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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo
Milano, 22 maggio 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Matteo Anastasi Davide Borsani Agnese Carlini Marta Cioci Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Violetta Orban Fabio Rondini Maria Serra Alessandro Tinti
Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net
Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma:
Weekly Report N°13/2016 (8-21 maggio 2016), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2016, www.bloglobal.net
Photo Credits: Ansa; AGV News; Getty Images; Sputnik/Iliya Pitalev; MAECI.
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FOCUS
LIBIA ↴
Il 16 maggio si è tenuto a Vienna un Vertice internazionale, fortemente voluto
da Stati Uniti e Italia, in cui si è discusso del futuro della Libia. Il summit, co-presie-
duto dal Segretario di Stato USA, John Kerry, e dal Ministro degli Esteri italiano, Paolo
Gentiloni, ha visto la partecipazione del Capo del governo di unità nazionale libico,
Fayez al-Serraj, dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Martin Kobler, dell’Alto Rap-
presentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica
Mogherini, e dei Ministri degli Esteri di Regno Unito, Francia, Egitto ed altri Paesi del
cosiddetto “Formato Roma”.
Il Vertice di Vienna aveva come obiettivo primario quello di riunire i principali Paesi
della comunità internazionale coinvolti a vario titolo nella questione libica, di confer-
mare il pieno sostegno della comunità internazionale al governo di unità na-
zionale guidato da al-Serraj e soprattutto, così come era emerso già nei giorni
precedenti al vertice, di verificare le condizioni per un’eventuale revoca parziale
dell’embargo ONU sulle armi. Così come emerso dalla conferenza stampa tenutasi a
margine del Vertice, la comunità internazionale ha confermato la propria ostilità nei
confronti di un intervento militare sul territorio libico. Sebbene al-Serraj continui a
chiedere il supporto della comunità internazionale, infatti, tale richiesta non si è mai
espressa nei termini di un intervento militare. La tipologia di supporto di cui si è
discusso a Vienna riguarda la possibilità di “rimodellare” l’embargo al fine di
poter meglio sostenere, tramite la vendita di armi e un percorso di addestramento e
di formazione delle forze militari, il governo di Tripoli. Sarà lo stesso esecutivo nor-
dafricano a stilare una lista dei mezzi di cui necessita, che dovrà poi essere visionata
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e approvata da una Commissione ad hoc. La revisione dell’embargo e la conseguente
vendita di armi sono sottoposte alla condizione per cui si crei una Guardia Pre-
sidenziale sotto il controllo del governo al-Serraj; in questo modo la comunità
internazionale reputa di poter dare un sostegno materiale a Tripoli, cautelandosi allo
stesso tempo da eventuali rifornimenti di armi non sottoposti al suo regime di con-
trollo, come accaduto poche settimane fa con l’arrivo di mezzi e camionati armati a
Bengasi. L’obiettivo principale in prospettiva futura è, inoltre, fare in modo che pos-
sano crearsi le basi per la formazione di un sistema di sicurezza nazionale
svincolato dalla logica delle singole milizie e gruppi militari.
LINEE DI RIFORNIMENTO IN LIBIA – FONTE: CORRIERE DELLA SERA
Per quanto riguarda poi la “guerra del petrolio” che si sta combattendo parallelamente
a quella politica e militare tra Tripoli e Tobruk, i Paesi che hanno partecipato al Vertice
di Vienna hanno riaffermato la volontà di comprare petrolio esclusivamente da
Tripoli e dunque secondo il canale legale della National Oil Company (NOC),
affermazione resasi necessaria dopo i tentativi di Tobruk di vendere petrolio attra-
verso canali al di fuori di quelli legali.
Durante la conferenza, lo stesso al-Serraj ha precisato che i pericoli maggiori per la
stabilità e la sicurezza della Libia provengono non tanto dalla presenza dello Stato
Islamico, quanto piuttosto dalle divisioni interne al Paese: un chiaro riferimento que-
sto all’opposizione guidata da Khalifa Haftar. A tal proposito sembra emersa a Vienna
una posizione comune circa la necessità di coinvolgere il Generale Haftar nella
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ricostruzione dello Stato libico, coinvolgimento che potrà però avvenire esclusi-
vamente nel momento in cui il Generale riconoscerà l’autorità politica del governo di
al-Serraj. La risposta di Haftar non si è fatta attendere: il 18 maggio in un’intervista
rilasciata alla Tv Libya al-Hadath, il Generale ha dichiarato di non riconoscere i decreti
e gli atti emessi dal governo di al-Serraj e di reputarli semplicemente «inchiostro su
carta senza valore». L’atteggiamento di Haftar si pone in aperta sfida con la
dirigenza di tripolina e sembra chiudere ad ogni possibilità di mediazione e
di compromesso tra i due governi e i loro leader. Nella stessa intervista, il Generale
ha dichiarato la sua totale ostilità all’eventuale presenza dei Fratelli Musulmani, a suo
dire, attualmente schierati con il governo di Tripoli, nel futuro governo libico.
Infine, durante il vertice di Vienna si è discusso anche di immigrazione. A tal riguardo
deve sottolinearsi che le unità navali dell’UE integrate nella missione EU-
NAVFOR MED si preparano ad entrare nelle acque territoriali libiche per con-
durre attività di addestramento alla Guardia costiera libica. La definitiva attivazione
della missione dovrebbe arrivare con il prossimo Consiglio europeo in formazione
Esteri del 23 maggio. Ovviamente alla decisione dell’UE deve affiancarsi una esplicita
autorizzazione del governo libico affinché si renda legittima l’entrata della forza eu-
ropea nelle acque territoriali libiche.
