+ All Categories
Home > Documents > .professioni Trend & business Dai social network ad Amazon ... · «Quella offerta dai social è...

.professioni Trend & business Dai social network ad Amazon ... · «Quella offerta dai social è...

Date post: 04-Oct-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
1
Pagina a cura di Flavia Landolfi N onèstatotuttoroseefiori il rapporto tra avvocati e social media. Complice il Codice deontologico che fino al 2015 vietava la presenza delle toghe su Facebook, Twitter, LinkedIn e Insta- gram a scopi pubblicitari. Uno stop per altro che ha riguardato anche l’uso dei siti internet costruiti con Wordpress e con la sola eccezione di quelli con domi- nio proprio: tradotto, la quasi totalità del web in uso oggi. Poi la svolta: una modifica al testo di disciplina ha aperto le porte alle frontiere “social”, sempre nei limiti del decoro professionale, co- m’è logico che sia. Fatto sta che ciò che oggi è diventato lecito rappresenta, a detta di tutti, un’occasione imperdibile per promuovere lo studio e più concre- tamentefidelizzareivecchiclientieatti- rarnedinuovi.Bastipensarecheinque- stadirezionesièmossoancheAmazon: il gigante dell’e-commerce si è lanciato sul mercato del copyright offrendo, dal mese scorso, consulenti aziendali spe- cializzati in marchi e brevetti. «Quella offerta dai social è una gran- de opportunità per tutte le professioni mainparticolareperquellaforense-di- ce Antonio De Angelis, neopresidente dell’Aiga, l’associazione italiana dei gio- vani avvocati - e questo per la peculiari- tà dei rapporti con i privati che sono abi- tuali frequentatori dei social media». Ma c’è un ma. «L’uso professionale di questi strumenti è ancora poco diffuso, perché nonostante l’apertura del Codi- ce deontologico non si è ancora supera- to il timore di utilizzare uno strumento che in qualche modo è ancora percepito come potenzialmente lesivo del decoro professionale». La frenata insomma sta facendo sentire ancora i suoi effetti. «Personalmente uso i social per la mia attività di avvocato amministrativista - conclude De Angelis - e oggi ho più di 21mila followers: il 50% dei miei clienti mi ha raggiunto così, navigando in re- te». E infatti chi maneggia Facebook, Twitter, LinkedIn e Instagram sa bene che sono treni da prendere al volo. «Ci sono due ambiti nei quali gli av- vocati - spiega Andrea Albanese, social media manager e formatore su questi temi proprio per i professionisti - pos- sono trarre vantaggi dall’uso dei social: la comunicazione e il marketing. Il pri- mo, se ben utilizzato, fa sì che chi ti leg- ge capisca che quello studio legale o quel professionista è competente, mentre il marketing porta ad avere le cosiddette “lead”, e cioè persone con nome, cognome, email e numero di te- lefono che chiedono un contatto per un determinato tema». Ma non finisce qui. «Per gli avvocati l’approccio ai so- cial è duplice: c’è l’aspetto del consu- mer e quello del B2B e cioè gli avvocati che lavorano con i privati e quelli che lavorano con le aziende. Sono due mo- di completamente diversi di stare sui social». Il consiglio secondo Albanese, è di diversificare. «L’avvocato divorzi- sta - spiega - deve puntare su Face- book, mentre quello che lavora con le aziende, come il penalista, non può che coltivare la propria presenza su Linke- dIn». Per chi si affaccia su questo mon- do o vuole migliorare la propria pre- senza sui social, il consiglio è quello della coerenza e della professionalità. «Innanzitutto vietato avere profili disallineati: quindi se su LinkedIn co- munichi il brand e su Facebook ti lanci in cose spericolate, fotografie sguaiate, le persone perdono fiducia. Bisogna stare attenti: i social network sono strumenti di comunicazione pubbli- ca». Sconsigliabile poi lanciarsi su ter- reni scivolosi. «Niente politica, religio- ne, sport e sesso: sono quattro argo- menti in cui è facilissimo urtare le sen- sibilità di chi ci legge». Infine studiare o affidarsi a comunicatori. «Nei social network oggi l’improvvisazione non paga - conclude -. I clienti ti trovano sui social e poi decidono se stringerti una mano e fare business con te». E veniamo agli avvocati che oggi na- viganosullarete.SuFacebooklapresen- za è consistente. Si contano quasi 100 gruppi di categoria: il più gettonato è “Aiutoavvocato”, con 110.629 membri chefornisconorisposte,daldirittocivile alpenale,aiquesitidelpubblico.Ilgrup- po è chiuso. Molto frequentato anche “Gli avvocati di Facebook” con 23.841 iscritti. Per quanto riguarda Twitter nel periodo1gennaio-30settembre2019le parole chiave tra cui #avvocato, #pro- cessotelematicoe#equocompenso,per citarne solo alcune, sono state menzio- nate in correlazione oltre 16mila volte. Su Twitter le parole chiave/hashtag avvocati e avvocato risultano menzio- nate,incorrelazione,piùdi16milavolte. «Oltre ad eventi legati alla vita politica del Paese - fa sapere la società - un picco di conversazione tra professionisti del settore legale si riscontra in merito alla graduatoria bloccata per l’assunzione degli assistenti giudiziari e un picco ad aprile in corrispondenza dell’approva- zione della legge sull’equo compenso per i professionisti da parte della Regio- ne Lazio e della petizione per ottenerla a livello nazionale». InfineLinkedIn.Quiigruppipiùatti- vi sono: “International bar association (Iba)”, “Association for international ar- bitration”, “International arbitration”, “International law”, “Il salotto del dirit- to di impresa”. Provare per credere. © RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida di Internet. Professionisti in ritardo sulle strategie di marketing online: fino al 2015 la deontologia limitava l’uso del web per scopi pubblicitari - Oggi però non basta esserci, bisogna sapere cosa comunicare Dai social network ad Amazon legali in rete a caccia di nuovi affari ALESSANDRO DE ANGELIS. Per il neo presidente dei giovani avvocati di Aiga, la presenza sui social «è una grande opportunità ma tra i colleghi c’è ancora resistenza per via della deontologia» La nuova frontiera è stata aperta dal gigante dell’e-com- merce sui consulenti per marchi e brevetti IL SOLE 24 ORE, 21 OTTOBRE 2019, PAGINA 12 Prosegue il viaggio nella comunicazione digitale iniziato con i commercialisti: prossima tappa, consulenti del lavoro e notai .professioni N Il