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Cerveteri. Regina del Mediterraneo

Date post: 09-Feb-2023
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36 ARCHEO MOSTRE CERVETERI CERVETERI REGINA DEL MEDITERRANEO UNA GRANDE MOSTRA ATTUALMENTE IN CORSO A ROMA RIACCENDE I RIFLETTORI SU UNO DEI MAGGIORI CENTRI DELL’ANTICA ETRURIA. UNA RASSEGNA RICCA E ARTICOLATA, CHE VUOL ESSERE ANCHE UN INVITO A RISCOPRIRE UN SITO ARCHEOLOGICO DI STRAORDINARIA BELLEZZA di Stefano Mammini
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mostre • cerveteri

cerveteriregina delmediterraneouna grande mostra attualmente in corso a roma riaccende i riflettori su uno dei maggiori centri dell’antica etruria. una rassegna ricca e articolata, che vuol essere anche un invito a riscoprire un sito archeologico di straordinaria bellezza

di Stefano Mammini

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Cerveteri, necropoli della Banditaccia. Tombe a tumulo(a

sinistra) e a dado (a destra), nell’area attraversata dalla via dei Monti della

Tolfa. Il sepolcreto occupava una superficie di 100 ettari circa e si stima

che comprendesse 20 000 tombe: l’area recintata corrisponde a circa

1/10 di questo vastissimo complesso.

piú fiorenti abitati dell’intera re-gione mediterranea.La città che gli Etruschi stessi chia-mavano Kaisraie, i Greci Agylla e i Romani Caere fu protagonista di primo piano delle vicende politiche ed economiche dell’Italia preroma-na e fu tra le piú attive nell’impri-mere un respiro internazionale ai propri scambi commerciali e cultu-rali: una capitale viva e dinamica, le cui vicende sono ripercorse dalla

mostra co-prodotta da Italia e Fran-cia e attualmente visitabile a Roma, nelle sale del Palazzo delle Esposi-zioni (vedi box alle pp. 40-41).Il percorso espositivo occupa il pri-mo piano dell’edificio piacentinia-no e presenta materiali di notevole pregio e interesse, valorizzati al me-glio da un allestimento lineare e luminoso e corredati da un buon apparato didattico, del quale merita d’essere segnalato il ricorso a una

Cerveteri: «una delle città piú importanti d’Etruria», «una metropoli del mondo

antico», «un centro di prima gran-dezza»… Dalla letteratura speciali-stica alle voci enciclopediche, espressioni del genere accompa-gnano da sempre le definizioni di volta in volta elaborate per quello che, soprattutto nel periodo com-preso tra il IX e il V secolo a.C., fu effettivamente uno dei maggiori e

mostre • cerveteri

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In alto: cartina del Lazio con l’ubicazione di Cerveteri.Nella pagina accanto: la Tomba dei Rilievi, riccamente decorata da riproduzioni di utensili, accessori, armi, strumenti musicali, mobilia.Seconda metà del IV sec. a.C.

non possono far altro che arricchire l’esperienza e restituire un’idea sen-za dubbio piú completa della ne-cropoli e, soprattutto, della straordi-naria densità dei sepolcri, che, so-prattutto nelle zone apprestate all’indomani della fase dei grandi tumuli gentilizi (VII-VI secolo a.C.), furono scavati cercando di sfruttare al meglio lo spazio dispo-nibile. È inoltre importante sapere che, se si sceglie di seguire l’itinera-rio tradizionale, esso comporta al-cuni «andirivieni» temporali, in quanto, per ragioni di praticità, le tombe suggerite si succedono nello spazio, ma hanno cronologie diffe-renti e non susseguenti.

colonne «inutili»Imboccata la via sepolcrale, si apre sulla sinistra l’ingresso della tomba dei capitelli (databile agli inizi del VI secolo a.C.), che propone uno degli schemi piú diffusi fra i sepol-cri gentilizi della necropoli: al ter-mine del breve dromos (il corridoio d’accesso) si aprono tre ingressi, che immettono alle camere laterali e all’ambiente centrale e piú impor-tante. Quest’ultimo, a sua volta, si articola in un vasto atrio rettango-lare, nella cui parete di fondo si aprono le porte di tre vani sepolcra-li e nel quale vi sono due colonne con il fusto sfaccettato, sormontate dai capitelli eolici ornati con volute che danno nome al monumento.

