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svelati dalle tecnologie I «tesori» delle diocesi AVVENIRE... · 2013-01-22 · per l Uncbe l...

Date post: 30-Jun-2020
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Avvenire 08/03/2011 Page : A19 Copyright © Avvenire August 23, 2011 3:58 pm / Powered by TECNAVIA / HIT-M Copy Reduced to 57% from original to fit letter page siano trasferite in capo all’ente che la questione è di specifica Fabrizio Mastrofini L’archivio della diocesi di Brescia (FotoLive) I «tesori» delle diocesi svelati dalle tecnologie Un progetto Cei per la classificazione degli archivi DI ANDREA GUALTIERI è una porzione di storia della Chiesa conservata nelle diocesi, nelle sedi provinciali degli enti ecclesiastici, persino nelle parrocchie. È nascosta nei registri, rinchiusa negli archivi. Schedata e classificata, magari, ma costretta comunque a una dimensione locale. E invece legando fra loro i frammenti della vita ecclesiale si può provare a riscoprire una trama che intreccia le origini dei grandi personaggi o che collega le esperienze di comunità distanti fra loro. La chiave è offerta dalle nuove tecnologie. E da un progetto destinato a sfruttarle a fondo. Si chiama CeiAr per evocare il committente - la Conferenza episcopale italiana - e la missione legata appunto all’archiviazione. Ci si lavora dal 2004, quando 13 archivi diocesani, distribuiti su tutta la Penisola, vennero coinvolti dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici (Unbce) in una fase pilota per testare il software e limare i dettagli dell’impostazione. Ora il contatore delle adesioni ha toccato quota 204: 125 sono archivi delle diocesi e altri 79 provengono da differenti enti ecclesiastici. La prima a sposare il progetto è stata la diocesi di Civita Castellana, il 4 ottobre di sette anni fa; la più recente è stata la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, il 20 giugno scorso. Di recente, a Roma, è stata organizzata una giornata di formazione dedicata proprio agli ultimi che si sono aggregati: c’erano 12 operatori provenienti da tutta Italia. Il mese precedente erano stati formati altri 13 neo iscritti. Si va aventi così, con un ritmo che prevede ogni due-tre mesi l’opportunità di immettersi nel progetto: ai delegati che partecipano all’incontro viene illustrata la finalità di CeiAr, spiegato il meccanismo tecnico e la modalità di utilizzo del software. E poi ci sono sempre manuali e servizi di assistenza on line e per telefono, forum e sessioni di e-learning per l’apprendimento a distanza. Anche perché in un progetto del genere la tecnologia non deve essere percepita come un problema ma come una risorsa. E in effetti l’opportunità è ghiotta. Intanto, come primo passo, si può ottenere la ricostruzione virtuale di archivi che nel corso dei secoli si erano dispersi. Poi si potrà pensare a studiare modalità di navigazione dei contenuti che mettano in risalto determinati periodi storici di comunità piccole e grandi, ricostruire legami, ripercorrere vicende, flussi sociali, fasi artistiche con un’ottica capace di abbracciare contesti e territori eterogenei. E in grado anche di mettere in risalto qualche curiosità: «Tra gli elementi che sono stati già censiti ci sono pergamene diplomatiche risalenti persino al IX secolo e poi gli atti compilati in occasione delle visite periodiche che i vescovi effettuavano nei diversi enti della propria diocesi e i registri provenienti dalle parrocchie soppresse» racconta Francesca D’Agnelli, che sta seguendo per l’Uncbe l’evoluzione di CeiAr. In alcuni casi, spiega, ci si è spinti proprio fino a censire e inventariare gli archivi parrocchiali di determinate diocesi. O, ancora, a recuperare un lavoro fatto in precedenza per adeguarlo ai parametri necessari per la banca dati comune di CeiAr. È successo ad esempio a Bergamo, dove le 389 sorgenti di dati parrocchiali organizzate nel 1997 sono state integrate nel progetto e potranno ora essere aggiornate on line. «Negli archivi storici diocesani ed ecclesiastici in genere è conservata una parte importante della storia della Chiesa e della nostra comunità» commenta monsignor Stefano Russo, direttore dell’Unbce, definendo «significativo e lodevole l’impegno che molti di questi istituti stanno C IL CONTESTO Portale unico per i beni culturali l progetto dedicato agli archivi è una delle iniziative promosse dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici (Unbce). L’obiettivo finale è realizzare un portale trasversale dei beni culturali ecclesiastici (storico-artistici, architettonici, archivistici e librari) che è in uno stato di progettazione avanzato. Si è partiti fra 1996 e 1997 con l’inventario informatizzato dei beni storici artistici (ad ora 214 diocesi su 226, tre milioni e mezzo di schede informatizzate e quasi quattro milioni di immagini). È poi in corso il censimento delle Chiese italiane che prevede una descrizione dettagliata e vede per ora un’adesione di 30 diocesi con 4 progetti conclusi, per un totale di 3830 schede. Inoltre è disponibile un elenco di edifici di culto di proprietà ecclesiastica e dei loro dati identificativi (64.807). Si sta lavorando anche alla catalogazione dei materiali librari (160 adesioni, 92 biblioteche attive, 200mila record). A completare il quadro, l’anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici: 1201 istituti di cui 639 archivi, 347 biblioteche e 215 musei. (A.Gua.) I Le realtà ecclesiastiche che hanno adottato il software CeiAr per il proprio patrimonio documentale sono già 204. Ora si pensa alla navigazione dal web mettendo nel fare ordine al loro interno anche attraverso una moderna inventariazione»: «La diffusione capillare nel territorio italiano di questi archivi - afferma -, unita al servizio di tanti che vi operano nel nascondimento, costituisce un arricchimento per tutta la nostra società permettendoci spesso di rintracciare le trame di storie che sembravano andate perse». Alla fine del lavoro, ogni documento registrato nel nuovo sistema dell’Uncbe viene descritto con un dettaglio analitico e con un sommario, con l’indicazione di metadati su titoli, indici, elementi cronologici e con i riferimenti alla localizzazione e alla tipologia di supporto fisico, oltre alla relazione con la scheda descrittiva dell’istituto culturale che lo conserva e ad eventuali allegati multimediali: dalle immagini alle registrazioni audio e ai filmati. Non tutto, ovviamente, sarà accessibile da chiunque. A metà maggio Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico della Cei ha presentato la prima bozza di un portale che guiderà la navigazione dei contenuti di CeiAr. Entro il 2012 la versione definitiva sarà on line. E potrà partire la navigazione di un patrimonio che è tutto da riscoprire. queste scadenze e diventavano numerosi turisti. (S.Fav.)
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Page 1: svelati dalle tecnologie I «tesori» delle diocesi AVVENIRE... · 2013-01-22 · per l Uncbe l evoluzione di CeiAr. In alcuni casi, spiega, ci si è spinti proprio fino a censire

