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LettrismoFrench current of letters
Gli anni della ricostruzione
1 Jubert, 2005, p. 310
Diversi storici ravvisano nel periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settan-ta i primi segnali di crisi del ruolo di disciplina problem solving attribuito al graphic design durante il secondo dopo-guerra. Negli anni successivi alla fine del conflitto, il mondo del design fu permea-to da un forte impulso verso la “ripresa delle attività”1 ed il recupero dei valori propugnati dalle avanguardie moderniste negli anni tra le due guerre. Numerosi eventi ed iniziative che videro la luce negli anni Cinquanta contribu-irono ad elevare nuovamente il graphic design al rango di vera e propria disci-plina dopo la strumentalizzazione subita da parte dei regimi totalitari durante il conflitto, e a definire quello che tuttora è considerato il canone del buon design. Basti pensare al ciclo di esposizioni cu-rate dal MoMA di New York sul tema del Good Design (1950 – 1955), alla costi-tuzione di organismi ad hoc come l’AGI (Parigi, 1951), l’ATypI (Losanna, 1957) e l’ICOGRADA (Londra, 1963), al trionfo della scuola svizzera e dell’Internatio-nal Style, all’assimilazione di principi e stilemi propri del modernismo europeo da parte delle corporations americane. Tut-tavia, un’acuta osservazione come quel-la di Robin Kinross sul fatto che “...fu solo dopo il 1945 che il termine ‘moderni-smo’...cominciò ad essere applicato mas-
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Dai Cinquanta ai Sessanta
I sintomi della crisi
2 Kinross, 2005, p. 159
cultura alta e bassa, due universi fino a quel momento tenuti rigorosamente sepa-rati. Fatto sta che, all’alba del 1968, all’insorgere di quel ciclo di eventi tu-multuosi che avrebbero agitato il mondo politico europeo e nordamericano sancen-done irrevocabilmente lo stato di crisi, già da allora, se non da molto prima, molte e significative voci alternative al canone istituzionale avevano iniziato a farsi sentire. Ci si trovava già su una strada diversa, che esulava dalle regole convenzionali e avrebbe finito per tra-scenderle, facendo della destabilizzazio-ne un campo di azione privilegiato.
Sarebbe quantomeno ingenuo considerare il passaggio dagli anni Cinquanta ai Ses-santa come la linea di demarcazione oltre la quale il graphic design, dopo un decen-nio di feconda e quasi scientifica spinta verso il progresso, avesse cominciato a velarsi repentinamente di complicazioni del tutto inaspettate. E in effetti, a ben vedere, gli stessi anni Cinquanta furono teatro di alcune interessanti sperimen-tazioni che la storia del graphic design tende a non considerare, ritenendoli for-se poco importanti rispetto a ciò che con-temporaneamente stava avvenendo, e troppo distanti dallo spirito di ricostruzione dell’epoca. In questo modo, tuttavia, si rischia di trascurare significativi acca-dimenti storici, e di interpretare gli
sicciamente, in retrospettiva”, ci aiuta a riflettere e a realizzare che “nel tempo che il termine arrivò ad essere contem-poraneo del lavoro che esso descriveva, qualcosa di diverso stava andando avan-ti”2. In effetti, già dall’inizio degli anni Sessanta, iniziarono ad emergere di-verse correnti che, sviluppandosi in pa-rallelo ai paradigmi culturali allora in auge, arrivarono a metterli in discussio-ne e a provocarne la crisi.
