+ All Categories
Home > Documents > Mater misericordiae news/Mater...Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS....

Mater misericordiae news/Mater...Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS....

Date post: 05-Jun-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
88
Mater misericordiae Giugno (1/2016) e 5,00 la copia Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia BOLLETTINO DELLE SORELLE MISERICORDIOSE
Transcript
  • Mater misericordiaeGiugno (1/2016) e 5,00 la copiaPoste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia

    B O L L E T T I N O D E L L E S O R E L L E M I S E R I C O R D I O S E

  • 2

    INDICE

    • Centenario: “Carissime Superiore e Sorelle” 3• La storia di Madre Francesca 5• Così la ricordano le sue figlie spirituali 9RICORDI E TESTIMONIANZE 14

    • Riflessioni di Ivano Pelizzari 21• Madre Francesca: donna, suora, madre 22CELEBRAZIONI DEL CENTENARIONELLE VARIE COMUNITÀ 27

    • Il saluto del Parroco don Rocco di Pierro 37• Il saluto della Superiora generale 38TAVOLA ROTONDA 39 Relatori: prof. Donato Martiello, dott. Antonio Placido, dott.ssa Antonella Ruggeri, dott.ssa Vittoria Cefola, prof. Nicolino Iocco, dott. Alfredo Bocchetti, Mons. Rocco Talucci

    • La presenza delle Suore Misericordiose 66• La celebrazione eucaristica 67• Il ringraziamento della Superiora generale 72• Applaudito concerto nella chiesa

    “Mater Misericordiae” 74

    • Omaggio ai relatori 78• Un rinfresco per tutti 82• Progetto comunitario 84• Alcuni pensieri di Madre Francesca 85

    suore Misericordiose «Mater misericordiae»Iscritto presso il Tribunale di Melfi (Potenza)

    al n. 19 in data 4 febbraio 1953.

    Direttore responsabile: P. UMBERTO SCOTUZZI

    Iscritto al registro Giornali e Pe riodici del Tribunale di Bresciil 1º agosto 1968.

    Inviare corrispondenza alla Rev.ma Madre Superiora, ser-vendosi per l’invio di denaro del Conto Corrente Postale N. 13552856 intestato a:

    Superiora generale «suore Misericordiose»RIONERO in Vulture (Potenza)

    Grafiche artiGianelli SrlVia E. Ferri, 73 – BRESCIA

    Abbiamo sempre bisogno di contem-plare il miste ro della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra sal-vezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità.Mise ricordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro.Misericordia: è la legge fonda-mentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che in-contra nel cammino della vita.Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uo mo, perché apre il cuo-re alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del no-stro peccato.

    Papa Francesco

  • 3

    1915-2015Centenario della nascita diMadre Francesca Semporini

    C ome ben sapete quest’anno ricorre il Centenario della nascita della nostra Fondatrice Madre Francesca Semporini, nata a Lovere (Bergamo) l’8 marzo 1915. Con immensa gioia e gratitudine, rendiamo gloria al Signore della vita che ha accompagnato e benedetto i suoi passi terreni fino al 14 agosto 1972.

    Celebriamo un evento straordinario che coincide proprio con l’anno dedicato alla Vita Consacrata. Fare memoria della nostra amata Madre, oltre ad essere occasione di riflessione, per rievocare momenti importanti della sua e della nostra storia, significa soprattutto prendere consapevolezza del ‘messaggio’ che rappresenta per il nostro oggi, capace di illuminare la strada del futuro a servizio della Chiesa.

    Carissime Superiore e Sorelle

  • 4

    • La nostra storia di “Sorelle Misericordiose” attraverso il fondamento del nostro Istituto la misericordia, con carità aperta e generosa di rivelare al mondo che Dio è misericordioso verso tutti. La misericordia, pertanto è un carisma operativo che si fa accoglienza, ospitalità e chiave di lettura per comprendere lo spirito dell’Istituto, che Padre Achille Fosco e Madre Francesca Semporini l’11 maggio 1947 fondarono con amore, sacrificio, e profondo senso di responsabilità.Madre Francesca in una sua lettera ci

    invita ad ‘essere le cantatrici e le suonatrici dell’amore misericordioso di Dio’: cantare la misericordia, questa dovrebbe essere la nostra missione e la nostra passione. Ancora oggi, il suo ricordo continua ad esercitare in coloro che l’hanno conosciuta un fascino esemplare di spiritualità soprannaturale.

    La mia speranza più profonda, in questa felice commemorazione, e che in ciascuna di noi si ritrovi nuovo vigore per la nostra vita consacrata, Papa Francesco ci invita a “svegliare il mondo” assetato di Dio, come sentinelle che annunciano il mattino alle presenti e alle future generazioni.

    Affido queste speranze a Maria, Madre di misericordia e Madre della Chiesa perché ci renda donne dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’amore e dell’annuncio;

    ricche di preghiera e di delicatezza, per donare un sorriso, una buona parola, con gioia e serenità, pronte ad andare dovunque la Comunità ci manda.

    Cerchiamo di portare nella vita quotidiana sempre la presenza viva di Gesù misericordioso, che con grande devozione sarà onorato nell’Anno Santo della misericordia – Giubileo straordinario – indetto da Papa Francesco, dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. Invochiamo ogni giorno, con umiltà e fede lo Spirito Santo, affinché alimenti nei nostri cuori la testimonianza di vita evangelica e di donazione totale con la preghiera: «Vieni Spirito di gioia, in-segnaci l’arte di far festa, donaci la vera letizia, quella che non conosce tramonto, quella che si gusta solo con Gesù».

    In questo anno di grazia, approfondiamo la storia del nostro Istituto attraverso le biografie, le lettere e i documenti, cercando di incarnare nelle nostre Comunità gli atteggiamenti di tenerezza misericordiosa dei fondatori come stile del nostro Istituto.

    In comunione con Madre Francesca che dal cielo ci guida, lodando e benedicendo insieme Gesù misericordioso facendo nostra anche l’affermazione di San Paolo: «Quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,19).

    Roma, 1 maggio 2015

    Aff.ma a voi tutte, in un abbraccio vostra Superiora generale Madre Valeria Dema

  • 5

    P rima Superiora generale delle “Sorelle Misericordiose” suor Francesca Saveria Semporini al secolo Luigina è nata a Lovere (Bergamo) l’8 marzo 1915, da Pietro Francesco e Carolina Gozzati. Ricevette il sacramento del Battesimo nella Parrocchia di Santa Maria Assunta, il giorno 15 marzo dello stesso anno. Primogenita di tre figli è l’unica sopravvissuta.

    Educata nel Collegio di Lovere, dalle suore delle Sante Capitanio e Gerosa e in seguito a Treviglio fino al conseguimento del diploma di maestra elementare e di insegnante di religione.

    Giovanissima, studentessa, nel Collegio delle suore di Maria Bambina, fondò l’Associazione interna di Azione Cattolica e ne fu la prima presidente.

    Dopo quindici anni di permanenza in America il padre rimpatriò, ma di gran lunga raffreddato nella religione. Un giorno Luigina gli manifestò apertamente il suo desiderio di farsi religiosa e il padre andò su tutte le furie, rispondendole di preferirla morta.

    La mamma accorse spaventata e vide la figliola inginocchiata ai piedi del babbo che giurò: “Che non si sarebbe fatta religiosa se non dopo la sua morte”. Strana coincidenza... Un mese dopo

    e precisamente il 24 dicembre 1936, il povero padre colpito da una polmonite fulminante moriva tra la costernazione della sposa e della figlia, ma assistito da tutti i conforti della nostra santa religione.

    L’anno successivo alla morte del padre, Luigina invitata dalle suore ritornò nel collegio di Treviglio quale insegnante. Dopo alcuni mesi, chiese ed ottenne di far parte dell’Istituto delle suore di Maria Bambina, era l’8 dicembre 1943, fu ammessa poi al noviziato canonico. Durante il noviziato la salute venne meno, finchè il 19 marzo 1944 ebbe una forte emotisi e con il consiglio del suo confessore e la benedizione della Madre generale lasciò il noviziato con un dolore indescrivibile, era il 28 ottobre 1944.

    Ritornò dalla mamma che rivisse per il suo ritorno... Riprese ad insegnare ma con in cuore il desiderio e la certezza di diven

    tare religiosa. La mamma per distoglierla da tale pensiero volle a tutti i costi che la figlia pensasse allo stato coniugale e forzò il fidanzamento con un ottimo giovane. Ella sperava così di vedere la figlia felice e nello stesso tempo sarebbe stato bene amministrato il frutto del suo lavoro e dei suoi sacrifici. Dopo pochi incontri, Luigina prese la decisione di lasciare il fidanzato per sempre.... convinta ancor di più che il Signore la voleva per sé.La giovane Francesca

    La storia di Madre Francesca Semporini fondatrice

    delle “Sorelle Misericordiose”

  • 6

    Nel 1947, la Semporini con altre signorine bresciane scese nel meridione d’Italia chiamate dal sacerdote don Achille Fosco, vicario foraneo di Rionero in Vulture (Pz), il quale desiderava aiuto per sfamare, assistere, educare ed istruire i bambini orfani, poveri e abbandonati. Tempi duri perché la guerra aveva devastato tutto e tante famiglie vivevano nella più squallida miseria.

    La sua vita fu intensamente vissuta e piena di prove, dalla modesta e cristiana sua famiglia, all’impegnativo apostolato misericordioso tra i poveri. Il 16 agosto 1949, le affidò il governo del nascente Istituto “Sorelle Misericordiose” nominandola Superiora generale. Il suo assillo era quello di illuminare le menti ed allargare il cuore della nuova generazione, unendo, per un comune e proficuo lavoro, la fermezza, l’iniziativa e l’istruzione delle giovani del nord con l’intelligenza, la modestia, la sobrietà di quelle meridionali. La sua immolazione fu la sua gioia. La sua gioia sarà sempre quella di fare la volontà di Dio: una volontà cercata ed amata nelle piccole e monotone cose della vita quotidiana, come nei grandi momenti in cui stare con Dio vuol dire distaccarsi totalmente da se stessi, vuol dire trovare l’amore dentro di noi. La carità per Madre Francesca era un comandamento, il massimo dei comandamenti. Quindi non era motivata da sentimenti passeggeri: era la risposta di tutto l’essere, cuore, intelligenza e volontà.

    Il 25 novembre 1950, quando stava per volgere al termine l’Anno giubilare, un Anno Santo, Madre Francesca Semporini emise la professione dei Voti Perpetui nelle mani del Vescovo di Melfi, Rapolla e Venosa, mons. Domenico Petroni. La sua vocazione era Cristo, che, come direbbe Santa Teresa del Bambino Gesù, è vocazione all’amore. Il desiderio di amore ad ogni costo: amare tutti a costo di tutto. “Il nostro Istituto, ella diceva, è una famiglia cementata dall’amore, ogni giovane perciò che vi entra a far parte deve sentirsi circondata d’affetto. Se non fosse così si tradirebbe,

    oltre tutto, Cristo stesso che l’ha condotta a noi, dovendo la Comunità essere segno sensibile e Sacramento del suo amore”.

