A scuolA contro lA leishmAniosi cAninA
Introduzione pag. 3
lezione 1 Il parassita pag. 5
lezione 2 Il vettore pag. 7
lezione 3 La leishmaniosi canina pag. 11
n Diffusione n Malattia n Diagnosi n Terapia
lezione 4 La prevenzione pag. 21
Shaping the future of animal health
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Diffusione della Leishmaniosi adattato da Desjeux 2004
LeishmaniosiCo-infezioni
Introduzione
Le leishmaniosi sono malattie parassitarie a trasmissione indiretta (richiedono un vetto-
re per essere trasmesse da un ospite ad un altro), e sono causate da organismi unicellu-
lari chiamati protozoi, appartenenti al genere Leishmania spp. I protozoi necessitano di
due ospiti per completare il loro ciclo vitale: un’ospite è rappresentato dal vettore (vedi
oltre), mentre il secondo ospite rappresenta il serbatoio della malattia e solitamente è
un mammifero (uomo, cane, ecc.).
3
4 5
La leishmaniosi umana è considerata in molti Paesi un grave problema di salute pub-
blica; il parassita risulta largamente diffuso, minacciando ben 350 milioni di persone
in 88 Stati di 4 continenti. L’incidenza annuale della malattia nell’uomo è stimata in-
torno a 1,5-2 milioni di nuovi casi all’anno. Non meno importante è la malattia nel
cane. Il nostro fedele amico risulta essere uno dei serbatoi del parassita e proprio
per questo è importante mettere in atto adeguate misure di prevenzione (vaccina-
zione) al fine di salvaguardare la sua salute. Inoltre nei nostri animali la malattia ha
generalmente andamento cronico, per cui proprio nel cane si ha una prolungata per-
sistenza del microrganismo. In questo senso è interessante rilevare come Leishmania
sia un “formidabile” parassita, in quanto permette una sopravvivenza protratta
dell’ospite canino, e quindi anche di se stessa, almeno fino alla successiva stagione di
trasmissione (disponibilità dell’insetto vettore).
Nonostante la maggior parte delle specie di
Leishmania siano generalmente presenti nelle
zone tropicali e sub-tropicali, la loro presenza è
stata segnalata da decenni in aree a clima conti-
nentale. In particolare nel bacino del mediterra-
neo è presente Leishmania infantum, vettore
della leishmaniosi canina.
Questa rappresenta una zoonosi, cioè una malattia degli animali che può essere trasmes-
sa all’uomo ad opera del vettore. Negli ultimi anni si è assistito alla diffusione della leishmaniosi
nella popolazione canina, in aree ritenute in precedenza indenni. Questo fenomeno sembra associa-
to alla diffusione e accresciuta mobilità dei cani (essenzialmente legata al turismo), contemporanea-
mente alle mutate condizioni climatico-ambientali, che avrebbero agevolato i vettori nella colonizza-
zione di aree sino a pochi anni fa non idonee allo sviluppo e all’attecchimento di popolazioni stabili
di flebotomi (insetti vettori-vedi oltre). In base alla classificazione dell’OMS (Organizzazione Mondia-
le della Sanità), le Leishmanie sono protozoi unicellulari appartenenti all’Ordine dei Kineto-
plastida, Famiglia Trypanosomatidae e sono caratterizzate dalla presenza di una particolare struttura,
il Kinetoplasto, esterna al nucleo, che contiene DNA. Il protozoo viene definito dixeno, in quanto ha
bisogno di due ospiti biologicamente diversi, l’insetto vettore ed il mammifero, per
compiere il proprio ciclo vitale. È anche definito dimorfico, perché esiste in 2 forme differenti:
promastigote ed amastigote. La forma promastigote è caratterizzata da un corpo allungato e sottile,
provvisto di flagello (codina sottile) ad una delle due estremità: questa struttura è adibita al movi-
mento e all’interazione con le strutture cellulari dell’ospite (cane). I promastigoti si trovano negli
Leishmania Infantum
lezione 1 Il parassita
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insetti vettori e sono i primi a prendere contatto con l’ospite vertebrato (cane), all’interno del qua-
le si trasformano in amastigoti. L’amastigote, forma parassitaria dell’ospite vertebrato, è caratterizza-
ta da una struttura globosa od ovalare e si localizza prevalentemente all’interno di particolari cellu-
le del sistema immunitario dell’ospite. Il ciclo di leishmania inizia con l’infezione di un ospite
vertebrato, che avviene attraverso la puntura del vettore infetto che deposita i promastigoti nella
cute. Un tipo particolare di cellule (monociti) del sistema immunitario del cane “ingloba” (fenomeno
conosciuto con il nome scientifico di fagocitosi) tali promastigoti, che si trasformano quindi in ama-
stigoti e si moltiplicano all’interno delle stesse. Raggiunto un certo numero di parassiti, il monocita
“scoppia” (lisi) e libera gli amastigoti che andranno ad invadere altre cellule della stessa linea.
