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RAV124 - RAE140_201308.pdf

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Numero 124 Agosto 2013 Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - NE/PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Associazione Madonna di Fatima Nel cuore dell’Africa
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  • Numero 124 Agosto 2013

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    Associazione Madonna di Fatima

    Nel cuore dellAfrica

  • UConoscere il bene e non farlo

    San Bernardo di Philippe Quantin -

    Museo delle Belle Arti, Digione (Francia)

    n cibo indigesto o quello che non ben cotto produce

    cattivi umori e corrompe il corpo invece di nutrirlo. Allo stesso modo, quando lo stomaco dellanima, che la memoria, ingerisce una grande quantit di conoscenze e queste non sono cotte con il fuoco della carit n sono in seguito sparse sulle membra dellanima cio, gli atti e i costumi che producono in essa il bene, non si trasforma questa scienza in peccato, come gli alimenti in umori sconvenienti e nocivi? E non sono forse cattivi umori il peccato e i costumi depravati? E non soffrir di gonfiori e acuti dolori di coscienza chi conosce il bene e non lo pratica? E uno non sentir in se stesso una sentenza di morte e di condanna ogni qual volta gli verranno in mente le parole di Dio: Il servo che, conoscendo la volont del padrone, non avr disposto o agito secondo la sua volont, ricever molte percosse (Lc 12, 47)?

    San Bernardo. Sermoni sul Cantico dei Cantici. Sermone XXXVI, n.4.

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  • Scrivono i lettori 4

    Chi ha bisogno del Medico? (Editoriale) 5Il culto di San Giuseppe nella tradizione della Chiesa

    34

    accaduto nella Chiesa e nel mondo

    40

    Storia per bambini Il tesoro pi prezioso

    46

    I Santi di ogni giorno

    48

    Padre che anche Re

    50

    San Giovanni Berchmans Esser Santo in poco tempo!

    30

    Due settimane di missione nel cuore dellAfrica

    24

    Araldi nel mondo

    28

    Donna Lucilia Ribeiro dos Santos Corra de Oliveira Vogliamo storie di zia Lucilia

    38

    Credo nella comunione dei Santi!

    18

    Commento al Vangelo La tentazione della limbolatria

    10

    La voce del Papa Dio ci convoca a far parte del suo popolo

    6

    SommariO

    Periodico dellAssociazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

    della Nuova Evangelizzazione

    Anno XV, numero 124, Agosto 2013

    Direttore responsabile: Zuccato Alberto

    Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane

    Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Corts, Madre

    Mariana Morazzani Arriz, EP, Severiano Antonio de Oliveira

    Traduzione: Antonietta Tessaro

    Amministrazione: Via San Marco, 2A

    30034 Mira (VE) CCP 13805353

    Aut. Trib. Venezia 11 del 31/3/12

    Poste italiane, s.p.a Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.

    353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NE PD

    Contiene I.R.

    www.araldi.org www.salvamiregina.it

    Con la collaborazione dellAssociazione

    Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

    ArAldi del VAngelo

    Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma

    Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91

    Montaggio: Equipe di arti grafiche

    degli Araldi del Vangelo

    Stampa e rilegatura: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori, 15

    37131 Verona

    Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati di responsabilit dei rispettivi autori.

  • 4Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Scrivono i lettori

    DallIstItuto tecnologIco Don Bosco

    Ringrazio molto per linvio del-la Rivista allIntec Don Bosco. Si sta rivelando molto utile per le classi di formazione, tanto della Scuola Me-dia quanto dellOratorio.

    Fra Jorge B. H., SDBSaltillo Messico

    artIcolo su san MarcellIno chaMpagnat

    Scriviamo per complimentarci con la rivista Araldi del Vangelo, cos ben presentata, per i suoi eccellenti arti-coli, ben documentati e con una dot-trina biblica, storica ed ecclesiale. Vogliamo anche fare i complimenti ai suoi collaboratori, che sono di al-to livello, e in modo speciale ci com-plimentiamo con lautrice dellartico-lo su San Marcellino Champagnat, Modello per genitori ed educatori. Lei dimostra di conoscere perfettamen-te la sua biografia, scritta da uno dei suoi primi discepoli, e lessenza del-la pedagogia marista. Vi auguriamo di continuare sempre su questa linea.

    Rosario D. W. e Ramiro M. E.Alcal de Henares Spagna

    per aDultI, gIovanI e BaMBInI molto arricchente ricevere la

    Rivista ogni mese, poich in essa si incontrano temi di grande interesse che mi permettono di evangelizzare i bambini, giovani e adulti a cui de-vo dare esempio e dimostrazione del mio impegno di cattolica, in fami-glia e nella comunit. Ha richiamato particolarmente la mia attenzione, in un numero, la bellezza della Basi-lica Madonna del Rosario, nel Semi-nario degli Araldi.

    Claudia Y. C. C.Chiquinquir Colombia

    trasforMa Il DIffIcIle In lIeve e accessIBIle

    Mi piace immensamente la rivista Araldi del Vangelo per il suo contenu-to profondo ed elevato, e altrettanto mi piace la sua presentazione grafica, che di prima qualit e grande bel-lezza. In particolare mi piacciono gli articoli di Mons. Joo, il quale ha il dono di trasformare il difficile in ac-cessibile, chiaro e lieve.

    Elza M. B. S.Belm Brasile

    DaI loro fruttI lI conosceraI...Gi diceva il Divino Maestro: Dai

    loro frutti li conoscerai (Mt 7, 20). E dal bene che vedo che questa Rivista fa a chi la legge, potrei classificarla co-me una fonte di grazie. una pubbli-cazione molto buona e vorrei dare un suggerimento alla redazione: serebbe interessante che ci fossero degli arti-coli riguardanti le eroiche avventure dei martiri, poich credo che attire-rebbero molto i giovani.

    Felipe A. T.Belo Horizonte Brasile

    MI allontano DaI proBleMI Del MonDo

    Quando mi sento triste oppure ho qualche difficolt, dopo aver recitato una preghiera, ricorro alla rivista Aral-di del Vangelo, perch leggendo i suoi articoli ottengo pace e molta speran-za, sento che mi allontano dai proble-mi del mondo e mi addentro nella vi-ta spirituale. Sul mio comodino non manca mai un numero della Rivista.

    Paola C. de D. la C.Guatemala Guatemala

    vIta DeI santI eD evangelIzzazIone

    Auguro che la Madonna continui a benedire gli Araldi e la loro Rivista, nella quale si possono ammirare gli ar-gomenti trattati, la bellezza della sua presentazione ed essere aggiornati sui

    fatti accaduti nella Chiesa. Le sezioni che pi mi incantano sono quelle che concernenti la vita dei santi e dellevan-gelizzazione che questa Associazione conduce, in Brasile e nel mondo.

    Simo P. R.Fortaleza Brasile

    Bellezza e contenuto spIrItualeLa rivista Araldi del Vangelo di

    grande ricchezza spirituale. Da essa apprendiamo molte cose per la no-stra formazione e possiamo crescere nellamore a Dio e alla nostra Chiesa. Ci informa anche sulle verit del Vati-cano e ci fa conoscere la vita dei san-ti, che dobbiamo imitare per giungere un giorno alla santit, nostra meta. Gli articoli di Mons. Joo, bellissimi e va-ri, alimentano la nostra anima e ci aiu-tano a crescere nella Fede.

    Myriam L.San Jos Costa Rica

    argoMentI InteressantI e attraentI

    Realmente questa pubblicazio-ne molto bella. La porto sempre nellinterno di Bahia, dove di gran-de utilit per quelli che integrano la Legione di Maria, di cui faccio par-te, poich permette di sviluppare va-ri lavori con i suoi argomenti, tutti molto interessanti e attraenti.

    Jos A. F. F.Salvador Brasile

    tutto attrae e IstruIsceIn questa Rivista tutto attrae e

    istruisce. Ma quello che mi riempie di gioia, in ogni numero, leggere la testimonianza delle persone che, co-me me, apprendono e ricevono gra-zie per mezzo di questa pubblica-zione. Sappiate che dove vado por-to sempre i dpliant informativi e la Rivista, per condividere con tutti quello che gli Araldi mi insegnano.

    Arminda A. de A. B.Mogi das Cruzes Brasile

  • Numero 124

    Agosto 2013

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    Agosto 2013 Araldi del Vangelo5

    Editoriale

    Momenti della visita della Statua Pellegrina del Cuore Immacolato di Maria a Vumbi e Rango (Ruanda)

    (Fotos: Pascal Batagata)

    Chi ha bisogno del MediCo?nenorme sensazione provocherebbe nel mondo, se uno dimostrasse che le tecniche di ripresa esistevano gi al tempo dei Vangeli. E ancora mag-giore sarebbe lo stupore se tale affermazione fosse corroborata da una

    scoperta inaudita: film autentici della vita di Ges.Il meraviglioso ritrovamento produrrebbe un incanto indescrivibile, ma an-

    che alcune sorprese.Infatti, chi si abituato a considerare la figura del Salvatore secondo precon-

    cetti radicati e visioni unilaterali, si sentirebbe probabilmente sconcertato. E cos potrebbe esprimere una delle sue obiezioni:

    Ma che pubblico eterogeneo, vero universo di classi e razze sfila davanti a Lui per essere beneficiato! Ora, per esempio, dopo aver guarito uno sfortunato leb-broso, Egli si ferma ad ascoltare con sollecitudine la richiesta di un soldato roma-no, simbolo vivente della legge del pi forte, e, oltre a questo, danaroso! E, che cosa fa Lui in quella nobile dimora, partecipando a un funerale di lusso? Ah! la casa di un importante personaggio, dove Lui resusciter la bambina che appena morta. Va bene, ma perch allora va a riposare in quellaltra sala, cos fine e ben sistemata? Di nuovo, una casa di ricchi! Bene! Va a cenare con tre fratelli, una famiglia nota e molto frequentata, che lo riceve con speciale affetto, vero. Ma una delle sorelle impazzita allimprovviso! Sperpera denaro in profumi, solo per compiacerLo, e Lui ancora prende la difesa della dissennata! Oh! E io che imma-ginavo Ges circondato solo da straccioni, protettore solamente dei mendicanti, avvocato soltanto degli emarginati...

    E la sua tunica? Inconsutile, di prima categoria! Richiama lattenzione per-sino degli ignoranti, come i legionari di Pilato! Non potrebbe presentarSi con pi semplicit?

    Che dire delle sue parabole? Non vi si trova particolarmente contemplata al-cuna classe, n poveri n ricchi, nobili o plebei. Vediamo re che partono per la guerra, pastori, vignaioli, donne di casa, miliardari che pagano i loro dipendenti in modo esagerato o perdonano loro debiti astronomici, monarchi che organizzano feste di matrimonio, potentati nellinferno, vergini pazze o previdenti

    Cos, quante altre sorprese causerebbe questo ipotetico film della vita del no-stro Salvatore! Per, i Vangeli narrano nei minimi dettagli tutti questi episodi, che rivelano in modo indiscutibile luniversalit dellazione santificatrice di Ges. Se avessimo limmensa felicit di presenziarli, soltanto un atteggiamento sarebbe ac-cettabile e degno di veri seguaci Suoi: cadere in ginocchio ai suoi piedi ed escla-mare, pervasi di amore e adorazione:

    Signore, hai detto bene che Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati (Mc 2, 17). Malati di spirito esistono in tutte le classi e in tutti gli am-bienti. Chi potrebbe dichiararsi in salute davanti a Te? Soltanto Tua Madre San-tissima, poich hai voluto adornarLa con tutte le pienezze dellinnocenza e della santit. Ma tutti gli altri implorano le tue medicine, divino Medico delle anime. E chi oserebbe disprezzare i poveri e i piccoli, amati da Te con tanta tenerezza? Chi si azzarderebbe a escludere i ricchi e condannarli come malvagi, se anche a loro hai offerto il tuo affetto? Che non ci siano pi frontiere alla carit tra gli uni e gli altri! Abbiano i ricchi la gioia e la generosit sempre rinnovata di aiutare i poveri, e ricevano questi la consolazione instancabile di quelli. Vogliamo imitarTi, Signo-re, nel tuo zelo universale e nel tuo amore senza frontiere.

