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5Scienza e Movimento - N. 5 Gennaio-Marzo 2016
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Circuit training
NOTE SULL’AUTORE
Giuseppe BerardiLaureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive presso l’Università di Foggiaemail [email protected]
di Giuseppe Berardi
Negli ultimi anni il motivo principale che spin-ge la gente ad iscriversi in palestra è il dimagri-mento. Tra le varie attività nel mondo del fi tness fi nalizzato al dimagrimento vi è il circuit traini-ning. Il circuit training (o allenamento a circui-to) è un metodo di allenamento ideato da R.E. Morgan e G.T. Anderson nel 1953 presso la Uni-versity of Leeds, in Inghilterra. Un allenamento a circuito tradizionale viene svolto spostando-si in sequenza da un esercizio ad un altro, che viene chiamato stazione. La conclusione di una serie di tutte le stazioni determina il completa-mento di una ripetizione e di un circuito. Gene-ralmente un allenamento a circuito comprende 8-12 stazioni eseguite con un carico tra il 40% e il 70% di 1RM (forza massimale) o con una
frequenza cardiaca compresa tra il 40% e 80% della FCmax. Le pause tra una stazione e l’altra sono relativamente brevi o nulle, vanno quindi da un periodo di tempo per spostarsi da una stazione all’altra a non più di 60 secondi, men-tre per la pausa alla conclusione di un circuito, il tempo di recupero può essere più importante e compreso tra 1 e 5 minuti. Inoltre la pausa tra un circuito e l’altro può essere anche “attiva”, os-sia prevedere l’utilizzo di macchine cardio (ta-pis roulant, bike, ellittica…) per far recuperare i muscoli per sostenere un altro circuito man-tenendo però la frequenza cardiaca alta e far diminuire la concentrazione di lattato. Di solito le ripetizioni di un circuito di lavoro vanno da 1a 3 ripetizioni complessive.
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L’IMPORTANZA DEI CARBOIDRATI
La riduzione dei carboidrati è il focus sul quale mol-tissimi utenti appassionati di attività fi sica si con-centrano di recente per rientrare dei chili di trop-po: tale macronutriente infatti è sotto i rifl ettori di esperti e appassionati del fi tness da diversi anni, in quanto considerato la causa di alcune “malattie del benessere”, espressione coniata per identifi ca-re alcune patologie specifi che e altre condizioni di salute che rispecchiano la ricchezza del tessuto sociale. Tra i disturbi collaterali ad un benessere so-cialmente diff uso, rientra l’obesità. Nonostante l’o-rigine di questa patologia sia riconducibile a cause
diverse, tra cui la sedentarietà, anche gli addetti del settore quali i biologi nutrizionisti concordano nel consigliare una drastica riduzione di carboidrati al fi ne di ottenere un rapido calo di peso. Ciò ha com-portato la trasmissione di un messaggio fuorvian-te che ha spesso indotto l’utente a pensare che sia salutare condurre un regime alimentare che non preveda l’introduzione di una determinata quota glucidica quotidiana. In questo articolo, dunque, cercheremo di capire se le informazioni allarmi-stiche che spesso circolano nella rete e tra i centri fi tness siano del tutto attendibili.
