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Rotary International Distretto 2071 Governatore Arrigo Rispoli · Rotary Club Pisa...

Date post: 01-Jan-2019
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1 Rotary International Distretto 2071 Governatore Arrigo Rispoli ________ Incontro Rotary Rotaract Interact Essere Interactiano e Rotaractiano nell'epoca contemporanea _______ Pontedera, Auditorium Fondazione Piaggio Viale Rinaldo Piaggio, 7 21 febbraio 2015. ________________________________________________________________ Rotary, Rotaract, Interact: opportunità e sfide per lo sviluppo culturale e professionale nelle dinamiche della complessità Giovanni Padroni Rotary Club Pisa [email protected]
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Rotary International Distretto 2071

Governatore Arrigo Rispoli ________

Incontro Rotary Rotaract Interact

Essere Interactiano e Rotaractiano nell'epoca contemporanea

_______ Pontedera, Auditorium Fondazione Piaggio

Viale Rinaldo Piaggio, 7 21 febbraio 2015.

________________________________________________________________

Rotary, Rotaract, Interact: opportunità e sfide per lo sviluppo culturale e professionale

nelle dinamiche della complessità

Giovanni Padroni Rotary Club Pisa

[email protected]

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Gli scenari aziendali e le interrelazioni con i sistemi socio economici appaiono di grande interesse, oltre che per i Rotariani, per i giovani del Rotaract e dell'Interact.

In ambienti spesso tumultuosi emerge e si fa urgente l'impegno a saper fare, saper essere, saper cambiare, in modi proattivi e comportamenti sempre più veloci, ieri inimmaginabili.

Ciò spinge a mutare concetti e realizzazioni nelle aree strutturali e strategiche, anche ripensando le modalità con cui devono essere affrontate le complessità e migliorate le prestazioni: sia in termini di adattamento e innovazione, sia con riferimento alle ineludibili politiche di qualità totale.

L'abilità di ogni organizzazione di creare e sviluppare conoscenze e informazioni rappresenta una chiave fondamentale per il vantaggio competitivo.

Ed è sempre opportuno ascoltare attentamente Peter Drucker, studioso ma anche impegnato in attività operative, quando afferma che le attività intangibili, strumento di efficace cambiamento strategico e dei processi, stanno rimpiazzando sia il capitale sia il lavoro come emblematico fattore di produzione. Gli fa eco Bill Gates, sicuro che la risorsa più importante dell'impresa sia l'immaginazione del suo capitale umano.

L'Uomo che sta percorrendo i primi passi del Nuovo millennio dovrebbe avere fra le sue attitudini: uno spirito filosofico ed etico, utile per comprendere lo scenario della complessità; una propensione scientifica articolata su "certezze", probabilità", "percezioni"; il senso della realtà che si sviluppa a contatto con il" quotidiano"; la creatività, che spinge al rinnovamento.

E’ ben nota l'analisi fatta da Max Weber nella sua opera sull' etica protestante e lo spirito del capitalismo. E stato un suo grande merito quello di sottolineare come le forze culturali - e specificatamente quelle etico-religiose- siano essenziali nel processo di nascita e sviluppo del capitalismo. Tuttavia il filosofo e sociologo tedesco non è riuscito a superare la concezione di una persona il cui valore è misurabile solo attraverso il successo nel lavoro in

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termini materiali. Weber ha anche trascurato I'invenzione, la sorpresa, la "serendipity", cioè la scoperta di qualcosa di inaspettato .

In realtà azienda è anche inclinazione all'osservazione, abitudine al discernimento, tendenza a far emergere cose che gli altri ancora non vedono, abilità di prevedere i bisogni e le combinazioni di fattori produttivi più adatte a soddisfare questi bisogni.

I giovani del Rotaract e dell'Interact devono sempre più precocemente fronteggiare sistemi economico-sociale ma anche mondi della scuola e universitari fortemente dinamici, a crescente complessità, di fronte a mercati, ambienti, stakeholders, che formulano pressioni-aspettative mutevoli e non sempre facilmente prevedibili.

Nei nuovi scenari trovano un posto di grande rilievo discipline e approcci che sviluppano la conoscenza, enfatizzano aspetti legati alla valorizzazione delle persone, in una visione del mondo in cui cresce il ruolo della creatività e dell'immaginazione: sognando, come scrive Rudyard Kipling nella "Lettera a suo figlio", senza fare dei sogni i propri padroni.

Si sottolinea spesso l'enorme valore, nella società attuale e certamente dell'immediato futuro, delle informazioni, sfida e opportunità per i giovani di oggi e di domani. In realtà, più che in termini di valore intrinseco, esse hanno significato per la capacità di essere utilizzate ai fini di un vantaggio competitivo sempre a più largo spettro: valgono cioè per come vengono usate.

Le sfide che i giovani del Rotaract e dell'Interact hanno di fronte non sono poche.

L'integrazione delle diverse economie e culture porta studenti e lavoratori a confrontarsi con mode globali, personaggi che racchiudono in sé diverse tendenze, tempi di risposta accelerati .

