+ All Categories
Home > Documents > T>energy n.3 - Dicembre 2013

T>energy n.3 - Dicembre 2013

Date post: 24-Jul-2016
Category:
Upload: total-ep-italia
View: 228 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
Editoriale: Formati per il successo Reportage: Training on the job In azione: Preparare i futuri operatori • Tre anni tra scuola e impianti • Il processo selettivo • Due storie in corso d’opera MondoEnergia: Tra l'Italia e il Mar Caspio Sicurezza: Ma quante specie! Innovazione: Il ciclo dell'acqua Iniziative: Nuove leve per il futuro petrolifero • Una generazione qualificata • Un presepe che racconta il territorio
32
Reportage Training on the job Periodico trimestrale di Total E&P Italia S.p.A. | Numero 3 | DICEMBRE 2013 INNOVAZIONE Il ciclo dell’acqua SICUREZZA Ma quante specie! MONDOENERGIA Tra l’Italia e il Mar Caspio
Transcript
Page 1: T>energy n.3 - Dicembre 2013

ReportageTraining on the job

Per

iodi

co tr

imes

tral

e di

Tota

l E&

P Ita

lia S

.p.A

. | N

umer

o 3

| D

ICEM

BRE

201

3

INNOVAZIONE Il ciclo dell’acqua

SICUREZZA Ma quante specie!

MONDOENERGIA Tra l’Italia e il Mar Caspio

Page 2: T>energy n.3 - Dicembre 2013

www.it.total.com

Trimestrale di Total E&P Italia A cura del Dipartimento Comunicazione Anno 1, numero 3

Iscrizione Tribunale Registrato presso il Tribunale di Roma 55/2013 del 20/03/2013

Editore Total E&P Italia S.p.A.Via Cornelia 498 - 00166 Roma

Realizzazione editorialeCultur-e S.r.l. Via Massaua 7 - 00162 Roma

Direttore responsabileRoberto Pasolini

Direttore editorialeMassimo Dapoto

In redazioneValentina Roticiani, Simone Spagnuolo, Manuel Bertin, Martina LuzziAnnalaura Ruffolo

Scrivi alla [email protected]

05 |Formati per il successo

07 |Preparare i futuri operatori

08 |Tre anni tra scuola e impianti

09 |Il processo selettivo

11 |Due storie in corso d’opera

12 |Tra l’Italia e il Mar Caspio

14 |Training on the job

IN AZIONE >> REPORTAGE >>

EDITORIALE >> MONDOENERGIA >>

Page 3: T>energy n.3 - Dicembre 2013

In redazioneValentina Roticiani, Simone Spagnuolo, Manuel Bertin, Martina LuzziAnnalaura Ruffolo

Immagini Copertina: Laura Cusano Archivio fotografico Total Mjrka Boensch Bees Pasquale Carbone per le foto del Presepe

Realizzazione grafica Stefania Baldassarri

ReportageLaura Cusano

Si ringraziano Franco Artese, Giacomo Prosser, Giampaolo Russo Gli insegnanti e i ragazzi attualmente in formazione

Tipografia Artigrafiche Agostini S.r.l. Località Selciatella, Z.I. SI. Anagni (FR)Finito di stampare nel dicembre 2013

22 |Il ciclo dell’acqua

24 |Ma quante specie!

SICUREZZA >>

28 |Nuove leve per il futuro petrolifero

29 |Una generazione qualificata

30 |Un presepe che racconta il territorio

INNOVAZIONE >> INIZIATIVE >>

Page 4: T>energy n.3 - Dicembre 2013

4 54

Formare significa concepire

l’impresa come luogo di crescita, umana oltre che professionale, e come volano di sviluppo per il

territorio.

Page 5: T>energy n.3 - Dicembre 2013

4 5

Formati per il successo

5

EDITORIALE

Nathalie Limet

A.D. Total E&P Italia

Oltre 962 giorni lavorativi. Pari a 7700 ore di formazione, nel 2012. Questo dato sintetizza meglio di tante parole quanto sia importante l’aggiornamento

del personale per Total. La formazione conti-nua è una caratteristica essenziale del modo di lavorare in Total, una peculiarità che nasce dal modo di intendere il ruolo sociale del Gruppo. Formare e mantenere aggiornato il personale è un bisogno imprescindibile quando si opera in contesti in cui l’innovazione tecnologica è con-tinua, come avviene nell’industria petrolifera. Ma per Total, formazione continua significa qualcosa di più che assolvere a un compito necessario per mantenere l’operatività indu-striale. Formare è una scelta che si accompagna alla volontà di stringere relazioni a lungo ter-mine con i propri dipendenti e con i territori in cui si opera. Significa concepire l’impresa come un luogo di crescita, umana oltre che professionale, e come un volano di sviluppo sociale. In questo numero diamo evidenza a due modi diversi di “formare le nuove genera-zioni”, secondo Total: il centro di formazione per i futuri operatori di Tempa Rossa e il Master in Petroleum Geoscience dell’Università della Basilicata. Il primo è un percorso di formazione tecnica per imparare a operare nel Centro Oli di Corleto Perticara, il secondo riguarda un corso post universitario estremamente specializzato. Due casi distanti, quindi, ma con un elemento che li accomuna: la volontà di contribuire a

formare una nuova generazione di professioni-sti qualificati. Due esempi che ben identificano l’impegno profuso da Total per il territorio lucano, un impegno rivolto soprattutto ai giovani per consentire loro di beneficiare pie-namente dell’impatto positivo che porterà lo sviluppo di Tempa Rossa. Un impegno che ho trovato egregiamente sintetizzato nelle parole del professor Giacomo Prosser, dell’Università degli studi della Basilicata, contenute in questo numero: “Sarebbe un ottimo lascito a lungo ter-mine che il petrolio fa alla Basilicata”.

Page 6: T>energy n.3 - Dicembre 2013

6 7

Page 7: T>energy n.3 - Dicembre 2013

6 7

Il Centro Oli sarà il cuore pulsante di Tempa Rossa. Un cuore che lavorerà ininterrottamente 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni l’anno, senza sosta. Un cuore complesso, composto da

impianti, condotte, valvole, cisterne, rubinetti, sensori, tutti elementi che devono funzionare all’unisono in qualunque condizione meteoro-logica. È evidente, quindi, che gli operatori del Centro Oli avranno l’enorme responsabilità di gestire il fulcro dell’intero progetto. Chi lavorerà a Tempa Rossa non avrà margini per la distrazione. Da qui la decisione di selezionare personale motivato, e di formarlo in modo personalizzato grazie a un articolato percorso triennale. Total, infatti, avrebbe potuto indire una selezione globale alla ricerca di personale esperto, magari già in possesso di anni di esperienza in uno dei Centro Oli sparsi per il mondo. Invece ha scelto una strada più responsabile verso il territorio: formare per tre anni il per-sonale locale che dovrà salire sulle alture di Tempa Rossa. Una decisione che certamente rende più sfidante la via che porta all’apertura

