+ All Categories
Home > Documents > STORIA E STORIE · Introduzione Fu durante la Seconda guerra mondiale che per la prima volta nella...

STORIA E STORIE · Introduzione Fu durante la Seconda guerra mondiale che per la prima volta nella...

Date post: 17-Feb-2019
Category:
Upload: dangtu
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
21
STORIA E STORIE
Transcript

ST

OR

IA E

ST

OR

IE

GUERRIERENELL’ OMBRA

LE SPIE ALLEATECHE SFIDARONO IL TERZO REICH

GORDON THOMASGREG LEWIS

© 2017 by Gordon ThomasTitolo originale: Shadow Warriors of World War II. The daring Women of the OSS and SOE

Traduzione di Irene Annoni per Studio Editoriale LitteraRealizzazione editoriale: Studio Editoriale Littera, Rescaldina (MI)

www.giunti.it

© 2017 Giunti Editore S.p.A.Via Bolognese 165 – 50139 Firenze – ItaliaPiazza Virgilio 4 – 20123 Milano – ItaliaPrima edizione: giugno 2017

INDICE

Introduzione 7

1. Con qualsiasi mezzo 23

2. Nubi di guerra 43

3. La base fantasma 71

4. Svanendo nell’ombra 101

5. Enigma nella valigia 125

6. Agenti al chiaro di luna 155

7. La decisione di Donovan 181

8. Arrivano i russi 221

9. Traditi! 249

10. Soldati solitari 275

11. fuori dall’ombra 315

12. Postfazione 363

Glossario degli acronimi 375Bibliografia 377Indice analitico 381Gli autori 395

«Erano certamente giovani e attraenti, istruite. Parlavano varie lingue d’Europa, e non solo, combattendo nell’ombra per la libertà e la giustizia contro il nemico nazista. Io le selezionavo e leggevo i giudizi dei loro istruttori sui progressi che compivano nelle arti oscure del sabotaggio, della sovversione, dello spionaggio. Quando erano qualificate, le accom­pagnavo a una base aerea segreta da dove sarebbero partite in missione straordinaria, protette dalle storie di copertura create per ciascuna di loro. Organizzavano gruppi di guerriglia, smascheravano traditori e si adope­ravano per minare il morale del nemico. La possibilità di sopravvivenza stimata era di sei settimane. A ciascuna veniva offerta una capsula di cia­nuro: non tutte l’accettavano. Erano le mie ragazze. Come loro, nessuna.»

— Vera Atkins, funzionario d’intelligence alla Sezione francese dell’Esecutivo operazioni speciali (SOE) durante la Seconda guerra mondiale

«Odio le guerre e la violenza, ma, se arrivano, non vedo perché noi donne dovremmo limitarci a salutare orgogliosamente i nostri uomini con la mano e a sferruzzar loro dei passamontagna.»

— Nancy Wake, agente del SOE

«Scoprii quanto fosse facile indurre patrioti ben addestrati, veri e propri professionisti della segretezza, a rivelare i loro segreti a letto.»

— Betty Pack, agente dei servizi segreti britannici e dell’Ufficio servizi strategici americano (OSS)

«I raid aerei, che radono al suolo le case e uccidono i bambini, fanno emergere in ogni donna la legittima aspirazione a proteggere, a stanare e distruggere il male che si cela dietro quelle bombe in ogni modo pos­sibile... compreso l’approccio fisico e militante.»

— Selwyn Jepson, funzionario addetto al reclutamento per il SOE

Introduzione

Fu durante la Seconda guerra mondiale che per la prima volta nella storia le donne vennero addestrate come combattenti e agenti segreti da paracadutare oltre le linee nemiche. Sovver­tendo le vecchie regole di genere, i servizi segreti definirono ruoli e specifici programmi di formazione destinati alle donne, intuendone il potenziale in qualità di corrieri, operatori radio, spie, sabotatori e persino capi della Resistenza. A incoraggiare questo cambio di rotta era stato il primo ministro britannico Winston Churchill, che nel luglio 1940 aveva ordinato «Incen­diate l’Europa»: l’unità speciale incaricata di portare a termine questa missione fu lo Special Operations Executive (Esecutivo operazioni speciali), SOE, un’agenzia di intelligence molto parti­colare. «Membri del mio esercito segreto» li definiva Churchill, «che collaborano e combattono nell’ombra.»