commercialista potenzia nella rete la brand reputation @ Pagina a cura di Flavia Landolfi N onèstatotuttoroseefiori il rapporto tra avvocati e social media. Complice il Codice deontologico che fino al 2015 vietava la presenza delle toghe su Facebook, Twitter, LinkedIn e Insta- gram a scopi pubblicitari. Uno stop per altro che ha riguardato anche l’uso dei siti internet costruiti con Wordpress e con la sola eccezione di quelli con domi- nio proprio: tradotto, la quasi totalità del web in uso oggi. Poi la svolta: una modifica al testo di disciplina ha aperto le porte alle frontiere “social”, sempre nei limiti del decoro professionale, co- m’è logico che sia. Fatto sta che ciò che oggi è diventato lecito rappresenta, a detta di tutti, un’occasione imperdibile per promuovere lo studio e più concre- tamentefidelizzareivecchiclientieatti- rarnedinuovi.Bastipensarecheinque- stadirezionesièmossoancheAmazon: il gigante dell’e-commerce si è lanciato sul mercato del copyright offrendo, dal mese scorso, consulenti aziendali spe- cializzati in marchi e brevetti. «Quella offerta dai social è una gran- de opportunità per tutte le professioni mainparticolareperquellaforense-di- ce Antonio De Angelis, neopresidente dell’Aiga, l’associazione italiana dei gio- vani avvocati - e questo per la peculiari- tà dei rapporti con i privati che sono abi- tuali frequentatori dei social media». Ma c’è un ma. «L’uso professionale di questi strumenti è ancora poco diffuso, perché nonostante l’apertura del Codi- ce deontologico non si è ancora supera- to il timore di utilizzare uno strumento che in qualche modo è ancora percepito come potenzialmente lesivo del decoro professionale». La frenata insomma sta facendo sentire ancora i suoi effetti. «Personalmente uso i social per la mia attività di avvocato amministrativista - conclude De Angelis - e oggi ho più di 21mila followers: il 50% dei miei clienti mi ha raggiunto così, navigando in re- te». E infatti chi maneggia Facebook, Twitter, LinkedIn e Instagram sa bene che sono treni da prendere al volo. «Ci sono due ambiti nei quali gli av- vocati - spiega Andrea Albanese, social media manager e formatore su questi temi proprio per i professionisti - pos- sono trarre vantaggi dall’uso dei social: la comunicazione e il marketing. Il pri- mo, se ben utilizzato, fa sì che chi ti leg- ge capisca che quello studio legale o quel professionista è competente, mentre il marketing porta ad avere le cosiddette “lead”, e cioè persone con nome, cognome, email e numero di te- lefono che chiedono un contatto per un determinato tema». Ma non finisce qui. «Per gli avvocati l’approccio ai so- cial è duplice: c’è l’aspetto del consu- mer e quello del B2B e cioè gli avvocati che lavorano con i privati e quelli che lavorano con le aziende. Sono due mo- di completamente diversi di stare sui social». Il consiglio secondo Albanese, è di diversificare. «L’avvocato divorzi- sta - spiega - deve puntare su Face- book, mentre quello che lavora con le aziende, come il penalista, non può che coltivare la propria presenza su Linke- dIn». Per chi si affaccia su questo mon- do o vuole migliorare la propria pre- senza sui social, il consiglio è quello della coerenza e della professionalità. «Innanzitutto vietato avere profili disallineati: quindi se su LinkedIn co- munichi il brand e su Facebook ti lanci in cose spericolate, fotografie sguaiate, le persone perdono fiducia. Bisogna stare attenti: i social network sono strumenti di comunicazione pubbli- ca». Sconsigliabile poi lanciarsi su ter- reni scivolosi. «Niente politica, religio- ne, sport e sesso: sono quattro argo- menti in cui è facilissimo urtare le sen- sibilità di chi ci legge». Infine studiare o affidarsi a comunicatori. «Nei social network oggi l’improvvisazione non paga - conclude -. I clienti ti trovano sui social e poi decidono se stringerti una mano e fare business con te». E veniamo agli avvocati che oggi na- viganosullarete.SuFacebooklapresen- za è consistente. Si contano quasi 100 gruppi di categoria: il più gettonato è “Aiutoavvocato”, con 110.629 membri chefornisconorisposte,daldirittocivile alpenale,aiquesitidelpubblico.Ilgrup- po è chiuso. Molto frequentato anche “Gli avvocati di Facebook” con 23.841 iscritti. Per quanto riguarda Twitter nel periodo1gennaio-30settembre2019le parole chiave tra cui #avvocato, #pro- cessotelematicoe#equocompenso,per citarne solo alcune, sono state menzio- nate in correlazione oltre 16mila volte. Su Twitter le parole chiave/hashtag avvocati e avvocato risultano menzio- nate,incorrelazione,piùdi16milavolte. «Oltre ad eventi legati alla vita politica del Paese - fa sapere la società - un picco di conversazione tra professionisti del settore legale si riscontra in merito alla graduatoria bloccata per l’assunzione degli assistenti giudiziari e un picco ad aprile in corrispondenza dell’approva- zione della legge sull’equo compenso per i professionisti da parte della Regio- ne Lazio e della petizione per ottenerla a livello nazionale». InfineLinkedIn.Quiigruppipiùatti- vi sono: “International bar association (Iba)”, “Association for international ar- bitration”, “International arbitration”, “International law”, “Il salotto del dirit- to di impresa”. Provare per credere. © RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida di Internet. Professionisti in ritardo sulle strategie di marketing online: fino al 2015 la deontologia limitava l’uso del web per scopi pubblicitari - Oggi però non basta esserci, bisogna sapere cosa comunicare Dai social network ad Amazon legali in rete a caccia di nuovi affari ALESSANDRO DE ANGELIS. Per il neo presidente dei giovani avvocati di Aiga, la presenza sui social «è una grande opportunità ma tra i colleghi c’è ancora resistenza per via della deontologia» La nuova frontiera è stata aperta dal gigante dell’e-com- merce sui consulenti per marchi e brevetti IL SOLE 24 ORE, 21 OTTOBRE 2019, PAGINA 12 Prosegue il viaggio nella comunicazione digitale iniziato con i commercialisti: prossima tappa, consulenti del lavoro e notai . professioni N Il commercialista potenzia nella rete la brand reputation @
Transcript
Page 1: .professioni Trend & business Dai social network ad Amazon ... · «Quella offerta dai social è una gran-de opportunità per tutte le professioni ma in particolare per quella forense

