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Life Club 27

Date post: 06-Mar-2016
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Numero 27 trimestrale
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www.lifeclubmagazine.com PRIMAVERA 2009 FREE PRESS 27 ife club IL MAGAZINE DEL TUO STILE DI VITA Suoni BLACKPOOL Viaggi Italia IL VIOLINO SUL TETTO Racing NEL 2009 VINCERA’KERS Golf Club Margara LA CAPITALE DEL GOLF ITALIANO L La golf art IL SENSO DI UN LUNGO CAMMINO
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www.lifeclubmagazine.com

PRIMAVERA 2009 FREE PRESS 27ife club I L M A G A Z I N E D E L T U O S T I L E D I V I T A

Suoni BLACKPOOL

Viaggi Italia IL VIOLINO SUL TETTO

RacingNEL 2009 VINCERA’KERS

Golf Club MargaraLA CAPITALE DEL GOLF ITALIANO

L

La golf artIL SENSO DI UN LUNGO CAMMINO

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L ife club I L M A G A Z I N E D E L T U O S T I L E D I V I T A

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editoriale primavera 2009

ANNO V primavera 2009Autorizzazione Tribunale di Ivrea n. 2 del 2004 registro periodici

direttore editorialeEva Morletto

editoreKeyco S.r.l.P.zza Martiri della Libertà, 30 10083 Favria (Torino)

[email protected]

segreteria di redazioneLucia Glaudotel. 0124 47 05 53 fax 0124 34 96 [email protected]

pubblicitàpubblicità@lifeclubmagazine.com

concessionaria esclusivaMedia ADV S.r.l.via S.Siro, 25 - 20149 Milano

hanno collaboratoFabrizio Rosboch, Gianni Davico, Milena Prisco, Maurizio Di Maggio, Andrea Caldera, Rachel Schartenberg,Marco Mussini, Cyrille Milgram, Antonio Daniele, Stefano Bosco, Richard Yann Tosker, Andrea Ranza,Gilberto Gribaudo, Alberto Zaghetto, Francesco Mini, Alfonso Carino, Michela Bausano, Giancarlo Telloli, Eleonora Mori, Lucia Glaudo, Isabella Obialero

direttore responsabileMauro Giubellini

progetto artisticoSimona Goi

grafica e impaginazioneAndrea Carraro - www.fotoqui.it

stampaL’Artistica Saviglianovia Togliatti, 44 12038 Savigliano (CN)

Il 2009 comincia con una storia curiosa e tenera. Siamo ad Han-nover, in Germania. La mattina del primo gennaio, approfittando del sonno profondo in cui i genitori, reduci dei bagordi di ca-podanno, sono immersi, il piccolo Mika, 6 anni, e la sua ami-chetta coetanea Anna Lena, fanno la valigia ed escono di casa. L’obiettivo: sposarsi in Africa. Il loro bagaglio contiene giocattoli, occhiali da sole, costume da bagno e biscotti. Camminano per qualche chilometro nella città, prendono un tram e si dirigono verso la stazione centrale, dove stanno per salire sulla navetta per l’aeroporto. Qui vengono intercettati da alcuni ferrovieri che provvedono ad avvertire la polizia. Gli agenti, non senza qualche difficoltà, riescono a convincerli che senza genitori e senza sol-di, non è possibile andare in Africa. Per riconfortare i due bimbi disperati, i poliziotti li portano a visitare la stazione di polizia e i piccoli rimangono impressionati soprattutto dalla cella di de-tenzione. Poco dopo, i genitori vengono a prenderli. “Potrete andare in Africa più tardi!”. Così li ha congedati il commissario. L’anno non comincia in modo sereno. La minaccia della reces-sione, le imprese in crisi, la povertà in aumento, i fragili equilibri internazionali minati dalla guerra in Medio Oriente e dalle tensio-ni inquietanti tra le due potenze nucleari India e Pakistan e per finire, la Russia che ha preso la misura draconiana di chiudere i rubinetti del gas. C’è di che passare notti insonni. Abbiamo bisogno di storie positive, di notizie che trasmettano gioia, tenerezza, amore, sogni e uno sguardo meno tetro e spa-ventato su quanto ci circonda. Grazie al piccolo Mika, abbiamo qualcosa di dolce da raccontare. Grazie a Mika, che, figlio della nuova generazione, ai sogni ancora ci crede, e ha provato a realizzarli, grazie a Mika, che ci ricorda che la nostra generazio-ne ha il dovere di mantenere il suo diritto di sognare. Questo ci investe di una missione nobile. E allontana un po’ i nostri guai. Quando pensate che un’impresa sia impossibile, ricordatevi di Mika, di questo Piccolo Principe che al Sahara non è mai arrivato ma che, come il personaggio di Saint Exupery, ci ha insegnato qualcosa di bello. Buon anno e buona lettura del nostro primo numero 2009 a tutti!

Eva Morletto

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4 Life club primavera 2009

sommario

Lezioni di golf 6Un’arma in più: il pensiero positivo

Training 9 Golf sano in corpore sano

Redazionale 12Snowgolf World Championship 2009

Golf libri 14 Golf means business

Eventi 15Golf Club Margara, la capitale del golf italiano

Editoriale golf 19Dove sta andando il golf italiano?

Golf Art 20La Golf Art: il senso di un lungo cammino

Investire in arte 24L’arte: concreto investimento alternativo

Economia 26Energia & ambiente

Real Life 29Bagnini a quattro zampe

Racing 32Nel 2009 vincerà KERS

Auto 37A Detroit l’avvento delle auto ibride

Vanity 40I love shopping

Moda 43Piacenza Cashmere, un’eleganza soft...

Shopping 47Bon appètit

International corner 51L’ultima contrada vergine

Hotellerie 54Prima di vivere... sognare

Redazionale 59Olimpia Ciervo

Redazionale 61Raccontare il progetto: appunti di viaggio

L q I L q M A G A Z I N E q D E L q T U O - S T I L E - D I - V I T A

27primavera 2009

ife club

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65 Architettura Madrid in progress

69 Personaggio La nuova era del fotogiornalismo

72 Fotografia Olivier Vigerie, un elfo nel regno del possibile

77 Libri Centro permanenza temporanea vista stadio

78 Viaggi Mondo Pianeta Amazzonia

82 Viaggi Europa Marsiglia, da covo di gangster a capitale della moda

88 Viaggi Italia Il violino sul tetto

92 Suoni Blackpool, nuovi sound sotto la torre Eiffel

94 Lifestyle Incontro con Michela Fiorella Pachner

97 Film Lo strano caso di Benjamin Button

98 Distribuzione

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golf

“ Cari amici, per quest’articolo ho scelto di trattare un ar-gomento che sembrerebbe allontanarvi dalla tecnica del

golf, ma capirete leggendolo che non è così. Il vostro atteg-giamento mentale influenza enormemente qualsiasi vostro gesto, potete immaginare quanto influenza un movimento complesso come lo swing. Sappiamo bene quanto la “self - confidence” ab-bia un grande peso nella performance di uno sportivo, nel golf quest’aspetto può avere un peso ancora maggiore rispetto a molti altri sport, per questo non si può tralasciare la preparazione men-tale di pari passo al miglioramento tecnico.

Un’arma in più:

Nel golf, no all’eccessiva autocritica

6 Life club primavera 2009

il pensiero positivo

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ife clubL PARLARE A NOI STESSIQuante volte abbiamo criticato noi stessi giocando a golf? Vista la difficol-tà e l’incostanza del nostro sport direi tantissime, se non la maggior parte. Bene, sappiate che quando parlate a voi stessi le vostre parole influenzano, e nel tempo modificano, l’immagine che il vostro subconscio ha di voi stes-si, con ovvie conseguenze disastrose. Abbiamo quindi nelle nostre mani un grande potere, cerchiamo di imparare ad usarlo a nostro favore. L’autocritica, tanto apprezzata in quanto stimolo per migliorare, se utilizzata senza regole può crearvi dei problemi non indifferen-ti. Quanti buoni giocatori hanno lavora-to duramente per una vita raggiungen-do livelli di gioco eccezionali senza mai riuscire a vincere? Questo può essere uno dei tanti motivi.Cerchiamo dunque di convincerci che una lieve e continua azione critica nei confronti di noi stessi ci influenza in due modi: intacca con il tempo l’immagine che abbiamo di noi stessi, e ha un ef-fetto immediato distruttivo sulle nostre abilità e sulle nostre performance.Qualcuno si chiederà se, senza una opportuna autocritica, sia possibile mi-gliorare il proprio gioco ed andare sem-pre più avanti.Ci sono momenti giusti nei quali analiz-zare il gioco, non durante la gara, né tra il primo e il secondo giorno, né durante i giorni immediatamente precedenti alle gare. In quei momenti, se parliamo a noi stessi, dobbiamo solo applaudire i bei colpi ed esaltare gli aspetti migliori del nostro gioco.

LA VISUALIZZAZIONEGli esperti affermano che il nostro sub-conscio non distingue la differenza tra immaginazione e realtà. Così, se riusciamo a visualizzare nella maniera corretta i nostri gesti prima di eseguir-li, è come se il nostro corpo lo avesse già fatto poco prima, ci dice che quello che dobbiamo fare, magari un colpo

difficile, è nel nostro potenziale, ce la possiamo fare.Jack Nicklaus ha parlato dei suoi “film” mentali, soprattutto sul putt: finché non riusciva a visualizzare la sua palla andare in buca, non eseguiva il colpo; questo era fondamentale per colpire con la massima sicurezza.Come ottenere una buona visualizza-zione?Prima di tutto vi consiglio di guardare un dvd di un major, togliendo l’audio, per avere la massima attenzione sui gesti che fanno i buoni giocatori prima di eseguire il colpo, sulla loro routine, su come sia sempre la stessa per ogni colpo e su come, se un fatto esterno giunge a interrompere la sequenza, tut-ta l’azione sia ripresa dal principio. Stu-diate i loro gesti e prendetene spunto.Fatto questo, createvi una vostra routi-ne grazie alla quale riuscirete a trovare la concentrazione giusta per avere la vostra visualizzazione.Iniziate ad allenarvi in un luogo silenzio-so, immaginate di giocare una buca a voi ostica, senza tralasciare il minimo dettaglio: il vento, il peso sui vostri pie-di, le irregolarità del terreno, il vostro bastone, l’effetto della vostra palla. Provate un paio di volte; non è facile mantenere la concentrazione per poter visualizzare con precisione il giocare un’ intera buca.

QUALCHE ESERCIZIOAvrete capito a questo punto quanto è importante l’immagine di voi stessi che sarete capaci di costruire. Di sicuro penserete, “ma non sono io ad avere quest’immagine di me, è una valutazio-ne oggettiva, poiché sono un disastro sotto pressione, il mio gioco corto è carente, e con il putt non riesco ad ave-re confidenza!”. Ancora ribadisco che i vostri pensieri negativi vi porteranno a peggiorare la situazione. Capisco che potreste pensare: “ok, ma come faccio a monitorare tutto quello che mi passa per la mente? È fuori dal mio controllo!

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8 Life club primavera 2009

E soprattutto a volte non so neanche a fine di una gara quali sono stati i miei pensieri, se positivi o negativi!!”.Provate a fare quest’esercizio che consiglia il famoso Bob Rotella: prendete un quaderno e alla fine di ogni giornata di golf descrivete le situazioni che vi sono rima-ste impresse nella mente. Fatelo per una decina di volte e poi rileggete tutto quello che avete riportato. Riusci-rete così a capire quali sono i pensieri dominanti. Se la maggior parte dei pensieri descrive buoni colpi, avete colpito nel segno, il vostro atteggiamento è corretto. Il vostro corpo è influenzato dalla vostra mente, su questo gli esperti non hanno dubbi. Volete un piccolo e scioc-co esempio? Chiudete gli occhi e immaginate una ta-vola imbandita, con il vostro piatto preferito, sentite l’odore. Non avvertite una sensazione di appetito? La salivazione che aumenta? Eppure non c’è nulla, ha immaginato tutto la vostra mente, ed ha influen-zato il vostro corpo. La maggior parte di noi viene da un’educazione che ci ha portato a sottolineare i nostri errori, a non perderli mai d’occhio. Molti maestri pensano di ottimizzare le perfor-mance dei loro allievi esaltando i loro difetti, fino al punto di parlarne di più rispetto ai pregi, pensando di stimola-re l’allievo ad un miglioramento continuo. Quasi arrivano a pensare che una troppa autostima li porti ad essere arroganti e presuntuosi. Ma secondo i più grandi psico-logi dello sport non è assolutamente la via giusta, è un metodo ormai passato che porta soltanto il giocatore a ritrovarsi una mentalità perdente e una bassa autostima. Vi consiglio quindi di circondarvi di persone positive e motivanti, che riescano sempre a vedere il famoso “bic-chiere mezzo pieno!”.E al di là di qualunque riflessione, ricordatevi sempre che è solo un gioco.

Andrea Ranza

golf

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training

mpossible is nothing! Una famosa casa di abbi-

gliamento sportivo titola così una sua campagna pubblicitaria.

Essenziale il concetto che esprime: se vuoi raggiungere un obiettivo, con costanza e allenamento puoi conqui-stare qualsiasi risultato.Ecco perché Life Club decide di im-pegnarsi per offrirvi un servizio che nessun altra rivista del settore dà: una preparazione atletica indicata e dedi-cata al golf.Questo perché?Ogni gesto tecnico nel golf è frutto di un movimento armonico, di una coor-dinazione oculo-manuale controllata e di una condizione psico-fisica che per-metta di percepire ascoltare e capire il movimento colpendo così la palla nel

Golf sano in corpore sano

Un nuovo appuntamento per i nostri golf players!

modo adeguato. Quando analizziamo un gesto sportivo bisogna sempre tenere conto che in-tervengono numerosi fattori, tra cui- Potenziale genetico - Tecnica sportiva- Condizione fisica (Forza, Resistenza, Velocità, Flessibilità, Capacità Coordi-native)- Fattori psicologiciLa padronanza di tutti questi fattori è determinante per ottenere la massima prestazione, qualsiasi sia lo sport pra-ticato.Seguendo le gare di golf di un impor-tante torneo con tappe in Italia e nel mondo, mi sono sempre chiesto: per-ché molto spesso prima di una gara vedo poche persone fare riscalda-mento, ma vedo flyer procedere con la

I

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ife clubL propria sacca verso il campo pratica, inserire i gettoni comprati in segrete-ria, 100 palline e via a tirare a più non posso, cercando di colpire quel cartello laggiù lontano che riporta la scritta 250 mt.? Il riscaldamento non è solo utiliz-zare un sand in campo pratica pensan-do che colpendo piano ci si riscaldi.Il corpo umano è un meccanismo per-fetto, che si modifica per poi ritornare in equilibrio, per poi modificarsi nuo-vamente. Il riscaldamento come l’al-lenamento in sé devono essere parte integrante di una giornata di sport e divertimento com’è il golf.L’idea di questa rubrica, nasce da una mia passione per questo gioco,che of-fre la possibilità di trascorrere una gior-nata a stretto contatto con la natura.Credo che la preparazione fisica, ma anche il solo benessere fisico siano fondamentali per la vita di tutti i gior-ni, che aiutino ad affrontare meglio le difficoltà.

Dr.Alberto Zaghetto, laureato in Scienze Motorie presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Padova.Direttore sportivo e socio fondatore della A.S.D. Scuola di Sport Checco l’Ovetto sezione rugby, personal trainer attività invernali ( sci, snowboard, skyrunner), anche preparatore atletico C.A.I ( Club Alpino Italiano C.S.Piero).Coordinatore Area Formazione di ASAcampus, diparti-mento scientifico di ASA, responsabile dell’organizza-zione e coordinatore dei corsi avanzati di Hilterapia®, nuova terapia fisica approvata da parte dell’ente rego-latorio statunitense, La F.D.A. (Food and Drug Admini-stration), per il trattamento delle patologie muscolari e dei dolori [email protected]

Ritornando al nostro gioco, come in quasi tutti gli sport di destrezza, il fatto-re allenante a cui si dedica più tempo è la tecnica, senza la quale non si va da nessuna parte.Una miglior condizione fisica vi per-metterà di migliorarvi in tutti i colpi, non solo quelli che richiedono forza e po-tenza, ma anche quelli di precisione. Un buon allenamento muscolare aiute-rà anche a prevenire infortuni e a pro-teggere la schiena da possibili traumi.Analizzando da subito il gesto tecnico del golf, i muscoli che rivestono un ruolo importante nello svolgimento del gesto sono gli addominali e i muscoli del dorso. È importante quindi allenare questi mu-scoli i quali vi permetteranno di espri-mere maggior forza e sicurezza nei movimenti.Nella prossima rubrica an-dremo a vedere quali sono gli esercizi più indicati per tonificare questi settori muscolari e quali benefici danno nella vita di tutti i giorni.Star meglio fisicamente significa anche avere maggior concentrazione, miglior precisione nei colpi e saper ridurre al minimo la stanchezza mentale.Il mio impegno sarà dunque quello di darvi dei consigli, attraverso semplici esercizi a corpo libero, per far aumenta-re le vostre capacità fisiche di resistenza e coordinazione al fine di concentrare l’attenzione sul movimento e renderlo un ritmo armonico, o meglio, swing... Alberto Zaghetto

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O bertauern, Austria, 31.01.09. È qui che lo Snowgolf World Championship 2009 ha dato

inizio ad una nuova era nel mondo del golf. Que-sto prestigioso evento e la sua famosa gara di put-

ting green hanno attratto celebrità e golfisti da tutto il mondo, addirittura da Filippine, Australia ed Emirati Ara-

bi. Numerose le iscrizioni pervenute, ma soltanto 100 fortu-nati amateur hanno avuto accesso alla competizione. Campioni

olimpici e mondiali, oltre a numerose celebrità, si sono sfidati su un originale campo da golf 9 buche (Par 36, 2.700 metri di lun-ghezza) innevato per l’occasione da macchine spara neve, oltre all’abbondante neve naturale utilizzata come limite del campo e la superficie del putting green “innevata” a mano. Adi Hengstberger (Germania) è riuscito a conservare il titolo del 2007. I secondi classificati sono stati, invece, Tristan David (Fi-lippine) e Peter Dobrowlsky (Austria). La vincitrice femminile del World Championship è stata Sarah Hölzl (Austria).Il momento più entusiasmante dello Snowgolf World Champion-ship 2009, è stato sicuramente il Million Dollar Putt, il premio per amateur più ricco al mondo, una premiere per Obertauern. I par-tecipanti alla gara hanno avuto un’unica ed irripetibile possibilità di entrare in buca da una distanza di 18 metri per accaparrarsi il premio, pari ad un milione di dollari. Altissima l’attenzione dei me-dia nei confronti di questo evento: decine di macchine fotografi-

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SNOWGOLF WORLD CHAMPIONSHIP 2009

Grandi emozioni alla premiere del MILLION DOLLAR PUTT

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che puntate per catturare immagini da diffondere in tutto il mondo.I giocatori amateur sono stati affianca-ti da numerosi nomi del mondo dello sport e dello spettacolo, pronti a desti-nare il loro Million Dollar Putt ad impor-tanti cause: “Wings for Life” (Fondazio-ne per la ricerca sul midollo spinale) e “Eagles Charity Golf Club”. L’ atmosfera è stata elettrizzante e queste celebrità mondiali hanno dato dimostrazione di grande bravura, tra le tante: DJ Ötzi, Hannes Arch (Campione Mondiale di Volo Acrobatico), Axel Schulz (Campio-ne di Box), stelle del calcio quali Alex Zickler e Rene Aufhauser, il vincitore della FIFA World Cup Rainer Bonhof, il Presidente della Federazione Golfistica Austriaca Franz Wittman e l’attore Sa-scha Wussow. Nonostante un paio di tentativi finiti quasi in buca, nessuno è riuscito ad accaparrarsi il ricco monte-premi…fino al prossimo campionato.