Erano spie e sabotatori, addestrati come crittografi, carto­grafi, analisti ed esperti di reclutamento, comunicazione e per­sino leadership, perché fossero pronti a guidare l’azione delle resistenze locali nei vari teatri di guerra europei.

Il 13 giugno 1942, sei mesi dopo che i giapponesi avevano attaccato Pearl Harbor, il presidente Franklin Delano Roosevelt autorizzò la creazione dell’Office of Strategic Services (Ufficio

8 Guerriere nell’ombra

servizi strategici), OSS. Anche in questo caso, la sua firma spia­nò la strada all’invio di donne oltre le linee nemiche, dove già operava il SOE.

Tra le agenti c’erano ragazze appena diplomate e madri di famiglia, proletarie e rampolle dell’aristocrazia, signorine irre­prensibili e disincantate amanti del bel vivere.

Ciascuna di loro era addestrata a confondersi con la popola­zione locale e persino a travestirsi, se necessario, inforcando un paio di occhiali o fingendo di zoppicare. Apprendevano da ladri di professione a scassinare serrature e a far saltare casseforti, da specialisti a usare manganelli, mitra, pistole automatiche Smith & Wesson con silenziatore, e affilatissimi pugnali con la lama annerita. Imparavano a tirare granate, a saltare da un treno in corsa, a piazzare ordigni esplosivi sullo scafo di un’imbarcazio­ne. Alle marconiste veniva insegnato a inviare messaggi segreti per concordare il lancio di armi destinate ai combattenti della Resistenza con cui avrebbero collaborato. Tutte sapevano che tortura e morte sarebbero state il prezzo del fallimento.

Erano donne coraggiose e piene di risorse, pronte a rischiare la vita per servire il Paese. Operavano in incognito e durante le missioni si servivano spesso di dispositivi tecnologici sofisticati, nessuno dei quali, però, poteva sostituire l’intelligenza e la deter­minazione. Avevano in media venticinque anni, qualcuna di più qualcuna di meno. Il loro essere donne poteva rappresentare una risorsa, riducendo le probabilità che i tedeschi le fermassero nel corso di una missione, ma implicava spesso che fossero chiamate a un grande sacrificio personale. Essere in servizio attivo signi­ficava per molte lasciare a casa figli in tenera età, e non poche pagarono il proprio coraggio con la vita. Le loro imprese, però, meritano tutte un posto speciale nella storia dell’intelligence britannica e americana del periodo bellico. La guerra clandesti­

9Introduzione

na, e perciò la guerra tout court, non sarebbe stata vinta senza l’audace contributo di queste guerriere dell’ombra.

Lo stesso giorno in cui Churchill aveva dato ordine di creare il SOE, Adolf Hitler tenne un discorso al Reichstag, a Berlino, in cui preconizzava in toni roboanti che il Terzo Reich sareb­be durato per mille anni. Tra fragorose acclamazioni, ricordò all’uditorio che nel giro di pochi mesi la guerra lampo tedesca aveva sottomesso Polonia, Cecoslovacchia, Danimarca, Nor­vegia, Belgio, e infine la Francia. Restava solo l’Inghilterra. Nei cieli di Londra, la Royal Air Force combatteva una coraggiosa battaglia contro la Luftwaffe, mentre migliaia di cittadini si am­massavano di notte nei rifugi e nel metrò. Al mattino, quando tornavano in superficie, si trovavano davanti centinaia di feriti e di cadaveri sepolti dalle macerie. La città non ardeva così dai tempi del Grande Incendio del 1666.

La Gran Bretagna era sola. Difendeva le proprie coste mentre la minaccia dell’invasione gettava un’ombra sinistra sul Paese.

