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Aquileia tra Massenzio e Costantino: l’assedio della tarda estate 312, Convegno internazionale:...

Date post: 26-Jan-2023
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Atti dellA XliVSettimAnA di Studi AquileieSi

30 maggio - 1 giugno 2013

AntiCHitÀ AltOAdRiAtiCHe

lXXViii

COStAntinO il GRAnde A 1700 Anni

dAll’“edittO di milAnO”a cura di

Giuseppe Cuscito

tRieSteeditReG 2014

CentROdi AntiCHitÀ

AltOAdRiAtiCHeCASA BeRtOli

AqVileiA

le immagini di proprietà dello Stato italiano sono state pubblicate su concessione del miBACt - dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici - direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia - Soprintendenza per i Beni archeo- logici del Friuli Venezia Giulia ed è vietata l’ulteriore riproduzione e duplicazione con ogni mezzo senza l’autorizzazione della Soprintendenza.

«Antichità Altoadriatiche»© Centro di Antichità AltoadriaticheVia Patriarca Poppone 6 - 33053 Aquileia (ud)www.aaadaquileia.it; e-mail:[email protected] responsabile: Giuseppe CuscitoAutorizzazione del tribunale di udine n. 318 del 27 ottobre 1973

© editreg di Fabio PrencSede operativa: via G. matteotti 8 - 34138 triestetel./fax ++39 40 362879, e-mail: [email protected]

iSSn 1972-9758

iniziativa promossa in collaborazione con:

Dipartimento di Scienze Umanisticheuniversità degli Studi di trieste

Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici università di trieste, udine e Venezia

e con il sostegno di:

Soprintendenza per i Beni archeologici del FVG

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PremeSSA

È con grande piacere che accogliamo nel numero 78 della rivista gli Atti della XLIV Settimana di Studi Aquileiesi dedicata al XVII centenario dell’“Editto di Costantino”.

Nonostante le gravi difficoltà finanziarie che attanagliano il nostro Paese, il volu-me può finalmente uscire grazie al contributo della Fondazione Aquileia e all’attenzio-ne da parte dell’Assessore regionale alla cultura Gianni Torrenti, convinti del lavoro svolto e dell’impegno profuso dal Centro di Antichità Altoadriatiche per promuovere l’immagine di Aquileia nell’ambito della comunità scientifica nazionale e internazio-nale: perciò a Lui e ai Suoi collaboratori desideriamo esprimere i sensi della nostra gratitudine.

A conferma di questo laborioso impegno nel corso degli anni, vi è l’ampia adesione alle Settimane di Studi Aquileiesi e l’assidua partecipazione ai lavori nel più assoluto volontariato da parte di collaudati studiosi di antichistica che qui giungono dall’Italia e dalle nazioni contermini.

E anche questo volume delle nostre «Antichità Altoadriatiche» rimarrà pilastro nel mondo scientifico!

Arnaldo Marcone nelle sue Conclusioni scrive infatti: “Va riconosciuto a merito degli organizzatori di questa Settimana di Studi Aquileiesi... di aver vinto una sfida di non piccolo conto, vale a dire quella di aver saputo organizzare un ciclo di lezioni costantiniane, che si segnalano per un alto grado di specificità e innovatività scienti-fica, proprio in quest’anno 2013 in cui il giubileo dell’editto di milano è occasione di una serie impressionante di convegni, seminari, incontri di studio”. A lui va il mio personale ringraziamento per la disponibilità, per i consigli e per il sostegno genero-samente elargitimi in vista di una buona riuscita del Convegno e dei relativi Atti che oggi siamo in grado di offrire al pubblico dei lettori.

prof. Giuseppe CuscitoPresidente del

Centro di Antichità Altoadriatiche

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introduzione ai lavori ....................................................................................diario ............................................................................................................elenco degli iscritti .......................................................................................

Studi

GiuSeppe CuSCito, Costantino fra editto di tolleranza e vocazione cristia-na: i riflessi sull’ambiente di Aquileia .........................................................

Rita Lizzi teSta, Le forme della cristianizzazione nell’Italia Ssttentrionale in età costantiniana ......................................................................................

SeRGio tavano, Aquileia nelle celebrazioni costantiniane del 1913 ..........

FRançoiSe theLamon, Constantin religiosus princeps. La construction d’un modèle dans l’Histoire ecclésiastique de Rufin d’Aquilée ...........................

Rajko BRatož, Costantino tra l’Italia nordorientale e l’Illirico (313-326)

umbeRto RobeRto, Aquileia tra Massenzio e Costantino: l’assedio della tarda estate 312 ............................................................................................

andRea peLLizzaRi, Tra adventus imperiali e bella civilia. L’Italia setten-trionale e Aquileia nei Panegyrici latini di età tetrarchico-costantiniana .

aLFRedo buonopane, pieRGiovanna GRoSSi, Costantino, i miliari dell’Ita-lia settentrionale e la propaganda imperiale ...............................................

CLaudio zaCCaRia, Costantino ad Aquileia: tra epigrafia e retorica ........

GioRGio bonamente, Dalla Gallia a Roma: Costantino e l’assedio di Verona ...........................................................................................................

RoBeRt Matijašić, La fine di Crispo prope oppidum Polam (Amm. Marc. 14, 10, 20) .....................................................................................................

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INDICe

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paoLa ombRetta Cuneo, Alcune Costituzioni di Costantino emanate ad Aquileia .........................................................................................................

CeCiLia RiCCi, Protendere per protegere. Considerazioni sul carattere della presenza militare ad Aquileia tra Massimino e Costantino .........................

miCheLe aSoLati, Tradizione ellenistica nella moneta di Flavio Costantino e persi stenze “flavie” nella moneta altomedievale: segni di un’eredità .....

antonio SaRtoRi, L’età tetrarchica o della fine dell’epigrafia ..................

FRanCeSCa Ghedini, aLeSSandRa didoné, maRta noveLLo, L’edilizia privata in età tardoantica in Cisalpina; gli aspetti strutturali e le decora-zioni pavimentali e parietali .........................................................................

miCheLe bueno, vaneSSa CentoLa, Le domus di Aquileia e le loro evolu-zioni architettonico-funzionali in età tardoantica: i casi delle domus delle Bestie ferite e di Tito Macro presso i fondi ex-Cossar .................................

moniCa SaLvadoRi, CRiStina boSChetti, “Lavorare stanca”: la disor-ganizzazione di una bottega di mosaicisti in età tardoantica. Il caso del mosaico delle Bestie Ferite ..........................................................................

Gemma Sena ChieSa, Costantino a Milano. Riflessioni su una mostra recente ...........................................................................................................

eLiSabetta GaGetti, Trasparente bellezza, oscure identità. Un ritratto rilavorato di dama in cristallo di rocca .......................................................

aRnaLdo maRCone, Costantino il Grande a 1700 anni dall’“Editto di Milano”: conclusioni ....................................................................................

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nell’estate 312 Costantino passa le Alpi e scende in italia lungo la via del mongine-vro 1. il momento è propizio, la manovra rapida, la sorpresa pienamente riuscita. massen-zio e i suoi ufficiali furono colti alla sprovvista. non s’aspettavano attacchi da Costantino in quel momento. Piuttosto s’erano preoccupati delle manovre dell’Augusto licinio. A Carnuntum, nel novembre 308, al cospetto dell’anziano diocleziano iovio, Galerio aveva infatti nominato questo valido ufficiale con un preciso compito, abbattere massenzio. dopo aver ottenuto il controllo di Pannonia e illirico del nord, licinio poteva invadere l’italia attraverso le vie d’accesso della Raetia, i valichi delle Alpi Giulie, l’altipiano carsico. tutto l’assetto militare della regione fu dunque migliorato da massenzio. Vennero potenziate strade e fortificazioni. in particolare, si cercò di rendere più efficiente la comunicazione tra Aquileia e Brescia, da est a ovest; e quella tra Brennero e Hostilia, da nord a sud. Su entrambe le direttrici, Verona rappresentava il nodo strategico per la mobilità. Anche le altre piazzaforti del confine orientale furono rinforzate e ben munite di guarnigioni 2. Soprattutto, furono scelti gli uomini migliori per il comando delle truppe. nel 312 l’esercito era affidato al prefetto del pretorio Ruricius Pompeianus, expertissimus belli et tyrannico-rum ducum columen, secondo il panegirista di Costantino 3. la “propaganda” di massenzio cercò di preparare le truppe e la popolazione della regione allo scontro. Su alcune iscrizio-ni, massenzio è salutato come aeternus: il suo regime era destinato a durare nel tempo, a resistere ad ogni avversario; la celebrazione dell’aeternitas è, del resto, un’idea presente anche nella sua monetazione 4. Sul versante diplomatico, massenzio cercò alleati contro licinio. massimino daia, Cesare dal 306, era rimasto deluso dalla scelta di Galerio, che nel 308 aveva nominato Augusto lo sconosciuto licinio. Alla morte di Galerio nel maggio 311, massimino assunse il titolo di Augusto, ponendosi in urto con licinio. A questo punto sem-brava aperta la strada per un’intesa tra massenzio e massimino. nel caso di una campagna

