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MDH126 MAI PIU' SENZA TE

Date post: 21-Mar-2016
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Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony gennaio 2000 Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2001 Prima edizione Harmony Pack giugno 2005 Questa edizione Il Meglio di Harmony marzo 2010 Questo volume è stato impresso nel febbraio 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. Prologo 9 10 11
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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: One Night in His Arms

One Intimate Night The Mistress Purchase

Harlequin Mills & Boon Present Harlequin Mills & Boon Present

Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 1998 Penny Jordan © 1999 Penny Jordan © 2004 Penny Jordan

Traduzioni di Lisa Pavesi, Massimiliano Canzi e Alessandra Gucciardo

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony gennaio 2000 Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2001

Prima edizione Harmony Pack giugno 2005 Questa edizione Il Meglio di Harmony marzo 2010

Questo volume è stato impresso nel febbraio 2010

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X

Periodico mensile n. 126 del 13/3/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 777 del 6/12/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Prologo

«Sylvie... smettila! Che cosa stai facendo?» Ran si li-berò dalla stretta delle mani che si aggrappavano di-speratamente alla sua camicia. «Ran... io voglio...» «Io ho capito esattamente che cosa vuoi, Sylvie» la interruppe lui in tono brusco. «Vuoi sedurmi, ma io ho ben altro per la testa!» Poi borbottò qualcosa sottovo-ce, girandosi. «Il tuo fratellastro è uno dei miei più ca-ri amici, nonché il mio datore di lavoro.» «Questo non ha niente a che fare con Alex; riguar-da solo noi due, Ran.» «Noi due? Non esiste nessun noi due, mi dispiace. Tu sei solo una ragazzina e io un uomo adulto.» «Ma io... io ti amo!» dichiarò Sylvie, mettendo tutte le energie in quel disperato tentativo di fargli com-prendere che cosa provava. «Davvero?» chiese lui ironicamente. «E quanto mi ami? Quanto il cantante per cui eri disposta a morire una settimana fa o il pony pezzato che volevi assolu-tamente tre mesi prima?» «Quello è stato prima che crescessi» rispose Sylvie. Lo fissò, smarrita. Appena pochi metri li separavano. Non poteva, non doveva lasciarlo andare adesso, sen-

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za nemmeno tentare di fermarlo per l'ultima volta. Coraggiosamente bruciò quella distanza, cingendo Ran in un abbraccio possessivo, ben più stretto del precedente. Lo strinse a sé, avvertendo il brivido che attraversava i loro corpi, e lo baciò con passione. La bocca di Ran era calda, la pelle del suo viso, ra-sata da poco, fresca ed eccitante. «Ran...» sospirò Sylvie. «Ran, ti prego!» Improvvisamente le sue braccia la circondarono, non più respingendola, ma cingendola a sé, mentre fa-ceva scivolare una mano tra i suoi capelli e la sua bocca le si avvicinava, tentatrice. Quando la baciò, Sylvie sentì le ginocchia cederle. Il suo corpo ancora acerbo pulsava di desiderio per quell'uomo attraente e virile. Voleva disperatamente fare l'amore con lui. Non aveva potuto fare quasi nulla per evitare quello che era successo. Il suo amore era cresciuto quasi sen-za che lei se ne rendesse conto, e dopo settimane tra-scorse a cercarlo, a sospirare la sua presenza, final-mente aveva trovato il coraggio di rivelarsi a lui. E lui l'aveva rifiutata, umiliata. Invece adesso, la stringeva, la baciava, la voleva. Il pensiero dei loro corpi nudi allacciati nell'intimità la colpì come qualcosa di tanto bello ed emozionante da essere quasi insopportabile. Tremante per l'eccitazione, dischiuse le labbra, in-vitandolo a esplorarle più sensualmente, ma improvvi-samente Ran l'allontanò, il volto scuro di rabbia. «Ran, che... che cosa c'è di sbagliato?» balbettò, imba-razzata. «Che cosa c'è di sbagliato? Come puoi chiederlo? Tu sei ancora una bambina... Scusami, non avrei mai dovuto.»

