Voci Giovani
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La redazione al lavoro
Sommario
Redazione Parrocchia Maria Santissima Annunziata
Oratorio-Circolo Anspi “San Giovanni Elemosiniere”
Corte Tancredi, 1 - 73042 Casarano (LE)
Tel/Fax: 0833 501628
E-mail: [email protected]
Sito web: www.oratoriosangiovannielemosiniere.it
Direttore responsabile: Don Agostino Bove
Coordinatori: Don Pierluigi Santo, M. Emanuela Panico, Alberto Nutri-
cati
Caporedattore: Alberto Nutricati
Impaginazione e grafica: Alberto Nutricati
Redazione: Mariangela Coppola, Maria Teresa D’Amico, Giorgia Lubello,
Marta Fattizzo, Maria Ferrari, Aurora Primiceri, Roberta Rizzo, Maura Sor-
rone
L’immagine di copertina è stata realizzata dal Prof. Salvatore Mercuri
Pag. 1 Nell’orizzonte della sua misericordia
Pag. 1 Indulgenza: segno dell’amore misericordioso di Dio
Pag. 2 Al cuore dell’Anspi. Al via il nuovo progetto triennale
Pag. 3 Quello che io... non sono. Carnevale all’oratorio
Pag. 3 Tutti in festa per don Angelo
Pag. 4 Il mondo dei Giovani di Azione Cattolica
Pag. 5 Il cristiano tra accoglienza e diversità. Ruolo delle religioni
Pag. 6 Scout: connessi con il passato
Pag. 6 Continuano le avventure del nostro Branco
Pag. 8 La Via Crucis diocesana dei giovani col Vescovo
Pag. 8 A lezione di legalità
Pag. 9 Il gruppo del “Ministranti... junior” Pag. 9 La devozione a Maria “sulla verde collina a levante”
Pag. 10 Adozioni gay. Sia fatta la mia volontà
Pag. 11 Giustizia e misericordia in San Tommaso D’Aquino
Pag. 12 L’angolo del divertimento
Pag. 12 L’angolo della ricetta
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Carissimi fratelli e sorelle,
Abbiamo da poco vissuto la settimana santa, dove abbiamo contemplato il dono
della Misericordia Eterna del Padre sull’umanità. In quest’anno del Giubileo
ascoltiamo papa Francesco: «Mentre Gesù istituiva l’eucarestia quale memoriale pe-
renne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente quest’atto supremo della
Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della sua mi-
sericordia Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero
d’amore che si sarebbe compiuto sulla croce» (Misericordiae vulnus, n.7). Poi con
la grande veglia della Risurrezione, “Madre di tutte le sante veglie” come la definiva
sant’Agostino, noi, popolo di Dio, siamo stati introdotti nel tempo di Pasqua che è la stagione gioiosa
dei cinquanta giorni dalla Pasqua a Pentecoste. Cinquanta giorni da vivere come un unico giorno di festa. Infatti, la litur-
gia ci invita a pregare: «O Padre che in questo giorno, per mezzo del tuo Unico
Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezio-
ne, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella
luce del tuo Figlio Risorto» (Colletta di
Pasqua). Questo rinnovamento ci mette sulla scia
di quanto chiesto dal Vescovo nella sua ultima lettera Pastorale. «La scelta della
nostra diocesi, dopo un anno di discerni-mento, è quello di riscoprire il Kerigma
Battesimale: Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti e adesso è vivo, al tuo
fianco ogni giorno, per illuminarti, raffor-zarti, per liberarti (Eg 164)… Vogliamo
dunque riscoprire la bellezza e la ragione-volezza della fede cristiana e presentarla
come proposta da vivere in pienezza». Questa gioia piena e questa vita nuova
che nasce dalla Pasqua muovono la co-munità e ognuno di noi a uscire e metter-
si in cammino per incontrare ogni uomo che è in ricerca di senso e felicità.
Auguriamo a voi tutti una buona Pasqua. Ai nostri auguri si aggiungono quelli del nostro vescovo, S.E. Mons. Fernando
Filograna, nella speranza di poter raggiungere anche chi è lontano, chi vive nella solitudine e nella sofferenza.
Don Agostino e don Pierluigi
Nell’orizzonte della sua misericordia
Indulgenza: segno dell’amore misericordioso di Dio «Ho pensato spesso a come la Chiesa
possa rendere più evidente la sua missio-ne di essere testimone della misericordia.
È un cammino che inizia con una conver-sione spirituale; e noi dobbiamo fare
questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che ab-
bia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia.
Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”. E questo specialmente per i
confessori! Tanta misericordia». Queste le parole con le quali, lo scorso 15 marzo, papa Francesco annunciava, tra la
sorpresa generale, la sua decisione di indire un Giubileo straordinario.
La misericordia di Dio si esprime massimamente nel perdo-no dei peccati. È questo il tema centrale dell’Anno giubilare
della misericordia. Ed, ovviamente, quando si parla di Giubi-leo, si parla sempre anche di indulgenza, che altro non è se
non la manifestazione dell'amore misericordioso del Padre e consiste nella remissione della pena temporale.
Per comprendere bene questo passaggio, è necessario ram-mentare che il sacramento della Confessione cancella la col-
pa di cui ci si macchia con il peccato, ma non la pena.
Quest’ultima, infatti, permane nonostante
l’assoluzione. Delle due conseguenze del peccato, la colpa e la pena, il sacramento
della Penitenza, dunque, elimina sono la prima e non anche la seconda. Tuttavia, ci
sono alcune strade ordinarie che permet-tono di scontare la pena temporale, come
ad esempio le opere di carità, le preghie-re e le penitenze. A queste vie ordinarie,
la Chiesa aggiunge l’indulgenza, che può essere parziale o plenaria. L’indulgenza giubilare è plenaria, in quanto è una
grazia straordinaria che guarisce completamente l’uomo. La pratica delle indulgenze viene disciplinata dalla costituzione
apostolica Indulgentiarum doctrina emanata da Paolo VI nel 1967.