6 7
La Leishmania sarebbe niente senza il suo vettore (ospite
invertebrato), l’insetto che il parassita sfrutta a proprio
vantaggio per compiere parte del suo ciclo biologico, senza
che lo stesso vettore venga in qualche modo danneggiato,
per lo meno in senso “vitale”. L’insetto vettore della
Leishmaniosi canina appartiene a varie specie di
flebotomi. Il primo flebotomo conosciuto nel mondo è
stato descritto (da Bonanni) nel 1691; Grassi nel 1907 de-
scrisse per la prima volta gli stadi larvali di una delle specie
di flebotomo oggi conosciute in Europa (P. papatasi), iden-
tificati in una cantina di via Panisperna a Roma.
La femmina di flebotomo ha bisogno di nutrirsi del sangue di un animale vertebrato (cane)
per permettere la maturazione delle uova. Il tempo che intercorre fra un pasto di sangue
della femmina di flebotomo e la maturazione delle sue uova è di 4-8 giorni. Durante il
giorno gli adulti restano in luoghi oscuri e riparati: abitazioni, cantine, stalle, grotte, crepe
dei muri, delle rocce e del suolo, fitta vegetazione, buchi degli alberi, tane di roditori o di
altri animali, nidi di uccelli e formicai. L’attività dei flebotomi si realizza nelle ore
crepuscolari (un picco appena dopo il tramonto) e notturne. Possono arrivare a copri-
re fino a 2 chilometri e la loro velocità è di circa 1 metro al secondo. Analogamente ad
altri artropodi ematofagi, il pasto di sangue da parte del flebotomo è preceduto, a livello
della superficie cutanea dell’ospite, dalla deposizione di saliva, che contiene sostanze far-
Flebotomo
lezione 2 Il vettore
FLEBOTOMO
CUTE DELL’OSPITEPASTO DI SANGUE
Promastigoti
Endocitosi da parte di un macrofago
OSPITE
Moltiplicazione dell’amastigote
Rilascio degli amastigoti
Organi interni
Infezione di altre cellule
Trasformazione in promastigoti
Moltiplicazione
Ciclo di vita di L. infantum (adattato da Roze, 2005)24Ciclo di vita di L. Infantum (adattato da Roze, 2005)
Nel bacino del Medi-
terraneo l’unico gene-
re di flebotomo coin-
volto nella trasmissione
di Leishmania infantum
è il Genere Phleboto-
mus. In Italia e negli
altri Paesi endemici
vi sono fino a 4 di-
verse specie respon-
sabili della trasmis-
sione di Leishmania.
Sicuramente il più in-
teressante da un punto
di vista epidemiologico
(cioè importante per la diffusione della malattia) è il “flebotomo pernicioso”: oltre ad es-
sere quello maggiormente diffuso sul territorio italiano (è infatti rinvenibile sia in ambienti
domestici, che peridomestici e selvatici) frequentemente è stato reperito negli ultimi anni in
zone urbane fortemente inquinate delle città di Roma, Firenze e Palermo. La sua alta capacità
come vettore del protozoo Leishmania è spiegabile dalla facilità con cui questo fleboto-
mo è in grado di colonizzare differenti aree ed ambienti: ne consegue la diffusione (a
macchia di leopardo) e l’instaurarsi di nuovi focolai di malattia. E’ stato osservato che il nume-
ro di flebotomi infetti e i processi moltiplicativi di Leishmania sp. aumentano proporzional-
mente alla temperatura tra i 15 e i 20 °C.
macologicamente attive, come anticoagulanti e vasodilatatori (per agevolare la successiva
suzione), le quali possono determinare reazioni “allergiche” più o meno gravi. Allorché un
flebotomo di sesso femminile punge un cane infetto, può ingerire gli amastigoti (vedi parte
sul parassita) che a loro volta all’interno del pasto di sangue si trasformano in promasti-
goti mobili che si moltiplicano attivamente. Successivamente i parassiti migrano verso la
parte anteriore dell’intestino del flebotomo, in cui divengono promastigoti meta ciclici
(particolare stadio di sviluppo del parassita) che sono le forme infettanti per l’ospite ver-
tebrato (per esempio il cane) e quindi si localizzano nelle strutture pungitrici del vettore.