Pagina a cura di

Flavia Landolfi

Non è stato tutto rose e fioriil rapporto tra avvocati esocial media. Complice ilCodice deontologico chefino al 2015 vietava lapresenza delle toghe su

Facebook, Twitter, LinkedIn e Insta-gram a scopi pubblicitari. Uno stop peraltro che ha riguardato anche l’uso dei siti internet costruiti con Wordpress e con la sola eccezione di quelli con domi-nio proprio: tradotto, la quasi totalità del web in uso oggi. Poi la svolta: una modifica al testo di disciplina ha apertole porte alle frontiere “social”, sempre nei limiti del decoro professionale, co-m’è logico che sia. Fatto sta che ciò che oggi è diventato lecito rappresenta, a detta di tutti, un’occasione imperdibileper promuovere lo studio e più concre-tamente fidelizzare i vecchi clienti e atti-rarne di nuovi. Basti pensare che in que-sta direzione si è mosso anche Amazon:il gigante dell’e-commerce si è lanciatosul mercato del copyright offrendo, dalmese scorso, consulenti aziendali spe-cializzati in marchi e brevetti.

«Quella offerta dai social è una gran-de opportunità per tutte le professionima in particolare per quella forense - di-ce Antonio De Angelis, neopresidente dell’Aiga, l’associazione italiana dei gio-vani avvocati - e questo per la peculiari-tà dei rapporti con i privati che sono abi-tuali frequentatori dei social media». Ma c’è un ma. «L’uso professionale di questi strumenti è ancora poco diffuso,perché nonostante l’apertura del Codi-ce deontologico non si è ancora supera-to il timore di utilizzare uno strumento

che in qualche modo è ancora percepitocome potenzialmente lesivo del decoroprofessionale». La frenata insomma stafacendo sentire ancora i suoi effetti. «Personalmente uso i social per la miaattività di avvocato amministrativista -conclude De Angelis - e oggi ho più di 21mila followers: il 50% dei miei clientimi ha raggiunto così, navigando in re-te». E infatti chi maneggia Facebook, Twitter, LinkedIn e Instagram sa beneche sono treni da prendere al volo.

«Ci sono due ambiti nei quali gli av-vocati - spiega Andrea Albanese, socialmedia manager e formatore su questitemi proprio per i professionisti - pos-sono trarre vantaggi dall’uso dei social:la comunicazione e il marketing. Il pri-mo, se ben utilizzato, fa sì che chi ti leg-ge capisca che quello studio legale o quel professionista è competente, mentre il marketing porta ad avere le cosiddette “lead”, e cioè persone con nome, cognome, email e numero di te-lefono che chiedono un contatto per undeterminato tema». Ma non finisce

qui. «Per gli avvocati l’approccio ai so-cial è duplice: c’è l’aspetto del consu-mer e quello del B2B e cioè gli avvocatiche lavorano con i privati e quelli che lavorano con le aziende. Sono due mo-di completamente diversi di stare sui social». Il consiglio secondo Albanese,è di diversificare. «L’avvocato divorzi-sta - spiega - deve puntare su Face-book, mentre quello che lavora con le aziende, come il penalista, non può checoltivare la propria presenza su Linke-dIn». Per chi si affaccia su questo mon-do o vuole migliorare la propria pre-senza sui social, il consiglio è quello della coerenza e della professionalità.

«Innanzitutto vietato avere profilidisallineati: quindi se su LinkedIn co-munichi il brand e su Facebook ti lanciin cose spericolate, fotografie sguaiate,le persone perdono fiducia. Bisogna stare attenti: i social network sono strumenti di comunicazione pubbli-ca». Sconsigliabile poi lanciarsi su ter-reni scivolosi. «Niente politica, religio-ne, sport e sesso: sono quattro argo-

menti in cui è facilissimo urtare le sen-sibilità di chi ci legge». Infine studiareo affidarsi a comunicatori. «Nei socialnetwork oggi l’improvvisazione non paga - conclude -. I clienti ti trovano suisocial e poi decidono se stringerti unamano e fare business con te».