Per ottenere l’indulgenza giubilare si deve compiere un pelle-grinaggio verso una delle Porte Sante presenti in ogni dioce-
si. Contestualmente, è necessario accostarsi, non necessaria-mente nel giorno del pellegrinaggio, al sacramento della Peni-
tenza, partecipare alla celebrazione eucaristica e pregare secondo le intenzioni del Papa.
Buon Giubileo a tutti!
Alberto Nutricati
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Densa di emozioni la
consegna dell’icona
Anspi da parte
del presidente regionale ai
singoli
presidenti zonali.
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Quando una realtà si fa bella, entusiasmante, quando
profuma di novità e impegno, è il caso di dire che… ci sta a cuore. Proprio questo lo slogan che dà il titolo al
nuovo progetto triennale deliberato all’unanimità dall’Assemblea straordinaria regionale ANSPI del 7
settembre 2015: «Al cuore dell’Anspi», progetto messo a punto dal comitato regionale che prevede l’attuazione di due momenti formativi annuali destinati a ciascuna
delle tre zone in cui è stata suddivisa la Puglia per dare una migliore opportunità di partecipazione ai membri
dei consigli direttivi e agli animatori ed educatori di tutti gli oratori-circoli di ogni singola zona.
Il primo momento formativo per l’anno 2016 si è svolto domenica 24 gennaio per l’interzonale Puglia Sud
(zonali di Oria, Lecce, Brindisi-Ostuni, Taranto, Otran-to e Nardò-Gallipoli) a Lecce presso la parrocchia San
Giovanni Battista dalle 15.30 alle 20; domenica 30 gen-naio secondo appuntamento per la Puglia Nord (zonali
di San Severo, Cerignola-Ascoli Satriano, Foggia-Bovino, Lucera-Troia, Trani-Barletta-Bisceglie e Andria) presso
la parrocchia SS. Crocifisso di Orta Nova (FG); ultimo incontro per la Puglia
Centro (Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi,
Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti,
Bari-Bitonto, Castel-laneta, Conversano-
Monopoli) domenica 21 febbraio presso la
parrocchia Santa Ma-ria Maggiore, Acqua-
viva delle Fonti (BA). Stesso programma
per tutti e tre gli appuntamenti: dopo
un momento iniziale di preghiera, il presidente regionale don Pasquale Vasta
ha illustrato i documenti fondanti l’Associazione (carta dei valori, Statuto e manuale di formazione unitaria) ed
il rapporto tra parrocchia, oratorio ed Anspi; il segreta-rio regionale Alessio Perniola ha presentato gli stru-
menti utili per un oratorio efficace, ovvero la formazio-
ne, la sussidiazione, la consulenza fiscale ed amministra-tiva messi a disposizione dall’Anspi regionale; infine un
momento laboratoriale in tre ambiti a scelta dei parte-cipanti: programmazione sportiva a cura di Enzo Fuma-
rola, responsabile Sport Puglia, il linguaggio del teatro e del gioco a cura di formatori di Oratorio 20.20L, affian-
cati dai formatori locali Anpsi Puglia. Particolarmente densa di emozioni la consegna dell’icona Anspi da parte del presidente regionale ai singoli presidenti zonali,
segno di unità per una grande comunità che vuole met-
tersi in cammino. Grandissima, dunque, la partecipazio-
ne al primo convegno-incontro del progetto «Al cuore dell'Anspi», progetto che - partendo dal passato e a-
prendosi al futuro e interessando tutta la base associati-va – richiede, per la sua attuazione, la massima collabo-
razione da parte sia dei comitati zonali sia dei direttivi dei singoli oratori-circoli affiliati. E ci auguriamo che
questo cuore pulsante possa continuare ad irrorare con la stessa passione e dedizione ogni singolo affiliato.
Perché, come sostiene Henry Ford, se «mettersi insie-me è un inizio, rimanere insieme un progresso, è lavo-
rare insieme il vero successo».
M. Emanuela Panico
Al cuore dell’Anspi. Al via il nuovo progetto triennale
Anspi Puglia Sud
Anspi Puglia Centro
Anspi Puglia Nord
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Quello che... io non sono. Carnevale all’oratorio
Se vi chiedessero di diventare magicamente per una sola sera
quello che non siete, in cosa vi trasformereste? Largo alla fantasia e pronti per vivere come comunità una festa,
quella del Carnevale, non proprio cristiana in origine, forse, ma diventata, con gli opportuni ritocchi, un’occasione di aggregazione
sociale e generazionale da vivere all’interno di un progetto educa-tivo serio e seriamente strutturato. Nasce così l’idea di mettere
insieme le nostre forze, che abbiamo scoperto essere tante e tali da garantire la perfetta riuscita della piacevole serata: gruppo whattsapp (immancabile tormentone ormai, ma assolutamente
utile, in casi come questi, per agevolare la comunicazione e la sintonia tra i diversi referenti di ogni gruppo), nomination dei
referenti e condivisione delle idee. Il risultato sotto gli occhi di tutti: momento di accoglienza con balli di gruppo per scaldare un
po’ i muscoli, semplice sfilata delle maschere davanti ad una giuria composta per l’occasione da un rappresentante per ognuno dei
quattro gruppi giovanili parrocchiali (Agesci, Azione cattolica, Oratorio e Catechismo), breve presentazione di sé e della moti-
vazione della scelta della maschera. E, come in ogni sfilata, non potevano mancare i tanto sudati premi, ben quattro, preparati in
modo semplice e simpatico sempre da ciascun gruppo: così la maschera più simpatica è stata premiata dall’oratorio con una
sorpresa (da indovinare) nascosta tra coriandoli e caramelle, quel-la più creativa dall’Azione cattolica con un portachiavi gufetto di
stoffa, quella più spaventosa dagli scout con una scatola magica nella quale è stata collocata un’orribile mano mozzata, infine la
coppia più bella premiata dai catechisti con una coppia di portacel-
lulari cuciti a mano.