Quelli che la storia tende a classifica-re come segnali di crisi sono, da un lato, la perdita di vigore e di impatto dello Swiss Style ed il conseguente fallimento dei suoi ideali, messi in discussione da alcuni dei suoi stessi esponenti; d’altra parte, il fiorire di eterogenee e variegate forme di espressività provenienti dal mon-do giovanile, che attingevano dalle fonti più disparate, come cultura pop, mondo hippy e psichedelico, aspetti vernacolari del quotidiano. Non si può negare che in effetti, dall’inizio del decennio in poi, si assiste ad un progressivo sfumarsi dei confini di una figura professionale ormai ben consolidata, quella del graphic desi-gner al servizio di una committenza. È il momento in cui la fede nei metodi della tipografia tradizionale comincia a vacil-lare, e in cui persone non appartenenti alla professione iniziano a cimentarvisi provocando una singolare commistione di
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La lettera e il primo manifesto
Gli studi sul linguaggio
Il lettrismo
per dar vita al gruppo situazionista. Il gruppo lettrista, a cui nel corso degli anni si unirono numerosi altri personag-gi, tra cui Alain Satié e Roland Sabatier, ha attraversato tutta la seconda metà del XX secolo, mantenendo il proprio pensiero e la propria espressività pressoché in-variati.
Il lettrismo si presentò da subito come un movimento problematico, dalle forti componenti polemiche e sovversive; nono-stante le radici poetiche degli esordi, esso finì ben presto per trascenderne i confini, estendendosi ad un totalizzante progetto di revisione e rivitalizzazione di tutte le branche delle arti e della cultura. Il termine “lettrismo” deriva da “lettera”, cui Isou e i suoi seguaci at-tribuivano la valenza di unità elementare di linguaggio. In effetti Isou nel 1942, all’eta di sedici anni e ben prima di re-carsi in Francia, aveva già redatto un primo manifesto di ispirazione lettrista in cui proclamava con enfasi la necessità della morte del linguaggio, e in parti-colar modo della parola; essa, sosteneva il giovane Isou, è stereotipo, preconcet-to, imposizione codificata e castrante da parte del sistema. La parola impedisce la pura trasmissione del pensiero e implica la morte di ogni reale possibilità di co-municazione. La distruzione della parola, cioè la sua scomposizione in pure unità di
eventi a venire come, per l’appunto, qual-cosa di repentino, parassitario, se non talvolta del tutto immotivato.
Un filone culturale consolidatosi in-torno agli anni Cinquanta è quello della riflessione sul linguaggio. Sull’impronta delle ricerche semiotiche e post-strut-turaliste di Roland Barthes, Michel Fou-cault, Jean Baudrillard, i metodi di inda-gine propri della linguistica strutturale vennero estesi a tutto tondo e a tutta una serie di discipline, tra cui la let-teratura, l’arte, ed in particolare, come vedremo, il graphic design.
A tal proposito, è particolarmente in-teressante il caso del lettrismo, pecu-liare avanguardia artistica sviluppata-si nella Parigi del secondo dopoguerra intorno alla personalità carismatica ed irruenta di Isidore Isou (classe 1925), giovane poeta rumeno. Dopo una breve espe-rienza come recensore di avanguardie ar-tistiche, al termine della guerra il ven-tunenne Isidore abbandonò il suo paese natale e si stabilì a Parigi, per seguire le orme di quelli che riteneva i suoi idoli e predecessori: Baudelaire, Apolli-naire, Mallarmé. Nel 1947 fondò, insieme a Gabriel Pomerand, il movimento lettri-sta, a cui negli anni successivi aderirono Francois Dufrène, Maurice Lemaitre, ed un giovanissimo Guy Debord, che in capo a po-chi anni avrebbe abbandonato il lettrismo
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Amplique e cisèle
Il secondo manifesto
significato – lettere - è l’unica possibi-lità di fuga e di liberazione dalle rigide forme di una lingua istituzionale che si impone sulla società, deviandone perver-samente principi e valori.
L’opera Introduction à une Nouvelle Poésie et une Nouvelle Musique del 1947, contiene il primo e unico manifesto del gruppo lettrista, nel quale si afferma con toni messianici che “Il lettrismo é un movimento di creazione alla stregua del classicismo o del romanticismo, che si afferma capace di trasformare anzitutto l’insieme delle discipline estetiche del suo tempo, dalla poesia al teatro, passan-do attraverso la pittura, e di rinnovare quindi gli altri settori della cultura, tanto filosofici che scientifici. Si può men-zionare il lettrismo nello stesso modo in cui si menzionano la cultura greca od il Rinascimento e lo si può altresì denomi-nare creazionismo o novatismo”3.