del sito perché i futuri operatori devono essere motivati per rimettersi a studiare per un lungo periodo; perché la scuola è stata creata da zero, a cominciare dalla sede, individuando il perso-nale docente e stilando il programma didattico; perché i prescelti dovranno arrivare preparati all’avvio della produzione di Tempa Rossa. Le sfide di questa scelta, per l’azienda, sono molte. Per tutti i candidati è la prima esperienza lavorativa di questo genere e quindi è possi-bile che, a un certo punto, possano avere dei dubbi sul ruolo oppure, nonostante il lungo processo selettivo, potrebbero non confermare le caratteristiche attese o, ancora, scontrarsi con l’impegnativa quotidianità nel Centro Oli che magari si rivelerà più difficile di quanto immaginato. D’altro canto il risultato, una volta raggiunto, sarà assai prezioso: sui monti di Corleto opereranno persone estremamente qualificate, con un’approfondita conoscenza specialistica delle tecnologie e delle procedure impiegate da Total, con un forte senso di squa-dra e assai motivate a collaborare tra loro per la migliore riuscita del lavoro.

Preparare i futuri operatoriTotal ha selezionato e sta formando direttamente i nuovi operatori di produzione. E li ha assunti con contratto di lavoro dipendente.

IN AZIONE

L’intenzione è quella di collaborare a lungo. Un’intenzione

esplicitata da Total e resa concreta con la contrattualizzazione

di tutti i 54 operatori, fin dal primo giorno. Questi giovani,

attualmente studenti, già oggi sono dipendenti a tutti gli

effetti, percerpiscono un salario, e godono di diritti identici

agli altri dipendenti dell’azienda.

Page 8: T>energy n.3 - Dicembre 2013

8 9

Tre anni. Tre anni di grande impe-gno, seduti sui banchi di scuola dove apprendere la teoria, facendo esperienza negli impianti, vivendo all’estero per verificare le cono-

scenze acquisite. E alla fine il raggiungimento dell’ambìto “brevet d’opérateur amont”, ossia la qualifica rilasciata dall’Istituto francese del Petrolio. Sì, perché il programma formativo che è stato predisposto da Total ha ottenuto la validazione dell’importante istituzione d’Oltralpe, che ne ha verificato il programma d’insegnamento teorico e pratico e i curricula degli insegnanti, tutti altamente qualificati. Ma, precisamente, quali esperienze vivranno i 54 prescelti nei prossimi tre anni? La fase iniziale del triennio è prettamente teorica. Per i primi mesi i ragazzi aggiorneranno le competenze trasversali con lezioni di matematica, chimica, fisica e meccanica. E contemporaneamente approfondiranno le competenze linguistiche con una full immersion di inglese e francese. Solo al termine di questa fase comincerà l’apprendimento specifico, simu-lando l’attività in uno stabilimento. Il passaggio successivo prevede l’alternanza di un mese di teoria in Italia, passato a studiare materie specialistiche, e un mese di pratica in Francia per applicare le conoscenze appena apprese. Oltralpe, i nuovi operatori trascorreranno due settimane nel training center di Lacq, e altre due settimane nella raffineria di Dunkerque, che

è stata parzialmente riconvertita e riadattata alla formazione del personale. Dopodiché potranno tornare a casa e ricominciare un nuovo bime-stre teorico-pratico. Conclusi tre cicli bimestrali tra Italia e Francia, gli operatori conosceranno ogni dettaglio su ciò che accade in un centro oli, sui motori, sull’impianto di trattamento delle acque, sulle pompe, sulle norme di sicurezza e così via. Manca solo la verifica finale e i ragazzi saranno pronti per iniziare a lavorare davvero. Non ancora in Basilicata, però. Prima, gli ope-ratori avranno bisogno di un’esperienza reale in un Centro Oli effettivamente funzionante. Ecco che Qatar e Congo saranno le prossime destinazioni, con rotazioni di lavoro in affianca-mento al personale esperto che opera in quei siti. Dopo essere trascorsi circa due anni dall’av-vio del percorso formativo, mesi passati tra banchi e impianti, rimarrà solo la tesi finale per meritare l’agognato certificato dell’istituto fran-cese. A questo punto quelli che erano “studenti” saranno divenuti operatori qualificati e bre-vettati, e potranno fare ufficialmente ingresso a Tempa Rossa. E anche se il Centro Oli di Corleto Perticara non sarà ancora in produzione, agli operatori sarà chiesto di seguire le fasi di avviamento degli impianti. Un ingresso “antici-pato” pensato per far prendere confidenza con i macchinari e conoscere l’intera strumentazione.Così, quando finalmente il Centro Oli accenderà i motori, loro saranno lì, pronti a intraprendere questa nuova carriera.

Un anno di teoria tra Italia e Francia, un anno di esperienza all’estero e finalmente il ritorno a casa, a Tempa Rossa.

Tre anni tra scuola e impianti

Page 9: T>energy n.3 - Dicembre 2013

8 9

I l processo di selezione, avviato nel 2008, è durato molti mesi. Non ci si poteva permettere errori nel valutare i candidati migliori, che dovevano essere persone qualificate e desiderose di migliorare la

propria formazione, coscienti dell’importanza del ruolo che andranno a ricoprire e consapevoli della fatica di lavorare su turni, ininterrottamente, con qualsiasi tempo. Questo spiega con chiarezza perché il processo selettivo è stato lungo e complesso, per passare dalle oltre 2500 candidature agli attuali 54 ope-ratori impegnati sui banchi della scuola di formazione. Nella prima fase, aperta a tutti, i candidati hanno presentato una domanda in formato elettro-nico. L’analisi del database, sul quale sono stati registrati tutti i requisiti inseriti, ha permesso di effettuare la prima selezione in base alla con-formità tra le dichiarazioni e le caratteristiche

richieste. Chi è risultato idoneo ha potuto, nella seconda fase, incontrare i professionisti di un’a-genzia di selezione esterna a Total, che hanno provveduto a verificare quanto dichiarato: i candidati sono stati sottoposti a un test di cono-scenze tecniche, a un test di lingua inglese e a uno di francese, a un colloquio di gruppo e a un colloquio individuale. Solamente 230 candidati sono riusciti a passare alla terza fase. Questa ha coinvolto direttamente il personale Total, che ha dialogato con i poten-ziali nuovi operatori in colloqui svolti in binomio. Un referente delle risorse umane e uno dell’area exploitation hanno dato una valutazione tec-nica e motivazionale, partendo dal curriculum vitae, valutando le esperienze pregresse, la conoscenza dell’azienda, il ruolo da ricoprire, e saggiandone la motivazione. Dei 230 candidati poco più della metà sono giunti al passaggio successivo.

Il processo selettivoQuattro fasi, tre diversi soggetti giudicanti per individuare i candidati idonei a cui assegnare le chiavi del Centro Oli.