Al termine della serata, i partecipanti hanno gusta-
to i dolci tipici di carne-vale, generosamente of-
ferti da tante mamme di buona volontà. È proprio
vero: solo se ci mettiamo «All’opera» ogni linguag-
gio offre l’opportunità di comunicare l’unico gran-
de messaggio evangelico dell’amore misericordio-
so.
M. Emanuela Panico
Giovedì 31 marzo, alle 19, nella nostra Chiesa matrice, don Angelo Casarano sarà ordinato sacerdote attraverso
l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vesco-vo S.E. Mons. Fernando Filograna. Don Angelo presiederà la
sua prima celebrazione eucaristica venerdì 1 aprile alle19. La nostra comunità si preparerà al lieto evento con una veglia,
in programma per il 29 marzo, alle 19.30, e con la santa messa celebrata da don Francesco Martignano, il 30 marzo alle 19.30.
Accompagniamo con la preghiera il nostro don Angelo in que-sto importante momento di grazia per la nostra comunità e per
l’intero Popolo di Dio.
Tutti in festa per don Angelo
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vissuto questi incontri riunendo
l’intero settore, ritrovando in un secondo momento, nel clima
caloroso del gruppo, il confronto e il feedback su quanto ascoltato.
Per il futuro prossimo abbiamo già in cantiere altre esperienze di
questo genere, anche fuori por-ta, per concentrarci ancora di
più sul tema della misericordia e del perdono che caratterizzano
l’intero anno pastorale e giubila-re.
Particolare è l’attenzione verso i più piccoli, i nostri cresimati, che
il prossimo anno entreranno a tutti gli effetti nel mondo dei
Giovani. Per garantirne un «passaggio» graduale, gli educa-
tori dei rispettivi gruppi hanno programmato degli appuntamenti
comuni nei quali far saggiare ai più piccoli l’ACG (Azione Cattolica Giovani), partendo
da tematiche basate sull’idea di «gruppo» e sui valori dell’amicizia e della condivisione. Questo in risposta
all’esigenza di far percepire ai ragazzi che il percorso associativo non è a tempo determinato, ma può durare
una vita, accompagnando il ragazzo nella crescita di fede e nella conoscenza di Cristo, attraverso il contatto con i
propri coetanei e fratelli. In tutto ciò, un ringraziamento particolare va a tutti gli educatori, preziosi testimoni di Cristo, per l’impegno, la
pazienza e la determinazione con cui svolgono il proprio servizio in un periodo storico difficile, ma bisognoso di
persone buone, temerarie e volenterose nel donarsi agli altri.
Luca Orsini
Continua con grande costanza il percorso dei Giovani
di Azione Cattolica, chiamati ad essere protagonisti sia all’interno dei singoli gruppi, suddivisi per fascia d’età,
sia nell’intero settore, il quale si è spesse volte riunito nel corso dell’anno per favorire la comunione, la cono-
scenza, l’ascolto e per dare all’AC quell’impronta tanto desiderata di «famiglia».
Le attività del settore, formato al suo interno da un nutrito gruppo di Giovanissimi e da un gruppo di Giovani/veterani al cui fianco, pronti a seguirne le or-
me, vi sono dei neoGiovani, si sono contraddistinte per uno stile e una metodologia in grado di catturare
l’interesse dei ragazzi in questa età particolare e mai banale della vita di una persona.
Nonostante siano trascorsi ancora pochi mesi dall’inizio di questo nuovo anno, infatti, esso si è già
caratterizzato per l’ascolto di diverse testimonianze, soprattutto nei mesi di
gennaio e febbraio dedicati al tema della pace e della vita: abbiamo avuto il piace-
re di avere con noi diversi testimoni come il prof. Claudio Bastianutti, il quale
ci ha raccontato la sua storia e la svolta che essa ha portato alla sua vita con la
nascita della Fondazione intitolata alle sue figlie scomparse in un attentato; poi
ci siamo messi in ascolto di un funziona-rio delle Forze Armate in missione a
Nassiriya e di un ragazzo nostro concit-tadino, il quale, nella sofferenza di una
vita travagliata ha scoperto l’amore per Cristo e per la Chiesa.
Lo stile della testimonianza è molto efficace e coinvolgente per i ragazzi, e
proprio per questo motivo abbiamo
Il mondo dei Giovani di Azione Cattolica
La metodologia
e lo stile delle
attività hanno
catturato l’interesse dei
ragazzi in questa età particolare
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In seguito all’esperienza vissuta nel mese di Dicembre sul tema
della “famiglia” trattato dai Coniugi Oreglia, il Settore Adulti di Azione Cattolica, insieme al Settore Giovani, hanno pensato di
condividere insieme un momento formativo importante e attua-le, trattando alcuni aspetti
legati all’accoglienza della diversità, carattere indissolu-
bile nella vita di un cristiano. Per fare ciò è intervenuto
don Marco Annesi, Vicario ad Acquarica del Capo, Diocesi
di Ugento – Santa Maria Di Leuca, Assistente Diocesano
Ac del Settore Giovani, il quale ha terminato i suoi
studi in Scienze Bibliche pres-so l’Università di Gerusalem-
me, dove ha toccato con mano il tema della diversità
tra culture e religioni. “Il cristiano è accoglienza
delle diversità; accogliere vuol dire vivere la carità di
Dio”, ha sottolineato citando anche un’espressione di don
Tonino Bello, e cioè “la con-
vivialità delle differenze”, tema nel quale è evidente che la diversi-
tà non risulta essere minaccia alla propria libertà, bensì fonte di arricchimento.
Don Marco poi, parlando delle diverse religioni e distinguendole dai gruppi di estremisti, ha sottolineato come esse in realtà siano
tutte accoglienti. Anche nel Corano, ha sottolineato, si parla di Gesù e dell’attesa della Sua seconda venuta; Maria invece viene
definita come la donna più pura dell’universo. Spesso sono i me-dia a dare una visione distorta della realtà.
