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Dario Boschiero
Performance sportiva
DARIO BOSCHIEROPresidente e Fondatore dell’Open Academy of Medicine, Londra UK, Venezia ITA.Fondatore e Coordinatore del Progetto “MUS - Sintomi Vaghi e Aspecifi ci, Infi ammazione Cronica e Nutrizione Clinica” Direttore Ricerca e Sviluppo di BioTekna Biomedical Technologies.
MUS, Stress e Infi ammazione Cronica di basso grado
La performance sportiva dell’atleta è chiaramente influenzata dal suo stato di benessere, ma nonostante questo sia un principio di facile condivisione, non è al-trettanto facile ottenere un quadro atto a valutare nel complesso lo stato di benes-sere e performance psicofisica.La necessaria richiesta di aumento o mantenimento della performance nella so-cietà moderna è un passaggio obbligato non solo nell’ambito sportivo, ma in tut-ti gli ambiti della nostra vita, più o meno complessa, con sempre più richiesta di adattabilità in condizione di stressor o stimoli persistenti.
Performance PsicoFisica è un concetto multidimensionale, che comprende variabili fisiologiche, psicologiche, fisiche, cogniti-ve, propriocettive e autonomiche. Il fenomeno è molto complesso, regolato dallo Stress System, dai processi infiam-matori di basso grado, dai ritmi circadiani e da importanti componenti della compo-sizione corporea come il muscolo, IMAT, grasso e osso. Guarda la vetrina dei prodotti FIPE FITNESS e acquistali online.
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PER CAPIRE MEGLIO LE BASI DELLA
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INTRODUZIONEL’attività agonistica di un atleta, sia di sport individuali che di squadra, è strutturata in periodi in cui vengono definiti i vari obiettivi da conseguire. Un atleta di Elite, ad esem-pio, ha nel suo “macrociclo” di riferimento l’obiettivo più importante, che sia biennale per un Campionato del Mondo o Europeo o quadriennale per i Giochi Olimpici. Eviden-temente, un atleta nel corso della sua vita agonistica può avere obiettivi di diverso tipo che richiedono una programmazione rimodu-labile in periodi più brevi e, quindi, adottare un macrociclo di una stagione, o prevedere due o più macrocicli all’interno della stessa. Nel macrociclo, possiamo quindi individuare ulteriori suddivisioni in periodi, nei quali l’al-lenamento avrà un suo preciso obiettivo per cui, seguendo alcune definizioni tra le più note, possiamo dividere il macrociclo in pe-riodo generale, specifico, pre-competitivo, competitivo e di transizione. Pur se tutta la stagione di allenamento as-sume una grande importanza nella ricerca degli adattamenti per la performance, il pe-riodo a ridosso della competizione rimane quello più “delicato” da parte dell’allenatore ed ovviamente anche dell’atleta. Questo pe-riodo tipicamente pre-competitivo, a volte chiamato informalmente periodo di scarico, ha nella letteratura scientifica il nome di “Tapering” (1)
IL PROTOCOLLO DI LAVORO ANNUALELa programmazione della stagione agonisti-ca è in funzione delle scelte dell’allenatore, obiettivi agonistici e traguardi da raggiunge-re. Evidentemente, ogni obiettivo dovrà es-sere basato su un protocollo di lavoro che, sempre più per il futuro, dovrà contenere strategie provenienti da evidenze scienti-fiche e sempre meno da considerazioni le-gate alla sola propria esperienza. Allo stes-so modo, l’utilizzo di “tabelle” o “codici” o “standard” di allenamento dovranno sempre più essere presi quali esempi, ma poi com-pletamente adattati sui veri ritmi biologici ed adattamenti di diverso genere e natura dei singoli atleti. In questo caso, fondamentale risulta l’analisi precisa degli eterocronismi, cioè del tempo necessario al raggiungimento della cosiddet-ta supercompensazione, a seconda delle di-verse aree metaboliche coinvolte, e del prin-cipio della contiguità metabolica.Se lo stimolo allenante è correttamente ri-volto alla stimolazione specifica di una cer-ta area biologica, avremo comunque una sollecitazione parallela delle aree contigue nella scala di erogazione dell’energia, sia in base alla potenza che in base alla capacità di erogazione, parametri che creano una ge-rarchia biologica nel coinvolgimento delle vie metaboliche in relazione allo stimolo condi-zionante. Ciò significa che i diversi tempi nel
GIAN MARIO MIGLIACCIODottore di ricerca in Sport Science, direttore scientifi co Sport Science Lab.