La capacità di tenere sotto controllo situazioni in cui il cambiamento è rapido e l'incertezza elevata appare indifferibilmente prerogativa del leader, chiamato ad affrontare e risolvere problemi, esprimere giudizi su fatti, persone, cose, tenendo conto di molteplici e mutevoli prospettive.

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Di qui l'utilità di un confronto critico tra scienziati e filosofi sul terreno della logica epistemica per procedere verso una comune consapevolezza degli strumenti dialettici a disposizione della cultura attuale in ordine alla ricostruzione e allo sviluppo dell'unità delle scienze e dell'unità del sapere: da quello teorico e pratico a quello profano e religioso, metafisico e fenomenico.

Esigenze di tipo tecnico si saldano a quelle di tipo economico e umanistico. Lo spirito”filosofico” può aiutare anche i giovani a comprendere lo scenario della complessità: e forse è proprio il filosofo lo "specialista dell’universale”.

Così in scenari del lavoro caratterizzati da crescente bisogno di patrimoni di conoscenze, interne ed esterne, una chiara e condivisa visione etica può consentire il migliore raggiungimento di un equilibrio tra il conseguimento degli obiettivi e le prospettive dei possibili effetti perversi.

L'etica, nel DNA del Rotary, del Rotaract, dell' Interact, non è una nuova "tecnica" ma piuttosto una "linea guida", una "mission" che consente di vedere e agire in modo nuovo e più completo; che può rendere possibile, in un'ottica svincolata dal contingente, l'ottenimento di positivi risultati economico-finanziari anche percorrendo strade apparentemente lontane e divergenti.

Al di là delle professioni esercitate in modo formale tutti devono sentirsi educatori. Occorre formare uomini nuovi con i valori dei nuovi scenari: un vero e proprio "capitalismo etico" che impone l'armonizzazione di fattori spesso ritenuti inconciliabili quali potere e giustizia sociale, economicità e solidarietà, autorità e responsabilità globale, differenziazione e integrazione.

Dobbiamo, come persone e come rotariani, essere i difensori dell'uomo, soggetto di diritti fondamentali prima del riconoscimento di qualunque autorità esterna.

L'uomo ha dalla nascita una dignità che nessuno può concedergli o negargli. La causa dei diritti dell'uomo è quella dell'umanità intera.

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Il suo avvenire è più che mai nelle nostre mani, in un'epoca in cui vecchi e nuovi totalitarismi, di segno politico ma anche pseudo culturale, continuano le loro devastazioni in non poche parti del mondo; un mondo nel quale si conosce di ogni cosa il prezzo, piuttosto che il valore.

Rotary, Rotaract, Interact, possono dare senso alle attività, umane e professionali, nel non facile ma entusiasmante sforzo di coniugare gli aspetti materiali con quelli etici e spirituali: facendo comprendere che si possono comprare il lusso ma non la bellezza, i libri ma non la cultura, le immagini sacre ma non la fede, la poltrona ma non il riposo, l'appartamento ma non gli affetti familiari, le relazioni ma non l'amicizia..

Molte persone, e i giovani in particolare, sono capaci di sopportare sacrifici, privazioni anche pesanti per obiettivi che ritengano giusti. Ma possono rifiutare impercettibili disagi se non ne comprendono il senso.

Non v'è dubbio che alla base del bisogno di "Business Ethics" vi sia anche la crisi di confidenza tra l' azienda e l' ambiente in cui è inserita; questo può esprimere un sistema di valori divergente o porsi in posizione di sfida su temi complessi, come quelli antropologici o ambientali.

La situazione è certamente resa più complessa dall'ampliamento dei soggetti che interagiscono con la combinazione aziendale: dalla comunità locale alla società nel suo insieme, dai concorrenti al capitale umano, dai fornitori al mercato, ai detentori delle quote di capitale.

Codici etici sempre più precisi vengono richiesti dalla società e dai lavoratori e divengono sensibili fattori di competitività.

Talvolta tali bisogni nascono anche dalla necessità di potenziare la credibilità dell'azienda Ciò può accadere per una molteplicità di motivi che vanno dall'insoddisfacente livello qualitativo dei prodotti ad un grado di assunzione di responsabilità "sociale" ritenuto non sufficiente, ad errori compiuti da alcune aziende e che vengono attribuiti al sistema industriale nella sua globalità .

Etica e valori, non soltanto dati quantitativi, entrano e si collegano sempre più spesso in processi decisionali che si realizzano nel quadro di una

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"razionalità limitata", con l'espressione codificata da Herbert Simon, Nobel dell'economia.

La natura e l'ambito della" Business Ethics", che deve essere considerata alla stregua di un processo, appaiono molto ampi: dalla responsabilità della persona a quella dell'azienda, da una generale impalcatura morale al senso dell'altruismo e del servizio. Né può essere trascurata un' ulteriore prerogativa, consistente nell'evitare conflitti tra scelte contrastanti, aiutando efficacemente ad individuare le modalità di interazione tra le persone e con l'azienda. E in questa strada si potrà giungere a creare reti sinergiche, non soltanto di relazioni ma anche di servizi, tra le persone, con l'ambiente, verso le future generazioni.

