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LIB UNIVERSITY Of -...

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LIB RAR.YOF THE

UNIVERSITYOf ILLINOIS

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The person charging this material is re-sponsible for its return to the library fromwhich it was withdrawn on or before theLatest Date stamped below.Theft, mutilation, and underlining of books are reasonsfor disciplinary action and may result in dismissal fromthe University.To renew call Telephone Center, 333-8400UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY AT URBANA-CHAMPAIGN

FEB

DECO1986

OCT 2 2 1&96

L161 O-1096

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Scttima Impressione (19 a 21 migliaio)

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TiWBEDIA

DANNVN30

FRATELLITREVESK3

EDITDRI

INMILAMO

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ALLATERPADABRVZZI

ME SQRELLE ALMIO

IHOPADRE SEP01TO

ATVTTIINIEIMOPtn

ATVTTA LAT1IA6EN1

TiAPiEayESToCANTb

DEL :ANTI@ SANGVE

CDNSACRP

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LE PERSONE DELLA TRAGEDIA.

LAZARO DI Roio * CANDIA DELLA LEONESSA

ALIGI '$ SPLENDORE ^ FAVETTA ORNELLA

MARIA DI GIAVE VIENDA.

TEODULA DI CINZIO ^ LA CINERELLA <? MONICA

DELLA COGNA $ ANNA DI BoVA 7p FfiLAVIA SE-

SARA V LA CATALANA DELLE TRE BISACCE vMARIA CORA.

MlLA DI CODRA.

FEMO DI NERFA ^ IENNE DELL' ETA ^ IONA DI

MIDIA v LA VECCHIA DELL'ERBE * IL CAVATESORI

^ IL SANTO DEI MONTI V L'lNDEMONIATO.

UN PASTORE ^ UN ALTRO PASTORE ^ UN MIE-

TITORE r UN ALTRO MIETITORE.

LA TURBA.

IL CORO DELLE PARENTI $ IL CORO DEI MIETITORI

* IL CORO DELLE LAMENTATRICI.

Nella terra d'Abruzzi, or e molt'anni.

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i vedra una stanza di terreno in una casa

rustica. La porta grande sara aperta su

1'aia assolata; e vi sara tesa una banda

di lana scarlatta per traverse, a impedimento del

passo, e alia banda saranno poggiati un bidente e

una conocchia; e presso un degli stipiti pendera una

croce di cera, contro i malefizii. Un uscio chiuso,

con 1'architrave adornato di mortella, sara nella

parete a man dritta; e lungh'essa la parete saranno

tre arche di legname. A manca, nella grossezza del

rauro, sara un caraino con la sua cappa molto pro-

minente; e, poco piu in la, un usciuolo

; e, quivi

presso, un telaio. E vi saranno nella stanza varii

utensili e suppellettili, ai loro luoghi, come stipi,

scancie, trespoli, aspi, fusi, matasse di canapa e

di lana appese a una cordella tirata fra due chiodi,

mortai, boccali, scodelle, alberelli e fiasche fatti

di zucche votate e secche. E vi sara una madia

vecchissima che portera scolpita 1'imagine di No-

stra Donna; e vi sara 1'orcio dell'acqua, e il de-

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12 LA FIGLIA Dl IORIO

sco. Al soffitto sara sospesa con funi una lunga

tavola carica di caci. Due finestrette inferriate,

alte dal terreno quattro o cinque braccia, faranno

lume ai lati della porta grande; e ciascuna avra

la sua spiga di meliga rossa,contro i malefizii.

SCENA PRIMA.

SPLENDORE, FAVETTA e ORNELLA, le tre sorelle, sa-

ranno in ginocchio davanti alle tre arche del cor-

redo nuziale, chine a scegliere le vestimenta per

la sposa. La loro fresca parlatura sara quasi gara

di canzoni a mattutino.

SPLENDORE.

Che <vvoi tv, Vienda nostra?

FAVETTA.

Che ifuoi tit, cognaia cara.}

SPLENDORE.

Vuoi la. <veste tua di lana?

o *ouoi fa quella di seta

a fioretti rossi e gialli?

ORNELLA, cantando.

utta di <verde mi <ooglio vesftre,

tutta di verde per Santo Giovanni,

chdin mezzoal'verde mi'vennea fedire...

Oili, oili, oilal

SPLENDORE.

Ecco il bvsto dei belli ricami

con la sua. pettorina. d'argento,

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Atto I. - Scena I 13

la gonnella di dodici

la. collana di cento coralii

che ti diede la madre tua nova.

ORNELLA, cantando.

Tutta di verde la camera e i panni.

Oili, oili, oilal

FAVETTA.

Che <vuoi tu, Vienda nostra?

SPLENDORE.

Che cuuoi tu, cognata cara?

ORNELLA.

7 pendenti e la collana

e il nastrino chermisi.

Ora suona la campana,la campana di mezzodi.

SPLENDORE.

Ora i>iene il parentado

a portarti le canestre,

le canes ire di grano trimestre;

e tu, ecco, non set prontal

ORNELLA.

.onta e pitonta,

la pecora pel monte

il lupo per le piana.

<va cercando l'a<vellana,

l'a*vellana pistacchina\i

questa sposa e mattutina,

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14 LA FIGLIA DI IORIO

maitutina come la. ialpa

the st le<va alValba all'alba,

come il ghiro e it tasso cane.

Senti senti la campanal

Ella dira la cantilena rapidamente; poi rompera in

un gran riso; e le altre rideranno con lei.

L TRE SORELLE.

Oh Aligi, Aligi, t tut>

SPLENDORS.

Di 'oelluto ti westirai?

FAVETTA.

Vttoi dormir setiecent*anni

con la bella sonnacchiosa ?

SPLENDORE.

// iuo padre e a mieiitura,

fratel caro; e la stella diana

s'e mirata nella falce,

mlla falce che non riposa.

FAVETTA.

E la ttta madre ha messo la sapa

net <vino, e Vanace nelVacqua,

e il garofalo nella carne,

e net cacio il timo trito.

SPLENDORE.

una pecora abbiamo uccisa,

una pecora grassa d'an anno

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Atto L - Scena I 15

the avea capo pezzato di nero,

per la. moglie e pel marito.

FAVETTA.

E la, scapola mancina

per Ustorgio Vabbiamo serbaia,

per il vecchio delta. Fara

che ci fa la. profezia..

ORNELLA.

domani e San Giovanni,

fratel caro; e San Giovanni.

Stt la Plata me ne vo f

gire,

per <vedere il capo mozzodentro il Sole, all'apparire,

per <veder nel piatto d'oro

tutto if sangue ribollire.

FAVETTA.

Stt, Viendal Su, capo d'oro/

Guardatura di vinca per<vincal

Or si falcia alia campagna

quella spiga che ti somiglia.

SPLENDORE.

La madre ci disse : Andate.

Tre olive avevo con meco.

Or m'ho anche una susina.

Ho ire figlie ed una figlia.

ORNELLA.

Su, Vienda, chiara susina I

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16 LA FIGLIA DI IORIO

Che t'indugi? Scri<vi al Sole

vna lettera turchina

perch6 oggi non si colchi?

Ridera, e le sue sorelle con lei rideranno.

SCENA SECONDA.Dall'usciuolo entrera la madre loro, CANDIA DELIA

LEONESSA.

CANDIA DELLA LEONESSA.

h cicale, mie cicale,

ttna a. furia di cantare

e scoppiaia in cima al pioppo.

Or non canfano piu i galli

a destar chi dorme troppo.

Ora cantan le cicale,

tre cicale di mezzogiorno,

che m'han preso un uscio chiuso

per tin albero di fronda!Ma la nuora non ascolta.

Oh Aligi, Aligi, figlio I

L'uscio si aprira. E apparira lo sposo imberbe; che

dara il suo saluto con voce grave ed occhi fissi,

religiosamente.

ALIGI.

laudato Gesi* e Maria I

E *voi, madre che mi destc

questa carne battezzata,

bemdetta. state, madre.

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Atto I. - ScensL II 17

Benedeite vot, sorette,

fiore del sangve mio.

Per *voi, per me, la croce mi faccio

in mezzo at wiso do<ve non passi

it falso nemico n6 morfo ne" vivo,

n fuoco ne" fiamma,n& 'oeleno ne" fattura;

n& malo sudore lo bagni tie" pianto.

Padre, Figliuolo e Spirito Santo I

Le sorelle si segneranno e passeranno la soglia

recando le vestimenta. Aligi si appressera alia ma-

dre, come trasognato.

CANDIA.

\arne mia <vi<va, ft tocco la fronte

con questo pane di pura farinaintriso netta madia che ha cent'annl

nata prima di te, prima di me,

spianaio sopra I'asse che ha cent'anni

da queste mani che t'hanno tenuto.

lo ti tocco la fronte che sia chiara,

ti tocco il petto che sia senz'affanni,

e questa spalla ti tocco e quest'attra

che ti reggan le braccia alia fatica

e la tua donna <vi post la gota.

E che Cristo ti parli e che tu I'odal

Con un panello la madre fara il segno della croce

sul figlio che sara caduto in ginocchio dinanzi a lei.

3

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18 LA F1GZJA DI IORIO

ALIGI.

o ml colcai e Cristo mi sognai.

Cristo mi disse: " Non aver paura.

San Giovanni mi disse: " Sta sicuro.

Senza candela tv non morirai.,,

Disse: "Non morirai di mala morte.,,

E <ooi data m'a<vete la mia sorte,

madre; la sposa *ooi I'avete scelta

pel 'vostro figlio nella <oostra casa.

Madre, <voi me I'avete accompagnata

percht dorma con me sopra il guanciale,

perche mangi con me nella scodella t

10 pascevo la mandra alia montagna,

alia montagna debbo ritornare.

La madre gli tocchera la fronte con la palma, come

per cacciarne un'ombra funesta,

CANDIA.

fazati, figlio. Come strano parlil

La iua parola cangia di colore,

come quando Vulvvo e softo il wento.

11 figlio s'alzera, smarrito.

ALIGI.

E il mio padre dov'e, che non lo veggo?

CANDIA.

A mietitara con la compagnia,a far mannelle, in grazia del Signore.

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Atto I. - Seen* 77 19

ALIGI.

lo ho mietuto all'ombra del suo corpo

prima ch'to fossi cresimato in fronte,

quando il mio capo al fianco gli giunge<va.

La prima <volta mi tagliai la <vena

qui dov'e il segno. Con le foglie trite

fit ristagnato il sangue che cola<va.

"Figlio Migi,, mi disse "figlio Migi,

lascia la falce e prenditi la mazza;

fatti pastore e <va su la montagna.E fu gttardato il suo comandamenio.

CANDIA.

ltOf qual'e la pena che t'accora?

II sogno incubo forse ti fu sopra?La tua parola e come quando annotta

e sul ciglio del fosso uno si siede

e non segue la 'via perch6 conosce

che arri<vare non pub dov'e il suo cuoref

quando annotta e l'a<vemaria non s'ode.

ALIGI.

Alia montagna debbo ritornare.

Madre, dov'e la mazza del pastoref

che giorno e notte sa le <vie dell'erba;>

lo I'abbia, quando <oiene il parentado,

che la <veda com'to la laworai.

La madre andra a prendere la mazza poggiala in

un canto, presso il focolare.

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20 LA FIGL1A DI IORIO

CANDIA.

Eccola, figlio. Guards,. Le sorette.

per San Giovanni te I'hanno fiorita

di garofali rossi e spicanardi.

AUGI, mostrando 1'intaglio.

=: o net legno del sanguine le ho meco

gjl sempre, e per mano>, le mie tre sorelle,

che m'accompagnan su le 'vie dell'erba.

Guardate, madre, son tre verginelle,

e tre angeli volano su loro,

e tre stelle comete e tre colombe,

e per ciascuna ho fatto anche un fioretto,

e questo e il sole con la mezzaluna,

questo e il pianeta, e questo e il Sacramento,

e questo e il campanile di San Biagio,

e quesfo e il fiume e questa e la mia casa.

Ma chi questa che sta su la porta?

CANDIA.

Aligi, Aligi, percht <=ouoi ch'io pianga?

ALIGI.

E quaggiu, W;O il ferro ch'entra in terra,

e quaggiu son le pccore e il pastore,

le pecore il pastore e la. montagna.E alia montagna debbo rttornare,

anche se piangi, anche se piango, madre.

Egli si appoggera alia mazza con ambe le mani, e

chinera il capo assorto.

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Atto 1. - Scena II 21

CANDIA.

Ma. la. Spcr&nza, dove I'hat ta messa?

ALIGI.

La, faccia sva. non la. potei 'mparare

per la-vorarla, madref in <oerita.

Si udra lontano un clamore selvaggio.

Madre, e chi e che grida cost forte?

CANDIA.

/ mieUiori fanno I'incanata.

Datta pazzia del sole Iddio It scampi,

figlio, e dal sangue It gvardi it Battistal

ALIGI.

E chi mat tese quella fascia rossa

a traverso la porta delta casa

e <vi pose it bidente e la conocchia?

Perche non entrt la cosa, malvagia,

ah, ponete lfaratro e il carro e i bvoi

contra la soglia, e le pietre e le zolle,

e la calce di tutte le fornaci,

il macigno con lforma di Sansonef

la Maiella con tutta la sua ne<vc!

CANDIA.

\iglio, che nasce nell'anima tua?

Cristo ti disse: "Non aver paura.

Sei desto? Guarda la croce di cera:

fa benedetta il giorno dell'Ascensa.

Stt i cardini fu sparsa I'acqua santa.

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22 LA FIGLIA DI IORIO

La, cosa trista qui non entrera.

Le tue sorette han tesa la, cintura,,

quella cintura. che da, te fa <ointa

prima che tu pastore ti facessi,

vinta alia, gara del solco diritto;

te ne ricordi, figlio? Tesa Vhanno

pel pa.rerda.do che de<ve passare,

che per passare doni a piacimento.

Perch6 domandi, se tu sal I'usanza?

ALIGI.

Madre, madre, dormii settecent'anni,

settecent'anni; e vengo di lontano.

Non mi ricordo prd della mia culla.

CANDIA.

}igliofche hai? Tu parli per farnetico?

Vin negro ti *oersb la sposa taa

forse, e a digiuno te lo tracannastif

sicch tratto tu sei di sentimento?

Vergine Maria, datemi grazia.1

LA VOCE DI ORNELLA, dalla camera nuziale.

Tutta di <oerde mi woglio vestire,

tutta di verde per Santo Giovanni,

ch6 in mezzo at <oerde mi venne a fedire,...

Oili, oill, oilal

SCENA TERZA.

La sposa apparira su la soglia, vestita di verde,

sospinta dalle tre cognate.

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Affo 1. - Scena Ill 23

SPLENDORE.

Ecco la. sposa. L'abbiamo vestita

con I'allegrezze delta, primavera.

FAVETTA.

L'oro e Vargento nella pettorina,

ma ml resto color d'erba serena.

ORNELLA.

Voi prendetela mile vostre braccia,

o cara madre, e voi la consolate!

SPLENDORE.

Su la proda del leito a lacrimare

not la trovammo, a piangere di pianto

pel pensiere di quella che e deserta.

ORNELLA.

Pel vaso di garofali che soffre

sal dawanzale o<v'ella non s'affacda.Voi prendetela mile <vostre braccia I

CANDIA.

uora, nuora, segnai con questo paneil sangtte mio; ed ecco, ora lo spezzo,to spezzo sul tvo capo rilucente.

Fa crescere la casa dfabondanzaf

come il lie<vito buono che ogni <volta

fa traboccar la pasta dalla madia.

Portami pace e non portarmi gtterra.

LE TRE SORELLE.

Cost siaf madre. Baciamo la terra.

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24 LA FIGLIA DI IORIO

Si chineranno, toccheranno la terra con la destra,

e questa recheranno alle labbra. Aligi sara pro-

strato come chi prega, in disparte.

CANDIA.

nuora mia, per la tua casa nova

sit come per il fuso it fusaivolo,

come per la matassa I'arcolaio,

come per il telaio la navicella.

L TRE SORELLE.

Cost sia, madre. Baciamo la terra.

CANDIA.

\ttora Vienda, per I'anima tua,

ecco, to ttmeito in mezzo al pane mondo.

Le mttra delta casa, i quattro canti

- la il sole in Dio si leva e la si colcaf

qttello e bacio e quello e solatio -

il colmigno e la gronda col suo nidof

gli atari e le catene del camino

chiamo, e il mortaio che pesta il sate bianco

e I'alberello che to custodisce,

o nuora, chiamo a testimonianza:

come t'ho messa in mezzo al pane mondo

cost ti metto in mezzo al core mio,

per questa vita e per la vita eterna.

L TRE SORELLE.

Cost siaf madre. Baciamo la terra.

La nuora chine ra il volto lacrimoso sul petto del la

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Atto L - Scena Ill 25

suocera che la cingera con ambe le braccia te-

nendo tuttavia nell'una mano e nell'altra le due

parti del pane. Si udranno le grida dei mietitori.

Aligi trasaltera, e andra verso la porta. Le sorelle

accorreranno.

FAVETTA.

/ mietitori it gran sole gli impazzst,e come cant abbaia.no a, chi passa.

SPLENDORE.

/ mietitori fanno I'incanaia.

Net vino rosso mat non metton acqtta.

ORNELLA.

E per ogni mannella vna sorsata,

e it piede delta bica e la, caraffa.

FAVETTA

Gesii Signore, che vampa d'inferno I

Comare Serpe si morde la coda.

ORNELLA.

Ahi merce, spiga spiga, paglia pagliafla falce pria w'abbrucia e pot *vi taglia..

SPLENDORE.

Ahi merce, padre, per le braccia iue

che son piene di vene alia, bisogna.ORNELLA.

Aligi, Aligi, annuvolato sposo,il sonno nette nari t'& rimaso.

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26 LA FIGLIA Dl IORIO

FAVETTA.

Ttt la. sat bene la. canzon rovescia.

If tao pan fit Vhai messo nella fiasca.

ed il fvo vino dentro la. bisaccia.

SPLENDORE.

\cco le donnel Ecco le donnel Vengono.

Saf sv, Vienda. Asciugati le lacrime.

Madre, che fate? Vengono. Scioglietela.

Sa, capo d'oro. Asciugati le lacrimef

ch6 troppo ha.i pianto e i belli occhi ti soffrono.

Vienda s'asciughera il volto col grembiale. Poi nel

grembiale, preso per le cocche, ricevera dalla suo-

cera il pane spezzato.

CANDIA.

sangue e latte me lo devi renderel

Ora., suf went. Siediti sal irespolo.

Oh Aligi, e fa anche. Vieni. Swegliati.

Uuna, di qaa, I'altro di la. Sedetevi

qai, figli, all'ascio delta <vostra camera,

che bene aperio sia, ch& s'ha da scorgere

il letto grande, grande che per empiere

il sacco, dicof io ebbi a manornetiere

tutio an pagliaio e ci rimase I'anima,

lo stollo nado con in <oetta il ptniolo.

Ella e Splendore porranno due trespoletti contro

gli stipiti, e sdpravi faranno sedere gli sposi; che

composti e immobili si guarderanno. Ornella e

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Aiio I. - Scena. Ill 27

Favetta spieranno dalla soglia della porta esterna,

al sole ardente.

FAVETTA.

Ecco, <vengono sa per la. viottola,,

tutte in fila.: Tebdula. di Cinzio,

la. Cinerella, Monica., Felawia.,

la. Ca.tala.na. dette Tre Bisa.cce,

Anna, di Bova,, Mafia. Cora.... E {'ultima.?

CANDIA.

Vienif Splendors, a.iutami a, distendere

meglio la. coifre; che di seta, doppia.

to te lfho fa.Ha,, nuora. cara., e wirzicz.

come tin pratello d'erba, <vetturina,

dove tu sei la. pecchia. ma-tttttina.

Entrera con Splendore nella camera nuziale.

ORNELLA.

]on t'a.pponif Vienda.? Chi e I 'ultima.?

Nella. canestra. ha. oro di calbigia.,

oro che brilla,. Chi pub esser mat?

Sotto la, spa.ra. la. sua, tempia. e grigia,

come le plume che fa. la. vliaZba..