Un confronto tra i due manifesti mostra quanto il pensiero di Isou si sia evoluto nell’arco di pochi anni: se il manife-sto giovanile del 1942 si limitava ad un confuso elenco di illazioni e congettu-re, quello del 1947 esprime con chiarezza e puntigliosità un programma di radicale trasformazione dell’esistente, articolato per punti e sezioni.
Ritenendo che la filosofia occidentale si fosse occupata solo di aspetti del sa-
pere circoscritti e parziali, i lettristi vi opposero una propria, elaboratissima visione del mondo, la kladologia (da kla-dos = ramo). Più che un sistema filosofi-co, la kladologia rappresentava un’ im-mensa catalogazione tassonomica di tutte le branche della materia e dello spirito, unificate sotto l’egida di unico princi-pio unificatore, la Creazione (Créatique), punto cardinale del pensiero lettrista. Fu proprio alla Créatique che il “messia” Isidore dedicò la più importante delle sue opere letterarie, La Créatique ou la Novatique, la cui stesura coprì l’arco di trentacinque anni, dal 1941 al 1976.
Ritroviamo la tendenza alla scomposi-zione e alla frammentazione in un altro dei principi fondamentali della teoria lettrista, ossia la considerazione della storia dell’arte e della letteratura come alternanza ciclica tra due fasi: la prima di ampiezza (amplique), da Omero a Baude-laire, di dilatazione del sapere, in cui ogni disciplina ha espanso il proprio do-minio integrando altre discipline al pro-prio interno; la seconda di cesello (ci-sèle), da Baudelaire ai lettristi stessi, in cui le discipline si concentrano su loro stesse e indagano al proprio interno utilizzando esclusivamente i propri stru-menti. Le sperimentazioni lettriste furo-no quindi orientate verso una scomposi-zione delle arti in elementi costitutivi,
3 Isou, 1947, cit.
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Il mercato dell’arte
Produzioni
atomici, in “lettere” essenziali da cui, al termine ultimo della fase di cesello, ripartire da zero per reintegrare ciò che la fase di ampiezza aveva tenuto separato: linguaggio, suono, senso.
La produzione lettrista spazia dalla poesia, al romanzo, al cinema, alla foto-grafia, passando per il teatro. Su di essa si ripercuotono visivamente i principi di amplique e cisèle mediante l’integrazione di ipergrafia – considerazione, acquisi-zione e mescolanza di tutti i segni alfa-betici possibili e immaginabili, esisten-ti o ancora da inventare – e mecaestetica – impiego di qualunque tipo di materiale e possibilità di qualunque intervento su di esso. Dal nostro punto di vista, oltre alla pubblicazione di numerose riviste, come Ur e Ion, di particolare interesse sono i romanzi ipergrafici, opere ibride che rompono lo stato di segregazione se-condo cui la parola va relegata al dominio della letteratura e l’elemento figurativo a quello della pittura; in Les Journaux des Dieux, ad esempio, Isou incorpora l’alfabeto Morse, quello Braille, il di-segno, la lettera, dando vita ad una serie di affascinanti innesti verbo-visivi, e utilizza inchiostri da stampa di colori diversi per individuare più percorsi di lettura. A livello cinematografico, sono comuni l’aggressione ed il cesellamento della pellicola, la distruzione e talvol-
ta la totale soppressione dell’immagine, e montaggi discrepanti, in cui la banda visiva viene dissociata da quella sonora. I “quadri supertemporali”, opere aperte e mai concluse, delegano all’intervento dello spettatore la possibilità di essere completati, rompendo con la tradizionale concezione dell’opera come entità conclu-sa, fissa e statica; sorge spontaneo un parallelismo tra sperimentazioni lettri-ste di questo tipo, che considerano le opere prive di una fine predeterminata e introducono la centralità del ruolo del-lo spettatore, con le produzioni dei loro diretti discendenti situazionisti e con l’arte performativa degli anni Sessanta.