Umberto Roberto

AquileiA tRA mASSenziO e COStAntinO: l’ASSediO dellA tARdA eStAte 312

1 Sugli eventi cfr. Levi 1934; KuhoFF 1991; menneLLa 2004.2 Sulla decisione di Carnuntum contro massenzio cfr. zoS., 2, 11, 1; anon. vaLeS., 1, 5, 13. mas-

senzio era considerato hostis rei publicae: Pan. Lat., 9 (12), 18, 2. Sul riassetto stradale della regione cfr. GaRzetti 1974 e il contributo di A. Buonopane in questo volume.

3 Su Ruricius Pompeianus cfr. Pan. Lat., 10 (4), 25, 4 e 7; e Pan. Lat., 9 (12), 8, 1, dove il personag-gio è definito pertinacissimus praefectus. cfr. pure LaCt., De mort. pers., 44, 1; poRena 2003, pp. 272-275. Cfr. pure il contributo di G. Bonamente in questo volume. GRoaG 1930, cc. 2447-2448 e andReotti 1968, p. 247, ritengono che zenas, comandante massenziano al seguito del prefetto Volusiano contro Alessandro – secondo zoS., 2, 14, 2 – sia Ruricius Pompeianus. zenas, infatti, ne sarebbe il signum. l’ipotesi è basata sulla corrispondenza tra zosimo e Pan. Lat., 10 (4), 25, 4 nell’elogio delle doti militari del personaggio. Si tratta, tuttavia, di un’ipotesi non accettabile.

4 Già nel 307 due tentativi di assedio e conquista di Roma – da parte di Severo e di Galerio – erano stati sventati dalla reazione di massenzio. Sull’allusione alla aeternitas di massenzio nei miliari cfr. GaR-zetti 1974, pp. 67-69 su AE 1973, n. 243; per la monetazione cfr. aRnaLdi 1977: il motivo della aeternitas è strettamente collegato alla celebrazione di Roma, della sua tradizione e della sua preminenza nell’impero. Cfr. pure poRena 2006, pp. 129-133.

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comune contro licinio, l’esercito di massenzio sarebbe appunto partito dalle sue basi del nord-est. Per queste ragioni – difensive e offensive allo stesso tempo – nel 312 massenzio aveva concentrato il suo esercito nella Venetia, facendo di Verona e Aquileia i due baluardi del sistema militare 5. ne approfittò Costantino, che colpì senza indugio il suo avversario su un confine, quello nord-occidentale, pericolosamente sguarnito. A tal riguardo, il problema della cronologia degli eventi non è di poco conto. O. Seeck ha pensato che la campagna costantiniana si sia svolta dopo la Pasqua, dunque a partire dal 13 aprile. Più recentemente, si è pensato di posticipare la spedizione di Costantino all’estate del 312. Calcolando le distanze, i tempi necessari alle operazioni militari, e le soste, la campagna deve essere ini-ziata almeno tre mesi prima del 27 ottobre 312, quando Costantino giunse in vista di Roma. È possibile dunque pensare che il passaggio delle Alpi e l’invasione siano avvenuti tra fine luglio e i primi di agosto. Spostando la data dell’invasione dalla primavera a fine luglio 312, l’effetto sorpresa viene sicuramente amplificato. quando ormai la stagione migliore per affrontare una grande e difficile spedizione volgeva al termine, Costantino attaccò, tro-vando impreparati i massenziani. la rapidità delle sue mosse decise la guerra 6.

la prima piazzaforte che Costantino trovò sulla sua strada fu Segusio (Susa). la presa della città fu un importante successo, che spalancò la via alla Pianura Padana; e come tale venne ricordato dai panegiristi. la conquista di Susa, presa d’assalto e senza assedio, servì a Costantino per incoraggiare i suoi uomini e persuaderli del favore divino all’impresa 7. mentre Pompeianus rimaneva nella Venetia, le unità massenziane più vicine mossero per intercettare Costantino. lo scontro avvenne nei pressi di Augusta Taurinorum, ai Campi Taurinates. e si trasformò in rotta per i massenziani. in una zona pianeggiante, presso Rivo-li, le truppe di massenzio si schierarono a cuneo per bloccare la strada che dal monginevro portava a torino. Oltre alla fanteria, v’erano pure unità di clibanarii, cavalleria catafratta. i massenziani intendevano aggirare le truppe di Costantino, nel caso in cui questi avesse impegnato con un assalto la prima linea dello schieramento. le cose andarono diversa-mente. le truppe di Costantino manovrarono per vanificare i progetti dei massenziani. i loro catafratti, penetrati troppo in profondità in seguito ad una carica, vennero aggrediti alle spalle e massacrati. Per scampare al disastro, la fanteria massenziana si ritirò verso torino.

È bene sottolineare il diverso comportamento delle città d’italia rispetto all’invasione di Costantino. Alla vista dei fuggiaschi, la popolazione di torino chiuse ogni via di accesso.

5 Fondamentale al riguardo è il passo di zoS., 2, 14, 1, che attribuisce a massenzio l’intenzione di aggredire la Rezia per poi minacciare contemporaneamente Gallia (Costantino) e illirico (licinio); a questa sua manovra si sarebbe legata anche l’intenzione di occupare illiria e dalmazia. Per l’accordo tra massen-zio e massimino cfr. LaCt., De mort. pers., 43, 2-4. Cfr. pure paSChoud 2000, p. 215-216; pavan 1991, pp. 112-116.

6 Sulla cronologia cfr. SeeCK 1919, pp. 159-160, per la primavera 312; per la datazione alla fine d’estate 312: poRena 2003, p. 274; vanneSSe 2010, p. 58. le truppe di Costantino coprirono dapprima i circa quattrocento chilometri tra monginevro e Verona, aprendosi la strada con i combattimenti. È pure attestata una sosta di alcuni giorni a milano. quindi, in partenza da Verona, percorsero altri cinquecento chilometri tra Verona e Ponte milvio. la sorpresa militare avviene comunque in un contesto di ostilità tra massenzio e Costantino, evidente almeno a partire dal 310, dopo la morte di massimiano provocata da Costantino. Sotto questo punto di vista la dislocazione della maggior parte delle truppe sulla frontiera d’Oriente fu un azzardo che massenzio pagò caro. Cfr. KuhoFF 1991, pp. 138-139.

7 Sull’effetto sorpresa cfr. pure Pan. Lat., 9 (12), 5, 5-6: Quis enim crederet tam cito a Rheno ad Alpes imperatorem cum exercitu pervolasse?; 10 (4), 17, 3; 21, 1.

umBeRtO ROBeRtO

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i cittadini non intendevano condannare la città ad un assedio, contro un nemico che appari-va evidentemente superiore. i massenziani, in trappola, furono massacrati senza pietà sotto le mura 8. torino fu dunque la prima importante città che passò a Costantino. e fu seguita ben presto da milano. la città che insieme a Verona e Aquileia garantiva la difesa dell’ita-lia non oppose alcuna resistenza. Al contrario, la popolazione accolse con manifestazioni di giubilo Costantino, che decise di fermarsi alcuni giorni in città prima di avanzare nella Venetia 9. Al riguardo, è particolarmente suggestivo il passo del panegirista del 313 (Pan. Lat. 9 [12] 7, 5-8):

Qui fuit dies ille quo Mediolanum ingressus <es>! Quae gratulatio principum civitatis, qui plausus populi! Quae securitas intuentium te matrum te virginum, quae duplici fructu fruebantur, cum pulcherrimi imperatoris formam viderent et licentiam non timerent! Ostentare se omnes et tripudiare sine ullo de reliquis bellis metu, et auspicium victoriae tuae pro consummatione metiebantur: non Transpadana provincia videbatur recepta, sed Roma. Quis enim crederet tantis successibus ullum obstaculum fore tuis, quominus omnes exercitus se clementiae tuae traderent, cum virtutis experimentum novissent? Muros vi ceperas, acie palam viceras; quis tam demens videbatur ut aut obsideri auderet aut congredi, praesertim cum tu dies aliquot Mediolani resistens tempus omnibus sibi consulendi dedisses, ut de te sperarent? 10.