GLOSSARIO

Training on the job Formazione sul campo che consiste nell’affiancare personale esperto a chi si sta formando, direttamente sugli impianti: chi sa come eseguire un compito lo insegna al collega meno esperto.

Institut Français du PétroleScuola francese che fornisce un’istruzione superiore a chi si prepara per una carriera nel settore dell’energia e dei tra-sporti. La missione dell’istituto è di formare i futuri attori della filiera energetica e soddisfare le esigenze dell’industria e della società in materia di energia, petrolio, gas, petrolchimico e motorizzazione.

Page 10: T>energy n.3 - Dicembre 2013

10 11

1. Adesioni al progetto

2500 candidature telematiche iniziali

54 operatori selezionati

10 donne

44 uomini

28 anni, età media dei futuri operatori

3 anni la durata del percorso formativo

2. Il candidato ideale

Qualificati, determinati, consapevoli,

capaci, intraprendenti. Sono alcune

delle caratteristiche ricercate da Total

al momento della selezione. Ma ciò che

emerge con più evidenza, conoscendo

da vicino i futuri operatori, è il forte

attaccamento al territorio e la volontà

di far parte di un progetto che avrà un

impatto positivo per la Basilicata.

3. Il Centro di Formazione

L’edificio utilizzato per il centro di

formazione è la sede della ex scuola

elementare di Corleto Perticara,

inaugurata nei primi anni ’60 e dismessa

qualche anno fa a seguito della

riorganizzazione degli istituti.

Fatti & Cifre

A questo punto, la quarta fase è passata nuovamente in mani esterne a Total. Una società di valutazione del personale è stata coinvolta per approfondire le atti-tudini dei candidati con strumenti psicometrici e psicoattitudinali. Però nel 2008 l’iter di avvio dell’in-tero progetto di Tempa Rossa rallenta, salta l’intero cronopro-gramma e anche il processo di selezione deve fermarsi fino al 2012, quando tutte le autorizza-zioni consentono la ripresa dei lavori. Nel 2012 si decide di partire dal lavoro già fatto, alcuni dei candi-dati finalisti si sono ritirati e chi è rimasto è stato sottoposto nuo-vamente al processo di selezione svolto quattro anni prima. Una

scelta necessaria per verificare e aggiornare caratteristiche, compe-tenze e motivazione. Così c’è stato un nuovo collo-quio con le risorse umane e con la funzione tecnica di Total, per comprendere cos’era mutato in quattro anni. E infine si è ripetuta anche la valutazione psicoattitudinale dei candidati rimasti, realizzata dal personale della medesima società di consulenza del 2008. A questo punto, in possesso di tutti gli strumenti per valutare i candi-dati e decidere su chi investire di tanta responsabilità, con corposi dossier costruiti con i contributi delle varie fasi, Total ha “solo” dovuto scegliere i 54 futuri opera-tori di produzione.

10

D ecine di posti di lavoro, un contratto a tempo indetermi-nato, una società solida e un impiego di lungo periodo. Sono decisamente allettanti le prospettive di trovare lavoro a Tempa Rossa, per di più nel difficile conte-sto lavorativo della Basilicata. Con queste premesse

il rischio di indebite ingerenze e pressioni nella fase di selezione dei futuri operatori era concreto. E le conseguenze sarebbero state inaccettabili sia da un punto di vista morale che da un punto di vista operativo: selezionare persone non all’altezza avrebbe potuto met-tere a repentaglio la sicurezza e la continuità operativa del sito. Per evitare questo rischio Total ha optato per intraprendere un per-corso di selezione lungo, approfondito e soprattutto suddiviso in quattro fasi e svolto da soggetti differenti. Ogni fase era indipen-dente dalla precedente, dava un contributo alla selezione ma non era risolutiva per il giudizio finale, un sistema che ha consentito di frapporre delle “barriere dissuasive” alle eventuali pressioni che avrebbero potuto intaccare un passaggio così delicato per il futuro di Tempa Rossa.

In nome della trasparenzaLe selezioni

Page 11: T>energy n.3 - Dicembre 2013

10 11

Una ragazza, tra i futuri operatori del Centro Oli. Com’è nata questa scelta? Nel 2008, quando mi sono candidata, avevo il diploma di perito chimico. In questi anni, poi, mi sono iscritta all’Università e sto per laurearmi in ingegneria. Direi che lavorare in un Centro Oli è una scelta che combacia con il mio percorso.

La presenza femminile è percentualmente molto numerosa. Come ti trovi con le tue compagne? Sì, ci sono molte ragazze tra noi futuri operatori. Il rapporto tra noi è sereno e tranquillo, e siamo piuttosto solidali.

Perché hai scelto questo lavoro? È una splendida opportunità, aderente alle mie aspettative e a quello per cui ho studiato. Inoltre si tratta anche di un’occasione per lavorare in un progetto che serve all’intera comunità. Credo che con l’apertura di Tempa Rossa tutti i nostri paesi potranno crescere e mi piace l’idea di far parte di questo progetto. Tempa Rossa sarà un trampolino di lancio? Apprezzo l’idea di lavorare vicino al mio paese natìo. Non mi spaventa l’opportunità di crescere con un’esperienza all’estero, ma sento molto il legame con la mia terra. E, anche grazie al triennio formativo, conoscerò meglio i ragazzi che saranno i miei colleghi e che conoscevo solo di vista. Stiamo diventando un squadra e, probabilmente, saremo amici sia durante che dopo il lavoro.

Tra i tuoi colleghi, sei uno dei pochi che cono-sceva già questi corridoi. Sì. Questa è stata la mia scuola elementare, e il destino ha voluto che ci ritornassi dopo tanti anni.

Raccontaci brevemente la storia di questa scuola. Io l’ho frequentata fino alla fine degli anni ’80 e proba-bilmente la mia era una delle ultime classi ad aver studiato in queste aule. Quest’edificio è stato realizzato negli anni ’60 perché nei decenni passati, a Corleto, c’erano molti più bambini e c’era il bisogno di due plessi scolastici. Qui ci studiavano circa 60 ragazzi che generalmente provenivano dalla parte bassa del paese mentre la sede principale serviva i ragazzi che provenivano dalla parte alta del paese, e dalle contrade più distanti.

Avrai vissuto emozioni particolari, rientrando dopo tanti anni. Sì, c’è stata emozione nel rivedere le aule e i corri-doi. Per un momento, il primo giorno, mi è parso di dover rifare la prima elementare. Poi c’è stato il “gioco” di ricordare dov’erano le aule, com’erano disposti gli spazi e capire cos’è cambiato.

Come hai vissuto il fatto di doverti rimettere sui banchi di scuola? Penso che una persona non debba smettere mai di studiare. Io, poi, che mi sono laureato a Potenza, ho studiato a lungo e quindi il “rientro a scuola” non mi spaventa. Anzi, per anni ho lavorato a Siena, e questa è stata l’opportunità per rientrare a casa.