Il tempo minimo in cui si realizzano queste trasformazioni (pasto di sangue – promastigo-
ti metaciclici) è di 5-6 giorni (fino a 19-20, in dipendenza soprattutto delle condizioni cli-
matico-ambientali). Con la successiva puntura il flebotomo infetto deposita i promastigoti
all’interno della cute, e ricomincia il ciclo descritto in precedenza.
8 9
Habitat dei flebotomi
Habitat dei flebotomi
10 11
lezione 3 La leishmaniosi canina
n Diffusione
La leishmaniosi canina ha una vasta distribuzione che comprende Asia, Africa e America,
ed è ampiamente diffusa nei paesi del Bacino del Mediterraneo. Recentemente
anche negli USA sono state pubblicate le prime segnalazioni di infezioni nei cani dovute
al parassita L.infantum, sebbene non si conosca ancora l’origine di tali focolai. In Europa
è presente sia in aree non endemiche, per casi importati, sia in focolai endemici stabili
e instabili, che generalmente sono situati ai confini di distribuzione dei primi e sono
considerati il risultato di una combinazione tra l’introduzione occasionale di cani infetti
e la modificazione nella dinamica di popolazione dei flebotomi vettori. La distribuzione
dei focolai stabili nei paesi del Mediterraneo comprende Marocco, Algeria, Tunisia, Malta,
Libia, Egitto, Israele, Libano, Siria, Turchia, Cipro, Grecia, Bosnia-Herzegovina, Croazia,
Italia, Francia, Spagna e Portogallo.
La leishmaniosi canina è presente in Italia dall’inizio del secolo scorso nelle re-
gioni centrali e meridionali, soprattutto lungo il versante tirrenico e jonico e nelle isole.
Anche per la leishmaniosi canina si è assistito nell’ultimo decennio ad un aumen-
to di incidenza e diffusione geografica. Infatti, dalle aree
tradizionalmente endemiche, l’infezione si è diffusa sul ver-
sante adriatico della penisola e, a macchia di leopardo, in
molte aree collinari prealpine e preappenniniche. Nell’ultimo
decennio sono stati segnalati nuovi focolai in regioni setten-
trionali precedentemente considerate libere dalla malattia.
Diffusione della Leishmaniosi canina in EuropaProf. P.BOURDEAU - Ecole Nationale Véterinaire di Nantes (France)
I limiti delle zone non sono forniti con precisione
Mappa realizzata a partire da studi, indagini europee e conferenze: Prof. P. Bourdeau:EMOP (2004); WorldLeish4 (2009); ECVD (2009); RESFIZ (2009)
Area Endemica
Estensione potenzialeper la presenza del flebotomo
Zone in cui sono stati descrittifocolai autoctoni
Casi importatiSituazioni poco documentate
Diffusione della Leishmaniosi canina in Europa
12 13
L’introduzione di cani infetti provenienti da regioni endemiche, la presenza
di vettori e di condizioni favorevoli alla trasmissione del parassita, hanno
permesso che si stabilissero nuovi focolai, come è stato osservato recentemente
in Veneto e in Piemonte.
In seguito alla segnalazione di 15 casi di leishmaniosi canina nella provincia di Verona, è
stata svolta una ricerca che ha mostrato la presenza di due specie vettrici, e in Piemon-
te, nella provincia di Torino, dove è stata confermata la presenza del vettore, l’indagine
su campioni di sangue di cani ha mostrato una prevalenza dell’infezione del 4,7%. In
Emilia Romagna, dove negli anni ’70 ci furono molti casi di leishmaniosi viscerale umana
nella provincia di Bologna e dove attualmente esiste un focolaio di leishmaniosi canina
con 2,5% di prevalenza, sono stati segnalati casi autoctoni della malattia nell’entroterra
della provincia di Rimini. In questo focolaio, ormai considerato stabile, sono presenti
due specie vettrici e la prevalenza di infetti nella popolazione canina è del 2,6%. Il foco-
laio è limitato a due comuni situati ai confini con le Marche,
dove negli ultimi anni sono aumentati i casi di leishmaniosi
canina, e potrebbe quindi essere derivato dall’espansione di
un grande focolaio con caratteristiche geografiche e ambien-
tali simili. Recenti ricerche svolte nella provincia di Macerata
hanno rilevato una prevalenza del 13,7%. Le regioni collinari
e costiere del medio versante adriatico (Molise, Abruzzo,
Marche ed Emilia Romagna orientale) e dell’Umbria appar-
tengono quindi alla categoria dei territori endemico-sporadi-
ci, per i quali non è nota l’effettiva distribuzione dell’infezione,
mentre i numerosi territori dell’Emilia Romagna occidentale,
Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli sono territori nei quali di
recente sono stati accertati casi autoctoni d’infezione. All’origine della riemergenza
sembrano coinvolti più fattori, tra i quali l’evoluzione del rapporto uomo-animale, le
mutate condizioni climatico-ambientali e la diffusione pressochè ubiquitaria del vettore.
