+ All Categories
Home > Documents > Vain Stylist issue no.4°- ITA

Vain Stylist issue no.4°- ITA

Date post: 23-Mar-2016
Category:
Upload: vain-magazines
View: 213 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
Moda - Fotografia - Abiti - Creatività - Talenti. Distinguiti come fashion designer e scopri cosa davvero fa la differenza per emergere nella tua professione. Osserva i dettagli che hanno reso i talentuosi stilisti scelti da Vain, affermati nel mercato.
Popular Tags:
71
STYLIST CLAUDIO CALESTANI New ITALIA INDEPENDENT
Transcript
Page 1: Vain Stylist issue no.4°- ITA

ST

YL

IS

T

C L A U D I O C A L E S T A N IN e w

I T A L I A I N D E P E N D E N T

Page 2: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 3: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 4: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 5: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 6: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Indice

Page 7: Vain Stylist issue no.4°- ITA

HECTOR RICCIONEP.11

PAULA CADEMARTORIP.25

COLLANE NIGHT MARKETP.35

ITALIA INDEPENDENTP.41

IL ROSSETTOP.49

CLAUDIO CALESTANI

P.61

ANTONELLA BONFANTONIP.22

GIULIA BARELAP.51

Page 8: Vain Stylist issue no.4°- ITA

www.harim.it

Page 9: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 10: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 11: Vain Stylist issue no.4°- ITA

11HE

CT

OR

R

IC

CI

ON

E

HECTOR RICCIONE

By Valentina Sorrenti

I 30 anni dell’Indianino: la storia di un successo mondiale

Page 12: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 13: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Hector ci aspetta nel suo negozio di Ibiza. L’allestimento è particolarissimo: le pareti sono completamente ricoperte di

Indianini coloratissimi e qualsiasi cosa evoca l’Indios Style. Gli Indianini negli ultimi anni hanno spopolato in Italia e all’estero. Stivali, ma non solo. Hector, infatti, oltre a essere l’inventore dei celebri Indianini, è anche un abile artigiano della pelle che, fin dagli anni Ottanta, produce cinture, borse e accessori in cuoio.Oggi l’abbiamo intervistato perché il 14 giugno ha festeggiato i 30 anni dalla creazione del suo primo Indianino.

Page 14: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della creazione del suo mitico INDIANINO… come è nata l’idea?L’idea nasce dalla mia passione per i cavalli e l’avventura: calzai per la prima volta negli anni ‘80 gli stivali dei “nativi d’America” cavalcando a pelo durante un viaggio in Québec, dove ho convissuto con una tribù di indiani. Al mio ritorno il desiderio di condividere questa esperienza fu così grande che li ho ricreati, grazie alle mie conoscenze sulla lavorazione della pelle, personalizzandoli e adattandoli alla nostra cultura. Ad esempio aggiungendo la zeppa interna che dona femminilità e comodità. Quali sono i modelli più amati?I classici e intramontabili modelli “Traforato” e “Lacci” sono da sempre amatissimi ma spopolano anche gli ultimissimi arrivati “Microborchie” e i preziosi Indianini con perle e cristalli originali. Invece il modello che fu più in voga negli anni 80’ è fuori produzione e stiamo pensando di riprodurlo.L’Indianino è il suo prodotto di punta anche negli altri paesi?Anche negli altri paesi quello che va per la maggiore è l’Indianino. Però in Spagna va moltissimo il “coordinato” ovvero abbinare il proprio modello preferito con borsa e cintura coordinate e i modelli più acquistati sono quelli colorati, soprattutto a Ibiza.Esistono edizioni speciali?Si esiste una limited edition del modello in pitone e del nuovissimo Indianino con pietre e cristalli. Abbiamo in serbo delle altre novità che presto troverete nei nostri punti vendita diretti…Spesso si vedono sia sulle riviste Italiane che su quelle Spagnole le foto di Vip con indosso i suoi stivali. Avete dei testimonial?Da sempre i nostri negozi sono meta di personaggi famosi, la lista è davvero lunga ma nessuno di loro è mai stato un nostro testimonial, sono tutti affezionatissimi clienti.

Qual è il look consigliato da indossare con l’INDIANINO?Per quanto riguarda il look da abbinare ai nostri stivali penso che non ci siano regole perché non è un articolo impegnativo da indossare e soprattutto lascia al cliente la più totale libertà di esprimersi nella varietà dei modelli e dei colori.Quali sono le origini del marchio? E le chiavi del suo successo?Siamo nati nel 1976 lavorando il cuoio, ma siamo stati anche i primi in assoluto a lanciare la moda del jeans Levi’s usato che è poi stata sdoganata negli ultimi anni. La nostra origine è l’artigianato: abbiamo iniziato con la creazione di borse, sandali, zoccoli e soprattutto stivali. Dapprima producendo texani, camperos e motociclista fino all’arrivo dell’Indianino che negli ultimi 10 anni ha conquistato l’Italia e il resto del mondo. Senza dubbio prima degli anni ‘80 la nostra potenza di cinture non passava inosservata, abbiamo vestito due generazioni, e ancora oggi i ragazzi di quel tempo tornano con qualche anno in più ma con il ricordo sempre molto fresco della qualità e l’originalità dei nostri prodotti. Queste due caratteristiche e l’esportazione del nostro prodotto nel mondo sono le principali chiavi del successo.Quanto é stato importante il marketing nella raggiunta di questo grande successo?Ieri più di oggi perché in quegli anni eravamo all’avanguardia anche in quello: negli anni ‘80 l’idea dell’etichetta di riconoscibilità posta sul tallone fu geniale perché oltre al logo contiene tutt’oggi il numero di telefono del nostro primo punto vendita e il suo indirizzo.