Ovviamente Ie risorse naturali continuano a essere importanti. Ma se gli esseri umani non ne riconoscono valore e non sanno immaginare modi per renderle di utilità universale esse restano ignorate e inutilizzate, come il petrolio sepolto per migliaia d'anni sotto le dune del deserto.

In realtà, accanto alla "terra", la risorsa principale dell'uomo è l'uomo stesso. La sua intelligenza lo rende capace di scoprirne il potenziale produttivo che può permettergli di soddisfare i propri bisogni, ancora oggi illimitati e ricorrenti ma anche estremamente mutevoli.

Non esiste una sola categoria d'intelligenza umana capace di essere fonte di benessere. Così, oltre ai tradizionali "quozienti" emergono importanti fattori che vanno dall'attitudine ad operare in team al controllo dello stress, dalla capacità di imparare dagli errori alla disponibilità di modificare i compiti, di prevedere i bisogni degli altri e le combinazioni dei fattori più adatti a soddisfare tali bisogni.

I giovani devono essere consapevoli che nella logica della complessità, cifra della nostra epoca, l'intero è più grande delle parti isolate", si configurano sistemi "multicaotici" caratterizzati da insicurezza, difficile prevedibilità, non linearità, razionalità limitata che già qualcuno avvicina alla rivoluzione "quantistica" della fisica, piuttosto che alla tradizionale visione "newtoniana".

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Il leader deve dunque sfoderare un'intelligenza sempre nuova, anche legata alla capacità di esprimere una leadership emozionale in cui sogni e immaginazione hanno un ruolo sempre più importante, così come gli stretti collegamenti esistenti con la realtà delle organizzazioni cui egli dà vita.

E ciò poiché, come ci fa ricordare una suggestiva immagine di Eleonor Roosvelt, davvero il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni.

Gettando ponti tra le culture anche di Paesi diversi si contribuisce efficacemente alla comprensione tra i popoli e all'esaltazione del "servire", cardini dell'azione del Rotary, del Rotaract, dell'Interact.

Sappiamo che tra i molti reali o apparenti paradossi della nostra epoca vi è la presenza di macroscopiche spinte verso globalizzazioni sociali, economiche e politiche in un mondo altamente frammentato ed alla ricerca di specifiche identità: vediamo riemergere con forza particolarismi etnico-culturali , tendenze a far diventare i poteri locali più forti, sorta di contrappeso a diffuse tendenze omologanti.

La tensione tra particolare e universale, immanente all’essere umano, può rivelarsi pericolosa in presenza di condizioni politiche, sociali ed economiche precarie , esasperate individualità , panorami culturali confusi.

D'altro canto, forse oggi più che mai, occorre allontanare il rischio che le vaste aggregazioni, soprattutto di tipo economico-finanziario, spingano in modo acritico verso il livellamento e l'impoverimento delle società e delle culture.

“L'oro, nel Ventunesimo Secolo, non sarà verosimilmente costituito dalle merci, ma dalle idee ”. Così Jeremy Rifkin descrive il futuro di una "New Economy" in cui la proprietà sarà sempre meno importante, si venderanno tempo e servizi anziché oggetti materiali, il capitalismo non sarà più soltanto caratterizzato da uno scambio di beni fisici ma piuttosto dall'accesso a una rete di servizi. Si dematerializzeranno i prodotti stessi, sempre più leggeri e dalla vita brevissima, tanto che spesso non converrà più comprarli. E

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verosimilmente anche le stampanti in 3D contribuiranno a esaltare questi processi, con impatti verosimilmente inattesi e strepitosi.

I componenti del valore economico saranno sempre più le idee, le esperienze da cedere "a tempo". Insomma, passeremmo da un"capitalismo industriale" a un "capitalismo culturale" che si nutre di conoscenze e informazioni: da un'industria "pesante" a un'industria "pensante".

Il mondo contemporaneo sta attraversando una fase di cambiamenti epocali, che coinvolgono tutte le componenti della società.

L'innovazione in campo tecnologico e il costante aggiornamento delle scoperte del mondo scientifico comportano necessarie ricadute nei vari settori della società, primariamente su quello imprenditoriale-industriale.

Quindi il più precocemente possibile, la formazione dovrà perseguire una serie di obiettivi polarizzati sull' acquisizione di flessibilità, resilienza, attitudine a rimanere coerenti con le proprie inclinazioni naturali. Perché occorre ogni giorno essere sia specialisti sia generalisti, originali nel trovare soluzioni ai problemi, capaci di puntare alla qualità del lavoro di ricerca, verificare il proprio bagaglio di esperienze formative e professionali in altri Paesi attraverso programmi di interscambio culturale: ricordando sempre, con Einstein, che "Imagination is more important than Knowledge".

Rotary, Rotaract, Interact, non possono certo fare miracoli ma sono in grado di dare un contributo serio e concreto nella direzione giusta.

Tutti cercano una bussola per navigare nelle situazioni confuse che la quotidianità produce senza soste. Filosofi e sociologi hanno costruito un'apposita architettura di pensiero per definire questa caratteristica della nostra società e l'hanno chiamata teoria della complessità che non può essere affrontata e risolta se non anzitutto in chiave culturale.

