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Un quartiere in terra cruda a Villefontaine · ARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE Un quartiere in terra...

Date post: 05-Oct-2020
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22 A ARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE Un quartiere in terra cruda a Villefontaine Silvano Piras Abstract. The Rodano Alps region constitutes one of the European areas more important than spread of the architectonic patrimony in raw, material earth used from numerous centuries in other regions of France. Mostly draft of small farms realized in pisè, testimony of an ancient constructive tradition whose signs are still visible is in the rural landscape that in that city one of the small centers of the Del- finato. In this region, not a lot distant from Lione, between 1981 and 1985, in the ville nouvelle of Isle-d’ Abeau, comes undertaken the construction of a called city quarter “Domaine de la terre”, the most important partecipation of the last twenty years on the forehead of the renewal of the constructive technologies with the use of the raw earth... La regione Rodano-Alpi costituisce una delle aree europee più importanti di diffusione del patrimonio archi- tettonico in terra cruda, materiale uti- lizzato da secoli in numerose altre regioni della Francia. Prevalentemente si tratta di fattorie realizzate in pisè, testimonianza di Particolare dei muri curvi in pisè, dei vani scala, dell’edificio dell’architetto Perraudin, n° 6 della planimetria. Uno dei due edifici in pisè che contengono quattro ap- partamenti su tre livelli, realizzato dall’architetto Jourda. Le colonne in cemento di questo edificio sperimentale del “Domaine de la Terre” non hanno alcuna funzione portante, svolta interamente dai muri in pisè, terra non stabilizzata, spessi 50 cm. un’antica tradizione costruttiva i cui segni sono ancora visibili sia nel pae- saggio rurale che in quello urbano dei piccoli centri del Delfinato. In questa regione, non molto distante da Lione, tra il 1981 e il 1985 nella ville nouvelle di Isle-d’Abeau, viene intrapresa la costruzione un quartiere urbano de- nominato “Domaine de la Terre”, in- tervento pilota fra i più significativi dell’ultimo ventennio sul fronte del rinnovamento delle tecnologie co- struttive con l’uso della terra cruda. Un quartiere sostenibile della “pri- ma generazione” Con questo intervento, ripartiva in Francia quel processo di revisione dei processi e dei sistemi costruttivi, reso possibile anche grazie al know- how accumulato nell’assistenza tec- nica ai paesi in via di sviluppo, e ripartiva nel segno di quella che noi oggi chiamiamo sostenibilità, i cui criteri qui venivano applicati ad un quartiere di edilizia popolare. Va detto che questo piccolo quar- tiere non aveva e non ha niente delle pittoresche esperienze, prodotte in quegli stessi anni da eccentrici o alternativi progettisti che sognavano
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Un quartiere in terra cruda a VillefontaineSilvano Piras

Abstract. The Rodano Alps region constitutes one of the European areas moreimportant than spread of the architectonic patrimony in raw, material earth usedfrom numerous centuries in other regions of France. Mostly draft of small farmsrealized in pisè, testimony of an ancient constructive tradition whose signs are stillvisible is in the rural landscape that in that city one of the small centers of the Del-finato. In this region, not a lot distant from Lione, between 1981 and 1985, in theville nouvelle of Isle-d’ Abeau, comes undertaken the construction of a called cityquarter “Domaine de la terre”, the most important partecipation of the last twentyyears on the forehead of the renewal of the constructive technologies with the useof the raw earth...

La regione Rodano-Alpi costituisceuna delle aree europee più importantidi diffusione del patrimonio archi-tettonico in terra cruda, materiale uti-lizzato da secoli in numerose altreregioni della Francia.Prevalentemente si tratta di fattorierealizzate in pisè, testimonianza di

Particolare dei muri curvi in pisè, dei vani scala, dell’edificio dell’architetto Perraudin, n° 6 della planimetria.

Uno dei due edifici in pisè che contengono quattro ap-partamenti su tre livelli, realizzato dall’architetto Jourda.Le colonne in cemento di questo edificio sperimentaledel “Domaine de la Terre” non hanno alcuna funzioneportante, svolta interamente dai muri in pisè, terra nonstabilizzata, spessi 50 cm.

un’antica tradizione costruttiva i cuisegni sono ancora visibili sia nel pae-saggio rurale che in quello urbano deipiccoli centri del Delfinato. In questaregione, non molto distante da Lione,tra il 1981 e il 1985 nella ville nouvelledi Isle-d’Abeau, viene intrapresa lacostruzione un quartiere urbano de-nominato “Domaine de la Terre”, in-tervento pilota fra i più significatividell’ultimo ventennio sul fronte delrinnovamento delle tecnologie co-struttive con l’uso della terra cruda.