Al termine del suo intervento e dopo averci raccontato alcuni episodi rimasti impressi nella sua parentesi a Gerusalemme, ci ha
lasciato con delle domande per una riflessione personale: cono-sciamo realmente la nostra identità cristiana? Conosciamo i nostri
interlocutori? Siamo costruttori di ponti, oppure di muri? È stato bello poter osservare, attraverso le parole di don Marco,
come questa persona sia convinta che la diversità non è un limite, non è occasione di scontro e di guerra, ma fonte di ricchezza,
tutto dipende da come predisponiamo il nostro cuore e dalla reale conoscenza che abbiamo del messaggio di Cristo dettato
dalla Parola. In fondo, sottolineava il don, anche Gesù è stato vittima della “non accoglienza” e questo lo ha condotto alla mor-
te. Infine questo incontro si è caratterizzato per una grande parteci-
pazione, per la presenza dei Responsabili e Membri dei diversi Gruppi Parrocchiali e del Consiglio Pastorale, e anche per la par-
tecipazione degli Adulti di AC della Parrocchia San Giorgio Marti-re di Racale con la quale abbiamo condiviso un gemellaggio asso-
ciativo. A tutti va un doveroso ringraziamento perché hanno ac-colto con gioia il nostro invito. Ringrazio anche l’equipe educativa
degli Adulti e dei Giovani per il prezioso lavoro svolto; serate come questa sono possibili solo grazie al loro impegno. Infine un grazie enorme a don Marco Annesi per la sua pronta e generosa
disponibilità, e ai nostri don Agostino e don Pierluigi per il sup-porto e la fiducia che ci rinnovano ogni giorno.
Il cristiano tra accoglienza e diversità. Ruolo delle religioni
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Pochi sanno che il
gruppo
Casarano 1
non nasce nel
1998, bensì fa la
sua prima
apparizione del
lontano 1963
maniche fabbricando da sé le
tende e il primo materiale. Di strada a piedi ne hanno fatta
davvero tanta: escursioni fre-quenti li portavano fino a Torre
San Giovanni, Ugento e Leuca, dove si svolgevano anche i loro
campi. I primi esploratori si divertivano
con tanti giochi all’aperto, come il tiro alla fune e la corsa con tre
gambe e, usando i loro trucchi, abbiamo provato a rifarne uno,
passando così un pomeriggio all’insegna del divertimento e
delle risate. Hanno raccontato divertiti le
loro avventure e disavventure, i primi eventi a cui hanno preso
parte (come la Giornata degli Alberi) e hanno ricordato con un
sorriso molti aneddoti e volti conosciuti, sfogliando le vecchie foto in bianco e
nero, che immortalavano campeggi, escursioni o semplici momenti di felicità.
La mente è volata naturalmente al ricordo di don Gaetano, che purtroppo ci ha lasciati poco tempo
fa, e dell’amore per lo scoutismo che lo contraddi-stingueva. La sua dedizione e passione lo hanno
condotto, insieme a suo fratello Ottavio e ad alcu-ni ragazzi, fino in Danimarca per un evento mon-diale nel 1965.
Purtroppo, il gruppo ha dovuto interrompere le attività alla fine degli anni ’60 e i ragazzi hanno
continuato le loro vite senza lo scoutismo ma, come ci hanno detto loro, sempre con il loro
fazzolettone “azzurro col bordino rosso” nel cuo-re.
Scout una volta, scout per sempre.
Maria Ferrari
Scout: connessi con il passato
Ogni anno, nella Giornata del Pensiero, tutti gli
scout sono portati a riflettere su un tema e ad agire per migliorarsi e migliorare il mondo. La tematica
del 2016 è frutto di un’attenta analisi della società moderna, in cui tutti sono connessi col mondo
digitale, ognuno condivide la propria vita tramite uno schermo di un computer o di uno smartphone
e sono messe da parte le relazioni nella vita reale. Durante quest’uscita abbiamo quindi provato a «connetterci» veramente con noi stessi, con gli altri
e… col passato. In particolare, la nostra curiosità si è concentrata
sulla storia del nostro gruppo. Pochi sanno infatti che il gruppo Casarano 1 non nasce nel 1998, bensì
fa la sua prima apparizione del lontano 1963. Per scoprire qualcosa in più un gruppo di ro-
ver,esploratori e lupetti sono stati incaricati di con-tattare e intervistare gli scout dell’epoca. A rispon-
dere all’appello sono stati Mauro Abbruzzese e Tommaso Cavallo, due dei primi a sperimentare
l’avventura scout a Casarano, uno come esplorato-re, l’altro come capo. Un pomeriggio ci hanno por-
tato qualche foto e grazie a una lunga chiacchierata abbiamo scoperto i loro giochi, le loro attività, i
loro luoghi d’incontro , il loro vivere scout in una realtà che, ci rendiamo conto, era molto diversa da
quella di oggi. Grazie a un’idea di don Gaetano Filo-grana e Michele Grassi, lo scoutismo nasceva a
Casarano nel 1963 nella parrocchia del Sacro Cuo-re, all’ epoca appena costruita, e contava quasi set-
tanta iscritti divisi tra Lupetti, Esploratori (squadriglie dei Leoni, Cerbiatti, Scoiattoli e Lupi),
Rover e capi che fin da subito si sono rimboccati le
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Continuano le avventure del nostro branco, che il 30 e 31 gen-naio ha affrontato una nuova avventura: la sua prima uscita,
tenutasi a Presicce, nell’oratorio «Don Tonino Bello». I lupetti sono «partiti in caccia» sabato 30, alle 15.30, con il treno. Giunti a Presicce hanno raggiunto con lo zaino in spalla il
vicino oratorio, a piedi, vivendo una prima e «faticosa» quanto entusiasmante esperienza scout. Arrivati in oratorio, dopo qual-
che momento di ristoro con merenda e giochi, l’uscita ha avuto ufficialmente inizio con la preghiera e il «grande urlo», un breve
momento tipico dei lupetti, che una volta disposti a cerchio e sistemati nelle loro «sestiglie» si presentano di fronte ai capi e
dichiarano di voler fare del «Nostro meglio!», che è il motto principale del lupetto. Dopo di che è arrivato un momento mol-
to importante: la lettura di un racconto intitolato «La muffola rossa» di Bruno Ferrero che, con il suo significato, ha guidato le
attività e la catechesi dell’uscita. Il racconto parla di alcuni ani-mali che, durante l’inverno, decidono di infilarsi in un guanto
rosso per poter stare al caldo, senza abbandonare nessuno fuori al freddo, ma lasciando sempre spazio ad altri animali con solida-
rietà e carità. L’attività seguente al racconto chiedeva ai lupetti di pensare a quale animale sentivano di somigliare di più ed in
base alla loro scelta realizzarsi un costume con la carta crespa e inscenare la storia letta, anche con qualche modifica, insieme alla
propria sestiglia. Successivamente è giunto il momento della catechesi, che è
stata affrontata sempre sulla base del racconto della muffola. Il tema della catechesi era la «carità» di cui parlava la seconda
lettura della domenica seguente e che descriveva molto bene quello che era successo tra gli animali del racconto: pur di non
lasciare al freddo nessuno dei loro compagni trovavano sempre, anche se con difficoltà, un po’ di spazio nella muffola.
