+ All Categories
Home > Documents > RAV074 - RAE090_200906.pdf

RAV074 - RAE090_200906.pdf

Date post: 18-Jan-2016
Category:
Upload: federicopgallo
View: 15 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Popular Tags:
52
Salvami Regina Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Numero 74 Giugno 2009 “O Sacrum Convivium”
Transcript
Page 1: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Salvami Regina

Po

ste

Ital

iane

s.p

.a. -

Sp

ediz

ione

in A

bb

ona

men

to P

ost

ale

- D. L

. 353

/200

3 (c

onv

. in

L. 2

7/02

/200

4 n°

46)

art

. 1, c

om

ma

2, D

R P

D -

Co

ntie

ne I.

R. -

Per

iod

ico

del

l’Ass

oci

azio

ne M

ado

nna

di F

atim

a - M

aria

, Ste

lla d

ella

Nuo

va E

vang

eliz

zazi

one

Numero 74 Giugno 2009

“O Sacrum Convivium”

Page 2: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Dio è infinitamente potente,

ma non può darci di più;

è infinitamente saggio,

ma non sa darci di più;

è infinitamente ricco,

ma non ha niente di più da darci,

perché, nella Sacra Comunione,

Egli Si è dato tutto a noi.

(Sant’Agostino)

Gus

tavo

Kra

lj, s

u co

nces

sion

e de

l Min

iste

ro d

ei B

eni C

ultu

rali

della

Rep

ubbl

ica

Italia

na

“Ultima Cena” – Beato Angelico Museo di San Marco,

Firenze

Page 3: RAV074 - RAE090_200906.pdf

SalvamiRegina

Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

della Nuova Evangelizzazione

SommariO

Anno XI, numero 74, Giugno 2009

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane Vasconcelos A. Campos, Luis Alberto

Blanco Cortés, Madre Mariana Morazzani Arráiz, Severiano

Antonio de Oliveira

Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD

Contiene I.R.www.araldi.org

www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione

Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngelo

Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma

Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A.

Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI)

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

“O Sacrum Convivium” (Editoriale) . . . . . . . 5

Formare per operare con saggezza

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .36

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34

E’ accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Storia per bambini . . . Il potere di un’Ave Maria

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

I Santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

Contemplare la terra da un piano angelico

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

Perpetuo tabernacolo dell’Eucaristia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

Il più sublime dei sacramenti

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

Cercare l’unità nella diversità

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20

Commento al Vangelo – La forza trionfante della Chiesa

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12

Nuove Società di Vita Apostolica

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

La voce del Papa – Scrittura e tradizione si interpenetrano

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Page 4: RAV074 - RAE090_200906.pdf

4 Salvami Regina · Giugno 2009

Scrivono i lettori

AccurAtA edizione Mons. Emilio Carlos Berlie Be-

launzaran ringrazia gentilmente per l’invio della rivista Araldi del Vange-lo, che riceve ogni mese, e si congra-tula per la sua così accurata edizio-ne e per gli interessanti articoli pub-blicati. Egli vi incoraggia a continua-re con entusiasmo e dedizione questo apostolato, e vi benedice con affetto in Cristo Gesù e nella Vergine Maria.

Segretaria di Mons. Emilio Carlos B. B.

Vescovo di Yucatán – Messico

Assistendo AllA scenA del VAngelo

Tramite una nipote mi è giunta fra le mani la bella rivista che porta lo stesso nome della vostra istituzio-ne. Mi ha incantato, soprattutto, la sua eccellente qualità, tanto la bel-la stampa come il sostanzioso conte-nuto. La grande abilità di descrizio-ne dimostrata dal vostro fondatore nell’articolo sull’espulsione dei mer-canti dal Tempio — nel numero di aprile di quest’anno — mi ha fatto sentire come se mi trovassi sul luogo, ad assistere alla scena. Dopo aver let-to il suo commento, questa scena ha preso una nuova e reale prospettiva, come mai avevo visto in nessun altro luogo. Ringrazio per il bene che fate con la vostra pubblicazione.

Frederick E. O.Concepción – Cile

Articoli che toccAno lA mente e il cuore

Scrivo per farvi i complimenti, in particolare all’articolista Carlo To-niolo per i numerosi articoli scrit-

ti da lui in quasi tutte le sue riviste. Tutti sono molto belli, ma due di es-si ritengo che debbano aver tocca-to le molte persone che li hanno let-ti, non solo me: Luce della grazia, lu-ce del sole (agosto 2008) e Segno dell’ Alleanza Divina (febbraio 2009). So-no articoli che toccano la mente e il cuore, poiché, come c’è scritto: “ci saranno tempi in cui il Signore verrà a scrutare i giudizi degli uomini...”. E chissà se non siamo arrivati a questo tempo?

Beatriz C.Bauru – Brasile

cArismA per comporre gli Ambienti

Sto ricevendo un nuovo numero della rivista Araldi del Vangelo e, an-cora una volta, sento la gioia di po-ter godere una lettura che costitui-sce un vero alimento per l’anima. Mi piace tutto quanto leggo nella rivista riguardo la vita dei santi, la parola del Papa, le interviste con Cardina-li, Vescovi e sacerdoti, le notizie del-la Chiesa e il lavoro missionario re-alizzato dagli Araldi del Vangelo in Brasile e nel mondo, oltre alle pitto-resche e formative storie per bambi-ni e adulti.

Ma mi piace, in modo speciale, la sezione Commento al Vangelo, scrit-ta da Mons. João S. Cla Dias. So-no impressionato per la solidità del-la sua formazione religiosa, per la se-rietà, chiarezza, buon gusto del voca-bolario e tanti altri predicati che ca-ratterizzano i suoi commenti. È am-mirevole il carisma che ha per com-porre gli ambienti, analizzare la psi-cologia dei personaggi, sottolineare comportamenti e costumi, discerne-re il senso più importante dei diver-si passi dei testi sacri e, a partire da questo, estrarre lezioni pratiche per nostra orientazione e santificazio-ne nei giorni che corrono. Egli ricor-

da bene il padre del Vangelo che riti-ra dall’arca le cose buone, antiche e nuove, e le applica convenientemen-te per il sostegno spirituale dei suoi figli. I suoi commenti fanno ricorda-re quella metafora molto bella — ri-ferita in uno dei numeri precedenti di questa rivista —, del cristallo che ri-produce, sotto forma di eco, il tintin-nare di altri cristalli. Nei commenti di Mons. João Clá, io sento l’eco fede-le di quel cristallo magnifico che è la voce dei Papi, la voce della Chiesa, la voce di Cristo.

Maurílio F.Belo Horizonte – Brasile

guidA nel cAmmino dellA luce e dellA Verità

Sono molto compiaciuta di rice-vere la rivista Araldi del Vangelo, poi-ché mi guida nel cammino della luce e della verità. Traggo molto profitto da ogni articolo, che leggo attenta-mente e, in questa maniera, arricchi-sco la mia vita spirituale. Supplico la Madonna di Fatima che il vostro la-voro, a favore dei nostri simili, cre-sca ogni giorno che passa.

Addys C. A.Quito – Ecuador

unA riVistA “unicA”Non ho il minimo dubbio del suc-

cesso di questa rivista che, all’in-terno del panorama ecclesiale, è “UNICA” nell’esposizione dei temi e delle immagini. Mostra profondi-tà e chiarezza per tutte le culture di lingua spagnola, data la varietà dei temi, contenendo sia notizie di at-tualità sia narrazioni della vita dei santi più sconosciuti. Tutto è di una profonda ricchezza spirituale. Che Dio vi benedica e che questo grande movimento degli Araldi del Vangelo non si estingua mai.

Suor Monserrat S. R.Castellón – Spagna

Page 5: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Salvami ReginaPo

ste

Italia

ne s

.p.a

. - S

ped

izio

ne in

Ab

bo

nam

ento

Po

stal

e - D

. L. 3

53/2

003

(co

nv. i

n L.

27/

02/2

004

n° 4

6) a

rt. 1

, co

mm

a 2,

DR

PD

- C

ont

iene

I.R

. - P

erio

dic

o d

ell’A

sso

ciaz

ione

Mad

onn

a d

i Fat

ima

- Mar

ia, S

tella

del

la N

uova

Eva

ngel

izza

zio

ne

Numero 74

Giugno 2009

“O Sacrum Convivium”

I

Giugno 2009 · Salvami Regina 5

Editoriale

mmaginiamo che qualcuno avesse presenziato, in estasi, ai miracoli coi quali il Si-gnore Gesù ha dimostrato la sua divinità — qui la moltiplicazione dei pani e dei pesci, lì la guarigione di un paralitico o ancora il camminare sopra le acque del ma-

re della Galilea e, ancor meglio, la resurrezione dei morti: la figlia di Giairo, il figlio del-la vedova di Naim e Lazzaro, che si trovava nel sepolcro già da quattro giorni...

Immaginiamo che lo stesso avesse udito le parole del Maestro, pervase di divina saggezza, con le quali Egli insegnava e attirava le moltitudini — “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valo-re, va, vende tutti i suoi averi e la compra.” (Mt 13, 45-46); “Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio” (Mt 5, 8).

Insomma, qualcuno che avesse convissuto con Lui, testimoniando la sua infinita bontà riflessa nello sguardo, nel tono di voce, nel modo di dire: “Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita” (Mt 9, 22); “va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11); o an-cora: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10, 32).

Questa stessa persona, nel vederlo elevarsi al Cielo, il giorno dell’Ascensione, po-trebbe a ragione sentire un forte restringimento in fondo al cuore e chiedersi: “Ma, al-lora tutto finirà? Gli uomini — per i quali Nostro Signore Si è incarnato ed è morto sulla Croce —, e questa terra — i cui sentieri sono stati percorsi dai Suoi divini piedi, le cui acque Lo hanno bagnato, le cui brezze Lo hanno accarezzato — non potranno mai più convivere con Lui?”

Se è normale che il cuore si strugga per l’assenza di una persona cara, che cosa di-re in relazione allo stesso Dio? Così, il firmamento, la natura, il genere umano, for-se persino gli Angeli, tutto implorava che il Signore non si allontanasse dagli uomi-ni. “Resta con noi!” (Lc 24, 29) — la supplica dei discepoli di Emmaus rappresentava l’appello di tutto l’universo creato.

Anche da parte di Gesù c’era il desiderio di non separarsi mai più da coloro con i quali accondiscese a contrarre una relazione speciale. L’amore del Creatore per le creature è infinitamente maggiore di quello di costoro verso Dio. Egli, pertanto, de-siderava rimanere con noi. Ma come compiere questa meraviglia?

Neppure gli Angeli e gli uomini riuniti sono riusciti a trovare la soluzione presenta-ta. Solamente lo stesso Uomo-Dio avrebbe potuto escogitare la Sacra Eucaristia. So-lo Lui avrebbe potuto realizzare per noi un tale miracolo, e con tutto l’amore, al pun-to di aver anche bramato l’ora in cui avesse potuto renderla realtà. “Ho desiderato ar-dentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” (Lc 22, 15) — confidò loro nella Santa Cena.

La festa del Corpus Domini commemora questo incomparabile dono fatto a noi, il mistico convivio con lo stesso Gesù, che accumula di meriti la nostra fede, quando contempliamo con i nostri occhi quel pane e quel vino consacrati, ma che nella real-tà, sostanzialmente, sono il Corpo, Sangue, Anima e Divinità del nostro Redentore. Egli penetra, nel nostro intimo, per consigliarci, per confortarci e santificarci. In una parola: per fare comunione con noi.

“O Sacrum cOnvivium”

Adorazione Eucaristica nella Basilica del San-tissimo Sacramen-to, Buenos Aires

(Foto: Sergio Hollmann)

Page 6: RAV074 - RAE090_200906.pdf

6 Salvami Regina · Giugno 2009

La voce deL PaPa

Scrittura e tradizione si interpenetrano

Ricordando criteri e principi stabiliti dal Concilio Vaticano II, Benedetto XVI spiega perché tocca alla Chiesa, in ultima istanza,

il divino mandato e ministero di custodire e interpretare la Parola di Dio.

i siete nuovamente ra-dunati per approfondi-re un argomento mol-to importante: l’ispi-razione e la verità del-

la Bibbia. Si tratta di un tema che ri-guarda non soltanto la Teologia, ma la stessa Chiesa, poiché la vita e la mis-sione della Chiesa si fondano necessa-riamente sulla Parola di Dio, la quale è anima della teologia e, insieme, ispi-ratrice di tutta l’esistenza cristiana. Il tema che avete affrontato risponde, inoltre, a una preoccupazione che mi sta particolarmente a cuore, poiché l’interpretazione della Sacra Scrittu-ra è di importanza capitale per la fe-de cristiana e per la vita della Chiesa.

La Sacra Scrittura ha Dio per Autore

Come Essa ha già ricordato, Signor Presidente, nell’Enciclica Providen-tissimus Deus Papa Leone XIII offri-va agli esegeti cattolici nuovi incorag-giamenti e nuove direttive in tema di ispirazione, verità ed ermeneutica bi-blica. Più tardi Pio XII nella sua Enci-clica Divino afflante Spiritu raccoglieva

e completava il precedente insegna-mento, esortando gli esegeti cattolici a giungere a soluzioni in pieno accordo con la dottrina della Chiesa, tenendo debitamente conto dei positivi appor-ti dei nuovi metodi di interpretazio-ne nel frattempo sviluppati. Il vivo im-pulso dato da questi due Pontefici agli studi biblici, come Lei ha anche det-to, ha trovato piena conferma ed è sta-to ulteriormente sviluppato nel Conci-lio Vaticano II, cosicché tutta la Chie-sa ne ha tratto e ne trae beneficio.

In particolare, la Costituzione con-ciliare Dei Verbum illumina ancora og-gi l’opera degli esegeti cattolici e invi-ta i Pastori e i fedeli ad alimentarsi più assiduamente alla mensa della Parola di Dio. Il Concilio ricorda, al riguardo, innanzitutto che Dio è l’Autore della Sacra Scrittura: “Le cose divinamen-te rivelate che nei libri della Sacra Scrit-tura sono contenute e presentate, furo-no consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e cano-nici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le lo-ro parti, perché, scritti sotto ispirazione

dello Spirito Santo, hanno Dio per au-tore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa» (Dei Verbum, 11). Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asse-rito dallo Spirito Santo, invisibile e tra-scendente Autore, si deve dichiarare, per conseguenza, che «i libri della Scrittu-ra insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la no-stra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere” (Idem, ibidem).

Sommo principio per una retta interpretazione

Dalla corretta impostazione del concetto di divina ispirazione e verità della Sacra Scrittura derivano alcune norme che riguardano direttamente la sua interpretazione.

La stessa Costituzione Dei Verbum, dopo aver affermato che Dio è l’Au-tore della Bibbia, ci ricorda che nella Sacra Scrittura Dio parla all’uomo al-la maniera umana. Questa sinergia di-vino-umana è molto importante: Dio parla realmente agli uomini in modo umano. Per una retta interpretazione della Sacra Scrittura bisogna dunque

V

Page 7: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 7

ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto af-fermare e cosa è piaciuto a Dio manife-stare tramite parole umane. “Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uo-mini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile agli uomini” (Dei Verbum, 13).

Queste indicazioni, molto necessa-rie per una corretta interpretazione di carattere storico-letterario come prima dimensione di ogni esegesi, richiedo-no poi un collegamento con le premes-se della dottrina sull’ispirazione e veri-tà della Sacra Scrittura. Infatti, essen-do la Scrittura ispirata, c’è un sommo principio di retta interpretazione sen-za il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta, solo del passato: la Sacra Scrittura deve “essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” (Dei Verbum, 12).

Tre criteri sempre validi

Al riguardo, il Concilio Vaticano II indica tre criteri sempre validi per una interpretazione della Sacra Scrit-tura conforme allo Spirito che l’ha ispirata.

Anzitutto occorre prestare grande attenzione al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura: solo nella sua uni-tà è Scrittura. Per quanto siano diffe-renti i libri che la compongono, la Sa-cra Scrittura è una, in forza dell’uni-tà del disegno di Dio, del quale Cri-sto Gesù è il centro e il cuore (cfr Lc 24,25-27; Lc 24,44-46).

In secondo luogo occorre legge-re la Scrittura nel contesto della tra-dizione vivente di tutta la Chiesa. Se-condo un detto di Origene, “Sacra Scriptura principalius est in corde Ec-clesiae quam in materialibus instru-mentis scripta” ossia “la Sacra Scrittu-ra è scritta nel cuore della Chiesa pri-ma che su strumenti materiali”. Infatti la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l’in-terpretazione di essa secondo il sen-

so spirituale (cfr Origene, Homiliæ in Leviticum, 5,5).

Come terzo criterio è necessario prestare attenzione all’analogia della fede, ossia alla coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il pia-no complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in es-so racchiusa.

Il criterio scientifico non è sufficiente

Il compito dei ricercatori che stu-diano con diversi metodi la Sacra Scrittura è quello di contribuire se-condo i suddetti principi alla più pro-fonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura.

Lo studio scientifico dei testi sa-cri è importante, ma da solo non è sufficiente perché rispetterebbe so-lo la dimensione umana. Per rispetta-re la coerenza della fede della Chiesa l’esegeta cattolico deve essere atten-to a percepire la Parola di Dio in que-sti testi, all’interno della stessa fede della Chiesa. In mancanza di questo imprescindibile punto di riferimen-to la ricerca esegetica resterebbe in-completa, perdendo di vista la sua fi-

nalità principale, con il pericolo di es-sere ridotta ad una lettura puramen-te letteraria, nella quale il vero Auto-re – Dio – non appare più.

Inoltre, l’interpretazione delle Sa-cre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, in-serita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa. Questa norma è decisiva per precisare il corretto e re-ciproco rapporto tra l’esegesi e il Ma-gistero della Chiesa.

L’esegeta cattolico non si sente sol-tanto membro della comunità scien-tifica, ma soprattutto membro della comunità dei credenti di tutti i tempi. In realtà questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori o alla comu-nità scientifica “per soddisfare la lo-ro curiosità o per fornire loro degli ar-gomenti di studio e di ricerca” (Divino afflante Spiritu, EB 566). I testi ispira-ti da Dio sono stati affidati in primo luogo alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la vi-ta di fede e guidare la vita di carità. Il rispetto di questa finalità condiziona la validità e l’efficacia dell’ermeneu-tica biblica.

“Lo studio scientifico dei testi sacri è importante, ma da solo non è sufficiente perché rispetterebbe solo la dimensione umana”

Dav

id D

omin

gues

Page 8: RAV074 - RAE090_200906.pdf

8 Salvami Regina · Giugno 2009

L’Enciclica Providentissimus Deus ha ricordato questa verità fonda-mentale e ha osservato che, lungi dall’ostacolare la ricerca biblica, il rispetto di questo dato ne favorisce l’autentico progresso. Direi, un’er-meneutica della fede corrisponde più alla realtà di questo testo che non un’ermeneutica razionalista, che non conosce Dio.

Unità inseparabile tra Sacra Scrittura e Tradizione

Essere fedeli alla Chiesa significa, infatti, collocarsi nella corrente del-la grande Tradizione che, sotto la gui-da del Magistero, ha riconosciuto gli scritti canonici come parola rivolta da Dio al suo popolo e non ha mai cessa-to di meditarli e di scoprirne le inesau-ribili ricchezze. Il Concilio Vaticano II lo ha ribadito con grande chiarez-za: “Tutto quello che concerne il modo di interpretare la Scrittura è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chie-sa, la quale adempie il divino manda-to e ministero di conservare e interpre-tare la Parola di Dio” (Dei Verbum, 12).

La Chiesa tutta è qui con me

Come ci ricorda la summenziona-ta Costituzione dogmatica esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, poiché entrambe pro-vengono da una stessa fonte: “La sa-cra Tradizione e la Sacra Scrittura so-no strettamente congiunte e comuni-canti tra loro. Ambedue infatti, scatu-rendo dalla stessa divina sorgente, for-mano, in un certo qual modo, una co-sa sola e tendono allo stesso fine. In-fatti la Sacra Scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo; in-vece la sacra Tradizione trasmette in-tegralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito San-to agli apostoli, ai loro successori, af-finché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fe-delmente la conservino, la esponga-no e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tut-te le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l’una e l’altra devo-no esser accettate e venerate con pa-ri sentimento di pietà e di riverenza” (Dei Verbum, 9).

Come sappiamo, questa parola “pari pietatis affectu ac reverentia” è stata creata da San Basilio, è poi sta-ta recepita nel Decreto di Graziano, da cui è entrata nel Concilio di Tren-to e poi nel Vaticano II. Essa espri-me proprio questa inter-penetrazio-ne tra Scrittura e Tradizione. Soltan-to il contesto ecclesiale permette al-la Sacra Scrittura di essere compre-sa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vi-ta della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti. Ciò, come ho già detto, non impedisce in nessun modo un’in-terpretazione seria, scientifica, ma apre inoltre l’accesso alle dimensio-ni ulteriori del Cristo, inaccessibili ad un’analisi solo letteraria, che rima-ne incapace di accogliere in sé il sen-so globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell’intero Po-polo di Dio.