Nonostante a Vienna si sia escluso ancora una volta un intervento militare su territo-
rio libico da parte della comunità internazionale, pochi giorni dopo il Vertice si è tor-
nato a parlare di una possibile azione militare a guida italiana. In particolare, il
Capo dello Stato Maggiore degli Stati Uniti, Joseph F. Dunford, in una intervista rila-
sciata al Washington Post ha sottolineato che la possibilità di un intervento militare è
ancora allo studio della comunità internazionale sostenendo, inoltre, che vi è ancora
la disponibilità dell’Italia ad esserne guida sebbene questa sottostia ad alcune pre-
cise condizioni tra le quali il giornale cita l’identificazione di chi precisamente dovrà
essere addestrato in Libia e che la copertura della missione avvenga con mandato
ONU.
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SIRIA-IRAQ ↴
Da Vienna il Gruppo di sostegno internazionale alla Siria reitera le richieste alle parti
in conflitto per la cessazione delle ostilità, l’apertura di corridoi umanitari verso le
aeree assediate e la ripresa delle trattative per la transizione politica. Il 9 maggio una
dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Russia aveva sollecitato una presa di posi-
zione delle potenze internazionali a fronte del deterioramento esiziale della
guerra civile. Il documento sottoscritto a Vienna il 18 maggio dietro indicazione dei
co-presidenti statunitense e russo ripone nuovamente le speranze per la risoluzione
della crisi siriana nel quadro negoziale ONU, tuttavia squalificato dall’interruzione dei
colloqui di pace e dal cedimento della tregua tra i belligeranti. Mosca ha accompa-
gnato alla condanna degli attacchi sulla popolazione siriana l’impegno a ridurre l’im-
patto delle operazioni aeree in aree abitate da civili e dai gruppi favorevoli alla so-
spensione di azioni militari. La diplomazia russa, inoltre, ha invitato la contro-
parte americana a condurre bombardamenti congiunti per colpire le formazioni
che non sostengono la tregua e per rafforzare il controllo della frontiera turco-siriana.
L’offerta è stata tuttavia respinta dagli Stati Uniti che attraverso il Pentagono hanno
evidenziato la divergenza strategica tra l’intervento armato statunitense – ancora
oggi motivato dalla degradazione dello Stato Islamico (IS) – e quello russo – invece
primariamente associato alla difesa del regime di Bashar al-Assad. Peraltro, il Ministro
dell’Energia russo Aleksandr Novak ha reso noto che le compagnie Lukoil, Gazprom
Neft e Zarubezhneft stanno studiando progetti di investimento per la ricostruzione
delle infrastrutture energetiche siriane su richiesta del governo di Damasco, con ciò
confermando l’interesse russo alla stessa conservazione della dirigenza ala-
wita laddove le intese commerciali bilaterali per risollevare un’economia travolta da
cinque anni di conflitto ammontano già a quasi un miliardo di dollari.
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Intanto si continua a combattere ad Aleppo, dove l’esaurimento della tregua set-
timanale raggiunta su pressione di Stati Uniti e Russia ha risvegliato (11 maggio) gli
scontri tra gli insorti e le forze governative. Nel nord-ovest della provincia, nelle cit-
tadine di Anadan e Khan al-Asal si registra il lancio di barili bomba contro bersagli
civili da parte dell’aviazione siriana. Se l’esercito lealista e gli alleati stringono
sugli ingressi settentrionali di Aleppo per accerchiare i resistenti, Jabhat al-Nusra
(JaN) e altre brigate salafite confluite nel comando operativo del Jaysh al-Fatah hanno
strappato e mantenuto il controllo su Khan Touman, alla periferia meridionale della
città. Sono da annotarsi le crescenti tensioni, sfociate in conflitti a fuoco e scambi di
artiglieria particolarmente intensi nel quartiere di Sheikh Maqsoud, tra le milizie curde
dell’YPG e i combattenti arabi dell’Esercito Libero Siriano, che frammentano ulterior-
mente il fronte delle opposizioni – già variamente spezzato dalla linea incerta tra
gruppi moderati e radicali, con quest’ultimi attratti nell’influenza di JaN. Proprio JaN
ha ricevuto la significativa investitura del leader di al-Qaeda Ayman al-
Zawahri per la creazione di un emirato islamista in Siria e così contendere il
primato del Califfato proclamato da al-Baghdadi nel campo jihadista – una mossa che
rende ancor più complesso l’intreccio delle agende politiche locali, regionali e inter-
nazionali condensate nel conflitto siriano. Teheran ha annunciato che nei combatti-
menti attorno a Khan Touman hanno perso la vita tredici consulenti militari della
Guardia Rivoluzionaria iraniana, mentre uno dei maggiori comandanti militari di
Hezbollah, Mustafa Bedreddine, è rimasto ucciso nei pressi di Damasco in un
raid attributo all’aviazione israeliana. Nonostante le forti perdite subite dall’or-
ganizzazione paramilitare libanese (stimate tra le 900 e le 1.500 unità), il segretario
Hassan Nasrallah ha annunciato che Hezbollah incrementerà la presenza in Siria
a fianco della famiglia Assad. I miliziani libanesi sono risultati decisivi nel contrattacco
governativo nel Ghouta orientale, scoccato il 17 maggio per trarre vantaggio
dall’aperta rivalità che vede contrapposti i gruppi ribelli (in particolare, le sigle isla-
miste Failaq a-Rahman e Jaish al-Fustat da un lato e il gruppo salafita Jaish al-Islam
dall’altro). Mentre vengono rafforzate le linee difensive su Raqqa, verso cui muovono
le milizie arabo-curde assistite dagli Stati Uniti, gli stessi guerriglieri dell’IS hanno
guadagnato spazio di manovra con il fallimento della tregua: i seguaci del Califfato
hanno riacceso l’assalto su Deir ez-Zor e intaccato il controllo governativo
sui bacini gasiferi e i pozzi petroliferi nella provincia di Homs, dapprima a
Maher e Sha’er, e infine a Jazal.