  • Dio ci convoca a far parte del suo popolo

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    6Araldi del Vangelo Agosto 2013

    La voce deL PaPa

    Che missione ha questo popolo? Quella di portare nel mondo la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dellamore di Dio che

    chiama tutti allamicizia con Lui

    ggi vorrei soffermarmi bre-vemente su un altro dei termini con cui il Conci-lio Vaticano II ha definito

    la Chiesa, quello di Popolo di Dio (cfr. Lumen gentium, n.9; Catechismo della Chiesa Cattolica, n.782). E lo fac-cio con alcune domande, sulle quali ognuno potr riflettere.

    Che cosa vuol dire essere Popo-lo di Dio? Anzitutto vuol dire che Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perch Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invi-to rivolto a tutti, senza distinzione, perch la misericordia di Dio vuole la salvezza per tutti (I Tm 2,4).

    Introdotti in questo popolo attraverso il Battesimo

    Ges non dice agli Apostoli e a noi di formare un gruppo esclusi-vo, un gruppo di elite. Ges dice: andate e fate discepoli tutti i popo-li (cfr. Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa, non c pi giudeo n greco poi-ch tutti voi siete uno in Cristo Ge-s (Gal 3,28). Vorrei dire anche a

    chi si sente lontano da Dio e dal-la Chiesa, a chi timoroso o indif-ferente, a chi pensa di non poter pi cambiare: il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Lui ci invita a far parte di questo popolo, popolo di Dio.

    Come si diventa membri di que-sto popolo? Non attraverso la nasci-ta fisica, ma attraverso una nuova na-scita. Nel Vangelo, Ges dice a Nico-demo che bisogna nascere dallalto, dallacqua e dallo Spirito per entra-re nel Regno di Dio (cfr. Gv 3,3-5). E attraverso il Battesimo che noi siamo introdotti in questo popolo, attraver-so la fede in Cristo, dono di Dio che deve essere alimentato e fatto cresce-re in tutta la nostra vita. Chiediamo-ci: come faccio crescere la fede che ho ricevuto nel mio Battesimo? Co-me faccio crescere questa fede che io ho ricevuto e che il popolo di Dio possiede?

    Quanto bello amarci come fratelli veri!

    Laltra domanda. Qual la leg-ge del Popolo di Dio? E la legge

    dellamore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamen-to nuovo che ci ha lasciato il Signo-re (cfr. Gv 13,34). Un amore, per, che non sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che il ri-conoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, lac-cogliere laltro come vero fratel-lo, superando divisioni, rivalit, in-comprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme.

    Quanto cammino dobbiamo an-cora fare per vivere in concreto que-sta nuova legge, quella dello Spirito Santo che agisce in noi, quella del-la carit, dellamore! Quando noi guardiamo sui giornali o alla televi-sione tante guerre fra cristiani, ma come pu capitare questo? Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quan-te guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne!

    Noi dobbiamo chiedere al Si-gnore che ci faccia capire bene que-sta legge dellamore. Quanto bello amarci gli uni con gli altri come fra-telli veri. Quanto bello! Facciamo

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo7

    una cosa oggi. Forse tutti abbiamo simpatie e non simpatie; forse tan-ti di noi sono un po arrabbiati con qualcuno; allora diciamo al Signore: Signore io sono arrabbiato con que-sto o con questa; io ti prego per lui e per lei. Pregare per coloro con i qua-li siamo arrabbiati un bel passo in questa legge dellamore. Lo faccia-mo? Facciamolo oggi!

    Il Diavolo agisce, ma Dio pi forte!

    Che missione ha questo popolo? Quella di portare nel mondo la spe-ranza e la salvezza di Dio: essere se-gno dellamore di Dio che chiama tutti allamicizia con Lui; essere lie-vito che fa fermentare tutta la pasta, sale che d il sapore e che preser-va dalla corruzione, essere una luce che illumina.

    Attorno a noi, basta aprire un giornale, lho detto vediamo che la presenza del male c, il Diavo-lo agisce. Ma vorrei dire a voce al-

    ta: Dio pi forte! Voi credete que-sto: che Dio pi forte? Ma lo dicia-mo insieme, lo diciamo insieme tut-ti: Dio pi forte! E sapete perch pi forte? Perch Lui il Signore, lunico Signore. E vorrei aggiungere che la realt a volte buia, segnata dal male, pu cambiare, se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo so-prattutto con la nostra vita.

    Se in uno stadio, pensiamo qui a Roma allOlimpico, o a quello di San Lorenzo a Buenos Aires, in una notte buia, una persona accende una luce, si intravvede appena, ma se gli oltre settantamila spettatori accen-dono ciascuno la propria luce, lo sta-dio si illumina. Facciamo che la no-stra vita sia una luce di Cristo; insie-me porteremo la luce del Vangelo allintera realt.

    Dobbiamo essere il fermento di Dio

    Qual il fine di questo popolo? Il fine il Regno di Dio, iniziato

    sulla terra da Dio stesso e che de-ve essere ampliato fino al compi-mento, quando comparir Cristo, vita nostra (cfr. Lumen gentium, 9). Il fine allora la comunione piena con il Signore, la familiarit con il Signore, entrare nella sua stessa vi-ta divina, dove vivremo la gioia del suo amore senza misura, una gioia piena.

    Cari fratelli e sorelle, essere Chiesa, essere Popolo di Dio, se-condo il grande disegno di amo-re del Padre, vuol dire essere il fermento di Dio in questa nostra umanit, vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in que-sto nostro mondo, che spesso smarrito, bisognoso di avere rispo-ste che incoraggino, che diano spe-ranza, che diano nuovo vigore nel cammino.

    La Chiesa sia luogo della mise-ricordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accol-to, amato, perdonato, incoraggiato

    Basta leggere un giornale per vedere che la presenza del male esiste, che il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio pi forte!

    Papa Francesco percorre in papamobile Piazza San Pietro prima dellUdienza Generale del 12/6/2013

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  • Imparate a essere magnanimi

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    8Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Per essere magnanimi con libert interiore e spirito di servizio necessaria la formazione spirituale. Voi sarete felici e costruirete bene la

    vostra vita se saprete rispondere alla chiamata di Cristo.

    ari ragazzi, cari giovani!Sono contento di ricevervi

    con le vostre famiglie, gli edu-catori e gli amici della grande fami-glia delle Scuole dei Gesuiti italia-ni e dAlbania. A voi tutti il mio af-fettuoso saluto: benvenuti! Con tut-ti voi mi sento veramente in fami-glia. Ed motivo di particolare gio-ia la coincidenza di questo nostro incontro con la solennit del Sacro Cuore di Ges.

    Vorrei dirvi anzitutto una cosa che si riferisce a SantIgnazio di Lo-yola, il nostro fondatore. Nellautun-no del 1537, andando a Roma con il gruppo dei suoi primi compagni si chiese: se ci domanderanno chi sia-mo, che cosa risponderemo? Venne spontanea la risposta: Diremo che siamo la Compagnia di Ges! (Fontes Narrativi Societatis Iesu, vol. 1, p.320-322). Un nome impegnati-vo, che voleva indicare un rapporto di strettissima amicizia, di affetto to-tale per Ges di cui volevano segui-re le orme.

    Un ambiente nel quale si impari a vivere

    Perch vi ho raccontato questo fatto? Perch santIgnazio e i suoi compagni avevano capito che Ge-s insegnava loro come vivere bene,

    come realizzare unesistenza che ab-bia un senso profondo, che doni en-tusiasmo, gioia e speranza; aveva-no capito che Ges un grande ma-estro di vita e un modello di vita, e che non solamente insegnava loro, ma li invitava anche a seguirlo su questa strada.

    Cari ragazzi, se adesso vi facessi la domanda: perch andate a scuola, che cosa mi rispondereste? Proba-bilmente ci sarebbero molte rispo-ste secondo la sensibilit di ciascu-no. Ma penso che si potrebbe riassu-mere il tutto dicendo che la scuola uno degli ambienti educativi in cui si cresce per imparare a vivere, per di-ventare uomini e donne adulti e ma-turi, capaci di camminare, di percor-rere la strada della vita.

    Come vi aiuta a crescere la scuo-la? Vi aiuta non solo nello svilup-pare la vostra intelligenza, ma per una formazione integrale di tutte le componenti della vostra personalit.

    Avere grandezza danimo per rispondere a ci che Dio ci chiede

    Seguendo ci che ci insegna santIgnazio, nella scuola lelemento principale imparare ad essere ma-gnanimi. La magnanimit: questa virt del grande e del piccolo (Non coerceri maximo contineri minimo,

    divinum est), che ci fa guardare sem-pre lorizzonte!

    Che cosa vuol dire essere magna-nimi? Vuol dire avere il cuore gran-de, avere grandezza danimo, vuol dire avere grandi ideali, il deside-rio di compiere grandi cose per ri-spondere a ci che Dio ci chiede, e proprio per questo compiere bene le cose di ogni giorno, tutte le azio-ni quotidiane, gli impegni, gli incon-tri con le persone; fare le cose picco-le di ogni giorno con un cuore gran-de aperto a Dio e agli altri.

    E importante allora curare la formazione umana finalizzata alla magnanimit. La scuola non allar-ga solo la vostra dimensione intel-lettuale, ma anche umana. E pen-so che in modo particolare le scuole dei Gesuiti sono attente a sviluppare le virt umane: la lealt, il rispetto, la fedelt, limpegno.

    Siate liberi per il bene e campioni nel servizio agli altri

    Vorrei fermarmi su due valori fondamentali: la libert e il servizio.

    Anzitutto: siate persone libere! Che cosa voglio dire? Forse si pen-sa che libert sia fare tutto ci che si vuole; oppure avventurarsi in espe-rienze-limite per provare lebbrezza e vincere la noia. Questa non liber-

    a vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire laltro accolto, amato, perdonato, inco-

    raggiato la Chiesa deve essere con le porte aperte, perch tutti possa-no entrare. E noi dobbiamo usci-

    re da quelle porte e annunciare il Vangelo.

    Udienza Generale, 12/6/2013

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo9

    Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti pu essere trovata in www.vatican.va

    t. Libert vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, saper valu-tare ci che bene e ci che ma-le, quelli che sono i comportamen-ti che fanno crescere, vuol dire sce-gliere sempre il bene.

    Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di andare controcorrente, anche se non faci-le! Essere liberi per scegliere sem-pre il bene impegnativo, ma vi ren-der persone che hanno la spina dorsale, che sanno affrontare la vi-ta, persone con coraggio e pazienza (parresia e ypomon).