(Discorso ai partecipanti della Plenaria della Pontificia Commissione

Biblica, 23/4/2009)

Nell’accampamento di Onna, località più colpita dal terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo, le persone hanno accolto emozionate il messaggio di solidarietà, di

speranza e consolazione trasmessa dal Sommo Pontefice.

ono venuto personalmen-te in questa vostra ter-ra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di gran-

de dolore e precarietà, per esprimer-

vi nel modo più diretto la mia cordia-le vicinanza. Vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quan-do ho appreso la notizia di quella vio-lenta scossa di terremoto che, nella

notte del 6 aprile scorso, ha provoca-to quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre ca-se. Ho seguito con apprensione le no-tizie condividendo il vostro sgomento

S

Page 9: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 9

Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.vatican.va

e le vostre lacrime per i defunti, insie-me con le vostre trepidanti preoccu-pazioni per quanto in un attimo ave-te perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accan-to alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di fa-miliari ed amici, desiderosa di aiutar-vi nel ricostruire case, chiese, azien-de crollate o gravemente danneggia-te dal sisma. [...]

Posso immaginare tutta la tristez-za e la sofferenza che avete soppor-tato in queste settimane.. [...]Si po-trebbe dire, cari amici, che vi tro-vate, in un certo modo, nello sta-to d’animo dei due discepoli di Em-maus, di cui parla l’evangelista Lu-ca. Dopo l’evento tragico della cro-ce, rientravano a casa delusi e ama-reggiati, per la “fine” di Gesù. Sem-brava che non ci fosse più speranza, che Dio si fosse nascosto e non fos-se più presente nel mondo. Ma, lun-go la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualco-sa si risvegliò nei loro cuori: le pa-role di quello “Sconosciuto” riacce-sero in loro quell’ardore e quella fi-ducia che l’esperienza del Calvario aveva spento.

Ecco, cari amici: la mia povera presenza tra voi vuole essere un se-gno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive, che è con noi, è real-mente risorto e non ci dimentica, non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tan-te famiglie che hanno perso tutto: ca-se, risparmi, lavoro e a volte anche vi-te umane.

(Passi del discorso a Onna, Abruzzo, 28/4/2009)

“Vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita

di familiari ed amici”

Aspetti della visita di Benedetto XVI ai luoghi più danneggiati dal terremoto, il 28/4/2009

Foto

s: L

’Oss

erva

tore

Rom

ano

Page 10: RAV074 - RAE090_200906.pdf

10 Salvami Regina · Giugno 2009

Si legge nei decreti di approvazione, che ognuna di queste Società nasce come una vera nuova “militia Christi” per la disciplina di vita dei suoi membri, per

il suo Spirito di fede, dedizione totale a Gesù e Maria, e sottomissione al Papa.

Paternamente, il Prefetto della Congregazione ha così commentato: “Io ero molto interessato personalmente

[all’approvazione pontificia] sia perché credo nel carisma magnifico che anima gli Araldi del Vangelo,

sia perché credo nel valore umano, cristiano e sacerdotale del fondatore”.

Emblema della Società di Vita Apostolica Virgo Flos Carmeli

Nel consegnare i documenti a Mons. João Clá, il Cardinale Rodé ha affermato: “È un momento bello per la Chiesa e per Dio. Un pensiero di gratitudine

al Santo Padre che, con un grande senso di responsabilità ecclesiale e con gioia, ha concesso questa approvazione. Vediamo che il suo cuore è pieno di giubilo per aver compiuto questo passo.”

Page 11: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 11

Nuove Società di Vita Apostolica

Il 4 aprile scorso, Benedetto XVI ha firmato la approvazione di due società di Vita Apostolica vincolate al carisma degli Araldi del

Vangelo: Virgo Flos Carmeli e Regina Virginum

elle ultime settima-ne la grande famiglia di anime degli Araldi del Vangelo, dissemi-nata in circa 70 paesi,

ha esultato. Sorte in seno all’Asso-ciazione e avendo in comune lo stes-so carisma, due nuove Società di Vi-ta Apostolica, una clericale — Virgo Flos Carmeli — e l’altra femminile — Regina Virginum — hanno appe-na ricevuto l’approvazione pontifi-cia. Questa è stata concessa da Pa-pa Benedetto XVI, lo scorso 4 apri-le, nell’udienza concessa all’Em.mo Cardinale Franc Rodé, CM, Prefet-to della Congregazione per gli Isti-tuti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica.

La Società Clericale

Lo sdoppiamento del carisma degli Araldi del Vangelo, secon-do l’ispirazione dello Spirito Santo, ha portato alla formazione di un ra-mo sacerdotale e alla posteriore co-stituzione della Società Clericale di Vita Apostolica Virgo Flos Carme-li, con “l’obiettivo principale di san-tificare i propri fratelli, come pure gli aderenti delle istituzioni consorelle di questa, secondo la pratica e lo svilup-po dei rispettivi carismi”, come reci-ta il decreto di approvazione firma-to dall’Em.mo Cardinale Franc Ro-dé, il 21 aprile scorso.

Virgo Flos Carmeli è stata fon-data “grazie all’intuizione e allo ze-lo evangelizzatore” di Mons. João

Scognamiglio Clá Dias, EP, ed eret-ta dall’allora vescovo diocesano di Avezzano, Mons. Lucio Ange-lo Maria Renna, O Carm, il 15 giu-gno del 2006. In seguito, Mons. Jo-sé Maria Pinheiro, vescovo dioce-sano di Bragança Paulista in Brasi-le, dove si trova attualmente la Ca-sa Generalizia della Società, som-mando la sua richiesta a quella di decine di altri fratelli nell’episcopa-to, ha sollecitato al Sommo Pontefi-ce l’approvazione pontificia di Vir-go Flos Carmeli.

Note salienti del carisma

“La Società — recita il menzio-nato decreto — nasce in seno ad un’amorosa e pertinace catechesi ri-guardante la Chiesa e il Romano Pon-tefice, come anche rispetto all’impor-tanza della sacralizzazione, in tutta l’estensione possibile, dei valori della vita temporale.”

Tra le note salienti del suo cari-sma, comune a quello degli Araldi del Vangelo, si trovano una “attenta pratica della virtù della fortezza — so-prattutto nella difesa dell’ortodossia, della purezza dei costumi e dello Spi-rito di gerarchia —, così come l’impe-gno a ravvivare in tutti gli uomini la distinzione tra il bene e il male, spe-cialmente attraverso il pulchrum nel-le sue più diverse forme di presenta-zione.”

Si legge ancora nel decreto di ap-provazione che Virgo Flos Carmeli sorge come “vera nova militia Chri-

sti in ragione della disciplina di vita dei fratelli, del suo elevato Spirito di fede nel trionfo della Santa Chiesa, aven-do come base l’intera dedizione a Ge-sù Eucaristico attraverso la materna intercessione della Santissima Vergine Maria, devozioni ardenti e fondamen-tali, alle quali si aggiunge una profon-da sottomissione al Romano Pontefice e alla Gerarchia”.

La Società Femminile

A sua volta, Regina Virginum, il cui decreto di approvazione è sta-to firmato il giorno 26 aprile, gior-no in cui si commemora la festivi-tà della Madre del Buon Consiglio, “nasce come espressione del carisma degli Araldi del Vangelo, applicato alle specificità della vita femmini-le, che si impegna in modo partico-lare a manifestare le proprie carat-teristiche nel mondo secolarizzato”. Questa società conserva nel suo carisma le stesse peculiarità già de-scritte e specifiche della Società Clericale di Vita Apostolica Virgo Flos Carmeli.

* * *Nella nostra epoca, in cui si sen-

te in molte regioni la pressante mancanza di vocazioni sacerdota-li e religiose, che si dedichino al-la nuova evangelizzazione, costitu-isce motivo di speranza lo sviluppo di tanti altri nuovi movimenti, su-scitati dallo Spirito, in cui fiorisco-no anche numerose vocazioni di vi-ta consacrata.

N

Page 12: RAV074 - RAE090_200906.pdf

12 Salvami Regina · Giugno 2009

a Vangelo A26 Diceva: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nel-la terra; 27 dorma o vegli, di not-te o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano al-la falce, perché è venuta la mieti-tura”. 30 Diceva: “A che cosa pos-siamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sul-la terra; 32 ma appena seminato cresce e diviene più grande di tut-ti gli ortaggi e fa rami tanto gran-di che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”. 33 Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secon-do quello che potevano intende-re. 34 Senza parabole non parla-va loro; ma in privato, ai suoi di-scepoli, spiegava ogni cosa. (Mc 4, 26-34).

Ser

gio

Hol

lman

n / G

etty

Imag

es /

Fran

çois

Bou

lay

“Gesù benedicendo” – Cattedrale di Barcellona (Spagna)

Page 13: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP

Giugno 2009 · Salvami Regina 13

commento aL vangeLo – XI domenIca deL temPo ordInarIo

Non passa che come un pallido simbolo dell’intima, energica e perseverante azione dello Spirito Santo sui fedeli, il dinamismo esistente in un seme. Di conseguenza, la forza trionfante di quella che fu chiamata ad essere il Regno di Dio — la Santa Chiesa — dovrà ad un certo momento conquistare il mondo intero.

I – Il Maestro per eccellenza

“Mai un uomo ha parlato come par-la quest’uomo” (Gv 7, 46) — fu la ri-sposta delle guardie ai sinedriti, quan-do costoro, dopo averli inviati a cattu-rare Gesù, li interrogarono: “Perché non lo avete condotto?” (Gv 7, 45). In-fatti, che maestro è esistito nella Sto-ria all’altezza dell’unico e vero Mae-stro? Se il Signore Gesù è il Bene, la Verità e la Bellezza assoluta, per quale motivo non dovrebbe essere anche la Didattica in essenza? Non possiamo dimenticarci che Egli è Dio, in quanto seconda Persona della Santissima Tri-nità e, pertanto, la Sua didattica non può che essere anche sostanziale.

Inoltre, l’anima di Gesù fu crea-ta nella visione beatifica, posseden-do dunque, la conoscenza conferita

a coloro che contemplano tutto l’or-dine della creazione nello stesso Dio. Se questo non bastasse, ricordiamoci che a Lui fu concessa anche la scienza infusa nel suo grado più elevato, oltre che, in aggiunta a queste insuperabili meraviglie, anche la conoscenza spe-rimentale. Tutti questi tesori fanno, di chi li possiede, il Maestro per eccel-lenza. Così, il Signore Gesù insegnava la verità come nessun altro e con emi-nenti qualità pedagogiche che nessun altro ha avuto fin dai tempi di Adamo, né avrà fino alla fine del mondo.

Ne consegue che gli stessi soldati che andarono a catturarLo, per or-dine del Sinedrio, si trovarono in un complesso dilemma: disobbedire agli ordini ricevuti o essere obbligati ad agire contro la propria coscienza. Ta-le era la grandezza manifestata dal

Signore nel Suo insegnamento, che i soldati furono costretti a optare per il rischio di perdere il posto e addirittu-ra di esser gettati in prigione.

Questa era la luce che si irradia-va dalle predicazioni del Divino Mae-stro, abbracciando anche coloro che, in quella circostanza, erano al servi-zio del male.

Semplicità ed efficacia del metodo

A monte di qualsiasi altro motivo, dobbiamo affermare che Gesù, per il fatto di essere il migliore di tutti i ma-estri, avrebbe potuto optare soltan-to per il più efficiente dei mezzi di in-segnamento e per quanto incredibile possa sembrare, questo Maestro eles-se per istruirci forse il più semplice dei metodi, esente da orpelli ed esagera-zioni. Nessuna destrezza, né sinuosi-

La forza trionfante della Chiesa

Page 14: RAV074 - RAE090_200906.pdf

14 Salvami Regina · Giugno 2009

mente, si svolgevano intorno a un tema fondamentale: il Regno di Dio. Proprio questo afferma Papa Benedetto XVI: “Il tema centrale del Vangelo è: ‘il Regno di Dio è prossimo’. [...] Questo annun-cio rappresenta, di fatto, il centro della parola e dell’attività di Gesù”.1

La Chiesa si identifica con il Regno di Dio

È comune e corrente tra i com-mentatori e gli studiosi, evidenziare il fenomeno che si verifica con i fon-datori: se, dopo la loro morte, la loro opera si mantiene tale e quale è sta-ta durante la loro vita, si è sviluppa-

la Chiesa Cattolica Apostolica e Ro-mana. Si può ritrovare nell’ordine del-la creazione qualcosa che possa servi-re da perfetta analogia a questo gran-dioso fenomeno. Per questo, sarà in-sufficiente la vitalità contenuta nel se-me e nel grano di senape, oggetto del-la predicazione del Signore racchiusa nel Vangelo di questa domenica. Sarà ancora più insufficiente se consideria-mo i trionfi della Santa Chiesa fino al giorno del Giudizio Finale.

Mai si potrà comparare il poten-ziale dinamismo che esiste in un se-me — se non come un pallido simbo-lo della realtà — con l’intima, ener-gica e perseverante azione dello Spi-rito Santo sui fedeli. Non esiste al-cun ostacolo che impedisca la forza trionfante della Chiesa, poiché essa si identifica con il Regno di Dio e per questo dovrà ad un certo momento conquistare il mondo intero.

Questo fatto è stato già registrato in certi periodi della Storia, ma mol-to di più lo sarà quando per volontà di Dio tutti conosceranno lo splendore della realizzazione delle parole di No-stro Signore: “Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18). Ancora una volta, si dovrà ricono-scere in questa occasione quanto è pa-tente la divinità del suo Fondatore.

II – la parabola del seMe

Nel Vangelo dell’11ª Domenica del Tempo Ordinario, Gesù propo-ne due parabole per mostrare il mi-racoloso sviluppo della Sua Chiesa e la grande efficacia della parola di Dio che, gettata nelle anime, germina e cresce spontaneamente, producendo abbondanti frutti.

La prima di queste, molto breve, risulta soltanto nel Vangelo di San Marco, essendo omessa da San Mat-teo e San Luca; il suo senso, pertan-to, è profondo e pervaso di ricchezze.

La preoccupazione del Signore non era centrata nel formare grandi

letterati, né geni in materia di scienza

ta maggiormente, questo è un segna-le molto significativo dell’esistenza di un autentico soffio dello Spirito San-to sulla loro persona e la loro attua-zione. Si tratterà, in questo caso, di un manifesto desiderio della Provvi-denza Divina, di promuovere la fis-sazione e l’espansione di quell’opera.

Ora, nessuna istituzione ha avuto tanto successo nel corso dei millenni, e più ancora ne avrà in futuro, come

tà, né inutili iperboli. Sprovvisto de-gli squilibri di retoriche mal concepi-te, questo suo metodo ridondava del-le più chiare e benefiche spiegazioni.

Nonostante Gesù Si basasse sui fat-ti comuni e correnti della vita di allo-ra, essi non persero mai la loro attuali-tà, così permarranno fino alla fine dei tempi, poiché nelle Sue parole si rea-lizza il “Veritas Domini manet in æter-num — La fedeltà del Signore dura in eterno” (Sal 116, 2). La Verità inse-gnata da Cristo era Lui stesso, pertan-to, eterna. Non soltanto per quanto ri-guarda la sua origine, ma anche per la sua proiezione nel tempo, nei secoli dei secoli.

Inoltre, le metafore impiegate dal Divino Maestro sono utili come ele-menti storici per elaborare una rico-struzione di come era la vita di quei tempi.

Un tema fondamentale: il Regno di Dio

La preoccupazione del Signore non era centrata nel formare grandi letterati, né geni in materia di scienza e neppure artisti eccezionali. Il Suo impegno essenziale era rendere ben chiara la dottrina che dava fonda-mento al Regno di Dio, il quale, nel-la sua essenza, è costituito dalla stes-sa Chiesa Cattolica e Apostolica; un Regno militante qui sulla terra, uni-to a un Regno sofferente e l’altro ric-chissimo e trionfale.

Le parabole del Signore Gesù ave-vano, infatti, un obiettivo essenziale, oltre ad altri secondari. Tutte, pratica-

Il grano nella spiga significa la carità, perché la carità è la pienezza della Legge

Page 15: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 15

26 Diceva: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il se-me nella terra”.

Nell’autorevole opinione dei San-ti Padri, presentata e commentata da Maldonado, il Regno di Dio è, nel-la sua essenza, la Chiesa. Per quan-to concerne il seme, essi la interpre-tano come facente parte della predi-cazione della Parola di Dio. La terra, a sua volta, rappresenta chi ascolta, con una piccola differenza in relazio-ne alla parabola del seminatore, nar-rata poco prima: in questa sono con-templati soltanto i buoni ascoltatori, quelli che mettono in pratica l’inse-gnamento evangelico, ottenendo una considerevole raccolta.

Infine, l’uomo che getta il se-me è lo stesso Cristo, venuto al mon-do “per dar testimonianza della verità” (Gv 18, 37), come Egli stesso affer-merà davanti a Pilato. Pertanto, data l’intima unione del Signore Gesù con i suoi ministri, e con tutti coloro che col Battesimo diventano figli di Dio, quest’uomo della parabola rappresen-ta anche coloro che, in nome di Gesù, si dedicano all’annuncio del Vangelo.2

Efficacia della parola di Dio27 “Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cre-sce; come, egli stesso non lo sa”.

Dio ha creato le cose materiali in modo che, analizzando la loro sim-bologia, l’uomo potesse elevarsi fino ai più alti piani della Creazione. Co-sì, il dinamismo che esiste nei vege-tali è una bella immagine dell’azione di Dio nelle anime, molte volte silen-ziosa e impercettibile, come afferma San Gregorio Magno: “Il seme ger-mina e cresce senza accorgersene, per-ché, sebbene ancora non possa notare la sua crescita, la virtù, una volta con-cepita, cammina verso la perfezione, e la terra di per sé fruttifica, perché, con la grazia, l’anima dell’uomo si eleva spontaneamente alla perfezione del be-ne operare”.3

Non dimentichiamoci che, secon-do quanto scrive Maldonado, “l’obiet-tivo di tutta la parabola è dimostrare la grande efficacia della Parola di Dio, la quale, per il semplice fatto di cadere nella terra, come è detto nella parabo-la precedente, subito sboccia di per sé, cresce e produce frutto”.4

Più avanti, il dotto Gesuita comple-ta: “Proponendo questa parabola, sem-bra che Cristo avesse l’intenzione non soltanto di dimostrare la grande forza innata della Parola di Dio per germi-nare di per sé, ma anche di togliere agli Apostoli ogni occasione futura di vana-gloria”.5 Il che equivale a dire, con le

La forza che ha la pianta

per germogliare è immagine del vigore proprio

della grazia

parole dell’Apostolo: “Non c’è diffe-renza tra chi pianta e chi irriga, ma cia-scuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro” (I Cor 3, 7).

Necessità della nostra libera cooperazione

La forza latente in un seme per far germinare la pianta è immagi-ne del vigore stesso della grazia e dei carismi, quando operano nell’anima umana. Ma affinché questo seme na-sca e dia frutto, è necessaria la nostra libera cooperazione.

Su questo, afferma il Cardinal Gomá: “Questa terra, commenta Criso-stomo, è la nostra libera volontà, perché il Signore non fa tutto nell’opera della nostra salvezza, ma la affida alla nostra volontà, in modo che l’opera sia sponta-nea. È vero che senza Dio non possia-mo fare nulla nell’ordine soprannatura-le, ma è certo anche che Egli non ci sal-verà senza la nostra libera cooperazio-

Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere (I Cor 3, 7)

Get

ty im

ages

Page 16: RAV074 - RAE090_200906.pdf

16 Salvami Regina · Giugno 2009

ne. Il frutto della vita eterna è del seme e della terra, di Dio e dell’uomo”.6

In modo analogo, non possono i predicatori non preoccuparsi dei fede-li nei quali hanno seminato: “Tuttavia, qualcuno chiederà: ‘forse Cristo ha volu-to insegnare che i predicatori del Vange-lo possano rimanere tranquilli, una vol-ta che abbiano gettato nelle anime il se-me della parola di Dio? Assolutamente no. Devono, al contrario, esortare, ani-mare e rafforzare con frequenza coloro che hanno udito la Parola di Dio, in mo-do che conservino quello che già hanno e non accada che un altro riceva la ricom-pensa o che il demonio estirpi il seme”.7

Interessante è notare, infine, il problema sollevato da Maldonado sull’apparente assenza del seminato-re principale, che simbolizza Cristo.

“Qualche lettore potrebbe avere dei dubbi su come intendere il ruolo di Cri-sto in questa parte della parabola, poi-ché, essendo Lui il principale semina-tore della Parola di Dio, se, dopo averla seminata, non facesse nulla nell’anima degli ascoltatori (irrigandola con la sua grazia, etc.), essa non germinerebbe mai più. Accade, in qualche modo, che è Egli stesso che, come uomo, semina e, come Dio, la fa fruttificare. In quanto uomo, getta il seme, come dopo hanno fatto gli Apostoli, e in quanto Dio, la fa crescere con la Sua grazia, come se irrigasse l’ani-ma con una pioggia continua”.8

Le tappe della vita spirituale28 “Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo ste-

lo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga”.

Ricca di simbolismo è anche la crescita della pianta. Dopo una len-ta germinazione, spunta dalla terra lo stelo, tenero e gracile all’inizio, ma già alla ricerca del sole. A poco a po-co esso va crescendo e sorge una spi-ga, nella quale si formano i chicchi, frutto desiderato dal seminatore.

Alcuni autori, tra i quali San Be-da e San Gregorio Magno, interpre-tano questa parte della parabola co-

di Dio (Sal 110, 10). ‘Poi la spiga’, che significa, la penitenza che piange. ‘E per ultima il grano nella spiga’, ossia, la carità, perché la carità è la pienezza della Legge (Rm 13, 10)”.9

Le due venute di Cristo29 “Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”.