Il discorso di Churchill alla Camera dei Comuni delineava la sua visione del futuro e si concludeva così:

Mi attendo che stia per cominciare la Battaglia d’Inghilterra. Da questa battaglia dipende la sopravvivenza della civiltà cri­stiana. Da essa dipendono la nostra società britannica e la lunga continuità delle nostre istituzioni e del nostro Impero. La furia e la potenza del nemico si rivolgeranno molto presto contro di noi. Hitler sa che dovrà spezzarci in quest’isola oppure perderà la guerra. Se saremo in grado di affrontarlo coraggiosamente, l’intera Europa potrà essere libera e la vita del mondo potrà procedere verso altipiani ampi e illuminati dal sole; ma se non riusciremo, allora il mondo intero, inclusi gli Stati Uniti, e tutto

10 Guerriere nell’ombra

ciò che abbiamo conosciuto e amato, affonderà negli abissi di una nuova Età oscura, resa più sinistra, e forse più durevole, dai lumi di una scienza pervertita. Teniamoci dunque aggrappati al nostro dovere e comportiamoci in modo che se il Common­wealth e l’Impero britannico dureranno mille anni, gli uomini diranno ancora: «Questa fu la loro ora più bella».

Quella sera Churchill spiegò al War Cabinet, il suo Consi­glio di guerra, come raggiungere quell’obiettivo: «È urgente e indispensabile che si compia ogni sforzo per ottenere in segreto le informazioni più utili sulle forze tedesche nei vari Paesi e in­staurare rapporti stretti con la popolazione locale, infiltrandovi i nostri agenti».

Il SOE, disse, non avrebbe solo risollevato il morale della nazione, ma anche mostrato al mondo che le sorti della guer­ra dipendevano dalla resistenza britannica. «Il nostro popolo combatterà i tedeschi sulle spiagge e nei campi, nei villaggi, nelle città grandi e in quelle piccole e, infine, a Londra. Il SOE spianerà la strada verso la vittoria.»

Churchill nominò il dottor Hugh Dalton – un uomo alto e calvo, con una laurea in economia – ministro dell’Economia bellica. Con i suoi completi su misura, le camicie di alta sartoria e le cravatte del Marylebone Cricket Club, incarnava l’Establi­shment britannico: poteva sembrare un banchiere, o magari il presidente di una grossa società. Socialista benestante, negli anni Trenta aveva duramente osteggiato la politica dell’appeasement,* spendendo tempo e denaro per richiamare l’attenzione sulla

* La politica dell’appeasement, adottata negli anni Trenta da Francia e Inghilterra, pre­vedeva l’adozione di un approccio accomodante nei confronti delle mire di potenza hit­leriane, nella speranza di riuscire a contenerle scongiurando un nuovo conflitto [N.d.T.].

11Introduzione

minaccia rappresentata da Hitler, e non aveva mai nascosto la sua ammirazione per Churchill. Sapeva che il nuovo incarico, soprattutto denominato in quel modo, non gli avrebbe attirato le simpatie degli sforbiciatori di bilanci al Tesoro e agli Esteri. E sospettava che gli alti vertici del ministero della Guerra avrebbe­ro considerato la sua preparazione militare inadeguata a dirigere un dicastero dell’Economia bellica. L’ aver combattuto quattro anni nella Grande guerra, per di più, non gli aveva insegnato granché in materia di spionaggio e controspionaggio... Tanto meno di quanto costassero.

Churchill lo rassicurò. Aveva scelto un uomo dotato di suffi­ciente esperienza militare per tenere a bada i ministri di White­hall e creare al tempo stesso un esercito segreto da inviare in Europa per combattere i nazisti. Era il generale Colin McVean Gubbins, che dopo l’invasione della Wehrmacht nel 1940 aveva guidato un contingente britannico in Norvegia. Era originario delle Highlands scozzesi e la sua famiglia serviva nell’esercito britannico fin dai tempi di Cromwell, nel Diciassettesimo secolo. Insignito della Military Cross durante la Prima guerra mondiale, aveva tutte le virtù di un buon comandante: coraggio, compas­sione e un innato ascendente sui giovani. In più, era fermamente convinto che le donne potessero «svolgere il mestiere di agente segreto quanto gli uomini».