apering per la competizione
T PAOLO PENSOSpecialista in Scienze dello Sport, Docente di metodologia dell’allenamento per la Federazione Italiana Nuoto, Allenatore Internazionale.
Migliaccio Gian Mario (1), Paolo Penso (2)1: Sport Science Lab, 2: FIN Federazione Italiana Nuoto
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ALLENAMENTOCOMPETIZIONE
CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA-MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E
REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO
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La capacità di sviluppare la potenza costituisce un importante fattore che distingue gli atle-ti di successo e l’allenarsi a un livello pari o quasi alla potenza di picco è una componente fondamentale dell’allenamento per raggiungere il successo nelle competizioni.1-4 È stato os-servato che la potenza di picco, definita come la potenza massima in un brevissimo periodo di tempo durante un movimento eseguito in determinate condizioni2, si verifica attraverso una vasta gamma (0-90% di 1 ripetizione mas-sima (RM)), in diversi esercizi di allenamento con sovraccarichi.5-10 È stato osservato che il carico relativo a cui è stata prodotta la poten-za di picco in uno squat con balzo era pari a
0% di 1RM (nessun carico esterno),10 mentre è stata riferita una potenza di picco al 45% di 1RM nelle distensioni su panca. Negli esercizi interessanti la parte inferiore del corpo, la po-tenza di picco è stata osservata tra il 50 e il 70% di 1RM in uno squat,11 e tra il 30 e il 60% di 1RM in uno squat in divaricata frontale.11 È stato dimostrato che il carico che massimizza l’espressione di potenza in una girata in se-miaccosciata (power clean) e nei sollevamenti olimpici si situa per lo più tra il 70 e l’80% di 1RM.8,12,13
Queste osservazioni causano – giustamente - molta confusione tra gli allenatori, quando si tratta di stabilire le prescrizioni per l’allena-
Anna Swisher
omplessità correlate alla prescrizione dei carichi per raggiungere la potenza di picco
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ANNE SWISHERche ha recentemente completato il corso di dottorato di ricerca in Sport Physiology and Performance (Fisiologia e prestazione sportiva), è Istruttore e Direttore della formazione e la prestazione per Eleiko Sport. Anna ha una vasta esperienza come professore, scienziato dello sport, pesista, allenatore della forza e del condizionamento fi sico, allenatore di atletica, direttore di laboratorio di ricerca e consulente di scienza dello sport.
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Athanasios Tsoukos, Gregory C. Bogdanis, Gerasimos Terzis E Panagiotis VeligekasAthletics Laboratory, Faculty of Physical Education and Sports Science, University of Athens, Grecia
Il miglioramento acuto dell’esecuzione del salto verticale dopo squat isometrici dipende dall’angolo del ginocchio e dall’abilità di eseguire un salto verticale
Alberto Andorlini
ALBERTO ANDORLINIDopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, è oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea f.C. e Nazionale femminile Calcio in qualità di Terapista e Preparatore Atletico.Attualmente è Riabilitatore presso l’U.S.Palermo.Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze.