E veniamo agli avvocati che oggi na-vigano sulla rete. Su Facebook la presen-za è consistente. Si contano quasi 100 gruppi di categoria: il più gettonato è “Aiutoavvocato”, con 110.629 membri che forniscono risposte, dal diritto civileal penale, ai quesiti del pubblico. Il grup-po è chiuso. Molto frequentato anche “Gli avvocati di Facebook” con 23.841 iscritti. Per quanto riguarda Twitter nelperiodo 1 gennaio - 30 settembre 2019 leparole chiave tra cui #avvocato, #pro-cessotelematico e #equocompenso, percitarne solo alcune, sono state menzio-nate in correlazione oltre 16mila volte.

Su Twitter le parole chiave/hashtagavvocati e avvocato risultano menzio-nate, in correlazione, più di 16mila volte.«Oltre ad eventi legati alla vita politica del Paese - fa sapere la società - un piccodi conversazione tra professionisti delsettore legale si riscontra in merito allagraduatoria bloccata per l’assunzione degli assistenti giudiziari e un picco adaprile in corrispondenza dell’approva-zione della legge sull’equo compenso per i professionisti da parte della Regio-ne Lazio e della petizione per ottenerlaa livello nazionale».

Infine LinkedIn. Qui i gruppi più atti-vi sono: “International bar association(Iba)”, “Association for international ar-bitration”, “International arbitration”,“International law”, “Il salotto del dirit-to di impresa”. Provare per credere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La sfida di Internet. Professionisti in ritardo sulle strategie di marketing online: fino al 2015 la deontologia

limitava l’uso del web per scopi pubblicitari - Oggi però non basta esserci, bisogna sapere cosa comunicare

Dai social network ad Amazonlegali in rete a caccia di nuovi affari

ALESSANDRO DE ANGELIS. Per

il neo presidente

dei giovani

avvocati di Aiga, la

presenza

sui social «è una

grande

opportunità ma

tra i colleghi c’è

ancora resistenza

per via della

deontologia»

La nuova frontiera è stata aperta dal gigante dell’e-com-merce sui consulenti per marchie brevetti

IL SOLE 24 ORE,

21 OTTOBRE

2019,

PAGINA 12

Prosegue il

viaggio nella

comunicazione

digitale iniziato

con i

commercialisti:

prossima tappa,

consulenti del

lavoro e notai

8 Lunedì 21 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore

I N N O V A Z I O N E

E O P P O R T U N I T À

P E R G L I S T U D I .professioni

.professioni .casa —LUNEDÌ .salute —MARTEDÌ .lavoro —MERCOLEDÌ nòva.tech —GIOVEDÌ .moda —VENERDÌ .marketing —SABATO .lifestyle —DOMENICA

La prossima puntata

Lunedì 28 ottobre nuovo

approfondimento sugli avvocati

LE STO RIE

«Più di trenta anni fa il fondatore di questo studio hamontato sulla scrivania il primo Pc: sembrava un visio-nario, ma in realtà era solo un collega che stava al passocon i tempi». Francesco Maria Matrone, 58 anni, mana-ging partner dello studio Sommaruga-Matrone con-fessa di essere nuovo della partita. Ma è pronto a scom-

mettere che la direzione è quella giusta.«Sono sei mesi che siamo presenti sui so-

cial, avvalendoci di una società che cura pernoi la comunicazione, e sono convinto che siauno step necessario da affrontare perché è inquel verso che va il mondo, non possiamo ri-manere indietro, ancorati a un vecchio mododi comunicare», dice.

L’obiettivo non è però quello di cercareclienti. «Forse il contrario - spiega - e cioé diessere trovati, conosciuti: una sorta di bigliettoda visita che può certamente aiutare uno stu-dio nella promozione della propria attività».Infine, c’è tutto il capitolo del reclutamentodelle nuove leve. «Abbiamo periodicamente la

necessità di sostituire o inserire nuovi professionistinella compagine dello studio - prosegue Matrone - e senon hai un profilo pubblico visibile difficilmente saraicontattato dalle prime file».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«La mia avventura professionale è iniziata con un blog».Carlotta Cabiati, 39 anni, lavora a Trieste dove ha uno stu-dio che condivide con un collega. «Ho fatto la gavetta cometutti - racconta - ma il mio sogno era di aprire uno studiotutto mio, con un approccio personale a questa professio-

ne». E così è stato, nel 2014. «Devo tutto, o quasi,al mio blog: è iniziato tutto da lì, con zero clientie una sede di lavoro bellissima ma delocalizzata».Dal blog , Cabiati passa a Facebook per approdarein questi ultimi tempi al suo social preferito, In-stagram. «Tutti i giorni nelle prime ore della mat-tinata io e miei clienti prendiamo un caffè insie-me con i video sul tema della giornata». E così, traun video e l’altro, un post e l’altro, ha messo su unportafoglio clienti di cui il 90% fuori Trieste. «Nonvolevo fare concorrenza qui in città - dice - e poiho i social, internet, le email, le call: oggi si puòfare questo mestiere tranquillamente a distan-za». Con una nuova prospettiva: perché da com-mercialista le capita di dare consulenze ai colleghi

sull’uso dei social. «Mi chiamano per un consiglio - raccon-ta - e io dico sempre: partite da voi, da chi siete, da quelloche fate e come lo fate. Il resto verrà da solo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCESCO MARIA MATRONE (SM&A)

«Il web funziona comeun biglietto da visita»

Francesco M. Matrone. Managing

partner di

Sm&a

CARLOTTA CABIATI (LA TUA COMMERCIALISTA)

«Ho uno studio tutto mioanche grazie al blog»

Pagina a cura di

Flavia Landolfi

Nell’ormai lontano 1995un pioniere delle tecno-logie digitali come BillGates immaginava unmondo in cui sarebbestato possibile fare bu-

siness, oltre che molte altre cose, sen-za muoversi dalla poltrona di casa. Inquell’intuizione c’era già tutta la rivo-luzione informatica, compresa quelladei social network che oggi è pane quotidiano anche dei professionisti alle prese con un mercato polverizzatoe una competizione che morde.

