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Rassegna stampa 18/06/2018 - Toscana Film Commission · 2018-06-18 · INDICE RASSEGNA STAMPA...

Date post: 08-Jul-2020
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Rassegna stampa 18/06/2018
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Rassegna stampa 18/06/2018

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Rassegna stampa 18/06/2018

Pagina I

Si parla di noi

18/06/2018 p. XIII Hotel Gagarin i sogni infranti di cinque italianiRepubblica Firenze 1

17/06/2018 p. 14 FRANCE ODEONICANNES A FIRENZECorriere Fiorentino 2

Si gira in Toscana

17/06/2018 p. 24 Pieraccioni, ciak del prossimo film E arriva NenciniNazione Firenze 3

Iniziative ed eventi

17/06/2018 p. 13 «I settant'anni del Circolo del Cinema È un'eccellenza chel'Italia ci invidia»

Nazione Lucca 4

Segnalazioni

18/06/2018 p. 18 "A Dalla ho insegnato a suonare il clarinetto Bravissimo, cheinvidia"

Corriere Arezzo 7

17/06/2018 p. 43 Le confessioni di MorettiCorriere Della Sera 9

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Spazio Alf ieri

Hotel Gagarini sogni infrantidi cinque italiani

C

inque italiani squattrinatiin cerca di successovengono convinti da un

sedicente produttore a girare unfilm in Armenia; i loro sognivengono infranti appenaraggiungono il freddo e isolatoHotel Gagarin, quando scoppiauna guerra e il produttoresparisce con i soldi. Ma non tuttii mali vengono per nuocere. Alsuo debutto alla regia di unlungometraggio, Simone Spadaricalca i modi della commediaall'italiana e realizza HotelGagarin, con GiuseppeBattiston, Claudio Amendola,Luca Argentero e BarboraBobulova, stasera inprogrammazione allo SpazioAlfieri (via dell'Ulivo 6, ore19,45). Promozione: per laproiezione di stasera un bigliettoa pagamento (7euro) e uno gratiscon questa pagina del giornale dapresentare alla cassa del cinema

Si parla di noi Pagina 1

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FRANCE ODEONICANNES A FIRENZEFirenze, Teatro Cinema della Compagnia, viaCavour 50r, 055 268451Oggi, ultima giornata della rassegnaFrance Odeon/Cannes a Firenze: alle17.30 il film «Todos Lo Saben» di AsgharFarhardi, a seguire «Capharnaüm» diNadine Labaki, e alle 21.30 «Le mondeest à toi» di Romain Gavras.

Si parla di noi Pagina 2

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BILANCINO

Pieraccioni, ciakdel prossimo filmE arriva Nencini`...SERIAMENTE, il Mugel-lo è una terra bellissima':Una vera e propria dichiara-zione d'amore fatta da Leo-nardo Pieraccioni, che inMugello sta girando il suo ul-timo film, «Se son rose». E ie-ri ha iniziato le riprese in ter-ra mugellana, sul lago di Bi-lancino. E' andato a trovarloRiccardo, senatore, e anchescrittore, che all'attore fioren-tino ha fatto dono del suo ul-timo libro, «La Bellezza - Pe-tit tour del Mugello Medi-ceo». I due si conoscono daanni, da quando Nencini,presidente del Consiglio del-la Toscana, conferì a Pierac-cioni il Gonfalone d'Argen-to, la massima onorificenzadella Regione. Si erano senti-ti nei giorni scorsi prima cheil libro di Nencini venisse da-to alle stampe. Nella dedica:`a Leonardo, testimonial per-fetto della mia terra'. Un ab-braccio, una stretta di manoa collaboratori e comparse,poi `ciak si gira'. `La Bellez-za' verrà presentato per la pri-ma volta in Mugello a Scarpe-ria, il prossimo 22 giugno.

P.G.