Due storie in corso d’operaLe speranze, le aspettative, le emozioni e l’impegno di due ragazzi che vogliono lavorare a Tempa Rossa.

Antonella Lucia Lombardi Rocco Gabriele Gerardi

11

10 Donne 44 UominiOperatori di produzione in formazione

Page 12: T>energy n.3 - Dicembre 2013

12 13

Tra l’Italia e il Mar Caspio

L’ Italia è un Paese che si sostiene sul gas, il cui consumo copre la maggior parte del fabbisogno nazionale di energia. In questi ultimi mesi si è parlato molto del TAP (Trans Adriatic Pipeline), un

nuovo gasdotto che collegherà l’Italia ai giacimenti dell’Azerbaijan. Come questo progetto contribuirà all’economia nazionale e come cambierà lo scacchiere energetico continentale ce lo spiega Giampaolo Russo, amministratore delegato di TAP. Cos’è TAP e perché serve? TAP è un gasdotto internazionale ed è un segmento fondamentale del cosiddetto “Corridoio Sud”, cioè quel sistema di condotte che dal Mar Caspio tra-sporterà il gas naturale prima nel nostro Paese e poi in Europa Occidentale. Poiché l’approdo della con-dotta sarà l’Italia, il nostro Paese assumerà un ruolo cruciale nel quadro europeo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Realizzare quest’opera dal valore strategico è fondamentale poiché potrà garantire continuità, e quindi sicurezza, all’approvvigionamento energetico con ripercussioni benefiche, attraverso lo sviluppo della concorrenza nel mercato, sul costo di questa importante risorsa energetica.

Un gasdotto porterà dall’Asia il gas naturale. Giampaolo Russo, AD di TAP, chiarisce l’importanza strategica della nuova infrastruttura.

Quanto gas porterà? Qual è il percorso e dove arriverà in Italia? Una volta realizzato, il gasdotto sarà in grado di garantire in una prima fase un flusso di circa 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno verso l’Europa. Un apporto rilevante che potrà raddoppiare qualora si prefigurasse una mag-giore disponibilità di gas estratto in Azerbaijan. All’interno del “Corridoio Sud”, il tratto coperto dal gasdotto TAP sarà di circa 870 km, par-tendo dal confine greco-turco fino all’approdo in Puglia nell’area del Salento, attraverso la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico. Il punto di approdo è previsto a San Foca, nel Comune di Melendugno in provincia di Lecce, poi il gasdotto percorrerà interrato circa 9 km fino al Terminale di Ricezione per l’immissione del gas nella rete nazionale. Il ricorso a tecnologie tecnico-ingegneristiche molto avanzate permetterà alla condotta di non incidere sull’ambiente e sul paesaggio che contrassegna l’area di approdo, che è una zona di pregio ambientale. La tecnica del microtunneling che utilizzeremo permet-terà di realizzare lavori minimamente invasivi nella fascia costiera e consentirà di bypas-sare, senza alcuna ripercussione, le praterie di

Page 13: T>energy n.3 - Dicembre 2013

12 13

Un gasdotto porterà dall’Asia il gas naturale. Giampaolo Russo, AD di TAP, chiarisce l’importanza strategica della nuova infrastruttura.

posidonia oceanica prospicienti le coste salentine e poi la vasta area di macchia mediterranea nella sezione a terra. Infine, TAP ha presentato uno studio di impatto ambientale che comprende anche l’analisi della componente sociale, quest’ultima non richiesta dalla normativa italiana al contrario degli obblighi che riguardano l’ambito ambientale. Come si inserisce TAP nella strategia energetica nazionale? Il tema della sicurezza delle infrastrutture energetiche e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento sono punti fondamentali della politica energetica italiana ed europea, in un quadro più ampio volto alla riduzione del costo dell’energia per le imprese italiane e per i cittadini. L’Italia ha da sempre considerato TAP come strategico per il futuro energetico della Penisola e l’ha inserito nella Strategia Energetica Nazionale (è l’unico gasdotto espressamente citato). Inoltre, Il Governo è consapevole che TAP può dare un notevole contributo per la riduzione del costo complessivo di approvvigionamento della materia prima gas. Grazie a questo contributo e alle decisioni regolatorie che tendono a spingere il mercato verso un allineamento dei prezzi italiani a quelli europei, saranno conseguibili risparmi che nelle stime ipotizzate nella SEN pos-sono arrivare fino a 4,1 miliardi di euro. In prospettiva, quindi, è un progetto che contribuirà a rendere l’Italia un hub del gas per l’Europa meridionale. TAP cambierà gli scenari energetici europei? E il ruolo dell’Italia a livello continentale? In base alle stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), il gas naturale è il combustibile fossile che da qui al 2030 farà registrare i tassi di crescita più rapidi a livello globale. Grazie anche a TAP, l’Italia si collocherà in una posizione di rilevanza rispetto a tutto il sistema europeo di trasporto del gas che oggi conta ben 117 milioni di clienti per un apporto totale di circa 466 miliardi di metri cubi. Sono cifre che ben descrivono la rilevanza strategica di questo mercato e che mettono in evidenza

la necessità stringente di essere parte di un sistema in forte rilancio, anche attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture capaci di consentire l’ingresso di nuove fonti e di nuovi player.

Ci può illustrare cos’è il “Corridoio Sud”? La storia del “Corridoio Sud” inizia nei primi anni Duemila, quando la Commissione Europea ha identificato nelle regioni del Mar Caspio e dell’Asia Centrale due obiettivi chiave per le necessità di diversificazione e la sicurezza degli approvvigiona-menti energetici europei. Il corridoio meridionale è, quindi, una nuova via del gas verso l’Europa che va ad aggiungersi alle altre direttrici di approvvigionamento esistenti quali Russia, Nord Europa e Africa settentrio-nale. Dopo molte analisi e discussioni, la decisione del Parlamento e del Consiglio Europeo ha istituito for-malmente la Natural Gas Route 3, definita come la rete di gasdotti necessaria a collegare l’Unione Europea con i Paesi del Mar Caspio e del Medio Oriente: questo è il cosiddetto “Corridoio Sud”. Per i Paesi produttori quali Russia e Algeria, TAP è un’infrastruttura che aumenta la concorrenza. Che reazioni ci sono state? Il mondo dell’energia è abbastanza articolato e in continua evoluzione. Contemplare la presenza di più operatori e una molteplicità di fonti, come è sempre stato, può garantire una costruttiva competizione e, conseguentemente, benefiche ripercussioni sia sulla sicurezza delle riserve e sia, ancora più importante, sui prezzi.

MONDOENERGIA

GLOSSARIO

TAP L’acronimo sta per Trans Adriatic Pipeline. È un progetto di gasdotto che consentirà l’arrivo del gas dall’Azerbaijan fino all’Italia e, conse-guentemente, al resto d’Europa.