In Iraq, i partiti curdi e il blocco sunnita hanno disertato la sessione parla-
mentare convocata dal Presidente al-Juburi il 10 maggio, prolungando lo stallo isti-
tuzionale incalzato dalle proteste extra-parlamentari del movimento sadrista. Se la
partecipazione dell’Alleanza Curda è necessaria al raggiungimento del quorum, due
partiti della coalizione lungamente divisi (l’Unione Patriottica del Kurdistan e il movi-
mento Gorran) hanno formalmente unito i rispettivi gruppi parlamentari. Il patto,
inatteso, è destinato ad avere ripercussioni notevoli tanto sugli equilibri parlamentari
iracheni, quanto sulla competizione nel Kurdistan.
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È altrettanto lontano dalla conclusione il confronto bellico con l’IS, che nelle ultime
due settimane ha concretizzato una serie di attentati dinamitardi in concomitanza ai
pellegrinaggi sciiti ad al-Kadhimiya. Indubbiamente le tensioni settarie e il vasto dis-
senso che circonda l’esecutivo iracheno aprono una finestra di opportunità per attac-
chi su larga scala, che peraltro offuscano il complessivo momento di debolezza del
Califfato. Se non altro in termini di estensione territoriale, i combattenti jihadisti sono
stati costretti a recedere dalle posizioni a sud di Falluja e ovest di Ramadi stante
l’operazione delle forze di sicurezza nella provincia di Anbar – che ha consen-
tito la ripresa del controllo della città strategica di Rutba –, mentre i Peshmerga curdi
e le milizie sciite e turcomanne hanno liberato Bashir, a sud di Kirkuk.
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BREVI
AUSTRIA, 25 APRILE ↴
È stato finalmente trovato l’accordo per la formazione
del nuovo governo austriaco, dopo che Hans-Werner
Faymann aveva rassegnato le dimissioni lo scorso 8
maggio. Il nuovo Cancelliere è Christian Kern, fino a
qualche giorno prima Direttore generale delle ÖBB, le
ferrovie federali austriache, che ha guidato per cinque
anni e risanato nei bilanci. Oltre al nuovo Cancelliere, il rimpasto dell’esecutivo
austriaco ha visto l’inserimento di quattro nuovi membri con la sostituzione dei
Ministri dell’Istruzione, della Cancelleria, delle Infrastrutture e di un sottosegretario.
Kern non ha mai ricoperto cariche politiche, né ruoli di tipo amministrativo, benchè
sia iscritto al SPÖ, il partito socialdemocratico austriaco che lo ha proposto alla guida
del governo. La scelta di un “tecnico” ha ricevuto il sostegno di tutto il partito, ad
eccezione del sindaco della capitale Vienna, ed ora Kern dovrà trovare un punto
d’incontro con l’ÖVP, il partito popolare partner della coalizione. L’annuncio di
Faymann, che ha governato l’Austria per oltre sette anni, ha sorpreso un po’ tutti
all’interno dello SPÖ perché lo si attendeva dopo il ballottaggio presidenziale: gli
scarsi risultati elettorali e il venir meno del sostegno all’interno del partito potrebbero
aver accelerato la sua decisione. Faymann lascia l’SPÖ in una condizione difficile: un
partito diviso al suo interno e con un netto calo del consenso popolare in favore,
soprattutto, delle frange partitiche più estreme. In tale contesto, il 22 maggio si terrà
il secondo turno delle elezioni presidenziale, che ha visto nel primo round del 24 aprile
un’affermazione di Norbert Hofer, candidato del partito di estrema destra FPÖ, che
aveva guadagnato oltre il 36% dei voti, mentre secondo si era classificato Alexander
Van der Bellen, esponente del partito dei Verdi, con i candidati dei partiti di governo
entrambi fuori dalla competizione. Non è facile valutare quanto le dimissioni di
Faymann potrebbero incidere sull’esito del ballottaggio: i sondaggi più recenti
mostrano una sostanziale parità tra i due contendenti, con Van der Bellen che
potrebbe beneficiare di una maggiore partecipazione al voto. Nel frattempo resta
sempre calda la situazione al valico di frontiera del Brennero, dove l’Austria ha
paventato la possibilità di costruire una barriera e di ripristinare i controlli. Dopo gli
scontri tra polizia e alcuni black bloc avvenuti il 7 maggio nei pressi del valico, il
Ministro degli Interni austriaco, Wolfgang Sobotka, a margine di un incontro con
l’omologo italiano Angelino Alfano, ha smorzato i toni accesi delle precedenti
settimane affermando che l’Austria non costruirà alcuna barriera al confine con
l’Italia, grazie ad un maggior impegno nei controlli sui treni diretti nel suo Paese.