Avvenire 08/03/2011 Page : A19

Copyright © Avvenire August 23, 2011 3:58 pm / Powered by TECNAVIA / HIT-MP

Copy Reduced to 57% from original to fit letter page

VATICANO. La Sala stampa dellaSanta Sede è intervenuta ieri conun comunicato sulla controversiatra la diocesi croata di Parenzo ePola e il monastero benedettino diPraglia, in provincia di Padova,nell’Italia settentrionale. Si tratta diuna vicenda che riguarda leproprietà e ha origine dalladefinizione dei confini tra i duePaesi dopo la Seconda GuerraMondiale e dopo la dissoluzionedella Jugoslavia. Dal 2008 halavorato all’accordo una specificacommissione cardinalizia, le cuidecisioni unanimi sono stateapprovate dal Papa nel dicembre2010. La Sala stampa vaticanaprecisa che «si è disposto che leproprietà immobiliari interessateancora in possesso della diocesisiano trasferite in capo all’ente

croato Abbazia d.o.o. interamentepartecipato dall’abbazia di Praglia,ripristinando così, per quanto adoggi possibile, la condizionedeterminata dalla volontàtestamentaria del donatoreoriginario che, a causa divicissitudini storiche, per molti anninon è stata rispettata». Inoltre,spiega il comunicato, «è statorichiesto alla diocesi di risarcirel’abbazia di Praglia, a titolo diindennizzo per i beni che la diocesiha previamente alienato o checomunque non sono restituibili».La misura di tale indennizzo,aggiunge la Sala Stampa, «è daritenersi meramente forfettaria, inquanto il valore dei beni già alienatidalla diocesi è di gran lungasuperiore». Il comunicato fa notareche la questione è di specifica

pertinenza ecclesiastica e lamentache il vescovo di Parenzo e Pola,inizialmente a favore dell’accordo,se ne sia ritirato, rendendonecessaria la nomina di un appositocommissario da parte del Papa,nella persona di monsignor SantosAbril y Castello, con poteredecisionale su questa specificaquestione. Il comunicato si è resonecessario dopo le ricostruzionidei giornali croati che fannointendere si voglia «danneggiare» laCroazia. Ieri comunque anche ilprimo ministro croato haannunciato che il governo sioccuperà della vicenda e haannunciato che ha richiamatod’urgenza dalle vacanzel’ambasciatore croato presso laSanta Sede, Filip Vucjak.