Perché torino e milano cedettero tanto facilmente a Costantino? Sicuramente contò la disfatta delle truppe massenziane, destinate alla loro difesa; e la lontananza di Pompeianus. e tuttavia, l’entusiasmo della popolazione verso il vincitore non fu solo opportunismo poli-tico. questi grandi centri del nord-ovest d’italia avevano diversi motivi per schierarsi dalla

8 Pan. Lat., 9 (12), 6, 2-5; 10 (4), 22-24. Levi 1934, p. 6, ritiene che la battaglia si sia svolta in una pianura chiusa da colline davanti a Rivoli. donCiu 2012, pp. 166-167; menneLLa 2004, pp. 360-361, che riporta i testi delle lapidi funerarie dei costantiniani caduti in battaglia. Sulla battaglia di torino cfr. pure le ossevazioni nel contributo di G. Bonamente in questo volume; il comportamento della città di torino venne probabilmente facilitato dall’assenza di qualsiasi coordinamento tra le truppe di massenzio schierate sul campo e le autorità, militari e civili, dentro la città. evidentemente, i clibanarii e la fanteria di massenzio giunsero a contatto con Costantino, senza aver preso prima collegamento con la guarnigione di torino. il mancato coordinamento e la vista della rotta diedero occasione ai difensori di torino di passare dalla parte di Costantino, negando ai massenziani sconfitti l’ingresso in città. Sulla battaglia cfr. pure il contributo di A. Pellizzari in questo volume.

9 Pan. Lat., 9 (12), 6, 2 – 7, 8; 10 (4), 22, 1 – 24, 5. menneLLa 2004, pp. 363-364, suggerisce che talune iscrizioni di militari trovate a eporedia-ivrea e a Vercelli potrebbero indicare che pure sul percorso Augusta Taurinorum – Mediolanum Costantino fu costretto al combattimento.

10 “Che giornata quella in cui entrasti in milano! Che segni di gratitudine nei notabili della città! Che plauso da parte del popolo! Che serenità negli sguardi delle madri e delle giovani! ti contemplavano e godevano di due beni: poter vedere la magnificenza del loro bellissimo imperatore e non dover temere alcuna intemperanza. (6) tutti si facevano vedere e facevano festa, senza alcun timore per la guerra non ancora terminata; consideravano gli auspici della tua vittoria già una conclusione della guerra: (7) sembrava che non la provincia transpadana fosse stata riconquistata, ma Roma stessa. Chi avrebbe potuto credere che dopo i tuoi così grandi successi qualcuno ancora avrebbe impedito a tutti gli eserciti di consegnarsi alla tua clemenza, avendo conosciuto le prove del tuo valore? (8) le mura le avevi prese con la forza, in campo aperto avevi vinto in modo eclatante; chi poteva esser così folle da osare lasciarsi assediare o venire allo scontro, soprattutto dopo che tu, fermandoti per qualche giorno a milano, avevi dato a tutti il tempo di disporre le proprie cose in modo da poter riporre la speranza in te?” (lassandro). Cfr. Levi 1934, pp. 9-10. due iscrizioni relative all’evento (CIL V 5823 e 5824) sembrerebbero in realtà indicare che pure a milano vi fu qualche episodio di resistenza all’ingresso di Costantino cfr. menneLLa 2004, p. 364; vanneSSe 2010, pp. 58-59.

AQUILEIA TRA MASSENzIO E COSTANTINO: L’ASSEDIO DELLA TARDA ESTATE 312

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11 Cfr. LaCt., De mort. Pers., 26, 2-3. Sul legame tra massenzio e Roma cfr. CuLLhed 1994; heK-SteR 1999; ziemSSen 2012. Per la celebrazione di Roma nella monetazione cfr. aRnaLdi 1977, pp. 272-277. i Panegyrici in favore di Costantino condannano l’uso strumentale di Roma e della sua storia fatto da massenzio per legittimare la sua tirannide: Pan. Lat., 9 (12), 3, 7; 18, 1-2; Pan. Lat., 10 (4), 6, 2-6; 31.

12 Cfr. Levi 1934, pp. 9-10. Per i rapporti tra Costantino e il vescovo di milano, mirocle, cfr. il contributo di R. lizzi in questo volume.

13 Costantino giunse in italia con circa 40000 uomini. lo fronteggiavano circa 100.000 uomini dell’esercito di massenzio. Cfr. Pan. Lat., 9 (12), 3, 3 e 5, 1-2: secondo il panegirista Costantino portò con sé un quarto dell’esercito a sua disposizione nelle Gallie: Pan. Lat., 10 (4), 22, 4; anche euS., HE, 9, 9, 3 e VC, 1, 37, 2 parla di forze molto numerose al servizio di massenzio. le cifre di zoS., 2, 15, 1-2, che stima 98.000 uomini per Costantino e 188.000 per massenzio sono eccessive. le riduce menneLLa 2004, p. 359, che pensa a 4000-5000 uomini dalla parte di Costantino e 8000-10.000 uomini dalla parte di mas-senzio. Cifre evidentemente troppo ridotte. massenzio poteva dunque contare sulla superiorità numerica, dal momento che univa alle sue truppe quelle dell’esercito di Severo, passate dalla sua parte nel 307; cfr. vanneSSe 2010, pp. 57-58. Sulla superiorità militare delle truppe di Costantino cfr. Pan. Lat., 10 (4), 19, 4; e donCiu 2012, pp. 165-166. dal momento che zoS., 2, 15, 1-2 parla di barbari sottomessi nell’esercito di Costantino, si è pensato che questi contingenti fossero formati da Alamanni e Franchi: cfr. KuhoFF 1991, p. 143. Più difficile appare stabilire con precisione l’identità di questi guerrieri. Cfr. al riguardo aLFöLdi 1959 e SCheithaueR, WeSCh-KLein 1990.

14 Cfr. Pan. Lat., 9 (12), 8-10 e Pan. Lat., 10 (4), 25-26; anon. VaLes., 1, 4, 12; auR. viCt., 40, 20. Cfr. pavan 1991, pp. 118-119; poRena 2003, p. 274; vanneSSe 2010, pp. 59-60. Cfr. pure il contributo di G. Bonamente in questo volume.

parte di Costantino. massenzio, infatti, aveva creato un regime che trovava il suo centro simbolico, politico ed economico a Roma. era la sua città: con massenzio, Roma riprese per breve tempo il ruolo di capitale d’italia, accentuando i fenomeni di parassitismo econo-mico che caratterizzano la sua storia ancora per tutto il iV secolo. Galerio aveva obbligato l’antica capitale al tributo, sottoponendola alla capitatio, come tutte le città dell’impero. massenzio legò il suo regno alla celebrazione di Roma e della sua storia, alla centralità della sua posizione nell’impero, alla conservazione della sua tradizione, e della sua eccezionale condizione di capitale. di conseguenza, a sostenere l’impresa di massenzio furono non solo i pretoriani e gli equites singulares, preoccupati per la sopravvivenza dei loro reparti; ma anche il popolo della città e l’aristocrazia senatoria. Con massenzio, princeps a Roma, le città del nord italia erano tornate a sottomettere la loro economia e la loro prosperità ai bisogni di Roma 11. la disparità di trattamento fu particolarmente avvertita a milano, che era stata capitale dell’impero sotto il tetrarca massimiano. da qui un senso di sollievo all’arrivo di Costantino, che infatti fu considerato un liberatore 12.

le città della Venetia, invece, non sembravano disposte a cedere. Costantino ripre-se la sua marcia puntando contro Pompeianus, che lo attendeva a Verona con il grosso dell’esercito 13. dopo un vittorioso combattimento a Brescia, Costantino investì Verona. la città era il centro dello schieramento difensivo di massenzio. era una munita piazzaforte, protetta dalle mura e dal corso dell’Adige. dopo aver attraversato il fiume a nord della città, Costantino investì Verona da due parti, con una manovra a tenaglia. Per evitare la trappola, i massenziani tentarono una sortita. Vi fu un primo scontro, favorevole agli attac-canti. e tuttavia, Pompeianus riuscì a rompere l’accerchiamento; si collegò con rinforzi giunti in suo soccorso e tornò verso Verona per dare nuovamente battaglia. nonostante la superiorità numerica, i massenziani vennero sconfitti. lo scontro fu terribile e lo stesso prefetto Pompeianus cadde in battaglia. i superstiti dell’esercito di massenzio ripararono dentro Verona 14.