MUGELLO VALGISIEVE

Schianto in InOtoOpaaio di 39 annimuoreal Giogo

Si gira in Toscana Pagina 3

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L'INTERVISTA

Dopo VeronaFondato agli inizi del 1940

che firma questa pagina

Fra i primi iscritti, l'alloraadolescente Mario Rocchi

il Circolo del Cinemadi Lucca fu precedutonel suo genere solodal confratello di VeronaFondatore e anima fuCarlo Barsotti.

CIAK Carlo Barsotti

IL «Cicerone»A guidarci attraversola storia del circoloè Marcello Bertocchini,presidente dellaFondazione Cassadi Risparmio di Lucca,di cui fu a lungo direttore.Bertocchini ha presiedutoper decenni il Circolo delCinema della nostra città

A TU PER TU CON MARCELLO BERTOCCHINI, DAL 1977 COLONNA DELL'ASSOCIAZIONE

I settant' anni del Circolo del CinemaÈ un'eccellenza che l'Italia ci invidia»

SO CHE è una frase banale, ma ladico lo stesso. Ha settant'anni manon li dimostra. La nascita delCircolo del Cinema di Lucca risa-le agli inizi del 1948, a pochi mesidi distanza da quello di Verona, ilprimo d'Italia. Non si tratta, co-me avviene spesso, di rimestarenel passato alla ricerca di originilontane per gloriarsene abusiva-mente. No, qua si parla di un cir-colo che ha svolto e svolge attivitàculturale senza soluzione di conti-nuità da bel settant'anni. E a testi-moniarlo, c'è il decano, che scrivequeste righe, che si iscrisse al Cir-colo da ragazzino fin dal primoanno e dopo, come membro deldirettivo, ne ha seguito le vicissi-tudini sino ad oggi.La vita all'insegna del gufo (il sim-bolo grafico che gli dedicò il pitto-re Giuseppe Ardighi sostituitotanti anni dopo dall'attuale dise-gno di Pier Luigi Bachi), sebbeneabbia attraversato fasi difficili, èstata fulgida e brillante.

IL PROFESSOR Carlo Barsotti,fondatore e cuore pulsante del ci-neclub e studioso di cinema si av-vicinò coi suoi intellettuali amici,all'arte nascente studiando le ope-re che la dittatura fascista avevaproibito di vedere. Fu per decen-ni anima dell'associazione e a luisi deve la formazione cinemato-grafica che i giovani oggi hanno eche ha permesso a Lucca di avereprobabilmente il primato, fra lepiccole e medie città, della cultu-ra cinematografica. Qui ci sonodue floridi cineclub, un vivace fe-stival di cinema destinato adespandersi e un corollario di ini-ziative e manifestazione da fare in-vidia.

QUALE fonte migliore, per cono-scere il circolo, di Marcello Ber-tocchini, oggi presidente dellaFondazione Carilucca e a lungopresidente del Circolo del Cine-ma, per otto membro e poi segre-tario nazionale dell'Uicc?

Quanti ricordi.«Il Circolo è stato specchio del rea-le, testimone dei cambiamenti so-ciali, del gusto e del costume edespressione dell'evoluzione delpensiero e della cultura".

Quando il cineclub ebbeun'evoluzione giovanilistica,chi ti inseri nel consiglio diret-tivo?

«Mi invitò Umberto Rocchi. Dal`77 il Circolo, con l'innesto di ungruppo di giovani a cui appartene-

Iniziative ed eventi Pagina 4

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m

vo, si rinnovò in gran parte. Ci fuuna vera e propria scissione a cuiseguirono, più tardi, le dimissionidel professor Barsotti di cui hosempre nutrito comunque profon-da stima e affetto».

Quale fu l'innovazione?«Dopo trent'anni in cui prevalevalo studio dei classici, si passò

all'esame del cinema contempora-neo: Wenders, Fassbinder, Her-zog, Sanders... Cominciammo aproiettare stabilmente al Centralecon la collaborazione di PaoloGialdini. Da quel periodo la salafu la nostra sede di proiezione».