Fabrizio Mastrofini

Il monastero di Praglia

La Sala stampa vaticana sulcaso delle proprietà venutesia trovare in terra croata dopola ridefinizione dei confini

Croazia-Praglia, precisazione della Santa Sede

L’archivio della diocesi di Brescia (FotoLive)

I «tesori» delle diocesisvelati dalle tecnologieUn progetto Cei per la classificazione degli archiviDI ANDREA GUALTIERI

è una porzione di storiadella Chiesa conservatanelle diocesi, nelle sedi

provinciali degli enti ecclesiastici,persino nelle parrocchie. Ènascosta nei registri, rinchiusanegli archivi. Schedata eclassificata, magari, ma costrettacomunque a una dimensionelocale. E invece legando fra loro iframmenti della vita ecclesiale sipuò provare a riscoprire una tramache intreccia le origini dei grandipersonaggi o che collega leesperienze di comunità distanti fraloro. La chiave è offerta dallenuove tecnologie. E da un progettodestinato a sfruttarle a fondo. Sichiama CeiAr per evocare ilcommittente - la Conferenzaepiscopale italiana - e la missionelegata appunto all’archiviazione.Ci si lavora dal 2004, quando 13archivi diocesani, distribuiti sututta la Penisola, vennero coinvoltidall’Ufficio nazionale per i beniculturali ecclesiastici (Unbce) inuna fase pilota per testare ilsoftware e limare i dettaglidell’impostazione. Ora il contatoredelle adesioni ha toccato quota204: 125 sono archivi delle diocesie altri 79 provengono da differentienti ecclesiastici. La prima asposare il progetto è stata ladiocesi di Civita Castellana, il 4ottobre di sette anni fa; la piùrecente è stata la Facoltà Teologicadell’Italia Settentrionale, il 20giugno scorso. Di recente, a Roma,è stata organizzata una giornata di

formazione dedicata proprio agliultimi che si sono aggregati:c’erano 12 operatori provenientida tutta Italia. Il mese precedenteerano stati formati altri 13 neoiscritti. Si va aventi così, con unritmo che prevede ogni due-tremesi l’opportunità di immettersinel progetto: ai delegati chepartecipanoall’incontroviene illustratala finalità diCeiAr, spiegatoil meccanismotecnico e lamodalità diutilizzo delsoftware. E poici sono sempremanuali eservizi diassistenza on line e per telefono,forum e sessioni di e-learning perl’apprendimento a distanza. Ancheperché in un progetto del genere latecnologia non deve esserepercepita come un problema macome una risorsa. E in effettil’opportunità è ghiotta. Intanto,come primo passo, si può ottenerela ricostruzione virtuale di archiviche nel corso dei secoli si eranodispersi. Poi si potrà pensare astudiare modalità di navigazionedei contenuti che mettano inrisalto determinati periodi storicidi comunità piccole e grandi,ricostruire legami, ripercorrerevicende, flussi sociali, fasiartistiche con un’ottica capace diabbracciare contesti e territorieterogenei. E in grado anche di

mettere in risalto qualchecuriosità: «Tra gli elementi chesono stati già censiti ci sonopergamene diplomatiche risalentipersino al IX secolo e poi gli atticompilati in occasione delle visiteperiodiche che i vescovieffettuavano nei diversi enti dellapropria diocesi e i registri

provenientidalleparrocchiesoppresse»raccontaFrancescaD’Agnelli, chesta seguendoper l’Uncbel’evoluzione diCeiAr. In alcunicasi, spiega, cisi è spinti

proprio fino a censire einventariare gli archivi parrocchialidi determinate diocesi. O, ancora,a recuperare un lavoro fatto inprecedenza per adeguarlo aiparametri necessari per la bancadati comune di CeiAr. È successoad esempio a Bergamo, dove le 389sorgenti di dati parrocchialiorganizzate nel 1997 sono stateintegrate nel progetto e potrannoora essere aggiornate on line.«Negli archivi storici diocesani edecclesiastici in genere è conservatauna parte importante della storiadella Chiesa e della nostracomunità» commenta monsignorStefano Russo, direttoredell’Unbce, definendo«significativo e lodevole l’impegnoche molti di questi istituti stanno