È arrivata ora di cena! E dopo mangiato, finalmente si è dato il via all’animazione serale, chiamata «famiglia felice», durante la quale le due sestiglie hanno inscenato la loro simpatica versione del
racconto. Dopo giochi, balli e allegre suonate di tamburello, il branco è
andato a letto, o meglio nel sacco a pelo, e dopo il canto di buo-na notte «Ula ula», nell’oratorio è sceso il silenzio.
Ma alle sette già suona la sveglia! E via a sistemare lo zaino, lavar-si, fare colazione e preghie-
ra… che è tempo di verifica. Per tutti quanti l’uscita è
andata molto bene, ma più di tutto il resto, è stato molto
emozionante poter dormire tutti insieme per terra nel
leggendario sacco a pelo. Dopo la santa messa delle
10, l’uscita è volta al termi-ne, il branco è tornato a
casa, sicuramente stanco ma di certo con tante esperien-
ze da raccontare!
Maria Ferrari Aurora Primiceri
Continuano le avventure del nostro Branco
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La Via Crucis diocesana dei giovani con il Vescovo Da storie di croce
ad albe di resurre-zione.
Nell’anno dedicato alla misericordia di
Dio con il Giubileo straordinario indet-
to da papa France-sco, all’inizio del
tempo forte di Qua-resima, i giovani
della diocesi di Nar-dò-Gallipoli si sono
ritrovati domenica 14 febbraio presso
la parrocchia «Maria SS. Assunta» in Santa Maria al Bagno per vivere la ormai tradizionale Via Crucis col
vescovo Fernando. Una Via Crucis attualizzata, quella proposta dall’equipe
diocesana di Pastorale Giovanile, che ha voluto tra-smettere a ragazzi e giovani convenuti quanto sia attua-
le il cammino della croce anche ai nostri giorni. Per ogni stazione si sono intrecciate storie di cadute e di
rinascite, momenti bui di uomini e donne del nostro tempo che hanno toccato con le proprie mani i dolori
dell’abbandono, della violenza, della guerra, della tossi-codipendenza. Per tutte queste storie, contrassegnate
dalla croce, una spinta di risurrezione è venuta proprio
dall’incontro con Cristo crocifisso e risorto.
Accompagnati dai brani evangelici, dalle storie, dalle riflessioni e dai canti, in un clima di meditazione e pre-
ghiera, i giovani hanno fatto esperienza di una chiesa che prega per chi è nelle periferie esistenziali
dell’umanità, intravvedendo in Cristo la motivazione unica e vera per rialzarsi e ripartire.
Il cammino diocesano dei giovani naturalmente non si conclude qui. Ancora tanti appuntamenti in calendario
per i prossimi mesi. Il prossimo è quello del prossimo 2 aprile, in cui i giovani di tutte le diocesi di Puglia si
ritroveranno a Conversano per la Festa regionale dei Giovani. Il 30 aprile, l’ultimo incontro della Scuola di
preghiera diocesana presso il seminario diocesano di Nardò; e poi tutti ci proietteremo verso il grande e-
vento della GMG di Cracovia nel Luglio prossimo. Per educatori, animatori, capi e assistenti, il Servizio
diocesano di pastorale giovanile propone un convegno dal18 al 20 aprile a Galatone, per ripensare e rimotiva-
re il loro stile educativo. Tanta strada ancora da fare insieme, sempre tenendo
fisso lo sguardo su Gesù che non smette mai di fissare i nostri occhi e di amarci di un amore immenso. A nome
di don Antonio Perrone e dell’intera equipe diocesana vi porgo gli auguri per una Santa Pasqua.
Antonio Solmona
Membro della consulta di PG Diocesana
A lezione di legalità Il settore Giovani di AC della
diocesi di Nardò-Gallipoli, per conto del costituendo
Movimento studenti di Azio-ne cattolica (MSAC), ha pre-
sentato lo scorso 1 marzo, nell’aula magna del Liceo
Scientifico «Vanini», il pro-getto «LegAli». Ospiti don
Marcello Cozzi, vicepresi-dente nazionale di Libera e Antonia Martalò, gip del
Tribunale di Lecce. Non è stato un semplice dibattito sulla legalità, uno come i tanti: la Martalò è riuscita a
spiegare quel complesso e spesso ostico concetto di legalità, ribadendo che essa è una questione di educa-
zione e di mentalità che va portata avanti ogni giorno, anche nei piccoli e apparentemente insignificanti gesti
quotidiani e che bisogna denunciare e provare ribrezzo per ogni situazione di illegalità che incontriamo nella
vita. Don Marcello ha precisato che si deve rifuggire dalla retorica della legalità e che bisogna ascoltare le
testimonianze dei cittadini che raccontano il mondo circostante e tutto ciò che di illegale vivono ogni gior-
no. Ha citato una frase di don Tonino per chiarire quale dovrebbe essere il giusto atteggiamento: «I mafiosi non
sono mostri, sono nostri», la mafia è presente e si
insinua nella nostra vita quotidiana. La mafia cerca di distogliere i giovani dalla strada della legalità promet-
tendo beni effimeri, passeggeri e falsi, come i soldi e il rispetto della gente, basato, però, sul terrore. Dunque,
solo un grande inganno, a noi il dovere di denunciare. Ce lo ricordano le vittime di mafia, come don Pino
Puglisi, Peppino Impastato e anche quelle meno cono-sciute come Lia Pipitone, uccisa a 22 anni dal padre
mafioso per essersi ribellata a Cosa Nostra. Questo il messaggio giunto ai presenti: «Non dobbiamo stare in
silenzio e voltarci dall’altra parte di fronte all’illegalità, bisogna coraggiosamente dire “Stop” all’omertà, guar-
dare il mondo intorno a noi a testa alta». «Che cosa ci guadagniamo?». Chiedono diversi studenti al momento
del dibattito. «Solo la verità rende liberi». Risponde perentoriamente la gip. A conclusione, ai presenti è
stato consegnato un biglietto con l’immagine della cate-na su cui scrivere un peso personale che impedisce di
mettere le ali e volare. Raccolti in un sacchetto e ag-ganciati a dei palloncini, gli studenti hanno lasciato volar
via tutti i loro pesi… solo le ali dell’onestà ci permet-tono di librarci verso l’alto.
