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PALMA D'ORO - FIDAL · famoso“Stay hungry, stay foolish”. Se però nella borsa da allenamento...

Date post: 28-Oct-2019
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PALMA D'ORO TENDENZE La generazione Erasmus non ha confini PERSONAGGIO Golden Tortu l'Italia rivede il grande Berruti LA STELLA Da Pechino a Londra 10 anni di Bolt Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/203 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - Roma - n. 2 /2017 aprile-giugno MARCIA, ANTONELLA PALMISANO REGINA D'EUROPA
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PALMAD'ORO

TENDENZELa generazioneErasmus nonha confini

PERSONAGGIOGolden Tortul'Italia rivedeil grande Berruti

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MARCIA, ANTONELLA PALMISANO REGINA D'EUROPA

Quartino cover Atletica 1_2017 def:Layout 1 12-04-2017 15:08 Pagina II

SOMMARIO

PALMAD'ORO

TENDENZELa generazioneErasmus nonha confini

PERSONAGGIOGolden Tortul'Italia rivedeil grande Berruti

LA STELLADa Pechinoa Londra10 anni di Bolt

Post

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o

MARCIA, ANTONELLA PALMISANO REGINA D'EUROPA

Magazine della Federazione Italiana di Atletica Leggera

Anno LXXXIV/Aprile/Giugno 2017. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 1818 del 27/10/1950. Direttore Responsabile: Carlo Giordani. Vice Diret-tore: Marco Sicari. Segreteria: Marta Capitani. Hanno collaborato: Guido Alessandrini, Andrea Buongiovanni, Marco Buccellato, Benny CasadeiLucchi, Luca Cassai, Giorgio Cimbrico, Alberto Dolfin, Franco Fava, Lino Garbellini, Alessio Giovannini, Raul Leoni, Christian Marchetti, Mario Nico-liello, Nazareno Orlandi, Roberto L. Quercetani, Anna Chiara Spigarolo, Carlo Santi, Andrea Schiavon, Valerio Vecchiarelli, Giulia Zonca. Fotografiedi: Giancarlo Colombo, Andrea Renai, Gianluca Fortunato/Trackarena, archivio FIDAL, IAAF, IAAF Diamond League, European Athletics, UfficioStampa Organizzatori. Redazione: Via Flaminia Nuova 830, 00191 Roma: FIDAL, tel. (06) 33484713. Impaginazione e stampa: Digitalia Lab srl - Roma

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - Roma - n. 3/2011. Per ab-bonarsi è necessario effettuare un bonifico di 20 euro sul conto corrente ordinario BNL (IBAN 29Z 01005 03309 000000010107) intestato a Fe-derazione Italiana di Atletica Leggera, specificando nella causale “Abbonamento rivista Atletica”.

www.fidal.it

EDITORIALE

3 Verso Londra una sfida per cresceredi Alfio Giomi

DOSSIER GIOVANI

4 La generazione Erasmus alla conquista del Westdi Andrea Schiavon

6 Helen Falda, l’”americana”7 Pietro Riva, il militare8 Elena Bonfanti, la “civile”

10 Fidenza dreamin’di Benny Casadei Lucchi

12 Di Lazzaro, la straniera venutada… Triestedi Raul Leoni

16 “Più che uno staff, una squadra”Così costruiamo il futurodi Anna Chiara Spigarolo

L’IMPRESA26 Palmisano fiore d’oro in casa marcia

di Christian Marchetti

IL PERSONAGGIO

28 Rigaudo, la zingara s’è fermata“Ora fatico con le castagne”di Guido Alessandrini

LA RICORRENZA

48 Angeli e demoni, i giorni di Roma 198750 Un ponte tra due epoche

dal tramonto di Moses al Giorno di Panettadi Giorgio Cimbrico

51 Doping, manipolazioni e sospetti,all’Olimpico lo sport perse l’innocenzadi Guido Alessandrini

MONDO RUNNING53 V.I.P., very important podisti

di Lino Garbellini

ATLETICA PARALIMPICA56 Dottor Di Maggio e mister Bolt

di Alberto Dolfin

CORSA IN MONTAGNA58 Silvia porta l’Italia tra i grandi del trail

di Luca Cassai

FILO DI LANA60 Bolt 10, dal nido all’immortalità

di Giorgio Cimbrico

L’ANGOLO DI QUERCETANI64 Riscrivre i record? Ai tempi

dell’Urss ci aveva già pensato Lenindi Roberto L. Quercetani

n.2 apr/giu2017

GOLDEN GALA18 Golden Tortu

di Valerio Vecchiarelli

22 Il ritorno dei senza terra di Carlo Santi

24 Don’t cry for me Venezueladi Mario Nicoliello

L’AGENDA DI PRIMAVERA32 Taylor, Manyonga, Ojiaku

benvenuti a gravità zerodi Marco Buccellato

L’ATLETICA IN UN TWEET36 Salto con l’hashtag

a cura di Nazareno Orlandi

LA NAZIONALE38 I fantastici 5

di Andrea Buongiovanni

40 “Portano metodi e culture diverse.È un’opportunità che va sfruttata”

L’INTERVISTA47 Salis: «In prima linea

per lo sport che amo»di Giulia Zonca

SALTO TRIPLOIL “CAPITANO” CHIAMA...Fabrizio Donato non finisce di stupire.Reduce dall'aver salvato la spedizioneazzurra agli Europei indoor di Belgradocon il suo argento nel triplo, il finanzieres'è regalato uno straordinario esordioall'aperto, saltando 17,32 con ventoregolare (+1.1) al meeting francese diPierre.Bénite. “Il mio miglior esordioall'aperto di sempre” il suo commento,detto da uno che va per le 41 primavere.Misura oltrettutto ottenuta al quintotentativo, dopo essere atterrato a 16,89.Altra rarità per un atleta costretto dagliacciacchi a dosare con il bilancino ilnumero dei salti. Era dalla finale olimpicadi Londra 2012, quando fu bronzo, cheDonato non saltava tanto lontano. Alloraraggiunse 17,48. Ovviamente il suo 17,32è anche record mondiale master M40.

SALTO TRIPLO… IL “RAMPOLLO” RISPONDE“Per me Fabrizio Donato è un'autenticaleggenda” confessa Andrea Dallavalle,fresco campione d'Italia juniores.Leggenda e fonte di ispirazione, se è verocom'è vero che due giorni dopo l'exploitdel veterano azzurro a Pierre-Bénite, ildiciassettenne dell'Atletica Piacenza atterraa 16,46 (+1.2) nella finale dei tricolori dicategoria, a Firenze. Mancato per soli ottocentimetri il primato italiano juniores diTobia Bocchi (16,54 nel 2015), mentre ilprecedente personel (15,81) è addiritturaridicolizzato. Dallavalle, figlio dell'exlunghista Maria Cristina Bobbi e argentoeuropeo allievi lo scorso anno a Tbilisi, siinserisce così al secondo posto delle listecontinentali a poco più di un mese dagliEuropei U.20 di Grosseto (20-23 luglio).

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EDITORIALE

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VERSOLONDRA

La vittoria della Palmisano, le prodezze di Donato e levolate di Tortuaccendonol’entusiasmodell’atleticaitaliana nellastagione proiettatasui Mondiali

Nel cuore dell'atletica italiana scor-rono tante storie. Un flusso che ali-menta le nostre radici e che, allo

stesso tempo, produce nuovi germogli erafforza i rami già cresciuti. Ci sono atleti,su tutti l'immenso Pietro Mennea, che nonrappresentano solo il volto dell'atletica, madi tutto lo sport italiano. Perché, come haricordato il Presidente della RepubblicaSergio Mattarella in occasione della suastorica visita al CONI, "Mennea è riuscitoa raggiungere traguardi straordinari, par-tendo dal punto più lontano. E, purequando ha raggiunto la vetta, non ha di-menticato la responsabilità sociale del mo-vimento sportivo". La vetta è l'obiettivo diogni uomo che nasca con lo spirito delcampione, ma conta anche il percorso chesi sceglie per raggiungerla, una strada im-perniata dei valori che si sono messi al cen-tro della propria vita. Questa lunga estate ci porta verso ungrande appuntamento, quello dei Mondialidi Londra. Sarà l'ennesimo confronto conl'universo globale che da sempre caratte-rizza il nostro sport, un'arena impegnativa,ma non per questo meno sfidante. E' quiche l'Italia dell'atletica vuole ritrovare il suospazio. Fino a questo punto il 2017 ci haproposto le prodezze di un capitano infi-nito come Fabrizio Donato che, dopo l'ar-gento degli Euroindoor, è stata capace diesordire all'aperto con uno straordinario17,32. Dalla Coppa Europa di marcia arriva,invece, la vittoria schiacciante di Antonel-la Palmisano, accompagnata dal bel gestocon cui, a pochi passi dal traguardo, ha scel-to di raccogliere la bandiera tricolore, ri-nunciando al primato personale. Buone no-tizie anche dall'infermeria per i due big del-

l'alto: Gianmarco Tamberi è appena tornatoin pedana a San Marino con tanta emo-zione e Marco Fassinotti è al rientro in az-zurro agli Europei a squadre di Lille. Intanto alle loro spalle, scalpita l'onda az-zurra dei giovani. Per molti l'obiettivo diquesta stagione sono gli Europei under 20che organizzeremo proprio in Italia, aGrosseto. Un evento che, come testimo-niano le recenti rassegne nazionali di ca-tegoria, sta portando una carica di entu-siasmo e di risultati molto promettenti. Lasperanza è di ritrovare in pista un talentocome Filippo Tortu che, non ancora19enne, ha già fatto vedere cose da gran-de come il record italiano junior dei 100metri migliorato a 10.15 e l'impressionante20.34 sui 200 al Golden Gala. Poi un pic-colo imprevisto subito dopo la magica se-rata di Roma l’ho temporaneamentemesso fuori gioco, ma confidiamo in unasua pronta ripresa. Il Golden Gala anche quest’anno è statoun grande spettacolo, una notte di stel-le illuminata da performance di altissimolivello. Tutto questo nel trentesimo anni-versario dei Mondiali di Roma e al culmi-ne delle sei giornate di Runfest al Parco delForo Italico. Grazie al supporto del CONI,abbiamo così potuto mostrare la plurali-tà e i mille volti del nostro sport anche at-traverso le tre ore di diretta Rai dedicateal meeting e Radio Rai che ha allestito unostudio con collegamenti quotidiani dal vil-laggio. Perché l’atletica c’è e vuole torna-re a raccontare, con orgoglio, tante altrebelle storie come quella del rinnovato Sta-dio Grezar di Trieste che riapre finalmen-te le sue porte per accogliere i Campio-nati Italiani Assoluti.

Il presidente FIDAL, Alfio Giomi

una sfidaper crescere

È il fenomeno del momento: sempre più giovani scelgono di studiare ed allenarsi nei campus d'OltreoceanoPro e contro di questa e altre scelte

diAndrea Schiavon

LA GENERAZIONEERASMUSALLA CONQUISTA DEL WEST

DOSSIER GIOVANI

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piccoli campus agli atenei dell'Ivy League,le sistemazioni sono molto differenti traloro e dall'una all'altra non cambia soltantoil contesto urbano, ma mutano pure le ri-chieste sportive e quelle accademiche.Se non hai voglia di studiare, difficile chetu possa approdare a Princeton, orgogliosadi avere avuto Albert Einstein tra i propridocenti, o che tu possa avere buoni votia Stanford, dove sono fieri dei loro 32 pre-mi Nobel e dove Steve Jobs pronunciò ilfamoso “Stay hungry, stay foolish”. Se perònella borsa da allenamento c'è sempre po-sto per i libri, allora andare al college ne-gli Usa non è solo l'occasione per conti-nuare ad allenarsi seriamente durante glianni universitari, ma pure l'opportunità diconseguire una laurea di prestigio a costiridotti. E, in questo senso, qualcosa simuove anche in Italia nell'universo Cus,come accade ad esempio all'Università del-l'Insubria e a Torino, con il progetto Agon.

Una bandiera americana e, al postodelle tradizionali stelle bianche susfondo blu, al-

trettante file di stel-lette militari. Potrebbeessere questa la rap-presentazione graficadel dilemma che sipongono i ragazzi e leragazze più talentuosidell'atletica italiana: vado alcollege negli Stati Uniti o miarruolo in un gruppo sportivo mi-litare? Senza dimenticare la terza via,per chi non può o non vuole percorrerele prime due: restare in Italia, gareg-giando per una società civile.

Go WestQuella che un tempo appariva comeun'esotica destinazione riservata a pochiè diventata una vera e propria rotta mi-

gratoria: sono decine i ragazzi che han-no scelto di fare gli studenti-atleti in uncollege statunitense. Migliore cono-scenza dell'inglese, tecnologie chepermettono di sentire meno la no-stalgia di casa… numerosi fattori

hanno portato a incrementare nu-meri che fino a una decina di

anni fa erano esigui. Ma cosa si-gnifica volare negli States

per frequentare il college?Dalle aree rurali dell'Ida-

ho a New York City, dai

18 TALENTI A STELLE E STRISCE

Atleta Età Specialità Personale Club di origine UniversitàIliass AOUANI 21 5000 13'55”02 Riccardi Milano SyracuseTobia BOCCHI 19 Triplo 16.54 Carabinieri UCLAHelen FALDA 21 Asta 4.38 Cus Pisa Texas-ArlingtonSimone FASSINA 20 Decathlon 7198 Team Lombardia Kansas StateGianlorenzo FERRETTI 25 Martello 69.65 Firenze Marathon MinnesotaFederico GASBARRI 22 1500 3'48”00 Atl. Vomero LamarJacopo LAHBI 23 800 1'46”79 Atl. Mogliano AlabamaTobia LAHBI 22 400 hs 50”96 Atl. Mogliano West Texas A&MNadia MAFFO 20 Martello 60.90 Libertas Udine Southern MississipiStefano MIGLIORATI 22 800 1'48”68 San Rocchino East CarolinaGabriele MONTEFALCONE 19 400 hs 51”63 Sportrace PrincetonEleonora OMOREGIE 20 Alto 1.88i Libertas Udine Florida StateDaisy OSAKUE 21 Disco 57.48 Sisport Angelo StateGian Piero RAGONESI 21 Peso/Disco 19.00/59.18 nessuna MiamiJacopo SPANO' 22 200 20”98 Atl. Calvesi WashingtonGiulia SPORTOLETTI 20 Eptathlon 5164 Team Lombardia RiceDylan TITON 23 5000 14'40”46 Assindustria Padova La SalleSilvia ZANINI 23 Disco 48.47 Nuova Atl. Varese South Dakota State

Helen Falda

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HELEN FALDA

è nata a Torino il 13 febbraio1996. èspecialista del salto conl'asta. Cresciuta nella SisportFiat, gareggia per il Cus Pisa edal settembre scorso studiaalla Texas University di Arlin-gton (Usa). èallenata da DevinRodriguez in Texas e da An-drea Calandrina in Italia. Loscorso anno ha vinto il bronzoai Mediterranei U.23. A livellojuniores ha preso parte aiMondiali 2014 e agli Europei2015, senza superare le quali-ficazioni. Vanta personali di4.38 all'aperto e 4.20 indoor,entrambi stabiliti quest'anno.

“Qui mi trattano da professionistaE gareggio di più”

«Come ho fatto a migliorarmi di oltre 30centimetri in pochi mesi? Credo che lachiave sia il modo in cui posso viverel'atletica qui. Mi trattano come una pro-fessionista: al di fuori delle lezioni, trascorro4-5 ore ogni giorno tra pista e palestra».Helen Falda è arrivata in Texas lo scorsoagosto, proveniente da Torino, e setti-mana dopo settimana è salita sempre piùin alto: quando la stagione 2017 al-l'aperto era appena iniziata in Italia, leiaveva già saltato 4,38 diventando laquinta astista azzurra di tutti i tempi. «Leprime proposte di venire a studiare ne-gli Stati Uniti le ho ricevute in occasionedei Mondiali juniores di Eugene, nel2014 – racconta la 21enne, che ha unnome straniero ma famiglia e radici ita-liane ed è cresciuta al quartiere Lingot-to – Prima di decidermi a partire mi sonoinformata bene su quale fosse il collegemigliore per il salto con l'asta. Alla fine hoscelto l'università del Texas, ad Arlin-gton, perché il coach Devin Rodriguez èvenuto persino in Italia a conoscermi, perconvincermi a iscrivermi qui».Una scelta meditata, che l'ha portata astudiare spagnolo, tra un allenamento el'altro. Ma com'è l'impatto con la vita ac-cademica del college? «Non ho avutoproblemi linguistici e la media dei mieivoti alla facoltà di spagnolo finora èalta. Quanto mi impegna lo studio? One-stamente, stavo più ore sui libri quando

ero al liceo in Italia». Primi mesi pieni di soddisfazioni, maanche senza sosta: quando a fine aprilele sue colleghe italiane stavano per de-buttare all'aperto, Helen aveva già al-l'attivo più di dieci gare tra indoor e out-door. Il timore è che l'attività del collegesprema troppo i ragazzi dal punto di vi-sta agonistico, soprattutto chi come He-len, terminati gli impegni Ncaa, poi sal-ta anche in Europa. «Di certo qui gareg-gio molto di più, ma questo non va a sca-pito degli allenamenti, perché le mani-festazioni minori le affrontiamo come sefossero sedute di preparazione, senza sca-ricare o modificare la preparazione» ras-sicura Helen, che nel periodo in cui saràin Italia tornerà ad allenarsi con AndreaCalandrina, con cui è rimasta sempre incontatto anche dagli Usa. «Come e dove immagino la mia vita

dopo il college? Alla fine dell'universitàqui negli Stati Uniti si capisce se puoi es-sere un'atleta professionista, perché ser-vono sponsor e ingaggi per continuarea fare attività ad alto livello. Tutto di-penderà da che misure avrò raggiunto.Ho altri tre anni per vivere questa espe-rienza fino in fondo».

a.s.

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“Assistenza totaleLo stipendio è

un aiuto non il fine”

PIETRO RIVA

è nato a ad Alba (CN) l'1 mag-gio 1997. Mezzofondista, alle-nato da Alessandro Perrone.gareggia per le Fiamme Orodopo essere cresciuto all'Atle-tica Alba. Fino all'età di 12 annisi è diviso tra calcio (terzino si-nistro) e atletica, prima di sce-gliere la carriera in pista. Dajuniores è stato campione d'Eu-ropa dei 10.000 a Eskilstuna2015 (decimo ai Mondiali 2016)e argento a squadre agli Euro-pei di cross dello stesso anno(decimo individuale). Vanta3'46”98 sui 1500, 14'07”96 sui5000 e 29'25”09 sui 10.000.

«Sono reduce da un infortunio, una fa-stidiosa fascite al piede che mi ha limitatoper tutto l'inverno, e mai come in que-sta occasione ho apprezzato il fatto di farparte di un gruppo sportivo militare, per-ché mi sono sempre sentito seguito, horicevuto assistenza, mi sono stati indicatispecialisti cui rivolgermi e mi hanno ac-compagnato nel percorso di recupero,senza mai mettermi fretta».

Cresciuto nell'Atletica Alba, Pietro Riva siè arruolato in Polizia nel maggio del 2016,meno di un anno dopo essere diventa-to campione europeo juniores dei 10.000a Eskilstuna, in Svezia. «Da allora ho cer-cato di vivere l'atletica in maniera sem-pre più seria: sono cambiati i carichi di la-voro, passando da 110 a 140 km setti-manali, e le mie giornate sono imposta-te in funzione degli allenamenti». Que-sto non significa che Pietro abbia ri-nunciato a studiare. Anzi, si è sceltoun'università bella tosta: matricola alPolitecnico di Torino, studia matematicaper l'ingegneria. Un corso impegnativo,

ma che riesce a conciliare con la corsa.«Il Politecnico offre l'opportunità di fre-quentare le lezioni online e così sono riu-scito a superare analisi al primo tentati-vo senza essere mai stato fisicamente inaula prima dell'esame».Un altro ingegnere che corre in strada,dopo Daniele Meucci. «Nel mio futuro cisarà sicuramente la strada – spiega Pie-tro – Il fatto che Daniele sia arrivato a fareil ricercatore, facendo attività interna-zionale, è un bello stimolo. In squadra conme poi c'è anche Ayo (Ayomide Folo-runso; ndr) che studia medicina: far par-te di un gruppo sportivo militare non ècerto un ostacolo per l'università. Al contrario, se non fossi entrato in Poli-zia, probabilmente avrei mollato l'atleti-ca, per concentrarmi sullo studio. Inve-ce così ho l'opportunità di fare entram-be le cose». Uno studente-atleta, che però ha rifiutatole offerte arrivate dai college americani.«La prima l'ho ricevuta quando ero an-cora allievo – racconta – Mi hanno pro-posto una borsa per Temple, un collegedi Filadelfia. Poi sono arrivate altre op-portunità, ma io ho scelto l'Italia perchéqui l'università è di livello e, dal punto divista sportivo, le Fiamme Oro mi davanopiù certezze di un college». Ma non c'è il rischio che lo stipendio pos-sa anestetizzare le ambizioni? «Questo di-pende dalle motivazioni personali. Lo sti-pendio è un supporto per permetterti difare meglio l'atleta. È un mezzo che ti aiu-ta a correre, non il fine per arrivare al tra-guardo».

a.s.