Page 15: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 16: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 17: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 18: Vain Stylist issue no.4°- ITA

La prima e storica etichetta non riportava ancora il prefisso telefonico perché appunto risale agli anni 80’ e quella attuale è stata cambiata 18 anni fa. A riguardo è sempre attiva una simpatica promozione su www.hector-riccione.com: presentando in uno dei nostri negozi uno stivale che riporta il vecchio numero di telefono senza prefisso “43071” si ha lo sconto del 50% sull’acquisto di uno nuovo. Sulla pagina iniziale del nostro sito appare anche l’immagine dell’etichetta in questione. Anche oggi diamo una grandissima importanza ai mezzi di comunicazione in particolar modo ai social network: siamo attentissimi alle richieste dei nostri fans e li premiamo spesso con “Contest” e promozioni speciali pensate appositamente per loro. Ci piace sentirci vicini ai nostri clienti. I suoi stivali sono molto imitati, come affronta il problema della contraffazione?Sono abituato a guardare l’aspetto positivo in ogni cosa: mi ritengo fortunato e onorato del fatto che, secondo i dati della Camera di Commercio della Regione italiana delle Marche, l’Indianino sia lo stivale più prodotto del dopoguerra. Mi fa piacere pensare che l’Indianino abbia dato lavoro a moltissima gente, perché le fabbriche che ci imitano sono localizzate in tutto il mondo. L’unica cosa che mi dispiace molto è che alcune di queste aziende usano come slogan frasi del tipo “Noi siamo gli originali” ingannando il consumatore.Come mai accanto al nome originario del marchio HECTOR negli anni è stato affiancato quella della città italiana di RICCIONE?Perché l’azienda è nata a Riccione, in Emilia Romagna; tuttora l’intera produzione avviene in Italia. Inoltre, ho sempre dato particolare attenzione alla promozione turistica: grazie al mio marchio, il nome della città di Riccione viaggia in tutto il mondo e da tutto il mondo la gente si sposta per venire ad acquistare i nostri prodotti negli storici negozi di Riccione.C’è qualcosa che rimpiange in questi 30 lunghi anni di carriera riguardo alla creazione dell’Indianino?Si, solo una: non aver brevettato la particolarissima cucitura con le borchie al posto di quella inizialmente fatta a mano col filo.Concludiamo parlando di questa grande festa per i 30 anni dell’INDIANINO!Si, in occasione del Compleanno dello storico Indianino il 14 giugno nei punti vendita diretti “HectorRiccione” di tutta Europa abbiamo fatto vivere ai nostri clienti un’esperienza di shopping emozionale: in ogni negozio sono stati organizzati degli eventi da photo-shooting a sfilate di moda con musica, ballerini professionisti e sorprese. Inoltre abbiamo offerto uno sconto speciale del 30% su tutti gli acquisti.

Page 19: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 20: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 21: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 22: Vain Stylist issue no.4°- ITA

La passione per l’accessorioBy Cristina Giannini

ANTONELLA BONFANTONI

In un outfit sono gli accessori a dare un essenziale tocco in più.  Negli anni si sono potuti amare e indossare ogni tipo di collana, bracciale, o borsa, il tutto ispirato a un preciso periodo e trend del

momento. L’amore per gli accessori si è trasformato in una vera e propria passione e Antonella Bonfantoni , creatrice di accessori, può raccontarci meglio questa storia.

22

Page 23: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Come nasce la voglia di creare accessori? Come è iniziato il tutto?La voglia nasce dal voler creare qualcosa di diverso e unico! Sono sempre stata attratta dai gioielli in generale e ne ho sempre portati. Un giorno mi sono detta -perché non farli da me? E così ho iniziato questa fantastica avventura, con la voglia di creare qualcosa di mio. Ti sei formata in qualche accademia? Quali sono i tuoi studi?Sin da piccola disegnavo e dipingevo, in seguito ho fatto l’istituto d’arte, ma la mia vera formazione nasce dal personale interesse per il bello. Da cosa trai ispirazione?L’ispirazione c’è sempre e la prendo da ogni cosa, dalla luce del mattino, da quella del tramonto; amando la pittura a volte prendo spunto dai colori di alcune tele, in prevalenza prediligo i colori caldi. Tutto quello che vedo e che mi da emozione è un motivo per creare. Sono una passionale e cerco di trasmettere questo nelle mie creazioni.Quali materiali preferisci usare e perché?Lavoro prevalentemente materiali come l’alluminio, il rame, l’argento, una pasta polimerica chiamata Kato e gli smalti. Sono materiali che posso facilmente modellare a mio piacimento. Ti rispecchi nelle tue creazioni e ci sei legata emotivamente?In ogni cosa che faccio metto me stessa e si vede. Questo fa si che essendo “mie creature”, ogni volta che le vendo ci sia una sorta di piacere  per l’apprezzamento ricevuto e dispiacere per non avere più l’oggetto, essendo comunque pezzi unici.A che tipi di donna ti ispiri?Io dico che le mie creazioni sono FORTI e sono per quelle donne che amano OSARE.Cosa ami di più di questo mestiere?Tutto...l’idea di inventare ,creare ,iniziare a fare qualcosa e vederla trasformarsi sotto le proprie mani è fantastica!Che relazione hai con il mondo della moda?La moda mi interessa da sempre e amo la creatività dei nostri stilisti, sono i più grandi al mondo, ma sicuramente, non facendo collezioni a tema, guardo molto alle mode del momento, quindi cerco di tenermi il più informata possibile sugli stili delle varie stagioni. Cosa consigli a chi come te vuole mettersi in gioco e creare accessori propri?Consiglio di provarci, perché è bello inventare e inventarsi, ogni forma di espressione è arte e creare è fantastico. 

