stato, se non in quanto io a Nostro

23 Sul ruolo svolto dalla Colonna nella vicenda del cardinalato al Bembo si veda Dionisotti,

Appunti sul Bembo e su Vittoria Colonna, 273-74 e G Fragnito, Evangelismo e intransigenti nei

difficili equilibri del pontificato farnesiano, ?Rivista di storia e letteratura religiosa?, 25 (1989), 20 47. Una sintesi sui rapporti tra il Bembo e gli 'spirituali' in R Simoncelli, Pietro Bembo e Vevan

gelismo italiano, ?Critica storica?, 15 (1978), 1-63. 24

Lettera di Pietro Bembo a Vittoria Colonna del 4 aprile 1539, in C. Ranieri, Ancora sul

carteggio tra Pietro Bembo e Vittoria Colonna, ?Giornale italiano di filologia?, n.s., 14 (1983), 133 51: 149; P. Bembo, Lettere, ed. crit. a c. di E. Travi, IV, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1993, 197.

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708 C. SCARPATI

Signor Dio non serva come deverei. Ma cio neH'animo mio sta, non nella mia fortuna, e posso a sua Maesta servire cosi in questo stato come in altro25.

La Colonna ebbe in sorte in quegli anni di trattare alia pari con le piu alte

personality della cultura che nella Chiesa condividevano e rappresentavano il nuovo indirizzo dell'azione riformatrice di Paolo III. Esortando il Bembo alia

saldezza, poteva, nell'aprile 1539, muoverlo ad una visione distaccata e coraggiosa del suo nuovo stato: "Viva solo nella solita sua sincerita quale la tiraste a se il

grado e non faccia ora ch'il grado tiri lei"26. Ma non solo di favori diplomatici si nutrivano le relazioni tra la Colonna e

il Bembo: il Dionisotti ha rievocato gli sforzi che il Bembo aveva compiuto per dar vita a un'edizione delle Rime di Vittoria piu degna di quella scorretta e scadente

apparsa nel 1538 a Parma. Che questo sforzi non fossero sortiti a nulla rende ancora piu significativa la testimonianza del codice Vaticano che in qualche modo scavalca le stampe non autorizzate del '38, del '39 e del '40, presentandosi come

prima e robusta silloge delle rime religiose. II viaggio entro il codice Vaticano pud terminare con una sosta su due

componimenti della sua parte ultima che in modi diversi si avvicinano al grande tema della riforma della chiesa. Essi rappresentano un'eccezione all'interno di un canzoniere cosi esclusivamente dedicato alia vicenda religiosa dell'autrice e agli oggetti della sua inchiesta spirituale. II primo di essi, il n? 93 (SI 34), si apre sull'azione purificatrice dello spirito divino che con la sua fiamma "purga e rinova / dal vezzo antico l'alma e vera chiesa". La venuta dello spirito incita alia guerra e l'appello viene raccolto dai "santi cavalier" che si accingono a sostenerla. Con note apocalittiche, a meta del sonetto, risuona la tromba celeste e risveglia e sfida

"quei che de la gola e de le piume / s'han fatto idolo in terra". Penetrati dal lume della 'face' accesa, costoro non possono nascondere il proprio vizio, "ma cangiar lor convien vita e costume". II segnale petrarchesco (gola e piume come in Cam.

VI, e piume in rima con costume) conferisce al testo una piu marcata forza assertiva ed una velata dimensione esortativa e profetica. Quanto nel sonetto 93 e pero accennato e alluso prende chiarezza nel sonetto n? 101 (SI 116):

Veggo d'alga e di fango omai si carca, Pietro, la rete tua, che se qualche onda di fuor l'assale o intorno la circonda, potria spezzarsi e a rischio andar la barca,

la qual non come suol, leggera e scarca sovra '1 turbato mar corre a seconda,

ma in poppa e in prora, a Tuna e l'altra sponda, e grave si che a gran periglio varca.

II tuo buon successor, cui la ragione si drittamente elesse, e core e mano

move sovente per condurla a porto; ma contra '1 voler suo ratto s'oppone

25 Lettera di Pietro Bembo a Victoria Colonna del 15 marzo 1539, in Raineri, Ancora sul

carteggio, 148; Bembo, Lettere, IV, 184-85. 26

Lettera di Vittoria Colonna a Pietro Bembo del 10 aprile 1539, in Raineri, Ancora sul

carteggio, 149.

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LE RIME SPIRITUALI 709

raltrui malizia, onde ciascun s'e accorto

ch'egli senza '1 tuo aiuto adopra in vano27.