E' importante, in ogni struttura organizzativa sia profit sia non profit, considerare le persone come fondamentali attività del sistema e creare le condizioni e gli strumenti per aiutarle ad impiegare sempre meglio le loro energie intellettuali in un'ottica di" Knowledge Workers".

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Protagonisti di grandi cambiamenti saranno in primo luogo i giovani, di oggi e di domani. E giovinezza vuol dire anzitutto libertà da preconcetti e sclerotizzazioni ideologiche che impediscono di aprirsi alla verità nella sua interezza; capacità di avere speranza e tensione verso disinteressati traguardi; disponibilità a pensare e a operare "in grande"; attitudine a cogliere in ogni situazione o avvenimento la possibilità di cercare, procedere oltre ogni confine.

Giovinezza vuol dire, altresì, orientamento al servizio, alla solidarietà e al desiderio d' integrazione, cifre oltre che Rotary, Rotaract e Interact iscrivono costantemente nella propria "mission".

Ma si tratta di messaggi validi per ognuno, anche indipendentemente dai dati anagrafici. Tutti possiamo e dobbiamo essere giovani. Perché essere giovani significa anzitutto avere entusiasmo, guardare avanti, saper fare progetti. Come afferma Fanny Lewald, romanziera tedesca dell'Ottocento, non si può arrestare la primavera negli anni ma si può rimaner giovane sempre se si mantiene vivo nel proprio cuore l'amore per quanti son degni d'Amore, e se si tengono gli occhi e l'anima aperti al bello, al grande, al buono e al vero.

Davanti a un reperto artistico dell'antica Grecia, forse i marmi del Partenone ammirati al British Museum, John Keats, tra i più famosi poeti del romanticismo inglese, esclama che" Bellezza è verità, verità è bellezza !".

Tra i compiti più importanti che il Rotary può svolgere nei confronti dei giovani è sicuramente quello” insegnare” la leadership.

Il termine può assumere molti significati, è di difficile traduzione. Richiama il concetto di guida ma non si esaurisce nel semplice atto di condurre o indicare un cammino. Significa autorità ma è ben distante dal concetto di comando puro e semplice, sempre più aspetto secondario del lavoro del manager.

Leadership vuol dire anzitutto dare l’esempio, ispirare e motivare, agire in termini di servizio. Non è infatti possibile ottenere e mantenere il successo

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se non si ha anche una profonda conoscenza delle relazioni in cui la leadership si realizza.

Sappiamo che è il complesso delle relazioni tra le persone che rende possibile il funzionamento di un’organizzazione. Nessuna qualità tecnica o caratteriale si traduce in leadership in assenza di una forte capacità di dar vita e sviluppare un grande numero di rapporti interpersonali, finalizzandoli agli obiettivi strategici della combinazione.

La leadership è un processo di crescita che richiede un idoneo training, sempre attento al valore della conoscenza. E proprio un premio Nobel per l’economia, Robert Lucas,nel suo “On the Mechanics of Economic Development”, afferma che una delle più importanti determinanti dello sviluppo economico consiste in quello spontaneo e non organizzato trasferimento di conoscenza.

I Rotariani cercano di mostrare ai giovani, con le parola ma più ancora con l'azione concreta, che è possibile vivere cultura e professionalità nell'autentico servizio all’uomo, che l'amicizia è un valore autentico, che è necessario rafforzare ogni giorno gli argini contro l'arrivismo , proprio dei mediocri, ed agire costantemente per una migliore comprensione tra i popoli e per la pace, facendo incidere la vocazione internazionale del Rotary sulla nostra coscienza.

Insieme al Rotaract e all'Interact il Rotary dovrà continuamente e con immaginazione potenziate le azioni a favore della cultura, sicuro strumento che consente di offrire risposte tempestive ed efficaci ad un ambiente complesso, in continua e sempre più rapida trasformazione. Sarà sempre più importante attingere continuamente ad essa, sentirci partecipi allo sviluppo integrale delle nostre comunità.

Ciò anche se, come ha sottolineato il Presidente Internazionale 2015/2016 "Ravi" Ravindran, non vi sono risposte facili a queste questioni. Ma dobbiamo impegnarci con tenacia a trovarle ed è arrivato il momento di fare veri cambiamenti. E dobbiamo creare monumenti che esisteranno per sempre, non in granito o marmo, ma nella vita e nel cuore di nuove

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generazioni. Questo è il nostro momento che non ritorna più. Afferriamolo!, ha esclamato Ravindran.

Cultura, non dimenticando l'immensa eredità feconda di grandi Rotariani del Distretto, come Tristano Bolelli e Francesco Barone, dovrà significare, non solo per l'imprenditore, il professionista, lo studioso, ma anche per ogni persona, anzitutto capacità di esaminare un'idea da varie angolature, formulare generalizzazioni al di là di pregiudizi o convincimenti meramente personali, agire con costante umiltà intellettuale facendo cadere barriere ed incomprensioni, sempre nemiche delle scienza ma anche del buon senso .

I valori Rotariani possono sicuramente favorire l'affermazione di una Società aperta alla cultura vera, restituendo a molti la dignità di persone in grado di esprimersi autonomamente mediante strumenti critici basati sulla conoscenza e sul sapere piuttosto che sull'uso acritico di macchine "prodigiose " o di effimeri modelli imposti.