Mentre il peso della recessione si fa sempre più senti-re, una nuova ricerca dimostra che i golfisti affrontano questo duro momento continuando a praticare questo sport incuranti.Il sondaggio ha coinvolto 12.000 clienti di YourGol-fTravel.com, (il tour operator di viaggi golfistici, in più rapida ascesa in tutta Europa) ed ha dimostrato che la stragrande maggioranza di loro continuerà a spendere il proprio denaro per giocare.Un sorprendente 94% degli intervistati ha già in pro-gramma una vacanza golfistica per il 2009, mentre l’87% dichiara che il golf sarà l’ultimo lusso che deci-derà di abbandonare.Anche le iscrizioni ai golf club sembrerebbero non su-bire la recessione: il 71% degli intervistati sostiene di non voler disdire alcuna iscrizione e più di tre quarti di loro continua a ritenere il golf una priorità, ideale per mantenersi in forma ed in salute.Ross Marshall, Direttore Generale di Your Golf Travel, afferma che la richiesta in ambito golfistico è addirit-tura triplicata, grazie alla diminuzione dei prezzi e alla maggiore flessibilità oraria e tempo libero a disposizio-ne dei giocatori.I viaggi golfistici parrebbero essere a prova di crisi e ad-dirittura questo sembrerebbe essere il periodo migliore per appassionarsi a questo sport.

CONTINUATE A GIOCARE!

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U

libri

n piccolo libro che affronta un grande

problema spesso di-menticato anche se

presente a pochi passi dalle nostre case e dalle

nostre vite; i CPT, centri di permanenza tem-poranea, raccolgono tutti gli extracomunitari clandestini e sprovvisti di visto prima di rispe-dirli in patria o, in casi del tutto eccezionali, di regolarizzarli permettendo loro di ricostruirsi un’esistenza.Un argomento delicato e scomodo che Da-niele Scaglione ci fa vivere in prima persona attraverso i sogni e le speranze della giovane iraniana Sharmin e di sua madre, imprigionate anch’esse mentre cercano di raggiungere Lio-ne dove le aspettano dei parenti.Una situazione tragica che tuttavia non impe-disce a Sharmin, grande tifosa di calcio e inna-morata di un Italia da lei idealizzata attraverso la tv e i giornali, di scoprire il paese campione del mondo e delle grandi stelle del football, Totti in primis. Sarà l’occasione per conoscere nuovi amici che, in un modo o nell’altro, secondo le loro possibilità, tenteranno di darle una mano sensibilizzando l’opinione pubblica e cercando di farle uscire. Sarà soprattutto l’occasione di avverare un proprio sogno: assistere dal vivo ad una partita di calcio del campionato italiano e assaporare emozioni e colori a lei mai prima permessi.Ambientato in una Torino grigia e problematica, “ Centro permanenza temporanea vista stadio” è un piccolo gioiello che si pone l’ambizioso obiettivo di denunciare, con toni solo all’apparenza morbidi, una realtà scomoda, spesso taciuta dagli stessi mezzi di comunicazione.L’abilità di Scaglione sta proprio nel mettere bene in luce la vita di questi emarginati del XXI secolo senza risparmiare dure critiche al trattamento ricevuto ma, nello stesso tempo, lasciando sempre aperta la porta della speranza.Senza cadere in facili moralismi l’autore torinese ci racconta la vita di chi, a pochi passi dalla libertà e da un nuovo futuro, si ritrova inchiodato in una realtà sgradevole e disperata. E se Sharmin sembra quasi non essere consape-vole della propria situazione, troppo impegnata ad inseguire i propri sogni, tuttavia il suo contagioso entusiasmo giovanile vuole essere una pillola di speranza per tutti i suoi compagni di sventura, che sembrano accettare questa situazione con un atteggiamento di muta rassegnazione.Daniele Scaglione, in passato Presidente di Amnesty International e ora direttore della comunicazione di ActionAid, non è nuovo a trattare argomenti di tale portata, avendo in passato posto l’accento su temi come il genocidio in Rwanda e le guerre in Afghanistan ed Iraq.

Stefano Bosco

Centro permanenza temporanea vista stadio Daniele Scaglione

2009 primavera Life club 63

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L 2009 primavera Life club 15

a settimana più importante per gli operatori del golf in Italia. Best Western Pro Week 2009: associazioni, business, sport e show

riuniti nel gotha del golf che conta.

Dove si possono vedere Costantino Rocca, Chicco Molinari, Alessandro Tadini ed Emanuele Canonica, mettersi in discussione per il PGAI Cham-pionship? Non ci stupiamo di vederli iscritti al Golf Club Margara coordinato dall’infaticabile Presidente Roberto Lauro.

Golf Club Margara la Capitale del Golf italiano

redazionale

Il Presidente del Golf Club Margara con la squadra giovanile a St. Andrews

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38 Life club primavera 2009

Il montepremi è di 70.000 euro per gli uomini e di 20.000 euro per le ladies. Il programma è di tutto rispetto dall’equi-pment show del week end alle cinque gare in programma: Trofeo Arval, Garnier Fructis Cup, PGA Italiana Double ProAm, AITG Trophy e per concludere i due PGAI Championship maschile e femminile... Sa-ranno presenti le nostre giocatrici Isabella Maconi, Veronica Zorzi, Stefania Cro-

ce, e Diana Luna.Parlando di meeting, di assoluto rilie-vo è l’assemblea annuale dell’AITG, Associazione italiana tecnici di golf. Direttori, Segretari, Greenkeeper e Superintendent si confrontano sullo sviluppo del golf italiano. Per la prima volta in Italia sarà pre-sente a Margara la EGCOA (European Golf Course Owners Association) con il suo Direttore Generale Mr. Lodewijk Klootwijk.La PGAI Conference tratterà invece il difficile tema dell’insegnamento ai

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giovani. Curiosa e nuova la mostra d’arte al-lestita presso la Club House. In oc-casione della Pro week, infatti, in anteprima assoluta, verrà presentata la “Keyco Golf Art“, ciclo di mostre aventi come protagoniste le opere del Maestro Alfredo Pieramati dedicate al golf. Il tour inizia dal Golf Marga-ra per poi essere presente in tutto il nord Italia nei circoli che ospiteranno le gare del “ Keyco Golf Cup 2009 “. Quando l’arte italiana incontra il gioco del golf.

Gilberto Gribaudo

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Per informazioni e ordini contattare la redazione al numero : 0124 470 553, via fax: 0124 349 607 o tramite

e-mail: [email protected]

Continua la collaborazione tra la nostra rivista ed il prestigioso marchio Dumark 59.63; proponiamo ai nostri lettori un elegante abbinamento: la polo modello Hampton e la cintura in pelle di vitellino scamosciato e nabuk vegetale, presentata nell'originale ed elegante scatola in legno, in vendita esclusiva al prezzo di 140 euro, tramite la redazione di Life Club. Un’idea regalo nel segno dell’originalità, con l’invitante packaging a forma di palla da golf gigante, creata per rendere il pensiero unico e ricercato.Per crearvi un nuovo e personale stile nel mondo del golf, che vi distingua ed accompagni sui green, è possibile scegliere fra diversi colori: bianco con profili giallo-arancio, blu abbinato al bianco e beige e moro con l’accostamento del bianco e azzurro per la polo per lui e per lei in cotone 100% e blu, moro, ghiaccio, tundra, rosso, verde per la cintura, disponibile in tre misure, 85-100-110 cm. Quando la qualità è made in Italy.

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I l gioco del golf vanta milioni di giocatori ed

estimatori in tutto il mondo: Nel 2008, facendo riferimen-

to ai dati pubblicati dall’European Golf Asso-ciation, l’Europa ne contava 6,5 milioni. L’Italia è ancora fanalino di coda quanto a numero di giocatori, nonostante l’aumento medio ne-gli ultimi 10 anni di circa 4.000 nuovi giocatori l’anno. Crescita che si attesta sul 5% medio. Le strutture aumentano con una media de-cennale di 4,4 campi, 4.000 associati, con il prodotto di 364 associati a campo. Se in pri-ma analisi lo sviluppo e la costruzione di nuovi percorsi sembra buono, ci accorgiamo tuttavia che la media annua di nuovi campi del decen-nio precedente 1988-1998 era di 12,5, mentre l’aumento medio annuo dei giocatori nel primo decennio si aggirava sui 2.600.Ora dopo aver elencato dati, cifre e tabelle possiamo trattare la realtà sulla diffusione del nostro amatissimo gioco. Come impariamo da Kant all’aumentare della quantità degli eventi ne si modifica la qualità.Nella nostra giornalistica analisi, senza ecces-

Dove sta andando il golf

2009 primavera Life club 19

italiano?sive pretese di dettaglio, ci siamo imbattuti in un’eterogeneità di associazioni e campi con approcci filosofici al golf ben differen-ziati.Ci domandiamo se non sia finalmente giunta l’ora di un programma di diffusio-ne del golf italiano concertato e condivi-so da tutti gli operatori. Consapevoli che l’unità degli indirizzi associativi sia l’unico modo per far decollare questo sport verso le medie europee, anche nella provinciale Italia. La riflessione nasce dal dubbio che gli operatori del golf cerchino l’esclusivi-tà attraverso l’esclusione, e non tramite l’eccellenza del servizio, dell’accoglienza, della cortesia e perché no di un’etichetta intelligente e garbata. Dovendo restare in-tellettualmente onesti, ammettiamo che ci piacerebbe vedere all’opera giovani talen-tuosi. Il nostro amato sport pare abbia bi-sogno di nuova linfa ed entusiasmo, e chi meglio dei giovani emergenti può essere la chiave di volta? Vanificare il buon lavoro fatto sino ad oggi nel settore giovanile, attraverso l’abolizio-ne delle agevolazioni tariffarie, la riteniamo una soluzione contraria ad un serio svilup-po del golf giovanile, ancora una volta ci contraddistinguiamo con scelte negative e deleterie per lo sport.Siamo convinti che la diffusione possa es-sere raggiunta attraverso piani di sviluppo indirizzati ai giovani ed ai neofiti, cercando di offrire loro occasioni di incontro ed avvi-cinamento, togliendoci di dosso il pesante mantello delle corti medioevali ed indos-sando il nuovo e comodo abito dell’acco-glienza.

Fabrizio Rosboch

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La golf art

Alfredo Pieramati: il senso di un lungo cammino

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ell’inverno del 2007 le vetrine

della scintillante Via Roma di

C o u r m a y e u r , prestigiosa località di vacanza delle Alpi valdostane, si rivestirono delle tele di Alfredo Pieramati. Si coglieva, nel percorrere questa inusuale “open air exposition,” una evidente metafora: quella del cammino dell’arte in generale e del costante percorso di maturazione del linguaggio pittorico del maestro umbro-milanese il cui pennello - mosso inizialmente dal computerismo, l’originale intuizione che collegò oltre vent’anni or sono l’elaboratore elettronico al pennello, la cibernetica all’arte e fu esposta all’ Arengario ed insignita del Premio Bagutta - ha saputo trasmutare nel corso del tempo le tiepide acquosità dei navigli, il suo già noto, raffinato miniaturisno grafico (lungamente speso per illustrare strade, negozi, città) nell’algido condensarsi del fiocco di neve in un metaforico villaggio dell’anima per cogliere, dopo le convivenze tumultuanti della metropoli, dopo campagne pubblicitarie prestigiose come quella che aveva contribuito all’enorme successo della collezione Casio Lorentz, il senso di tradizioni antiche, ermetiche, riservate ma calorose della gente di montagna colte attraverso le inferiate della medievale Tour

Malluquin, il gioiello architettonico dell’ Hotel Royal & Golf di Courmayeur dove Alfredo ha fissato il suo studio da più anni e dove sono nate le opere inerenti ai “silenzi della neve”.Ma nuove scoperte attendevano Pieramati: la neve dei monti, che

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pigramente si scioglie al sole nelle pozze primaverili, i ruscelli che tuonano precipiti fra le gole hanno in realtà già in sé la cifra, come il presentimento del Mare. E finanche le bandiere di preghiera tibetane gemono sotto l’urlo del medesimo vento che gonfia le vele di imbarcazioni danzanti nell’immenso mutante immutabile deserto marino.Da questa intuizione è nata la collezione “vele al vento”, rilettura tra figurativo e pure geometrie, del gioco di mare e vento letto nelle vele dell’uomo, opera pittorica che tanto successo ha avuto sino alla grande mostra antologica ospitata a Milano nella Galleria San Lorenzo, in collaborazione anche con la Federazione Italiana Vela e della Slam.Ma è ormai tempo di una nuova intuizione creativa e Alfredo Pieramati, che è anche uomo di sport, incontra il Golf, presentatogli dal maestro Luciano Ghirardo – fondatore e direttore della palestre di Golf indoor di Courmayeur e divulgatore in Italia della connessione di tale sport con l’informatica - i suoi estimatori e le sue particolari atmosfere, che sanno di lunghe camminate, di riflessione ponderata che si tramuta però in guizzante gesto risolutivo, grazie al colpo di ferri che racchiudono in sé il segreto di un’anima dinamica in una esteriore veste statica.Questi ferri Alfredo li riveste di colore, dei suoi colori, con l’intento di umanizzare quanto di algido e metallico rimane negli attrezzi, che nei suoi quadri vibrano in realtà delle sensazioni, delle traiettorie di palla, dell’esultante trepidazione per un risultato, con l’obiettivo in lui costante – seppur forse soltanto inconsciamente intuito - di ricercare ancora una volta il sentimento profondo che permea il suo estroverso e vitalistico umanesimo.

golf art

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18 aprile maggio Life club 31

In questa nuova avventura pittorica definita “Golf Art“ il maestro re-introduce la sua grafica precisa come una miniatura ed un paesaggismo, proprio dell’Umbria natia, fatto di meticolosa naiveté che fu già proprio di un’altra sua stagione creativa.Si chiude dunque così nuovamente il cerchio di un’evoluzione artistica ed umana intessuta di dolcezza e poesia, di forza e sensualita, dell’ inquietudine che sempre muove il pennello di un autentico artista. e che rende inimitabile, perché così profondamente concepita, l’opera di Alfredo Pieramati.La collezione Golf Art verrà presentata in anteprima in occasione del Best Western Pro Week 2009 al Golf Club Margara, dal 5 al 10 aprile, e seguirà l’edizione 2009 del Keyco Golf Cup, con esposizioni in tutti i circoli in cui si giocheranno le sette tappe del prestigioso circuito.

prof .Giancarlo Telloli

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L’Arte concreto investimento alternativo

ranea.Di fronte alla crisi globalizzata dei mercati finanziari ed all’incertezza generata, l’ope-ra d’arte può certamente rappresentare un buon investimento. Mai come in questo momento, si vedano le aste di Christies’s a Parigi in Febbraio e Sothersby’s a Londra, l’arte gioca il ruolo di bene rifugio, 374 mi-lioni di euro le vendite a Parigi e 145 milioni a Londra. Da questo punto di vista il nostro paese con la famiglia Medici è stato pre-cursore, infatti, storicamente nell’intendere l’opera d’arte come investimento ha avuto una tradizione unica al mondo. Oggi, tutta-via, i dati confermano che la tendenza sia molto più marcata in paesi quali Francia, Germania, Giappone e USA.