FAVETTA.

La. tua. wecchia., Vienda.f la. tua. <oecchia.l

Vienda si levera, tratta dal balzo del cuore, come

per correre in contro; ma nel movimento si lascera

sfuggire dal grembiale il pane spezzato. S'arrestera,

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28 LA FIGL1A DI IORIO

sbigottita. Si udranno, di dentro, i colpi dati con

la mano aperta a sprimacciare le materasse.

ORNELLA, con la vooe soffocata.

Ah I Libera. nos, Dominel Raccatta,

ra.cca.tta, e bacia, die mamma non <veda.

Vienda, come irapietrita dal terrore superstizioso,

non si chinera a raccogliere ma guatera con oc-

chi sgomenti i due pezzi del pane caduti a terra.

Aligi, levatosi, occupera il vano dell'uscio come

per impedire la vista alia madre.

FAVETTA.

Raccatta e bacia, ch6 VAngelo piange.

Fa tin <voto muto, il p/t> grande che puoi.

Chiama San Sisto, se <vedi la morte.

S'udranno i colpi delle sprimacciate. Verranno sul

vento, di men lungi, le grida dei mietitori.

,ORNELLA.

an Sisto, San Sisto,

lo spirito tristo

e la mala morte,

di giorno e di notte,

tu caccia da questa,

ttt caccia da noi;

tu strappa e calpesta

ogni occhio che nuoce.

Qui faccio la croce.

Mormorprdo lo scongiuro, ella raccattera rapida-

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Atto I. - Scena. IV 29

mente i due pezzi del pane, li premera Tun dopoTaltro su la bocca della cognata, poi li riporranel grembiale, col pollice vi fara il segno. E trarra

gli sposi a rised(5re, mentre la prima delle donnecon Tofferta frumentaria apparira nel vano della

porta soffermandosi dinanzi alia cintura tesa.

SCENA QUARTA.Le donne porteranno sul capo una canestra di

grano adorna di nastri variati e sul grano un panee fitto nel pane un fiore. Ornella e Favetta pren-deranno le estremita della banda vermiglia, cui

rimarran poggiati il bidente forbito e la conoc-

chia col pennecchio ;e le terranno in pugno a

precludere il passo.

TEODULA DI CINZIO.

Oh6, chi guarda. il ponte?

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30 LA FIGLIA DI IOPIO

FAVETTA E ORNELLA.

Amore e Ciecamore.

TEODULA.

10 passare lo <voglio.

FAVETTA.

Voter non e valore.

TEODULA.

Ho pvr p&ssato il monte,

ho par passato il piano.

ORNELLA.

La piena ha rotto il ponte,

11 fivme va lontano.

TEODULA.

Passami con la barca.

FAVETTA.

La barca mi fa acqua.

TEODULA.

77 do io stoppa e pece.

ORNELLA.

La barca ha sette fa.lle.

TEODULA.

Ti do sette tornesi.

Passami con le spalle.

FAVETTA.

No, no, non mi conviene.

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Atto I. - Scena. IV 31

E dell'acqva ho pavento.

TEODULA.

Passami con te schtene.

Ti do tin tart d'argento.

ORNELLA.%

E poco: otto baiocchi.

Non basta pel risioro.

TEODULA.

Suf nbdati i ginoccht.

Ti do un ducato d'oro.

La donna dara una moneta a Ornella, che la ri-

cevera nella palma sinistra, mentre le altre por-tatrici di canestre sopraggiunte si aduneranno sul

limitare. I due sposi resteranno seduti sui tre-

spoli aspettando in silenzio. Candia e Splendoreesciranno dalla stanza nuziale.

ORNELLA E FAVETTA.

Passate, Signoria,

con vostra compagnia.

Ornella riporra in seno il tributo e togliera la

conocchia. Favetta togliera il bidente, poggiandocontro gli stipiti i due emblemi rurali. Ornella

trarra verso di s6 la cintura che, agitata, ser-

peggera nell'aria come un vessilletto. Le donatrici

entreranno Tuna dopo Taltra, in fila, con le ca-

nestre sul capo.

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32 LA FIGLIA Dl IOR10

TEODULA DI CINZIO.

Pace a te, Candia delta Leonessa.

Pace at figlio di Lazaro di Roio.

Pace alia sposa che gli ha dato Cristo.

Ella deporra la sua canestra ai piedi della sposa ;

prendera un pugno di grano e lo spargera sul capo

di lei; ne prendera un altro pugno e lo spargera

sul capo del giovine.

\ftesta e la pace che vf manda il Cielo.

E che i capegli <oi si faccian bianchi

su I' istesso guanciale, in gran <vec-

chiezzal

E che tra <ooi non sia colpa e vendetta,

non sia menzogna, n& cruccio n& guasio,

di per di, sino all'ora del trapassol

La seguente ripetera la cerimonia; le altre re-

steranno in fila aspettando la lor volta, con le

canestre sul capo. L'ultima, la madre della sposa,

stara ancora presso la soglia, soffermata; e col

lembo del grembiale si asciughera le gocce del

sudore e del pianto. Crescera la sciarra dei mie-

titori e sembrera awicinarsi. Vi si mescera, or si

or no, il suono delle campane.

LA ClNERELLA.

Questa e la pace e questa e I'abondanza.

Scoppieranno d'improwiso grida di donna nel-

1'aia riarsa.

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Atto I. - Scena V 33

LA VOCE DELLA SCONOSCIUTA.

Aiuto, per Gesti Nostro Signorel

Gente di Dio, genie di Dio, satoatemi!

SCENA QUINTA.

In corsa, ansante di fatica e di spavento, coperta

di polvere e di pruni, simile alia preda di caccia

inseguita dalla muta, una donna col volto tutto

nascosto dall'ammantatura entrera per la porta

aperta e si ritrarra in un canto, dalla parte av-

versa a quella degli sposi, presso il focolare

inviolato.

LA SCONOSCIUTA.

ente di Dio, sal'vatemi veil

La, porta! Chiudete la. portal

Mettete le sprangfie! Son molti,

hanno tuiti la fzlce. Son pazzi,

son pazzi di sole e di vino,

di mala brama e di vituperio...

Mi <vogliono prendere, me

creature di Cristo, mesventurata che male non fed.

Passa<vo. Ero sola per via.

Allora le grida, gli insulti,

le zolle scagliate, la corsa...

Ah, son come cani furenti.

Mi <vogltono prendere. Strazio

faranno di me s<ventura.ta.

Mi cercano. Gente di Dio,

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34 LA F1GLIA Dl 10R10

sakoatemil La. porta., chiudete

la. portal Son pazzi. Entreranno.

Di qui mi strapperanno, dal <vostro

focolare (Dio non perdona),

dal focolare benedetto

(Dio ttttto perdona e non questo).

Sono un'anima, battezzata.

Aiuto, per Santo Giovanni,

per Maria del Sette Dolori,

per I'anima mia, per I'anima rostral

Ella stara sola presso il focolare. Tutte le altre

donne saranno adunate dalla parte awersa. Vienda

sara stretta al fianco della sua madre, e da presso

avra la sua matrina Teodula di Cinzio. Aligi

sara in piedi, fuori delh> stuolo donnesco; e gua-

tera senza batter ciglio, poggiato alia sua mazza.

Subitamente Ornella si precipitera alia porta, chiu-

dera le imposte, mettera la spranga. Un mormorio

inimichevole correra nel parentado.

h, dimmi come ti chiami,

ch'io possa lodare il tuo nome

quando me n'andro per la terra,

tu che alia, pieta. fosti la prima,

fa che sei la, pid giovanetta!

Affranta ella si lascera cadere su la pietra del fo-

colare; e, tutta curva in s6 medesima, con il viso

quasi tra le ginocchia, rompera in singhiozzi. Ma

le donne resteranno adunate, in guisa di greggia,

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Atto L - Scena V 35

diffident!. Sol tanto Ornella fara un passo verso

la sconosciuta.

ANNA DI BOVA, a bassa voce.

Chi & costei, Santa. Vergine?

MARIA CORA.

Or s'entra cost nelle case

delta, genie di Dio timorata.}

MONICA DELLA COGNA.

E tu, e taf Candia, che did?

LA ClNERELLA.

Or lascerai chiasa la porta?

ANNA DI BOVA.

All'ultima di taa figliuolanzaor passata e la signoria?

LA CATALANA DELLE TRE BISACCE.

Ti reca la mala Centura

la cagna randagia, per certo.

FELAVIA SESARA.

Ha.i fa <visto? Entrata e net puntoche la Cinerella spargewasit Vienda il pugno di grano,n& Aligi a<wto ha la sua parte.

Ornella fara un altro passo verso la dolente. I''a-

vetta escira dallo stuolo e la seguira.

M6NICA.

E noi? come siam noi qui rimase

con in capo le nostre canestre ?

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36 LA FIGLIA DI IORIO

MARIA CORA.

Gran malattgurio sarebbe

se ora ce le volessimo tdrre

del capo senza fare I'offerta.

MARIA DI GIAVE, stringendo la sposa.

\igliuola mia, San Luca ti guardi

e San Matteo con Sant'Antoninol

Cercati lo scapolare in seno,

digit fre a<ve e U6nilo forte.

Anche Splendore escira dallo stuolo e seguira le

sue sorelle. Le tre giovinette staranno in piedi da-

vanti alia sconosciuta che restera curva nell'am-

bascia.

ORNELLA.

\ffannata set, creatara.

Set piena di polvere, e tremi.

Non piangere ptti, ch set satoz.

Di sete ardi e be<vi it tuo pianto!

Vuot un sorso d'acqua e di <vino?

Ti wot rinfrescare la faccia?

Ella prendera un boccaletto, attingera 1'acqua dal-

1'orcio, versera il vino dalla fiasca, mescendoli.

FAVETTA.

et di questo paese? o di dove?

Veni<vi di motto lontano ?

E dove andavi, creatvra,

iu sola cost, per la terra?

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Atto 1. - Scena V 37

SPLENDORE.

orse hat qualche male, meschina!

Hat fa.Ho un <v6to di dolore.

Anda<vi forse all'Incoronata,

o a Santa Maria delta Potenza?

La Vergine ti faccia la. grazial

La donna sollevera a poco a poco la faccia na-

scosta ancora dall'ammantatura.

ORNELLA, offrendole il ristoro.

i, creatura di Cristo.

S'udra venire dall'aia uno scalpiccio di piedi scalzi,

e un vocio confuso. La straniera, ripresa dal ter-

rore, non berra ma posera il boccaletto su la

pietra del focolare. Balzera in piedi, e si rifugera

di nuovo nel canto, con gran tremito.

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38 LA FIGL1A DI IORIO

LA SCONOSCIUTA.

ccoli! Eccoli! Vengono. M'hanno

cercata. Mi <vogliono prendere.

Non parlatef non rispondete,

per misericordial Crederanno

la casa deserta, e se nfandranno

senza far male. Ma se odono

parlare, se <ooi rispondete,

se sanno per certo ch'entrata

sono, forzeranno la porta.

Son pazzi di sole e di vino,

cant furenti. E qui c'e un uomo;

ed essi son molti, e hanno tutti

la falce... Per misericordial

Per queste giovanette innocentil

Per voi, serve di Dio, donne sante!

IL CORO DEI MIETITORI davanti la porta.

La casa di Lazarol Certo

che qui e entrata la femmina.Hanno chiusa la portaf hanno chiusa.

Cercate per questi pagliai.

Cerca la nel fenile, Gonzefoo.

Ah I Ah I Nella casa di Lazaro,

nella gola del lupol Ah I Ah I Ah I

Candia della Leonessa.1

Cristianif ohef siete mortt?

Batteranno alia porta.

Candia della Leonessa.

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Atto I. - Scena. V 39

ricetto ta dai a. bagasce?Or ft sei data, a fornire

di mala carne ta stessa

it tuo vomo che se ne sazia?

Se c'e la femmina, aprite,

cristiani, e datela a noi

che la mettiam stt la bica.

Menatela fuori, menatela,

ch& la 'oogliamo conoscere.

Alia bical Alia, bical Alia bica!

Batteranno e schiamazzeranno. Aligi si movera, e

andra verso la porta.

LA SCONOSCIUTA, implorando soramessa.

to<vtne, gtovlne, abbi pietal

Abbi pietal Non aprire!

Non per me, non per me, ma per tutte,

che" non prenderanno me sola,

tmbestiati sono. Li senti

alle <voci? It demonio It tiene,

it demonio di mezzodi,

la contagione dell'afa.

E, se entrano, tu che farat?

Un gran furore agitera le donne del parentado, maelle si ratterranno.

LA CATALANA.

Or itedi a che siamo ridotte

noi gente di pace, per una

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40 LA FIGLIA DI IORIO

the si nasconde la. faccial

ANNA DI BOVA.

Aligi, apri la poria

per quanto ci passi costei.

Afferrala e cacciala fvori.

Pot richiudt e spranga. E laudato

sia Gesu Nostro Signore.

E sabato sia, per le streghe.

II pastore si volgera aU'ammantata, irresolute.

Ornella si frapporra e 1'arrestera; fara il segno

del silenzio, andra alia porta.

ORNELLA.

Chi e che batte alia porta?

IL CORO DEI MIETITORI.

Silenzio I Silenzio I Silenzio!

Di dentro qualcuno risponde.

Candia delta Leonessa,

set ta che rispondi? April April

Siamo i mietitori di Norca,

la compagnia di Cataldo.

ORNELLA.

Non sono Candia. Candia ha. faccenda.

Uscita e per tempo stamane

UNA VOCE.

E tu P tti allora chi z

ORNELLA.

lo sono di Lazarof Ornella.

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Atto I. - Seen* V 41

It mio padre e La.za.ro di Roto.

Ma. <ooi perche siete

UNA VOCE.

Aprif ch.6 vogliamo wedere.

ORNELLA.

\prire non posso. La. mia madrc

m'ha chiusa, e cot parentado

ttscita se n'e ; ch6 abbiamo

le sposalizie. II mio fratetto

Atigif it pastore, ha tolto mogtief

ha tolfo Vienda di Gia'oe.

UNA VOCE.

Non hai tit aperto a ttna femminafor & pocof che awva pattra?

ORNELLA.

A una femmina? Andate con pace,

mietitori di Norca. Cercaie

altrove. lo mi torno al telaiof

ch6 ogni mandata di spola

perduta non piti si racquista.

Dio <oi guardi dat fare pecc&to,

mietitori di Norca; e a. voi doni

la forza di mietere il campoinnanzi sera infino alia, proda,

a me poweretta di trarre

ta penerata dai licci.

D'improvviso, in alto, alia finestra inferriata, si

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42 LA FIGLIA DI IORIO

vedranno due mani villose afferrare le sbarre e la

faccia bestiale di un mietitore apparire.

IL MIETITORE, urlando.

\apoccio, la. femmina c'bi

E dentro, e dentro! La istta

ci <volea ga.bba.re, la. ztta.

La. femmina. c'e. Ecco, e la,

la. nel canto. La <vedo, la. <vedo.

E ci sono gli sposi, ci sono,

e it parentado c'e con le dbnora,

c'e la ra.una.nza del grano.

Uk, capoccio, qvante pollanchzl

IL CORO DEI MIETITORI.

Sz cfe la femmina,, aprite,

che <vi fa <oergogna tenerla.

Menaiela fuori, menatela,

ch6 le daremo la sapa.

Aprite, aprite, sit, e a not datela,

Datecela che la coogliamo.

Alia bical Alia bical Alia bical

Picchieranno e schiamazzeranno. Dentro, le donne

si agiteranno sbigottite. La sconosciuta restera

laggiii nell'ombra, sembrera che si sforzi di sep-

pellirsi nel muro.

IL CORO DELLE PARENTI.

Aiutaci, Vergine santal

Ci dai ttt questa eoigilia,

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Atto L - Seen* V 43

o Santo Giovanni Battistal

Questo danno ci dai, questo scorno

ci dai, Decollate, oggi in panto!

Candia, t'e fuggita la. mente?

Candia, che fai, die aspetti?

Diwenuta sei fttori di senno,

Ornetta, e le tue suore con teco?

Gia fit sempre mezzo pazziccia.

Ma datela dunque, ma datela

a. questa mala *azza inca.nita.1

IL MIETITORE, aggrappato alle sbarre.

ecoraio, pecoraio Aligi,

ti place alle tue sposalizie

tenerti la pecora marcia,

la pecoraccia scabbiosa?

Bada non t'infetti it tuo brancof

e a mdglieta non dia contagione.

Candia delta Leonessa,

sai tu chi ricetti in tua, casa

con la tua nuora novella?

La figlia di lorio, la figlia

del mago di Codra alle Fame,

bagascia di fratta e di bosco,

putta di fenile e di stabbio,

Mila., intendi?, $Iila_di Codra,

la s<vergognata che fece

da bandiera a tutte le biche.

Ogni compagnia la conosce.

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44 LA FIGLIA DI IORIO

Or & venata la. volta

dei mietitori di Norca.

Menatela fttori, menatela,

ch6 la, <vogliamo conoscere.

Aligi pallidissirao si avanzera verso la misera che

stara rannicchiata nell'ombra; e le strappera di

dosso 1'ammantatura scoprendole il volto.

MILA DI CODRA.

of no, non e <vero. Menzogna!

Menzognal Non gli credete,

non gli credete a quel cane,

E il maledetto stto vino

che gli fa regurgito in bocca.

Se Dio Vha vdito, in sangtte

nero glie lo converta e I'affoghi!

No, non e vero. E menzogna.

Le tre sorelle si copriranno gli orecchi con ambe

le palme quando il mietitore riprendera a dir vi-

tupero.

IL MIETITORE.

O svergognata, ti sanno

ti sanno le prode dei fossi.

Sotto di te mille volte

e brttciata la stoppia, magalda.Gli vomini t'hanno giocata

a colpi di falce e di forca.

Aspetta, aspetta, Candiaf il ttto ttomo;

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Atio I. - Seen*. V 45

e wedrai. Bendato ei ti torna,,

cerfo. Stamane, ml campo

di Mispa, La.za.ro ha, fatto lite

con Rainero dell'Orno,

per chi?

Or tienitela ttt nella casaf

fa che qui se la tro<vi il tuo uomo,

mettila a giacitura con lui.

Aligi, Vienda di Gia<ve,

datele, datele il vostro letto.

E vot del parentado, coma.ri,

versatele il grano in sul capo.

E noi torneremo co' suoni,

piii tardi, tornerem per la ftasca.

II mietitore lascera le sbarre e scomparira, sal-

tando a terra, tra lo schiamazzo della compagnia.

IL CORO DEI MIETITORl.

Dated la ftasca I E I'usanza.

La, fiasca, la ftasca e la femminat

Aligi stara con gli occhi fissi a terra, ancor te

nendo pel lembo Tamiliantatura ch'ei tolse.

MILA.

^nnocenza, innocenza di qtteste

giowanette, ttt udito non haif

I'iniquita udito non hai.

Ah dimmi che udito non hai,

almeno tu, Ornetta.. almeno

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46 LA FIGLIA DI IORIO

ttt che <voleeoi salvarmil

ANNA DI BOVA.

Non t'accostare, Ornellal Ti wuoi\

tu perdere? E figlia di mago,

fa. nocimento a. chiunque.

MILA.

S'accosta perch6 dietro me<oede piangere I'Angelo muto,

il Custode dett'anima mta.

Aligi si volgera subitamente verso di lei e la guar-

dera fiso.

MARIA CORA.

Ah sacrilegio, sacrilegiol

LA ClNERELLA.

Ha biastemato, ha biastemato

contro I'Angelo del Paradisol

FELAVIA.

Ti sconsacra il tao focolare,

Candia, se tu non la cacci.

ANNA DI BOVA.

Fuori, fuoril E tempo. Aligi,

afferrata e gettala ai cam.

LA CATALANA.

Ti conosco, Mils, di Codra.

Alle Fame t'han per flagello.

lo ben ti conosco. Sei tu.

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Atto I. - Scena V 47

set fa die facesti morire

Giovanni Camera e it figlittolo

di Panfilo dette Marane,

e Afttso togliesti di senno,

e desti it mat male a TilBra.