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Lei sentì gli occhi riempirsi di lacrime. «Tu mi hai baciato! Tu mi vuoi!» «No, Sylvie» lo udì giustificarsi, «non eri tu, ma quello che mi offrivi. Sono un uomo, dotato di norma-li impulsi, cerca di capire. Tu, invece, sei ancora una bambina!» «Una bambina! Se fossimo a letto insieme, non par-leresti così! Sono una donna, Ran, e posso provartelo.» «Oh, mio Dio, Sylvie... hai idea di quello che stai dicendo?» «Ti amo, Ran, ti voglio.» «Io sicuramente non ti amo né ti voglio, Sylvie!» affermò lui con ferocia, il volto pallido. «E lascia che ti dia un piccolo consiglio. Se continui ad andare in giro offrendoti in questo modo, prima o poi qualcuno accetterà, e ti posso assicurare che non sarà piacevole! Sei troppo giovane per scherzare con il sesso. Io, poi, non ardo dal desiderio di intraprendere una relazione con una verginella come te. Non mi eccita mental-mente e non mi coinvolge nemmeno a livello emoti-vo!» dichiarò, brutale. «Trova qualcuno della tua età per giocare all'amore, per favore!» Per un secondo, Sylvie avrebbe voluto protestare, supplicare o gettarsi di nuovo nelle braccia di Ran per provargli che lei poteva soddisfarlo, nonostante l'età e la mancanza di esperienza. Di solito, non si sarebbe arresa, ma qualcosa nel profondo del suo animo, un senso di orgoglio femmi-nile, aborriva l'idea di ricevere l'ennesimo rifiuto. E così, costringendosi a non piangere quelle lacri-me che le avrebbero dato sollievo, sollevò fieramente la testa. «Credo proprio che lo farò» disse con una scintilla di sfida che brillava nei suoi occhi. Vide il volto di Ran incupirsi molto lentamente.

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«Sylvie...» tentò di fermarla, ma lei lo ignorò. La dolcezza di quel nuovo, tenero sentimento stava già sbiadendo nel risentimento e nell'orgoglio. Sylvie amava Ran, ma ora sentiva di poterlo odiare. Ce l'a-vrebbe mai fatta?

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«Non stai dicendo sul serio.» Sylvie si accigliò mentre studiava l'appunto sul frontespizio del dossier che il suo capo, Lloyd Kelmer IV, le aveva appena dato. Lloyd era il tipico milionario eccentrico che avreb-be potuto esistere nelle favole, un geniale e indulgente padrino al quale mancava solo la bacchetta magica. Si erano conosciuti a un party quando Sylvie, poco dopo la laurea, si era trasferita a New York. Lloyd le era subito stato simpatico e, dopo quattro chiacchiere in libertà, le aveva accennato ai guai che aveva passato amministrando il Fondo per la conser-vazione e il restauro di edifici storici e relativi terreni istituito da suo nonno, Lloyd Kelmer II. Sylvie, con la sua scarsa conoscenza dei problemi di gestione della grande tenuta del fratellastro in In-ghilterra, si era mostrata molto interessata a quello che sapeva Lloyd, ma era comunque rimasta sorpresa quando lui, qualche giorno dopo, l'aveva chiamata of-frendole un lavoro come sua assistente personale. Lloyd aveva circa sessant'anni e poteva non aver alcun motivo recondito per contattarla, ma in ogni ca-so, dopo aver chiesto tempo per riflettere sull'offerta,