Per maggiori informazioni, o per avere degli accessori basta andare sulla pagina Facebook: “Le mie idee” di Antonella Bonfantoniwww.facebook.com/antonellabonfantoni

An

to

ne

ll

a

Bo

nf

an

to

ni

Page 24: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 25: Vain Stylist issue no.4°- ITA

25PA

UL

A

CA

DE

MA

RT

OR

I

PAULA CADEMARTORI

By Angelica Grittani

Ogni borsa ha un suo perché, qualcosa che la rende speciale.Paula Cademartori, di origini italiane ma nata e cresciuta in

Brasile, parte dal concetto di borsa come un oggetto intramontabile, senza tempo, come accessorio amato dalle donne di tutto il mondo. L’essere brasiliana le ha offerto un punto di vista diverso e da subito ha puntato a creare un prodotto che avesse come target non solo il mercato italiano, ma che puntasse al mercato globale, con influenze e culture differenti in cui si potesse riflettere la sua personalità.

Page 26: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 27: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 28: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Ti senti soddisfatta del suo lavoro?Spero di essere sulla buona strada per costruire qualcosa di bello, per entrare nella storia del design. Prima di tutto ho scelto d’inseguire i miei sogni, con passione, voglia e dedizione. Ho creduto molto in ciò che faccio per arrivare fino a qui, ma non senza aver lavorato tanto.Prima di iniziare a realizzare le borse e il suo brand Paula Cademartori ha fatto esperienza con pelletterie e aziende prestigiose italiane (Orciani, Versace ndr), ha avuto il piacere di essere selezionata da Vogue tra i designer emergenti e di confrontarsi con altri giovani designer durante la competizione Vogue Talents nel 2009 e per completare la sua formazione ha seguito il master “Young fashion manager” per poter approfondire l’aspetto imprenditoriale della moda e del Made in Italy. L’amore per il Made in Italy è essenziale nel suo lavoro: solo attraverso la qualità dei pellami e l’eccellenza di un lavoro artigianale, dove viene scelto solo il meglio del meglio, si ottiene il risultato finale di altissimo livello rappresentativo dello stile italiano. Le borse di Paula Cademartori sono il connubio tra stile e arte, colore e geometria, lusso e semplicità, hanno forme estemporanee ma sono allo stesso tempo moderne nel disegno e nella produzione. Ogni stagione evidenzia un mood che s’ispira a personaggi celebri come la mecenate Peggy Guggenheim e l’estrosa Anna Piaggi, oppure che si ritrova nelle affascinanti atmosfere del giardino all’italiana o nell’eleganza dell’Art Noveau.Quand’è scattato il desiderio di fare la prima borsa? Dopo essermi laureata in Brasile in Industrial Design ho deciso di venire in Italia, dove nel 2005 ho frequentato il Master in Fashion Accessories presso l’Istituto Marangoni di Milano. Durante il master ho realizzato per un progetto una borsa per un noto marchio di pelletteria italiano: questa prima borsa è stata una grande sorpresa per me, doveva essere una It bag ed è stata selezionata tra tanti progetti per essere poi prodotta prima che io finissi il master. Sono stata fortunata ed è stata una grande soddisfazione che mi ha dato lo slancio per continuare. In Brasile avevo già iniziato la mia carriera disegnando gioielli, scarpe e accessori ma in Italia ho avuto modo di mettermi alla prova con aziende e clienti importanti.