13

INFORMAZIONI UTILI

TAP - Trans Adriatic Pipeline www.trans-adriatic-pipeline.com/it/www.conoscitap.it

Page 14: T>energy n.3 - Dicembre 2013

14 15

Training on the job

Page 15: T>energy n.3 - Dicembre 2013

14 15

REPORTAGE

Training on the job

54 ragazzi saranno il cuore e le braccia del Centro Oli. Ma prima di entrare a Tempa Rossa li attendono tre anni di formazione, in aula e sul campo, in Italia e all’estero.

Page 16: T>energy n.3 - Dicembre 2013

16 1716

Matematica,

fisica, chimica,

meccanica,

francese, inglese.

E l’anno prossimo

ci aspettano

le materie più

tecniche.

Page 17: T>energy n.3 - Dicembre 2013

16 1717

Voglio

dare il mio

contributo

per costruire

il futuro di

questa terra.

Page 18: T>energy n.3 - Dicembre 2013

18 19

Ancora poche

settimane e poi

si parte per la

Francia.

Un intero mese

sugli impianti,

a far pratica!

Page 19: T>energy n.3 - Dicembre 2013

18 1919

L’impegno

non mi

spaventa,

anzi lo faccio

volentieri

perché credo

in questo

progetto.

Page 20: T>energy n.3 - Dicembre 2013

2020 21

I prossimi tre anni

in giro per il mondo,

poi saremo pronti

per fare il nostro

lavoro.

Francia, Qatar...

Chissà con

quanti colleghi

riuscirò a fare

amicizia!

Page 21: T>energy n.3 - Dicembre 2013

2120 21

È stata dura

arrivarci e sono

orgoglioso di

essere qui, con i

miei compagni.

Siamo una bella

squadra e faremo

grandi cose

insieme.

Page 22: T>energy n.3 - Dicembre 2013

22 23

Il ciclo dell’acquaTotal farà in modo che i limiti di purezza raggiunti dall’acqua di produzione siano più stringenti di quelli normalmente imposti dalla legge.

Accade praticamente in ogni gia-cimento: estraendo petrolio dal sottosuolo si estrae anche acqua. La quantità di quella che viene poi chiamata “acqua di produzione”

varia da giacimento a giacimento ed è possibile trovarla a diverse profondità. Sì, perché l’olio è più leggero dell’acqua e il gas è più leggero dell’olio, quindi nella parte più superficiale tro-veremo il gas, poi incontreremo l’olio e, infine, si arriva all’acqua. Naturalmente non si parla di compartimenti stagni e le tre componenti sono sempre più o meno presenti in percentuali che variano durante la vita del giacimento.

Il greggio, l’acqua e il gas Il fluido estratto dal pozzo che arriva in super-ficie è una miscela di gas, olio e acqua in parti diverse. Tre componenti che vanno separate. Il greggio dovrà essere separato dal gas, dall’ac-qua e dalle impurità, come sali e solidi sospesi

in essa contenuti, per rispettare delle precise specifiche commerciali. Come primo passaggio, l’acqua e il gas vengono separati in modo “gros-solano” dal greggio sfruttando, rispettivamente, la diversa densità e la progressiva diminuzione della pressione: più si diminuisce la pres-sione, infatti, e più si facilita la separazione del gas. L’acqua verrà così raccolta dal fondo e il gas dalla testa di queste apparecchiature di separazione, mentre il greggio proseguirà il cammino di separazione dall’acqua ancora presente, e dalle relative impurità, attraverso il “Deidratatore” e il “Dissalatore”.

Al termine di questi due passaggi, il greggio rispetterà le specifiche commerciali e potrà essere trasportato tramite oleodotto a Taranto. Il trattamento dell’acqua L’acqua separata e raccolta nei precedenti pas-saggi, dovrà poi essere trattata per eliminare le componenti oleose rimaste e le impurità ancora

Page 23: T>energy n.3 - Dicembre 2013

22 23

Il ciclo dell’acquaTotal farà in modo che i limiti di purezza raggiunti dall’acqua di produzione siano più stringenti di quelli normalmente imposti dalla legge.

INNOVAZIONE

I limiti

presenti, così da potere essere completamente riutilizzata nel Centro Oli. L’eccesso di acqua potrà essere immesso nel torrente Sauro nel rispetto delle severissime norme di legge. È una fase lunga e complessa quella richiesta per rendere l’acqua confacente ai limiti che la legge normalmente impone. Ma per Total non è sufficiente e a Tempa Rossa si applicheranno i limiti di purezza sullo

scarico dell’acqua di produzione più restrittivi su scala italiana, europea e probabilmente con pochi eguali in scala mondiale. Per vincere questa vera e propria sfida tecnologica, l’acqua di produzione, già trattata e purificata, verrà fatta evaporare e passare attraverso filtri a carbone attivo per otte-nere un livello di purezza davvero inusuale: si potrebbe dire acqua distillata.

C Il Centro Oli di Tempa Rossa è pensato per “pesare” il meno

possibile sulla rete idrica pubblica, da cui sarà presa, a regime, solo la quantità neces-saria per gli usi sanitari del personale, per bere, per fare da mangiare o fare le docce.Per questo motivo l’acqua estratta dal sot-tosuolo verrà completamente riutilizzata nei cicli produttivi del Centro Oli, a cui ne serve una gran quantità per funzionare. Dopo ulteriori trattamenti, sarà impiegata principalmente in fase vapore un po’ in tutti gli impianti e per la produzione di energia elettrica (turbina a vapore), e in fase liquida nel già citato “Dissalatore”, ma anche in altri impianti. L’acqua di produzione, sem-pre in fase liquida, sarà anche utilizzata per alimentare il serbatoio dell’acqua per l’antincendio e adempiere così ai relativi compiti di legge, come ad esempio le prove periodiche sul buon funzionamento dei sistemi antincendio.

he fare di quest’acqua?

A Tempa Rossa si

applicheranno i limiti

di purezza sullo scarico

dell’acqua di produzione

più restrittivi su scala italiana,

europea e probabilmente con

pochi eguali in scala

mondiale.

Purezza

A Tempa Rossa, i limiti di riferimento sono quelli indicati dalla Tabella 4 - Allegato 5 - PARTE III del D.Lgs. n. 152/2006.

“Limiti di emissione per le acque reflue urbane ed industriali che recapitano sul suolo”

Per approfondire:http://www.regione.basilicata.it/giunta/files/docs/ DOCUMENT_FILE_238655.pdf

GLOSSARIO

Deidratatore - Dissalatore Sono apparecchiature nelle quali le goccioline d’acqua intrappolate nel greggio, contenti sali ed altre impu-rità, vengono spinte a raggrupparsi e di conseguenza a separarsi sotto la spinta di un campo elettrico che sfrutta l’alta polarità della molecola dell’acqua rispetto a quella del greggio.