Il fenomeno

La prima tappa di questo viaggio den-tro i social media e le loro potenzialitàè declinata sui commercialisti, la cate-goria professionale più “work in pro-gress” su questo fronte. Gli ultimi datidisponibili dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milanorisalgono al 2018 e dicono che solo il 21% degli studi di commercialisti pos-siede una pagina social e solo l’8% fa formazione in questo ambito. «Eppu-re si tratta di strumenti fondamentali- dice Daniele Virgillito, presidente Ungdcec , l’associazione dei giovani commercialisti - il cui utilizzo andreb-be inserito all’interno della formazio-ne periodica». La tendenza generale dei consulenti contabili, su Twitter,Facebook e LinkedIn, è per ora l’iscri-zione a community chiuse e istituzio-nali. «Un uso dei social a scopi interni- prosegue Virgillito - più rivolto al coinvolgimento in attività di natura istituzionale e alla partecipazione al dibattito politico che non alla più im-

portante e cruciale comunicazione neiconfronti dei clienti».

I social network

Il variegato mondo di Twitter, Face-book e LinkedIn - per citare i luoghi virtuali più battuti dai commercialisti- hanno declinazioni diverse: usare unsocial in realtà significa poco o niente,bisogna innanzitutto capire come lo siusa e per fare cosa. Nel caso di Twitter,per esempio, la strada è abbastanza tracciata: «È il modo migliore per con-dividere e parlare di ciò che è impor-tante per la comunità, che si tratti di calcio, politica, cinema o dell’ambito legale - dice Barry Collins, Emea salesdirector di questo social -. Le personeche usano Twitter vogliono essere in-formate sulle ultime news, discutendodi quello che accade, e noi sappiamo che sono influenti e ricettive alle novi-tà». È un social velocissimo che viaggiasu hashtag e parole chiave: da gennaioa settembre scorso #commercialista e#commercialisti sono stati digitati ol-tre 55mila volte; #fatturaelettronica, #fatturazionelettronica oltre 50mila volte, mentre #dichiarazionedeireddi-ti è comparso oltre 15mila volte.

Articolato in gruppi di ogni tipo edimensione è Facebook, forse il socialpiù utilizzato dai commercialisti ita-liani. A scorrere l’elenco delle commu-nity professionali si contano circa 92gruppi, la maggior parte di carattere istituzionale e chiusi ai non iscritti al-l’Albo. Ma l’appartenenza alle com-munity, spesso luogo di incontro (e discontro) sui temi della professione è solo una piccola parte dell’uso che sene fa. C’è tutto un mondo da esploraresu Fb per la promozione del proprio studio. L’approccio in questo caso è

più personale: condivisione di video,interventi e documenti che possono “agganciare” la rete e creare contatti erelazioni. Anche con potenziali clienti.

Il social professionale per eccel-lenza, resta però LinkedIn, nato e concepito proprio come una vetrinae uno snodo fondamentale per la co-struzione di contatti. Le communityitaliane e internazionali più impor-tanti sono: Praticanti Revisori Conta-bili , Contabilidad y Tributaciónh, Global Financiers & Bankers, Profes-sionisti della consulenza finanziaria,Consulenti bancari e finanziari, Banking & Finance Network.

Le strategie

La parola d’ordine per utilizzare benei social network è brand reputation.«Si tratta - spiega Isabella Fusillo, marketing and Pr for law firms and professional di Stratego comunica-zione - la considerazione, l’idea che ilmercato ha di quel professionista è lasua reputazione ripetuta e conferma-ta nel corso del tempo. I social aiuta-no a fare conoscere la reputazione delcommercialista, possono amplificar-la». Ma a una condizione: «Che vi siacoerenza fra la promessa e la comu-nicazione fatta sui social e la realtà:sui social non si può millantare a lun-go ciò che non si è, si viene scopertimolto facilmente e il messaggio vei-colato può trasformarsi in un boo-merang incontrollabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

#ProfessionistiSocial. Da LinkedIn a Facebook le strategie

per promuovere lo studio tramite profili, contatti e community

Il commercialistapotenzia nella retela brand reputation

Cambiano le strategie per i piani incentivi

negli studi. Prima regola: definire gli obiettivi,

tra crescita, risparmi o nuove tecnologie.

Paola Parigi

—a pagina 11

I premi nello studioCosì il piano-incentivi:non solo ore lavorate e clienti acquisitiper motivare i propri collaboratori

@ Per segnalazioni scrivere a:[email protected]

Iscriversi ai gruppi degli ordini e delle associazioni di categoria di appartenenza: è utile per restare sempre aggiornati sui temi politici e sindacali del momento;

Monitorare i profili social delle testate giornalistiche di riferimento: è utile per essere sempre aggiornati sulla cronaca di settore;

Seguire il proprio target creando “amicizie” virtuali con i clienti, che siano aziende o privati: è fondamentale per sapere cosa interessa nel settore;

Iscriversi alle community: è utile per costruire un network con partner, clienti e interlocutori politici.