In casermaArruolarsi è stato e continua a esserel'obiettivo di chi punta a fare dell'atleti-ca una professione. Lo stipendio fisso, inun Paese in cui la disoccupazione gio-vanile è al 40%, offre quella tranquillitàeconomica che permette di impostare legiornate in funzione degli allenamenti.Una retribuzione che può essere un'ar-ma a doppio taglio per chi la vede comeun traguardo e non come uno stru-mento per raggiungere risultati di livel-lo internazionale. I gruppi sportivi militari

negli ultimi anni si sono strutturati perevitare di trasformarsi in parcheggio dinon più giovani talenti sfioriti. Flessibili-tà in entrata e in uscita sono le chiavi perrenderli sempre più efficienti.Chi crede che l'atletica (e, più in genera-le, lo sport italiano) possano fare a menodei militari, si scontra con i numeri. Pren-dete la squadra azzurra ai Giochi di Rio: inon militari erano 7 su 39 convocati (Ca-poraso, Pertile e Lingua tra gli uomini; Bon-fanti, Santiusti, Bertone e Straneo tra ledonne).

DOSSIER GIOVANI

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La dottoressa Bonfanti non ha ancoraesposto l'orario definitivo di ricevimentoin ambulatorio, ma ci sta lavorando, conla stessa passione che ha messo per arri-vare alle Olimpiadi. Elena Bonfanti ha 28anni, una laurea in medicina, due parte-cipazioni ai Giochi e ha sempre gareggiatoper l'Atletica Lecco Colombo, la società incui è cresciuta. «In realtà le prime gare, fin-ché ero cadetta, le ho fatte con la magliadell'Atletica '87 Oggiono, ma si tratta di unasocietà-satellite di Lecco, quindi si può direche non ho mai cambiato squadra».Ma com'è la vita di un'atleta che resta inItalia, al di fuori dei gruppi sportivi milita-ri? «Hai meno mezzi e, a volte, hai pure lasensazione di dover dimostrare qualcosain più degli altri per strappare una con-vocazione. È tutto un po' più difficile, manon è impossibile. Per me poi, forse è sta-to meglio così, perché quello di medicinaè un corso di laurea con obbligo di fre-quenza, con molti tirocini e far parte di unasocietà civile mi ha lasciato più libertà nel-l'organizzare le mie giornate».Un allenamento al giorno, sei giorni su set-te, lasciando i bigiornalieri solamente ai pe-riodi di raduno: così Elena è arrivata a farparte della staffetta 4x400 a Londra 2012,bissando poi l'esperienza olimpica (sta-volta da riserva) a Rio 2016. E rientrata dalBrasile ha tagliato un ulteriore traguardo:si è sposata con Luca Pollastri, ex quat-trocentista prestato al ciclismo, dove lavora

come medico sportivo per la Bahrain-Me-rida, la squadra World Tour capitanata daVincenzo Nibali. «Siamo una coppia di me-dici, così come i miei genitori: papà è or-topedico e mamma ginecologa. Il sup-porto della famiglia, insieme a quellodella società, è fondamentale se fai l'atle-ta senza poter contare su uno stipendiofisso. Io fortunatamente non ho mai avu-to gravi infortuni e quando avevo bisognodi fare Tecar… ci pensava mio marito».

Dal ciclismo all'atletica, come accadevaquando ai muscoli della campionessaeuropea di maratona Maria Guida ci pen-sava il marito, Gianluca Carretta. Il contri-buto dell'Atletica Lecco alla Nazionalenon si ferma a Elena: per il club lombar-do ha gareggiato Eleonora Giorgi (primadi approdare in Fiamme Azzurre) e l'atle-ta in ascesa è Simone Cairoli. «Lui è dav-vero un esempio per tutti quei ragazzi chenon possono contare su uno stipendio fis-so per fare atletica – conclude Elena –Dopo la laurea in informatica si è messoa lavorare, allenandosi al mattino prima dientrare in ufficio e poi alla sera. Per dedi-carsi ancora di più alle prove multiple hapoi trovato un impiego part-time allaDecathlon. Tutti dovrebbero fare il tifo perun ragazzo così».

a.s.

“In un club è un po'più difficile, ma

non impossibile”

ELENA BONFANTI

è nata a Milano il 9 luglio 1988,ma vive a Castello di Brianza,15 km da Lecco, e si allena adOggiono. Gareggia da sempreper l'Atletica Lecco ColomboCostruzioni. Specialista dei400, è allenata da Luca Longhi.Dal 2012 al 2016 ha presoparte a un'Olimpiade (Londra2012), un Mondiale (2015) edue Europei (2014 e 2016) conla staffetta 4x400, piazzandosisettima a Zurigo 2014. è stataoro ai Mediterranei 2013. Hapersonali di 52”61 all'aperto e53”47 indoor. è medico ed èstata volontaria in missioniumanitarie in teatri di guerra.

A domicilioRestare a casa e gareggiare per una so-cietà civile molto spesso è una scelta ob-bligata di chi non supera il concorso perentrare in un gruppo sportivo militare enon riceve offerte dall'America. Il gran-de quesito in questi casi è: si può fareatletica di vertice senza poter contare sustipendio o borsa di studio? Si potrebbescavare nel passato, risalendo all'epocagloriosa di Pietro Mennea e Sara Si-meoni (né l'uno né l'altra erano milita-ri, né tantomeno emigrati all'estero),

Da New York all'Idahosoluzioni molto diverse

per abbinare atleticae studio. E qualcosa simuove anche in Italia

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DOSSIER GIOVANI

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IL COLLEGE DEL MEZZOFONDO

Compie quattro anni il College diMezzofondo dell'Universitàdell’Insubria di Varese, nato nel2014 per sostenere le giovanipromesse del mezzofondo italiano,aiutandole a coniugare studi (corsi di laurea a Varese, Como,Busto Arsizio e Saronno) e attività agonistica. Quattro i posti a disposizione.

La borsa di studio dà diritto a: • alloggio presso il complesso Carlo

Cattaneo dell’Universitàdell’Insubria;

• rimborso della parte fissa dellerette universitarie;

• accesso a tutte le strutturesportive del Cus dei Laghi per lapreparazione agonistica;

• allenatore federale; • tutor didattico; • assistenza della segreteria del Cus

dei Laghi per la gestione diproblematiche logistiche.

Per informazioni: Ufficio Cus dei Laghi Via Monte Generoso 7,[email protected]@gmail.comtel. 0332 - 219896fax 0332 - 219898

L'alternativa restanoi gruppi militari dove

però la parola d'ordineormai è flessibilità. Per

non diventare parcheggi

ma ci sono stati e ci sono esempi posi-tivi anche in tempi più recenti. StefanoBaldini ha raggiunto l'oro olimpico ga-reggiando con la maglia della Corradi-ni Rubiera e il suo collega Ruggero Per-tile continua a farlo, a quasi 43 anni, daportacolori dell'Assindustria Padova.Due specialisti delle corse su strada,non a caso, dove gli ingaggi permetto-no di far quadrare i bilanci un po' megliorispetto alle discipline legate alla pista.E, in ogni caso, resta fondamentale il sup-porto della società.

SceltaCollege, squadre militari o civili: cos'è me-glio per crescere? Il dibattito è aperto. Persaperne di più e alimentare il confron-to su questi temi abbiamo deciso di in-terpellare Helen Falda, Pietro Riva ed Ele-na Bonfanti, tre ragazzi che stanno vi-vendo in prima persona queste espe-rienze. L'idea è di farli parlare come se fos-sero sorelle e fratelli maggiori, per ispi-rare tutti quelli che – magari tra qualcheanno – si troveranno di fronte agli stes-si dilemmi.

Daisy Osakue, 21 anni,si è trasferita da Torinoad Angelo State

DOSSIER GIOVANI

FIDENZA DREAMIN'In viaggio nell'universo del Cus Parma, un ambiente stile campus Usa nella pianura emiliana. Gestito da un... Mammo

di Benny Casadei Lucchi

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A FidenzaElisa ha gli occhi scintillanti. Cammina coneleganza mentre riprende fiato dopol'allenamento di rifinitura. Tempo duegiorni e sarà in pista a Savona, 100 osta-coli, vittoria, 13"24, record italiano ju-niores. Ha 19 anni la Di Lazzaro. Salso-maggiore è vicina, pochi chilometri da qui.Solo volesse, potrebbe partecipare a unconcorso di bellezza. Non vuole. Elisa vuo-le l'atletica.Desy sta facendo stretching. È la più gio-vane e la più alta ed è la campionessa eu-ropea under 18 dei 100 hs. Era una bim-ba Desola Oki quando lui l’accolse. Se nesta appoggiata a un attrezzo dentro il pic-colo magazzino che si affaccia sulla par-tenza dei 100 come un garage nel corti-le. Le sue gambe non finiscono mai. Si alza

e raggiunge i blocchi. L'attende una man-ciata di ostacoli. Li fissa come una giova-ne di 17 anni deve guardare alla vita: convoracità. Quando scatta, le braccia sem-brano artigliare il futuro e le gambe scal-ciare via il passato.Il rumore del vento corre veloce e por-ta con sé Ayo. Èuna freccia sul rettilineodei cento. Quarta nei 400 hs agli Europeie sesta nella 4x400 a Rio, Ayomide Folo-runso sta terminando la terza serie. S'in-cunea sul traguardo e inizia a rallentare.Lui si volta, le sorride, guarda il crono-metro e dice solo: “Bene così”. “Mhhh”,mormora lei insoddisfatta come sempre.La notano un paio di bambini della vici-na scuola calcio. “Eccola”, urlano corren-do verso la recinzione, “è lei che ha fat-to le Olimpiadi, lo sai?”, dice uno ag-

FIDENZA DREAMIN'In viaggio nell'universo del Cus Parma, un ambiente stile campus Usa nella pianura emiliana. Gestito da un... Mammo

di Benny Casadei Lucchi

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Maurizio Pratizzoli con Desola Oki ed Elisa Di Lazzaro

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grappandosi alle reti. Ayo si volta discatto e le treccine color del mogano legirano attorno come una giostra nelgiorno di festa. Beve e va a salutarli.Sara ha un sorriso che intriga, la genti-lezza innata dei modi e il corpo solido dichi potrebbe prenderti in braccio qui,adesso, e scagliarti a decine di metri. Èlacampionessa italiana invernale del mar-tello. Ancora una decina di giorni e a Mo-dena lo lancerà a 68,24, record under 23.A fine allenamento, Sara Fantini corre unpaio di cento e la grazia pesante della suacorsa è affascinante. Sembra vada a mil-le all'ora. “Oh, oh piano Sara, che poi ti faimale...”, le dice lui.

Mammo coachLui è Maurizio Pratizzoli ed è molte per-sone in una. È dirigente, professore, alle-natore, ed è un nome, un cognome, un fi-glio, fratello e papà d'arte. Soprattutto, èuna vocazione che si tramanda in que-st'Emilia parmigiana. Lui è Maurizio det-to il Mammo coach e tutti pensano sia di-ventato Mammo perché protettivo versoi propri atleti. Magari anche. “In verità ènato prima il soprannome e solo poi la miavita”, confida. E questa frase a metà stra-da con la poesia riassume l'uomo. “Me lodiede mio fratello Giuseppe da piccini. Già,Giuseppe... - sospira il Mammo - anche luiè insegnante di educazione fisica come

me, e mi ha preceduto nel ruolo di pre-sidente dell'atletica Avis Fidenza”.Perché oggi Pratizzoli è il garante dellosport in questa cittadina magica nel cuo-re della pianura padana ancora ferma in untempo giusto e a misura d'uomo. Abita-zioni basse, vie ordinate e “in cinque minutida casa siamo qui sul campo ad allenarci”,è il refrain di queste atlete e questi atleti ap-passionati e colorati dalle maglie del CusParma a cui l'atletica fidentina, Avis alfemminile, Forti e liberi al maschile, fa ri-ferimento. In pista, a coadiuvare il Mammocoach, ci sono tecnici nazionali specialisticome Giacomo Zilocchi, 28 anni, che se-gue Edoardo Scotti, 17enne campione e

Di Lazzaro, la straniera venuta da... Trieste“Le parole di Desola mi hanno trasformata”

di Raul Leoni

Il paradiso degli ostacoli, il campo di Fi-denza. Lì si allenano Ayomide Folorun-so, primatista promesse dei 400 hs, e De-sola Oki, campionessa europea allievedei 100 hs. Ma alle due azzurre conascendenze nigeriane si è affiancata unavera “straniera”. Elisa Di Lazzaro arriva daTrieste, dove per una strana congiun-zione si erano concentrate tante ragazzedi punta delle categorie giovanili: “NiclaMosetti, Martina Millo, Irene Giovanni-ni e Anna Bionda, in realtà appartenentia diversi gruppi di allenamento”, ricor-da Elisa, che ha iniziato alla corte di Ste-fano Lubiana. Poi il trasferimento nel Par-mense, per motivi familiari e il suo vec-chio tecnico l’ha affidata a Maurizio Pra-tizzoli, guru degli ostacoli fidentini.“Già il primo giorno, nemmeno finitoil trasloco, ero in pista col prof: le altrele conoscevo, ma mi sentivo un pescefuor d’acqua”. La “straniera” che vienedall’Est - “Così mi consideravano, anchea scuola” - ci mette un po’ di tempo adambientarsi, non ultimo per motivi fi-sici: “Quel 13”67 di Modena, 21 maggio

2016, era già minimo per i Mondiali ju-niores, poi uno stupido infortunio in al-lenamento, sembrava una cosa da nien-te”. Invece astragalo rotto, niente viaggioa Bydgoszcz: “Sono rimasta da sola, cer-cando di recuperare, mentre “Desi” vin-ceva l’oro a Tbilisi e “Ayo” correva ai Gio-chi di Rio”.Ha ripreso a volare quest’inverno, Elisa, trevolte record juniores dei 60 hs: 8”28, 8”25e 8”22, ma soprattutto vittorie che vannoin bacheca: “Dopo i Tricolori juniores,Desi Oki mi ha detto che dovevo crede-re in me: due settimane dopo ecco la vo-lata vincente degli Assoluti, mentre afianco avevo due miei idoli come Catta-neo e Borsi”. E poi in azzurro, il triangola-re di Halle: battendo Ilionis Guillaume, unodei talenti più celebrati d'Oltralpe. Sarebbestato addirittura minimo continentaleper gli indoor di Belgrado, ma è meglioprocedere per gradi: “I prossimi Europei ju-niores in casa, la finale di Grosseto, già misembra un traguardo ambizioso: magaria fianco di “Desi”, così ci sarà tutto il cam-po di Fidenza a tifare per noi”.

ELISA DI LAZZARO

è nata a Trieste il 5 giugno1998. Si è avvicinata all'atleticaal Cral Trasporti, prima di tra-sferirsi con la famiglia in Emiliaed entrare prima all'Avis Fi-denza e poi al Cus Parma. Av-viata agli ostacoli da StefanoLubiana, è ora allenata da Mau-rizio Pratizzoli. Vanta 8”22 sui60 hs indoor e 13”24 sui 100 hs:sono entrambi record italianijuniores.

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primatista italiano indoor dei 400, e Pao-la Iemmi, ex giavellottista, preparatrice atle-tica, e ora, con Nicola Vizzoni e MarinellaVaccari, allenatrice di Sara Fantini. Che perinciso è figlia sua e di papà Corrado, fi-dentino finalista nel peso ad Atlanta '96.

CapostipiteSul prato, Silvia Dalla Chiesa, tecnico del set-tore giovanile, sta preparando i bambini fa-cendoli giocare allo sport. Proprio così. “Neabbiamo una cinquantina - spiega Pratiz-zoli - Non ci sono risorse per farci pubbli-cità, ma da anni teniamo corsi nelle otto ele-mentari della zona. E loro arrivano, sono ilnostro futuro. Desy, per esempio, me la se-gnalò mia figlia Elisa, anche lei insegnan-te di educazione fisica”. Ai lati della pista, s'in-contrano giovani che sembrano atleti e in-vece insegnano. Sono i tirocinanti del

Mammo coach, i futuri tecnici. Si dedica-no alle varie specialità e a volte ad altro.Come Michele, 22 anni, studente di inge-gneria informatica. Ha il brevetto di volo, maappena può vola allo stadio per aiutare laIemmi e Pratizzoli e gli altri tecnici specia-listi “anche se adesso sto piegando volan-tini e non è mica il massimo però servonoper il Memorial di sabato”, sbuffa senzasmettere di sistemare foglietti. Perché siamo alla vigilia del quarto TrofeoCittà di Fidenza, il Memorial Pratizzoli,l'omaggio di questa terra al Profff, con la Pmaiuscola e tre effe: Luigi Pratizzoli. L'arte-fice di tutto. Èil papà di Maurizio, di Giu-seppe. Soprattutto, è il professore di edu-cazione fisica che per decenni ha saputoinculcare e poi plasmare l'amore per losport e l’atletica nei giovani di queste ter-re. “Papà aveva iniziato allenando nel cal-cio”, ricorda il Mammo. “Pensa che EugenioBersellini e Armando Onesti, nel ’52, vinserocon lui il titolo italiano CSI. Io nacqui quel-l’anno, e poco dopo papà decise di dedi-carsi alla pallacanestro. Ero attratto da tut-to ciò che faceva, così da piccolo mi ap-passionai al basket. Vado ancor oggi fierodi una finale allievi in cui marcai Marzora-ti”. E dopo il basket arrivò l’atletica. Anchequi centinaia di giovani stregati dal ProfffLuigi. Uno di questi, Giancarlo Chittolini, è

SARA FANTINI

è nata a Parma il 16 settembre1997. Figlia di Corrado, ex az-zurro del peso, dopo gli inizi al-l'Avis Fidenza, gareggia oggiper il Cus Parma, allenata damamma Paola (Iemmi, ex gia-vellottista), Nicola Vizzoni eMarinella Vaccari. è fresca di un68,24 nel martello: record ita-liano promesse.

Elisa, Desy, Ayo, Saramolte delle attuali

speranze azzurre sonosbocciate qui. Graziea Maurizio Pratizzoli

L’ORGANIZZAZIONE

Avis Atletica femminile(presidente Maurizio Pratizzoli)Forti e Liberi maschile (presidente Sergio Pagani)Entrambe fanno parte del Cus Parma(presidente Michele Ventura).

ALLENATORI NAZIONALI SPECIALISTI

Maurizio Pratizzoli (velocità e ostacoli),Paola Iemmi (lanci), Giacomo Zilocchi(allenatore secondo livello velocità e lanci),Walter Cino (salti e lanci)

SETTORE GIOVANILE

Silvia Dalla Chiesa, Ambra Gatti(assistente)

TIROCINANTI ALLENATORI

Mauro Corsini, Matteo Arnaudi,Ferdinando Desirelli, Matteo Pegonani

MEDICO

Gianfranco Beltrami (vice presidente Fmsi)

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l'anima del Memorial e di molte altre ini-ziative. Ovviamente anche lui è insegnan-te di educazione fisica, e anche lui ha unpassato da allenatore: due Olimpiadi da co-ach di Alessandro Lambruschini, un oro eu-ropeo e un bronzo ai Giochi, mica coset-te. E infatti il siparietto con il Mammo è sem-pre dietro l'angolo: “Quanto a Olimpiadi, ioe lui siamo stati per una vita 2-0 – scherza- Poi Mammo ha trovato Ayo e ha parte-cipato a Rio 2016: 2-1... Però Ayo l'ho sco-perta io quando ancora insegnavo alle me-die di Fidenza...”, ridacchia. Maurizio lo lasciafare paziente e poi rifila la stoccata: “Eh già,però pensa a quante Olimpiadi potrebbeancora fare Ayo…”. Fra gli allievi celebri diPratizzoli padre, anche Vincenzo Pincolini,preparatore atletico del grande Milan anni’90, del Real, della Roma.

EDOARDO SCOTTI

è è nato a Lodi il 9 maggio2000. Giocava a calcio, terzinonei Giovanissimi del Fanfulla,ma due anni fa ha optato perl'atletica con la coach Lella Gre-noville alla Fanfulla Lodigiana.Da quest'anno, vivendo a Fi-denza, gareggia per il CusParma. Sui 400 vanta 47”77 in-door e 47”13 all'aperto; sui 200metri 22”49 e 21”81.

DESOLA OKI

è nata a Fidenza (PR) il 14 lu-glio 1999 da genitori originaridella Nigeria. Ha iniziato a pra-ticare atletica alle Elementaricon l'Avis Fidenza e oggi correper il Cus Parma, allenata daMaurizio Pratizzoli. Lo scorsoanno ha vinto l'oro nei 100 hsagli Europei allievi di Tbilisi.Vanta 8”29 sui 60 hs indoor e13”64 sui 100 hs all'aperto.

Una realtà nata dallapassione di papà Luigi

il Profff con tre “f”Tra i suoi allievi anche

il coach di Lambruschini

Ayo Folorunso con Pratizzoli

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CampusDa tempo l'eredità di Luigi Pratizzoli, scom-parso nel 2009, poggia sulla spalle solide delfiglio Mammo coach, però non chiamatelocosì davanti ai suoi atleti. “Sa essere protet-tivo come una mamma - interviene infattiAyo - ma per noi è sempre e solo il Prof. Sepenso a quando s'incontrò con mia madreche non era tanto convinta che facessi atle-tica, altro che Mammo...” aggiunge tornan-do ai blocchi. “Ha una famiglia splendida - rac-conta Pratizzoli osservandola prepararsi - Èu-nita, è religiosa, per bene, e Ayomide ha unavenerazione per il padre. L'ho avuta in clas-se alle medie. Un giorno, prima di Natale, lasignora Folorunso venne a trovarmi a scuo-la: non voleva che facesse atletica perché Ayoera totalmente dedita allo studio. E io mi com-portai esattamente come avevo visto fare amio padre tante volte: dopo una vittoria, fecipreparare una bella premiazione pubblica du-rante la festa patronale e, credimi, sonocose che ai genitori restano impresse. Ora èdiventata la mia prima alleata”.Sembra un Campus la Fidenza dell'atletica.Di quelli americani che ci sogniamo. Solo chenon c'è un'università al centro, ma la pas-sione di un'infinita nidiata di ex atleti cresciutisotto il Profff Luigi con tre effe. Arriva il sin-daco, Andrea Massari, e già vien male pen-sando oddio no, adesso elencherà dati e ci-fre. Invece parla soprattutto di passione, dice“ero anch'io allievo del Profff. Adoro l'atleti-ca, l'ho praticata, 400 hs...”. Solo poi accen-na ai lavori fatti, alla nuova illuminazione, alprogetto delle 8 corsie, a un'altra tribuna. Per-ché Fidenza non sembra un campus, lo è.“Sì, è vero, è proprio così - conferma Elisa DiLazzaro - E dopo il trasferimento da Triesteil Prof. Maurizio è diventato per me un altropadre. Come loro...”, dice indicando Ayomi-de e Desola Oki, la piccola Desy. “Loro sonole mie sorelle di un altro colore, però mie so-relle”. E insieme scoppiano a ridere in un fioc-care di sguardi d'intesa che uniscono la ven-tosa Trieste alla maltrattata Nigeria.