efficace e ricca cartografia. Molti sono i reperti importanti, che, al di là del valore estetico o del significa-to simbolico, sembrano lanciare un invito sommesso, ma quasi tassativo: quello di andare a vedere di persona il loro luogo d’origine o, nel caso dei materiali di importazione, l’ul-timo domicilio conosciuto.

Patrimonio dell’umanità

Un appello che volentieri facciamo nostro e che vogliamo qui rilanciare, convinti del fatto che Cerveteri me-riti di veder crescere in misura ade-guata alla sua importanza (e al suo fascino) il numero dei visitatori e degli estimatori. Non è un caso, del resto, che proprio dieci anni fa, nel 2004, l’UNESCO abbia deciso di inserire Cerveteri (e Tarquinia) tra i siti considerati come Patrimonio dell’Umanità e basterebbe leggere le motivazioni di quella scelta per ave-re un’idea della sua eccezionalità (verificare è peraltro molto sempli-ce: non si deve far altro che andare all’indirizzo web http://www.sitiu-nesco.it/cerveteri-e-tarquinia-le-necropoli-etrusche.html).Occorre anche sottolineare che, da allora, al prestigioso riconoscimen-to non ha fatto seguito un’attività di valorizzazione di particolare rilievo e, anzi, non sono mancate polemi-che anche accese sulla gestione del sito. Tanto da far circolare allarmi sul rischio che l’ente culturale delle Nazioni Unite potesse revocare la propria deliberazione. Ma, soprat-tutto negli ultimi mesi, qualcosa sembra muoversi. E speriamo sia l’inizio di una stagione nuova.Procediamo però con ordine: per raggiungere Cerveteri, che si trova poco più di 40 km a nord di Roma, a ridosso della costa, si possono per-correre la SS Aurelia oppure l’Auto-strada A12 (Roma-Civitavecchia), in entrambi i casi fino alle relative indicazioni. Giunti a destinazione, il Museo Nazionale Cerite (vedi box a p. 44), che conserva una significativa selezione dei materiali restituiti da-gli scavi, è situato nel cuore del cen-tro storico, nel castello Ruspoli,

mentre la necropoli della Banditac-cia (uno dei principali sepolcreti ceretani) si trova a un paio di chilo-metri dal centro abitato.Vi si arriva per una strada ombreg-giata e, alla fine di una breve salita, dopo una curva, si può lasciare l’au-to nell’area attrezzata per il par-cheggio e proseguire a piedi. A que-sto punto conviene imboccare il sentiero sterrato che corre parallelo alla sinistra della strada asfaltata e fiancheggiata dai pini – la via della Necropoli –, in quanto lo stradello si snoda attraverso numerose tombe, di varia tipologia architettonica, che offrono un primo saggio della ric-chezza monumentale del sepolcre-to. È del resto importante sottoline-are che l’area attualmente recintata – che pure si estende per 10 ettari – corrisponde a circa un decimo dell’intero cimitero, nel quale è sta-to stimato che siano comprese ben 20 000 tombe.Raggiunta la piazza intitolata a Ma-rio Moretti (1912-2002) – lo stu-dioso che, dopo Raniero Mengarel-li (1863-1944), ha dato un contri-buto decisivo all’esplorazione e alla valorizzazione di Cerveteri, prima come direttore degli scavi e poi come soprintendente archeologo per l’Etruria meridionale – si in-contra la biglietteria della necropo-li (il cui edificio sarà presto sostitu-ito da una piú ampia struttura, in via di completamento al momento in cui scriviamo).Entrati dunque nell’area recintata, il colpo d’occhio è di grande sugge-stione: su entrambi i lati della via sepolcrale principale, si susseguono decine e decine di tombe e si può ragionevolmente immaginare che, all’epoca in cui quella stessa strada era percorsa dai cortei funebri, il luogo avesse un aspetto abbastanza simile all’attuale. La planimetria del sito, riportata anche da un grande pannello situtato poco oltre l’in-gresso, suggerisce un percorso di visita che descrive una sorta di «Y» (vedi pianta a p. 43) e tocca i monu-menti ritenuti piú significativi ed emblematici. Vale tuttavia la pena di segnalare che eventuali deviazioni