La dizione e sintetica: la rete e la barca di Pietro sono gravate da pesi che ne minacciano la navigazione; il successors di Pietro si adopera al suo governo, ma forze maligne si oppongono con tale violenza che senza un soccorso dall'alto l'azione di lui e vana. Vittoria ha adottato una soluzione metaforica ('alga' e

'fango', gravami genericamente indicati che appesantiscono e mettono a repenta glio 1'imbarcazione) per designare i mali che affliggono la chiesa, serbando alia

propria lingua poetica un'indeterminazione consapevole, accompagnata da un

omaggio al pontefice 'drittamente' eletto. II sonetto cosi non perde l'energia di

denuncia, ma anche si salva dalla discesa polemica nei dettagli, conservando il

portamento austero e nobile proprio del canzoniere Vaticano che trova qui la

propria conclusione, essendo i due sonetti finali, come si e visto, destinati a chiarire l'autocoscienza poetica.

Che una scelta poetica accuratamente sorvegliata in forza del destinatario autorevole e diletto si chiuda con un testo accennante alia crisi e alia riforma della chiesa invita a riflettere sul nesso che si instaura tra i due termini del progetto che l'esercizio poetico della Colonna persegue: il rinnovamento interiore come momento di un piu vasto rinnovamento di cui la poetessa e testimone e fautrice. Vittoria si trovo al centro del movimento riformatore preconciliare estendendo le sue relazioni in una raggiera che toccava le maggiori personality ecclesiastiche dell'eta di Paolo III. La sua immagine rimane quella che venne descritta postuma mente nelle testimonianze raccolte nei processi di Giovanni Morone e di Pietro Carnesecchi: 1'immagine di una donna che prova entusiasmo per le prediche di Bernardino Ochino, che ha un ruolo centrale, a partire dal 1541, nell' ecclesia

viterbiensis, accanto a Reginald Pole e a Marcantonio Flaminio, negli anni della scrittura e della diffusione, incoraggiata dal Morone, del Beneficio di Cristo.

Questo ritratto postumo e illuminato dai raggi obliqui di un'inchiesta che solo misura l'eventuale eterodossia delle sue posizioni28. In ombra costantemente rimane il vincolo nutrito di intensa spirituality evangelica che la lego al Bembo, al Pole, al Morone, a Michelangelo, quando le questioni dottrinali erano ancora aperte e fluide e si delineavano ? come ha scritto Massimo Firpo

? "i contorni di una

religiosity intensa e coinvolgente, fondata sulla certezza di vivere un'esperienza privilegiata e sulla garanzia di eterna salvezza che essa offriva, ma anche lontanis sima da un banale appiattimento sulla teologia riformata ed esente da ogni volonta di rottura con Tistituzione ecclesiastica e con la sua dottrina ufficiale"29.

27 il tuo buon successor, cui la ragione ] il tuo buon successor, ch'alta ragione Valgr. 28 La ricerca di S. Pagano e C. Raineri, Nuovi documenti su Vittoria Colonna e Reginald Pole,

Citta del Vaticano, Archivio Vaticano, 1989 (Collectanea Archivi Vaticani, 24) dimostra che non

furono istruiti processi inquisitoriali contro la Colonna. Si veda l'analisi del volume in G Fragnito, Vittoria Colonna e Ulnquisizione, ?Benedictina?, 37 (1990), 157-72. Si veda anche C. Raineri, Vittoria Colonna e la riforma. Alcune osservazioni critiche, ?Studi latini e italiani?, 5 (1992), 87 96 e, della stessa, Premesse umanistiche alia religiosita di Vittoria Colonna, ?Rivista di storia e

letteratura religiosa?, 32 (1996), 531-48. 29

M. Firpo, Vittoria Colonna, Giovanni Morone e gli "spirituali" [1988], nel suo volume

Inquisizione romana e controriforma. Studi sul cardinal Giovanni Morone e il suo processo di eresia,

Bologna, II Mulino, 1992, 119-75: 131.

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710 C. SCARPATI

Reduce dal memorabile conflitto con Enrico VIII, Reginald Pole ricopri negli anni di Paolo III cariche di rilievo altissimo: governatore papale a Viterbo nel

1541, legato pontificio a Trento nella preconvocazione conciliare del 1542, ancora

legato con il Morone all'avvio del Concilio nel dicembre del 1545, per un solo voto non eletto nel conclave del 1549. Con lui la Colonna, trasferitasi a Viterbo nel 1541, ebbe un legame di figliolanza spirituale che il Pole voile ribaltare in termini di maternita. Scrivendole dopo l'uccisione della madre, nel maggio del