AllieviI ragazzi hanno terminato l'allenamento,Edoardo Scotti mette in spalla la sacca,guarda il Prof per capire se può andare. Incampo sono rappresentate tutte le clas-si sociali, dal figlio del dentista al ragazzoche dorme in una casa della parrocchia,“a cui abbiamo appena trovato un lavo-ro in modo che possa affrontare la vita con

più serenità - spiegano il Mammo e Chit-tolini - perché sì lo sport, ma vogliamo aiu-tarli ad inserirsi nella società”.Ci siamo. I bimbi che giocano all'atleticasono ormai dappertutto. I “grandi” se nevanno. “Allora ricordati, vieni a prendermidomani fuori dall'università”, si sinceraAyo, e coach Pratizzoli le chiede: “Cosadevo portarti da mangiare?”. Lei rispondequalcosa che si perde nell'aria rovente.

“Vedi - indica con la mano il Mammo co-ach - qui a destra abbiamo il campo per ilanci, là in fondo il palazzetto della Fulgorpallacanestro dove ci alleniamo d'invernoe, spostando la tribuna mobile, ricreiamouna piccola pista”. Intanto, dalla pedana deldisco gli viene incontro un signore sui cin-quanta. “Allora Prof, sono riuscito a farvi de-stinare il contributo che avevo promesso”.Èun manager che ha convinto la propriaazienda a sovvenzionare il Memorial Pra-tizzoli. Soprattutto, è un altro allievo delProfff con tre effe. “Grazie, grazie davvero- lo saluta Maurizio - E com'è andata la garamaster? Dai, raccontami un po'...”.

AYOMIDE FOLORUNSO

è nata ad Abeokuta, in Nigeria,il 17 ottobre 1996. Nel 2004 si èstabilita a Fidenza con la fami-glia, la madre Mariam e il padreEmmanuel, geologo minerario.Ha compiuto anche lei la trafilaAvis Fidenza-Cus Parma, primadi approdare alle Fiamme Oronel 2015. Allenata da MaurizioPratizzoli, bronzo agli Europeijrs 2015 sui 400 hs (e argentocon la 4x400), lo scorso annos'è piazzata quarta sui 400 hsagli Europei e sesta con la4x400 ai Giochi. Vanta 52”85sui 400 piani e 55”50 sui 400 hs.

In campo ci sono tuttele classi sociali, anche

un ragazzo ospite dellaparrocchia. “Gli abbiamotrovato pure un lavoro”

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“PIÙ CHE UNO STAFF, UNA SQUADRA”COSÌ COSTRUIAMO IL FUTURO

Baldini, d.t. allo Sviluppo, guarda con fiducia agli Europei U20“Tanti nomi su cui puntare. E a Grosseto ci sentiamo a casa”

diAnna Chiara Spigarolo

20-23 luglio. Sono le date cerchiate in rosso sul calenda-rio di Stefano Baldini e dei migliori talenti italiani, quellein cui a Grosseto si svolgeranno gli Europei Under 20.

Campione olimpico di maratona ad Atene 2004 e da quattroanni d.t. delle nazionali giovanili (ovvero Under 20), StefanoBaldini a inizio 2017 è stato nominato direttore tecnico alloSviluppo. Come uno dei due volti della nuova struttura ba-sata sul binomio con Elio Locatelli (d.t. dell’Alto livello), Bal-dini è ora responsabile della fascia Under 25 (nati 1993-97),quella di cui fanno parte molti gioiellini dell’atletica italiana:“Costruiamo l’atletica di domani, lavorando sui ragazzi, sugli

allenatori e sul rafforzamento della struttura tecnico-orga-nizzativa di supporto. A poche settimane da Grosseto 2017,posso dire che i nostri hanno tutte le carte in regola per es-sere protagonisti. Le ultime edizioni degli Europei U.20hanno visto i migliori risultati di sempre (a Eskilstuna novemedaglie, 27 finalisti, 4° posto nella classifica a punti, 5° postonel medagliere; ndr) ed è un trend che vogliamo assoluta-mente confermare davanti al nostro pubblico. In squadra cisaranno ragazzi di sicuro talento, il cui orizzonte di certo nonsi ferma all’atletica giovanile. E i nomi su cui puntare, fortu-natamente, sono tanti”.

Stefano Baldini

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Ambizioso“Il nostro compito è porre basi solide e fornire a questi ragazzitutti gli strumenti necessari per diventare la miglior versionedi se stessi. Vogliamo portarli a essere competitivi da adulti,alle Olimpiadi e ai Mondiali. Gli Europei U.20 sono un punto dipartenza, o meglio un trampolino di lancio. Le medaglie nellecategorie under non sono l’obiettivo finale. Ma arriveranno co-munque, e di certo non ci dispiace”.Il settore tecnico deputato allo Sviluppo si sta rafforzando. “Almio fianco ci sono sempre Tonino Andreozzi e Gabriella Dorio.E poi uno staff composto da medici, fisioterapisti, nutrizionisti,psicologi che lavorano con noi durante tutto l’anno. 26 tec-nici (advisor e tutor) sono parte della struttura federale, macoinvolgiamo ad ogni occasione gli allenatori personali chevengono convocati ai raduni insieme ai propri atleti. Farli cre-scere è imprescindibile, oltre che un’assicurazione sul futuro”.“Professionalità ed entusiasmo sono le parole chiave. Nulla èlasciato al caso, abbiamo un’agenda definita da mesi e moni-toriamo continuamente la programmazione. Il nostro 2017 èiniziato con un incontro collegiale con tutti i tecnici coinvoltinella struttura dedicata allo Sviluppo, di ogni specialità. Lo ab-biamo organizzato ad Ancona e c’erano una gran bella ener-gia e tanta voglia di confrontarsi. Che poi ho riscontrato in tuttigli appuntamenti successivi, e che rappresenta un vero cam-bio di passo rispetto al passato. Più che una struttura, la no-stra è una squadra”.

RitornoSedici anni dopo la prima volta, Grosseto torna ad ospitaregli Europei U.20. Strutture ricettive in tutta la Maremma, unostadio da 14.000 posti, due piste adiacenti e un nuovo spa-zio per il riscaldamento dei lanci lunghi. “Grosseto è una cittàche investe fortemente nell’atletica. Da anni ci alleniamo inquesti impianti e ci sentiamo a casa. Saremo pronti e tirati alucido. Sentiamo già l’entusiasmo della città. In aprile, du-rante un raduno che ha coinvolto 115 ragazzi di tutte le spe-cialità, abbiamo fatto partire il count-down: -100 giorni. Lasfilata dallo stadio a piazza Dante è stata straordinaria. Era-vamo tantissimi, un’onda azzurra che ha invaso il centro sto-rico. Un colpo d’occhio notevole. I negozi già esponevano icartelli della manifestazione, con le insegne ‘Forza Azzurri’.La squadra è stata ricevuta dalle autorità cittadine e poi si ètuffata fra i passanti. Questa atmosfera sarà la nostra marciain più dal 20 al 23 luglio”.

PROGRAMMALa 24ª edizione degli Europei U.20 saranno ospitati allo stadio Zecchinidi Grosseto dal 20 al 23 luglio. È la terza volta che la rassegna si svolge

in Italia dopo Grosseto 2001 e Rieti 2013. Alla manifestazione sonoattesi 1175 atleti di 47 nazioni e 460 tra tecnici, dirigenti e staff.

20 LUGLIOore 9.00, Marcia 10 km D (finale); 9.10, Martello U (qual.A); 9.50,Lungo U (qual); 10.10, Eptathlon (100 hs); 10.30, Martello U (qual.B);10.35, 100 D (bt); 11.10, 100 U (bt); 11.20, Eptathlon (alto); 11.45, 400D (bt); 11.50, Peso U (qual); 11.55, Giavellotto D (qual.A); 12.15, 400 U(bt); 13.10, Giavellotto D (qual.B); 15.05, Giavellotto U (qual.A); 15.45,Alto U (qual); 16.15, Eptathlon (peso); 16.20, Giavellotto U (qual.B);16.40, 800 D (bt); 17.20, 100 D (sf ); 17.30, Triplo D (qual); 17.40, 100 U(sf ); 18.00, Disco D (qual.A); 18.05, 1500 U (bt); 18.15, Asta D (qual);18.25, 3000 D (bt); 19.00, Eptathlon (200); 19.20, Disco D (qual.B) e3000 siepi D (bt); 19.55, 10.000 U (finale).

21 LUGLIOore 9.00, 100 hs (bt); 9.10, Peso D (qual); 9.20, Alto D (qual); 9.40, 110hs (bt); 10.20, 1500 D (bt) e Martello D (qual.A); 10.45, 800 U (bt);10.50, Asta U (qual); 11.10, Eptathlon (lungo); 11.25, 400 hs D (bt);11.40, Martello D (qual.B); 12.00, 400 hs U (bt); 13.30, Eptathlon(giavellotto); 15.30, Giavellotto D (finale); 15.40, 100 hs (sf ); 16.00,Peso U (finale); 16.05, Triplo D (finale); 16.10, 110 hs (sf ); 16.40, 100D (finale); 16.50, 100 U (finale); 17.05, 400 D (sf ); 17.25, Martello U(finale) e 400 U (sf ); 17.55, Eptathlon (800; finale); 18.15, Lungo U(finale); 18.20, 800 D (sf ); 18.50, 3000 siepi U (bt); 19.05, Disco D(finale); 19.20, 200 D (bt); 19.55, 200 D (bt).

22 LUGLIOore 9.00, Disco U (qual.A) e Decathlon (100); 9.20, Marcia 10 km U(finale); 9.55, Decathlon (lungo); 10.15, Disco U (qual.B); 10.30, 4x400D (bt); 10.55, 4x400 U (bt); 11.20, Lungo D (qual); 11.40, Decathlon(peso); 15.00, 400 hs D (sf ); 15.05, Decathlon (alto); 15.10, GiavellottoU (finale); 15.25, 400 hs U (sf ); 15.50, 200 D (sf ); 16.10, 200 U (sf ); 16.30,800 U (sf ); 16.45, Triplo U (qual); 16.55, 100 hs (finale); 17.05, MartelloD (finale); 17.10, 110 hs (finale); 17.15, Asta D (finale); 17.20, 1500 U(finale); 17.30, Alto U (finale); 17.35, 800 D (finale); 17.50, 3000 siepiD (finale); 18.10, 400 D (finale); 18.20, 400 U (finale); 18.25, Peso D(finale); 18.30, 200 D (finale); 18.40, 200 U (finale); 18.50, 3000 D(finale); 19.15, Decathlon (400); 19.45, 5000 U (finale).

23 LUGLIOore 9.00, Decathlon (110 hs); 9.50, Decathlon (disco); 12.30,Decathlon (asta); 15.00, Decathlon (giavellotto A); 15.15, Triplo U(finale); 15.20, Alto D (finale); 16.00, 400 hs D (finale) e Decathlon(giavellotto B); 16.10, 400 hs U (finale); 16.25, 4x100 D (bt); 16.45,4x100 U (bt); 17.15, 800 U (finale); 17.30, Asta U (finale) e 1500 D(finale); 17.40, Lungo D (finale); 17.45, 3000 siepi U (finale); 18.10,4x100 D (finale); 18.15, Disco D (finale); 18.25, 4x100 U (finale);18.35, Decathlon (1500, finale); 19.15, 5000 D (finale); 20.00, 4x400D (finale); 20.25, 4x400 U (finale).

Vogliamo confermare il trend positivo delle ultime edizioniProfessionalità ed entusiasmo

le parole chiave

Una curva da manualeun ottimo lanciato, poi

i muscoli si irrigidiscono“Oggi la mia vera gara

sono i... 150 metri”

GOLDEN GALA

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GOLDENTORTU

Il 20.34 di Roma sui 200 metriha confermato il talento del babyvelocista brianzolo, che non teme

il confronto con Berruti e MenneadiValerio Vecchiarelli

paragonare a loro? No, la cosa non mimette pressione, mi riempie solo ilcuore di gioia».E una gioia per l'atletica azzurra è tro-varsi davanti a una grande speranza,perché Filippo Tortu ha l'imprinting delfuoriclasse, anche fuori dalla pista. AlGolden Gala ha scelto di mettersi alla

prova su quei 200 che non corre da dueanni, ma il campione è colui che ha ilpolso della situazione, si conosce, samettere in fila le sensazioni senza azzar-dare: «Il lavoro in allenamento mi dàenorme fiducia, penso di valere unbuon tempo, magari di avvicinare il mi-nimo per i Mondiali di Londra (20.44;ndr). Correre all'Olimpico, in questo sta-dio che fu di Livio Berruti, nel meetingche ha il nome di Pietro Mennea, puòsolo aumentare il mio desiderio di ono-rare la magnifica storia della nostra atle-tica. E poi per la prima volta andrò inpista al fianco del meglio della specia-lità, l'argento e il bronzo di Rio, André deGrasse e Christophe Lemaitre, vuol direche l'obiettivo sarà arrivargli il più vicino

Igiorni di Filippo Tortu, il prima e ildopo, il Golden Gala Pietro Mennea inmezzo, la notte dell'Olimpico che di

colpo diventa sua, perché l'Italia si stro-piccia gli occhi di fronte all'eleganza diquesto liceale di Costa Lambro, pro-fonda Brianza, che a dispetto di una ma-turità (scientifica) ancora da sfangaredimostra di avere in dono la maturitàche è certificato di garanzia per i prede-stinati. La vigilia è un non farsi trovareimpreparato di fronte alle domande dichi smania per sapere, vuole conoscere,azzarda paragoni che fanno venire i bri-vidi: «Berruti e Mennea? Ho avuto la for-tuna di conoscerli personalmente e hoscoperto due eccezionali personeprima che due immensi atleti. Mi volete

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possibile». Il fuoriclasse si sbilancia,senza aver timore di essere travoltodalla scaramanzia: «Quanto valgo oggi?Credo che 20.50 sia un crono alla miaportata, tutto quello che viene di me-glio sarà benvenuto. Il 20.28 di AndrewHowe che valse l'oro ai Mondiali junio-res di Grosseto? È uno dei risultati piùincredibili dell'atletica italiana, sarebbebello un giorno avvicinarlo...».Consapevole e maturo, con le physiquedu role, il papà Salvino che lo allena enon azzarda miracoli per bruciare letappe, un passo dopo l'altro, lavori gra-duali, poca palestra e tanta tecnica, nelrispetto dei tempi imposti dalla crescitafisiologica di un talento coccolato in fa-miglia.

LA “ALL TIME” ITALIANA DEI 200 MASCHILI

19.72/+1.8 Pietro Mennea Città del Messico 12.9.7920.28/+0.1 Andrew Howe Grosseto 15.7.0420.31/+1.2 Eseosa Desalu Rieti 26.6.1620.34/+0.6 Filippo Tortu Roma 8.6.1720.36/-0.4 Diego Marani Zurigo 14.8.1420.38/0.0 Pierfrancesco Pavoni Grosseto 10.8.8720.38/+0.7 Marco Torrieri Edmonton 8.8.0120.40/+0.5 Stefano Tilli Cagliari 9.9.8420.42/-0.5 Alessandro Cavallaro Parigi 27.8.0320.44/+1.3 Giovanni Puggioni Bari 17.6.9720.44/+1.2 Davide Manenti Rieti 26.6.16

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ColombeLa sera dell'Olimpico scivola via nell'afaromana tra le bordate di Röhler che faplanare il suo dardo ancora oltre i 90metri; la volata dell'etiope d'OlandaHassan che nei 1500 riscrive le listemondiali stagionali; lo show sulle siepidi Kipruto, altro record di stagione si-glato da un saltafossi tutto genio e sre-golatezza; i salti abortiti di Alessia Trost,che ancora deve metabolizzare la curatecnica imposta dalla scuderia Tamberie si imballa di fronte all'1,94 che po-trebbe regalarle il biglietto per Londra.Tutto prima dei 20 secondi più attesi, dei200 metri di Tortu, della speranza e dellapaura, perché un ambiente così, unapista così, degli avversari così, potreb-bero mandare in tilt una macchinatroppo giovane per resistere alla ten-sione. Lo stadio trattiene il fiato, ai vostriposti, via, e finalmente si respira a pienipolmoni, perché in settima corsia il ma-turando brianzolo sfoggia una classeche è patrimonio di pochi eletti, esce daiblocchi come catapultato da una magia,sul rettilineo non ci sono le colombe cheaccompagnarono il volo di Livio Berruti,ma per un attimo il pensiero corre all'in-dietro e sembra di rivedere immagini inbianco e nero a noi tanto care. La curvaè dipinta alla perfezione, Tortu non

sbanda, non tentenna, non si scom-pone, doma la forza centrifuga a fiancodi De Grasse e Lemaitre e al loro fianco sipresenta sul rettilineo. Adesso la pauradiventa boato, lo abbiamo lì, il nostronuovo campione, non portatecelo via.Negli ultimi 50 metri la bellezza delgesto diventa sofferenza, i muscoli si ir-rigidiscono, Lemaitre passa, De Grasse èpiù avanti, ma non fa differenza, ab-biamo visto quello che speravamo divedere. Il cronometro dice 20.34, perso-nale sbranato, standard di accesso ai

I RISULTATI

UOMINI100 (-0.2) 1. Ujah (Gbr) 10.02, 2. Vicaut (Fra) 10.05, 3.Baker (Usa) 10.05, 4. Meite (Cav) 10.10, 5. Rodgers(Usa) 10.14, 6. Kiryu (Jap) 10.18, 7. Ogunode (Qat)10.21, 8. Brown (Can) 10.35, 9. CATTANEO 10.38.200 (+0.6) 1. De Grasse (Can) 20.01, 2. Lemaitre (Fra)20.29, 3. Webb (Usa) 20.33, 4. TORTU 20.34, 5. Brown(Can) 20.43, 6. Rodney (Can) 20.61, 7. Edward (Pan)20.74, 8. Martina (Ola) 20.74.800: 1. Kszczot (Pol) 1:45.96, 2. K. Bett (Ken) 1:46.00, 3.Brazier (Usa) 1:46.08, 4. Manangoi (Ken) 1;46.22, 5.Kewandowski (Pol) 1:46.51, 6. McBride (Can) 1:49.69, 7.Kipketer (Ken) 1:46.85, 8. Kipkoech (Ken) 1:47.09, 9.Bube (Dan) 1:47.33, 10. Rotich (Ken) 1:48.07, 11. Amos(Bot) 1:48.49, 12. Kinyor (Ken) 1:49.73.1500 (serie nazionale) 1. Bussotti Neves 3:42.15, 2.

Bouih 3:42.46, 3. Abdikadar 3:42.68, 4. Bernardi 3:42.68,5. Padovani 3:43.58, 6. Moretti 3:43.85, 7. Perco 3:43.85,8. El Kabbouri 3:44.13.110 hs (-0.3) 1. A. Merritt (Usa) 13.13, 2. Ortega (Spa)13.17, 3. Shubenkov (Rus*) 13.21, 4. Pozzi (Gbr) 13.24,5. Trajkovic (Cip) 13.39, 6. Oliver (Usa) 13.46, 7. J. Cabral(Can) 13.60, 8. PERINI 13.65, 9. Darien (Fra) 15.64.400 hs (serie nazionale) 1. Lambrughi 49.41, 2.Bencosme 49.75, 3. Vergani 50.23, 4. Piccolo 51.18, 5.Capotosti 51.24, 6. Veroli 52.07.3000 siepi: 1. Kipruto (Ken) 8:04.63, 2. El Bakkali (Mar)8:05.17, 3. Birech (Ken) 8:07.84, 4. Kirui (Ken) 8:08.37, 5.Haileselassie (Eri) 8:11.22, 6. Bor (Usa) 8:11.82, 7.Kipyego (Ken) 8:14.13, 8. Bayer (Usa) 8:14.46, 9. N. Bett(Ken) 8:14.52, 10. Kowal (Fra) 8:15.60, 11. Kibiwott (Ken)8:19.29, 12. Sima (Eti) 8:19.67, 13. BAMOUSSA 8:22.00,14. Zalewski (Pol) 8.23.68, 15. CHIAPPINELLI 8:27.34, 16.ZOGHLAMI 8:29.26, 17. E. Kemboi (Ken) 8:33.07, 18. D.

Cabral (Usa) 8:33.49, 19. FLORIANI 8:39.83..Lungo (serie nazionale) 1. Ojiaku 7.90 (+0.4), 2. Trio7.81 (+1.4), 3. Musso 7.71 (+2.4), 4. Tremigliozzi 7.63 (-1.8) 5. Kaborè 7.55 (+2.4).Giavellotto: 1. Rohler (Ger) 90.06, 2. Vetter (Ger) 88.15,2. Walcott (Tri) 86.61, 4. Vadlejch (Cec) 86.37, 5.Pitkamaki (Fin) 83.84, 6. Kirt (Est) 83.70, 7. Yego (Ken)82.19, 8. Hofmann (Ger) 79.65, 9. Vesely (Cec) 78.42,10. FRARESSO 78.28, 11. Peacock (Aus) 76.42.