NOTE SULL’AUTORE
Dott. Giulio MerliniLaureato magistrale con lode e menzione accademica nel 2012 in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport presso la SUISM Torino, Specializzando in Nutrizione e Integrazione dello Sport , Docente NonSoloFitness. Allenatore e docente FIPE Piemonte.giulio.merlini@nonsolofi tness.it
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21Scienza e Movimento - N. 5 gennaio-marzo 2016
Il metodo “COordinabolico” nel miglioramento delle performance degli sport di situazionedi Marco Mazzilli
Per poter esaminare bene questa tematica, è opportuno compiere prima una breve analisi di alcuni argomenti propedeutici per la compren-sione del tema sul quale si incentra l’interesse di questo articolo. Si distinguono vari tipi di abilità, a seconda del-le caratteristiche del compito motorio: se viene data più importanza agli elementi motori piut-tosto che agli elementi cognitivi, si diff erenzie-ranno rispettivamente le abilità motorie e quel-le cognitive mentre, a seconda delle modalità organizzative del compito motorio, distinguia-mo le abilità discrete, quando il compito moto-rio ha un inizio ed una fi ne ben distinti, le abilità
continue, quando l’inizio e la fi ne non sono ben distinte e le abilità seriali, che corrispondono a più abilità discrete insieme. Infi ne, a seconda del livello di prevedibilità ambientale in cui viene svolto il compito motorio, si diff erenzia-no le abilità chiuse o “Closed Skills”, per le quali l’ambiente è prevedibile, quindi ininfl uente sul compito motorio e le abilità aperte o “Open Skills”, per le quali l’ambiente è totalmente im-prevedibile, quindi fortemente infl uente sul compito motorio; queste sono le abilità caratte-ristiche di tutti gli sport di situazione. Gli sport di situazione vengono defi niti da Manno (1979) “(…) gli sport nei quali l’esecuzione della tecni-
NOTE SULL’AUTORE
Marco MazzilliLaureato in scienze delle attività motorie e sportive. Laureando nel corso di laurea magistrale di scienze e tecniche dell’attività sportiva. Preparatore atletico.
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I polifenoli rappresentano una famiglia di nu-merose molecole organiche di origine vegetale, caratterizzati dalla presenza di diversi gruppi fenolici associati in strutture di diversa forma e complessità, prodotte dal metabolismo secon-dario delle piante.I polifenoli sono pertanto sostanze presenti nella frutta e nella verdura che mangiamo, ma anche in altri alimenti quali cacao, vino, thè, caff è e oli. Queste sostanze sono ampiamente riconosciute come antiossidanti e, in quanto tali, in grado di apportare numerosi benefi ci per l’organismo e la salute. La loro azione infat-ti agisce contro l’azione dei radicali liberi e nel corso di anni e anni di studi è emerso che sono
sostanze con molteplici proprietà. Presentano infatti azione:• antitumorale;• antiateratogena;• antinfi ammatoria;• antivirale;• ritardante nella patogenesi di diverse patolo-
gie degenerative;• rinforzante per il sistema immunitario;• antiaging;• ipocolesterolemizzante;• ipoglicemizzante.Gli antiossidanti sono sostanze chimiche che rallentano o prevengono l’ossidazione delle macromolecole biologiche. L’ossidazione è una
Polifenoli dell’ulivo: antiossidanti per la salute di Nicola Sacchi
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NOTE SULL’AUTORE
Dott. Nicola SacchiLaureato in Farmacia e Biotecnologie, si occupa professionalmente del set-tore sportivo come personal trainer, preparatore atletico, istruttore e gestore di centri fi tness. È inoltre docente per i corsi di formazione di NonSoloFitness.(nicola.sacchi@nonsolofi tness.it,
www.ultimatetraining.it).
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37Scienza e Movimento - N. 5 Gennaio-Marzo 2016
All’atto di avviare un programma dietetico che preveda l’impiego di integratori alimentari - si-tuazione estremamente diff usa se non spasmo-dicamente ricercata da buona parte degli spor-tivi - poche volte ci si chiede se l’integrazione sia eff ettivamente necessaria o se, nel singolo soggetto, possano esserci elementi che la scon-siglino.Una volta deciso di utilizzare gli integratori ali-mentari, raramente ci si ferma a leggere l’eti-chetta con gli ingredienti. Alcuni leggono le proprietà e il contenuto nutrizionale, ma gli in-gredienti sembrano sfuggire all’esame.Tale atteggiamento, a dir poco superfi ciale, non consente di valutare l’eventuale presenza di ele-
menti potenzialmente dannosi. Elementi che possono costituire un fattore di rischio per un soggetto predisposto (ad esempio con delle al-lergie), o elementi che sono potenzialmente tos-sici e rischiosi per chiunque.