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Sylvie aveva telefonato al fratellastro in Inghilterra per chiedergli consiglio. Così, una breve visita di Alex e sua moglie Mollie per discutere la proposta l'aveva portata ad accettare il lavoro, una decisione per la quale, a un anno di di-stanza, non smetteva di congratularsi con se stessa. Il suo era un lavoro vario e affascinante, benché l'assorbisse completamente e le lasciasse pochissimo tempo libero sia per gli svaghi che per le relazioni con il sesso opposto. Non che questo la preoccupasse. Dalle esperienze passate, aveva capito di non essere brava a giudicare gli uomini. O forse erano loro a essere oltre la portata della sua sensibilità. Dopo la devastante cotta per Ran e il suo umiliante rifiuto, c'era stato solo Wayne, un'altra storia che a-vrebbe preferito dimenticare. Benché non fossero mai stati amanti, aveva sempre saputo del suo coinvolgimento nel mondo della droga, e troppo tardi si era accorta del pericolo che rappre-sentava per lei e la sua famiglia. Aveva cercato di convincersi che Ran si sarebbe innamorato di lei, e che Wayne fosse una pecorella smarrita in cerca di salvezza e protezione. In entrambi i casi, aveva sbagliato. L'ultimo senti-mento che Ran avrebbe potuto provare per lei era pro-prio l'amore. E in quanto a Wayne... Be', grazie al cie-lo, era ormai fuori dalla sua vita. Tutte le energie di Sylvie adesso erano rivolte al lavoro. Ogni proprietà acquisita dal Fondo doveva es-sere ispezionata, portata allo stesso standard di qualità delle altre e alla fine aperta al pubblico. Suo compito era valutare lo stato di conservazione degli edifici con il loro contenuto e delle terre circo-

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stanti, contattare le imprese che avrebbero effettuato i restauri, verificare i costi, e fare in modo che il mas-simo risultato fosse ottenuto al minor prezzo. E per quanto fosse faticoso e richiedesse ore e ore di straordinari, era un lavoro che non solo le dava e-normi soddisfazioni personali, ma l'appagava profon-damente. Sylvie conosceva il gusto molto personale con cui Lloyd decideva i nuovi acquisti, e sapeva che per que-sto i responsabili delle altre organizzazioni lo vedeva-no come un personaggio originale. Per comprare una casa doveva percepirne le giuste vibrazioni, come le chiamava lui, ma questa sua parti-colarità la faceva sentire quasi materna nei suoi con-fronti. Almeno fino a ora. Di ritorno da un viaggio di sei settimane a Praga, dove aveva visitato un magnifico quanto malandato pa-lazzo del diciottesimo secolo recentemente acquistato dal Fondo, aveva scoperto che, in sua assenza, Lloyd aveva comprato Haverton Hall, una villa neoclassica all'interno di una grande tenuta nel Derbyshire. Il suo cuore si era fermato. «Sylvie... è splendida, un perfetto esempio di neo-classicismo inglese» dichiarò Lloyd mentre studiava la sua espressione. «Ti prometto che l'adorerai. Gena ti ha prenotato un posto sul Concorde di dopodomani per Londra. Ho pensato che saresti stata contenta di tornare in Inghilterra. Solo questa primavera ti sei la-mentata di quanto avresti voluto vedere più spesso la tua famiglia... Ti ho detto che il ragazzo che l'ha eredi-tata conosce il tuo fratellastro? È stato grazie a lui che ha saputo del Fondo. All'inizio, non ero troppo sicuro di volerla comprare. Dopotutto, abbiamo già quel pa-

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lazzo georgiano vicino a Brighton, ma in qualche mo-do pensavo di dover qualcosa ad Alex, così sono vola-to in Gran Bretagna a dare un'occhiata.» Sylvie chiuse gli occhi mentre ascoltava Lloyd snocciolare le bellezze di Haverton Hall. Come poteva dirgli che non era la casa il problema, ma il suo proprietario? Eccolo lì, campeggiare sulla prima pagina del dos-sier di Haverton Hall... Sir Ranulf Carrington, pro-prietario... Sir Ranulf, non più Ran. Non che fosse impressionata dal titolo, dato che Alex era addirittura conte. Sylvie sapeva tutto dell'i-naspettata eredità di Ran. Era stata l'oggetto di buona parte delle chiacchiere durante la riunione di famiglia a Natale. L'improvvisa scomparsa del precedente proprietario di Haverton Hall, un cugino di Ran appena quaran-tenne, morto per un attacco cardiaco, aveva sorpreso tutti, e ora che aveva una tenuta sua, Ran non si sa-rebbe più potuto occupare di quella di Alex. Comunque, era l'ultima cosa, l'ultima persona di cui volesse parlare. Anche se il ricordo di come era stata respinta era ben sepolto nel fondo del suo cuore, ogni volta che tornava a casa, Sylvie non poteva evitare di pensare a se stessa diciassettenne, alla propria disar-mante e innocente vulnerabilità. Avrebbe voluto seguire il suo istinto e rifiutarsi di avere a che fare con Ran e qualunque cosa lo riguar-dasse, ma come poteva? Era una donna, ormai, una seria professionista, a-mava il suo lavoro ed era convinta che Lloyd e il Fon-do meritassero il massimo da lei. Segretamente, poi, nulla le dava più piacere che as-sistere al salvataggio e al ritorno al loro antico splen-