umBeRtO ROBeRtO

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Con la vittoria di Verona l’esito della campagna di Costantino nel nord italia sem-brava ormai deciso. Fu dopo la battaglia di Verona che si decise pure il destino di Aquileia, ultima grande piazzaforte del nord italia. in che modo Aquileia venne coinvolta nelle operazioni? la città subì sicuramente un assedio. Al contrario di torino e milano, infatti, Aquileia non aprì le porte all’invasore. Come Verona, sopportò un assedio; come Verona, rimase inizialmente fedele a massenzio, cedendo solo in seguito a una resa concordata. Si tratta di circostanze difficilmente ricostruibili. Ogni tentativo di stabilire un’esatta cronolo-gia degli eventi è infatti reso difficile dalla scarsità di informazioni. Con ogni probabilità, Aquileia cedette dopo la grande vittoria di Costantino a Verona, e la morte di Pompeianus; ma si era già sicuramente arresa prima degli ultimi giorni di ottobre 312, quando Costantino arrivò davanti a Roma. È evidente, infatti, che Costantino non poteva rischiare di scendere all’interno della Penisola lasciando alle sue spalle un importante caposaldo avversario; e una numerosa guarnigione di massenziani 15.

le poche notizie sull’assedio di Aquileia nella tarda estate 312 derivano da alcuni passi dei Panegyrici. di grande importanza, in particolare, è un passo tratto da Pan. Lat. 10 (4) 27, 1-2:

Et quoniam me ad Urbis commemorationem fors quaedam intulit, non rerum ordo deduxit, neque revocari inde orationem fas est quo iamdudum contenta veniebat, praetereo te, Aquileia, te, Mutina, ceterasque regiones quibus propter insecutas incredibilium bonorum commoditates gratissima fuit ipsius oppugnationis iniuria. (2) Senserunt enim translatis ad fortissimum princi-pem fortunarum suarum gubernaculis quam facile omnia ad salubrem cursum redirent, quae ita deferebantur ut mox aut malorum omnium scopulis inliderentur aut miseriarum vadis adhaere-scerent 16.

dal brano si ricavano almeno due fondamentali informazioni:- Aquileia subì un assedio che arrecò un danno alla città (oppugnations iniuria).- i cittadini di Aquileia furono colti da sentimenti di resipiscenza, allorché compresero

quali pericoli avevano scampato cedendo al saldo potere di Costantino. evidentemen-te, avevano accettato con riluttanza di arrendersi all’invasore. e, in una prima fase delle operazioni, avevano combattuto contro Costantino.l’assedio di Aquileia è pure ricordato da un altro brano del Pan. Lat. 9 (12) 11, 1-4:

cum enim dato obsessis tempore paenitendi Aquileiam quoque de legatis eorum [ac] sup-plicibus recepisses, cunctique se tibi dedissent quos obsidendo servaveras, ignovisti omnibus et vitam quam desperaverant reddidisti. [2] Et quidem iussisti arma deponere ut multo tutius victoris pietate tegerentur; ut tamen pertinaciae suae merita sentirent, corripi eos vincirique iussisti non

15 l’ipotesi di donCiu 2012, pp. 169-170, che Aquileia abbia opposto resistenza fino al 28 ottobre 312 non è suffragata da alcuna fonte. Secondo SeeCK 1919, p. 160, Aquileia, come modena, cadde nel periodo settembre-ottobre 312.

16 “e poiché a menzionare il nome di Roma mi ha portato il caso e non l’ordine degli avvenimenti, ed è bene non cambiare nuovamente discorso, perché, anzi, proprio qui da tempo volevo arrivare, non dirò di te, Aquileia, o di te, modena, e delle altre regioni per le quali a motivo dei vantaggi venuti da straordinari benefici, risultò motivo di grande gratitudine persino il danno di un assedio. (2) Compresero, infatti, una volta passato il timone della loro sorte nelle mani di un così forte principe, come facilmente tutto avrebbe ripreso la rotta verso la salvezza; prima la loro sorte andava talmente alla deriva, che presto si sarebbe infranta sugli scogli di mali di ogni genere o si sarebbe incagliata nelle secche delle sventure” (trad. las-sandro).

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ad supplicium sed <ad> vitam, ne conscientiae timore diffugerent graviterque delinquerent con-servarique iterum non mererentur, si servati non fuissent. [3] Sed unde tanto hominum numero tot vincula quae continere militares et paulo ante armatas manus possent? Stupere milites qui perducendos susceperant et custodiae curam abnuere et prorsus nescire quid facerent; ipsi etiam qui tibi in consilio erant, ipse etiam praefectus haerere, cum tu divino monitus instinctu de gladiis eorum gemina manibus aptari claustra iussisti, ut servarent deditos gladii sui quos non defende-rant repugnantes 17.

il panegirista del 313 afferma che, dopo la disfatta di Verona, Aquileia inviò un’am-basceria che consegnò la città, appellandosi alla clemenza di Costantino. la cronologia dei fatti è oscura. A giudicare dal passo del panegirista, tuttavia, si può osservare che la decisione di Aquileia matura dopo la grande battaglia intorno a Verona, che vide la disfatta dei massenziani e la morte di Pompeianus; ma prima della resa di Verona, con la sua guar-nigione e, probabilmente, i resti dell’esercito scampato al disastro. la sequenza cronologica degli avvenimenti può essere così ricostruita: dopo la grande disfatta, mentre gli assediati dentro Verona riflettono sul da farsi (dato obsessis tempore paenitendi), Costantino riceve l’ambasceria di Aquileia (Cum...Aquileiam quoque de legatis eorum [ac] supplicibus rece-pisses); in quel momento avviene anche la resa di Verona: (cum...cunctique se tibi dedissent quos obsidendo servaveras). e, come indica il passo del panegirico di nazario, dopo la resa di Aquileia e Verona, Costantino prende anche modena e inizia la sua marcia verso Rimini, la via Flaminia e Roma.

Costantino si recò di persona all’assedio di Aquileia? Secondo Pan. Lat. 9 (12) 11, 1, Costantino ricevette ambasciatori della città che arrivarono supplici presso di lui. questo incontro precede la resa dei massenziani chiusi a Verona; ma, a giudicare dalla narrazione del panegirista, avvenne nei pressi di Verona 18. È possibile dunque che truppe costantinia-ne avessero raggiunto Aquileia seguendo la via Postumia. dopo aver intimato la resa, che venne respinta, sottoposero la città ad un breve assedio. Ottenuta conferma della disfatta di Pompeianus, le autorità di Aquileia decisero di arrendersi e inviarono un’ambasceria a Costantino, nei pressi di Verona. A questa ricostruzione sembra contrapporsi la famosa congettura in un passo dello stesso panegirico del 313 (Pan. Lat. 9 [12], 15, 3): At enim tu

17 “infatti, dopo aver dato agli assediati il tempo di ravvedersi, hai accolto anche la resa di Aquileia per mano dei loro ambasciatori supplici, e si sono arresi a te quanti avevi salvato con l’assedio: e allora tu hai perdonato a tutti e hai restituito loro la vita per la quale non avevano ormai più speranza. [2] Certo, ordinasti di deporre le armi, perché con maggiore sicurezza fossero protetti dalla pietà del vincitore. Perché, tuttavia, provassero quello che meritava la loro ostinazione, ordinasti che fossero presi e incatenati, non per-ché volessi mandarli al supplizio, ma per conservarli in vita: il timore che procurava loro la coscienza delle colpe commesse avrebbe potuto indurli alla fuga: avrebbero potuto commettere gravi delitti e non meritare di avere ancora una seconda volta salva la vita, se non l’avessero voluta salva in precedenza. [3] ma per un così grande numero di uomini di dove prendere tante catene che potessero legare le mani di soldati che fino a poco tempo prima erano state armate? [4] Restavano perplessi i soldati che avevano avuto il compito di condurli via e non accettavano l’incarico di tenerli in custodia e assolutamente non sapevano cosa fare; persino quelli che facevano parte del tuo consiglio, il prefetto stesso, esitavano. tu allora, mosso da divina ispirazione, ordinasti di applicare alle loro mani doppi serrami ricavati dalle loro spade, perché a salvarli, dopo la resa, fossero proprio le loro spade, che non li avevano difesi mentre combattevano contro di te”. (trad. lassandro).