E di te mori anco it tuo padre,

che e in dannazione e ti dannal

MILA.

\he Dio abbia Vanima sttal

Che la raccolga Dio nella pace!

Ah, iu ora hat fatto blastema

contro Vanima del trapassato.

Che la tua parola ricada

sopra di te, davantl alia mortel

Candia sara seduta su una delle arche nuziali, ta-

citurna in gran tristezza. Si alzera, passera per

mezzo allo stuolo iracondo, e s'avanzera verso la

perseguitata, lentamente, senza ira.

IL CORO DEI MIETITORI.

Ohel Ohel Qztanto s'aspeita?

Avete -voi fatto consiglio?

pecoraio, pecoraio,

dunque te la wot tenere?

Candia, e se Lazaro torna?

Uscire non -vvole? Aprite,

aprite, che vi diamo una mano.

Dated intanto la fiasca.

La fiasca., la. fiasca I E 1'usa.nza.

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48 LA FIGLIA DI IORIO

Un altro mietitore s'aggrappera all' inferriata e

mostrera la faccia tra le sbarre.

IL MIETITORE.

\ila di Codra, escire t'e meglio,

ch6 oggi scampare non puoi.

Or ci mettiam qui sotto la, querce

a. giocarti con gli aliossi,

che ciascvn giochi la. sua volta.

Per te non faremo not life

come Lazaro con Rainero.

Non ft darem sangve ma caglio.

Perd, qaando rvltimo cat focca

giocafo abbia, se ttscita non sei,

e not sforzeremo la porta;

pot faremo le cose alia grande.

Or fientfi per aeoeoisaiaf

Candia della Leonessa.

Si ritrarra, saltando a terra. Lo schiamazzo si

plachera alquanto. S'udra, nei silenzii intermessi,

lo scampanio lontano delle pievi.

CANDIA.

reatura, io sono la madre

di queste fre gtovaneffe

e di questo giovane sposo.

Nella nostra casa eravamo

in pace, con la grazia di Dio,

a santificare le nozze.

Vedi le canestre del grano

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Atto I. - Scena. V 49

e it fiore ml pan benedettol

Entrata ta set d'improwisoa. darci tra<vaglio e corruccio.

La visita del parentado

ta I'hai rotta, e an tristo presagio

hat messo nel caore di iutti;

e mi piangon le viscere mie,

e mi piange Vanima dentro.

Pula e fatto il baono frumentol

E di venire a peggio si teme.

Or e necessity che ta <vada,

che ta <uada con Dio, che per certo

ti aiatera se ta ft confidi.

Creaturaf ogni male ha cagione.

Volonta ci fa di salvarti.

Or <vattene co' piedi taoi lesti,

perchd di not niano ti tocchi.

II figliaol mio t'apre la porta.

La vittima ascoltera con umilta, a capo chino,

tutta tremante e sbiancata. Aligi andra verso la

porta a origliare. Pel volto gli si manifestera la

grande ambascia.

MlLA.

\adre cristianaf la terra

to bacero sotto il tao passo.

E perddno ti chiedof perddno,

con Vanima mia nella palma.

della mia mano, per quests.

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50 LA FIGLIA DI IORIO

pens, che ti reco io sda.gura.ta. I

Ma. non io la, tua, casa cereal.

Cieca, cieca io era. di spzvento.

Su la. via, dello scampo condotta

fui dal Signore che wede,

perche" presso it tuo focolzrc

io persegttitata trovassi

la. pieta, che santifica it giorno.

Abbi pleia., ma.dre cristiana.,

a.bbi pieta.} e per ogni granello

del frumento che e in quette canestre

Dio te ne renders, pib di mitte.

LA CATALANA, a bassa voce.

on 1'ascoHa.re! Chi I'ascolta.*.

si perde. E la. falsa, nemica..

Io so che it suo padre, per farle

dolce la <voce, le da<va

la radica delta sterldndia.

ANNA DI BOVA.

Non <oedi come Aligi la guata}

MARIA CORA.

Bada I Bada che non gli s'appicchi

la mala febbre, Dio liberil

FELAVIA.

Udito non hat il mietitore,

quel che diceva di Laxaro?

M6NICA.

Resteremo noi fino a <oespro

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Afto I. - Scena V 51

con queste canestre sul capo*

Ora getto in terra, la. mia.

Candia stara intenta al suo figliuolo. Subitamente

paura e sdegno 1'assaliranno. Ed ella gridera forte.

CANDIA.

Vattene, vattene, figlia

di mago. Vattene at cant.

Nella mia casa to non ti vogtto.

Aligi, Aligi, apri la portal

MlLA.

adre di Ornella, madre d'amore,

Dio tutto perdona, e non questo.

Se mi calpesti, Dio ti perdona.

Se mi strappi gli occhi e la lingva,

se le mani mi tagli, che credi

malvage, Dio ti perdona.

Se mi soffochi, Dio ti perdona.

Se mi stronchi, e Dio ti perdona.

Ma se ora (ascolta, ascolta

la campana che suona per Santo

Giovanni) se ora tu prendi

questa povera carne di doglia

che fu battezzaia in Gesb,

la p*endi e la getti su Vaia,

sotto gli occhi delle tue figlie

immacolate, la prendi

e la getti su Vaia allo strazio,

alia mala brama degli uomini

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52 LA FIGLIA DI IORIO

la dai, all'immondizia e alia, rabbia,

o madre di Ornella, madre

d'innocenza, se ta qvesto fat,

se fat questo, Dio ti condanna.

LA CATALANA.

No, non ha avuto il battesimo.

II stto padre non fit seppellito

in campo santo; ma sotto

an mucchio di selti. L'attesto.

MILA.

// demonto & dietro di ie, donna,

e hai la bocca nera di frode.

LA CATALANA.

Candia, la senti, la senti?

Anche c'ingiurial Fra poco

ti caccera dalla casa,

e t'accadra senza fallo

quel che il mietitore ti disse.

ANNA DI BOVA.

Su, Aligif trascinala fttoril

MARIA CORA.

Non coedi, Vienda, non <vedi

la tua sposa che par che si muoia?

LA ClNERELLA.

Che ttomo set tu? T'e fuggita

dalle ttte ossa la forza,

e nella tua bocca la lingua

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Afto 1. - Scena V 53

seccata s'e, che non fiati?

FELAVIA.

Svanito ttt sembri. Smarristi

stt la montagna il ttto sentimento,

e il ttio senno gib pel trattitro?

M6NICA.

Non <uedi che ancdra non lascia

il fazzttolo, da pot che Vha tolto?

Appiccato gli s'& alle dita.

LA CATALANA.

Di-venttto ti e meniecatto

il ttto figlio, Candia, Dio t'aiutil

CANDIA.

Migit Aligi, non odi?

Che fai? Dove sei? Faor di mente?

Che nasce neiranima tua?

Ella gli togliera dalla mano il panno e lo get-

tera a terra, verso la sbandita.

\prir6 io la porta; e iu fa

chfella esca, ttt spingila fuori...

Aligif a ie parlo, m'intendi?

Ah, dormito tu hai <veramente

settecent'anni, settecent'anni ;

e non hai conoscenza di noil

Donne, piace a Dio di disfarmi.

Io mi credea che in questi due giorni

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54 LA FIGL1A DI IORIO

piacesse a Dio darmi una posa,

tanto che inghiottir mi potessi

meno amara almen la saliva.

Figlie, prendetemi nell'arca

la manteltetta mia nera

e copriiemi il capo, ch'io faccia

lamento nell'anima mia.

II figlio scotera il capo. Un misto di demenza e

di sgomento gli sconvolgera la faccia rigata dal

sudore. Parlera come chi delira.

ALIGI.

che volete da me, madre?

lo pur dissi: " Ponete

contro la soglia I'aratro,

il carro, i buoi, le pietre, le zolle,

la montagna con tutta la neve...,,

lo che vi dissi? voi che diceste?

Ecco, si, la croce di cera

benedetta il di dell'Ascensa,

I'acqua santa nei cardini. Madre,

che volete ch'io faccia ? Era notte

era prima dell'alba, era notte,

quando per venire si mosse.

Profondo, profondo era H sonno,

o madre. Perb non m'avevate

voi messo papavero nel vino.

E fallito e quel sogno di Cristo.

lo so qvesta cosa onde viene;

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Atio 1. - Seen*. V 55

ma. ratterrd la. mia bocca.

Femmine, che <volete da, me?ch'io I'afferri per i capegli?

ch'io la, trascini stt Vaia?

ch'io la, getti ai cant affa.ma.ti?

Bene, si, to faro. Faro questo.

Quando egli si avanzera verso Mila di Codra, ella

si rifugera presso il focolare.

MILA.

on mi toccare! Peccato fat

contro la legge del focolare,

ttt fat peccato grande mortale

contro il ttto sangue, contro la legge

della tva gente, de' <oecchi tuoi.

10 sa la pietra del focolare

11 <vino verso che mi fa dato

da una sorella della tua carne.

Se tu mi tocchi, se tu m'offendi,

tutti i tuoi morti nella tua terra,

quegli degli anni dimentlcati,

i pfo lontani, i p& lontani,

settanta braccia sotto la zolla,

avranno orrore di te in eterno.

Preso il boccale, ella versera il vino su la pietra

inviolabile. Le donne allora getteranno alte strida.

IL CORO DELLE PARENTI.

Ahi, che ha magato il caminol

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56 LA FIGLIA DI IOR10

Ha. messo mistura nel vino,

lfho vista, Vho vista, in an lampo.

Prendila, prendila, Aligi,

e toglila di sit la. pietra.

Acciaffala per i capegli.

Aligi, non avere paura

che I'iscongiuramenio non vale.

Di la, toglila. e spezza il bjccalc,

fa spezzalo contro an alare.

Spicca la catena e mettigliela

al collo e girala tre volte.

Ha magato, ha magato il caminol

Ahi, ahi, che la casa da crollol'

Ahi, qaanto pianio qui sara piantol

CORO DEI MIETITORI.

Oh, oh, attaccate riotta?

Not siarn qui, siam qui che s'aspetta*

L'abbiamo giocata e siam pronti.

Pecoraio, me"nala fuori!

Su, su, che sfondiamo la, porta.

Picchieranno e schiamazzeranno.

ANNA DI BOVA.

Ecco, ecco, prendete pazienza

anche an pocof baoni aomini. Aligi

la tira. Mo mo <voi l'a<vete.

Forsennato il pastore prendera per un de* polsi

la vittima che si divincolera gridando.

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Atio 1. - Scena V 57

MlLA.

of no, no I Ti danni, ti dannL

Piuttosto ttt schia.ccia.mi il capo,

ttt battimi il capo alia spranga,

pot gettami morta di fuori.

No, no! Sa te il castigo di Dio!

Ti nasceranno le serpi

dal centre della ttta donna.

Non dormirai, non dormirai

pid mat; non a<vrai piu riposo;

i cigli ti sanguineranno.

Ormlla, Ornella, difendimi

tu, aiutami tul Abbi ancora

pieta! Sorelle in Cristo, aiutatemi!

Ella si svincolera dalla stretta, e fuggira verso

le tre sorelle che le faranno riparo. Cieco di fu-

rore e d'orrore, Aligi levera la sua mazza sul capo

di lei per colpirla. Subitamente le giovanette rom-

peranno in gran pianto. Egli s'arrestera, al suono

del pianto; lascera cadere a terra la mazza; si

gittera ginocchioni, a braccia aperte.

ALIGI.

erc& di Dio! Fatemi perdonanza!

L'Angelo muto ho<visto, che piangeva;

che lacnma<va come voi, sorelle,

che lacrimawa e mi guarda<va fiso.

Lo <vedro fino all'ora del trapasso

e anc6ra lo <vedr6 nell'altra <vita.

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58 LA FIGL1A DI IOR10

lo ho peccafo confro il focolare,

contro i miei morti e confro la mia terra

che pid non mi <vorra tenere seco,

che non <vorra sepolio il corpo mio.

Sorelle, per lavarmi del peccato,

nella cenere sette e sette giorni

tante croci faro con la mia lingua

quante sono le lacrime <versate

dagli occhi <vostri, e VAngelo le conti

e il nmero mi metta nel mio caore.

Voglio cost pigliare perdonanzada<vanti a Dio, sorelle; e <voi pregate,

pregate per Aligi fratel vostro

che alia montagna de<ve ritornare.

E quella che patt I'onta e I'ambascia

consolatela <voi. Datele a bere,

toglietele la potoere, con Vacquae con I'aceio i suoi poveri piedi

conforiate, che forse le dorranno.

To non volea recarle onta, ma tratto

fui dalle <voct; e chi mi trasse al male

gran dolore n'a^vra per i suoi giorni.

Mila di Codra, mia sorella in Cristot

donami perdonanza dell'offesa.

Qttesti fioretti di Santo Giovanni

io tolgo dalla mazza del pastore

e te li metto qui davanti at piedi.

Io non ti guardo, ch6 me ne vergogno.

Dietro di te sta. VAngelo dolente.

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Atio 2. - Scena V 59

Ma questa ma.no trista che t'offese,

col tizzo brucerb qttesta mia mano.

Trascinandosi su i ginocchi andra verso il foco-

lare e, stando carpone, cerchera un tizzo ancora

acceso, lo prendera con la manca, ne porra la

punta nel cavo della destra mano.

MILA.

T'e perdonatol No, non ti bruciarel

Da me t'e perdonato, e Dio riceva

il pentimento. L&vati dal faoco!

Uno solo e il Signore del castigo;

e quello che ti diede la tua mano

per guidar le tue pecore net paschi.

E come pascerai ttt la tua mandra

se la tua mano ti s'inferma, Aligi?

Da me t'e perdonato in vmilta*

E del tuo nome to mi ricorderd

a mezzodi, ma pure mane e sera

quando pasturerai su la montagna*

IL CORO DEI MIETITORI.

Ehi la, ehi la, che & questo?

Cost ci *volete gabbare?

E not wi sfondiamo la porta,

5a, su, pigliamo la travel

Su, su, quel timone d'aratrol

Pecoraio, tu non ci gabbi.

Su, su, quel pezzo di macina,

rotta e gettiamola a sfasciol

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60 LA FIGLIA Dl IORIO

pecoraio Aligi, rispondil

Una, due ire volte, e pot giul

S'udra il grido roco ond'essi accompagneranno lo

sforzo dell'alzare il peso.

ALIGI.

Per te, per me, per tutta la. mia gente

to mi faccio la, croce. E cost sia.

Si alzera, andra verso la porta, e chiamera.

Mietiiori di Norca, apro la porta.

Risponderanno gli uomini con un clamore con-

corde. II suono delle campane continuera sul vento.

Aligi togliera la spranga ;si segnera in silenzio

;

poi spicchera dal muro la croce di cera, la bacera.

Serve dt Dio, segnate<vi e pregate.

Tutte le donne si segneranno e s'inginocchieranno,

mormorando la litania.

IL CORO DELLE PARENTI.

yrie eteison.

Christe eleison.

Kyrie eleison.

Christe audi nos.

Christe exaudi nos...

II pastore deporra la croce di cera su la soglia,

tra la conocchia e il bidente; poi spalanchera la

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Atio I. - Scena V 61

porta. Si vedra nel vano divampare il sole ter-

ribile su i mietitori vestiti di lino.

ALIGI.

ristiani di Dio, qvesta e la croce

benedetta nel giorno dell''Ascensa.

Posta rho su la. soglia delta porta

perche1

'vi guardi dal fare peccato

contro la poverella di Crest)

ch'ebbe rifugio in questo focolare.

I mietitori ammutoliti si scopriranno il capo.

o ho <vedufo dietro le sue spalle

VAngelo muto che la custodisce.

Con questi occhi che debbono morire,

piangere to Vho <veduto, in ferma fede,

cristiani di Dio. Per cib I'attesto.

Tornate al campo a mietere il frumento.

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62 LA FIGLIA DI IORIO

Non fate mate a chi non fece male.

E che il fatso nemico non v'tngannt

con i suoi beveraggi un'altra voltal

Mietitori di Norca, il del v'aiuti

e <vi cresca alia tnano le mannelle.

E San Giofvan Battista Decollate

<vi mostri il capo suo net Sol lewante,

se questa notte andate sv la Plata.

E non <vogliaie male a me pastore,

a me Aligi povero di Cristo.

Le donne sempre Jnginocchiate seguiranno som

messamente la litania. Candia dira la invocazione

1'altre risponderanno.

CANDIA E IL CORO DELLE PARENTI.

Mater purissima, ora pro nobis.

Mater castissima, ora pro nobis.

Mater inviolata, ora pro nobis...

I mietitori si chineranno, allungheranno la mano

a toccare la croce, porteranno la mano alle lab-

bra; e s'allontaneranno silenziosi per la campagnaardente. Poggiato allo stipite, prono, il pastore

li seguira con lo sguardo. Nel silenzio s'udranno

voci giungere dal sentiero.

UNA VOCE.

Lazaro di Roio, torna indietrol

UN'ALTRA VOCE.

Lazaro, non andare, non andarel

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Atto I. - Scena V 63

II pastore sussultera. Sollevatosi, facendosi schermo

delle mani, guatera per la luce del mezzodi.

CANDIA E IL CORO DELLE PARENTI.

Virgo eoeneranda, ora pro nobis.

Virgo predicanda. ora pro nobis.

Virgo potens, ora pro nobis...

ALIGI.

Padre, padre, che hai? Perche bendato

sei? Ttt sangttini, padre. Sit, parlate,

ttomini di Diol Chi to fen?

Lazaro di Roio si presentera davanti alia porta,

col capo bendato, sostenuto alle ascelle da due

uomini vestiti di lino come i mietitori. Candia

interrompera la litania con un grido e balzera in

piedi, guatando.

Padre, aspetta. La croce e sit la sogiia..

Non puoi passare senza inginocchiarti.

Se it sangue e ingittsto, tit non puoi passare.

1 due uomini sosterranno il ferito barcollante, che

pieghera i ginocchi.

CANDIA.

figlie, figlie, era wero, era <verol

Piangiamo, figlie. II lutto e sopra not.

Le figlie abbracceranno la mad re. Le donne del

parentado poseranno a terra le canestre, prima di

rialzarsi. Mila di Codra raccogliera il suo panno;

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64 LA FIGLIA DI IORIO

e, stando ancora prostrata, se 1'awolgera intorno

al capo per nascondersi la faccia. Poi, quasi stri-

sciando sul terreno, andra verso la porta, presso

Jo stipite opposto a quello ove sara il pastore.

Muta e rapida si drizzera in piedi addossandosi

al muro. Quivi, immobile e coperta, aspettera il

momento per dileguarsi.

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i vedra una caverna raontana, in parte ri-

vestita di assi, di stipa, di paglia, larga-

mente aperta verso un sentiere petroso

Si discopriranno per 1'ampia bocca i pascoli verdi,

i gioghi nevati, le nuvole erranti. Vi saranno gia-

cigli di pelli pecorine, deschetti di rozzo legname,

bisacce, otri vuoti e pieni, un panconcello per la-

vorar di tornio e d'intaglio, con suvvi 1'asce, il

pialletto lunato, il coltello a petto, la lima, il ta-

gliolo, altri strumenti, e da presso le cose lavorate :

conocchie, fusa, mestole, cucchiai, mortal, pestelli,

cennamelle, siifoli, candellieri; un ceppo di noce

che in basso apparira anc6ra informe nella sua

corteccia e in alto portera di tutto tondo la figura

di un angelo appena digrossata fino alia cintola

dallo scalpello ma gia con le ali quasi rifinite. Una

lampanetta di olio d'oliva ardera dinanzi all'ima-

gine di Nostra Donna, in una incavatura della rupe

come in una nicchia. Una cornamusa pendera quivi

accanto. S'udranno i campani delle mandre nel

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68 LA FIGLIA DI IORIO

silenzio della montagna, declinando il giorno, poco

dopo 1'equinozio autunnale.

SCENA PR1MA.