    La seconda parola servizio. Nelle vostre scuole voi partecipate a varie attivit che vi abituano a non chiudervi in voi stessi o nel vostro piccolo mondo, ma ad aprirvi agli al-tri, specialmente ai pi poveri e bi-sognosi, a lavorare per migliorare il mondo in cui viviamo. Siate uomini e donne con gli altri e per gli altri, dei veri campioni nel servizio agli al-tri.

    Dio parla sempre; sta a noi ascoltarLo

    Per essere magnanimi con liber-t interiore e spirito di servizio necessaria la formazione spiritua-le. Cari ragazzi, cari giovani, amate sempre di pi Ges Cristo! La no-stra vita una risposta alla sua chia-

    mata e voi sarete felici e costruirete bene la vostra vita se saprete rispon-dere a questa chiamata.

    Sentite la presenza del Signo-re nella vostra vita. Egli vicino a ognuno di voi come compagno, co-me amico, che vi sa aiutare e com-prendere, che vi incoraggia nei mo-menti difficili e mai vi abbandona. Nella preghiera, nel dialogo con Lui, nella lettura della Bibbia, scoprirete che Lui vi veramente vicino. E im-parate anche a leggere i segni di Dio nella vostra vita. Egli ci parla sem-pre, anche attraverso i fatti del no-stro tempo e della nostra esistenza di ogni giorno; sta a noi ascoltarlo.

    Senza coerenza non possibile educare!

    Non voglio essere troppo lungo, ma una parola specifica vorrei ri-volgerla anche agli educatori: ai Ge-suiti, agli insegnanti, agli operato-ri delle vostre scuole e ai genitori. Non scoraggiatevi di fronte alle dif-ficolt che la sfida educativa presen-ta! Educare non un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di es-sere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della lo-ro crescita mettendosi al loro fian-co. Donate loro speranza, ottimi-smo per il loro cammino nel mondo.

    Insegnate a vedere la bellezza e la bont della creazione e delluomo, che conserva sempre limpronta del Creatore. Ma soprattutto siate testi-moni con la vostra vita di quello che comunicate.

    Un educatore Gesuita, inse-gnante, operatore, genitore tra-smette conoscenze, valori con le sue parole, ma sar incisivo sui ragaz-zi se accompagner le parole con la sua testimonianza, con la sua coe-renza di vita. Senza coerenza non possibile educare!

    Tutti siete educatori, non ci sono deleghe in questo campo. La colla-borazione allora in spirito di unit e di comunit tra le diverse componen-ti educative essenziale e va favori-ta e alimentata. Il collegio pu e de-ve fare da catalizzatore, esser luogo di incontro e di convergenza dellin-tera comunit educante con lunico obiettivo di formare, aiutare a cre-scere come persone mature, sempli-ci, competenti ed oneste, che sappia-no amare con fedelt, che sappiano vivere la vita come risposta alla voca-zione di Dio, e la futura professione come servizio alla societ.

    Estratto del discorso preparato per i rappresentanti delle scuole dei gesui-

    ti in Italia e in Albania, 7/6/2013

    Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di andare controcorrente, anche se non facile!

    Un momento dellincontro di Papa Francesco con alunni e professori delle scuole dei gesuiti in Italia e Albania

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  • 10Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Commento al Vangelo XVIII DomenICa Del tempo orDInarIo

    La tentazione della limbolatria

    I La vocazIone scambIata per una serratura...

    Si narra che una volta un monaco fin per ab-bandonare la sua vocazione per una mera baga-tella. Egli aveva lavorato per anni come esimio maniscalco e, in un determinato momento, ave-va sentito, dentro di s un forte impulso a segui-re le vie della vita contemplativa. Abbandona-to tutto, si diresse in un monastero, dove ven-ne ammesso.

    Trascorso del tempo, gli fu destinata una cella la cui porta cigolava e sbatteva incessan-temente giorno e notte, poich non si chiude-va bene. Volendo risolvere il problema, il nostro monaco chiese licenza al superiore e fabbric una magnifica serratura. Inoltre, approfitt per fissare anche la porta, aggiustandola meglio agli stipiti. Insomma, riusc a trasformarla in un pez-zo esemplare per tutta la comunit.

    Soddisfatto del proprio lavoro, passeggiava per i corridoi delledificio, meravigliandosi di non trovare nessuna serratura comparabile al-la sua, cos perfetta e ben rifinita, ma con il pas-sare dei mesi, si stava creando in lui un attacca-mento eccessivo per quellelemento, apparente-mente inoffensivo.

    Un giorno, per, labate ordin un cambio di celle nella comunit. Depresso dalla prospettiva

    Di fronte ai piaceri, anche legittimi, che la vita su questa Terra pu offrire, facilmente luomo si dimentica delleternit per la quale stato creato.

    I discepoli non capivano lelevato significato di tale annuncio

    Mons. Joo Scognamiglio Cl Dias, EP

    Vass

    il

    Lavarizia - Cattedrale di Metz (Francia)

    di vedersi obbligato a ripetere il minuzioso lavo-ro nella sua nuova destinazione, il monaco-ma-niscalco chiese il permesso di portare con s la serratura, ma per decisione del superiore, nes-suno fu autorizzato a traslocare alcunch del-la mobilia nel trasferimento da una cella allal-tra. Scontento della decisione arbitraria del pri-ore e non essendo disposto a rinunciare alla sua eccellente serratura, il monaco la strapp dalla porta e decise di abbandonare la vocazione reli-giosa, ricevuta dalle mani di Dio, portandosi via loggetto del suo attaccamento e percorrendo le vie del mondo...

    Che cosa sottintende la storia della serratu-ra di questo monaco? quello che ci insegna il Vangelo della 18 Domenica del Tempo Or-dinario.

    II IL perIcoLo deLLavIdIt

    Lepisodio narrato in questo Vangelo si svol-ge quando Ges e i suoi discepoli erano in cam-mino verso Gerusalemme, citt dove Egli avreb-be consumato la missione divina. Precedente-mente, e per due volte, aveva predetto la Pas-sione (cfr. Lc 9, 22.44). Tuttavia, i discepoli non comprendevano lelevato significato di tale an-nuncio, nonostante avessero la speranza di es-

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo11

    danti la divisione di uneredit che gli toccava. Per la legge civile giudaica, quando due fratel-li ricevevano leredit lasciata dal padre, questa avrebbe dovuto esser divisa in tre parti, due per il maggiore e solamente una per laltro (cfr. Dt 21, 17).1 Dato il carattere avido dellessere uma-no, nonostante la Legge, questo precetto non evitava frequenti discussioni al momento della sua applicazione. Era comune che tali contese terminassero davanti a un giudice, a un rabbi-no o a un altro arbitro appropriato. Come com-menta Lagrange, i rabbini avevano abituato i Giudei a ricorrere a loro per chiudere le que-stioni che dovevano pi o meno esser risolte se-condo i principi del diritto.2

    Un difetto comune a tutte le epoche

    Il contendente del Vangelo, avvicinandosi a Nostro Signore per chiederGli lintervento nella divisione dei suoi beni di famiglia, non sembra essersi fermato un po a riflettere sulla grandez-za di fronte alla quale si trovava, considerando il Maestro solo come uno di enorme popolarit, come un avvocato sicuro per la causa che desi-derava vincere. Possiamo ben immaginare come egli avesse sofferto per la perdita del padre gi in et matura. La giovinezza era ormai trascor-sa ed egli desiderava garantirsi il futuro, preoc-

    a Vangelo AIn quel tempo, 13 Uno della folla Gli disse: Maestro, di a mio fratello che divida con me leredit. 14 Ma Egli rispose: O uomo, chi mi ha costitu-ito giudice o mediatore sopra di voi? 15 E disse loro: Attenzione! Tenetevi lontani da ogni tipo di cupidigia, per-ch anche se uno nellabbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni. 16 Disse poi una parabola: La campa-gna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra s: Che far, poich non ho dove ri-

    porre i miei raccolti. 18 E disse: Far cos: demolir i miei magazzini e ne costruir di pi grandi e vi raccoglier tutto il grano e i miei beni. 19 Poi di-r a me stesso: Anima mia, hai a di-sposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gio-ia! 20 Ma Dio gli disse: Stolto, que-sta notte stessa ti sar richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sar? 21 Cos di chi accumula teso-ri per s, e non arricchisce davanti a Dio (Lc 12, 13-21).

    Per correggere questa visione umana, Egli li aveva inviati in missione, dando loro il potere di scacciare i demoni

    sere i primi nel supposto Regno Messianico che Cristo avrebbe fondato in questo mondo (cfr. Lc 9, 45-46). Per correggere questa visione uma-na, Egli li aveva inviati in missione, dandogli il potere di scacciare i demoni, e aveva insegna-to loro il Padre Nostro, incitandoli alla perseve-ranza e fiducia nella preghiera (cfr. Lc 10, 1.17; 11, 1-4). Fu nelle attivit di questo ministero co-s soprannaturale che fecero al Maestro questa singolare richiesta.

    In quel tempo, 13 Uno della folla Gli disse: Maestro, di a mio fratello che divida con me leredit.

    Le parole iniziali del passo evangelico con-templato ci manifestano lintera disponibilit di Nostro Signore ad esaudire tutte le persone che lo circondavano. Mantenendo facile acces-so a S, senza intermediario alcuno, era sem-pre pronto a rispondere alle necessit di coloro che a Lui si accostavano. Solo questo minusco-lo particolare sarebbe stato di per s sufficiente a riempirli di fiducia.

    Infatti, la scena narrata ci presenta il caso di un tale che si diresse da Ges per chiedere aiu-to. Si tratta, senza dubbio, di un fratello mino-re che stava affrontando delle difficolt riguar-

  • 12Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Anche ai nostri giorni esiste un forte desiderio di trovare un elisir della vita eterna, nel tentativo di vivere in un limbo permanente in questo mondo

    cupazione molte volte dominante nelle persone avanti negli anni.3 Questa la mentalit di colo-ro che in questa tappa dellesistenza perdono il senso della generosit e la capacit di compren-dere il carattere transitorio dei beni temporali. Il nostro fratello minore del Vangelo sta con gli occhi fissi sul suo futuro, su quello che potrem-mo definire anche se paradossalmente come la perpetuit di questa Terra.

    Dal primo momento delluscita di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, la natura uma-na ha cominciato a cercare il frutto dellalbero della vita in esilio, nella patria terrena. Anche ai nostri giorni, e con pi intensit che in epo-che passate, esiste un forte desiderio di trovare, attraverso la medicina, lelisir della vita eter-na, nel tentativo di vivere in un limbo perma-nente. Questo atteggiamento molto comune e secondo unespressione usata dal Prof. Pli-nio Corra de Oliveira si potrebbe denomina-re limbolatria,4 termine che ben designa la po-sizione degli adoratori di unesistenza felice in un limbo infinito, in una continua fruizione di piaceri in questo mondo, dimentichi della ve-ra eternit e del soprannaturale. Di fronte a ta-le concezione della vita, vediamo quale stata la risposta del Divino Redentore.

    La missione di Nostro Signore non era temporale14 Ma Egli rispose: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?