18 Soprattutto la gestione della resa dei massenziani, celebrata da Pan. Lat., 9 (12), 11-13, induce a pensare che Costantino fosse presente a Verona, insieme al suo prefetto e ai più alti ufficiali del suo consi-lium (11, 4).

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19 Cfr. nixon, SayLoR RodGeRS 1994, p. 317, nt. 94. È da escludere che davanti Aquileia vi siano state operazioni militari significative. Del resto, Eusebio, HE, 9, 9, 3 e VC, 1, 37, 2 indica che Costantino, prima di scendere verso Roma, distrusse tre schieramenti nemici. l’allusione sembra riferirsi ai tre scontri di Susa, torino, Verona; o forse (considerando Susa un assedio e non una battaglia in campo aperto) tori-no, Brescia, Verona. inoltre è possibile che Aquileia fosse al momento dell’assedio pressoché indifesa. il panegirista del 313, infatti, afferma che la sortita di Pompeianus da Verona, prima della grande battaglia, avvenne per collegarsi con rinforzi (auxilia) che stavano sopraggiungendo: Pan. Lat., 9 (12), 8, 3. da dove venivano questi auxilia? un’ipotesi è che tra questi reparti giunti in aiuto di Verona vi fosse la guarnigione stanziata ad Aquileia; chiamati d’urgenza dal prefetto Pompeianus, questi reparti si unirono a lui e furono annientati nella grande battaglia di Verona.

20 “Costantino, già da tempo diffidente verso di lui, allora più che mai era pronto ad affrontarlo in combattimento. Radunò truppe dai barbari catturati in guerra, dai Germani e dalle altre popolazioni celti-che, e dagli uomini raccolti in Britannia, in numero di circa novantamila fanti e ottomila cavalieri; e marciò dalle Alpi in italia, lasciando integre le città che erano pronte a sottomettersi con un armistizio, distruggen-do invece quelle che prendevano le armi”.

21 l’intenzione polemica di zosimo risulta evidente se si considera invece l’atteggiamento di Costan-

id ipsum de ardore totius exercitus sentiens non sine ulla haesitandi mora, qua brevissimum per Venetos iter est, rapto agmine advolasti, celeritatem illam in re gerenda Scipionis et Caesaris tunc maxime cupienti Romae repraesentans. nel brano Venetos è congettura del livineius dal momento che i manoscritti hanno invece eos. la congettura sarebbe in piena sintonia con l’ipotesi che Costantino abbia partecipato personalmente all’assedio di Aquile-ia: dopo la resa della città, Costantino raggiunse per Venetos la via Flaminia. Purtroppo, le poche notizie a nostra disposizione non consentono di stabilire con precisione il percorso. Anche per ragioni legate ai tempi stretti della campagna, ritengo che Costantino abbia rice-vuto l’ambasceria di Aquileia nei pressi di Verona. dopo la grande vittoria su Pompeianus – e la distruzione dell’esercito di massenzio nel nord italia – Costantino non aveva necessità di raggiungere personalmente Aquileia. Furono sufficienti le notizie della sua vittoria per convincere gli Aquileiesi alla resa. dopo la resa delle due piazzeforti avversarie, Aquileia e Verona, Costantino iniziò da Verona la marcia verso modena, la via Flaminia e Roma 19.

dunque Aquileia, come Verona e modena, non aprì le porte agli invasori e oppose resistenza. Si arrese costretta dalla situazione – la disfatta dell’armata di massenzio davanti a Verona – e dalla minaccia di distruzione. e non erano minacce da sottovalutare. Ricordia-mo, infatti, una notizia di zosimo 2, 15, 1 sulla determinazione di Costantino:

Ὁ δὲ Κωνσταντῖνος καὶ πρότερον ὑπόπτως πρὸς αὐτὸν ἔχων, τότε μᾶλλον εἰς τὴν κατ᾽αὐτοῦ παρεσκευάζετο μάχην. Καὶ συναγαγὼν δυνάμεις ἔκ τε ὧν ἔτυχεν ἔχων δορικτήτων βαρβάρων καὶ Γερμανῶν καὶ τῶν ἄλλων Κελτικῶν ἐθνῶν, καὶ τοὺς ἀπὸ τῆς Βρεττανίας συνειλεγμένους, εἰς ἐννέα που μυριάδας πεζῶν ἅπαντας καὶ ὀκτακισχιλίους ἱππέας, ἤλαυνεν ἐκ τῶν Ἄλπεων ἐπὶ τὴν Ἰταλίαν, τὰς μὲν προσαγούσας ἑαυτὰς ἐκεχειρίᾳ πόλεις ἀβλαβεῖς ἀφιείς, τὰς δὲ ἐς ὅπλα ἰούσας καταστρεφόμενος 20.

È evidente la carica polemica di questo brano. nella visione di zosimo, Costantino è odiatore delle città e delle loro popolazioni. nelle circostanze della campagna del 312, Costantino invade l’italia con un esercito di barbari – Germani, Celti e Britanni – pronto a distruggere le città che avessero opposto resistenza. Si tratta di un passo dal forte valore simbolico. Vi si rappresenta una contrapposizione efficace tra la forza bruta di un despota sostenuto da barbari e le antiche città d’italia, emblemi della cultura cittadina e della civi-litas, ma sottoposte ora a una drammatica scelta: arrendersi o essere saccheggiate 21. Al di

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là della polemica di zosimo, non c’è da dubitare che questo dilemma fosse chiaro pure agli abitanti di Aquileia. quando la disfatta di Verona provocò la perdita dell’esercito da batta-glia dislocato nella Venetia – e, soprattutto, la morte del prefetto Pompeiano – le città fedeli a massenzio ebbero poca scelta. Anche le autorità militari e civili di Aquileia si arresero all’evidenza. Senza possibilità di soccorso – massenzio, infatti, era chiuso dentro Roma – ogni resistenza pareva inutile. ma evidentemente Aquileia non capitolò a cuor leggero. Per Aquileia, per Verona, e poi per modena, Costantino non fu un liberatore. queste città non riservarono all’invasore la trionfale accoglienza di torino e milano. Al contrario. nel caso di Verona, la resa della guarnigione – e di quanto restava dell’esercito di Pompeiano – è descritta con efficacia dal panegirista del 313 (Pan. Lat. 9 (12), 11, 2-4). i massenziani si arresero, ma non passarono a Costantino. non vi fu tradimento. Anzi, il panegirista cele-bra la trovata dello stesso Costantino, che suggerisce ai suoi uomini come tenere in sicura custodia un gruppo di nemici tanto numeroso e agguerrito. la loro detenzione era eviden-temente necessaria, perché Costantino non intendeva lasciare pericoli alle spalle, prima di scendere verso Roma 22.

questa notizia corrisponde a quanto possiamo ricavare dalle altre testimonianze sulla campagna. Anche se furono colti di sorpresa, i massenziani non cedettero facilmente, né tradirono in massa a favore di Costantino. Al contrario, si batterono con coraggio e tenacia, mostrando piena fedeltà ai propri ufficiali e a massenzio. lo riconosce anche il panegiri-sta del 313. in un iperbolico confronto tra Alessandro e Costantino, agli orientali vinti dal macedone si contrappongono i massenziani schierati contro Costantino: “Tibi vincendi erant milites (pro nefas!) paulo ante Romani, armis omnibus more primae classis armati et pro facinorum conscientia numquam nisi morte cessuri” 23. Come ricordano zosimo (2, 15) e lattanzio (De mort. Pers., 44, 2), l’esercito era composto da Romani e italiani, che massenzio aveva arruolato, e che ora si trovarono a combattere per la difesa del loro territorio contro l’invasore; v’erano poi Africani e cavalieri mauri; e, soprattutto, i con-tingenti che avevano servito un tempo con massimiano e che, giunti con Severo in italia nella primavera del 307, erano passati a massenzio. Abbandonando Severo per tornare a militare sotto massimiano e massenzio questi soldati avevano tradito, compiendo dunque una scelta irreversibile. la consapevolezza del loro gesto può averli indotti a combattere con maggiore tenacia contro Costantino 24. le imprese dei soldati di massenzio vennero

tino già in occasione della presa di Susa, all’inizio della campagna: cfr. Pan. Lat., 10 (4), 21, 1-3. È possibile ipotizzare che tale vigore polemico derivi da un’eco lontana della propaganda massenziana contro Costantino e la sua invasione. Sull’odio di Costantino per le città nella visione di zosimo cfr. pure: 2, 34 e 38.