Nonostante la sua prolificità, il let-trismo non ha mai goduto di grande inte-resse da parte del mondo dell’arte. La motivazione, come spiega Achille Boni-to Oliva, risiede nel fatto che “l’agi-re come comunità concentrata fuori dal mercato delle idee e delle forme implica nello stesso tempo un potenziamento e uno spossamento produttivo...un alto tasso di eresia rispetto alla matrice fortemente economica della civiltà moderna”4. Que-sta riflessione acquista una valenza an-cora maggiore se si considera il periodo di nascita del movimento lettrista, gli anni Cinquanta. Erano, come si è detto, gli anni della ricostruzione, durante i quali si instaurarono potenti strumenti
4 Bonito Oliva, 2001, p. 12
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L’ambiente letterario
Massin:aperimentazionesul linguaggio
Atteggiamento sovversivo dei lettristi
lettristi, più che ad introdursi e stabi-lirsi sul mercato dell’arte puntava verso un totale riesame dei modelli culturali e sulla conseguente e totalizzante imposi-zione del proprio sistema filosofico.
I lettristi goderono di ben maggior attenzione da parte dell’ambiente let-terario: le poesie lettriste vantano la pubblicazione su importanti riviste come Fontaine e Temps Modernes, quest’ulti-ma diretta dal filosofo Jean-Paul Sartre. Inoltre, la celebre e progressista casa editrice Gallimard pubblicò ben due opere di Isou, Introduction à une nouvelle poé-sie et à une nouvelle musique e L’Agré-gation d’un nom et d’un messie, entrambe nel 1947.
La pubblicazione con Gallimard meri-ta in effetti un approfondimento, poiché evidenzia una seppur labile convergenza del movimento lettrista con il mondo del graphic design. Pochi anni dopo la pub-blicazione delle opere di Isou, il desi-gner-filosofo Robert Massin divenne l’art director delle Editions Gallimard; tra i suoi lavori più importanti troviamo le trasposizioni grafiche di opere di autori come Eugène Ionesco e Raymond Queneau, esponenti di un filone letterario di speri-mentazione linguistica per alcuni tratti accostabile al pensiero lettrista. L’ope-ra La Cantatrice Chauve (1950) di Ione-sco è stata definita come una “tragedia
di controllo dell’opinione pubblica. In quegli anni si sviluppò anche il siste-ma dell’industria culturale, che in base a criteri di accettabilità e omologia al sistema, sancisce la possibilità per le opere d’arte di poter essere introdotte o meno sul mercato.
I lettristi non hanno mai adottato un atteggiamento di mediazione nei confronti del pubblico e delle autorità, né sono mai scesi a compromessi con le proprie idee per ottenere considerazione da par-te del mondo dell’arte. Al contrario, le loro “campagne promozionali” consistevano perlopiù in azioni e comportamenti sov-versivi, anarchici e non di rado violenti. Una tra le prime manifestazioni lettriste consistette, nel 1947, nell’interruzione pubblica di una conferenza del poeta da-daista Tristan Tzara: un gruppo di lettri-sti si introdusse all’interno della sala urlando “ Basta con questa robaccia, vo-gliamo sentire qualcosa di nuovo: Isidore Isou”. Il gruppo infatti rifiutava qualun-que confronto con le altre avanguardie, nonostante i possibili e dovuti accosta-menti con movimenti precedenti come Fu-turismo, Surrealismo, Dada; Isou ritene-va che il lettrismo fosse l’unica, vera avanguardia mai esistita, e ciò contribuì fin dai primi tempi a relegare il movimen-to ad un esilio obbligato. C’è anche da considerare che l’ambizioso disegno dei
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5 Eugène Ionesco in Heller, Ballance, 2001, p. 237 6 Derrida, 1969, cit.7 Heller, Ballance, 2001, p. 247
Decostruzionee postmodernismo
Decostruzione e lettrismo
del linguaggio”, e rispecchia il pensie-ro dell’autore sulle proprietà alienanti della parola e del linguaggio codificato: “Science is not knowledge, rhetoric and philosophy are nothing but words, sets of words, strings of words...when we have le-arnt everything, or if we could learn eve-rything, we should still know nothing”5. L’interesse di Massin verso questo tipo di sperimentazioni invita a riflettere sul fatto che negli anni del dopoguerra, al-cuni esponenti del graphic design abbiano iniziato ad orientarsi verso metodologie tendenti alla scomposizione linguistica e testuale, di cui il movimento lettrista fu in un certo senso precursore.