In questo versetto, il proprietario della piantagione entra nuovamente in scena. In realtà, non si era assenta-to, ma continuava a vegliare sui chic-chi che aveva seminato, come indi-ca Maldonado: “Cristo non smette di prendersi cura del campo già seminato, ossia, noi. Al contrario, ci difende con la Sua grazia, perché non accada che Satana porti via il seme della parola di Dio in noi concepita”.10

Pertanto, soltanto in due momen-ti della Storia diventa palese e ma-nifesta la presenza del Padrone del-la Messe: la prima volta, per semina-re il grano del Vangelo, quando è ve-nuto per salvare e non per condanna-re (cfr. Gv 3, 17), la seconda, quan-do apparirà “il Figlio dell’Uomo nel-la sua maestà” (Mt 25, 31) per giudi-care i vivi e i morti; allora Egli gette-rà la sua falce affilata sopra la messe della terra, e questa sarà falciata (cfr. Ap 14, 14ss).

III – la parabola del Granello dI senape

Se nella parabola del seme Ge-sù ha voluto sottolineare il dinami-smo intrinseco della Parola di Dio, alimentata dalla grazia, in quella del granello di senape è posto in rilievo il suo grande potere trasformatore.

Padre Manuel de Tuya così com-menta: “Si stabilisce qui la compara-zione tra ‘il minore’ che diventerà ‘il maggiore’. Succederebbe allo stesso modo con il Regno: all’inizio, è mini-mo, sono poche le persone che si uni-scono a lui, ma diventerà così grande che in lui ci staranno moltitudini”.11

La parabola del granello di senape,

Gesù rimuove ogni timore: la

forza del seme è immensa e vincerà

tutti gli ostacoli

me un‘allusione alle varie tappe del-la vita spirituale. Simile al grano ap-pena germinato, l’anima, nel momen-to in cui sboccia la vocazione, è avida di insegnamento e di dottrina, incan-tata da tutto quello che la conduce al Cielo. Frattanto, la radice necessaria a dar solidità ai buoni propositi anco-ra non si è formata in lei; soltanto do-po aver affrontato coraggiosamente le tempeste e i venti delle difficoltà, diventerà capace di produrre il frutto gradevole delle buone opere.

San Girolamo, a sua volta, co-sì sintetizza sulla base di questo pas-

so le tre età della vita interiore: “‘Prima la pianta’, cioè, il ti-

more, perché l’inizio del-la saggezza è il timor

Sebbene piccolo, il seme di senape possiede una mirabile potenza vegetativa

Page 17: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 17

Gesù prevedeva la vittoria della Sua dottrina anche tra i più potenti. I geni, i filosofi e i saggi, rinunciando alla vanità della loro scienza, sarebbero andati a riposare all’ombra della parola del Vangelo, l’unica che illumina e porta la pace della coscienza.

“Sacro Cuore di Gesù” – Chiesa della Madonna di Loreto, Lisbona

Ser

gio

Hol

lman

n

Aggiunge il Cardinal Gomá: “L’obiettivo della parabola è dimostra-re la forza di espansione del seme del Regno di Dio, che Gesù ha portato al mondo. Se, secondo la prima parabola, si salva appena una parte di questi se-mi, e anche questi, conforme la parabo-la del loglio, mescolati con i semi cattivi, che cosa resterà del Regno di Dio? Con questa parabola del granello di senape, Gesù rimuove ogni timore: la forza del seme è immensa e vincerà tutti gli osta-coli, nonostante sia piccola”.12

Un piccolo grano di mirabile potenza vegetativa30 “Diceva: “A che cosa possia-mo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quan-do viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che so-no sulla terra”.

Gesù Si serve di una immagine le-gata alla terra molto comune in Israe-le e in tutto l’Oriente. La piccolezza del grano di senape era proverbiale tra i giudei, non a caso il Divino Maestro lo ha scelto come raffigurazione del Re-gno di Dio, in modo da rendere ancora più pregnante l’esempio proposto.

Sebbene piccolo, questo seme pos-siede una mirabile potenza vegetati-va. Negli orti della Palestina, come spiega Fillion, la senape era frequen-temente coltivata, per le sue proprie-tà medicinali e il Talmud descrive le sue piante, veri e propri alberi capa-ci di raggiungere, a volte, tre metri di altezza e di sopportare il peso di un uomo, senza rischio che si spezzasse-ro i rami.13

Il simbolismo del granello di se-nape è interpretato in diversi modi dai commentatori. Secondo il Cardi-nal Gomá, esso “simbolizza Gesù, che il Padre ha inviato al campo di questo mondo nella figura di un servo”, “ infa-mia degli uomini, rifiuto del mio popo-lo’ (Sal 22, 7)”.14

Nello stesso senso si pronuncia San Pietro Crisologo: “Cristo è il Regno che, come granello di senape pianta-to nel giardino di un corpo virginale, Si è propagato per tutto l’orbe nell’albero della Croce, e fu veramente grande il sa-pore del Suo frutto che si consumò con la Passione, affinché ogni vivente lo de-gusti e con esso si alimenti”.15

E Sant’Ambrogio aggiunge: “Lo stesso Signore è un granello di sena-pe. Egli era lungi da ogni tipo di col-pa, tuttavia, come nell’esempio del gra-

nello di senape, il popolo, per il fatto di non conoscerLo, non ha avuto contat-to con Lui. E ha preferito esser tritu-rato, in modo che possiamo dire: ‘Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo’ (II Cor 2, 15)”.16

Triturato, il grano espande la sua forza32 “Ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi...”.

Page 18: RAV074 - RAE090_200906.pdf

18 Salvami Regina · Giugno 2009

Il granello di senape è anche sim-bolo della predicazione evangelica e della stessa Chiesa, iniziata da Gesù Cristo e continuata dai discepoli, nel-la Giudea e poi nel mondo intero.

Chi avrebbe mai creduto che quel pugno di uomini semplici che segui-vano Gesù, sarebbe stato sufficien-te a render nota, amata e praticata in tutta la terra la nuova dottrina che il Maestro aveva loro insegnato. Sol-tanto un’audacia divina sarebbe ca-pace di concepire questo piano e di infondere nelle anime dei suoi segua-ci il coraggio per eseguirlo.

La Chiesa sarebbe nata tale qua-le il seme che, nel dividersi dà luo-go all’albero. Gesù Cristo aveva pro-fetizzato ai suoi discepoli difficoltà, sofferenze e persecuzioni.

Afferma Sant’Ambrogio: “Sen-za dubbio, il granello di senape è qual-cosa di vile ed esiguo, ed espande la sua forza solamente quando è tritura-to. Così anche la Fede: all’inizio sem-bra una cosa semplice, ma, messa al-la prova dalle avversità, dilata la grazia del suo valore al punto di inebriare col suo profumo tutti coloro che ascoltano o leggono qualcosa a suo riguardo”.17

Con letteraria bellezza è indicata da un autore francese del sec. XVIII la necessità che ha ogni anima di soffri-re: “Questo granello non ha forza men-tre rimane intero. Quando, però, è ma-cinato o schiacciato, acquista una viva e piccante acredine. Ecco un bel simbolo del cristiano in questa vita: quando egli non ha nulla da soffrire, costuma non aver forza né vigore; ma quando è perse-guitato, oppresso, calpestato sotto i piedi, quando soffre, quando è ridotto a polve-re, ecco allora la sua Fede diventa più vi-va, il suo amore più ardente, il suo cuo-re più infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, nel quale egli si è arroventato — questo è che gli dà nuovo vigore”.18

L’albero della Chiesa, riposo per i saggi

“...e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ri-pararsi alla sua ombra”.

Collocando questo bel dettaglio alla fine della parabola, Gesù preve-deva la vittoria della Sua dottrina an-che tra i più potenti. I geni, i filosofi e i saggi, rinunciando alla vanità della loro scienza, sarebbero andati a ripo-sare all’ombra della parola del Van-gelo, l’unica che illumina e porta la pace della coscienza.

Su questo, scrive Teofilatto: “Mol-to breve è, di fatto, la parola del Vange-lo: ‘Credi in Dio e sarai salvo’. Predi-cata nella terra, frattanto si è dilatata e aumentata in tal modo che gli uccel-li del cielo — cioè, gli uomini contem-plativi e dotati di vero intendimento —

Dio rispetta ciò che ha creato; co-sì, avendo dato all’uomo la libertà, non gliela toglie, imponendogli i Suoi disegni. Proprio al contrario, gli per-mette sempre di aderire al bene, sen-za costringerlo in nulla. È chiaro che, se l’uomo rifiuta le vie del bene e op-ta per quelle del male, perde la sua libertà. Dio procede in questo modo affinché sia possibile premiarlo con i suoi doni e benefici.

Questa è una delle ragioni essen-ziali che hanno portato il Signore Ge-sù ad insegnare attraverso le parabo-le, invece di usare un linguaggio di-retto e coercitivo. Di fronte alla para-bola, facilmente qualcuno potrà da-re un’interpretazione differente da quella reale, e con questo non si ren-derà così condannabile quanto lo sa-rebbe se rigettasse in maniera cate-gorica un invito di Dio. La parabo-la è il miglior mezzo per permettere l’uso meritorio della libertà che Egli ha concesso all’uomo.

Per questo Nostro Signore parlava a tutti attraverso metafore, aiutando l’intelligenza degli Apostoli nell’inti-mità , nello spiegare loro il significa-to più profondo di tutto quanto ave-va detto. Così gli Apostoli, rafforzati dalla grazia da Lui creata e infusa nel fondo delle loro anime, si trovava-no con maggiori possibilità di aderi-re virtuosamente a tutti gli inviti che Cristo faceva in forma molto generi-ca e insinuata all’opinione pubblica che Lo ascoltava.

Chi, analizzando queste due pa-rabole sotto il punto di vista mera-mente umano, non salisse fino al lo-ro significato più alto, circoscrive-rebbe la sua capacità di relazionarsi con Dio e sarebbe più preoccupato per le cose “di quaggiù” che non per quelle “di lassu” (Gv 8, 23). Rimar-rebbe, pertanto, al di fuori del con-siglio che ci dà San Paolo: “Se dun-que siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assi-so alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. (Col 3, 1-2).

Dio rispetta ciò che ha creato;nel

contempo ha dato all’uomo la libertà,non gliela

toglie, imponendogli i suoi disegni

sarebbero venuti ad abitare alla sua ombra. Quanti saggi, abbandonando la saggezza dei pagani, hanno trovato nel Vangelo il loro riposo!”.19

Pittorescamente, il Cardinal Gomá completa: “Gli uccelli sono golosi del seme di questo arbusto e si posano tra i suoi rami per mangiarlo. Rappresenta-no, i popoli del mondo intero, che ven-gono a posarsi nell’albero della Chiesa per ricevere i suoi benefici”.20

IV – “sforzateVI dI raGGIunGere le

cose del cIelo”33 “Con molte parabole di que-sto genere annunziava loro la parola secondo quello che po-tevano intendere. 34 Senza pa-rabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spie-gava ogni cosa”.

Page 19: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 19

Il Ponte Sisto riflessa nel Tevere - Roma

Non ci può essere nulla di più benefico nella contemplazione dei bei riflessi, che quello di elevare il nostro sguardo a Colui che è la causa efficiente, formale e finale di tutto l’Universo

Gus

tavo

Kra

lj

Molte volte, contemplare un bell’edificio riflesso nelle placide ac-que di un lago potrà incantare chi in questo fissi la sua attenzione. Ma questo stupore ha il suo fondamen-to nel fatto che l’immagine è un ri-flesso di qualcosa di reale; se, per as-surdo, ci fosse appena la sua proie-zione, l’incanto non esisterebbe, poi-ché l’uomo avrebbe la nozione chia-ra che, muovendo le acque, quella bellezza svanirebbe. Pertanto, trat-tandosi di una realtà specchiata nel-le acque, queste possono esser mos-se senza che in nulla soffra l’origina-le che vi è proiettato, l’edificio conti-nuerebbe ad esistere inalterato.

Questo è proprio il ruolo dei sim-boli a cui Gesù pone mano per istru-ire i suoi ascoltatori, che sia quel-lo dei semi o quello del seminatore. Per quanto smettessero di esistere, il Loro Creatore è eterno, niente potrà modificarLo. Non ci può essere nulla di più benefico nella contemplazione dei bei riflessi, che quello di elevare il nostro sguardo a Colui che è la cau-sa efficiente, formale e finale di tutto l’Universo.

1 BENEDETTO XVI. Gesù di Nazaret. Roma: Rizzoli, 2007, pag. 70.

2 Cf. MALDONADO, SJ, Pe. Juan de. Comentarios a los cuatro Evangelios – II Evangelios de San Marcos y San Lucas. Madrid: BAC, 1950, pag. 98.

3 Obras de San Gregorio. Madrid: BAC, 1958, pag. 418.

4 MALDONADO, SJ, Op. cit., pag. 98.5 Idem, pag. 101.6 GOMÁ Y TOMÁS, Card. Isidro. El

Evangelio explicado – II Año primero y segundo de la vida pública de Jesús. Barcelona: Rafael Casulleras, 1930, pag. 274.

7 MALDONADO, SJ, Op. cit., p. 100.8 Idem, p. 101.9 Apud d’AQUINO, S. Tommaso. Ca-

tena Aurea.10 MALDONADO, SJ, Op. cit.,

pag. 99.11 TUYA, OP, Pe, Manuel de. Biblia

Comentada – II Evangelios, Madrid: BAC, 1964, pag. 654.

12 GOMÁ Y TOMÁS, Op. cit.,

pag. 276-277.

13 Cf. FILLION, Louis-Claude. Vida

de Nuestro Señor Jesucristo – II Vi-

da pública. Madrid: Rialp, 2000,

pag. 188.

14 GOMÁ Y TOMÁS, Op. cit. pag.

277.

15 Apud ODEN, Tomas C. e HALL,

Cristopher A. La Biblia comentada

por los Padres de la Iglesia – II Nuevo

Testamento. Madrid: Ciudad Nueva,

2006, pag. 117.

16 Idem, ibidem.

17 Idem, ibidem.

18 Epitres et Evangiles avec des explica-

tions – Tome I. Paris: Jean Mariette,

1727, pag. 246.

19 Apud d’AQUINO, S. Tommaso. Ca-

tena Aurea.

20 GOMÁ Y TOMÁS, Op. cit.,

pag. 277.

Page 20: RAV074 - RAE090_200906.pdf

20 Salvami Regina · Giugno 2009

IntervIsta escLusIva

Cercare l’unità nella diversità La Chiesa contempla la diversità dei carismi esistenti e sa valorizzare quanto esiste di bello e di ricco in ognuno di noi, ma cercando di fare in modo che tutti camminino insieme, con la preoccupazione di evangelizzare, di condurre alla santità — sottolinea il nuovo Arcivescovo di Rio de Janeiro.

Come è sorta la vocazione religiosa di Vostra Eccellenza?

La mia vocazione monastica e sa-cerdotale è nata durante una Messa di Natale nella parrocchia dove fui chierichetto dai 7 ai 14 anni, e poi ca-techista. Quando ho iniziato il 1º an-no della scuola media, ho deciso di entrare nel monastero cistercense, ma l’ho fatto soltanto quando ho ter-minato la scuola media.

E quanti anni aveva quando è entrato nel monastero?

A diciassette anni e mezzo ho co-minciato il noviziato. Un anno di no-viziato, poi tre anni di professione temporanea e, alla fine, la profes-sione solenne. Ho ricevuto l’ordina-zione presbiterale nel 1974, ma pri-ma ancora di essere ordinato, men-tre frequentavo a San Paolo il 3º e 4º anno di Teologia, andavo già con frequenza nella mia città natale, San Giuseppe del Rio Pardo, per lavorare con le vocazioni e partecipare alle ce-lebrazioni. Ho trascorso in questa cit-tà tutto il mio tempo di sacerdote.

Quale è stato il contributo del carisma cistercense e come

questo lo ha preparato per l’esercizio dell’Episcopato?

Quando si sta lavorando, non si pensa a quello che si andrà a fare do-po, neppure immagini ciò che Dio ti ha preparato o dove Egli ti chiame-rà. Mi sentivo molto felice di esse-re appena monaco, e lì fui chiamato ad essere vice-priore, poi priore e, al-la fine, abate. Realmente, la vita mo-nastica mi ha aiutato molto in quello che in seguito sono venuto ad essere.

Primo, è stato il sentire cum Ec-clesia, che è proprio di San Bernar-do. “Sentire con la Chiesa” è assume-re come proprie le preoccupazioni del-la Chiesa. E in questo nostro monaste-ro si è caratterizzato bene. Ogni mona-stero è differente, conforme il luogo in cui si trova, e c’è una grande diversità nell’azione che ognuno esercita: alcu-ni si dedicano di più alla vita contem-plativa, con lavori nei campi, alcuni di più alla scuola, altri si dedicano più alle parrocchie. La tradizione italiana, del nostro monastero, è parrocchiale.

Questo “sentire con la Chiesa”, che porta a preoccuparsi della gente, a sentire con la diocesi, tutto il resto, mi ha aiutato a prepararmi alla sollecitu-dine verso la Chiesa intera. Da parro-

co, ho partecipato al Consiglio di Pre-sbiteri della diocesi di San Giovanni da Boa Vista. Ciò mi consentì di usci-re dal monastero conoscendo quel-lo che è una diocesi. A parte questo, la preoccupazione per la propria città, per l’unione delle parrocchie, per il la-voro nella zona rurale e in quella ur-bana, per gli ospedali, per le comunità religiose — tutto in accordo col mot-to benedettino: Ora et labora, ossia, in-sieme alla preghiera, il lavoro, credo sia ciò che più mi ha caratterizzato.

Poi, la vita monastica offre una spiritualità liturgica, insegna ad ave-re la spiritualità della Chiesa. Non si tratta di questa o quella devozio-ne, ma dell’Ufficio Divino ben cele-brato, ben cantato. Allora, il fatto di avere un’esperienza liturgica e bibli-ca — perché fa parte della tradizione monastica avere ogni mattina il tem-po della lectio divina — giorno dopo giorno, mi ha dato, tanto riguardo al-la Liturgia come anche alla Parola di Dio, questo “sentire con la Chiesa” che è essenziale per la vita monastica.

Il motto “Ut omnes unum sint” (“Che tutti siano uno”) sembra sintetizzare il piano pastorale

Page 21: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 21

IntervIsta escLusIva

Cercare l’unità nella diversità

Tanto nella mia vita di parroco e di abate, come in quella di Vescovo di Rio Preto e Arcivescovo di Belèm, ho visto come è realmente importan-te questo poter valorizzare, e non di-re che la Chiesa è solo questo o solo quello, poiché c’è in essa una diversi-ficata molteplicità di carismi approva-ti, e tutti devono procedere nell’unità.

Questo è anche un segnale per il mondo d’oggi. Quando si vuole il be-ne, si mantiene un’apertura al dialo-go con gli altri cristiani, con le altre religioni, con la società, con la cultu-ra d’oggi e tutto il resto. Senza per-dere l’identità con quello che siamo, dobbiamo saper dialogare in qual-che maniera, poiché abbiamo sempre

molte cose in comune, per tentare di aiutare, e non litigare.

Qual è il piano pastorale per l’Arcidiocesi di Rio de Janeiro?

Stiamo per iniziare ora il lavo-ro del piano pastorale, abbiamo già un’orientazione per questo. Il piano pastorale è importante perché, in una certa forma, direziona i lavori verso dove si vuole arrivare. Sappiamo che la Chiesa ha il proprio piano pasto-rale come Chiesa, si tratta di vede-re ciò che di questo si può applicare a Rio de Janeiro e allo stesso tempo, sapendo che la Chiesa non può per-dere la sua identità con quello che è la verità, quello che lei è chiama-

“Primo, è stato ‘il sentire cum Ecclesia’, che è proprio di San Bernardo. ‘sentire con la Chiesa’ è assumere come proprie

le preoccupazioni della Chiesa”.

Sér

gio

Miy

azak

i

di Vostra Eccellenza. Come ha intenzione di svilupparlo nell’Arcidiocesi di Rio de Janeiro?

Questo motto si identifica con la mia ordinazione presbiterale e la mia esperienza parrocchiale. Quando ho assunto l’incarico di abate, ne ho scel-to un altro, che appartiene alla rego-la di San Benedetto: È più utile servi-re. Questo, però, è durato poco, per-ché ricevuta la nomina episcopale, so-no ritornato al motto precedente.

Pertanto, “Ut omnes unum sint” è stato anche il motto del presbiterato?

Esattamente. È un ricordo della mia ordinazione e del mio lavoro di sacerdote. Ho notato che nella par-rocchia vi era ogni tipo di pastorale, di movimenti, di gruppi e di situazio-ni. All’interno di questa diversità, si tratta di mostrare che tutto il mondo ha i suoi valori e nessuno è maggiore o minore dell’altro, ma ognuno cerca di vivere bene nel luogo dove si trova.

Allora, avendo ormai un’esperien-za tanto negli incontri intermonastici quanto nelle attività parrocchiali, ho ripreso il motto Che tutti siano uno, quando sono stato chiamato all’Epi-scopato. La Chiesa contempla le di-versità dei carismi esistenti e sa va-lorizzare tutto quanto esiste di bel-lo e di ricco in ognuno, ma cercan-do di far sì che tutti camminino insie-me, nella stessa unità, nella preoccu-pazione di evangelizzare, di cercare il Signore, di condurre alla santità, af-finché tutto il mondo sia migliore.