1541, annunciava questa singolare adozione: "Et sane decet excellentiam tuam ita

facere, quam cum semper sum veneratus postquam Dei in eadem summa virtutum dona cognovi, turn postremo, cum Pharaonis [il re d'lnghilterra] furor mihi matrem

eripuisset quae me genuit, in matris loco ipsam suscepi"30. E l'adozione divenne ufficiale se il Bembo in una lettera del novembre dello stesso anno poteva annotare: "E che se io fossi gagliardo, catene non mi terrebbono che io non trascorressi per quattro giorni a Viterbo almeno < un'> ora in compagnia di vostro figliuolo, il

quale accrescerebbe con la bonta e dolcezza sua il mio diletto"31. Solo per frammenti, sulla base delle lettere sopravvissute, possiamo ricostruire

il colloquio di spiriti che si svolse tra Vittoria e il Pole. Una lettera del 25 dicembre 1545 ci giunge come confessione accorata e come autoanalisi religiosa:

Riguardando in me stessa, mi pare misericordia la giustizia nel tempo del flagello, e come riguardando in Cristo mi par giusta la sua misericordia nel tempo delli favori e delle

grazie, perche qual amaritudine me po dare che a Tinfinita ingratitudine mia non debba parer dolcezza, meritando sempre ogni male, e qual dolcezza mi po concedere che al

grandissimo merito di Cristo, nel quale Dio sempre mi guarda, non mi debba parere conveniente, meritando lui sempre ogni bene per tutti i membri suoi, si che niente desidero in questo mondo, considerando il mondo, e niente mi manca per sicurta di goder quell'altro, considerando Cristo32.

La giustizia si assomiglia alia misericordia in forza degli sguardi comple mentary che la investono; il tempo del flagello si contrappone al tempo dei favori; 1'amaritudine e parallela alia dolcezza; la considerazione del mondo si completa con la considerazione di Cristo, mentre poverta e ricchezza possono coesistere. La confessione, pur recando il timbro di un'autenticita indiscutibile, non disdegna

30 Lettera di Reginald Pole a Victoria Colonna, meta del 1541, in Vittoria Colonna marches a

di Pescara, Carteggio raccolto e pubblicato da E. Ferrero e G. Muller, Torino, Loescher, 1892

(d'ora in poi Colonna, Carteggio), 234. 31

Lettera di Pietro Bembo a Vittoria Colonna, 18 novembre 1541, in Colonna, Carteggio, 237.

II testo anche in Raineri, Ancora sul carteggio, 151; Bembo, Lettere, IV, 395. Sulla figura di Reginald Pole: D. Fenlon, Heresy and Obedience in Tridentine Italy. Cardinal Pole and the Counter

Reformation, Cambridge, Cambridge University Press, 1972; P. Simoncelli, // caso Reginald Pole.

Eresia e santita nelle polemiche religiose del Cinquecento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1977. Sui rapporti del Pole con la Colonna: H. Jedin, // cardinal Pole e Vittoria Colonna, nel suo

volume Chiesa della fede Chiesa della storia, Brescia, Morcelliana, 1972, 513-30; K.E. b0rresen, Caritas Pirckheimer (1467-1532) e Vittoria Colonna (1490-1547), in Concordia discors. Studi su

Niccold Cusano e Vumanesimo europeo offerti a Giovanni Santinello, a c. di G. Piaia, Padova,

Antenore, 1993 (Medioevo e Umanesimo, 84), 505-27. 32 Lettera di Vittoria Colonna a Reginald Pole del 25 dicembre 1545, in Pagano -

Raineri, Nuovi documenti, 99-100.

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LE RIME SPIRITUALI 711

torniture retoriche e simmetrie costruttive, quasi che i modi della scrittura poetica scendano a sostanziare una prosa di altissima qualita letteraria.

Dietro quelli che dalle carte processuali di quindici o venticinque anni dopo apparvero come commerci ereticali e traffici nicodemitici stava la ricerca di un nuovo spazio religioso ricavato da una frequantazione assidua delle Scritture, da una meditazione penetrante e severa che abbatteva barriere e concedeva anche ai laici e alle donne di prendere la parola. Forse all'Ochino e indirizzata la lettera della Colonna che commenta l'episodio evangelico dell'adultera, fondandosi sull'intuizione dei due 'avventi' di Cristo:

Due adventi si leggon di Cristo, l'uno tutto dolce, ove solo mostrd la sua gran bonta, clemenzia e misericordia, nel qual disse in molti luoghi che veniva per li peccatori, per medico delli infermi, per ministrare, per dar la pace, la luce, la grazia, tutto infocato di carita, vestito d'umilta, soavissimo e pietoso. L'altro tutto armato per molti, ove mostrara

la sua giustizia, la maesta, la grandezza, la infinita potesta, ne ci sark tempo di miseri cordia, ne loco di grazia. Or, questa felice donna ebbe grazia d'essere giudicata dal giustis simo vero giudice nel suo advento dolce e nella sua benigna conversazion tra noi. [...] Dunque, assolvendola adesso e facendola impeccabile d'alora innanzi che disse 'amplius noli peccare', et essendo come e immutabile e le sue vere parole infallibili, bisogna dire che non fu necessario giudicarla piu33.