Esiste ormai la consolidata conoscenza della presenza endemica di leishmaniosi canina
in tutti i territori costieri e collinari del versante tirrenico e ionico (Liguria, Toscana,
Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia) e delle isole maggiori e minori, con la sola
esclusione dei quartieri centrali di grandi centri urbani. I dati relativi a questi focolai
storici mostrano prevalenze sicuramente maggiori: 22% nella Liguria occidentale, 24%
nel Monte Argentario, 22,2% nell’isola d’El-
ba, 15,1% nell’area del Vesuvio, 14,4% nel
promontorio del Gargano, 13,6% in Sarde-
gna e 39,1% nell’isola di Lampedusa.
Questi dati sono soggetti a variazioni nel
tempo in funzione di diversi parametri qua-
li l’intervento dell’uomo, il trattamento con
farmaci, lo spostamento degli animali, le
condizioni climatiche e le dinamiche natu-
rali della trasmissione del parassita. Negli
ultimi anni, inoltre, si sta verificando una
diffusione della malattia da zone rurali e
periurbane verso aree urbane: il cane rap-
presenta il ponte tra l’ambiente selvatico
e quello urbano.
n Malattia
La leishmaniosi canina è una malattia protozoaria sistemica, cioè interessa tutto
l’organismo. Le manifestazioni cliniche possono avere andamento acuto, sub-acuto o
cronico. E’ una patologia che può presentare forme asintomatiche o plurisintomatiche.
I primi sintomi della malattia sono generalmente lesioni cutanee, rarefazio-
ne del pelo in una o più zone, e infiammazione dei linfonodi regionali. Gli organi
maggiormente colpiti sono il sistema linfatico, il midollo osseo, la milza, il fegato, i reni.
La leishmaiosi canina è simile alla leishmaniosi viscerale umana, ma presenta un quadro
clinico molto più ampio e variabile che ne rende difficile la diagnosi, sebbene le lesioni
cutanee costituiscano la manifestazione più comune. Il periodo di incubazione può va-
riare da 1 mese a parecchi anni e i cani malati non sottoposti a terapia vanno incontro
a morte nel 90-98% dei casi. E’ stato osservato che esistono sia cani resistenti al paras-
sita, nei quali si attiva un’efficace risposta immunitaria, sia cani suscettibili in cui si ha
una risposta immunitaria inefficace.
La leishmaniosi canina è una “lotta armata” fra il parassita ed il sistema immunitario
dell’ospite. Infatti l’immunità (il complesso meccanismo che si oppone ad ogni
“disturbo estraneo”) è di fondamen-
tale importanza in questa patolo-
gia, è lei che “decide” se l’infezione (pe-
netrazione del parassita nell’organismo
canino) progredisce verso la malattia in-
fettiva (leishmaniosi canina) o resta
un’infestazione autolimitante. L’immuni-
tà viene distinta in umorale (produzione
di anticorpi) e cellulo-mediata (attiva-
zione di cellule contro gli agenti estra-
nei), ma questa è più che altro una sud-
divisione didattica in quanto, nella lotta
ai microrganismi patogeni, i due tipi di
immunità sono strettamente connessi e
dipendenti. La malattia si realizza in
quei cani in cui prevale un certo tipo
di risposta immunitaria, che non è
in grado di attivare efficacemente tutta una serie di meccanismi che por-
terebbero alla produzione di cellule immunitarie specializzate, capaci di
sconfiggere il parassita. Molto probabilmente la prevalenza dell’una o dell’altra
risposta dipende da ragioni (anche) genetiche, ma le intime ragioni non sono com-
pletamente note. I due tipi di risposta non sono inalterabili: per esempio il cane che
vive in zona endemica può passare, per motivi non del tutto chiari, dalla risposta
protettiva a quella non protettiva (ma non il contrario) e questo può dipendere da
malattie intercorrenti, stress di varia natura (gravidanza, malnutrizione, affaticamen-
to eccessivo), ecc. Come abbiamo visto, gli amastigoti di leishmania si insediano
principalmente in particolari cellule (monociti) che, in condizioni normali, sono le
cellule più potenti nella difesa aspecifica contro gli agenti infettivi: li “inglobano”
(fagocitosi), li uccidono e quindi, una volta esaurito il loro compito, degenerano. In
questo caso, invece, i monociti non solo non funzionano (o funzionano poco e/o
male) ma finiscono per comportarsi da veri e propri “cavalli di Troia”. Infatti le lei-
14 15
Lesioni perioculari in corso di leishmaniosi
Lesioni interdigitali in cane con leishmaniosi
16 17
Basta un semplice test per identificare la leishmaniosi
n Diagnosi
Le tecniche utilizzate per la diagnosi della malattia sono molteplici e comprendo-
no esami del sangue, osservazione diretta del parassita al microscopio e ricerca
del DNA di leishmania mediante tecniche bio-molecolari (PCR).