Introdurre il mercato dell’arte significa trattare una realtà a sè stante: il valore complessivo del mercato delle com-pravendite italiane di beni artistici da ricerche condotte dal “Laboratorio sul

commercio dei beni artistici “ si aggira in-torno ai 400 milioni di euro.Dalla recente ricerca realizzata dall’IPSO, l’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione, del prof. Renato Mannhaimer, sono emerse oggettive particolarità. Sono dunque il 10% della popolazione gli italiani che vorrebbero acquistare un’opera d’arte, mentre il 29% della popolazione che vorrebbe comprare un’opera d’arte lo farebbe come forma di investimento. Mannhaimer stima in 9 milioni gli italiani interessati oggi all’arte contempo-

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ife clubL

Solo in tempi recenti sta crescendo l’interesse diffuso per l’arte come investimento alternati-vo a quello tradizionale

dei mercati finanziari, oggi in profon-da crisi. La causa tecnica della parti-colarità dell’investimento in arte è che non da rendite immediate quali cedo-le o dividenti, ma si esprime attraver-so la rivalutazione nel tempo. Anche l’investimento in arte, se pur nella sua particolarità, ha dimostrato di essere fortemente remunerativo. Molte volte è soprattutto merito dell’attenta gestione dell’investimento da parte dell’”art advi-sor”. Basti pensare alle rendite derivanti dai diritti espositivi ottenuti dal noleggio delle opere in mostre itineranti. Dai dirit-

ti di pubblicazione e riproduzione a fini editoriali o dalle concessioni di licenze d’uso per merchandising correlati alle mostre. Significativo è il caso “Van Gogh”, in vita non vendette neanche un’opera, sebbene suo fratello Theo fosse un mercante d’arte, ma oggi è tra gli artisti più quotati di tutti i tempi.L’unicità del gesto artistico e la subli-mazione sanciscono il valore immor-tale di questi oggetti irripetibili. Com-prendere subito la potenzialità artistica di un’opera è quanto di più prezioso si possa fare oggi sul mercato. Chiaro al-lora il motivo della crescita esponenzia-le degli acquisti di opere d’arte contem-poranea come investimento alternativo al “bear market”.

Fabrizio Rosboch

L’Arte magazzino di valore

2009 primavera Life club 25

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economia

Energia & Ambiente

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l forte rialzo del prezzo del pe-

trolio ce l’ha ricor-dato: il pianeta non

potrà sfuggire a una rivoluzione energetica,

sempre più prossima. Le potenze industriali ed i paesi emergenti si apprestano ad affrontare una storica sfida mirata a combinare in un’unica soluzione sicurezza, costi abbordabili e protezione per l’ambiente. Il 2008 non è stato soltanto l’anno della crisi finanziaria più importante dopo quella che nel 1929 portò sul lastrico gli Stati Uniti, ma anche il momento in cui il petrolio ha raggiunto il suo più alto picco storico. All’inizio dell’estate il greggio tocca-va 147 dollari al barile, scatenando il panico nei mercati mondiali. Questo straordinario rialzo ci ha posto di fronte a una realtà che tutto il mondo tentava di ignorare: il petro-lio è una risorsa ormai alla fine e l’ultima goccia, con ogni probabilità, verrà estratta prima della fine di questo secolo. L’insieme delle energie fossili, gas, petrolio e carbone, non potrà quindi più essere sufficiente alle esigenze dell’umanità. Soprattutto alla luce del fatto che i Paesi emergenti sono sempre più assetati di energia. Cosa accadrebbe se i Cinesi non avessero più, come oggi, 36 auto per mille abitanti, ma 600, come gli eu-ropei? Consumerebbero tanto carburante quanto l’attuale produzione di tutto il Medio Oriente! Fino almeno al 2030, le energie fos-sili rappresenteranno il 75% delle risorse di-sponibili. Una situazione inquietante...senza poi considerare il fatto che la maggioranza di questi giacimenti si trovano in Paesi dal-

I la delicata e instabile situazione geo-politica, vedi Russia e Medio Oriente. I recenti dissapori tra Russia e Ucraina hanno fatto paventare l’incubo di un inverno al freddo per i popoli euro-pei. Le scaramucce politiche si fanno così spada di Damocle per i Paesi im-portatori. La prospettiva è la corsa al nucleare, che tuttavia pone i serissimi problemi legati al rischio di prolifera-zione e alla non risolta questione dello

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28 Life club primavera 2009

smaltimento delle scorie. La pista da esplorare è dunque quella delle energie rinnovabili. Certo, il loro apporto non raggiungerà la percentuale delle energie fossili, ma sarà comunque un appoggio importante e le nuove tecnologie fanno sperare in uno sviluppo e in una ottimizzazione di queste risorse. Proprio questo svilup-po esigerà in ogni caso investimenti ingentissimi. Rimane quindi un gran punto interrogativo l’atteggiamento deliberato dell’Italia di non favorire la ricerca sulle energie “verdi” e di ignorare, o quan-tomeno di considerare con superficialità, le proposte di Bruxelles in questo ambito. Se ora ci si può ancora permettere di discutere sul tema, tra una manciata di anni non sarà più possibile. Ci sarà l’azione, e basta, essendo quella del puntare sul “verde”, l’unica opzione possibile. C’è da augurarsi che da politica necessaria non si trasformi in emergenza con una serie di azioni scoordinate e uno spreco di investimenti a cui l’Italia purtroppo non è nuova. Investire nelle energie verdi potrebbe essere per il nostro Paese, naturalmente piuttosto favorito (abbondanza di risorse idriche e solari), una strategia per aumentare il PIL nazionale, una possibilità di esportare know how e un mo-dello per il resto d’Europa. È un’opportunità che i governanti sbagliano a lasciarsi sfuggire. Speriamo non sia detta l’ultima parola.

Richard Yann Tosken

economia

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real life

Bagnini a quattro zampe

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72 Life club primavera 2009

ncitato dagli istruttori, il bel Terranova si tuf-

fa dalla vedetta del-la Guardia Costiera. In

tempo record raggiunge gli operatori che si fingono in difficoltà in acqua. Docilmente, Alyssa si avvicina all’istruttrice, stringe fra i denti la cinghia di sicurezza che lei porge e spinge de-terminata verso l’imbarcazione; la “finta naufraga” ha tempo di soccorrere l’altra persona. Due potenziali vittime del mare sono così salvate grazie all’intervento ca-nino. E’una scena che si è ripetuta più volte sulle spiagge e sulle coste italiane da quando è nata la Scuola Italiana Cani Salvataggio, la più grande organizzazio-ne nazionale dedicata alla preparazione dei cani e dei loro conduttori, le cosid-dette Unità Cinofile, addestrati al salva-taggio nautico. “Più conosco gli uomini, più amo i cani”. Probabilmente Nicolas De Chamfort

pensò questo quando quella Rivoluzio-ne Francese in cui aveva tanto creduto, sfociò nel delirio del Terrore. Ciò che è vero è che probabilmente, e qui attingo a un altra osservazione sfuggita da qual-che pagina letta chissà dove, il cane è un essere che ama più il proprio padrone che se stesso. Un esempio di dedizione al prossimo conferita per capriccio di na-tura. Che non finiremo mai di ringraziare. Ferruccio Pilenga è un padrone che ama i cani almeno quanto questi amano lui. La storia della Scuola vede il suo esor-dio nel 1989 proprio grazie all’iniziativa e alla determinazione di Ferruccio. Il 1989, come tutti ricordano fu un anno denso di avvenimenti internazionali. E in mez-zo a quel clamore e a tutti quei fermo-immagine destinati alla storia, un piccolo grande evento viveva silenziosamente il suo esordio in Italia: la creazione di una scuola per “cani-bagnino”. Pilenga è tut-tora leader della SICS, Scuola Italiana Cani Salvataggio, che nel frattempo si è

I

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18 aprile maggio Life club 73

ingrandita e ha sedi sparse in tutta la peni-sola. Il compagno d’avventure di Ferruccio fin dagli inizi è il Terranova Mas. L’impresa comincia e l’ausilio dei cani nelle operazio-ni di soccorso in acqua viene sperimentato sulle motovedette e sugli elicotteri. Per ca-pire l’importanza del contributo delle unità cinofile al successo delle operazioni di sal-vataggio, può essere efficace elencare qual-che cifra: un cane ben addestrato, di stazza superiore ai trenta chili può arrivare a trainare un’imbarcazione con trenta persone a bor-do e può resistere nuotando senza fermarsi per due chilometri. A sentire Pilenga, non sono poi molti i requisiti richiesti a un cane per far parte di un’équipe di soccorso. Una buona stazza (i famosi 30 kg), una bella inte-sa col proprio padrone e un buon rapporto

con l’acqua. Queste le condizioni di base, dopodiché l’addestramento graduale per-metterà performance via via migliori. I corsi prevedono “lezioni” a terra e in acqua, con esercizi via via più impegnativi, dove tutta-via deve permanere un contesto giocoso e soft, in modo da non traumatizzare l’ani-male. Se al cane è richiesto impegno, non meno ne è richiesto al padrone, che matu-rerà l’intesa col proprio cucciolo e lavorerà in sinergia con lui al fine di creare un’unità di soccorso il più possibile efficiente. C’è da augurarsi che l’iniziativa abbia ancora più successo e che i numerosissimi inciden-ti che in ogni stagione estiva accadono in mare possano essere sventati sempre più dai nostri amici a quattro zampe. Qualcuno ha osservato che il progetto di Ferruccio Pi-

lenga è stato coraggioso e un e po’ folle. Rispon-derei con un’altra frase di Nicolas De Chamfort: “le passioni fanno vivere l’uomo, la saggezza lo fa soltanto esistere più a lungo”.

Eva Morletto

real life

La SICS organizza, unica in Italia, corsi per istruttori, al fine di trasmettere ad altri le esperienze e la professionalità rag-giunta in tutti questi anni di lavoro insieme ai cani rilasciando ogni anno, su esame, il Brevetto di Salvataggio S.I.C.S. ricono-sciuto dal Ministero Trasporti e Navigazione al fine del servizio di salvataggio, in accordo con il comando Generale delle Ca-pitanerie di Porto - MARICOGECAP. La Scuola Italiana Cani Salvataggio è l’unica struttura a livello europeo ad organizzare annualmente corsi di Elisoccorso per Cani da Salvataggio e col-laborare regolarmente nel corso di svariate esercitazioni con tutti i nuclei di soccorso. Per informazioni più dettagliate (e magari per informarvi su come far partecipare il vostro Fido al progetto)è possibile visitare il sito www.canisalvataggio.it. Splendide e suggestive immagini vi daranno l’idea di quanto realizzato finora.

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racing

32 Life club primavera 2009

N o, non è un giovane pilota ancora sconosciuto, ma l’acronimo di Kine-tic Energy Recovery System, il nome che la FIA ha dato al sitema ibrido

per le “F.1” che recuperando energia cinetica in frenata darà la possibilità in rettilineo di avere 81 cv in più che agevoleranno i sorpassi, un po’ come

avviene in alcuni videogiochi.Magneti Marelli, azienda leader nel settore automotive, ha sviluppato per Ferrari ed altre scuderie un sistema basato su batterie al litio e un motore-generatore elettrico. Oltre a migliorare le prestazioni velocistiche (si parla di circa mezzo secondo in meno nei rettilinei), il KERS messo a punto dall’azienda milanese dovrebbe ridurre i consumi di circa 4-5 litri ogni gara.L’esperienza in Formula 1 avrà sicuramente un ritorno tecnologico nella produzione

ALETTONE POSTERIORE

PIU’ALTO E STRETTO PER ELIMINARE

SCIE E FLUSSI AERODINAMICI

NUOVI SPECCHIETTI RETROVISORII

CON UNICA APPENDICE AERODINAMICA

CONSENTITA

ALETTONI ANTERIIORI PIU’E LARGHI E BASSI CON

FLAP REGOLABILI DALL’ABITACOLO

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Nel 2009 vincerà KERS

ife clubL

di automobili ibride di serie sempre più efficenti.Invece la William e la Flybrid hanno sviluppato dei KERS utilizzando un volano all’interno di un carter sottovuoto (per evitare gli attriti) collegato alla trasmis-sione tramite un cambio CVT.Il sistema a batterie, pur essendo più pesante del sistema a volano, risulta meno ingombrante e con maggiori potenzialità, frenate attualmente solo dal regolamento.Al momento BMW, con un proprio sistema a batterie, sembrerebbe più avan-ti con lo sviluppo,nonostante qualche incidente di percorso come la scossa a luglio presa da un meccanico. Nel corso della stagione vedremo quale sistema darà maggiori vantaggi e soprattutto chi avrà da subito l’affidabilità.

ALETTONE POSTERIORE

PIU’ALTO E STRETTO PER ELIMINARE

SCIE E FLUSSI AERODINAMICI

NUOVI SCARICHI CONELIMINAZIONE DI TUTTI I PROFILI AERODINAMICI DELLAPASSATA STAGIONE

ADOZIONE ACCUMULATORIELETRICI E KERS

SARA’ POSSIBILE ADOTTARE NUOVAMENTE I PNEUMATICISLIK

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Verrebbe da pensare subito ai pi-loti e alle automobili, come unici

attori protagonisti di un’avvincente opera teatrale, ma essi sono la virtuo-sa espressione di un sistema fatto di ingegneri che lavorano dietro le quinte e di manager “registi” che con grandi intuizioni hanno saputo costruire con passione grandi vittorie.È inevitabile, per esempio, citare Luca di Montezemolo che dalla fine del ’91 entrò al timone di una Ferrari in condi-zioni disastrose e ne incominciò una ristrutturazione. Primo punto cardine fu la scelta di Jean Todt come diret-tore tecnico.Successivamente, come ormai im-presso nella storia dell’automobilismo, arrivò Michael Schumacher che dopo alcuni anni di risalita conquistò una se-rie di mondiali indimenticabili consoli-

dando l’immagine Ferrari nelle corse.Briatore, nome che “echeggia” nel-la famosa discoteca sarda, ma che soprattutto suona dagli scarichi delle Renault. È lui, talent scout del buon Shumi, che a fasi alterne ha saputo creare una concorrenza alternativa al binomio Ferrari-McLaren. Con il suo pupillo Alonso ha saputo interrompere un dominio rosso da sogno, che forse solo ai tifosi Ferrari non aveva portato una certa dose di noia.Intendiamoci, quando si apre il sipario, sulla pista è il pilota che guida e forse vorremmo che i regolamenti dessero più spazio alla prestazione pura, con meno regole e strategie, garantendo, come da quando esistono le corse, maggiore spettacolarità che fortuna-tamente possiamo ancora gustare appieno nelle serie minori.

Il teatro della Formula 1tra registi e attori

34 Life club primavera 2009

CALENDARIO F1 2009Australia - 29 MarzoMalesia - 5 AprileCina - 19 AprileBahrain - 26 AprileSpagna - 10 MaggioMonaco - 24 MaggioTurchia - 7 GiugnoGran Bretagna - 21 GiugnoFrancia - 28 GiugnoGermania - 12 LuglioUngheria - 26 LuglioEuropa (Valencia) - 23 AgostoBelgio - 30 AgostoItalia - 13 SettembreSingapore - 27 SettembreGiappone - 14 OttobreBrasile - 18 OttobreAbu Dhabi - 1 Novembre

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Con l’impegno triennale della Fiat Powertrain Technologies per la

fornitura esclusiva dei motori delle monoposto, il campionato italiano del-la Formula 3 ha consolidato il ruolo di questa categoria come iniziatrice di giovani talenti. I motori, opportunamente modificati per l’impiego sulle monoposto, deri-vano dal motore realizzato per il ritor-no dell’Abarth nei rally con la Grande Punto Super2000, di cilindrata di 1.995 cc, 220 CV di potenza a 7.000 g/min; coppia max di 236 Nm a 5.750 g/min.I telai sono, come da sempre i Dalla-ra, ma dal 2008 nella nuova versione F308 con omologazione 2008-2010.Tutte le tappe del campionato, che sa-ranno trasmesse in diretta TV sul ca-nale satellitare Nuvolari (SKY 218), si svolgeranno in due gare della durata di 23 minuti + 1 giro.I primi tre classificati del Campionato Italiano di Formula 3 hanno l’occa-sione di partecipare ad una giornata completa di test con la Scuderia Fer-rari Formula Uno. Bortolotti, vincitore del 2008, in questo test ha addirittura fatto registrare il nuovo record della pi-sta di Fiorano, il ché sicuramente aiu-terà ad accendere i riflettori su questa categoria molto avvincente.

CALENDARIO 2009 F3 Italia10 Maggio Adria (RO)7 Giugno Magione (PG)21 Giugno Mugello (FI)19 Luglio Misano (RN)2 Agosto Varano (PR)6 Settembre Imola (BO)20 Settembre Vallelunga (RM)18 Ottobre Monza (MI)

Formula 3 ItaliaLa scuola per i campioni

Il 27 Marzo a Vallelunga hanno acceso i potenti motori le affasci-nanti protagoniste del Campionato Italiano GT: Ferrari, Porsche,

Lamborghini, Aston Martin e Dodge guidate da giovani piloti e uomini dall’indubbia esperienza si contenderanno il titolo di GT2 e GT3.L’alta partecipazione dello scorso anno (addirittura 39 vetture schierate a Monza all’esordio), e l’alto livello tecnico impiegato, hanno suggerito di non modificare i regolamenti, se non un even-tuale sdoppiamento delle gare tra GT2 e GT3.Nella GT2 nella scorsa stagione la battaglia tra le Ferrari F430 e le Porsche 997 non ha deluso. Dopo un primo inizio di cam-pionato in salita, l’equipaggio di Lancieri e Busnelli su F430 ha guadagnato il titolo di categoria.Straordinario dominio invece nella GT3 per la coppia Piccini – Grassotto su Lamborghini Gallardo.