Page 29: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 30: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 31: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Le tue borse hanno forte personalità, sono pezzi unici per lavorazione e design. Come riesci a immaginare l’articolo che andrai a creare? Quali sono le fasi creative? La borsa la scegli in base al tuo gusto personale o alle necessità, ma puoi disegnarla come vuoi perché non hai misure come nel caso dei vestiti o delle scarpe. La sfida è trovare la giusta proporzione, l’equilibrio dei materiali, i dettagli e i particolari che la rendono speciale. La ricerca e la sperimentazione che c’è dietro a ognuna delle mie borse la rendono unica. Praticità e versatilità sono gli obiettivi, tenendo conto delle esigenze delle donne che l’andranno a indossare. Anche la realizzazione interamente Made in Italy, dalla scelta accurata dei pellami alla fibbia in palladio, sempre realizzata a mano, offre quel valore aggiunto che io stavo cercando per le mie collezioni e che è il punto di forza della mia linea di borse. Inoltre ogni borsa ha un nome: sono delle creazioni uniche e, avendo una forte personalità, è giusto che abbiano un nome (Tatiana, Sylvie, Carine, Anna, Faye, ecc.). Di solito prendo ispirazione da donne che ammiro molto o da mie amiche: per esempio per Tatiana ho preso ispirazione in particolare da Tatiana Santo Domingo che trovo super cool e anche da una mia cara amica che si chiama Tatiana.Quali sono i designer che ammiri di più? Ammiro molti designer creativi che secondo me fanno un lavoro veramente eccezionale come Miuccia Prada, Nicolas Ghesquière, Riccardo Tisci, Raf Simons, Pierre Hardy, Azzedine Alaїa, Phoebe Philo.La tua borsa preferita o quella che vorresti avere? Indosso sempre le borse che disegno, le colleziono tutte (ride ndr)!”Una giornata tipo nella vita di Paula Cademartori? Sono giornate lunghe (sorride ndr) perché mi sveglio presto e se riesco faccio sport di prima mattina; arrivo in ufficio dove non sai quello che ti aspetta, in ogni caso sono spesso in movimento dai clienti, dal fotografo, in fabbrica dove ho le riunioni interne. Non ci si ferma un attimo! Ricopro un ruolo di grande responsabilità, essendo imprenditrice di un’azienda in crescita, per questo lavoro molto e ho molti impegni, non stacco mai completamente. Per me è davvero importante mantenere un equilibrio tra il lavoro e la mia vita privata; devo dire che ho la fortuna di essere molto appassionata al mio lavoro, e non mi pesa essere piena d’impegni, perché è quello che più mi piace fare. Amare il sistema moda è sicuramente una prerogativa per lavorare in questo settore.Quali caratteristiche secondo te dovrebbe avere oggi un giovane designer per riuscire a emergere nel mercato della moda? Per entrare in questo mondo è necessario essere tenaci, avere tanta voglia di mettersi in gioco ma anche avere una propria opinione. Anche i principi sani che stanno alla base del mestiere, come avere delle persone che collaborano e di cui potersi fidare, una coerenza nella produzione, un giusto acquisto dei materiali, in poche parole un processo pulito, aiutano a rendere il proprio lavoro più responsabile e trasparente agli occhi degli altri.

Page 32: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 33: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 34: Vain Stylist issue no.4°- ITA

CO

LL

AN

E N

IGH

T M

AR

KE

T

Page 35: Vain Stylist issue no.4°- ITA

COLLANE NIGHT MARKET, L’ACCESSORIO

FA IL LOOK

CO

LL

AN

E N

IGH

T M

AR

KE

T

L’importanza dell’accessorio è veramente fondamentale, un semplice bracciale o una collana importante possono rendere un semplicissimo look qualcosa di veramente sofisticato. Accostare un paio

di orecchini pendenti stravaganti, con i capelli raccolti, ad un total black outfit, può essere una mossa vincente per non passare inosservati. L’accessorio fa la differenza nel gioco di abbinamenti.Le collane firmate Night Market sono il perfetto esempio di come si possa fare la differenza indossando un gioiello. Le collane Night Market sono ornate da perle, applicazioni a contrasto e strass. Si tratta di gioielli scintillanti.La linea Night Market nasce dalla creatività artistica e dalla passione per la moda delle due titolari Flavia e Laura di Pozzi Lei, il concept store che si trova a Treviglio, Monza e Crema. Con questa linea di accessori targata Night Market, si vuole esprimere la creatività e l’amore per la ricerca.Questo marchio non vanta solo accessori, ma ha creato anche capi d’abbigliamento. La blogger Giulia Baggini ha fatto da modella per questo brand e durante le fashion weeks ha mostrato come indossare le fantastiche collane Night Market.Le collane Night Market sono perfette da indossare in ogni occasione, sia con un look più formale, che con un outfit anche sportivo, per dare quel tocco di personalità ed eleganza.

By Gaia Bregalanti

35

Page 36: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 37: Vain Stylist issue no.4°- ITA

37IT

AL

IA

I

ND

EP

EN

DE

NT

ITALIA INDEPENDENT

By Selena Magni

“Essere indipendenti è scrivere ogni giorno la propria storia”

Page 38: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 39: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 40: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 41: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Così recita lo slogan del brand tutto italiano fondato nel 2007 a Firenze da Giovanni Accongiagioco, Lapo Elkann e Andrea Tessitore. Italian Independent unisce l’attenzione alla tradizione e alla classe

tipiche del Made In Italy con la voglia di innovare e stupire: “I-I è un marchio di creatività e stile che nasce dall’urgenza di innovare il Made In Italy, di dare vita a un “Made in Italy 2.0”, recita il loro sito web. Il marchio produce abbigliamento e accessori, spesso in collaborazione con firme e designer prestigiosi come Karl Lagerfeld, Borsalino e Diesel, per citarne alcuni. Il prodotto di punta però sono gli occhiali: Italian Independent firma alcuni modelli rivoluzionari, fra cui i primi occhiali fotoluminescenti, presentati alla Fashion Week di Amsterdam, gli occhiali con la montatura effetto velluto, i simpatici I-V, e modelli camouflage dal design accattivante, tutti frutto di ricerche su materiali innovativi e dall’interessante design che si presenta immediatamente come moderno e originale pur mantenendo la raffinatezza che caratterizza la moda italiana.Marchio ormai affermato, Italian Independet partecipa alle settimane della moda di tutta Europa, è presente su tutto il territorio italiano nella formula “shop in shop” e ha recentemente aperto a Torino il sesto punto vendita monomarca in Italia.