    Non risulta esserci nel Vangelo nessuna ne-gazione chiara ed esplicita di Ges di fronte a qualsiasi richiesta, soprattutto se fatta con sin-cera umilt di cuore, ma nel caso di questuomo Egli rifiuta di pronunciarsi sullargomento, per il fatto che questa non era la sua missione. Com-peteva, piuttosto, ai giudici e ai rabbini, i quali avevano per diritto tale responsabilit. Secondo quanto commenta SantAmbrogio, colui che era disceso per ragioni divine, con ogni giusti-zia rifiuta quelle terrene, e non si degna di farsi giudice di contese n ripartitore di eredit terre-ne, poich a Lui toccava giudicare e decidere sui meriti dei vivi e dei morti.5

    Questi primi versetti sono sufficienti per trar-re una bella lezione. La reazione di Cristo ci mo-stra che quando uno desidera un bene solo per s, Dio si allontana. Zelante, per, per leterna

    salvezza di tutti, ha voluto presentare a quelluo-mo un nuovo insegnamento: il pericolo di lasciar-si prendere dalle questioni di uneredit familia-re. Il richiedente esigeva la met delleredit afferma SantAgostino chiedeva la met di uneredit terrena e il Signore gliela offr tutta in-tera nel Cielo: gli dava pi di quanto chiedeva.6 Questo si era verificato per il fatto che egli era ri-volto ai beni visibili con una volutt non comune, volendo averli, a tutti i costi, nelle sue mani.

    Cos la cupidigia15 E disse loro: Attenzione! Tenetevi lontani da ogni tipo di cupidigia, perch anche se uno nellabbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni.

    In primo luogo, sorprendente vedere No-stro Signore che fa uso della parola attenzione, per mostrare limportanza capitale della frase proclamata da Lui. Ora, in questo versetto, dob-biamo tener conto che quando Ges parla di ogni tipo di cupidigia non si riferisce solo al denaro. Se avesse detto solamente dalla cupi-digia, avrebbe potuto significare solo il denaro. Avendo detto contro ogni tipo di cupidigia, poteva non riferirsi solo a questo, comprenden-do, pertanto, altri beni materiali.

    Se desideriamo qualcosa per la nostra stabili-t, egoismo o bene personale, separato dallamo-re di Dio e bramato con avidit, questo si chia-ma cupidigia! Ci insegna il Dottor Angelico che il peccato della cupidigia si compie quando si de-sidera acquisire e accumulare ricchezze oltrepas-sando la dovuta moderazione. Questo proprio dellavarizia, la quale si definisce come un desi-derio smisurato di possedere.7 Tornando, allora, alla storia del nostro povero monaco-maniscalco, bisogna chiederci: come possibile che la vita di un uomo si riduca allamore per una serratura?

    Siamo onesti e guardiamo bene in faccia lampio campo di beni intorno a noi. San Gio-vanni della Croce li definisce con precisione: intendiamo per beni temporali ricchezze, sta-ti, mestieri e altre pretese, e anche figli, paren-ti, matrimonio, ecc..8 Questi potranno consiste-re anche in una serratura, in un apprezzamento squilibrato per un animale domestico o per un oggetto qualsiasi, al quale ci attacchiamo in mo-do eccessivo, anche se ci porter lontani da Dio.

    Esistono anche altre specie di cupidigia come quella del sentimentalismo, dellaffetto, del ro-

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo13

    manticismo, che ci obbligano a mettere Dio da par-te per adorare quello che meramente umano. Quando uno consegna il suo cuore alla cupidigia di questo tipo e alla adorazione degli altri e que-sta lessenza del romanticismo , vorr sempre di pi, vivendo in una continua inquietudine. Un altro tipo ancora di cupidigia la vanit, il desiderio di apparire, sia per la bellezza fisica, perdendo tempo nella cura eccessiva del proprio aspetto, sia per ri-tenersi in possesso di una grande intelligenza. Pu esserci cupidigia anche in relazione alla salute, de-dicandoci in modo sproporzionato ed esclusivo alla cura del corpo e al trattamento delle malattie.

    Lattaccamento pu concentrarsi su pochi beni

    Nostro Signore parla di abbondanza di be-ni. Tuttavia, necessario tener presente che se ci trovassimo in una situazione di scarsezza di mezzi, di ricchezze o di beni di qualsiasi altro genere, questo non significherebbe che siamo esenti dal rischio di attaccamento a loro.

    Continuando la sua analisi, San Giovanni del-la Croce commenta come terribile la dedizione sregolata al benessere materiale, e spiega che se una persona ha molti beni, la sua considerazione sar ripartita fra tutti loro. Sar il caso, per esem-pio, di un possessore di mille monete doro. Se ne perde una sola, restando con novecentonovanta-nove, lo shock non sar tanto grande. Invece, se ne perde novecentonovantanove, tutta la sua at-tenzione per le mille monete si concentrer su una sola. In questo modo, chi ha pochi beni pu avere per loro lo stesso attaccamento che un na-babbo avrebbe per tutta la sua for-tuna, dimenticandosi, a causa di questo, di Dio.

    indispensabile, tuttavia, sot-tolineare una sfumatura impor-tante. Ges non sta condannan-do, in questa parabola, il possesso di beni, n il diritto di propriet, ma la cupidigia, ossia, la mancan-za di regole nella considerazione dei beni temporali.9

    Un uomo benedetto da Dio16 Disse poi una parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.

    Il Divino Maestro sottolinea, gi allinizio, la fortuna di questuomo della parabola. Era ricco, ben sistemato e aveva soddisfatto in abbondan-za tutte le sue necessit. Infatti, lallevamento e lagricoltura erano le principali fonti di ricchezza nella Palestina di quel tempo. Egli stava dunque guadagnando, perch la generosit di Dio gli ave-va procurato la gioia di vivere nellabbondanza. Tanto era stato favorito, che la sua terra gli aveva dato un grande raccolto, e secondo quanto pos-siamo supporre dalla successiva narrazione, con un risultato molto superiore al normale.

    Ora, questa terra, a chi appartiene? Senza dubbio propriet dellagricoltore, ma chi lha creata? Chi le ha fatto produrre frutti? certo che stata la semente, ma... chi ha generato la semente? E se procedessimo oltre, arriveremmo alla conclusione che, in fondo, tutto di Dio e solo a Lui appartiene! Da Dio provengono tut-ti questi benefici, la buona terra, la buona tem-peratura del cielo, labbondanza di sementi, la-iuto dei buoi e di tutto ci che lagricoltura ne-cessita per produrre in abbondanza. E, che co-sa scopriamo in questo uomo?.10 Davanti a tale bont della Provvidenza Divina, la reazione del padrone del terreno non stata di reciprocit.

    Egoismo e cupidigia vanno sempre a braccetto17 Egli ragionava tra s: Che far, poi-ch non ho dove riporre i miei raccol-ti. 18 E disse: Far cos: demolir i miei magazzini e ne costruir di pi grandi e vi raccoglier tutto il grano e i miei

    Se desideriamo qualcosa per il nostro bene personale, separato dallamore di Dio e bramato con avidit, questo si chiama cupidigia

    Monete doro dellepoca dellImpero - Museo dei Valori della Banca Centrale del Brasile, Brasilia

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  • 14Araldi del Vangelo Agosto 2013

    beni! 19 Poi dir a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e dat-ti alla gioia!

    Latteggiamento iniziale del proprietario quel-lo di colui che, allimprovviso, si imbatte in una si-tuazione di saziet inattesa. Che far? Non ho dove custodire il mio raccolto!. Deplorabile sta-to questo suo primo pensiero, pieno di egoismo. Trovando i campi floridi e pronti per trarne il ren-dimento di un raccolto come mai era riuscito ad immaginare, luomo ha sentito ribollire in s leli-sir della limbolatria, cio, il desidero di rimanere su questa Terra per tutta leternit, senza incidenti.

    Dio scomparso dai suoi piani, e quando que-sto succede, subentra il disastro. nostro dovere non toglierLo mai dal centro delle nostre preoc-cupazioni. Se non agiamo cos, la nostra persona assumer rapidamente il ruolo principale delle-sistenza, poich per noi esistono solo due amo-ri: o amiamo Dio fino a dimenticarci di noi stessi, o amiamo noi stessi fino a dimenticarci di Dio.11

    Il personaggio della parabola vuole custodire il prodotto del buon raccolto in modo esclusivo, per la sua soddisfazione. Come ammoniva Nostro Si-gnore poco prima, egli avido e avaro, desidera tutto per s e solo per s! Partendo da un principio errato quello dellegolatria , nemmeno si ricor-da di fare un qualche bene agli altri. Una volta che ha ricevuto con copiosit dalle mani del Creatore quel raccolto, e in una quantit tanto superiore a quella che lui si aspettava, in una quantit tale che non aveva nemmeno dove immagazzinarlo, era desiderio dellAltissimo che lo utilizzasse anche

    per il bene del prossimo, ma non gli era nemme-no venuta in mente una simile possibilit! Se Dio non al centro delle riflessioni dellanima, gli vie-ne unansia propria dellattaccamento e, con que-sta, il turbamento. Non in commotione Dominus il Signore non nellagitazione (I Re 19, 11). Lo spirito della cupidigia ci fa perdere la pace.12

    Come il gi criticato monaco-maniscalco non si era preoccupato di fare nuove serrature per tutte le celle sebbene fosse eccellente nella professio-ne e avesse in abbondanza labilit per farle , e aveva chiesto il permesso di rifare soltanto la sua, allo stesso modo quel proprietario vuole costruire i granai pensando ad una stabilit basata sul mero godimento della vita personale. In entrambi emer-ge un profondo atteggiamento egoista.

    Daltra parte, il Maestro non afferma che ci sia unintenzione esplicita di peccato in tutto questo. Tuttavia, dicendo riposati, mangia, bevi e datti al-la gioia..., luomo ricco si dimenticato del Pri-mo Comandamento della Legge di Dio: Amerai il Signore tuo Dio sopra ogni cosa. Colui che gli aveva procurato la situazione di abbondanza era stato ora messo da parte e non pi ricordato.

    per questa ragione che egli non ritiene nem-meno sufficiente il considerevole sostentamento messo da parte nei granai gi esistenti. Nellan-no successivo e in quelli seguenti, avrebbe nuo-vamente avuto un raccolto, magari ancora di pi. Tuttavia, lavarizia e il desiderio di godere lo rese-ro cieco. Questo il pensiero di quanti sono do-minati dalla cupidigia. Non sono mai soddisfat-ti dei doni ricevuti dalle mani di Dio, aspirando sempre a qualcosa in pi. La ragione per la qua-le lavidit non si sazia mai che il cuore delluo-

    mo fatto per ricevere Dio. [] Per questo, non pu riempirlo quello che meno di Dio.13 Questa insoddisfazio-ne porta a uno squilibrio emozionale, e i suoi frutti si traducono nella mancan-za di virt, a causa del desiderio disor-dinato di voler sempre di pi. la cu-pidigia definita da San Bernardo come male sottile, segreto veleno, peste oc-culta, artefice del dolore, madre delli-pocrisia, padre dellinvidia, origine dei vizi, semente di eccessi, [...] tarma della santit che rende ciechi i cuori, conver-te in malattie gli stessi rimedi e in nuovi acciacchi la medicina.14

    Guai a chi fonda la sua vita spiritua-le o temporale pensando soltanto a se Campi di grano pronto per il raccolto (Paraguay)

    Il personaggio della parabola vuole custodire il prodotto del buon raccolto in modo esclusivo per la sua soddisfazione

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  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo15

    Chi di noi non ha avuto la tentazione di accumulare altri tipi di beni, nonostante essi ci allontanassero da Dio e dalleternit, dimenticando la breve durata della nostra vita?

    stesso! Prima o poi, sentir lo stesso ammonimen-to, uscito dalle labbra di Nostro Signore, alluomo di questa parabola.