Questo potenziale rischio è off erto in massima parte dagli additivi alimentari utilizzati tanto nel-le comuni preparazioni industriali, quanto negli integratori alimentari ad uso sportivo.Per verifi carne l’eventuale presenza, ed anche la misura del problema, sono stati controllati gli ingredienti di circa 200 prodotti comunemente commercializzati in Italia, scegliendo fra marche diff erenti.
Gli additivi negli integratori alimentari a uso sportivo di Pierluigi De Pascalis
NOTE SULL’AUTORE
Dott. Pierluigi De Pascalis Laureato in Scienze Motorie, è responsabile della formazione e divulgazione scientifi ca di NonSoloFitness e professore a contratto presso l’Università degli studi di Foggia ([email protected], www.depascalis.net).
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43Scienza e Movimento - N. 5 Gennaio-Marzo 2016
Il termine calistenia deriva dal greco Kalòs (bel-lo) e Sthènos (forza) e già l’analisi etimologica la-scia intendere come la pratica dell’allenamento calistenico abbia tra i suoi obiettivi il migliora-mento sia della performance del soggetto che del suo aspetto fi sico. Kallisthènes signifi ca an-che “ricco di vigore”, quasi a sottolineare come questo genere di lavoro, favorendo in modo
considerevole sia il miglioramento della perfor-mance fi sico-atletica che il benessere globale (quello che in modo più “moderno” defi niamo fi tness), risulta essere un’attività rinvigorente per chi la pratica con regolarità.L’allenamento calistenico è probabilmente tra le prime forme di sollecitazione corporea co-difi cate e descritte, perlomeno con riferimento
NOTE SULL’AUTORE
Dott. Pierluigi De Pascalis Laureato in Scienze Motorie, è responsabile della formazione e divulgazione scientifi ca di NonSoloFitness e professore a contratto presso l’Università degli studi di Foggia ([email protected], www.depascalis.net).
Storia, caratteristiche ed evoluzione dell’allenamento calistenicodi Pierluigi De Pascalis
NORME PER GLI AU
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DAL WEBTRATTO DA WWW.NONSOLOFITNESS.IT
L’AVV
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L’AVVOCATO RISPONDE
Il “rischio consentito” nell’attività sportivadi Flavio Volontà
Lo sport è un’attività cui l’ordinamento giuridico guarda con favore, tant’è che la sua tutela viene ricondotta direttamente all’art. 2 della Costituzio-ne che “garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svol-ge la sua personalità”. L’ordinamento tutela dun-que sia l’attività sportiva del singolo praticante sia delle associazioni che tale attività promuovono come completamento della crescita equilibrata e dello sviluppo psico-fi sico dell’individuo.Del pari però l’ordinamento tutela la salute e l’integrità fi sica dell’individuo che sono diritti di natura non disponibile del soggetto. È dunque necessario contemperare da un lato l’esigenza di tutela di un’attività di utilità sociale e dall’altro
l’esigenza di tutela della salute degli individui. Pur con la consapevolezza, difatti, che lo sport rappresenti una occasione per migliorare ed ac-crescere il proprio stato di salute e benessere, è necessario considerare che un gran numero di attività sportive preveda l’esistenza di contatto fi -sico fra i partecipanti alla competizione. Tale con-tatto, ancorché involontario, può generare lesio-ni, talvolta anche gravi, che di per sé potrebbero integrare il reato di lesioni colpose. A determina-te condizioni, però, pur a fronte della violazione formale della norma penale, il comportamento dell’autore dell’illecito non sarà punito. A rendere lecito l’evento lesivo è proprio la presenza dell’i-stituto, elaborato ormai parecchi anni fa dalla
L’avvocato risponde
NOTE SULL’AUTORE
Flavio VolontàHa studio in Torino e svolge la professione prevalentemente in ambito penale, avendo altresì specifi ca competenza in questioni giuridiche che riguardano lo sport e la salute.fl [email protected]
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