DONNE100 (+0.5) 1. Schippers (Ola) 10.99, 2. Ta Lou (Civ) 11.03,3. Ahye (Tri) 11.07, 4. Bartoletta (Usa) 11.26, 5. C. Williams(Jam) 11.32, 6. Henry (Gbr) 11.32, 7. Luckenkemper (Ger)11.39, 8. Kambundji (Svi) 11.40, 9. SIRAGUSA 11.70.400: 1. Hastings (Usa) 50.52, 2. Williams-Mills (Jam)51.04, 3. Zemlyak (Ucr) 51.08, 4. Guei (Fra) 51.51, 5.McPherson (Jam) 51.52, 6. Jele (Bot) 51.53, 7. Sprunger

Maturo in pista e fuoriè gestito con sagacia dal padre. L'incidente

di Trinità dei Monti noncompromette il futuro

L’arrivo dei 200: De Grasse, Tortu, Lemaitre

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Mondiali polverizzato, quarto italiano disempre dopo Mennea, Howe e Desalu.A 18 anni si può prendere la nottata del-l'Olimpico, metterla in cornice e guar-dare subito avanti: «Non pensavo diarrivare così vicino al tempo di Andrew,in una gara che non correvo da dueanni. È tutto troppo bello, anche seadesso torno a concentrarmi sui miei100, come avete visto oggi la mia veragara sono i... 150. Dedico questo risul-tato a Livio Berruti, per me è e resteràsempre un esempio inimitabile».

ScalinoUna sera così merita la festa, dallaBrianza sono arrivati amici, parenti e fi-danzata e aspettano la pizza d'ordi-nanza. Si va in centro in allegria, mal'ultimo scalino di Trinità dei Monti si tra-sforma in subdolo avversario, più temi-bile di quelli che Filippo aveva domatoin corsia. L'appoggio è strano, la cavigliatanto preziosa cade nella trappola dimarmo e dalla gioia si passa alla rabbiain un attimo. Il piede viene immobiliz-zato per una settimana con la colla dizinco, di tornare in pista si riparleràdopo l'esame di maturità. Quello suibanchi, perché quello in pista FilippoTortu da Costa Lambro lo ha superato apieni voti.

(Svi) 51.56, 8. Swiety (Pol) 51.81, 9. CHIGBOLU 52.28.1500: 1. Hassan (Ola) 3:56.22, 2. Chebet (Ken) 3:59.16,3. Klosterhalfen (Ger) 3:59.30, 4. Bahta (Sve) 4:00.59, 5.Tsegay (Eti) 4:01.42, 6. Cichocka (Pol) 4:01.84, 7. Sado(Eti) 4:03.16, 8. Koster (Ola) 4:03.77, 9. Arafi (Mar)4:04.25, 10. Mageean (Irl) 4:04.49, 11. Stafford (Can)4:04.87, 12. Jepkosgei (Ken) 4:04.99, 13. Ennaoui (Pol)4:05.40, 14. Anbesa (Eti) 4:06.20, 15. Eccleston (Usa)4:07.07, 16. MAGNANI 4:07.99, 17. Worku (Eti) 4:08.04.5000: 1. Obiri (Ken) 14:18.37, 2. Tirop (Ken) 14:33.09, 3Gidey (Eti) 14:33.32, 4. Can (Tur) 14:36.82, 5. Diro Neda(Eti), 6. G. Dibaba (Eti) 14:41.55, 7. Kipkemboi (Ken)14:43.89, 8. Cheptai (Ken) 14:47.11, 9. Grovdal (Nor)15:05.36, 10. Chelangat (Ken) 15:15.08, 11. Lozano (Spa)15:18.07, 12. Degefa (Eti) 15:19.49, 13. Scott (Saf ) 15:20.10,14. Tesfaye (Eti) 15:20.10, 15. Seccafien (Can) 15:20.77, 16.Twell (Gbr) 15:24.05, 17. Bontu (Brn) 15:37.97, 18.Westphal (Fra) 15:40.74, 19. Carton (Bel) 15:48.94.

400 hs: 1. Russell (Jam) 54.14, 2. Petersen (Dan) 54.35,3. Theron Nel (Saf ) 54.58, 4. Hejnova (Cec) 55.27, 5.Stepter (Usa) 55.62, 6. Adekoya (Brn) 55.63, 7. PEDROSO55.70, 8. CARAVELLI 55.83, 9. Doyle (Gbr) 55.86.Alto: 1. Kuchina-Lasitskene (Rus*) 2.00, 2. Licwinko(Pol) 1.96, 3. Levchenko (Ucr) 1.94, 4. Lake (Gbr) eTROST 1.91, 6. Treasure (Can) 1.88, 7. Demireva (Bul)1.88, 8. FURLANI e Jungfleisch (Ger) 1.88, 10. Skoog(Sve) 1.85, 11. Beitia (Spa) 1.80. Asta: 1. Stefanidi (Gre) 4.85, 2. Silva (Cub) 4.75, 3.McCartney (Nzl) 4.75, 4. Ryzih (Ger) e Sidorova (Rus*) 4.65,6. Morris (Usa) 4.55, 7. Bradshaw (Gbr), Buchler (Svi) eKylypko (Ucr) 4.40, 10 Moser (Svi) 4.20, 11. MALAVISI 4.20.Triplo: 1. Rojas (Ven) 14.84 (+0.6), 2. Ibarguen (Col)14.78 (0.0), 3. Rypakova (Kaz) 14.64 (+0.1), 4. Mamona(Por) 14.42 (+1.0), 5. K. Williams (Jam) 14.21 (+0.3), 6.Povea (Cub) 14.15 (+0.7), 7. DERKACH 14.04 (+1.3), 8.Gierisch (Ger) 13.82 (-0.3), 9. Saladukha (Ucr) 13.75

(+0.3), 10. Papachristou (Gre) 13.67 (+1.7), 11. Petrova(Bul) 13.63 (-0.3).Peso: 1. Gong Lijiao (Cin) 19.56, 2. Bunch (Usa) 18.95,3. Carter (Usa) 18.86, 4. Marton (Ung) 18.55, 5.Dubitskaya (Bie) 18.43, 6. Leantsiuk (Bie) 17.93, 7.Johnson (Usa) 17.68, 8. Crew (Can) 17.51, 9. Dongmo(Cmr) 17.29, 10. Guba (Pol) 17.15.

PARALIMPICI100 T43-44 U (-0.1) 1. LANFRI 11.48, 2. DI MARINO12.03, 3. Vloet (Ola) 12.04, 4. Avila Chamorro (Spa)12.18, 5. De Groot (Ola) 12.50, 6. CAMPEOTTO 12.83.100 T42 D (+0.8) 1. CAIRONI 14.72, 2. CONTRAFATTO15.55, 3. Dalhaug (Nor) 17.53, 4. Lopez (Fra) 18.38, 5.Schouten (Ola) 19.65, 6. Deliler (Nor) 19.90.

(*) = ha gareggiato come indipendente per laperdurante squalifica della federatletica russa.

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IL RITORNO DEI SENZA TERRAAll'Olimpico in gara da neutrali i primi russi riammessi

dalla Iaaf. “Ma adesso ridateci la nostra bandiera”di Carlo Santi

Un anno vissuto tra rabbia e delu-sione, un’Olimpiade svanita e unfuturo ancora con tante ombre.

Gli atleti della Russia non trovano pace,non sanno cosa li attenderà dopo loscandalo smascherato dal rapportoWada dell’avvocato canadese RichardMcLaren, un dossier che ha coinvoltomille atleti di trenta discipline. Li hannotenuti fuori da Rio 2016, tra qualchemese non sanno se potranno competereall'Olimpiade invernale di Pyeongchangdove, intanto, non potranno esserci i pa-ralimpici, che sono stati esclusi. Del restolo scandalo del doping è stato enorme e

ancora oggi non ci sono le condizioniper tornare alla normalità.Che nulla sia stato inventato - come po-trebbe esserlo con tanti riscontri messi inluce? – lo conferma l’ammissione dellastessa Russia lo scorso dicembre, quandofunzionari del Cremlino hanno confer-mato che quello emerso è stato «uno deimaggiori complotti nella storia dellosport». I campioni di urina degli atletirussi venivano manomessi per aggirare icontrolli antidoping. L’ammissione haportato al coinvolgimento delle alte sferein quello che può considerarsi “doping diStato”.

Qualcosa s’era capito, in questioni di do-ping, dopo il 1992 quando la disgrega-zione dell’Impero sovietico ha visto atletidegli Stati dell’ex Unione Sovietica in-cappare nel doping. Cos’era accaduto?Che l’attenzione da parte di Mosca erasvanita e ciascuno operava a modo suo,sul “sentito dire”, in maniera troppo em-pirica tanto da farli cadere nella rete.

ANAGeneralizzare non si deve mai e se la Rus-sia con i suoi atleti è stata esclusa dall’at-tività internazionale nel 2016, Olimpiadiincluse, non vuol dire che tutti gli atleti

Maria Kuchina in azione al Golden Gala

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di questo grande Stato siano da tenereal bando. Pensiamo ai giovani, messi albando dalle competizioni con i pari etàdel mondo: un danno enorme, una per-dita importantissima di talenti, di atletiche sono pronti all’abbandono. In que-sto modo si cancella una generazione dipotenziali campioni.Nel giardino dell’atletica 58 atleti hannochiesto di poter tornare a gareggiare nelmondo: il lasciapassare della Iaaf lohanno avuto in 13 e tra loro la campio-nessa più in vista è Mariya Kuchina,adesso signora Lasitskene. AuthorisedNeutral Athlete: questa è l'etichetta conla quale i russi scendono in gara, ANA è lasigla che appare nella lista delle iscrizioni.

PennoneAl Golden Gala, Mariya Kuchina è tornatain pedana dopo averlo fatto a Eugene,dove aveva saltato 2.03. Due metri in-vece per la campionessa di Prokhladny,città fondata dai cosacchi a metà Sette-cento, sulla pedana dello stadio Olim-pico dove, giusto trent’anni fa, la bulgaraStefka Kostadinova ha saltato 2.09, re-cord tuttora involato. Dopo il GoldenGala, Mariya è andata a Hengelo, appenatre giorni dopo, dove è salita a 2.04.Dalla rabbia alla riscossa. «Ho vissuto il2016 senza serenità. Ho aspettato la de-cisione per Rio e quando abbiamo capitodi non poter andare ci è crollato il mondoaddosso - ha raccontato la 24enne salta-trice in alto - È stato molto difficile andareavanti. Ho pianto quando ho realizzatoche il no era definitivo. Mi sono sposatae, senza poter fare nulla, mi sono rilassataun po’. Ho pensato che la cosa miglioreda fare era prepararsi per il futuro».Adesso Mariya è pronta per un’altra av-ventura, per dare l’assalto al record dellaKostadinova che è lassù da troppo

tempo. A Roma ha fatto capire che que-sto è l’anno giusto per riprendersi quelloche le è stato tolto: una medaglia d’oroolimpica. «Vorrei farlo, ma vedendo saliresul pennone la bandiera russa», ha ag-giunto la Kuchina.

Il Golden Gala ha accolto anche altricampioni russi: l’ostacolista Shubenkovha corso i 110 in 13.21 mentre l’astistaAnzhelika Sidorova, quarta, è salita a 4.65,identica quota raggiunta a Hengelo dallaconnazionale Olga Mullina.

I ricordi di Kuchinagià salita a 2.04

“L'esclusione da Riomi ha fatto crollareil mondo addosso”

Maria Kuchina, 24 anni, campionessa del mondo

in carica di salto in alto

Sergey Shubenkov, 26 anni,campione del mondo dei 110 hs

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DON'T CRY FOR ME VENEZUELAAl Golden Gala la Rojas ha sconfitto la regina Ibarguen

e regalato un sorriso al suo Paese martoriatodi Mario Nicoliello

Gerarchie ribaltate nell’hop-step-jump in gonnella. La pedana delGolden Gala esalta la venezuelana

Yulimar Rojas e fa vacillare la regina Ca-terine Ibarguen. La prima si impone neltriplo con 14.84, la colombiana esce bat-tuta, di sei centimetri, per la secondavolta in cinque anni e 42 gare. Sugli scudi c’è la ventunenne (compirà22 anni a ottobre) di Caracas, non nuova

a simili exploit visto che l’anno passato,a fine inverno, conquistò la medagliad’oro ai Mondiali al coperto di Portland– prima venezuelana iridata nell’atletica– con un triplo balzo a 14.41. Per poi sa-lire in estate sul secondo gradino delpodio ai Giochi olimpici di Rio, atter-rando a 14.98, quattro centimetri inmeno del personale saltato a Madridnel giugno 2016.

PedrosoCresciuta sulle rive del Mar dei Caraibi, aBarcelona, nello stato di Anzoátegui, Yu-limar ha cominciato con lo sport a 14anni, scegliendo la pallavolo per sfruttarela sua altezza: oggi arriva a 192 centime-tri. Un anno più tardi il passaggio all’atle-tica, prima nel peso e poi nell’alto. Erastata convocata in nazionale, ma suopadre – separato dalla mamma – non le

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diede il permesso di uscire dal Paese, cosìdovette rinunciare agli eventi internazio-nali fino alla maggiore età.La maturità fu raggiunta nel 2013, quandonello stesso giorno a Barquisimeto saltò1.87 nell’alto (attuale primato nazionale) e6.17 nel lungo, gara cui la Rojas si dedicòseriamente solo dalla stagione successiva,quando approcciò anche il triplo. Ai Mon-diali juniores di Eugene 2014 fu undice-sima nel lungo e 17esima nel triplo, laspecialità che da due anni è diventata ilsuo cavallo di battaglia.Nell’autunno del 2015 la svolta col trasfe-rimento in Spagna, a Guadalajara, per al-lenarsi agli ordini del nove volte iridatoIvan Pedroso: un incontro fortuito. “Ungiorno mi fu suggerito il suo nome da al-cuni amici di Facebook. Osai contattarlo egli dissi che sognavo di allenarmi con lui.Mi rispose che credeva nel mio talento”.

RanchitoL’oro iridato indoor e l’argento a cinquecerchi hanno consacrato una giovane tri-plista, divenuta un’eroina in patria. Il Ve-nezuela non saliva infatti sul podioolimpico dell’atletica dal 1952: “Speroche questa medaglia e il lavoro che hofatto siano un esempio e possano riem-pire di gloria il mio Paese”, raccontò al ri-torno a casa dopo Rio, pensando sia alletensioni sociali che ancora oggi stannotormentando Caracas e dintorni, sia allesue umili origini: “Da piccola ho vissutoin un ranchito, una baracca di mattonicol tetto di zinco: quando pioveva ci ba-gnavamo”.Sacrificio, determinazione e voglia di vin-cere: con questi ingredienti Yulimar stapreparando l’assalto ai Mondiali di Londra:“Due anni fa ho visto le gare di Pechino intv e ho capito che un giorno sarei potutadiventare campionessa del mondo”. Ap-puntamento a Stratford in agosto.

Dal volley al triplosaltando... papà

“Sono nata in unabaracca, ora vinco per la mia gente”

In occasione del Golden Gala, il presidente del Coni,Giovanni Malagò, e il numero 1 dellaFidal, Alfio Giomi,hanno consegnato ilPremio Bruno Zauli aGianmarco Tamberi,campione del mondoindoor ed europeonell’alto, e allo judokaFabio Basile, oro olimpico a Rio 2016.

L’IMPRESA

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Vincendo la Coppa Europa di Podebrady, la giovane pugliese, quinta ai Mondiali 2015 e

quarta alle Olimpiadi di Rio, ha ribadito il suo ruolo di protagonista della marcia mondiale

di Christian Marchetti

I RISULTATIUOMINI - 20 KM: 1. Linke (Ger) 1h19:28, 2. Lopez (Spa) 1h20:21, 3.Karlström (Sve) 1h20:40… 28. FORTUNATO 1h24:49, 29. DE LUCA1h25:02. A squadre: 1. Ucraina 9, 2. ITALIA 19, 3. Spagna 34.50 KM: 1. Banzeruk (Ucr) 3h48:15, 2. Hlavan (Ucr) 3h48:38, 3. AN-TONELLI 3h49:07, 4. Boyce (Irl) 3h49:49, 5. CAPORASO 3h52:14…11. AGRUSTI 3h58:08, 14. TONTODONATI 4h00:39. A squadre: 1.Spagna 30, 2. Germania 35, 3. Irlanda 45… 7. ITALIA 65.DONNE – 20 KM: 1. PALMISANO 1h27:57, 2. Cabecinha (Por)1h29:44, 3. Garcia-Caro (Spa) 1h29:57… 7. TRAPLETTI 1h30:58; 26.COLOMBI 1h37.26; squal. DI VINCENZO. A squadre: 1. Spagna 18,2. ITALIA 34. 3. Lituania 36.

PALMISANO FIORE D'ORO IN CASA MARCIA

7Erano sette anni, dalla

vittoria di AntonellaPalmisano nella 10 km juniores

alla Coppa del Mondo diChihuahua, in Messico, che la

marcia azzurra non festeggiavauna medaglia d'oro in una grande

manifestazione internazionale.

Vento nuovoPartiamo da qui. Da un'immagine che è già emblema della nuo-va marcia azzurra. Dal volto acqua e sapone di una ragazza pugliese(Mottola, Taranto) di 25 anni, che ora sorride dopo aver dimenti-cato le lacrime. Una ragazza che vuole portare quella positività aiMondiali di Londra e trasmetterla magari anche ai suoi compagnidi squadra. Sia che la squadra si chiami Fiamme Gialle, sia che in-dossi la maglia della Nazionale. Antonella e la marcia che verrà, maanche quella che fu: «A Podebrady ho vinto a due anni esatti dal-l'addio di Annarita Sidoti. E lei era lì accanto a me, mi ha dato qual-cosa di strano, unico, che non so dove mi porterà». Londra, domenica 13 agosto 2017. La strada per il paradiso pas-sa da lì, lungo un anello di due chilometri che gira proprio da-vanti a Buckingham Palace. «La marcia italiana non ha trascorsoun buon periodo, ma ora qualcosa è cambiato. Lo leggo an-che sui social: solo commenti positivi, nessuna cattiveria. La gen-te ci è vicina, si fida di noi e, con noi, spera e sogna medaglie.

Sul piano tecnico, sono convinta che Eleonora Giorgi torneràe che entrambe potremmo giocarci qualcosa d'importante. Trai ragazzi ho visto bene Giorgio Rubino, anche lui al ritorno dopotempi bui. E comunque la marcia non ha mai deluso».E Antonella? Il trionfo alla Coppa del Mondo junior del 2010; ilquinto posto ai Mondiali di Pechino e il quarto a Rio nonostantel'infortunio al tibiale destro. Il 21 maggio scorso il pazzesco mo-nologo sui 20 km di Podebrady. «Ora mi sento finalmente un'atle-ta “normale”, lontana dal calvario degli anni passati».

Il clanTutto bello e positivo. Bello come il mondo che gira intorno adAntonella. Sebbene «quando sono in gara è come se ci fossi-mo solo io e il mio allenatore (Patrizio Parcesepe; ndr). Dopolo sparo entro in una dimensione tutta mia». Nessun altro, nul-la, nemmeno il fiore tra i capelli di mamma Maria. Nemmenole urla d'incitamento di papà Carmine e del fidanzato Loren-zo, il marciatore Lorenzo Dessi. Il clan Palmisano che poi, co-munque vada, abbraccia al traguardo. «Papà è diventato “tec-nologico”. Mi fotografa e condivide tutto su Facebook. Anchemamma, che però conosce soltanto il tasto “Condividi”. Per leii social sono così». “Last but not least” Lorenzo. «Che si commuove e mi rimprove-ra dolcemente. “Mi raccomando – mi ha detto – adesso per pen-sare alla bandiera “dimentica” anche le medaglie oltre al tempo”.No, non lo farò». È ottimista, Antonella la marziana. Ma la domandaè: ci sarà una buona pizzeria nei pressi di Buckingham Palace?

«Dio mio, e se adesso mi squalificano?» All'arrivo ChristianBruno, il fisioterapista, l'ha guardata come guardasseun marziano che, appena giunto sul nostro pianeta,

gli avesse chiesto «Saprebbe consigliarmi una pizzeria nei paraggi?».Antonella Palmisano non sapeva che effettivamente sì, si può fare.In dirittura d'arrivo si può, continuando nella corretta azione di tac-co e punta, fare dietrofront per andare a raccogliere la bandieraappena caduta dalle mani, per poi tagliare il traguardo, «dando-mi tra l'altro il tricolore sulla faccia per colpa del vento». Con il ri-sultato sì, di aver dominato la 20 km nella Coppa Europa di mar-cia in quel di Podebrady (Repubblica Ceca), ma anche, con quelgesto, di essersi bruciata l'opportunità di migliorare il personaledi 1h27'51'' (1h27'57'', alla fine, ha detto il cronometro).«Tutto vero, credevo fossi passibile di squalifica, ma lì per lì nonme ne sono curata. Come non mi interessava il tempo. Non ca-pita tutti i giorni di arrivare con la bandiera al traguardo. L'an-sia è arrivata a fine gara».

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L’IMPRESA

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Accanto a me ho sentito la Sidoti, mi ha trasmesso qualcosa e non so dove mi porterà

ANTONELLA PALMISANO

è nata a Mottola (TA) il 6 agosto 1991. Allenata da PatrizioParcesepe, gareggia per le Fiamme Gialle. Ha giocato apallavolo fino all'età di 12 anni, per poi abbracciare la mar-cia, spinta da un gruppo di amici. Nel suo palmarés figurala Coppa del Mondo juniores sui 10 km nel 2010 (prima esinora unica italiana a vincerla), il 4° posto nella 20 ai Gio-chi di Rio 2016 e il 5° ai Mondiali di Pechino 2015. Vanta unpersonale di 1h27'51” (2014). Gareggia sempre con unfiore nei capelli che le confeziona mamma Maria. Vive aRoma, è fidanzata con il marciatore Lorenzo Dessi e hastudiato grafica pubblicitaria.