    Alla fine della vita, a nulla ci servir la cupidigia20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa not-te stessa ti sar richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sar? 21 Cos di chi accumula tesori per s, e non arricchisce davanti a Dio.

    Continuava ad accumulare grano e beni ma-teriali, volendo costruire un nuovo granaio si-curo, poich aveva fatto della vita nel tempo il suo ultimo fine, credendo di prolungarla eter-namente. La sua pazzia consistita in un atto di disamore rispetto alleterno. Questo poveret-to avr forse visto la demolizione dellantica di-spensa. Ma di sicuro non gli fu possibile vedere le fondamenta della nuova costruzione.

    Chi non compie il Primo Comandamento del-la Legge di Dio si trova nel caso di questo infeli-ce. Tale latteggiamento di molte persone, che, ottenebrate dalla cupidigia, nei riguardi dei be-ni spirituali servono al denaro e non al Signore, e si muovono per il denaro e non per Dio, antepo-nendo il valore dei soldi a quello del premio divi-no, facendo in molti modi del denaro il loro dio e fine primario, anteponendolo al fine ultimo che Dio.15 Si dimenticano delle due vite presenti den-tro di s: quella materiale e quella divina, e si occu-pano con ogni zelo della prima, smettendo di oc-cuparsi di questultima, che lo stato di grazia.

    Ora, chi di noi non ha avuto la tentazione di accumulare altri tipi di beni, nonostante essi ci allontanassero da Dio e dalleternit, dimenti-cando la breve durata della nostra vita? Quanti e innumerevoli casi ci sono, nella Storia, di per-sone la cui vita stata strappata proprio quan-do erano allapice di una realizzazione terrena! Infatti, afferma con severit San Giovanni del-la Croce: Tutte le volte che ci rallegriamo va-namente, Dio ci sta guardando, e preparando qualche punizione o amarezza, commisurata al-la colpa.16 Non siamo pazzi! Chi pu assicura-re il giorno e lora della propria morte, se per-sino i medici sono incapaci di determinarli con esattezza? Chi pu garantire la durata della pro-pria vita, fino a stasera? Chi pu essere certo di continuare ad esistere domani? Per morire, ba-sta ununica condizione: essere vivo!

    Pertanto, mille volte meglio stare, in ogni istante, con tutta la propria attenzione rivolta a ci che eterno. Dopo la morte vivremo per sempre e, in un determinato momento, recupe-reremo i nostri corpi, in stato di gloria o di orro-re, a seconda delle nostre opere. Se andremo in Cielo riceveremo la gloria, ma se andiamo allin-ferno sar la perpetua sofferenza.

    Vale la pena, dunque, rimanere turbati, viven-do nellafflizione delle cose concrete, dimenti-cando quelle eterne? Procedendo in questo mo-do, per quanto possediamo innumerevoli raccol-ti, desideriamo costruire numerosi granai o ave-re propriet infinite o, in senso opposto, sebbe-ne siamo poveri, seduti ai margini di una strada a chiedere lelemosina, il risultato sar lo stesso: ri-marremo amareggiati, come il triste uomo della parabola, disposti a costruire con lui un granaio per questa Terra e non per leternit.

    La legittimit della provvista

    Una domanda pu sorgere dentro di noi: co-me agire in relazione alle incertezze della vi-ta presente? legittimo fare provviste? Come placare le legittime preoccupazioni umane per la stabilit materiale? In verit, chi non esamina con attenzione il testo evangelico potrebbe farsi unimpressione sbagliata, immaginando che No-stro Signore stia disapprovando il diritto di pos-sedere, poich luomo della parabola consi-derato un pazzo dallo stesso Ges. Dio stareb-be condannando laspirazione a un diritto, posta da Lui stesso nellanima umana17 il diritto di propriet , dando lidea che si commette pec-cato per il fatto di possedere beni? Qual sta-ta la pazzia delluomo? Avrebbe Cristo condan-nato latto di fare provvista, per il semplice fat-to che lagricoltore ha riunito un enorme raccol-to, molto al di sopra delle sue aspettative ed ha, per questo, voluto costruire un granaio capace di contenere queste quantit fino alla fine del-la sua vita? Se cos fosse, ogni casa con dispen-sa sarebbe condannata, perch non sarebbe per-messo fare provviste, secondo questo Vangelo...

    Purtroppo non raro sentire argomenti assurdi contro il diritto di propriet. Ora, esso presente in questaspirazione posta da Dio nel cuore uma-no. Ed la pratica di tale diritto che ci permette di conservare e custodire i mezzi per garantire la sussistenza e rispondere alle necessit personali o, persino, per una dignitosa rappresentanza socia-le. Il problema non consiste nellaggiungere teso-

  • 16Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Innanzitutto, necessario essere ricchi davanti a Dio; questa ricchezza si conquista avendo la principale attenzione rivolta ai beni eterni

    ri per mantenere la propria stabilit o una buona immagine nella vita di societ, ma nellesser ricchi davanti a Dio. Questa ricchezza si conquista te-nendo la principale attenzione rivolta ai beni eter-ni. In questo modo, se lamore a Dio sar presen-te e legoismo posto di lato, anche il fare provvista e il tesaurizzare beni sar legittimo.

    Tuttavia, lamore di Dio esige uno spiegamen-to di amore al prossimo. necessario, allora, rice-vere ed economizzare per distribuire sempre, sen-za custodire esclusivamente per s. Questa regola si estende non solo al denaro e ai beni puramente materiali, ma anche a ogni beneficio o qualit da-ti da Dio. Si potrebbe, allo stesso modo, applicare la condanna del Vangelo a chi studia solo con lin-tento di diventare un genio e non per trasmettere le sue conoscenze agli altri; chi prega per s e mai per gli altri; chi si relaziona con i suoi simili con il puro anelito di soddisfare un desidero di conside-razione e di stima personale e non con lintenzio-ne di fare il bene, in cui traspaia il desidero della salvezza eterna di tutti. Tali errori rendono gli atti di una persona malefici e segnati con il timbro in-confondibile dellegoismo.

    III non dIstogLIere gLI occhI daLL eternIt

    E necessario, dunque, tener presente quanto rapidamente passiamo su questa Terra. La nostra attenzione non pu fissarsi solo su questo mon-do e dimenticare laltro. Quante volte, nel corso dei secoli, verifichiamo che quando una nazione o unarea di civilt decide di rivolgersi a Dio, apren-dosi alla prospettiva delleternit, tutto quanto buono fiorisce!Daltro canto, quando gli uomini escludono Dio dal centro delle loro vite e rubano il posto a Lui riservato, ogni specie di disastri e ca-stighi si abbattono su di loro. Ci troviamo, attual-mente, in unepoca di invenzioni e magnifiche sco-

    perte scientifiche, le quali erano impensabili nel passato, ma questo un grave problema, poich, davanti a tale panorama, Dio scompare...

    Ai nostri giorni, con pi impeto che mai, lim-moralit sembra voler distruggere in modo defi-nitivo la moralit, come indica la velocit di de-gradazione delle mode, dei costumi, della fami-glia. Le sregolatezze morali si vanno generaliz-zando in tal maniera che, se fosse offerto a perso-ne con aspettativa di morte imminente un rime-dio per prolungare la vita un po di pi, esigen-do da loro, per, di rinunciare ad essere impuri, senza dubbio alcuno, buona parte di loro preferi-rebbe morire, piuttosto che perdere la possibilit di commettere questo genere di peccato. Chi cos procede ha, in fondo, uno spirito nel quale impe-ra una deliberata disobbedienza ai Dieci Coman-damenti, poich i suoi occhi sono posti nelle co-se di quaggi e non in quelle del Cielo. quello che si comprende anche nella prima lettura, trat-ta dal Qoelet: Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovr poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato, anche questo vanit (Qo 2, 21).

    Il senso etimologico della parola vanit vuoto. Chi vive cercando cupidigie immagi-nando con esse di riempire la sua anima rin-corre un vuoto.

    Quando facciamo un viaggio definitivo in un altro Paese, abbiamo ancora la possibili-t di portare con noi tutti i nostri beni. Tutta-via, quando ce ne andiamo da questo mondo passando per il Giudizio verso leternit, non possiamo portare niente, neanche i nostri vesti-ti, poich questi rimangono nella sepoltura, con il corpo, e diventano cibo per i vermi. Allora, sa-r meglio per chi parte da questa vita investire il suo capitale nel tesoro spirituale, per giungere dallaltro lato molto pi fortunato. il consiglio che oggi ci dato: non fissare la nostra atten-

    1 Cfr. FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Seor Jesucristo. Vi-da pblica. Madrid: Rialp, 2000, v.II, p.381; GOM Y TOMS, Isidro. El Evangelio explicado. Ao tercero de la vida pblica de Jess. Barcelona: Rafael Casulle-ras, 1930, v.III, p.226-227.

    2 LAGRANGE, OP, Marie-Joseph. vangile selon Saint Luc. Paris: J. Gabalda, 1927, p.357.

    3 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-NO. Somma Teologica. II-II, q.118, a.1, ad 3.

    4 CORRA DE OLIVEIRA, Pli-nio. Conferenza. So Paulo, 15 nov. 1980.

    5 SANTAMBROGIO. Tratado so-bre el Evangelio de San Lucas. L.VII, n.122. In: Obras. Madrid: BAC, 1966, t.I, p.405.

    6 SANTAGOSTINO. Sermo CVII, c.I, n.2. In: Obras. Madrid: BAC, 1958, v.VII, p.427.

    7 SAN TOMMASO DAQUINO, op. cit., a.1.

    8 SAN GIOVANNI DELLA CRO-CE. Salita al Monte Carme-lo. L.III, c.XVIII, n.1. In: Obras Completas. 5.ed. Pao de Arcos: Carmelo, 1986, p.301.

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo17

    E necessario aver presente quanto rapidamente passiamo per questa Terra; la nostra attenzione non pu fissarsi solo in questo mondo e dimenticare laltro

    zione e le nostre preoccupazioni sulle cose con-crete di questa Terra, ma su quelle delleterni-t, cosa che si ottiene accettando lammonimen-to di San Paolo ai Colossesi, nella seconda lettu-ra della Liturgia di questa domenica: Mortifi-cate dunque quella parte di voi che appartiene alla Terra: fornicazione, impurit, passioni, desi-deri cattivi e avarizia insaziabile (Col 3, 5).

    Insomma, il problema non nellavere o non avere, ma nellesser ricchi davanti a Dio. E per questo necessario non esser romantici, non es-sere vanitosi, non voler lelogio degli altri, non cercare il denaro con avidit, non essere orgo-gliosi. Esser ricchi davanti a Dio , in verit, es-ser modesti, essere altruisti. Esser ricchi davan-

    ti a Dio avere molta fede. Questa la ricchez-za alla quale Ges ci invita.