CALENDARIO 2009 GT27 marzo - Vallelunga (Roma)7 giugno - Magione (Perugia) 21 Giugno - Mugello1 (Firenze)19 Luglio - Misano (Rimini)

Campionato Italiano GTGentlemen al volante

Francesco Mini

6 Settembre - Imola (Bologna)27 Settembre - Mugello2 (FI)18 Ottobre - Monza (Milano)

racing

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R A C I N G   E X P E R I E N C E

“È proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante”Paulo Coelho

da spettatore a protagonista con:

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l futuro è oggi. Si potrebbe identificare

con questo slogan il salone dell’auto di De-

troit, andato in scena dal 16 al 25 gennaio. Un salone

dominato dallo scenario contingen-te della crisi industriale americana, tangibile so-prattutto nel settore automobilistico. Ci si atten-devano risposte valide dai grandi colossi a stelle e strisce General Motors, Ford e Chrysler. Così è stato. L’edizione 2009 dell’evento di Detroit è stato dominato da prototipi, concept cars e nuovi modelli in produzione a propulsione “ecologica”. Auto elettriche, a idrogeno, ibride. Tutte le case automobilistiche presenti al salone hanno mo-strato quali potrebbero (e in molti casi saranno) i modelli in catalogo a partire dal 2010. Ironia della sorte, questo florilegio di progetti innovativi studiati nell’ottica del risparmio energetico e dell’utilizzo di fonti alternative al petrolio, è giunto in un momento in cui il mercato americano è tornato a richiedere Suv e Pick up, con la benzina che ai distributori è scesa da 4 a 2 dollari al gallone. Un riflusso mo-mentaneo o una tendenza che si potrebbe stabi-lizzare? Difficile a dirsi, certo è che le case produt-trici ormai hanno imboccato nuove strade. Come la Chevrolet, che proprio a Detroit ha presentato la sua auto elettrica, denominata in modo non trop-po originale “Volt”, che sarà in vendita dal 2010. Non una concept car, ma una vettura che presto sarà negli showroom statunitensi e che promette costi di esercizio ridottissimi: un euro per un pie-no. E’ quanto dovrebbe costare in termini di ener-gia elettrica la ricarica della batteria, attraverso il collegamento ad una normale presa di corrente a 220 V. Tempo di ricarica, meno di tre ore, o ancora meno qualora la batteria non sia completamente

autoEcological concept

IA Detroit, l’avvento delle auto ibride

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80 Life club primavera 2009

scarica. In un anno di onorato servizio, secondo i calcoli effettuati dai proget-tisti della General Motors, la vettura consumerà meno energia di quella necessaria ad alimentare un frigorifero. Se a questo aggiungiamo che quando l’auto funziona a batteria le emissioni inquinanti sono nulle anche la nostra coscienza ecologica, oltre al portafogli, gioisce. L’autonomia con il solo moto-re elettrico non è granché, solo 64 km, ma la Volt è dotata di una doppia ali-mentazione a benzina o etanolo, suffi-ciente per mettere in funzione il motore elettrico e a ricaricare la batteria men-tre la vettura è in marcia. E ancora non è finita perché la Chevrolet Volt è una berlina a quattro posti esteticamente piacevole e con gli interni molto cura-ti, capace di offrire prestazioni di tutto rispetto. Il motore elettrico della vettu-ra eroga infatti l’equivalente (rispetto al motore termico tradizionale) di 150 Cv, con una coppia istantanea (ovve-ro disponibile come si “pigia” sul gas) di 370 Nm e una velocità massima di oltre 160 km/h. L’opera è completata

dall’assenza di emissioni acustiche del motore che unita a una speciale insonorizzazione, rende la guida della vettura decisamente piacevole. Certo, non è da consigliare all’automobilista che si entusiasma nel sentire il rombo del proprio motore! La Volt non è co-munque che una fra le vetture elettri-che presentate. Anche la Cadillac ha mostrato il suo modello innovativo, la Converj, che però, a differenza della vettura Chevrolet, è ancora allo stadio di concept car. Si tratta di una coupé a due posti più due, dalla linea innova-tiva molto compatta e aggressiva (lun-ghezza 4.620 mm), spinta dal sistema elettrico Voltec che dovrebbe consen-tire un’autonomia di oltre 60 chilome-tri con la sola propulsione a batterie e alcune centinaia con il motore a benzina che ricarica gli accumulatori. Il sistema Voltec è costituito infatti da un motore elettrico da 120 kW e 370 Nm, alimentato da un pacco batterie a “T” integrato nel telaio, formato da 220 celle ione-litio, il tutto coadiuvato da un classico quattro cilindri a benzi-

ife clubL

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autona che si limita a ricaricare automa-ticamente le batterie quando queste scendono sotto una soglia minima di energia. La velocità massima rag-giungibile è di 161 km/h. Per la ri-carica completa attraverso una pre-sa elettrica sono invece necessarie meno di 3 ore da rete a 240V e circa 8 a 120V. Nel complesso, quindi, prestazioni simili a quelle della Volt. La Chrysler, a differenza di Chevrolet e Cadillac, oltre a presentare model-li totalmente nuovi, ha rinnovato la propria gamma di modelli in pro-duzione con i propulsori elettrici. A partire dal 2010 saranno in vendita le jeep Wrangler e Patriot, la Dod-ge Circuit, il Town&Country (l’equi-valente negli States del Voyager) e, probabilmente, la 200C, una berlina sportiva ibrida, con motore elettrico e a benzina. E sempre in tema di ibride, le case produttrici giapponesi raddoppiano. Alla Toyota Prius, del-la quale a Detroit è stata presentata la terza evoluzione, ora si affianca la Honda Insight, che sarà anche la prima fra le novità di Detroit ad esse-re commercializzata. Si tratta di una monovolume dall’aspetto gradevo-le, che miscela nella linea elementi che richiamano la rivale Prius ad altri che si rifanno alla “reginetta” di casa, la Civic. Un elemento essen-ziale della vettura è il sistema IMA di Hon-da (Integrated Motor Assist), che abbina un motore elettrico a un motore a benzina avanzato ed efficien-te, con livello di emis-sioni ridotte. Questo innovativo propulsore garantisce un abbas-samento delle emis-sioni di CO2 e NOx e permette di ottenere prestazioni circa ru-morosità, vibrazione e

ruvidità, eccezionali. Così come Civic Hybrid, la nuova vettura sarà costru-ita presso lo stabilimento di Suzu-ka in Giappone, che recentemente ha visto l’ampliamento della linea di produzione dei motori ibridi. Insight rappresenterà la prima parte della nuova strategia ibrida di Honda, la quale prevede la realizzazione di un modello ibrido ulteriormente dedica-to, derivato dal prototipo CR-Z e da una versione ibrida di Jazz. Insight Concept è il risultato di venti anni di ricerca e sviluppo nel campo dei mo-tori ibridi elettrici e a benzina e uti-lizzerà la stessa unità montata sulla Civic ibrida, un propulsore 1.3 litri 4 cilindri a benzina i-Vtec da 88 caval-li, abbinato ovviamente ad un’unità elettrica, il tutto gestito da un cambio automatico a controllo elettronico. Sarà commercializzata in Europa, Giappone e Nordamerica nella prima metà del 2009. Ci vorrà invece più pazienza prima di poter ammirare le vetture ibride o totalmente elettriche di Bmw e Mercedes. E proprio la casa di Stoccarda ha mostrato alcu-ni interessanti modelli a cui potreb-bero ispirarsi stilisticamente le nuove serie A e B previste per il 2011.

Marco Mussini

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I love shopping!

on c’è mai una seconda oppor-

tunità per fare una prima buona impressione. Parole sante. Quante volte ci è capitato di giudica-re una persona basandoci esclusiva-mente sul primo colpo d’occhio? Ogni volta che entriamo in contatto con qualcuno, si attiva immediatamente quel processo innato che ci porta ad esprimere giudizi positivi basando-ci su una dinamica di ragionamento ipercollaudata, ed una volta costruita la nostra opinione è difficile attivare il processo inverso. Uno studio del National Research Council del Canada ha scoperto che la prima impressione ha un effetto misurabile e che l’aspetto influenza la percezione degli altri anche in me-rito a successo personale, autorità, affidabilità ed intelligenza. Forse non era necessaria tanta dotta ricerca. Nel corso della vita ce ne siamo ac-corti da soli. L’uomo stabilisce con la propria immagine un rapporto spesso ambiguo, conflittuale, domandandosi spesso se sia in grado di padroneg-giarla o se sia dominato dall’osses-sione per il proprio aspetto, dai propri complessi, da un io che non ci sod-disfa, e anziché cercare la ragione di questo disagio incolpiamo i nostri

N

Alfredo Pieramati: il senso di un lungo cammino

vanity

40 Life club primavera 2009

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I love shopping!

autentici o presunti difetti fisici. Le carat-teristiche fisiche sono tuttavia ben poco rilevanti di fronte alla superiorità conferita dal possesso dei segreti dell’immagine, dalla sicurezza in se stessi che questo ci procurerà e dall’allure che saremo in gra-do di sfoggiare. I segreti dell’immagine si possono acquisire. Basta un buon trainer.

L’IMMAGINE COME PROFESSIONEUn’accurata selezione di abiti e accessori può correggere i messaggi errati inviati al prossimo dal nostro aspetto esteriore ed aiutare ad esprimere l’autenticità di ognu-no di noi, contribuendo a proiettare un’im-magine coerente di se stessi che dimostri equilibrio, personalità e il nostro potenziale charme.Qui entrano in scena i professionisti del settore, consulenti ed esperti di immagi-ne, moda e bon ton che permettono di valorizzare il proprio aspetto personale e professionale, permettendoci così di rag-giungere più agevolmente i nostri obiettivi.Il panorama attuale degli operatori del sistema moda offre una vasta gamma di professioni articolate e legate al connu-bio tra arte, cultura, stile e trend. Abbia-mo così lo stylist, il personal shopper e infine il consulente d’immagine. Queste figure professionali talvolta vengono erro-neamente confuse, ma svolgono compiti diversi e si rivolgono ad una clientela ben differenziata. Senza dimenticare in ogni caso che una forte carica creativa, pas-sione e dedizione sono e rimangono le caratteristiche comuni che uniscono que-sti professionisti. Andiamo un po’ più nel dettaglio. Gli stylist sono i creatori del gusto. Oggi sono considerati autentici segugi dello sti-le, il che si traduce in interessanti battute di caccia fra negozi e mercatini, alla dispe-rata ricerca di quella particolare cintura o di quel determinato cappellino in grado di completare e sublimare le creazioni degli stilisti. Parola d’ordine di questa categoria di professionisti è: lavoro di team. Nes-suna fotografia, sfilata, pubblicità, o film viene prodotto e realizzato da un singo-

lo individuo. In base al tipo di lavoro da svolgere, lo stylist si avvale di un pool di professionisti tra cui fotografi, modelle, make up artist e coiffeurs.Quello del personal shopper è un pro-filo professionale ancora poco diffuso in Italia, ma sempre meno raro nelle grandi città come Milano, Roma, Tori-no o Firenze. È colui che è in grado di organizzare un tour della città alla sco-perta dei suoi segreti e a caccia degli acquisti migliori, ottimizzando il tempo ed il budget a disposizione del clien-te. Il personal shopper possiede una perfetta conoscenza della città in cui si muove: i locali e i ristoranti migliori, i migliori parrucchieri, i centri benessere alla moda, gli show room più esclusivi, le botteghe artigiane dove acquistare pezzi unici e prodotti realizzati a mano, mercatini, outlet o negozi di antiquariato. La clientela è solitamente rappresentata da businessman (or women!) in carriera o persone comunque vicine al mondo della moda e dello spettacolo, normal-

“Oggi la figura del consulente di

Immagine sta rag-giungendo la stessa notorietà dell’inte-

rior designer”

Presidente di Margherita Peri-co Image Consulting, possiede un’esperienza decennale nel cam-po della comunicazione e del mar-keting, maturata in aziende, agen-zie di comunicazione e pubbliche relazioni leader nei settori dell’informatica, della moda e della discografia, in Italia e all’estero. Margherita è oggi la prima e unica consulente di immagine italiana certificata dall’Association of Image Con-sultants International (AICI). È una docente dell’Accademia del Lusso di Milano ed è stata ospite di alcuni programmi televisivi come opinion leader.Dal 2009 è la consulente di immagine ufficiale di Keyco, so-cietà per cui, insieme ad altri collaboratori, propone corsi di formazione e servizi rivolti ad aziende e privati, nell’ambito della comunicazione, marketing e consulenza di immagine. Per informazioni: [email protected]; Tel. 0124.470553A partire dal n°28, Margherita curerà una nuova rubrica “Glamour & Style” all’interno di Life Club, in cui darà consigli “su misura” per apparire sempre perfetti in ogni occasione! Potete inviare le vostre richieste di suggerimenti alla nostra redazione: [email protected]

Margherita Perico, AICI FLC

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42 Life club primavera 2009

vanity

ife clubL

mente con poco tempo a disposizione, o infine da turisti stranieri che desiderino andare a colpo sicuro acquistan-do nei negozi migliori.Il consulente di Immagine è colui che opera nel mondo della comunicazione verbale, non-verbale e dell’abbiglia-mento, fornendo consigli a individui e aziende sull’im-magine personale, etichetta, comportamento e co-municazione attraverso consulenze individuali, lezioni, presentazioni e seminari. Oggi la figura del consulente di Immagine sta raggiungendo la stessa notorietà dell’interior designer: chiunque vo-glia migliorare la propria imma-gine e sentirsi all’altezza delle situazioni, può rivolgersi a questo professionista potenziando le possibilità di successo. L’assistenza ai proprio clienti du-rante tutte le varie fasi del processo di cambiamento è una costante e una garanzia che porterà in tappe graduali al raggiungimento dell’immagine auspicata. Un’ottima te-rapia per la propria autostima! Alla base dei servizi offerti c’è uno studio preliminare delle reali esigenze di ciascuno. Durante il primo incontro si raccolgono le informazioni per delineare il profilo professionale: un’intervista dettagliata e degli scatti fotografici consentiranno di formulare un pro-gramma su misura. Ad avvantaggiarsi di questo servizio sono numerosi attori, top manager, artisti, rappresen-tanti di governo, P.R., giornalisti, atleti, ma anche società che vogliano trasmettere una precisa immagine della pro-pria azienda, finalizzata ai profitti: banche, servizi clienti, promotori finanziari, hotel di lusso, studi legali, agenzie di pubbliche relazioni e pubblicitarie.Due i nomi di riferimento in questo campo: AICI (www.aici.org) e TFIC (www.tfic.org.uk). Ognuna di queste società organizza eventi, seminari, teleconferenze, oltre ad un meeting annuale al quale possono partecipa-re anche gli studenti ed i professionisti non regolarmen-te iscritti. Offrono un programma di certificazione che consente di ottenere un riconoscimento professio-nale valido a livello internazionale.

Lucia Glaudo

Page 43: Life Club 27

n un’atmo-sfera che

racconta, qua-si come se fosse

un viaggio, il percorso dell’Azienda nella sua sto-

ria, tradizione e qualità di sempre ecco una collezione che, arricchita dal “Pro-getto Piacenza Cashmere”, fa viaggiare la fantasia di chi la indossa. Borse da viaggio, accessori, pantaloni e maglieria per uno stile dedicato a chi ama viaggia-re. Sport-chic: dal puro cashmere al puro cotone, l’eleganza senza tempo dei pull Piacenza Cashmere. La comoda felpa in cashmere lavorato a “maglia inglese”

moda

Piacenza Cashmere

IUn’eleganza soft...

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92 Life club primavera 2009

con inserti in rasato (Finezza 12 gauge). I pull fantasia nel leggero jacquard “sale e pepe” (Finezza 12 gauge) nei colori dell’arcobaleno illuminati dai profili in bianco ottico. I basici e le impalpabili polo (Finezza 18 gauge) in cotone da

mixare al bomber double dalla mano evanescente. Le maglie in puro

cotone a coste piatte (Finezza 12 gauge) tagliate come una T-shirt. La mini treccia intarsio (Finezza 12 gauge) dal sapore retrò come il bomber in co-tone (Finezza 7 gauge) a più fili con tasche calate dalla doppia apertura. Le righe “marinière” da sovrap-porre alle T-shirt calate e super sottili (Yuma

Page 45: Life Club 27

18 aprile maggio Life club 73

Finezza 18 gauge). Colori allegri e luminosi per un look fresco, classico e nello stes-so tempo moderno nei volumi leggermente asciugati anche per il tagliato. Polo e camicie dai dettagli in tes-suto navetta. Finissaggi esclusivi (placcato), ricerca accurata dei tessuti jersey (piquet e cotoni elasticizzati). Comfort e libertà di movimento: le maglie ideali da portare nel tempo libero; dall’aria tipicamen-te vacanziera anche le sacche in cotone e pelle. Momenti di un “Progetto” per uno stile che sempre più si orien-ta al “Modo di vestire Piacenza Cashmere”.

moda

ife clubL

Sede: F.lli Piacenza Spa, Regione Cisi, 13814 Pollone (Bi)Telefono: 015.6191733Fax: 015.6191735Sito: www.piacenza1733.itShowroom: via Pallavicino, 29 – 20145 Milano

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KEYCOGOLF CUP 2009

Per informazioni: www.keyco.org - [email protected]

Formula di gioco 18 buche stableford giocate secondo le regole del Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews. Tre Categorie. Saranno premiati i primi 3 risultati netti di ogni categoria, primo lordo, primo senior, prima lady, nearest to the pin e driving contest. Le iscrizioni dovranno pervenire alle rispettive segreterie dei circoli ospitanti gli eventi entro le ore 12.00 del venerdì precedente la gara.