LE INDICAZIONI

COSA FARE... Non essere timidi:

l’amicizia o il contatto va chiesto sempre, se interessante per la professione;

Nelle comunicazioni via social, che siano testi o video, mai utilizzare il linguaggio della pubblicità: non state vendendo una merce;

La promozione è cosa diversa dalla vendita: si tratta di costruire una propria identità il più onesta possibile ed essere capaci di stare sulla rete anche senza risultati immediati;

No all’autoreferenzialità: chi vi legge potrebbe stancarsi e passare oltre

...E COSA NON FARE

Commercialisti nella rete. Solo il 21% possiede una pagina social

ILLUSTRAZIONE DI STEFANO PIETRAMALA

Carlotta Cabiati. Commercialista

-blogger con

lavoro online

a cura di Isabella Fusillo

12

.professioni Trend & business

Pagina a cura di

Flavia Landolfi

Non è stato tutto rose e fioriil rapporto tra avvocati esocial media. Complice ilCodice deontologico chefino al 2015 vietava lapresenza delle toghe su

Facebook, Twitter, LinkedIn e Insta-gram a scopi pubblicitari. Uno stop peraltro che ha riguardato anche l’uso dei siti internet costruiti con Wordpress e con la sola eccezione di quelli con domi-nio proprio: tradotto, la quasi totalità del web in uso oggi. Poi la svolta: una modifica al testo di disciplina ha apertole porte alle frontiere “social”, sempre nei limiti del decoro professionale, co-m’è logico che sia. Fatto sta che ciò che oggi è diventato lecito rappresenta, a detta di tutti, un’occasione imperdibileper promuovere lo studio e più concre-tamente fidelizzare i vecchi clienti e atti-rarne di nuovi. Basti pensare che in que-sta direzione si è mosso anche Amazon:il gigante dell’e-commerce si è lanciatosul mercato del copyright offrendo, dalmese scorso, consulenti aziendali spe-cializzati in marchi e brevetti.

«Quella offerta dai social è una gran-de opportunità per tutte le professionima in particolare per quella forense - di-ce Antonio De Angelis, neopresidente dell’Aiga, l’associazione italiana dei gio-vani avvocati - e questo per la peculiari-tà dei rapporti con i privati che sono abi-tuali frequentatori dei social media». Ma c’è un ma. «L’uso professionale di questi strumenti è ancora poco diffuso,perché nonostante l’apertura del Codi-ce deontologico non si è ancora supera-to il timore di utilizzare uno strumento

che in qualche modo è ancora percepitocome potenzialmente lesivo del decoroprofessionale». La frenata insomma stafacendo sentire ancora i suoi effetti. «Personalmente uso i social per la miaattività di avvocato amministrativista -conclude De Angelis - e oggi ho più di 21mila followers: il 50% dei miei clientimi ha raggiunto così, navigando in re-te». E infatti chi maneggia Facebook, Twitter, LinkedIn e Instagram sa beneche sono treni da prendere al volo.

«Ci sono due ambiti nei quali gli av-vocati - spiega Andrea Albanese, socialmedia manager e formatore su questitemi proprio per i professionisti - pos-sono trarre vantaggi dall’uso dei social:la comunicazione e il marketing. Il pri-mo, se ben utilizzato, fa sì che chi ti leg-ge capisca che quello studio legale o quel professionista è competente, mentre il marketing porta ad avere le cosiddette “lead”, e cioè persone con nome, cognome, email e numero di te-lefono che chiedono un contatto per undeterminato tema». Ma non finisce

qui. «Per gli avvocati l’approccio ai so-cial è duplice: c’è l’aspetto del consu-mer e quello del B2B e cioè gli avvocatiche lavorano con i privati e quelli che lavorano con le aziende. Sono due mo-di completamente diversi di stare sui social». Il consiglio secondo Albanese,è di diversificare. «L’avvocato divorzi-sta - spiega - deve puntare su Face-book, mentre quello che lavora con le aziende, come il penalista, non può checoltivare la propria presenza su Linke-dIn». Per chi si affaccia su questo mon-do o vuole migliorare la propria pre-senza sui social, il consiglio è quello della coerenza e della professionalità.

«Innanzitutto vietato avere profilidisallineati: quindi se su LinkedIn co-munichi il brand e su Facebook ti lanciin cose spericolate, fotografie sguaiate,le persone perdono fiducia. Bisogna stare attenti: i social network sono strumenti di comunicazione pubbli-ca». Sconsigliabile poi lanciarsi su ter-reni scivolosi. «Niente politica, religio-ne, sport e sesso: sono quattro argo-

menti in cui è facilissimo urtare le sen-sibilità di chi ci legge». Infine studiareo affidarsi a comunicatori. «Nei socialnetwork oggi l’improvvisazione non paga - conclude -. I clienti ti trovano suisocial e poi decidono se stringerti unamano e fare business con te».

E veniamo agli avvocati che oggi na-vigano sulla rete. Su Facebook la presen-za è consistente. Si contano quasi 100 gruppi di categoria: il più gettonato è “Aiutoavvocato”, con 110.629 membri che forniscono risposte, dal diritto civileal penale, ai quesiti del pubblico. Il grup-po è chiuso. Molto frequentato anche “Gli avvocati di Facebook” con 23.841 iscritti. Per quanto riguarda Twitter nelperiodo 1 gennaio - 30 settembre 2019 leparole chiave tra cui #avvocato, #pro-cessotelematico e #equocompenso, percitarne solo alcune, sono state menzio-nate in correlazione oltre 16mila volte.