22 Cfr. Pan. Lat., 9 (12), 11. Sulla capacità combattiva dell’esercito massenziano posto a difesa di Verona, e sulla determinazione dei suoi comandanti, non solo del prefetto Pompeiano, cfr. pure Pan. Lat., 9 (12), 8, 1-2. la decisione di massenzio di non lasciare Roma per andare in soccorso delle città della Venetia assediate diviene motivo di scherno per i panegiristi di Costantino: cfr. Pan. Lat., 9 (12), 14-15, 1.

23 Cfr. Pan. Lat., 9 (12), 5, 3: «Ma tu dovevi vincere soldati che (o empietà!) erano stati fino a poco tempo prima Romani, equipaggiati di ogni genere di armamenti, come cittadini di prima classe, soldati che, pienamente consapevoli dei loro misfatti, non avrebbero mai ceduto se non con la morte» (trad. lassandro). Per altre conferme sull’ostinazione e il valore dei massenziani cfr. Pan. Lat., 9, (12), 5, 4; 6, 2; 24, 2; Pan. Lat., 10 (4), 7, 4. la tenacia dei massenziani può in parte spiegare l’affermazione di lattanzio, De mort. Pers., 44, 3, che ricorda i successi dell’esercito di massenzio nel nord. È evidente, tuttavia, che la notizia di lattanzio è utile per far risaltare l’aiuto divino giunto in soccorso di Costantino.

24 Cfr. zoS., 2, 15, 2; LaCt., De mort. Pers., 44, 2: plus virium Maxentio erat, quod et patris sui exercitum receperat a Severo et suum proprium de Mauris atque Italis nuper extraxerat; per la lezione Italis cfr. adamS, bRennan 1990.

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duramente condannate dalla propaganda di Costantino. Si arrivò perfino a negare il caratte-re di guerra civile alla vicenda, sottraendo a questi uomini la loro identità di Romani (Pan. Lat. 9 [12] 5, 3). Ancora nell’iscrizione dell’arco dedicato al vincitore nel 315 dal senato a Roma, quanti combatterono per massenzio sono considerati come factio, una spregevole accozzaglia di seguaci del tiranno. e tuttavia, proprio l’immagine dei soldati di massenzio incatenati e posti sotto custodia a Verona rivela in piena drammaticità quanto grave e lace-rante fu la campagna d’italia. Costantino condusse una guerra rapida, ma spietata e contro nemici aggueriti. Come altre volte nella storia, la breve durata della campagna nulla toglie alle capacità e al coraggio dei vinti 25 .

torniamo al problema del comportamento di Aquileia nel 312. Perché la città, almeno nella prima fase dell’invasione, si mantenne fedele a massenzio e sopportò l’iniuria di un assedio? Vi sono una serie di motivazioni che rimandano alla posizione di Aquileia nel sistema militare dell’italia di massenzio; e al ruolo della città negli anni della tensione con licinio (308-312). dai tempi del consolidamento dell’asse renano-danubiano della fron-tiera, Aquileia svolse un’importante funzione di centro logistico per le unità schierate sul confine danubiano. in seguito alla crisi di iii secolo, e alla pressione barbarica su frontiere sempre più precarie, Aquileia assunse il ruolo di fortezza avanzata del sistema difensivo ita-liano. All’epoca di massenzio, la città ricopriva ancora questo ruolo. del resto, le sue difese rendevano arduo ogni tentativo di assedio. Ancora alla fine del iV secolo, Ammiano mar-cellino (21, 12, 1), che narra l’assedio posto da Giuliano alla città nel 361, all’epoca della guerra contro Costanzo ii, la descrive come: circumsessam quidem aliquotiens, numquam tamen excisam aut deditam. il giudizio, secondo Ammiano, proveniva dallo stesso Giulia-no. del resto, ancora Ammiano (21, 11, 2) – che è un soldato, dunque un esperto – ricorda la potenza delle sue mura: Aquileiam ... uberem situ et opibus, murisque circumdatam vali-dis. l’assalto alle mura era reso ancor più difficile dal fatto che il fiume natissa lambiva in parte le fortificazioni. Si trattava dunque di un formidabile fossato naturale che impediva l’avvicinamento delle macchine d’assedio o lo scavo di cunicoli sotterranei. Ammiano sem-bra dunque confermare le capacità difensive della città che già nel 238 avevano consentito agli Aquileiesi di resistere a massimino il trace. le mura, dal 238, erano state ulteriormente rinforzate 26. Anche il riferimento all’abbondanza di viveri da parte di Ammiano conferma la vocazione difensiva della città. Ad Aquileia abbondano, infatti, i pozzi di acqua potabile;

25 Cfr. CIL Vi 1139 = ILS 694. Sul comportamento dei soldati di massenzio cfr. CuLLhed 1994, pp. 72-73; e vanneSSe 2010, pp. 60-61. Per accrescere la loro fedeltà, massenzio garantì privilegi e favori ai suoi soldati. tuttavia, uno stimolo a non abbandonare massenzio fu forse la consapevolezza di eventuali punizioni nei confronti di quanti erano venuti meno all’obbedienza verso gli altri tetrarchi. Valeva per le truppe che avevano abbandonato Severo nel 307, passando con massimiano e massenzio. e valeva an-che per le truppe di stanza a Roma, pretoriani ed equites singulares che avevano appoggiato la rivolta di Massenzio a fine ottobre 306: cfr. LaCt., De mort. pers., 26, 3-4; eutR., 10, 2, 3-4; auR. viCt., 40, 5 e 25; oRoS., 7, 28, 5; anon. vaLeS., 1, 3, 6; zoS., 2, 9, 3; 10, 1. Sulla fedeltà di pretoriani ed equites singulares cfr. SpeideL 1992. Sulla paura di punizioni come possibile motivo della ostinata tenacia dei massenziani cfr. Pan. Lat., 12 (9), 5, 3 (pro facinorum conscientia). interessante l’accenno a un presunto sentimento di compassione da parte di Costantino per il massacro di tanti validi soldati fedeli a massenzio durante la campagna: cfr. Pan. Lat., 9 (12), 7, 1-2. dopo la vittoria, una parte di massenziani venne inquadrata nell’esercito di Costantino e seguì il principe nella campagna della primavera-estate 313 sul Reno: Pan. Lat., 12 (9), 2-5.

26 Sull’efficienza delle mura ancora nella seconda metà del IV secolo cfr. Ausonio, Ordo nobilium urbium 67, che definisce Aquileia moenibus et portu celeberrima. Cfr. LettiCh 1982, pp. 82-85 e boSio 1979.

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per questo verso, la città non ha problemi di rifornimento idrico e, aspetto fondamentale, di igiene. la presenza d’acqua ritarda le epidemie direttamente causate dalla lunghezza degli assedi. e, d’altra parte, la sua natura di grande porto dell’Adriatico consentiva ad Aquileia di disporre di grandi spazi per l’accumulo di viveri e beni necessari a sopportare l’assedio; inoltre, se l’assediante non controllava il mare, era sempre possibile non solo favorire l’af-flusso di viveri, ma pure mantenere le comunicazioni con l’esterno 27. Aquileia disponeva infatti di un presidio della flotta. È stato infatti ipotizzato che a partire dall’età tetrarchica ad Aquileia vi fosse una base navale con unità autonome dalla flotta di Ravenna. Si tratta di uno stanziamento ancora attestato dalla Notitia Dignitatum (Occ., 42, 4), che infatti pone ad Aquileia un praefectus classis Venetum alle dipendenze del magister peditum praesentalis. tanto più necessario doveva essere un presidio navale ad Aquileia nell’epoca di massenzio, se si pensa che, dall’estate 310, licinio aveva conquistato l’istria con i suoi porti. Rimasero inerti queste navi durante l’assedio costantiniano? Se si trovavano ad Aquileia, è possibile pensare che garantirono la difesa e le comunicazioni della città 28.