IL PERSONAGGIO

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Il primo segnale è arrivato poche setti-mane dopo Rio: “Con mio marito Da-niele ci siamo attrezzati di grembiuli con

i tasconi e abbiamo raccolto una settan-tina di quintali di castagne. A mano”.Tempo un mese e la decisione è arrivata:“Ai primi allenamenti ho sentito la fatica,e per la prima volta era una fatica senzadivertimento, senza prospettiva. Ho pen-sato: ma dove sto andando?”.L’Elisa marciatrice, atleta, bronzo olimpicoe mondiale, capitana di un movimento sto-rico, ha chiuso lì il capitolo dell’agonismo.

Si è fermata a Robilante, un “villaggio” dalretrogusto medievale che fa tornare inmente l’Orlando (“Le donne, i cavallier, l'ar-me, gli amori, le cortesie, l'audaci impre-se io canto…), appoggiato sul bordo del-la strada che da Cuneo porta a Limone eal Colle di Tenda e dove lei e Daniele si sonocostruiti la casa in cui la famiglia Rigaudo-Carletto cresce e fa nuovi progetti.Il secondo segnale è proprio lì: la natura.Dalle finestre entra, già in primavera, unfurioso concerto di grilli mentre i prati esoprattutto il bosco sono signori. “Lo sai,

ieri è arrivato anche il lupo” annuncia or-goglioso Simone, il secondogenito di Eli-sa, due anni appena ma uno sguardo damonello che promette un futuro decisa-mente vivace. In realtà era una volpe, maè normale vedere, dal soggiorno, i caprioliche curiosano.Quindi è normale anche che la signora del-la marcia azzurra, classe 1980, abbia de-ciso di preparare proprio qui, all’inizio del-l’estate, una sorta di addio alle gare. Saràfra amici. Sarà - soprattutto - nella sua ter-ra, fra la sua gente. Punto di riferimento:

RIGAUDOLA ZINGARA S’È FERMATA“ORA FATICO CON LE CASTAGNE”Una vita da giramondo, tante gioie e l'ultimo podio... a luci spente“Mia figlia non ha capito: Mamma, ma se non hai gareggiato”

di Guido Alessandrini

Elisa con il marito e i figli La Rigaudo premiata da Alfio Giomi, presidente Fidal,e dal generale Raffaele Romano, comandante delle Fiamme Gialle

IL PERSONAGGIO

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la “cappelletta del Montasso”, una chiesi-na minuscolissima costruita qui dietro dalpapà di Daniele e dove si sono sposati. “Dalì partirà la Mangialonga, quattro chilo-metri di camminata dove, strada facendo,ognuno troverà prima l’antipasto, poi il pri-mo, quindi il secondo e via pranzando. Per-chè il cibo bisogna guadagnarselo…”sorride lei.

CattivissimoÈ strano vederla quassù, ferma, senza il ba-gaglio pronto o il piano di avvicinamen-to alla prossima “venti” ben chiaro in men-te. Il punto è che lei adesso ha altri piani.Perchè la signora Rigaudo - sembra ieri che,ragazzina, già sfidava russe e cinesi - hasempre ragionato con attenzione su ognipasso, e non soltanto quelli della marcia.“Quando Mario Bianco, il mio primo alle-natore, mi ha convinto a marciare - ero an-

cora alle medie - Mi vergognavo perchènessuna faceva quello strano sport. Poiho cominciato a vincere, ho conosciutoSandro Damilano che a 16 anni mi haspaventata perchè mi sembrava cat-tivissimo, ho deciso di allenarmi aSaluzzo e per potermelo per-mettere consegnavo le pizzeai tavoli in un ristorante e fa-cevo la cassiera in una multisa-la che si chiamava Cinelandia. E tan-to ho fatto che con l’oro agli Eurojuniordi Amsterdam 2001 sono riuscita a en-trare nelle Fiamme Gialle, prima donnadel gruppo sportivo insieme a Tania Ca-gnotto. Quella è stata una svolta, unadelle tante”.

Le hanno dato il bronzodi Daegu. “Ho marciato

nell'era peggioredel doping, ma il viaggioconta più dell'obiettivo”

IL PERSONAGGIO

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La prima dimostrazione di un carattereche sarebbe poi stato il presupposto, l’ini-zio, di tutta la storia, lo svela lei stessa: “Ave-vo nove anni e la maestra ci aveva pro-posto di partecipare a una campestre. Unmese e mezzo prima mi sono rotta unagamba. Tolto il gesso dopo 40 giorni,mancava una settimana alla prova. Vole-vano impedirmi di correre ma io ho vo-luto esserci contro il parere di tutti. Ho cor-so e ho finito la gara: ultima, ma fiera diavercela fatta. Io sono così”.

SospettiLo sguardo indietro, sui suoi vent’anni dimarcia ai massimi livelli, non contiene no-stalgie: “Ho marciato nel periodo peggioredi diffusione del doping, ma non è mai sta-to questo il mio problema. Dei russi cer-cavamo di copiare l’ottima tecnica, senzaperderci nei sospetti che comunque nonmancavano: non ho mai cercato alibi invita mia. Di Schwazer ho scoperto che erafurbo e bugiardo, che non merita la ribaltache ha avuto e che se l’unico obbiettivo

di uno sportivo è il primo posto, alloraqualcosa non funziona. La fatica? Fa par-te di un percorso che porta alla gioia, al di-vertimento. Ho sempre pensato che ilviaggio sia più interessante dell’obbietti-vo vero e proprio, anche se poi è l’ob-biettivo che ci guida. E così anche ilbronzo olimpico di Pechino, il mio risul-tato più grande, è il frutto di un lungo la-voro per superare, anche, l’anemia: diete,ferro, altura in solitudine ai 3400 metri delrifugio Torino, una vita da zingara fra al-lenamenti in montagna, trasferte in Perùe in Ecuador, gare in giro per il mondo equesti ultimi due anni a Castelporziano, sue giù con tutta la famiglia”.Anche il suo orgoglio più grande è statoraggiunto quasi dall’altra parte del mon-do: “È il bronzo mondiale di Daegu 2011,quasi un anno dopo la prima maternità.Èstata la mia gara più bella, costruita tor-nando forte come quando avevo inter-rotto. In realtà era un quarto posto, cheandava benissimo ugualmente. La me-daglia me l’hanno consegnata lo scorso

febbraio, al Regio di Torino. Mia figlia Ele-na ha commentato: mamma, ma perchèti premiano se non hai fatto nessuna gara?Ecco, appunto”.

Ivano BRUGNETTI, campione olimpicodella 20 km di marcia ad Atene 2004, havisto una medaglia d'argento trasfor-marsi in oro. È accaduto dopo i Mondia-li di Siviglia 1999, qulli in cui il finanzieremilanese si rivelò. Secondo nella 50 km,venne dichiarato campione del mondodue anni dopo a seguito della squalificaper doping del vincitore, German Skury-gin, morto per un attacco cardiaco nel2008 a soli 45 anni.

Anna INCERTI nella maratona degli Eu-ropei 2010 di Barcellona era arrivata ter-za alle spalle della lituana Zivile Balciunaitee della russa Nailya Yulamanova. Il bron-zo si è tramutato in argento quando la li-tuana è stata trovata positiva per testo-sterone (dicembre 2010) e poi addirittu-ra in oro per le anomalie nel passaportobiologico della russa (2012), con conse-guente annullamento dei suoi risultati dal-l'agosto 2009.

Giorgio RUBINO era terminato quarto nel-la 20 km di marcia dei Mondiali di Berlino2009. Sette anni dopo, l'odiosa medagliadi legno s'è però trasformata in unosplendido bronzo dopo la squalifica delvincitore, il russo Valerij Borcin, tradito dalpassaporto biologico e sanzionato al ter-mine di un lungo iter procedurale che hacoinvolto Rusada, Iaaf e Tas di Losanna.

La prima campestredopo... il gesso,

il timore di Damilano,i sospetti sulle russe“Più forte di tutto”

Ora c’è Elisa 2, alle prese con una matas-sa da sbrogliare: “Le Fiamme Gialle mi han-no destinata a Cuneo, negli uffici. Intan-to mio marito ha avviato un’attività agri-cola: oltre alle castagne ci sono fagioli, pa-tate, 15 arnie che diventeranno 50, l’ipo-tesi di un bed&breakfast e altro ancora, ioe lui insieme. Fra qualche mese avrò le ideepiù chiare”.

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NOME RUBRICA

1-2/2017

AprileLa regina d'Inghilterra?

Chiamatela Mary

l’agenda di priMavera

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TAYLOR, MANYONGA, OJIAKUBENVENUTI A GRAVITÀ ZERO

Tre mesi esplosivi sulle pedane di tutto il mondoL'americano oltre il “muro” nel triplo (18,11). Brilla l'azzurro (8,20)

di Marco Buccellato

Ricomincio da Kampala. Il mondiale di cross (26 marzo) ritro-va l’ultimo re, Geoffrey Kamworor, che con Irene Cheptai con-feziona la doppietta keniana senior. Il pubblico di casa gioisce perl’oro under 20 di Jacob Kiplimo. All’Etiopia vanno il secondo oroconsecutivo junior della Gidey e tre ori a squadre. Il quarto è delKenya, 12 medaglie in tutto. Per l’Italia 10ª posizione nella staffettamista, 16ª per le azzurrine. Appuntamento nel 2019 a Aarhus.

Poker di record. La keniana Joyciline Jepkosgei riscrive il re-cord book con quattro primati del mondo nella mezza ma-ratona di Praga (1 aprile). Per abbattere, prima al mondo, i 65’in 1h04:52, transita dal 10° al 20° km in 30:04, 45:37 (al 15°) e1h01:25. Anche Violah Chepchumba va sotto i limiti al 10° (30:05)e al 15° (45:40).

Gioventù volante. Non pago dello strepitoso inverno, ArmandDuplantis porta il record del mondo U.20 dell’asta a 5,90 alleTexas Relays di Austin (1 aprile).

Pioggia a Roma, record a Milano. Le non buone condizioni me-teo non hanno intimorito l’etiope Shura Kitata, vincitore dellamaratona di Roma (2 aprile) in 2h07:28, sfiorando il record del-la corsa. Bis-donne per l’etiope Rahma Tusa in 2h27:21. Nelle

Luvo Manyonga, 26 anni

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l’agenda di priMavera

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stesse ore Edwin Koech centra il primato all-comers vincendola Milano Marathon in 2h07:13.

Dal nulla. Sorpresa dall’alta quota di Lusaka (8 aprile), dove lozambiano Sydney Siame scende di colpo a 9.88.

Parigi per due. Nella maratona del 9 aprile vincono moglie emarito. Lei è Purity Rionoripo (2h20:55, record della corsa), luiPaul Lonyangata (2h06:10). Cinque keniani dominano la Rot-terdam Marathon: vincono Marius Kimutai (2h06:04) e l’etiopeAssefa (2:24:18).

Sinfonia bostoniana. A Boston il 17 aprile doppietta kenianacon Geoffrey Kirui (2h09:37) e Edna Kiplagat (2h21:52).

Manyonga allunga. Luvo Manyonga è in condizioni divine. Aicampionati nazionali di Potchefstroom (22 aprile) porta il recordafricano di salto in lungo a 8,65 (+1,3). Wayde van Niekerk vin-ce i 200 col personale di 19.90 (+0,5).

La Regina Mary. È il giorno della sovrana delle 42 km, Londra(23 aprile), onorata al meglio da Mary Keitany che spazza viail record del mondo di maratona solo femminile in 2h17:01, perlunghi tratti sotto la tabella del mondiale di maratona mista uo-

mini-donne di Paula Radcliffe (2h15:25). Inevitabili gli altri dueprimati, 1h19:43 al 25° km e 1h36:45 al 30°. Passaggio a metàgara in 1h06:54, il più coraggioso di sempre. Seconda un’im-mensa Tirunesh Dibaba in 2h17:56. Primato-tabù per Bekele,secondo in 2h05:57 dietro Daniel Wanjiru (2h05:48).

Antonella-record. Gran primato italiano di Antonella Palmisanonei 10.000 metri di marcia sulla pista di Orvieto (23 aprile): in 41:57.29chiude a 1” dal world best di Nadezhda Ryashkina (41:56.23).

World Relays agli USA. Tornano i Mondiali di staffetta a Nas-sau (22-23 aprile). Stati Uniti primi con margine. Spicca la worldlead della 4x400 donne USA (3:24.36). Germania über alles nel-la 4x100 in 42.84. Uomini: 38.43 e 3:02.13 per gli USA. Due squa-lifiche per le 4x100 azzurre: cambio fuori settore per gli uomi-ni, invasione di corsia per le donne.

Il nome da segnare. Emmanuel Korir, che il 29 aprile a Berkeleycorre gli 800 in 1:43.73. Prima e dopo, 44.67 e 44.53 a El Paso. Airegionali NCAA sparerà una frazione in staffetta ben sotto i 44”.

Röhler, che lancio! La Diamond League rinnovata nella formulaparte da Doha il 5 maggio con il quasi-fuoricampo da 93,90 delcampione olimpico di giavellotto Thomas Röhler, miglior lan-

Kevin Ojiaku, 28 anniChristian Taylor, 26 anni

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cio del XXI secolo, e altre 5 world lead, 3:31.90 di Manangoi(1500), 7:28.73 di Kwemoi (3000), 2,36 di Barshim (alto), 1:56.61della Semenya (800) e 9:00.12 della Kiyeng (3000 siepi). Con-tro un forte vento Elaine Thompson batte nettamente laSchippers (22.19 a 22.45). Il giorno dopo Anita Wlodarczyk mar-tella di brutto con 79,73 nello Sports Club di Doha.

Kipchoge è da Formula 1. Per il campione olimpico un tem-po di 2h00:24 su una distanza pari a quella omologata di ma-ratona nell’Autodromo di Monza (6 maggio) nel tentativo di cor-rere sotto le due ore.

Kerley-presagio. L’uomo nuovo dei 400 USA fa sul serio. Il 12maggio corre i 400 in 44.09. L’airone grenadino Victor centra il

secondo primato NCAA del decathlon (8.539 con 55,22 nel di-sco). Il giorno dopo un altro emergente si gode la combinata-sprint in 9.97 e 19.98. E’ Christian Coleman, simbolo del ricambiogenerazionale in atto.

Shanghai, decollo! Quello di Luvo Manyonga nella DiamondLeague (13 maggio), che plana al record del circuito con 8,61(+0,7). Cinque mondiali stagionali, svetta il 19.90 (-0,4) diNoah Lyles sui 200. Lampo-Thompson (10.78), bruciante la Mil-ler-Uibo sui 400 (49.77), cavalcate della Obiri (14:22.47 sui 5000)e della Kipyegon (3:59.22 sui 1500).

Joe-catapulta. La sera del 18 maggio a Tucson capolavoro diJoe Kovacs, 22,57, il miglior lancio al mondo dal 2003.

Top Caribe a Kingston. Il 20 maggio torna a ruggire Yohan Bla-ke in 9.93. In scia si migliora Baker in 9.98, ma la sorpresa è Ky-ron McMaster che nei 400 hs fa la gara della vita in 47.80, pri-mato delle Isole Vergini Britanniche. La Thompson pareggia laworld lead dei 200 in 22.09.

L'ora dell'oro. L’azzurra Palmisano vince la Coppa Europa di Mar-cia a Podebrady il 21 maggio in 1:27:57. Team femminile e cin-

MaggioIl giavellotto di Rohler atterra nel XXI secolo

Mary Keitany, 35 anni

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l’agenda di priMavera

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quantisti d’argento, Michele Antonelli meraviglioso bronzo nel-la 50 in 3h49:07. Nella 20 km uomini azzurri settimi, Rubino ot-tavo. Ori al tedesco Linke (1h19:28) e all’ucraino Banzeruk(3h48:15). Nello stesso giorno a Torino 8,20 (+1,6) di Kevin Ojia-ku ai Societari, primato europeo stagionale.

Tortuuuu! Filippo Tortu porta il record italiano U.20 dei 100 a10.15 (+0,9) il 25 maggio a Savona.

Kerley 43.70. Ancora lui, a Austin (26 maggio). Il crono gli valeil settimo sigillo di sempre. 24 ore dopo col fratello My’Lik por-ta Texas A&M alla world lead nella 4x400 in 3:00.69. Nell’al-tro preliminare di Lexington, Coleman prende la vetta dei 200in 19.85.

Taylor, Bowie, Kuchina, che Prefontaine! A Eugene arriva la Dia-mond League (27-28 maggio) e Christian Taylor (18,11 nel triplo,terza misura assoluta) insieme a Tori Bowie (21.77 nei 200, entrambirecord del circuito) brillano come i diamanti. Mariya Kuchina, orasignora Lasitskene, firma il rientro internazionale con 2,03. Die-ci world lead in 24 ore. Farah implacabile nei 5000 in 13:00.70,McLeod al meglio in 13.01 nei 110 hs, Baker incendia la pista in9.86 nemmeno così ventoso, Crouser piazza un’altra spallata con22,43. Donne: tre ragazze corrono i 200 in meno di 22”. Dietro laBowie sfrecciano Miller-Uibo in 21.91 e Thompson in 21.98. Schip-pers e Felix vanno forte ma non basta. Nel preludio, mondiale U.20della siepista keniana Chespol, il secondo dopo Doha (9:05.70),ma questo (8:58.78) le vale la seconda prestazione di sempre.

Quota settemila. La supera Nafissatou Thiam a Götzis (27-28maggio), con 7.013 punti, la quarta a riuscirsi. Punti pesanti nel-l’alto (1,98) e nel giavellotto (59,32, seconda all-time in un ep-tathlon). Simone Cairoli è 18° con il personale di 7.875, anco-ra bravissimo dopo il secondo posto al Multistars di Firenze. Vin-ce il favorito Damian Warner con 8.591, world lead.

Io corro da sola. La 17enne Sydney McLaughlin ha migliora-to il suo record mondiale U.20 dei 400 hs, 54.03 il 2 giugno aEgg Harbour.

Barshim vs Barshim. A Opole (4 giugno) il 2,40 del record erasuo. Dopo aver alzato la world lead a 2,37, ha provato a 2,41 indifficili condizioni meteo.

GiugnoAvviso agli uomini volanti

Barshim è tornato

Thomas rohler, 25 anni

Nafissatou Thiam, 22 anni

l’atletica iN UN TWeeT

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SALTO CON L’HASHTAG Da Tortu e Bolt, dalle rivelazioni Lyles e Kerley all'highlander Donato

Il dietro le quinte dell'atletica, raccontato dai profili sociala cura di Nazareno Orlandi

#Nonna - La migliore, ma di gran lunga la miglior cosa vista,letta, ascoltata sui social nell'ultimo periodo: Filippo Tortu in-tervistato dalla nonna Titta in un amorevole e grottesco videosu Twitter. È un estratto e merita la trascrizione.F: “Sono molto pigro, sono molto molto lento nella vita di tut-ti i giorni”.N: “Sappiamo che ascolti Radio Italia e che hai un debole per Pat-ty Pravo, De André, Battisti. Sono grandissimi nomi ma un po' lon-tani dalla tua età. Chi ti ha trasmesso queste passioni musicali?”.F: “Sicuramente la mamma, ma anche con la nonna ascolto spes-so questo genere di musica in macchina”.N: “C'è una canzone italiana che ascolti per darti la carica pri-ma delle gare?”.F: “Sì, è Centro di gravità permanente, di Battiato”.Fine. Commento: “Non contano i record... conta solo essere in-tervistati dalla nonna”. Forza Filippo!

#Jamaica - Non fosse stato per Superpippo, l'apertura sareb-be andata di diritto al selfie dell'anno: 14 ori olimpici in tre, 18mondiali. Bolt, Farah e Rudisha insieme a Kingston. Lo pubbli-ca proprio il keniano: "Siamo in Giamaica per questo memo-rabile addio, l'ultima gara del leggendario Bolt in casa sua". Cialziamo in piedi, tutti.

#7000 #returnofgoku - A proposito di supereroi, il +7000 di NafiThiam ha del sovrumano. Qualcuno sul web le dedica un meme,con un Super Sayan che sprigiona energia e urla: “Her perso-nal record it's over 7000!”. La belga apprezza moltissimo:“Sono cresciuta con Dragon Ball Zeta, non posso che ringraziarechiunque l'abbia fatto”.

#Lildinky99 - Van Niekerk ha trovato il concorrente sui 400 perLondra, eppure trionfa il fair play. Fred Kerley ha appena stu-pito il mondo col 43”70 e il sudafricano campione olimpico gliinvia su Twitter una gif: è la scena di Michael Jordan che inco-raggia il giovane compagno dei Bulls, Derrick Rose, con un pu-gnetto. Altro che rivalità: “Continua a fare grandi cose, boss”. Eil religiosissimo Kerley: “God is always in control”.

#GodFirst - Un altro baciato dalla fede è Manyonga, il Luvo acui bisogna star attenti solo in pedana. Come si sdebita per l'8.62nel lungo, primo capolavoro della sua stagione? È il giorno diPasqua e vicino casa, a Eastern Cape, con una sorta di aratro suun terreno agricolo disegna le linee di un campo di netball perfarci giocare i ragazzini. “Così sviluppiamo progetti sportivi nel-le aree svantaggiate”, racconta in un video social.