Per maggiori informazioni: www.italiaindependent.com

Page 42: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 43: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 44: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 45: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 46: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 47: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 48: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 49: Vain Stylist issue no.4°- ITA

IL ROSSETTO

l’accessorio di Moda per eccellenza anche nel

packaging.By Serena Secco

Il risultato è elegantissimo, in grado di attirare l’occhio di qualunque donna, che di sicuro lo acquisterà per sfoggiarne non solo la nuance, ma anche il tubetto! Lo stesso packaging, ma sui toni dell’argento, è stato usato sempre da YSL per i suoi Volupté Sheer Candy, rossetti che lasciano un colore leggero e brillante, e che sono soprattutto ricchi di vitamine antiossidanti.Differente la scelta di Christian Dior per la linea Dior Addict Lipstick, che ha come testimonial l’iconica Kate Moss. I tubetti argentati e trasparenti di questi rossetti hanno una linea molto semplice ed elegante, con un dettaglio distintivo però: il coperchio non è piatto, ma ha una piccola sfera argentata.Ancor più curioso è il packaging degli ultimi arrivati: i Dior Addict Fluid Stick. I tubetti di queste tinte per labbra creano un’illusione ottica: la confezione è trasparente e lascia intravedere quella che sembra la punta di un rossetto, ma quando si apre l’astuccio appare un applicatore immerso nella tinta stessa.

Da sempre il packaging è un elemento fondamentale dei cosmetici. Se una donna viene attratta verso uno scaffale non è solo per il prodotto ma per l’insieme delle

caratteristiche della sua confezione.C’è chi è attirato da uno stile floreale e coloratissimo, chi preferisce quello minimal e punta sul bianco e sulle trasparenze, oppure chi ama i dettagli delicati e i colori pastello.Fino ad oggi siamo state abituate ad ammirare flaconi di profumi sempre diversi, pronti a stupirci per la loro eleganza e per la ricercatezza delle loro forme e decorazioni.Finalmente questo fenomeno ha investito tutti i settori del trucco: spesso i nostri rossetti o le palette che portiamo con noi nella trousse assumono forme complesse e particolari, tanto da renderli simili più a dei piccoli gioiellini piuttosto che a dei semplici cosmetici.La tendenza degli ultimi mesi per il makeup è infatti quella del packaging-gioiello.Le case produttrici di cosmetici hanno capito che le confezioni e i ”contenitori” stessi dei prodotti possono essere la caratteristica fondamentale per farli distinguere dalla massa e far sì che vengano scelti tra mille altri prodotti simili. Un marchio che sembra aver adottato questa tattica è YSL. Per la nuova collezione Rouge Volupté, composta da rossetti dalla texture vellutata e dal colore splendente, è stato creato un tubetto dorato con al centro una fascia dello stesso colore del rossetto sovrastata da tanti piccoli monogrammi dorati YSL. 49

Page 50: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 51: Vain Stylist issue no.4°- ITA

GI

UL

IA

B

AR

EL

A

GIULIA BARELABy Rossella Scalzo

Giulia Barela è una donna che ha saputo infondere la sua creatività, insieme alla sua ricca cultura, nella realizzazione di gioielli dallo stile elegante e raffinato. Lei non solo

disegna le sue creazioni, ma le realizza con le sue mani trasmettendo in ogni pezzo la curiosità che fortemente caratterizza la sua personalità e il suo amore per il gioiello. I gioielli di Giulia Barela Jewelry non sono semplici accessori per abbellire i look delle donne, ma diventano parte di chi li indossa, oggetti da tramandare che non passeranno mai di moda.

51

Page 52: Vain Stylist issue no.4°- ITA

La sua vita professionale prevede diverse tappe. Prima di parlare delle sue creazioni vorrei accennare al suo percorso. Dal settore delle relazioni internazionali a proprietaria di una dimora di charme a Roma grazie alla quale è stata definita la regina del marketing e dell’accoglienza. Ci racconti come e perché ha deciso questo cambiamento. Dopo i miei studi in giurisprudenza la mia idea era quella di continuare nell’ambito del diritto a cui ero giunta per tradizione familiare, anche se sin da ragazzina le donne della mia famiglia - mia madre e mia nonna- mi avevano trasmesso la passione per il gioiello. Per molti anni ho lavorato in un’amministrazione statale occupandomi di relazioni internazionali. Tuttavia, dopo la nascita di mio figlio, viaggiare era divenuto complicato e quindi ho pensato a un’alternativa che mi facesse restare a Roma per prendermi cura di mio figlio. Così è nata l’idea di creare una dimora di charme nel centro di Roma in cui ho trasposto le mie conoscenze e le mie esperienze nel settore dei viaggi. Per alcuni anni mi sono occupata a pieno ritmo della dimora di charme con ottimi risultati. Ma la sua vita professionale non si è fermata qui. Ha deciso di realizzare gioielli.La dimora di charme è una cosa che avevo creato insieme alla mia famiglia. Ad un certo punto, invece, ho sentito il desiderio pressante di esprimermi da sola e di esprimere la mia creatività in maniera più evidente. Così ho unito la mia passione per l’arte, l’architettura e il design e quella per i gioielli e sono partita per una nuova avventura.Come si è avvicinata al mondo dell’oreficeria artigianale?Questo mondo mi interessava molto. Ho deciso di darmi fiducia prima disegnando i gioielli e facendoli realizzare da degli orafi, poi ho voluto metterci le mani anche io frequentando laboratori artigiani per apprendere le tecniche. Quando la passione spinge, riesci ad imparare in fretta e così ho iniziato presto a realizzare direttamente io i gioielli, cosa che faccio ancora e ogni volta aggiungo sempre qualcosa perché sono sempre alla ricerca qualcosa di nuovo. Un tratto particolare del mio carattere è infatti la grande curiosità che mi spinge a crescere, a evolvermi, ad andare oltre.