    Madre Francesca, educata da una scuola che insegnava ad amare, a benedire il lavoro e ad affrontare serenamente qualsiasi sacrificio; poteva, perciò, raccomandare alle suore: “Amiamo il lavoro e la fatica, dobbiamo lavorare faticare volentieri, per amore di Gesù, senza lamenti, senza sfoghi, senza scoraggiamenti, senza timori, senza crederci sacrificate”. Dolori, incomprensioni ed ingratitudini non le mancarono durante la sua laboriosa vita; ma tutto sapeva sopportare per amore di Gesù e della Madonna della misericordia, che teneramente amava e la cui statua in marmo bianco, volle fosse innalzata sul frontone della Casa Generalizia dell’Istituto di Rionero in Vulture (Pz).

    Madre Francesca, insegnante elementare, prima nella scuola di Atella e poi in quella di Rionero, era stimata da colleghi ed alunni per il suo sapere, per la semplicità e dolcezza del suo carattere e per l’affettuosa premura che ebbe, particolarmente, per i bambini meno dotati, che hanno bisogno continuo di stimolazioni e cure particolari che resteranno indelebili e guideranno le scelte della loro età adulta. Madre Francesca in una sua lettera invita le suore ad “essere le cantatrici e le suonatrici dell’amore misericordioso di Dio”: cantare la misericordia, questa dovrebbe essere la nostra missione e la nostra passione. Ancora oggi, il suo ricordo continua ad esercitare in coloro che l’hanno conosciuta un fascino esemplare di spiritualità soprannaturale.

    Dopo venticinque anni di proficuo ed intenso lavoro, dopo aver consolidato su solide basi la sua opera, Madre Francesca si ammalò di un male inguaribile. Aveva nel suo grande cuore di ‘Madre’ un desiderio ardente di unire tutte le sue azioni al sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo. Quale calvario furono gli ultimi mesi della sua vita, il male incurabile la martoriava, i dolori e le preoccupazioni

  • 7

    delle sue care suore, che, sebbene nascosti, non sfuggivano alla sua natura intelligente e sensibile.

    Circondata dalle cure affettuose delle sue suore, diede l’ultimo respiro il 14 agosto 1972, nella stanza di Casa Betania, sul Santuario della Madonna della Neve di Sale Marasino (Brescia), per trovarsi pronta il giorno dopo ‘15 agosto’ a cantare con gli Angeli e i Santi le lodi all’Assunta. Prima di morire espresse il desiderio voler essere sepolta a Rionero, primo campo del suo apostolato misericordioso, accanto alla tomba del venerato Padre Achille

    Fosco, fondatore dell’Opera. Il 31 maggio 1995, la salma di Madre Francesca e di Padre Achille vennero traslate nell’apposita cripta del Santuario della Madonna della misericordia di Rionero in Vulture.

    L’amore di Dio e della Madonna, la sua fede profonda, la virtù eroica nella sofferenza mirabilmente esercitata, l’ha sostenuta nei suoi atroci dolori. Fu veramente un’“anima sacerdotale” il suo letto è stato per lei l’altare, su cui ha offerto il suo sacrificio per il Santo Padre il Papa, i sacerdoti, i missionari, per la gioventù e il suo amato Istituto che teneramente amava.

    Padre Achille Fosco e Madre Francesca Semporini un incontro, due anime elette, una data: 1947. La radice carismatica delle “Sorelle Misericordiose” e il significato stesso della loro presenza nella chiesa e nel mondo. Dall’ultima terra lucana il loro respiro si è dilatato alle dimensioni del mondo, i loro linguaggi si sono intrecciati e coloriti, ma nel cuore tutte vivono di quella nostalgia e di quel richiamo profetico delle origini: “SALVIAMO IL FANCIULLO!” Invochiamo lo Spirito Santo affinché nel discernimento sappiamo custodire con amore questo tesoro di grazia.

  • 8

    In occasione delle manifestazioni del primo Centenariodella nascita di MADRE FRANCESCA SEMPORINI

    Fondatrice della Congregazione religiosa delle “Sorelle Misericordiose”

    Mons. Gianfranco Todisco Vescovo di Melfi, Rapolla, Venosa (Potenza)

    chiede al Santo Padre Papa Francesco Bergogliola benedizione apostolica per tutte le suore dell’Istituto

  • 9

    Suor Agnese: Spirito di preghiera e tenero amore

    alla Madonna

    L a vita religiosa in Madre Francesca era improntata ad una intima comunione con Cristo, suo sposo: un’esperienza di comunione divina che ha cercato sempre di comunicare alle sue figlie spirituali, insegnando a valorizzare nella giornata ogni più piccola azione. Il suo motto era: «Fare straordinariamente bene ogni azione ordinaria per amore di Dio».

    Nel salire le scale, ad ogni gradino ripeteva: «Trahe me post Te»: (Trascinami dietro di Te).

    Sapeva riempire i vuoti della giornata con giaculatorie, comunioni spirituali, tanti rosari. Spesso mi diceva: «Devi pregare sempre ed amare tanto la Madonna perché la vita non è sempre lieta; verrà anche il tempo della prova e quando si è nel dubbio e nell’aridità, non sempre si ha voglia di pregare; perciò porta avanti tanti atti d’amore di Dio e santi rosari, così quando arriverà la prova ti troverà corazzata». Madre Francesca pregava molto per tutti.

    Raccomandava con calore la fedeltà alle pra tiche di pietà. Diceva: «Siamo suore, se non ci immoliamo e non preghiamo per tutti i bi sogni dell’umanità, specie per i peccatori, per i sacerdoti, per il sollievo dei sofferenti, quale sarà la caratteristica che distinguerà noi da una donna qualsiasi che non ha rice vuto gli stessi doni, le stesse grazie del Signo re?».

    Nutriva per la Madonna un amore tenerissi mo e filiale. Non c’era corrispondenza con le sue suore o mediazione in cui la Madre di Dio e della mi sericordia non fosse invocata e presentata come modello di vita religiosa impegnata e fruttuosa. Maria, per lei, è la donna che uni ta a Cristo fa ricorso alla di Lui misericordia per soccorrere l’umanità. In Maria vede l’ideatrice e fondatrice del suo piccolo Istitu to. Diceva: «Non sono io la Superiora ma è Lei; Lei ci

    Così la ricordanole sue figlie spirituali

  • 10

    deve insegnare l’amore verso il Suo Figlio, la misericordia verso i fratelli, come l’ha avuta con noi».

    Madre Semporini sognava d’essere, appun to, con le sue figlie spirituali l’esaltatrice e la cantatrice di tanto amore materno: «Oh! Fossimo almeno le corde di uno strumento musicale che canta, che grida le lodi della Madonna, giacché è proprio della miseria cantare la misericordia. Questa dovrebbe es sere la nostra missione, la nostra passione: le cantatrici, le suonatrici dell’amore miseri cordioso di Maria! Ma chi farà vibrare le corde del nostro povero strumento? La pu rezza e l’amore perché la purezza è frutto dell’amore». (Lettera circolare – Madre Francesca Semporini – 1958).

    Dall’amore scaturisce anche la fede, ed a questo proposito vorrei raccontare un aned doto del quale sono stata testimone oculare. Nel 1949 fu aperta a Borgo D’Ale (VC), una Casa di riposo per anziani.

    La miseria, conseguenza della guerra, era vi sibile ovunque in Italia. Ed anche nella casa di Borgo D’Ale: strutture un po’ vecchie, fili elettrici mal ridotti e per di più scoperti, con tutti i rischi che ne potevano venire.

    Una sera, non so come, bruciatasi una lam padina, i fili elettrici andarano in fiamme mi nacciando una catastrofe per l’intero fabbri cato.

    Madre Semporini, che si trovava in casa, ac corse alle grida dei ricoverati e piena di slan cio afferrò tra le mani una statuetta dell’Immacolata che si trovava in salone, la sollevò verso la fiamma pregando, piena di fede ad alta voce: «Madonna aiutaci».

    La fiamma diminuì quasi subito e, dopo po chi secondi, si spense completamente! Mira colo della fede? ...

    Durante l’ultima malattia, che doveva por tarla alla tomba, le suore al suo capez

    zale, non riuscivano, spesso, a trattenere le lacri me. Ella non voleva che si piangesse e ci in coraggiava dicendo: «Figliuole non piangete, ci vuole fede; quando sarò nell’al di là insie me alla Madonna, con Madre Santina e il Padre Achille, vi proteggeremo, perché sono si cura che farò più di là che di qua».

    Suor Rosaria:Siamo responsabili

    del nome che portiamo...

    C onobbi Madre Francesca nel lontano 1948 a Matera, mia città natale.Era venuta insieme con altre suore a di

    rigere una Colonia della P.O.A..Una delle mie sorelle era addetta al ser

    vizio della Colonia. Una sera arrivò Madre Fran cesca; mia sorella colpita dal fascino che esercitava, tornò a casa tutta entusiasta e non finiva mai di raccontare le meraviglie di quell’anima santa. Il giorno dopo volli vede re anch’io Madre Francesca che nel vedermi disse: «Questa si fa suora». Mi ricordo che le risposi un bel no: non avevo nessuna speran za, perché mi era morto da poco il papà ed io, primogenita di una numerosa famiglia, non avrei potuto lasciare la mamma sola.

    Eppure, per le parole persuasive di Madre Francesca ebbi la forza di abbandonare mamma, fratelli e sorelle e mi feci suora mi sericordiosa.

    Madre Francesca era veramente un’anima grande, chi l’avvicinava, ne era irresistibil mente attratto. Era piena di gioia, traspariva anche all’esterno quello che aveva dentro. Quando arrivava Madre Francesca nelle Ca se filiali, arrivava il sole; con il suo grande zelo e ardore ci spronava alle virtù, ci rinno vava nella vita spirituale.

  • 11

    Era molto materna, e tuttavia non cedeva al permissivismo; quando c’era bisogno del rimprovero, lo faceva senza reticenza, ma con tanta carità che non lasciava perplessità o scoraggiamenti; con lei tutto era chiaro e semplice, voleva le sue suore anime votate all’amore misericordioso. «Misericordia – diceva – è più che carità, è dare il cuore ai miseri, è nel cuore che si plasma l’amore. Ri cordatevi che siamo responsabili del nome che portiamo, perciò dobbiamo essere il faro della misericordia per attirare grazie e benedizioni sul nostro Istituto». Anima mariana, amava molto la Madonna e voleva che tutti l’amassero. Ci raccomandava di prepararci spiritualmente e con solennità per le feste della Madonna, per il mese di maggio dedicato a Lei. Amava tanto anche S. Giuseppe, che diceva nostro economo e a lui ricorreva con fiducia immensa nelle difficoltà.

    La preghiera era il suo pane quotidiano. An che per la strada era sempre con la corona del rosario fra le mani. Intransigente nell’os servanza delle Sante costituzioni, ci diceva sempre: «Figliuole, se non ci facciamo sante, che valore ha la nostra vita? Abbiamo lascia to tutto per venire in Convento a dannarci? Che responsabilità sorelle care! Pensateci be ne e non perdetevi dietro alle sciocchezze; perché tante volte le croci ce le fabbrichiamo noi».

    Conobbi meglio Madre Francesca nella sua breve ma dolorosa malattia; sopportata con rassegnazione, era sempre serena, mai un la mento. Si preparava con gioia e con trepidazione all’incontro con lo Sposo; dal suo letto di do lore continuava a dare insegnamenti. Non voleva che si piangesse, anzi ci incoraggiava, dicendo: «Dobbiamo essere contente di andare dal nostro Sposo. Su, coraggio, fatevi forti dovete essere voi le colonne dell’Istitu to». E a me: «Ti raccomando Rosaria, ama Maria ti

    terrà stretta al cuore e diventerai la rosellina di Gesù. Vieni Rosetta, stammi vici na, perché sei il mio angelo». Soffriva anche perché io ero chiusa in ospedale con lei e si preoccupava della mia salute. Quando era possibile, mi risparmiava, non mi chiamava neanche la notte.