Don Alex Barbosa de Brito, EP

Page 22: RAV074 - RAE090_200906.pdf

22 Salvami Regina · Giugno 2009

ta ad essere, il segno di Gesù Cristo oggi per la società. Non può perdere la sua caratteristica e la sua bellezza. D’altronde, è necessario vedere an-che quello che c’è di positivo a Rio, per aiutare e rafforzare.

L’aspettativa è grande...

A giudicare dalle domande dei giornalisti, mi pare di arrivare là, co-me un mago che tira fuori dal cilin-dro la soluzione. L’arrivo del nuovo Arcivescovo sarebbe il coniglio magi-co della pace, della fine della violen-za a Rio de Janeiro...

In verità, non è questione di ma-gia. È necessario un cambio di men-talità, un cambio di vita. Essendo il mondo arrivato al grado di egoismo al quale è arrivato, al profitto, all’in-dividualismo e a tutto il resto, allo-ra, è chiaro che tutto questo condu-ce alla situazione nella quale ci tro-viamo. Ora, non è semplice né faci-le dire che, per poter cambiare que-sto mondo, si deve vivere più sobria-mente, rispettare di più la vita dell’al-tro... Allora, è tutto un cambiamen-to di mentalità che la Chiesa propo-ne. Essa non ha condizioni di impor-

re niente, ma essa propone e dà se-gnali che è possibile essere differenti.

Una delle molteplici caratteristiche dell’operato apostolico di Vostra Eccellenza è la comunicazione. Come ha intenzione di utilizzarla a Rio de Janeiro?

A Belém (PA) avevo più facili-tazioni: disponevo di radio, televi-sione, giornale e portale dell’Arci-diocesi. Sebbene l’Arcidiocesi non avesse un’emittente TV, noi poteva-mo utilizzarne una che copriva tutta l’Amazzonia. Oltre a tre programmi settimanali, contavamo con essa per qualsiasi altra opportunità. Allora, in termini di comunicazione, c’era a Be-lèm una grande disponibilità. Questo ci ha aiutato a creare un’empatia con il popolo, a mostrare la posizione del-la Chiesa in relazione a quegli scontri difficili là nella Regione Nord, come la questione della terra, della violen-za, della morale e tutto il resto.

A Rio abbiamo la radio, che pe-rò non ha lo stesso potere di comuni-cazione della TV. Posso sicuramente contare sulle emittenti cattoliche, ma

devo prendere in considerazione che esse si rivolgono al pubblico del Brasi-le intero, non solo a quello di Rio de Janeiro. Sebbene io possa affrontare i problemi specifici di Rio, devo tener conto che la loro preoccupazione è più ampia. Relativamente alla televisione, mi resta da risolvere il problema di co-me rivolgermi alla popolazione di Rio de Janeiro, per il resto abbiamo l’emit-tente della radio, il giornale e il portale dell’Arcidiocesi. E’ già un inizio.

La comunicazione è molto impor-tante oggi. Essa non risolve il proble-ma dell’evangelizzazione in quan-to tale — poiché questa deve esse-re personalizzata, personale e pre-senziale — ma è un mezzo di andar ben più lontano di quello che sareb-be possibile raggiungere soltanto con l’azione di presenza.

Ha intenzione Vostra Eccellenza di approfittare della diversità di carismi, nella evangelizzazione personale e presenziale a cui si è appena riferito? Come?

Ma è chiaro! Tutte le persone han-no i loro doni e, nella diversità, ad al-cuni piace un’attitudine, ad altri pia-ce un’altra. Penso che tutti abbiano realmente il loro posto nella Chie-sa. Per questo, abbiamo da evange-lizzare tutto il mondo, tutte le perso-ne, con il suo richiamo, con i suoi ca-rismi, i suoi doni e tutto il resto.

A questo punto, tocca al Vescovo una missione molto importante: quel-la di essere presente, cercando di smus-sare gli angoli, perché alle volte sorgo-no difficoltà tra gli uni e gli altri. In casi come questi, il Vescovo deve mostrare che tutti sono importanti per la Chiesa. Abbiamo oggi un’enorme diversità, e il grande segreto — per questo mi pia-ce il motto che tutti siano uno — è pro-cedere nell’unità, dove ognuno si senta amato dalla Chiesa e importante per la Chiesa. Alcuni possono essere più pre-occupati per le questioni sociali, altri dimostrare più impegno nella spiritua-lità e nell’evangelizzazione. Tutti, però, sono importanti.

“La comunicazione è molto importante oggi. Essa non risolve il problema dell’evangelizzazione ma è un mezzo per andar ben più lontano di quello

che sarebbe possibile raggiungere soltanto con l’azione di presenza.”

Page 23: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 23

La venuta del Papa in Brasile, per la riunione del CELAM, ha dato come frutto il documento di Aparecida. In questo c’è quasi una nuova visione ecclesiologica, o per lo meno un richiamo ad una particolare attenzione per una Chiesa missionaria. Che ci dice Vostra Eccellenza a questo riguardo?

Lo stile di Aparecida è differente dagli altri incontri del CELAM. È più in prospettiva: guarda verso il futuro. È la costatazione di un cambiamen-to d’epoca, e del fatto che si tratta di un cambiamento culturale. Noi sen-tiamo questo, che c’è oggi un cam-biamento culturale, dove si cerca di mettere da parte i valori del Vange-lo, Gesù Cristo.

Aparecida ha posto bene la que-stione: questo cambiamento suppone un nuovo posizionamento della Chie-sa. Per questo, il documento di Apa-recida elabora il concetto di “discepo-lo-missionario”. Unisce “discepolo” e “missionario” in una sola parola, sot-tolineando che è impossibile che il di-scepolo di Gesù non sia missionario e, da un altro lato, non è possibile esser missionario senza essere anche disce-polo. Allora, essa convoca tutta l’Ame-

ato nel 1950 a São Jo-sé do Rio Pardo (SP),

Mons. Orani João Tempe-sta entrò a diciassette anni nel monastero cistercense di que-sta città e ricevette l’ordinazio-ne presbiterale nel 1974. Subi-to si distinse come vice-priore, poi priore e, alla fine, abate di questo monastero. Convocato alla funzione di parroco, diven-ne un monaco evangelizzatore. È stato Vescovo della diocesi paulista di São José do Rio Pre-to (1997-2004) e Arcivescovo di Belém do Pará (2004-2009).

Oltre ad essere presiden-te da Commissione Episco-pale Pastorale per l’Educazio-ne, Cultura e Comunicazione, è membro di tre Consigli della CNBB (Conferenza Episco-pale Brasiliana): Permanen-te, Economico ed Episcopale di Pastorale.

rica Latina e i Caraibi per la missione continentale. In realtà, questa missio-ne non è nient’altro che ciascuno viva il suo Battesimo oggi, nel suo paese, nella sua diocesi. La CNBB ha rispo-sto con il progetto Il Brasile nella mis-sione continentale, dove ogni diocesi ri-sponde con quello che può fare affin-ché ognuno dei suoi cristiani cattolici sia seguace di Cristo, discepolo di Ge-sù, ma, allo stesso tempo e come con-seguenza, sia anche missionario.

Credo che Aparecida, in questo momento di cambiamento cultura-le, di cambiamento d’epoca, ci inviti a riprendere con rinnovato entusia-smo questa missionarietà come con-seguenza del discepolato.

Eccellenza, vorremmo ringraziarla per la gentilezza di averci accolti e ricordarle che gli Araldi del Vangelo sono sempre a disposizione dell’Arcidiocesi.

Anch’io ringrazio per l’opportuni-tà di rivolgermi ai lettori della “Rivi-sta degli Araldi” e approfitto per di-re che a Rio de Janeiro tutti sono ve-ramente i benvenuti. Conto sull’aiuto di tutti i carismi, anche di quello vo-stro, per poter evangelizzare questa grande città.

“A Rio de Janeiro tutti sono veramente i benvenuti. Conto sull’aiuto di tutti i carismi, anche di quello vostro, per poter

evangelizzare questa grande città”.

N

Emblema episcopale di Mons. Orani

Page 24: RAV074 - RAE090_200906.pdf

C

24 Salvami Regina · Giugno 2009

Il più sublime dei SacramentiPiù che l’Incarnazione o la morte in Croce, l’amore di Dio verso gli uomini manifestato

nell’Eucaristia oltrepassa la nostra capacità di comprensione.

orreva l’anno 1264. Il Pa-pa Urbano IV aveva fat-to convocare una selezio-nata assemblea che riuni-va i più famosi maestri di

Teologia di quel tempo. Tra questi si trovavano due uomini noti non soltan-to per la brillante intelligenza e purez-za della dottrina ma, soprattutto, per l’eroicità delle loro virtù: San Tomma-so d’Aquino e San Bonaventura.

La ragione di questa convocazio-ne era collegata ad una recente bolla Pontificia che istituiva una festa an-nuale in onore del Santissimo Cor-po di Cristo. Al fine di ottenere il massimo splendore per questa com-memorazione, Urbano IV desidera-

va che fosse composto un Ufficio, da utilizzare unicamente nella Messa cantata in occasione di quella solen-nità, sollecitando ad ognuna di quel-le dotte personalità una composizio-ne che doveva essergli presentata entro pochi giorni, in modo da sce-gliere la migliore.

Celebre divenne l’episodio avve-nuto durante la sessione. Il primo ad esporre fu Fra’ Tommaso. Con sere-nità e calma, srotolò una pergame-na e i presenti ascoltarono la decla-mazione della Sequenza da lui com-posta:

Lauda Sion Salvatorem, lauda du-cem et pastorem in hymnis et canticis (Loda, Sion, il Salvatore, la tua gui-

da, il tuo pastore con inni e canti-ci)... Stupore generale.

Fra’ Tommaso concluse: ...tuos ibi commensales, cohæredes et sodales, fac sanctorum civium (accoglici in Cielo, alla Tua mensa, e rendici coe-redi in compagnia di coloro che abi-tano la Città Santa).

Fra’ Bonaventura, degno figlio del Poverello, cancellò senza indugio la propria composizione e gli altri lo imitarono, rendendo tributo al genio e alla devozione dell’Aquinate. La posterità non conobbe le altre ope-re, senza dubbio anch’esse sublimi, ma immortalò il gesto dei suoi auto-ri, vero monumento di umiltà e di po-che pretese.

Suor Clara Isabel Morazzani Arráiz, EP

Esposizione del Santissimo Sacramento nella Casa Madre degli Araldi

Page 25: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 25

Origine della festa del “Corpus Domini”

Vari motivi avevano indotto la Se-de Apostolica a dare questo nuovo impulso alla devozione eucaristica, estendendo a tutta la Chiesa una de-vozione che già si praticava in certe re-gioni del Belgio, Germania e Polonia. La prima di queste rimonta all’epo-ca in cui Urbano IV, allora membro del clero di Liegi, in Belgio, analizzò da vicino il contenuto delle rivelazio-ni con le quali il Signore Si era degna-to di favorire una giovane religiosa del monastero agostiniano di Mont Cor-nillon, nei pressi di questa città.

Nel 1208, quando aveva soltanto 16 anni, Giuliana era stata oggetto di una singolare visione: un rifulgen-te disco bianco, somigliante alla luna piena, ma oscurato da una macchia. Dopo alcuni anni di intensa preghie-ra, le era stato rivelato il significato di quella luminosa “luna incomple-ta”: essa simbolizzava la Liturgia del-la Chiesa, a cui mancava una solenni-tà in lode del Santissimo Sacramento. Santa Giuliana di Mont Cornillon era

Le reliquie del miracolo che ha dato l’origine alla solennità di Corpus Domini possono essere venerate ancora oggi nella Basilica di Santa Cristina, a Bolsena. Si conserva la pietra dell’altare, marcata dal Preziosissimo

Sangue: mentre i corporali sono esposti in una cappella della Cattedrale d’Orvieto

pezzo di carne, che spargeva abbon-dante sangue sui corporali.

La notizia del miracolo si diffu-se rapidamente per la regione. Infor-mato dettagliatamente, il Papa fece mandare le reliquie ad Orvieto, con la riverenza e la solennità dovute. Egli stesso, accompagnato da nume-rosi Cardinali e Vescovi, andò incon-tro alla processione che si era forma-ta per condurle alla cattedrale.

Poco dopo, l’11 agosto dello stes-so anno, Urbano IV emetteva la bolla Transiturus de hoc mundo, con la qua-le determinava la solenne celebrazio-ne della festa del Corpus Domini in tutta la Chiesa. Un’affermazione con-tenuta nel testo del documento lascia-va intravvedere anche un terzo moti-vo che aveva contribuito alla promul-gazione della menzionata festa nel ca-lendario liturgico: “Anche se rinnovia-mo tutti i giorni nella Messa la memo-ria dell’istituzione di questo Sacramen-to, riteniamo tuttavia conveniente che sia celebrata più solennemente per lo meno una volta all’anno per confonde-re particolarmente gli eretici; dunque, il

stata scelta da Dio per comunicare al mondo questo desiderio celeste.

Trascorsero più di vent’anni pri-ma che la devota monaca, dominan-do la ripugnanza proveniente dalla sua profonda umiltà, si decidesse a compiere la sua missione, riferendo il messaggio che aveva ricevuto. A sua richiesta, erano stati consultati va-ri teologi, tra i quali il padre Jacques Pantaléon — futuro Vescovo di Ver-dun e Patriarca di Gerusalemme —, costui si mostrò entusiasta delle rive-lazioni di Giuliana.

Trascorsero alcune decadi, e dopo la morte della santa veggente, la Di-vina Provvidenza volle che lui fosse elevato al Soglio Pontificio, nel 1261, assumendo il nome di Urbano IV.

Mentre si trovava ad Orvieto, nell’estate del 1264, giunse la notizia che, a poca distanza da lì, nella città di Bolsena, durante una Messa nella Chiesa di Santa Cristina, il celebrante — che con una certa difficoltà credeva nella presenza reale di Cristo nell’Eu-caristia — aveva visto trasformar-si nelle sue mani la Sacra Ostia in un

Gui

llerm

o A

zurm

endi

Page 26: RAV074 - RAE090_200906.pdf

26 Salvami Regina · Giugno 2009

Giovedì Santo la Chiesa si occupa della riconciliazione dei penitenti, la consa-crazione del santo crisma, il lavaggio dei piedi e molte altre funzioni che le impe-discono di dedicarsi pienamente alla ve-nerazione di questo mistero”.

Così, la solennità del Santissimo Corpo di Cristo nasceva anche per ar-restare la perniciosa influenza di certe idee eretiche che si diffondevano tra il popolo, a detrimento della vera Fede.

Già nel secolo XI, Berengario di Tours si era opposto apertamen-te al Mistero dell’Altare, negando la transustanziazione e la presenza re-ale di Gesù Cristo in Corpo, San-gue, Anima e Divinità nelle sacre specie. Secondo lui, l’Eucaristia non era nient’altro che un pane benedet-to, dotato di un simbolismo specia-le. Agli inizi del secolo XII, l’eretico Tanchelmo aveva diffuso le sue erra-te convinzioni nelle Fiandre, princi-palmente nella città di Antuerpia, af-fermando che i Sacramenti, e soprat-tutto, la Santissima Eucaristia, non possedevano valore alcuno.

Nonostante tutte queste false dot-trine fossero già state condannate dal-la Chiesa, qualche eco nefando anco-ra si faceva sentire nell’Europa cristia-na. Così, Urbano IV non ritenne su-perfluo il censurarle pubblicamente, in modo da far loro acquistare tutto il loro prestigio e forza di penetrazione.

L’Eucaristia diventa il centro della vita cristiana

A partire da questo momento, la de-vozione eucaristica fiorì con maggior vigore tra i fedeli: gli inni e le antifo-ne composte da San Tommaso d’Aqui-no per l’occasione — tra le quali il Lau-da Sion, vero compendio della teolo-gia del Santissimo Sacramento, detto da alcuni il credo dell’Eucaristia — oc-cuparono un posto di rilievo all’interno del tesoro liturgico della Chiesa.

Col passare dei secoli, sotto il sof-fio dello Spirito Santo, la devozio-ne popolare e la sapienza del Magi-stero infallibile si allearono nella co-stituzione dei costumi, usi, privilegi e onori che oggi accompagnano il Ser-

vizio dell’Altare, formando una ricca tradizione eucaristica.

Ancora nel secolo XIII, sorsero le grandi processioni che conducevano il Santissimo Sacramento per le stra-de, prima dentro un’ampolla coper-ta e più tardi esposto nell’ostensorio. Anche a questo punto il fervore e il senso artistico delle varie nazioni si di-stinsero nell’elaborazione di custodie che competessero tra loro in bellezza e splendore, nella confezione di orna-menti appropriati e nella collocazio-ne di immensi tappeti floreali lungo il cammino percorso dal corteo.

I Papi Martino V (1417-1431) e Eugenio IV (1431-1447) concessero generose indulgenze a chi avesse par-tecipato alle processioni. Più tardi, il Concilio di Trento — nel suo Decre-to sull’ Eucaristia, del 1551 — avreb-be sottolineato il valore di queste di-mostrazioni di Fede: “Il santo Sinodo dichiara che è pietoso e religioso il co-stume, introdotto nella Chiesa di Dio, di celebrare tutti gli anni con particola-re venerazione e solennità, in un gior-no festivo e particolare, questo eccelso e venerabile Sacramento, portandoLO in processioni per le vie e i locali pub-blici con reverenza e onore”.1

L’ amore eucaristico del popolo fe-dele non si ridusse, comunque, a ma-nifestazioni esteriori; al contrario, es-se erano l’espressione di un sentimento profondo posto dallo Spirito Santo nel-le anime, nel senso di valorizzare il pre-zioso dono della presenza sacramentale di Gesù tra gli uomini, conforme le Sue stesse parole: “Ecco, io sono con voi tut-ti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Mt 28, 20). Il mistero d’amore di un Dio che non soltanto Si è fatto simile a noi per riscattarci dalla morte del peccato, ma ha voluto, in un gesto estremo di te-nerezza, rimanere tra i Suoi, ascoltando le loro richieste e rafforzandoli nelle lo-ro tribolazioni, passò ad essere il centro della vita cristiana, l’alimento dei forti, la passione dei santi.

San Pietro Giuliano Eymard, ar-dente devoto e apostolo dell’Euca-ristia, ha espresso in termini pieni

La notizia del miracolo si diffuse rapidamente per la regione, e il Papa fece mandare le reliquie ad Orvieto, con la riverenza e la

solennità dovute.

Gui

llerm

o A

zurm

endi

“Miracolo Eucaristico di Bolsena” – Affresco della Cappella del Miracolo, nella Cattedrale, Orvieto

Page 27: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 27

d’unzione questa celestiale “pazzia” del Salvatore nel rimanere come Sa-cramento di vita per noi:

“Si comprende che il Figlio di Dio, portato dal Suo amore verso l’uomo, Si era fatto uomo come lui, poiché era naturale che il Creatore avesse interes-se nell’opera di riparazione uscita dalle Sue mani. Che, per un eccesso d’amo-re, l’Uomo-Dio morisse sulla Croce, si comprende anche questo. Ma quello che invece non si comprende, quello che stupisce i deboli nella Fede e scandaliz-za gli increduli, è che Gesù Cristo glo-rioso e trionfante, dopo aver terminato la Sua missione sulla terra, abbia volu-to ancora rimanere con noi, in uno sta-to più umiliante e annichilito di quando era a Betlemme e nel Calvario”.2

“Ho desiderato ardentemente mangiare con voi questa Pasqua”

L’Eucaristia è il maggiore e il più sublime di tutti i Sacramenti. Sebbe-ne anche il Battesimo, sotto un certo punto di vista, meriti il primo posto per introdurci nella vita divina, ren-dendoci figli di Dio e partecipi del-

la sua natura, l’Eucaristia lo supera quanto alla sostanza, perché si tratta del vero Corpo, Sangue Anima e Di-vinità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Lo stesso momento e le circostan-ze solenni in cui fu istituito indica-no la sua importanza e la venerazio-ne che Cristo voleva infondere nelle anime dei suoi discepoli con questo mirabile Sacramento. Per questo Egli riservò le ultime ore che Gli restava-no di comunione con gli Apostoli pri-ma di incamminarSi verso la morte, perché “le ultime azioni e parole che fanno e dicono gli amici nel momento di separarsi, si scolpiscono più profon-damente nella memoria e si imprimo-no più fortemente nell’anima”.3

In quegli istanti — si potrebbe af-fermare — il Suo adorabile Cuore pulsava con santa fretta di realizzare, nel tempo, quello che fin dall’eterni-tà aveva contemplato nella Sua scien-za divina. Le Sue parole “ho deside-rato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua, prima della mia pas-sione” (Lc 22, 15), lasciano traspa-rire chiaramente gli ineffabili aneli-

ti d’amore del Dio Incarnato per tut-ti gli uomini, la “moltitudine di fratel-li” (Rm 8, 29), per i quali sarebbe an-dato ad offrirSi in quella stessa notte.

Il desiderio del Divino Maestro era che il mistero del Suo Corpo e Sangue si perpetuasse per i secoli futuri: “Fate questo in memoria di Me” (Lc 22, 19). Intanto, dobbiamo considerare che già molto prima dell’Incarnazione, la Divina Provvidenza aveva moltiplica-to i simboli e le figure che avrebbero permesso agli uomini di comprendere meglio e amare questo Sacramento.