Page 53: Vain Stylist issue no.4°- ITA

PH GAUTHIER GALLET

Page 54: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 55: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Come mai ha scelto di utilizzare materiali e tecniche artigianali degli antichi orafi? Il metodo della fusione a cera persa ha un aspetto molto scultoreo ed è quello giusto per riuscire ad esprimermi. E’ una tecnica molto manuale e mi consente di dare espressione al mio tipo di carattere, al mio gusto molto materico, per le cose che quando si toccano danno un piacere tattile, che si ha piacere di stringere in mano. Ho provato questa tecnica e mi è sembrata molto congeniale, in realtà provo sempre tecniche nuove perché mi piace molto sperimentare, ma lavorare a cera persa mi da sempre molta soddisfazione. Mi parli delle sue collezioni di gioielli. Qual è quella a cui è affezionata di più e perché?Io sono in continua evoluzione. Sono sempre affezionata a tutte le cose che faccio perché mi appassiono alle cose nuove, ci metto tutta me stessa. Attualmente sto lavorando ad una nuova collezione molto scultorea, un po’ diversa dalle precedenti, con una tecnica leggermente diversa. Adoro anche tutti i miei i lavori che ho fatto precedentemente. Adoro gli animali, una cosa mia tipica. Per la prossima collezione sto lavorando anche ad una serie di animali diversi, mi piace molto aggiungere ogni volta cose nuove. Mi piace lavorare sulle superfici sperimentando nuove texture.Come nasce un gioiello? Quali sono i vari passaggi e da cosa si lascia ispirare?L’ispirazione può nascere da qualsiasi cosa. Non ho ostacoli. Certe volte vedo delle forme particolari che mi intrigano, anche forme di oggetti di uso comune, di elementi architettonici, di elementi naturali. Sono una persona che si guarda intorno. Guardo sia le cose che le persone, sono molto incuriosita da ciò che mi circonda. Trovo sempre ispirazione molto facilmente dalle cose che mi stanno intorno. L’ispirazione viene sempre interpretata dal mio carattere. In ogni caso, qualsiasi cosa io veda non la traspongo mai così com’è ma la interpreto con fantasia, con un po’ di sogno, con un po’ di umorismo. I miei animali, ad esempio, sono ricordi, sono l’immagine di quello ho in mente.

Page 56: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Dalle amiche ai mercati internazionali: come è riuscita a far conoscere i suoi gioielli all’estero?E’ stato ed è sempre un piacere quando le amiche apprezzano le mie cose, ma da subito ho sentito il bisogno di confrontarmi con un pubblico internazionale. Da cinque stagioni presento le mie creazioni due volte l’anno a Parigi durante la settimana della moda ma non creo pensando al mercato, mi piace fare delle cose in cui credo che poi piacciono anche in Russia, Germania, Spagna, Giappone, USA, Canada.Che effetto fa vedere i suoi gioielli indossati da personaggi famosi come Claudia Gerini?Devo dire che per me è un piacere, ovviamente, perché vedere le belle donne che indossano i mie gioielli è una soddisfazione. Mi fa molto piacere vederli indossati da delle donne che hanno carattere e sono belle persone, ma sono molto contenta quando i miei gioielli piacciono e vengono indossati anche da donne comuni e non conosciute. In ogni caso, quando li scelgono, le donne dimostrano di avere carattere e di essere in sintonia con le mie idee e il mio lavoro. La grande soddisfazione è poi sapere che le persone che li acquistano o che li ricevono in dono si affezionano ai miei gioielli. Spesso mi dicono che non possono fare a meno di uscire con un certo gioiello, che è diventato parte di loro. Quanto sono importanti gli accessori per completare il look delle donne?Per me lo sono molto. Ho scelto di farli, infatti, prima di tutto perché li uso. Sono dettagli che fanno la differenza, cose che abbelliscono pur essendo semplici e altre essendo complesse. Sono importanti perché dimostrano la personalità di chi li indossa. Infine, mi piace l’idea che i miei gioielli vengano conservati e tramandati.

Page 57: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 58: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 59: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 60: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 61: Vain Stylist issue no.4°- ITA

CL

AU

DI

O

CA

LE

ST

AN

I

By Angelica Grittani

Artista-artigiano per passione, Claudio Calestani è discendente di una famiglia di gioiellieri che hanno fatto del gioiello una tradizione, che oggi viene portata avanti e

rivisitata in chiave moderna e molto rock. Claudio è una miscela d’ironia e di modestia, che si fondono insieme nelle sue opere: amante delle moto e del mondo custom, unisce le sue passioni per il metallo nei magnifici gioielli in argento, che realizza nel suo negozio di Milano, nel quartiere Isola, una zona in crescita dal punto di vista culturale, crocevia di artisti, amanti del vintage e bikers.

