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Siderweb smo febbraio2013

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Un breve outlook sul mondo italiano dell'acciaio
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n°21 Febbraio 2013 STEEL MARKET OUTLOOK Febbraio 2013
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MARKET OUTLOOK

Febbraio 2013

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Per questo Steel Market Outlook ab-biamo volutamente scelto immagini e frasi forti, di guerra, perché la situa-zione che stiamo vivendo è paragona-bile, per certi aspetti, ad una guerra. E il risultato elettorale del 25 febbra-io, che ha prodotto un’Italia ingover-nabile, ha ulteriormente acuito que-sta percezione. La mia idea, ripresa da Edgad Morin, è che l’eccesso di

specializzazione disciplinare ha apportato molte conoscenze ma genera una conoscenza incapace di cogliere un realtà sempre più complessa e multidimensionale. Penso in parti-colare alla scienza economica, ormai regina e guida delle nostre politiche, ma che non riesce a comprendere ciò che non è calcolabile e quantificabile, vale a dire: passioni, emo-zioni, paure, speranze, che sono tuttavia il corpo stesso della condizione e dell’esperienza umana. Le persone sono ormai sempre più interdipendenti ma l’interdipendenza non ha cre-ato solidarietà. L’accumulo delle informazioni non crea cono-scenza e l’accumulo delle conoscenze non crea comprensio-ne. Lo abbiamo verificato sulla nostra pelle nel 2008 quando la crisi, “la crisi che non passa” è iniziata e ci ha colti tutti im-preparati, economisti compresi. Smettiamola di credere che si tratti di una crisi puramente congiunturale, come ce ne sono state tante. Questa è una crisi STRUTTURALE che non si risolverà in qualche mese o in qualche anno. La chiave per una ripartenza si basa quindi sulla nostra capacità di fare una lettura nuova della realtà. Ecco perché abbiamo voluto usare la metafora della guerra ma non vogliamo fermarci alle immagini negative, alle bombe che ci cadono addosso e che non possiamo fermare. Il messaggio che vorremmo lanciare è quello contenuto nella celebre frase di Churchill e riportata sui manifesti affissi sui muri di Londra durante i bombardamenti nazisti del 1939 e 1940: Keep calm and car-ry on! Stiamo calmi e andiamo avanti!Concretamente e pragmaticamente, andare avanti significa: innovazione, sfruttando al massimo la leva delle nuove tec-nologie digitali, apertura a nuovi mercati di approvvigiona-mento e di sbocco e cooperazione. Guarda caso i pilastri sui quali abbiamo costruito l’edizione 2013 di Made in Steel che partirà il 3 aprile a Milano. Il messaggio che lanceremo da questa vetrina internazionale sarà questo: le nostre aziende avranno un futuro solo se riusciranno ad adattarsi al nuovo che avanza, se sapranno rispondere alle esigenze di nuovi bisogni e mercati, se sapranno cooperare e fare sistema.Quindi: Keep calm and carry on e… Buon Made in Steel!

Keep calm and carry on Emanuele Morandi

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editore: Siderweb spavia Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs)Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041e-mail: [email protected] tribunale n. 11/2004Direttore responsabile: Stefano FerrariIn redazione: Davide Lorenzini, Gianfranco Tosini, Paolo Morandi e Fiorenza BonettiProgetto grafico ed impaginazione:Siderweb spaNumero chiuso in redazione il:25 - 2 - 2013

(Presidente Siderweb)

Sommarion°21 Febbraio 2013

2  Emanuele MorandiKeep calm and carry on

4  Achille FornasiniQuella luce in fondo al tunnel... ... che ancora non si vede

9  Economia: Ancora marce ridotte nel breve periodo

11  Finanza: da commodity a risorsa rara

14  Il mercato visto dagli operatori: materie prime, piani e lunghi

17  Ilva-Lucchini-Leali: le ultime dalle crisi

20  Politica industriale: questa sconosciuta

21  La siderurgia europea: il piano-Tajani e l’exit strategy

23  Made in Steel 2013: ù servizi innovativi per l’acciaio del futuro

25  Il servizio video di Siderweb

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Mai come in questa fase storica l’Occidente sta su-bendo gli effetti della glo-balizzazione. Mentre la recessione strangola molti Paesi europei e le ban-che centrali di Stati Uniti e Giappone inondano di liquidità i rispettivi sistemi finanziari a sostegno del-le loro economie, in altre parti del mondo le cose vanno diversamente. Se pensiamo ai ritmi di cresci-

ta dei colossi asiatici e delle altre aree geopolitiche emergenti, non ci si deve stupire, per esempio, se i prezzi delle materie prime non solo non scendo-no, ma in qualche caso addirittura salgono, mante-nendosi comunque a livelli difficilmente sostenibili

dalle nostre imprese. L’effetto combinato della domanda internazio-nale ancora solida e di politiche monetarie che, tra gli altri effetti, contribuiscono a indebolire il dollaro, complica dunque la già precaria con-giuntura economica europea: da una lato con il rialzo dei prezzi delle commodities, dall’altro con la minore competitività delle esportazioni a causa di un euro relativamente troppo forte.