Su Twitter le parole chiave/hashtagavvocati e avvocato risultano menzio-nate, in correlazione, più di 16mila volte.«Oltre ad eventi legati alla vita politica del Paese - fa sapere la società - un piccodi conversazione tra professionisti delsettore legale si riscontra in merito allagraduatoria bloccata per l’assunzione degli assistenti giudiziari e un picco adaprile in corrispondenza dell’approva-zione della legge sull’equo compenso per i professionisti da parte della Regio-ne Lazio e della petizione per ottenerlaa livello nazionale».

Infine LinkedIn. Qui i gruppi più atti-vi sono: “International bar association(Iba)”, “Association for international ar-bitration”, “International arbitration”,“International law”, “Il salotto del dirit-to di impresa”. Provare per credere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La sfida di Internet. Professionisti in ritardo sulle strategie di marketing online: fino al 2015 la deontologia

limitava l’uso del web per scopi pubblicitari - Oggi però non basta esserci, bisogna sapere cosa comunicare

Dai social network ad Amazonlegali in rete a caccia di nuovi affari

ALESSANDRO DE ANGELIS. Per

il neo presidente

dei giovani

avvocati di Aiga, la

presenza

sui social «è una

grande

opportunità ma

tra i colleghi c’è

ancora resistenza

per via della

deontologia»

La nuova frontiera è stata aperta dal gigante dell’e-com-merce sui consulenti per marchie brevetti

IL SOLE 24 ORE,

21 OTTOBRE

2019,

PAGINA 12

Prosegue il

viaggio nella

comunicazione

digitale iniziato

con i

commercialisti:

prossima tappa,

consulenti del

lavoro e notai

8 Lunedì 21 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore

I N N O V A Z I O N E

E O P P O R T U N I T À

P E R G L I S T U D I .professioni

.professioni .casa —LUNEDÌ.casa .salute —MARTEDÌ .lavoro —MERCOLEDÌ nòva.tech —GIOVEDÌ .moda —VENERDÌ .moda .marketing —SABATO .marketing .lifestyle —DOMENICA

La prossima puntata

Lunedì 28 ottobre nuovo

approfondimento sugli avvocati

LE STO RIE

«Più di trenta anni fa il fondatore di questo studio hamontato sulla scrivania il primo Pc: sembrava un visio-nario, ma in realtà era solo un collega che stava al passocon i tempi». Francesco Maria Matrone, 58 anni, mana-ging partner dello studio Sommaruga-Matrone con-fessa di essere nuovo della partita. Ma è pronto a scom-

mettere che la direzione è quella giusta.«Sono sei mesi che siamo presenti sui so-

cial, avvalendoci di una società che cura pernoi la comunicazione, e sono convinto che siauno step necessario da affrontare perché è inquel verso che va il mondo, non possiamo ri-manere indietro, ancorati a un vecchio mododi comunicare», dice.

L’obiettivo non è però quello di cercareclienti. «Forse il contrario - spiega - e cioé diessere trovati, conosciuti: una sorta di bigliettoda visita che può certamente aiutare uno stu-dio nella promozione della propria attività».Infine, c’è tutto il capitolo del reclutamentodelle nuove leve. «Abbiamo periodicamente la

necessità di sostituire o inserire nuovi professionistinella compagine dello studio - prosegue Matrone - e senon hai un profilo pubblico visibile difficilmente saraicontattato dalle prime file».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«La mia avventura professionale è iniziata con un blog».Carlotta Cabiati, 39 anni, lavora a Trieste dove ha uno stu-dio che condivide con un collega. «Ho fatto la gavetta cometutti - racconta - ma il mio sogno era di aprire uno studiotutto mio, con un approccio personale a questa professio-

ne». E così è stato, nel 2014. «Devo tutto, o quasi,al mio blog: è iniziato tutto da lì, con zero clientie una sede di lavoro bellissima ma delocalizzata».Dal blog , Cabiati passa a Facebook per approdarein questi ultimi tempi al suo social preferito, In-stagram. «Tutti i giorni nelle prime ore della mat-tinata io e miei clienti prendiamo un caffè insie-me con i video sul tema della giornata». E così, traun video e l’altro, un post e l’altro, ha messo su unportafoglio clienti di cui il 90% fuori Trieste. «Nonvolevo fare concorrenza qui in città - dice - e poiho i social, internet, le email, le call: oggi si puòfare questo mestiere tranquillamente a distan-za». Con una nuova prospettiva: perché da com-mercialista le capita di dare consulenze ai colleghi

sull’uso dei social. «Mi chiamano per un consiglio - raccon-ta - e io dico sempre: partite da voi, da chi siete, da quelloche fate e come lo fate. Il resto verrà da solo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCESCO MARIA MATRONE (SM&A)

«Il web funziona comeun biglietto da visita»

Francesco M. Matrone. Managing

partner di

Sm&a

CARLOTTA CABIATI (LA TUA COMMERCIALISTA)

«Ho uno studio tutto mioanche grazie al blog»

Pagina a cura di

Flavia Landolfi

Nell’ormai lontano 1995un pioniere delle tecno-logie digitali come BillGates immaginava unmondo in cui sarebbestato possibile fare bu-

siness, oltre che molte altre cose, sen-za muoversi dalla poltrona di casa. Inquell’intuizione c’era già tutta la rivo-luzione informatica, compresa quelladei social network che oggi è pane quotidiano anche dei professionisti alle prese con un mercato polverizzatoe una competizione che morde.