MALDE, il cavatesori, e ANNA ONNA, la vecchia

dell'erbe, dormiranno su le pelli di pecora, stesi

nei loro cenci. COSMA, il santo, vestito d'una me-

lote, anche dormira, ma accosciato, con le braccia

intorno ai ginocchi e su i ginocchi il mento. ALIGI

sara seduto sopra un deschetto, intento a inta-

gliare con suoi ferri il ceppo di noce. MILA DI

CODRA sara seduta di contro a lui e lo guardera.

MIIA.

a stie mutolo il patrono

ch'era di ceppo di noce,

sordo fue il legno santo,

Sant'Onofrio non rispose.

E disse allora la terza

(miserere di noif SignoreU

e disse allora la bella:

" Ecco pronto lo mio caore.

Se <ouol sangae a medicina,

prendetelo dal a/or mio;

m.3. di questo ei non s'aweda,ma di questo ei non s'addia.,,

Subito il legno getta un ramo,

getta un ramo dalla bocca,

getta un ramo per ogni dito.

Sant'Onofrio e rinverditol

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Atto II. - Scena I 69

Ella si chinera a raccattare le schegge e i trii-

cioli intorno al ceppo lavorato.

Aura.

Milaf e qttesto anche & ttn ceppo di noce.

Rinverdira, Mila, rinverdira?

MILA, china a terra.

" Se <vuol sangue a medicina,

prendetelo dal cttor mio...

ALIGI.

Rinverdira., Mila, rinwerdira.?

MILA.

"Ma. di questo ei non s'awveda,

ma di questo ei non s'addia.,,

ALIGI.

ila, Mila, il miracolo ci assolvat

UAngelo muto ci protegga ancora,

ch.6 per lui non m'adopro cofmiei ferri

ma si m'adopro con lfanima in mano.

E to che cerchi, la? che hai perduto?

MILA.

\o raduno le schegge; e le arderemo,

e vn granello d'incenso con ognuna.

Affretta, Aligi, ch6 il tempo sen wene.

La Ittna di settembre e menomante

e i pastori cominciano a partite:

chi verso Puglia <va, chi verso Roma.E dove I'amor mio fara viaggio?

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70 LA FIGLIA DI IORIO

D&v'ei fara viaggio gli sien prata

dinanzi e fonti d'acque, e non sia vento,

e di me gli sowenga quando annotta!

ALIGI.

Roma fara viaggio Aligi,

andra dove si <va per tutte stradef

con la sua mandra verso Roma grands,

a. pigIfar perdonanza dal Vicario,

dal Vicario di Cristo Signor Nostro,

perch4 quegli e it Pastors dei Pastori.

Non in terra di Puglia andra uguanno:ma a Nostra Donna della Schiavonia

ei mandera per man d'Alai dtAeoerna

questi due candellieri di cipresso

con due ceri mezzani in compagniaf

che di lui peccatore non si scordi

Nostra Donna che guarda la marina.

Pot quest'Angelo, come sia finito,

ei lo cariche;-a sopra una mala

e passo passo ei se lo portera.

MILA.

ffretta, affretta, ch6 il tempo sen <viene.

Dalla cintola in giu I'Angelo e preso

ancor net ceppo, i piedi ancor legati

ha, net noccht, e le mani senza ditaf

e gli occhi si pareggian con la fronie.

Indugiato ti set a fargli Vale

penna per pennaf ma votar non pud.

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Atto II. - Scena I 71

ALIGI.

M'aiutera Gostanzo il dipintore,

Gostanzo di Bisegna il dtpintore

che lavora d'istorie per le carra.

Accordato to mi sono gia con lui

ed ei mi mettera colori finif

e forse alia Badia m'avrd dai fratf

per un agnello un poco dforo in foglio

da mettere nell'ale e alia gorgiera.

MlLA.

ffretta, affretta, ch il tempo sen viene

e gia la notte e piu lunga del giorno,

e su dalla pianura monta Vombra

all'improwiso quando non s'attende,

si chz I'occhio non guida piu la manoe al ferro cieco non soccorre I'arte.

Cosma si agitera nel sonno e si lamentera. Si udra

giungere di lontano la cantilena sacra dei pelle-

grinaggi.

Cosma si sogna. E chi sa che si sogna!Odi odi il canto delta compagniache warca la montagna per andare

forse a Santa Maria della Potenza,

Aligif -verso la tva terra, verso

la tua casa do^u'e la madre tuat

e forse passera poco discosto,

e la madre I'udra, I'udra Ornella

forse, e diranno: "Questi pellegrini

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72 LA FIGLIA DI IORIO

scesero dagli stazzi dei pastori

e alcun saluto non ci fu mandatol

Aligi sara curvo a digrossar con 1'asce il basso

del ceppo. Dato un colpo, abbandonera il ferro

nel legname; e si sollevera ansiosamente.

ALIGI.

Ah, perche tocchi dove il cttore dole}

Mila, corro e li gittngo svl cammino

e fo priego al crocifero che porti

Vimbasciata... Ma come gli dirb}

MILA.

\li dirai: "'Buon crocifero, ti priego,

se passi pel <vallone di San Biagio,

per la contrada detta l'Acquano<va,

domanda detta casa d'vna donna

chiamata Candia detta Leonessa

e fa sosia, ch certo atorai da lei

tin boccaletto per ristoro e forse

piu altro a*orai, fa sosta e dille: - // figlio

Aligi ti salttta, e le sorette

con te anche, e Vienda anche, la sposa,

e ti promette che discendera

per essere da te ribenedetto

in pace, prima detta dipartita,

e t'assicura chfei fa liberato

d'ogni male e periglio, liberato

detta falsa nemica ultimamente,

e non sara mat pti cagione d'ira

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Aiio II. - Scena I 73

e non sara mat piu cagion di pianio

alia madre, alia sposa, alle sorelle.,,

AUGI.

ila, Mila, qual <vento ti combatte

I'anima e ie la <volge} Un vento sbbito,

tin vento di paura. E ti si spegnela <voce in bocca e it sangue se ne <ua

dalla tua faccia... Perche <vuoi ch'io mandi

messaggio di menzogna alia mia madre}

MILA.

n verita, in <verita ti parlo,

o fratel mio, caro delta so-ella,

quant'e <vero che non commisi fallocon te ma stetti accesa come tin cero

dinanzi alia tua fede e fui lucente

d f

amore immacolato al tuo cospetto.

In <verita, in <verita ti parloe dico: Va, <va, corri sul camminoe cerca del crocifero che porti

il saluto di pace att'Acqua.no<va.

Venuta, & Vora delta dipartita

per la figlia di lorio. E cost sia.

ALIGI.

Per certo hai tu mangiato miel setoaggioche ti tttrba la mentel E do<ve andrai?

MILA.

Andrd d.yve si <va per tatte sirade.

10

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74 LA FIGLIA DI IORIO

ALIGI.

i, <verrai meco, dunque, verrai mecol

Assai tango e il cammino. Ma te anche

to metterb sa la mia mala. E andremo

con la speranza, verso Roma grande.

MiLA.

Cowvien ch'io <vada dall'opposta parte

co' pie miei lesti e senza la speranza.

ALIGI, volto alia vecchia che dorme.

Anna Onnaf sa, swe'gliati, sa, le^vaH,

e <vammi in cerca d'elleboro nero,

che il senno renda a questa creatura.1

MILA.

Non t'adirare, Aligi. E se t'adiri

anche ta contro a me, come vivrb

to fino a sera ? Sotto il tuo calcagno

il mio cuore non lo raccoglierb.

ALIGI.

Nella mia casa non ritornerb

se non con te, con te, figlia di lorio,

Mila di Codra, mia per sacramento.

Mil A.

\ligi, e passerb la soglia stessa

owe fa posta la croce di cera?

E an aomo eo'appari, che sanguinafua;

e disse allora il figlio di quell''aomo:" Se il sangue e ingiasto, ta non paoi passare.,,

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Atto II. - Scena II 75

Era. di mezzodi, nella <vigilia

di San Giovanni. Era la mietitura.

Pace ha la falce appesa alia parete,

il grano si riposa nei granai,

mentre il dolore seminato s'alza.

Cosma si agitera nel sonno gemendo.

ALIGI.

Ma sat tu chi ti condurra per mano?

COSMA, gridando.

Non lo scioglierel No, no, non lo scioglierel

SCENA SECONDA.

II santo aprira le braccia sollevando il volto di

su i ginocchi.

MILA.

Cosma, Cosma, die sogni? Di' : che sogni?

Cosma si svegliera e si levera.

ALIGI.

Che hat veduto? Di' : che hat vedvto?

COSMA.

paventi si son eooHi contro a me.

lo ho veduto... Ma non debbo dire.

Ogni sogno, che <vien da Dio, purgato

sara col fttoco prima d'esser detio.

lo ho <veduto, e certo parlerb.

Ma ch'io non usi indegnamente il Nome

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76 LA FIGLTA DI IORIO

dett'Iddio mio per giudicare, quando

la caligine & ancora sopra a me,

ALIGI.

Cosma, hi set santo. Per molt'anni

ti set lavato con acque di neve.

Con Vacque che traboccano dai monti

dissetato ti set davanti at Cielo.

Oggi dormito hai nella mia caverna,

sul vello delta pecora mondaio

col solfo perche I'Incubo si fugga.

Net tuo sonno hai <veduio vision'.

Lo sgttardo del Signore e sopra a te.

Soccorrimi del tuo intendimento.

Or to ti parlerb, e ta rispondimi.

COSMA.

Imparata non ho la sapienza,

giovine, e non ho pur I'

intendimento

che ha il sasso nel cammino del pastore.

ALIGI.

Cosma, uomo di Dio, stammi a sentire.

To ti priego per I'Angelo che e chiuso

in quel ceppo e non ha orecchi e ode!

COSMA.

Parla parole diritte, pastore;

e la tva confidanza non in me

poni ma nella santa verita.

Malde e Anna Onna si desteranno e si leveranno

sul cubito ad ascoltare.

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Aito II. - Scena II 77

osma, qaesta e la. santa <verita.

Dal plan di Puglia mi tomai a monte

con la mia mandra il di del Corpusdo-

mini.

Com'ebbf preso luogo d'addiacciare,

scesi alia casa per i miei tre giorni.

E tro<vo nella casa la mia madre

che mi dice: "Figliuolo, voglto darti

donna.,, lo le dico: "Madre, guardo sempre

il ttto comandamento.,, Ella mi dice:

"Bene, e questa la tua donna.,, Si fanno

le sposalizie. II parentado <viene

e m f

accompagna la sposa alia porta.

lo era come tin ttomo alValtra riva

d'una fiumana, che <vede le cose

di la dalVacqua e tra mezzo passare

<vede I'acqua, che passa eternamente.

Cosma, fu la domenica. Be<vuio

to non arvea papaitero nel i>tno.

Tutta-via perchd mat st grande sonno

mi <venne sopra il cttore ismemorato?

10 credo che dormii settecent'anni.

11 lunedl ci alzammo a ora tarda.

E la mia madre ruppe il suo panello

sal capo della -vergtne che pianse.

lo non I'awea gia tocca. E il parentado

<venne con le canestre del frumento.

Ma to muto mi stava in gran tristezza

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78 LA FIGLIA DI IORIO

come fossi nell'ombra delta, morte.

Ed ecco df

improeveuiso entrare quivi

tutta tremante questa creatura.

I mietitori la. perseguitavano,

canil, che la toolecvano conoscere.

Ed ella d prega<va la salvezza.

E niuno di not, Cosma, si mosse.

Sola la mia piu piccola sorella

corre e s'ardisce chittdere la porta.

Ed ecco che la porta da quei cant

e percossa con ogni wtupero.E s'apre contro questa creatura

bocca di frode con parole d'odio.

E il parentado <uuol gittarla al branco.

Ed ella trista presso il focolare

chiede pieta, che non ne faccian strazio.

Ma io stesso I'afferro e la trascino,

per odio e frode: e trascinar mi sembra

il mio cvore di qvando era fanciullo.

Ed ella gridaf ed io sopra di lei

te<vo la mazza. E le sorelle piangono.

Ed ecco, dietro a leit Cosma, con queste

pttpille <oedo I'Angelo che piangel

Lo wedo, o santol L'Angelo mi guardae piangef e tace. Io cado ginocchioni.

Perddno chiedo. E, per punire questa

mia mano, prendo di sul focolare

un tizzo ardente. "No, non ti bruciarelff

grida la creatura. E poi mi dice...

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Atio II. - Scena II 79

Cosma,, o santo, con acque di neve

tu ti set ba.ttezza.to alba per alba;

e tu, <vecchia, conosci tutte I'erbe

che sanano la carne cristiana,

sai la <virtii di tutte le radici;

e tu, Malde, con quella tua forcina

tu saper puoi dove i tesori sien

nascosti a pie del morti che son morti

or e cent'anni, or e mill'anni, e vero?:

e profonda, profonda e la montagna.Or io <vi chiederb: <voi che sentite

<venir le cose di tanto lontano,

quella <voce di qual mai lontananza

<venne e parlb perch I'udisse Aligi?

Rispondetemi <voil Ella mi disse:

"E come pascerai tu la tua mandra

se la tua mano ti s'inferma, Aligil ,,

E con questa parola ella mi colse

I'anima mia di dentro le mie ossa

cost, come tu, <vecchia, cogli an semplicel

Mila piangera silenziosamente.

ANNA ONNA.

V'e un'erba rossa che si chiama Glaspi

e un'altra bianca che si chiama Egusa,

e Vuna e lfaltra crescono distanti;

ma le radiche loro si ritrovano

sotto la terra cieca e la s'annodano,

tanto sottili che neppur le scopre

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80 LA FIGLIA DI IORIO

Santa. Lucia.. Diverse hanno la foglia

ma fan I'istesso fiore, ogni sett'anni.

E questo e anche scritto mile carte.

Cosma sa le potenze del Signore.

AIIGI.

scolta, Cosma. II sonno d'oblianza

m'era stato mandate al capezzale,

da chi? La mano innocente a<uea chiuso

la porta di salute: e m'era apparso

I'Angelo del consiglio; e ttna parola

di labbra s'era fatto pegno eterno.

Qual'era dunque la mia donna, innanzi

al buon frumento, al pane mondo e al fiore?

COSMA.

astore Aligi, la stadera giusta

e le. gittste bilance son di Dio.

Tutta'via prendi pure intendimento

da Colui che t'ha fatta sicurta;

prendi pegno da lui per la. straniera.

Ma quella che non fa tocca, dov'e?

ALIGI.

i partii per lo stazzo dopo <vespro,

la <vigilia di San Giovanni. All*alba

to mi trovai di sopra a Capracintae stetti ad aspettare il sole. E vidi

dentro dal cerchio sanguinare il capo

del Decollato. Poi <vennt allo stazzof

ripresi a pasturare e a dolorare.

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Atto II. - Scena II

E mi parea die mi durasse it sonno

e la mandra brucasse la. mia <vita.

Allora it cuore mio chi to pesd?

Cosma, <vidi prima Vombra e pot

la persona, la, sal limitare.

Era il giorno di Santo Teobaldo.

Sta<va seduta questa creatura

sopra la pietra; e non pote" le<varsi

ch i piedi eran piagati. Disse: "Aligi,

mi riconosd?,, lo dissi: "Ttt set Mila., f

E non parlammo pib, ch6 pib non fummodue. N6 quel giorno ci contaminammo

n dopo mat. Lo dico in <verita.

COSMA.

astore Aligi, fa hai certo accesa

una. lampana, pia nella tua notte

ma ta Vhai posta in luogo di quel ter-

mmeantico che inalzarono i tuoi padri.

Ttt rimosso hai quel termine sacrato.

E se questa tua lampana si spegne?II consiglio nel cuor delVuomo e un'acqua

profonda; e Vuomo pio I'attigmra..

ALIGI.

10 prego Iddio che ponga sopra. a. noi

11 suggello del sacramento eterno!

Vedi che faccio? Con ranima in manolaworo questo legno, a. simiglianza

11

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82 LA FIGLIA Dl 10RIO

dell'Angela apparito. Incominciai

net giorno delV'Assunta, pel Rosario

lo <oo' compire. Or ecco it mio disegno.

Caterd con la. mandra <verso Roma;e portero quest*Angelo con meco

sopra una mula. Andro dal Santo Padre

net nome di San Pietro Celestino

che sal Morrone fece penitenza,

me n'andrd dal Pastore dei pastori

con questo vdto a chiedere dispensa,

perche" colei che non fu tocca torni

alia sua madre, sciolta dal legame,

ed alia mia conduca to la straniera

che sa piingere senza farsi udire.

Ora domando al tuo conoscimento,

Cosmat la grazia mi sara concessa?

COSMA.

,utte le *oie dell'uomo sembran dritte

all'uomo; ma il Signore pesa I cuorl.

Alte mura, alte mttra ha la Citta,

e gran porte di ferro, e intorno intorno

gran sepolture dove cresce I'erba.

L'agnello tuo non bruchi di quett'erba,

pastore Aligi. Interroga la madre...

UNA VOCE, di fuori gridando.

Cosmaf Cosmal Se sei la. dentrof escil

COSMA.

Chi m'ha chiamato? Avete udito voce?

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Atio IL - Scena. HI 83

LA VOCE.

Esci, Cosma, pel sangite di Gesul

cristianif fatevi la. croce.

COSMA.

Eccomi. Chi ml chiama? Chi mi vuote?

SCENA TERZA.

Appariranno alia bocca della caverna due pastori

vestiti di pelli, tenendo fermo tra loro un giovi-

netto magro e verdastro come una locusta, che

avra le braccia constrette contro i fianchi da piu

giri di corda passati intorno al tronco serainudo,

L'UN PASTORE.

cristianif fate<vi la. crocel

It Signore <vi sal<vi dal Nemtco.

Per guardarvi la bocca, dite un pater.

Tutti i present! si segneranno.

L'ALTRO PASTORE.

Cosma, questo gimine ha i demonii.

Or e ire giorni che I'hanno inwasato.

E <vedi *vedi come lo travagliano I

Ed egli schtttma e stride e si fa <verde.

Not I'abbiamo legato con le corde

per portartelo,. Tu gia liberasti

Bartotomeo del Cionco alia Petrara.

Uomo di misericordiaf anche questo

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84 LA FIGLIA DI 10RIO

liberal Tu fa. che esca.no da. tail

Tu cacciali da. lui, e lo gvarisci!

COSMA.

Qua! e it suo nome e it norne del sao padre?

L'UN PASTORE.

Satoestro di Mattia di Simeone.

COSMA.

\alcoesiro, <vuoi fa essere sanato?

Sta di baon cuore, figliuolo. Abbi fede.

lo te lo dico: non temere. E <voi

perche I'aveie legato? Scioglietelo.

L'ALTRO PASTORE.

'osma,,tuieni con noi alia cappella.

La noi lo scioglieremo. Qui ci fuggz;

e sempre ha frenesia di rotolarsi

e di precipitare; e schiuma.. Vienil

COSMA.

Verrb con Deo. Sta di baon cuore, figliol

I due pastori trascineranno 1' indemoniato. Malde

e Anna Onna li seguiranno per un tratto; si sof-

fermeranno a guatare: il cavatesori, roso dal suo

pensiero di sotterra, tenendo in mano un .ramo

sfrondato d'ulivo terminante in forcina, fornito

d'una pallottola di cera all'estremita piii robusta;

la vecchia dell'erbe poggiata alia sua stampella,

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Atto II. - Scena Ill 85

con la sua sacca di semplici penzoloni sul ventre.

In breve, anch' essi scompariranno. II santo si vol-

gera dal limitare, verso 1'ospite.

ado con Dio. Pastore Aligif sit

rimeritato del conforto ch'ebbi

ml ricovero tuo. M'hanno chiamato

ed ho risposto. Prima che tu prenda

la via nova, considera la legge.

Chi per<verte la via, sara fiaccato.

Guarda il comandamento di ttto padre.

Segui rinsegnamento di tua madre.

Tienli sempre legati in sul tuo cuore.

E Dio guidi il tuo pfe, che non sia preso

nei lacci e non incappi nella brace.

ALIGI.

Cosma, hat tu bene vdtto? lo sono puro.

Non mi contaminai ma ebbi fede.

Hat bene udito i segni che VIddio

altissimo ha mandati verso me}

Attendo quel che e giustof e mi mortifico.