MarTirreno

RomaCerveteri

ViterboRieti

FrosinoneLatina

Civitavecchia

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Poiché la tomba, come accade spes-so, è interamente scavata nel banco roccioso, le colonne non avevano alcuna funzione statica, e servivano unicamente ad arricchire l’apparato ornamentale.Lasciata la Tomba dei Capitelli, il sentiero costeggia altri tumuli piú piccoli, ai margini dei quali sono allineati alcuni contenitori in tufo, al cui interno erano stati deposti ossuari con le ceneri dei defunti riferibili all’età villanoviana, vale a dire alla fase culturale che fa da «in-cubatrice» alla civiltà etrusca vera e propria e che è attestata anche a Cerveteri.Poco oltre s’incontra uno dei tu-muli piú imponenti della necropoli: ha un diametro di circa 40 m e al suo interno si aprono quattro tom-be, cronologicamente distribuite nell’arco di circa due secoli: si trat-

terebbe dunque, ed è una circostan-za frequente all’interno della Ban-ditaccia, di un sepolcro appartenen-te al medesimo gruppo familiare, che l’avrebbe utilizzato nell’arco di piú generazioni.

come una caPannaIl sepolcro piú antico è la tomba della capanna (VII secolo a.C.), evocata dalla semplice architettura della camera funeraria principale, che presenta un tetto a doppio spio-vente sorretto dal trave di colmo centrale. L’essenzialità delle forme, simili a quelle di un’altra celeberri-ma tomba ceretana, la Regolini-Galassi (che è però compresa nella necropoli di Monte Abatone), non deve trarre in inganno: siamo infat-ti di fronte a un monumento fune-rario voluto da una committenza certamente molto facoltosa.

Dirigendosi nuovamente verso la via sepolcrale principale, in corri-spondenza dell’ingresso della tom-ba dei vasi greci (che è in posizio-ne diametralmente opposta a quella della Capanna), si può vedere un settore in cui si affollano numerose tombe, prive di tumulo, che – come accennato in precedenza – furono scavate le une accanto alle altre, al-ternandone l’orientamento, cosí da sfruttare al meglio il masso roccioso.È quindi sufficiente percorrere po-che decine di metri per imbattersi in uno dei monumenti piú famosi di Cerveteri: la tomba dei rilievi, il sepolcro piú spettacolare della Banditaccia, scoperto nel 1846 dal marchese Giovan Pietro Campana (1808 o 1809-1880). Databile alla seconda metà del IV secolo a.C., la tomba è preceduta da un lungo

(segue a p. 42)