    Madre Francesca era un’anima sacerdotale. La sua vita l’offrì per i sacerdoti, per il Santo Padre, particolarmente per un sacerdote che si trovava in grave difficoltà. Prova ne fu un episodio successo nel vecchio ospedale di Crema. Era ricoverato, nello stesso ospeda le un giovane frate francescano: consumato dal cancro, poveretto, con una metastasi alla testa, gridava da far compassione. La nostra venerata Madre lo sentiva dalla finestra della sua stanza e piangeva; si faceva accompagnare da lui e lo incoraggiava.

    Era uno strazio vedere quelle belle anime consolarsi reciprocamente del loro male. Un giorno mi disse: «Vedi suor Rosaria, se io avessi la forza e il coraggio, offrirei la mia vi ta per quel povero sacerdote tanto giovane, col bisogno che abbiamo di sacerdoti...». Ascoltai silenziosamente; dopo un po’ ag giunsi: «Madre cara, la sua offerta l’ha già fatta e particolarmente per quel sacerdote». Mi lasciò parlare, poi con un tono austero mi disse: «Se l’hai detto adesso, non dirlo più, a nessuno, perché non sono all’altezza di questo atto eroico». Invece era vero.

    Non voleva che si scoprisse la grandezza del suo cuore, affinché nella sua umiltà la sua offerta fosse completa.

    Ricordo che non chiedeva preghiere per sè, esprimeva invece la gioia di aver offerto ge nerosamente la sua vita a Dio, in conformità alla sua santa volontà.

    Madre cara, sappiamo che ora la tua anima gode del sorriso di Dio, tripudiando nell’ab braccio di Gesù e della dolce pre

  • 12

    senza di Ma ria, nostra Madre di misericordia, i tuoi amori assiduamente invocati fino agli ultimi istanti. Tutti noi, pure ancorati a tanta cer tezza, non riusciamo ad attenuare la nostal gia del tuo sorriso luminoso e spontaneo, della tua anima cristallina, della tua semplicità, della tua bontà, della tua grande umiltà.

    È vero il detto che afferma: la speranza è come la primavera, fiorisce sempre. Non abbiamo più la gioia di avere tale Madre in mezzo a noi, ma la fede ci fa sperare che un giorno la incontreremo in paradiso per non lasciarci mai più.

    Suor Mariarosa: Vogliatevi bene

    E ntrai nella Congregazione delle «Sorelle Misericordiose» il 1° giugno 1950, a Rione ro, ove incontrai per la prima volta Madre Francesca Semporini. Appena la vidi, mi fe ce un’ottima impressione: molto buona, ma terna, generosa e affabile con tutti; sempre col sorriso sulle labbra, con la corona del rosario in mano, il nome di Maria sulle labbra e il cantico della misericordia di Dio nel cuo re. Agli inizi eravamo molto poveri; si viveva in una piccola casa, presa in affitto in via Vittorio Emanuele a Rionero, con un gruppo di orfanelli; mancava tutto, viveri e bianche ria. La nostra Madre e Padre Achille speravano nella divina provvidenza e nella gene rosità dei rioneresi, ma spesso mancava il ne cessario.

    Quante volte la Madre; tornando da scuola trovava poco o niente da mangiare!.. Mai si scoraggiava, ma piena di speranza diceva: «Figliole, andiamo agli orti, vediamo se ci danno qualcosa gli ortolani». E noi tutte contente la seguivamo. Il Signore benediva i suoi sacrifici; la buona gente

    ci riempiva i sacchi di ogni specie di verdura che serviva per sfamare le suore e gli orfani. Ogni perso na che avvicinava Madre Francesca, riceveva un parola di conforto.

    Donna eccezionale, sapeva nascondere sem pre e con tutti le sue sofferenze e i tanti di spiaceri: era sempre di buon umore.

    Ogni domenica andava a far catechismo in chiesa madre a Rionero e tanta gente andava ad ascoltarla. Nel 1965, mentre la Madre, suor Carla Marone ed io, ci recavamo a piedi da Rionero ad Atella, una moto investì la Ma dre. Fu salva per miracolo. Stette più di un mese a letto, senza un lamento; soffriva vo lentieri ed offriva la sua soffernza per l’in cremento dell’Istituto. In quel periodo cin que suore studiavano a Potenza, ella tutto offriva perché fossero promosse: l’Istituto aveva bisogno anche di suore diplomate. Durante la sua malattia, spesso andavamo a trovarla, aveva sempre il sorriso sulle labbra e per non farci soffrire sapeva nascondere le sue sofferenze ai nostri occhi. Ogni qualvolta mi incontrava, mi diceva: «Mariarosa, fai tutto per amor di Gesù. Lavora sempre per Lui». Mi spronava sempre al bene mi inco raggiava a perseverare nella vita religiosa.

    Quando nel 1972, venimmo a trovarla, gra vemente ammalata, a Betania di Sale Marasi no, le dissi: «Madre è contenta che siamo ve nute a trovarla?». Lei rispose con un fil di voce: «Sì, sono contenta che siete venute, però lo sarei di più se foste venute su per i Ss. Esercizi; c’era un bravo predicatore... ». Alla formazione spirituale la nostra Madre ci teneva moltissimo. Un giorno le dissi: «Madre, perché il Signore ha dato a lei e non a me questo male?». Mi rispose: «Figlia mia, il Signore ha i suoi fini».

    Sul letto di morte cercava di dare coraggio a tutte. Le sue ultime parole furono:

  • 13

    «Figlie, vogliatevi bene, fate le brave, non fate sciocchezze, vogliate bene alle Superiore».

    Suor Clara: Un cammino costante

    nell’amore a Dio e ai fratelli

    C onobbi Madre Francesca ancora prima di entrare in convento. Si trovava di passaggio al mio paese presso le suore della sua Con gregazione.

    Esse sapevano della mia intenzione di sce gliere la vita religiosa e delle mie difficoltà nell’attuare tale scelta, per cui mi fecero chiamare per un incontro con lei.

    Io, però, non ero tanto entusiasta di questo incontro, perché pensavo: «Tanto, è inutile; le mie faccende e i miei problemi familiari non potrà risolverli neppure la Madre gene rale». L’idea, poi, che avevo di tale persona, (cioè di un’anima tutta immersa in Dio) mi faceva dubitare che avrebbe potuto capire le mie preoccupazioni materiali. Perciò decisi di passare prima dal mio direttore spirituale per informarlo in merito e pregarlo di voler mi sostituire. Il Padre; in tono scherzoso, mi disse: «Sei tu che devi farti suora, io mi son già fatto prete, quindi è bene che vai tu a par lare con la generale».

    Andai. Dopo breve conversazione con lei, mi accorsi che la mia idea preconcetta nei suoi confronti era errata. Difatti Madre France sca era sì una persona la cui anima era rivolta al trascendentale, ma era anche ricca di qua lità naturali ed umane, delle quali mi colpirono di più i tratti materni, la sua capacità di ascolto e di comprensione; mi sentii così spinta a parlare con lei del

    le mie ansie e del le mie difficoltà familiari, che consideravo insuperabili per poter scegliere la vita religio sa.

    Dopo avermi ascoltata con tanta disponibili tà, Madre Francesca, tra l’altro volle raccon tarmi un po’ della sua vita specialmente le sue difficoltà, gli ostacoli incontrati in fami glia nel fare tale scelta. Dal suo racconto ho potuto capire che era stata molto coraggiosa e generosa con il Signore e che i suoi sacrifici per lasciare la famiglia erano stati più duri dei miei.

    Mi disse, tra l’altro: «La vocazione costa as sai, ma vale la pena dire il nostro sì, perché il Signore non si lascia vincere in generosità e poi quello che non possiamo fare noi per la nostra famiglia, saprà farlo Lui ben più di noi, con le Sue copiose grazie e benedizioni». Il dialogo non valse certo a cambiare la mia situazione familiare e nemmeno a risolvere i miei problemi economici, ma devo ammette re, che servì a cambiare qualcosa, cioè qual cosa di me. Le mie idee e le mie vedute non si trovavano più nella logica «dell’insuperabi le».

    Spinta da una forza superiore e dal fascino di tale persona, in breve tempo e con l’aiuto del mio padre spirituale, feci la mia scelta con più coraggio e risolutezza.

    Dopo questo passo, ebbi modo di conoscere sempre meglio Madre Francesca. Di essa mi apparivano sempre più evidenti le caratteri stiche umane tipiche della sua personalità, tratto materno, pieno rispetto della persona e dei suoi valori più profondi, cordialità comprensiva, gioiosa serenità. M’accorsi so prattutto che la sua vita si muoveva costante mente ed esclusivamente sulla linea dell’amore di Dio e dei fratelli.

  • 14

    RICORDI e TESTIMONIANZE

    S. E. Mons. Dott. Prof. Enrico dal Covolo, S.D.B., Vescovo titolare di Eraclea, Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense

  • 15

    Il Cardinale Tarcisio BertoneSegretario di Stato emerito

  • 16

  • 17

    Rev.ma Madre,

    mi sono unito a Lei ed alle Consorelle nel ricordo del Primo Centenario della nascita della Venerata Madre Francesca Semporini che ho avuto la gioia di conoscere – anche se fugace-mente a Borgo D’Ale. La Madre, dal Cielo, ottenga il dono di tante vocazioni e il dono di un annuncio fedele del Vangelo. Buona Pasqua.

    Giacomo Ceretto

    Mons. Giacomo CerettoPALAZZO CANONICIP.zza S. Giovanni in Laterano, 400184 ROMA

    SORELLE MISERICORDIOSEPIAZZA MADRE FRANCESCA SEMPORINI, 485028 RIONERO IN VULTURE

    CENTENARIO MADRE FRANCESCA SEMPORINI CI UNIAMO LORO GIOIAFORMULANDO AUGURI E PREGHIERE. LA VOSTRA VITA SIA SEMPRE FAROLUMINOSO DI BENE PER TUTTISUORE MISSIONARIE SACRO COSTATO.

    MITTENTE:SUORE MISSIONARIE S. COSTATOVIA EMILIA, 3085029 VENOSA

    Prof.ssa Tirico Carmelina

    (...) Durante il periodo delle elementari vede vo in Madre Francesca la maestra brava, gen-tile ed affettuosa con le sue alunne, pronta a perdonare le nostre marachelle con il dolce sorriso di una madre.La mia casa era poco lontana dall’Istituto e questo mi dava la possibilità di trascorrere molto tempo con lei.Mi voleva bene, mi aiutava nei momenti più difficili: quando aveva bisogno correvo da lei e solevo aprirmi con lei come con nessun’altro.Mi bastava fissare il suo sguardo, sentire la sua dolce voce per tranquillizzarmi; poi mi abbracciava e mi diceva: «Vedrai Carmelina che tutto andrà bene...».E spesso le sue previsioni si avveravano (...)