KEYCOGOLF CUP 2009

Sabato 25 aprile 2009 Golf Club Castelconturbia Via Castelconturbia, 10 Agrate Conturbia (No)

Sabato 9 maggio 2009Golf Club CarimateVia Airoldi, 2Carimate (Co)

Sabato 13 giugno 2009Golf Club VersiliaVia Della Sipe, 100 Pietrasanta (Lu)

Domenica 12 luglio 2009Golf Club RapalloVia Mameli 377 Rapallo (Ge)

Sabato 5 settembre 2009Golf Club Villa CarolinaLoc. Carolina, 31 Capriata d'Orba (Al)

Sabato 19 settembre 2009Golf Club Bergamo “L’Albenza”Via Longoni, 12 Almenno S. Bartolomeo (BG)

Domenica 18 ottobre 2009Golf Club Margara Via Tenuta Margara 15043 - Fubine (AL)

300

yard

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Col

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KUSMI TEAFragola Ghiacciata. Mix di un the verde cinese sencha ed aromi di fragola, questo the è parti-colarmente apprezzato d’estate. La presentazi-one in sacchetti da 8 gr. consente di realizzare facilmente un delizioso the ghiacciato.

www.kusmitea.com

Bon appétitshopping

FERRERORondnoir. Questa nuova e raffinata spe-cialità Ferrero è composta da un wafer

ricoperto da una croccante granella con puro cioccolato fondente, ha un ripieno cremoso al cacao e al centro una vera e

propria perla al dark chocolate.www.rondnoir.it

PERRIER-JOUËTBelle Epoque Millesimato 1999.

Assemblage: 55% Chardonnay, 45% Pinot Noir.Potenza, rotondità e persistenza distinguono ugual-

mente questo vino elegante e raffinato.www.perrier-jouet.com

Page 48: Life Club 27

FRATELLI CARLIFiletti di acciuga Carli.Le acciughe in salamoia sonolavorate solo con metodi artigianali, accuratamente lavate,dissalate e pulite, vengonoinscatolate una ad una damani esperte e ricoperte diottimo olio di oliva.

www.oliocarli.it

EISMANNCioccolatini: deliziose pralinedi autentico cioccolato belgadi qualità superiore in ben18 gusti assortiti, ognuno unapiccola grande emozione!

www.eismann.it

LA MONDIANESEVino rosso dall’intenso profumo con sentoredi rosa, ciclamino e con una nota orientale chericorda l’incenso, ottimo abbinato al tartufo,antipasti caldi e primi a base di formaggio.

www.lamondianese.com

PARMIGIANO REGGIANOÈ la combinazione tra natura, lavorazioneartigianale e lunga maturazione che affina lecaratteristiche di questo parmigiano e lo rendestraordinariamente digeribile.

www.parmigiano-reggiano.it

Page 49: Life Club 27

18 aprile maggio Life club 73

ALBA TARTUFIIl tartufo fresco, punto di forza dell’ azienda e del territorio,è proposto in vendita diretta online a privati e ristoratoriche desiderino ricevere un prodotto appena raccolto erecapitato nell’arco di 18 ore circa dalla spedizione diret-tamente a casa loro.

www.albatartufi.it

TENUTA COL SANDAGOMARTINO ZANETTI

Maturato e affinato in caratelli di rovere fino acompleta maturazione, il Dagoberthus è un elegante

vino da bersi anche da solo, per impararea conoscerne l’enigmatica personalità, oppure da

accompagnarsi con formaggi stagionati, servitoalla temperatura di 12°C

www.colsandago.it

LAVAZZAPer chi desidera rendere ancora più speciale,

anche a casa, il rito quotidiano del caffè, Lavazzaha creato le Spumine® Lavazza Le Voglie,

soffici e golose, dalla consistenza leggera evellutata, disponibili nei gusti Latte, Nocciola,

Cioccolato e Vaniglia.www.lavazza.it

AGROITTICA LOMBARDACaviar De Venise. Questa azienda leader mon-diale per la produzione di caviale provenienteda Storioni Bianchi, è riuscita a selezionare unanuova tipologia di caviale ottenuto da un incrociotra lo Storione Siberiano e lo Storione Cobice.

www.caviardevenise.com

Page 50: Life Club 27

IL LUSSO SI VEDE LEGGERMENTE E SI VIVE INTENSAMENTE

W W W. M E T R O P O L E . C O MW W W. M E T R O P O L E . C O MY O S H I J A PA N E S E R E S TA U R A N T · M E T R O P O L E E S PA M O N T E - C A R L O · J O Ë L R O B U C H O N M O N T E - C A R L O

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T 2009 primavera Life club 37

erre lontane ed esotiche, un’altro mondo? Indietro nel tempo? O forse avanti nel tempo, in relazione a cosa intendiamo con ciò

che ormai da noi è pane quotidiano, il progresso come concetto di sviluppo sul lungo periodo. Ad Irian Jaya qualcuno deve aver provato a

parlare di queste cose ma senza grande successo. Irian Jaya è la provin-cia indonesiana anche conosciuta come Papua occidentale, confinante ad oriente con la Papua Nuova Guinea. Una delle isole più estese del mondo, così vicino sulla mappa a giganti come l’Australia e ai clamori economici

Irian Jayal’ultima contrada vergine

international corner

Page 52: Life Club 27

38 Life club primavera 2009

del sudest asiatico, eppure così di-stante dalla civiltà, punto. O meglio, dalla nostra civiltà. Il governo indone-siano sta da anni cercando di portare la sua cultura nella volontà di arginare e spazzare una volta per tutte le ten-tazioni indipendentiste degli abitanti di Papua. Senza entrare nei dettagli delle differenze religiose, gli abitanti di queste terre non hanno nulla in comu-ne con gli asiatici dell’arcipelago che li comanda; a Papua vivono popoli di origine melanesiana, gente dell’Ocea-no Pacifico. All’interno dell’isola, e con grande obbrobrio dei civilizzati indo-nesiani, vivono tribù che, si dice, non sono mai uscite dalle foreste, tra le più inaccessibili sulla Terra, si vocifera che pratichino ancora il cannibalismo. Bob, la mia guida nonché l’unico accompa-gnatore in grado di parlare inglese a

Jaypaura, la capitale della provincia, mi ha raccontato una storia a proposi-to del cannibalismo. Durante una per-lustrazione di una parte delle foreste, finalizzata alla preparazione di un do-cumentario con gli inviati di Discovery Channel, si è imbattuto in un villaggio di una tribù sconosciuta. L’accoglien-za riservatagli gli ha segnato la vita: fu immediatamente invitato a partecipa-re come ospite d’onore al banchetto preparato con carni di selvaggina. La sorpresa enorme fu nello scoprire il menu del banchetto. Immaginate un po’quale carne veniva considerata più prelibata? Quella umana, estratta dai corpi dei nemici uccisi in locali taffe-rugli tribali. Certo, la situazione lo ha portato ad assaggiare tutto, sopratut-to per non deludere gli ospiti. Credibile o no, la sua storia indica che l’inva-sione della cosiddetta civiltà moder-na non ha raggiunto certe zone della nostra Terra, dove popoli praticanti riti ancestrali vivono ancora raggruppati in tribù vergini da qualunque contatto esterno. Non esistono censimenti di alcun genere e nessuno è in grado di stimare il numero di persone che an-cora vivono totalmente isolate in mez-zo alla giungla di Papua. Quello che è certo, è che anche qui come purtrop-po altrove, le ricchezze del suolo atti-

Page 53: Life Club 27

rano le voglie economiche del gover-no indonesiano. Quest’ultimo, sotto l’ombrello della unificazione culturale di una grande fratellanza indonesia-na vuole semplicemente sradicare le velleità d’auotonomia per poter con-trollare l’estrazione di minerali. Esiste al momento un governo ombra con un esecutivo già organizzato, che nel caso, praticamente irrealizzabile, di una dichiarazione di indipendenza della provincia, ne assumerebbe la guida.Sono persone locali, che si confon-dono nella società, che fanno lavori comuni e che non parlano a nes-suno di questo progetto, per timore di repressioni violente non rare da queste parti. Dopo essermi guada-gnato la sua fiducia, un’altra guida con cui ho lavorato mi ha rivelato essere il Ministro degli Esteri ombra ed un altro ancora il portavoce del governo, e un terzo, il ministro per il turismo... La conversazione è velo-cemente e facilmente scivolata sul-la questione dell’indipendenza e sul bisogno impellente di sostegno in-ternazionale alla loro causa. Mentre si parlava di politica internazionale e del ruolo che il Consiglio di Sicu-rezza potrebbe assumere mettendo pressione sul governo centrale, il capo del villaggio, nostro accom-pagnatore nell’ escursione in piroga sul fìume Warsa, si è accorto che gli spiriti ci stavano ascoltando in un si-lenzio surreale. Le nostre voci attuti-te, le lontane cascate nella foresta, il masticare betel delle nostre guide, gli animali con i loro versi così inu-suali per noi... silenzio interrotto solo da suoni improvvisi della natura, un ramo che si spacca, un’orango che salta da un albero all’altro, un pesce che appare e scompare sott’acqua. I nostri pretenziosi discorsi sugli ideali di convivenza, di lotte per la libertà e di ricerca di sviluppo hanno col-pito nel segno e destato l’interesse.

Sarà stato forse l’ambiente, vergine, che sprigionando una forza speciale mi ha fatto credere che comunque vada, in quei posti lontano dal tem-po e dalle nostre passioni superfi-ciali, chi comanderà per ancora un bel pezzo non saranno gli uomini, nè locali nè indonesiani, ma la natura stessa che il tempo non ha ancora battuto.

Gilberto Gribaudo

Page 54: Life Club 27

nergia, colori, alberi e un rumore ormai

sconosciuto, quello del silenzio.

Qui alla Bagnaia un pit-tore come Renoir avrebbe dipinto me-raviglie e Neruda scritto poesie senza tempo. Alla Bagnaia non ci si arriva per caso. Si immagina, prima, ancora prima di cono-scerla. Ognuno di noi, residenti alle Sey-chelles esclusi, quotidianamente chiude gli occhi per qualche secondo e sogna di abbandonare gli assilli di ogni giorno con

E

hotelerie

54 Life club primavera 2009

colonna sonora di traffico per rifugiarsi in spazi lontani. Il tempo è stato benevolo con un pae-saggio rimasto illeso da tutto, come se nei secoli un cocoon protettivo l’avesse avvolto. La proprietaria, la signora Ma-risa, ha capito come questo fosse un atout del luogo e gli interventi sono sta-ti minimi, solo volti a valorizzare ciò che c’era già. Ha aggiunto il suo personale e raffinato tocco d’artista. Ci appare così un grappolo di casette curate nei minimi dettagli, fra le quali si scopre addirittura una cappella con tanto di campanile e

Prima di vivere ...sognareBorgo La Bagnaia, Monrif Hotel

Page 55: Life Club 27

rintocchi squillanti nei giorni di festa. Il benessere è qui parola d’ordine. Romani ed etruschi, che qui erano di casa, amavano, dopo le fatiche delle conquiste, essere cocco-lati dalle acque termali. La tradizione si ripete e oggi la remise en forme dei clienti è affidata con successo all’atmosfera zen e rilassante del ‘Buddha Wellness Center’. Mentre beneficere-te di cure e massaggi, sarete colpiti dalla sce-nografica cascata di quattro metri il cui rigoglio

rompe il silenzio ovattato.Gli otto edifici del borgo racchiudono 72 stan-ze, micro-cosmi legati da un unico filo con-duttore cromatico, il giallo e il rosso. Camere e suite sono ognuna diversa dall’altra, niente è uguale qui, ed ogni ospite potrà scegliere la stanza che più gli si addice. Le finestre si affac-ciano sulle meravigliose colline toscane e sulla loro straordinaria palette di colori. La posizio-ne strategica permette di raggiungere agevol-mente le più belle località della regione.

I clienti possono scegliere la stanza cinese, con l’originalissimo letto a baldacchino o le lussuose suite presidenziali...La stanza con i merletti anti-chi è riservata all’Honey Moon: un regalo di noz-ze delizioso, completo di immersione nel bagno ricavato in una grotta, vero e proprio must.Al centro della grande piazza del Borgo, inserito in un giardino segreto a terrazze, il ristorante La Voliera. Esclusivo e raffinato, la sua cucina è di altissimo livello. Si cena a lume di candela e si as-

saggiano piatti della tradizione senza tralasciare la creatività e suggestioni fusion. Un’enoteca ric-ca di scelta e ricercata, completa l’offerta.In un luogo con tali distese di verde non poteva mancare un campo da golf. Il famoso progetti-sta americano Robert Trent Jones, Jr. chiamato a disegnare il percorso a 18 buche, ha disposto il tracciato sui 130 ettari che circondano la te-nuta. Un’ accogliente club house, frutto di una magistrale ristrutturazione, grazie alla sua posi-zione, consente di dominare l’intero percorso.

Prima di vivere ...sognare

BORGO LA BAGNAIAStrada Statale 223 Siena Grosseto Km. 56 - SIENA Tel. +390577 81 30 00 Fax +39 0577 81 74 [email protected]

Page 56: Life Club 27

56 Life club primavera 2009

l Boffenigo Small & Be-autiful Hotel, adagiato

sulle verdi colline di Co-stermano, suggestivo pa-

esino che, come una terrazza, si affaccia su Garda e sull’omonimo lago, è il luogo ideale per riappropriar-si del proprio benessere e della pro-pria intimità in un’atmosfera elegante e di grande charme. Grazie alla gran-de cura per i dettagli e alla professio-nalità dello staff, gli ospiti potranno assaporare ogni attimo della propria vacanza e trascorrere un soggiorno rigenerante per mente, anima e cor-po.

Eleganti e raffinate, tutte le camere e suite sono arredate con estremo gu-sto e sono dotate dei comfort più mo-derni, che consentiranno agli ospiti di potersi ritagliare perfettamente il proprio piccolo angolo di paradiso all’interno di una prestigiosa struttura. Degne di un soggiorno all’insegna del benessere e del relax più totali sono le Junior Suite Le Guardie, dotate di un ampio balcone panoramico che consente di ammirare il Lago di Gar-da in tutto il suo splendore.

Il Boffenigo Small & Beautiful Hotel, inoltre, sorprende per una gastrono-mia altamente ricercata che, grazie all’utilizzo di materie prime di alta qualità, spazia dalla cucina naziona-le a quella locale e mediterranea con piatti gustosi e genuini, veri trionfi di colori e sapori, ma soprattutto vere e proprie delizie per il palato. Il tutto

potendo godere appieno dei profumi e delle meraviglie di una natura pura e incontaminata.Il Boffenigo Small & Beautiful Hotel si distingue anche per un centro wel-lness all’avanguardia, in cui è possibile sperimentare poliedrici trattamenti e pacchetti dedicati al relax più totale, avvolti dal profumo di oli ed essenze dal sapore antico, che sono in grado di donare una sensazione di benesse-re del tutto personale.

L’hotel non rappresenta soltanto il luogo ideale dove poter riconquista-re il proprio equilibrio naturale e fare il pieno di energie, ma offre anche molteplici opportunità per chi deside-ra praticare sport e allo stesso tempo godere delle bellezze della natura. In particolare, per tutti gli appassionati golfisti non c’è che l’imbarazzo della scelta! Il Boffenigo Small & Beautiful Hotel, infatti, è affiliato all’associazione I Golf del Lago di Garda. Ciò consenti-rà a tutti gli amanti di questo sport così emozionante ed avvincente di ricevere sconti vantaggiosi sui meravigliosi per-corsi golfistici del Lago di Garda, che offrono il massimo in termini di varietà di gioco e ospitalità, ma che risultano accomunati dalla medesima grade-vole accoglienza e dall’incomparabile vista del panorama naturalistico.

Il Lago di Garda, inoltre, è il paradiso per gli amanti della vacanza attiva. Si può partecipare ad un corso di wind-surf o barca a vela, volare sulle onde con un kitesurf, scalare pareti a picco

Dolcevita sul Lago di Garda

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Page 57: Life Club 27

sul lago o gettarsi in una discesa sfre-nata in mountain bike dai 2000 metri del Monte Baldo.I profumi e le fragranze della vege-tazione mediterranea, costellata da colline verdi smeraldo e da vigneti dai profumi inebrianti, creano una splen-dida cornice per scoprire in piena li-bertà il Lago di Garda attraverso i suoi prodotti agroalimentari, la sua offerta enogastronomica e la sua frizzante vita notturna.

hotelerie

SPECIALE GOLF AL LAGO DI GARDA

Per tutti i lettori di Life Club, il Boffenigo Small & Beautiful Hotel ha previsto un’offerta davvero imperdibile!

2 notti in camera Superior Murlongo2 green fee presso gli 8 campi da golf del Lago di GardaTrattamento di mezza pensione deluxe (colazione, snack e cena)Accesso gratuito al Centro SpaRicco programma di attivitàBuono Spa del valore di € 15

A soli € 250 a persona

Page 58: Life Club 27

A Verona, per gli affari:

una città viva e dinamica,

in una regione protagonista

in Europa per vitalità

economica e imprenditoriale.

Il Grand Hotel: una struttura

di prestigio, con un Centro

Congressi per 150 persone, dotato

di tecnologie innovative: impianti

audiovisivi, videoconferenza, servizio

di traduzione simultanea, servizi

ristoro con infinite varianti, dalla

colazione di lavoro alla cena di gala.

A conferma della qualità raggiunta,

il Grand Hotel ha conseguito

la certificazione ISO 9001:2000

Prestigio, Eleganza, Qualità, Sicurezza.

Corso Porta Nuova, 105 - 37122 VeronaTel. 045 595600 - Fax 045 596385 - E-mail: [email protected]

Web site: http://www.grandhotel.vr.it

A Verona, per amore

della cultura, della storia, dell’arte,

della musica, della buona tavola.

A Verona al Grand Hotel,

una tradizione di eleganza,

gusto, raffinatezza, a pochi passi

dall’Arena, tempio della lirica.

62 camere finemente arredate,

silenziose, dotate di accesso

ad internet e di ogni confort

e 5 suites di altissimo livello.

Importanti pezzi d’arte

decorano le sale,

gli ingressi e lo splendido,

riservatissimo giardino privato,

ideale per cocktails e buffet estivi.