Poi l'incontro con Gianni Qui-lici, altra colonna del diretti-

Classici e nuovoDopo trent'anni di studio deiclassici, si passò al cinemacontemporaneo: Wenders,Fassbinder, Herzog, SandersProiezioni al Centralegrazie a Paolo Gialdini

Agognata sedeA parte il breve periodo dellarotonda Marracci, ci sonovoluti settant'anni per avereuna sede. Ciò non fa certoonore alle istituzioni eamministrazioni lucchesi

vo.«Avvenne al Cinema Centraleche per un po' di anni fece attivitàdi Cinema d'Essai. Nello stessotempo nacque l'amicizia con Bep-pe Guastini, l'odierno presidenteche ha preso il mio posto, e LuigiMassagli. Nacque anche La Lineadell'Occhio, il giornale che per an-

Iniziative ed eventi Pagina 5

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ni, diretto come ben sai e lasciate-melo citare, dal decano del CircoloMario Rocchi, fu una rivista fre-sca, pensante, con recensioni, in-terviste, approfondimenti, che siavvalse anche, con le sue mille co-pie sparse per tutta Italia, di pre-ziose collaborazioni esterne».

Nel direttivo, ognuno ha unproprio ruolo?

«Sebbene oggi non ne faccia piùparte, posso assicurare che tutti siinteressano della programmazio-ne del Centrale e di San Michelet-to. Poi c'è chi prepara il depliantcon le presentazioni, chi s'interes-sa della stampa dopo aver sceltoin comunione le foto da inserire epoi ci sono gli specializzati in co-municazioni social e in proiezio-ni al computer, elementi preziosiper S.Micheletto. Insomma nonc'è chi sta con le mani in mano».

Quanti sono attualmente ituoi ex colleghi?

«Li contiamo insieme, in ordinesparso. Dunque, Giuseppe Guasti-ni, Mario Rocchi, Gianni Quilici,

AL GIORNOD'OGGI

Una recenteimmagine

dei consigliodirettivo

del Circolodel Cinema.

Facce conqualche ruga

in piùe finalmentel'«epocale»

conquista dellafoto a colori

Simone Bigongiari, Anna Sma-niotto, Anna Maria Pennelli,Eleonora Sesti, Luca Loria, Vitto-rio Toschi, Luigi Massagli, Um-berto Rocchi, Stefano Barsocchi.Dodici ma pronti per assorbirnealtri».

I contatti fra loro sono fre-quenti?

«Giornalmente a mezzo compu-ter e una volta ogni tanto fisica-mente sfruttando la nuova sede diCorso Garibaldi che il Circolo hain condivisione col "FotoclubLucchese" e che si è trasformata,con le donazioni, in biblioteca dicinema. A parte il breve periododella rotonda Marracci, ci sonovoluti settanta anni per avere unasede. E questo non ha fatto certoonore alle istituzioni e ammini-strazioni lucchesi. ComunqueLucca può vantarsi e può dirsi or-gogliosa di avere un'associazioneculturale che molte città anchepiù importanti possono solo invi-diarci».

Mario Rocchi

ANNI 2000 II consiglio direttivo alll 'inizio del terzo millennio

Iniziative ed eventi Pagina 6

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Pupi Avati, intervistato da Andrea Scanzi, ha chiuso il Passioni festival

"A Dalla ho insegnatoa suonare il clarinetto

Bravissimo, che invidia"AREZZO

M Una passione inconteni-bile. Quella dimostrata daPupi Avati per la macchinada presa, quella del foltopubblico che ha riempito sa-bato l'Arena Eden nell'ulti-mo giorno dell'Arezzo Pas-sioni Festival.L'edizione 2018 va in archi-vio con una festa finale, cheha visto il cineasta bologne-se ricevere il premio EstraCoingas Passioni Festival2018 -L'energia della creati-vità quale riconoscimentoalla sua grande carriera.La premiazione è arrivata altermine di un pomeriggiointenso, nel quale Pupi Ava-ti è stato intervistato dal di-rettore artistico del Passio-ni, Andrea Scanzi. In chiu-sura, la proiezione delsuofilm fantasy del 1996 "L'ar-cano incantatore".Un'intervista fiume, quelladi Pupi Avati, davvero emo-zionante. "Ho sempre evita-to i salotti - le parole delgrande regista - Altrimentiiniziavo a parlare come lepersone che li frequentava-no. L'unico modo per esse-re vero è quello di essere al-ternativi. Magari auto-emar-ginandosi".E ha aggiunto sorridendo:"Io dichiarai di votare Dc,per dire". Avati ha fatto im-mergere il pubblico nell'en-tusiasmante racconto dellasua vita e della sua carriera.