  • 18

    Rev. da Madre Valeria DemaSuperiora generale delle Sorelle MisericordiosePiazza M. Francesca Semporini, 485028 Rionero in Vulture (Potenza)

    Santhià, 2 marzo 2016

    Partecipo con viva gioia alla festosa ricorrenza del 1° Centenario della nascita di Ma-dre Francesca Semporini per ringraziare il Signore con tutte le Sorelle Misericordiose, di averLe ispirato il carisma della misericordia, realizzato nell’Istituto “Mater Misericor-diae” e concretizzato in una vita spesa a favore dei fratelli più deboli e fragili i bambini.Auguro di cuore a tutte le sue figlie di proseguire il cammino sul Suo esempio. Le mie più sincere felicitazioni!

    Annamaria Machieraldo

    Reverendissima Suor Valeria Dema

    Rionero in Vulture, 26 febbraio 2016

    Ringrazio per l’invito a partecipare agli eventi celebrativi del “Primo Centenario” della nascita di Madre Francesca Semporini, fondatrice dell’Istituto “Mater Misericordiae”, che ho ricevuto questa mattina: sarò felice di essere presente alle attività stabilite per i giorni 5 e 6 marzo prossimi.Profondamente grata a Madre Francesca, la mia maestra, che nei cinque anni della scuola elementare giorno per giorno ha nutrito la mia anima con la passione della sua fede in Dio ed ha sviluppato la mia intelligenza con la ricchezza della sua competenza professionale, che generosamente, nell’amore di Dio, ha messo a servizio di noi piccoli, si che in me rimane quale possesso duraturo per la vita terrena, preparatoria della vita del Cielo, una parte di Lei, mi metto a disposizione della S. V. per eventuale bisogno di collaborazione.Auguro alla S. V. e alle Sorelle Misericordiose tutte di raccogliere ogni giorno, abbondanti, i frutti del vostro “servizio” di “Misericordia” che nel solco tracciato da Madre France-sca andate svolgendo in Italia, in Africa e nelle Filippine.Con affetto porgo alla S. V. e alle Sorelle Misericordiose tutte i più vivi saluti

    in Cristo GesùCarmelina Capobianco

  • 19

    Il VescoVo dI BrescIa

    Brescia, 1 marzo 2016

    Rev.ma Madre Valeria,

    ho ricevuto Sua gradita comunicazione riguardo alle celebrazioni per il primo Centenario della nascita della Vostra Fondatrice, Madre Francesca Semporini.

    Assicuro il mio personale ricordo e chiedo al Signore che benedica la Vostra missione.

    Con riconoscenza grande,

    + Luciano Monari

    Rev.ma Madre Valeria DemaSuperiora generale delle Sorelle MisericordioseIstituto “Mater Misericordiae”

    Piazza Cap. Plastino, 485028 – Rionero in Vulture (PZ)

  • 20

  • 21

    Cara Madre Valeria, Le scrivo questa lettera per annunciarle dal

    profondo del mio cuore che lei è alla guida di una Congregazione di suore eccezionali. Quest’ultimo anno avete commemorato l’anniversario del Centenario di nascita di Madre Francesca Semporini in diverse sedi in Italia e all’estero e la sorte ha voluto che l’evento coincidesse con l’anno della misericordia, proprio come la denominazione e il carisma del vostro istituto. Questo è un segnale molto forte e ricco di fede. Solo a pensare che tutto è partito da Lovere sessantanove anni fa con alcuni ostacoli, poiché Madre Francesca più di una volta, prima del 1947, aveva rischiato di dover abbandonare la propria strada, causa problemi famigliari e di salute personale. Oggi dopo tanti decenni la vostra famiglia religiosa si è sviluppata notevolmente, grazie anche alle missioni, mettendo radici dall’altra parte del mondo, riconoscendo il grande lavoro di fede svolto da Madre Francesca Semporini e Padre Achille Fosco, due religiosi che hanno dato la propria vita per aiutare bambini poveri, emarginati e orfani.

    Padre Achille Fosco e Madre Francesca Semporini animati dall’amore di Dio, fondando istituti e scuole a favore appunto di questi bambini disagiati. Negli anni, nonostante i periodi qui in Italia non fossero dei migliori, il progetto d’amore di Madre Francesca e Padre Achille continuò in crescita notevole, se solo pensiamo che nel lontano 1947 la loro collaborazione aveva già tracciato una linea essenziale da nord a sud Italia.

    Vogliamo ricordare tante date importanti dopo l’arrivo delle prime suore in Basilicata: nel 1949 già la richiesta della presenza delle sorelle in Piemonte dove venne aperta una

    casa, nel 1953 la nascita del vostro bollettino “Mater Misericordiae”, nel 1955 la nuova Casa generalizia a Rionero e tra il 1955 e il 1960 alcune sedi nate in provincia di Potenza, in Piemonte e a Brescia. Ricordiamo anche l’apertura delle due Case di riposo di Ospitaletto nel 1961 e di Cinisello Balsamo nel 1967, strutture tutt’oggi in attività e sempre più in crescita. Nonostante Madre Francesca negli anni del suo operato in Basilicata, la sua salute in certi periodi veniva meno, la Congregazione procedeva sempre più con progresso grazie al suo supporto, anche nei momenti di malattia. Poco prima della sua morte aveva lanciato un appello a voi Consorelle “Cerca-te di star serene, di aiutarvi a vicenda e di buon accordo”. Queste ultime sue frasi hanno rispecchiato pienamente la sua volontà. Quello che il vostro operato ha realizzato dopo la sua morte, grazie allo zelo apostolico delle altre Madri generali: suor Lucia Burlotti, suor Agnese De Lauso e suor Valeria Dema che coadiuvate da altre sorelle hanno edificato altre sedi in Italia e in terra di missione.

    Nel 1986 si ebbe l’apertura nelle Filippine e poi dopo dieci anni si aprì la missione in Tanzania e più tardi anche in Mozambico. Tutto questo per considerare che in quasi settant’anni la vostra opera di misericordia e il vostro disegno d’amore è ancora una luminosa traccia da seguire. Il vostro progetto comunitario dal titolo: “Vivere l’amore misericordioso di Dio con umiltà, gratuità e gioia – per irra-diare Cristo e prendersi cura del fratello” è un richiamo di misericordia che si fa speranza in un mondo bisognoso di testimoni credibili.

    È una grande dimostrazione di come sapete seminare misericordia.

    Adro, 8 maggio 2016

    Riflessioni di Ivano Pelizzari in occasione del primo Centenario della nascita di Madre Francesca

  • Madre Francesca: donna

    Alta, colta, sicura e «discretamente orgoglio sa», Madre Francesca attirava subito l’attenzione delle persone che le stavano vicino.

    Il suo parlare era infatti deciso, conciso e ri dotto all’essenziale. Tutti sanno quanto lavorasse, giorno e notte, perché il suo Istituto, le sue suore avessero non la sicurezza economica ma la certezza di essere seguite, conosciute, considerate e stimate.

    Tutto ciò le era possibile perché Madre Fran cesca era una «donna completa»...

    Si era infatti inserita a pieno titolo nella scuola pubblica come insegnante elementare, di religione e di educazione fisica, dando un apporto di cultura, di professionalità e, ciò a cui teneva molto, di «dedizione totale ai fan ciulli, soprattutto a quelli più bisognosi e ca renti sotto tutti i punti di vista».

    Sapeva unire e conciliare gli impegni profes sionali con quelli di Superiora generale; riusciva ad accogliere le istanze di tutti senza ca dere nel pettegolezzo; aiutava tutti, senza cadere nel pietismo o in un atteggiamento di superiorità.

    Era decisa, abbiamo detto; a volte sembrava «troppo decisa» al punto da far prevalere le sue scelte su quelle degli altri. Lo faceva sem pre per difendere le sue suore, il suo Istituto, il bene delle persone...

    Come donna e come insegnante era molto se rena: non soffriva il complesso della donna e della suora obbligata a sottostare alle leggi ed alle norme del suo lavoro. Sapeva essere «se stessa in ogni circostanza», senza timori e inutili difese.

    L a ricorrenza del 44° anniversario della morte di Madre Francesca, al secolo Luigina Semporini, ci obbliga a fare alcune riflessioni sulla sua personalità.

    Spesso si corre il rischio di «mitizzare, di santificare» coloro che sono passati all’altra vita, specialmente se si tratta di una religiosa cofondatrice di un Istituto religioso.

    Per essere invece più concreti, ma nello stesso tempo «veritieri», esamineremo la figura di Madre Francesca sotto alcuni aspetti ca ratteristici, lasciando a coloro che l’anno conosciuta ed alle suore il dovere di completare il presente scritto e di far conoscere la Madre in altri aspetti ritenuti importanti.

    Madre Francesca:donna, suora, madre

    Madre Francesca

    22

  • 23

    Il suo fascino umano trascinava con una certa forza tutti: spesso ci si dimenticava di esse re davanti ad una «Madre generale» per mettere soprattutto in risalto la donna colta, la donna serena, la donna aperta, la donna professionistaeducatrice...

    Ci pensava lei poi a far ritornare tutti al «nocciolo della situazione», in quanto aveva tempi ristretti e perciò rifuggiva da chiacchiere o lunghi discorsi.

    Era «discretamente orgogliosa» è stato scrit to sopra. Si, Madre Francesca sapeva di esse re una donna «importante»: non importante per sè, ma per il servizio che svolgeva, per le sue suore, per il ruolo che ricopriva all’inter no della Chiesa. Era un orgoglio evidente ma adombrato, mai sfacciato, ma rilevabile e che si faceva rispettare da tutti.

    Quando si passa da Lovere, si ricorda con nostalgia il luogo di formazione umana, culturale, professionale e religioso di Madre Francesca.

    La sua preparazione era però a disposizione di tutti: la diffondeva soprattutto tra le suore, con incontri, con le lezioni e, elemento molto importante, con la preparazione im mediata agli esami di stato. Madre Francesca infatti ha quasi obbligato le sue suore a conseguire un diploma: educatrici di scuola materna, infermieri, educatrici di Comunità, ecc.

    Madre Francesca: suora

    Una sera eravamo seduti a casa Betania di Sale Marasino davanti ad un panorama me raviglioso: il lago d’Iseo rifletteva nelle sue acque le stelle numerosissime; dall’alto di Montisola si vedevano le luci del Santuario della Madonna della Ceriola.

    Si discuteva di alcuni problemi sorti in una scuola materna presso la quale prestavano la loro opera le Sorelle Misericordiose. Ad un tratto Madre Francesca interruppe tutto e disse: «Vedete il cielo: molte stelle, un gran manto azzurro. Os

    servate il lago: le luci ri flettono ciò che esiste in cielo. Così dobbia mo essere noi. Lasciamo da parte le discor die, i piccoli contrattempi, le incomprensio ni... Dio, nostro Padre, ci sta guardando da lassù».

    Nella sua misericordia pensa a tutto, risolve tutto, dà una mano a tutti. Cerchiamo di es sere almeno «un riflesso della sua misericordia». Nel gruppo si udì improvvisamente il silenzio. Era una lezione di alta teologia e di pro fonda spiritualità.

    Madre Francesca come religiosa si sentiva: «uno strumento della Provvidenza divina». Parlava spesso di Dio come di un padre, di Dio come di un amore misericordioso, di Dio come di un amico attento alle esigenze degli altri. Aveva inoltre uno spirito di fede che a volte sembrava rasentare la «ingenuità o il fideismo popolare». Ad ogni difficoltà parlava di «ricorso all’aiuto di Maria e di Cristo»; davanti alle più piccole contrarietà invocava la soluzione dal cielo: nelle ristret tezze materiali, e ne incontrò moltissime, era certa che Qualcuno avrebbe fatto la sua parte.