SiderurgiaAnalizzando il settore siderurgico, basilare per l’av-vio di ogni duraturo processo di crescita, la figura 1 illustra, comparandole, le dinamiche delle quote medie mensili delle quantità d’acciaio prodotte a livello mondiale, in tutta l’Asia (entrambe riferite alla scala di destra, espressa in decine di migliaia di tonnellate) e in Eurozona (scala di sinistra). Si noti come, a partire dai minimi del 2008, l’output

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Quella luce in fondo al tunnel ......che ancora non Si vede

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di Achille Fornasini (Chief analyst Siderweb)

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siderurgico mondiale abbia sopravanzato i mas-simi pre-crisi, consolidandosi intorno a un trend rialzista sospinto dalla produzione asiatica, a sua volta trainata dalla locomotiva cinese. Del tutto di-verso, invece, l’andamento della produzione euro-pea: dopo la grande caduta, la crescita torna fino al primo trimestre 2011 quando, anziché avviarsi a riagguantare i top raggiunti tre anni prima, la pro-duzione inizia inesorabilmente a flettere. La figura 2 evidenzia come la produzione tedesca e quella italiana siano molto concordanti con l’output euro-peo. Fa eccezione il trend rialzista della produzione turca, ormai a quote stabilmente superiori a quelle italiane e prossime a quelle tedesche.Prodotti lunghi e prodotti piani Che la sovraccapacità produttiva sia un serio pro-blema per la siderurgia europea è confermato dall’evoluzione dell’output dell’ultimo biennio, nell’ambito del quale si è avvertita la progressiva contrazione della domanda a causa della crisi che ha investito due fra i più decisivi comparti utilizza-

tori: l’edilizia e l’automotive. Un tale scenario non poteva non riflettersi sui prez-zi di mercato dei prodotti. Proprio dal primo tri-mestre 2011, acme della “ripresina”, le quotazioni hanno iniziato a risentire della domanda calante, abbandonando l’intonazione ascendente. La figura 3 (pagina successiva) presenta gli andamenti dei prezzi rilevati settimanalmente da Siderweb dei principali prodotti lunghi raffrontati alla media set-timanale dei prezzi di quattro categorie di rottame. Come si può osservare, mentre la materia prima tende a muoversi attraverso fluttuazioni laterali, i prezzi dei tre prodotti evidenziano un chiara deri-va ribassista: movimenti che, nel loro insieme, la-sciano intuire la portata della ricaduta negativa sui margini industriali delle aziende produttrici. Una situazione destinata a persistere, quantomeno per l’intero primo semestre 2013. Nella figura 4, dedi-cata ai prodotti piani, si mostrano sia l’evoluzione dei prezzi medi settimanali del minerale di ferro, sia le corrispondenti quotazioni rilevate da Sider-

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WWW.LOCMAN.ITL O C M A N S . P . A . - M A R I N A D I C A M P O - I S O L A D ’ E L B A

BOUT IQUES LOCMAN: B R E S C I A C O R S O Z A N A R D E L L I , 3 0 - T E L 0 3 0 2 8 0 0 5 5 M I L A N O V I A G O N Z A G A , 5 - T E L 0 2 3 6 5 1 2 8 9 3

F I R E N Z E V I A T O R N A B U O N I , 7 6 / R - T E L 0 5 5 2 1 1 6 0 5 M A R I N A D I C A M P O P I A Z Z A G . D A V E R R A Z Z A N O , 7 - T E L 0 5 6 5 9 7 7 7 3 4

P O RT O F E R R A I O C A L ATA M A Z Z I N I , 1 7 - T E L 0 5 6 5 9 1 5 8 9 6 P O RT O A Z Z U R R O V I A V I TA L I A N I , 2 0 - T E L 0 5 6 5 9 2 0 3 1 2

P O RT O C E RV O V I C O L O D E L C E RV O - T E L 0 7 8 9 9 2 4 2 5 C E RV I N I A V I A C A R R E L - T E L 0 1 6 6 9 4 0 1 9 5

E I N T U T T E L E M I G L I O R I G I O I E L L E R I E

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MONTECRISTO PROFESSIONALMovimento meccanico automatico S.I.O. (Scuola Italiana di Orologeria) o cronografo al quarzo.

Titanio e acciaio. Ghiera unidirezionale. Vetro zaffiro.

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web relative ai coils nazionali ed esteri. In questo caso si nota come il rapido recupero del materiale basico iniziato nel mese di settembre 2012 stia so-stenendo i prezzi dei coils che, pur in presenza di una domanda fiacca, formano movimenti ciclici la-

terali decrescenti senza peraltro spingersi al di sot-to dei minimi raggiunti nei mesi di ottobre 2010, dicembre 2011 e novembre 2012. Anche in questo caso non si prospettano radicali modificazioni evo-lutive di breve termine.

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Nel breve periodo l’economia italiana ed europea continuerà ad arrancare. Lo ha previsto Gianfranco Tosini (Siderweb) nel

corso del 27° Steel Market Outlook. «Il consuntivo del 2012 per l’Ue è stato negativo, e per l’Italia è stato addirittura peggiore. In particolare per le costruzioni, un settore cruciale per l’acciaio. Nel 2012 a livello continentale è stata registrata una riduzione dell’attività del 4,6%, nonostante le pre-visioni di inizio anno fossero positive, in quanto si pensava che il comparto nel nord Europa tenes-se meglio. Nel 2013, inoltre, ci sarà un ulteriore calo dell’edilizia stimabile nel 2%». Prendendo in considerazione i settori utilizzatori nel loro com-plesso, nel 2013 la produzione di questi comparti scenderà del 3,3% rispetto al 2012. In particolare «nel primo trimestre la situazione sarà critica, poi nel corso dell’anno si spera in un miglioramento». Per alcuni settori, inoltre, «non abbiamo ancora toccato il fondo». Questo è il caso dell’automoti-ve «che sarà negativa fino al terzo trimestre». Lo scenario di lungo periodo, invece, è avvolto da maggior incertezza. «Se si analizza il settore delle costruzioni credo che non si tornerà più al livello del 2006, a meno che non ci sia un massiccio in-tervento della spesa pubblica o se non ci saranno chiari indirizzi di politica delle costruzioni. Se uno di questi due elementi, o entrambi, si verifiche-ranno, penso sia realistico in Italia aspettarci di ri-tornare ad un livello di costruito dell’80% rispetto al 2006-2007, viceversa ci si fermerà ad un livello molto più basso». Per ciò che concerne il mercato dell’acciaio nel suo complesso, «mi aspetto che in futuro sia realistico, per l’Europa, attendersi un in-cremento di volumi del 10%-20% rispetto ad oggi, ma non di più».Non è dello stesso avviso Giovanni Bajetti, che per spiegare il suo punto di vista ricorre a due