L'Università sorgente primaria della cultura, è luogo ideale per coniugare sinergicamente la didattica con la ricerca; dovrà offrire anzitutto un maturo possesso del "metodo" e la capacità di cogliere i rapporti tra singolo accadimento e visione complessiva, insegnare un uso critico degli strumenti acquisiti ed armonizzare le conoscenze specialistiche in una visione di ampio respiro.

E ciò sempre ricordando, con Socrate, che l'insegnante mediocre racconta, il bravo insegnante spiega, l'insegnante eccellente dimostra, ma solo il maestro è capace di ispirare.

La cultura, nonostante le sue molte facce, è una. Tanto più un Paese "cresce" nel campo della tecnologia quanto maggiormente deve progredire sul terreno "umanistico".

Ognuno ha o deve scoprirsi una “vocazione” e cercare di realizzarla nel migliore dei modi. Del resto ormai gli studiosi di organizzazione e marketing concordano nel ritenere che il successo, nell’impresa come nelle realtà non profit, è strettamente legato alla capacità dell’uomo di lavorare

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soddisfacendo bisogni sempre più tendenti all’autorealizzazione. Strategie aziendali vincenti come la “Lean production”e la “Total quality” sono proprio legate a questa “filosofia”.

Può essere interessante e utile rovesciare il tradizionale approccio della “formazione”. Cioè non partire da un’aula per mostrare ai giovani il mondo scientifico e professionale bensì entrare nei luoghi di lavoro, successivamente cercando di teorizzarne i fenomeni, anche generali. La formazione non sarà allora legata a un particolare momento o luogo ma piuttosto dovrà accompagnare la persona durante tutto l'arco della sua attività: ricordando che "tutti" sono e si devono sentire formatori.

Mettersi al servizio, in particolare dei più "piccoli", è prerogativa di autentica grandezza.

E’ il complesso delle relazioni tra le persone che rende possibile il funzionamento di un’organizzazione. Nessuna qualità tecnica o caratteriale si traduce in leadership in assenza di una forte capacità di dar vita e sviluppare un grande numero di rapporti interpersonali, finalizzandoli agli obiettivi strategici della combinazione, non necessariamente aziendale.

I giovani devono sapere che, qualunque sarà la loro professione e il loro formale livello gerarchico nella struttura, dovranno essere anzitutto e comunque “Knowledge Workers”. E che al di fuori della creazione di conoscenza ci saranno sempre minori spazi, in ogni tipo di organizzazione. Perciò, il bisogno di formazione dovrà poggiare in primo luogo sulla cultura.

L'apprendimento, che può scaturire anche dalla presa di coscienza degli errori, è oggi considerato fondamentale nel processo di evoluzione dei sistemi. Su questa falsariga numerose riflessioni hanno ben illuminato aspetti della "razionalità limitata", superato concezioni strettamente razionalistiche della ricerca, sottolineato i limiti dell’oggettività scientifica contemporanea nei confronti di questioni vitali per l’umanità.

Così possiamo ritenere che il centro di gravità delle crisi non sia tanto legato alle particolari strutture tecnico-scientifiche o sociali bensì piuttosto al possibile scollamento rispetto al mondo vitale.

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Ci stiamo aprendo a un più realistico paradigma che costringe a relativizzare le rappresentazioni meramente intellettuali e a rivolgersi alla complessa e misteriosa profondità delle cose e delle persone.

Per aiutare i giovani nella professione e nel lavoro dobbiamo prima dire loro come stanno cambiando entrambi, caratterizzati da transizioni spesso davvero epocali. Basti pensare a come la globalizzazione comporterà ulteriori, profondi cambiamenti, qualitativi e quantitativi, nell’esercizio di tutte le attività professionali.

Dunque alla radice dei problemi vi è quello di una non episodica ridefinizione delle professioni.

Sempre più rapidamente stanno divenendo evanescenti i confini tra molti tradizionali mestieri, ciò che impone con urgenza in bisogno di approfondimento delle culture nonché il bisogno di una loro efficace ed efficiente integrazione. Così, ad esempio, gli imprenditori dovranno essere sempre più leader, così come i leader più imprenditori.

Avvicinare i giovani al mondo del lavoro e della leadership rappresenta, dunque, un problema urgente e di ardua soluzione che deve essere affrontato a vari livelli.

Nello “scenario” possono essere individuati anzitutto due momenti critici.

Il primo coincide con la fine della Scuola media superiore allorché il giovane deve decidere se e come continuare gli studi. Cosa può fare il Rotary in questo campo? Ad esempio mettere in contatto gli studenti con i professionisti delle varie “aree”, in generale largamente disponibili nei Club, che potrebbero “raccontarsi” e mostrare possibilità e limiti di un lavoro legato ad un determinato indirizzo di studio. Ciò anche nella convinzione che, senza voler escludere considerazioni relative alle “opportunità del mercato”, è fondamentale scegliere “che cosa fare nella vita” soprattutto in funzione di serie motivazioni, reali capacità ma anche passione ed entusiasmo.