Page 59: Life Club 27

I designer ap-p a r t e n g o n o

a quella eletta schiera di creato-

ri sensibili all’arte, a quei talenti incaricati di conferire charme e personalità ai progetti. Olimpia è una di loro. Nata a Torino,

il 7 ottobre 1957, ha frequentato l’Istituto d’Arte Passoni a To-

rino, dove ha conseguito il diploma d’arte applicata e Maturità Artistica. Da 20 anni affermata sul mercato

nazionale dell’oggettistica, la designer torinese realiz-

za per prestigiose aziende di fama internazionale, prodotti da

lei creati personalmente.Da sempre attratta dal mondo dell’arte, decide di approfondire e perfezionare la propria competenza professionale e pertanto, recente-mente si è dedicata allo studio di due antiche e singolari tecniche artistiche: il carboncino e la pittura a olio con velature, entrambe caratterizzate da un processo esecutivo altamente qualificato e apprezzato da Maestri Antichi e Moderni.Inizia quindi dai ritratti, realizzati nel pieno rispetto della più antica tradi-zione che ha vissuto grandi fasti dal

2009 primavera Life club 45

STUDIO DA CAFFETTIERA, FIRENZE, metà del sec. XVIIITecnica: carboncino Dimensioni 60x70 cmAnno di esecuzione 2008

Page 60: Life Club 27

46 Life club primavera 2009

‘400 ad oggi.Olimpia è affascinata dall’idea di raffigurare l’in-dividuo, e interpreta i diversi caratteri, ma anche i sentimenti di ognuno, con il suo talento, la sua arte e la sua fantasia.La tecnica del carboncino permette di disegnare con scioltezza, su fogli di carta leggermente ru-vida e dosare il valore desiderato di chiaroscuro.È infatti l’alternarsi di chiari e di scuri che danno rilievo a luci e ombre così da mettere in evidenza il volume di un oggetto o di una figura, ovvero la forma tridimensionale e la posizione nello spazio.Oltre ai ritratti, Olimpia è interessata anche a rappresentare, sempre con la stessa tecnica, oggetti antichi di pregio e creazioni contempo-ranee originalissime che hanno fatto la storia del design, portando all’attenzione del pubblico i reperti più interessanti per la loro significazio-ne artistica, segno-anticipazione spesso, talora testimonianza di tempi culturali che nella storia dell’arte decorativa hanno lasciato una ricca ere-dità.Nascono così gli esclusivi disegni a carboncino di grande suggestione estetica.Il desiderio di realizzare questo ambizioso pro-getto artistico trae origine da una grande pas-sione per il collezionismo di oggetti e dalla in-

teressante esperienza maturata da Olimpia nelle svariate manifatture di oggettistica e complementi di arredo con le quali ha collaborato.L’obiettivo è di esaltare le eccellenze artigianali e industriali più significative.Un divertente gioco tra presente e passato che allieterà il collezionista più esigente che vorrà ar-ricchire i propri spazi abitativi con preziose opere d’arte che parlano dei Grandi Maestri del passa-to, di designer di fama internazionale e di aziende protagoniste per l’applicazione di esclusive tecno-logie.È prossima la presentazione di ritratti e opere va-rie realizzate con l’eccellente tecnica della pittura a olio con velature.

Gallerie d’arte dove è possibile ordinare i ritratti e dove si trovano disegni di oggetti

Galleria L’ARIETEVia Bava 4 TorinoTel. 011 8172122

Grafica MANZONIVia A. Manzoni 27/g (ang. Via Cernaia) TorinoTel. e Fax 011 545051

Galleria LA ROCCAVia della Rocca 4 TorinoTel. 011 8174644

Galleria ARTE OGGIVia Torino 11 Settimo T.se (TO)Tel. 011 8984244Fax 011 8958657

SENESI ARTEVia Cernaia 19 Savigliano (CN)Tel. 0172 712922

Showroon dove si trovanodisegni di oggetti

Showroom BELGIAntiche Tradizioni d’ArteVia XX Settembre 58 TorinoTel. 011 547159

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STUDIO DA CAFFETTIERA ARTE VENEZIANA, sec. XVIIITecnica: carboncino Dimensioni 54x70 cmAnno di esecuzione 2008

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er un archtetto avere la pos-sibilità di co-

struire nei diversi paesi del mondo è

un’esperienza ricca di molteplici risvolti. Tutti siamo coscienti che l’architettura e, più precisamente, il modo di costruire e di intendere il pro-getto varia a seconda delle zone geo-grafiche esaminate e della cultura del luogo. Le diverse condizioni climatiche, religiose, politiche, condizionano il lavoro del progettista, lo obbligano ad adattarsi a realtà a volte molto diverse da quelle a lui familiari ed allo stesso tempo arric-chiscono il suo bagaglio culturale e gli mostrano nuovi punti di vista. Ogni pae-se, a seconda della sua storia passata e presente,è più sensibile a certi aspetti del costruire, che possono essere a volte più pratici, legati a temi energetici o ambien-tali e a volte più spirituali, condizionati da retaggi culturali e religiosi.

Affrontare un progetto in Europa, a qua-lunque scala, significa confrontarsi con una realtà ogni giorno più sensibile alla

redazionale

tutela dell’ambiente naturale, per com-pensare la grande cementificazione che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso.Compito dell’architetto è analizzare il territorio su cui deve intervenire, cercan-do, quando possibile, di rifunzionalizzare siti dimessi, di recuperare e valorizzare le preesistenze salvaguardando le zone verdi. Sempre più spesso infatti si verifi-cano casi di vecchi edifici industriali tra-sformati in unità abitative, supermercati, eccetera.Allo stesso modo, l’altro grande obiettivo consiste nell’investire nello sviluppo di si-stemi ecocompatibili, nell’usare energie alternative come i pannelli solari, nell’uti-lizzare involucri altamente isolanti.

Allo stesso architetto, chiamato a co-struire una villa in India, può essere chie-sto di progettarla secondo l’antica dot-trina Vastu.Così oltre agli aspetti prettamente tec-nici il progettista deve affrontare, senza pregiudizi, aspetti di tipo spirituale a lui estranei, il che implica un lavoro di ricer-ca e di studio dei principi della dottrina

Raccontare il progetto: appunti di viaggio

P

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48 Life club primavera 2009

e della loro messa in opera. Questo significa capire l’importanza tra i pun-ti cardinali e il loro influsso sulla vita dell’uomo e da qui pensare all’orien-tamento della villa e alla disposizione dei suoi spazi interni come modo per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti e farli vivere in equilibrio con la natura. L’ingresso principale della vil-la sarà orientato ad est, primo punto cardinale, il più favorevole, simbolo di ricchezza e benessere, perché è da lì che proviene il sole e la sua energia; le finestre su questo lato della casa sa-ranno più grandi e numerose rispetto alle mura che danno sugli altri punti cardinali.

Se, infine, l’architetto, beato lui,viene chiamato a progettare un resort sull’isola di Bali ha la possibilità di co-niugare le tradizioni del luogo con le sue, tenendo sempre presente che i fruitori saranno stranieri con culture di-verse da quella locale.Costruire un resort su un’isola tropica-le significa rispettare il paesaggio loca-le, inserire il complesso tra i campi di

riso e i gelsomini rossi tipici dell’isola, adottare una tipologia costruttiva vici-na a quella autoctona fatta di capanne ricoperte con tetti di paglia e, contem-poraneamente, applicare un moderno concetto dello spazio, dell’organizza-zione dei percorsi e degli ambienti. Allo stesso modo l’arredamento diven-ta una mescola di antichi tessuti dai colori vivaci e mobili dalle linee mini-maliste; ai pavimenti chiari si contrap-pongono letti a baldacchino in legno massiccio.

Così, alla fine, viaggio dopo viaggio, si riempiono mille taccuini con date, luo-ghi, annotazioni, suggestioni e disegni. Appunti da conservare e rileggere per non dimenticare mai che il nostro pun-to di vista non è l’unico possibile e che nelle differenze e nel confronto sta la vera ricchezza.

Michela BausanoAlfonso Carino

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18 aprile maggio Life club 73

Progetti a cura di:MAAS Laboratorio di architetture

e Studio 65

redazionale

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È

2009 primavera Life club 30

sorprendente pensa-re che nel 1943 Madrid contava appena 800.000

abitanti, più della metà dei quali viveva in grave stato

di indigenza occupando cata-pecchie grotte e baracche. Oggi è

una capitale che conta, si dice, ben 9 milioni di persone, portate in città dai cambiamenti verificatisi solamente nel corso degli ultimi vent’anni: i primi anni della Democrazia hanno reso possibile trasformare le baracche in appartamenti e scambiare una misera abitazione con un moderno alloggio, costruendo in al-tezza e vendendo sul libero mercato gli appartamenti risultanti. Questo periodo

Madrid in progressDeveloping social houses

architettura

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52 Life club primavera 2009

non solo cambiò l’aspetto della città, ma segnò l’inizio di quella suggestiva avventura che sarebbe poi stata defi-nita “Movida”.All’inizio degli anni Novanta, tuttavia, questa spinta frenetica sembrò essersi esaurita, e tutto sembrava indicare che Madrid avesse perso il suo ruolo cen-trale cedendo il passo a Barcellona e Siviglia che vivevano momenti di ecce-zionale popolarità grazie alle Olimpiadi e All’Esposizione universale del 1992. Da qui, la sorpresa per chi oggi pas-

seggia per le vie di Madrid e vede la profonda trasformazione che la città sta nuovamente vivendo.Nel maggio del 2007 si è conclusa la ciclopica operazione infrastrutturale avviata nel settembre del 2004 che ha ridisegnato il tessuto viario lungo i 99 km della M30, il principale raccordo anulare della capitale:il progetto, che è strutturato in 14 aree di intervento, prevede il miglioramento dei nodi di connessione e l’interramento di alcuni tratti della vecchia M30 con la realizza-

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zione di un tunnel di 4.200 metri, uno dei tunnel urbani più lunghi d’Europa. L’opera permetterà la realizzazione di 31 ettari di nuove aree verdi sopra il tunnel, faciliterà i collegamenti tra i quartieri un tempo separati dal vec-chio asse viario ora in via di riqualifi-cazione e consentirà di recuperare le rive del fiume Manzanares grazie ad un nuovo parco urbano di 1 milione di mq con una nuova spiaggia urbana, 23 nuove passerelle pedonali (oltre ai ponti storici che verranno recuperati)

ed un nuovo asse ludico-sportivo di 42 km, con 30km di piste ciclabili e 250,000 mq di attrezzature sportive che saranno il biglietto da visita della città per la candidatura ad ospitare i Giochi olimpici del 2016.Ma non basta: il processo di pro-fonda trasformazione che Madrid sta sperimentando in questi anni ha come fine il riequilibro sociale, oltre che quello territoriale. Attraverso la Empreza Municipal de Vivienda y Suelo (EMVS) il comune di Madrid

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sta sviluppando una politica pubbli-ca per la casa, il cui primo obiettivo è quello di fornire case di qualità per i cittadini con maggiori difficoltà ed in particolare i giovani, a prezzi acces-sibili, in concreto tre volte inferiori a quello di mercato. Il secondo obietti-vo dell’EMVS consiste nel configura-re l’abitazione pubblica come esem-pio di qualità, disegno innovativo e sostenibilità, ricorrendo alla formula del concorso al fine di scegliere i progetti migliori dei più prestigiosi architetti sul panorama spagnolo ed internazionale. Risultato: Madrid conta su un parco di abitazioni in vendita ed in affitto che non solo sono punto di riferi-mento per quanto riguarda la qualità architettonica, materiali innovativi e nuove tipologie residenziali, ma an-che un fattore importante di riequili-brio, di trasformazione e di incremen-

to della qualità della vita.Tra i progetti migliori non si posso-no non citare almeno: la “Casa di Bamboo”, opera di Alejandro Zae-ra Polo, dove i balconi sono avvolti da schermi in bamboo montati su cornici pieghevoli, in grado di offrire la necessaria protezione dalla forte esposizione solare e sicurezza alle case aperte interamente sui giardi-ni; il complesso Verona 203-A, pro-gettato da David Chipperfield, un volume continuo a forma di U con finestre di identiche dimensioni che si sviluppano con un ritmo indipen-dente su ogni piano e la cui facciata in pannelli cromaticamente diversi ne definisce la libertà espressiva; infine l’ecobulevar di Vallecas, una sorprendente ed innovativa espe-rienza di disegno urbano, composta da tre padiglioni (o alberi d’aria) che funzionano come supporti aperti a molteplici attività scelte dagli uten-ti, che tende a migliorare il comfort ambientale e promuovere l’inter-scambio sociale.Il carattere sociale di questa politica per la casa non si limita tuttavia alla costruzione di nuove abitazioni, ma si spinge anche ad incentivare, con aiuti pubblici, la ristrutturazione so-stenibile nelle aree urbane consoli-

date e ad eliminare situazioni abitative critiche.Quello che si sta facendo a Madrid è costruire un pun-to di riferimento, un modello per chi volesse vivere in una città più abita-bile, più integrata, più sostenibile, più competitiva e con una qualità della vita più alta.

Andrea Caldera

architettura

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personaggio

olka è il nuovo sinoni-mo per fotogiornalismo.

Questo nome significa a Pari-gi una splendida rivista trimestra-

le dedicata ai grandi nomi del repor-tage, e una galleria nel quartiere trendy di Oberkampf, dove, nell’omonima via, superato il defilé di bar neo-bohémien si arriva di fronte a un anonimo porto-ne che conduce in uno di quei segreti e meravigliosi angoli parigini miscono-sciuti ai semplici visitatori: una stradina che rivela il vecchio selciato e conduce alla galleria attraverso vecchi laboratori artigianali dalle grandi vetrate trasfo-mati in atelier di artisti. Già di per sè, il posto emana un fascino non indiffe-rente. E poi le immagini: il nuovo nu-mero di Polka esibisce con non-cha-

E. Genestar e PolkaLa nuova era del fotogiornalismo

lance (fotografi e comprare il nuovo). Il progetto editoriale innovativo è anche un progetto familiare. Protagonisti i Ge-nestar, uno dei nomi più auterevoli del mondo dell’editoria parigina: Edouard, Adelie e il padre Alain, già direttore del mitico Paris Match. La fotografia è naturalmente protagoni-sta, rivisitata, riscoperta nella moltepli-cità dei supporti, i bellissimi e preziosi tiraggi in argentico esposti in galleria, icone esclusive per collezionisti, e il glamour del magazine patinato, dove la foto, prettamente di reportage prende l’allure di opera d’arte, diluendo il ruolo di mera testimonianza visiva di un fatto, di un’epoca, di un luogo o di un per-sonaggio. D’altronde quando l’occhio contempla un’immagine di Bruce Da-

P

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personaggio

E. Genestar e Polkavidson, di Margareth Bourke White o Cartier Bresson, nessuno pensa sem-plicemente a una cronaca per immagi-ni. La creatività, la sensibilità dell’autore si riflettono in maniera più o meno mar-cata sull’istantanea, la rendono unica.

Lo slancio artistico può spingersi fino al limite dell’astrazione dal soggetto ri-tratto. Pensiamo a Simon Norfolk e al suo reportage dall’Afghanistan, dove un edificio distrutto diventa una sorta di nuova Stonehenge in cui il monito de-gli errori della storia pesa sul mercante di palloncini che si avvicina ai ruderi. Palloncini come speranza per il futuro e ruderi come monito. In tutto questo l’orrore del contesto è quasi assente. Si potrebbe discutere di moralità del-la fotografia, ma la pittura da sola ha insegnato che la guerra ha una sua estetica, come hanno rammentato in-numerevoli artisti di ogni epoca, da Pa-olo Uccello a Delacroix. “Il fotografo interpreta il suo ruolo di te-stimone. Non lo rimprovero certo per

questo. E’ vero, l’arte talvolta passa so-pra al soggetto e può rappresentare un problema etico. Ma non dimentichiamo comunque il valore chiave di testimo-nianza, che la fotografia comunque mantiene” sottolinea Edouard Gene-

star. E Polka abbonda di testimonian-ze, di storie, di frammenti di mondo che la stampa ordinaria non pubblica più. Parliamo di Susan Sontag e del suo “Il dolore degli altri”. Non ci sono quasi mai foto che illustrino scene crude nel nostro asettico mondo occidentale, mentre abbondano i reportage sulla miseria altrui. L’occhio indagatore non risparmia l’esotico, mentre si dimostra cauto e presente sui problemi di casa propria. “Si ha una naturale tendenza all’eso-tico. Rappresentare problemi lontani permette di dimenticare o offuscare quelli presenti nel nostro mondo. per questo noi abbiamo deciso di dar voce anche a chi vuole parlare di attualità scottanti “en bas de chez nous” ovvero

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accanto a noi”E così il neonato numero 4 di Polka presenta il reportage realizzato da Dia-ne Grimonet “Hotel sans étoiles” (alber-go senza stelle) in cui viene racconta-to per immagini il calvario quotidiano di decine di famiglie impossibilitate a pagare l’affitto di un appartamento e costrette a vivere in stanze minuscole negli squallidi motel nella banlieue pa-rigina. Dalla denuncia sociale al gotha attuale della fotografia, l’agenzia ameri-cana VII, che presenta ritratti e vedute degli Stati Uniti provati dalla crisi ma pronti a riscoprire il mito americano. Poi un altro mito, Marc Riboud, il fotografo che entrò nella leggenda ritraendo una pacifista che reggeva un mazzoilino di fiori di fronte ai soldati armati e schierati in divisa, durante le proteste contro la guerra in Vietnam. Qui Riboud è ricor-dato nella sua felice ossessione per le forme, che hanno dato origine a capo-lavori quali “le peintre de la Tour Eiffel”. E poi ancora il coraggioso reportage di Sarah Caron sui talebani rifugiati nell’ovest del Pakistan e i lavori di al-tri nomi eccellenti quali Bruno Barbey della Magnum o il talento emergente americano Ben Lowy, che ha fotogra-fato Baghdad attraverso il finestrino di un blindato. Sfogliando Polka, sembra di rivivere i fasti di Life (e non sto parlando, ahi-mé, di Life Club, ma della celeberrima rivista fondata da Henry Luce che te-stimoniò i più importanti avvenimenti del XX secolo), con in più una qualità di stampa e di tiraggio che trasformano il reportage in prodotto di lusso. L’impe-rativo di ridare voce, in un’era di “citizen journalist” e internet, a un’immagine di qualità, appare una sfida riuscita.