Roberta Rizzo
Una Via Crucis
attualizzata, che ha
trasmesso ai
giovani quanto sia
attuale il
cammino della croce
anche ai
nostri giorni
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Il gruppo del “Ministranti… junior”
Iniziamo con alcune semplici indicazioni sulla figura del ministran-te. Il ministrante è quel ragazzo che serve all'altare durante le
celebrazioni liturgiche. Sino al Concilio Vaticano II, chi donava questo servizio, gratuita-
mente come l’ha ricevuto, veniva definito «chierichetto». Il termine «chierichetto» è stato oggi sostituito dal termine
«ministrante»; esso, infatti, deriva dal latino ministrans, cioè colui che serve, secondo l'esempio di Gesù che non ha esitato a servire
per primo e che invita a fare anche noi la medesima cosa amando i nostri fratelli. Ma chi sono i nostri ministranti?
Semplice, il gruppo «Ministranti junior».
Bambini e ragazzi che hanno scelto di servire il Signore donando
parte del loro tempo a servizio della comunità. Ma essere mini-strante non si riduce soltanto al servizio all'altare. Come ogni
gruppo che si rispetti, anche noi abbiamo il nostro incontro setti-manale, ogni giovedì sera alle 19.30, durante il quale organizziamo
i turni del servizio domenicale con Rocco e Francesco, leggiamo e commentiamo letture o passi delle Sacre Scritture con don Pier-
luigi e i ministranti “più vecchi” aiutano i «novellini» a imparare i «trucchi del mestiere».
Come avrete capito, il nostro team è guidato da tre fantastiche persone: il nostro vice parroco e guida spirituale padre Pierluigi
Santo e i due super responsabili Rocco Danese e Francesco Zom-pì.
Con loro ci troviamo a nostro agio perché a momenti di svago, come partite contro altri gruppi ministranti, alterniamo momenti
di riflessione e preghiera che ci aiutano a crescere seguendo gli insegnamenti di Gesù.
Concludiamo ringraziando tutti voi e ci auguriamo di non avervi annoiato ;-)
P.S. Se qualcuno vuole unirsi al nostro «grande» gruppo, saremo lieti
di accoglierlo a braccia aperte con tutto il nostro entusiasmo.
Francesco De Marco Emanuele Mastrofini
Il legame dei casaranesi
con la Vergine Maria, venerata con il titolo di
Madonna della Campana, è antichissimo. Ne resta
traccia nella chiesa edifi-cata nel 1657, a sostitu-
zione di una precedente, sulla collina, ultimo lem-
bo delle serre salentine. Il ritrovamento dell’an-
tico monolite affrescato con i volti della Vergine e
del Bambino si perde nella leggenda ed è diffici-
le poter stabilire con certezza l’origine del
culto. Negli ultimi anni la chiesa
è stata interessata da alcuni interventi che hanno permesso di recuperare la parte architettonica e le pitture parietali che erano
state completamente coperte nel 1879. È stato così possibile riportare alla luce una decorazione geometrica, la scena della
Crocifissione che un tempo ospitava al centro il seicentesco Croci-fisso ligneo oggi conservato nel Cappellone della chiesa madre e la
scena con la Gloria del Paradiso. Questa fu dipinta da un religioso, fratello Onofrio, nel 1679. Al 1657 risale l’altare maggiore, per il
quale fu chiesto l’intervento di Donato Antonio Chiarello, sculto-re copertinese che in questo stesso anno lavorava alla realizzazio-
ne dell’altare delle Anime Sante del Purgatorio nella Chiesa Madre. A lui si deve, per la chiesa sulla collina, l’ingegnosa costruzione
dell’altare con le due colonne tortili che inquadrano l’antico e
venerato affresco sapientemente incastonato al centro. La devo-zione per la Madonna della Campana è talmente forte che diverse
poesie e componimenti musicali le sono stati dedicati nei secoli. Il più antico è quello scritto dal sacerdote Felice Lezzi nel 1762
intitolato «Sulla verde collina a levante». Storicamente, il giorno dedicato alla festa della Madonna della
Campana era il primo giovedì dopo Pasqua, il giovedì in albis. Si trova memoria di questa festività nelle relazioni delle visite pasto-
rali fatte dai vescovi della diocesi che, oltre alle parrocchie, visita-vano la chiesa dedicata alla Vergine.
Questo testimonia la forte devozione dei casaranesi che, in epo-che più recenti accompagnava anche chi era costretto ad emigra-
re e ad allontanarsi dalla propria terra. Oggi, a restauri quasi conclusi, il clero della città ha pensato di
dare nuova linfa alla preghiera a Maria, con i «primi cinque sabati del mese». Pratica legata alle apparizioni di Fatima. In quella del
13 giugno 1917 Maria disse: «A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reci-
teranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti medi-tando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di
assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvez-za».