Saputo che Gubbins aveva letto una traduzione di L’ arte della guerra di Sun Tzu, da duemila anni testo cardine per i leader militari cinesi, Churchill si era incontrato con il generale e aveva discusso con lui di un elemento chiave della strategia di Sun Tzu: l’infiltrazione di agenti segreti in territorio nemico per racco­gliere informazioni e commettere atti di sabotaggio. Gubbins gli era sembrato «un mix di patriottismo e di spionistica»: il suo nome era finito nel dossier delle «persone utili» e il ministro

12 Guerriere nell’ombra

aveva infine deciso di assegnargli una posizione di primo piano nel nascente SOE.

Nel 1919, Gubbins era stato mandato in Russia agli ordini del generale britannico Edmund Ironside e del generale dell’Armata bianca russa Anton Denikin. Dopo la vittoria dell’Armata rossa nella guerra civile, era tornato in Inghilterra per raggiungere il fronte irlandese. Le esperienze in Russia e in Irlanda gli erano valse una notevole competenza nelle tecniche di guerriglia, tanto che aveva scritto una serie di opuscoli dedicati al tema, tra cui The Art of Guerrilla Warfare [L’ arte della guerriglia], Partisan Leader’s Handbook [Il manuale del capo partigiano] e How to Use High Explosives [L’ uso degli esplosivi ad alto potenziale], che fornivano informazioni pratiche su come organizzare imbosca­te, bloccare convogli e annientare il nemico. A Sandhurst e in altre accademie per ufficiali dell’Impero britannico i suoi testi erano diventati obbligatori. Churchill li aveva letti tutti e aveva deciso di ritagliargli un ruolo di primo piano nella formazione e selezione degli agenti segreti. Il generale, dal canto suo, gli aveva raccontato di come in Russia e in Irlanda le donne venissero utilizzate come corrieri, trasportatrici di armi e spie. Quando la Polonia si era arresa, nel 1939, erano state loro a proteggere lo stato maggiore polacco durante la ritirata da Varsavia a Bucarest.

Churchill aveva chiesto a Gubbins di esporre per iscritto le sue idee sul ruolo che le donne avrebbero potuto rivestire nel SOE. Sapendo che qualunque rapporto destinato al primo ministro doveva essere breve, Gubbins si era limitato a una pa­gina, illustrando l’opportunità di reclutare e addestrare donne con competenze linguistiche adeguate per poi mandarle oltre i confini dell’Europa occupata.

«Dovranno sembrare abitanti del posto e riuscire a cavarsela tra gli occupanti tedeschi. Dopodiché, trasmetteranno ai com­

13Introduzione

battenti della Resistenza le conoscenze acquisite, che dovranno contemplare l’uso di armi ed esplosivi. Essenziale sarà inoltre l’acquisizione di competenze nell’uso della telegrafia senza fi­li. Rientreranno nella preparazione anche lo scontro armato e l’omicidio nell’ombra. L’ addestramento sarà di livello tale da renderle altrettanto capaci delle loro controparti maschili.»

Alla fine Churchill si convinse. Fece pervenire un memoran­dum a Dalton, ordinando che gli ufficiali addetti al reclutamento di donne da addestrare come agenti segreti prendessero nota delle loro competenze linguistiche e inviassero i dettagli al mi­nistero dell’Economia bellica. Frattanto, il SOE era stato inserito nell’elen co telefonico confidenziale del governo alla voce «Inter Services Research Bureau», con recapito al 64 di Baker Street, dove soltanto una targa di marmo nero appesa all’ingresso ne indicava la presenza. L’ edificio a cinque piani sorgeva giusto a qualche civico di distanza dal luogo in cui Arthur Conan Doyle aveva immaginato il domicilio di Sherlock Holmes, una coincidenza che Churchill trovava spassosa. Pochi mesi dopo, il SOE requisì alcune case di campagna da usare come centri di addestramento non solo per uomini, ma anche per donne con i requisiti indicati da Gubbins. Come trovare, però, le candidate ideali? Il generale chiese al dipartimento Immigrazione del mi­nistero degli Interni di fornirgli i nomi di donne che dall’Europa si fossero trasferite in Gran Bretagna per sfuggire all’avanzata nazista.