"Ho fatto 49 film, mi sem-bra di esser sempre stato daparte, fuori sincrono: ma èstata una necessità per esse-re autentico".Riavvolgendo il nastro dei ri-cordi, non sono mancate lecuriosità come un'esperien-za da rappresentante dellaFindus: "Ed ero bravo, sono

stato eletto Mister Bastonci-no per quanto vendevo".Sempre presente, nella suanarrazione, la sua Bologna."Ma poi sono scappato a Ro-

ma, avevo fatto due film, fi-nanziati da un misteriosopersonaggio, che erano an-dati malissimo. E così hocercato di ricominciare dal-la capitale. Ma è stata duris-sima".Poi è arrivata la fama e sonoarrivate le grandi collabora-zioni. Da Ugo Tognazzi, aPaolo Villaggio, passandoper Diego Abatantuono. Manon quella di Marcello Ma-stroianni: "Avrei tanto volu-to dirigerlo, avevo pensatoa lui per un ruolo ne L'Arca-no incantatore. Mi avevadetto di sì, ma poi si amma-lò e fu costretto a rinuncia-re. Morì poco dopo".E poi il rapporto con LucioDalla: "Non sapeva suonare

il clarinetto, glielo insegnaiio. Poi all'improvviso diven-tò un bravissimo musicistae io - ha detto Pupi Avatischerzando con il pubblicodel Passioni - diventai invi-dioso. Volevo buttarlo giùdalla Sagrada Familia diBarcellona". Rimpianti?"No, però ho già scritto ildiscorso per quando riceve-rò il premio Oscar. Non èancora successo, ma chissàche quel discorso non tornibuono".E' andata così in archiviotra gli applausi l'edizioneestiva 2018 dell'Arezzo Pas-sioni Festival, la manifesta-zione dell'estate aretinacoordinata da Marco Meac-ci e Mattia Cialini.

La pellicolaAl termine dell'evento è statoproiettato "L'arcano incantatore"

Segnalazioni Pagina 7

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All'arenaEdenPupi Avatisul palcodei PassioniFestival

Segnalazioni Pagina 8

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L'incontro ll regista alla rassegna di Castiglioncello: onorato di aver raccontato una generazione

Le confessioni di Moretti«Preveggente su Ratzinger? Pensai a uno scherzoÈ vero, sono iscritto a un partito, quello di Fellith>

DALLA NOSTRA INVIATA

CASTIGLIONCELLO «Un film poli-tico? No, il prossimo sarà -come La stanza del figlio, Ha-bemus papam e Mia madreche non avevano bisogno del-l'attualità - un'opera dove lapolitica non avrà spazio». Dipiù, al momento, Nanni Mo-retti non dice: lo sta scriven-do, è la fase più delicata.

Ma, ultimo ospite dopo An-na Foglietta e Luca Guadagni-no di Paolo Mereghetti a«Parlare di cinema a Casti-glioncello», il regista non sisottrae alla curiosità del pub-blico. E dichiara apertamentela sua militanza a un partito:«Quello di Fellini. Ho iniziato

tardi a andareal cinema, ver-so i 15 anni. Trai miei amicic'erano duepartiti, quellodi Antonioni equello di Felli-ni. Io mi iscris-si al secondo».

La tessera, a distanza di 5o an-ni (compirà i 65 in agosto),non l'ha stracciata. E ieri seracome pellicola da presentareagli spettatori dell'arena in pi-neta ha scelto 82, anziché unadelle sue. Ama quasi tutti isuoi film. «Quando uscì Lacittà delle donne non mi con-vinse, mi sembrava troppopoco scritto, lui allora non vè-deva l'ora di andare in teatro egirare. Ogni tanto ci incontra-vamo. Un giorno andammo apranzo insieme. La sera primaavevano dato in tv Amarcord,gli dissi quanto l'avessi ritro-vato bello, gli parlai dell'im-portanza di una sceneggiatu-ra forte. Vero, mi disse lui, mal'ho scritta dopo».