Eva Morletto

personaggio

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fotografia

“ Un’immagine vale più di mille parole”. A quanto pare lo diceva già Conofucio. Per Olivier Vigerie è difficile dare una descrizione di sé stesso

e per questo si nasconde dietro le sue fotografie, delega le splendide immagini scattate in giro per il mondo a parlare di sé, di questo fotografo

glamour, stella emergente nel mondo dei servizi di moda e appassionato di reporotage di viaggio, viaggi che vive a modo suo, mettendoci non poco di quell’atmosfera del fashion world che le passerelle e i vari composing delle riviste patinate sono soliti proporre. Contadini dello Yunnan cinese ritratti con l’allure di top model, con quell’aura irraggiungibile ricreata ad hoc da luci e scelte cromatiche perfette. Passanti a Pechino come protagoniste di catwalking e angoli di periferia immorotalati come studiati still life. “Posso dire di essere diventato fotografo, o almeno di aver deciso di esserlo, a Benares, la città indiana che per tutti i viaggiatori è

Olivier Vigerie Un elfo nel regno del possibile

72 Life club primavera 2009

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sinonimo di spiritualità, di nirvana dell’anima. Credo di poter affermare che anch’io qui ho avuto una rivelazione. Munito di una Pentax 300, che tuttora conservo gelosamente, ho ritratto due bimbi di strada mentre davano da mangiare a una capretta. L’attimo rubaoto di una quotidianità insolita e un’emozione provata che è ancora viva dentro di me....questo ha rappresentato la scintilla che mi ha motivato a scegliere definitivamente queosto mestiere.” Ma questa mania del ritratto fashion non viene solo dal mondo delle passerelle in cui ormai Olivier è un habitué, ma anche e soprattutto dal cinema. “Essere fotografo di talenti, non è stata per me una vocazione, ma un’ opportunità colta fortunatamente al momento giusto. Mi recai al festival di Canones nel 2001 per ritrarre una delle caporeodattrici di CanalPlus con la quale collaboraovo all’epoca. Samantha Longoni conduceva un programma tv sulla rassegna festivaliera,

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74 Life club primavera 2009

la tentazione di fotografare gli invitati sul plaoteau fu davvero forte. E così mi intrufolai per giorni fra le quinte della trasmissione, fino al momento in cui qualcuno si premurò di chiedermi che diavolo ci facessi lì”. A detota di Vigerie, Cannes è il regno del possiobile. Qualcosa di simile accadde al Festival di Roma nell’anno in cui Martin Scorsese presentò il film The departed, che fece otteonere al maestro l’Oscar per la miglior regia. “Dopo cinque ore di attesa io e il fotograofo francese Xavier Lambours riuscimmo finalmente a incrociare Scorsese nell’atrio dell’hotel Hassler. Lambours estrasse dalla borsa un libro realizzato vent’anni prima in

“I miei servizi di viaggio sono ricchi di ritratti perché mi concentro sull’umanità che incontro, sulla condition humaine...”

fotografia

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Eva Morletto

cui figurava un ritratto del regista. Proopose di realizzare ora la stessa foto. Scorsese accettò, e io, nel ruolo dell’inofiltrato esattamente come i protagonisti del suo film, mi ritrovai cinque ore e una giornata più tardi a ritrarre in bianco e nero il grande maestro di Taxi driver”. Un esordio avventuroso, dunque. Ma che ha sicuramente dato i suoi frutti. Oltre ai ritratti, alla moda e alla “presse people”, ciò che da noi viene definito generalmente gossip, Vigerie ha sempre un debole per la fotografia di viaggio. L’animo inquieto del reporoter è un concetto per niente estraneo. “Voglio vedere di più, scoprire, capiore, amare l’altro nella sua differenza. Il viaggio è un invito all’apertura dei sensi, una condizione che ci pone in uno stato di fragilità e di vulnerabiliotà ma al tempo stesso di esaltazione, propizia allo scambio. Ogni viaggio è una lezione di umiltà. I miei servizi di viaggio sono ricchi di ritratti perché mi concentro sull’umanità che incontro, sulla condition humaine...”. Già, proprio quella Condition humaine cara ad André Malraux, lo stesso che diceva “l’homme ne se construit qu’un pourosuivant ce qui le dépasse”. L’uomo non si costruisce che inseguendo ciò che lo supera, ciò che è più grande di lui. Un buon aforisma, per un tipo ambizioso come Olivier Vigerie.

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Ilibri golf

18 Life club primavera 2009

l volume di cui parliamo in questo numero di “Life

Club” è decisamente an-ticonvenzionale, in quanto

esce dai classici schemi del manuale di golf. Golf means Business, scritto (in inglese) dal professionista fran-cese Jérôme Bloch, copre infatti l’area del “business golf”. È costituito da una serie di diciotto ritratti di persone che sono legate al golf non soltanto in quan-to sport, ma anche come veicolo per gli affari.Al di là dei singoli nomi – poco importa che si citino gli onnipresenti Tiger Wo-ods, Clint Eastwood e Mark McCormack –, il vero pregio di questo libro consiste nelle lezioni che se ne possono ricava-re nell’ambito degli affari. E in ogni caso più che una disamina dei singoli capitoli, sarà un florilegio di citazioni, tradotte in italiano, a dare un’idea più precisa degli argomenti. Eccole.Iniziamo con Donald Trump, il quale so-stiene che “avere accesso ad un circolo di golf ed essere un buon golfista sono vantaggi enormi sia negli affari che nel-la vita”. In effetti, sappiamo benissimo come il golf sia uno degli strumenti che, se padroneggiati in maniera adeguata, permettono di avvicinarsi alle persone più influenti (basta scorrere gli handi-cap di gioco di molti dirigenti, italiani e non). E tuttavia il golf è un po’ come la livella di Totò, se è vero – come sostiene l’autore – che Bill Gates, che pure ha un patrimonio personale inestimabile, rimane un uomo come tutti gli altri, in cerca di piaceri e sensazioni: sensazioni che il golf può dare a lui come a chiunque, a qualunque livello di gioco e in tutte le fasi della vita.Gli obiettivi di un circolo di golf, secondo l’autore, sono tre:- essere una fonte di reddito per i proprietari;- essere una fonte di influenza, per via delle persone autorevoli che gravitano attorno ai circoli;- essere un buen retiro per le persone ricche, che possono trovarsi tra di loro in un ambiente piacevole e stimolante.Il golf, in quanto mercato di nicchia, ha bisogno di giocatori carismatici per poter penetrare i grossi mercati. Questo perché i non golfisti rappresentano potenziali futuri giocatori, ma anche e soprattutto un target molto appetibile per le aziende che investono nel golf.Nel libro trova spazio anche la storia di Paul Fireman, personificazione dell’American Dream. Quest’uomo, nipote di un immigrante russo, oltre a portare la Reebok a risultati strepitosi, ha dato vita ad uno tra i campi più esclusivi del mondo, quel Liberty National Golf Club con vista sulla skyline di Manhattan e sulla Statua della Libertà che fu il primo contatto che il nonno ebbe con l’America. Ebbene, dei pensieri di Fireman colpisce soprattutto la sua idea dell’importanza di essere coraggiosi e di rimanere se stessi qualunque cosa succeda.Ma, tirando le somme, forse non bisogna prendersi troppo sul serio. L’autore stesso, a mo’ di morale della storia, ci dice che “business is a game and golf is serious business”. Il libro può essere una lettura curiosa, ma anche in-teressante per chi vede il golf come strumento per gli affari. Il volume costa EUR 20 e si può ordinare tramite il sito http://www.businessgolfsolutions.com/.

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Una perfetta spa naturale e atmosfere alla Fitzcarraldo

Amazzonia)L ‘Amazzonia occupa solo il 7% della

superficie del globo ma ospita più del 50% della biodiversità mondiale.

È come sbarcare su un altro pianeta: piante sconosciute, insieme ad altre

dagli effetti terapeutici noti come il curaro, affollano il sottobosco intricato di questa foresta primi-

genia grande dieci volte la Francia. Il biologo Mario Servalli ha creato una linea cosmetica basata sui principi attivi contenuti nei semi della vegetazione amazzonica. Li compera con un commercio equo e solidale dalle

etnìe della foresta. Sono gli stessi semi e frutti che vengono comunemente usati nell’alimentazione e nella medi-cina tradizionali. “L’açaì per esempio è un frutto dalla polpa rossa con il quale gli indios si colorano il viso per le cerimonie-spiega Servalli- e contiene una concentrazione di Antocianine 10 volte supe-riore a quella dell’uva rossa.

L’olio che se ne ricava con l’estrazione a freddo è

la base per creare cosmetici an-

t iossidanti

viaggi mondo

Pianeta

Di Maurizio DiMaggioFoto: Ricardo B. Labstierper concessione dell’ Enbratour

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che contrastano l’azione dei radicali liberi. Inoltre è ricco di Omega 6 e 9, di vitamina C e di fitosteroli, insomma è un toccasana totalmente naturale per rigenerare la pelle.” Altro esempio la Brasil Nut: un paio di noci con-tengono la stessa quantità di proteine di un uovo, ma senza colesterolo, e contengono anche la più alta concentrazione in natura di Selenio, altro potente antiossidante. L’olio di Buriti viene utilizzato dalle popolazioni lo-cali come fonte alimentare e per il suo potere cicatrizzante che elasticizza la pelle grazie all’elevato livello di Vitamina A ed E presente. Oltre ad es-sere un’immensa farmacia eco-sostenibile, la foresta pluviale amazzonica è il più grande regolatore del clima sul pianeta e smaltisce ogni anno 150.000 tonnellate di anidride carbonica fornendo un aiuto fondamentale all’equilibrio climatico. Il 16% di tutta l’acqua dolce del pianeta è situata nel bacino amazzonico e in un mondo sempre più assetato rappresenta una risorsa preziosa la cui importanza è destinata a crescere negli anni a venire. Per avere un’idea dell’immensa massa liquida spostata dai grandi fiumi che drenano la foresta, basti pensare che il solo Rio delle Amazzoni porta all’oceano in un giorno l’acqua che il Tamigi riversa in mare in un anno. Dopo la stagione delle piogge, da aprile a giugno, il livello del fiume sale di oltre 15 metri, allagando grandi tratti di foresta. È il momento in cui i pesci del Rio possono cibarsi della frutta e delle bacche rimaste sugli alberi sommersi.Un dislivello tale a seconda delle stagioni condiziona la vita sulle rive: il Porto di Manaus, in grado di accogliere anche le grandi navi cargo Amazzonia

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80 Life club primavera 2009

oceaniche, è dotato di banchine mobili che si regolano sul livello del fiume, e i bar e ristoranti che si incontrano ai bordi del Rio sono flottanti, costruiti su zattere.L’Amazzonia non ha strade e gli spostamenti avvengono sui corsi d’acqua. Partendo da Manaus, in Brasile, la foresta si può visitare via fiume con crociere su barche regionali, dove si dorme in amache stese sul ponte o su yacht dotati di cabine con aria condizionata. Anche i lodges sulle rive dei fiumi sono un’ottima base di par-tenza per escursioni a piedi nella foresta pluviale. Tra le va-rie attività proposte, da non perdere le escursioni notturne per osservare caimani e altri predatori in azione, e l’incontro con i delfini “cor de rosa” che vengono richiamati dall’offerta di pesce e si lasciano accarezzare volentieri in cambio di un buon bocconcino. Inoltre visite botaniche e cerimonie indio, e non manca la pesca al piranha, che avviene utilizzando come esca sugli ami pezzi di carne sanguinolenta. I piranha perico-losi sono quelli dal ventre rosso, particolarmente aggressivi, ma che rimangono di piccole dimensioni. Gli altri tipi vengono utilizzati per fare una zuppa saporita.I piatti forti della cucina amazzonica sono a base di pesce: nel fiume vivono specie che arrivano a 200kg come il Pirarucù dalle carni prelibate che ha lische grosse quanto costolette di agnello. Manaus non ha problemi di zanzare in quanto sorge sulle rive del Rio Negro: le acque scure del fiume hanno un alto tenore di acidità a causa delle foglie cadute dagli alberi e tengono alla larga gli insetti non permettendone la riproduzio-

ne. Sei km a valle della città, il Rio Ne-gro, scuro come Coca Cola, incontra il Rio Solimoes dalle acque fangose. La corrente dei due grandi corsi d’acqua è così forte che corrono appaiati per diversi chilometri prima di mischiarsi dando origine al Rio delle Amazzoni.Manaus prende il nome dalla tribù che abitava il territorio sul quale è sorta la città. La leggenda narra che pur di non cadere schiavi dei Portoghesi gli indios Manaus abbiano preso le loro canoe e in massa si siano gettati nei micidiali gorghi creati dall’Incontro del-le Acque.A proposito di miti, il film di Herzog “Fitzcarraldo”, interpretato da Klaus Kinski, raccontava del sogno visionario di creare un teatro dell’Opera nel cuo-re della foresta. Per Manaus il sogno divenne realtà. Gli immensi guadagni derivati dalla gomma consentirono alla città di fregiarsi di alcuni monumenti considerevoli, di realizzare ampi viali alla parigina e piazze all’italiana ornate di fontane. Ancor prima di entrare nel ‘900 Manaus aveva le strade del cen-tro illuminate dall’energia elettrica e il tram. Il Teatro Amazonas è stato pro-gettato in stile rinascimentale italiano e fu inaugurato nel 1896. Ha 701 posti a sedere, il soffitto dipinto crea l’illusione di essere sotto la Tour Eiffel, la cupo-la è ricoperta da oltre 45.000 tegole con i colori della bandiera brasiliana fatte venire dall’Alsazia, lampadari e marmi sono italiani, le ringhiere in ghi-sa scozzesi, i bronzi delle statue fran-cesi. Lo spiazzo di fronte all’ingresso fu ricoperto di uno speciale melange di gomma, argilla e sabbia per attuti-re il rumore delle carrozze in arrivo a spettacolo iniziato. Il Teatro Amazonas ospitò i più grandi artisti dell’epoca, da Enrico Caruso a Sarah Bernhardt, e ci vollero dodici anni di lavori per com-pletarlo. Oggi, dopo l’ultimo restauro, ha ritrovato il colore rosa originario.

Maurizio Di Maggio

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Sul fiume:Amazonas Clipper Cruises, crociere fluviali su yacht e barche regionaliwww.amazonclipper.com.br

Lodges:Tiwa ecoresort, di fronte a Manaus, sulla sponda opposta del Rio Negro. Sistemazione confortevole in chalet sulle rive di un lago. Per non sentirsi troppo isolati. www.tiwaamazone.nl

Amazonas Eco Park, a 20 km da Manaus con bungalows distanziati, immersi nella foresta. Molto suggestivo e a stretto contatto con la natura. www.amazonecopark.com

Ariaù Amazon Towers, a due ore di battello dalla città. Percorso in foresta su macchina elettrica adatto a tutti, nuotata in compagnia dei delfini rosa, incontro con abitanti del luogo.www.ariautowers.com.br

viaggi mondo

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Marsiglia, da covo di gangster a capitale della moda

Guns and clothes )

D a sempre è la porta della Francia sulla multiculturalità mediterranea.

Di qui sono passati i Greci, i Romani, i Mori, e tuttora il flusso di immigrazione

sul territorio transalpino giunge da qui. È un immenso carrefour internazionale che fa somigliare la città a una gigantesca quanto affascinante torre

viaggi europa

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di Babele. Marsiglia, stretta fra le scogliere candide delle calanques e le colline provenzali, è la più antica città di Francia. A fondarla furono dei marinai greci, che approdarono nella baia nel 600 A.C. e le diedero il nome di Massilia. Il vecchio porto della Cannabière, nucleo originario della polis, è ancora oggi il punto più animato della città. Marsiglia ispira

sempre sentimenti particolari, talvolta estremi. O la si ama o la

si detesta. O dopo una breve passeggiata fra i colori della

Cannabière e le terrazze dove si beve pastis fino

a notte fonda, ci si sente già un po’ di casa, o il contesto vivace, delabré e

talvolta un po’ maledetto come quello descritto dai romanzi di Jean Claude Izzo, fa sentire qualcuno a disagio. Nell’immaginario francese Marsiglia è stata per molti anni una sorta di Chicago anni Venti, un paradiso per gangster, banditi e trafficanti. Il clan dei marsigliesi seminò il terrore al di là e al di qua delle Alpi per tutti gli anni Sessanta. Ma ora Marsiglia ha cambiato volto, si è emancipata da quell’etichetta e a parte qualche vicolo alle spalle del porto, dove il sordido ormai diventa quasi folklore per turisti, l’immagine che regala ai visitatori è di gran lunga differente.

Palace de Longchamp

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In alto:L’ Accademia delle Arti di Sarajevo

Un indirizzo eccezionale per una notte indimenticabile sul mare in un ambiente unico:

Le Petit Nice Passédat (catena Relais&Chateaux)Anse de MaldornéCorniche J.F. Kennedytel. 0033 4 91592592

Se preferite un’atmosfera più famigliare, vi troverete a meraviglia presso l’Auberge Pagnol,un bel bed and breakfast con tetto-terrazza da cui godere una splendida vista sulla città e sulla baia.