Si accordò poi con la BBC affinché invitasse gli ascoltatori a inviare fotografie di regioni europee «di particolare interesse». I mittenti dovevano allegare una breve nota biografica e spedire il tutto al ministero dell’Economia bellica, Whitehall, Londra. Nel giro di qualche settimana, arrivarono decine di lettere, e alcune erano scritte da donne. Tra queste c’erano commesse,

14 Guerriere nell’ombra

dattilografe, impiegate, infermiere, receptionist d’hotel, la figlia di un direttore di giornale e una ballerina professionista. Alcune avevano accluso immagini che le ritraevano in vacanza, soprat­tutto in Francia, in epoca prebellica. Molte avevano un genitore francese, erano cresciute e avevano studiato oltremanica. Le loro lettere tradivano sensibilità, intelligenza e amore per la Francia come per la Gran Bretagna.

Gubbins affidò l’incarico di analizzare gli scritti e indivi­duare candidate idonee a venire formate come agenti a Selwyn Jepson. Scrittore, sceneggiatore e regista, Jepson aveva lavorato nei servizi segreti durante la Prima guerra mondiale. In seguito era vissuto in Svizzera per un anno, ne aveva trascorsi quattro a Roma, due a Parigi, e parlava correntemente francese e italiano. Gubbins gli disse che la selezione dei futuri agenti donna sarebbe stata essenziale per il successo del SOE. E visto che si trattava di un compito del tutto inedito, doveva accertarsi che le prescelte comprendessero appieno i rischi cui sarebbero andate incontro.

Il 27 maggio 1941, dopo la caduta della Grecia e di Creta, nel suo intervento radiofonico settimanale Roosevelt si rivolse a ottantacinque milioni di americani inquadrando i rischi di una vittoria nazista in Europa, e annunciò uno «stato di emergenza nazionale illimitato». Dall’una all’altra costa, nessuno sapeva con certezza cosa significassero quelle parole, ma ben presto i programmi di ingegneria navale e militare ricevettero nuovo impulso. Anche gli isolazionisti ebbero la loro giornata campa­le, guidati dalla potente lobby irlandese contraria all’ingresso americano in guerra. Il senatore Worth Clark, dell’Idaho, nel luglio di quell’anno esortò gli Stati Uniti a tracciare «una linea in mezzo all’Atlantico» e a starsene rintanati al di qua, «assu­mendo il pacifico controllo di tutto il loro emisfero, America

15Introduzione

Meridionale e Canada compresi». La proposta trovò larga eco nella stampa tedesca in quanto evidenza del fatto che Roosevelt si sarebbe tenuto alla larga dal conflitto.

A Londra, l’ambasciatore americano Joseph P. Kennedy con­tinuava a ostentare disprezzo per il Paese che lo ospitava. Un at­teggiamento non condiviso dalla Casa Bianca e che il segretario di Stato, Cordell Hull, non aveva mancato di riprovare, ma senza con questo riuscire a distoglierlo dalla volontà di incontrare Hitler, di cui era un ammiratore. Nel frattempo, l’ambasciatore USA a Parigi, William Bullitt, inviava a Washington rapporti carichi di scetticismo sull’effettiva possibilità che gli inglesi so­pravvivessero alla guerra.

Mentre le prime bombe cadevano su Londra, Kennedy tele­grafò al Dipartimento di Stato dichiarando che la Gran Bretagna non stava «combattendo per la democrazia» ma per «l’autocon­servazione». «La democrazia è finita, in Inghilterra» aggiungeva. «Non dobbiamo fornire aiuti militari ed economici al Regno Unito.»