    Un aspetto poi che colpiva in Madre France sca era lo «spirito di preghiera»: pregava sempre, pregava ad alta voce, pregava coin volgendo tutti, pregava in ogni circostanza... la preghiera era per lei non un «passatem po», non un «dovere di regola», non «una ri chiesta», ma soprattutto una lode, una eleva zione di ringraziamento, una raccomanda zione dei bisogni degli altri.

    Un’altra caratteristica che attirava l’atten zione nella «suora» Madre Francesca, era l’attaccamento alla Chiesa ed ai suoi mini stri. Una sera l’ho vista inginocchiarsi come «una bambina commossa» davanti ad un ve scovo, per baciargli l’anello, ma soprattutto per dirgli: «Eccellenza noi suore ci sentiamo in dovere di offrirle la nostra devozione, il nostro aiuto materiale, ma soprattutto la no stra preghiera. Siamo povere, siamo poche... ma siamo ‘fedeli serve della Chiesa’». Il Ve scovo si permise qualche «battuta» nei con fronti della Madre a causa del

  • 24

    suo atteggia mento, ma la sua dedizione non cambiò: ser vì a tavola per tutta la serata con uno spirito di servizio e di rispetto che meravigliarono i presenti. Non va dimenticato, parlando di Madre Francesca, lo spirito di dedizione ai poveri, ai bisognosi, agli ab-bandonati, ai piccoli... Era un servizio gradito, che compi va sempre con il sorriso sulle labbra, ma so prattutto nel cuore e nell’atteggiamento ge nerale. Quando passava a salutare le sue suo re nelle varie case, anche se molto stanca, non mancava mai all’impegno di salutare, di confortare, di presentare un esempio...

    La sua figura «nobile e ieratica» la aiutava in questo: incuteva un rispetto, unito però a venerazione e a sensi di amicizia.

    Madre Francesca, come suora, era molto «riservata».

    Fuggiva il baccano e le feste chiassose, cercando invece il silenzio e il raccoglimento. Una fotografia mi è rimasta impressa: Ma dre Francesca porta le sue suore in gita al la go d’Iseo. Ricorda molto il viaggio «tempe stoso» di Gesù sul lago di Tiberiade.

    Il sonno, il temporale, la richiesta d’aiuto, l’intervento miracoloso, la meraviglia degli apostoli...

    Sono realtà che Madre Francesca conosceva bene: per questo «obbligava» anche gli altri a vivere esperienze forti, nelle quali la pre senza di Dio diventava motivo di cambiamento, di riflessione, di «conversione», di impegno, di scoperta della bontà e della vicinanza del Padre.

    Madre Francesca: madre

    Mi sono spesso chiesto se un «istituto religioso nuovo» abbia oggi senso e dica qualcosa alla Comunità cristiana.

    A volte la risposta è stata molto dubbia. Un giorno invece, mentre sfogliavo un vecchio giornalino dell’Istituto delle «Sorelle Misericordiose», ho avuto la possibilità di dare una risposta positiva: anche se un picco lo istituto religioso, nato da poco, può signi

    ficare molto nella Chiesa. Le Sorelle Misericordiose sono state fondate nel primo dopoguerra (1947) in un piccolo borgo del meridione: Atella, in provincia di Potenza...

    Alcune signorine partite dal nord, su invito di Padre Achille Fosco, ricevono una regola comunitaria, prendono l’abito religioso e si mettono a disposizione della popolazione provata dalla guerra, che ha reso ancora più «incisivi» i perenni malanni del meridione. Ecco la prima scelta di Madre Francesca: essere a disposizione della gente di Lucania, soprattutto dei più bisognosi, e con partico lare attenzione all’educazione delle giovani generazioni.

    Una seconda scelta, sempre essenziale, è la testimonianza diretta dell’amore misericor dioso di Dio Padre e di Maria Madre di mi sericordia.

    Colui che usa misericordia «si china verso i fratelli con lo stesso spirito con il quale il Pa dre si china sui figli».

    È stata la vera scelta di Madre Francesca e del suo Istituto.

    La persona ha «bisogno di essere considerata segno e centro della misericordia»: ecco allo ra l’attenzione della Madre e delle sue sorelle verso gli anziani, verso i bambini, verso i sof ferenti...

    A questo riguardo molti possono affermare: «Ma questo lo fanno tutti, oggi». È vero, ma parzialmente. Molti lo fanno, molti scelgono «gli altri», ma con desiderio di autogratifica zione, per un bisogno di fare e, ciò che più conta, a tempo parziale.

    Madre Francesca scelse il «tempo pie-no per gli altri» e «il tutto gratuito». Non diede per avere qualcosa, ma «per la glo-ria di Dio e per il servizio ai fratelli». Era una frase che a volte «un estraneo» riteneva «d’obbligo». Era invece «la vita» della Madre e la proponeva in continuazione alle sue suore.

    Una terza scelta sulla quale la Madre fonda va la sua vita era il «servizio di pre-ghiera e di aiuto fraterno ai sacerdoti».

  • 25

    Un giorno una sorella misericordiosa mi chiese: «Aiutare un sacerdote vuol dire anche preparargli il pranzo, provvedere alle sue necessità materiali primarie, tenergli in ordi ne la casa...?».

    La risposta era già presente sul viso della suora. Era un «sì» grande e profondo. Questa fu ed è la scelta di questo piccolo Istituto.

    È un «carisma» da riscoprire, da priviligiare, da attuare nella profondità del suo significato. Il prete, anche il più povero e semplice, è «ministro di Dio». Tutti gli devono stima, ri verenza e aiuto. Madre Francesca, nella sua decisione e «apparente rudezza», non man cava di attenzioni materne verso i sacerdoti. A loro presentava con semplicità ma sincerità i suoi pareri e le sue riserve, esaminava con loro i problemi sorti nelle Comunità nelle quali prestavano servizio le sue suore. Alla fine però non mancava di chiedere la benedizione; non usciva dallo studio di un sacerdote senza aver promesso un ricordo speciale nelle preghiere della sua Comunità religiosa. Un’altra scelta che la Madre cercava di rag giungere «con ogni sforzo» era «la santificazione delle suore».Ricordo con grande vene razione un episodio apparentemente banale, ma di grande valore educativo e spirituale. Eravamo riuniti una sera in cerchio a Casa Betania per parlare e progettare nuove solu zioni ai problemi sorti in una scuola materna.

    Era sabato, le suore, per scelta e regola, non mangiavano dolci o frutta. Una suora, forse per rendere lieta la serata, offrì gelato a tutti, ed ovviamente anche a Madre Francesca ed a se stessa. I presenti iniziarono con tranquilli tà a «rinfrescarsi» (era una serata tremenda mente calda e afosa). Si notò invece un certo imbarazzo in Madre Francesca, meno nelle suore. Non si decideva ad aprire la coppa di gelato. Finalmente, tra un tono duro ed ac centi faceti, richiamò la suora «all’impegno del sabato», dicendo che avevano già man giato troppo a cena... È un atteggiamento del passato? Certamente no.

    È una scelta di vita, che va ricordata e sottolineata in continuazione.

    Quando Madre Francesca arrivava in una casa, dava la certa sensazione di «essere la Madre generale».

    Attuava verifiche, proponeva iniziative, par lava con persone..., pregava e lavorava con le sue suore, esortando con forza non di sgiunta da uno spiccato senso materno.

    Diceva spesso: «Sono giovani, hanno bisogno di essere guidate». Sentiva la responsabilità che però condivideva serenamente con «gio vanissime Superiore locali», alle quali affi dava una scuola, oppure una casa di riposo o altre case di servizio educativo.

    L’Istituto delle Suore misericordiose può ormai chiedere la protezione celeste attraverso l’aiuto di alcune «suore» certamente chiama te dal Padre a godere del premio meritato.

    A tutti è nota la figura di suor Santina Colla ni: semplice, obbediente, disponibile, fedele alla sua vocazione fino al tormento interiore. La sua preghiera e la sua opera di servizio ai fratelli l’ha fatta considerare «degna» di sta re accanto alle belle figure di santi dichiarati tali dalla Chiesa.

    Molte altre figure sono nate all’interno dell’Istituto: suore dedite totalmente alle opere di misericordia, alla preghiera, aperte alla fede più completa. Fra esse da ricordare in particolare suor Ro saria Fini che, per la sua incessante e profonda preghiera, era chiamata la «lampada ardente dell’Istituto».Altre sono passate a vol te «in silenzio», perché non molto colte: so no ancora «presenti» però con un esempio capace di offrire stimolo al bene anche al mondo nostro, nel quale il disorientamento e la confusione regnano momento per momen to in ogni ambiente.

    La Madre dal cielo veglia sul suo Istituto: l’impegno di «essere fedeli al carisma» della misericordia è un compito gravoso per le suore; non è però impossibile con l’aiuto cer to di tali protettrici.

    Prof. Metelli Angelo

  • 26

    1° CENTENARIO DELLA NASCITA DI MADRE FRANCESCA SEMPORINI FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE “SORELLE MISERICORDIOSE”

    “Cantate la misericordia, questa dovrebbe essere la nostra missione e la nostra passione: le cantatrici, le suonatrici dell’amore misericordioso di Maria”.(M.F.S.)

  • 27

    Celebrazioni del Centenarionelle varie Comunità

    Introduzione alla S. Messa

    Oggi, noi esultiamo di gioia nel commemorare il primo Centenario della nostra Fon datrice Madre Francesca, al secolo Luigina Semporini, figlia di questa cara terra bresciana. Insieme a tutti voi eleviamo la preghiera più fervida per ringraziare e lodare il Signore che ce l’ha donata per il bene della Chiesa e di tutti noi. Luigina Semporini è nata a Lo vere l’8 marzo 1915, da Pietro Francesco e da Carolina Goz zati. Ha trascorso la sua fan ciullezza a Sale Marasino in Via Valle. Fu educata nel collegio delle suore di Maria Bambina a Lovere, fino al conseguimento del diploma magistrale. Non soddisfatta della vita di insegnante, volle aderire, con alcune signorine bresciane, al richiamo di Padre

    Achille Fo sco Ofm Conv.li che voleva realizzare quello che Papa Pio XII aveva espresso nell’En ciclica: “Salviamo il fanciullo”. Quindi nell’anno 1947, scese nel meridione d’Italia per soc correre, istruire ed educare i bambini poveri, abbandonati e orfani di guerra. Desiderosa di donarsi totalmente al Signo re e docile alla sua grazia in comunione d’intenti con Padre Achille fonda in Basilicata e precisamente a Rionero in Vulture (Pz), la Congregazione religiosa delle Sorelle Miseri cordiose. Si distinse per il senso del dovere e del sacrificio, per l’a more ai poveri e sofferenti. Dedicò tutta la sua vita nel diffondere l’amore misericordioso di Dio tra i bambini, i giovani, le famiglie in difficoltà, gli anziani e i malati attraver so le opere di misericordia spirituali e corporali. Dopo

    ... da Sale Marasino

    Centenario della nascita di Madre Francesca Semporini (1915-2015)

    Il 22 e 23 agosto la nostra Comunità, in collaborazione con le Sorelle Mise-ricordiose, comune mente conosciute da molti come “le suore di Portole”, ha celebrato i 100 anni della nascita della loro fondatrice Madre Francesca Semporini. Riportiamo l’introduzione e il ringraziamento letto alle Ss. Mes-se dalle suore per i festeggiamenti.