    Per raggiungere tale meta, non esiste altra via che la vita di preghiera, dove troveremo le grazie necessarie per giungere felici alleternit. Praticare la virt, cercando di esser buoni con gli altri e volendo il nostro autentico bene per-sonale, ecco la preparazione per questo viag-gio senza ritorno, viaggio che dispensa dal pas-saporto, carta di identit, carta di credito e per-sino visto di ingresso. Lingresso dipender, que-sto s, dalla vita condotta su questa Terra, la cui principale preoccupazione dovr consistere nel desidero di piacere a Dio, nel desidero di esser interamente fedeli alla sua Legge.

    Tramonto nella casa Lumen Coeli, Mairipor (Brasile)

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    9 Cfr. SAN BEDA. In Luc Evange-lium Expositio. L.IV, c.12: ML 92, 491-492.

    10 SAN BASILIO MAGNO. Homi-lia in illud dictum Evangelii. De-struam horrea mea, n.1: MG 31, 261-264.

    11 Cfr. SANTAGOSTINO. De Civi-tate Dei. L.XIV, c.28. In: Obras. Madrid: BAC, 1958, v. XVI-XVII, p.984.

    12 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-NO, op. cit., a.8.

    13 SAN TOMMASO DAQUINO. De decem prceptis. Art. 11. De nono prcepto.

    14 SAN BERNARDO. Sermo in psalmum XC, c.VI, n.4. In: Obras Completas. Madrid: BAC, 1953, v.I, p.388.

    15 SAN GIOVANNI DELLA CRO-CE, op. cit., L.III, c.XIX, n.9, p.310.

    16 Idem, c.XX, n.4, p.314-315.17 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-

    NO, Somma Teologica, op. cit., q.66, a.1: Luomo ha il domi-nio naturale sulle cose esteriori. [] Infatti sempre gli esseri me-no perfetti esistono per i pi per-fetti. [] E tale dominio natu-rale sulle altre creature compete alluomo, perch dotato di ra-gione, nella quale consiste lim-magine di Dio.

  • Credo nella comunione dei Santi!

    S

    18Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Nel meraviglioso universo della Comunione dei Santi, il pi insignificante dei nostri atti, realizzato nella carit, sinverte a favore di tutti i fedeli e ogni peccato pesa negativamente in questa comunione.

    fidando il progresso scien-tifico moderno, il corpo umano continua ad essere, sotto molti aspetti, ancora

    un mistero. A mano a mano che cono-sciamo meglio le sue leggi e operazio-ni, assurgono nuove incognite e anche nuove meraviglie si svelano, suscitan-do ammirazione.

    Infatti, chi oggi non si meravi-glia davanti alla spettacolare effi-cacia del sistema immunologico del nostro organismo? Quale scienziato potr spiegare con esattezza la stra-ordinaria agilit, capacit e preci-sione del nostro sistema nervoso? O come non stupirsi dellinstancabile

    lavoro del cuore, che, con i suoi bat-titi ritmati, pompa incessantemente il sangue verso gli altri organi?

    Ora, il corpo umano la migliore immagine alla nostra portata di una ricca e profonda verit della nostra Fede: la Comunione dei Santi. Riaf-fermata da noi ogni volta che recitia-mo il Credo, essa , tuttavia, rare vol-te oggetto delle nostre riflessioni, for-se perch trascende la sfera tempora-le e terrena e ci conduce a realt estra-nee alle preoccupazioni quotidiane.

    Percorriamo, dunque, alcuni passi delle lettere di San Paolo, consideria-mo le riflessioni del famoso predicato-re domenicano Jacques-Marie-Louis

    Millon Barros de Almeida

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo19

    Monsabr, e ricorriamo agli insegna-menti del Concilio Vaticano II e di al-cuni dei Papi pi recenti per adden-trarci in questappassionante tema.

    Cristo, capo del Corpo Mistico della Chiesa

    Come insegna lApostolo, c nella Santa Chiesa unintima relazione tra i suoi membri: Pur essendo molti, sia-mo un solo corpo in Cristo (Rm 12, 5), il Corpo Mistico di Cristo. E, co-me ogni corpo ben costituito, esso ha un Capo dal quale tutto il corpo rice-ve sostentamento e coesione per mez-zo di giunture e legamenti, realizzan-do cos la crescita secondo il volere di Dio (Col 2, 19).1 Da Cristo, capo del Corpo, della Chiesa (Rm 12, 4-5), scaturisce la vita, la forza e la vitalit per il resto dellorganismo.

    Lo stesso Redentore ci spiega questa realt nella parabola della vite e dei tralci: Io sono la vera vi-te e il Padre mio il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie [...]. Come il tralcio non pu far frutto da se stesso se non rimane nella vite, cos anche voi se non ri-manete in me (Gv 15, 1-2a .4).

    Tutti voi vi siete rivestiti di Cristo

    Tutti i battezzati, per quanto di-versi siano per razza, nazione o clas-

    Il Giudizio finale del Beato Angelico - Gemldegalerie, Berlino

    Da Cristo, Capo del Corpo Mistico della Chiesa scaturisce la vita, la forza e la vitalit per il resto dellorganismo

  • 20Araldi del Vangelo Agosto 2013

    se sociale, fanno parte di que-sto Corpo. Ci insegna lApo-stolo: Tutti voi che siete sta-ti battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c pi giudeo n greco; non c pi schiavo n libero; non c pi uomo n donna, poich tut-ti voi siete uno in Cristo Ge-s. (Gal 3, 27-28). Nella lette-ra agli Efesini, egli insiste sul-la necessit di questunione: Cercate di conservare lunit dello spirito per mezzo del vin-colo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una so-la la speranza alla quale sie-te stati chiamati, quella della vostra vocazione (Ef 4, 3-4).

    Questo importante insegnamento si materializzava nei costumi vigenti nei primi tempi della Chiesa, come narra il libro degli Atti degli Apo-stoli: La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuo-re solo e unanima sola e nessuno di-ceva sua propriet quello che gli ap-parteneva, ma ogni cosa era fra loro comune (At 4, 32).

    La relazione tra i membri del Corpo Mistico, molto differenti tra loro, si reggeva sulla carit e sul-lo spirito di comunione. Tutti loro, dai successori degli Apostoli fino al-la pi umile vedova, si articolavano in unarmoniosa convivenza che non voleva in nessun modo distruggere i carismi o superiorit dei pi dotati, n permetteva il disprezzo degli in-feriori, poich, come dice lAposto-lo delle Genti: E in realt noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spi-rito per formare un solo corpo, Giu-dei o Greci, schiavi o liberi; e tut-ti ci siamo abbeverati a un solo Spi-rito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. [...] Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fos-se un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le mem-

    bra, ma uno solo il corpo (I Cor 12, 13-14.18-20).

    I tre stati dellunica e indivisibile Chiesa

    Questo Corpo Mistico, tuttavia, non costituito soltanto dalla Chie-sa visibile, pellegrina sulla Terra. Come ci spiega padre Monsabr, es-sa non che una porzione della va-sta assemblea nella quale si appli-cano diversamente gli effetti della Redenzione; essa ingloba anche la Chiesa Trionfante e la Chiesa Sof-ferente.2

    La Chiesa Trionfante la porzio-ne del Corpo Mistico che gi si trova nelleterna beatitudine, termine fi-nale del nostro cammino. Poich sta presso il trono di Dio, questassem-blea di Eletti prega costantemente per i suoi fratelli che ancora peregri-nano nel mondo.

    Si denomina Chiesa Sofferente linsieme di fedeli che soffrono nel Purgatorio, espiando le loro colpe e purificando le loro viste spirituali per incontrarsi con Dio.

    E noi che, in questa valle di lacri-me, lottiamo per conquistare, con i meriti infiniti di Nostro Signore, la corona di gloria, costituiamo la Chiesa Militante (Ecclesia Militans), secondo il termine classico, che met-te in risalto la necessit di combatte-

    re in questa vita il peccato e le catti-ve inclinazioni.

    Questi tre stati dellunica e indi-visibile Chiesa Cattolica sono stret-tamente uniti tra loro, come ben sot-tolinea il Concilio Vaticano II: Fi-no a che dunque il Signore non ver-r nella sua gloria, accompagna-to da tutti i suoi angeli (cfr. Mt 25, 31) e, distrutta la morte, non gli sa-ranno sottomesse tutte le cose (cfr. 1 Cor 15, 26-27), alcuni dei suoi di-scepoli sono pellegrini sulla Terra, altri, compiuta questa vita, si purifi-cano ancora, altri infine godono del-la gloria contemplando chiaramen-te Dio uno e trino, qual ; tutti pe-r, sebbene in grado e modo diver-so, comunichiamo nella stessa carit verso Dio e verso il prossimo e can-tiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti infatti quelli che sono di Cristo, avendo lo Spirito Santo, for-mano una sola Chiesa e sono tra lo-ro uniti in lui (cfr. Ef 4, 16).3

    La beatitudine celeste scende fino a noi

    Per spiegare il rapporto tra i membri della Chiesa Militante e quelli della Trionfante, padre Mon-sabr ricorre a unespressiva allego-ria:

    In relazione alla Chiesa Trion-fante, la Chiesa Militante in condi-

  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo21

    zioni analoghe a quelle di un eserci-to che combatte lontano dal suo Pa-ese, nel quale tutto ordine, ripo-so e prosperit. Come potrebbe non mantenere questo esercito gli occhi rivolti alla Patria, da dove attende i mezzi e rinforzi necessari per por-tare a buon fine la sua ardua cam-pagna? E, daltra parte, potrebbe la Patria, per usufruire di una felici-t egoista, disinteressarsi delle fati-che e sofferenze di questi valenti figli che si battono per lonore naziona-le? Sarebbe possibile che non ci fos-se tra lesercito e la nazione, uninti-ma solidariet, espressa da un fidu-cioso e generoso scambio di preghie-re e di premure, di voti e di benefici, fino al giorno in cui i soldati vittorio-si sfilano in trionfo tra la moltitudine dei loro concittadini i cui cuori sta-vano con loro nella terra straniera?4

    Cos, la Chiesa pellegrina sulla Terra implora e spera dalla Patria Celeste una sua efficace assisten-za, affnch un giorno possa anche lei trionfare. Grave errore sarebbe pensare che, nelleterna gloria, i Be-ati si siano dimenticati dei loro fra-telli sulla Terra. Del tutto al contra-rio, essi conoscono pi di noi le no-stre necessit e, ancor prima che ar-rivi loro la nostra preghiera, sono stati preparati da Dio ad ascoltarla ed esaudirla.5

    Questa certezza di un ausilio conti-nuo deve incoraggiarci e, pi ancora, farci esultare di gioia. Poich sappia-mo che, in mezzo alle difficolt quo-tidiane, abbiamo intercessori che ve-gliano in ogni istante su di noi. La no-stra debolezza cos grandemente aiu-tata dalla loro sollecitudine di fratelli6 insegna il Concilio Vaticano II.

    Oggetto di tenerezza della Terra e del Cielo

    Tuttavia, se la Chiesa pellegrina trae beneficio dallintercessione dei beati, anchessa ha una responsabi-lit e un obbligo: dobbiamo prega-re per coloro che si sono addormen-tati nella pace del Signore, ma anco-ra non godono della visione beatifi-ca, le anime dei fedeli defunti che si trovano nel Purgatorio.