Il metodo più efficace e pratico è costituito dal prelievo di un campione di
sangue da analizzare mediante diverse tecniche. Tra quelle considerate af-
fidabili si segnala l’immunofluorescenza indiretta (IFAT), metodica standardizzata a
livello nazionale ed effettuabile presso gli Istituti Zooprofilattici di riferimento.
Un buon strumento di indagine sono anche le analisi di tipo immunoenzimatico
(ELISA). Questo tipo di esami permette di rivelare la risposta
dell’organismo al contatto con il parassita: il risultato mi dice
quanti anticorpi ha il cane verso Leishmania infantum.
Da quanto detto in precedenza, più alto è il numero di anti-
corpi, maggiore è la probabilità che il cane stia avendo una
shmanie, all’interno di queste
cellule, producendo particolari
sostanze e/o “in virtù” delle loro
strutture di superficie, riescono
a sopravvivere ai potenti mecca-
nismi di difesa di queste cellule
e, addirittura, ne ritardano od
impediscono la normale degene-
razione. In questo modo le lei-
shmanie vengono trasportate,
così protette nei confronti degli
anticorpi e delle altre cellule
coinvolte nei processi immunita-
ri, in diverse sedi dell’organismo
(milza, fegato, midollo osseo, lin-
fonodi, occhi, ecc.), in cui conti-
nuano a proliferare. Le leishmanie all’interno dei monociti inducono una com-
plessa alterazione dell’immunità del soggetto, infatti stimolano la produzione di
enormi quantità di anticorpi che però non sono protettivi e finiscono per
arrecare i danni più gravi che si possono osservare in questa malattia, come ad
esempio quelli a livello renale ed oculare. Alcuni di tali anticorpi, addirittura, re-
agiscono contro strutture proprie dell’organismo del cane (fenomeni autoimmu-
nitari), come articolazioni (artrite/artrosi, dolori), muscoli (atrofia muscolare) e
globuli rossi (anemia).
Grave interessamento cutaneo in soggetto con leishmaniosi
18 19
n Terapia
La leishmaniosi canina è
chiaramente curabile da un
punto di vista dei sintomi,
ma praticamente inguaribi-
le dal punto di vista parassi-
tologico. Le terapie leishmani-
cide attualmente a disposizione
(cioè in grado di uccidere i parassiti) garantiscono un’importante riduzione della ca-
rica protozoaria, anche se non portano il paziente alla completa guarigione perché le
“poche” leishmanie che sfuggono al trattamento rimangono in qualche modo annidate
in qualche sede nell’organismo. Per questa ragione, unitamente al trattamento
leishmanicida, si deve somministrare per un lungo periodo anche un far-
maco leishmanio-statico (cioè in grado di bloccare la moltiplicazione del paras-
sita). Quando le condizioni iniziali del cane non sono disperate (parametri di funzio-
nalità renale ed epatica accettabili), si ottiene la scomparsa dei sintomi e l’animale
può condurre, anche per
lungo tempo, un’esistenza
soddisfacente (un animale
asintomatico o con pochi
sintomi è anche fonte infe-
riore d’infezione rispetto
ad uno sintomatico ridu-
foto
: Dan
iela
Pro
verb
io
foto
: Mar
co M
aggi
Prima del trattamento
Prima del trattamento
Dopo il trattamento
Dopo il trattamento
risposta non protettiva verso il protozoo. Naturalmente una risposta anticor-
pale positiva oltre una certa soglia deve essere correlata alla presenza di
qualche sintomo nel cane. Per esempio, un cane che vive in zona altamente en-
demica potrebbe risultare positivo a seguito di prelievo del sangue (e spesso ac-
cade) ma potrebbe altresì controllare la malattia, grazie ad un sistema immunitario
efficiente. Il limite nell’utilizzo di IFAT o ELISA come misure di prevalenza della
malattia è dovuto al lungo periodo tra infezione e comparsa dei primi anticorpi,
rilevabili solo dopo molti mesi dal contatto.