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Contatti
La National Strength and Conditioning Association (NSCA) viene fondata nel 1978 con il nome di National Strength Coaches Association da un gruppo di allenatori della forza accomunati dal desiderio di creare una rete professionale, collaborare e uniiicare la professione. Oggi la NSCA si compone di 28.000 professionisti del settore e di circa 40.000 Tecnici certiiicati NSCA. LaLa NSCA è riconosciuta come l'autorità a livello mondiale in tema di allenamento e con-dizionamento della forza. La missione è sostenere e divulgare conoscenze basate sulla ricerca e diffondere le applicazioni pratiche che ne derivano, al iine di migliorare la pre-stazione atletica e la forma iisica. La NSCA pubblica due delle maggiori riviste internazionali in tema di forza e condizio-namento: Strength and Conditioning Journal (SCJ) e Journal of Strength and Conditio-ning Research (JSCR). Queste ed altre pubblicazioni della NSCA fungono da anello di congiunzione tra le conoscenze acquisite presso i laboratori di ricerca scientiiica appli-cata allo sport e ciò che viene insegnato dai professionisti del iitness, colmando così il di-vario tra teoria e pratica.
Le Certiiicazioni NSCA
Certiiied Strength and Conditioning Specialist (CSCS). Il programma CSCS (Specialista nell'allenamento e condizionamento della forza) è stato creato nel 1985 per qualiiicare coloro che sono in possesso delle conoscenze e delle abilità necessarie per attuare programmi di allenamento della forza efiicaci e sicuri per gli atleti in un con-testo di squadra, al iine di migliorare la prestazione atletica. I Tecnici CSCS sono in grado di svolgere test speciiici a seconda della disciplina sportiva, realizzare program-mi efiicaci di allenamento della forza e fornire indicazioni in materia di alimentazione e prevenzione degli infortuni.
NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT). A fronte della costante crescita del settore del iitness, la NSCA ha messo a punto uno speciiico percorso di certiiicazione di personal training, dando vita al programma NSCA-CPT nel 1993. Gli NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT) sono professionisti della salute e della forma iisica che, utilizzando un approccio individualizzato, valutano, motivano, educano e allenano i clienti mediante programmi di allenamento efiicaci, sulla base delle loro speciiiche esi-genze per il raggiungimento dei loro obiettivi personali.
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PRIMA PARTE
CONTRIBUTO
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ER LA PRIMA VOLTA
IN ITALIA
1JAY R. HOFFMANè professore in Sport and Exercise Science program presso l’Università della Florida centrale. È attualmente Capo dipartimento dell’Education and Human Sciences e direttore dell’Institute of Exercise Physiology and Wellness, oltre che membro della American College of Sports Medicine e della National Strength and Conditioning Association (NSCA). Il Dr. Hoffman ha pubblicato oltre 200 articoli e ha partecipato a più di 380 conferenze e convegni nazionali ed internazionali.
Jay R. Hoffman, Ph.D., FNSCA, FACSM
upplementazione proteica e prestazionedi forza/potenza
SLe proteine sono sostanze contenenti azoto co-stituite da aminoacidi. Formano la componente strutturale principale del muscolo e degli altri tessuti corporei. Le proteine non sono la princi-pale fonte di energia, né quella preferita; tuttavia, durante periodi di penuria di nutrienti, possono essere utilizzate per produrre energia. Affinché l’organismo possa utilizzarle, le proteine devono dapprima essere degradate nella loro forma più semplice, gli aminoacidi. Sono stati identificati una ventina di aminoacidi necessari alla crescita e al metabolismo e suddivisi in essenziali e non essenziali. Gli aminoacidi non essenziali sono sin-tetizzati dall’organismo e non è necessario as-sumerli attraverso l’alimentazione, mentre gli aminoacidi essenziali non possono essere sinte-tizzati in modo endogeno e devono essere intro-dotti nell’organismo con la dieta. Tuttavia, vi sono aminoacidi non essenziali che sono considerati “condizionalmente essenziali”, il che significa che vi possono essere casi in cui l’assunzione di alcuni di questi aminoacidi non essenziali è considerata
indispensabile per il mantenimento della salute. La mancanza nell’alimentazione di un aminoacido essenziale può limitare la capacità di crescita o di riparazione del muscolo.