    Relitti salvati dal furore di un mare fecondo in naufragi, reclu-te dellesercito celeste, che portano nel loro volto profondamente triste e tranquillo il marchio della Chiesa da cui sono usciti e di quella nella qua-le entreranno, i membri della Chiesa Sofferente sono oggetto delle tene-rezze della Terra e del Cielo. Come linfelice Giobbe, essi ci chiamano: Piet, piet di me, almeno voi miei amici! (Gb 19, 21). Noi preghiamo per loro. Unendo la loro potente vo-ce alla nostra, gli Eletti ci offrono

    del tesoro della misericordia divina che essi hanno arricchito con i loro meriti la consolazione, la rappacifi-cazione, la liberazione.7

    Leggi che regolano questo rapporto

    Questa sinfonia prodotta dallo scambio di beni e intercessioni tra la Chiesa Trionfante, Militante e Sof-ferente retta da due leggi stretta-mente vincolate alla natura del Cor-po Mistico.

    La prima la legge dellunit: Quanto pi perfetta lunit, pi fa-cile, pronta e abbondante sar la co-municazione di beni8, spiega Mon-sabr.Questo principio cos ovvio dellordine naturale si applica con propriet ancora maggiore nellordi-ne soprannaturale. In questo modo, quanto pi staremo uniti con Cristo e con la Chiesa, pi ci beneficeremo della Comunione dei Santi.

    La seconda cos formulata dal teologo domenicano: Ges Cri-sto, principio dellunit, mantiene sotto la sua dipendenza, la circola-zione dei beni spirituali comunica-ti a ognuno dei membri del suo Cor-po Mistico.9 Perch la Chiesa, co-me insegna il Catechismo, non so-lamente congregata intorno a Lui; unificata in Lui, nel suo Corpo.10

    Stando cos le cose, spetta a noi un unico atteggiamento: cercare di

    Santi e Profeti che adorano Ges Risorto, del Beato Angelico Pannelli della predella della Pala di Fiesole, National Gallery, Londra

    Nelle difficolt quotidiane, abbia-mo intercessori che vegliano in ogni istante su di noi

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  • 22Araldi del Vangelo Agosto 2013

    star sempre pi uniti al Divino Sal-vatore e alla sua Chiesa attraverso lorazione, sforzandoci di vivere se-condo i Comandamenti e ricorrendo con frequenza ai Sacramenti, prin-cipalmente a quello dellEucaristia, nella quale riceviamo Ges Cristo stesso, fonte di tutte le grazie.

    La comunione dei beni spirituali

    La Chiesa lassemblea di tutti i Santi: quelli del Cielo, quelli del Pur-gatorio e quelli della Terra. La Co-munione dei Santi precisamente la Chiesa,11 afferma il Catechismo. E spiega che il termine Comunione dei Santi ha due significati intimamente connessi: comunione tra le cose san-te (sancta) e comunione tra le perso-ne sante (sancti).12 E subito dopo ag-giunge: Sancta sanctis! (Tutto san-to per i santi): cos proclama il cele-brante nella maggior parte delle litur-gie orientali, al momento delleleva-zione dei Santi Doni prima del servi-zio della Comunione. I fedeli (sancti) sono alimentati dal Corpo e Sangue di Cristo (sancta), per crescere nella comunione dello Spirito Santo (Koi-nonia) e comunicarla al mondo.13

    Quali sono queste cose sante messe in movimento nella vita del Corpo Mistico? Il Catechismo ci in-dica la comunione nella Fede, dei Sa-cramenti, dei carismi, dei beni terre-ni e della carit.14 E padre Monsabr le riassume in tre categorie di beni: le buone opere, le grazie e i meriti.15

    Ricorriamo alle orazioni dei Santi

    Le grazie intese come linsieme di favori e benefici che ci sono offer-ti dalla vita soprannaturale circola-no per via dellintercessione, spiega il dotto domenicano.

    Infatti, insegna il Concilio Vatica-no II: quindi sommamente giu-sto che amiamo questi amici e coe-redi di Ges Cristo, che sono anche nostri fratelli e insigni benefattori, e che per essi rendiamo le dovute gra-zie a Dio, rivolgiamo loro suppli-

    ci invocazioni e ricorriamo alle loro preghiere e al loro potente aiuto per impetrare grazie da Dio mediante il Figlio suo Ges Cristo, Signore no-stro, il quale il nostro solo Reden-tore e Salvatore Infatti ogni nostra vera attestazione di amore fatta ai santi, per sua natura tende e termi-na a Cristo, che la corona di tutti i santi e per lui a Dio, che mirabile nei suoi santi e in essi glorificato.16

    Il Tesoro della Chiesa

    La circolazione delle grazie per tutta la Chiesa in certo modo com-

    pletata da un altro insieme di beni: i meriti. vero che, in quanto ordina-to alla beatitudine, il merito stret-tamente personale. Tuttavia, i meri-ti provenienti dalla pratica di buo-ne opere sono sempre accompagna-ti da una virt espiatoria destinata a diminuire il debito delle pene impo-ste dalla giustizia divina. Quanto pi penose sono le nostre buone opere, pi sono imbevute della virt espia-toria. E quanto pi progrediamo nel-le vie del bene, pi diventa comuni-cabile agli altri questa forza espiato-ria proveniente dai nostri atti, di cui ormai non abbiamo bisogno.

    Padre Monsabr illustra questa dottrina con un suggestivo esem-pio: Due uomini sono ugualmen-te sprovvisti di beni, ma uno di loro pieno di debiti, laltro invece ne completamente libero. Entrambi si lanciano al lavoro con lo stesso ar-dore, in esso spendono i loro gior-ni, le loro energie, le loro vite. E so-no ricompensati dallo stesso sorriso della fortuna. Giunti al termine dei loro sforzi, sono i due ugualmente ricchi? No. Il primo si liberato ap-pena dei suoi debiti; il secondo pos-siede tutto il frutto dei suoi lavori e pu beneficiare generosamente i bi-sognosi.17

    Questi due uomini rappresen-tano il peccatore e il santo. Non avendo bisogno di espiare se non piccole colpe, il santo accumula meriti che possono esser applica-ti a beneficio di quelli che ancora si trovano indebitati. Linsieme di questi meriti denominato il Teso-ro della Chiesa.

    In questo tesoro sono messi a no-stra disposizione i meriti infiniti di Nostro Signore che, da ricco che era, si fatto povero per voi, perch voi diventaste ricchi per mezzo della sua povert (II Cor 8, 9).

    Lobbligo di dare buoni esempi

    Grazie e meriti vengono seguiti da un terzo gruppo di beni: le buo-

    Anime del Purgatorio liberate dalla celebrazione della Santa Messa,

    di Bernat Despuig e Jaume Cirera - Museo Nazionale dArte

    della Catalogna, Barcellona

    Dobbiamo pregare per coloro che si sono addormentati nella pace del Signore, ma ancora non godono della visione beatifica

    Fran

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    o Le

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  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo23

    ne opere, che sono messe in circo-lazione nella Comunione dei Santi con la via dellesempio e dellimita-zione.

    Abbiamo, in primo luogo, il su-premo esempio di Cristo, il quale Si fatto uomo e ha percorso il cammi-no che ci ha indicato. Sotto di Lui, ma incomparabilmente al di sopra di tutti i Beati, quello della Madonna. E quello dei Santi, vere stelle che ci indicano la strada da seguire per ar-rivare alla gloria celeste.

    Tuttavia, questultimo gruppo di doni della Comunione dei Santi im-plica un impegno di tutti noi, mem-bri del Corpo Mistico: abbiamo an-che noi lobbligo di dare buoni esem-pi. La nostra vita intera deve essere un riflesso di quello in cui crediamo.

    Pertanto, i nostri atti sono molto pi importanti di quanto possano sem-brarci. Infatti, oltre a incrementare il Tesoro della Chiesa, devono servi-re da potente stimolo perch gli altri pratichino il bene.

    Non siamo soli nella strada che conduce al Cielo

    Oh! Che mondo meraviglioso quello della Comunione dei San-ti!.18 Ben pu essere nostra que-sta esclamazione di Papa Paolo VI, poich la considerazione di questa verit di Fede apre davanti a noi un grandioso panorama: il pi insi-gnificante dei nostri atti, realizza-to nella carit, si trasforma in pro-fitto di tutti i fedeli, vivi o defun-ti; e, in senso contrario, ogni pec-

    cato pesa negativamente su questa comunione.19

    Ci insegna lApostolo: Nessu-no di noi vive per se stesso e nes-suno muore per se stesso (Rm 14, 7). E specifica: Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro onora-to, tutte le membra gioiscono con lui (I Cor 12, 26).

    Non siamo, pertanto, soli nel-la strada verso il Cielo: i Santi ci ac-compagnano nelle nostre difficolt. Cerchiamo di beneficiarci sempre pi con questo magnifico tesoro, senza dimenticarci che abbiamo anche un dovere verso la Chiesa. Potremo co-s proclamare non solo con le labbra ma, soprattutto, con la vita: Credo nella Comunione dei Santi!

    1 Come ha spiegato Papa Be-nedetto XVI, questo tito-lo di Capo ha due signifi-cati. Primo: Cristo il go-vernante, il dirigente, il re-sponsabile che guida la co-munit cristiana come suo leader e suo Signore. Se-condo: Egli come la testa che innerva e vivifica tutte le membra del corpo a cui preposta. Ossia, non solo uno che comanda, ma uno che organicamente connesso con noi, dal quale

    viene anche la forza di agire in modo retto (cfr. Udien-za generale, del 14/1/2009).

    2 MONSABR, OP, Jacques-Marie-Louis. La Commu-nion des Saints. In: Exposi-tion du Dogme Catholique: gouvernemant de Jsus-Chri-st. 9.ed. Paris: P. Lethiel-leux, 1882, p.294-295.

    3 CONCILIO VATICANO II. Lumen gentium, n.49.

    4 MONSABR, op. cit., p.308-309.

    5 Idem, p.310.6 CONCILIO VATICANO II,

    op. cit, n.49.7 MONSABR, op. cit., p.314.8 Idem, p.295.9 Idem, p.423.10 CCE 789.11 Idem 946.12 Idem 948.13 Idem, ibidem.14 Cfr. Idem 949-953.

    15 Cfr. MONSABR, op. cit., p.423.

    16 CONCILIO VATICANO II, op. cit., n.50.

    17 MONSABR, op. cit., p.328-329.

    18 PAOLO VI. Omelia nel-la solenne beatificazione dei martiri della Corea, del 6/10/1968.

    19 Cfr. CCE 953.

    Via Veritas La Chiesa Militante e la Chiesa Trionfante, di Andrea di

    Bonaiuto - Chiesa di Santa Maria Novella, Firenze

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    Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro onora-to, tutte le membra gioiscono con lui

  • Due settimane di missione nel cuore dellAfrica

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    24Araldi del Vangelo Agosto 2013

    aese montagnoso dal cli-ma ameno, nonostante sia situato proprio nel cuore dellAfrica, il Rwanda di-

    ventato tristemente famoso nella me-t degli anni 90, in seguito ai massacri che hanno portato alla morte quasi 1 milione di abitanti. La popolazione di questantica colonia belga, in maggio-ranza cattolica, ancora soffre le con-seguenze di questo conflitto armato,

    Quando, di ritorno in Canada, laereo decollava nellaeroporto di Kigali, i cuori dei missionari palpitavano gi di nostalgia per le manifestazioni di Fede l presenziate.

    ma cerca di superare le difficolt del-la quotidianit, con mirabile spirito di Fede, coraggio e gagliardia.