L’efficacia diagnostica di tecniche molecolari come la PCR è indubbiamente molto
elevata. Purtroppo tali metodiche sono attualmente applicate solo a un limitato
numero di centri diagnostici di referenza e non presentano tuttora sufficienti cri-
teri di standardizzazione per poter essere utilizzate come monitoraggio dell’inte-
ra popolazione. Inoltre non vi sono evidenze sostanziali di una correlazione diret-
ta tra la presenza di DNA di leishmania nel campione esaminato e l’infezione del
parassita nel cane, in quanto le infezioni rilevate possono essere di tipo latente
con presenza scarsa o nulla di parassiti vitali nel cane.
Tuttavia l’utilizzo di metodiche molecolari in gruppi sele-
zionati di soggetti assume particolare importanza quando
si debba rilevare la circolazione del parassita in una de-
terminata area. In ogni caso è stato concordato che sog-
getti sani con PCR positiva devono essere considerati
sospetti e devono essere esaminati con altre metodiche
di indagine, come quelle descritte in precedenza.
cendo il rischio di tra-
smissione del parassi-
ta al vettore).
Da qui l’importanza
di trattare precoce-
mente e di fare co-
stantemente un accurato screening diagnostico. Data la natura dei sintomi, causati
dall’interazione antigene-anticorpo o dagli stessi anticorpi rilasciati dal soggetto, il
monitoraggio dell’efficacia terapeutica dovrebbe essere fatto a distanza di mesi dalla
fine della terapia: la diminuzione delle leishmanie nell’organismo, comunque non evita
che i danni già presenti creino sintomi nel paziente. Spesso si realizzano le recidive
(ricadute) che richiedono una nuova terapia, per cui i soggetti clinicamente guariti
devono necessariamente essere controllati periodicamente.
21
lezione 4 La prevenzioneDi fronte a possibili quadri sintomato-
logici devastanti, ad una diagnosi quan-
tomeno complessa, ad una terapia mai
completamente risolutiva, le alternati-
ve sono rappresentate dalla prevenzio-
ne. Tutta la medicina moderna fonda i
suoi successi sull’aspetto profilattico,
più che su quello terapeutico.
Nell’ambito della leishmaniosi canina
questo punto di vista assume un’im-
portanza fondamentale.
Da 2 anni e mezzo è a disposizione
in Europa il primo vaccino contro
la leishmaniosi canina, causata da
L. infantum. Questa nuova misura di
prevenzione ha colmato un divario che
fino ad oggi rappresentava un vero e
proprio limite nelle misure di preven-
zione adottate. In linea generale un
vaccino stimola il sistema immunitario
a reagire contro un “agente esterno”,
quindi in un certo senso rappresenta Il primo vaccino contro la leishmaniosi canina è finalmente disponibile
20
foto
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Prima del trattamento Dopo il trattamentofo
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Prima del trattamento Dopo il trattamento
22 23
l’ultimo baluardo di difesa dell’organismo. Nello specifico, parlando di vaccinazione con-
tro la leishmaniosi canina, si è detto più volte che quando i promastigoti infettanti
vengono immessi dal flebotomo vettore nell’organismo del cane, l’unica difesa è la
completa efficienza del sistema immunitario. Se per un qualsiasi motivo (debili-
tazione, malattie concomitanti, infezioni pregresse, ecc.) il sistema immunitario non è in
grado di rispondere a quel patogeno in maniera adeguata, l’infezione progredirà verso
la malattia. La vaccinazione è la nuova misura di prevenzione che garantisce un si-
stema immunitario completamente efficiente verso la leishmaniosi canina. Il
vaccino induce il sistema immunitario del cane a reagire adeguatamente verso il proto-
zoo, “insegnando cosa fare” alle cellule specializzate. Successivamente queste cellule
saranno in grado di eliminare il parassita. Un cane che vive in zona endemica, quindi con
una forte presenza di protozoi e di conseguenza soggetto a ripetute sollecitazioni (pun-
ture del vettore infetto), può non essere sempre efficiente da un punto di vista immu-
nitario verso Leishmania infantum, proprio a causa dei ripetuti contatti con il parassita.
Proprio per questi motivi la vaccinazione aiuta il sistema immunitario ad essere sempre
“in allerta” verso quel determinato patogeno. Allorché il protozoo dovesse superare la
prima linea di difesa dell’organismo, rappresentata proprio dai
monociti (vedi paragrafi precedenti), è proprio grazie allo sti-
molo vaccinale che interverranno le cellule specializzate (e pre-
allertate), le uniche deputate all’eliminazione di leishmania.