FABBISOGNO PROTEICO GIORNALIERODurante periodi di intenso allenamento fisico e di sovraccarico dell’allenamento è importante con-sumare un elevato livello di proteine e mantenere la massa magra. Durante periodi di stress e/o di attività molto intensa, la sola dieta può non es-sere sufficiente a mantenere l’equilibrio proteico muscolare. I supplementi proteici possono, o forse devono, essere utilizzati per ridurre la proteolisi muscolare e promuovere l’accrescimento protei-co nel muscolo (Hoffman et al., 2015). I fabbisogni proteici giornalieri sono determinati dalla capacità di mantenere un bilancio positivo tra la degrada-zione e la sintesi delle proteine. Se la degradazio-ne delle proteine supera la loro sintesi, si ritiene che l’organismo si trovi in stato catabolico, men-tre se la sintesi proteica supera la degradazio-
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CORSI DI QUALIFICA
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INTRODUZIONE Le parallele asimmetriche (PA) sono, in-sieme a salto volteggio, trave e corpo libero con accompagnamento musicale, uno dei quattro attrezzi della ginnasti-ca artistica femminile. Ogni precisazione tecnica ed esecutiva al riguardo è conte-nuta nel “Codice dei Punteggi”.
La Federazione Internazionale di Ginna-stica – F.I.G. tramite bollettino ufficiale IV W.A.G. 2, 01.01.2015 ufficializza i dettagli tecnici delle PA. L’obiettivo è quello di provvedere a dare pari ed eque opportunità a tutte le atlete che competono di utilizzare attrezzatu-re controllate e con le stesse proprietà funzionali delle parallele riducendo (il più possibile) le differenze che ci possono es-sere tra diverse attrezzature.Le misurazioni principali delle PA sono principalmente tre:
• Test A- Static traction stress: sfor-zo di trazione statica; il centro dello staggio viene tirato da una forza ver-ticale verso il basso, viene misurato lo spostamento, poi lo staggio deve ritornare nella stessa posizione di partenza (Fig.1);
• Test B- Stress by pendulum swing: stress causato dall’oscillazione del pendolo, viene misurato lo sposta-mento dello staggio durante diverse oscillazioni del pendolo;
Per la [email protected]
INES CAMILLADocente di Scienze Motorie nelle scuole medie e superiori.Tecnico Federale di Ginnastica Artistica femminile e Allenatore presso A.s.d. Cuneoginnastica.
CLAUDIO SCOTTONDocente di Ginnastica artistica e di Tecniche degli sport presso Centro Servizi-SUISM, Università di Torino.Tecnico Federale e Responsabile Centro di Documentazione della FGI.
ome regolare le Parallele Asimmetriche
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Ines Camilla, Claudio Scotton
Fig. 1 Test condotto dagli operai Continental su uno staggio appena prodotto.
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Il presente lavoro comprende una serie di proposte didattiche elaborate dal prof. Alfio Cazzetta e dal maestro Fabrizio Faz-zi. Esso potrebbe avere come sottotitolo proprio il seguente: “Esercizi per il buon uso dei piedi, ovvero coordinazione e re-attività degli arti inferiori e in particolar modo, dei piedi, con particolare riferimen-to al tennis”.
Cominciamo con il dire che gli esercizi di rapidità debbono essere eseguiti alla massima velocità. Le andature e le eser-citazioni specifiche possono essere ese-guite per la velocità (in pochi secondi) o per la resistenza alla velocità (tempo più o meno prolungato, in base alla maturità dell’allievo).