61

Page 62: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Realizzi anche gioielli su richiesta? Vari clienti mi chiedono alcuni gioielli su richiesta, con nomi o soprannomi, iniziali o altre cose secondo la loro fantasia. L’unica cosa che non faccio in genere è creare gioielli con un disegno che non sia mio, che non mi appartiene. Cerco sempre di andare incontro alle esigenze del cliente, ma se mi chiedono di fare qualcosa che non sento mio, rinuncio al lavoro che mi viene richiesto, perché so già che non mi verrebbe bene. Ho creato un anello come premio per una gara di Jet-ski che si teneva in Russia, una 1000 km senza assistenza da compiere in 5 giorni. Mi è stato richiesto un anello che fosse molto lavorato e pesante e anche per me questa è stata una bella competizione (sorride ndr), perché prima di finirlo ne ho fatti altri tre che non mi piacevano per niente, perdendoci del tempo. Se non mi soddisfa un mio gioiello io lo rifaccio fino a quando non sono contento del risultato.Cosa deve avere un gioiello per essere veramente tuo, perché ti possa soddisfare? Il gioiello deve parlarmi, lo voglio sentire vivo non solo nella mia mente ma anche sul metallo si deve sentire questa vitalità. Io non sono bravo a disegnare (ride ndr), ma il disegno è tutto nella mia testa, so già quello che andrò a fare e come dovrà essere. Le mie mani mettono in pratica il disegno, quello che io mi immagino e ci metto tutto me stesso, alle volte rischiando il giudizio del cliente, ma resto sempre fedele alle mie inclinazioni artistiche, ai miei soggetti preferiti (come il cuore, il serpente, e altre decorazioni che ricordano la natura). Diciamo che con la tecnica della cera persa non ci sono limiti alla creatività, si può creare di tutto, quindi ho realizzato anelli, collane, bracciali, fibbie, ma anche maniglie per i cassetti, contrappesi per i manubri delle moto, portachiavi e chiavi per le moto.

Come è iniziata la tua passione per i gioielli? Inizialmente la mia passione per i gioielli nasce dalla tradizione di famiglia (il nonno Lucedio fu tra i fondatori della Società Federale Orefici a Casalmaggiore, ndr): infatti sia il bisnonno sia il nonno, che mio padre erano bigiottieri, chi nell’oro chi nella bigiotteria, e hanno saputo portare avanti quest’attività di famiglia. Io personalmente ero consapevole di questo percorso e ho sempre avuto voglia di fare un mestiere che includesse l’uso delle mani, avendo avuto sin da bambino l’inventiva e la voglia di esprimere qualcosa che fosse mio. Le strade percorse dalla mia famiglia nella realizzazione di gioielli sono simili ma diverse per tipologia di lavorazione e materiali che venivano usati. Io uso quasi esclusivamente argento, mentre mio padre aveva una fabbrica a Milano dove si produceva bigiotteria usando materiali non preziosi.Perché la decisione di realizzare oggetti a mano? Perché nel lavoro fatto a mano c’è ancora la creatività applicata alla manualità, dove ci si sporca le mani e si dà la forma desiderata al gioiello in base al proprio immaginario, cioè l’idea che si materializza durante il processo lavorativo. Io preferisco di gran lunga i gioielli fatti a mano, dove si può ancora notare la manualità dell’artigiano, che non crea oggetti senza imperfezioni, ma dove c’è quel piccolo difetto che rappresenta la sua particolarità, la sua essenza di pezzo unico e fatto con amore.Come si creano pezzi unici? Si utilizza la tecnica della cera persa: il medesimo gioiello che vediamo finito, lo si realizza in cera, scolpendola e dando la forma che desideriamo, dev’essere perfettamente liscia, senza imperfezioni, uguale a quello che vogliamo ottenere. Dopo si procede con la fusione del metallo, nel mio caso l’argento, che va a prendere il posto della cera una volta che questa si è sciolta. Si può anche creare un albero in cera con tanti anelli attaccati ai rami, per crearne dei multipli . Il tutto verrà ricoperto da una colata di gesso che sarà l’impronta per la realizzazione del gioiello durante il processo di colata del metallo.

Page 63: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 64: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 65: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Come si sviluppa l’esperienza nel lavoro che fai? Penso che l’essere umili in questo lavoro sia molto importante perché ti permette sempre di imparare dagli altri colleghi e collaboratori e di affinare la tecnica da cui sei partito. Ascoltare è essenziale per mettersi in gioco e anche accettare le critiche è utile per ripartire con una consapevolezza in più. Un aspetto che può essere fuorviante è l’essere troppo precipitosi, voler arrivare velocemente alla fine del processo creativo, con il rischio di dimenticarsi qualche passaggio.Quanto tempo ci vuole per realizzare un tuo gioiello? Se un mio cliente mi chiede una fibbia personalizzata, io ho bisogno di parecchio tempo, all’incirca 4-5 mesi. Per un anello 1-2 mesi, perché a parte per il discorso tecnico nelle varie fasi di realizzazione in cui ci si impiega diverso tempo, anche per l’ispirazione ho bisogno di tempo. Poi non escludo che mi venga l’idea immediatamente e che lo realizzi in un mese. Non mi piace avere pressione e sentirmi il fiato sul collo, preferisco prendermi il mio tempo per fare qualcosa di bello e in cui io mi riconosca. L’obiettivo è che il cliente sia soddisfatto di quello che ho realizzato.Quali sono i temi da cui trai ispirazione? Ci sono dei simboli ricorrenti come il mio “serpente” che non ho mai visto come tale, ma più che altro era un disegno che facevo spesso da ragazzo. Molti l’hanno associato al serpente, ma io non ci vedo questa simbologia, è solo un semplice segno, che ricorda un serpente ma che a me fa pensare all’infinito. Poi c’è il cuore che invece rappresenta universalmente l’amore. Ma è un cuore allungato, stretto per un solo motivo: perché è un cuore dell’amore che soffre, rappresenta l’amore sofferto per le prime cotte, la prima volta che ci siamo innamorati. C’è un pezzo a cui sei particolarmente legato? Penso che sia sempre il prossimo gioiello che realizzerò, quello che devo ancora fare. Sono in ogni caso legato a tutto ciò che faccio, infatti mantengo tutto in produzione, anche ciò che ho realizzato vent’anni fa.