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ITALIA-AFRICA, 18 MAGGIO ↴
Dopo aver ricevuto dalla Commissione europea la
concessione di una flessibilità di massima sui conti
pubblici, il governo italiano ha ospitato a Roma la prima
Conferenza Ministeriale Italia-Africa: un’iniziativa di
rilievo che si iscrive nella strategia italiana di assumere
un ruolo di primo piano nello sviluppo delle relazioni
con il continente africano in linea con la proposta presentata nel mese di aprile
relativa al "Migration Compact" – il piano da 60 miliardi di euro per sostenere, sulla
falsa riga di quello approntato con la Turchia, i Paesi africani e per rendere più
sostenibile la gestione dei flussi migratori verso l'Europa – ora al vaglio della
Commissione e che potrebbe essere approvato dal collegio dei Commissari UE il
prossimo 7 giugno e discusso durante il Consiglio europeo del 28-29 giugno. Il
Vertice, al quale hanno preso parte i rappresentanti di 52 governi africani, ha avuto
dunque l'obiettivo di condividere il documento e di instaurare una piattaforma di
dialogo utile a sviluppare sinergie in materia di cooperazione economica e bilaterale
che abbia delle ricadute sotto il profilo della riduzione del numero di migranti. Sulla
base di quanto discusso con il Cancelliere tedesco Angela Merkel lo scorso 5 maggio,
l’Italia punta ad avviare investimenti strutturali – nei settori dell’agroindustria, delle
infrastrutture, dei trasporti, dell’energia, della tecnologia, dell’acqua – da almeno 10
miliardi di euro (almeno 8 in più rispetto a quanto stabilito al Vertice della Valletta
dello scorso novembre) in sette Paesi (Tunisia, Senegal, Ghana, Niger, Egitto, Nigeria
e Costa D'Avorio) da cui provengono il maggior numero di migranti. Come dichiarato
dal Presidente della Commissione dell'Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, le
piccole e medie imprese italiane «sono un modello di sviluppo adatto al continente
africano».
NATO, 19 MAGGIO ↴
A margine dell’ultimo Vertice Ministeriale di Bruxelles,
il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il
Capo del governo del Montenegro, Milo Đukanović, e i
Ministri degli Esteri dei Paesi membri alleati hanno
firmato il Protocollo per l’accesso di Podgorica
nell’Alleanza Atlantica. La membership – l’invito alla
quale era stato formulato lo scorso 2 dicembre – sarà
ufficializzata non appena il Protocollo verrà ratificato
dai singoli Stati e, prevedibilmente, avverrà nel corso del prossimo Vertice NATO di
Varsavia in luglio. Stoltenberg si è detto soddisfatto dell’adesione del Montenegro,
fatto che, «porterà più stabilità e sicurezza nella regione». L’allargamento (il settimo
nella storia dell’Alleanza) è, nell’ottica russa, destinato a modificare gli equilibri
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regionali richiedendo, come ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri Maria
Zakharova, un’adeguata risposta da parte del Cremlino, anche con ritorsioni
economiche nei confronti di Podgorica, storicamente vicina a Mosca e che con questa
intrattiene importanti relazioni economiche.
ALLARGAMENTO NATO – FONTE: NATO-THE WASHINGTON POST
Ulteriori tensioni tra NATO e Russia, dopo quelle registrate nelle scorse settimane a
seguito dell’avvio del piano di rafforzamento del fianco orientale europeo, sono
emerse a proposito dello scudo missilistico interalleato, la cui struttura è iniziata ad
essere operativa con l’attivazione del “braccio” in Romania nella base di Deveselu, a
circa 200 Km da Bucarest, come completamento della Fase 2 del programma di difesa
missilistica EPAA (European Phase Adaptive Approach, adottato durante il Vertice di
Lisbona del 2010). L’inaugurazione, avvenuta lo scorso 12 maggio, è stata presieduta
da Stoltenberg e dal Primo Ministro romeno, Dacian Cioloș, affiancati da alcuni
delegati degli Stati Uniti. Mentre la NATO ha voluto chiarire che lo scudo ha lo scopo
di difendersi dalle azioni di Paesi come l’Iran o, in prospettiva, della Corea del Nord,
che rappresentano potenziali, serie minacce per l’Europa, il Ministero degli Esteri di
Mosca ha dichiarato che il sistema in questione «altera l’equilibrio strategico» in
Europa e viola il Trattato sulle forze nucleari intermedie firmato nel 1987. Il
Presidente della Commissione Difesa della Duma, Vladimir Komoyedov, ha affermato
che «qui non si tratta dell'Iran, ma dell'arsenale nucleare della Russia, ne siamo sicuri
non al 100% ma al 1000%». La NATO ha oltretutto sottolineato come lo scudo
missilistico non sia in grado di intercettare i missili russi tecnologicamente avanzati.
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Il prossimo passaggio, comunque, dovrebbe essere l’attivazione del “braccio” polacco
nel 2018.