SToRIa e faSTI dI una MeTRopoLI

frutto di un progetto scientifico italo-francese, la mostra attualmente allestita a Roma ha debuttato nello scorso dicembre a Lens, nella nuova sede satellite che il Museo del Louvre ha inaugurato nella città della Francia settentrionale. La storia della Cerveteri etrusca viene raccontata incrociando varie classi di fonti: dalle testimonianze degli autori antichi fino alle piú recenti acquisizioni rese possibili dalla ricerca archeologica.In mezzo, per cosí dire, si colloca la lunga tradizione di studi e ricerche sul sito, che visse una stagione di particolare fervore già nel XIX secolo e poi nella prima metà del XX, quando furono avviati i grandi scavi condotti da Raniero Mengarelli.Come si può intuire, il patrimonio accumulato nel corso di un’attività cosí intensa è ricchissimo e la selezione operata dai curatori della mostra ne offre un saggio eloquente.uno dei motivi di maggior interesse della rassegna è la logica conseguenza della sua genesi: la partecipazione della francia ha infatti permesso di portare in Italia alcuni dei reperti piú importanti della collezione etrusca del Louvre. Il caso piú eclatante – come potrete leggere anche nell’articolo dedicato a questo capolavoro della coroplastica etrusca(vedi, in questo numero, alle pp. 46-53) – è quello del Sarcofago degli Sposi.Il museo parigino ha infatti concesso in prestito il gemello dell’opera che costituisce uno dei vanti del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e basterebbe questa presenza a classificare come «imperdibile» la mostra romana. Tuttavia, la lista delle presenze eccellenti è lunga e qui ci limiteremo a qualche veloce segnalazione.La collaborazione del Louvre ha permesso di inserire nel percorso anche le magnifiche lastre in terracotta policroma recuperate nella necropoli della Banditaccia dal marchese Giovanni Pietro Campana, che a Cerveteri si rese autore di scoperte di eccezionale importanza: fu lui, per esempio a individuare la Tomba dei Rilievi, il cui interno si può ammirare in un dipinto ottocentesco finora inedito che raffigura una visita all’ipogeo. Le burrascose vicende del nobiluomo romano vengono naturalmente ripercorse, soprattutto perché, all’indomani dei guai giudiziari in cui si trovò coinvolto, la sua ricca

collezione fu quasi integralmente acquistata da Napoleone III per la Francia, un’iniziativa che nel 1863 fece pervenire al Louvre soprattutto i materiali di epoca etrusca che ne facevano parte.anche altre importanti istituzioni museali straniere hanno comunque contribuito in maniera significativa alla costruzione del percorso: è il caso dell’acroterio in terracotta policroma proveniente dalla località di Vigna Marini-Vitalini e ora appartenente alle collezioni della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, o dell’elegante psykter (un vaso utilizzato nel corso dei banchetti per refrigerare il vino) a figure rosse firmato dal pittore Duride, concesso in prestito dal British Museum.

Nella pagina accanto, in alto:

un’immagine dell’allestimento

della mostra ospitata dal palazzo delle esposizioni di

Roma. al centro, uno degli esemplari

a oggi noti del Sarcofago degli

Sposi (vedi l’articolo alle pp.

46-53), da Cerveteri. 530-520 a.C. circa. Parigi, Museo del

Louvre.A sinistra: statuetta

in bronzo di demone con testa di cane,

da Cerveteri. produzione

ceretana,500 a.C. circa.

Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, antikensammlung.

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mostre • CeRVeTeRI

particolarmente suggestiva è la ricostruzione parziale della Tomba delle Cinque Sedie, scoperta nel 1865 nella necropoli della Banditaccia. A caratterizzare e dare nome al sepolcro è l’ambiente in cui furono appunto scavati cinque seggi, che ospitavano altrettante statue (tre maschili e due femminili), piú piccole del vero esposte in mostra.Si tratta probabilmente di immagini degli antenati dei titolari della tomba, che sono stati raffigurati seduti e nell’atto della libagione con la mano destra aperta e protesa. Attribuibile a una bottega di bronzisti ceretani è poi la curiosa statuetta di un demone dalla testa di cane, che si inserisce nell’ambito di una delle piú felici espressioni dell’artigianato artistico degli Etruschi.È infine importante sottolineare che, al di là della bellezza o della rarità dei materiali esposti, il percorso riesce nell’intento di raccontare in maniera esauriente e chiara la storia di Cerveteri, anche grazie all’enfasi assegnata ai dati ricavati in seguito alle indagini archeologiche che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno interessato l’area urbana. Se è vero, infatti, che ad arricchire musei italiani e stranieri sono stati innanzitutto i ricchi corredi funerari, l’esplorazione della città antica ha permesso di definirne con sempre maggiore precisione il profilo sociale ed economico.