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L’altro momento critico è al termine degli studi universitari quando si desidera entrare in contatto con realtà “lontane” o impenetrabili quali sono spesso l’azienda, la professione, la pubblica amministrazione. E anche in questo caso i Club possono essere protagonisti di incontri ed esperienze sul terreno, anche con leader rotariani.

Rotary, Rotaract, Interact non devono stancarsi di lavorare per perfezionare quell'importante prodotto che è il servizio, senza mai perdere di vista gli obiettivi della comprensione internazionale e della pace. Tutto ciò con entusiasmo; l'entusiasmo e fa sì che ciascun membro di un gruppo si prodighi in maniera superiore alle proprie abitudini. E molti momenti della storia del mondo sono il frutto di un grande entusiasmo.

C'è un'immagine molto nota ma sempre poetica ed efficace di Antoine de Saint Exupery ,che continua ad essere attuale; "se volete costruire una nave non radunate uomini per avere il legname, distribuire i compiti e organizzare il lavoro, ma infondete loro la brama degli spazi aperti e del mare infinito."

Federico Weber, un governatore in cui si coniugavano, in felice armonia, la vocazione filosofica e quelle religiosa, affermava: “C'è un gran numero di giovani che portano in sé un immenso potenziale di generosità, di dono, di coraggio, di vero bisogno di verità, di amore, di assoluto. Sono alla ricerca di modi e di luoghi dove possano guarire o contribuire a guarire le piaghe di una società malata. Essi sanno che i beni più preziosi sono invisibili e che la sanità interiore, I'amicizia, la fraternità e l'amore non si comprano né si vendono, mentre sentono tutt'intorno, fino all' asfissia, l'assenza di riflessione sana e di lealtà che permetterebbero di discernere il bene dal male e la verità dall'impostura. E ci chiedono perché abbiamo sciupato la freschezza del mondo e la bellezza della vita”.

E proprio il tema del "dono" è stato recentemente posto, dal Presidente internazionale eletto "Ravi" Ravindran, al centro del tema presidenziale per l'anno 2015/2016. Tutti voi, esclama "Ravi", avete ricevuto molti doni, e dovete usare tutti i vostri talenti, conoscenze, capacità e sforzi, per diventare

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dono nel mondo. Dovete trasformare il potenziale in realtà, trasformare la vita degli altri; il tempo è talmente breve e c'è tanto da fare.

"Ravi" ha quindi aggiunto: "Vi chiedo di donare la vostra fiducia, dedizione, impegno e compassione. Oltre a donare tutti questi doni in questo anno rotariano, chiedo che voi stessi di essere dono nel mondo".

In questi momenti così difficili, in cui l'individuo si sente smarrito, frastornato o incerto, il compito dei rotariani nei confronti dei giovani non è dunque soltanto quellom, peraltro importante, di sostenere economicamente Interact o Rotaract, favorire gli scambi culturali o lo svago ma, anche e soprattutto, far conoscere, attraverso i comportamenti personali, sentimenti di correttezza, lealtà, altruismo, probità, abnegazione; far crescere ideali senza i quali i giovani possono facilmente trasformare le loro energie in tensioni negative di apatia, di demotivazione, quando non di aggressività e violenza.

Coltivare nell'animo dei giovani questi principi significa aiutarli e facilitare il loro ingresso alla vita professionale e lavorativa ma anche prepararli ad analizzare il mondo così come lo hanno trovato e trasformarlo così come essa desiderano che diventi.

La ricchezza della Nazione sono le giovani generazioni, sulle cui spalle graveranno, tra l'altro, i pesi di una popolazione inattiva e anziana sempre maggiore.

Ma i problemi dei giovani d'oggi che, come il frutto di ogni trasformazione contengono in sé sia rischi sia opportunità, nascono dal crollo dei punti di riferimento che puntellavano la società del passato e risultano incomparabilmente più complessi rispetto a quelli di un'epoca neppure troppo lontana.

Sentirsi giovani non coincide solamente con una convinzione psicologica, ma anche con un mutamento nella percezione del proprio corpo.

La tendenza alla giovanilizzazione nell'autopercezione di sé rappresenta un autentica mutazione culturale, perché modifica l'idea stessa di gioventù.

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Se fino ad un recente passato la giovinezza rappresentava una fase di passaggio dopo l'infanzia, prima dell'età adulta, oggi invece si stanno abbattendo e modificando le barriere generazionali. Giovani e persone della terza età possono ritrovarsi, senza problemi, a condurre lo stesso stile di vita, effettuare le stesse scelte di consumo o a condividere gli stessi valori. Del pari, sono frequenti fratture profonde tra “generazioni “separate soltanto da pochissimi anni.

Il mondo del lavoro sembra avviarsi, già dai primi passi del nuovo millennio, verso svolte decisive che avranno importanti ripercussioni socio-culturali.

Così dalla professione ci si aspetta, oltre al reddito, anche una gratificazione personale e, almeno in parte, un po' di autorealizzazione. E si fanno strada nuove ragioni di solidarietà, aspetto del servizio, che non possono non poggiare su un nuovo patto tra generazioni ed aree non soltanto della stessa nazione e dello stesso continente: tra adulti occupati e giovani disoccupati, tra aree ove le possibilità di lavoro sono estremamente limitate ed aree dove esse si espandono e si ricreano.