COSMA.

lo te lo dico: interroga il tuo sangue,

prima di condur teco la straniera.

UNA VOCE, di fuori gridando,

Cosma, non t'indugiare! Ora Vuccide.

COSMA, volto a Mila.

Pace a te, donna. Se il bene sia teco,

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86 LA FIGLIA DI IORIO

fa che da te si <versi come il pianto,

senza che s'oda. Forse tornerb.

ALIGI.

Vengo, ti seguof ch4 tutto non dissi...

MILA.

Aligi, e <vero: tutto non dicestil

Va sal cammino e cerca del crocifero

e pregalo che porti la parola.

II santo si allontanera per i pascoli. Si udra, or

si or no, il cantare dei pellegrini.

'igi, Aligi, tutto non dicemmol

E meglio m'e a<vere nella bocca

an buon pugno di polvere o ana pietra

che me la chiuda. Ascolta solo questo

da me, Aligi. lo non ti fed male;

male non ti faro. Sanati sono

i miei piedi, e conoscono la via.

Venuta e I'ora della dipartita

per la figlia di lorio. E cost sia.

ALIGI.

lo non so, tu non sat I'ora che viene.

Rimetti I'olio nella nostra lampana.

Prendi I'olio dall'otro. Ancor <ve n'e.

E aspettami, che <vado dal crocifero.

Bene ho pensato quel che gli dird.

Si volgera per andare. La donna, vinta dallo sgo-

mento, lo richiamera.

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Atto II. - Scena III 87

MlLA.

Aligl, fratel miol Da.rn.mi la. ma.no.

ALIGI.

Mila, il cammino & la., poco lonta.no.

MlLA.

Da.rn.mi la. ma.no tua, ch'io te la. ba.ci.

E il sorso che concede alia. mia sete.

ALJGI, appressandosi.

Mila, col tizzo to la. volli bruciare.

E quella mano trista che t'offese.

MILA.

Non mi rammento. lo son la, creatura

che trovasti seduta su la pietra,

che coenicoa chi sa da quali strade.

ALIGI, appressandosi ancora.

Su la tua faccia il pianto non s'asciuga,

creatura. Una lacrima ti resta

nei cigli; tremaf se parti; e non cade.

MILA.

S'e fatto un gran silenzio. Aligi, ascolta.

Non cantan piu. Con I'erbe e con le newi,

siamo soli, fratello, siamo soli.

ALIGI.

Mila, tu sei come la prima <oolta

la su la pietra, quando sorridewi

con gli occhi e avevi i piedi sanguinosi.

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88 LA FIGLIA DI IORIO

MlLA.

ttt, ta non set quetto inginocchiato

che i fioretti di San Giovan Battista

posb per terra? Ed vna It raccolse

e se H porta nello scapolare.

ALIGI.

\ilaf una risonanza netta voce

haif che mi consola e mi contrista

come d'ottobre quando con le mandre

si cammina cammina lungo it mare.

MILA.

Camminare con te per monti e spiagge,

vorrei che qttesta fosse la mia sorte.

ALIGI.

compagna, preparati al vtaggto.

Lungo e il camminof ma I'amore e forte.

MILA.

Aligif passerei sttl faoco ardente,

e che I'andare non avesse fine!

ALIGI.

Pet monti coglierai le genzianette

e per le spiagge le stelle marine.

MILA

Se dovessi pontare i miei ginocchi

nelle tue peste, mi trascinerei.

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Atto II. - Scena Ill 89

ALIGI.

Pensa ai riposi, quando fara, nottel

La menta e il timo avrai per origlieri.

MlLA.

on penso f no. Ma. lascia f anche per

qttesta

notte, ch'to viva dove tu respiri,

ch'io t'ascolti dormire anche ana. voltaf

che anch'io vegli per te come i tuoi cantI

ALIGI.

v to sai, tu lo sat quel che s'atiende.

Con te parttsco I'acqua il pane e il sale.

E cost partiro la giacitura

fino alia morte. Dammi le tue manil

Si prenderanno per le mani guardandosi fisamente.

MILA.

Ah, si trema, si trema. TV set freddo,

Aligi, tti ti sbianchi... Dove <va

il sangve del tuo <vtso che si perde?

Ella si sciogliera e con le mani gli sfiorera le gote.

ALIGI.

Mila, Mila, sento come tin iuono...

E tutta la, montagna si sprofonda.Dove set? dove set? Tutto si perde.

Anch* egli tendera le mani verso di lei, come uno

che brancoli. E si baceranno. Poi cadranno en-

trambi in ginocchio, 1'uno di contro aH'altra.

12

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90 LA FIGLIA DI IOR10

MlLA.

Miserere di noi, Vergine santal

ALIGI.

Miserere di noi, Cristo Gestil

Sara grande silenzio.

UNA VOCE, di fuori cruda.

Pecoraiof ti cercano all'addiaccio.

Una pecora nera s'e sciancata.

Aligi si alzera vacillando, e andra verso il richiamo.

// massaro ti cerca, che tu corra.

E dice che c'e una con la cdscina,

non so chi sia, che ti *oa dimandando.

Aligi volgera indietro il capo a guardare la donna

rimasta in ginocchio ;e il suo sguardo abbraccera

tutte le cose.

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Atto Il.-Scena Ill 91

ALIGI, a bassa voce.

ilaf rimetti Volio nella la.mpa.na.

che non si spenga. Vedi ch'arde appena.

Prendi Volio dall'otro. Anco* <ve n'e.

E aspettami, che arrivo fino at giaccio.

Paura non awere. Dio perdona;

perche tremammo, Maria ci perdona.

Rimetti Volio, e prega per la grazia.

Si allontanera per i pascoli.

MILA.

ergine santa, fatemi la grazia,

ch'io mi rimanga con la faccia in terra

freddata qui, ch'io sia tro<vaia morta,

di qui rimossa per la sepoltura.

Non fit peccato, sotto gli occhi <vostri.

Non fa peccaio. Voi lo concedeste.

Non furono le labbra (siete <voi

testimone) non furono le labbra..

Posso morire sotto gli occhi <vostri.

Forza non ho dfandarmenef Maria,

E cuwere con ltd Mila non pud I

Madre clemente. malwagia non fui.

Fui una fonte calpestata. E troppo

mi fu fatta wergogna innanzi al Cielo.

Ma chi mi tolse dalla mia memoria

la mia <vergogna, se non wot, Maria}

Rinata fui quando I'amore nacque.

Voi lo voleste, Vergine fedele.

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92 LA FIGLIA DI IORIO

vtte te <vene di quest'altro sangve

<oengono di loniano di lontano,

dal fondo delta terra, ove riposa

quella che m'allattb (fate die anch'ella.

ora. mi veggal), dalla pi& lontana

innocenza. Maria, vot lo <vedete.

Non le labbra, dianzi (siete voi

testimone) non fvrono le labbra.

E, s'io tremai, ch'io porti nel trapasso

il tremtto con me nell'ossa mie.

Mi chiudo gli occhi miei con le mie dita.

Con 1'indice e il medio di ciascuna mano si pre-

mera le palpebre ;e curvera la faccia sino a terra.

Sento la morte, me la sento appresso.

Cresce il tremito. E il cuore non si ferma.

Si levera impetuosamente.

Ah sciaguratal Quel che mi fa detto

non fed, e per tre volte me lo disse.

"Rimetti Volio.,, Ed eccof ora si spegnel

Correra verso 1'otro, appeso a un asse, ma vigi-

lando con 1'occhio la fiammella tremula dinanzi

all' imagine e cercando di sostenerla con la pre-

ghiera mormorata.

Maria, gratia plena, Dominus tecvm...

Spicchera 1'otro che le si affloscera tra le mani.

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Atto II. - Scena III 93

Cerchera la caraffa per versarvi Tolio; ma non

potra dall'otro spremuto trarre se non qualche

stilla.

E <vuotol E <vuotol Vergine, ire gocce,

che mi sien sante per I'estrema Unzione,

due per le mani, I'altra per la bocca

e tutt'e ire sopra I'anima mial

Ma se ancora son wfoa, quando torna,

che gli dirb, Madre, che gli dird?

Certo chef prima di Boeder me, wede

che la lampana e spenta. E se I'amore

non mi <valse a tenerla accesa, Madre,

che mai <oarra per lui quest'amor mio?

Ella spremera anche una volta 1'otro, frughera

una bisaccia, capovoltera gli orciuoli, mormorando

la preghiera.

ate che cv'arda, Madre intemerata,

ancora per un poco, ancora quanto

dura un'Avemaria, dura una Salve

regina, Madre di misericordial

Nella ricerca affannosa ella andra verso il limi-

tare, udra un passo, scorgera un'orabra. Si fara

a chiamare, gridando.

donna, baona donna, cristiana,

accostati, che Dio ti benedical

Accbstati, che forse Dio ti manda.

Che porti nella cbscina? Hat un poco

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94 LA FIGLIA DI IORIO

d'olio? Per caritaf dammene un pocolPot entra e scegli e piglia. quel che wot:cucchiai mortal conocchie fust, tattol

Bisogno c'e per la Signora nostra,

per rimettere Volio nella lampanache non si spenga; ch, se mi si spenge,

non wedo pia la 'via del Paradiso.

M'intendi, cristiana? Me la vaoi

ta fare qttesta carita d'amore?

La donna apparira sul limitare, col volto coperto

dall'ammantatura nera; si togliera dal rapo lo

staio di legno, senza dir parola, e lo posera a

terra; di sopra vi togliera il pannolino, cerchera

dentro, prendera un utello pien d'olio e lo por-

gera a Mila di Codra.

h benedetta, benedettal Dio

ti rtmerttera in terra e in cielo.

Ta I'hai, ta I'hail Vestita a lutto sei;

ma la Madonna ti concedera.

di riveder la faccia del tuo morto

per qaesta carita che tu mi fai.

Ella prendera 1'utello e si volgera con ansia per

correre alia lampana moribonda.

Ah, perdizione sopra meI S'e spenta.

L'utello le sfuggira dalle mani e si spezzera sul

suolo. Ella rimarra immobile per alcuni attimi,

stretta dall'orrore dei presagi. La donna amman-

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Aito II. - Scena IV 95

tata si chinera con un atto rapido e tacito verso

1'olio sparso, toccandolo con le dita della destra

e poi segnandosi.

SCENA QUARTA.Mila guardera la donna con una tri^tezza com-

posta, e la rassegnazione disperata fara sorda e

tarda la sua voce.

MILA.

I

erdono, passeggiera di Cristo.

La ttta carita non mi walse.

L'olio e sparso, e rotto Vutello.

La mala Centura e stt me.

Dimmi che wot. Queste cose

le ha la<vorate it pastore.

Una conocchia nuova col fasovuoi? Vuoi mortaio e pestello}

Dimmi ttt, ch6 to nttlla so.

Ormai son net mondo di giu.

L'AMMANTATA, con la voce tremante.

Figlia di lorio, <venni per te,

e ti portal questa cbsclna,

per dimandarti una grazia.

MILA.

Ah <voce di cielo, net mezzodell'anima. mia, sempre ttdital

L'AMMANTATA.

Per te <venni dall'Acquano<va.

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96 LA FIGLIA DI IORIO

MlLA.

Ornella I Ornella fa set!

Ornella si scoprira la faccia.

ORNELLA.

Sono la. sorella di Migi,

sono la. figliuola di Lazaro.

MlLA.

i bacio i tuoi piedi umilmente,

che ti portarono a me

perch'to riwedessi il too wiso

nell'ora dell'ambascia mortale.

Tu alia pieta fosti la primaed ora set I'ultima, Ornella I

ORNELLA.

e la prima fui, pcnitenza

grande n'ho fatta. Te lo dico

in eoerita, Mila di Codra.

E la penitenza mi dura.

MILA.

i trema la <voce tua dolce.

Nelfa piaga il coltello che trema

fa piu strazio, ah quanto piu strazio I

E tu non lo sat, gio<vanetta.

ORNELLA.

Sapessi quale ho io dolorel

Sapessi quanto male rendesti

per quel poco di bene ch'io fedI

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Atto IT. - Scena. IV 97

Dalla. casa. mia desolata

<oenni, dove si piange e perisce.

MILA.

Perche" toesiita set A lutto?

Chi ti mori? Tit non rispondi.

Forse... forse... la, cognata tua?

ORNELLA.

Ah quetta. vorresti fa morta.1

MILA.

No, no. Dio ml <vede. Ho temttfo,

ho amuio spawento di dentro.

Dimmi, dimmi: chi dunque? Rispondi',

per Dio e per Vanima, tua.1

ORNELLA.

essano ancor ci mori,

ma. tutii it lutto si fa.

del ca.ro che anda.rsene voile

in ruina. del capo suo.

Perb se wedessi tu quella.f

se ta la, mia. madre vedessi,

tremito ti prende. Per noi

venne la, state nera., venne

1'a.utunno ama.ro intoscato,

ch6 piin tristo Vanno bissesto

non potewa. a. noi essere. Puref

quand'io chiusi la. porta. a, salvarti,

in ruina, del capo miof

13

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98 LA FIGLIA DI IORIO

tu non parevi gia dispietata,

ttt che ci pregavi pieta.

E hi mi dimandasti il mio nome

per volermi in lode nomarel

E al mio nome e fatta vergognamane e sera nella mia casa,

e <uituperata e cacciata

io sono in disparte, ch ognuno

grida: "Eccola dttnque colei

che mise la spranga alia porta

perche" dentro restasse il malanno

appiattato nel focolare.,,

E pib non posso. E dico: "Piuitosio

ca<vate le vostre coltella

e a pezzi stracciatemi.,, Qttesta

e la mercef Mila di Codra.

MlLA.

E givsto, & givsio che ttt

mi percuota, e givsto che ta

m'abbeveri in qaesta amarezza,

con questo patimento accompagnila mia colpa nel mondo di gtd.

Forse per me il sasso e la stipa

e la paglia e il legno insensato

parleranno, e VAngelo mato

che al fratel tuo e <vi<vo in quel ceppo

e la Vergine senza il svo Ittme

parleranno; e non io parlerd.

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Atto II. - Scena. IV 99

ORNELLA.

\reataraf ora sembra die a, te

ranima tua sia westimento

e ch'io possa toccarla stendendo

verso te la mia mano di fede.

Or come tu sat tanto mate

gettare alia genie di Dio?

Se Vienda nostra <vedesst,

tremi tutta. Fra poco la pelle

le si schianta su I'ossa per Varido,

e le sue genome piti bianche

son che i denti nella sua bocca.

E, come cade<va la prima

pioggia, sabato, mamma ci disse

piangendo: "Ecco, ecco, ora sen <va,

nella frescura si piega e si disfa.,,

Ma non piange il mio padre: il suo fiele

ei mastica senza far motto.

Gli s'invelent la ferita.

La resipola trista to colse

(San Cesidio e San Rocco ci gttardil)

e nellf

enfiagione la bocca

gli tascib per di e notte latrare.

Tutto tm fuoco scuro eragli il capo.

E incanito le grandi biasteme

ei facea, da scttoter la casa;

e not sbigotti'vamo... Tu batti

i denti, creatura. Hat la febbre,

che cost ti ricorre riprezzo}

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tOO LA FIGLIA DI IOPTO

MlLA.

empre, a, calaia. di sole,

m'enira. addosso it freddo; ch6 usa.

non sono alia, sera, dei monti.

A quest'ora, s'accendono i fuochi.

Ma, parla., parla senza pteia.

ORNELLA.

\eri da. an motto compresi

ch'ei s'era. messo in pensiero

di salire quassit allo stazzo.

Tornar non to <vidi iersera.,

e il sanguc mi si fermb.

Allora. apprestai qvesta cbscina..

M'aiatarono le mie sorelle;

ch6 ire siamo, na.te di madre,

tutte e ire segnaie al dolore.

E stanotte lasciai V'

Acquanova.,

passai il fiume alia, scafa,,

e la. montagna pigliai...

Ah, creatura di Cristo,

a. questa pena. non reggo.

Che posso io fare per te?

Or tu tremi pld malamente

che quando eri presso il camino

e i mietitori incani<vano.

MlLA.

E tu Vhai scontrato? Tu sat

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Atfo II. - Scena IV 101

die venuto egli & alto stazzo?

Set certa, Ornella, set certa?

ORNELLA.

on I'ho prt> <veduto. Ne so

s'egli siasi partito per monie.

So che anco awva faccendaal Gionco. E forse non <vtene.

Non isbtgottire! Ma sentimi,

sentimi. Per I'anima tua

salvare, Mila di Codra,

abbi pentimento e rimu&vi

qttesto malificio da not.

Riddnaci Aligi: e con Dio <vaiti,

che abbia misericordia di tel

MILA.

orella d'Aligi, contenta

sempre sono a te d'vbbidire.\

E giusto che tu mi percuota,

me femmtna mal<vagia, me figlia

di magof svergognata sortiera,

che per carita supplicai

alia <viatrice di Cristo

che tin poco d'olio mi desse

da ntttrire una. lampana santal

Forse dietro a me I'Angelo piangeun'altra <volta; e forse le pietre

per me parlerannof ma to

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102 LA FIGLIA Dl 10RIO

non parlerb. Soltanto, pel nome

di sorella, ti dico (se it vero

non dico, in questo panto sobbalzi

da.Ua, fossa, la. madre mia cara

e pe' capegli prendami e in nera

terra mi sbatta e testimonio

faccia contro la figlia bugiarda)

soltanto ti dico: lo son senza

peccato inverse il fratel tuo.

Te lo dico: Innanzi al giaciglio

del fratel tuo, sono monda.

ORKELLA.

Dio possente, miracolo fail

MILA.

E questo e Vamore di Mila,

questo e I'amor mio, gio<vanettaf

Altra cosa non parlerb.

Contenta sono a te d'ubbidire.

Sa le sue <vie la figlia di loriof

e incamminata gia s'era

Vanima sua, prima die tu

venissi a chiamarla, o innocente*

E non diffidare, sorella

d'Aligi, che non hai d'onde.

ORNELLA.

\ede ho piu ferma che pietra.

Tra ciglio e ciglio t'ho vista

la verita. E U resto e caligine.

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Atto II. - Scena IV 103

E io poverelta mi sperdo.

Per cib it bacerb i tuoi piedithe sanno le vie, umilmente.T*accompagmrb ml viaggiocol mio compianto nascosto;

pregherd che ft st'eno contati

tutti i tuoi passi e ti sia

rallentato il dolore ad ognuno.E la pena che abbiamo patitanon prii la metterb sopra te.

Non giudicherb la sciagura.Non giudicherb Vamor tuo.

Poicht ta inverse fratelmosei senza peccato, in cuor mioti chiamerb la mia suora,

la mia suora sbanditaf e vederti

*vo' talvolta nef

sogni dell alba.

MlLA.

\h, coricafa gia fossi

su la terra nera con chiusi

gia gli occhi, e fossero quesiele ultime parole da meudite in promessa di pace!

ORNELLA.

er la vita tua ho parlato.

E t'ho recato il consblo,

che almeno nel primo camminonon ti manchi un po* di viatico.

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104 LA FIGLTA DI IORIO

Per te apprestai quests, coscina,

col mangiare e col bere (ora I'olio

versatoDf ma, un fiore non misi,

perdonami, che non sapevo...

MILA.

\n fiore turchino, I'aconito,

messo non me I'hai nella cbscina;

e messo non m'hal n& il lenzuolo

ta.glia.to nella tela tessata

in quel tuo telaio che vidi

tra il focolare e la portal

ORNELLA.

Mila., aspetta I'ora da Cristo.

Dov'e il fratello? Atlo stazzo

non eraf dianzi.

MILA.

Tornera, certo, prima di notte.

Bisogna ch'io m'affretti, bisogna.

ORNELLA.

on vuoi tu rfoederlo? parlargli?

Dove andrai tu di notte? Rimanti

e anch'io mi rimarrd nel ricefto,

e dinanzi al dolore saremo

not ire. Poi all'alba tu andrai

per la tua eoiaf not per la nostra.

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Atio II. - Seen* V 105

MlLA.

\on gia lunghe te notti. Bisognach'io m'affretti. Non sai.