Coì come la prevenzione vaccinale rappresenta un tassello fonda-
mentale nella lotta alla malattia, la profilassi indiretta ovvero la
lotta all’insetto vettore, risulta comunque essere importante, per
evitare il più possibile che i flebotomi pungano i cani. La battaglia
ambientale contro i pappataci è persa in partenza, vista l’impossibilità dell’utilizzo massivo
di insetticidi in aree tanto diverse (habitat dei flebotomi) e diffuse su tutto il territorio.
Anche l’eventuale intervento sui serbatoi di leishmania è tutt’altro che agevole, di fatto
impossibile. Da più parti viene proposto lo stamping-out (uccisione in massa) dei cani
positivi sintomatici, soprattutto per diminuire l’incidenza della malattia nell’uomo, ma i
risultati sperimentali di questi tentativi – praticati in Sicilia, Cina e Brasile – sono stati
contrastanti e fallimentari. Infatti c’è una miriade di fattori da considerare, prima di dare
effettivo credito a queste pratiche, in primis l’esistenza dei serbatoi selvatici (cani randagi,
lupi, volpi, roditori, forse rettili, ecc.) o comunque diversi dal cane (uomini e gatti). Se as-
sociamo questi aspetti a naturali considerazioni di ordine etico-
morale, non si può che concludere, che è del tutto inutile ed
anche illusorio e delittuoso pensare di combattere la leishmanio-
si uccidendo i cani domestici nei quali è stata accertata la malattia.
Gli unici interventi praticamente realizzabili in termini di lotta al
vettore sono l’utilizzo di dispositivi “anti-punture”, sia per pro-
teggere i cani sani dai pappataci infestanti, ma anche per evi-
tare che flebotomi non infetti possano assumere il parassita,
pungendo i cani positivi, e rappresentare così un problema per la salute
animale ed umana. Analogamente vi sono determinati comportamenti
da adottare e tutte le misure di prevenzione disponibili dovrebbero
essere utilizzate al fine di ottenere una protezione a 360° verso la
malattia. Quindi in sinergia alla vaccinazione contro la leishmania,
si dovrebbe evitare, per quanto possibile, di far dormire il cane
all’aperto durante la notte, in particolare nel periodo che va da
24
Maggio ad Ottobre. Anche le passeggiate serali rappresentano un rischio potenziale.
I box e le finestre delle abitazioni dovrebbero essere dotati di zanzariere a ma-
glia fitta (lato non superiore a 2 mm), eventualmente impregnate con qualche
buon prodotto insetticida-insettorepellente. Per quanto concerne i prodotti inset-
ticidi da applicare direttamente sulla cute e sul pelo degli animali, in commer-
cio sono presenti diverse formulazioni di repellenti: spray, spot-on, collari; su tutti questi
prodotti sono stati condotti diversi studi scientifici che hanno dimostrato l’efficacia di
tutti nella prevenzione delle punture dei flebotomi. Questi studi, massicciamente pro-
mossi dalle diverse ditte produttrici, dimostrano come l’applicazione di questi presidi
repellenti ai cani che vivono in aree fortemente endemiche per leishmaniosi, risulti in una
protezione statisticamente significativa. Pur trattandosi di dati estremamente positivi,
non si deve dimenticare che il collare, le gocce, lo spray non possono rappresentare una
protezione “assoluta” (come qualsiasi dispositivo “anti-pappatacio”). Infatti è dimostrato
che sia sufficiente una sola puntura di flebotomo (che può iniettare fino a 150 promasti-
goti infettanti) su un soggetto predisposto, affinché si manifesti col tempo la sintomato-
logia che ben conosciamo.
Proprio per quanto finora detto, la vaccinazione, unitamente all’utilizzo
di presidi repellenti, rappresenta ad oggi la miglior strategia
di prevenzione nei confronti di questa terribile malattia.
Solo avvalendosi di tutte queste misure profilattiche, si può affermare
di aver fatto tutto quello che era possibile fare.