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IL CONTESTO

Portale unico per i beni culturalil progetto dedicato agli archivi è una delle iniziativepromosse dall’Ufficio nazionale per i beni culturaliecclesiastici (Unbce). L’obiettivo finale è realizzare un portale

trasversale dei beni culturali ecclesiastici (storico-artistici,architettonici, archivistici e librari) che è in uno stato diprogettazione avanzato. Si è partiti fra 1996 e 1997 conl’inventario informatizzato dei beni storici artistici (ad ora 214diocesi su 226, tre milioni e mezzo di schede informatizzate equasi quattro milioni di immagini). È poi in corso il censimentodelle Chiese italiane che prevede una descrizione dettagliata evede per ora un’adesione di 30 diocesi con 4 progetti conclusi,per un totale di 3830 schede. Inoltre è disponibile un elenco diedifici di culto di proprietà ecclesiastica e dei loro datiidentificativi (64.807). Si sta lavorando anche alla catalogazionedei materiali librari (160 adesioni, 92 biblioteche attive, 200milarecord). A completare il quadro, l’anagrafe degli Istituti culturaliecclesiastici: 1201 istituti di cui 639 archivi, 347 biblioteche e 215musei. (A.Gua.)

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Le realtà ecclesiasticheche hanno adottato il software CeiAr peril proprio patrimoniodocumentale sonogià 204. Ora si pensaalla navigazione dal web

MERCOLEDÌ3 AGOSTO 2011 19

mettendo nel fareordine al loro internoanche attraverso unamodernainventariazione»: «Ladiffusione capillare nelterritorio italiano diquesti archivi - afferma-, unita al servizio ditanti che vi operanonel nascondimento,costituisce unarricchimento pertutta la nostra societàpermettendoci spessodi rintracciare le tramedi storie chesembravano andate perse». Allafine del lavoro, ogni documentoregistrato nel nuovo sistemadell’Uncbe viene descritto con undettaglio analitico e con unsommario, con l’indicazione dimetadati su titoli, indici, elementicronologici e con i riferimenti allalocalizzazione e alla tipologia disupporto fisico, oltre alla relazionecon la scheda descrittivadell’istituto culturale che loconserva e ad eventuali allegatimultimediali: dalle immagini alleregistrazioni audio e ai filmati. Nontutto, ovviamente, sarà accessibileda chiunque. A metà maggioGiovanni Silvestri, responsabile delServizio informatico della Cei hapresentato la prima bozza di unportale che guiderà la navigazionedei contenuti di CeiAr. Entro il2012 la versione definitiva sarà online. E potrà partire la navigazionedi un patrimonio che è tutto dariscoprire.

SAN BENEDETTO DELTRONTO. Festa a SanBenedetto del Tronto perla «Madonna della Marina»lo scorso fine settimana.Questa celebrazione, hasottolineato il vescovo diSan Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto,Gervasio Gestori «ha unatradizione centenaria e si svolge sotto ilduplice aspetto di ringraziamento e disupplica». «In passato l’anno lavorativo trai pescatori era diviso in quattro trimestricon l’obbligo di alcuni adempimenti comequello del controllo dei documenti dipesca e quello del conteggio del pescato– spiega Pietro Pompei, incaricato dellaPastorale della cultura della diocesi –.L’ultima domenica di luglio e il sabatoprecedente coincidevano con uno diqueste scadenze e diventavano

l’occasione per ringraziarela Madonna della suaprotezione e invocare ilsuo aiuto per il futurodavanti ai numerosi rischilegati al lavoro dei marinai.D’altra parte tutte lefamiglie sambenedettesicontano almeno unmorto in mare». Il porto

di San Benedetto del Tronto in questigiorni di festa si è trasformato in unachiesa a cielo aperto, con numerosecelebrazioni. La più significativa è stata laprocessione in mare, aperta da una barcache portava l’immagine della Vergine. Allargo Gestori ha benedetto il mare e haposato in acqua una corona di fiori. Ilvescovo, poi, ha presieduto la Messa sullabanchina. Un momento di preghieraparticolarmente partecipato anche dainumerosi turisti. (S.Fav.)

Il vescovo Gestori

San Benedetto del Tronto in festasi affida alla «Madonna della Marina»

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