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dore di tanti capolavori architettonici in rovina. Forse era idealistico, romantico, ma in quel processo c'era qualcosa che l'affascinava; poteva sicuramente com-prendere che cosa motivasse la passione del suo capo. Improvvisamente si accorse che Lloyd la stava guardando. «Non sei d'accordo, vero? Aspetta di ve-derla. L'adorerai!» «Siamo già quasi al limite del budget, per quest'an-no» gli ricordò Sylvie. «E allora? Incrementeremo la quota dell'anno pros-simo!» «Lloyd, stai parlando di un aumento di chissà quan-ti milioni di dollari!» «Sono io il Fondo. Sto solo facendo quello che a-vrebbe fatto il nonno.» Per un istante, Sylvie fu tentata di dirgli che era troppo occupata per lavorare a quel progetto, ma il suo orgoglio, lo stesso orgoglio che l'aveva fatta anda-re avanti dopo il rifiuto di Ran e tutto quello che ne era seguito, glielo impedì. Questa volta si sarebbero incontrati da pari, e lei non gli avrebbe permesso di ferirla ancora, sarebbe stata fredda e del tutto professionale. L'ultima volta che lo aveva visto era stato tre anni prima, alla sua partenza per gli Stati Uniti, quando era apparso all'aeroporto in maniera del tutto inattesa. Aveva sperato che avesse cambiato idea, ma non era stato così. Ran aveva solo voluto assicurarsi che stesse lasciando veramente il paese e la sua vita. Alex era al corrente della cotta adolescenziale della sorellastra per il suo amico e dipendente, ma fortuna-tamente non era a conoscenza del doloroso episodio accaduto quando Sylvie era ancora all'università in Inghilterra.

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Nessuno lo sapeva, soltanto lei e Ran. Ma era tutto passato, e adesso la vita era diversa per entrambi. Questa volta era determinata a fare in modo che la situazione fosse completamente sotto il suo controllo. Lei avrebbe deciso e lui avrebbe supplicato. Che cosa le stava accadendo? Quel pensiero vendi-cativo era stupido e infantile quanto la sua infatuazio-ne per Ran. Doveva essere, anzi era al di sopra di quel genere di cose. No, non avrebbe fatto distinzioni fra Ran e gli altri clienti. Il fatto che fosse stato crudele con lei non avrebbe influito sulla sua professionalità. Alzò la testa e conti-nuò ad ascoltare Lloyd mentre magnificava il suo ul-timo acquisto. Ran si aggirava tristemente per i polverosi e deserti corridoi di Haverton Hall. L'odore di vecchio e di muffa aleggiava nell'aria immobile della casa, appe-santendola. La desolazione e l'abbandono di quel palazzo gli ricordavano il vecchio prozio a cui era appartenuto quando era ancora un bambino. Le visite all'anziano parente erano sempre state un incubo, e Ran rammentava il sollievo con cui aveva appreso di non essere lui, bensì il cugino, a dover ere-ditare la pesante responsabilità di quella grande casa così vuota e dimenticata. Quando era inaspettatamente passata a lui, Ran ne aveva proposto l'acquisto a diversi enti di conserva-zione inglesi, ma, come i loro rappresentanti gli ave-vano spiegato, erano sommersi da proprietà indeside-rate e assillati da proprietari desiderosi di farle ammi-nistrare.