Un quartiere sostenibile della “pri-ma generazione”Con questo intervento, ripartiva inFrancia quel processo di revisionedei processi e dei sistemi costruttivi,reso possibile anche grazie al know-how accumulato nell’assistenza tec-nica ai paesi in via di sviluppo, eripartiva nel segno di quella che noioggi chiamiamo sostenibilità, i cuicriteri qui venivano applicati ad unquartiere di edilizia popolare.Va detto che questo piccolo quar-tiere non aveva e non ha niente dellepittoresche esperienze, prodotte inquegli stessi anni da eccentrici oalternativi progettisti che sognavano

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naturalità e consentono di innescarequei processi di contenimento deiconsumi energetici che caratteriz-zano l’architettura sostenibile. Infatti in questo intervento, per laprima volta ad una certa scala, ven-gono utilizzati materiali da costru-zione a basso contenuto di energia,riciclabili, esenti da sostanze nocive,e murature che , sia quelle in pisè siaquelle in blocchi compressi, hannoun’alta inerzia termica. Inoltre vieneutilizzato anche il solare termico per-fettamente integrato nell’architet-tura.

Abitazioni popolari in terra crudaNiente di simile era stato più edificatocon la terra, a questa scala in Europa,dopo gli interventi fatti verso il 1920nel Regno Unito ad Amesbury (40 kma nord-est di Southampton) e diversealtre realizzazioni della medesimaestensione in Germania in queglistessi anni.Solamente negli Stati Uniti, a partiredagli anni della crisi energetica inter-nazionale, era andato avanti il pro-cesso di innovazione delle tecnichedel blocco d’argilla, l’adobe, e nume-rose erano state le realizzazioni, conmolti edifici di alta qualità.Contribuirono a rilanciare il bloccod’argilla non solo gli architetti maanche gli impresari e l’industria, cer-cando di conciliare le buone qualitàdel materiale con le potenzialità deisistemi di energia solare. E nei sob-borghi di Albuquerque (New-Mes-sico), negli anni Settanta nacque uninsediamento urbano di grande qua-lità con abitazioni in adobe, realizzatein forme moderne.Nel quartiere sperimentale del “Do-maine de la Terre” a Villefontaine, letecniche di costruzione in terra cruda,innovate, venivano utilizzate per la rea-lizzazione di dodici gruppi di edificiprogettati da diversi architetti. Si trat-tava della attuazione di un programmadi habitat sociale che utilizzava tecno-logie costruttive, soluzioni formali emateriali molto diversi fra di loro.

Vista dell’edificio a cinque piani in pisè e blocchi di terra stabilizzata, dell’architetto Jean-Vincent Berlottier, a 18 anni dallarealizzazione.

Veduta del fabbricato in pisè, terra non stabilizzata, dell’architetto Odile Perreau Hamburger a 18 anni dalla realizzazione.

un mondo migliore fatto di casettecon i tetti verdi e i muri rivestiti discandole. Oggi invece può essere unelemento che è appropriato collo-care nell’attuale dibattito professio-nale sui modi di fare edilizia sosteni-bile con costi contenuti.Il programma, per certi versi pionieri-stico, è interessante anche dal puntodi vista degli aspetti energetico-am-bientali: infatti le tecniche costruttiveimpiegate, nel passaggio dai modi diproduzione tradizionali a quelli indu-striali, conservano un alto grado di

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La qualità del luogoIl quartiere è situato tra due antichicentri agricoli, nella Val d’Isère, congli edifici disposti sul pendio del col-le, che seguono l’andamento dellecurve di livello e presentano i giardinie gli orti di pertinenza degli alloggi,circondati da una quota consistentedi verde pubblico. Il luogo nell’insieme non è come soli-tamente sono i quartieri popolari,grigi e spenti, ma al contrario apparevivo e animato dalle persone che,abitandolo da più di quindici anni, lohanno colonizzato, fatto proprio etrasformato, umanizzandolo.L’architettura mantiene la sua coe-renza nel corso del tempo, nono-stante le aggiunte a posteriori, lepiante e il verde che avvolgono tuttigli edifici creando un’integrazioneche non viene dal progetto ma nasceda interventi spontanei, e le inevita-bili opere di manutenzione. In posizione dominante il paesaggioverso la valle è un fabbricato con unosviluppo di ben cinque piani, in bloc-chi di terra compressi, progettato dal-l’architetto Jean-Vincent Berlottier, la

pilota, sono situate le abitazioni uni-familiari, poste all’interno di piccoligiardini, costruite in di blocchi di terrastabilizzata dagli architetti F. Gallarde L. Gilbert, realizzate con semplicisistemi solari passivi costituiti daserre, giardini d’inverno o superficivetrate.