economia:

ancora marce ridotte nel breve periodo

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aneddoti, che riguardano gli Stati Uniti e la Svizzera. «Negli Usa l’automotive va molto bene e, se c’è un paese saturo di auto, è proprio l’America. Invece in Svizzera il consumo di tondo sta facendo registrare un vero e proprio boom, attestandosi nel 2012 a un mi-lione di tonnellate, contro i due milioni di tonnellate dell’Italia, che però vanta una popolazione nettamen-te superiore. Ciò è per dimostrare che anche in paesi maturi ed in mercati maturi c’è spazio di crescita». Quindi anche in Italia c’è spazio per molte “Svizzere”, intese come «nicchie dove si può investire». Tosini, però, ha ribattuto che «gli esempi fatti da Bajetti sono al limite: in quei paesi i settori crescono perché lo sta-to sta pompando i consumi. Non è il mercato da solo che riparte, ma due operatori (gli Usa e la Svizzera) che hanno deciso di sostenerlo».Andrea Isabella (Bain & Co), rispondendo ad una do-manda dal pubblico, ha dichiarato che «l’Italia non sta crescendo a livello demografico, dovrà puntare al

nord Africa. E cercare di capire come andrà lo svilup-po delle infrastrutture in questi paesi. Noi abbiamo una capacità industriale importante nelle costruzioni, un settore che sarà strategico per i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Dobbiamo puntare a questi mercati. Bisogna però andarci con una logica diversa rispetto al passato, facendo entrare massic-ciamente, anche nella siderurgia, il marketing, al fine di cercare di decomoditizzare i prodotti. Bisognerà puntare sulla soddisfazione dei bisogni dei clienti, più che sugli aspetti produttivi, cercando di vendere non prodotti ma servizi. Ho visto alcune di queste cose in operatori di grosse dimensioni di Ucraina, Russia o Cina, ma non ancora in Italia. Se anche i nostri si-derurgici inizieranno a farlo, credo che anche in Italia ci sarà spazio per cogliere le “piccole Svizzere” di cui parlava prima Bajetti».

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finanza: da commodity a riSorSa rara

Da commodity a specialty. Questo il per-corso che ha seguito la finanza negli ulti-mi anni: da risorsa abbondante e disponi-

bile, oggi è divenuta, a causa della crisi, merce rara. Pertanto i rapporti con i fornitori di que-sto bene, come le banche, vanno radicalmente rivisti e ripensati. Questa una delle principali conclusioni emerse durante la tavola rotonda del 27° Steel Market Outlook. Ad introdurre il tema Andrea Isabella (Bain & Co) (nell’imma-gine), che ha dichiarato: «i soldi sono diventati una risorsa scarsa. Siamo in un contesto nuovo e diverso e sarà necessario adattarsi a questi cambiamenti». Uno dei maggiori sta nella scar-sa prevedibilità del mercato: «non si riesce più a prevedere cosa succederà nel medio termine e ciò rende più difficile individuare i percorsi di sviluppo per la propria azienda. Credo però che per superare questa impasse sia necessario cambiare punto di vista, passando dal concet-to di previsione a quello di scenario a medio termine, cercando cioè di capire quali siano le possibili alternative di mercato e come l’im-presa può adattarsi. Il tema cruciale per l’indu-stria sarà la propria capacità di adattamento, necessaria all’evoluzione ed alla sopravvivenza della stessa». Analizza i numeri del settore del credito, invece, Maurizio Faroni (Banco Popo-lare), precisando che «è sicuramente vero che nel 2012 c’è stata una flessione degli impieghi bancari stimabile tra i 35 ed i 40 miliardi di euro su un totale di 1.700 miliardi – ha detto -, ma bisogna ricordare che nel 2011 lo stock di im-pieghi era salito di 45-40 miliardi». Prendendo in considerazione questi dati, e vagliandoli con la lente del bancario, Faroni si chiede «come mai se la prezzatura degli impieghi è più eleva-ta rispetto al trend storico il credito è andato declinando?». Come mai, cioè, se i margini per le banche sono più alti viene concesso meno credito? Le risposte a questa domanda sono ben quattro. La prima, secondo Faroni, «è che la richiesta di credito è calante». La seconda è che «da settembre 2011, momento dell’apice della crisi del rischio sovrano italiano, le banche