A questo riguardo, dice San Tom-maso d’Aquino: “Questo Sacramen-to è specialmente un memoriale della Passione di Cristo; e converrebbe che la Passione di Cristo, con la quale Egli ci ha redento, fosse prefigurata in mo-do che la Fede degli antichi si incam-minasse al Redentore”.4

Melchìsedek: simbolo e preannuncio del Supremo Sacerdote

Uno dei segni più remoti dell’Eu-caristia appare nel capitolo 14 del-

Dav

id D

omin

gues

Fu nel secolo XIII che sorsero le grandi processioni che conducevano il Santissimo Sacramento per le strade

Benedetto XVI porta il Santissimo Sacramento per le vie di Roma, in occasione della festività di Corpus Domini del 2007

Page 28: RAV074 - RAE090_200906.pdf

28 Salvami Regina · Giugno 2009

la Genesi, in quel personaggio affa-scinante e misterioso che uscì incon-tro ad Abramo quando questi faceva ritorno dalla sua vittoria contra i re, e lo benedì, offrendogli pane e vino. Melchìsedek, “re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo” (Gen 14, 18), riuni-va in sé la gloria della regalità, la san-tità sacerdotale e il carisma profetico.

Egli è proprio il simbolo di Colui che più tardi avrebbe proclamato da-vanti a Pilato: “Io sono Re” (Gv 18, 37) e a proposito del quale tutti commen-tavano: “un grande profeta è sorto tra noi” (Lc 7, 16). Ma ciò in cui Melchì-sedek si mostrò ancor più pienamen-te immagine di Cristo, fu nella presa di possesso di un sacerdozio superiore a quello di Aronne, come è scritto nel-la Lettera agli Ebrei: “Se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacer-dozio levitico […] che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla manie-ra di Melchìsedek, e non invece alla ma-niera di Aronne? Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglian-za di Melchìsedek, sorge un altro sacer-

dote, che non è diventato tale per ragio-ne di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Mel-chìsedek” (Eb 7, 11. 15-17).

Gesù Cristo, però, scendendo sul-la terra, non offre più pane e vino, come un tempo Melchìsedek, ma piuttosto l’oblazione pura del Suo Corpo e Sangue: “Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto: ‘Ecco, io ven-go’” (Sal 40, 7-8). Così Egli portò al-la pienezza quello che Melchìsedek aveva solo preannunciato.

L’Agnello consegnato alla morte per i peccati del popolo

Nel libro dell’Esodo abbondano le figure che ci approssimano all’Euca-ristia. Le troviamo, soprattutto, nel-la cena pasquale, prescritta nei suoi minimi particolari dallo stesso Dio a Mosè, nella quale gli israeliti dovreb-bero immolare un agnello senza di-

fetti e mangiarlo con pane azzimo sul far della sera.

A questo riguardo, il Dottor An-gelico insegna: “In questo Sacramento possiamo considerare tre aspetti: quel-lo che è il segno sacramentale, ossia, il pane e il vino; quello che è realtà e se-gno sacramentale, ossia, il vero Corpo di Cristo; e quello che è soltanto real-tà, cioè, l’effetto di questo Sacramen-to. [...] L’agnello pasquale prefigurava questo Sacramento sotto i tre aspetti. Quanto al primo, perché era mangiato con pane azzimo, conforme la prescri-zione: ‘Mangerete la carne con pane senza lievito. Quanto al secondo, per-ché era immolato nel quattordicesimo giorno del mese da tutta la moltitudine dei figli di Israele: in questo raffigura-va la Passione di Cristo che per la Sua innocenza è chiamato agnello. Quanto all’effetto, perché col sangue dell’agnel-lo pasquale i figli di Israele erano sta-ti protetti dall’angelo devastatore e libe-rati dalla schiavitù dell’Egitto”.5

Il pane senza lievito, con il quale i giudei dovevano mangiare la carne

Antico Testamento – Diversi passaggi della Genesi e dell’Esodo prefigurano il Santissimo Sacramento.Da sinistra a destra: Melchìsedek offre pane e vino, Mosè celebra la Pasqua e

il popolo israeliano raccoglie la manna.

Affresco della Parrocchia dei Gesuiti, Santander (Spagna) e vetrate della Cattedrale di Colonia

Foto

s: S

ergi

o H

ollm

ann

Page 29: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 29

dell’agnello, rappresentava anch’esso l’integrità del Corpo di Cristo, conce-pito nel seno purissimo di Maria, sen-za macchia alcuna di peccato, e che, dopo la morte, non sperimentò la corruzione del sepolcro, come aveva annunciato Davide: “non lascerai che il Tuo Santo veda la corruzione” (Sal 16, 10).

Per questo il Salvatore ha scelto la notte della Pasqua, la più importan-te fra le feste giudaiche, per lasciare all’ umanità il Suo lascito d’amore, dando ad intendere che Egli stesso è l’Agnello immacolato, che si è conse-gnato alla morte per togliere i pecca-ti del mondo, col cui sangue sarebbe stata allontanata la sentenza di con-danna che su di noi pesava in seguito al peccato di Adamo ed Eva.

Quella offerta che gli israeliti, ri-uniti a Gerusalemme, immolavano all’ombra di una figura profetica, il Si-gnore, circondato da un piccolo grup-po di discepoli, la portava alla perfe-zione, nell’esiguo ambiente del Ce-nacolo. Pertanto, quello che le circo-

stanze obbligavano Gesù a realizza-re nell’oscurità, gli Apostoli avrebbe-ro dovuto, al momento propizio, dirlo alla luce del sole e predicarlo sui tet-ti (cfr. Mt 10, 27), in modo che il Sa-crificio della Nuova Alleanza sostitu-isse definitivamente gli antichi sacrifi-ci e fosse celebrato quotidianamente su tutti gli altari della terra. Si sarebbe così compiuta la parola dello Spirito Santo pronunciata per bocca di Mala-chia: “Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio no-me e una oblazione pura, perché gran-de è il mio nome fra le genti, dice il Si-gnore degli eserciti” (Ml 1, 11).

Riguardo a questo passo profeti-co, così commenta Alastruey: “Que-sti, sono, dunque, i caratteri del nuovo culto vaticinati da Malachia: universa-lità assoluta di tempi e luoghi; purez-za obiettiva della vittima in sé, incapa-ce di esser macchiata da indegnità al-cuna dell’offerente; eccellenza insigne, dalla quale risulterà una grande glorifi-cazione di Dio tra i popoli”.6

Alimento che recuperava le forze e dava vigore

Un’altra immagine di grande elo-quenza è quella della manna, alla quale lo stesso Gesù fa allusione nel sermone sul Pane della Vita, riferi-to nel capitolo sesto di San Giovanni. Questo alimento bianco e sottile co-me la brina (cfr. Es 16, 14), contenen-te in sé tutti i sapori (cfr. Sp 16, 20), che ha nutrito il popolo eletto duran-te il lungo viaggio nel deserto, è sim-bolo anche del Pane del Cielo, pe-gno della resurrezione futura, che ali-menta ogni cristiano, dandogli le gra-zie e la forza necessarie per attraver-sare il deserto di questa vita e giunge-re alla Terra Promessa, ossia, alla Pa-tria Celeste.

“La manna — commenta ancora San Pietro Giuliano Eymard — che Dio faceva cadere ogni mattina sopra l’accampamento israelita, contene-va tutti i gusti e proprietà; faceva recu-perare le forze, dava vigore al corpo ed era un pane molto soave. Anche l’Eu-caristia, prefigurata nella manna, con-

Nuovo Testamento – Con tre illustri segnali ha preparato il Salvatore le anime per il grande mistero dell’Eucaristia: la trasformazione dell’acqua in vino, nelle nozze di Cana,

la moltiplicazione dei pani e dei pesci e il camminare sopra le acque.

Vetrate della parrocchia di Saint Germain l’Auxerrois, Parigi; della Basilica di Paray-le-Monial e della Cattedrale di Rouen

Page 30: RAV074 - RAE090_200906.pdf

30 Salvami Regina · Giugno 2009

vino Maestro ha voluto dimostrare il potere assoluto che possedeva sul vi-no e il pane, come pure sul Suo pro-prio Corpo.

Tali begli esempi ci mostrano co-me il Creatore, in quanto divino Pe-dagogo, andò passo a passo prepa-rando le mentalità per la rivelazione del Sacramento dell’Eucaristia, eter-na testimonianza del Suo amore e del Suo desiderio di rimanere tra noi.

Inginocchiamoci davanti al Tabernacolo!

Quali devono essere la nostra at-titudine e i nostri sentimenti d’ani-mo nel considerare l’estrema bontà di Dio fatto Uomo che, essendoSi in-carnato, non ha abbandonato la crea-tura riscattata col Suo Sangue, ma Si mantiene presente, assistendo e pro-teggendo tutti coloro che a Lui vo-gliano approssimarsi?

Inginocchiamoci davanti al Ta-bernacolo o, meglio ancora, davanti all’Ostensorio, affidiamo a Gesù Sa-cramentato tutto il nostro essere — il nostro corpo con tutte le sue mem-bra e organi, la nostra anima, con la sua potenza, le sue qualità e anche le proprie miserie — e offriamo a Dio Padre il divino Sangue di Suo Figlio, sparso nella Croce a riparazione del-le nostre colpe.

In modo analogo ai raggi del so-le che, incidendo sul volto, lo rendo-no colorito e scuro, così pure, davan-ti al Santissimo Sacramento la nostra anima riceve una rinnovata infusione di grazie, invitandoci all’abbandono totale nelle mani di Gesù, per mez-zo di Maria. Così, le nostre anime si trasformeranno verso la santità alla quale Dio ci chiama.

Se in qualche momento, le diffi-coltà della vita ci fanno provare sco-raggiamento o aridità, ricordiamo-ci di queste toccanti parole de padre Faber:

“Molte volte, quando l’uomo è pre-so dalla disperazione ed è assalito da domande, dubbi, disanimo e incertez-ze, nel considerare la sua vita, e si sente

so d’Aquino per la festa del Corpus Domini.

La mensa d’oro sulla quale si tro-vava il pane racchiude un altro simbo-lismo molto elevato: essa prefigura la Madre di Dio, nel cui seno è stato for-mato il Corpo di Gesù. Così commen-ta il padre Jourdain: “Maria è la mensa mistica magnificamente ornata e fatta di legno incorruttibile, che Dio ha pre-parato per quelli che si compiacciono nella meditazione delle cose divine. Es-sa è la mensa santa e sacra, che porta il Pane della Vita, Gesù Cristo Nostro Si-gnore, il sostegno del mondo”.8

Molti altri indizi del Sacramen-to dell’Eucaristia nell’Antico Testa-mento potrebbero essere menziona-ti: Abramo che offre suo figlio Isacco in sacrificio (cfr. Gen 22, 1-13); il pa-ne cucinato sotto la cenere, col quale Elia ha recuperato le forze per cam-minare quaranta giorni e quaranta notti fino a giungere all’Oreb, Mon-te di Dio (cfr. I Re 19, 5-8); la molti-plicazione dei pani operata dal profe-ta Eliseo per alimentare cento perso-ne (cfr. II Re 4, 42-44); etc.

Preparazione prossima per la rivelazione dell’Eucaristia

Già nel Nuovo Testamento tro-viamo tre illustri segnali con i quali il Salvatore ha preparato le anime per il grande mistero la cui manifestazio-ne aveva riservato per la vigilia della Sua Passione.

Primo, la trasformazione dell’ac-qua in vino, nelle nozze di Cana di Galilea, il cui effetto ci è riferito da San Giovanni: “manifestò la Sua glo-ria e i suoi discepoli credettero in Lui” (Gv 2, 11). Più tardi, la moltiplica-zione dei pani, con la quale Gesù sa-ziò più di cinquemila persone che Lo avevano seguito fino al deserto (cfr. Mt 14, 15-21). A questo secondo mi-racolo ne succedette un altro, po-che ore dopo: stando i discepoli nella barca, in mezzo al mare agitato, vide-ro Gesù approssimarSi a loro cammi-nando sopra le acque (cfr. Mt 14, 24-33). Attraverso questi prodigi, il Di-

tiene ogni genere di virtù; è rimedio contro le nostre infermità, forza con-tro le nostre fiacchezze quotidiane, fon-te di pace, di piacere e felicità”.7

La mensa rivestita d’oro

Troviamo infine, sempre nell’Eso-do, un’altra prefigurazione di questo divino Sacramento, nell’ordine dato da Dio a Mosè di fare un tavolo di le-gno rivestito di oro puro, dove sareb-bero stati collocati permanentemente davanti al Signore il pane sacro o pa-ne dell’offerta.

Quel pane, “porzione santissima” (Lv 24, 9) che soltanto ai sacerdo-ti era permesso mangiare, esigeva la purezza rituale dei corpi (cfr. I Sm 21, 4-5) e doveva esser consumato “in un luogo santo” (Lv 24, 9). Da noi, se vogliamo approssimarci alla men-sa dell’Eucaristia, si esige una purifi-cazione molto superiore a quella pre-scritta dalla Legge mosaica: la nostra anima — animata da una retta inten-zione e con il fermo proposito di in-camminarci per le vie della perfezio-ne — deve essere libera dal pecca-to mortale. Altrimenti, questo inef-fabile Sacramento sarà per noi cau-sa di condanna: “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del cor-po e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi man-gi di questo pane e beva di questo ca-lice; perché chi mangia e beve senza ri-conoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” (I Cor 11, 27-29).

D’altro canto, se il pane dell’of-ferta era riservato esclusivamente ad Aronne e ai suoi discendenti, No-stro Signore Gesù Cristo, il vero Pa-ne dell’offerta, Si offre come alimen-to a tutti i fedeli, senza eccezione al-cuna, dando agli uomini un privile-gio del quale agli angeli, a causa della loro natura, non è dato godere. “Co-sa mirabile! I poveri, i servi e gli umi-li mangiano il loro stesso Signore” — si canta nell’inno Sacris Solemnis, an-che questo composto da San Tomma-

Page 31: RAV074 - RAE090_200906.pdf

accerchiato da nemici, che gli ululano intorno, come bestie feroci, allora un impulso, che è una grazia, lo porta ad inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento e, senza che faccia alcuno sforzo, ecco che tutti quei clamori spro-fondano nel silenzio. Il Signore è con lui: le ondate si calmano, la tempesta si calma e direttamente, senza ostacoli, il viaggio terminerà nel punto desidera-to. Non è stato necessario niente di più che guardare il volto di Gesù, e le nu-vole si sono dissipate e la luce si è fatta. Lo splendore del Tabernacolo riappare come il sole”.9

1 DENZINGER-HÜNERMANN, n. 1644.

2 EYMARD, San Pietro Giuliano. Obras Eucarísticas, “Eucaristía”. 4. ed. Madrid: 1963, pag. 65.

3 ALASTRUEY, Gregorio. Tratado de la Santísima Eucaristía. 2. ed. Ma-drid: BAC, 1952, pagg. 19-20.

4 d’AQUINO, San Tommaso. 4 Sent., dist. 8, q. 1, a.2 apud: ALAS-TRUEY, Op. Cit., pag. 7.

5 d’AQUINO, San Tommaso. Summa Teologica III, q. 73, a. 6, Resp.

6 ALASTRUEY, Op. cit., pag. 286.7 EYMARD, Op. cit., pag. 272.8 JOURDAIN, Z.-C. Somme des Gran-

deurs de Marie. Paris: Hippolyte Walzer, 1900, t. I, pag. 467.

9 FABER, Frederick William. O San-tíssimo Sacramento. Petrópolis: Vo-zes, 1929, pag. 217.

Inginocchiamoci davanti al Santissimo,affidiamo a Gesù Sacramentato tutto il nostro

essere, e offriamo a Dio Padre il divino Sangue di Suo Figlio,

sparso nella Croce

Adorazione al Santissimo Sacramento nella Chiesa della Madonna del Rosario,

nel seminario degli Araldi del Vangelo, a Caieiras (Brasile).

Ser

gio

Miy

azak

i

Page 32: RAV074 - RAE090_200906.pdf

32 Salvami Regina · Giugno 2009

La vergIne marIa

Perpetuo tabernacolo dell’Eucaristia

Sarà inopportuno considerare che le Sacre Specie rimasero inalterate in Maria Santissima dal momento in cui, nell’Ultima Cena, le aveva ricevute per la prima volta?

in dall’inizio della vita pubblica di Gesù Cri-sto, la Vergine Santissi-ma ardeva dal desiderio che suo Figlio istituisse,

quanto prima, il Sacramento dell’Eu-caristia, il quale sicuramente Le era già stato rivelato. Le nozze di Cana Le parvero l’occasione propizia per que-sto, così, quando il vino venne a man-care, Maria Si rivolse ai servi e ordinò loro: “Fate quello che vi dirà.” (Gv 2, 5).1

Ma, non era ancora il momento: “Donna, non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2, 4) — rispose Gesù. So-lamente tre anni più tardi, alla vigi-lia della Sua Passione, Nostro Signo-re avrebbe dato a Sua Madre questo celeste alimento.

Paradiso terrestre del nuovo Adamo

Quanto dura deve essere stata l’at-tesa della Madonna per poter riceve-re le Sacre Specie! Tuttavia, anche il Figlio non vedeva l’ora che arrivas-

se il momento di ritornare a questo materno e santissimo chiostro, che fu per nove mesi la Sua purissima di-mora. Infatti afferma San Luigi Ma-ria Grignion de Montfort: “Dico con i santi che Maria Santissima è il paradi-so terrestre del nuovo Adamo, nel qua-le questo si incarnò per opera dello Spi-rito Santo, per operarvi meraviglie in-comparabili. È il grande e divino mon-do di Dio, dove ci sono bellezze e teso-ri ineffabili”.2

Infatti, Dio ha dato ad Adamo l’Eden, dove abbonda ogni genere di meraviglie: fiori e piante aromatiche, animali, pietre preziose... Per i san-ti e beati, ha riservato un luogo così superiore per natura a questo mon-do che fu chiamato Cielo Empireo, cioè, “di fuoco”. E, per Sé, ha crea-to un Paradiso così sublime e attraen-te che rende gli altri semplici prefigu-razioni: Maria Santissima.3

Così, come vedremo in seguito, quando la Madonna ha accolto den-tro di sé il suo adoratissimo Figlio

sotto le Specie Eucaristiche per la prima volta, queste non si sono più disfatte dentro di Lei.

Permanenza miracolosa delle Sacre Specie

Le Sacre Specie sono, per la na-tura propria della loro materia, tan-to corruttibili e passibili di deteriora-mento come il pane e il vino comuni.

Nell’ora della Comunione, esse “si disfano poco tempo dopo essere sta-te ricevute, cessando in loro la presen-za di Cristo”. Ma, come afferma don Gregorio Alastruey nel suo famo-so Trattato della Vergine Santissima, all’infuori di questo modo ordinario e comune, “può esistere un altro modo miracoloso e singolare, grazie al quale si mantengono incorrotte le Sacre Spe-cie, continuando Cristo a esser presen-te nel comunicante”.4

Così avveniva, per esempio, con Sant’Antonio Maria Claret, nella cui autobiografia leggiamo: “Il giorno 26 agosto del 1861, mentre pregavo nel-

Sebastián Correa Velásquez

F

Page 33: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 33

la chiesa del Rosario, nel-la Granja, alle sette di sera, il Signore mi ha concesso la grande grazia della conserva-zione delle Specie Sacramen-tali e di aver sempre, giorno e notte, il Santissimo Sacra-mento in seno”.5

Grazia singolare e adeguata alla Madre di Dio

Ora, la Chiesa insegna che Cristo colmò Sua Ma-dre, “più che tutti gli Ange-li e tutti i Santi, dell’abbon-danza di tutti i doni celesti, tolti dal tesoro della sua Di-vinità”.6 Perché, come affer-ma Alastruey: “ogni tipo di grazia che si è concessa ad al-tri in forma frammentata e in-completa, fu data alla Beata Vergine in congiunto e in mo-do perfetto, come conveni-va alla Madre di Dio, in mo-do che fosse ornata di tutta la bellezza delle grazie e dei doni concessi agli altri giusti”.7

A questo si aggiunge che, essendo stata Maria costitui-ta, per libera disposizione di Dio, “dispensatrice universa-le di tutte le grazie che si con-cedettero o si concederanno agli uomi-ni fino alla fine dei secoli”,8 si addice-va a Lei di possedere tutti i doni che Lei stessa avrebbe avuto da distribui-re agli uomini.

Così, se grandi eroi della virtù, co-me il fondatore dei Claretiani, furo-no favoriti con la permanenza di Ge-sù Eucaristico nel loro seno, la Ma-donna non avrebbe potuto non rice-vere in grado sommo una grazia co-sì singolare e così adeguata alla Ma-dre di Dio.

Sarà, allora, fuori luogo considera-re che le Sacre Specie rimasero inal-terate in Maria Santissima, dal mo-mento in cui, nell’Ultima Cena, le aveva ricevute per la prima volta fino all’ora dell’Assunzione?

La devozione e la ragione ci porta-no a pensare di no. Ben al contrario, crediamo che il titolo di “Perpetuo tabernacolo dell’Eucaristia” in nul-la contraddice, anzi completa, le belle espressioni di lode usate dal Servo di Dio Giovanni Paolo II: “Donna euca-ristica” e “Primo sacrario della Storia”.9

* * *Una considerazione finale. I teo-

logi discutono se Maria abbia conser-vato la presenza delle Sacre Specie nel Cielo, dopo l’Assunzione. L’argo-mento è accattivante, ma esporlo esi-gerebbe di entrare in considerazioni sul Cielo e i corpi gloriosi che esula-no dall’argomento di oggi.