ALFIO CAZZETTAInsegnante di educazione fi sica ormai in pensione. Già docente di metodologia dell’allenamento presso Scienze Motorie di Catania e Messina. Allenatore di atletica leggera e responsabile nazionale giovanile di mezzofondo. Tecnico di basket e già preparatore dell’Isab Priolo (basket femminile di serie A). Preparatore di tennis. Già collaboratore nella riabilitazione del Calcio Catania (serie A). Già docente della Scuola Regionale dello Sport della Sicilia.Ha pubblicato:- “Traumi e Rieducazione Funzionale”, Ed. Cooperativa Dante, Vigevano- “Il Tennista”, Ed. Greco, Catania- “Sapersi muovere per mantenere e recuperare la migliore condizione”, Calzetti e Mariucci Editori.- “La resistenza negli sport individuali e di squadra” Calzetti e Mariucci Editori.
a rapidità e la velocità nel tennis. Note di didattica
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Alfi o Cazzetta
ESERCIZI COORDINATIVI E RAPIDITÀ A CARATTERE GENERALE(SENZA RACCHETTA)
1. “Scrivere con i piedi”
All’interno di un metro quadrato, “scrivere” con i piedi, in un tempo prestabilito, nu-meri o lettere, con appoggi rapidi e brevi:a) numeri singoli o una serie di numeri;b) lettere dell’alfabeto o parte di esso;c) vocali;d) nomi a piacere del tecnico o degli allievi (persone, animali o altro).
2. “Saltelli a croce”
Segnare una croce, quindi partire a piedi pari da uno degli angoli posteriori effettuando saltelli, avanti diagonale, indietro diritto, avanti diagonale dall’altro lato, indietro dritto, per alcuni secon-di, in modo rapidissimo.
I NOSTRI “COMPAGNI DI PEDANA”
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ALLENAMENTO
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Peter Lenhart, Wolfgang Seibert
Allenamento di forza
INDICAZIONI E METODIDI ALLENAMENTO
Il risultato dell’allenamento di forza dipende non solo dall’osservazione delle indicazioni di allenamento, ma in modo particolare dalla cono-scenza e dal corretto impiego del metodo di allenamento. Prima di poter volgere l’attenzione ai meto-di di allenamento, è utile, innanzi-tutto, fare un cenno alle tre princi-pali espressioni di forza muscolare. Esse sono (secondo Harre, 1975):
• Forza massimale.• Forza rapida.• Resistenza alla forza.
Per forza massimale s’intende la massima forza che una persona è in grado di esercitare durante una contrazione volontaria massimale.Per forza rapida s’intende la capa-cità di superare delle resistenze con un’elevata velocità di contra-zione.Per resistenza alla forza s’intende la capacità dell’organismo di resi-stere alla fatica durante presta-zioni di forza di lunga durata.
ALLENAMENTO DI FORZA PER IL MIGLIORAMENTO DELLA STABILITÀ ARTICOLARE L’incremento delle singole espres-sioni di forza è particolarmente significativo per le diverse attivi-tà sportive e, per questo, vengo-no utilizzati metodi di allenamento mirati, in modo da garantire uno sviluppo funzionale della forza. Il rinforzo muscolare dovrebbe rap-presentare lo scopo principale dell’allenamento funzionale. Solo in questo modo, la muscolatura può
assolvere i propri compiti: condur-re, sostenere e proteggere le ar-ticolazioni.