italiane non si sono più rivolte al mercato all’in-grosso del credito perché le incognite legate al nostro debito impedivano a qualsiasi operatore di finanziare il mercato italiano. La situazione poi è andata migliorando solo a fine 2012». Il terzo fattore che ha compresso gli impieghi «è l’irrigidimento delle normative» e l’ultimo «è legato alle sofferenze bancarie, passate da 60 miliardi di euro a fine 2009 a 120 miliardi di euro nel 2012». Questo scenario serve a Faroni per dichiarare che «le banche italiane in realtà hanno tutte desiderio di fare credito, anche se con criteri più selettivi rispetto al passato. Per far sì che l’impresa riesca ad ottenerlo, però, è necessario che inizi a ragionare con un’ottica diversa, più simile a quella della banca. In par-ticolare dovrà tener conto del rating dei clienti a cui l’impresa concede credito: migliore è il ra-ting del prenditore, meglio impatterà sui requi-siti patrimoniali dell’azienda». Inoltre, oggi, «c’è buona disponibilità di credito a breve termine, per finanziare il circolante. Per accedervi sarà necessario tenere sotto controllo quattro varia-bili: liquidità, patrimonio e dinamica e qualità del credito concesso ai clienti». Isabella ha

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successivamente approfondito il tema di come sia possibile ottenere la fiducia degli istituti di credito, sottolineando che «prima la fiducia era relazionale, adesso deve essere basata su dati oggettivi. È necessario capire il modello di rating che applica la propria banca, digerirlo e riuscire a spiegarsi con un nuovo modello di co-municazione basato su numeri. Ciò facilita l’in-terlocuzione con un mondo che sta cambiando ed è più complesso». E ciò può rappresentare anche un grande punto di forza per l’azienda, in quanto «il credito e la finanza sono fattori costosi a causa dell’oneroso meccanismo per l’ottenimento del credito. E, in quanto scarso, è diventato un fattore competitivo, che deve essere consumato con attenzione. Ci vorrà un controllo puntuale del ciclo “steel to cash”, cercando di individuare ed eliminare eventua-li inefficienze finanziarie in questo processo». Bisogna considerare, insomma, «la finanza un fattore produttivo come l’energia». Per questo motivo, Isabella non esclude la necessità di «mo-dificare il proprio assetto produttivo partendo da questo punto di vista» e suggerisce nuovi strumenti che possono essere creati di concer-to tra banche ed aziende siderurgiche, come «obbligazioni montate sul concetto di filiera» o «strumenti finanziari collegati all’andamento di materie prime o semilavorati». Infine, Isabella conclude il proprio intervento rispondendo ad una domanda del pubblico, nella quale un par-tecipante al convegno ha chiesto: «siamo sicuri che prima della crisi le banche avessero usato gli stessi sistemi di rating di oggi? Non è che prima si è creata una bolla nella quale le ban-che hanno ecceduto nella concessione di finan-ziamenti?» «Sospetto a volte che la risposta sia sì – ha dichiarato Isabella -. Penso che la con-cessione del credito ad alcune realtà, in passa-to, sia stato come dare una macchina di grossa cilindrata a dei ragazzini piccoli. Qualcuno, con questa macchina, si è fatto molto male. Non addosserei, però, la responsabilità alle banche: è stato l’effetto di un momento in cui il denaro era una commodity sia per scelte bancarie, sia per il contesto macro, sia per le performance

aziendali».Hanno analizzato la situazione del credito nel comparto siderurgico, invece, Giovanni Bajetti, Roberto Bersi (Bicomet) e Fabio Montani (Stem-cor). «Negli anni della crisi, specialmente negli ultimi tre – ha esordito Bajetti – il commercio e la distribuzione di acciaio hanno assunto un ruolo di ammortizzatori dei problemi dei pa-gamenti dell’utilizzo che è stato cruciale. Ciò è stato possibile grazie anche alla riduzione degli stock e del circolante, ed ha consentito alle ac-ciaierie di avere esposizioni relativamente con-tenute». Per far fronte al taglio dei fidi e degli affidamenti effettuato dalle assicurazioni cre-dito, alcuni operatori «hanno rispolverato una funzione che era stata quasi completamente esternalizzata: sono stati ricreati i comitati fidi interni alle imprese, che valutano le aziende a cui concedere gli affidamenti non solo in base a parametri di bilancio, ma anche attraverso la storia del cliente e l’affidabilità dell’imprendi-tore. Ciò ci ha consentito di ovviare al proble-ma dei fidi, che rischiava di paralizzare tutto. Questo sistema che mischia il vecchio (le valu-tazioni interne) ed il nuovo (i parametri impo-sti dalle assicurazioni credito) per ora ha dato buoni risultati». Le esposizioni, per il settore del rottame, «sono molto più contenute – ha spie-gato Bersi -. Ad oggi non abbiamo avuto grossi problemi: i nostri clienti sono le acciaierie ed i problemi si stanno manifestando più a valle. Ciononostante, la situazione si sta leggermente inasprendo e, in alcuni frangenti, come quando è necessario rimpolpare il magazzino, si risente della carenza di credito e della mancanza di li-quidità in circolo». Il punto di vista di un trader, infine, è stato esplorato da Fabio Montani, che ha sottolineato la difficoltà di ottenere «co-perture assicurative sui crediti» per realtà che, come i trader, «muovono grossi volumi». Ciò «è un fattore limitante. Le assicurazioni il più delle volte fanno valutazioni basate solo su algoritmi tratti da dati di bilancio: per noi è fondamenta-le ritornare all’antico e rivalutare anche aspetti come moralità e fiducia, che oggi trovano poco spazio in altri meccanismi».