Lasciamole per un prossimo arti-colo e restiamo, per il momento, con

questa “ultima eventualità” sollevata da don Gregorio Alastruey: “Non si può nega-re la possibilità che le Specie Sacramentali permangano incorrotte nel seno della Ver-gine Madre di Dio, sia men-tre viveva sulla terra, sia in Cielo; perché se Dio può im-pedire che gli agenti natura-li esterni alterino e corrompa-no le Specie Eucaristiche, al-lo stesso modo può preservar-le dalla corruzione che segue all’influsso degli umori inter-ni, necessari per l’azione dige-stiva; argomento che ha il suo massimo valore quando ap-plicato alla vita del Cielo, do-ve, per lo stato dei corpi glo-riosi si devono escludere o or-dinare in un altro modo certe funzioni vitali che procedono dall’ anima nel suo grado in-feriore o più vegetativo”.10

1 Cf. ALASTRUEY, Grego-rio. Tratado de la Virgen Santí-sima. Madrid: BAC, 1956, pa-gg. 680-681.2 MONTFORT, São Luís Ma-ria Grignion de. Tratado da Verdadeira Devoção à Santís-

sima Virgem. 32. ed. Petrópolis: Vo-zes, 2003, pag. 19.

3 Cf. MONTFORT, Op. Cit., pagg. 19-20.

4 ALASTRUEY, Op. Cit., pag. 687.5 Apud: CONTRERAS MOLINA,

Francisco. San Antonio María Cla-ret: La palabra hecha vida y misión. Madrid: BAC, 2008. (C. IV. N. 4).

6 PIO IX, Ineffabilis Deus, n. 2.7 ALASTRUEY, Op. cit., pag. 342.8 ROYO MARÍN, OP, Antonio. La

Virgen Maria: Teologia y espirituali-dad marianas. 2. ed. Madrid: BAC, 1997, pag. 194.

9 GIOVANNI PAOLO II. Ecclesia de Eucharistia. n. 53 e 55.

10 ALASTRUEY, Op. cit., pag. 688.

“Nozze di Cana” - Monastero di Monserrat, Barcellona (Spagna)

Ser

gio

Hol

lman

n

Le nozze di Cana sembrarono a Maria Santissima il momento adeguato affinché il Suo Divino Figlio

istituisca la Sacra Eucaristia

Page 34: RAV074 - RAE090_200906.pdf

34 Salvami Regina · Giugno 2009

Mozambico – L’animazione della XXVII Giornata del Traffico, è stata promossa dagli

araldi della città di Maputo.

Nicaragua – Gli araldi hanno partecipato alla festa della Madonna delle Vittorie, a Managua.

Colombia – Gli araldi hanno partecipato alla affollata Via Crucis realizzata annualmente nel

centro di Medellín.

Inghilterra – A Pantasaph, cooperatori e associati degli araldi hanno partecipato

a un ritiro quaresimale.

Stati Uniti – Una Via Crucis è stata realizzata nella Parrocchia della Madonna

di Lourdes a Houston.

Bolivia – A La Paz, la Statua Pellegrina del Cuore Immacolato di Maria ha visitato le istallazioni della Polizia Militare. A Cochabamba gli araldi hanno partecipato alla processione della Domenica delle Palme nella Parrocchia dell’Ospizio.

Page 35: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 35

Italia – Nel mese di maggio la Statua Pellegrina della Madonna è stata nelle Parrocchie di San Rocco, di Sant’Agata e all’Istituto Maria Ausiliatrice (sinistra), ad Alì (ME).

Sempre a Messina, la Statua Pellegrina è stata portata nella scuola Leonardo da Vinci nella quale è stata celebrata la santa Messa presieduta da Mons. Freni (destra).

lla metà del mese di aprile, gli Araldi del Vangelo hanno ricevuto la visita accademica di due presti-giosi membri dell’Università Pontificia Bolivaria-

na di Medellin (UPB): il Rev.mo Padre Diego Alonso Ma-rulanda Díaz, Decano della Scuola di Teologia, Filosofia e Umanità, e il Dott. Luis Fernando Fernández Ochoa, Di-rettore della Facoltà di Filosofia.

I due cattedratici colombiani sono venuti in Bra-sile per conoscere l’Istituto Teologico San Tommaso d’Aquino e l’Istituto Filosofico Aristotelico-Tomista,

degli Araldi del Vangelo. La loro consonanza con gli Aral-di è stata totale. In quei giorni hanno potuto visitare le principali case dell’Associazione e venire a conoscenza delle sue attività.

Molto ben impressionati di quanto hanno visto, i rappresentanti della UPB hanno firmato convenzioni di cooperazione e interscambio accademico con Mon-signor João Scognamiglio Clá Dias, EP (foto in alto).

Accordo accademico con l’Università

Pontificia Bolivariana

A

Nel seminario degli Araldi: il Prof. Luis Fernando Fernández Ochoa (a sinistra) ha trattato il tema della “Vocazione, conquista di ogni giorno”, mentre Don Diego Alonso Marulanda (a destra)

quello di “Come fare Teologia in tempi di relativismo”.

Page 36: RAV074 - RAE090_200906.pdf

36 Salvami Regina · Giugno 2009

unIversItà PontIfIcIa BoLIvarIana

Formare per operare con saggezza

Don Diego Alonso Marulanda Díaz, Decano della Scuola di Teologia, Filosofia e Umanità e il Dott. Luis Fernando Fernández Ochoa, Direttore della Facoltà di Filosofia ci parlano di questa istituzione progettata come “universitas scientiarum” intorno a un centro: la persona umana intesa come “imago Dei”.

Una Università non nasce separata dal popolo... Parliamo un po’ di Medellin in quanto centro religioso, non soltanto della Colombia, ma dell’America Latina.

Don Diego – Medellin è una città che ha circa due milioni e mezzo di abitanti e il cui carattere si è costitui-to storicamente a partire dall’identità cristiana. La nostra Arcidiocesi con-ta su 1.100 sacerdoti e circa 5.800 re-ligiose, ed ha un grande seminario maggiore composto da cinque diffe-renti unità che ricevono la formazio-ne accademica nelle facoltà di Filoso-fia e Teologia dell’Università Pontifi-cia Bolivariana. Condividono questa formazione diciassette istituti di re-ligiosi e religiose. Questo dà un’idea del potenziale evangelizzatore della Chiesa locale e della sua partecipa-zione attiva nella costruzione del Re-gno di Dio in questa regione.

In che momento della storia di Medellin nasce l’Università Pontificia Bolivariana?

Don Diego – L’Università Cattoli-ca Bolivariana, come è stata chiama-ta originariamente, nasce in un mo-

mento non esente da confusioni e ri-schi, nel paese e nel mondo. Nell’am-bito internazionale, la congiuntura era marcata dallo scontro tra i nazio-nalismi europei e il marxismo-lenini-smo del blocco sovietico. In Colom-bia, a Medellin, a causa delle turbo-lenze tra liberali e conservatori, un gruppo di professori e studenti di Di-ritto dell’Università statale della no-stra provincia, scontenti dell’Uni-versità di Antiochia, nella quale pre-dominavano idee che non favoriva-no una formazione cristiana, han-no deciso di ritirarsi da questo cen-tro di educazione superiore e fonda-re una Facoltà di Diritto e, in questo modo, una nuova Università, di ine-quivocabile orientamento Cattolico, che avrebbe avuto due fondamenti: il Cuore di Gesù, fonte della verità e dell’amore, e il liberatore Simon Bo-livar, simbolo del profondo compro-messo patrio e del senso di integra-zione latino-americana.

L’Università è stata fondata il 15 settembre del 1936, dall’Arcivescovo di Medellin, Mons. Tiberio de Jesús Salazar y Herrera, e il suo primo ret-tore è stato Mons. Manuel Jose Sier-ra. Un anno dopo, il governo colom-

biano l’ha riconosciuta come istitu-to di educazione superiore e nel 1945 le è stato concesso il titolo di Univer-sità Pontificia, durante il pontificato di Pio XII. Ha cominciato allora ad esser chiamata Università Pontificia Bolivariana, divenendo nota nella re-gione con la sigla UPB.

Potrebbe dire qualcosa rispetto l’impatto dell’Università nella società e al suo modello pedagogico?

Don Diego – La sua importanza si fonda sulla propria identità. Essa è un’Università ideata fondamental-mente in base al criterio dell’Uma-nesimo Cristiano. Questo è l’elemen-to caratteristico che attraversa tutto il modello della formazione integra-le delle persone che la costituiscono.

Il suo impatto si può misurare nel corso della nostra storia, considera-to che l’Università ha prodigato alla Colombia personalità molto signifi-cative, che hanno contribuito alla tra-sformazione sociale e umana. Rico-nosciuta negli ambiti pubblico e pri-vato, ha partecipato attivamente allo sviluppo del nostro paese. In questo senso, l’UPB ha provocato un impat-

Don Carlos Luis Tejedor Ricci, EP

Page 37: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 37

to nella vita nazionale, formando di-rigenti competenti in etica cristiana, e può prestare un servizio alla socie-tà a partire dalla sua prima preoccu-pazione, che mira alla formazione in-tegrale della persona secondo un mo-dello pedagogico dinamico, integrato da quattro grandi momenti che si in-tersecano e danno l’idea di un “cam-mino” che percorriamo insieme.

Quali sono questi quattro grandi momenti del modello pedagogico?

Don Diego – Il primo è la forma-zione umana. L’Università è stata progettata come universitas scientia-rum, intorno al suo centro: la perso-na umana intesa come imago Dei. Questo primo elemento del model-lo pedagogico è strettamente legato al cammino di formazione cristiana. Questo è il nucleo di tutti i processi accademici e amministrativi. Il ter-zo elemento è la formazione accade-mica. Per esser Università, deve ne-cessariamente scommettere nella so-stenibilità dei processi di alta qualità, dei processi accademici, di ricerca e di trasmissione della conoscenza. La nostra Università è oggi riconosciu-ta dal Governo come una comunità

accademica di alta qualità. Ci sono nel paese soltanto 15 Università con questo riconoscimento. Per ultimo, il quarto elemento che dà forma al suo modello pedagogico è la formazio-ne sociale, che pretende di formare i suoi studenti nella cultura solidaria di tutti i suoi membri, per l’esercizio della proiezione sociale.

Detto in altre parole, l’UPB è un’Università interdisciplinare e transdisciplinare che si interessa del-la profondità di ogni disciplina e del-la dinamica dialogica tra loro, per dare una risposta a questioni comu-ni, attraverso l’esercizio della ricerca della verità in termini di saggezza e di senso per l’uomo.

Articoliamo nella UPB questi quattro elementi perché intendiamo il curriculum come il Cardinal New-man lo concepiva: non è semplice-mente un congiunto di corsi, ma un “cammino”, nel quale l’importante è la persona e gli “altri” con cui si fa il cammino. Questo camminare co-mincia nell’età prescolare, passa per i corsi intermedi, culmina, accademi-camente, con le specializzazioni, ma-ster e dottorati, e si riempie attraver-so la formazione continua (saggez-

za), perché per l’UPB l’uomo è in costante costruzione.

Come si vive all’interno dell’Università questa centralità della persona umana?

Don Diego – L’UPB conta oggi 22 mila studenti. Chi entra in que-sta grande casa del sapere, constata il calore di una famiglia. Essa è una casa accademica dove quello che im-porta è l’incontro tra i suoi membri. Non vogliamo cadere nell’inganno del tecnicismo né del razionalismo ad ogni costo. La fraternità e il rispet-to per l’altro caratterizzano il vivere quotidiano, a partire dall’alta dire-zione, passando per i docenti e giun-gendo fino al personale dei servizi ge-nerali. Qui apprendiamo ad amare la differenza come il luogo nel quale si effettua la bellezza dell’unità. I pro-cessi istituzionali hanno come princi-pio conduttore l’inclusione di tutte le persone che fanno parte di questa ca-sa accademica.

Dott. Luis Fernando – Effettiva-mente, la fraternità è la nota distin-tiva della nostra Università e — per quello che possiamo vedere nel Col-legio degli Araldi — in questo coin-

“L’UPB conta oggi 22 mila studenti. Chi entra in questa grande casa del sapere, constata il calore di una famiglia”

Dott. Luis Fernando Fernández, Don Carlos Tejedor, EP e Don Diego Marulanda durante l’intervista nel Seminario degli Araldi, a San Paolo del Brasile

Foto

s: Iv

án T

efel

Page 38: RAV074 - RAE090_200906.pdf

38 Salvami Regina · Giugno 2009

cidiamo con voi. In esso si vive in una gioiosa cordialità. Per esempio, le at-titudini di Mons. João Clá con gli alunni ci fanno ricordare il Rettore dell’Università, poiché anche lui è so-lito mettersi molto alla portata degli studenti, si interessa della comuni-tà universitaria ed è scrupoloso. È un Rettore che la comunità universitaria non soltanto rispetta, ma apprezza.

Qual è la missione dell’UPB e quali sono i concetti che orientano il suo lavoro educativo?

Don Diego – L’UPB ha come mis-sione la formazione integrale delle persone che la costituiscono, median-te l’evangelizzazione della cultura, la ricerca costante della verità, nei pro-cessi di docenza, ricerca, proiezione sociale e la riaffermazione dei valo-ri dell’umanesimo cristiano, a benefi-cio dello sviluppo sociale e umano. È bene sapere che i concetti che orien-tano il nostro lavoro educativo si sin-tetizzano nel modo seguente: voglia-mo imparare ad essere, imparare a co-noscere, imparare a fare, imparare a innovare e a trasformare, imparare a convivere e imparare a trascendere.

Come ottenete la fedeltà al Magistero della Chiesa che vi caratterizza?

Don Diego – Restando in comu-nione col Vangelo di Cristo, questa comunione ci permette di valorizzare il Magistero come una fonte d’acqua limpida che alimenta la Fede di tutti. L’amore cristiano al Sommo Pontefi-ce, al Grande Cancelliere dell’Uni-versità, all’Arcivescovo di Medellin, Mons. Alberto Giraldo Jaramillo, e il rispetto degli orientamenti dei Ve-scovi attestano la nostra adesione al Magistero. Allo stesso modo, l’UPB valorizza profondamente lo studio accurato e la divulgazione dei docu-menti della Chiesa.

Dott. Luis Fernando – Penso che siamo radicalmente cattolici in due sensi. Primo, in quanto fedeli al Ma-gistero della Chiesa; secondo, in

quanto puntiamo direttamente al si-gnificato della parola katholikos: uni-versale, aperta, accogliente. In mag-gioranza, i professori e i dirigen-ti dell’Università sono cattolici, ma contiamo anche sul contributo di altri che non lo sono. Ci sono nella comu-nità universitaria ebrei, mussulma-ni, protestanti, menoniti, come pure professori e alunni agnostici. Senza dubbio, esiste un clima di grande ri-spetto per i valori e le possibilità del Cristianesimo.

E come riuscite a fecondare la cultura del Vangelo?

Don Diego – Utilizziamo diverse strategie: la Lectio inauguralis, orien-tata ogni anno dal Grande Cancellie-re, i Dialoghi Fede-ragione, per do-centi e discenti, i Dialoghi della Cat-tedrale (analisi di temi urgenti tra uo-mini di scienza e S.E. l’Arcivescovo), gli incontri mensili con i parlamenta-ri della regione, gli incontri tra S.E. l’Arcivescovo e le autorità accademi-che della UPB, gli incontri di impre-sari, diretti dal Sig. Rettore, la for-mazione di leader studenteschi, i riti-ri spirituali di Quaresima per i diver-si organismi, la Direzione del Benes-sere Universitario, l’esistenza di vari istituti dediti alla ricerca negli ambiti dell’etica e della bioetica, della fami-

glia, della spiritualità e della dottrina sociale della Chiesa, frequenti espo-sizioni di opere d’arte, specialmente nei tempi forti della Liturgia, confe-renze, forum, sessioni di cinema, etc.

Tutto questo diretto, in gran par-te, dalla Vice-Rettoria Pastorale che, avendo alla guida Don Julio Jairo Ceballos, si presenta come un’espe-rienza unica nel contesto delle re-stanti Università, perché accompa-gna e guida il lavoro pastorale di do-dici cappellani e quarantacinque sa-cerdoti che lavorano nei diversi di-partimenti dell’Università.

Abbiamo saputo che gli studenti di tutte le discipline devono frequentare un corso di Cristologia...

Don Diego – La Vice-Rettoria Pa-storale ha creato, circa dieci anni fa, un corso di Cristologia basica chia-mato, tra noi, di Cristologia del sen-so. Questo corso è rivolto obbligato-riamente a tutti gli studenti laurean-di. L’UPB ha inteso che la sua iden-tità è Gesù Cristo stesso e il suo Van-gelo, e doveva far conoscere la Per-sona e il messaggio di Gesù in forma chiara, rigorosa, sistematica, a partire dalla testimonianza. Attualmente è il corso più valorizzato dell’Università. Contiamo, storicamente, su una me-

Sito dell’università - www.upb.edu.co

L’UPB cerca d’essere una grande comunicatrice di speranza in tempi di crisi profonde

Page 39: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 39

dia registrata di 4,7 su 5 nella valuta-zione finale degli studenti. All’inizio, i giovani si mostrano reticenti, ma al-la fine valorizzano molto il contenu-to del corso, perché è ben struttura-to ed è dato da docenti che sottoscri-vono quello che insegnano, con la lo-ro testimonianza di vita e la loro ade-sione alla Persona di Gesù.

È noto che la UPB gode della fiducia del CELAM. Parliamo un po’ di questo.

Pe. Diego – Sì, c’è un immensa fi-ducia da parte dell’ Episcopato di tutta l’America Latina per la nostra Università. Abbiamo un Convegno con l’Istituto Teologico-Pastorale per l’America Latina (ITEPAL), per la formazione, a livello di post-laurea, di membri del clero provenienti dai diversi paesi del continente. Alcuni anni fa ci siamo presi carico della for-mazione filosofica del Seminario del-la Diocesi di Chitrè (Panama). Si de-ve mettere in risalto, anche, la nostra presenza in zone indigene.

Dott. Luis Fernando – L’Univer-sità sta scommettendo sulla deno-minata etno-educazione, soprattut-to in comunità indigene delle provin-ce di Cauca, Amazzonia e Putumayo. Questa è un’esperienza preziosa, non soltanto perché si tratta di un’educa-zione adattata alle dinamiche delle

Don Diego: “La Vice-Rettoria Pastorale ha creato, circa dieci anni fa, un corso di

Cristologia basica. Attualmente è il corso più valorizzato dell’Università”

comunità indigene, ma anche perché è la presenza della Chiesa in zone di conflitto tra l’esercito e la guerriglia. La cosa interessante è che i professo-ri viaggiano con piacere in queste zo-ne per prestare i loro servizi, sebbe-ne siano zone di guerra, lo fanno nel-la consapevolezza di essere gli artefi-ci della pace, della solidarietà e del-la speranza.

Don Diego – Siamo convinti che la UPB non è un’entità della Chiesa, ma che è la Chiesa. Qualcuno potreb-be chiedere qual è il grande contribu-to dato dall’Università alla società, e a noi che la costituiamo. La mia opinione è che essa ap-pare come una grande comunicatrice di speran-za in tempi di crisi pro-fonde. Questa speran-za trova la sua fonte nel Vangelo e, nei termi-ni del sociale, crea fidu-cia, che a sua volta, faci-lita la costruzione dello sviluppo integrale del-le persone e della stes-sa società.

Ricevete alunni di altri paesi?

Dott. Luis Fernando – Certamente. L’Uni-

versità annovera alunni dalla Ger-mania, Austria, Polonia, Italia, Fran-cia, Spagna, Portogallo, Turchia, Ca-nada, Stati Uniti, Costa d’Avorio, Corea, Brasile, Antille, Perù, Ecua-dor, Costarica, Messico, Cile, Ar-gentina, Venezuela, Bolivia, Pana-ma, tra gli altri.

Ci sono 24 Università pontificie nel mondo. Come definirebbe, in poche parole, il carisma che caratterizza l’UPB?

Don Diego – Il carisma che muo-ve la nostra Università, potremmo definirlo a partire dal concetto del-la “carità pastorale”, che equivale a dire l’incontro interpersonale che ci permette di condividere la saggezza e l’amore di Gesù Cristo tra i mem-bri della comunità universitaria. Questa “carità pastorale”, tra noi, è presieduta dalla cultura eucaristica e dall’intelligenza della rivelazione che illumina persino le minime co-se che realizziamo. Questa spiritua-lità permea l’esercizio accademico e amministrativo delle persone e fa in modo che esse operino con saggez-za, siano solidali e trovino la pienez-za del senso delle loro vite e del lo-ro lavoro.

Dott. Luis Fernando: “Penso che siamo radicalmente cattolici in due sensi. Primo, in quanto fedeli al Magistero della Chiesa; secondo, in quanto puntiamo direttamente al significato della parola ‘katholikos’:

universale, aperta, accogliente”

Page 40: RAV074 - RAE090_200906.pdf

40 Salvami Regina · Giugno 2009

Guarigioni straordinarie attribuite a Giovanni Paolo II

Vari organi di stampa europei hanno reso noto in aprile i resocon-ti di due guarigioni straordinarie, at-tribuite all’intercessione di Papa Gio-vanni Paolo II.

Uno di questi — riferito dal Cardi-nale di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, che per decenni è stato segretario personale del compianto Papa — è quello di un bambino polacco, di no-ve anni, che si muoveva solo in sedia a rotelle, a causa di un cancro ai reni. Dopo aver pregato davanti al sepol-cro del Servo di Dio, ha detto uscen-do dalla Basilica di San Pietro: “Vo-glio camminare”. In seguito, si è al-zato e ha potuto di fatto camminare.