    Per sette anni, Emmanuel Bata-gata, Cooperatore degli Araldi del Vangelo, ha fatto in diverse citt di questo paese di 11 milioni di abitan-ti un intenso lavoro di divulgazione dellApostolato dellIcona. E sicco-me i frutti, grazie alla Madonna, so-no stati abbondanti, egli insisteva

    sulla necessit di una visita dei mis-sionari Araldi per consolidare e sti-molare la devozione dei numerosi gruppi di Oratorio l formati.

    quello che accaduto il giorno 26 giugno, quando chi scrive que-ste righe e un altro Araldo canade-se, il frate Joseph Bassi, abbiamo iniziato un lungo viaggio fino a Ki-gali, portando una preziosa compa-gnia: la Statua Pellegrina della Ma-

    Franois Boulay

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  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo25

    donna di Fatima. Nello stesso gior-no del nostro arrivo, abbiamo ini-ziato le attivit, conducendo la ce-leste Visitatrice al Seminario Mino-re San Vincenzo de Paoli, nel qua-le 270 giovani si preparano al mini-stero sacerdotale.

    Sempre seguita da un gran numero di devoti

    Siamo partiti in seguito per Ran-go, nel sud del paese, dove la Sta-tua Pellegrina stata fervorosamen-te accolta nel Collegio Salesiano e in vari altri istituti scolastici dei dintor-ni. Sempre seguita da un gran nume-ro di devoti, la luminosa statua ha visitato le case di partecipanti allA-postolato dellIcona.

    Le Messe giornaliere del parro-co di Rango, Don Gaspar Ntezirya-yo, SDB, sono molto frequentate, specialmente da bambini e giovani. Subito dopo la Messa celebrata nel giorno della missione, essi hanno at-torniato gli Araldi del Vangelo, chie-dendo medaglie e immaginette e fa-cendo loro mille domande sul cari-sma di questa Istituzione ecclesiale.

    Scene identiche si sono ripetute nella citt di Mubumbano, dove la statua pellegrina stata condotta al-la Parrocchia di Nyumba. Ha visita-to un gran numero di case, essendo accompagnata nel percorso da buo-na parte della popolazione, che ma-nifestava la sua gioia cantando in-cessantemente per ore. Pi di cin-

    quanta giovani di questa citt hanno manifestato il loro desiderio di esse-re ammessi come Araldi del Vange-lo.

    Commemorando il settimo anniversario dellOratorio nel paese

    Nella festa degli Apostoli San Pietro e San Paolo, 29 giugno, si so-no compiuti sette anni di Apostolato dellIcona in Rwanda. La data stata commemorata con una solenne Eu-caristia nella Chiesa matrice di Ran-go. Vari parrocchiani non hanno esi-tato a percorrere a piedi la distanza di 20 chilometri per partecipare alla festa. Lanimazione dellatto liturgico stata a carico di un gruppo corale di

    A Rango i missionari hanno visitato il collegio dei Salesiani e hanno condotto la Statua Pellegrina in altre scuole e abitazioni dei dintorni (foto 1 e 2); a Muhondo invece, sono stati creati quattro nuovi gruppi di preghiera

    durante la missione (foto 3 e 4)

    1

    3

    2

    4

  • 26Araldi del Vangelo Agosto 2013

    60 giovani che ricevono mensilmente a casa loro lIcona del Cuore Imma-colato di Maria, alcuni dei quali devo-no percorrere un lungo cammino per poter partecipare agli addestramenti di routine.

    Si realizzata in questoccasio-ne anche la cerimonia di consegna dellIcona ai coordinatori dei gruppi appena formati, insieme con il man-tello color arancione che li caratte-rizza.

    Che devo fare per essere un Araldo del Vangelo? hanno chie-sto centinaia di ragazzi e ragazze, vedendo i missionari vestiti col loro abito.

    Missione a Muhondo, Tumba, Vumbi, Sahera e Kibeho

    Dopo un lungo viaggio a Muhon-do, ubicata a nord della capitale, sia-mo arrivati a Tumba la mattina del 2 luglio, accompagnati da Emmanuel Batagata e il coro dei partecipan-ti allApostolato dellIcona. La mis-sione iniziata con una Celebrazio-ne Eucaristica, alla fine della quale si riunita intorno agli Araldi una mol-titudine di giovani e adulti, desidero-si di conoscere pi particolari riguar-do al lavoro che realizzano. Tra que-sti si distaccata una religiosa che, emozionata, ha suggerito loro di tor-nare pi spesso in Rwanda per evan-

    gelizzare soprattutto la giovent. Co-me nelle altre localit, anche qui essi hanno fatto visita a diverse famiglie e hanno avuto lopportunit di incenti-vare un gran numero di giovani a da-re testimonianza della loro Fede con lesercizio di una attivit apostolica.

    Il pomeriggio di questo giorno stato dedicato a una missione a Vumbi. In questa localit rurale di difficile accesso, i missionari si sono commossi nellosservare la devozio-ne veramente impressionante dei fe-deli che riempivano la piccola chie-sa. Vari di loro costumano percorre-re a piedi circa 10 chilometri per par-tecipare alla Santa Messa.

    A Mumbi, dopo aver percorso la citt visitando numerose case (foto 1 e 2), i missionari araldi hanno incontrato una chiesa piena di persone che desideravano conoscere meglio il carisma degli Araldi (foto 3);

    nel cammino erano continuamente interrotti da richieste di preghiere e di oggetti religiosi (foto 4)

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  • Agosto 2013 Araldi del Vangelo27

    Gi nella localit di Sahera vici-na a Rango, una delle regioni pi po-vere e sofferte del paese si for-mata una vera processione, con can-ti e danze intorno alla statua della Vergine Santissima che stata festo-samente condotta in molte case dei dintorni.

    Il primo sabato del mese, 6 luglio, le nostre attivit si sono svolte al San-tuario di Notre Dame de Douleurs Nyi-na wa Jambo, nella citt di Kibeho, a 30 chilometri da Rango, per realizza-re una cerimonia in onore della Ver-gine Madre di Dio in questo locale dove Lei si degnata di manifestare il suo affetto per il popolo ruandese

    per mezzo di diverse apparizioni, tra il 1981 e 1983. Gli instancabili giovani del coro formato da Emmanuel Ba-tagata hanno fatto a piedi il percor-so di andata al Santuario, hanno dato lustro alla cerimonia e sono tornati a piedi nelle loro case.

    Commiato a Rango e Kigali

    In occasione della Messa dome-nicale a Rango, il giorno 8 luglio, i fedeli si sono adoperati a fare una cerimonia festiva, con danze e con-segna di regali ai missionari Araldi. Dopo questa Celebrazione, ci sta-to possibile approfittare ancora di alcuni momenti per visitare la ca-

    sa dei Missionari della Pace di Cri-sto Re, che si occupano di bambini portatori di handicap. Siamo parti-ti in seguito per Kigali, dove siamo rimasti una notte prima di ritorna-re in Canada.

    Quando, dopo quasi due settima-ne di intense attivit, si chiudeva la porta dellaereo e si faceva sentire il rombo dei motori, sono cominciati a sfilare nelle nostre menti i ricordi di questi benedetti giorni di missio-ne. E al momento del decollo i nostri cuori gi palpitavano di nostalgia per le manifestazioni di Fede presenzia-te in questo paese cos sofferto e al-lo stesso tempo cos pieno di vita.

    I 60 membri del coro organizzato dal Sig. Batagata, tutti appartenenti allApostolato dellIcona, hanno fatto un pellegrinaggio a piedi fino al Santuario di Kibeho per celebrare il Primo Sabato del mese (foto 1 e 2). Hanno anche

    cantato nella Messa e nella processione di commiato della Statua, a Rango (foto 3 e 4)

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  • In suffragio per le anime dei membri benefattori

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    28Araldi del Vangelo Agosto 2013

    Nocera Superiore (SA) La parrocchia Santa Maria Maggiore ha ricevuto la statua della Madonna di Fatima. Dopo la processione verso la chiesa (foto 1 a 3), Mons. Giuseppe Giudice, Vescovo de Nocera Inferiore-Sarno

    (foto 4) ha celebrato la prima Messa. Nei giorni successivi sono stati organizzati: catechismo per i bambini (foto 5), veglia eucaristica, confessioni, Messe, consacrazione della parrocchia a Maria e la procesione luminosa (foto 6).

    on Antonio Coluo, EP in-clude nelle intenzioni del-

    le sue Messe quotidiane il suf-fragio per le anime dei membri benefattori, che hanno lasciato i loro beni in testamento o lascito affinch lAssociazione Madon-na di Fatima Maria, Stella della

    Nuova Evangelizzazione aumen-ti la diffusione della devozione alla Madonna nel nostro paese e continui il suo lavoro evange-lizzatore e missionario. La me-moria di questi generosi dona-tori permane, cos, sempre viva tra noi!

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  • IMessico: Mese di Maria nei collegi

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    n occasione del mese di Maria, missionari Araldi hanno condotto la Statua Pellegrina del Cuore Im-

    macolato di Maria in numerose istituzioni scolastiche del Distretto Federale. In queste visite, da evidenziare la devozione con cui i 600 alunni dellIstituto Pinecrest hanno accolto la Madre di Dio. Nel Collegio Francese di

    Pedregal, i 700 alunni hanno fatto lunghe file per bacia-re la Statua Pellegrina. Nel Collegio La Salle de Segla-res, stato necessario dividere in turni i suoi 1.200 alun-ni affinch tutti potessero venerarla da vicino. Meritano di essere menzionate, infine, le visite fatte ai piccoli degli asili di Kinder Grove e Kinder Alpine.

    Istituto Pinecrest

    Kinder Grove

    Collegio Francese di Pedregal

    Collegio La Salle de SeglaresIstituto Pinecrest

    Kinder Alpine

  • QEsser Santo... in poco tempo!

    30Araldi del Vangelo Agosto 2013

    San gIoVannI BerChmanS

    Super con mirabile serenit tutte le delusioni umane e realizz il suo nobile ideale soprannaturale: la santit, sulle vie del suo Fondatore.

    San Giovanni Berchmans e San Luigi Gonzaga - Parrocchia dei Gesuiti,

    Barcellona (Spagna)

    uando San Tommaso chiese a Nostro Signore sulla direzione che avreb-bero dovuto prendere i

    suoi discepoli per seguire le sue orme, Ges non indic altro cammino che Se stesso: Io sono la via, la verit e la vi-ta (Gv 14, 6). Il Maestro insegnava cos che Lui personificava la dottrina che predicava. E come christianus alter Christus, nella Storia della Chiesa, mol-te anime furono chiamate a essere an-che loro esempi vivi del Santo Vangelo. In questo senso, afferma il Prof. Plinio Corra de Oliveira: Chi ha conosciuto la persona del buon cattolico ha com-preso la Chiesa pi di chi ha analizzato soltanto la sua dottrina.1

    Questo quanto successo, in mo-do particolare, ai fondatori degli Or-dini Religiosi, la cui mentalit pro-pria a ogni carisma era lo stretto cammino attraverso cui i loro figli spirituali trovavano i lumi per il pel-legrinaggio terreno, nel compimen-to della vocazione. Un esempio pa-radigmat


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