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l’atletica iN UN TWeeT

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#TooBored - Nella ricca galleria di nuovi personaggi regalati daquesto inizio di stagione non può mancare Noah Lyles. Qui con-ta poco che abbia impressionato nei 200 con 19”90, interessapiù sapere come abbia passato i giorni successivi. Indovinate?Ballando. Due giorni dopo l'exploit di Shanghai pubblica un vi-deo: “Questo sono io quando non ho niente da fare”. Parte unadanza scatenata, una base hip hop sul quale appoggiare mo-venze di gomma, perfettamente a tempo. “È quello che suc-cede quando sono troppo annoiato”. Ritmo nel sangue. Durantela gara invece aveva fatto “ballare” il fratello Josephus: virale l'im-magine del suo volo dalla poltrona mentre guardava Noah ga-loppare verso il traguardo.

#CristianTaylorJumpingThings - A sal-tar “cose”, Christian Taylor è tra i più bra-vi del globo. Devono essersene accortianche su Twitter. Chris Nickinson di Run-nerspace.com scrive: “Impressionante il18.11 di Eugene, ma sapete che ha sal-tato il Grand Canyon?”. E si vede un Tay-lor sorridente che salta le gole del Colo-rado. Replica un altro magazine Usa:“Grande a Eugene, ma che ne pensate delcammeo in High School Musical?”. Conlui che salta insieme ai ballerini prota-gonisti. Taylor apprezza e ritwitta.

#Beachsessions - Instagram, esternogiorno. Thomas Rohler è un adone di-nanzi a uno splendido mare azzurro, ilgesto è di chi mima un lancio del gia-vellotto, con il braccio destro teso al-l'indietro e pronto a scagliare: “Allenarsi in pedana è solo metàdella verità...”. Meritato riposo. Ne serve un po' anche al came-raman che ha rischiato di infilzare a Doha con il giavellotto a 93.90.

#Arriverdeci - Magari gli Eaton avranno tratto spunto dal blogdi Dafne Schippers, DafneLike: un po’ lo ricorda. Ma come sel-fa l'Orange all'Olimpico con i volontari del Golden Gala: “Gra-zie fan italiani, siete grandi. Arriverdeci”. Le vogliamo talmen-te bene che il refuso glielo perdoniamo.

#Beauties - Com'era? Anche l'occhio vuole ecc ecc. Avete vi-sto sui social la foto di Elaine Thompson con Bella Hadid, la topmodel più in voga del momento?

#Weareeaton - Qui si parla di cibo, d'amore e di star bene.Ashton Eaton e sua moglie Brianne Theisen aprono la porta del-la loro casa, ma con più garbo e gusto di Fedez e la Ferragni.Famigliola felice, offrono perle di cucina e consigli utili per ap-passionarsi ai fornelli e nutrirsi in maniera sana. Weareeaton.com:da sbirciare.

#Elaprimaèandata - Dell'Italia qui c'è labandiera, l'orgoglio di un movimento in-tero. Fabrizio Donato piazza 17.32 al-l'esordio in Francia e si mostra sereno suInstagram davanti al tabellone che in-dica il risultato. Gli Atleti Disagiati - chequi avranno sempre cittadinanza - sot-tolineano l’impresa: “Highlander! E igiovanotti con i fidget spinner muti”. (cfr.fidget spinner, la trottola anti-stresstormentone dell'estate 2017).

#Tooth - Via il dente, via il dolore: An-drew Howe si fa rimuovere quello delgiudizio e poi lo mostra su Instagram te-nendolo tra le dita, buffo con la man-tellina da sala operatoria e la cuffietta an-cora in testa.

#Solocosebelle - Nelly Palmisano sulpodio di Podebrady, foto su Instagram:

“Primo posto??? Io!!? Sono già passati due giorni dalla CoppaEuropa e devo ancora metabolizzarla”. Assicuriamo: hai vintotu!

#Montalbano - Intellettuale Marco Fassinotti, e l'occhialetto aiu-ta. In un video sfoglia Camilleri: “Giornata di viaggio accom-pagnata - come sempre - da una bella lettura; era da una set-timana che avevo programmato di godermi tutta d'un fiato lanuova indagine di Montalbano”. Fassinotti, sono!

la NaZiONaLe

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Ha (ri)aperto le porte. Ha fatto entrarearia nuova. Quel che nelle gestio-ne precedenti, nonostante diversi

proclami, era sostanzialmente rimastosulla carta, è diventato in fretta realtà. Trale prime mosse della gestione di Elio Lo-catelli, d.t. dell’alto livello, c’è stata quellache ha portato alla collaborazione dellastruttura tecnica federale con una serie diallenatori stranieri. E se non è una rivolu-zione – in passato ce ne sono state tan-te, alcune anche molto prestigiose –poco ci manca.

SantoniHanno pedigree importanti: fungonoda consulenti, da tutor, da riferimenti peratleti e coach. Allo statunitense Loren

Seagreve, che alla Img Academy di Bra-denton, in Florida, da alcune stagioni pi-lota Libania Grenot e da un paio di annianche Gloria Hooper, oltre che dare unamano a tutto il settore velocità, si è oraaggiunto un poker di personaggi dalla va-sta esperienza e dai curriculum di altis-simo profilo. Il cubano Santiago Antunez(ostacoli), i tedeschi Wolfgang Ritzdorf(alto) e Werner Goldmann (lanci) e l’ucrai-no Vitaly Petrov (asta) mettono il loro sa-pere a disposizione di chi lo vuol sfruttare.Antunez, tra le barriere leader della gran-de tradizione de l’Isla, ha per esempio gui-dato Emilio Valle e Aliuska Lopez, gli oriolimpici Anier Garcia e Dyron Robles, Yor-dan O’Farrill e l’oggi spagnolo Orlando Or-tega, argento a cinque cerchi in carica.

Ritzdorf è direttore dell’istituto di Colo-nia e ha seguito, tra i tantissimi, UlrikeMeyfarth e Heike Henkel. Goldmann(che ha un passato legato a certe epochedi doping di Stato) è stato coach anchedi Ulf Timmermann, Lars Riedel e RobertHarting. Petrov, che l’azzurro lo ha già ve-stito, maestro tra gli altri di Sergei Bub-

S'è messa in moto la rivoluzione voluta dal d.t. Locatellicinque guru stranieri agiranno da consulenti tecnici

diAndrea Buongiovanni

A Seagrave (sprint)affiancati Antunez

(ostacoli), Petrov (asta)Goldmann (lanci)e Ritzdorf (alto)

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Il cubano è nell'atleticada 57 anni: “Ho trovato

un buon gruppo dispecialisti, ma va

rilanciata una scuola”

ka, Giuseppe Gibilisco, Yelena Isinbaye-va e ora del campione in carica a cinquecerchi Thiago Braz, è quasi «cittadino ono-rario» del centro di preparazione olimpicadi Formia e non ha bisogno di molte pre-sentazioni.

CubaNon sono escluse le collaborazioni ad per-sonam. Antunez, per esempio, nelle scor-se settimane – a parte un mese di assen-za per impegni precedentemente as-sunti a Miami con la federazione brasilia-na e colombiana – ha seguito da vicino ilrecupero di Paolo Dal Molin. «Ho trovatomolta qualità e un buon gruppo di spe-cialisti – garantisce il cubano, 69 anni, deiquali 57 trascorsi nell’atletica – il mioobiettivo è portarne tre sotto i 13”50 nei110 agli Assoluti di Trieste di inizio luglio.

Con Perini ho lavorato poco, ma ancheAbate e Fofana sono in grado di arrivar-ci. La mia filosofia? Non ho modelli pre-costituiti ai quali rifarmi, mi adatto ad atle-ti e situazioni. Mi rifaccio, però, alle tanteesperienze maturate e, in generale, credomolto nel lavoro tecnico-fisico abbinatoa quello mentale: se sei forte, ma non haitesta, non vai da nessuna parte. Ho alle-nato grandi stelle: l’ho imparato da loro.Serve aver fiducia in quel che si fa e de-dizione totale. E non sedersi mai. Sto ca-pendo che il sistema italiano si appoggiamolto ai gruppi sportivi militari: comportavantaggi certi, ma anche pericolosi rischi.In più c’è bisogno di allenatori preparati:la formazione è fondamentale, sono a di-sposizione. C’è da rilanciare una scuola. Perdirne una: la tecnica di Eddy Ottoz, cosìeconomica, resta attualissima. E poi tra gliostacoli si danza e gli italiani, come tuttii latini, hanno il ritmo nel sangue e nei pie-di». Dal suo cilindro sono uscite decine digrandi nomi: l’atletica cubana, anche se da

L'IDENTIKIT DEI “MAESTRI”

Santiago Antunez69 anni, nativo di Ranchuelo (Cub), è uno dei maestri del-la grande scuola tecnica dell'ostacolismo cubabo. Ostacolistaa sua volta, ha allenato tra gli altri i campioni olimpici AnierGarcia (110 hs a Sydney 2000) e Dayron Robles (110 hs a Pe-chino 2008), oltre all'iridata Daimi Pernia (400 hs a Siviglia1999), Emilio Valle, Aliuska Lopez, Yordan O'Farrill e Orlan-do Ortega, argento sui 110 hs a Rio 2016. E' stato nomina-to dalla Iaaf“miglior allenatore del mondo nel 2010”.

Wolfgang RitzdorfNato a Colonia (Ger), già allenatore dell'alto nella Nazionaletedesca, è stato direttore del centro di salto in alto Iaaf diColonia. Ha lavorato con campionesse del calibro di UlrikeMeyfarth (oro olimpico a Monaco 1972 e Los Angeles 1984)ed Heike Henkel (olimpionica a Barcellona 1992).

Werner GoldmannNato a Berlino (Ger), 70 anni, è un tecnico specialista dei lan-ci che ha avuto tra i suoi allievi il pesista Ulf Timmermann,olimpionico a Seul 1988 e due volte primatista del mondo,e il discobolo Robert Harding, oro a Londra 2012 e tre vol-te campione del mondo.

Vitaly PetrovNato a Donetsk (Ucr) il 14 gennaio 1938, è forse il più gran-de allenatore di sempre nel salto con l'asta, maestro di Ser-gei Bubka e Yelena Isinbayeva, campioni olimpici, iridati eprimatisti del mondo. Non è alla sua prima parentesi italia-na, avendo portato Giuseppe Gibilisco al titolo mondiale(2003) e al bronzo olimpico (2004). Dal 2008 dirige il centroIaaf dell'asta di Formia. Di recente ha condotto il brasilianoThiago Braz al trionfo olimpico di Rio 2016.

Loren SeagraveNato a Madison, Wisconsin (Usa), il 21 gennaio 1952, è unodei tecnici più famosi del mondo. Ha allenato alla TennesseeUniversity, a Louisiana State e alla Life University. Nel 1998 hacurato la preparazione atletica degli Atlanta Falcons, contri-buendo alla loro scalata fino al Super Bowl. Coach di decinedi campioni olimpici e mondiali e specialista di velocità e osta-coli, ha atualmente tra i suoi assistiti alla IMG Academy di Bra-denton, in Florida, le azzurre Libania Grenot e Gloria Hooper.

“Portano metodi e culture diverse È un'opportunità che va sfruttata”

Agosto 2013, indomani dei Mondiali di Mo-sca. L’Italia è tornata a casa con uno dei tan-ti magri bottini degli ultimi anni. Sul podiola sola Valeria Straneo, argento in marato-na. Elio Locatelli, figura storica dell’atleticaazzurra, interpellato circa i mali del movi-mento e le relative possibili soluzioni, so-stiene tra l’altro: «È vero che la nostrascuola tecnica è stata a lungo all’avan-guardia, ma quei tempi, purtroppo, sonofiniti. E allora occorre imparare dai maestridi oggi, senza invidie e senza che nessunosi senta sminuito. Solo così si può cresce-re. Per la velocità penso allo statunitense Lo-ren Seagrave: con Matteo Galvan e LibaniaGrenot ha ottenuto buoni risultati e, so-prattutto, è un ottimo insegnante. Per gliostacoli cercherei il cubano Santiago An-tunez, che è stato coach anche di DayronRobles. Per l’asta vedrei di non farmi scap-pare uno come Vitaly Petrov, a patto che ca-pisca quali siano le nostre reali esigenze».Sono trascorsi quasi quattro anni e il pie-montese, da pochi mesi, è tornato d.t. (del-l’alto livello). E nei nuovi quadri federali, persua repentina decisione, insieme ai tede-schi Wolfgang Ritzdorf (alto) e WernerGoldmann (lanci), in qualità di consulenti,compaiono tutti e tre gli allenatori citati.

Son proprio suoi pallini, eh?«Non sono capricci personali, sono tecnicidi grande esperienza e competenza, guruche vanno a colmare certe lacune del no-stro organigramma. Fanno parte di quel-la che definisco Ssts, squadra di suppor-to tecnico scientifico. Ho voluto pochi col-laboratori, ma di qualità. E sia chiaro, nonsolo stranieri: perché nel gruppo ci sonoil mio vice Roberto Pericoli e i vari Anto-nio La Torre, Gianni Ghidini e Filippo DiMulo, che in settembre otterrà il distaccoda scuola. Ora siamo ben coperti».

Come si sviluppa il lavoro dei “maestri”stranieri?«Per ora sono da noi otto-nove giorni almese, anche perché alcuni hanno im-pegni pregressi da smaltire. Da dopol’estate vedremo se l’impegno potrà di-ventare a tempo pieno e fino all’Olim-piade di Tokyo 2020.

Come si propongono?«Ognuno ha i propri metodi. Antunez, peresempio, è decisamente uomo di cam-po: è arrivato e sin dalle prime prese dicontatto con la nostra realtà, ha voluto an-dare in pista con i ragazzi. Goldmann, vi-ceversa, ha un approccio un po’ più teo-rico. In occasione di certi recenti raduniha tenuto brevi lezioni e seminari a tut-ti i tecnici di settore. Non parla granchéinglese, così si è fatto aiutare da HannesKirchler e da Marco Andreatta che, al-toatesini, parlano tedesco. Si tratta, in ognicaso, di allenatori di grande fama, cono-sciuti e apprezzati in tutto il mondo».

Come si relazionano con quelli perso-nali e con quelli dell’ampia squadra diStefano Baldini, d.t. fino agli under 25?«Mi piacerebbe che tutti gli allenatori ita-liani capiscano si tratti di un’opportunitàda sfruttare, vorrei venissero affiancatiil più spesso possibile, con Formia ma-gari, spazi permettendo, al centro del si-stema. Ognuno di loro ha lavorato conpiù federazioni di Paesi diversi, magaripotranno esserci scambi, stage, colla-borazioni. Il confronto stimola sempree comunque, a tutti i livelli. Più passe-rà il tempo, meglio si integreranno e sifaranno apprezzare». a.b.

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alcune stagioni i rapporti con la federa-zione si sono incrinati, gli deve molto.«Non so chi sia stato il più grande dei mieiallievi – dice – Forse Robles: ci sentiamospesso, vive a L’Avana, si allena ancora e hada poco avuto il primo figlio».

LanciStoria diversa, ma altrettanto paradigma-tica, ha Goldmann, 70enne berlinese in“pensione” dalla federazione tedesca dal2014, ma ancora in servizio ai Giochi di Riodopo 43 stagioni di successi e 25 propriatleti portati in Nazionale (18 nel peso, 7 neldisco). «Il potenziale c’è – dice riferendosiai lanciatori italiani – ma occorre puntaresui giovani e capire che il processo di cre-scita verso l’alto livello sarà lungo: inutileaspettarsi chissà quali exploit quest’annoo il prossimo. Servirà allargare la base e poipuntare sui quattro o cinque più promet-tenti. Ho metodi e tecnologie consolidate,serve crederci, passo dopo passo. Non vo-glio dare giudizi affrettati, ma ho notato unacerta mancanza di professionalità e ho tro-vato ben pochi allenatori a tempo pieno.L’una e gli altri sono imprescindibili». Da DalSoglio a Vizzoni, per citare due grandi exatleti che ora indossano panni diversi, la stra-da parrebbe segnata.

Goldmann: “C'è scarsaprofessionalità e pochicoach a tempo pienoL'una e gli altri sono

imprescindibili”

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Silvia Salis con il presidente dei Coni Giovanni Malagò

SALIS«IN PRIMA LINEA PER LO SPORT CHE AMO»

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La martellista, neo consiglieradi FIDAL e CONI, pronta a battersi

al fianco degli atleti

di Giulia Zonca

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Allenata a guardare lontano Silvia Sa-lis ora sposta l’orizzonte: dalla pe-dana all’organizzazione dello sport.

Si tratta sempre di puntare a un lancio lun-go che sia il martello o un’idea e lei, cheoggi è entrata nel Consiglio federale del-la Fidal e nel Consiglio nazionale delConi come rappresentante degli atleti, neha parecchie.

Si considera in rodaggio: guarda, ascolta,soprattutto mira perché si è allenata per unavita a focalizzare un obiettivo, a visualizza-re una misura da raggiungere, a costruiresulla distanza ed è evidente che la sua men-te sia preparata a questo lavoro. Non è unazzardo, si è già battuta per la dignità de-gli azzurri quando il movimento è finito sot-to processo per le reperibilità mancate. Hausato la testa, non la foga e scoperto chei diritti, i doveri e le ambizioni si devono in-crociare per forza. Logica ovvia che ha bi-sogno di lavoro e attenzione per filare. E leinon va a caccia di rivoluzioni, ma di mi-glioramenti realizzabili anche grazie a unacerta abitudine a stare fuori dal coro. “Mihanno dato per una vita della superficia-le solo perché mi piace truccarmi e vestir-mi bene. Come se il mascara rubasse im-pegno all’allenamento. Ignorare il rumoredi sottofondo è diventata un’abitudine”.

Cosa ha scoperto di nuovo sull’atleticada quando è dietro una scrivania?“Quanto poco mi rendevo conto di tuttoquel serve per muovere ogni ingranaggio.Io mi presentavo all’aeroporto, respon-sabile della mia preparazione e della miaborsa. È uno sport individuale, pensi perte e vedi una piccola fetta. Non ti rendiconto delle dinamiche”.

Le piace il nuovo ruolo?“Ero rappresentate di classe al liceo, ho par-lantina, sono puntigliosa. Le caratteristiche

“È iniziato tutto coi Whereabouts:tacciata di dopingsenza avere colpe

Dovevo agire”

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ci sono poi si vedrà, sarebbe presuntuo-so credere di padroneggiare il mestiere.Però intendo fare qualcosa per l’ambien-te che amo”.

Da martellista a sindacalista, il passag-gio in realtà è stato brusco.“Già, è tutto iniziato con la storiaccia deiWhereabout, le reperibilità… Ho realizza-to in un attimo che nei momenti di crisi nonsi può aspettare, bisogna metterci la faccia”.

Ricorda come?“Nei particolari. Il giorno in cui ho ricevu-to la proposta di deferimento senza maiaver mancato un controllo antidoping cel’ho scolpito nella mente perché mi sonoritrovata in un romanzo di Kafka. Ho lettoquella lettera senza capire nulla e c’eranocolleghi intorno a me che avevano ricevutola stessa notifica. L’atmosfera in quellapalestra era surreale e lo è rimasta per gior-ni. Poi a un certo punto mio padre mi man-da la foto di una locandina esposta dietrocasa: il mio nome e la parola doping as-sociati così, senza una ragione. Mi sono det-ta: io non sto a prendere gli insulti”.

Ha organizzato la difesa collettiva?“Ho provato a dire la mia, ho unito le sto-rie. Eravamo tutti convinti di uscirne pu-liti solo che non ci bastava attendere il ver-detto. Il processo sportivo funziona al con-trario di quello penale. Sei tu che devi pro-vare la tua innocenza e se lo sei davveroè matematico che tu non sia preparato afarlo. Io ho avuto fortuna, avevo le emailin cui mi lamentavo del funzionamentodel sistema e chiarivo che reperibilitàufficializzate non venivano registrate.C’erano falle da tutte le parti e non era pos-sibile diventare capri espiatori. Insomma,risolta la situazione, mi è rimasto il desi-derio di garantire una tutela”.

Tre punti realizzabili per dare più ga-ranzie agli atleti.“Un accordo con la sanità, soprattutto pri-vata, per dare un servizio agevolato ai tes-serati Fidal. La promozione, è l’attuazio-ne della doppia carriera perché nonpuoi investire i tuoi anni di formazionesolo sullo sport, allenarti sei ore al gior-no e trovarti con niente in mano. A 30anni, quando valuti la possibilità di smet-

tere, è tardi per inventarsi un futuro.Considerare i problemi degli atleti di baseoltre a quelli dell’élite perché è chiaro chesono due realtà completamente differentima anche che non ne puoi ignorare unamentre sistemi l’altra. Deve essere un la-voro parallelo”.

Propone la “doppia carriera”, molti gio-cano la carta delle università americane.“Una tendenza in crescita. La possibilitàesiste da parecchio, quando mi sono di-plomata dei college mi hanno cercato. Ionon volevo trasferirmi, chi è pronto puòsfruttare quel sistema, però importarlo èimpossibile”.

“Copiamo il modelloGermania, puntiamo

i nostri sforzi sullediscipline in cui

abbiamo una scuola”

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Neanche tentare di collegare il mondouniversitario alla carriera di atleta?“Noi mettiamo in atto dei protocolli di in-tesa tra atenei, società e federazione perònegli Usa sei pagato per fare l’atleta, i risultatisportivi diventano credito, puoi riscattareil tuo impegno sportivo nel mondo del la-voro. È tutto diverso, a partire dalla men-talità. E poi non mi voglio arrendere alla ma-linconia: la doppia carriera si può svilupparequi senza consigliare ai nostri di emigrare”.

Si è mai pentita di non averlo fatto?“No, anche tornassi indietro cercherei dirubare metodologie diverse, di fare più sta-ge in giro, conoscere altre scuole. Ecco, sra-dicarsi non è necessario, abbandonare lapropria comfort zone sì. Anche perché cre-scere aiuta il movimento a crescere”.