Gli anni in cui si colloca il codice Vaticano donato a Michelangelo sono densi di eventi determinanti per la riforma preconciliare e per il circolo cui la Colonna

appartenne. Nell'estate del 1541 l'incontro di Ratisbona vede compiersi l'ultimo tentativo di dialogo con i riformati. Giovanni Sturm ammette che se attorno al

papa fossero uomini simili a Gasparo Contarini, il discorso interrotto potrebbe riprendere, ma le lacerazioni sono ormai cosi nette da condurre al tramonto della

grande speranza. Un anno dopo il Contarini moriva e Vittoria consolava la sorella ricordandone la grandezza austera: "La dottrina, prudenzia e saper suo era ormai in tanta ammirazione de' buoni e in tanta invidia del mondo che bisognava o

spogliarsene o che tutti gli altri paressero da lui spogliati e nudi"34. Negli stessi

giorni la Colonna riceveva da Bernardino Ochino la lettera che annunciava la decisione di non recarsi a Roma e di lasciare 1'Italia: "Credo che se Paulo fosse nel mio termine non piglierebbe altro partito"35. Nel luglio 1542 era stato istituito il Santo Uffizio dell'Inquisizione, nel maggio Paolo III aveva firmato la bolla di convocazione del Concilio; nell'ottobre il Pole e il Morone si avviano verso Trento dove gli eventi bellici non permetteranno l'apertura dell'assise conciliare; poco prima il Flaminio ha mostrato al Morone la redazione manoscritta del Beneficio di Cristo che sara stampato l'anno successivo. Sono i mesi in cui il sodalizio

degli ' spirituals conosce gravi sconfitte, perdite irrimediabili e tuttavia crede nella

possibility di tenere aperto un varco verso il mondo riformato raccogliendone le istanze dottrinali piu delicate e scottanti36. La Colonna ebbe una reazione assai

33 Lettera a Bernardino Ochino (?), fra il 1535 e il 1542, in Colonna, Carteggio, 242. 34 Lettera di Vittoria Colonna a suor Serafina Contarini, autunno del 1542, in Colonna, Carteggio,

250-51. 35

Lettera di Bernardino Ochino a Vittoria Colonna, 22 agosto 1542, in Colonna, Carteggio, 248. 36 M. Firpo, Valdesianesimo ed evangelismo. Alle origini dell'"ecclesia Viterbiensis" (1541),

nel suo vol. Tra 'alumbrados' e ' spirituali'. Studi su Juan de Valdes e il valdesianesimo nella crisi

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712 C. SCARPATI

dura davanti alia fuga deU'Ochino, se in una missiva a Marcello Cervini nel dicembre poteva scrivere: "Mi duole assai che, quanto piu pensa scusarsi, piu se

accusa, e quanto piu crede salvar gli altri da naufragii, piu li expone al diluvio, essendo fuor deU'arca che salva e assicura"37. Nella rottura dell'unita ecclesia stica la ricerca degli 'spirituali' trovava un limite invalicabile cosi che la fuga deU'Ochino e del Vermigli rappresentavano la diserzione di fronte al compito di rinnovamento che il gruppo continuava a sentire come proprio38.

Malgrado gli abbandoni, il gruppo degli 'spirituali' continua negli anni precedenti il Concilio a reggersi unitariamente grazie alia profondita delle relazioni

personali di cui le lettere sopravvissute della Colonna sono testimonianza. Gli uni hanno bisogno degli altri in una circolazione di pensieri e di interrogativi che fa dello strumento epistolare un mezzo di nutrimento e di scambio vitale. "E sa il

Signor Nostro ? scriveva Vittoria al Pole nell'estate 1543 ? che per altro non desidero excessivamente di parlar con vostra signoria se non perche vedo in lui un ordine di spirito che solo lo spirito lo sente, e sempre mi tira in su a quell'am plitudine di luce che non mi lassa troppo fermare nella miseria propria, anzi con si alti substanziosi concepti mi mostra la grandezza di lassu e la bassezza e nihilita nostra che, vedendo noi stessi e tutte le cose create servirci a questo, bisogna trovarci solo in lui che e ogni cosa"39. La materia epistolare si trasforma tutta in diario spirituale senza che mai vengano toccate le corde dell'ostentazione religiosa o la vibrazione patetica. Una dimensione di pacificazione lucida si accompagna a una tensione frenata e tuttavia trepida. "Se voi et io continuamo a scrivere ?

si legge in una missiva a Michelangelo di questi anni ? secondo il mio obligo e la vostra cortesia, bisognara che io lassi qui la cappella de Santa Caterina senza trovarmi alle ore ordinate in compagnia di queste sorelle e che voi lassate la

cappella de San Paulo [gli affreschi della Cappella Paolina occupano Michelangelo dall'autunno del 1542] senza trovarvi dalla mattina innanzi giorno a star tutto il di nel dolce colloquio delle vostre dipinture, quali con loro naturali accenti non manco vi parlano che facciano a me le proprie persone vive che ho d'intorno, si che io alle spose e voi al vicario di Cristo mancaremo"40.