  • 28

    venticinque anni di proficuo ed intenso lavoro, per diffon dere il Regno di Dio, e dopo aver consolidato su solide basi la sua opera, Madre Francesca si ammalò di un male in curabile. Aveva un desiderio ardente di unire tutte le sue azioni al sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo. Circondata dalle cure affet tuose delle sue suore, diede l’ultimo respiro il 14 agosto 1972, nella Casa di Betania vi cino al Santuario della Madon na della Neve di Sale Marasino (Brescia), per trovarsi pronta il giorno dopo, 15 agosto, a cantare in cielo con gli Angeli e i Santi le lodi all’Assunta. Ancora oggi la sua memoria rimane scolpita nei cuori di coloro che l’hanno conosciu ta, amata e venerata tanto da meritare di essere chiamata il “cuore” dell’opera. Madre Francesca, dal cielo continuerà a vegliare su que sta terra che tanto aveva ama to, sulla Chiesa e sull’istituto che tanto aveva edificato con il suo esempio e servito con il suo zelo apostolico. Ella ci ottenga dallo Spirito Santo tante vocazioni e tut te quelle grazie per vivere di fede, di speranza e di carità sull’esempio luminoso di co loro che ci hanno preceduto nel cammino di questa vita terrena e ora nella gloria di Dio godono l’eterna beatitu dine.

    Ringraziamento al termine della S. Messa

    In questa solenne comme morazione, a nome di tutti i membri l’istituto delle “Sorel le Misericordiose” italiane, fi lippine e tanzaniane, desidero manifestare la più viva ricono scenza al Signore per il grande dono della nostra fondatrice Madre Francesca Sempori ni che ha speso tutta la sua esistenza per trasmettere al mondo l’amore misericordio so di Dio attraverso le opere di carità a favore dei fratelli più poveri. Con viva gratitudine, pre ghiamo per il parroco di Sale Marasino, don Luigi, affinché il Signore gli doni tanta salute e tutte le grazie necessarie per poter esplicare il suo ministe ro sacerdotale a servizio della Chiesa e portare il Regno di Cristo nei cuori assetati di speranza. Ringrazio il signor sindaco, le autorità cittadine e tutti voi che oggi avete condiviso la nostra gioia e avete pregato con noi. Assicuriamo la nostra con tinua preghiera per tutto il popolo di Sale Marasino e dei paesi vicini, amici e benefatto ri perché, sull’esempio lumi noso della vostra concittadi na Madre Francesca, possiate trasmettere alle nuove gene razioni il senso del dovere che si fa apertura ai fratelli in difficoltà e speranza di tempi nuovi. Grazie a tutti di cuore.

  • Dall’Oasi Madre Francesca

    Il 14 agosto; data dell’anniversario della morte di Madre Francesca Semporini, nella chiesetta dell’Oasi, le suore e tutti gli ospiti, si sono ritrovati insieme per ricordare con una Santa Messa il Centenario della nascita della fondatrice delle Sorelle Misericordiose.È stato un momento emozionante di gioia e di condivisione nel quale si è festeggiato, ma anche riflettuto, sulla forza di un amore che spinse

    Madre Francesca a dedicarsi agli orfani, poveri e infelici. Ella fu capace di fare suo il carisma della misericordia, agendo con compassione verso la gente i verso i drammi quotidiani del suo tempo. La funzione si è conclusa con una preghiera collettiva di ringraziamento al Padre della Divina misericordia per averci donato Madre Francesca, con la speranza che il suo esempio di misericordia risvegli anche i nostri cuori.

    Oasi Madre Francesca: le suore in adorazione

    29

  • PREGHIERADI RINGRAZIAMENTO

    Ti benediciamo e ti lodiamo Padre,che nella Tua Divina Misericordiahai donato alla ChiesaMadre Francesca Semporini.

    Ti lodiamo e ti ringraziamo per il Carismadato ai nostri Fondatori, fa che attraversole "Sorelle Misericordiose" si estendain Italia, nelle Filippine e in Tanzania.

    O Cuore di Gesù, Ti rendiamo grazie. Perché vivendo la spiritualità di GesùBuon Samaritano ci rendi strumentidi evangelizzazione e testimonidel Tuo amore misericordioso.

    Per l'intercessione di Maria, Madre di Misericordia, e sull'esempiodi Madre Francesca ci impegnamoad essere segno di speranzadella Chiesa nel mondo di oggi.

    Amen.

    Un gruppo di preghiera

    Madre Valeria e Madre Agnese ricordano Madre Francesca

    ... da Roma

    30

  • 31

    La Madre generale suor Valeria Dema,con la sua vicaria, suor Francesca

    fanno visita al Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione

    per le Cause dei Santi

  • 32

    Le ‘Merciful Sisters’ delle tre Comunità missionarie filippine si uniscono nella preghiera e nella gioia a tutta la famiglia religiosa delle Sorelle Misericordiose nel ricordo sempre vivo di Madre Francesca Semporini. Esse attendono con ansia dall’Italia la loro Madre generale suor Valeria Dema per celebrare solennemente il primo Centenario della nascita della loro fondatrice Madre Francesca Semporini.Dopo una giornata di adorazione Eucaristica, tutte le suore il giorno 6 febbraio c.a. alle ore 10.30, si sono riunite a Tagaytay, nella chiesa: “Mother of Merci” dove ha avuto luogo la celebrazione Eucaristica. Presiede la celebrazione Padre Jose Nazareno Gabato Crsp dei padri Barnabiti e Pa

    ... dalla Missione filippina

    dre Gabriel Pangilinan Ofm. Conv.li con la partecipazione di sacerdoti, religiosi e religiose di varie Congregazioni, parenti, benefattori, amici e fedeli.Si celebrano 100 anni di preziosa inestimabile testimonianza di colei che ebbe il privilegio di essere denominata “il cuore” dell’Opera dell’Istituto “Sorelle Misericordiose”. Il canto d’ingresso accompagna tutte le suore che entrano processionalmente in chiesa e depongono un fiore davanti alla foto della fondatrice e un cero acceso sull’altare, segno di fedeltà, seguono i chierichetti, i seminaristi, i padri Conventuali, i padri Somaschi e i padri Barnabiti. Protagoniste però erano loro, le religiose “Sorelle Misericordiose” di Tagaytay, di Novaliches

    Le Comunità filippine festeggiano il Centenario della fondatrice

  • 33

    e di Malabag, radunate per l’occasione. La delegata missionaria suor Maria Paula Advincula ha letto il profilo biografico con riferimenti di vita virtuosa di Madre Francesca Semporini

    e le tappe di apostolato esercitate attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali. L’assemblea è attenta e partecipa con vivo interesse. All’offertorio c’è un momento com

    Le suore si esibiscono in una danza filippina

    Jenelyn B. Damiray inizia il postulandato

  • 34

    movente in cui l’aspirante delle Sorelle Misericordiose Jenelyn B. Damiray pronuncia la sua consacrazione al Signore e riceve in dono da Madre Valeria la catenina della Madonna della misericordia, simbolo della prima tappa formativa: il postulandato, tempo che aiuterà la candidata a riscoprire la bellezza di farsi dono e condividere con semplicità la vita fraterna, la preghiera e la missione.Nelle intercessioni l’assemblea ha innalzato al Signore preghiere di lode, di ringraziamento e di richiesta affinché sull’esempio di Madre Francesca, impariamo a spendere la nostra esistenza a servizio della Chiesa e dei fratelli più bisognosi.Al termine della celebrazione suor Cristina Pelingo a nome dell’Istituto, ha ringraziato tutti i partecipanti.

    Immortalano questo evento di grazia le immagini ricordo di Madre Francesca Semporini distribuite a tutti, e le foto di gruppo vicino al poster di Madre Francesca. Le suore hanno preparato un gustoso pranzo comunitario completato dalla torta per il Centenario. A sera per concludere la festa le suore ci hanno fatto assaporare la dolcezza di antiche danze filippine ravvivate dai colori più belli dell’abbigliamento.Ripercorrere la memoria storica della nostra fondatrice significa auspicare che ciascuna sorella si impegni ad essere un pizzico di lievito nella massa che nel silenzio e nell’umiltà porta al mondo un piccolo dono tra le mani: la misericordia di Dio che in piccoli frammenti è capace di tutto.

    La Madre generale suor Valeria Dema fa visita al Card. Tagles

  • L’8 marzo, in occasione dell’anniversario della nascita della fondatrice Madre Francesca Semporini, le due Comunità di Dodoma e Kibaigwa, con i bambini, genitori e le ragazze dell’ostello, si sono trovati insieme per ricordare con una S. Messa questa figura insolita di testimone della misericordia di Cristo.È stato un momento emozionante di gioia e condivisione nel quale si è festeggiato, ma anche riflettuto, sulla forza di un amore che spinse Madre Francesca a dedicarsi ai più bisognosi, orfani e infelici.Un grazie allora a Dio per averci donato Madre Francesca, con la speranza che il suo esempio concreto di misericordia risvegli anche i nostri cuori.

    ... dalla Tanzania (Africa)

    Le studentesse dell’ostello

    I bimbi della scuola materna

    35

  • 36

  • “Buonasera a tutti voi convenuti a questa Tavola rotonda per ricordare l’Opera religiosa ed educativa di Madre Francesca Semporini guidata dal suo cofondatore Padre Achille Fosco e porto ad esprimere il saluto a nome del nostro Vescovo il quale si scusa per non essere presente in questa particolare circostanza poiché si vede impegnato insieme ai Vescovi della Regione che in questo momento sono tre, per l’apertura della Cattedrale di Matera, dopo dieci anni di capillare lavoro di restauro e sede del nuovo Arcivescovo Mons. Pino Caiazzo che si insedierà il 16 aprile prossimo venturo.

    L’attualità della Fondazione, dice il Vescovo, si riempie di grazia particolare in quest’Anno giubilare, dedicato alla misericordia, carisma proprio dell’Istituto religioso presente nella Città di Rionero. Da esso ne viene fuori una regola di vita, “Cantare la misericordia, nella missione e compassione: seguire l’amore misericordioso di Maria”.

    Con immenso gaudio vedo partecipe la parrocchia dell’Annunziata perché nella sua giurisdizione riposano i resti mortali di Madre Francesca Semporini e di Padre Achille Fosco. E auspico che

    Il saluto del parroco Don Rocco

    anche la Comunità parrocchiale e Rionero tutta, debbano fortemente sentire la grande eredità spirituale che Madre Francesca ha lasciato per vivere, oggi, noi la misericordia che Papa Francesco nella “Misericordiae Vultus” chiama architrave della fede.

    Auguro a tutte le suore, nelle loro sedi, di essere gemme preziose di misericordia.

    + Padre Gianfranco, Vescovo

    Don Rocco Di Pierro presentail saluto del Vescovo

    37

    D iamo inizio con il saluto del Vescovo che si trova a Matera ma ha pregato Don Rocco Di Pierro, parroco della chiesa SS.ma Annunziata di portare il saluto a nome suo. Comunque il no-stro Vescovo domani mattina sarà presente alle ore 10.30 per la Celebrazione Eucaristica. Iniziamo subito con il saluto del Vescovo, Don Rocco a te la parola.