Nel 1940 il Servizio di sicurezza inglese, l’MI5, tenne co­stantemente sott’occhio un funzionario dell’ambasciata ame­ricana, Tyler Kent. Era arrivato a Londra nell’ottobre 1939 da Mosca, dove dal 1936 aveva ricoperto l’incarico di addetto del Dipartimento di Stato alla cifratura e codifica, posto che ades­so occupava nella capitale britannica. Ventinovenne, figlio del console americano a Pechino, aveva cominciato a manifestare il proprio antisemitismo alle riunioni del Right Club, un gruppo di fascisti antisemiti che si incontrava in casa del capitano Ar­chibald Ramsay, imparentato alla lontana con la Famiglia reale e membro del Parlamento. Kent ebbe con Ramsay uno scambio di telegrammi da cui si evinceva con chiarezza come, per Kennedy,

16 Guerriere nell’ombra

Churchill fosse un guerrafondaio destinato a condurre la Gran Bretagna alla disfatta. La scoperta destò non poca costernazione al ministero degli Esteri.

Lord Vansittart, capo consigliere diplomatico del governo britannico, il 22 gennaio 1940 inviò un memorandum al mini­stro degli Esteri Anthony Eden: «Il signor Kennedy è un dop­piogiochista e un disfattista della specie più ripugnante. Non è sfuggito all’MI5 che se ne scappa con la famiglia in campagna prima di ogni nuovo bombardamento su Londra. Sta inoltre compiendo lucrosi investimenti nel mercato azionario, in aperta violazione delle politiche del Dipartimento di Stato. Soprattutto, però, smania di guastare i rapporti tra Roosevelt e Churchill».

Come se non bastasse, Kent padroneggiava il Codice grigio, un sistema cifrato che il Dipartimento di Stato credeva inviolabile e che veniva usato da Churchill per comunicare con Roosevelt. In un messaggio, per esempio, il primo ministro britannico aveva informato il presidente della creazione del SOE. Alla sua scrivania affluivano di continuo informazioni che venivano condivise con Roosevelt. Il presidente americano, per parte sua, ricambiava con le notizie riservate che gli forniva la Marina degli Stati Uni­ti, essenziali per dispiegare in modo strategico le flotte navali nel Pacifico e nell’Atlantico. Questo canale aperto con Roose­velt aveva per Churchill un’ulteriore finalità: sperava che quegli scambi avrebbero consolidato il sostegno statunitense alla Gran Bretagna, inducendo infine gli Stati Uniti a entrare in guerra.

Nel segreto dell’Ufficio cifra dell’ambasciata, Kent ebbe mo­do di leggere tutti i messaggi in Codice grigio inviati da un capo all’altro dell’Atlantico.

La mattina del 20 maggio 1940 una squadra di detective di Scotland Yard si introdusse nel suo appartamento con vista su Hyde Park. La perquisizione, effettuata sotto gli occhi del

17Introduzione

funzionario dell’ambasciata americana, fece rinvenire mille­cinquecento dei più recenti telegrammi in Codice grigio. Kent si giustificò affermando che aveva agito nell’interesse del suo Paese, «per evitare che la politica estera americana lo trascinasse in guerra». Fu condotto all’ambasciata e Kennedy gli comunicò l’estromissione dal servizio diplomatico. Privato dell’immunità, fu arrestato e processato all’Old Bailey* con l’accusa di furto e «traffico di documenti relativi alla sicurezza nazionale». Fu condannato a sette anni di reclusione in una tetra prigione nella brughiera del Dartmoor.

Un Kennedy sconvolto telegrafò a Roosevelt insistendo di essere sempre stato all’oscuro delle attività di Kent. Il presiden­te aspettò di essere rieletto al terzo mandato poi lo richiamò a Washington. Le ambizioni politiche di Kennedy avrebbero trovato piena realizzazione anni dopo, con l’insediamento del figlio, John Fitzgerald, alla Casa Bianca.

Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, dopo Pearl Har­bor, il presidente Roosevelt ordinò la creazione dell’Office of Strategic Services, la prima agenzia d’intelligence d’America, equivalente del SOE. Dalle sue file, donne accuratamente sele­zionate vennero inviate in Inghilterra per mettere le loro com­petenze al servizio delle agenti del SOE: furono le prime delle oltre quattromila donne che l’OSS avrebbe arruolato.

Allo scoppio del conflitto, era convinzione assodata tra chi lavorava nell’intelligence che per fare l’agente segreto ci voles­se un uomo. La Sezione francese del SOE avrebbe sfatato quel pregiudizio: con il tempo, le donne giunsero a rappresentare un quarto dei suoi effettivi, dimostrando ai responsabili quan­

* Sede della Corte criminale centrale di Londra [N.d.T.].

18 Guerriere nell’ombra

to più facile fosse, per loro, passare inosservate in un Paese in cui gli uomini in grado di combattere erano verosimilmente impegnati al fronte, quando non deportati nei campi di lavoro in Germania. Poter circolare in modo libero rendeva un po’ meno rischioso, per le donne, il compito di trasportare una radio nascosta e parecchie di loro operarono infatti come marconiste o vennero incaricate di recapitare messaggi.

Dopo la guerra, molte furono giustamente celebrate per il loro coraggio, come Violette Szabo e Odette Sansom. Scegliendo di non restarsene a casa mentre gli uomini andavano a com­battere in difesa del Paese, queste donne avevano reso meno netta la divisione di genere che da sempre contrassegnava la guerra. Alcune, malgrado le loro memorabili imprese nel con­flitto aperto come in quello clandestino, rimarcarono il fatto di essere donne. «Quel che dovete ricordare è che ero solo una ragazza come tante» avrebbe dichiarato in seguito Nancy Wake, di origine neozelandese, il cui operato al fianco della Resisten­za l’aveva resa uno degli agenti più ricercati dalla Gestapo in Francia. E se lei aveva acquisito virtù considerate «tipicamente maschili» per contrastare il nemico, altre donne si servirono senza remora alcuna della loro sessualità per carpire informa­zioni. Tra queste, soprattutto Betty Pack, che lavorò sia per il SOE sia per gli americani, diventando la celebre agente dell’OSS dal nome in codice «Cynthia». La Pack sapeva che a custodire i segreti che le interessavano erano uomini e il sesso era la via più facile per indurli a svelarli.

Anche se la spia seduttrice popola l’aneddotica di quasi tutte le guerre, il modo in cui Betty Pack otteneva informazioni per gli Alleati può averla messa in ombra rispetto agli agenti armati di Sten. Nondimeno, il colonnello Maurice Buckmaster, a capo della Sezione francese del SOE, avrebbe ammesso: «La mia or­

19Introduzione

ganizzazione ha impiegato un numero considerevole di donne coraggiose. Non erano tenute a usare le loro grazie femminili come faceva Cynthia, ma non posso non riconoscere i vantaggi di una spia di bell’aspetto che ricorra al proprio charme quale ar­ma aggiuntiva nella ricerca delle informazioni». Sempre meglio i suoi metodi, sosteneva Betty Pack, che torturare o uccidere.

Le donne che si offrivano volontarie come agenti segreti era­no state invitate a farlo, ma ciò non impedì episodi di sessismo e persino di irrisione nei loro confronti. Yolande Beekman, abile e coraggiosa agente che finì uccisa dai tedeschi, era stata liquidata da uno degli istruttori del SOE come «una simpatica ragazza, [che] rammendava i calzini agli uomini». Sarebbe stata «un’otti­ma moglie per un tizio privo di immaginazione, ma non molto di più». In un rapporto su Eileen Nearne, che aveva ventidue anni all’epoca in cui fu addestrata come operatrice radio, un funzionario segnalò come punti deboli a suo svantaggio sia la giovane età sia il sesso d’appartenenza. «Di carattere è molto “femminile” e immatura» annotò.