E carattere precipuo di queste testimonianze epistolari una trasparenza ed immediatezza di confessione in cui costantemente i fili si raccolgono per giungere a una dichiarazione di fede, a un riconoscimento della centralita di Cristo. Al

Morone Vittoria scrive nel dicembre del '42 o '43 parlando dei 'lumi' a lui da Dio donati e dell'"acqua viva" di cui "non lassa cadere una minima stilla", per giungere ad una rievocazione sintetica della propria conversione: "Se in questa materia verissima ch'e a me tanto cara avessi potuto allargarmi, vostra signoria

religiosa del '500 italiano, Firenze, Olschki, 1990, 155-84; Fragnito, Evangelismo e intransigenti, 25 (1989), 20-47; M. Firpo, // 'Beneficio di Cristo'e il Concilio di Trento, ?Rivista di storia e lettera tura religiosa?, 31 (1995), 45-72. 37 Lettera di Vittoria Colonna a Marcello Cervini, 4 dicembre 1542, in Colonna, Carteggio, 257.

38 Su queste vicende: G Fragnito, Gli "spirituali" e la fuga di Bernardino Ochino [1972], nel

suo volume Gasparo Contarini. Un magistrato veneziano al servizio della cristianita, Firenze, Olschki, 1988 (Biblioteca della Rivista di storia e letteratura religiosa, 9), 251-306. 39 Lettera di Vittoria Colonna a Reginald Pole, 15 luglio 1543, in Colonna, Carteggio, 263-64.

40 Lettera di Vittoria Colonna a Michelangelo, 20 luglio 1543, in Colonna, Carteggio, 268.

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LE RIME SPIRITUALI 713

reverendissima avria visto il caos d'ignoranzia ove io era et il labirinto di errori ov'io passeggiava sicura, vestita di quell'oro di luce che stride senza star saldo al paragone della fede, ne affinarsi al fuoco della vera carita, essendo di continuo col corpo in moto per trovare quiete e con la mente in agitazione per aver pace. E Dio volse che da sua parte mi dicesse fiat lux, che mi mostrasse esser io niente e in Cristo trovare ogni cosa"41. Ricondursi a Cristo, "trovare in lui ogni cosa"

(la formula ritorna nella lettera al Pole e nella lettera al Morone), giungere a lui muovendo dai punti piu lontani deU'esperienza sono i movimenti che accomu nano le lettere alle rime spirituali. Comune ai due versanti, accanto alia dimensione

cristocentrica, e la particolare energia di una personale lettura evangelica che sfocia in illuminazioni esegetiche: ij "vade ad fratres meos" di Cristo risorto in

Giov. 20,17, che di per se e comando di annunciare la risurrezione, viene inteso in una lettera al Morone come invito a discendere al servizio dei fratelli: "Avendo

[il Signore] tenuta Maria alii suoi piedi, in molte consolazioni pascendola spesso della sua, excusandola sempre, la chiamo poi con piu interna vocazione a magior opera quando, cercandolo, resuscitato li apparve et intendendo lei la voce amata

dirgli 'Maria', cognobbe col cuore il maestro in altra piu divina cognozione e piu che mai desiderava trovarlo e consolarsi seco, ma lui gli mostr6 1'altra strada, cioe il tocarlo, vederlo e servirlo nelli suoi fratelli, dicendoli che andasse a loro"42. Tale e il volto delle lettere della Colonna, che posseggono scrittura incisiva e concisione sobria, qualita letterarie che le sottraggono dalla pura funzionalita comunicativa e le fanno degne di offrire pagine nuove all'antologia cinquecen tesca delle nostre lettere43. La materia religiosa, autobiografica o evangelica, non assume in Vittoria le cadenze della letteratura devota o le accensioni di quella misticheggiante. II passo costante e sicuro che si era notato nelle rime e in certo modo anche contrassegno peculiars della sua prosa.

Meditazione biblica, parafrasi, commento, evocazione del testo evangelico, dialogo spirituale volto all'esortazione ascetica, all'umilta, alia conversione, segnato dalla sproporzione tra bassezza umana e altezza divina e dominato dal tema deiraccorrere a Cristo, dell'abbandono a lui, sono i motivi che si colgono se volgiamo lo sguardo alle lettere della Colonna. Poco dissimili sono i risultati di un'indagine tematica sulle rime spirituali del codice Vaticano, testimone della ricerca poetica e religiosa di Vittoria all'altezza dei cruciali primi anni quaranta. Nel codice Vaticano alcuni aspetti dell'investigazione risultano piii marcati: sono

quelli che configurano una particolare cristologia per immagini e portano in piena luce la croce, il sangue, il riscatto, il perdono, la grazia, la misericordia, conducendo ad un'adorazione della figura del Cristo accanto a cui si disegna l'immagine di Maria, si delinea e si medita l'incarnazione del Figlio, l'attesa della sua venuta, si aspira al rinnovamento interiors, alia luce intellettuale, nella richiesta della certa speranza e dell'ardore di carita.