RUSSIA-ASEAN, 19-20 MAGGIO ↴
Si è tenuto nella città russa di Sochi il summit tra
Russia e i dieci Paesi dell’Associazione delle Nazioni del
Sud-Est asiatico (ASEAN). Il Vertice, dedicato al
ventesimo anniversario delle relazioni tra la Mosca e
l’organizzazione in questione, ha avuto ad oggetto il
progresso economico e la sicurezza nazionale e
internazionale nelle relazioni bilaterali Russia-ASEAN, nonché l’istituzione di una
nuova piattaforma di cooperazione prevista per il periodo 2016-2020. In agenda
anche le consultazioni per la cooperazione economica con gli Stati membri
dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) e con l’Unione Economica
Eurasiatica (UEE). Il summit costituisce il terzo Vertice nella storia delle relazioni tra
Russia e ASEAN e si inserisce in una più ampia strategia geopolitica e commerciale
perseguita dal Cremlino nei confronti dell’organizzazione asiatica. Quest’ultima, di
carattere intergovernativo e ispirata ad un modello di organizzazione regionale
europeo, costituisce un importante partner strategico per la Russia, interessata ad
estendere – complici anche la flessione economica e il raffreddamento delle relazioni
con l’Unione Europea sul suo fronte occidentale – la propria influenza nell’Asia Sud-
Orientale al principale scopo di rilanciare una politica concorrenziale alla Cina e, in
prospettiva, agli Stati Uniti alla luce del recente accordo sul Trans-Pacific Partnership
(TPP). Malgrado l’interscambio commerciale tra Russia e ASEAN sia stimato intorno
ai 22,5 miliardi di dollari (2014), con le esportazioni russe di prodotti finiti che
ammontano al 10% delle importazioni delle dieci nazioni asiatiche (pari a poco meno
dell’1% degli interscambi tra la Federazione Russa e i singoli Stati
dell’organizzazione), il ruolo della Cina resta preminente. Il Vietnam rappresenta il
principale partner russo nella regione: non solo Hanoi è stato il primo Stato
dell’ASEAN a firmare il trattato di libero scambio con l’UEE, ma ha anche sottoscritto
– nel corso di un Vertice a Mosca tra il Premier Nguyen Xuan Phuc e Dmitry Medvedev
– una serie di accordi nel settore energetico, che si aggiungono a quelli già firmati
nel 2012, riguardanti la produzione di gas. La cooperazione tra i due Paesi si estende
inoltre a quella militare: in linea con le intese raggiunte nel 2011-12, la Russia ha
annunciato (17 maggio) di essere in procinto di consegnare al Vietnam – tra l’altro
emergente alleato di Washington – due fregate antisommergibili classe Gepard allo
scopo di accrescere il potenziale di deterrenza dell’esercito vietnamita (PAVN), anche
in evidente connessione con le tensioni generate dai contenziosi territoriali nel Mar
Cinese Meridionale. In questa stessa ottica può essere inoltre letto l’accordo di
cooperazione militare con la Thailandia (18 maggio) – con la quale Medvedev ha
dichiarato di voler raggiungere un interscambio di 10 miliardi di dollari annui –,
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relativo in particolare alla fornitura di elicotteri Mi-17V5 in sostituzione dei velivoli
statunitensi Chinook.
STATI UNITI, 10-17 MAGGIO ↴
I risultati degli ultimi round di primarie hanno condotto
Donald Trump a una facile vittoria in tutti gli Stati nei
quali si sono tenute le votazioni per il Partito
Repubblicano (Nebraska col 61,4%, West Virginia
76,9%; Oregon con il 66,9%), mentre all’interno del
Partito Democratico Bernie Sanders vince in due Stati
(West Virginia con 51,4% e Oregon col 56%) lasciando a Hillary Clinton una stretta
vittoria nel solo Kentucky (46,8% contro 46,3%). Le vittorie di Sanders hanno
dimostrato ancora una volta la fragilità della candidatura dell’ex Segretario di Stato.
Infatti, l’ex First Lady non riesce a convincere una larga componente dell’elettorato,
soprattutto quello di etnia bianca. La protesta esplosa, infine, in Nevada in occasione
della riunione di partito che serviva ad eleggere i delegati da inviare alla Convention
democratica di Filadelfia del prossimo 25 luglio, è stato l’ultimo esempio della
divisione interna al partito democratico. Causata dalla dichiarazione d’ineleggibilità di
alcuni rappresentanti del Senatore del Vermont (lo Stato era stato conquistato dalla
Clinton il 20 febbraio), la protesta è sfociata in accuse di brogli elettorali, irregolarità
e soprattutto in minacce verbali e fisiche dirette alla Presidente del comitato locale
del Partito Democratico, Roberta Lange. Sembra dunque difficile per la Clinton
trovare un compromesso tra l’esigenza di proporsi come un candidato valido sia per
la sinistra “socialista” sia per gli elettori moderati repubblicani che non intendono
votare Trump, il quale corre da solo dopo il ritiro di Ted Cruz e John Kasich. Il tycoon,
dopo aver raggiunto un accordo con i vertici del partito per i finanziamenti della sua
campagna elettorale fino a novembre, ha dichiarato di aver in programma un incontro
con Henri Kissinger per pianificare le future vie di politica estera, di aver intenzione
di incontrare Kim Jong-un per fermare il programma nucleare di Pyongyang e di voler
rinegoziare gli accordi sul clima di Parigi del 2015. La situazione attuale vede la
Clinton in testa per i democratici con 2.293 delegati (90 mancanti al quorum), contro
i 1.533 di Sanders. Nel GOP Trump a quota 1.161 corre da solo verso i 1.237 delegati
necessari per la nomination automatica. Le ultime speranze di Sanders di ostacolare
la Clinton si ripongono nei sei Stati chiamati alle urne il 7 giugno (Nord e Sud Dakota,
New Mexico, New Jersey, Montana e soprattutto California), mentre Trump può già
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concentrarsi per la campagna presidenziale e guardare alle prossime primarie nello
Stato di Washington del 24 maggio con tranquillità.
CORSA PER LA NOMINATION PRESIDENZIALE – FONTE: ASSOCIATED PRESS
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ALTRE DAL MONDO
BRASILE, 13 MAGGIO ↴
Con la votazione del Senato brasiliano (55 favorevoli contro 22) in favore della messa
in stato d’accusa di Dilma Rousseff, ha preso ufficialmente il via il processo di impea-
chment a carico della Presidente brasiliana. Il crimine di cui è accusata Dilma Rousseff
è di tipo fiscale, ovvero il non aver contabilizzato in maniera corretta il bilancio dello
Stato, nascondendo un forte passivo. Al posto della Rousseff è salito temporanea-
mente al potere il suo ex vice Presidente, Michel Temer, con un incarico di 180 giorni,
limite entro il quale l’incarico potrebbe diventare definitivo qualora la Corte Suprema
confermasse l’incriminazione nei confronti dell’ex leader socialista. Nel frattempo Te-
mer, anche lui a rischio impeachment, dovrà affrontare una serie di sfide: un’econo-
mia sull’orlo del disastro, i conti in profondo rosso, un PIL in forte calo e una disoc-
cupazione in netta risalita.