  • D esidero porgere il mio caloroso saluto a sua Ecc. Mons. Rocco Talucci; al nostro Parroco Don Rocco Di Pierro per la sua efficiente collaborazione; al dott. Antonio Placido, Sindaco di Rionero; al dott. Nicola Telesca, Sindaco di Atella; alla dott.ssa Vittoria Cefola, Vicesindaco di Ruvo del Monte (Pz); alla Preside dell’Istituto ‘Giustino Fortunato’ dott.ssa Antonella Ruggeri; al dott. Alfredo Bocchetti, alle egregie autorità cittadine, alle forze dell’ordine pubblico, ai sacerdoti, religiosi e religiose, ai collaboratori misericordiosi e gruppi cattolici, amici e benefattori per la loro gradita presenza.

    Ringrazio le mie sorelle venute dalle varie Comunità, il popolo di Rionero e di Atella e tutti coloro che oggi condividono la nostra gioia nel fare festa del primo Centenario della nascita della nostra fondatrice Madre Francesca Semporini.

    Con immensa gioia e gratitudine rendiamo gloria al Signore della vita,

    Il saluto della Superiora generaleai relatori e alle autorità

    La Superiora generale suor Valeria porge il salutoa tutti i presenti

    che ha donato alla Chiesa e a tutti noi una donna coraggiosa e ricca di fede in Gesù Cristo. Mantenere viva la memoria di Madre Francesca significa prendere consapevolezza e trasmettere alle nuove generazioni, il messaggio evangelico della misericordia che lei ci ha lasciato in eredità.

    38

  • Intervento del prof. Donato Martiello

    Devo confessare che prima di tutto, sono fortemente emozionato da questo provvedimento di Papa Bergoglio nell’aprire le porte al Giubileo della misericordia. E non ho potuto fare a meno di ripensare a questo Istituto della Misericordia nella ricorrenza del suo 1° Centenario della nascita di Madre Francesca Semporini. Infatti, ho cercato di presentare una testimonianza per iscritto raccogliendo, elaborando e coordinando, scritti che io avevo già fatto... ed è venuto fuori questo piccolo libro come accennava il prof. Antonio Giansanti. Mi ha fatto piacere sapere che presto lo potrò presentare a tutti voi.

    Naturalmente io ho avuto la fortuna di conoscere Madre Francesca Semporini 60 anni fa, e oggi la tengo come un chiodo nel mio cuore e nel mio pensiero, per quello che ha rappresentato per me.

    Io non posso raccontare tutto...perché sarebbe troppo lunga la storia. Dico solo che vivevo un momento difficilissimo della mia vita e non

    riuscivo a venirne fuori. Non ce la facevo a studiare e a fare gli esami. Venivo sempre scartato.... perché non potevo pagare la retta. Cercai un mestiere a Roma e quando tornai a Rionero un mio amico insistette che dovevo fare il tirocinio con lui. E proprio lì, chi trovo come maestra? Una suora... Madre Francesca Semporini, che è stata per me veramente una grazia. Questo mio amico raccontò a Madre Francesca che io non volevo fare gli esami perché non avevo la possibilità. Ella mi chiamò e mi disse: «Giovanotto non accettare le sfide difficili, è una imbecillità; tu devi an-dare a fare l’esame. Devi studiare e pregare. Fai gli esami però prega e studia, mi raccomando». Ella lo diceva con tanta dolcezza ma anche con severità. Ma io tergiversavo. Poi alla fine lei mi convinse... aveva un carisma particolare. Mi misi a studiare come un matto, feci gli esami e non fui respinto come credevo, ma rimandato in sette materie e non volevo andare a riparare. Ma quando arrivò

    39

    Tavola rotonda5 marzo 2016

    Il moderatore prof. Antonio Giansanti dice: “Presento adesso un perso-naggio a tutti noto, perché è stato Consigliere regionale, Sindaco di questo paese, Preside dell’Istituto magistrale e quant’altro. Si tratta del prof. Donato Martiello e colgo l’occasione per annunciare il suo libro ancora inedito dove ha tratteggiato i momenti più significativi di Madre Francesca Semporini, li-bro che presenterà in un’altra occasione in questo Anno della misericordia”.

  • 40

    il momento della prova, al mattino quando andai alla stazione per prendere il treno per Potenza venne alla stazione anche Madre Francesca per incoraggiarmi.

    E dopo aver superato gli esami, feci la mia prima supplenza sul lago d’Iseo grazie ancora a Madre Francesca. Molto più tardi... avevo settant’anni quando una suora di questo Istituto, commemorando il 34° anniversario della morte di Madre Francesca parlò del male terribile che l’aveva consumata, un vero calvario mentre diceva: “Signore io muoio per le mie sorelle, per il Papa e per tutti e sono felice di morire anche per te”. Questo mi ha ricordato

    un’altra donna a cui il Signore ha tolto anche la voce... la mia signora. Più grande è il dolore più grande deve essere la fede. Io Madre Francesca la vedo ancora e tante volte la chiamo. Vieni, vieni e le chiedo: “Insegnami come devo fare perché la fede vinca sulla ragione”.

    Saluto a Mons. Rocco Talucci che mi aiutò a scrivere il mio libro.

    Consentitemi ora di salutare Antonella Ruggeri e Vittoria Cefola mie alunne... che mi hanno ricordato la mia scuola che io ho fatto sempre attraverso un velo di nostalgia e di poesia. Ricordo il numero enorme di alunne che l’hanno frequentata. Esse erano ospitate in questo Istituto,

    che poi io ho incontrato nel mio vagabondare politico. Non c’è paese nella zona che non abbia avuto ragazze venute qui a Rionero per studiare. Dappertutto ho incontrato le mie alunne...fino a Terranova del Pollino, in tutta la Val D’agri ecc. Tutte donne che avevano una stima profonda delle Sorelle Misericordiose e non credevano che Madre Francesca fosse morta così giovane. Io la vedo, la sento ancora. La vedo quando vado alla stazione... mi giro e la sento quando lavora, quando prega con le sue consorelle e dico che il suo vestito è ancora più bianco delle neve. Il prof. Donato Martiello

  • Buonasera a tutti voi. Io non ho avuto occasione di conoscere Madre Francesca Semporini quindi non potrò offrire una testimonianza di una intensità come quella che abbiamo sentito dal prof. Donato Martiello. Quello che credo di dover dire a nome dell’Amministrazione comunale a questa comunità e che l’opera di Madre Francesca ha consolidato questa comunità. Un lavoro partito in maniera eroica, probabilmente immediatamente dopo la guerra, messo in piedi, concepito dalla tenacia, dalla fede e dalla determinazione di questi straordinari religiosi: Pa

    dre Achille Fosco e Madre Francesca Semporini che a centinaia di chilometri dalla loro terra, dalla loro casa, decidono di mettere su una impresa, di avviare questo lavoro, di costruire questa Comunità. Parlavo un attimo fa, con Rocco Viglioglia che dice di aver frequentato l’asilo, la scuola materna qui in questo Istituto. Tempi in cui venivamo fuori da una scuola che usciva dalla riforma gentiliana sotto il fascismo e c’erano i primi fermenti e per molti versi la scuola bisognava inventarla, costruirla dalle fondamenta. Le scuole allora erano come dappertutto precariamente

    Relazione del dott. Antonio Placido

    Il prof. Antonio Giansanti moderatore della Tavola rotonda

    41

    Il prof. Antonio Giansanti moderatore della Tavola rotonda con l’intervento del prof. Donato Martiello chiude i saluti e apre le relazioni dando la parola prima di tutto all’On. dott. Antonio Placido Sindaco della nostra Città di Rio-nero in Vulture.

  • strutturate, non esistevano né come istituzione e nemmeno come strutture. Un lavoro quello di Padre Achille e Madre Francesca che è andato sempre più consolidandosi e negli anni ‘50, come io ricordo, fino a giungere poi all’esperienza di accogliere e ospitare tante ragazze collegiali, che venivano da varie zone della Basilicata. Ragazze con vicende familiari in certi casi pesanti e difficili. Un lavoro improntato all’accoglienza e questo anno viene appropriato... perché è l’Anno giubilare della misericordia.

    Il dottor Alfredo Bocchetti si occupò alcuni anni fa alla ricerca dell’educatrice Madre Francesca Semporini che si preoccupava dell’istruzione e dell’educazione dei più deboli, portatori di handicap, di ragazzi/e che venivano relegati nelle classi differenziali e molti venivano da famiglie meno abietti. Un personaggio

    straordinario dal punto di vista della tenacia e della determinazione che consentì di realizzare qui a Rionero questa struttura che ha resistito nel tempo e di una straordinaria e coraggiosa figura educativa.

    Io credo che questa comunità faccia bene a ricordare con tanto calore Madre Francesca Semporini e sia grata alla Congregazione delle Sorelle Misericordiose per quello che hanno svolto e continueranno a fare.

    Io penso che in un momento come questo nel quale il nostro Paese che è un avamposto dell’Europa in cui si è investiti dal fenomeno come il nostro che è quello dell’emigrazione che produce preoccupazioni ed elementi di disorientamento, noi dobbiamo tornare all’esempio di Madre Francesca e di Padre Achille in quello che hanno fatto per la loro accoglienza e la loro solidarietà.

    Il dott. Antonio Placido, Sindaco di Rionero

    42

  • che l’educazione sia un tesoro per l’umanità. Ridare ai ragazzi il senso del vero perché l’educazione è ragione di vita. Il docente deve riappropriarsi della sua fiducia e per fare questo ha bisogno di aiuto, di maggior investimenti di risorse. I docenti spesso vivono in solitudine professionale, spesso ci si trova ad imbattersi nella burocrazia che tante volte ha dimenticato il nostro ruolo. Bisogna che ci sia un nuovo slancio. Non si può essere educatori se il docente non mette passione e soprattutto amore nel suo lavoro. Non si tratta di trasferire il mio sapere, indottrinare, ma bisogna spogliarsi, denudarsi di preconcetti, al fine di creare empatia e far venir fuori tutte quelle energie positive del ragazzo. Entrare nel senso vero del termine ‘educare’ che significa tirar fuori quello che di meglio c’è nel discende. Vivere la situazione di attesa, di pazienza col prendersi cura perché possa nascere la figura necessaria del ragazzo. Non ci può essere rapporto educativo se non c’è amore, amore educativo è passione e qui ritorno a Madre Francesca se si vuole veramente formare i giovani alla vita. Formare non significa creare elementi pensanti, ma formare un pensiero capace di potersi spendersi in qualunque contesto. L’educatrice deve saper attendere e nell’attesa dare il tutto ciò che necessita la crescita. E mi piace usare la metafora del contadino che pianta il suo seme e si prende cu

    Sono veramente onorata questa sera e ho accolto con molto piacere l’invito che suor Valeria mi ha fatto pervenire già da qualche tempo, sono venuta per parlarvi della scuola. Io non ho avuto modo di conoscere Madre Francesca Semporini ma quando suor Valeria mi ha fatto dono di questo libro dal titolo: Suor Francesca Semporini ‘maestra’, scritto dal collega Alfredo Bocchetti, mi sono stupita e incuriosita, l’ho letto e ho ritrovato i connotati di una educatrice, un personaggio che mi ha appassionato nel suo ruolo di ‘Educatrice’... tant’è che ho dato al mio intervento questo titolo: ”Il coraggio di essere educa-tori oggi”. Ebbene, l’educatrice come è stata Suor Francesca Semporini, soprattutto oggi, è una sfida molto importante. L’educazione appartiene al mondo degli adulti. Sono gli adulti che educano i bambini. I ragazzi oggi vivono un momento di disorientamento totale non hanno più riferimenti a dei modelli. L’educazione non è vista come prodotto sociale per un cambiamento. I nostri ragazzi ogni giorno di più sono disorientati dai massmedia strumenti accattivanti al punto tale da divenire la loro ragione di vita, e la verità unica. Ed è qui che la scuola incontra difficoltà, perché l’educatrice è chiamata a mediare. La scuola deve decodificare i messaggi ma non da sola bensì insieme alla famiglia che è la cellula importante per l’educazione dei giovani. Ritengo

    Relazione della dott.ssa Antonella Ruggeri

    43

    Preside dell’lstituto d’Istruzione superiore: “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture.