La prova del tempoFilo conduttore di questa esperienza,conclusasi nel 1985, che ha visto lapartecipazione di partners diversi, frai quali il CRATerre e il Centre Pompi-dou, è stata l’interazione fra soggettipubblici, statale, regionale e diparti-mentale, con il Comune di Villefon-taine. La concertazione di più com-petenze ha consentito la realizza-zione di questo programma di abita-zioni popolari, contribuendo alla edi-ficazione in Francia di architetturemoderne, piacevoli ed economiche,sostenibili e perfettamente integratenel paesaggio, costruite con l’im-piego delle nuove tecnologie dellaterra, fino ad allora scarsamente uti-lizzate nei paesi industrializzati. E se suscitano qualche perplessitàsia taluni accostamenti dei materiali,sia diverse soluzioni formali e tecni-che adottate in alcuni edifici, qui per-lomeno il disegno della trama inse-diativa e la ricerca tipologica rifug-gono quelle rigidità che spesso af-fliggono i recenti quartieri sperimen-tali realizzati in edilizia sostenibile inEuropa. Dunque il giudizio comples-sivo non può che essere positivo, l’o-perazione può dirsi riuscita: il “Do-maine de la Terre” ha superato egre-giamente la prova del tempo, co-niuga abbastanza bene gli aspettisociali, ambientali ed economici, eha realizzato condizioni di vita mi-gliori per gli abitanti.

Qualità della terra crudaLa terra attualmente viene utilizzatasempre di più come materiale dellabioedilizia per le sue caratteristicheecologiche fra cui la buona traspira-bilità, che consente di realizzare muri

Fabbricato con 4 alloggi realizzato dall’architetto J. V. Berlottier, vista dei muri curvi in pisè.

cui torre centrale era destinata adospitare l’Ecomuseo del Delfinato delNord, con un esposizione perma-nente dedicata all’architettura diterra.Dal blocco di terra stabilizzato si pas-sa al pisè, utilizzato per l’immobile diquattro alloggi popolari, su due e trelivelli, edificato da Odile PerreauHamburger: forse si tratta dell’archi-tettura la cui skyline e il particolarecromatismo della terra gialla rendonopiù gradevole e riuscita.Un altro edificio di quattro apparta-menti, dell’architetto J. V. Berlottier,esibisce nella facciata a nord, volumisemicilindrici in pisè che ospitano icorpi delle scale, protetti da tetti conforti aggetti.Quattro alloggi su tre livelli, contenutiin altri due immobili in pisè, degliarchitetti Jourda e Perraudin, pre-sentano su un fronte sei colonne incemento che non hanno nessunafunzione portante, assicurata daimuri in terra non stabilizzata spessi50 cm, ma che sostengono la coper-tura trasparente. Sul margine occidentale del quartiere

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privi di condense; per la capacità diregolazione dell’umidità dell’aria,quando essa è troppo secca o trop-po umida; per l’assenza di inquinanti“indoor”, che la rendono adatta arealizzare ambienti salubri.Notevoli sono anche la sua inerziatermica cioè la capacità di accumulodel calore e l’alto coefficiente di iso-lamento termico che consente dirisparmiare sui costi di gestione diriscaldamento. Inoltre è reperibile sul posto, ovun-que si costruisca; non subisce altera-zioni della sua composizione chimicanaturale; non emette agenti tossici,conserva in ogni fase di utilizzo e tra-sformazione le sue caratteristicheecologiche; la si può riciclare anchecome suolo agricolo. L’insieme diquesti requisiti contribuiscono a qua-lificare oggi la terra come materialeprincipe della bioarchitettura.

Tecniche di costruzione in terracrudaI metodi di costruzione in terra crudavariano secondo la posizione geo-grafica, le caratteristiche dei terreni equelle dell’edificio. Si possono realiz-zare muri che abbiano capacità por-tanti, pareti divisorie o muri esterni adalto grado di isolamento termico.In tutti i casi le vasta gamma di tecni-che di messa in opera utilizza unimpasto fatto di ghiaia, sabbia, limoed argilla in percentuali variabili. Laconsistenza di tale impasto variadallo stato plastico a quello liquido,oppure la terra può essere solo unpo’ umida.Le tecniche più diffuse sono leseguenti:- la terra battuta, detta anche pisè,

da un termine francese che indicala tecnica con la quale i muri ven-gono realizzati compattando laterra all’interno di un cassero;

- i mattoni di terra mescolata apaglia ed essicati al sole, dettiadobe;

- l’impasto di terra alleggerita (conargilla espansa, paglia, scaglie dilegno);

- i blocchi grezzi di impasto model-lati con le mani (massone);

- i blocchi compressi che utiliz-zano terra setacciata e formatacon le macchine.

La fabbricazione del mattone d’ar-gillaIl lavoro di produzione dei mattonid’argilla è stato, per le civiltà antiche,un mestiere più facile della lavora-zione della pietra. La materia prima èovunque disponibile in abbondanza,spesso nello stesso posto dove sicostruisce. Infatti il 70% dei suoliche costituiscono la crosta terrestresono adatti per essere impiegaticome materiale da costruzione.Questo consente di ridurre le spesedi acquisto e di trasporto, e garanti-sce la conservazione degli equilibriecologici.Vista dell’edificio sperimentale in pisè, con copertura trasparente, realizzato dall’ architetto Jourda.


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