CINA, 19 MAGGIO ↴
Il Presidente Xi Jinping è stato impegnato in una serie di incontri bilaterali con gli
omologhi africani di Mozambico e Marocco, al fine di rafforzare con entrambi la col-
laborazione strategica. Per quanto riguarda le relazioni con il Mozambico, la Cina si è
impegnata ad aiutare il Paese nel miglioramento dello strumento di difesa nazionale
e in un’attività di mediazione tra le parti in conflitto nel Paese africano nell’intento di
preservarne la stabilità domestica. Dal canto suo, il Mozambico si è conformato alla
politica di “una sola Cina”, sostenendo gli sforzi diplomatici di Pechino di voler risol-
vere pacificamente le dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Il Presidente Xi,
inoltre, si è augurato di poter rafforzare la cooperazione strategica con il Mozambico
in termini di economia marittima, di pesca e sviluppo portuale, nell’ambito della “21st
Century Maritime Silk Road”. Altresì rilevante per gli interessi cinesi è la partnership
con il Marocco, considerata da Pechino una pietra miliare suscettibile di favorire una
crescita delle relazioni bilaterali e di garantire nuove opportunità di cooperazione. Alla
base degli incontri di alto livello tra i dignitari marocchini e quelli cinesi vi erano da
una parte la volontà di intensificare e rafforzare il coordinamento in materia di sicu-
rezza, dall’altro un interesse nel promuovere la cooperazione e gli scambi tra organi
legislativi e partiti politici. Gli incontri bilaterali si sono conclusi con la firma di diversi
accordi di cooperazione.
EGITTO-RUSSIA, 17 MAGGIO ↴
La Russia ha fornito un prestito di 25 miliardi di dollari all’Egitto per la costruzione
della centrale nucleare di Dabaa, nei pressi di Alessandria. Il prestito rientra all’in-
terno dell’accordo del 19 novembre 2015, quando Mosca e Il Cairo avevano firmato
un protocollo congiunto per la costruzione di un impianto nucleare che sia all’avan-
guardia al mondo per standard di sicurezza e protocolli qualitativi. L’impianto sarà
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completato entro il 2022 e vedrà la sua piena operatività soltanto nel 2024. Lo svi-
luppo di questo nuovo protocollo di cooperazione bilaterale conferma ancora una
volta il rafforzamento anche economico dell’asse Egitto-Russia, nonostante le incom-
prensioni intercorse tra i due Paesi a seguito dell’abbattimento dell’Airbus 321 della
Metrojet lo scorso 31 ottobre nei cieli del Sinai centrale.
ISRAELE, 18-20 MAGGIO ↴
Dopo il fallimento delle trattative con i laburisti di Isaac Herzog, il Likud, il partito
conservatore del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ha aperto ufficialmente i ne-
goziati con il partito nazionalista Yisra’el Beiteinu. L’obiettivo è quello di allargare la
coalizione governativa, che attualmente si regge sulla maggioranza di un solo voto
alla Knesset (61 deputati su 120 totali). Il leader di Yisra’el Beiteinu è l’ultranaziona-
lista Avigdor Lieberman, cui Netanyahu ha offerto il Ministero della Difesa. Nomina
imminente dopo l’uscita di scena del titolare del Dicastero Moshe Yaalon, dimessosi
il 20 maggio, a causa di attriti con il Primo Ministro. L’ingresso di Yisra’el Beiteinu
amplierebbe la maggioranza di governo già composta dal Likud, dal partito di cen-
trodestra Kulanu, dal partito sionista HaBayit HaYehudi e dai partiti ultraortodossi
Yahadut HaTorah HaMeukhedet e Shas, andando a comporre quello che molti osser-
vatori hanno definito l’esecutivo più a destra della storia d’Israele.
MALI, 18 MAGGIO ↴
Cinque soldati della missione ONU in Mali sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti, a
seguito di un attentato a nord della città di Aguelhok, nella regione di Kidal. I caschi
blu, tutti di nazionalità ciadiana, stavano scortando un convoglio logistico quando
sono saltati su una mina: subito dopo un gruppo di uomini armati, appostato ai bordi
della strada, ha iniziato a sparare sui militari, uccidendone subito quattro. L’attacco
è stato rivendicato, nelle ore successive, dai militanti islamici del gruppo di Ansar
Eddine, il quale rimprovera al governo del Ciad di partecipare alla coalizione interna-
zionale in Mali contro il terrorismo islamico.
NAGORNO KARABAKH, 16 MAGGIO ↴
Si è tenuto a Vienna il Vertice tra i Presidenti di Armenia e Azerbaijan nell’ambito del
“Gruppo di Minsk” per trovare un accordo sulla de-escalation delle tensioni nel Na-
gorno Karabakh dopo gli scontri dello scorso aprile. Come rilasciato da un comunicato
dell’OSCE, Serzh Sargsyan e Ilham Aliyev hanno concordato sulla necessità di una
soluzione non militare e sul rispetto dei cessate il fuoco del 1994 e 1995. Alla luce di
un prossimo Vertice a giugno, in occasione del quale dovrebbero riprendere i nego-
ziati sulla regolazione delle dispute territoriali, i due Capi di Stato hanno inoltre con-
cordato sulla necessità di istituire un meccanismo investigativo dell’OSCE e di conti-
nuare lo scambio di informazioni pertinenti alle persone scomparse sotto gli auspici
della Croce Rossa Internazionale.