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il mercato viSto dagli operatori: materie prime, piani e lunghi

Un mercato destinato a subire oscillazioni contenute. Queste le previsioni di Rober-to Bersi (Bicomet), Giovanni Bajetti e Fabio

Montani (Stemcor) sull’andamento a breve delle quotazioni di materie prime, lunghi e piani nel no-stro paese. Per ciò che concerne il rottame, ha spie-gato Bersi, «abbiamo assistito ad un febbraio molto anomalo, con una brusca frenata delle produzioni causata da una mancanza di ordini e fiducia». Mar-zo, invece, dovrebbe riservare qualche sorpresa più positiva, con una «maggior fiducia» e con le quota-zioni della materia prima «che dovrebbero stabiliz-zarsi». Per il comparto rottame, in termini di volumi, non dovrebbero esserci grandi sorprese, anche se «il calo dei prezzi di febbraio potrebbe incentivare

l’esportazione verso l’Algeria di tondo per cemento armato, facendo leggermente salire anche la richie-sta di rottame». Nel mercato del minerale ferroso, altra materia prima cruciale per la siderurgia, «l’an-no scorso si è assistito a due andamenti divergenti: il primo caratterizzato da un forte destoccaggio da parte degli operatori cinesi, che ha fatto crollare le quotazioni sino ad 86-87 dollari la tonnellata, il se-condo è stato un fenomeno di segno opposto – ha concluso Bersi -, contraddistinto da un forte ristoc-caggio che ha fatto decollare le quotazioni, portan-dole a 160 dollari la tonnellata circa».Scendendo lungo la filiera, dalle materie prime ai semi-lavorati, Bajetti sottolinea la necessità di affrontare due discorsi diversi per i lunghi, separando gli acciai comuni

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(tondo, travi e laminati) dagli acciai in qualità e speciali. Per i primi, «legati all’edilizia e ad utilizzatori che non esportano i propri prodotti, come le imprese di co-struzioni, permane una situazione difficile dal punto di vista dei volumi. Il settore, però, ha trovato nel corso degli anni un equilibrio, regolando l’offerta, ed oggi ha un’esistenza senza infamia e senza lode». Il discorso prezzi, per i lunghi comuni, «ha visto movimenti negli ultimi due anni di 20-30 euro la tonnellata in aumen-to e in calo, con un andamento a dente di sega mol-to simile a quello del rottame. Lo stesso accadrà nei prossimi due trimestri, quando non ci saranno crolli né esplosioni delle quotazioni ma proseguirà il trend che ha caratterizzato il settore nei mesi scorsi». Per gli acciai speciali ed in qualità, invece, «l’andamento della domanda è stato molto diverso: nel secondo semestre del 2011 e nel primo del 2012 la richiesta è stata molto abbondante – ha proseguito Bajetti -, mentre nel se-condo semestre del 2012 il consumo è fortemente ral-lentato. Attualmente credo ci sia spazio per una ripresa della domanda, trainata dalla meccanica europea, che dovrebbe ripercuotersi anche sui prezzi di vendita del

materiale. Qui c’è spazio per un maggior ottimismo».Anche per i prodotti piani in acciaio al carbonio le pro-spettive sono per variazioni modeste delle quotazioni nel breve periodo. «Penso che l’andamento dei prezzi sarà compresso in una banda ristretta di oscillazione – ha spiegato Montani (nell’immagine sottostante)-. Da un lato, infatti, l’andamento delle materie prime, anco-ra su livelli elevati, rende improbabile uno slittamento verso il basso delle quotazioni. Dall’altro il basso livello della domanda comprime le possibilità di ripresa dei prezzi». Per ciò che concerne la variabile-Ilva, Monta-ni ritiene che «l’effetto più significativo che ha avuto il blocco del materiale del produttore tarantino in porto sia stato l’annullamento del gap tra le quotazioni dei coils nel nord e nel sud Europa, con i prezzi mediterranei che si sono allineati a quelli del nord». Lo stop dell’Ilva, ad oggi, «ha portato a modestissimi incrementi delle importazioni, in quanto il mercato italiano sta soffren-do ed ha chiuso il 2012 con una riduzione del consumo di acciai piani compresa tra il -20% ed il -25%».

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ilva-lucchini-leali: le ultime dalle criSi

Positivo. Questo l’atteggiamento dei tre ope-ratori di mercato che sono intervenuti al 27° Steel Market Outlook sui tre dei casi di crisi

che stanno colpendo il settore italiano della side-rurgia. Giovanni Bajetti, Roberto Bersi (Bicomet) e Fabio Montani (Stemcor), infatti, si sono detti ot-timisti sulla risoluzione delle problematiche che, a vario titolo, stanno toccando gli stabilimenti pro-duttivi dell’Ilva di Taranto, della Lucchini di Piombi-no e della Leali.Per analizzare il caso-Ilva, Bajetti parte dall’ABC del siderurgico, ovvero la divisione tra prodotti lunghi e prodotti piani. «Dobbiamo sempre ricor-dare – ha dichiarato – che mentre nei lunghi l’Ita-lia è tradizionalmente esportatrice, nel comparto dei piani il consumo è superiore alla produzione interna. Siamo quindi deficitarii. In questo pano-rama pensare di rinunciare ad uno stabilimento che da solo sforna più di 10 milioni di tonnellate annue e fornisce una serie di industrie che sono già dipendenti dall’estero per una parte dei loro

consumi non ha senso. Credo sia ovvio pensare che tutti gli attori coinvolti faranno tutti gli sforzi possibili perché una produzione strategica come quella dei piani da altoforno rimanga attiva». Inol-tre, nonostante il caso scoppiato a Taranto sia da ricollegarsi ad un’emergenza ambientale, «per la siderurgia in generale non è più vero ciò che si pensava alcuni anni fa – ha spiegato Bajetti -, ov-vero che la produzione di acciaio sia sinonimo di inquinamento. La siderurgia ha valenza ecologica e rappresenta una delle basilari e fondamentali forme di riciclo dei rifiuti. In quest’ottica non ho dubbi che anche a Taranto si troverà la simbiosi tra produzione di acciaio e rispetto dell’ambien-te».Sempre sul caso Ilva, Montani ha sottolineato che, più che ciò che sta succedendo a livello legale, è importante rilevare «gli effetti che la fermata degli impianti ha avuto sul mercato. Effetti che, nono-stante una potenzialità di 10 milioni di tonnellate annue degli impianti tarantini, nonostante il ral-