Il secondo — narrato dal sacerdo-te di un ospedale di Cleveland (USA) alla catena televisiva nord-americana ABC — è quello di un uomo di 26 an-ni che è stato colpito da una pallot-tola in testa, durante un’aggressione, ed è sopravissuto grazie a una corona benedetta del compianto Papa.

Attualmente, la Congregazione per le Cause dei Santi sta già esaminando la guarigione inspiegabile di una reli-giosa francese colpita dal Parkinson.

Prima università cattolica in Sudan

È stata inaugurata il 15 aprile la prima università del Sudan del Sud: la Mary’s University, della città di Ju-ba. Nella cerimonia di apertura, il mi-nistro della Previdenza Sociale e delle Relazioni Esterne del Sudan del Sud ha manifestato la sua gratitudine per

la creazione di questo istituto di in-segnamento superiore e Mons. Pauli-no Lukudu Loro, Arcivescovo di Ju-ba e vice-rettore dell’Università, ha ri-cordato l’importanza dell’educazione a livello universitario, soprattutto per i sacerdoti, che hanno la missione di “servire i vari popoli del mondo”.

La Chiesa Cattolica svolge un ruo-lo essenziale nell’educazione in Su-dan, dove ha offerto un insegnamen-to di livello superiore anche a diverse personalità politiche.

Nella stessa data della sua nomi-na, il 18 aprile, il Santo Padre lo ha elevato alla dignità di Arcivescovo.

Nuovo segretario-generale della Commissione Teologica Internazionale

Benedetto XVI ha nominato il sa-cerdote domenicano Charles More-rod alle cariche di segretario-generale della Commissione Teologica Interna-zionale e di consultore della Congre-gazione per la Dottrina della Fede.

Nato in Svizzera nel 1961, Don Charles ha ottenuto il dottorato in Te-ologia presso l’Università di Friburgo e in Filosofia all’Istituto Cattolico di To-losa. È decano della Facoltà di Filoso-fia della Pontificia Università San Tom-maso d’Aquino di Roma, nella quale insegna Teologia Dogmatica. Autore di vari libri, è famoso come uno dei prin-cipali commentatori di San Tommaso d’Aquino dei nostri giorni.

L’Istituto del Verbo Incarnato commemora il 25º anniversario

ACI – L’Istituto del Verbo Incarna-to ha celebrato il 25 marzo il suo Giu-bileo d’Argento, 25 anni di formazio-ne come congregazione maschile. La celebrazione principale si è realizza-ta con una Eucaristia nella Basilica di San Pietro, a Roma.

Come segnala la nota di stampa, la Messa — a cui sono accorsi “fedeli provenienti da tutta Italia, laici del ter-zo ordine e le religiose Serve del Signore e della Vergine di Matera, ramo femmi-nile dell’Istituto”— è stata presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio, Cardinal Angelo Sodano, e concele-brata da numerosi Vescovi e sacerdoti.

Nella sua omelia, il Cardinale ha reso grazie a Dio “per la grande dif-fusione della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato” e ha sottolineato l’amore dell’Istituto per le tre “cose bianche” della Chiesa: l’Eucaristia, la Santissima Vergine e il Papa.

L’Istituto del Verbo Incarnato è na-to a San Rafael (Mendoza, Argenti-na) il 25 marzo 1984, giorno in cui sua

Wik

iped

ia

Un Vescovo polacco sostituisce il Cardinal Lozano Barragan

Il Papa Benedetto XVI ha desi-gnato Mons. Zygmunt Zimowski, Ve-scovo di Radom (Polonia), a presie-dere il Pontificio Consiglio per la Pa-storale nel Campo della Salute in so-stituzione del Cardinal Lozano Bar-ragan, che ha rinunciato all’incarico per ragioni di età.

Il nuovo presidente è nato in Po-lonia nel 1949, è dottore in Teologia Dogmatica ed è stato collaboratore, per quasi 20 anni, dell’allora Cardi-nal Ratzinger, nella Congregazione per la Dottrina della Fede.

Dom Zygmunt si è distinto come professore di Ecclesiologia all’Uni-versità Cattolica di Lublino e all’Uni-versità Cardinal Stefan Wyszynski, di Varsavia. È autore di vari libri, 120 altre pubblicazioni, 40 lettere pasto-rali, numerosi articoli, ed è stato col-laboratore assiduo del Programma Polacco della Radio Vaticana.

Page 41: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 41

Santità Giovanni Paolo II consacrava il mondo alla Vergine di Fatima.

me un profondo senso di speranza af-finché il popolo superi le grandi sfi-de prodotte dal clima attuale di insi-curezza, l’eccesso di violenza e il nar-cotraffico.

irca 4.300 studenti iscritti a 200 universi-tà, si sono riuniti du-

rante la Settimana Santa a Roma, per partecipare al 42º forum di dibattiti UNIV, il cui tema di quest’anno è sta-to Università: un sapere senza frontiere.

Come sottolinea il sito del-la UNIV, l’evento ha fatto ri-ferimento ai discorsi di Papa Benedetto XVI all’Uni-versità di Ratisbona e a La Sapienza di Roma, in cui ha invitato a superare la paura di dire la verità nei campi morale, scientifico, umanistico e sociale ed ha cercato di contribuire a questo obiettivo, attraver-

so un dialogo tra Fede e ra-gione, scienza e rivelazione, tecnica ed etica, credenti e non credenti.

Nell’udienza generale dell’ 8 aprile, il Santo Padre ha ri-volto parole d’incoraggiamen-to ai congressisti: “Cari amici, vi esorto a rispondere con gio-ia alla chiamata del Signore per dare un senso pieno alla vostra

vita: nello studio, nei rapporti con i colleghi, in famiglia e nella società.”.

Spinto originariamente da San Josemaria Escriva, nelle sue 42 edizioni l’UNIV ha portato più di 90 mi-la universitari alla Città Eterna.

Forum UNIV riunisce migliaia di universitari a Roma

opus

dei.p

t

Cru

zada

sdes

anta

mar

ia.o

rg

Can

ção

Nov

a

C

to all’agenzia Zenit una delle sue in-tegranti, Maria Victoria Hernandez.

Le loro attività apostoliche dan-no priorità agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola e ai “Campeg-gi di Santa Maria”, che consistono in giornate di meditazione per suscita-re l’amore e la devozione alla Vergi-ne Santissima.

Attualmente, la Milizia di Maria è presente in altri otto paesi: Germa-nia, Italia, Irlanda, Messico, Colom-bia, Perù, Cile e Camerun.

Messico, paese consacrato allo Spirito Santo

Il 20 aprile scorso, alla fine della Messa di apertura della 87ª Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Messicana, l’Episcopato nazionale ha rinnovato, “per accordo unanime”, la consacrazione del Messico allo Spirito Santo. Erano presenti alla celebrazio-ne più di 120 Vescovi di questo paese.

Secondo quanto riferisce l’agen-zia Fides, questa consacrazione assu-

La Milizia di Santa Maria riceve l’approvazione pontificia

Il movimento di laici cattolici Mi-lizia di Santa Maria è stato approva-to il 7 aprile come associazione inter-nazionale privata di fedeli di diritto pontificio.

Fondata in Spagna nel 1959 dal Servo di Dio Don Tomas Morales, la Milizia di Maria si ispira all’Ordine Carmelitano e alla Compagnia di Ge-sù: “Apparteniamo al tronco ignaziano e alla linfa carmelitana”, ha dichiara-

Suor Dulce é dichiarata Venerabile

Il 3 aprile è stata vinta una tappa fondamentale nel processo di beatifi-cazione di Suor Dulce: il Papa Bene-detto XVI ha firmato il decreto di rico-noscimento delle virtù eroiche di que-sta religiosa brasiliana, scomparsa nel 1992, a 77 anni. Nata a Salvador (BA) il giorno 26 maggio 1914, Maria Rita de Sousa Brito Lopes Pontes entrò nel

Page 42: RAV074 - RAE090_200906.pdf

42 Salvami Regina · Giugno 2009

1933 nella Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Conce-zione della Madre di Dio, adottando il nome religioso di Dulce.

Ha svolto un’intensa attività assi-stenziale, specialmente nel campo del-la salute, ed ha creato una rete di ope-re sociali nello Stato di Bahia, dove era chiamata “Angelo Buono”. Con la pro-mulgazione del decreto della Santa Se-de, riceve il titolo di Venerabile che rap-presenta il riconoscimento della Chiesa per come lei “ha vissuto, in grado eroi-co le virtù cristiane della Fede, Speranza e Carità”, spiega il postulatore della cau-sa di beatificazione, Fra’ Paolo Lom-bardo. (Servizio stampa della CNBB)

tive e riduce la stanchezza di una gior-nata di lavoro o di studio. Secondo gli scienziati, questo benefico effetto deri-va dalla capacità che hanno i flavonoidi, contenuti nel cioccolato, di incrementa-re il flusso sanguigno nel cervello.

I flavonoidi — sostanze presenti in diversa frutta e verdura — sono uti-lizzati anche come un tonico circola-torio e nel trattamento dei problemi vascolari.

Un salesiano presiede la Pontificia Accademia di Teologia

Don Manlio Sodi, SDB, professo-re di Teologia sacramentaria, liturgia e omeletica nella Facoltà di Teologia

ella città di Assisi, culla dell’ordine francesca-no, si è riunito dal 15 al 18 aprile il Capitolo Internazionale delle Stuoie, con la partecipa-

zione di oltre duemila delegati, rappre-sentanti i 35 mila frati francescani delle quattro denominazioni — Minori, Con-ventuali, Cappuccini e Terzo Ordine Re-golare — che esercitano la loro attività evangelizzatrice in 65 paesi.

L’evento si è realizzato come mar-chio commemorativo dell’ottavo cen-tenario dell’ approvazione della Re-gola Francescana, dal Papa Innocenzo III, nel 1209. Ha avuto anche un carat-tere di rievocazione del primo capito-lo generale, convocato dallo stesso San Francesco, nel 1221, il quale fu deno-minato “capitolo delle stuoie” perché i cinquemila religiosi che vi parteciparo-no, dovettero dormire su stuoie disposte nelle prossi-mità della chiesetta della Porziuncola.

Erano presenti anche numerose autorità ecclesia-stiche, tra le quali il Cardinal Franc Rodé, CM, Prefet-to della Congregazione per gli Istituti di Vita Consa-crata e le Società di Vita Apostolica, il Cardinal Clau-

dio Hummes, OFM, Prefetto della Congregazione per il Clero, e il Cardinal Attilio Nicora, Delegato pontifi-cio per le due basiliche papali di Assisi.

Giorno 18, Benedetto XVI ha rice-vuto i partecipanti nel palazzo aposto-lico di Castelgandolfo, occasione in cui ha diretto loro parole di ringraziamen-to: “E come Pastore di tutta la Chie-sa, voglio ringraziare per il dono prezio-so che voi stessi siete per l’intero popolo cristiano”. Dopo aver ricordato alcuni fatti della vita di San Francesco, il Pon-tefice ha sottolineato che egli “è diven-tato un vangelo vivente, capace di attira-re a Cristo uomini e donne di ogni tem-po, specialmente i giovani, che preferi-scono la radicalità alle mezze misure”. Ha raccomandato affinché ogni fratel-lo e ogni sorella custodisca sempre “un

animo contemplativo, semplice e lieto”, e cerchi di imita-re il suo santo Fondatore “per vedere il volto di Cristo nei fratelli che soffrono e portare a tutti la sua pace.”

Secondo i dati elaborati nell’ultimo Capitolo Gene-rale, i Frati Francescani sono 18.858mila e sono distri-buiti in 110 paesi.

Il Capitolo internazionale commemora gli 800 anni di fondazione dell’Ordine Franciscano

fran

cisc

anos

.org

.br

NN

ival

do B

ueno

Il cioccolato migliora la capacità intellettuale

Uno studio realizzato da ricerca-tori dell’Università di Northumbria in Inghilterra, ha provato che mangiare cioccolato migliora la capacità intellet-

Page 43: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 43

dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, è stato nominato dal Santo Pa-dre Benedetto XVI presidente della Pontificia Accademia di Teologia.

Fondata nel 1695 e rilanciata dal Papa Giovanni Paolo II nel 1999, questa Accademia ha per obiettivo la promozione degli studi teologici e il dialogo tra le discipline teologiche e filosofiche.

dinazione sacerdotale nel 1992. È dot-tore in Teologia Dogmatica e membro della Conferenza Teologica Italiana.

Riferendosi al momento ecclesia-le e sociale in cui si trova attualmen-te l’Ordine Carmelitano, il nuovo Su-periore Generale ha ricordato: “Ab-biamo bisogno di un rinnovamento che cominci all’interno, alle radici, e questo non può provenire dalle nostre opere. Dobbiamo, così, saperci mantenere in un’ attitudine di umile fiducia e vigilan-za, per permettere a Dio di operare nelle nostre vite nelle nostre comunità”.

Don Cannistrà ha riassunto l’in-tenzione del suo sessennio di gover-no, centrata nell’“invitare tutta la Fa-miglia Carmelitana ad una rilettura degli scritti di Santa Teresa”.

Cresce il numero di conversioni in Cina

Dati statistici inviati all’agenzia Fi-des dal bollettino cattolico della Cina Faith (Fede), riportano la notizia che durante la Messa di Pasqua del 2009 sono stati realizzati 22.308 battesimi in 90 diocesi di questo paese. Numero di gran lunga superiore a quello dell’anno scorso, in cui la Santa Chiesa aveva ri-cevuto 13.608 nuovi figli cinesi.

Questo aumento è dovuto “esclu-sivamente alla intensificata missione di evangelizzazione”, informa l’agenzia Fides.

Aumenta in Brasile il numero di candidati al sacerdozio

Gaudium Press – Il numero di gio-vani che entrano annualmente nei se-minari in Brasile è in aumento. L’an-no scorso, il paese ha guadagnato 220 nuovi sacerdoti, numero quattro vol-te superiore alla media di ordinazio-ni annuali fino alla fine degli anni ‘90.

Il Seminario San Giuseppe, di Nite-roi (RJ), registra attualmente 92 semi-naristi, il maggior numero della sua sto-ria centenaria. La direzione è stata co-stretta ad ampliare le istallazioni per poter far fronte alla continua domanda.

In tutto il Brasile, seminari stra-pieni hanno già file di attesa di nuovi

candidati al sacerdozio, per mancan-za di spazio fisico per accogliere tut-ti gli aspiranti.

“A partire dal 2000 c’è stata una ri-presa delle vocazioni. Il nuovo millen-nio ha portato una nuova religiosità. Le persone si sono rivolte di più a Dio” — ha spiegato Don Reginaldo Lima, della Commissione Episcopale per i Ministeri Ordinati e Vita Consacrata, della CNBB.

Simposio di formazione per la Vita Consacrata nella Repubblica Democratica del Congo

ANS – Si è realizzato dal 13 al 17 aprile, presso l’Istituto San Francesco di Sales di Lumumbashi in Congo, il III Simposio sulla Formazione alla Vi-ta Consacrata.

I giorni di studio sono stati pa-trocinati dall’Unione delle Superio-re e dei Superiori maggiori della Re-pubblica del Congo (USUMA), e dai membri delle Congregazioni religio-se che lavorano in Katanga (RDC). L’organizzazione del simposio è sta-ta seguita da un’equipe coordinata da Don Jean-Luc Vande di Kerkho-ve, direttore accademico dell’Istituto Salesiano di Teologia.

Circa centodieci persone han-no partecipato ai giorni di formazio-ne, nei quali è stato sviluppato il tema dell’obbedienza.

Ha presieduto l’Eucaristia alla chiu-sura del simposio il Vicario episcopale per la Pastorale della diocesi di Saka-nia-Kipushi, Don Gaston Mofya, che è stato delegato per l’occasione dal Ve-scovo Mons. Gaston Ruvezi, SDB.

Al Seraphicum di Roma nasce l’Istituto “Mulieris Dignitatem”

RV – “Contribuire al ripristino di una società in grado di riconoscere valori comuni di riferimento, il sen-so di Dio e quindi dell’uomo e del-la donna”, nell’ottica della “recipro-cità”. Questo l’obiettivo del nuo-vo Istituto “Mulieris dignitatem” per studi sulla unidualità uomo e donna, voluto dalla Pontificia Facoltà Teo-

Due sacerdoti ai vertici del “ranking” musicale brasiliano

RV – I padri Fabio de Mello e Marcello Rossi sono diventati lea-der nelle vendite di CD in Brasile, nel 2008, superando, tra gli altri, Rober-to Carlos, Caetano Veloso e Michael Jackson, come informa l’Associazio-ne Brasiliana di Produttori di Dischi.

Col suo lavoro Vida, Don Fabio ha superato Don Marcello, conquistan-do il primo posto, che quest’ultimo aveva occupato nel 2007. Don Mar-cello Rossi è sceso al secondo posto del ranking, con la prima edizione di Pace sì, violenza no, e al sesto, con la seconda edizione della registrazione dell’evento realizzato a San Paolo.

La leadership dei sacerdoti si è ve-rificata tanto nella vendita di CD quanto in quella dei DVD.

Nuovo Superiore Generale dei Carmelitani Scalzi

Durante il 90º Capitolo Generale dei Carmelitani Scalzi, riunito a Fati-ma dal 17 aprile al 7 maggio, è sta-to eletto il nuovo Preposto Genera-le: Don Saverio Cannistrà del Sacro Cuore.

Don Saverio, fino ad allora supe-riore provinciale della Toscana, è na-to nel 1958, ha fatto la sua professio-ne solenne nel 1990 e ha ricevuto l’or-

Page 44: RAV074 - RAE090_200906.pdf

G

44 Salvami Regina · Giugno 2009

logica “San Bonaventura-Seraphi-cum” di Roma. Il 2 aprile, a Roma, hanno aperto i lavori del neoistituto di ricerca Laura Tortorella, docente del Serafico e direttrice dell’Istitu-to, su “Il lavoro umano: aspetti an-tropologici” e la psicologa e psico-terapeuta Maria Beatrice Toro, che ha parlato di “Espressione delle qua-lità femminili e maschili nel lavoro”. L’istituto, spiega al Sir la direttrice, “promuove la riflessione, lo studio, la ricerca e l’insegnamento sulla dignità dell’uomo e della donna, come singo-li e nel loro essere chiamati a costrui-re insieme la storia, poiché il vero sen-so dell’umanità si può ritrovare sola-mente superando la subordinazione e la conflittualità”. “Solo dialogando — conclude Tortorella — sarà possi-bile porre l’originalità maschile e fem-minile a servizio della persona, per af-frontare temi fondamentali come fa-miglia, procreazione, genetica, educa-zione, solidarietà e lavoro”.

La notizia si basa sul recente lavoro fatto da ricercatori dell’Università dell’ Ohio (USA), che hanno analizzato da-ti di quasi 50 mila ragazzi di varie età, studenti di due grandi istituti scolastici.

“Secondo i ricercatori, gli effetti del-la musica nell’apprendimento, già sug-geriti in altri studi, dimostrano l’impor-tanza di una buona educazione musica-le e mettono in rilievo la necessità di in-serirla nei programmi scolastici statali” — conclude la nota de L’Espresso.

Università di Salamanca conferisce il Dottorato a Don Federico Lombardi

RV - Il direttore generale della Ra-dio Vaticano, Don Federico Lombar-di, ha ricevuto dall’Università di Sa-lamanca in Spagna, il titolo di Dotto-re Honoris Causa della Facoltà di Co-municazione.

La rete e la comunicazione viste da Roma è stato il tema della Lectio Ma-gistralis di Don Lombardi, che è anche

Vic

tor

Toni

olo

I Missionari degli Araldili Araldi del Vangelo svi-luppano in tutta l’Italia un apostolico lavoro, attraver-

so i loro missionari, che portano una parola di conforto e speranza e fanno conoscere sempre più que-sto nuovo carisma della Chiesa, al-le famiglie aderenti alla Campa-gna Salvami Regina.Una breve visi-ta, una preghiera che si fa alla Ma-donna, un’occasione per si chiede-re una grazia, sono tutti momenti in cui Dio si fa presente.

Studiare musica sviluppa l’intelligenza

Un’ulteriore ricerca scientifica giun-ge alla conclusione che lo studio del-la musica è un fattore di sviluppo della capacità intellettuale dei bambini.

“I bambini che studiano musica den-tro o fuori la scuola, e assistono abitual-mente a concerti insieme ai loro genitori, ottengono un rendimento migliore degli altri, tanto nelle materie letterarie quan-to in quelle scientifiche, in tutti i corsi, in-clusi in quelli a livello universitario” — afferma il giornale italiano L’Espresso (edizione on-line, 7/4/2009).

Alcuni dei Missionari degli Araldi

Page 45: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 45

zioni, ma che riuscirà ad essere ascolta-ta quanto più sarà appoggiata dalla te-stimonianza attendibile della Chiesa”.

150 mila nuovi cattolici negli USA nel 2009

Secondo dati statistici forniti dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici de-gli Stati Uniti d’America all’agenzia Fides, la Chiesa Cattolica riceverà più di 150 mila membri in questo paese, durante l’anno 2009.

In questo computo vengono inclusi solamente gli adulti che riceveranno il Battesimo e i cristiani che entreranno nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. I battesimi dei bambini so-no registrati separatamente.