Fu tuttavia l’opera De la Grammatolo-gie (1967) di Jacques Derrida, tradotta in inglese nel 1976 con il titolo di Of Grammatology, ad influenzare più profonda-mente il mondo della cultura e dell’ar-te riguardo all’applicazione di simili principi disgregatori. Considerando tut-to l’esistente come un testo, insieme di tracce e segni, lo studioso introdusse il metodo decostruzionista, la cui valenza ermeneutica e conoscitiva lo rende simi-le ad una sorta di “analisi grammaticale” dei diversi e stratificati livelli in cui si articola l’esperienza. Lo studioso si concentra soprattutto sulle coppie di op-posizoni su cui da sempre si fonda il pen-siero occidentale, prima tra tutte quella
tra la parola parlata e quella scritta, per smascherarne l’inutilità e l’insensa-tezza. Il pensiero derridiano costituì un vero e proprio ponte tra il post-strut-turalismo ed il postmodernismo. La parola scritta e l’evocazione di significato sono gli elementi costitutivi del graphic de-sign, e durante gli anni Settanta e Ot-tanta numerosi graphic designers appar-tenenti al movimento postmoderno fecero riferimento a Derrida, incorporandone il pensiero a livello stilistico ed esplici-tandone visivamente i contenuti.
È d’obbligo, a questo punto, avanzare un parallelismo tra le teorie decostru-zioniste ed il pensiero kladologico let-trista. Il gruppo di giovani sovversivi degli anni ‘50 prescriveva la distruzione della parola codificata, di ciò che è an-cora testo, per poter creare nuove as-sociazioni testuali che avrebbero porta-to alla salvezza del mondo. “Non c’è il fuori-testo”6, dichiarava Derrida nel suo De la Grammatologie, individuando nella decostruzione del testo il metodo per co-glierne il reale significato: i frammen-ti decostruiti, interni al testo stesso, sono l’unica entità in grado di fornirci informazioni su di esso7. Il lettrismo, presumibilmente sullo strascico di una tensione tipicamente modernista verso il progresso, era intriso di speranza e fidu-cia nel futuro, in cui vedeva profilarsi la
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mento della spaziatura tra le parole e tra le righe, l’inserimento delle note nello spazio intermedio tra una riga e l’altra, l’intrusione di scritture ideogrammatiche all’interno del testo. Il titolo dell’ar-ticolo era French currents of the letter, la corrente francese della lettera. Un gioco di parole tra l’accezione di current come flusso, corso, tendenza, e quella di current come attuale, contemporaneo, co-evo. Non è chiaro se gli insegnanti e gli studenti della Cranbrook siano mai venu-ti a conoscenza del movimento lettrista. Quel che invece è certo è che una French current of the letter (i.e., movimento, gruppo, corrente artistica francese della lettera) c’era stata, e c’era ancora, dopo ben trent’anni.
Quella degli studenti della Cranbrook ne sarebbe stata un’ottima interpretazione visiva.
possibilità di un cambiamento. Lo spirito decostruzionista che anima il movimento postmoderno accetta ciò che invece già esiste, ed utilizza i propri strumenti per indagare su sé stesso, cesellandosi - per dirla alla maniera lettrista. La conce-zione del mondo come crogiolo di senso e di linguaggio tuttavia risuona in entram-be le visioni.