Il 2 gennaio scorso, ha preso avvio tale pratica alla presenza di Mons. Fernando Filograna che ha celebrato la messa.
Fino a maggio, ogni primo sabato del mese dalle ore 9, tutti i fedeli sono invitati a condividere questo bel momento di preghie-
ra alla Madonna «sulla verde collina a levante».
Maura Sorrone
Le devozione a Maria “sulla verde collina a levante”
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V O C I G I O V A N I
Oggi più che mai «volere» è sinonimo di «avere». Vo-
glio, quindi devo avere! Voglio essere libero, quindi non ponetemi limiti. Io sono il padrone del mio destino.
Né Stato né Dio... chi comanda sono «Io». Ma sono sicuro che ciò che voglio è ciò che è bene per
me e per l’altro? Solo l’amore e la verità possono insegnarci a distingue-
re il bene da fare e il male da evitare. Vale la pena ricordare che essere il Dio di se stesso è il
principio cardine del satanismo. La richiesta di adozione da parte di coppie dello stesso
sesso nasce proprio come difesa della propria libertà. Immaginiamo una coppia formata da due persone dello
stesso sesso e, accanto a loro, un bambino, figlio biolo-gico di uno dei due. L’altro genitore biologico è altrove,
chissà dov’è e, soprattutto, chissà chi è. Ricordiamo che il diritto all’anonimato consente al
genitore donatore di rimanere nell’ombra. Il bambino in questione potrà avere comunque amore.
Vero, ma può bastare l’amore? L’amore è la condizione basilare affinché si realizzi uno
sviluppo armonico della personalità, il quale però esige anche la possibilità di costruire la propria identità, per
la quale è importante conoscere le proprie origini. Ne è prova il fatto che, presto o tardi, i figli adottivi,
per definirsi, vanno sempre alla ricerca dei genitori biologici.
Ci chiediamo altresì se è bene privare un bambino della figura materna, nel caso di una coppia formata da due
uomini, o della figura paterna, nel caso di una coppia formata da due donne. È lecito pensare che non ha alcuna importanza, dal
momento che la funzione materna e paterna possono essere svolte indifferentemente da un uomo o da una
donna. Dal punto di vista di un bambino, però, non è sufficiente che un uomo, per esempio il compagno del
padre biologico, rivesta perfettamente la funzione ma-terna per essere vissuto come madre. Non a caso, il
bambino che cresce con una coppia formata da due uomini, dice di avere due papà e, certamente, non chia-
ma «mamma» uno dei due. Continuiamo a stare ancora un po’ nei
panni del bambino, nato grazie alla donazione dell’ovulo da parte di una
donna. Il bambino in questione dovrà affrontare tutte le problematiche deri-
vanti dal vissuto di abbandono. Probabilmente questa donna è stata
mossa dalle più nobili intenzioni, come poter fare qualcosa perché chiunque
possa avere un figlio, ma resta il fatto che il bambino si chiederà sempre il perché la sua mamma lo abbia
«ceduto» e come abbia potuto rinunciare a «suo figlio». Il vissuto psicologico del bambino si complica se l’ovulo
è stato «venduto e acquistato». In tal caso, il bambi-
no si sentirà, più o meno consciamente, merce di scambio e tenderà a mettere in atto, da adulto, com-
portamenti per confermare tale convinzione di sé. È significativo il racconto di una donna, nata con que-
sta procedura, che per tutta la sua vita ha «venduto» il suo corpo, perché si era sempre sentita nel pro-
fondo una merce, nata grazie ad un assegno. E se poi la madre donatrice si pente? È successo ad
una donna americana - e a chissà quante altre - che ha «affittato» il suo utero per aiutare una coppia di
omosessuali ad avere un figlio. Il piano era che a-vrebbe frequentato il bambino di tanto in tanto, ma
quando diede alla luce sua figlia e la tenne tra le sue braccia cambiò idea.
A volte, poi, può capitare che il bambino abbia tre mamme, la donatrice dell’ovulo, la donna che
«affitta» il grembo che lo ospiterà e quella che lo crescerà. La confusione è totale. Il bambino, per un
sano sviluppo psicologico, ha bisogno di chiarezza, di punti fermi, di confini, tanto più che la sua personali-
tà è ancora in formazione. Esiste un ultimo caso, quello in cui il bambino esiste
già e vive in un istituto. Si potrebbe ritenere auspicabile la sua adozione da
parte di due genitori dello stesso sesso piuttosto che la sua ulteriore permanenza in orfanotrofio. Forse
lo è, ma forse è ancor più preferibile che venga adot-tato da una mamma e da un papà, dal momento che
il numero di coppie disponibili all’adozione è di gran lunga superiore al numero di bambini che possono essere adottati. Per collocarli in una famiglia baste-
rebbe snellire l’iter adottivo, appello peraltro espres-so da 15 mila famiglie al ministro Boschi nel manife-
sto «Più famiglie e più adozioni». La sorte di questi bambini, per i quali si richiede
l’adozione da parte di coppie omosessuali, potrebbe lasciare indifferenti molti, ma questo è l’anno della
misericordia. La parola misericordia ha la stessa radice della parola «utero». È quindi il grembo che,
accogliendoci nell’amore e offrendoci il perdono, ci permette di rinascere.
La parola misericordia deriva però anche dal latino «miser» e «cor». Essere misericordiosi significa quin-
di avere a cuore le miserie dell’altro, i suoi bisogni. Oltre ad accogliere l’infinita misericordia di Dio,
dovrei quindi averla io stesso. Per non essere, come dice papa Francesco, «cristiani
da pasticceria». Perché spiace che i figli della luce siano meno svegli
dei figli delle tenebre.