In alcuni casi, i numeri mostrano la crescita e la vitalità della Chiesa

rima dell’orazione dell’Angelus del 5 aprile, il Santo Padre ha presieduto la cerimonia di “consegna del testimone”. Un gruppo di gio-

vani australiani ha consegnato, a un numeroso grup-po di giovani spagnoli, la Croce Pellegrina e l’icona della Madonna che percorreranno diverse città della Spagna fino alla realizzazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, a Madrid.

Nell’ udienza concessa ai giova-ni il giorno seguente, il Papa li ha in-coraggiati a “riscoprire nella Croce la misura infinita dell’amore di Cristo”. Dopo aver ricordato che Cristo cro-cifisso è “sapienza e potenza di Dio” (I Cor 1, 24), Sua Santità ha così concluso: “Lasciatevi pervadere da questa potenza e sapienza, comunica-tela agli altri e, sotto la protezione del-la Santissima Vergine Maria, prepa-rate con dedizione e gioia la Giorna-

ta Mondiale della Gioventù che farà di Madrid un luogo che irradierà fede e vita, dove i giovani di tutto il mondo festeggeranno con entusiasmo Cristo.”

Il prossimo incontro internazionale si realizzerà dal 15 al 21 agosto 2011 con il tema: Radicati ed edi-ficati in Cristo.

Solenne consegna della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù

dele

ju.o

rg

P

direttore della Sala Stampa della Santa Sede e del Centro Televisivo Vaticano.

In particolare, Don Lombardi ha narrato la sua esperienza personale nel campo dell’informazione, all’ini-zio come redattore della rivista ge-suita Civiltà Cattolica, fino al modo in cui ha affrontato, nel suo ruolo di direttore della Sala Stampa, le pole-miche degli ultimi mesi, che hanno coinvolto il Papa Benedetto XVI,

Per il sacerdote, la comunicazio-ne vaticana è una sfida, innanzitut-to di purificazione e di testimonianza di Fede, una sfida che richiede molta pazienza e costanza.

Infine, Don Lombardi ha ricordato la dimensione “profetica” della parola della Chiesa e del Papa, che “sempre continuerà a suscitare reazioni e opposi-

Cattolica in luoghi dove essa è stata tradizionalmente minoritaria, sottoli-nea la notizia della Fides.

Terzo centenario dell’antica Basilica di Guadalupe

Fides – Il Cardinal Norberto Ri-vera Carrera, Arcivescovo di Città del Messico, ha proclamato un “An-no Giubilare” — dal 1º maggio 2009 al 1º maggio 2010 — per celebrare il 300º anniversario dell’Antica Basilica di Guadalupe.

Si tratta della prima cappella co-struita in omaggio a Nostra Signora invocata col titolo di Guadalupe, ri-strutturata negli ultimi anni grazie all’appoggio della società civile, delle autorità governative, federali e locali e della stessa Chiesa.

Page 46: RAV074 - RAE090_200906.pdf

E

Il potere di un’Ave Maria

46 Salvami Regina · Giugno 2009

storIa Per BamBInI o Per aduLtI PIenI dI fede

Don Hans faceva ritorno in raccoglimento, portando il Santissimo al petto, quando un giovane legnaiolo gli venne incontro correndo, dicendo: “Un prete! Un prete!”

ra una mattina asso-lata. Le montagne del Tirolo apparivano par-ticolarmente belle in quel giorno di prima-

vera. La neve era ormai quasi del tutto sciolta, ma le cime ancora bianche scin-tillavano ai raggi del sole.

Don Hans aveva terminato di ce-lebrare la sua Messa mattutina e si preparava alla catechesi dei bambini. Selezionava l’argomento, consultava libri e sceglieva alcuni santini da dare in premio ai bambini più impegnati, momento che più piaceva a tutti loro.

Trovò una bella incisione della Madonna del Perpetuo Soccorso e la mise in disparte per chi avesse saputo rispondere alla domanda più difficile.

In quel momento entrò il sacresta-no, che disse afflitto:

— Don Hans … È appena arrivata la figlia della sig.ra Binzer, con la no-

tizia che sua madre sta molto male, forse sta per morire, e chiede di por-tarle il Viatico. Non posso accompa-gnarla, perché oggi è il giorno di ri-poso del segretario parrocchiale e qualcuno deve occuparsi della chiesa.

— Non si preoccupi, Rolf, sono già stato varie volte a casa della sig.ra Binzer e conosco bene tutte le scor-ciatoie. Uscendo immediatamente, riuscirò a ritornare in tempo a mez-zogiorno, se Dio vuole.

Senza indugiare, il buon parro-co prese l’Olio Santo e la teca con il Santissimo, montò a cavallo e par-tì, in grande raccoglimento. Procede-va adorando Gesù Sacramentato, che portava al collo, avvolto in un sac-chetto di seta bordata con le iniziali JHS: Jesus Hostia Santa.

Il percorso era bellissimo! I fiori erano già sbocciati, il ruscello scorre-va soave, facendo cantare le sue ac-

que cristalline e gli alberi, già rico-perti di foglie, davano all’aria pri-maverile una freschezza molto pia-cevole. Gli uccellini cinguettavano e le farfalle sembravano ballare davan-ti al cavallo, invitando il sacerdote ad una passeggiata tra le pinete profu-mate.

Don Hans osservò per un po’ la bellezza del paesaggio, glorificando Dio per tali doni concessi all’uomo, ma concentrando tutta la sua atten-zione sul Creatore di queste meravi-glie, che portava stretto al petto. Così raccolto, continuava il suo cammino, in atteggiamento di adorazione, pen-sando fra sè:

— Da quanto tempo non assapo-ro l’aria fresca di questo bosco! Al ri-torno ne voglio approfittare un poco, credo che non tarderò a rientrare …

Giunto alla casa della sig.ra Bin-zer, la trovò in uno stato veramente

Page 47: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Il potere di un’Ave MariaFlávia Cristina de Oliveira

Giugno 2009 · Salvami Regina 47

storIa Per BamBInI o Per aduLtI PIenI dI fede

grave. Era una contadina devota, che aveva sempre partecipato alle attivi-tà parrocchiali, ma l’età e l’infermi-tà le avevano consumato tutte le for-ze e ora si stava preparando a pre-sentarsi davanti a Dio. Tutta la fami-glia era riunita intorno al suo letto. Alcuni piangevano, mentre una delle figlie recitava i Misteri Dolorosi del Rosario.

Don Hans le amministrò l’Un-zione degli Infermi, che lei ricevet-te con devozione, essendo del tut-to cosciente. Nel darle la Comunio-ne, notò che, per sbaglio, aveva por-tato due particole. Non era abitudine all’epoca consumare due ostie nello stesso tempo e, inoltre, la povera si-gnora quasi non riusciva ad ingoiar-ne una. Il sacerdote ne fu un pò con-trariato, perché avrebbe dovuto ri-portare in chiesa il Santissimo Sacra-mento. Avrebbe dovuto fare ritorno in raccoglimento, in orazione, sen-za poter approfittare della primave-ra nel bosco.

Dopo aver detto alla famiglia alcu-ne brevi parole di conforto e speran-za, salì a cavallo e si mise in cammi-no pregando.

Mentre si approssimava al bosco, vide venirgli incontro di corsa un gio-vane legnaiolo, che gridava mentre era ancora lontano:

— Un prete! Un prete!Giunto vicino al cavallo, il ragaz-

zo disse:— Signor Vicario, il mio compa-

gno di lavoro ha appena avuto un in-cidente. Un albero gli è caduto ad-

dosso. Sta morendo e la sola cosa che riesce a fare è chiedere di un prete. Venga subito, signor Vicario!

Don Hans comprese, allora, il mo-tivo per cui aveva preso due parti-cole, senza rendersene conto. Non era stato un equivoco! Era la Divina Provvidenza che voleva venire in aiu-to di quell’anima nell’ora suprema. Il povero ragazzo si confessò, con mol-ta fatica e ricevette la sua ultima Co-munione.

Il sacerdote gli chiese, benevol-mente, se aveva fatto qualcosa di speciale per meritare una grazia co-sì grande. Il legnaio-lo rispose, con la voce frammezzata:

— Ah, padre … ogni volta che vede-vo passare un sacer-dote che portava il Viatico a qualcuno, io pregavo un’Ave Maria, chiedendo al-la Santissima Vergine la grazia di non mo-rire senza confessar-mi e ricevere la Sacra Eucaristia per l’ulti-ma volta. Lei, come Madre che non si di-mentica mai di acco-gliere una richiesta di uno dei suoi figli, mi ha concesso que-sta enorme grazia. Che Ella aiuti anche lei, quando arriverà la sua ora.

Edi

th P

etitc

lerc

Subito dopo, fece un profondo re-spiro e consegnò la sua anima a Dio.

La mattina seguente, Don Hans raccontò il bel fatto ai bambini del ca-techismo, per insegnare loro quale è il potere di un’Ave Maria. Il santino del-la Madonna del Perpetuo Soccorso fu dato in premio a colui che seppe reci-tare a memoria questo bel brano della preghiera di San Bernardo: “RicordaTi, o pietosissima Vergine Maria, che mai si è sentito dire che uno che abbia fatto ri-corso alla tua protezione, implorando la tua assistenza e invocando il tuo soccor-so, sia stato da Te abbandonato”…

La mattina seguente, Don Hans raccontò il bel fatto ai bambini del catechismo. Il santino della

Madonna del Perpetuo Soccorso fu dato in premio a colui che seppe recitare a memoria

questo bel brano della preghiera di San Bernardo

Page 48: RAV074 - RAE090_200906.pdf

48 Salvami Regina · Giugno 2009

I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gIugnoI SantI dI ognI gIorno ___________________________ gIugno

1. San Giustino, martire (†165).Sant’Enecone, abate (†1060). Su ri-

chiesta del re di Navarra, Don Sancho III, abbandonò la vita contemplativa e solitaria per assumere la carica di aba-te del monastero di Oña, a Burgos.

2. Santi Marcellino e Pietro, mar-tiri (†303).

San Domenico Ninh, martire (†1862). Agricoltore decapitato in Vietnam a 20 anni d’età, per essersi rifiutato di calpestare la Santa Croce.

3. Santi Carlo Lwanga e compa-gni, martiri (†1886-1887).

San Morando, monaco (†1115). Svolse fruttuose opere apostoliche in Alsazia, dove fu inviato da Sant’Ugo di Cluny, come superiore di una nuo-va fondazione.

4. San Metrofane, Vescovo (†325). Fu Vescovo di Bisanzio quando questa divenne capitale dell’Impero Romano.

5. San Bonifacio, vescovo e marti-re (†754).

San Franco, eremita († sec. XII). Condusse una vita di penitenza e contemplazione, in una grotta vicino ad Assergi, in Abruzzo.

6. San Norberto, vescovo (†1134).Beato Lorenzo da Villamagna, pre-

sbitero (†1535). Grande predicatore francescano ad Ortona, Italia. Le sue parole, piene di saggezza e unzione, attiravano moltitudini e producevano innumerevoli conversioni.

7. Domenica della Santissima Tri-nità.

Beata Anna di San Bartolomeo, vergine (†1626). Discepola e grande ausiliaria di Santa Teresa di Gesù.

8. Beata Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, vergine (†1926). Fon-dò a Kerala, India, la Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia, de-dita alle opere di carità, soprattutto presso gli ammalati.

9. San Efrem, diacono e dottore della Chiesa (†373).

Beato Giuseppe d’Anchieta, pre-sbitero (†1597) .

San Columba di Iona, abate (†597). Grande apostolo d’Irlanda e Scozia, fondò il monastero di Iona, che ebbe sotto la sua giurisdizione più di quaranta conventi.

10. Beati Tommaso Green e Gual-tiero Pierson, martiri (†1537). Mo-naci certosini che morirono di fame in carcere, durante il regno di Enrico VIII d’Inghilterra, per la loro fedeltà alla Cattedra di Pietro.

11. Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

San Barnaba, Apostolo.Santa Rosa Francesca Ma-

ria Addolorata, vergine (†1876).

Fondò a Tortosa in Spagna, la Con-gregazione delle Suore della Madonna della Consolazione, dedita al servizio dei bisognosi e all’educazione infantile.

12. Beata Florida Cevoli, vergi-ne (†1767). Di nobile famiglia italia-na, entrò nel monastero delle clarisse cappuccine di Città di Castello. Le sue virtù attirarono il beneplacito della badessa, Santa Veronica de Giuliani, di cui divenne segretaria e confidente.

13. Sant’Antonio di Padova, presbitero e dottore della Chiesa (†1231).

Santi Agostino Phan Viet Huy e Ni-cola Bui Viet The, martiri (†1839). Mi-litari dell’esercito vietnamita, giustiziati per il “crimine” di essere cristiani, du-rante le persecuzioni in questo paese.

14. XI Domenica del Tempo Ordi-nario.

Sant’Eliseo, discepolo di Elia. Fu profeta in Israele dal regno di Jo-ram fino al tempo di Joash. Operan-do prodigi a beneficio degli stranie-ri, preannunciò la futura salvezza per tutti gli uomini.

15. Beata Albertina Berkenbrock, vergine e martire (†1931).

Beati Pietro Snow e Rodolfo Grimston, martiri (†1598). Uccisi du-rante il regno di Isabella I d’Inghil-terra, il primo in quanto era sacerdo-te, il secondo per aver dato rifugio al prete a casa sua.

16. Beato Antonio Costanzo Auri-el, presbitero e martire (†1794). Ri-fiutatosi di firmare la Costituzione Ci-vile del Clero, durante la Rivoluzio-ne Francese, fu incarcerato in una sor-dida galera dove morì prestando assi-stenza ai suoi compagni di prigione.

17. San Pietro Da, marti-re (†1862). Falegname e sacresta-Beata Albertina Berkenbrock

Page 49: RAV074 - RAE090_200906.pdf

I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gIugno

Giugno 2009 · Salvami Regina 49

I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gIugno

no della parrocchia di Ngoc-Cuc in Vietnam, decapitato dopo aver sof-ferto crudeli torture durante la per-secuzione anticristiana in questo paese.

18. Santa Elisabetta di Schönau, vergine (†1164). Badessa del mo-nastero benedettino di Shönau in Germania, fu un modello di osser-vanza della vita monastica.

19. Sacro Cuore di Gesù.San Romualdo, abate

(†1027). Santi Remigio Isoré e Mo-

desto Andlauer, presbiteri e martiri (†1900). Gesuiti fran-cesi uccisi davanti all’altare do-ve pregavano, durante la perse-cuzione religiosa in Cina.

20. Cuore Immacolato della Bea-ta Vergine Maria.

Beato Dermot O’Hurley, Vesco-vo e martire (†1584). Imprigiona-to e torturato per mesi, durante il regno di Elisabetta I d’Inghilter-ra, fu alla fine impiccato, per non aver voluto separarsi dalla Chie-sa di Roma.

21. XII Domenica del Tempo Ordinario.

San Luigi Gonzaga, religioso (†1591).

San Leufredo, abate (†738). Fon-dò a Evreux in Francia, un monastero e un asilo per poveri, che diresse san-tamente.

22. San Paolino da Nola, Vescovo (†431).

San Giovanni Fisher, Vescovo, e San Tommaso Moro, martiri (†1535).

San Flavio Clemente, martire (†96). Console romano, fu martiriz-zato per essersi rifiutato di adorare le divinità pagane, durante la persecu-zione di Domiziano.

23. Beata Raffaella Santina Ci-matti, vergine (†1945). Religiosa del-la Congregazione delle Suore della Misericordia, dedita alla cura dei ma-lati e dei poveri. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, dimostrò carità eroica nell’assistenza ai solda-ti feriti.

24. Natività di San Giovanni Bat-tista.

San Teodgaro, presbitero (†1065). Evangelizzò Vendyssel in Danimarca, di cui è patrono.

25. Beata Dorotea de Montau, ve-dova (†1394). Dopo la morte del ma-rito, si chiuse in una cella costruita a fianco della cattedrale di Marienwer-der in Germania, e si dedicò all’ora-zione e alla penitenza.

26. San Giuseppe Ma Taishun, martire (†1900). Medico e catechista ucciso a 60 anni, durante la persecu-zione anticristiana in Cina.

27. San Cirillo di Alessan-dria, Vescovo e dottore della Chiesa (†444).

Beata Luisa Teresa Mon-taignac de Chauvance, vergi-ne (†1885). Fondò a Moullins in Francia, la Pia Unione del-

le Oblate del Sacro Cuore. Pro-mosse il restauro di templi sacri e

stimolò la religiosità popolare.

28. Sant’ Ireneo, Vescovo e mar-tire (†202).

Santa Maria Du Zhaozhi, marti-re (†1900). Cristiana fervente e ma-dre di un sacerdote. Morì decapita-ta durante la persecuzione religio-sa in Cina, per essersi rifiutata di rinnegare la Fede.

29. Santi Pietro e Paolo, Apo-stoli.San Paolo Wu Yan, Giovanni Bat-

tista Wu Mantang e Paolo Wu Wan-shu, martiri (†1900). Paolo Wu era padre di Giovanni Battista, che a quel tempo aveva 17 anni e zio di Pa-olo Wanshu, di 16 anni. I tre furono massacrati durante la persecuzione religiosa in Cina.

30. Santi Primi martiri della San-ta Chiesa di Roma (†64).

San Teobaldo, presbitero ed ere-mita (†1066). Proveniente da una no-bile famiglia francese, scambiò gli onori e le ricchezze per una vita di mendicità e contemplazione.

“Sant’Antonio di Padova” Basilica di Sant’Antonio, Padova

Gui

llerm

o A

zurm

endi

Page 50: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Diego Faustino Maia

Contemplare la terra da un piano angelico

F50 Salvami Regina · Giugno 2009

u nella raffinata Fran-cia del secolo XVIII che i fratelli Étienne e Joseph Montgolfier, fi-gli di un famoso fab-

bricante di carta di Lione, fecero vo-lare un pallone di aria calda in pub-blico per la prima volta nella Storia.

Il curioso artefatto, la cui copertu-ra era decorata con gli emblemi rea-li — il giglio dorato su fondo blu — trasportava in un cesto una pecora, un’anatra e un gallo. Dopo aver sor-

Per salire, le mongolfiere hanno bisogno di disfarsi di zavorre e corde di ormeggio che le fissano al suolo. Anche l’anima deve fare lo stesso...

volato per tre chilometri il parco di Versailles, atterrò dolcemente e la pecora, come ricompensa, terminò i suoi giorni nei mirabili macelli di questo dominio reale.

La notizia dell’avventura aerea percorse il mondo e gli uomini co-minciarono a sognare. Idearono mon-golfiere sempre più audaci, dalle più svariate forme e colori. Si moltipli-carono le sfide, si perfezionarono le tecniche — sostituendo in certe occa-sioni, l’aria calda con l’elio - e si tras-

se beneficio dalla leggerezza dei nuo-vi materiali per rendere realtà que-sti sogni. Così, oggi è possibile orga-nizzare popolari festival come quello di Albuquerque (USA), nel quale ven-gono esibite mongolfiere delle più sva-riate forme: torri medievali o castelli, api o gelati... Tutto fatto con la massi-ma perfezione, allo scopo di suscitare l’impressione di trovarsi in un mondo irreale, meraviglioso.

Al contrario degli aeroplani ed eli-cotteri, che si alzano rumorosamente,

Page 51: RAV074 - RAE090_200906.pdf

Giugno 2009 · Salvami Regina 51

quanto più questa si infervora ne-gli atti di pietà, più sale nella vita spirituale, e più desidera raggiun-gere la santità; d’altro canto, quan-to più lei si raffredda, più perde il coraggio e il desiderio di progredi-re e scende...

Volare nel cielo, contemplare bei panorami, avere grandi orizzon-ti, attrarre verso nobili ideali quelli che sono capaci di ammirare, ecco la grande lezione che ci danno le belle mongolfiere.

le mongolfiere sono spinte verso il cie-lo in un silenzio e in una lentezza ma-estosa ed invitano quelli che rimango-no a terra ad un’avventura fuori del comune: “Venite con noi, sembrano dire, vi porteremo a contemplare da vicino un mondo straordinario, che nessun uomo ha mai visto”. E, lassù vanno le mongolfiere a contemplare tutto da un piano angelico...

* * *Per salire, le mongolfiere han-

no bisogno di disfarsi di zavorre e

corde di ormeggio che le fissano al suolo, altrimenti mai riuscirebbero a volare. Simbolizzano così l’anima umana: affinché essa possa innal-zarsi fino ai grandi panorami della vita soprannaturale, deve rompere con i suoi difetti e affezioni, poiché, attaccata ad essi, non riuscirà mai ad elevarsi da terra.

Hanno bisogno inoltre di man-tenere un fornello che le riempia di aria calda, per poter ascendere. Così è nella vita di ogni persona:

Page 52: RAV074 - RAE090_200906.pdf

L’infinita maestà di Dio

È celata nel Cuore umano

del Figlio di Maria. Questo

Cuore è la nostra Alleanza.

Questo Cuore è la massima

prossimità di Dio alla

storia e ai cuori

umani. Questo cuore è la

meravigliosa condiscendenza

di Dio: il cuore umano che

pulsa con la vita divina; la

vita divina che pulsa nel

cuore umano.

(Giovanni Paolo II, Meditazioni sulla Litania del Sacro Cuore di Gesù, giugno 1985)

“Madonna del Sacro Cuore” Chiesa della Santissima Trinità,

Osimo

Fran

cisc

o Le

caro

s


Recommended