L’istituzione che ebbe il merito di un’approfondita divulgazione del pensiero post-strutturalista e derrideano all’in-terno del graphic design fu la Cranbrook Academy of Art di Bloomsfield, Michigan, nell’arco del ventennio in cui fu diretta da Catherine e Michael McCoy. Fu lì che si formarono personalità del calibro di Jeffery Keedy, Edward Fella, David Frej, Allen Hori e molti altri. L’illuminata direzione dei coniugi McCoy provvide sem-pre ad una massiccia preparazione teorica degli studenti riguardo alle teorie post-strutturaliste, e interpretò il principio decostruzionista come l’unica e concreta possibilità per il graphic design per an-dare avanti.
Nell’estate del 1978 la rivista Visible Language pubblicò un articolo redatto da-gli studenti della Cranbrook, in cui essi erano stati chiamati ad interpretare vi-sivamente e tipograficamente i principi del decostruzonismo; sul testo vennero effet-tuate diverse operazioni, come l’amplia-
Cranbrook Academy of Art
French current of letters
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Cranbrook Academy of Art students, Visible Language, pagine da French currents of the Letter1978
Documentazione fotografica
Ocra/ArchivioStudies on the European Avant-Gardes Centro Studi LettristiGenova
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Isidore Isou, L’ Agrégation d’un nom et d’un messie1947
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Isidore Isou, Introduction à une nouvelle poésie et à une nouvelle musique1947
Isidore Isou, Traité d’économie nucléaire - Le soulèvement de la jeunesse
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Isidore Isou, La Créatique ou la Novatique1941 - 1976
Ion, rivista lettristaFrontespizio
28 29
Ion, rivista lettristaGil J. Wolman, L’anticoncept
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Ur, rivista lettristaFrontespizio
32 33
Maurice Lemaitre, Bilan lettristeTavola di conversione fonetica
Ur, rivista lettristaPagine interne
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Fontaine, rivista francese di poesia e letteratura Pubblicazione dell’articolo Qu’est-ce que le Lettrisme? di Isidore Isou
Fontaine, rivista francese di poesia e letteratura Pubblicazione dell’articolo Qu’est-ce que le Lettrisme? di Isidore Isou
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Isidore Isou, La conquête de l’universQuadro supertemporale (busta da lettere)
Isidore Isou
LA CONQUISTA DELL’UNIVERSO
opera d’arte supertemporale
Spiegazione
Vi offro una busta da lettere che voi pote-te riempire con ciò che desiderate, pagine di libri, bottoni di camicia, mozziconi di sigarette, galassie o semplicemente pezzi di cadavere provenienti dall’ultimo im-becille che avete assassinato il giorno prima.
Da ora questo plico può diventare l’ope-ra d’arte che preferite, un romanzo, un poema, un balletto, una pantomima, una statua, un film, una pièce teatrale, non importa quale espressione artistica già acquisita o da venire. Potete conservare questo artefatto oppure offrirlo a chi volete perché egli lo svuoti o lo riempia a sua volta prima di cederlo a qualcun al-tro, e di così in avanti, nei secoli dei secoli.
Il titolo stesso di questa busta può es-sere cancellato o semplicemente cambiato dal suo autore, a sua discrezione.
Quest’opera è un quadro supertemporale.
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Isidore Isou, Les Journaux des Dieux, 1950Romanzo ipergrafico
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Maurice Lemaitre, Canailles, 1950Romanzo ipergrafico
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Gabriel Pomerand, Saint Ghetto des Prèts, 1950Romanzo ipergrafico
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Guy Debord, Mémoires, 1959Romanzo ipergrafico
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64 65
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Isidore Isou, Douze Hypergraphies, 1964Romanzo ipergrafico
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Alain Satié, Images à lire, 1968Romanzo ipergrafico
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Isidore Isou, Jonas ou le corps à la recherche de son âme, 1984Romanzo ipergrafico
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Maurice Lemaitre, Le film est déja commencé,1951Film lettrista
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Isidore Isou, Traité de bave et d’eternité,1951Film lettrista
90 91
92 93
LettrismoFrench current of the letter
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Riviste
Sitografia