Movimento che ora fatica.“I nostri giovani sono forti, bisogna non per-derli per strada come in qualche caso è suc-cesso in passato. Accompagnarli e moni-torarli nella fase più delicata, nel passaggioal professionismo. Però poi ci si misura sul-le medaglie e sul quel conto in rosso un po’di sfortuna la paghiamo. Diciamo che pri-ma di Rio tutto quello che poteva girarestorto è successo. Per ritrovare la nostra di-mensione dobbiamo cambiare schemi”

Come?“Senza pretendere l’impossibile cito ilmodello Germania. Lasciamo stare i loronumeri ma il sistema è copiabile: si sonoconcentrati sui concorsi. Non hanno di-sperso energie, hanno puntato su disci-pline in cui hanno una scuola e sono pio-vute le medaglie”.

In realtà anche l’Italia prova a concentrarsisulle specialità più familiari, come i salti.“Infatti, serve tempo per dare un senso allastrada scelta, però la direzione è giusta”.

Per ora dai tedeschi abbiamo preso inprestito Werner Goldmann, superviso-re del settore lanci.“E abbiamo fatto bene. Ha allenato i piùgrandi, le sue capacità sono evidenti”.

Il suo passato con la Ddr resta discutibile.“La Germania ha fatto di tutto per allon-tanarsi da quegli anni e se lo hanno tenutonel loro staff significa che è stato valuta-to, monitorato e giudicato. E poi noi sia-mo responsabili della nostra condotta: luiporta mentalità e organizzazione e noi lausiamo. Le regole le conosciamo e le ri-spettiamo. Siamo sereni”.

Da martellista che effetto fa vedere ipodi della sua disciplina riscritti per do-ping?“Ovvio che mi dispiaccia, però lo sport haun grande vantaggio: tu hai i tuoi obiet-tivi, sono calcolabili, misurabili. Se arrivi alrisultato prefissato non te lo può portarevia nessuno. Però mi fa sorridere certa de-magogia. Sono per la lotta al doping tut-ta la vita, però non ci si può proprio stu-pire che esista chi ci prova. Si fa i furbi persuperare la coda al supermercato, figurarsiper vincere le Olimpiadi. Se la nostra so-

cietà truffa allora lo sport truffa, non è il pa-radiso”.

Sarebbe bello considerare lo sport unposto migliore.“Sì e si lavora per questo, però chi nonpaga le tasse ci ruba il futuro, ci toglie ser-vizi e risorse, chi si dopa ci ruba le meda-glie. Emarginiamoli, combattiamoli, tro-viamoli ma non facciamo finta che pos-sano sparire”.

La gara che più ti è rimasta addosso. C’èuna foto della soddisfazione nella tuacarriera?“Giochi del Mediterraneo 2009. C’erastato il terremoto da poco e lo stadio diPescara era pieno di famiglie sfollate, hovinto e quell’Inno così sentito mi hacommosso. Poi mi tengo nella testaun’immagine privata. Cercavo la qualifi-cazione per i Giochi di Londra, era l’ulti-ma competizione buona, ero all’ultimolancio, ai supplementari dei supple-mentari ed è uscita la misura buona. Misono messa a correre da una parte, la miaamica Chiara Rosa dall’altra e ci siamo ri-trovate urlanti testa contro testa. Anco-ra ho i brividi”.

Lei ha contribuito a cambiare lo ste-reotipo della lanciatrice, per decenniconsiderata un donnone che facevadella stazza la propria forza.“Per fortuna il mio sport si è evoluto e oggiè molto più tecnico. Non possiamo esse-re dei fuscelli però il sovrappeso non è ri-chiesto. Anche se io sono stata spesso cri-ticata per la troppa attenzione al mioaspetto fisico”

Prego?“Nessuno mi ha mai detto nulla in faccia ep-pure i messaggi sono arrivati chiari. “Pen-sa sempre a truccarsi, è superficiale, perdetempo, chissà dove ha la testa”. Io sapevobenissimo che il mio impegno per l’atleti-ca era il cento per cento e li lasciavo dire”.L’atletica è un mondo maschilista?“Lo sport in generale lo è. L’atletica si di-stingue, ci sono quattro donne in consi-glio e Anna Riccardi, che ha cariche altis-sime Iaaf, è un mito. Lo spazio bisognaprenderselo. O almeno io sono giovane eposso permettermi di credere che sia così.E lottare perché diventi così”.

“Ho parlantina e sono puntigliosa Già al liceo ero rappresentante

di classe”

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ANGELI E DEMONII GIORNI DI ROMA 1987Come un romanzo di Dan Brown, il Mondiale italiano fu un conflitto tra bene e male. Giorni di grandi gare, grandi imprese, grandi eroi. Alcuni dei quali destinati a cadere

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La storica finale dei 100 metritra Carl Lewis e Ben Johnson

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Trent’anni dopo è consentito essere clementi e perdona-re Primo Nebiolo per certi arrivi all’Olimpico da dittatoredello stato libero e molto vasto dell’atletica: macchine che

sgommavano, scorta, luci e clacson: era il suo Mondiale e luilo interpretò da pontefice e da satrapo, da imperatore e da bu-sinessman. L’Olimpico era ancora nel vecchio e gradevole for-mato, dalla struttura ampia e dolcemente digradante, apertasui grandi pini a ombrello di Monte Mario: lo scatolone nato nel’90 è un’altra cosa. Il pubblico era fitto; l’eccitazione, alta; lo spi-rito, ecumenico; il clima, caldo ma, a parte qualche parentesi,senza quella cappa da sudest asiatico che aveva investito l’al-tro grande appuntamento romano, gli Europei del ’74.Spingendo il pulsante della macchina del tempo, la prima trale scelte possibili cade sulla data del 30 agosto, così ricco di coseda superare ogni filosofia, avrebbe detto Amleto trovandosi difronte a quell’ora e venti minuti in cui Ben Johnson spaccò i 100in 9”83, Stefka Kostadinova scavalcò 2,09 e Maurizio Damilanoinaugurò la sua maturità tornando, sette anni dopo Mosca, sulcrinale più alto della 20 km. Il record mondiale di Stefka, pre-sidente dell’atletica bulgara, resiste ancora, quello di Big Benè stato spazzato da uno dei grandi tornado che, periodicamente,sferzano l’atletica, Maurizio è arrivato in perfetta forma a 60 annie ha appena salvato la 50 km dalle volontà cancellatrici del Cio,

che ha perfettamente assorbito il verbo dei potentati televisi-vi: oltre le due ore lo spettatore finisce per annoiarsi.

PirataIl ruolo di primo interprete azzurro toccò a Francesco Panettache, un anno dopo la coraggiosa azione di Stoccarda, passò dal-la fuga al crescendo, interpretato con una corsa di testa che as-sunse i contorni sempre più netti della spietatezza, capace disfiatare chi provò a seguirlo, di rendere confuso lo scavalcamentodella barriera a Joshua Kipkemboi, che stramazzò a metà cam-mino. Hagen Melzer che agli Europei aveva infilzato il Pirata per20 centesimi pagò due secondi netti. La vittoria, in un recorditaliano portato a 8’08”57, al tempo quarto tempo di sempre,ha tutti i contorni e la sostanza di un momento storico: il no-stro bucaniere è l’ultimo a esser entrato di forza nel feudo deisaltafossi keniani. Francesco aveva aperto il Mondiale sui10.000, secondo alle spalle del povero Paul Kipkoech, che sa-rebbe scomparso 32enne, otto anni dopo.La ricerca di un tempo perduto regala immagini e riflessioni:il volto grifagno e l’esultanza di Gelindo Bordin per la conqui-sta di un posto sul podio possono trasformarsi nella premes-sa di quel che sarebbe capitato di lì a poco più di un anno, aSeul, quando, proprio chi a Roma lo aveva lasciato a 10”, il dij-butiano Ahmed Salah, avrebbe strabuzzato gli occhi di fronteal sorpasso di quel barbuto che sembrava sbucare dal nulla.

Volti nuoviRoma ’87 fu un ponte tra due epoche: l’ultimo urrà di EdwinMoses; l’affacciarsi di Florence Griffith, seconda nei 200, e sot-to i 22”, alle spalle della doppiettista Silke Gladisch; il formida-bile raccolto della Ddr che aveva un futuro da fiore di cactus;il debutto nell’alta società di un giovanotto ceco - Jan Zelez-ny – che avrebbe meritato l’etichetta di “uomo dal braccio d’oro”;il dominio monopolistico esercitato nell’asta e nel lungo da Ser-gei Bubka e Carl Lewis; l’accoppiata 1500-3000 della sovietica(e ucraina) Tatyana Samolenko-Dorovskich; la giusta ricompensaper una delle grandi suffragette della corsa prolungata, la dot-

Un ponte tra due epochedal tramonto di Mosesal Giorno di Panettadi Giorgio Cimbrico

il presidente Cossiga stringe la mano a Maurizio damilano.Tra loro primo Nebiolo e il c.t. enzo rossi

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toressa Ingrid Kristiansen; il record continentale sul giro di pi-sta, ancora imbattuto dopo innumerevoli assalti da parte di unanutrita muta di veltri inglesi, di Thomas Schoenlebe, capace dilasciare a mezzo secondo il bel Butch Reynolds.

DrammiGiorni disseminati di momenti drammatici (l’epilogo dellamarcia femminile, tra crolli improvvisi, svenimenti, ingresso diinfermieri e portantini) e di alta tensione: il primato va al saltoin alto con Patrick Sjoberg, Gennadi Avdeyenko e Igor Paklin allastessa alta quota (2,38) e agli 800 che nelle attese dovevano ri-solversi in una sfida all’OK Corral tra il biondo e calligrafico scoz-zese Tom McKean e il masai Billy Koncellah. Al faccia a faccia Tom,che pareva uscito dai fotogrammi di Momenti di Gloria, approdòin condizioni menomate e toccò all’ex-carpentiere Peter Elliottprovare a tenere il passo spietato di Billy, sino a una resa ono-revole, in fondo a un scontro lanciato su ritmi assoluti: 1’43”06per il campione, che avrebbe concesso il bis quattro anni dopoa Tokyo, 1’43”41 per chi andò a vestire i panni del vice. Un’indi-menticabile 4x400 (Usa incalzati da un’ennesima reincarnazionedei Capitani Coraggiosi britannici e da una linda Cuba) diven-ne il miglior fuoco artificiale per chiudere quei giorni di tuono.

Il lato oscuro di “Roma Ottantasette” fu scoperto quasi per in-tero, ma soltanto dopo. Come sempre, le cosiddette forze delmale si erano mosse nell’ombra. L’emersione della serie di in-

trighi, manipolazioni e furbate offrì al mondo due nuovi sce-nari: il primo decretava la fine della presunta innocenza dellosport (per chi ancora credeva in quella favola) e il secondo chia-riva che i cattivi erano ovunque, di qua e di là dal Muro, se vo-gliamo semplificare brutalmente.Le pietre scandalose - sempre sintetizzando - furono quattro.La più pesante è lui, l’uomo che ha scassato un intero sistema:Ben Johnson, quello che dopo di lui nulla è più stato come pri-ma. Teoricamente.

Doping, manipolazionie sospetti, all'Olimpicolo sport perse l'innocenzadi Guido Alessandrini

Francesco panetta

Ben Johnson

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200 dietro a una di cui parleremo fra poco. Però c’era e prepa-rava i botti (primati e ori olimpici) dell’estate successiva. Di Flo-Jo, mai trovata ufficialmente positiva ai test antidoping, s’è det-to e scritto il peggio del peggio e la sua morte prematura - nel1998 a 38 anni - non contribuì a migliorare la situazione intor-no a lei e a un gruppo californiano ricco di stelle.Il terzo sasso è in realtà una cattedrale. E’ ancora esposta nel me-dagliere di quel Mondiale: Germania orientale - ovvero DeutscheDemokratische Republik, detta DDR - dominatrice con 10 ori, 11argenti e 10 bronzi. Loro, con una popolazione di 16 milioni di per-sone, largamente davanti a Stati Uniti (320 milioni) e all’allora Unio-ne Sovietica (290). Anche in questo caso s’è spiegato al mondosoltanto dopo la caduta del Muro che dietro agli straordinari suc-cessi sportivi c’era in realtà il doping di Stato. Riguardando i risultati,si resta comunque impressionati dalla straordinaria versatilità diuno squadrone che aveva protagonisti in ogni disciplina, dallo sprint(Silke Gladisch, quella davanti alla Griffith) al mezzofondo, dagliostacoli ai lanci e ai salti. Per la cronaca, bene (quarti nel meda-gliere) fecero anche i cugini bulgari pilotati da Stefka Kostadi-nova con il 2,09 in alto che è ancora record.

Il saltoL’ultimo sasso è un macigno ed è rimasto parcheggiato in Ita-lia. E’ “quel” salto in lungo, l’8,38 assegnato a Giovanni Evange-listi (valeva il bronzo) e poi cancellato - anche in questo casoa posteriori - dopo un’inchiesta durata mesi, polemiche, accusee lotte tra fazioni. La misura era stata truccata per aggiungerealla squadra azzurra un podio non indispensabile: le cinque me-daglie conquistate (due ori) erano un raccolto già lusinghiero.Il successivo contraccolpo fu devastante.E dire che a fine Mondiale tutti quelli che avevano festeggia-to Johnson, la DDR, i primati e le grandi sfide sembravano cosìfelici e soddisfatti…Big Ben

In quel Mondiale, Big Ben fu anche il primo a scrollare l’Olim-pico con la volatona sui 100, la sera del 30 agosto: nuovo recordcon 9”83, e si sa quanto il concetto di uomo più veloce della ter-ra sia affascinante ed entusiasmante. In più, il battuto era il CarlLewis dei quattro ori olimpici di Los Angeles 1984. Gli entusia-smi furono gelati - appunto - a scoppio ritardatissimo e in duefasi: tredici mesi più tardi, appena finita la finale dei Giochi di Seul,con lo shock planetario della squalifica dopo il nuovo mondialea 9”79 e in maniera definitiva durante il 1989 nel tribunale di Mon-treal e di fronte al giudice Dubin, a cui l’ex padrone dello sprintfu costretto a confessare che Astaphan e Francis lo imbottiva-no di anabolizzanti già dal 1981. Conseguenza: cancellata an-che la volatona sotto Monte Mario. Il punto è che da lì in avan-ti si è aperta una voragine di dubbi e sospetti su molti campioni,tanto che la federazione europea - è cosa di questi mesi - sta ri-flettendo sull’opportunità di revisionare le liste dei primati.

DDRLa seconda pietra (ma da qui in avanti, l’ordine è “sparso”) è Flo-Jo Griffith, la panterona americana con le unghie da paura e ibody avveniristici che ha stravolto la velocità. Certo, i temponili ha ottenuti l’anno successivo (ricordiamoli: 10”49 sui 100 e 21”34sui 200. Resistono tranquilli) e a Roma fu “soltanto” seconda nei

IL MEDAGLIERENazione O a B tot.Germania Est 10 11 10 31USA 10 4 6 20URSS 7 12 6 23Bulgaria 3 0 1 4Kenya 3 0 0 3Italia 2 2 1 5Gran Bretagna 1 3 4 8Portogallo 1 1 0 2Finlandia 1 0 0 1Marocco 1 0 0 1Norvegia 1 0 0 1Somalia 1 0 0 1Svezia 1 0 0 1Svizzera 1 0 0 1

Nazione O a B tot.Francia 0 2 1 3Australia 0 2 0 2Giamaica 0 1 3 4Germania Ovest 0 1 2 3Cecoslovacchia 0 1 1 2Romania 0 1 1 2Spagna 0 1 1 2Gibuti 0 1 0 1Nigeria 0 1 0 1Cuba 0 0 2 2Belgio 0 0 1 1Brasile 0 0 1 1Cina 0 0 1 1

Le tedesche dell’est in cima al podio: un classico dell’epoca.Qui l’iridata dei 400 hs Sabine Busch e Cornelia Feuerbach

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V.I.P., VERY IMPORTANT PODISTIDa Ambrosini a Lo Cicero, gli ex campioni invadono le strade.

Per allenarsi, scoprire i propri limiti o aiutare gli altridi Lino Garbellini

Una passione, tante storie. Il runningsi sa, è uno sport per tutti, facile dapraticare e con soddisfazioni alla

portata di chiunque, a patto d'allenarsi.Nella marea crescente di persone che ruo-tano attorno al mondo della corsa, tantigli episodi e le avventure che meritanod'essere raccontate.Anni fa era solo Linus, ora, pur ringraziandoil celebre deejay radiofonico per la sua at-tività in favore di questo sport, sono tan-ti i nomi noti che decidono di cimentar-si con 10k, mezze ed altri eventi. Alcuni diquesti vedono nella corsa un modo perfare del bene ed avvicinarsi alle persone,ma c'è anche chi lo considera uno stru-mento per la crescita personale o una ri-valsa dalle sfortune della vita.

Una grande emozioneMille storie umane con un unico filo con-duttore: la corsa. Un trend di crescitache non trascura nemmeno la maratona,caratterizzata ormai da livelli di popolari-tà degni del calcio. La 42 è una gara estre-ma, un tempo riservata ai più competiti-vi e allenati e ora popolare, considerata datanti come un obiettivo da raggiungerealmeno “una volta nella vita”. Tra quelli stregati dal fascino di questa di-stanza c'èanche Massimo Ambrosini, lo sto-rico calciatore del Milan che ha conclusola sua prima maratona a New York loscorso novembre e successivamente si ècimentato nella 42k milanese, chiudendolacon un tempo di 3h27'28”. “Di tante vitto-rie sportive del mio passato da calciatore,

l'unica volta che ho visto piangere mia mo-glie è stato a New York, quando ho ter-minato la maratona. La corsa è legata agrandi emozioni, è qualcosa di personaleche inevitabilmente coinvolge i famiglia-ri e chi ti sta attorno”, racconta Massimo.“La corsa con il suo allenamento, ti portaa un percorso interiore che ha il culminenella maratona, un'esperienza da condivi-dere con le persone con cui vivi, compre-sa la fatica e le emozioni - testimonia Am-brosini - Ognuno può trovare degli stimoliper fare beneficenza in ogni situazione, cre-do che chi come me ha la possibilità d'in-vogliare gli altri, perché conosciuto, deb-ba farlo sempre, anche correndo”.Impegnati invece nella staffetta solidalenella EA7 Milano Marathon con frazioni

Margherita Granbassi (a dx) e il suo team

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meno impegnative (circa 10 chilometri)i campioni dell'Inter: Toldo, Chivu, Cor-doba e Baresi. Gli ex neroazzurri hannocorso per il progetto di Missione Possi-bile, nato per dare supporto all'educa-zione sportiva in aree rurali. “A me è toc-cata la frazione più lunga, ma l'impor-tante è mettersi in gioco”, racconta Tol-do al traguardo.

Superare gli ostacoliIl running non è solo “endurance” o lunghedistanze e, soprattutto, non è riservato soloai più longilinei e in forma, ma anche a chiha fatto della forza fisica e dei muscoli ilsuo valore aggiunto. Andrea Lo Cicero, il Barone della Nazio-nale di rugby che ha collezionato 103 pre-senze con la maglia azzurra, da qualchetempo si è avvicinato a questo sport. An-

Il Barone del rugbysi prepara a sfidare

le Obstacle RaceLa Granbassi corre

per motivare i giovani

Guido con anita Torti

Massimo ambrosini

andrea Lo Cicero

Storia di Constantinbuon samaritano rinato con la corsaconstantin Bostan (38 anni) èun runner moldavo di nascitache vive da dieci anni in lom-bardia.  il suo nome è passatoall’attenzione degli  appassio-nati  della  corsa  quando  nel2016 ha stupito tutti con la suadeterminazione,  correndo  suuna gamba sola. dopo  la  Maratona  di  Firenzedello scorso anno, costantin haprovato di nuovo la mezza allaStramilano 2017, questa voltacon  una  protesi  e  non  con  lestampelle.  la  corsa  è  anchequesto, offre delle possibilità atutti ed è un’eccezionale “mo-tore” per la vita e l'amicizia.

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Milano Marathon 2017 (per DynamoCamp) in una squadra composta ancheda Daniela Masseroni, Ivana Di Martinoe Rachele Sangiuliano. “Sono molte legataalla attività a scopi sociali, in passato hopartecipato a delle campagne dell'As-sociazione Italiana per la Ricerca sulCancro, di cui sono testimonial da tem-po - testimonia Margherita - La corsa, epiù in generale lo sport è un tramite trail mondo del lavoro e quello della scuo-la, con le nostre storie cerchiamo dimotivare, far capire quanto sia importanteavere un sogno e raggiungerlo. Sonomessaggi che i giovani apprezzano mol-to, ed è molto bello anche per noi. Mi pia-ce l'idea di mettermi a disposizione perloro, è una responsabilità che bisognaavere e che ti permette di restituite un po'di quello che hai avuto grazie alla carrierasportiva”.