negli anni del confronto tra massenzio e licinio, Aquileia, tanto dotata dalla natura per sopportare un lungo assedio, era anche munita di una guarnigione, che doveva essere numerosa e forte. Si trattava di una necessità, soprattutto a partire dall’estate-autunno del 310. diversi indizi indicano che in quel periodo la minaccia su Aquileia divenne molto grave. Come noto, un’interessante scoperta numismatica ha concesso di ricostruire una campagna di licinio contro l’istria e Aquileia non testimoniata dalle fonti letterarie. Si trat-ta di un ingente tesoro di monete destinate alla cassa di una guarnigione posta in una fortez-za a Čentur, località che controllava una delle strade che attraverso l’Istria raggiungevano Aquileia. le monete provengono quasi tutte da zecche di massenzio, e in particolare dalla zecca di Aquileia. evidentemente, la guarnigione di truppe fedeli a massenzio fu aggredita da un esercito di licinio in marcia contro Aquileia. Prima del combattimento, le monete furono nascoste. la guarnigione fuggì o venne sconfitta in battaglia. Ad ogni modo, non tornò più a Čentur, e le monete vennero ritrovate a partire dagli anni quaranta dello scorso secolo. questo episodio è da collocare entro l’estate del 310, dal momento che le monete più recenti appartengono ad una emissione della zecca aquileiese risalente al periodo tra gli inizi del 309 e il giugno 310. Probabilmente da ricollegare con questi fatti bellici è anche la presenza di due basi in onore di licinio Augusto provenienti da Parenzo e Pola. una delle due basi è esattamente datata alla terza tribunicia potestas di licinio, dunque nel periodo 10 dicembre 309 – 9 dicembre 310. la corrispondenza cronologica è evidente. dal momento che l’istria era territorio controllato da massenzio, se ne deve dedurre che la campagna di licinio nell’estate-autunno 310 portò alla conquista dell’istria come testimoniano le iscri-zioni poste dopo la presa di Pola e Parenzo; e come attesta la fuga (o eliminazione) della guarnigione di Čentur 29. un’altra significativa prova dell’improvviso inasprimento della

27 Sulle strutture portuali che garantiscono l’opulenza della città cfr. iuL., Or., 1, 31; e SotineL 2001.

28 Sulla presenza di una base navale ad Aquileia già in età tetrarchica cfr. panCieRa 1978, pp. 133-134; Reddé 1986, pp. 213-218. Sulla situazione in Adriatico dopo la conquista dell’istria da parte di licinio cfr. vanneSSe 2010, p. 56. Durante la campagna d’Italia, la flotta di Costantino prese il controllo dei porti italiani, della Sardegna e della Sicilia: Pan. Lat., 9 (12), 16, 1 e 25, 2. Obiettivo di Costantino era quello di interrompere i rifornimenti di Roma, affamando la città. Nulla sappiamo della reazione della flotta di massenzio contro queste manovre.

29 Per le iscrizioni cfr. I. It. X-2, 7, con menzione della tribunicia potestas III; e I. It. X-1, 45. Più in generale, sulle monete di Čentur, cfr. piCozzi 1976.

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tensione militare è data dalla vicenda della zecca di Aquileia. Per il suo carattere di grande città di commercio e centro militare, fin dalla prima età tetrarchica Aquileia possedeva una zecca. Sotto massenzio le emissioni proseguono, ma si interrompono proprio con l’estate del 310. Tra le ultime monete vi sono pure quelle inviate alla guarnigione di Čentur; mone-te che i soldati non riuscirono a spendere. evidentemente, quando le truppe di licinio si attestarono a poca distanza da Aquileia, molti lasciarono la città, troppo esposta. tra questi anche gli operai e i funzionari addetti alla zecca. È un segno significativo, che conferma come, a partire dall’autunno 310, Aquileia divenne zona di guerra, con tutte le conseguenze del caso per una città già fortemente militarizzata. non era più sicuro lasciarvi una zecca con ingenti quantità di metalli preziosi e, soprattutto, le maestranze capaci di far funziona-re le officine. d’altra parte, a conferma della grave situazione, la decisione di massenzio riguardò non solo Aquileia, ma anche la zecca di un altro centro logistico dell’esercito nel nord italia, ticinum. l’evidente accentramento dell’attività di coniazione delle monete nei territori da lui direttamente controllati, Roma e Ostia, indica che massenzio riteneva vitale il controllo delle zecche; e che il nord italia, a partire dall’estate 310, era zona esposta al pericolo reale di un’invasione di licinio. A conferma di questa ricostruzione, si noti che tanto la zecca di Aquileia, quanto quella di ticinum ripresero l’attività nell’autunno 312, dopo la vittoria di Costantino 30.

un’altra interessante notizia di zosimo 2, 14, 1, indica che l’importanza di Aquileia non era solo legata al suo ruolo difensivo. Come abbiamo detto, l’intesa con massimino portò massenzio a immaginare possibilità di attacco contro licinio proprio attraverso il con-fine orientale. zosimo riferisce dei piani di massenzio dopo l’estate 310, anche se afferma che le manovre erano destinate ad una eventuale aggressione del territorio di Costantino:

Ἐντεῦθεν προφάσεις ἀναζητεῖ τοῦ πρὸς Κωνσταντῖνον πολέμου, καὶ ποιησάμενος ἐπὶ τῷ θανάτῳ τοῦ πατρὸς ὀδυνᾶσθαι, Κωνσταντίνου δεδωκότος αἰτίαν αὐτῷ τῆς τελευτῆς, ἐπὶ ῾Ραιτίαν ἐλαύνειν διενοεῖτο ὡς τοῦ ἔθνους τούτου καὶ Γαλλίᾳ καὶ τοῖς Ἰλλυριῶν κλίμασι πλησιάζοντος· ὠνειροπόλει γὰρ καὶ Δαλματίας καὶ Ἰλλυριῶν περιέσεσθαι διὰ τῶν ἐκεῖσε στρατιωτικῶν ἡγεμόνων καὶ τῶν Λικιννίου δυνάμεων 31.

dunque la concentrazione di truppe tra Verona e Aquileia non aveva solo scopi difensivi. in particolare i reparti presenti ad Aquileia potevano essere chiamati a svolgere un compito di primo piano in caso di offensiva. dovevano essere truppe agguerite e fida-te. A tal riguardo, suggestiva appare pure l’informazione che a sostenere le ambizioni di massenzio sulla Rezia v’era la possibilità di trarre dalla propria parte alti ufficiali e truppe dell’esercito di licinio. l’affidabilità di questa notizia di zosimo appare confermata dalle

30 Sulla situazione di Aquileia, a ridosso della frontiera con licinio, cfr. piCozzi 1976, pp. 274-275. A ragione Picozzi afferma che non vi furono tentativi di riconquista dell’istria e degli altri territori perduti da parte di massenzio. Cfr. pure WitSCheL 2002, p. 349; maRCone 2004, pp. 346-347. Per quanto riguarda la sospensione delle attività nella zecca di Aquileia e in quella di Ticinum, cfr. pure vanneSSe 2010, p. 55. in generale sull’operatività della zecca di Aquileia, le considerazioni di uLRiCh-banSa 1939, pp. 58-60; KinG 1959, pp. 55-58; panvini RoSati 1978.

31 “Cerca quindi pretesti per la guerra contro Costantino e simulando di essere addolorato per la morte del padre, poiché Costantino era stato responsabile della sua morte, medita di muovere contro la Rezia, dal momento che questa provincia era vicina alla Gallia e ai territori dell’illiria. Sognava infatti di venire in possesso della Dalmazia e dell’Illiria per mezzo degli ufficiali e delle truppe di Licinio che vi si trovavano”. Sul passo cfr. pavan 1994, pp. 115-116.

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32 Sul decreto di Serdica cfr. Fezzi 2007, con bibliografia.33 Sui folles con la celebrazione della fides militum cfr. aRnaLdi 1977, pp. 277-278, che ipotizza una

datazione delle monete all’epoca della guerra del 312.34 Perfino Costantino era vissuto a palazzo ad Aquileia (Pan. Lat., 6 [7], 6, 2). ma la memoria del

soggiorno di massimiano e massenzio era molto più forte. Al riguardo bonFioLi 1973, pp. 129-131; Soti-neL 2003, p. 377 e il contributo di A. Pellizzari in questo volume.