Mariangela Coppola
Adozioni gay. Sia fatta la mia volontà
Solo l’amore e
la verità
possono
insegnarci a
distinguere il
bene da fare e
il male da
evitare
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«Giustizia e misericordia in San Tommaso D’Aquino» è stato il tema dell’incontro-dibattito svoltosi nella chiesa del Rosario, a
Matino, lo scorso 26 gennaio. Sono intervenuti Fernando Fiorentino, professore emerito
dell’Università del Salento e tra i massimi conoscitori di San Tommaso D’Aquino, e il sottoscritto, in qualità di giornalista
laureato in filosofia e in scienze religiose, ma soprattutto di colla-boratore del professor Fiorentino.
L’appuntamento è organizzato dall’associazione «Autori matine-si», presieduta da Cosimo Mudoni, e dalla confraternita «Beata
Vergine del Rosario», diretta dal priore Marino Fersini. Il tema è stato scelto in linea con quello dell’Anno giubilare che papa Fran-
cesco ha voluto dedicare, appunto, alla misericordia.
È ormai consuetudine degli organizzatori, in
prossimità del giorno in cui la Chiesa ricor-da l’Aquinate, programmare un momento di
riflessione su san Tommaso che renda con-to della straordinaria attualità di molti suoi
temi. «Molto di ciò che ha detto san Tommaso –
spiega Fiorentino – è ancora attuale: per esempio, la sua dottrina sulla verità, che si
porta dietro, come conseguenza, la sua dottrina sulla giustizia».
Giustizia e verità, quindi, in Tommaso van-no di pari passo.
«L’uomo – chiarisce Fiorentino – non può vivere senza la verità vera, che è quella in cui
le cose sono conosciute secondo giustizia, perché è secondo giustizia che, in ogni giu-
dizio espresso su di esse, si attribuisce a ciascuna cosa ciò che è suo, riconoscendo
ciò che essa è realmente secondo la sua natura o la sua essenza. Dalla dottrina tom-
masiana del giudizio conseguono le due cose che, a mio avviso, sono tra le più at-
tuali del pensiero di San Tommaso. Una di queste riguarda la giustizia, ossia quella
virtù, da intendere sia come virtù legale sia come virtù morale, per mezzo della quale
gli uomini e i popoli, dando a ciascuno il suo, creano le condizioni per vivere in pace:
la cosa oggi più desiderata dagli uomini giusti di tutto il mondo. L’altra cosa riguar-da la disponibilità alla comunicazione e al
dialogo tra gli uomini e tra i popoli: gli unici strumenti per mezzo dei quali si attua la
giustizia». Resta da chiarire, quale rapporto ci sia tra
giustizia e misericordia. Il mio intervento ha cerato di chiarire proprio questo legame.
Infatti, benché siano entrambe delle virtù,
esiste un rapporto di tensione dialettica tra
misericordia e giustizia: ciò che uno merita
secondo giustizia, non lo riceve per miseri-
cordia, bensì per merito. Tant’è vero che
appartiene proprio alla misericordia il confe-
rimento di un bene al di là di ciò che è do-
vuto. Per Tommaso, però, la misericordia
non agisce contro la giustizia, ma, in un
certo senso, la supera attraverso il dono. Da questo punto di
vista, la misericordia risulta essere un antidito alle logiche merci-
ficanti e contabilizzanti del capitalismo liberista che tenta di ri-
durre tutto, uomo compreso, a mera merce di scambio. Ed è
proprio recuperando la dimensione del dono e della gratuità che
è possibile immaginare un mondo più giusto.
Alberto Nutricati
Giustizia e misericordia in san Tommaso D’Aquino
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L’angolo della ricetta Crostata alla ricotta
Ingredienti (per una teglia di diametro 30 cm): Per la pasta frolla
-400 g di farina -200 g di burro ammorbidito
-180 g di zucchero -1 cucchiaino di miele -1 uovo intero e 1 tuorlo
-1/2 bustina di lievito Per il ripieno
-500 g di ricotta mista (di mucca e di pecora) -2 cucchiai di zucchero
-1 uovo -gocce di cioccolato fondente q.b.
-cubetti di cedro candito q.b. -uva passa q.b.
-buccia di 1 limone grattugiata -cannella in polvere q.b.
Procedimento
La crostata alla ricotta è una ricetta semplicissima ma so-prattutto molto buona. È dessert primaverile, perfetto per il
giorno di Pasqua e ideale per tutti gli amanti di questo dolce formaggio!
Innanzitutto si deve preparare il ripieno alla ricotta, e questo
va fatto un giorno prima della crostata, per lasciare che gli ingredienti formino un impasto ben amalgamato e insaporito.
Lo si prepara impastando la ricotta con lo zucchero, la can-nella e la buccia di limone grattugiata e lo si lascia riposare in
frigo per tutta la notte. Per la pasta frolla si impastano inizial-mente la farina e il burro, lasciato ad ammorbidire fuori dal
frigo a temperatura ambiente. Si aggiungono poi un cucchiai-no di miele, lo zucchero, le uova e infine il lievito.
Si lascia riposare anche quest’impasto in frigo in una terrina ricoperta con la pellicola da cucina per 30 minuti. A questo
punto si riprende l’impasto con la ricotta e si aggiungono l’uovo, le gocce (o scaglie) di cioccolato, l’uva passa e il ce-
dro. Naturalmente la ricotta può essere insaporita diversa-mente anche con altra frutta candita a piacimento.
Con circa metà della pasta frolla si forma poi un disco per rivestire una teglia da forno, mentre con l’impasto restante
bisogna creare le strisce da disporre a griglia sulla crostata, una volta averla farcita con il ripieno di ricotta.
La crostata va infornata a 180° per 30-35 minuti. Una volta raffreddata, va servita dopo averle dato una spolverata di
zucchero a velo. Buon appetito e buona Pasqua!
Aurora Primiceri
L’angolo del divertimento A cura di Francesco Zompì
P E R I L P R E S E N T E N U M E R O E P E R I P R O S S I M I S I C H I E D E U N ' O F F E R T A
A L L ’ U N I C O S C O P O D I C O P R I R E L E O N E R O S E S P E S E D I S T A M P A
W W W . O R A T O R I O S A N G I O V A N N I E L E M O S I N I E R E . I T
dalla Redazione di Voci Giovani
Santa Pasqua di misericordia