Page 24: T>energy n.3 - Dicembre 2013

24 25

Ma quante specie!

Un primo monitoraggio della biodiversità evidenzia la complessità ecologica nell’area di Tempa Rossa.

24

Page 25: T>energy n.3 - Dicembre 2013

24 25

Bigia grossa, zigolo capinero, falco pecchiaiolo, nibbio reale, ghep-pio, averla capirossa, occhione, salamandrina dagli occhiali, rana appenninica, tritone italiano, tritone

crestato italiano, rospo smeraldino. L’elenco delle specie presenti a Tempa Rossa è lungo e potrebbe continuare aggiungendo decine di altri nomi di piante e animali. Un numero elevatissimo se si pensa che sono 135 le sole specie di vertebrati censite, ossia uccelli, anfibi, rettili, mammiferi e pesci. E considerando che ai vertebrati vanno aggiunti sia gli invertebrati, come lumache, chiocciole, lombrichi, l’enorme gruppo degli insetti, sia le tante varietà di piante, è piuttosto facile capire l’importanza e il valore della biodiversità che si trova nel territorio di Tempa Rossa. Un patrimonio che rappresenta un valore intrinseco di quest’area, e dell’Italia intera. Conscia di ciò Total E&P Italia ha fatto realizzare un primo monitoraggio della biodiversità. Si tratta di uno studio che ha fornito i dati per analizzare con ponderatezza i rischi di impatto legati alla costruzione del Centro Oli e, nel caso, poter intraprendere con prontezza le corrette misure di mitigazione. Il valore della biodiversità La biodiversità è l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta. Letteralmente questo termine indica la varietà di specie animali e vegetali esi-stenti, ma il vero significato è molto più ampio. Rappresenta il risultato dei processi evolutivi, di tutti quei meccanismi che da circa tre miliardi di anni permettono alla vita di adattarsi al variare delle condizioni sulla terra. E nel contempo rac-chiude anche il concetto di ecologia, ovvero lo studio di come gli animali e le piante convivono in associazioni complesse e ambienti differenti. La biodiversità spiega, quindi, come la natura si organizza, sopravvive e si trasforma.

Specie rare e specie endemicheIl risultato che emerge dallo studio è un qua-dro caratterizzato da ricchezza e diversità di specie vegetali e animali, in costante rela-zione con fattori climatici e umani. E, oltre alla varietà di ambienti e specie, i ricercatori hanno riscontrato la presenza di un elevato numero di specie rare e minacciate e sono state avvi-state anche alcune specie endemiche. Ciò non fa che sottolineare l’importanza ambientale di Tempa Rossa che, pur subendo la graduale frammentazione ecologica a causa dell’uso agricolo intensivo e dell’espansione delle infra-strutture, presenta ancora molte zone “a elevata biodiversità”. Una ricchezza che si è conservata, probabilmente, grazie alla peculiare struttura paesaggistica dell’area che, nonostante sia stata trasfor-mata dalle attività umane, oggi mostra un sistema a mosaico di ambienti diversi for-temente mescolati. Inoltre, grazie alla vicinanza con diverse aree protette come il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese,

SICUREZZA

25

Page 26: T>energy n.3 - Dicembre 2013

26 27

il Parco Regionale di Gallipoli Cognato e il Sito di Importanza Comunitaria Bosco di Montepiano essa è oggi un nodo centrale per il manteni-mento del continuum ecologico di questa parte dell’Italia.

Abitata da secoliGrazie a questa ricerca abbiamo in mano la “foto-grafia” di ciò che è Tempa Rossa oggi: un’area di pregio naturalistico, seppur fortemente influen-zata dalla presenza umana. Se da un lato sono molte le specie che hanno avuto la possibilità di trovare un ambiente ancora favorevole, è anche vero che l’area è ben lontana dalla condizione di naturalità. Per secoli la presenza e l’attività umana hanno modificato questo territorio e, difatti, la componente paesaggistico-ecologica dominante è stata determinata dall’agricol-tura estensiva. Basta un rapido sguardo per registrare come si alternino seminativi, uliveti, pascoli e aree incolte seminatu-rali, separate da filari di querce o lembi di bosco relitto. L’area del Centro Oli, in particolare, può essere rappresentata come un mosaico di seminativi circondato da piccoli appezzamenti di boschi di latifoglie, intervallati da prati e pascoli. Per secoli l’uomo ha trat-teggiato, modificato, influenzato l’intera zona e anche le aree che a prima vista potrebbero apparire come un ambiente incontami-nato. E gli impatti si scorgono persino nel bosco, che riveste un’importanza basilare nella con-servazione di un gran numero di specie, fornendo l’habitat esclu-sivo per moltissimi vertebrati e un rifugio per quasi tutti i mammiferi di medie e grandi dimensioni. Anche qui, infatti, la gestione a bosco ceduo ha provocato la riduzione della diversità faunistica, facendo scomparire le specie legate al bosco di alto fusto. Questo è solo un esempio per capire come la presenza umana e lo sfruttamento del territorio abbiano portato quest’area, pur di elevato pregio naturalistico, a una condizione ecologica non ottimale (sempre se confrontata a una situazione di assenza di attività umane) piuttosto diffusa, con elevata frammentazione degli habitat, nuclei di modesta estensione e alternati da terreni agricoli. Certamente non bisogna pensare che l’inter-vento umano sia sempre e comunque negativo.

Esistono anche esempi di impatti “positivi”: le pozze e i laghetti artificiali utilizzati per l’abbe-verata del bestiame domestico oggi risultano colonizzati da erpetofauna di pregio come il tri-tone italiano, il tritone crestato italiano e il rospo smeraldino. Una piacevole e inattesa scoperta, proprio là dove è difficile immaginare di trovarla. Se l’occhio è allenato…Nonostante la prolungata presenza umana nell’area, a Tempa Rossa un occhio allenato può ancora scovare piuttosto facilmente molte specie davvero particolari, che altrove non si trovano o sono quasi scomparse. Pensando agli ambienti acquatici viene subito in mente la lontra, piccolo mammifero che vive dove ci sono fiumi in buono stato e per questo è

definito un ottimo bioindicatore dell’integrità degli ecosistemi acquatici. Indici di presenza di questa specie sono stati raccolti lungo alcuni dei principali corsi d’acqua (Fiumarella di Corleto, Torrente Sauro, Fiumarella di Pietrapertosa), confermando che anche in questa zona, con pazienza e attenzione, è possibile vedere la lontra in libertà che nuota e caccia. Gli ambienti fluviali in quest’a-rea hanno tutti un prevalente carattere torrentizio, con un letto ghiaioso e pieno di ciottoli. Un ambiente apparentemente ostile, ma perfetto per i nidi dell’oc-chione, specie rara di uccello in generale diminuzione in Europa. Spostandosi in ambiente agri-colo, durante la ricerca sono state osservate due specie particolar-mente interessanti sotto il profilo conservazionistico e biogeogra-fico: la bigia grossa, molto rara e in generale calo in Italia e in

Europa, e lo zigolo capinero, specie distribuita prevalentemente in Medio Oriente e nei Balcani. Le zone boschive e pre-boschive ai margini dei campi, invece, rappresentano l’ambiente ottimale per la nidificazione di specie quali la tottavilla, il canapino, la sterpazzolina, la sterpazzola, l’averla capirossa e lo zigolo nero. Tra i boschi nidifica il picchio rosso mezzano, specie rara localizzata in Italia e inserita nella Lista Rossa Nazionale. A “spartirsi i rami disponi-bili” poi si possono vedere anche il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore, la cincia bigia,

GLOSSARIO

Erpetofauna È l’insieme di rettili e anfibi. Sono animali importanti per l’ecosistema in quanto, da un lato, sono prede importanti per mammiferi selvatici e uccelli e, dall’altro, sono predatori di topi, ratti, insetti.