Come il maestro riminese,anche Moretti ha costruitocon il suo cinema un'autobio-

grafia in pubblico, tra MicheleApicella e se stesso. «Fin dal-l'inizio, 45 anni fa, mi sonovenute naturali tre cose: staredietro ma anche davanti allacinepresa, raccontare il mioambiente, politico e genera-zionale, e farlo con autoiro-nia. Ci ho preso gusto e mi so-no divertito a costruire unpersonaggio: la passione per i

dolci, una certa rissosità, leinquadrature delle scarpe, losport più praticato che visto.A un certo punto sono preci-pitato nella prima persona,con Caro diario. Una delle treparti racconta il tumore cheebbi, fu naturale interpretareme stesso».

Tra battute diventate, suomalgrado, tormentoni e sce-

ne cult. Frutto anche di fortu-nate coincidenze. «Il mambodi Silvana Mangano preso daAnna di Lattuada? In realtà fuuna seconda scelta. Io volevoCaterina Caselli in Perdonoma la Titanus non mi conces-se i diritti».

Sta terminando un docu-mentario, nato da un viaggioin Cile. «L'anno scorso ero a

Santiago e l'ambasciatore ita-liano mi raccontò del ruologiocato dalla nostra amba-sciata all'epoca del golpe diPinochet. La residenza del-l'ambasciatore italiano diedeospitalità a centinaia richie-denti asilo che in seguito eb-bero il lasciapassare per veni-re in italia. Per una volta cheabbiamo fatto bella figura, miè sembrato doveroso raccon-tarlo».

Ogni riferimento alle politi-che odierne diametralmenteopposte in tema di accoglien-za è evidente, anche se non c'èverso di strappargli commen-ti espliciti. «Chi potrebbe es-sere oggi il Caimano? Non cipensiamo, via». La stagionedei girotondi che molti deisuoi fan rimpiangono? «Eraun periodo in cui ho pensatotemporaneamente, volonta-riamente, spassionatamente,appassionatamente di dedi-carmi a fare politica fuori daipartiti. Mi interessava critica-

Parentesi politica«Fin dall'inizio ho dettoche quella dei girotondipolitici sarebbe statasolo una parentesi»

re la destra al governo ma an-che l'opposizione che sem-brava fiacca. Fin dall'inizio hodetto che era una parentesi».Rivendica con orgoglio qual-cosa che da giovane non vole-va sentirsi dire: di aver rac-contato una generazione. «Seci sono davvero riuscito sonoonorato. È una fortuna. E an-che un merito».

Se ne prende anche un al-tro: la preveggenza. «Due me-si dopo Palombella rossacrollò il muro di Berlino evenne giù tutto. Il portaborseanticipò Tangentopoli. Habe-mus papam? Il giorno che sidimise Ratzinger il cellulareimpazzì. Al primo messaggiopensai a uno scherzo: non vo-levo crederci neanche io».

Stefania Ulivi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Segnalazioni Pagina 9

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La scena

0 Conversando con PaoloMereghetti,direttore dellarassegna«Parlare dicinema aCastiglioncel-lo», NanniMoretti haricordato chenel film «Carodiario» la scenain cui si vede «ilmambo diSilvanaManganopreso da Anna

di Lattuada, inrealtà fu unaseconda scelta.lo volevoCaterina Caselliin Perdono mala Titanus nonmi concesse idiritti». Morettiha poiannunciato chesta scrivendoun nuovo film,«un'opera dovela politica nonavrà spazio»

VoltoII regista NanniMoretti, 65 anniad agosto, ieriprima dell'incontocon il pubblico aCastiglioncello(foto SaveriaPardini)

Segnalazioni Pagina 10


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