Cogliere le potenzialità offerte dalle nuove ragioni della solidarietà non è certo cosa agevole poiché richiede profondi mutamenti nella mentalità, nella cultura, nella politica.

La cultura, cioè il sistema di valori condivisi rotariani, offre modelli e paradigmi importanti: una visione, con a base sia l'economicità sia la solidarietà, che può essere perseguita sistematicamente ed offrire enormi vantaggi ed opportunità.

Se i filosofi di oggi che incidono sulla coscienza collettiva non sono più i dogmatici della rivoluzione, correnti di pensiero o di comportamento brillano per una sostanziale mancanza di principi etici.

Se una persona nella vita non è guidata da certezze teoretiche sarà guidata solo da certezze pratiche, che poi sono quelle dell'istinto, dell'interesse, e di tutte le altre forme di egoismo.

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Far crescere nell'animo dei giovani gli ideali rotariani significa aiutarli e facilitare il loro ingresso alla vita professionale e lavorativa ma significa anche preparare nuove generazioni al cambiamento.

Parlando della sfida dell'effettivo del Rotary, Il Presidente internazionale 2015/2016 "Ravi" Ravindran ha dichiarato: "Dobbiamo ripartire dai valori di base della nostra organizzazione: l'enfasi sugli alti valori etici in tutti gli aspetti della nostra vita e il sistema della classificazione che incoraggia la diversità delle competenze in ogni club. Troppo spesso queste idee vengono viste come ostacoli inconvenienti per l'aumento dell'effettivo, mentre sono state essenziali per il successo del Rotary, e non possiamo rischiare di ignorarle".

La seconda guerra mondiale, terminata con le esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki, frantuma definitivamente l’entusiastica sicurezza nella potenza benefica della scienza, perché quell'arma di terribile potenza distruttiva è proprio frutto del mirabile successo scientifico e tecnico della fissione dell'atomo. Nasce addirittura in quel momento, almeno in alcuni degli scienziati che avevano partecipato al progetto dell'atomica, la lacerazione tra l'aspirazione al progresso del sapere e la responsabilità morale circa le possibili conseguenze. Diventa più complesso, come spesso ricordava un grande illuminato fisico rotariano, Franco Bassani, il problema del rapporto tra etica e scienza, ancora oggi tema dominante del pensiero contemporaneo.

La capacità di tenere sotto controllo situazioni in cui il cambiamento è rapido e l'incertezza elevata appare prerogativa essenziale del professionista, chiamato ad affrontare e risolvere problemi, esprimere giudizi su fatti, persone, cose, tenendo conto di molteplici prospettive. Potrà vincere la sfida competitiva chi riuscirà a cambiare meglio e più in fretta dei concorrenti, coevolvendo in modo innovativo con l’ambiente esterno.

Ma se il ruolo professionale continuerà ad affermarsi sotto il profilo essenzialmente economico, per raggiungere risultati soddisfacenti e durevoli dovranno dispiegarsi crescenti energie, con nuove sensibilità anche in altri

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campi, a cominciare dall'etica, dalla responsabilità sociale, dall'attenzione agli aspetti immateriali, verso i quali dovranno rivolgersi nuovi filoni di attività di ricerca e consulenza professionale, configurando verosimilmente anche nuovi filoni professionali.

L'etica emerge dunque quale metodologia e strumento di elezione per impostare e risolvere correttamente problematiche sempre più complesse, connesse ai delicati bisogni di identità in contesti fortemente eterogenei.

Mediante la visione etica è anzitutto possibile disegnare per la persona, l'azienda, lo Stato, ruoli che consentano il raggiungimento dei peculiari obiettivi di ognuno in sinergia con gli interessi degli altri.

L'etica non è una nuova "tecnica" ma piuttosto una "linea guida" che consente di vedere e agire in modo più completo; che può rendere possibile, in un'ottica svincolata dal contingente, l'ottenimento di positivi risultati economico-finanziari anche percorrendo strade apparentemente lontane e divergenti.

In questo contesto molti concetti-chiave, comuni al Rotary, al Rotaract, all' Interact, possono costituire strumenti fondamentali: come lo "spirito di tolleranza", l’ideale del servire inteso e vissuto come motore e propulsore di ogni attività che consente di essere utili gli uni agli altri, la cooperazione internazionale capace di superare ogni barriera culturale, etnica o razziale, le relazioni amichevoli fra i soci per renderli meglio atti a servire l'interesse generale piuttosto che quello particolare.

Lo spirito rotariano spinge dunque a fare quanto è nelle nostre possibilità per esercitare la professione nella maniera più degna e promuovere il più alto livello dell'etica, che ha le sue fondamenta nell'antropologia. E solo in un corretto spirito di servizio è possibile uscire dall'immanenza della politica, dell'economia, delle scienze.

Un grande compito attende i Soci del Roray, del Rotaract, dell'Interact, ma anche ogni persona: ristabilire i legami allentati e talvolta spezzati tra i valori culturali del nostro tempo ed il loro fondamento etico permanente.