ALLENAMENTO FUNZIONALE DELLA FORZA E ALLENAMENTO PREVENTIVONell’allenamento funzionale della forza e in quello preventivo, così come nell’allenamento con gli anzia-ni, la prima scelta consiste nell’u-tilizzo di macchine per il fitness e nell’esecuzione di movimenti mo-noarticolari. Dopo aver raggiunto l’obiettivo del miglioramento della percezione del corpo e l’elimina-zione dei deficit muscolari, l’alle-namento dovrebbe proseguire con l’esecuzione di movimenti multiarti-colari. In questa fase, possono es-sere utilizzate ancora le macchine per evitare movimenti di deviazione e compenso. Solo quando migliorano gli aspet-ti legati al controllo e alla stabili-tà della posizione del corpo, si può passare all’esecuzione di esercizi con l‘utilizzo di pesi liberi. L’allena-mento con le macchine, che viene consigliato in maniera esclusiva da molte catene di palestre, secondo gli Autori è invece da ricusare in quanto non funzionale. Quasi tut-ti gli esercizi alle macchine sono eseguiti da seduti, senza richieste di prestazioni di coordinazione e, spesso, non consentono la comple-ta ampiezza di movimento. Un alle-namento di forza legato all’utilizzo esclusivo delle macchine riduce la trasferibilità degli effetti di miglio-ramento di questa capacità sui ca-richi di lavoro quotidiani.
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INTRODUZIONEIl ginocchio è un’articolazione comunemente colpi-ta da infortuni che si caratterizzano per un tem-po prolungato di lontananza dalla attività sportive (Agel et al.2007).Gli infortuni al ginocchio sono circa il 15-20% degli infortuni nelle high school, nei college e nei giocatori professionisti statunitensi praticanti fo-otball, basket, pallavolo e rugby (Agel et al.2007; Dallalana et al.2007; Deitch et al.2006).
La lesione del LCA (legamento crociato ante-riore) è un infortunio frequente nello sport (Yu et al 2007) a cui sono soggetti atleti di sport come il basket, il calcio, la pallavolo, la pallamano lo sci alpino soprattutto (Bahr, & Holme, 2003; Paszkewicz, et al 2012).Le atlete sono maggiormente soggette a lesio-ni capsulo-legamentose del ginocchio rispetto ai maschi, in particolare il rischio di lesione del LCA.Secondo uno studio di Agel et al. (2005), è di circa 4 volte più alto il numero di infortuni nelle femmine rispetto ai maschi della stessa età, soprattutto in età collegiale.
Questa elevata incidenza di infortuni e tutti i fat-tori ad essi connessi, come gli alti costi sociali e la lunga lontananza dall’attività agonistica, ha fatto sì che venga data ancora più importanza alla prevenzione; recenti studi dimostrano che svolge-re prima dell’allenamento un programma specifico di prevenzione consente di offrire prestazioni mi-gliori, grazie soprattutto ai cambiamenti che si ottengono dal punto di vista biomeccanico (Boden et al. 2000; Pollard et al 2006; Lim et al. 2009; Boden et al.2009).
I FATTORI DI RISCHIO DELLE LESIONI DEL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (LCA) NELLE DONNEPer “fattore di rischio” si intende una condizione che a livello probabilistico (“causa”) può favorire lo sviluppo o il decorso di un determinato infortunio.La presenza o meno dei fattori di rischio rappre-senta solamente un insieme di variabili che au-mentano oppure diminuiscono la probabilità di in-fortunarsi.Questi fattori vengono generalmente divisi (Ha-shemi et al.2011) in:
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ROBERTO BENISLaurea in Scienze Motorie con dottorato di ricerca di Scienze dello Sport, docente di educazione fi sica, certifi cato CSCS (NSCA).È stato preparatore fi sico delle nazionali femminili di pallavolo della Bulgaria e della Germania e della squadra nazionale Italiana di basket, della Foppapedretti volley Bergamo e volley Conegliano. Attualmente è preparatore fi sico della Metalleghe Montichiari, militante nella serie A1 di volley femminile.Docente per le federazioni di pallavolo e di tennis e per il Coni Scuola dello Sport nei corsi di formazione per allenatori e preparatori fi sici sul tema del condizionamento fi sico e prevenzione agli infortuni. Ha pubblicato numerosi studi scientifici, riferiti in particolare alle misure preventive da adottare con gli atleti di sport di squadra.Ha conseguito il Bachelor in Osteopatia, specializzandosi poi in massofi sioterapia, posturologia e kinesiologia.