A indurre le donne a partecipare alla guerra segreta erano ragioni di varia natura, ma molte affermavano di farlo in virtù di esperienze vissute dalle loro famiglie durante il primo con­flitto mondiale. Odette Sansom aveva perso il padre, soldato, ad appena sei anni ed era cresciuta sentendo il nonno profetizzare l’avvento imminente di un altro conflitto. «Gliel’ho sentito dire per anni» raccontò Odette. «Da lì è sbocciato tutto.»

Il marito di Violette Szabo era stato ucciso in Nord Africa nell’ottobre 1942. Lei reagì con una promessa: «Mi riprenderò ciò che è mio in un modo o nell’altro». Yvonne Cormeau, che sarebbe diventata una delle più abili operatrici radio della Se­zione F, aveva visto morire il marito nel Blitz su Londra. «Ero

20 Guerriere nell’ombra

pronta a tutto» avrebbe ricordato in seguito. «Era quel che avrebbe fatto lui, credo, ma siccome lui non c’era più, pensai che toccasse a me.» Sansom, Szabo e Cormeau lasciarono tut­te a casa bambini molto piccoli, quando scelsero di offrirsi vo­lontarie. La Sansom e la Cormeau tornarono. La Szabo sfortu­natamente no.

Questo libro abbraccia un periodo che si colloca a metà tra la storia recente e la memoria che va lentamente sbiadendo. Eppure gli atti di straordinario coraggio compiuti dalle donne e dagli uomini del SOE e dell’OSS sono così numerosi da restituirci un quadro preciso, equilibrato e avvincente di ciò che avvenne quando si lanciarono incontro all’ignoto per contribuire al sa­botaggio del Terzo Reich. Per i primi due anni di guerra il SOE operò da solo. Nel 1942 fu affiancato dall’OSS.

Molto è rimasto ancora da raccontare sul loro operato. Per stendere questo libro abbiamo consultato archivi ufficiali, auto­biografie, documenti privati, tra cui diari e lettere, compiendo controlli incrociati ogni volta che i materiali apparivano con­traddittori o confusi.

Il mondo segreto dello spionaggio ci affascinava da sempre... Fin da quando avevamo letto di Gedeone, l’eroe dell’Antico Testamento che salva gli israeliti da un nemico ben più forte in virtù, sostanzialmente, di un’intelligence più efficace. Ma come fu gestita l’intelligence durante quello che fu uno dei più immani e terribili eventi della storia, ovvero la Seconda guerra mondiale? Come avveniva la caccia alle informazioni riserva­te? Chi erano gli uomini che si occupavano di formare le forze clandestine e chi fu tra loro a intuire che le donne sarebbero potute diventare risorse tanto preziose? E chi erano le donne che vennero selezionate?

21Introduzione

Dopo la guerra, i vincitori – Stati Uniti, Gran Bretagna, Fran­cia – e più tardi anche la Germania archiviarono su microfilm le loro testimonianze. Nell’Imperial War Museum di Londra si conservano centinaia di ore di registrazioni, in cui uomi­ni e donne che operarono per l’intelligence ricordano le loro esperienze in territorio nemico, le operazioni di sabotaggio al cardiopalma cui parteciparono. Ancora oggi le loro voci resta­no una documentazione senza tempo, corroborata dai registri dell’Office of Strategic Services statunitense, presso l’Archivio nazionale di Washington.

E quelle fonti sono supportate dai casellari tedeschi: gli Ar­chivi militari di Freiburg im Breisgau e quelli federali di Co­blenza e Berlino.

In alcuni casi i documenti sono incompleti; parti di essi sono andate distrutte durante la guerra o negli anni successivi, forse accidentalmente, forse deliberatamente, ma le storie degli uomi­ni e delle donne raccontate nelle pagine che seguono mostrano perché l’intelligence abbia giocato un ruolo tanto essenziale durante il secondo conflitto mondiale.

Gordon ThomasGreg Lewis

2016, Bath, Inghilterra


Recommended