Soluzioneglobale Virbacper diagnosi,
prevenzione e terapia
Chiedi al tuo veterinario il vaccinoLEISHMANIoSI
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AntiPArAssitAri DUOWIN Soluzione spray contro pulci e zecche per cani. Flacone da 250 ml
Azione insetticida, larvicida e ovicida. Prevenzione delle punture da flebotomi
EFFIPRO SPOT ON Antiparassitario contro pulci e zecche per cani e gatti Gatto 4 pipette
Cane taglia S (2-10 kg) 4 pipette
Cane taglia M (10-20 kg) 4 pipette
Cane taglia L (20-40 kg) 4 pipette
Cane taglia XL (40-60 kg) 4 pipette
EFFIPRO SPRAY Soluzione Spray antiparassitaria contro pulci, zecche e pidocchi Flacone da 100 ml - Flacone da 250 ml - Flacone da 500 ml
per cani, cuccioli, gatti e gattini
EFFITIX SPOT ON Antiparassitario contro pulci e zecche per cani. Cane taglia toy (1,5 - 4 kg) 4 pipette
Attività repellente contro flebotomi e zanzare Cane taglia S (4 - 10 kg) 4 pipette
Cane taglia M (10-20 kg) 4 pipette
Cane taglia L (20-40 kg) 4 pipette
Cane taglia XL (40-60 kg) 4 pipette
READING Collare antiparassitario contro pulci e zecche per cani e gatti 3 formati: gatto, cane, cane grossa taglia
ArticolAzioni FORTIFLEX Condroprotettore appetibile per cani e gatti Cane (fino a 15 kg) Fortiflex 225 - 30 compresse
Cane (15-25 kg) Fortiflex 375 - 30 compresse
Cane (25-40 kg) Fortiflex 525 - 30 compresse
comPortAmentoANXITANE Supplemento nutrizionale appetibile antistress per cani e gatti Gatto e Cane (fino a 10 kg ) – Anxitane S – 30 compresse
Cane (oltre i 10 kg) – Anxitane M/L – 30 compresse
PRODOTTI VIRbAc SPEcIFIcI PER LA SALUTE E LA bELLEzzA DI cANI E GATTI
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DermAtoloGiciALLERcALM Shampoo specifico per pelli sensibili ed irritate di cani e gatti Flacone da 250 ml
ALLERDERM SPOT-ON Specifico per i problemi cutanei di cani e gatti Gatti e Cani (fino a 10 kg) Allerderm Spot-On 2 ml - 6 pipette
Cani (oltre i 10 kg) Allerderm Spot-On 4 ml - 6 pipette
ALLERMYL Shampoo specifico per le forme allergiche di cani e gatti Flacone da 200 ml
EPI-OTIc Detergente auricolare per cani e gatti Flacone da 125 ml
MEGADERM Supplemento nutrizionale con acidi grassi per cani e gatti Gatti e Cani (fino a 10 kg) Megaderm 4 ml – 28 sacchetti
Cani (oltre i 10 kg) Megaderm 8 ml – 28 sacchetti
PYODERM Shampoo specifico per le infezioni cutanee di cani e gatti Flacone da 200 ml
SEbOcALM Shampoo specifico per il pelo secco di cani e gatti Flacone da 250 ml
SEbOLYTIc Shampoo specifico per i disordini cherato-seborroici di cani e gatti Flacone da 200 ml
inteGrAtori NUTRI-PLUS GEL Supplemento nutrizionale energetico in forma concentrata per cani e gatti Tubo da 120 g
NUTRIbOUND Supporto nutrizionale liquido specifico per la convalescenza del cane e del gatto Gatto – Scatola con 3 flaconi da 150 ml
Cane – Scatola con 3 flaconi da 150 ml
PRONEFRA Supporto della funzionalità renale in caso di insufficienza renale cronica per cani e gatti Gatti 60 ml
Cani e Gatti 180 ml
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TASSO DI PROTEZIONE 92,7%
Rappresenta, ad oggi, il metodo più sicuro e con un’efficacia dimostrata per prevenire la Leishmaniosi.
Si consiglia inoltre l’uso regolare dei repellenti contro il flebotomo vettore della malattia.
VACCINA IL TUO CANE
per sentirti tranquillo sempre!
CONTRO LA
LEISHMANIOSILA CARTA VINCENTE
Chiedi informazioni al tuo medico veterinario
L’UNICOVACCINOPER PREVENIRLA
Che cos’è la leishmaniosi?
La leishmaniosi canina è una grave malattia causata da un protozoo, Leishmania
infantum, che viene trasmessa al cane tramite la puntura di un piccolo insetto,
il flebotomo, simile a una zanzara. I principali segni clinici, spesso non visibili
immediatamente, includono febbre, perdita di pelo (in particolare intorno agli
occhi), presenza di ulcere cutanee, perdita di peso, forfora, problemi alle unghie ed
apparente invecchiamento del cane. Anche gli organi interni possono essere colpiti
con anemia, artrite e grave insufficienza renale.
VIRBAC S.R.L.
Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano
Tel. 02409247.1 - Fax 0240924777
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