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SENEGAL, 18 MAGGIO ↴
Il Presidente Macky Sall ha annunciato, per il prossimo 28 maggio, l’apertura di un
dialogo nazionale con i rappresentanti delle opposizioni, della società civile, del busi-
ness e i capi religiosi. L’esigenza dei colloqui scaturisce dalle richieste in merito del
Partito Democratico Senegalese (PDS), principale formazione dell’opposizione, che
ha accusato il governo di non includere tutti i soggetti istituzionali nel processo deci-
sionale e democratico del Paese. Nel frattempo, sul fronte esterno, nonostante i nu-
merosi incontri diplomatici, restano sempre chiuse le frontiere con il Gambia, con il
quale i rapporti diplomatici si sono gradualmente deteriorati negli ultimi mesi.
TURCHIA, 19-22 MAGGIO ↴
Il partito di governo turco, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), ha annunciato
che sarà l’attuale Ministro dei Trasporti Binali Yıldırım a succedere al dimissionario
Ahmet Davutoğlu quale nuovo leader del partito e, soprattutto, Premier del Paese.
L’investitura formale è avvenuta il 22 maggio durante il Congresso straordinario
dell’AKP. Il sessantenne Yıldırım è un fedelissimo del Presidente Recep Tayyip Er-
doğan. Tra i fondatori del partito, deputato dal 2002, è stato Ministro dei Trasporti in
quattro diversi esecutivi dell’AKP. Erdoğan gli affiderà il compito di traghettare la
Turchia verso un sistema presidenziale, quest’ultimo motivo di attrito con Davutoğlu.
In politica estera Yıldırım dovrà fronteggiare invece due complesse questioni: la
guerra al PKK e il pericolante accordo con l’Unione Europea sui migranti.
TUNISIA, 11 MAGGIO ↴
Il Ministero dell’Interno di Tunisi ha annunciato di aver smantellato due cellule jiha-
diste a Mahdia e Kebili, arrestando sei persone nell’ambito di un’ampia operazione
anti-terrorismo condotta dalle forze di sicurezza nazionali. La cellula con base a Mah-
dia era dedita al reclutamento di giovani studenti; quella stabilita a Kebili stava pia-
nificando attentati contro agenti di polizia e soldati dell’esercito tunisino. I membri di
entrambe le formazioni hanno ammesso di aver giurato fedeltà allo Stato Islamico.
VENEZUELA, 20 MAGGIO ↴
Dopo settimane di battaglia parlamentare e di proteste sociali per le strade di Caracas
e delle maggiori città venezuelane, il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha definito
legittimo non solo la dichiarazione di stato d’emergenza proclamata dal Presidente
Nicolás Maduro, oltre che le misure speciali a sé avocate e previste dalla Costituzione,
che permette all’inquilino di Miraflores di poter disporre di poteri particolari per un
periodo di tempo massimo di due mesi, potenzialmente rinnovabili per la stessa du-
rata dall’Assemblea Nazionale venezuelana. Lo scontro tra magistratura e forze par-
lamentari era sorto proprio all’indomani della decisione delle vecchie opposizioni della
Mesa de Unidad Democrática (oggi maggioranza in Parlamento dopo il voto legislativo
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del dicembre scorso) di bocciare il decreto presentato dal Presidente nelle scorse
settimane. Decisione, questa, impugnata dallo stesso Maduro presso l’Alta Corte na-
zionale, che ha appunto dichiarato legittima la dichiarazione presidenziale definendo
lo «stato di eccezione e di emergenza economica una risposta necessaria per proteg-
gere il popolo e le istituzioni», oggetto di «minacce esterne ed interne che puntano a
destabilizzare l'economia e l'ordine sociale nel Paese». Il Venezuela vive oggi una
profonda crisi economica e di sistema che lentamente ma in maniera costante sta
portando alla totale paralisi dell’ordine bolivariano così costituito, rischiando di pro-
vocarne il suo completo disfacimento nell’arco di breve tempo.
YEMEN, 17 MAGGIO ↴
La delegazione governativa yemenita si è ritirata dai colloqui di pace in corso in Ku-
wait. Il Ministro degli Esteri, Abdul-Malik al-Mekhlafi, ha affermato che le milizie ribelli
sciite Houthi «hanno fatto naufragare completamente i colloqui di pace», retroce-
dendo dagli impegni presi dopo appena un mese dall’inizio delle trattative. Prima del
ritiro della rappresentanza governativa, le due delegazioni erano al lavoro su un ac-
cordo per un rilascio di prigionieri prima del via al Ramadan, agli inizi di giugno. Le
autorità governative premono per il rispetto da parte degli Houthi di una Risoluzione
del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che prevede il loro ritiro dai territori occupati nel
corso dell’offensiva del 2014, la consegna delle armi e il rilascio di detenuti politici. Il
principale ostacolo al proseguimento dei colloqui in atto in Kuwait consiste nella forma
di governo da adottare per guidare la transizione dello Yemen: gli Houthi aspirano
alla condivisione del potere con il Presidente Hadi, in opposizione alle autorità del
Paese che ritengono che quest’ultimo sia l’unico Presidente legittimo sostenuto dalle
Nazioni Unite.