41 Lettera di Vittoria Colonna a Giovanni Morone, 22 dicembre 1542 o 1543, in Colonna,

Carteggio, 273. 42

Lettera di Vittoria Colonna a Giovanni Morone, 22 giugno (1544), in Colonna, Carteggio, 278. 43

Sulla struttura delle lettere delle Colonna si vedano le considerazioni di M.L. Doglio, U 'occhio interiore' e la scrittura nelle lettere spirituali di Vittoria Colonna, nel suo vol. Lettera e donna. Scrittura epistolare al femminile tra Quattro e Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1993 (Humanistica, 14), 17-31.

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714 C. SCARPATI

In sostanza le rime spirituali del manoscritto Vaticano si raccolgono intorno a una dominante affermazione cristocentrica: il Redentore e il punto fermo, a lui sale l'invocazione suprema sigillata dalle immagini della passione e segnatamente da raffigurazioni della 'pieta', accanto alle quali nasce l'interrogazione a Maria, fissata nel suo restare ferma sotto la croce, nel suo abbraccio al figlio morto. La scrittrice appare concentrata sull'umanita di Cristo, sulla sua figura dolorosa e

insanguinata. II volto deirimmolazione, l'immagine dell'uomo dei dolori, il suo sacrificio vengono in primo piano con tenace costanza, quasi tale da poire in ombra il Cristo risorto e glorioso.

Ogni moto di rigenerazione religiosa ricerca un fondamento: nella grande dialettica riformatrice dell'Europa del Cinquecento, originariamente, prima che le

separazioni si definiscano, la ricerca si manifesta in una accentuazione del cristo centrismo. Osservata come impulso di ricristianizzazione, la riforma d'Oltralpe sottolinea l'assolutezza del dono divino della salvezza e il carattere primitivo e totalizzante del sacrificio di Cristo di fronte al quale ogni operazione umana si subordina. Un analogo spirito di rigenerazione percorre le elites religiose al di

qua delle Alpi e a un certo punto i cristocentrismi si toccano. Una lettura dei testi di Vittoria Colonna sotto questo angolo visuale li sente percorsi da una corrente di adorazione di Cristo che invita a indicare analogie e coincidenze. Nel generoso saggio di Emidio Campi tanto Michelangelo quanto la Colonna troverebbero nella

predicazione dell'Ochino il loro maggiore cespite, la loro compiuta ispirazione44. E vero che la Colonna fu ammiratrice dell'Ochino, ma la sua cultura religiosa e la sua esperienza spirituale non possono essere determinate unilateralmente.

Nel codice Vaticano in particolare non compaiono testi che implichino l'accet tazione della giustificazione per sola fede. Come si e visto, il sonetto della vite e dei tralci (n? 20, SI 12) che suole essere letto come portatore di un contenuto

dottrinale45, reca la lezione "vuol la nostra virtu seco per fede", anziche "solo per fede" come e nell'edizione Valgrisi. Ne e sufficiente a definire una posizione dottrinale il cuore "sol di fede armato" che si oppone all'"oste antico" nel sonetto n? 34 (SI 29), nel quale sono le opere e le parole che mostrano "fede viva e

speme ardente". E la fede appare come dono di Dio nel sonetto n? 39 (SI 12): "Onde da i larghi doni umile e grato / l'uom fosse e dal ricever suo sicuro / si che di fede viva e d'amor arda". Generiche sono le dizioni per cui nel sonetto n? 4 (SI 93) si chiede che i saggi del mondo, liberati dalle antiche tenebre, siano "vestiti sol di te con fede viva" e nel sonetto n? 5 (SI 50) la "fede viva" scorge le "grazie divine"

Piu facile e invece trovare consonanze tra il dettato della Colonna e i temi che sorreggono il grande e multiforme spiritualismo di Juan de Valdes. Nel sonetto n? 57 (SI 22), celebrandosi l'istituzione dell'Eucaristia, si accenna a coloro che vincono l'odio con l'amore e la legge con la fede. Che la fede (o la grazia) superi

44 E. Campi, Michelangelo e Vittoria Colonna. Un dialogo artistico-teologico ispirato da

Bernardino Ochino, Torino, Claudiana, 1994. II saggio accolto in questo volume appare anche, col

titolo "Non vi si pensa quanto sangue costa". Michelangelo, Vittoria Colonna e Bernardino Ochino

nel vol. Dall 'Accademia neoplatonica fiorentina alia Riforma. Celebrazioni del V centenario della

nascita di Lorenzo il Magnifico. Convegno di studi, Firenze, 30 ottobre 1993, Firenze, Olschki, 1996, 67-135.