Specie endemiche Si dice di specie animali e vegetali che si trovano esclu-sivamente in un determinato territorio.

Zona ecotonale Ambiente di transizione tra due ecosistemi. Questa zona con-tiene specie proprie e specie degli ambienti confinanti.

Fitogeografia È lo studio della distribuzione geografica delle piante e delle loro comunità.

Lista rossa Elenco internazionale delle specie a rischio

Page 27: T>energy n.3 - Dicembre 2013

26 2727

Il rispetto di ogni

specie e della

biodiversità

assicura la vita del

nostro pianeta.

il picchio muratore e il rampichino: tutte specie importanti perché consi-derati bioindicatori dell’integrità degli ecosistemi forestali. Fuori dalla bosca-glia, distendendosi su un prato è facile vedere le ali spiegate in volo di rapaci quali il falco pecchiaiolo occidentale, il nibbio reale, il gheppio comune. Il mae-stoso volo di questi uccelli, talvolta, è affiancato da quello di altri rapaci come il biancone, il falco lanario, il nibbio bruno, considerati specie in pericolo. I prati umidi a ridosso degli stagni risul-tano occupati dalla luscengola, mentre le zone ecotonali arboreo-arbustive al margine dei coltivi sono il rifugio di alcune specie di serpenti come il cervone. Infine si potrebbe proseguire con l’elenco delle piante, anch’esso decisamente ricco di specie pregiate. I ricercatori, in questo studio, sottoline-ano che anche per i vegetali, a Tempa Rossa, esiste una ricchezza di specie davvero notevole, con numerosissime entità di importanza fitogeografica. Uno sguardo attento può scorgere specie esclusive della flora italiana, specie endemiche dell’Italia meridionale o di ambiti territoriali ancora più ristretti, e anche moltissime specie di deriva-zione orientale o diffuse principalmente nei Balcani meridionali, arrivate qui nei tempi passati e qui insediatesi con successo.

Agire con consapevolezza Conoscere le specie che si possono incrociare, quali sono i legami ecologici che le uniscono e quali sono gli inter-venti che ne potrebbero pregiudicare l’esistenza è fondamentale per prendere qualsiasi decisione. Per secoli l’area di Tempa Rossa è stata abitata dall’uomo, e la presenza umana ha provocato impatti sull’ambiente circostante. Talvolta trasformandolo, talvolta degradandolo, talvolta arricchendolo. Oggi, a differenza di un tempo, possiamo prevedere con maggiore precisione gli effetti delle nostre azioni, e possiamo valutare le conseguenze. Oggi siamo consci che l’azione dell’uomo ha comunque un impatto, ma sappiamo anche come intervenire con consapevolezza sull’am-biente per rendere il risultato finale il migliore possibile.

Page 28: T>energy n.3 - Dicembre 2013

28 29

GLOSSARIO Geoscienze È lo studio delle scienze del sistema Terra, di cui la geologia è una com-ponente.

Giacimento on shore Giacimento petrolifero su terraferma.

Al via il Master di Petroleum Geoscience dell’Università degli studi della Basilicata.

Nuove leve per il futuro petrolifero

Venti studenti ammessi, trenta corsi didattici, 1500 ore di formazione, 6 attività seminariali, un tirocinio e una prova finale. Sono i numeri che descrivono l’edizione di

quest’anno del master di II livello in Petroleum Geoscience promosso dall’Università degli studi della Basilicata, nato in collaborazione con Total E&P Italia. Si tratta di un progetto che nasce dalla volontà di creare proprio in Basilicata, il territorio con il maggiore giacimento petrolifero on shore dell’Europa continentale, un percorso di spe-cializzazione in grado di formare figure con un profilo internazionale e altamente qualificate. Figure che con il loro lavoro e le loro capacità possano contribuire alla crescita professionale e scientifica dell’intera comunità locale. Così, tra poco meno di un anno, i primi “geoscienziati del

petrolio” lasceranno le aule per applicare ciò che hanno studiato nell’ambito del Field Development: le fasi di realizzazione di un campo petrolifero, le fasi di esplorazione, come individuare le trappole geologiche ricche di idrocarburi attraverso l’analisi dei dati di superficie e di pro-fondità, e come dare supporto nella valuta-zione economica delle riserve e nella fase di studio di fattibilità industriale. E saranno studiate materie non solo teoriche, grazie alla collaborazione tra l’Università e le grandi aziende petrolifere, che si sviluppa sia nella fase di studio che nel succes-sivo periodo di training. Il periodo di applicazione delle conoscenze studiate è il fiore all’occhiello del percorso didattico, pensato per acquisire una esperienza lavorativa attraverso un’attività simulata di play and risk assessment, di reservoir characterization e di development planning di un campo petrolifero. Ecco che dopo 12 mesi di intenso lavoro, una nuova generazione di professionisti sarà pronta per lavorare nella filiera del petrolio, ma non solo. I ragazzi, infatti, acquisiranno competenze che sono facilmente reinvestibili anche in altri campi di applicazione delle geoscienze. Basti pensare alle aziende attive nel settore dell’idrogeologia, della prospezione e sfruttamento dell’energia geotermica, dello stoccaggio della CO

2 e degli

studi geologici a supporto delle grandi opere. Ottime prospettive occupazionali, quindi, che unite alla comprensione dei meccanismi della Terra formeranno le nuove leve in grado di costruire un futuro di sviluppo e sostenibilità.

28

Page 29: T>energy n.3 - Dicembre 2013

28 29

INIZIATIVE

L’auspicio di chi coordina il Master è rivolto ai giovani: “Sarà il lascito a lungo termine che il petrolio fa alla Basilicata.”