35 Sulle truppe di Severo che passarono a massenzio e massimiano cfr. LaCt., De mort. pers., 26, 4-8; 44, 1; Pan. Lat., 9 (12), 3, 4; auR. viCt., 40, 7; zoS., 2, 10, 1. Per la presenza di unità militari ad Aquileia, con precipua attenzione all’età imperiale, CFR. pavan 1979, pp. 597-598; e LettiCh 1982, pp. 78-80. Per le testimonianze epigrafiche e funerarie cfr. RebeCChi 1976, pp. 77-81. Cfr. pure il contributo di C. Ricci in questo volume.

misure rapidamente prese da licinio per garantirsi il consenso delle truppe. in particolare, l’editto emanato da Serdica, dunque dalla corte di licinio, il 9 giugno 311 e preservato da più documenti, tra cui la celebre tabula di Brigetio. evidentemente la propaganda, le lusinghe e i tentativi di corruzione di massenzio raggiunsero il loro scopo. licinio fu dun-que costretto a prevenire defezioni, concedendo a sua volta privilegi e favori. l’editto del giugno 311 è un segno suggestivo di questo confronto tra massenzio e licinio, che doveva necessariamente svolgersi nelle zone di contatto. dunque anche nei pressi di Aquileia, che a partire dall’autunno 310 è a ridosso del confine armato tra i due imperatori 32.

È evidente che la notizia di zosimo si collega pienamente all’immagine che il Pane-girista del 313 offre delle truppe massenziane prigioniere dopo la resa di Verona. erano soldati fedeli a massenzio, che andavano concentrati e tenuti sotto stretta sorveglianza. del resto, la fedeltà dei suoi soldati è celebrata da massenzio anche nella monetazione. in particolare, su alcuni folles si rileva l’accostamento tra l’idea di Aeternitas Augusti nostri e la fides militum. era appunto l’esercito che contribuiva a garantire all’Augusto massenzio un impero senza fine. Perfino i panegiristi di Costantino furono costretti ad ammettere la fedeltà dei massenziani al loro imperatore nel corso della campagna del 312 33.

Al di là del suo ruolo strategico di centro militare, altre motivazioni contribuiscono a spiegare l’atteggiamento di lealtà a massenzio da parte di Aquileia nell’estate del 312. È possibile sottolineare almeno tre aspetti. in primo luogo, come già in altri momenti nella storia del regime di massenzio, anche in occasione dell’assedio di Aquileia svolsero un ruolo importante i legami clientelari e la devozione dei sudditi a massenzio e alla memoria di suo padre, massimiano. Aquileia, infatti, era stata luogo di residenza di massimiano e, soprattutto di massenzio e degli altri familiari dell’Augusto erculio 34.

V’è poi un altro aspetto di carattere sociale. Per il suo ruolo di base avanzata e polo logistico e strategico per la difesa del confine orientale, durante tutta l’età imperiale Aquile-ia ospitò un gran numero di militari. Ancora in età tetrarchica questa presenza è pienamente confermata. nell’esercito di massenzio, sono attestati diversi militari provenienti da Aqui-leia. inoltre, in città sono presenti vexillationes della legione I Italica e della Xi Claudia. Alcuni militari, provenienti dalla tracia, appaiono stabilmente dislocati in questi anni ad Aquileia. un caso significativo è rappresentato dai militari appartenenti ad una vexillatio della legio XI Claudia; è probabile che militari di questo reparto fossero nella guarnigione che si oppose a Costantino. la vexillatio della legio XI era giunta in città probabilmente ai tempi di massimiano. Aveva poi seguito l’Augusto nelle sue campagne in mauretania nel 297-298. questi reparti erano di nuovo nel nord italia, quando, nel 307, l’Augusto Severo fu inviato a combattere massenzio a Roma. Furono appunto queste truppe che defezionaro-no, passando dalla parte di massenzio e massimiano 35.

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V’è infine un altro, importante aspetto che contribuisce a spiegare la resistenza di Aquileia, e si lega all’identità civica e al suo rapporto con Roma. Abbiamo già accennato al passo di Ammiano marcellino che ricorda la decisione di Aquileia di opporsi a Giuliano, sopportando l’assedio nel 361. A margine della vicenda, Ammiano ricorda la decisione degli Aquileiesi come in sintonia con altri episodi della loro storia: hanc civitatem (scil. Aquileiam) circumsessam quidem aliquotiens, numquam tamen excisam aut deditam. Si tratta di un carattere fondamentale dell’identità civica. il grande assedio del 238 contro massimino era un evento che aveva segnato in profondità la coscienza civica e la memoria storica degli Aquileiesi. È stato notato che molte sono le corrispondenze tra le vicende del 238 e quelle del 312: in entrambi i casi, la popolazione di Aquileia resiste in favore di un regime che ha il suo centro in Roma; e resiste contro un esercito che cala dal nord alla guida di un principe invasore; un esercito che ha nel suo seguito un gran numero di barbari. queste circostanze non sfuggirono neppure ai contemporanei. le vicende dell’assedio del 312 evocavano le antiche memorie del 238 consolidando l’identità cittadina, e rafforzando la volontà di resistenza 36. Con ogni probabilità, la vocazione legittimista della città, in piena simbiosi politica e culturale con il destino di Roma sua fondatrice, fu uno degli ele-menti utilizzati dalla propaganda di massenzio durante gli anni di emergenza militare dal 308 al 312. massenzio aveva infatti fondato il suo regime sulla celebrazione di Roma, della sua antica maestà, della sua storia. Si autoproclamava conservator Urbis suae e legava il suo regno alla aeternitas di Roma. erano questi argomenti sentiti e condivisi dalla comuni-tà di Aquileia. la città, colonia devota alla metropoli, recupera in età tardoantica – a partire dagli eventi del 238 – la sua posizione di baluardo a difesa di Roma e del potere legittimo in essa fondato. Fedele a questi ideali e alle sue tradizioni, la popolazione di Aquileia accettò con riluttanza la resa finale a Costantino 37.

la coscienza civica umiliata e lo spettacolo dei soldati di Costantino, che prendevano il controllo della città, devono aver suscitato sgomento e inquietudine al momento della resa. ma, come afferma il panegirista del 321, l’offesa dell’assedio venne temperata dal comportamento di Costantino, che seppe mostrare agli abitanti di Aquileia la sua bene-volenza: praetereo te, Aquileia, te, Mutina, ceterasque regiones quibus propter insecutas incredibilium bonorum commoditates gratissima fuit ipsius oppugnationis iniuria. A giu-dicare dalla documentazione archeologica, gli anni successivi al 313 vedono una fioritura della città. la fase costantiniana della nuova Aquileia si esprime attraverso la monumen-talizzazione degli spazi pubblici, il potenziamento delle strutture portuali, lo sviluppo di Aquileia cristiana, con le stupefacenti realizzazioni del vescovo teodoro. tutte commo-ditates per la città, che riprese il suo prestigio e il suo ruolo di capitale commerciale 38. Aquileia si legò a Costantino, e alla sua dinastia, e ne celebrò le imprese. Si realizzò così un rovesciamento completo dei sentimenti e delle ragioni che avevano indotto la città a restare

36 SotineL 2005, pp. 48-49 e 63. di grande interesse è la cristallizzazione di questi temi in topoi che si ripetono nella narrazione degli assedi di Aquileia in età tardoantica. La storiografia e la letteratura riflettono di conseguenza la visione di una comunità che si sentiva storicamente chiamata a difendere la madrepatria Roma dai suoi nemici, soprattutto se barbari. Cfr. JanniaRd 2006, p. 85.

37 I sentimenti di comunanza e devozione nei confronti di Roma caratterizzano perfino le scelte ico-nografiche per il foro di Aquileia alla metà del IV secolo: cfr. al riguardo maSeLLi SCotti, zaCCaRia 1998; più in generale SotineL 2000.

38 Sui rapporti tra Costantino e Aquileia cfr. aLFöLdi 1999; RieSS 2001; bonFioLi 1973, pp. 130-135. Sugli sviluppi di Aquileia costantiniana cfr. zaCCaRia 2000 e ancora il contributo dello stesso C. zaccaria in questo volume.

AQUILEIA TRA MASSENzIO E COSTANTINO: L’ASSEDIO DELLA TARDA ESTATE 312

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fedele a massenzio nel 312. Sentimenti e ragioni che erano comunque in piena sintonia con il coraggio e l’exemplum degli antenati nel 238; e con la vocazione storica della città: la sua fedeltà a Roma, al suo impero, ai suoi legittimi principi.

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