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lentamento imposto dalla magistratura, nonostan-te la mancanza di una grande massa di materiale dal mercato, non si sono verificati». Ciò è avvenu-to a causa della forte riduzione del consumo reale sul mercato italiano, stimabile in un 20%-25%, che «sterilizza qualsiasi effetto che può avere sul mer-cato la mancanza dei volumi dell’Ilva». Per ciò che concerne Lucchini, invece, secondo Ba-jetti (nell’immagine a lato)«la situazione è diversa rispetto a Taranto. Ci sono problematiche di natura finanziaria e non ambientale. Di peggio, sempre in confronto all’Ilva, c’è il mercato di sbocco, quello dei lunghi, che è molto più battagliato rispetto a quello dei piani. La problematica della Lucchini è, inoltre, quella di riscoprire il mercato. Da quan-do sono entrato nell’azienda (poche settimane fa, ndr), però ho riscontrato una situazione migliore di quello che mi sarei aspettato, soprattutto dal punto di vista impiantistico. La mentalità delle per-sone che ho incontrato, siano essi dipendenti o istituzioni è molto concreta e positiva». Anche per Bersi le prospettive per Piombino sono possibili-ste: «l’azienda non è mai uscita dal mercato, nono-stante i problemi avuti. Il suo impegno sarà quello di cercare di mantenere i livelli produttivi».Su Leali, infine, Bajetti ha sottolineato che «la riso-luzione del caso è più semplice: si tratta di trovare un equilibrio tra acciaieria e laminatoio, equilibrio che in passato c’era, in quanto Leali era parte di un gruppo più articolato che poi nel corso degli anni ha perso delle parti, disarticolandosi parzialmen-te». Il laminatoio di Odolo, però, rappresenta un impianto interessante, di buon livello, per produr-re acciai di qualità. L’acciaieria di Borgo Valsugana, invece, ha qualche problema in più di allocazione geografica e di gradimento della popolazione cir-costante ma, nel complesso, Leali è un sistema in-dustriale ricomponibile e gestibile». Dello stesso avviso anche Bersi, secondo cui «Leali ha un per-ché sul mercato e continuerà a rimanerci».

Elia Zamboni

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politica induStriale: QueSta SconoSciuta

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«C’è un forte contrasto tra la situazione dell’indu-stria nazionale, con dati produttivi critici, e la sen-sibilità politica: nonostante fossimo in campagna

elettorale nessun partito o schieramento si è sbilanciato sulla politica industriale per il nostro paese. Perché?» Con questa domanda dal pubblico è iniziato il dibattito sulla politica industriale nel corso del 27° Steel Market Outlook. Secondo Gianfranco Tosini (Siderweb) le possi-bili risposte sono due: «non c’è stato interesse da parte della politica o perché non hanno capito la situazione, e presumo sia così, o perché si rendono conto che per risolvere i problemi ci vorranno almeno 10-15 anni». Da troppo, infatti, «non si fa nulla per l’industria, e re-cuperare il tempo perso è molto complicato. Basti pen-sare alle tariffe energetiche: come si può far pareggiare i costi italiani a quelli tedeschi se negli ultimi anni l’Italia ha fatto scelte di mix energetico che hanno portato ad avere degli altissimi costi energetici? Come è possibile pensare di essere competitivi se si punta sulle rinnovabili finanziate dallo stato? Altri paesi, come la Spagna, stan-no puntando sulle rinnovabili, ma lì il 40% dell’energia viene dal nucleare, la situazione è completamente di-versa». Ma non solo l’energia penalizza l’Italia. Anche il costo del lavoro è un fardello difficile da portare: «è vero che oggi nel nostro paese i salari nominali sono tra i più bassi d’Europa, ma il costo reale è dato da salario fratto produttività, come bisogna fare per migliorarlo?». Infine molto ossigeno alle imprese italiane è arrivato dall’ex-port, che però «dipende dal tasso di cambio euro-dol-laro: se la divisa europea si rivaluta si creeranno dei pro-blemi. Come ovviare al problema? Bisognerebbe dotare