  • 44

    ha lanciato questo dato: “Fra quindici anni il 50% dei giovani saranno soprattutto depressi”. Alla base di tutto questo, c’è certamente una inquietudine affettiva e quindi porre molta attenzione alla crescita umana. Perdere un’ora di lezione nella scuola, per ascoltare i ragazzi è un’ora guadagnata. Ridare senso a questo ruolo è l’impegno che una società civile deve porsi. La formazione è importante. Ripartendo dal mio punto iniziale dal quale sono partita con l’analogia di Madre Francesca Semporini nel suo ruolo di amore educativo che ogni giorno ha donato, credo che ognuno di noi deve riflettere perché possa dare nel proprio operato quotidiano il meglio di se stesso.

    Desidero ora raccontare l’esperien-za di un genio, la metafora del vio-linista Paganini che può essere per tutti noi qui presenti in questa sala, un insegnamento di alta civiltà.

    “C’era una volta un grande violinista chiamato Paganini. Alcuni dicevano che era molto strano. Altri, che era ‘geniale’. Le note magiche che venivano fuori dal suo violino avevano un suono diverso, per questo nessuno voleva perdere l’opportunità di vedere un suo spettacolo. Una certa sera, il palco di un auditorium pieno di ammiratori era pronto a riceverlo. L’orchestra entrò e fu applaudita. Paganini sistemò il suo violino sulla spalla e quello che si sentì dopo fu indescrivibile. Le note sembravano avere ali e volare al tocco delle sue dita affascinanti. All’improvviso uno strano suono interruppe l’estasi della platea. Una delle corde del violino di

    ra del terreno anche se il seme non lo vede più, ma certamente il germoglio verrà fuori, sarà prima debole e fragile e man mano poi darà i suoi frutti. La scuola deve fare così non deve solo indottrinare. Ci troviamo di fronte a ragazzi difficili e tante volte le ripercussioni arrivano anche nella scuola che deve dare un senso in questo tempo di notte oscura, di scollamento totale sia sociale che valoriale e bisogna far percepire loro chi li vuole bene, chi li ama veramente.

    L’organizzazione Internazionale della parità, leggevo in una statistica,

    La dott.ssa Antonella Ruggeri

  • 45

    di una persona si definisce solo in rapporto a qualcos’altro o a qualcun altro e non può prescindere dalla conoscenza di quell’ “altro”. In che senso? Paganini sicuramente conosceva il suo violino, e sapeva cosa avrebbe potuto trarre da lui, anche ritrovandoselo tra le mani sempre più menomato e mancante. Quell’unica corda residua era quella corda di quel violino. Ma ammettiamo che Paganini potesse fare lo stesso con qualsiasi violino: il racconto non finisce di svelarci qualcosa. Sicuramente la melodia prodotta con una sola corda era in tutto diversa da quella che sarebbe riuscito a ricavare dal violino ancora integro, poi da quello con tre, poi da quello con due sole corde: ad ogni condizione corrispondevano delle possibilità che non si sarebbero potute ripresentare identiche al mutare di quella condizione. Altre possibilità, non nessuna possibilità. Paganini sapeva che la capacità di creare melodie non dipendeva solo dall’integrità dello strumento, ma da quello che lui riusciva a vedere nello strumento stesso, nelle sue potenzialità che, al diminuire delle corde, a tutti gli altri sembravano sempre meno evidenti e attivabili. Infatti il direttore, l’orchestra e il pubblico si fermano, non sapendo cosa fare, ma la reazione creativa di Paganini è in grado di riattivare in tutti la motivazione, l’euforia, lo stupore...ha degli effetti sul contesto. Paganini e il suo strumento così come l’educatore (e il contesto sociale) con una persona con disabilità: relazioni dalle potenzialità insperate e impensabili. E che dire, cari educatori? Ascoltate Paganini e imparate da lui, ma cercate di ripetere più volte!

    Paganini si ruppe. Il direttore si fermò, ma Paganini non si fermò. L’orchestra si fermò. Il pubblico si fermò. Guardando lo spartito, Paganini continuò ad estrarre suoni incantevoli da un violino con dei problemi. Il direttore e l’orchestra esaltati, ripresero a suonare. Ma prima che il pubblico si rasserenasse, un altro suono preoccupante fece crollare l’attenzione degli astanti. Un’altra corda del violino di Paganini si ruppe. Il direttore si fermò nuovamente. L’orchestra si fermò nuovamente. Paganini non si fermò. Come se nulla fosse successo, lui dimenticò le difficoltà e continuò a tirar fuori suoni dall’impossibile. Il direttore e l’orchestra, impressionati, ripresero a suonare. Ma il pubblico non poteva immaginare quello che stava per accadere. Tutte le persone, attonite, esclamarono: “Ohhh!”. Una terza corda del violino di Paganini si ruppe. Il direttore si paralizzò. L’orchestra si fermò. Il pubblico trattenne il respiro.

    Ma Paganini continuò. Come se fosse un contorsionista musicale, strappò tutti i suoni dall’unica corda che rimaneva del suo violino distrutto. Nessuna nota fu tralasciata. Il direttore si animò. L’orchestra fu motivata. Il pubblico passò dal silenzio all’euforia, dall’inerzia al delirio. Paganini raggiunse la gloria. Il suo nome corse nel tempo. Non è semplicemente un violinista geniale. È il simbolo di chi continua ad andare avanti anche di fronte all’impossibile (...)”. Che cosa ci racconta questo aneddoto oltre a quanto è più immediatamente leggibile? A mio avviso ci fa capire che il valore e l’abilità di una cosa e

  • 46

    Mi sono chiesta che mai potrò dire di questa “Donna”, venuta da lontano (Nord Italia) una straniera in terra straniera?

    Ho cominciato, così, a guardarmi non con i miei occhi, ma con gli occhi di chi è qui e fuori di qui, perché quello che dirò deve essere significativo per essere una testimonianza.

    Questo appuntamento deve giovare agli ambiti del vivere, deve abitare dentro le persone, come un tempo l’agire di Madre Francesca è riuscito ad aiutarci a vivere e gestire la frammentarietà della vita e ad usare criticamente l’intelligenza, sia a livello intellettuale che al cuore.

    È riuscita a farci capire che la persona è una e bisogna saper ricomporre attorno ad “essa” la frammentazione delle voci e dei soggetti educanti.

    Lei diceva: “Bisogna mettere al centro della vita la preghiera, i sacra

    Buonasera,mi presento, sono una ex colle

    giale di questo Istituto. Saluto le mie ex compagne di viaggio: ins. Cristina Santoliquido, mia compagna di banco, ins. Petracca Maria, ins. Coscia Maria.

    Il saluto va a suor Valeria, suor Grazia, suor Angelica, suor Agnese e a tutte le suore qui presenti ed assenti; all’arcivescovo don Rocco Talucci, a Giansanti, ai miei colleghi dirigenti scolastici: Matteo A. Bocchetti, Donato Martiello, Sofia Galella, Antonella Ruggiero, Carmela Capobianco.

    Saluto tutti i convenuti: Matteo Traficante, le prof.sse Giovanna Traficante, Rosa Labella ed Antonietta e l’ins. Anna Paglia e tutti gli altri anche se non li nomino.

    Saluto il mio caro nipote Domenico, lì in fondo, che si dona al Signore, mediante il sacerdozio.

    Passo, quindi, al mio intervento.Da quando la Madre generale

    suor Valeria Dema – che io ricordo dal giorno della sua vestizione insieme a suor Angelica, avvenuta in questo luogo – mi ha annunciato la commemorazione del Centenario della nascita di Madre Francesca Semporini, fondatrice delle Sorelle Misericordiose, mi sono ritrovata a pensare a come fare il mio intervento. Così ho frugato nelle pieghe più remote del mio cuore ed i miei ricordi sono andati molto lontano, all’ottobre del 1964, quando adolescente feci l’ingresso in questo Istituto, dopo che i miei genitori avevano visitato altri istituti.

    Relazione della dott.ssa Vittoria Cefola

  • 47

    A questo punto un ventaglio, la vita, mi soffia immagini passate.

    Ricordo bene questo fatto importante della mia vita.

    Io lavoravo in questo Istituto come istitutrice e stavo per laurearmi ed il preside D.M., mi chiamò per una supplenza di italiano e latino presso il Liceo Scientifico di Genzano. La Madre Superiora, suor M.R. era molto titubante se farmi accettare o meno, mentre la Madre generale M.F.S. disse: “Deve accettare, deve uscire, perché deve incontrare la vita delle persone, perché è da quelle che deve partire. Deve essere capace di mettersi accanto alla gente, così come la gente è, vedendo per quanto possibile, di farla crescere. Questa è liturgia del prossimo. Ciò significa praticare misericordia, quello che dice quella statua”. Diceva: “Bisogna credere, testimoniando la fede nella vita di ogni giorno in una società che galoppa. Bisogna porsi sempre domande sul vero senso della vita, leggersi dentro, perché se si sa leggersi dentro si possono aiutare le persone a leggersi dentro”.

    Così andai a fare quella supplenza. A questo punto mi sovviene ancora un ricordo di una scuola dell’infanzia, una delle tante da me dirette. Ebbene!... Al centro della sezione c’era una sedia.

    La vedevo ogni volta che io andavo a far visita. Sarà un caso – dicevo fra me e me –. Un bel giorno, però, a vedere sempre quella sedia in mezzo all’aula, chiesi a cosa servisse.

    L’insegnante, tutta convinta, mi rispose: “È la sedia su cui si pensa, quando un bambino fa il birichino”.

    Che bello!

    menti, la vita liturgica, la capacità di fare propri quei momenti, che fanno guardare con altri occhi le cose della propria vita.

    La parola di Dio ti dà quell’ a.b.c. particolare per capire ciò che si vive”.

    Quella statua della Madonna della misericordia, in quella cappelletta, ci aiutava a capire in profondità e a guardare le cose con gli occhi di Dio e a chiederci “ma tu sei per te stessa o per gli altri?”.

    Vi leggo una mia poesia su quella chiesetta, intitolata:

    LA MIA CHIESETTACome era bella

    la Tua casa, Signore.Entravo in punta di piedieravamo solo Tu ed io.

    Soli, ma non in solitudine.Mi spalancava il cuore

    la tua prigione.Avevo bisogno di stare con Te!

    Volevo leggermi dentrotra le righe del Tuo Vangelo.

    Quella casa era nidodi preghiera e di misericordia.

    La porta è stata sempre aperta, chiesetta mia

    e conosceva il mio abissoe mi rimettevi in cammino,

    tenendomi per mano.Sassi e sassi

    mi ferivano il cuore.Mi sono fermata,

    mi sono seduta sulla soglia,spoglia di tutto,

    finché ho riconosciutole braccia lunghe e possenti

    della misericordia....

  • 48

    Le parole del Vangelo, quindi, non devono essere una sovrastruttura, qualcosa in più al quale ci si aggancia nei momen


Recommended