Conversando con il professor Giacomo Prosser, coordinatore del Master in Petroleum Geoscience dell’Università degli studi della Basilicata, bastano

pochi minuti per restare affascinati dai mille punti di vista di una specializzazione per molti sconosciuta ai più. Abbiamo approfittato della sua disponibilità per capire meglio la nuova proposta formativa.Questo è l’unico master in geoscienza in Italia? So che c’è il master in ingegneria del petrolio che si tiene presso il Politecnico di Torino. Il nostro master si differenzia perché offre una preparazione più geologica e rivolta alle fasi di sviluppo e valutazione dei giacimenti. Sono molti gli studenti interessati? E con quali prospettive di impiego? Il fatto che sia un master realizzato in Basilicata già sottolinea lo stretto legame tra percorso di studi e opportunità d’impiego nella filiera Oil&Gas. Più in generale, basta fare una rapida ricerca on line, per verificare che in questo settore a livello globale esiste una consistente

domanda di figure professionali specializzate. Inoltre posso citare un’esperienza personale. Tra chi ha completato la precedente edizione del master, circa la metà ha trovato subito impiego. E il numero è approssimato per difetto perché ho informazioni solo di alcuni ex studenti. Il ruolo delle aziende nel percorso di studi proposto è decisamente rilevante. Come mai? Penso che sia il punto di forza di questo master perché solo le imprese possono trasferire ai ragazzi l’esperienza. Come Università forniamo la solidità della base teorica, ma è indispensa-bile integrare le conoscenze con il contributo di chi è impegnato ogni giorno sul campo. Ci può descrivere lo studente tipo? Mi aspetto ragazzi interessati, motivati e con-sapevoli di doversi confrontare con un tipo di professionalità che richiede impegno e, molto probabilmente, un’esperienza all’estero. Mi piacerebbe vedere un numero rilevante di stu-denti lucani perché ritengo che questo master possa contribuire a formare una generazione di professionisti altamente qualificati. Sarebbe un ottimo lascito a lungo termine che il petrolio fa alla Basilicata.

29

Una generazione qualificata

Page 30: T>energy n.3 - Dicembre 2013

30 31

Il paesaggio della murgia materana, i rioni Barisano e Caveoso di Matera, la chiesa rupestre Convicinio di Sant’Antonio e quella di San

Nicola dei Greci, il campanile di San Pietro Barisano. E ancora la miriade di tetti delle case accavallate, la vita quotidiana della civiltà contadina, la tradizionale natività. La sorpren-dente espressività dei volti e la precisione paesaggistica di scorci riconoscibili ancora oggi. I Sassi del presepe di Franco Artese potranno essere apprezzati, un anno dopo essere stati ammirati dagli occhi dei fedeli in preghiera a piazza San Pietro e attraverso la diretta televi-siva, in un libro fotografico dedicato all’opera dell’artista di Grassano. Scatti che concorrono a celebrare la civiltà delle mani, la cultura delle antiche abilità contadine e arti-giane tramandate di padre in figlio, conservando il ricordo di questa straordinaria esperienza. Il presepe, di circa 150 metri quadri e con 100 personaggi in terracotta, nasce da un progetto che ha visto la luce dopo sette mesi di lavoro tra progettazione, allestimento e montaggio. Come ogni iniziativa di successo, è stata caratterizzata da una sinergia di elementi. Il genio dell’artista in primis, ma anche il coinvolgimento e la col-laborazione dei più importanti

soggetti presenti sul territorio: le autorità pubbliche, il Comune di Matera, la Regione Basilicata e l’Agenzia di Promozione Territoriale (APT) per la realizzazione e il finan-ziamento dell’iniziativa, a cui si è aggiunto il supporto dei soggetti privati, tra i quali Total. La Basilicata ha offerto, così, la propria peculiare identità culturale e religiosa, costruita in migliaia di anni, all’interno di una cornice di rilevanza internazionale. E con l’opera di Artese, e con la memo-ria dell’evento contenuta nel libro recentemente pubblicato, un po’ di Basilicata potrà essere portata e promossa in ogni angolo del mondo. Perché quest’opera rac-conta un territorio, non soltanto nella sua morfologia e nel suo pae-saggio, ma descrive anche i valori di semplicità, umiltà e orgoglio dei lucani che sono ritratti nei volti dei personaggi del presepe. Un’opera che rappresenta un grande atto di devozione popolare da parte del popolo lucano, e che quindi è corretto concepirla come tessera di un mosaico più ampio: la candidatura di Matera a Capitale europea della cultura nel 2019.

L’umiltà e la semplicità rappresentate nell’opera di Franco Artese rivivono in un libro fotografico.

Primo Piano

INIZIATIVE

INTERVISTAa Franco Artese Maestro presepista

Un presepe che racconta il territorio

Il libro sarà scaricabile gratuitamen-te in formato ebook del sito Totalwww.it.total.com/it

INFORMAZIONI UTILI

30

Come è nato il progetto?Organizzo da sempre presepi in tut-to il mondo e la tappa che mancava era proprio Piazza San Pietro. Con-dividendo il mio sogno con il Dott. Perri, Direttore Generale dell’APT Basilicata, abbiamo cominciato a lavorare per portare l’opera in Piazza San Pietro nel 2012. Un’opera che rappresenta ed esprime la Basilicata, il mondo contadino di un tempo nel suggestivo paesaggio dei Sassi di Matera.

Dove ha esposto prima della prestigiosa tappa romana? A Loreto, nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, a Roma in Via Veneto, e poi in giro per il mon-do: New York, Washington, Parigi, Betlemme, Varsavia... Mi restava il sogno di esporre a San Pietro, un sogno che finalmente si è realizzato.

Il momento più emozionante? Tutte le fasi sono state emozionan-ti: l’allestimento, l’inaugurazione e quando ho visto il Papa inginoc-chiarsi davanti al presepe e pregare. Ma sicuramente è stato un momen-to particolare quando ho spiegato l’opera al Santo Padre, il significato della natività lucana, l’umiltà e la semplicità della nostra gente. Ho chiesto la sua benedizione affinché potessi continuare a portare il prese-pe in giro per il mondo, in quella che per me è una vera e propria missione di evangelizzazione.

Progetti attuali e futuri? Sto portando la mia opera in Bra-sile e l’inaugurazione è prevista il 6 dicembre. Poi, il 7 dicembre sarò a Turku, in Finlandia, per inaugurare un secondo presepe. Due posti agli antipodi in cui farò conoscere uno spaccato della cultura contadina e religiosa della mia terra.

Page 31: T>energy n.3 - Dicembre 2013

30 31

Un presepe che racconta il territorio

FRANCO ARTESE

Artista lucano, di Grassano, esponente della scuola presepistica meridionale. Inizia la sua carriera artistica nel 1976 realizzando un’opera per il Convento dei Frati Francescani di Grassano. Nella sua opera è evidente il legame tra la Natività e i valori della società contadina: l’umiltà e la povertà dei personaggi raffigurati li accomuna alla povertà della sacra famiglia di Nazareth.

Page 32: T>energy n.3 - Dicembre 2013

I 54 futuri operatori di produzione stanno

affrontando un lungo percorso di

formazione,prima di lavorare a Tempa Rossa.


Recommended