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doVe e quando

«Gli Etruschi e il Mediterraneo.La città di Cerveteri»Roma, Palazzo delle Esposizionifino al 20 luglioOrario do-ma-me-gio, 10,00-20,00; ve-sa, 10,00-22,30; lu chiusoInfo tel. 06 39967500;www.palazzoesposizioni.it

Qui sopra: psykter (vaso per raffreddare il vino nei banchetti) attico a figure rosse, da Cerveteri.500-480 a.C. Londra, British Museum.

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mostre • cerveteri

dromos a gradini e le sepolture sono sistemate in un solo grande am-biente a pianta quadrangolare.

un monumento unicoCiò che però la rende eccezionale è il fatto che le superfici interne sono decorate con elementi a rilievo di-pinti a piú colori. Spiccano soprat-tutto le riproduzioni di utensili, accessori, armi, strumenti musicali, mobilia. Una simile meraviglia, che si può ammirare al di là di una fine-strella (esigenze di conservazione delle pitture hanno imposto, come per le tombe dipinte di Tarquinia, la sospensione delle visite all’interno del monumento), è, al di là di con-siderazioni culturali e artistiche, uno degli specchi piú fedeli e reali-stici della vita quotidiana al tempo degli Etruschi.Poco oltre, la via sepolcrale princi-pale si biforca e, in corrispondenza della biforcazione, si affaccia la

tomba della casetta, databile agli inizi del VI secolo a.C. Come sug-gerisce il nome, l’interpretazione in chiave funeraria dell’architettura domestica, con tanto di finestrelle fra i vari ambienti, risulta in questo caso particolarmente accentuata.

Per convenzione, il ramo della strada sepolcrale principale che si snoda alla destra della Tomba della Casetta prende anche il nome di via degli inferi. Il tracciato, scavato nel tufo, conserva l’impronta delle ruote dei carri che lo percorrevano e prose-

A destra: una delle camere sepolcrali della Tomba dei Leoni dipinti.Seconda metàdel VII sec. a.C.In basso: l’interno della Tomba policroma. Seconda metà del VI sec. a.C.Sulle pareti si conservano tracce di fasce dipinte in rossoe nero.

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gue fino al margine dell’area recin-tata. Ma il confine della zona custo-dita è un limite solo fittizio, poiché la strada prosegue ancora per un lungo tratto, fino a raggiungere il pianoro sul quale sorgeva la città.

sulla via degli inferiE, anzi, la parte piú spettacolare della via degli Inferi è proprio quel-la che si trova immediatamente al di là del recinto: qui, infatti, la strada fu scavata negli anni Venti del Nove-cento da Mengarelli e, dopo un lungo abbandono, è stata oggetto di varie campagne di ripulitura, grazie alle quali è oggi possibile percorrer-ne, abbastanza agevolmente, il pri-mo tratto. Il declinare di questo lembo del pianoro della Banditaccia viene assecondato dal tracciato, che si fa di conseguenza sempre piú infossato nel banco roccioso, assu-mendo l’aspetto tipico delle tagliate, o vie cave, degli Etruschi.Chi voglia seguire questo suggeri-mento dovrà tuttavia tener conto che, per raggiungere il percorso appena descritto, occorre uscire dall’area recintata e, di fatto, riper-correrne dal di fuori l’intero svilup-

po: per questo, non si può non spe-rare che, nell’ambito degli interven-ti che si stanno attuando per rilan-ciare la necropoli della Banditaccia, sia prevista l’utilizzazione del can-cello (che già esiste!) al termine dell’itinerario di visita e che dista solo poche decine di metri dal trat-to esterno della via degli Inferi.Proseguendo invece all’interno, su-perata la Tomba della Casetta, sulla sinistra, si succedono due aree oc-cupate da tombe a dado riunite in

veri e propri isolati e realizzate in un arco cronologico compreso tra la seconda metà del VI e il V secolo a.C. È questo uno dei settori della Banditaccia in cui il termine necro-poli, cioè «città» (polis) dei «morti» (nekros), sembra trovare una delle sue piú efficaci rappresentazioni: i

Visitare la necropolipianta del settore recintato della necropoli della Banditaccia, con l’indicazione delle tombe che compongono il percorso di visita tradizionale: a. Ingresso (biglietteria); 1. Tomba dei Capitelli; 2. Tomba della Capanna; 3. Tomba dei Rilievi; 4. Tomba della Cornice; 5. Tomba della Casetta; 6. Tombe a dado (via dei Monti della Tolfa, via dei Monti Ceriti); 7. Tumulo Maroi; 8. Tumulo Mengarelli; 9. Tumulo del Colonnello; 10. Tomba policroma.