la BCE di strumenti (e obiettivi) volti alla difesa del cam-bio, che oggi non ci sono. E per farlo servono anni, per convincere soprattutto la Germania». La quadratura di tutte queste variabili, quindi, «è estremamente diffici-le, in quanto riguarda sia decisioni che possono essere prese a livello nazionale, sia a livello sovranazionale». Anche Andrea Isabella (Bain & Co) si dice «non mera-vigliato» dell’assenza del tema industriale dalla recente campagna elettorale. La gestione dell’industria, secon-do Isabella, «è molto complessa e non ha le stesse leve, per esempio, in mano a chi vuole indirizzare il settore energia, che è un comparto regolato. Oggi spesso si usano leve improprie, come la cassa depositi e prestiti, o si gestiscono fenomeni puntuali, come l’Ilva di Taranto, ma manca sia un disegno complessivo sia gli strumen-ti per applicarlo». Secondo Maurizio Faroni (Banco Po-polare) (nell’immagine), invece, la politica industriale italiana parte da un altro presupposto. O meglio, non può scordarsi di un elemento fondamentale per il nostro paese: cioè lo stock di debito pubblico. «Dico una cosa poco eccitante – ha esordito Faroni -, ma credo che sia cruciale: per fare qualunque politica industriale in Italia il presupposto è il rigido controllo del costo del debito pubblico. Ciò va oltre il valore dello spread a 10 anni tra BTP e Bund: bisogna pensare che il Btp a 2 anni nel luglio scorso era ancora al 5%, mentre oggi è sceso all’1,6%. La differenza tra questi due valori significa risorse: con uno stock del debito pubblico di 2.000 miliardi di euro, ogni punto in più di interesse significa 20 miliardi di euro l’an-no di maggiori costi per lo stato, un elevatissimo prez-zo da pagare la cui compressione mi pare non sia stata assolutamente presente nei programmi elettorali». Un altro punto fondamentale da cui far ripartire lo sviluppo «è la stabilità delle normative. Nel settore bancario negli ultimi anni sono state create oltre 450 norme nuove, che si vanno a stratificare con le precedenti. Ciò contribuisce a creare grande confusione e non aiuta né i cittadini né le imprese. Per la crescita ci vuole un quadro normativo chiaro e stabile».

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la Siderurgia europea: il piano-tajani e l’exit Strategy

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Il piano europeo per la siderurgia, che sarà lanciato a giugno, rappresenta un primo passo positivo per il set-tore dell’acciaio continentale. Secondo Giovanni Bajet-

ti, «l’aspetto più positivo del tavolo per l’acciaio lanciato dal vicepresidente dell’Ue Tajani nelle scorse settimane è stato portare al pubblico dominio europeo le proble-matiche del comparto siderurgico, che negli anni scorsi erano state dimenticate». Ciò è ancor più importante se si considera, come rimarcato da Bajetti, «che 360.000 persone lavorano direttamente nella siderurgia e che addirittura 20 milioni di persone in Europa sono occupa-te nell’indotto dell’acciaio o in industrie che utilizzano i prodotti siderurgici come materia prima». Nel piano, «ci sono idee importanti, come per esempio il fatto che la bonifica ed il rinnovamento degli impianti possano esse-re aiutati senza cadere sotto l’ombrello delle sovvenzioni di stato» ma «ora bisogna vedere come si concretizze-ranno e quali saranno i tempi di realizzo». Tempi che, ne-cessariamente, «dovranno essere brevi». Anche se sa-ranno messi a punto dei punti interessanti ed utili, però, Bajetti non si fa troppe illusioni: «il piano non può essere la soluzione dei problemi della siderurgia europea. Prima di tutto credo che le soluzioni debbano trovarsi all’inter-no, tra gli stessi operatori. Resta comunque il fatto che il risveglio delle autorità europee in una situazione così grave è sicuramente importante e potrà essere addirit-tura un fattore determinate per i prossimi cinque anni. È cambiata la sensibilità nei confronti dell’acciaio, passato da prodotto ritenuto obsoleto e inquinante alla coscien-za che sia un prodotto importantissimo di cui l’industria europea non può fare a meno».Anche Roberto Bersi (Bicomet) si è espresso in ter-mini molto positivi circa i primi risultati emersi dopo il confronto a Bruxelles anche se evidenzia che:« bisognerà vedere quali provvedimenti si prenderan-no, gli ultimi sono stati presi 25-30 anni fa, dopo di che siderurgia è stata dimenticata pensando che po-tesse muoversi autonomamente, si vede che qual-cosa nel meccanismo non ha funzionato. Una volta usciva verso la Turchia un fiumiciattolo di rottame, ora volumi del Nord Europa in direzione Ankara si sono decuplicati. Inoltre si sono raggiunti addirittura 40/50 milioni tonnellate di overcapacity, un fattore che preme sui profitti creando una situazione simile

a un cane che si morde la coda».Un loop ben noto all’interno del settore da tempo come testimonia la domanda «Quale exit strategy per l’acciaio? Fusioni, aggregazioni chiusura?» rivol-ta dal pubblico del 27° Steel Market Outlook ai rela-tori. Il primo a cimentarsi con la risposta da 1 miliar-do di dollari o forse più è stato Andrea Isabella (Bain & Co), che ha ribadito come «Credo che per uscire da questa impasse dovranno verificarsi tutte e tre le alternative e probabilmente anche altre. Ci saranno chiusure, ci devono essere fusioni ma bisognerà tro-vare anche vie diverse, forme coompetizione, come ad esempio acquistare rottame insieme o collabora-re per investire all’estero e mettere impianti per poi competere nella commercializzazione di prodotti fi-niti». Di diversa opinione il responsabile dell’ufficio studi di Siderweb Gianfranco Tosini che ribadisce: «Non credo molto in fusioni concordate. Se poi si pensa che molte realtà dovranno spegnere i for-ni per problematiche ambientali, dovranno essere fatti investimenti non da poco. E chi li finanzia? La compressione dei margini ha ridotto drasticamente le capacità di autofinanziamento interno, è tutt’ora da capire se le banche saranno disposte a finanziare piani di ambientalizzazione, che non incrementano la produttività dell’azienda. Nel piano europeo c’è un capitolo specifico su questo aspetto e se verrà approvato può darsi che le chiusure siano più ordi-nate e in tempi più brevi. Ma se il piano non viene approvato resta solo la selezione naturale».Fabio Montani (Stemcor) ha infine espresso le pro-prie valutazioni sul comparto della distribuzione il cui problema principale per l’Italia è e resta quello della frammentazione. «Le fusioni – spiega Montani- sono qualcosa che si è visto e che si vedrà ancora, anche se più che fusioni penso che si potrà assistere ad acquisizioni. Inoltre la scelta di chiudere sarebbe positiva in alcuni casi, ma i concordati al 5% fiori-scono, ciò porta spesso alla riapertura delle stesse attività sotto un nome diverso producendo come effetto notevoli alterazioni nel mercato».