Te lo dico: da. tut anche m'ebbf

il viatico, che non sf puddare due volte. Addio. Vagli incontro,

cercato: ora e certo atto stazzo.

Trattienilo intanto; raccontagli

quel che si soffre laggib.

E ch'ei non m'insegual Ma in via

nascosta sard. Benedetta,

sempre benedetta! Sit dolce

at suo dolore come at mio fosti.

Addio, Ornella, Ornella, Ornellal

Ella cosl parlando si ritrarra di continue verso

I'ombra del fondo; mentre la giovanetta, soffb-

cata dal singulto, si allontanera fuggendo. Riap-

parira sul limitare la vecchia dell'erbe. Ancor si

udra, ma sempre piii fievole, il cantare dei pel-

legrini giu per il valico.

SCENA QUINTA.

ANNA ONNA entrera, arrancando, poggiata alia sua

stampella, con la sua sacca di semplici penzolonisul ventre.

ANNA ONNA, affannata.

L'ha liberate, donna del piano,

I'ha liberato! Di dentro

u

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106 LA FIGL1A Dl IORIO

cacciato gli ha le dimonia

Cosma, all'ossesso. Egli & santo.

Ha dato an gran grido di toro

it giovine, e caduto e di colpo

come se scoppiato gli fosse

it suo petto. Udito non I'hai

fin qtti? Ora dorme sit I'erba,

ora dorme profondo; e i pasfort

git stanno dfintorno a guatarlo.

Vieni, <oieni e lo <uedi anche tu.

Ma dove set, che poco ti scopro?

MILA.

Anna Onna, fa dormir me!

Vecchia mia, ti do quella cdscina

che plena e di mangiare e di bere...

ANNA ONNA.

Chi era colei che fvggiva?

Trafugato t'ha it cuore del petto,

che tu la chiamavi cosrV

MILA.

\ecchia, ascolta. Ti do quella cdscina

piena, chfe posata la in terra,

se per farmi dormire mi dai

di quei semi neri che sat...

di iosciamo... Pot va, mangia e bevi.

ANNA ONNA.

Non ne ho, non ne ho piu nella sacca.

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Atto II. - Scena V 107

MlLA.

er giunta la, pette di pecoradove oggi hat dormito ti do

e fa di quells coccole dammirosse che sai... bacche di nasso...

Pot wa, satdllati e cionca.

ANNA ONNA.

Non ne ho, non ne ho pit* netta sacca.

Adagio un po', donna del piano,

adagio adagio, col tempo.Pensaci un giorno un mese e un anno,

ecchia mia, e per giunta ti doun fazzoletto a saltero

e di pannotano tre braccia,

MlLA.

se mi dai di quelle radid

che vendi at pastori, di quelle

che ammazzano subito i lupi...

le barbe dett'erba luparia...

Pot va, e raccdnciati I'ossa..

ANNA ONNA.

Non ne ho, non ne ho piu netta sacca.

Adagio un po', donna del piano.Col tempo c'e sempre guadagno.Pensaci un giorno un mese e un anno.

Con I'erbe di Madre Montagnasi guarisce ogni male e malanno.

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108 LA FIGLIA DI IORIO

MlLA.

Ttt non wuoi? Bene, to ie la strappo

la tva sacca e dentro la frugo

e quel che mi giova ml prendo.

Tentera di strappare la sacca alia vecchia bar-

collante.

ANNA ONNA.

No, no. Tu mi rubi, a me vecchia,

mi fai forzal A me cavera gli occhi

il pecoraio, a pezzi mi siraccia...

S'udra un passo e apparira 1'ombra d'un uomoal limitare della spelonca.

Ah, sei tv, Aligi? sei tu?

Gvarda la forsennata che fa!

SCENA SESTA.

MILA DI CODRA lascera cadere la sacca strappata

alia vecchia; e guardera 1'uomo sopraggiunto, alto

nel campo del chiarore. Ma, riconoscendolo, git-

tera un grido e si rifugera neH'ombra del fondo.

Allora LAZARO DI Roio entrera, in silenzio, por-

tando una corda awolta al braccio, come un bi-

folco che abbia sciolto il bue. Si udra sonare sul

sasso la stampella frettolosa di ANNA ONNA an-

data in salvo*

LAZARO DI Roio.

emmina, non a*oere paura.

Lazaro di Roio e venato

ma senza portare la falce;

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Atto II. - Scena VI 109

ch6 a pena di tatione

obbtigarti non vuole. Ca<vato

piu che un foncia di sangue gli fu

sul campo di Mispa; e tu sat

la cagion delta sciarra e la fine.

Che tu gli renda oncia per oncia

non vuole, se bene gli brucia

la cicatrice net capo.

enna nera e fronda d'uli'vo,

olio forte e filiggine di camino,mane e sera, sera e mane

per la resipola canel

Rider d'un riso breve e crudo.

E, dov'era colcato, sentiwa

piangere e lagnare le donne

non per lui ma st pel pastore

magato da una magatdasu la montagna distante.

Certo, femmina, mate scegtiesti.

Ma s'e rifatto it mio sangue,e troppe attre parole non dico,

chi la lingua risecca m'e gia;ed e sempre I'istessa cagione.

Or tu werrai meco senz'attre

parole, figlia di lorio.

Ho quaggiu I'asina e it basto

e anco una. corda di canapae una di sparto, Dio grazia.

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110 LA F1GLIA Dl IORIO

Mila restera immobile, addossata alia roccia, senza

rispondere.

at tu inteso, Mila. di Codra?

mutola e sorda set faita.?

Or to te lo dico con pace:

ben so come fu quella <volta

dei mietitori di Norca.

Se pensi di star contra mesit ristesse dtfese, t'inganni.

Qui non <v'e focolare, n6 v'e

parentado; ne Santo Gtcwannt

sttona la campana a salute.

To muofuo ire passi e ti prendo.

E due buoni compart ho con meco.

Per cid, te lo dico con pace,

t'e meglio farti grado di quello

a che la necista ti costringe.

MILA.

he <vuof tu da me) Sopraggiuntoset quando la morte era la,

che s'e traita da parte a lasciarti

entraref e rtmasta e pur la.

Raccatta quella sacca. V'e dentro

radica da ammazzar died lupi.

E tu Ugamela alia mascella

tu stesso, che" to di buona bocca

dentro <oi mangerb - tu <vedrai -

come la giumenta che trita

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Atto 11. - Scena VI

la. stta biada. Pot anche meraccattami fredda e sttl basto

mettimi traverse legata

con le tue corde e mandami gibcon I'asina innanzi al bali<vo

dicendo: "Ecco la svergognatasortiera! ,, E m'ardano it corpo,

e <vengan le iue donne a guardaree si rallegrino. Forse

una caccera la sua manonelle flamme senza bruciarsi,

per trame fuora il mio cttore.

Lazaro, alia prima incitazione, avra raccattata la

sacca dei semplici e scrutata. La gittera dietro a

s6 con diffidenza e dispregio.

LAZARO.

hf ah, tu mi wot tendere tin laccio.

Chi sa a che agguato mi iiri.

Nella voce ti sento I'insidia.

Ma to ti prendero net mio cappio.

Egli fara un cappio alia sua corda.

Ne" morta n& fredda ti woleLazaro, per la Dio grazialMila di Codra, wendemmia<vuol fare con te, quest'ottobre.

Acconciate gia son le sue Una.

Uuwa <vaol pigiare con te

Lazaro e azzttffarsi col mosto.

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//2 LA F1GLIA Dl 10RIO

Si avanzera verso la donna ridendo bieco. Mila

si terra pronta a sfuggirgli. L'uomo la incalzera.

Ella balzera di qua e di la, ma senza scampo.

MILA.

Non mi toccarel Abbi <vergogna+

II tuo figlio e dietro di ie.

SCENA SETTIMA.

AJLIGI apparira sul liraitare. Scorgendo il padre,

perdera ogni colore di vita. LAZARO s'arrestera

per volgersi a lui. II padre e il figlio si guarde-

ranno fisamente.

LAZARO.

Che c'e egli, Aligi? Che e?

ALIGI.

Padre, come siete wenuto?

LAZARO.

ucchiato it fu il sangue, che sei

sbiancato cost? Te ne coli

come il siero datla. fiscella,

pecoraio, per lo spa<vento.

ALIGI.

Padre, che volete <voi fare?

LAZARO.

Che vogtto to fare? Dimanda

riwolgere a me, non f'e lectio.

Ma ti dird che prendere <voglio

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Atfo II. - Scena VII 113

la. pecora cordesca nel cappio

e trarla dove pid mi talenta.

Poi givdicherd del pastore.

ALIGI.

Padre, non farete voi qttesto.

LAZARO.

ome ardimento hat di le<vare

it viso inverse me? Ttt bada.

ch'io non te I'arrossi di subito.

Va e torna allo stazzo, e rimanti

con la tua mandra. dentro la rete

finche" io non <venga a cercarti.

Per la vita tua, obbedisci.

ALIGI.

adre, tolga il Signore da mech'io non <vi faccia obbedienza.

E voi gittdicare potete

del ftgliuol vostro; ma, questa,

creatura lasd&te in disparte,

lasdatela piangere sola.

Non I'offendete. E peccato.

LAZARO.

\h menteccato di Diol

Di quale santa tu parli?

Non vedi (ti cascassero gli occhi)

non vedi che costei ha 'di sotto

le sue palpebref intorno il suo collo

15

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114 LA FIGLIA DI IORIO

i seite peccati mortali?

Certo, se la. wedono i tuoi

montoni, la. cozzano. E ttt

hai temenza ch'to non I'offendal

lo H dico che la carrareccia

della strada maestra assai meno

delle costei vergogne e battuta.

ALIGI.

Se non mi fosse a. Dio peccafo,

se all'uomo non mi fosse misfatto,

padre, to <vi direi che di questo

per la. strozza. a<vete mentito.

Fara alcuni passi obliqui e si frapporra fra il pa-

dre e la donna, coprendo lei della sua persona.

LAZARO.

Che did? Ti si secchi la lingual

Mettiti in ginocchio e domanda.

perddno con la. fa.ccia per terra.,

e non tfardire pfo di levarti

innanzi a me, ma carpone

vattene e statti cot cani.

ALIGI.

// 5'ignore sia giudice, padre;

ma questa creatura alia <vostr&

ira non posso lasdare,

se vivo. H Signore sia giudice.

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Atto II. - Seen* VII (15

LAZARO.

lo ti son giadice. Chi

sono to a. te, pel tuo sangue?

ALIGI.

Voi siete il mio padre a. me ca.ro.

LAZARO.

sono il iuo padre; e di te

far posso quel che m'aggrada,

perche tu mi sei come il hue

della mia stalla, come il badile

e la. <vanga. E sfio pur ti <voglia

passar sopra con I'erpice, il dosso

diromperti, be', questo e ben fatto.

E se mi bisogni al coltello

tin manico ed to me lo faccia

del tuo stincof be', questo e ben fatto;

perch^ to son padre e tu figlio,

intendi? E a me data e su te

ogni potesta, fin dai tempi

dei tempi, sopra ttttte le leggi.

E come to fui del mio padre,

tu sei di me, financo sotterra.

Intendi? E se del cer<vello

questo H cadde, to tel riduco

in memoria. Ingindcchiati, e bacia

la terra, ed esci carpone,

e <va senza <volgerti indietrol

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116 LA FIGLIA DI IORIO

ALIGI.

Pa.ssa.iemi sopra con I'erpice

ma. non toccate la. donna..

Lazaro gli s'accostera, senza piu contenere il fu-

rore; e, levando la corda, lo percotera su la spalla.

LAZARO.

Gtd, gib, cam, mettitt a. terra,!

AHgi cadra su i ginocchi.

ALIGI.

I ceo, padre mio, m'inginocchio

dinanzi a. <ooi, bacio la terra.

E al nome di Dio <vt<vo e <oerot

pel mio primo pianto di quando<vi nacqui, di quando prendeste

me non ancora fasciato

nelle <vostre mani e m'alzaste

verso il Santo Volto di Cristo,

to vf pregof <oi prego, mio padre:

non calpestate cost

il cvore del figlio dolentef

non gli fate quest'onial VI prego:

non gli togliete il stto fame,

non lo date alia branca del fatso

nemico che gira dfintornol

Vi prego, per VAngelo muto

che <uede e che ode net ceppol

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Atto II. - Scena VII 117

LAZARO.

Va., va, esci fuori, esci fuori,

e dopo ti giudicherb.

Esci fuori, ti dico. Esci fuori.

Crudelmente egli lo percotera con la corda. Aligi

si sollevera tutto tremante.

ALIGI.

]/ Signore sia giudice, e giudichi

fra *ooi e me, e vegga, e mi faccia

ragione; ma, to sopra. vot

non metterd la mia. ma.no.

LAZARO.

Maledeiiol T'a.ppicco il ca,pestro...

Gli gettera il cappio per prendergli il capo; ma

Aligi schivera la presa afferrando la corda e to-

gliendola al padre con una stratta improvvisa.

ALIGI.

Cristo Signore, a,iutami ftt,

ch'io non gli metta addosso la. ma.no,

ch'to non faccia qvesto al mio padreI

Furente, Lazaro correra al limitare chiamando.

LAZARO.

lenne, o tu, Femo, venite,

<venite a <vedere costui

quel che fa (lo freddasse una serpel).

Portate le corde. Invasato

t per certo. Minaccia il suo padre!

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It8 LA FIGLIA DI IORIO

Accorreranno due bifolchi membruti, portando le

corde.

'ribellato costuil

Maledetto fa sin net venire

e per tutti i suoi giorni e di Ik.

Lo spirito malo gli e entrato.

Guardatelo, senza pib sanguela faccia. lenne, tu prendilo.

Femo, hat la corda, ttt legato.

Legateto e gettatelo fuori

che" io non mi voglio macchiare.

E correte a chiamare qualcuno

che I'escongiurazione gli porti.

1 due bifolchi si getteranno su Aligi per sopraffarlo.

ALIGI.

\ratelli in Dio, non fatemi questol

Non ti perdere I'anima taa,

lenne. TV riconosco. Di ie

mi rammento, quand'ero bambino,

che <oenni a raccoglier Voli've

nel tao campo, lenne dell'Eta.

Mi rammento. Non farmi quest'onta,

non vituperarmi cost!

I bifolchi lo terranno serrato e cercheranno di le-

garlo, trascinandolo, mentre egli si divincolera.

Ah, cane I Di peste perissil

No, no, no! Mila, Mila, corri,

prendimi la un ferro. Mila I MilaI

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Atto II. - Scena VIII 119

Si udra ancora la sua voce rauca e disperata, men-

tre Lazaro chiudera a Mila lo scampo.

MILA.

\ligi, Aligi, Dio ti <va.glial

Dio it 'vendichil Non disperare.

Forza non ho, forza non hid.

Ma, finch.6 m'e in bocca il mio fiato,

sono di te, soo per tel

Abbt fede. L'aittto 'verrk.

Fa. cuore, Aligi. Dio H <va.glia,l

SCENA OTTAVA.

MILA stara con gli occhi fissi a quella parte, con

Torecchio teso per cogliere le voci. Nella breve

tregua, LAZARO scrutera la caverna insidiosamente.

Si udra in lontananza il cantare di un'altra cora-

pagnia trapassante pel valico.

LAZARO.

emmina,t or hat tu <veduto

che il padrone son io. Do la legge.

Rimasta set sola con meiSi comtncia a far sera; e qui dentro

e gia quasi notte. Paura

non a<vere, Mila di Codra,ne di qttesta mia. cicatrice

se accesa la <vedi, che ancora

mi ci sento batter la febbre...

Accdstati. Consunta, mi sembri.

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120 LA FIGLIA DI IORIO

Nel giaccio del pecoraio

non avestt per certo la grassa

pasciona. Da me tu potresti

a<verlaf se tu la wolessi,

alia pianurat ch Lazaro

di Roto e capoccio fornito...

Ma che guati per la? che aspetti?

MILA.

Nulla aspetto. Non wiene nessuno.

Vigilera, nella speranza di vedere apparire Or-

nella per salvazione. Dissimulando e temporeg-

giando, tentera d'ingannare 1'uomo.

LAZARO.

Set sola con me. Non avere

paura. Ti set persuasa?

MILA, lentamente.

Ci pensOf Lazaro di Roto,

ci penso, a quel che prometti...

Ci penso. Ma chi m'assicura?

LAZARO.

Non ti scostare. Mantengo

quel che prometto, ti dico,

se Dio mi da bene. Vien qua.

MILA.

E Candia della Leonessa?

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Aito II. - Seen* VIII 121

LAZARO.

Metta amara saliva, e con quella

bagni il filo di canapa e torca.

MILA.

E tre figlie tu hat nella casa,

e la nuora. Non mi confido.

LAZARO.

Vien qua. Non H scostare. Qua, senti:

ho <vnti ducati cutiti

dentro la pelle. Li <vuoi?

Palpera 1'orlo della sua casacca di pelle di capra.

Poi se la togliera di dosso e la gettera per terra,

ai piedi della donna.

Tienil Non It senti che suonano?

Sono wtnti ducati d'argento.

MILA.

Vo* prima wedere; <vof

prima

contare, Lazaro di Roio.

Ora prendo le forbid e sdrucio.

LAZARO.

Ma che guati? Ah, magalda, tu certo

preparando mi <vai qttalche sorte,

e tenermi a bada ti credi.

Egli Tassalira per prenderla. La donna gli sfug-

gira nell'ombra, andra a rifugiarsi presso il ceppodi noce.

16

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LA FIGLIA DI IORIO

MlLA.

Nol No! Not Lasdamil Lasdamil

Non mi toccare. Ecco, <vienel Ecco, <viene

la. tva figlia... Ornella ora <viene.

Ella si aggrappera all'Angelo perdutamente, per

resistere alia violenza.

No, no I Ornelta., Ornella, aiutol

D* improvviso, alia bocca della caverna, apparira

Aligi disciolto. Vedra il viluppo nell'ombra. Si

precipitera contro il padre. Scorgera nel ceppo ri-

lucere 1'asce ancora infissa. La brandira, cieco di

orrore.

ALIGI.

Lasciala, per la vita tual

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Atto II. - Scena. VIII 123

Colpira il padre a morte. Ornella, sopravvenuta, si

chinera a riconoscere nell'ombra il corpo stramaz-

zato a pie dell'Angelo. Gittera un gran grido.

ORNELLA.

Ahl E to t'ho sdoltol E to i'ho scioltol

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i vedra un* aia grande ;e al fondo una

quercia venerabile per vecchiezza; e, die-

tro il tronco, la campagna limitata dai

monti, solcata dalla fiumana. Si vedra a manca

la casa di Lazaro, la porta aperta, il portico in-

gombro di strumenti rurali;a dritta, il fienile,

il frantoio, il pagliaio.

SCENA PRIMA.

II cadavere di LAZARO sara steso sul nudo suolo,

dentro la casa, poggiato il capo a un fascio di ser-

menti, secondo il costume. E le LAMENTATRICI gli

staranno dintorno inginocchiate. Di loro una in-

tonera, 1'altre in coro voceranno;e per fare il la-

mento si chineranno 1'una verso 1'altra tenendo

fronte con fronte. Sotto il portico, fra 1'aratro e

il tino, staranno le donne del parentado, e SPLEN-

DORE e FAVETIA. Piu oltre, VIENDA DI GIAVE sara

seduta su una pietra, con Taspetto di una mo-,

rente, confortata dalla sua madre e dalla sua ma-

trina. Sola ORNELLA sara sotto Talbero, con lo

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128 LA FIGL1A DI IORIO

sguardo rivolto verso il sentiero. Tutte in gra-

maglia.

IL CORO DELLE LAMENTATRICI.

\esa Crisio, lesu Crisio,

I'hai possuto sofferirel

D'esia morte scellerata

dovia Lazaro morirel

S'e veduto a <vetta a <veita

iutto 'Imonie isbigottire.

S'e weduto in del lo Sole

la sua facda ricttoprire.

Ahi, ahil Lazaro, Lazaro, LazaroI

Ahi, che pianio si piange per tel

Requiem aeternam dona ei, Domtne.