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Di fronte al cambiamento e al generale fenomeno della complessità ogni persona è chiamata ad costante impegno, anzitutto antropologico, per costruire attivamente e liberamente il futuro, a sentirsi fortemente responsabile delle proprie azioni.

Oggi tutte le aree professionali devono imparare in modi nuovi: imparando a massimizzare e a far leva sulle capacità di imparare quello che già esiste e creare nuove opportunità. Ciò al fine di essere capace di sopravvivere e adattarsi a un mercato e a situazioni aziendali fortemente dinamiche.

Comportamenti rivolti alla mera sopravvivenza e imitazione non sono più sufficienti. Innovazione e agilità sono richieste a tutti per creare le opportunità di domani. L'innovazione rappresenta ormai un sicuro vantaggio competitivo. E le risorse professionali di ogni organizzazione diventano fattore strategico di elezione, prendendo il posto dei tradizionali investimenti.

Proprio la cultura, interpretata come strumento di scelta libera e consapevole, può divenire veicolo efficace per orientare l'insieme complesso dei bisogni, delle aspettative, dei valori dell'uomo, al fine di favorire un migliore equilibrio nel sempre più complesso e problematico mondo delle professioni.

Col crescere della complessità cresce il bisogno di pensiero creativo. Non basta fare la stessa cosa in modo migliore, essere efficienti e risolvere problemi. Ci vuole molto di più. La conoscenza può divenire una formidabile leva nell'azione professionale, strumento di efficace cambiamento strategico e dei processi nella variegata tipologia dei sistemi sociali, caratterizzata dalla forte presenza di attività "intangibili".

Al fine di guadagnare un chiaro spazio competitivo le risorse umane devono passare dal tradizionale "focus" funzionale a quello orientato al processo, con programmi di engineering in chiave strategica e sociale. Elementi quali le capacità intellettuali, l'attitudine a risolvere problemi, i contributi al miglioramento dei processi, la dimostrazione di spirito di

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gruppo saranno in questa ottica alla base di più efficaci sistemi premianti, oltre che di innovativi criteri di selezione.

Se fin dal prossimo futuro le metamorfosi del lavoro non saranno poche e concentrate a particolari livelli della scala gerarchica, può sembrare singolare che alcuni di questi cambiamenti siano già da tempo sperimentati, pure talvolta in modo embrionale o attraverso modelli imperfetti, nell'ambito di aziende di piccola media dimensione, in qualche modo singolare "laboratorio" del futuro e verosimilmente spazio in cui potranno esprimersi e valorizzarsi nuove e più ricche professionalità.

E' largamente accettato che un vantaggio competitivo aziendale sia direttamente collegato alla modalità dell'organizzazione di "imparare" rapidamente. Tuttavia bisogna essere consapevoli che l'apprendimento ha scarso significato se non è correttamente messo in pratica.

Se noi ci guardiamo intorno, scopriamo che il disagio dell'uomo è spesso più grande nel trovare i fini che nel trovare mezzi .

Le ricerche dei futurologi sembrano convergere nella descrizione di scenari caratterizzati da complessità, estesa differenziazione, riduzione del controllo dei produttori sui mercati beni di consumo, "razionalità limitata", logiche riconducibili alla teoria del" caos".

Le organizzazioni professionali, ora più che mai, sono di fronte al crescente bisogno di essere in grado di sopravvivere e trarre vantaggio dal rapido sviluppo della tecnologia, dal profondo cambiamento nel lavoro, dalla crescente pressione competitiva. Devono affrontare la complessità, la velocità e l'estensione di tali cambiamenti e tuttavia creare un vantaggio competitivo; raggiungere in modo proattivo una posizione che consenta di essere protagonista nella creazione del cambiamento, non acquisire un atteggiamento meramente "adattivo".

La "risposta" passa anche attraverso la "Learning organisation", intesa in termini operativi e non solo astratti, teorici.

Una "Learning organisation" in grado di espandere continuamente la capacità di rinnovarsi; incoraggiare nuovi e più ampi modelli di pensiero e

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innovazione; creare collettivamente e rendere possibile lo sviluppo di motivazioni e bisogni; sfruttare e trarre beneficio dall'impegno di tutti ed essere capace di imparare e condividere la conoscenza e l'esperienza; dar vita a team in grado di produrre risultati visibili e di alto profilo; individuare chiaramente i punti di partenza dell'apprendimento reale, nella direzione di un profondo cambiamento, superando la mera raccolta di dati ed informazioni.

Come afferma Alberoni, non basta la scienza e non basta la ragione. L'intelligenza senza moralità è cieca, pronta a mettersi al servizio di tutti i demoni e a giustificare ogni folle scelta.

Il semplice aumento dell'intelligenza non garantisce nulla. Occorre una maturazione morale, una maturazione profonda.

Perché ci sia morale occorre anche slancio interiore, emozione, passione che ci porti al di là di noi stessi, al di là dell'egoismo di gruppo, nel regno dell'altruismo e dell'amore.

E l'uomo scopre che il dono, e il desiderio della felicità degli altri, rappresentano la fonte più generosa della propria felicità.


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