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made in Steel 2013: Servizi innovativi per l’acciaio del futuro

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Partecipare a Made in Steel significa guardare al mondo della siderurgia nella sua interezza, con lo sguardo che oltrepassa i confini nazio-

nali, raggiungendo i principali paesi di tradizione siderurgica. Dal 3 al 5 aprile, a Milano presso i pa-diglioni di Fieramilanocity, l’intera filiera vedrà nella conference and exhibition dell’acciaio, un appun-tamento irrinunciabile per rinsaldare o innovare la propria rete di business, alla luce dell’importanza degli attori presenti all’evento, ma anche per con-dividere le proprie conoscenze, stimolate dalle pre-senze di relatori illustri che daranno vita a convegni dal grande valore informativo, e con l’obiettivo di af-frontare le prospettive economiche e specifiche del settore siderurgico. Made in Steel, manifestazione innovativa sin dalla sua nascita e leader nel com-parto in Italia, propone un bouquet di servizi che rappresentano delle reali novità per tutti coloro che prenderanno parte all’evento.Il ruolo fondamentale delle relazioni rimane un caposal-do nella filosofia di Made in Steel e, in questa direzione, va letto l’innovativo e gratuito servizio di Match Making. Gli espositori, aderendo al servizio Match Making, po-tranno conoscere in anteprima ed entrare in contatto con i visitatori di Made in Steel, oltre a mettersi a dispo-sizione di coloro che hanno espresso la volontà di incon-trarli. Infatti, la piattaforma Match Making, permette di visualizzare l’identità dei visitatori, di identificare gli operatori da incontrare, di fissare incontri mirati con i visitatori di interesse e di visualizzare l’agenda di appun-tamenti. Aderire al servizio Match Making, per i visitatori di Made in Steel, rappresenta la possibilità di visualizzare l’offerta degli espositori per categoria d’appartenenza, di identificare gli operatori da incontrare anche se di una di-versa categoria di appartenenza, di fissare incontri mirati con gli espositori di interesse e di visualizzare l’agenda di appuntamenti. Facilitare le relazioni significa anche dare alla comunicazione un luogo adatto e prestigioso dove poter essere messa in atto. Per questa ragione, Made in Steel ha ideato un’imperdibile occasione per tutti coloro che parteciperanno alla manifestazione, sia nelle vesti di espositore che in quelle di visitatore. Si tratta dello

Speakers Corner, una sala conferenze attrezzate della superficie di 80 m2 circa, con una capienza minima di 50 persone sino ad una massima di 70, allestita per tutte le esigenze di comunicazione, a blocchi orari di 50 minuti. Rappresenta un modo unico per riunire attorno alla pro-pria azienda e ai propri prodotti una platea composta dagli operatori dei settori strategici al proprio business, in una cornice esclusiva e prestigiosa. È ormai opinio-ne condivisa che per affrontare le sfide che si stagliano all’orizzonte del comparto della siderurgia, sia necessa-rio fare della cooperazione e dell’internazionalizzazione le parole d’ordine che guidano la propria attività. Made in Steel, da sempre realmente vicina alle necessità degli operatori della filiera dell’acciaio, fornisce uno strumento di grande importanza e propedeutico al raggiungimento di questi target. La conference and exhibition della filiera dell’acciaio, a questo proposito, offre la concreta possibi-lità di entrare in contatto con il mondo, di accompagnare le decisioni degli operatori, di conoscere i luoghi e le mo-dalità adatte per internazionalizzare il proprio business. Lo fa attraverso le partnership strette con le Camere di Commercio Italiane negli Emirati Arabi Uniti, in India, in Turchia, in Brasile, in Germania, in Svezia, in Svizzera, Tu-nisia e Marocco. Si tratta di collaborazioni che permette-ranno di entrare in contatto con i segretari delle Camere di Commercio dei paesi rappresentati i quali sosterran-no delle presentazioni del rispettivo sistema paese, che permetteranno di conoscere dall’interno le dinamiche che identificano le dinamiche economico – sociali delle rispettive nazioni. Inoltre per gli espositori sarà possibi-le, utilizzando la piattaforma Match Making, prenotare incontri B2B con i segretari presenti, i quali forniranno dati e specifiche legati al comparto siderurgico del paese rappresenta, agevolando in maniera strategica i progetti di internazionalizzazione, accompagnando ed aiutando gli operatori in questo processo.

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Al termine del ventisettesimo Steel Market Outlook la redazione di Siderweb ha realizzato un video servizio sulla giornata. Il filmato, che contiene cinque interviste esclusive con Giovanni Bajetti, Roberto Bersi (Bicomet), Maurizio Faroni (Banco Popolare), Andrea Isabella (Bain & Co), Fabio Montani (Stemcor) e Gianfranco Tosini (Siderweb), è visibile cliccando sull’immagine sottostante.

il Servizio video di Siderweb


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