45 Cfr. C. Ossola, Introduzione storica a J. De Valdes, Lo evangelio di San Matteo, Roma,

Bulzoni, 1985 (Europa delle corti. Biblioteca del Cinquecento, 31), 83-93.

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LE RIME SPIRITUALI 715

e vinca la legge e tema insigne della Lettera ai Romani molto caro alia rifles sione valdesiana che contrappone i due regimi nella formula "la legge mortifica, l'evangelio vivifica"46. Anche nel sonetto n? 68 (SI 94) si fa cenno all'"aspra e

giusta legge del timore" in un contesto in cui si sottolinea che Cristo in croce illumino le menti umane e le riempi di zelo "ch'aperse poi le sacre tue scritture", dove pud essere letto un vestigio della tesi valdesiana secondo cui aH'intelligenza della scrittura sacra si giunge in forza deirilluminazione interiore.

Nei testi del codice Vaticano traspare un grande eclettismo con il quale la Colonna sembra sfiorare motivi valdesiani che, peraltro, hanno dietro di se una cosi imponente tradizione di letteratura ascetica da rendere impossibile l'identifi cazione univoca della fonte d'ispirazione. II carattere fluido del valdesianesimo, la resistenza che il discorso poetico oppone airaccoglimento di enunciazioni dottri nali non ambigue rendono problematico il riconoscimento delle influenze e dei debiti.

Forse il segno di una spirituality in cui si depositano venature di alumbra dismo deve essere individuato nel motivo della luce e della fiamma che cosi vastamente occupa le poesie inviate a Michelangelo. Dopo aver riconosciuto il

peso che l'archetipo solare esercita neirimmaginario della Colonna prima delle rime religiose e dentro di esse, non si pud non rilevare che luce-fiamma-calore sono largamente diffusi, accanto ai loro opposti tenebre-gelo-freddo, nei testi del codice Vaticano. Dio e "di vero lume abisso immenso e puro", i suoi raggi fanno

"disparir 1'ombre e dimostrarsi il vero"; il personaggio poetante si definisce 'cieca' invocante il 'sole' o si ritrae nell'atto di ricorrere a Dio "tra gielo e nebbia" per "foco e lume", sperando che gli "ombrosi veli" siano "aperti e tolti / con la divina luce e fiamma ardente", oppure chiede che il "santo foco" non solo possa "scaldare" il suo cuore, "ma dentro lo struggesse viva ardente / fiamma senza

aspettar tempo ne loco". E l'invadenza di questi simboli un'eredita della predica zione di Juan de Valdes? La risposta non pud essere univoca poiche nessuna di

queste immagini fuoriesce dall'habitat poetico, dalla sfera della sua pertinenza discorsiva, fino al punto di collocarsi in un contesto teologico a configurare il tema valdesiano della rivelazione interiore, deirilluminazione diretta dello Spirito.

Ne le Colonna giunge a figurare la comunita dei santi e degli eletti che sta al fondo dell'itinerario valdesiano.

Tale sembra essere la specificity e il limite della raccolta inviata a

Michelangelo, cosi che sorge, in conclusione, una domanda: quale aspetto presen tano, dal punto di vista dottrinale, le poesie religiose della Colonna successive al codice Vaticano? Gli anni che tengono dietro al 1541, da quando Vittoria si trasfe risce a Viterbo, sono segnati da un'accelerazione della ricerca teologica che si

svolge intorno alia scrittrice. Alia fine del 1541 la Colonna riceve con ogni probabi lity da Giulia Gonzaga il Commento di Valdes alia lettera di Paolo ai Romani47; negli ultimi mesi del 1542 il Flaminio consegna al Morone il Beneficio di Cristo che viene stampato nell'ottobre del 1543. Ma anche di fronte a un'opera come il

Beneficio, martellante apologia del sola fide, la Colonna ci appare in certo modo staccata, intenta a perseguire un suo itinerario introspettivo, un commosso pellegri

46 J. de Vald?s, Alfabeto cristiano, a c. di M. Firpo, Torino, Einaudi, 1994, 21. UAlfabeto,

composto nel 1536 circola manoscritto prima della stampa in traduzione italiana del 1545. 47

Lettere di Giulia Gonzaga a Vittoria Colonna, 8 dicembre 1541, in Colonna, Carteggio, 238-40.