ORNELLA.

\ra vienel Ora <viene! Si <vede

lo stendardo nero, e la pofoere.

Sorelle, sorelle, pensaie

alia madre, che si prepari...

che il cuor non le scoppi... Fra poco

viene. Ecco, laggib alia svolta,

lo stendardo nero apparito!

SPLENDORE.

Maria della Pieta, pel tvo Figlio

messo in croce, ttt sola puoi dirlo

alia madre, e ta parlale dentrol

Alcune donne esciranno del portico a guardare.

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Atto III. - Scena I 129

ANNA DI BOVA.

E il cipresso del campo a Fiumorbo.

FELAVIA SESARA.

I'ombra del nwvolo in terra..

ORNELLA.

Non e ne" il cipresso ne" I'orribra

del nuvolo, donne. To lo <vedo:

n& il cipresso n& il nu<volo, ahime.

Lo stendardo e del Malificio,

che l'a.ccompa,gna,. Ora. <viene,

per il commiato di morte,

per a<ver dalla. ma.dre la. tazza,

del consblo e andarsene a Dio.

Ah perche1

non moriamo not ttttte

dietro a. lui} Sorelle, sorellel

Le sorelle si volgeranno alia porta e guateranno.

IL CORO DELLE LAMENTATRICI.

\estt Iesaf meglio era

ch'esfo tetto si sfacesse.

Ahi che troppo e gran doloref

Candia della Leonessaf

I'uomo iuo su nttda terra,

e guancial non gli e permessol

Solo un fascio di sermenti

sotto il capo gli fv messol

Ahi, ahil Laza.ro, Lazaro, Lazarol

Ahi, che pena si pena per tel

Requiem aeternam dona ei, Domine.

17

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130 LA FIGLIA DI IORIO

SPLENDORE.

\avetta., <va tu; <oa e parla.

Va iu; e le tocca una spalla,

ch'ella. senia e st <volga. Seduta

su la pletra del focolare

sta, fisat e ciglio non muove,e par che non *oeda e non oda,

e pare sia tutta ana pletra.

Vergine di misericordia,

non le togliere il senno, alia miseral

Fa che ci guardi e negli occhi

nostri si riconosca la miseral

Ma io cuore non ho di toccarla.

E chi le dira la parola?

Sorella, va e dille: Ecco <viene.

FAVETTA.

io non ho cuore. Ho spavenfo.

Non me la ricordo com'era.a

e n6 mi ricordo la <voce

com'era prima che fossimoin doglia. Incanutita s'e tuita,

e ogni ora pib bianco diventa

il suo capo. Mi pare che nostra

non sia pti; mi pare dtstante,

e che stia seduta su quella

pietra da cent'anni e per altri

centfannif e pib non si ricordi

di noi... Vedete, <vedete

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Atto III. - Scena I 131

come tien chiusa la. boccal

Piu chiusa. di quella. ch'e fa.Ha.

muta. per sempre la. in terra.

Come dunque parlore potra,}

lo non la. tocco, to non le dico

"Ecco ^tene,,. Se si scuoie,

cade, stramazza. Ho spatoenio.

SPLENDORE.

Ah perchi siamo nate, sorette?

Perch6 ci partori nostra madre?

Ci prendesse iutte in an fascio

la. morte, ci portasse con sl

IL CORO DELLE PARENTI.

Ah che pieia, creaturel

Che pieia. di voi, creaturel

Su, fate cuore, che Dio

*oi rialzera, se <v'ha, stronche.

Dio <vi da. la. trista, vendemmia,

ma forse I'oliva, sara.

meno scura.. Abbiate fidanza.

E c'e una. che forse e piti misera,

di wot, c'e ana. che stama.

nella sua. casa,, in mezzo al sao pane,

qai entrb, s'addormi, si sveglid

a sorte perversa., e non ebbe

piu bene e si maore: Vienda.

E gia. nel mondo di la..

E qaella. non si la.gna. e non lacrima..

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J32 LA FIGLIA DI IORIO

Ah che pieta delta, came

cristianaf delta vita nostra,

di tutta la genie che nasce

dolora trapassa e non sal

ORNELLA.

\cco >viene Femo di Nerfail bifolco, <vtene correndo.

E lo stendardo s' fermoal Tabernacolo bianco.

Sorelle, wolete ch'io stessa

<oada e la parola le porti?

Ahime, forse non si rammenta

quel che bisogna. Ma, Dio

liberi, se pronta non e

ed ei sopraggiunge e la chiama

e all'improwiso ella ode la woce,

allora certo il cttore le scoppia.

ANNA DI BOVA.

Ah che certo il cuore le scoppia,

Ornellaf se tu <vai e la iocchi.

Hat la mala Centura con te;

e tu fosti a chiuder la porta

e tu fosti a sciogliere Atigi.

CORO DELLE LAMENTATRICI.

chi lo lasci I'aratro,

oh Lazaro, a chi lo lasci}

Chi ti <vanga il campo tuo,

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Atto III. - Scena 1 133

la. tua mandra chi la. pasce?Padre e figlio I'Inimico

ha. pigliato con an laccio.

Morte infame, morte infame,corda e sacco e ferro d'ascel

Ahif ahil Laza.ro, Lazaro, Laza.ro /

Ahif che scempio si pate per te!

Requiem a,eternam dona, ei, Domine.

Apparira il bifolco ansante.

FEMO DI NERFA.

ov'e Candia.j> Figlittole del Morto,

il giudizio e fatto. Baccate

la pol<veref prendete la. cenere.

II Giudice del Malificio

ha, dato sentenzia finale,

e ttttto il popolo e giustiziere

del parricida e I'ha nelle mani.

Ora il fratel <vostro lo portano

qui, a pigliar perdonanza

dalla madre stta, che la madre

la tazza gli dia del consblo,

prima che la mano gli taglino,

prima che nel sacco lo serrino

col can mastino e lo gettino

al -fiume in dove fa gorgo.

Figliuole del Morto, baciate

la potoere, prendete la cenere.

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t34 LA FIGLIA DI IORIO

E Nostro Signore Gesu

abbia pieta del sangue innocente!

Le tre sorelle correranno 1'una verso 1'altra e si

stringeranno insieme, capo con capo, restando nel-

1'atto. Si udra a quando a quando il rullo sordo

del tamburo funereo.

MARIA CORA.

Femo, e perche I'hat ttt detto?

FEMO DI NERFA.

Dov'e Candia the non apparisce?

LA ClNERELLA.

Stt la pietra del focolare,

e la: non fa segno n6 motto.

ANNA DI BOVA.

E nessvno si ardisce toccarla.

LA ClNERELLA.

Ne hanno spavento le figlie.

FELXVIA SESARA.

E ttt, Femo, hat testimonial?

LA CATALANA.

E Aligi Vacoesti coicino?

E, innanzi al giudice, che disse?

MONICA DELLA COGNA.

Che disse? che fece? Urla mise

e di6 nelle smanie il meschino?

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Atto III. - Scena I 135

FEMO DI NERFA.

empre ginocchione si siette

e si guardava la mano.

E dice-va ogni tratto: "Mea culpa.,,

E innanzi a s6 baciava la terra.

E aveva un <vfso vmile e pio

cost che pare<va innocente.

E rangelo intagliato nel ceppo

era la con la macchia di sangtte.

E molti piangeeoano intorno.

E ialuno diceeoa: "E innocente.,,

ANNA DI BOVA.

E la mala femmina Mila

di Codra ritrovata non fu?

LA CATALANA.

La figlia di lorio dov^e?

Non se n'ha novella? Che sai?

FEMO DI NERFA.

Cercata per gli stazzi ftt motto

ma nessuna traccia lascid.

I pastori non I'hanno <vedata.

Solo Cosma, il santo del monti,

dice averla vedtita e che in qualche

forra e andata a gittar I'ossa sue.

LA CATALANA.

La trd<vino i corvi ancor tvieoa

e gli occhi le btcchino, i lupi

la trdvino <vi<oa e la siraccinol

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136 LA FIGLIA Dl IORIO

FELAVIA SESARA.

E sempre rinasca allo strazio

la came stta maledetta!

MARIA CORA.trV / i ,.. / -. fJf^^^J^I

Tacit tad, Fela&ia. Silenziol

Silenziol Candia s'e alzataf

cammina, ora <viene alia soglia,

ora esce. Figliuole, figliuole,

s'e alzata. Reggeiela <voi.

Le sorelle si scioglieranno e andranno verso la

porta.

IL CORO DELLE LAMENTATRICI.

andia delta Leonessaf

dove <vai? Chi t'ha chiamata?

Sigillata e la iua bocca,

il tvo piede catenate.

Lasci dietro a te la morte

e t'imbatti nel peccatol

Unque wait unque ti woltit

il cammino e disperato.

Ahif ahit cenere misera, ahi <ved<yvat

ahi madrel lesu Iesuf pietal

De profundis clamavi ad tef Domine.

La madre apparira su la soglia.

SCENA SECONDA.Le figlie faranno 1'atto di sostenerla trepidando.

Ella le guardera attonita.

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Aito 111. - Scena II 137

SPLENDORS.

Madre caraf ti set levata. Forse

ft bisogna qualcosa, ttn sorso almeno

di win moscaio, an po' di cordiale?

FAVETTA.

E screpolato t'e it labbro tuo caro

dalla secchezza. Vttot che ft si bagni?

ORNELLA.

Mamma, fa cuore. Siamo qui con ie*

Alia pro<va ptti irista Iddio ti chtama.

CANDIA DELLA LEONESSA.

E d'una iela <viense tanta trama

e d'ana fonte viense tanto fittme

e d'una quercia wiense tante ramee d'una madre tante creature I

18

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(38 LA F1GLIA DI IORIO

ORNELLA.

Mamma, la. fronte ti coce. Oggi & un tempoche fa. afa; e t'e grave questo panno.

Tvtfo in svdore t'e it tuo caro <viso.

MARIA CORA.

Gesv Gesu, che non esca di sennol

LA ClNERELLA.

Vergine, che il farnetico le passil

CANDIA.

E tanto tempo che non ho cantato,

non so se la ritrovo I'aria mia.

Ma oggi e <venardi e non si canta;

il Signore s'e messo in penitenza.

SPLENDORE.

madre miaf dove set con la mente?

Gttardi e non ci conoscil Qual pensiero

ti trae? Misere not, che e mat questo?

CANDIA.

Questo & il pianeta e questo e il Sacramento,

e questo e il campanile di San Biagio,

e questo e il fiume e questa e la mia casa.

Ma chi e questa che sta su la porta?

Un terrore siibito assalira le giovanette. Si di-

scosteranno alquanto a riguardare la madre, e ge-

meranno sommesse.

ORNELLA.

Ahf sorelle, sorelle mie, perduta

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Atto TIL - Scena II t39

Va.bbia.mol Anche la. madre nostra abbiamo

perduta! Escita & di senno, vedete.

SPLENDORE.

Sventura nostra I Maledette siamo

da, Dio. Siamo rimaste sole in terra!

FAVETTA.

donne, buone parenti, scavateci

la. fossa, accanto a quell'altra, e metteieci

tutte e tre gib, cost come siam

FELAVIA SESARA.

No, non isbigottite, creature}

ch6 la percossa le ha riversa Vanima,

Vha risospinta nel tempo di gia.

Lasciatela che s<vaghi; e pot ritorna.

Candia fara qualche passo.

ORNELLA.

Madre, mi senti? Dove <vuot andare?

CANDIA.

II core ho perso d'un dolce figliuolo,

or e trentatre giorni, e non lo trovol

L'hai tu wedttto, I'hai ttt riscontrato ?

lo sal Monte Cal<vario I'ho lasciato,

i' Vho lasciato sul Monte distantef

Vho lasciato con lacrime e con sangue.

MARIA CORA.

Ah, dice I'ore della Passione.

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LA F1GL1A Dl IOR10

FELXVIA SksARA.

Lasciatela, lasciatela che dica.

LA ClNERELLA.

Lasciatela, che il cttore le si scarichi.

M6NICA DELLA COGNA.

Madonna, del Santo Venardi,

miserere di lei. Ora pro nobis.

Le donne del parentado s'inginocchieranno pre-

gando.

CANDIA.

Ecco e la Madre si mette in catnmino,

<viene alia vista del suo dolce figlio.

madre, madre, perche set venuta?

Tra la gente gittdea non i>'e salute.

Portato ttn braccio t'ho di pannolino

per ricuoprirti il iuo corpo ferito.

Deh portato m'a<vessi un sorso d'acqual

Figlio, non so n& strada n6 fontana;

ma, se la testa un poco puoi chinare,

una goccia di latte to ti <vo' dare;

e, se latte non esce, tanto spremo

che tutta la mia vita esce del seno.

madre, madref parla piano piano...

Ella s'arrestera per qualche attimo nella cadenza;

poi gridera d'improwiso, con una voce disperata

Madre, madre, dormii settecent'anni,

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Atto 111. - Seen*. II 141

settecent''anni, e vengo di lontano,

Non mi ricordo piu delta mia culla.

Colpita dal suo stesso grido, ella si guardera in-

torno sgomenta, come risvegliandosi di sopras-

salto. Le figlie correranno a sostenerla. Le donne

si leveranno. Si udra piii presso il rullo del tam-

buro allentato.

ORNELLA.

Ah come trema, come trema tuttal

Ora <vien meno. Piu non regge I'anima.

Da due giorni e digiuna, e si s<vanisce.

SPLENDORE.

Mammaf chi parla in te? Chi senti tu

dentro parlarti, dentro le tue <oiscere}

FAVETTA.

Dacci ttdienza, poni mente a noi,

guardaci in <uiso. Siamo qui con te.

FEMO DI NERFA, dal fondo.

Donne, donne, e qui presso con la turba..

Lo stendardo ora passa la cisterna.

Portano anche VAngelo coperto.

Le donne si aduneranno sotto la quercia a guatare

verso il sentiero.

ORNELLA, a gran voce.

Madre, ora <viene Aligi, wene Aligi

a pigliar perdonanza dal tuo cuore,

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(42 LA FIGLIA DI 10RIO

a. bevere la. tazza del consblo

dalle tue mani. S<vegliaii e sta. forte.

Maledetio non e. Col pentimento

il sacro sangtte sparso ei lo risca.Ha..

CANDIA.

E <vero, e <vero. Con le foglie trite

fa ristagnate it sangtte che colawa.

"Figlio Migi, t gli disse "figlio Aligi,

lascia, la falce e prenditi la. mazza,

faiti pastore e wa. sit la. montagna.,,

E fit gua.rda.to il suo comandamento.

SPLENDORE.

Hat bene inteso? II figlio Aligi a.rri'oa..

CANDIA.

E alia montagna de<ve ritornare.

Come farb? Le sue camicie nuo<ve

non ho finito di cucirgli, Ornella.1

ORNELLA.

Madre, andiamo. Fa qttesto passo. Vdlgiti.

Aspettarlo bisogna innanzi casa.

Donamogli commiato, a. lui che parte.

E pot ci colcheremo tutte in pace,

a. fianco a fianco, nel letto di giti.

Le figlie ricondurranno la madre sotto il portico.

CANDIA, tra se mormorando.

lo mi colcai e Cristo mi sognai.

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Atto III. - Seen* II 143

Cristo mi disse: "Non aver paura.,,San Giovanni mi disse: "Sta sicuro.

L CORO DELLE PARENTI.

Oh che tarba di genie <viene dieiro

to stendardol Vien tutta la contrada.

lona di Mtdia porta to stendardo.

E che silenziof come a processionel- Ah che pietal Svl capo it <velo nero.

Le ritorte di legno atte sue mani,come pesanti, grosse come an giogol

E col camice bigio e i piedi scalzi.

Ah chi ci regge? lo metto faccia in terra

e chiudo gli occhi, e non voglio vedere.

Lonardo delta Roscia porta it sacco

di cuoio; Biagio Gudo, it can mastino.

Mettetegli net vino an pofdi radica

di solatro, che perda il sentimento.

Cocetegli nel vino erba morelta,

ch'esca della memoria e non s'accorga.

Va, Maria Cora, che sat medidna,atata Ornelta a fare il beveraggio.

Grande il misfatto ma grande il patire.

Ah che pietal Gaarda la genie, come& matal Viene tatta la contrada.

Han lasciato le vigne in abbandono.

Oggi ava non si coglie. Anco la terra

e a latto. Chi non piange? Chi non piange?Gaarda Vienda. Pare in agonia.

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144 LA FIGLIA DI IORIO

Meglio per let, che ha perso conoscenza.

Meglio per lei, se non ode e non <vede.

Ahif che destino amarol Or e ire mesi

che vemmmo portando le canestre.

E il male che <vena, chi lo misttra?

Non <vi saranno lagrime per piangere.

FEMO DI NERFA.

Silenzio, donnel Silenziol Ecco lona.

Le donne si ritrarranno verso il portico. Si fara

gran silenzio.

LA VOCE DI IONA.

vedova di Lazaro di Roto,

o genie delta casa sciaguraia,

all'erta, all'erta I Viene il Penitente.

SCENA TERZA.

Apparira 1'alta statura di IONA con lo stendardo

funereo. Dietro di lui verra il parricida vestito

d'un camice, col capo coperto d'un velo nero, con

ambe le mani strette da pesanti ritorte di legno.

Un uomo gli stara da presso tenendo la mazza

pastorale istoriata; un altro avra la scure; altri

porteranno 1'Angelo awolto in un drappo e lo po-

seranno a terra. La turba si accalchera nello spa-

zio, tra 1'albero e il pagliaio. Le LAMENTATRICI,

trascinatcsi carponi alia soglia della casa, leve-

ranno il grido verso il morituro.

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Atto III. - Seen* III 145

\L CORO DELLE LAMENTATR1CI.

iglio Aligi, figlio Aligi,

che hai fatto? che hat fatto?

Chi & questo insanguimdo?chi Vha COYco sopra it sasso?

E <venuta I'ora tua.

Nero it <vino del trapassol

Mano mozza, morte infame,

mano mozza, corda e saccol

Ahi, ahil Figlio di Lazaro, Lazaro

e morio, ahi ahif ucciso da tel

Libera, Domine, anirnam servt tut.

IONA DI MIDIA.

~]rist'a ief Candia della Leonessa.

Vienda di Giave, irist'a te.

Trtst'a voi, figlie del Morto, parenti.

II Signore abbia pieta di <ooi, donne.

Nelle mani del popolo rimesso

t Aligi di Lazaro dal Giudice

del Malificio, perche <vendicaia.

sia per le nostre mani questa infamia.

caduta sopra a. not, che d'una eguale

i vecchi nostrf non hanno memoria

e cost la memoria se ne perda,

per la Dio grazia, ne* figli de' figli.

Or t'abbiamo condotto il penitente

perche da. te la tazza del consblo

riceva, Candia della Leonessa.

19

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146 LA FIGL1A Dl IORIO

Esdto egli & dalle <viscere tue.

T'& conceduto atzargli il veto nero,

accostargli alia, bocca il beveraggio,

ch6 motto amara. sara, la, sua. morte.

Salwm fac populum tattm, Domine.

Kyrie eleison.

LA TURBA.

Christe eleison. Kyrie eleison.

lona porra una mano su la spalla di Aligi per

sospingerlo. II penitente velato fara un passo verso

la madre; poi cadra su i ginocchi, di schianto.

ALIGI.

audato Gesti e Maria I

Ma, <voi ma.dre chiamare non piu

m'e dato, non pib benedire

m'e dato, ch6 la. bocca. e df

inferno,

quella, che da. voi succhib il latte,

che da. 'voi le sante orazioni

impa.ro nel timore di Dio,

e i comandamenti e la, legge.

Perche" tanto male co'ho reso?

Volonta. di dire m'e dentro;

ma. raiterrb la, mia. bocca.

la, pfa sventurata di tutte

le donne che hanno nutrito

il suo figlio, che gli hanno cantato

il sonno nella. culla. e nel grembo,oh no, non alzaie il mio veto,

che non <Dt comparisca. dinanzi

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Atto III. - Scena Ill 14?

la. facets, del peccato tremendo.