Auberge Pagnol55, rue Jauberttel. 0033681643361

H otel

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R istoranti

Arredi chic e minimal sui toni del beige e del cioccolato, un menu originale e goloso, è ciò che troverete a La poule noire 61, rue Saintetel. 0033491556886

Nel cuore di Marsiglia, un indirizzo elegante in cui gustare una bouillabaisse speciale: Chez Fonfon

140, rue Vallon des Auffestel. 0033491521438

Se preferite i piatti di carne, potrete gustarnedi prelibati nel bel patio fiorito deLe Café des Arts122, rue Vallon des Auffestel. 0033491315164

Il porto diMarsiglia

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32 Life club aprile maggio 18

L’arrivo del TGV ha modificato sensibilmente il suo tessuto economico; Parigi è ormai a sole tre ore di distanza e per molti abitanti della capitale è diventata una consuetudine trascorrere i week end nella dolcezza delle calanques, godendosi quella luminosità tutta mediterranea. Ma certamente la città non si limita ad essere uno scalo felice per i parigini alla ricerca di sole. Agli inizi degli anni Novanta è nata qui la Cité Europèenne de la Mode, un polo attrattivo per tutte le professioni legate alla moda, concepito per permettere a giovani stilisti di perfezionare il mestiere ed esporre le proprie creazioni. La rue de Rome, arteria principale del centro, è diventata una sorta di Notting Hill animata da una moltitudine di negozi di moda e di design. È lungo la rue de Rome che ci si dirige verso quello che è l’emblema della città: la chiesa di Notre Dame de la Garde; la statua della Vergine sulla cupola veglia sui Marsigliesi e da ogni punto della città è possibile vederla. Rispetto alla Cannabière, al lato opposto della chiesa sorge il vecchio quartiere del Panier, con i suoi scorci da cartolina. Salvatosi dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il Panier è un delizioso villaggio provenzale nel cuore della città, a due passi dal mare che qui offre una luce inconfondibile. Le persone che passeggiano tra le casette color pastello sembrano

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uscite da un romanzo di Marcel Pagnol. Il rito quotidiano prevede la bevuta di pastis sulle terrazze all’ombra dei platani e la partita di pétanque. Un altra bella meta per una classica balade resta il Palais du Pharo, costruito da Napoleone III per l’imperatrice Eugenia; attualmente ospita la facoltà di medicina. I giardini sono stupendi e il panorama impareggiabile: la vista spazia fino all’ile de Frioul. E per uscire dalla frenesia cittadina, non resta che imboccare la corniche verso le

calanques. Davvero dietro l’angolo i suggestivi paesi di Cassis e Bandol, celebre per il profumato vino bianco, vi accoglieranno per farvi scoprire i fiordi scavati dal mare trasparente nella roccia calcarea e respirerete il profumo inebriante dei pini marittimi. Nel giro di mezz’oretta potrete trascorrere la notte in uno dei numerosissimi locali della città. Perché dover scegliere fra natura e metropoli?

Cyrille Milgram

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L

viaggi italia

a chiamano scherzosamente la “città delle tre T”. E le famose tre T sono un acronimo che si fa panorama di una interessantissima città

settentrionale, spesso purtroppo trascurata dagli itinerari turistici stan-dard. Torrone, Torrazzo, Tognazzi. Un omaggio dialettale alla Cremona celebre per le sue specialità gastronomiche, dal torrone alla particolarissima mostarda di frutta, alla Cremona che custodisce tesori architettonici e un passato storico che ha visto sfilare per le sue vie personaggi della statura di Matilde di Canossa e di Federico Barbarossa, che fu alleato alla città nel periodo delle lotte comunali.

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Cremona, la città dei liutai

ilViolinosul tetto

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E infine la Cremona del senso dell’umorismo, giocherellone e goliardico, quello del suo celebre figlio Ugo Tognazzi. Cremona sonnecchia nella nebbiolina della Padana, in quel mondo di ovatta che sfuma e addolcisce i contorni, e che tra-sforma scorci ordinari in paesaggi fiabeschi. Per scoprire la città si può impiegare la musica come filo conduttore. Cremona è infatti la città di Antonio Stradivari, che qui riposa nel giardino dove un tempo sorgeva la Chiesa di San Domenico, e il Comune da qualche anno ha pensato di allestire un interessante percorso Liutario per celebrare l’antica attività dei maestri artigiani di liuteria, le cui botte-ghe punteggiano il centro storico. Una tappa importante è rappresentata dalla

Scuola Internazionale di Liuteria. Qui giungono studenti da tutto il mondo, fin dal Giappone, per apprendere l’arte che rimandò alla storia i nomi di Stradivari, Guar-neri, Amati. Alcuni dei loro segreti riguardanti tecniche di costruzione e metodi di riparazione, possono essere scoperti presso il laboratorio di Liuteria del maestro Devenneaux. Ma anche per i profani e per coloro che stanno all’antitesi di tutto ciò che è melomania, il fascino delle botteghe è innegabile. Se riuscite a convin-cere uno dei maestri a lavorare il legno sotto i vostri occhi, sarà un’esperienza indimenticabile. Stradivari nella sua vita costruì poco più di un migliaio di violini.

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Precisione e sapienza sono le lancette che guida-no quest’arte, un tempo dilatato scandito a ritmi lenti. Tempo e pazienza ci vogliono anche per vi-sitare la città, ricca di testimonianze architettoni-che medievali. Il salotto di Cremona è la splendida piazza del Comune, con il suo celebre Torrazzo di 11 metri edificato nella seconda metà del Due-cento. Su un lato troneggia lo stemma cittadino e il bell’orologio che scandisce le ore, i giorni, le costellazioni dello zodiaco, le fasi lunari e le eclissi. Il Duomo è uno squisito esempio di architettura ro-manica lombarda; all’interno si possono ammirare una serie di arazzi fiamminghi seicenteschi. Vicino troviamo il Battistero a pianta ottagonale e la Log-gia dei Militi. Se di Cremona vorrete apprezzare la prima T, quella del torrone e delle golosità, non dovrete al-lontanarvi dalla Piazza del Duomo. Qui sorgono in-fatti le pasticcerie storiche della città, “Al Duomo”, celebre per i suoi pasticcini alla crema che qui si chiamano offelle, e per i suoi deliziosi salottini li-berty. Poco lontano c’è la Pasticceria Lanfranchi, anch’essa decorata da mobili e specchi liberti, in cui si riflettono montagne di torrone, pancremona e torte invitanti dalle ricette segrete.

Eleonora Mori

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Bar Pasticceria DuomoVia Boccaccino, 6CremonaTel. +39 0372 22273

Pasticceria LanfranchiVia Solferino, 30CremonaTel. +39 0372 28743

Per gustare le specialità della cucina cremonese, fra cui il bollito con la famosa mostarda di frutta speziata, provate ilRistorante Centralevia Pertusio 4tel. 0372.28701

per gentile concessione dell’APT Cremona

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suoni

Blackpool e

sentiremo parlare. Dai

club francesi al s u c c e s s o

internazionale. Il magma ribolle in casa Blackpool. Qui li definiscono gli Oasis di Francia. Si sa che i Francesi sono discretamente nazionalisti e giurerei che non vedono l’ora di chiamare gli Oasis i Blackpool di Inghilterra. Una tensione mai

“Un commentatore del seguitissimo sito Les Inrockuptibles li ha paragonati a un folle english dish dove trovano spazio

fish and chips, kebab, hot bear e ecstasy”

NNuovi sound sotto la tour Eiffel

sciolta quella che corre nella Manica e si risolve beatamente a suon di new rock. Il sound ricorda il cold electro degli anni Ottanta, il Manchester party spirit che aleggia nell’album di esordio è coinvolgente tanto da far sì che una boy band pressoché amatoriale sia ora proposta dalle più importanti radio nazionali. Il pubblico, trentenni cresciuti a punk e a electrorock, e giovanissimi conquistati dall’appeal del loro primo

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album, cresce e si accende sul ritmo di canzoni quali “Two Kids”, “1er Mai”, “Ann”. I Blackpool... se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Stanno a Parigi quanto i Subsonica stanno a Torino. Voci giovani, nuove, sound che danno respiro e distraggono dagli stereotipi pleistocenici del pianeta musicale francese, quello degli chansonniers e quello degli show americaneggianti del sempreverde Johnny Hallyday col giubbotto a frange. Un commentatore del seguitissimo sito Les Inrockuptibles li ha paragonati a un folle english dish dove trovano spazio fish and chips, kebab, hot bear e ecstasy. Di che far vibrare le papille. Ma per fortuna it’s only music, e a vibrare sono solamente i timpani, con un effetto shock che vi obbligherà in modo impellente a raggiungere la pista. Questi ribelli metropolitani, come ironici taggers si divertono a sdrammatizzare l’animo compìto dei parigini e irridono quel coté glamour di una capitale che talvolta si prende troppo sul serio. Fu memorabile il gesto provocatorio e

Blackpool

carico di humour che li portò l’anno scorso alla ribalta della cronaca. Quando Carla Bruni, onnipresente nei media, regalò una copia del suo ultimo album ai ministri francesi, tutti immortalati fuori dall’Eliseo con la loro pochette in bella vista, la tentazione per i monelli Blackpool fu irresistibile. Decisero di fare il verso alla bella first lady regalando una copia del loro album a tutti i deputati dell’Assemblée Nationale. Considerato che l’album si chiama French F**ckers, ne è nato un prevedibile miniscandalo, per fortuna affrontato con buonumore dalle varie parti prese in causa. Blackpool è quindi un nome da segnare sull’agenda concerti. Li vedrei bene a comporre il soundtrack per un nuovo film di Ken Loach, il papà di quell’Inghilterra senza pizzi e merletti dove la vita dura e autentica dei workers a venti generazioni dalla rivoluzione industriale riesce a commuovere e a parlare un linguaggio tanto aspro quanto poetico. Ora c’è un po’ di Blackpool a Parigi.... e il pubblico se ne è accorto.

E. M.

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orino - Corso San Maurizio, un cortile circondato da gara-ge privati su cui si apre un’opera d’arte che ha mura perime-

trali, immensi finestroni, un tetto con lucernaio ed un terrazzo con l’asfalto in terra ed una foresta di piante cittadine che svettano

intorno. Si tratta della casa/laboratorio di Michela Fiorella Pachner, da lei vissuta nella sua quotidiana performance creativa di un allestimento

vitale che porta il suo odore e l’affollamento cromatico delle sue opere, riordi-nate e rivisitate ogni mattina. Classe 1926, la sua esperienza artistica attraversa due secoli partendo dai lontani anni ‘40 – formativi alla scuola di Evangelina Alciati e felice Castrati – e passa in rassegna l’Informale, il New Dada, la Pop Art nella continua sperimentazione di materiali e di tecniche, come espressione esauriente della sua poetica e dell’essere sempre se stessa al di là dei soliti

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In the moods for artsVivere in un laboratorio d’artista. Incontro con Michela Fiorella Pachner

T

lifestyle

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cliché artistici e sociali. Il suo Laborato-rio è la sua vita, il privilegio di svegliarsi ogni mattina nel Museo delle sue ope-re con il conforto della propria storia in continua catalogazione nelle decine di album - collages, raccolti e selezionati con cura quotidiana. La minuziosa ricostruzione fotografica e

In the moods for artsletteraria del suo vissuto e del suo pen-siero sensibile, è capace di interpreta-re la coscienza sociale di ottant’anni di Italia. Il suo anticonformismo è sta-to puntualmente spietato e autocritico verso tutto quanto assimilasse l’idea di convenzione a quella di tomba per lo spirito. Non c’è centimetro quadro del

suo Laboratorio Ireor – oggi Laborato-rio Luca dopo la prematura scomparsa del figlio Luca Pron, noto fotografo e regista televisivo – che non rappresenti la sintesi della sua opera nell’ accosta-

mento di lavori apparentemente lontani e diversi fra loro ma obbiettivamente conciliati dalla continua ricerca di “spa-zi rianimati” nella loro odierna colloca-zione. Se il soffitto ha per allestimento

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Milena Prisco

“I miei servizi di viaggio sono ricchi di ritratti perché mi concentro sull’umanità che incontro, sulla condition humaine...”

ife clubL

verticale un salotto di sedie capovolte e decine di suoi quadri pendenti, il pa-vimento di resina - spruzzato di mille colori - supporta sculture di ferro, ple-xiglas o legno e allestimenti di stoffe. Michela Pachner continua a vivere di scelte forti, dando prove insistenti del suo pensiero che non lascia nulla al caso ma che si materializza nella ab-negazione per l’esercizio, lo studio e la disciplina interiore ed esteriore “unica cosa che conferisce la maturità arti-stica di ogni abilità naturalmente pos-seduta se perfezionata dall’esercizio”. Non impressioni la commistione di pietre e fossili - raccolte dalle colline del Roero alle spianate dell’Oregon – di frammenti di oggetti e vetri rotti, di lembi di stoffe tagliati e adagiati su letti di polveri colorate in strati sovrapposti a foggia di puzzles in vasi trasparanti. Sono i suoi assemblages polimaterici. Tolga invece il fiato la varietà della in-finita produzione che segna ogni fase della sua opera, sia che penda dall’alto con nature morte e ritratti ad olio, sia che dirompa in radici e pietre su basi di legno con attrezzi di uso quotidiano arrugginiti, sia infine che si specchi ne-gli “acciai” e nelle lamine di metallo po-lito e nei “Luminosi” light- box in plexi-glass speciali, realizzati negli anni 70’ così come i girasoli di ingranaggi e le aiuole di spazzole metalliche. L’unicità della signora Pachner è ancora oggi il risultato di un tormentato passaggio da una ricerca formale ad una pratica artistica non più finalizzata all’opera, ma funzionale ai processi interiori che trovarono nella meditazione e nello psicodramma le diverse tappe di un cammino nel quale i soggiorni in India ed il pensiero di Osho sono diventati momenti essenziali. La sua maturità artistica è riflessa nella stagione delle maschere e delle sculture di gruppo, degli happening e del teatro di strada. Oggi Michela Pachner vive della sua stessa energia creativa. La sua ope-

ra maggiormente rappresentativa di sé – la sua casa - esprime la sua arte nel tratto bambino della pittura attuale che in un espressionismo infantile ha abbandonato la sperimentazione tra-dizionale della materia e della tecnica per esplodere nella quasi incolta pen-nellata materica dei suoi folletti colora-ti, quasi a voler trovare nell’iniziazione del gesto infantile la purezza della sua forza espressiva, poi ridotta a natura pura come il fogliame fitto delle sue piante sul terrazzo. Un giorno lontano il suo mondo continuerà a parlare di sé e non basterebbero cinque vite a raccontare il miracolo della sua arte fatta di talento e di raffinata tecnica ma soprattutto di vita, la sua vita quo-tidiana.

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Immaginate di trovarvi distesi in un letto e che una persona cara vi stia raccontando una sto-ria. Immaginate che questa storia sia surreale e

romantica, avventurosa e un po’ naive, probabil-mente non sarebbe molto differente dalla vicenda di Benjamin Button.La prima Grande Guer-ra è appena finita e nella notte dei festeggiamenti nasce un bambino de-forme, la madre muore durante il parto e il padre, in preda alla disperazio-ne, decide di abbando-narlo. Il pargolo viene trovato la sera stessa da una donna di colore che gestisce un ospizio nella New Orleans del 1918. La donna alleva e ama Benjamin come un dono divino. Benjamin infatti è nato con una disfunzio-ne che ha invecchiato i suoi organi dalla nasci-ta rendendolo simile ad un piccolo uomo di 80 anni ma nonostante le diagnosi dei medici che avevano prospettato per lui una vita breve, il pic-colo migliora e cresce, in un ambiente ideale per lui: gli anziani dell’ospizio riconoscono nelle sue rughe una bellezza affine sentendolo simile a loro ma allo stesso tempo coscienti della sua tenera età e delle sue esigenze di bambino da proteggere.Gli anni passano e inaspettatamente Benjamin acquista vigore nel corpo e le rughe si attenuano, così, adesso che ha 17 anni e che sembra un uomo di 60, decide di allontanarsi da casa e di vivere in giro per il mare come mozzo. Lo strano effetto di ringiovanimento continua fino a farlo diventare un affascinante uomo di 50 anni di aspetto e chissà quanti di età reale.

La storia continua. Benjamin ringiovanisce di anno in anno e si innamora di Daisy, bella ragazza di trent’anni. Come pen-sate che possa andare avanti la storia d’amore di un uomo che ringiovanisce e di una donna che invecchia?Chiedetelo a Francis Scott Fitzgerald, autore del breve rac-

conto da cui è tratto il film, op-pure più semplicemente a David Fincher, il talentuoso regista di capolavori quali Seven e Fight Club.Gli effetti speciali hanno un ruo-lo fondamentale: nella prima parte del film infatti, quando Benjamin ha pochi anni, l’atto-re che interpreta il personaggio è Peter Donald Badalamenti II (esperto in camuffamenti) che presta solamente il corpo sul cui collo è assemblato il volto creato digitalmente con tecno-logie altamente avanzate trami-te le quali sono state riprodotte le sembianze e le espressioni di Brad Pitt.Lo strano caso di Benjamin Button è una storia sugli uomini e sul loro rapporto conflittuale con il tempo, con il desiderio della giovinezza e la paura del-la morte; è una storia dove le età si confondono e mimetiz-zano così tanto da non capire più come scorrono le stagioni della vita ed è proprio grazie a questo disorientamento che le

si riesce ad apprezzare con occhi diversi e nuovi, forse sen-za molti preconcetti.Se siete ancora distesi a letto ad ascoltare questa storia surreale e romantica, avventurosa e un po’ naive, probabil-mente è ora di alzarsi e andare con una buona compagnia a vedere uno dei film più interessanti di questo inizio 2009.

Antonio Daniele

Lo strano caso di benjamin Button

Benjamin Button: Brad PittDaisy: Cate Blanchett

Queenie: Taraji P. HensonElizabeth Abbott: Tilda Swinton

Cast

invecchiare non è poi così male

film

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