Il fenomeno

La prima tappa di questo viaggio den-tro i social media e le loro potenzialitàè declinata sui commercialisti, la cate-goria professionale più “work in pro-gress” su questo fronte. Gli ultimi datidisponibili dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milanorisalgono al 2018 e dicono che solo il 21% degli studi di commercialisti pos-siede una pagina social e solo l’8% fa formazione in questo ambito. «Eppu-re si tratta di strumenti fondamentali- dice Daniele Virgillito, presidente Ungdcec , l’associazione dei giovani commercialisti - il cui utilizzo andreb-be inserito all’interno della formazio-ne periodica». La tendenza generale dei consulenti contabili, su Twitter,Facebook e LinkedIn, è per ora l’iscri-zione a community chiuse e istituzio-nali. «Un uso dei social a scopi interni- prosegue Virgillito - più rivolto al coinvolgimento in attività di natura istituzionale e alla partecipazione al dibattito politico che non alla più im-

portante e cruciale comunicazione neiconfronti dei clienti».

I social network

Il variegato mondo di Twitter, Face-book e LinkedIn - per citare i luoghi virtuali più battuti dai commercialisti- hanno declinazioni diverse: usare unsocial in realtà significa poco o niente,bisogna innanzitutto capire come lo siusa e per fare cosa. Nel caso di Twitter,per esempio, la strada è abbastanza tracciata: «È il modo migliore per con-dividere e parlare di ciò che è impor-tante per la comunità, che si tratti di calcio, politica, cinema o dell’ambito legale - dice Barry Collins, Emea salesdirector di questo social -. Le personeche usano Twitter vogliono essere in-formate sulle ultime news, discutendodi quello che accade, e noi sappiamo che sono influenti e ricettive alle novi-tà». È un social velocissimo che viaggiasu hashtag e parole chiave: da gennaioa settembre scorso #commercialista e#commercialisti sono stati digitati ol-tre 55mila volte; #fatturaelettronica, #fatturazionelettronica oltre 50mila volte, mentre #dichiarazionedeireddi-ti è comparso oltre 15mila volte.

Articolato in gruppi di ogni tipo edimensione è Facebook, forse il socialpiù utilizzato dai commercialisti ita-liani. A scorrere l’elenco delle commu-nity professionali si contano circa 92gruppi, la maggior parte di carattere istituzionale e chiusi ai non iscritti al-l’Albo. Ma l’appartenenza alle com-munity, spesso luogo di incontro (e discontro) sui temi della professione è solo una piccola parte dell’uso che sene fa. C’è tutto un mondo da esploraresu Fb per la promozione del proprio studio. L’approccio in questo caso è

più personale: condivisione di video,interventi e documenti che possono “agganciare” la rete e creare contatti erelazioni. Anche con potenziali clienti.

Il social professionale per eccel-lenza, resta però LinkedIn, nato e concepito proprio come una vetrinae uno snodo fondamentale per la co-struzione di contatti. Le communityitaliane e internazionali più impor-tanti sono: Praticanti Revisori Conta-bili , Contabilidad y Tributaciónh, Global Financiers & Bankers, Profes-sionisti della consulenza finanziaria,Consulenti bancari e finanziari, Banking & Finance Network.

Le strategie

La parola d’ordine per utilizzare benei social network è brand reputation.«Si tratta - spiega Isabella Fusillo, marketing and Pr for law firms and professional di Stratego comunica-zione - la considerazione, l’idea che ilmercato ha di quel professionista è lasua reputazione ripetuta e conferma-ta nel corso del tempo. I social aiuta-no a fare conoscere la reputazione delcommercialista, possono amplificar-la». Ma a una condizione: «Che vi siacoerenza fra la promessa e la comu-nicazione fatta sui social e la realtà:sui social non si può millantare a lun-go ciò che non si è, si viene scopertimolto facilmente e il messaggio vei-colato può trasformarsi in un boo-merang incontrollabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

#ProfessionistiSocial. Da LinkedIn a Facebook le strategie

per promuovere lo studio tramite profili, contatti e community

Il commercialistapotenzia nella retela brand reputation

Cambiano le strategie per i piani incentivi

negli studi. Prima regola: definire gli obiettivi,

tra crescita, risparmi o nuove tecnologie.

Paola Parigi

—a pagina 11

I premi nello studioCosì il piano-incentivi:non solo ore lavorate e clienti acquisitiper motivare i propri collaboratori

@ Per segnalazioni scrivere a:[email protected]

Iscriversi ai gruppi degli ordini e delle associazioni di categoria di appartenenza: è utile per restare sempre aggiornati sui temi politici e sindacali del momento;

Monitorare i profili social delle testate giornalistiche di riferimento: è utile per essere sempre aggiornati sulla cronaca di settore;

Seguire il proprio target creando “amicizie” virtuali con i clienti, che siano aziende o privati: è fondamentale per sapere cosa interessa nel settore;

Iscriversi alle community: è utile per costruire un network con partner, clienti e interlocutori politici.

LE INDICAZIONI

COSA FARE... Non essere timidi:

l’amicizia o il contatto va chiesto sempre, se interessante per la professione;

Nelle comunicazioni via social, che siano testi o video, mai utilizzare il linguaggio della pubblicità: non state vendendo una merce;

La promozione è cosa diversa dalla vendita: si tratta di costruire una propria identità il più onesta possibile ed essere capaci di stare sulla rete anche senza risultati immediati;

No all’autoreferenzialità: chi vi legge potrebbe stancarsi e passare oltre

...E COSA NON FARE

Commercialisti nella rete. Solo il 21% possiede una pagina social

ILLUSTRAZIONE DI STEFANO PIETRAMALA

Carlotta Cabiati. Commercialista

-blogger con

lavoro online

a cura di Isabella Fusillo

Recommended