Page 66: Vain Stylist issue no.4°- ITA

Come mai hai scelto l’argento? È un metallo che conosco bene, che trovo molto interessante perché quando viene vissuto e indossato dalla persona ne prende il colore. Portandolo l’argento rimane pulito ma se non lo si indossa tende a ossidarsi piano piano con il tempo. È anche bello perché ha un suo peso, so quale rapporto c’è tra la cera e l’argento: se prima incidevo gli anelli per renderli cavi all’interno, ora non lo faccio proprio per lasciare quella pienezza, quel loro peso particolare. Sei un artista/artigiano ma anche un biker e amante delle Harley Davidson. Come sono connesse queste due realtà tra di loro? Il mondo dei biker e delle Harley è un mondo di libertà, di voglia di vivere, dove c’è la voglia di socializzare e di stare insieme agli amici mentre ci si gode il panorama dalla moto, si sentono i profumi che non si sentirebbero in macchina, tutto secondo uno stile di vita più rilassato. Così i miei gioielli vogliono essere un complemento che chiuda un po’ il cerchio, simboli di uno stile di vita per le persone che li portano e che condividono questa filosofia. Le moto e gli accessori, come i gioielli, rispecchiano a pieno questo modo di essere, di vivere la vita divertendosi, come “bambini un po’ cresciuti” (ride ndr). I moderni biker sono molto rappresentativi nel loro genere, motocicletta rombante, gilet in pelle e anche gli accessori non sono lasciati al caso. Cosa esprimono attraverso quest’immagine? La voglia di apparire, che non è solo caratteristica femminile, anzi anche l’uomo ama vestirsi e avere un’immagine curata. Chi compra i miei gioielli vuole apparire e cerca la felicità in un oggetto, comprando un gioiello che lo renda speciale. Anche la realtà del custom, nasce dalla voglia di personalizzare, di fare delle modifiche per rendere unico un pezzo della propria moto, indipendentemente dal gusto degli altri.Cosa ti ha portato ad aprire un negozio a Tokyo? È capitato per caso, mi piace il Giappone e la sua cultura e un giorno un amico mi ha detto che avrebbe voluto aprire un negozio come il mio a Tokyo. Ci lavorano dei giapponesi con i quali collaboro, che vendono lo stesso prodotto che realizzo sempre in Italia, per cui è come se avessi da lavorare il doppio ora (sorride ndr). Mi aiutano molto i miei collaboratori, non sono da solo in quello che faccio, anche se gli altri sono esecutori e io realizzo il primo pezzo e non sempre è facile spiegare quello che si vuole.Quali sono gli artisti che ammiri di più nell’ambito dei gioielli? In questi anni ho scoperto che a fare questo tipo di gioielleria, di fibbie, non siamo in tanti al mondo. Io sono l’unico in Italia, due sono a Londra, uno a New York e gli altri sono tutti a Los Angeles. Ci siamo conosciuti di persona ed è stata un’esperienza unica perché abbiamo capito che non abbiamo nulla da invidiare né da copiare all’altro, abbiamo però un linguaggio comune quello della sperimentazione, della ricerca di nuovi materiali, finiture e di cose che ci attraggono, come un fuoco che arde dentro di noi. Alcuni degli artisti che ammiro di più: Starlingear di Los Angeles, Bill Wall Leather di Malibu, Crazy Pig di Londra, Alex Streeter di New York.

Page 67: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 68: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 69: Vain Stylist issue no.4°- ITA

“Per una donna i corteggiatori sono come le collane e i braccialetti: ornamenti di cui, se

può, preferisce non disfarsi”. Alberto Moravia

Gli accessori sono una parte fondamentale di ogni outfit. Che siano gioielli, scarpe, borse, o anche una cravatta, un papillon o un paio di gemelli, ogni donna e uomo arricchisce i suoi look con piccoli elementi che fanno la differenza. Tutti gli accessori possono assumere un significato diverso da quello puramente decorativo, come può essere la manifestazione di stile e di personalità. Gli accessori hanno il potere di trasformare qualsiasi outfit dal giorno alla sera, dallo sportivo all’elegante, rendendolo unico. Se ci soffermiamo sui gioielli, poi, questi sono accessori che non possono essere confinati solo in un simile significato perché spesso sono legati a ricordi e alle emozioni che suscitano, assumendo così una valenza ancora maggiore nello stile di ogni donna.

La moda mette in risalto l’importanza degli accessori. Piccoli

tocchi di design trasformano un outfit. Elementi preziosi e

intramontabili creano unicità e personalità.

Page 70: Vain Stylist issue no.4°- ITA
Page 71: Vain Stylist issue no.4°- ITA

All rights reserved to Vain Magazines


Recommended