a prevenzione dellelesioni del crociato anteriore nelle atlete
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Roberto Benis
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BENEFICI DELL’ATTIVITÀ FISICALe evidenze scientifiche confermano che, indi-pendentemente dall’età, dall’etnia e dal genere, praticare regolarmente attività fisica (AF) riduce i rischi di contrarre/sviluppare le principali patolo-gie. Uno stile di vita attivo allontana il rischio di sviluppare la sindrome metabolica (SM) e - negli individui che già si trovano in questa condizione - previene o attenua gli effetti ad essa correlati.I benefici si estendono anche alla protezione del sistema cardiovascolare, di quello respiratorio, dell’apparato mio-scheletrico e alla diminuzione del rischio di contrarre alcuni tipi di cancro. Diver-si studi hanno supportato l’ipotesi che l’AF giochi un ruolo importante nella prevenzione/attenuazio-ne del decadimento mentale e dei sintomi legati alla componente somatica ed alla percezione del
dolore. È possibile quindi affermare che l’AF con-tribuisce ad aumentare la durata della vita e la sua qualità (1). Analizzando i molti studi che hanno in-dagato gli effetti dell’AF sulla menopausa, si nota che le caratteristiche individuali rendono arduo, in questo ambito, abbinare ad ogni fase del climate-rio una precisa età anagrafica. Proprio per questo emerge la necessità di considerare questo parti-colare periodo della vita della donna abbracciando una visione bio-psico-sociale ed estendendo que-sto approccio anche alla prescrizione dell’eserci-zio fisico. Questo metodo razionale è fondamen-tale per giustificare la metodologia espositiva dei successivi paragrafi che analizzeranno gli effetti dell’AF sui principali fenomeni legati alla fase pe-rimenopausale, senza dimenticare le ricadute nei successivi periodi della menopausa.
Luca Marin, Matteo Vandoni, Erwan Codrons, Luca Correale, Marco Del Bianco, Sara Ottobrini
ttività fi sica e perimenopausa
LUCA MARINDottore Magistrale in Scienze Riabilitative, FisioterapistaLaboratorio Attività Motoria Adattata (LAMA)Università di Pavia.
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ERWAN CODRONS PsicologoLaboratorio Attività Motoria Adattata (LAMA)Università di Pavia.
MATTEO VANDONIPhD, RicercatoreLaboratorio Attività Motoria Adattata (LAMA)Università di Pavia.
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GiocosaMenteIN QUESTO NUMERO:
COSTRUIRE UN REPERTORIO:
il ruolo del gioco motorio nello sviluppo della “Physical Literacy”
Patrizio De Rossi, Antonio Mazzoni
PATRIZIODE ROSSIInsegnante di educazione fisica in scuole dell’infanzia,primarie e secondarie. Allenatore di secondo livello FIH, autore di FiabeMotorie.Attualmente ricercatore presso the School of Education, Faculty ofSocial Sciences alla University of Stirling (UK) con una borsa di studiodell’ESRC (Economical and Social Research Council).
INTRODUZIONEL’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2010, p.7) considera: “L’inattività fisica è ora identificata come il quarto fattore di rischio di mortalità globale”, quindi aumentare i livelli di at-tività fisica nella popolazione dovrebbe costituire una priorità a livello internazionale.Secondo i dati di uno studio che comprende più di 40 Paesi, l’Italia figura all’ultimo posto come nu-mero di ragazzi e ragazze dagli 11 ai 13 anni che compiono 60 minuti di attività fisica da moderata a intensa giornaliera. Solo l’8% delle ragazze di 11 anni e il 17% dei ragazzi raggiungono l’ora di attività fisica quotidiana contro la media degli altri Paesi rispettivamente del 21% per le ragazze e 30% per i maschi. La partecipazione ad attività fisiche diminuisce a 13 anni con il 6% delle ragaz-ze e 14% dei ragazzi che dichiarano di raggiun-gere l’ora di attività fisica giornaliera (15% per le ragazze e 25% per i ragazzi la media degli altri Paesi) (WHO, 2016).