Non alzate il <veto mio nero.

lo non abbia da <voi beveraggio;

perche" poco & quello die soffro,

poco e quello che debbo patire.

Ma scacdatemi ora, con legni

e con pietre, scacdatemi via;

scacdatemi come il mastino

che allf

agonia sara mio compagnof

che mi mordera la mia gola

quando I'anima mia disperata

<vi chiamera mamma mammanel sangue del mio moncherino

maledetto entro il sacco d'infamta.

LA TURBA, soramessamente.

Oh povera, povera! Guarda,

guarda: tutta bianca in due nottil

Non ptange. Pianger non pub.Escita sembra di senno.

Non si move. E come la staiua.

deirAddolorata. Oh pieta!

Abbine pieta, buono Iddiol

Santa Vergine, misericordial

Miserere di leif lesu Cristol

ALIGI.

<voi, creaturef non pium'e dato chiamare sorelle,

n6 piu nominare m'e dato

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148 LA FIGLIA DI IORIO

i norni che it baitesmo <v'impose,

eke m'eran le rrde foglie di menta

in bocca, le mie foglie odorose,

che mi daman freschezza e ptacenza

fino al cuore net mio pasturaref

e me li sento qvi a, sommoe poterli dire vorret,

e non vorret sorso d'altro

console pel mio irapassare.

Ma non pib nominarvt m'e dafo.

E s'appassiranno i bei nomi;

e non li cantera I'amor vosfro

sotto la finestra al sereno;

ch6 nessuno <vorra le sorelle

di Aligi. E ora il miele e <velenol

Scacciatemi 'via come canef

anche voi scacdatemi <via,

battetemi, scagliatemi sassi.

Ma, prima di scacciarmif soffrt'te

ch'to vi tasci a voi sconsolate

le due cose ch'io sole posseggo,

che questa gente cristiana

<vi porta: la mazza di sanguine

dov'io fed le ire verginelle

a simiglianza di vot

per avervi compagne su Verba;

la mazza, e VAngelo muto

ch'io lavorai col mio cuore,

ahtme', dov'e la macchia tremenda.

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Atto III. - Scena III 149

E la macchia scomparira

tin giorno, e I'Angelo muto

parlera un giorno. E wedrete

e udrete. lo patire patire

vogtio per questo, e it patire

m'e poco at mio pentimento.

LA TURBA.

Oh povere, poverel Guarda,

guarda come sono disfattel

Anch'elle non piangono piu.

Non hanno pib lacrime. Secche

sono, brttctate fin dentro.

La morte le falcia e le lascia

per terra, che campino ancoral

Le taglia ma non se le porta.

Abbine pieta, bttono Iddiol

Sono creature innocenti.

Miserere, Gesti, miserere!

ALIGI.

tttf che set vergine e eoedoevat

tu che nelVarche tue del corredo

portasti vestimenta di luttof

pettine di rovi, collana

di spine, lenzuola tessute

di triboli, tu che piangesti

la prima notte e pot sempref

tu hat nel paradiso le nozze

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150 LA FIGLIA Dl IORIO

tue nu&ve. Gesu ii fa-sposa,

Maria ti consola per sempre.

LA TURBA.

Oh powera! Quella non giungea, sera; & at stto ultimo fiato.

E tutta capelli: non ha

piu carne: & tutta in quell*oro.

Ma s'e scolorito il suo oro.\

E come una rdcca di canapa.

Come I'erba del Gio<vedi Santo.

Vienda, wergine e <vedo<va,

il Paradiso hai per certo.

E s'ella non Vha, chi l'a<vra}

Nostra Donna, portala in cielo!

Mettila tra gli Angeli bianchil

Mettila tra le Martin dforol

IONA DI MIDIA.

ligi, hai detto il tuo dire.

Su, lewati e andtamo, ch'e iardt.

Fra poco il sole si colca.

E rawemaria tu non de<vi

udire, ne" <vedere la stella.

Candia della Leonessa,

se pieta wot a*oere, se dargli

*vuoi la tazza, non t'indugiare.

La madre tu set. T'e concesso.

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Atto III. - Scena III

LA XURBA.

Candia, Candia, alzagli it veto!

Candia, dagli la tazza, ch'ei beval

Dagli il beveraggio, ch'egli abbia

cuore al supplizio. Su, Candial

Abbi pieta pel tuo figliol

- Ta sola puoL T'e concesso.

Miserere di luil Miserere!

Ornella presentera alia madre la ciotola del vino

misturato. Favetta e Splendore inciteranno la mi-

sera sospingendola. Aligi si trascinera su i ginoc-

chi verso la porta della casa, e alzera la voce in-

vocando il defunto.

ALIGI.

adre, padre, padre mio Lazaro,

odimi. Tu il ftttme passasti

con la bara, ed era pesante

ptd d'un carro di bvoi la iua baraf

e fu gettata la pietra

nella correnie, e passasti.

Padre, padre, padre mio Lazaro,

odimi. Ora to me ne *oado

al ftttme e non passof lo vado

a cercar quella pietra nel fondo

e dopo to ti vengo a tro<vare;

e tu mi <vieni sopra con I'erpice,

per I'eternita mi dirompi,

per Veiernita mi dilaceri.

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752 LA FIGL1A DI IORIO

Padre mio, fra poco son teco.

La madre camminera verso di lui, nell'orrore. Si

chinera, sollevera il velo, con la sinistra mano

premera al seno la guancia del figlio, con la dc-

stra prendera la tazza recatale da Ornella, 1'ac-

costera alle labbra del morituro. Si udra un vocfo

confuso della gente piu discosta, giii pel sentiere.

IONA DI MIDIA.

Sttscipe, Domtne, servvm tuum.

Kyrte eleison.

LA TURBA.

Christe eleison. Kyrie eleison.

Miserere, Devs, miserere.

Vedete, <vedeie che <visol

Qttesto in terra, si <vede, Gesbl

Passione di Cristo!

E chi che grida? perche?

Silenziol Silenziol Chi chiama.}

La figlia di lorio! La figlia

di lorioI Mila di Codral

Bttono Iddio, miracolo fail

E la figlia di lorio, che <viene.

Risuscitata I'hai, Bttono Iddio?

Largo! Largo! Lasciate passarel

Maledetta cagna, set <vi<va?

Ah strega df

inferno, set fa?

Magatdal Bagascial Carognal

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Atto III. - Scena ultima. t53

Fate luogol Lasciatclal

passa, femmina. Su, fate luogo!

Lasciatela, at nome di Dio!

SCENA ULTIMA.

ALIGI sorgera in piedi, con la faccia scoperta, gua-

tando verso il clamore; e la madre e le sorelle

saranno presso a lui. Fendendo la turba, appa-

rira MILA DI CODRA impetuosamente.

MILA DI CODRA.

ladre d'Aligi, sorelle

d'Aligi, sposa, parenii,

stendardiero del Malifido

popolo gtttsto, giustizia

di Diof sono Mila di Codra.

Mi confesso. Datemi ascollo.

II Santo dei monti m'in<via.

Son discesa dai monti, <venuta

sono a confessarmi in conspetto

di ttttti. Datemi ascolto.

lONA DI MlDIA.

ilenzio, silenziol Lasciate

che parli, a.1 nome di D!o.

Confessatf, Mila di Codra.

II popolo giusto ti giudica.

MILA.

Aligi figliuolo di Lazaro

& innocente. Commesso non ha

20

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!54 LA FIGLIA Dl IORIO

parriddio. Ma si, il suo padre

vcciso da, me fu con I'asce.

ALIGI.

Mila, innanzi a. Dio tu ne menti.

IONA.

Egli & confesso. Hal mentito.

Egli reo ma. rea tu con lui.

LA TURBA.

Atte fiammel Alte fiammel Su, lona,

daccela., che not la, brudamo.

Alia catasta la magalAlia stessa ora periscanol

No, noI lo lo dissi: E innocente.

E confessol E confessol La femmina

ristigb ma egli d& il colpo.

Tittt'e due sono ret. Alle fiammel

MILA.

Genie di Dio, daiemi ascolto;

e pot fate scempio di me.

Sono pronta, <venvta per qttesto.

IONA.

Silenziol Lasdate che parti.

MILA.

Aligi figlittolo di Lazaro

e innocente. Ma egli non sa.

ALIGI.

Mila, innanzi a Dio tu ne menti.

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Aito III. - Scena ultima. 155

Ornella, (perd6nof se fat oso

nominarti) iu set testimone

ch'ella inganna il popolo giusto.

MILA.

\qli non sa. Di quell'ora,II ^ x

non gli soeve[)iene. E ma.ga.to.

To gli voftai la. ragione.

lo gli voltai la memoria.

Son figlia di mago. Non w'e

sortileglo ch'io non conosca,

ch'io non operi. Se tra le donne

del yarentado e quell'una

che mi fece accusa qui proprio,

la 'vigilia di Santo Giovanni,

quando entrai per la porta che e la,

<venga innanzi e Vaccusa ripeta.

LA CATALANA.

Sono io quell'una. Son qui.

MILA.

Fa testimonianza di me

per qttelli che fed infermare,

per quelli che fed morire,

per quelli che tolsi di senno.

LA CATALANA.

Giovanna Cametra. Lo so.

E il po<vero dette Maranef

e Afuso, e Tillura. Lo so.

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156 LA FIGLIA DI IORIO

So che fat nocimento a chiunque.

MlLA.

\vete ttditOf popolo giasto,

qaesta ser<va di Dto? Bene, & <vero.

Mi confesso. II santo dei monti

m'ha toccata quest'anima trista.

Mi confesso e mi pento. Non <voglio

che I'innocente perisca.

Voglio it castigo, e sia grandel

Per fare ruina, per ronipere

wncoli distruggere gioie

prendere wite, in giorno di nozze

varcai quella soglia che e la,

del focolare mi fed

padrona e lo sconsacrai.

II vino ospitale falsaif

non be<v<vi, adoprai per fattura.

Le sorti del padre e del figlio

torsi a odio, e post a. pressara

la gola delta sposa novtzta.

E per arte le lacrime care

di quelle giovanette sorelle

a mia difensione to le trassl,

Dite, donne del parentado,

dite, se sapete d'Iddio,

quanta fa, quanta fa la nequizial

IL CORO DELLE PARENTI.

E vero, e vero. Si, questo fece.

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Atto HI, - Scena ultima. 157

Sguiscio dentro la. cagna ra.tida.gia.

quando la, Cinerella spargcvasu Vienda it stto pugno di grano.

Di subito fece la. sorte.

E la. mala, febbre appicco

di subito al gio'vine soro.

E tutte not contro gridammoe fa <vano gridare. A<vea l

farte.

E <vero. Ora si, dice il <vero.

Laudato Gesu che fa. luce I

Aligi stara a capo chino, col mento in sul petto,

sotto 1'ombra del velo, intento all'orribile contur-

bazione dell'anima sua, gia scorrendogli per le

vene la virtii del beveraggio.

ALIGI, scotendosi, con violenza.

o, no, non e <vero. T'tnganna.,

non la. udire, popolo giusto;

questa. creatura. t'inganna,.

Tutti e tutte le statvano contro,

e cost le facean vitupero.

E to widi VAngelo muto

dietro a. lei. Con questi occhi mortali

che non debbon <vedere la stelta

di questo <vespro, io to <vidi

che mi guardawa e piangeva.Ionaf miracolo fa.

per mostrare ch'elVera di Dio.

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158 LA FIGLIA DI 10RIO

MlLA.

Oh povero AUgi pastorel

Oh giovine credulo e ignarol

L*Angela apostatico era.

Tutti si segneranno, tranne Aligi constretto dalle

ritorte e Ornella che discostata dal portico terra

gli occhi fissi alia vittima volontaria.

L'Angelo apostatico apparoe

(perdonata da Dio non sard

ne" da te perdonata giammai)

apparve agli occhi tuoi per inganno.

Era I'Angelo iniquo, it fattace.

MARIA CORA.

To to dissi, lo dissi net pvnto.

Al sacrilegto gridai.

LA ClNERELLA.

Anch'io lo dissif gridai.

Quand'ella fa osa il Custode

nominate per sorte, gridai:

Ha biastematOf ha biastematol

MlLA.

\ttgi, perdonata da te

non sard, se pare da DioI

Ma debbo scoprir la mia frode.

Ornella, ne* tv mi gvardarecost come fai. Ch'io sia sola I

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Atto HI. - Scena ultima. 159

Aligif quando <venni allo stazzo,

quando tu mi trovasti seduta

stt quella pietraf in sitenzio

la. tua perdizione compiei.

E fa lavorasti nel ceppo,

ah misero te, coftuoi ferri

t'effigie dell'Angelo malo.

(E qvello, coperto col pa,nnoi

lo sento). E to mane e sera,

oprawo con 1'a.rte mia. falsa..

Non ti sowiene di me? di tanto

amove ch*io t'ebbi, di tanta,

umilta. che m'era. negli a.tti,

nella. <ooce, dinanzi al tzto <visoi>

Non ti so<v<viene che maici contaminammOf che monda.

presso il ttto giaciglio rimasi?

E come, come (tu non pensasti)

tanta purita, tanta temenza

nella straniera malcoagia

che i mietitori di Norca

avean svergognata al conspetto

della madre tua? Bene opra<vo,

bene opra<vo con I'arte mia falsa.

Non mi wede'vi tu raccattare

intotno al tuo ceppo le scheggee bruciarle dicendo parole?

Preparai I'ora di sangue,

ch6 contra Lazaro antica

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160 LA FIGLIA DI IORIO

rancura, odio antico nudrivo.

Tu lasciasii Vasce net ceppo.

Om uditemi, genie di Dio.

Una grande potenza <venuta

era, in me sopra tat <vincolato.

Quasi notie face<va net luogo

maligno. Imbestiato it stto padre

presa m'aeve<va pef

capegli

e mi trascinacoa furente.

Ei sopraggiunse e su not

si gettb per difendere me.

Rapidamente brandii

Vasce, nell'ombra; colpii,

forte colpii, sino a morte.

Sul colpo gridai: "Uhai vccisol

M figlio gridai:" L'hai ucctso,

uccisol,, Potenza era in me grande.

Parricida to fece it mio grido

nett'anima sua ch'era schiava.

"Uho uccisol,, rispose; net sangue

tramorti, ptd altro non seppe.

Candia con ambe le braccia, scossa da un fremito

quasi di belva, afferrera il figlio ridivenuto suo.

Da lui si distacchera, con violenza selvaggia si

avanzera verso la nemica. Ma le figlie la trat-

terranno.

IL CORO DELLE PARENTI.

Lasciatelal Lasciala, Ornettal

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Atto HI. - Scena. ultima. 161

Che il cuore le strappif che il cuore

le mangil Cuore per cuorel

Lasciatela, che se la. metta

sotto i piedi, che la calpesti,

che col calcagno le schiacci

tempia e tempia, i denti le sgranil

Lasciatelal Lasciala, Ornella;

ch6, se questo non fa, non le torna

Vanima in petto sanata.

lona, lona, Aligi e innocente.

Tbglilo dalle ritortel

Levagli il welol Ridaccelol

Oggi il popolo e giustiziere.

Tu giudica, popolo giusto.

Comanda che sia liberatol

Mila si ritrarra presso 1'Angelo coperto, e guar-dera Aligi gia invaso dall'ebrezza del vino mi-

sturato.

LA TURBA.

Lode a Diol Gloria a Diol Gloria Patril

Uinfamia iolta da not.

La macchia non sopra not.

Di nostra gente non *uiene

il parricida. A Dio gloria I

Lazaro Vuccise la femminastranieraf di Codra alle Fame.

L fho detto/rho detto: E innocentef

Aligi e innocente. Sia scioltol

21

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(62 LA FIGLIA DI IORIO

Sia liberate ora in puntol

Alia, madre saa sia renduto!

lona, lona, sdoglilol It Giudice

del Malificio ci diede

oggi potesta sopra un capo.

Piglia il capo delta, sortieral

Alle fiamme, alle fiamme la. ma.ga.1

Alia, ca.ia.sia. la, sirega.1

lona. di Midia., odi it popolol

Sciogli I'innoceniel Su, lona I

Alia catasfa la figlia

di lorio, la figlia di loriol

MlLA.

tf st, popolo gtasfo, st, popolo

di Dio, piglia 'oendeita stt me.

E I'Angelo apostatico meitilo

nella catasta con me,

che facda la fiamma per ardermi,

che si consumi con me.

ALIGI.

h <voce di promessa e di frodel

Toglietemela di denfro

cost come belta mi parve,

come cara mi fa, soffocaieta

nell'anima miaf fate che mat

vdita to I'abbia, che mat

n'abbta gioitol Rempietemi denfro

tutii questi solchi d'amore

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Atfo HI. - Scena ultima. 163

che mi scawb, quando to era.

alle sue parole df

inganno

come la, mia rn.onia.gna, rigata

dalle acque di ne<ve! Rempietemiil solco di quella speranza,

per o<ve mi corse la grazia

di tutti i miei giorni ingannati!

Cancellate da me ogni traccial

Fate che udito e creduto

to non abbia giammail Ma, se questo

da <voi non si pub, s'io son quello

che udii credetti sperai,

quello che adorai I'Angelo iniquof

mozzatemi entrambe le manifnel sacco di cuoio cucitemi

(Lonardo, non lo pone da banda)

e gittatemi nella fiumanach

fio <vi dorma settecent'anni,

ch'io dorma sott'acqua, nel gorgo

profondo, ancdra settecent'anni

e piu non mi ricordi che il giorno

di Dio ha illuminato quegli occhi!

ORNELLA.

Mila, Mila, e I'ebrezza del vino

misturato, del be'veraggio

ch'ebbe dalla madre a consdlo.

LA TURBA.

Scioglilo, lona. Ha il delirio.

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164 LA FIGLIA DI IORIO

Ha preso it solatro ml <vtno.

Che la. madre lo stenda sal leito.

Che il sonno gli coenga., che dorma.

Che Gesu Cristo Vacqueii.

lona dara a taluno di sua gente lo stendardo e

s'avanzera verso Aligi per togliergli le ritorte.

ALICI.

if per tin poco scioglimif lona.,

solo ch'io possa le<var le mani

contra, costei (no, non Vardetei

la. fia.rn.ma, e bella,!), chia.ma.re i morti,

tutti i miei morti nella. mia. terra.f

quelli degli anni dimenticatif

i pi& lontanif i pib lonta,ni,

settanta, braccia, sotto la zolla,

a maledirlaf a maledirlal

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Atto III. - Scena ultima. 165

MILA, con un grido lacerante.

Aligi, Atigi, tu no,

fa non puoi, tu non de<vil

Libero delle ritorte i polsi, libero del velo nero

il capo, Aligi cadra fra le braccia della madre,

preso dalla vertigine; e le maggiori sorelle e le

donne del parentado gli saranno intorno.

IL CORO DELLE PARENTI.

Non isbigottite. E quel vino.

E la <vertigine calda.

Ora to stupore to prende.

Ora. un gran sonno gli <viene.

- Ch'ei dormal Che Dio lo pa.cifich.il

Stendetelol Lasciate che dormal

Viendal Vienda! Ti torna.

Uuno e Valtra dal mondo di la.

Laus Deo I Laus Deo! Gloria Patril

lona mettera le ritorte a Mila di Codra che gli

tendera i polsi. La testa le coprira col velo nero.

Poi, ripreso lo stendardo del Malificio, sospingera

la vittima verso la turba.

IONA.

opolo giusto, ti do

nelle mani Mila di Codra,

la figlia di lorio, colei

che fa nocimento a chiunque,

percht tu giustizia ne faccia

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(66 LA FIGLIA DI IOR10

e iu ne disperda la. cenere.

Satoum fac popvlum tuum, Domine.

Kyrie eleison.

LA TURBA.

hriste eleison. Kyrie eleison.

Alle fiamme alle fiamme la figlia

di loriol La figlia di lorto

e I'Angelo apostatico al faocol

Mia catastal All'inferno I

ORNELLA, a gran voce.

Mila, Mtta, sorella in Gesd,

to ft bacio i tuoi piedi che <vannol

II Paradiso e per fel

MILA, di mezzo alia turba.

La fiamma e beltal La fiamma I bellal

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30112003287452


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