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ANALISI E COMMENTI
EGITTO, CONTRO-RIVOLUZIONE E DIRITTI UMANI
MAURO SACCOL ↴
La scomparsa del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, e il successivo ritrova-
mento del cadavere, hanno in parte scoperchiato il vaso di pandora egiziano. Nonos-
tante le indagini non abbiano sinora prodotto risultati concreti, i segni di tortura
riscontrati sul corpo hanno contribuito a portare alla luce ciò che organizzazioni per i
diritti umani, egiziane e internazionali, segnalavano da tempo: la sequela di violazioni
dei diritti umani compiute dal regime del Presidente Abdel Fattah al-Sisi. Il livello
della repressione ha raggiunto, secondo alcuni commentatori, vette superiori a
quanto accadeva durante la presidenza Mubarak [1], registrando pertanto un peggi-
oramento delle condizioni politiche e sociali rispetto al periodo precedente lo scoppio
della Rivoluzione nel 2011. Le speranze dei giovani e delle persone che scesero in
piazza per protestare contro Mubarak sembrano essere state soffocate dal ritorno al
potere dei militari nella persona di al-Sisi e quella che era stata definita una “Pri-
mavera” appare, invece, un lungo e buio “Inverno” (…) SEGUE >>>
MALI: IL JIHAD VISTO DAI TUAREG
LUCIANO POLLICHIENI ↴
Nella cartografia dell’Africa sahelo-sahariana i Tuareg hanno sempre rappresentato
una costante. I regimi coloniali hanno disegnato linee di demarcazione arbitrarie in
lungo e in largo nel deserto, successivamente riconosciute dagli Stati nati in seguito
alla decolonizzazione, ma “gli uomini blu” non le hanno mai rispettate. Con il trascor-
rere degli anni, i Tuareg son rimasti un potere determinante nello spazio del deserto.
La nascita di Ansar Eddine, il primo gruppo jihadista Tuareg, va analizzata nel conte-
sto storico delle sollevazioni del nord del Mali. La prima insurrezione Tuareg scoppiò
dopo la dichiarazione d’indipendenza nel 1960. I notabili delle tribù non accettavano
che il loro popolo venisse incluso all’interno di un Paese (lungo la linea Gao-Kidal-
Timbuctu) del quale non si riconoscevano cittadini. Brutalmente repressa quest’in-
surrezione, il Nord restò fino agli anni Novanta ai margini di qualsiasi processo di
sviluppo (…) SEGUE >>>
LUCI ED OMBRE DELLE RELAZIONI TRA INDIA E AFGHANISTAN
SARAH WAFIQ ↴
L’India rivendica legami storici e culturali di lunga data con l’Afghanistan, legami in
nome dei quali rigetta l’idea occidentale di un Afghanistan intrinsecamente ingover-
nabile. Illustri afghani, quali ad esempio l’ex Presidente Hamid Karzai, hanno ricevuto
almeno una parte della propria formazione in India e oggi l’Afghanistan risulta essere
il maggior beneficiario di borse di studio concesse dal Consiglio Indiano per le Rela-
zioni Culturali. Affinità storico-culturali, che affondano le radici nella comune appar-
tenenza alle civiltà della Valle dell’Indo, congiuntamente al fatto che i due Paesi non
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condividono alcun confine, spiegano la vicinanza tra Kabul e New Delhi e il fatto che
– a differenza di quanto accade tra gli Stati dell’area – quest’ultima non è avvertita
come una minaccia dalle istituzioni afghane. In quanto potenza che ambisce al ruolo
di leadership regionale, l’India si è quasi sempre sentita in dovere di guidare e di
supportare gli Stati vicini. L’impegno nei confronti dell’Afghanistan è in particolar
modo giustificato dal fatto che lo sviluppo sociale ed economico di quest’ultimo è
vitale alla stabilità e alla sicurezza dell’intera area asiatica (…) SEGUE >>>
L’EUROPA DI FRONTE AI CONFLITTI IRREGOLARI NELLA REGIONE DEL MEDITERRANEO
ANDREA BECCARO ↴
L’Europa vive oggi un momento storico di profonde trasformazioni geopolitiche ri-
guardanti la regione del Mediterraneo, che la influenzeranno profondamente. Tali
complessi sommovimenti politici assumono spesso la forma di conflitti molto diversi
da quelli classici fra Stati a cui la tradizione europea e occidentale in genere era
abituata. Infatti, tali guerre, al di là delle agende politiche che cercano di realizzare,
non sono statuali, bensì insorgenze e guerre irregolari nella loro più ampia accezione.
Nell’ambito degli studi internazionalistici è ormai dalla fine della Guerra fredda che si
dibatte sul tema della trasformazione della guerra, tra le più note teorie possiamo
ricordare: i LIC, le “nuove guerre”, la Fourth Generation Warfare, la Hybrid Warfare.
Presupposti di queste riflessioni sono due fenomeni (crisi dello Stato sovrano e glo-
balizzazione) che qui non ci è possibile analizzare in dettaglio ma che rappresentano
la premessa essenziale, oltre che una valida spiegazione, di alcuni dei tratti comuni
della conflittualità contemporanea: uno scontro tra un esercito regolare e statuale e
una forza molto più eterogenea che esula dalla regolarità dello Stato e che viene
definita in vari modi; una commistione tra diverse attività, specialmente tra quelle
criminali e quelle più prettamente belliche; crescita dell’impatto di attori privati o
comunque diversi da quello statuale; coinvolgimento dei civili nelle operazioni; im-
piego di tattiche mordi e fuggi e terroristiche (…) SEGUE >>>
A cura di
OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE
Ente di ricerca di
“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”
Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale
C.F. 98099880787
www.bloglobal.net