Sulla base dei risultati di un progetto di ricerca partecipativa di seguito riportato, questo articolo esamina il ruolo che ha il gioco motorio nello svi-luppo della “Phyiscal Literacy” nei bambini.Nella prima parte, si propone la tesi che per man-tenere uno stile di vita attivo, parte integrante di uno sviluppo olistico ed equilibrato della persona, dovrebbero essere considerate e sviluppate non solo le capacità fisiche, ma anche quelle cognitive, sociali ed emotive (le abilità di vita /le Life Skills) (Marchetti, Bellotti & Pesce, 2016).Nella seconda parte, viene esaminato il concetto di “Physical Literacy” e il suo collegamento con il gioco motorio. Nella terza parte, vengono presentati i risultati della ricerca, con considerazioni sul ruolo che po-trebbe avere il gioco motorio nello sviluppo della “Physical Literacy” e anche sull’importanza del coinvolgimento dei bambini in ricerche su questio-ni che riguardano la loro vita e il loro futuro.
LA PROMOZIONE DI UNO STILE DI VITA ATTIVO La partecipazione regolare ad attività fisiche è un fattore fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria di diverse malattie croniche (Warbur-ton, Nicol e Bredin, 2006).Linee guida nazionali e internazionali, così come la gran parte di studi e ricerche, si concentrano prevalentemente su fattori quantitativi dell’attivi-tà fisica, come la frequenza e l’intensità fisiologica cui arrivare o da sostenere; i consigli, per bambini e adolescenti, di “almeno 60 minuti quotidiani di attività fisica di intensità da moderata a vigorosa” (WHO, 2010, p. 7) si riferiscono solo a quantità e intensità. Non vengono prese in considerazio-ne, invece, la qualità dell’attività fisica, la gamma di abilità o di coordinazioni motorie coinvolte e la promozione delle abilità di vita, prestando atten-zione come queste abilità sono correlate al gioco, rendendo la persona più efficace alla vita e nella vita, che sarà più partecipata, condivisa, felice, gioviale. Garber (2011) afferma che è importante parte-cipare ad attività che incorporano diverse abili-tà motorie, “soprattutto attività che richiedono agilità, equilibrio e altre abilità motorie” (Garber, 2011, p.1345). La percezione di competenza motoria è correlata positivamente alla partecipazione ad attività fisi-che (Barnett, 2009). L’acquisizione e lo sviluppo delle competenze motorie negli anni della scuola primaria hanno un’influenza positiva sulla parte-cipazione ad attività fisiche in età adolescenziale (Barnett, 2009). Fino agli 11 anni è essenziale “costruire un repertorio motorio sufficientemen-te diversificato che consentirà poi un successivo apprendimento di abilità motorie più complesse e adattabili che potranno essere utilizzate in modo flessibile e su misura ai diversi e specifici contesti motori” (Clark, Metcalfe, 2002, p.176) e questo faciliterà lo svolgimento di nuove prassie. Agire sul mondo esterno e conoscerlo significa costru-ire strutture motorie (sequenze di movimenti or-dinati rispetto ad uno scopo e a specifiche esigen-
ANTONIO MAZZONI Insegnante di educazione fisica presso nidi, scuole dell’infanzia e primarie, psicomotricista, esperto CONI e docente della Scuola dello Sport del CONI Lazio, collaboratore del CIP, Comitato Italiano Paraolimpico, formatore della FGIC, tecnico di primo livello FIDAL, tutor del progetto Alfabetizzazione motoria e Sport di classe del CONI Lazio, autore di Fiabe Motorie. Docente al master di psicomotricità presso il Consorzio Humanitas e Università Lumsa di Roma.
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