Dal ring alla MartesanaLe più belle storie di sport nascono ancheal bar, davanti a una birra. Anita Torti, pu-gile della categoria dei pesi leggeri, e Gui-do, da qualche anno sulla carrozzina a cau-sa di un incidente, hanno stretto amiciziagrazie al running. Si sono conosciuti in unlocale a Milano e quella che ne è nata èuna storia di riscatto per entrambi all'in-segna proprio della corsa. Lei spinge la car-rozzina e ricomincia ad allenarsi per quel-li che saranno gli ultimi incontri della car-riera, lui trova una nuova dimensionenello sport e la voglia di continuare conil sogno, un giorno, di portare avanti dasolo la sua sedia a rotelle.“L'ho stimolato, c'erano appena state le Pa-ralimpiadi e ne parlavamo al bar, anche ioavevo bisogno di nuove motivazioni, eroferma da un paio di mesi. Fa bene corre-re e stare all'aperto”, racconta Anita. La cop-pia ha dato l'esempio e ora, dopo alcunimesi, altri tre disabili s'allenano con loro.

drea corre e lo fa a modo suo, parteci-pando a una gara caratterizzata da spiri-to di sacrificio, resistenza e forza fisicacome la Virgin Active Obstacle Race. Lacorsa è una delle oltre 40 gare di questotipo ormai presenti nella penisola ed è an-data in scena alla fine dello scorso mesedi maggio al Parco Experience a Milano,nell'ex area Expo.“Mi piace correre, anche se sono grosso fi-sicamente. Anche quando ero in attivitàfacevo allenamenti in più per perderequalche chilo, prevenire è meglio che cu-rare. Ho già corso una mezza maratona aMilano per l'Unicef, di cui sono amba-sciatore, ora mi cimenterò con una ob-stacle, sto facendo delle sessioni specifi-che di training - racconta l'ex atleta - Que-ste gare sono riuscite a portare le perso-ne dalla palestra all'aperto, a correre e fareattività fisica. È importante dare degliobiettivi, la palestra tradizionale è solo cul-tura fisica, con l'allenamento funzionaleora è anche atletica”, continua il rugbista.

Dal fioretto al running“Da quando ho smesso con la schermaho iniziato a correre al parco per man-tenermi in forma”, rivela Margherita Gran-bassi, l'ex fiorettista azzurra, anche lei inaprile ha preso parte alla staffetta della

L'ex stella del Milanalla maratona

di New York ha fattopiangere la moglie

per l'emozione

atletica paraLiMpiCa

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DOTTOR DI MAGGIOE MISTER BOLT

Il giovane siciliano è velocissimo, più dei coetanei normodotati“Non so che mi succede, in pista mi trasformo”

diAlberto Dolfin

La corsa è un qualcosa d’innato nell’essere umano. Dun-que, non c’è da stupirsi che proprio in questa Raffaele DiMaggio abbia trovato la realizzazione di una vita che sem-

brava mettergli davanti soltanto degli ostacoli. Il suo deficit in-tellettivo-relazionale, accompagnato da una dislessia moltoaccentuata, ha reso più difficile la sua quotidianità tra vita ditutti i giorni e quella tra i banchi di scuola. Per superare que-ste barriere, il giovane talento siciliano (classe 2001) di Torrettaha scatenato tutti i suoi cavalli di pura potenza sul tartan, la-sciando a bocca aperta il mondo intero. Il 7”11 con cui nel2016 ha trionfato ai Mondiali indoor di Ancona non è passatoinosservato: nessuno nella storia, normodotati compresi,aveva mai corso così veloce nei 60 metri alla sua età (14 anniall’epoca; ndr) in Italia. Niente riesce a fermarlo quando fa ciòche ama di più. Basti pensare che agli Europei dello scorsomarzo a Praga si è strappato negli ultimi metri della finale dei

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60, eppure è riuscito comunque a mettersi al collo il bronzo.L’infortunio l’ha rallentato, ma non l’ha fermato. Nessuno puòfarlo mentre corre verso i suoi sogni, che restano sempre lì, adargli la forza in questi mesi in cui sta cercando di recuperarela forma migliore.

Come si è accesa la sua passione per la corsa?«Ho cominciato a correre a scuola grazie a un professore chemi ha fatto innamorare di questo sport. Ora continuo a colti-varla con il mio allenatore Orazio Scarpa, che è un po’ come unsecondo papà per me: lo vedo tutti i pomeriggi, mi allena e mivuole bene».

E ci spiega come ha fatto a diventare una scheggia in pista?«Sono sempre stato tranquillo. Non so bene cosa succedaquando corro, ma mi trasformo. Correre è la cosa più bella cheesista, ti toglie il fiato. Braccia, gambe, cuore girano a mille. Mialleno cinque volte a settimana e, quando esco dalla doccia afine giornata, mi sento un leone».

Flashback al 2016: ci racconta la sua emozione quando havisto quel 7”11 ad Ancona?«In batteria non avevo spinto moltissimo. Poi, in finale, nonavrei mai pensato di correre così veloce e sono rimasto scioc-cato anch’io. Mi sono detto: “Cosa è successo?”».

Lo sa che può dare filo da torcere a parecchi colleghi nor-modotati?«Aspettate, aspettate: non correte troppo. Se tutto va bene,mi piacerebbe qualificarmi per la Paralimpiade di Tokyo 2020.Senza fretta, allenamento dopo allenamento».

Insomma corre in pista, ma non le piace farlo nella vita?«Esatto. Sono molto tranquillo, un ragazzo di campagna. Mipiace la natura, lavorare nei campi, e studio al liceo agrario. Vi-vere all’aria aperta mi mette in pace col mondo, anche se sololo sport riesce a regalarmi emozioni uniche».

Ha qualche mito?«Usain Bolt. Vedo e rivedo i suoi video, è uno spettacolo dalpunto di vista tecnico, un animale vero: sembra una gazzella.Provo a emularlo e metto tutta la mia energia in pista».

“Sono molto tranquilloun ragazzo di campagnaAmo lavorare nei campi

Studio al video Usaine penso a Tokyo 2020”

RAFFAELE DI MAGGIO

è nato a Partinico (Pa) il 23 giugno 2001. tesserato per ilcus Palermo, gareggia nella categoria tF20. affetto dallanascita da un lieve deficit intellettivo-relazionale e da unaforte dislessia, è scoordinato in alcuni movimenti ma correvelocissimo: il 7”11 segnato ai Mondiali assoluti inas 2016sui 60 è il più veloce di sempre segnato da un italiano al-l'età di 15 anni, normodotati compresi. ai recenti europeiindoor 2017 di Praga ha vinto il bronzo pur infortunan-dosi a pochi metri dal traguardo. è campione italiano ca-detti degli 80 metri. l’ha scoperto e avviato all'atletica ilsuo insegnante di sostegno. Vanta personali di 7”11 sui 60indoor e 22”95 sui 200.  Studia all'istituto agrario  sulleorme del papà giardiniere

E come procede il recupero dopo l’infortunio agli Europei?«Mi sto riprendendo dallo strappo alla gamba destra. Ero intesta poi sono saltato in aria e sono arrivato terzo. Fa parte delgioco, non mi lamento. Sono stato un mesetto fermo, ho ri-preso a “corricchiare”. Ritornerò più forte di prima».

RAFFAELE DI MAGGIO

è nato a Partinico (Pa) il 23 giugno 2001. tesserato per ilcus Palermo, gareggia nella categoria tF20. affetto dallanascita da un lieve deficit intellettivo-relazionale e da unaforte dislessia, è scoordinato in alcuni movimenti ma correvelocissimo: il 7”11 segnato ai Mondiali assoluti inas 2016sui 60 è il più veloce di sempre segnato da un italiano al-l'età di 15 anni, normodotati compresi. ai recenti europeiindoor 2017 di Praga ha vinto il bronzo pur infortunan-dosi a pochi metri dal traguardo. è campione italiano ca-detti degli 80 metri. l’ha scoperto e avviato all'atletica ilsuo insegnante di sostegno. Vanta personali di 7”11 sui 60indoor e 22”95 sui 200.  Studia all'istituto agrario  sulleorme del papà giardiniere

cORSa in MONTaGNa

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SILVIA PORTA L'ITALIATRA I GRANDI DEL TRAIL

La Randazzo due volte a medaglia ai Mondiali in Toscanabronzo nell'individuale, argento con la squadra

di Luca Cassai

C’è un’Italia che corre, non solo su pista e su strada, maanche nei sentieri del trail. E che vince medaglie interna-zionali, oltre a essere protagonista sul piano organizzativo.

Come nei Mondiali della specialità organizzati a Badia Prataglia, inprovincia di Arezzo, nell’incantevole scenario naturalistico delParco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona eCampigna. Dopo 49 chilometri di gara e 2700 metri di dislivellopositivo, le azzurre salgono due volte sul podio. Quello individuale,per merito della veneta Silvia Rampazzo, che si mette al collo uninatteso quanto splendido bronzo, e quello a squadre, con l’ar-gento legato ai piazzamenti delle compagne di team: prima ditutto le lombarde Gloria Giudici (12° posto) e Barbara Bani (15°),entrambe protagoniste anche nella corsa in montagna.Poi la lucana Lidia Mongelli (21°), che porta il Sud nel running suisentieri: ex marciatrice, fino all’argento alle Universiadi di diecianni fa, ora ingegnere e mamma di due figli. Senza dimenticare

l’altra veneta Lisa Borzani (24°) e Lara Mustat (35°), nata a Cuneoma residente a Parma, campionessa italiana nella scorsa stagioneproprio al “Trail Sacred Forests”, chiamato così per i suoi passaggiinediti nelle foreste secolari, fino a pochi anni fa inaccessibili algrande pubblico, e per la spiritualità che si respira al loro interno:si arriva alle pendici del Monte Penna, dove sorge il santuariofrancescano della Verna, e si tocca l’eremo di Camaldoli.Tra gli uomini il migliore degli italiani è il valtellinese ChristianPizzatti (12°), seguito dal veneto Stefano Fantuz (16°) e dal ber-gamasco Luca Carrara (24°), quindi il pistoiese Massimo Mei (32°),unico toscano del gruppo, il comasco Fabio Ruga (50°) e l’altoa-tesino Georg Piazza (65°), per un quarto posto a squadre. Vitto-ria allo spagnolo Luis Hernando, che si conferma sul trono iridato,e alla francese Adeline Roche, entrambi d’oro anche con il teamin una manifestazione con 266 atleti: 153 uomini e 113 donne,da 38 diverse nazioni.

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nOMe rUBriCa

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Dieci anni di spettacoloEsploso a Pechino 2008, chiuderà ai Mondiali di Londra Ma tutto cominciò nell'inferno di Osaka

di Giorgio Cimbrico

BOLT 10DAL NIDO ALL'IMMORTALITÀ

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FilO  di LaNa

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Colonna sonora di Elton John: le note impresse sull’avo-rio dei tasti del pianoforte e le parole di Rocket Man perl’uomo che ha regalato scie di luce, code di fuoco, ara-

beschi di raggi gamma, mosaici improvvisi di colori, come inuna composizione senza titolo di Kandinski.Usain Bolt, fine corsa tra poco, ai Mondiali di Londra, per darel’addio come è permesso ai grandi che hanno deciso di poteraspirare alla dimensione dell’immortalità, a un comodo postonell’Olimpo: Rocky Marciano lasciò senza aver mai piegato unginocchio; Hicham el Guerrouj, dopo aver eguagliato Paavo Nur-mi, gonfiò gli occhi di lacrime prima che inondassero il voltoe scatenassero la commozione di chi aveva seguito passo dopo

passo le sue sfortune e le sue calligrafie; Nasser Hussain salu-tò con un monumento di cifre, con un’architettura di battuteche non lasciavano scampo e con un premio letterario per ilsuo “Playing with Fire”, testo sacro per chi ama il cricket e i suoieroi. Il Lampo è ancora un fuoco d’artificio, appeso nel cielo so-pra l’Olimpico di Stratford, ora National Stadium, dove i ragazzientreranno a migliaia dopo aver pagato un biglietto a 9 ster-line e 58 pence e che non butteranno via tanto facilmente. Usainaspetta solo l’accensione della miccia per l’ultimo hurrà, per ilgran finale prima di transitare nella storia, nella leggenda, neiracconti che una volta venivano narrati attorno al fuoco e oraviaggiano, immagini accluse, nella galassia dell’online.

DecennaleFanno giusto dieci anni da quando finalmente il Divin Ragaz-zo della contea di Trelawny mise le mani su una medaglia im-portante: capitò ai Mondiali di Osaka, nel peggiore dei climi pos-sibili, secondo in 19”91, dietro Tyson Gay dagli occhi a palla, 15centesimi avanti. Di lui si sentiva parlare da tempo - 19”93 pri-ma di compiere 18 anni – ma gli infortuni lo avevano cancel-lato, limitato, fatto finire in una zona d’ombra, in un interludiod’attesa. Il 2007 come un’alba: record giamaicano strappato, in19”75, a un monumento come Donald Quarrie e poi quella me-daglia, in una sera di aria ferma e bollente. Alto, molto alto ecosì, all’apparenza, un poco oscillante, come un albero mae-stro che soffra i soffi violenti di vento. Tra i suiveur dell’atletica, individuato un talento, si gioca a col-locarlo in un’altra dimensione: con quel passo, chissà cosa po-trebbe combinare nei 400. E invece capitò il contrario perché,di lì a pochi mesi, il duecentista che avrebbe potuto solcare sen-tieri selvaggi nel quarto di miglio, diventò il più grande scatti-sta, e la più efficace delle testimonianze venne offerta da Gay.“Guardate che io ho corso forte, molto forte, ma lui faceva pas-si più lunghi”. E tutto questo il velocista di Lexington, tempiodel derby del Kentucky, lo disse il 31 maggio 2008 a Randall’sIsland, sobborgo di New York dopo essersi arreso a Usain per13 centesimi: 9”85 a 9”72, record del mondo che, strappato aAsafa Powell in formato reatino, rimaneva in Giamaica e, dopodue altre due violente accelerazioni, tuttora nell’isola risiede el’idea è che non lascerà il Caribe per lunghi, lunghissimi anni.

Incarna il suo sportalla stregua di giganti

come gli All Blacks,Lebron James, Roger

Federer e Tiger Woods

FilO  di LaNa

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La regola del treIl resto è un caleidoscopio, un succedersi di immagini, e la pri-ma che balena è quella di lui che si batte il petto e si guardaindietro – dove siete finiti? - dopo la prima irruzione nel terri-tori del sub 9”70, a Pechino, primo oro olimpico salutato dal-le critiche di quelli che comandano e stanno seduti in tribunad’onore: “Bisogna essere più corretti, più rispettosi degli avversari”.Gli ipocriti sono sempre ben armati. E’ difficile distinguere trail palpito della cronaca e il tempo della storia, ma quella sera,nel Nido in acciaio plastificato, si entrò in un’era, la sua. E altrifotogrammi si affollano, spingono per entrare nell’album.Uno arriva da Filadelfia, Penn Relays con 60.000 spettatori: mairegistrato un pubblico del genere in un secolo. Tutti lì per lui,per la sua frazione di staffetta. “Ragazzi, calma, andiamoci pia-no: siamo a inizio stagione”. Ma quando riceve il bastone, queltratto è divorato in meno di 8”80. Con il trentesimo compleannoè arrivata la terza tripletta olimpica in un susseguirsi di 3 che,secondo la saggezza popolare, rappresenta il numero perfet-to. Mancano solo i 100 di Daegu 2011, quelli della falsa partenzapiù famosa della storia, del “suicidio” per chi ama gli effettacci:peccato, avrebbe potuto puntare a un altro multiplo di 3. Pro-prio come le lettere che formano nome e cognome dell’Uo-mo che volle essere Lampo: 9.

“Nel 2017 mi fermo di sicuro”, diceva da tempo. Ma qualcuno ave-va insinuato che, con una concorrenza non troppo feroce (Ga-tlin è anziano, De Grasse è convincente ma ancora tenerello, Bro-mell non si è confermato), e con una oculata amministrazionedi se stesso, un Bolt 34enne avrebbe potuto atterrare su Tokyo2020 per continuare la sua infinita mano di poker e calare il quar-to tris. Non è il caso: avrà tutto il tempo e le occasioni per godersii soldi su cui ha messo le mani e i fatati piedi degni di Mercurioe altri se ne aggiungeranno. Come “testimonia” lui, “testimonia-no” in pochi. E’ il volto dell’atletica, dello sport, come gli All Blacks,come Lebron James, come Roger Federer, come qualche annofa, prima di una caduta luciferina, Tiger Woods.

8 Le medaglie d'oro olimpiche (una revocata)

Avrebbe dato 8 metri a Owens e 15 a Berruti

E a Rio ha capito che i Giochi di Tokyosono troppo lontani

11 Le medaglie d'oro mondiali 9”58Il suo record

del mondo dei

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ta non ha concesso un repertorio di gioia contagiosa: il numeroper il fotofinish ridotto a pallina da lanciare con un colpo sec-co di dito, un’espressione tra l’interrogativo e il deluso. Dopoquella curva solcata su una pista imperlata di minuscole goc-ce, tutti, lui per primo, attendevano uno sparo nel buio, un’in-cursione in territori proibiti. E invece, 19”78, senza neppure lasegnalazione del miglior tempo mondiale dell’anno, a un’ot-tantina di centesimi da quella linea di confine, i 19”, che era erimarrà invalicata e che Usain in realtà avrebbe infranto fossestato ancora in vigore il vecchio, fascinoso cronometraggio ma-nuale: il 19”19 berlinese può essere rubricato in un generoso18”9. Il 10 giugno, una volata davanti al pubblico del NationalStadium di Kingston (dove presto una sua statua affiancheràquella di Arthur Wint, primo giamaicano a conquistare un oroolimpico, quella dei 400 a Londra 1948) e a seguire i Mondia-li nella città che non ha mai nascosto di amare per le dimo-strazioni di affetto che ha ricevuto dalla Londra bianca, dalla Lon-dra nera, dalla Londra magnifica Babele. Chiuderà guidando unchariot of fire, un carro di fuoco.

Otto metriIl Lampo più fiammeggiante della storia scrisse la sua parabolapiù alta e rovente sulla pista di Berlino, nell’estate del 2009: 9”58e 19”19, con punte oltre i 44 orari. La scomposizione di quelle duevolate ha qualcosa di favoloso come un poema epico, di irrea-le come un viaggio su itinerari sconosciuti. Nei 100: 50 in 5”48,seconda parte in 4”10 e 100 yards passate in 8”87. Owens, il kai-ser dell’Olympiastadion, avrebbe accusato otto metri. Sui 200: 100in 9”92 e quel che rimane in 9”27. Una volta, Livio Berruti quasisi inalberò quando gli venne fatto notare che, sovrapponendoquella finale al suo giorno dei giorni all’Olimpico, il divario sarebbestato attorno ai 15 metri. Ma la razionalità prese subito il so-pravvento e il distacco venne accettato con un sorriso.A Londra, tre anni dopo, giunse nei pressi: 9”63 e 19”32. A Rio,9”81 e 19”78, vincendo prima con un metro e poi con due ap-pena abbondanti sulla muta degli inseguitori, un’accoppiatache si trasforma anche nel segno dell’inizio del meriggio, del-la presa di coscienza sul trascorrere del tempo che interessa an-che i titani, i semidei.Provando un’interpretazione psicologica a larghi palmi, Bolt deveaver deciso che Tokyo era, per usare un’immagine nata duranteuna sfortunata operazione degli Alleati sul finire della secon-da guerra mondiale, un “ponte troppo lontano”. Per la prima vol-

19”19 Il suo record del mondo dei 200

100

l’angOlO di  QUerCeTaNi

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Nelle cronache dell’atletica l’immancabile argomentodoping ha trovato ultimamente un serio concorrente inquello della proposta cancellazione dei primati mon-

diali, avanzata dalla sezione europea della Iaaf. I pareri sonoovviamente divisi, anche se in generale molti giudicano soloin relazione alle possibili conseguenze pro o contro gli inte-ressi nazionali.

Primati e SiberiaNoi ricordiamo almeno un caso analogo, verificatosi un secolofa. Nel 1917, quando i poteri in Russia passarono dalle manidello zar a quelle di Lenin, fu avanzato dal gruppo di quest’ul-timo il progetto di cancellare i primati russi esistenti, per aprirela strada ai nuovi. Conosciamo al riguardo un caso interessante,quello del martellista Aleksandr Pyotrovich Chistyakov, che giàdeteneva il primato nazionale con 38.74, distanza raggiuntanel 1916, quando aveva venticinque anni. Sotto il nuovo re-gime riconquistò il record nazionale nel 1928, con 39.08,quando di anni ne aveva trentasette! Era un tipo molto eclet-tico, che in seguito divenne famoso come attore del cinema.Più triste, al riguardo, la vicenda di Nikolay Kovtun, primoatleta dell’Unione Sovietica a raggiungere una posizione a

livello mondiale. Nel 1937 saltò in alto 2.01, guadagnando ilquarto posto nella lista mondiale di quell’anno. Pochi giornidopo, fu raggiunto sul campo di allenamento da due poli-ziotti e finì in Siberia. La sua triste storia fu rivelata molti annidopo, quando Kovtun ne aveva passati quindici in un car-cere siberiano. Nei libri dell’Urss veniva regolarmente igno-rato. A rendergli giustizia fu lo statistico inglese RichardHymans, un membro dell’Atfs (l'associazione degli statistici diatletica) che, in collaborazione con chi scrive, “riportò in vita”una trentina di atleti maltrattati alla stessa maniera negli anniTrenta-Quaranta.

Tetto ai premiLa mossa della sezione europea della Iaaf a favore di una ta-bella di primati mondiali del tutto nuovi non ci sembra troppofelice. Tutti o quasi tutti i grandi primati nascono in condizionipiù o meno favorevoli. Basterebbe pensare, ad esempio, al fat-tore altitudine nelle gare di breve durata. E per quanto ri-guarda la lotta contro il doping, pensiamo che non si riusciràad ottenere molto finché non si applicherà un “tetto” nei premiper le medaglie vinte nelle competizioni “globali” e nel rag-giungimento dei primati.

RISCRIVERE I RECORD?AI TEMPI DELL'URSSCI AVEVA GIÀ PENSATO LENIN

di Roberto L. Quercetani

Un comizio di Lenin durantei giorni della rivoluzione

Il caso di Chistyakov, pioniere del martello che riuscì a riprendersi solo dodici anni dopo il primato... zarista

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