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Non sapendo che cosa fare e con la prospettiva di vedere l'antica magione e la terra decadere ulteriormen-te, aveva chiesto consiglio ad Alex che gli aveva parla-to di un milionario americano con il pallino delle dimo-re storiche che restaurava e poi apriva al pubblico. Ran non aveva perso tempo e aveva invitato Lloyd a visitare Haverton; come sperava, l'americano ne era rimasto affascinato, e l'aveva voluta acquistare. Il suo sollievo, però, era mutato in disagio quando aveva ricevuto un telegramma in cui Lloyd lo infor-mava dell'arrivo della sua assistente, Sylvie Bennet, che avrebbe agito come sua rappresentante nel restau-ro e rinnovo dell'intera proprietà. Certo, avrebbe potuto aggirare facilmente il pro-blema lasciando che qualcun altro si occupasse di as-sisterla, ma Ran non era il tipo. Se aveva un lavoro da fare, preferiva portarlo a termine con le proprie forze, per quanto difficile potesse essere. Difficile! Lavorare con Sylvie sarebbe stato molto più che difficile! Per tutti quegli anni che lei aveva passato lontano dall'Inghilterra, Ran si era tenuto in-formato, aveva seguito la sua vita e avuto sue notizie attraverso i racconti di Alex e Mollie. Sylvie si era laureata con il massimo dei voti, Sylvie viveva a New York e cercava un lavoro, Sylvie lavorava, era a Venezia, Roma, Praga. Sylvie, Sylvie, Sylvie... Ma Alex e Mollie non erano stati la sua sola fonte di informazioni. L'inverno precedente aveva incontrato per caso sua madre. L'anziana signora si era mostrata entusiasta della sua recente promozione sociale. Era sempre stata molto snob, e Ran ricordava anco-ra quanto duramente si fosse opposta alla richiesta di

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Alex di tenere con sé la sorellastra alla tenuta di Otel Place dopo la morte del padre. Non c'erano legami di sangue tra loro, e sarebbe stato sconveniente per una fanciulla di buona famiglia vivere nella stessa casa di un giovane scapolo. Se Sylvie fosse rimasta, prima o poi l'interesse che nutriva nei confronti di Ran si sarebbe potuto concre-tizzare in un matrimonio, e Belinda non avrebbe mai permesso a un semplice dipendente di sposare sua fi-glia. Sylvie meritava un matrimonio ricco. A nulla erano valse le proteste e la rabbia di Alex, e Ran, che aveva ascoltato di nascosto la conversazione, ne era rimasto furioso e umiliato. Da allora aveva fatto di tutto per tenere la piccola Sylvie a distanza, compito decisamente improbo. Lui aveva ventisette anni, lei solo diciassette. Ma con quanta passione gli aveva dichiarato il suo amore, quanto desiderava essere amata, con quanta forza poi, voleva che lui la prendesse, le mostrasse, le insegnas-se tutto sul sesso. Ricordava ancora come lo aveva sorpreso, lancian-dosi nelle sue braccia, stringendolo, posando le labbra sulle sue. Eppure, nonostante tutto, era riuscito a resisterle, almeno quella volta. Sylvie era sempre stata di temperamento passiona-le, forse non era strano che quell'amore che aveva nu-trito per lui si fosse poi tramutato in odio. E ora stava tornando. Lì, a Haverton, nella sua ca-sa, nella sua vita. Come sarebbe stata? Bellissima, certo. Benché ancora immatura, quando l'aveva vista tre anni prima, si intuiva benissimo che donna stupenda

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sarebbe diventata con il tempo. E sua madre era stata esauriente su questo punto. «Saprai certamente che lavora a New York, per un milionario. È totalmente preso da lei!» aveva detto, alludendo a un rapporto molto più che professionale tra Sylvie e Lloyd. Incontrare Lloyd, scoprire quanto fosse più vecchio di lei, era stato uno shock. D'altronde, se era questo che lei voleva, la faccenda non lo riguardava. Sylvie sarebbe stata lì tra poco, e in qualche modo i loro ruoli sarebbero stati invertiti. «Ti disprezzo, Ran, ti odio!» aveva sibilato quando lui si era sporto per baciarle la guancia, prima di parti-re per New York. «Ti odio» aveva ribadito con la stessa forza con cui gli aveva detto di amarlo.

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Dal 20 marzo

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dal fascino oscuro, e irresistibile.

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