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716 C. SCARPATI

naggio contemplativo che conserva intatta la posizione centrale di Cristo dominante nel codice Vaticano48. Massimo Firpo ha compiuto una schedatura delle occorrenze del termine 'fede' nel complesso testuale delle Rime spirituali alia ricerca di

congiunture che permettano di rivelare l'opinione di Vittoria nel grande dibattito sulla giustificazione. Ora, se noi scendiamo ai testi delle sue poesie religiose che

piu vivamente indicano il riecheggiare di quel motivo, scopriamo che esso emerge sempre in chiave cristocentrica, in connessione con il sacrificio della croce. Nel sonetto SI 41 e lo Spirito che permette "per viva fede" di giungere alia visione identificante con il crocifisso: in rapporto a questa visione, di fronte all'intervento della grazia e dello Spirito, di fronte insomma a questi doni che giungono dall'alto e stoltezza confidare in "fragil opra mortal". Situazione analoga viene rappre sentata nel sonetto SI 45: le ali umane non giungono alia contemplazione del

"Figlio in croce" senza aiuto del "vento divin", senza l'azione dello Spirito; da

questa altezza tutto si relativizza e le forze umane appaiono impotenti: "cieco e il nostro voler, vane son l'opre / cadono al primo vol le mortai piume / senza

quel di Gesu fermo sostegno". In due casi le 'opere' sono 'fragili' e 'vane' in

rapporto all'ascesa contemplativa verso il mysterium crucis cui 'i pensieri' sono

guidati dalla forza dello Spirito. Nel sonetto SI 66 si raffigura il volo dell'anima che lascia la terra e gli angeli

sotto di se, giungendo a parlare con Dio. In questo trascinamento unitivo "egli pietoso non risguarda il merto / ne l'indegna natura", solo considera Famore che instilla tanto ardimento e mette l'anima a parte dei suoi segreti porgendo la mano

piagata. L'irrilevanza del merito e qui equiparata alia debolezza della natura posta a confronto con la grande ascesa contemplativa: non enunciazione dottrinale,

dunque, ma misura della sproporzione tra l'umana fragilita e il destino di altezza, di colloquio col divino, che le e riservato. La piaga aperta sulla croce dall'amore e ? nel sonetto SI 69 ? il porto sicuro dell'anima: l'"umil fede" per la quale li "s'appaga e vive" e "tutta si strugge" non e la fede giustificante, ma la fede

elevante, principio e causa delPardore che conduce all'approdo dell'adorazione

contemplativa. Certo piu vicino all'irenismo valdesiano e all'esorcismo fideistico del timore

della morte e il dettato del sonetto SI 74:

Chi temer^ gia mai ne 1'estreme ore de la sua vita il mortal colpo e fero s'ei con perfetta fede erge il pensero a quel di Cristo in croce aspro dolore?

Chi del suo vaneggiar vedrl l'orrore che ci si aventa, quasi oscuro e nero nembo in quel punto, pur ch'al lume vero

volga la vista del contrito core? Con queste armi si pu6 l'ultima guerra

vincer sicuro, e la celeste pace lieto acquistar doppo '1 terrestre affanno;

non si dee con tal guida e si verace,

48 Sulle poesie delPedizione Valgrisi non comprese nel codice Vaticano si sofferma Rinaldina

Russel nel saggio L'ultima meditazione di Vittoria Colonna e V'ecclesia viterbiensis\ ?La parola e

il testo?, 4 (2000), 151-66, leggendovi una marcata dipendenza da term' ochiniani e valdesiani.

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LE RIME SPIRITUALI 717

che per guidarne al ciel discese in terra, temer de l'antico oste novo inganno.

Ma dal testo non si pud enucleare una tesi teologica, sibbene un viaticum offerto dinanzi alia morte e consistente nel guardare Cristo con "perfetta fede" e con "contrito core".

Forse un'eco del groviglio teologico che si addenso negli ultimi anni di Vittoria e coglibile in uno degli estremi componimenti dell'edizione Valgrisi, quando l'autrice, nel sonetto SI 176, eleva un inno di lode dell'opera salvatrice di Cristo che porta davanti al Padre il carico deH'umana pesantezza di lei "mostrando i lacci antichi e i nuovi inganni / che '1 mondo ordisce e l'adversario tende". In questo remoto lembo del canzoniere religioso si deposita un omaggio alia lingua petrarchesca, quasi che i termini iniziali e finali di una lunga escursione di ricerca poetica tendano a toccarsi. E ancora in un'antitesi Vittoria colloca se

"ingiusta e indegna" davanti al Dio "degno e giusto" che la ricopre e nasconde nel suo manto. E un canto penitenziale che si riveste di una velatura teologica quando nella terzina finale i temi della controversia riemergono non disgiunti ad evocare 1'ultima difesa:

Con lui mostro il mio duol, con lui fo il pianto delle mie colpe, non armata d'opre, ma d'un scudo di fede invitto e santo.

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