La Tomba delle Colonne doriche, situata all’inizio del tratto della via degli Inferi che si snoda all’esterno dell’area recintata. IV sec. a.C.

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Coronamento ideale dell’itinerario, oltre al tratto della via degli Inferi esterno all’area recintata, può essere la visita dei cosiddetti grandi tu-muli (tra cui quelli della nave, de-gli animali dipinti e degli Scudi e delle Sedie), per la quale è però necessario rivolgersi al personale di custodia in servizio presso la bi-glietteria del sito.

sepolcri che si affacciano sulle stra-de denominate via dei monti ce-riti e via dei monti della tolfa evocano infatti un vero e proprio quartiere urbano, con case e botte-ghe ordinatamente allineate.

tumuli grandiosiL’ultima parte dell’itinerario ab-braccia una sequenza composta da tre tumuli di notevoli dimensioni, denominati maroi, del colonnel-lo e mengarelli. Il primo, databile entro la prima metà del VI secolo a.C., ospita tre tombe, la piú inte-ressante delle quali si articola in vari ambienti: dal dromos a gradini, al termine del quale si aprono due camerette laterali, si accede alla struttura principale, che presenta un atrio di forma ellittica e poi un ampio vano speolcrale, il cui spazio è diviso da due pilastri. Da notare è la resa del soffitto, che presenta in-cisi riquadri con un motivo a gra-ticcio che imita l’incannucciato adottato nelle case.Nel Tumulo del Colonnello (VII secolo a.C.) si aprono invece quat-tro tombe, una delle quali replica il modello già osservato all’inizio del percorso nella Tomba della Capan-na. Nel tumulo intitolato a Raniero Mengarelli, databile anch’esso al VII secolo a.C., si apre invece un solo sepolcro, dall’assetto particolarmen-te elaborato, con un vestibolo cir-colare e varie camere di sepoltura. Inoltre, con un po’ di attenzione, si possono individuare tracce di colo-re rosso e nero che facevano parte di una decorazione pittorica che enfatizzava i motivi architettonici scolpiti nel tufo.Nel riprendere la via degli Inferi in direzione della biglietteria (e dun-que dell’uscita), merita un’ultima sosta la tomba della cornice, un sepolcro dall’impianto simile alla Tomba dei Capitelli, in cui la net-tezza e la regolarità degli elementi scolpiti – tra cui il mensolone che corre lungo le pareti dell’atrio e che dà nome al monumento – sono particolarmente evidenti e denota-no la maestria acquisita dagli scal-pellini attivi a Cerveteri.

eufRonIo ToRna a CaSa

dal 1967 il Museo nazionale Cerite racconta l’intera parabola della storia di Cerveteri, dall’età villanoviana fino alla romanizzazione, con una selezione di materiali restituiti dagli scavi condotti, oltre che nella necropoli della Banditaccia, in quelle del Sorbo e di Monte Abatone e nell’area urbana. Fino al prossimo 20 luglio, in parallelo con la mostra allestita a Roma e per festeggiare il decimo anniversario dell’inserimento della Banditaccia tra i beni del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, la sala del piano superiore del museo – che ha sede nel castello un tempo di proprietà della famiglia Ruspoli – accoglie inoltre uno dei reperti piú celebri tra quelli provenienti da Cerveteri: si tratta della magnifica coppa attica a figure rosse plasmata da Eufronio e dipinta da Onesimo, restituita all’Italia dal Getty Museum di Malibu nel 1998.

doVe e quando

Necropoli della BanditacciaCerveteri, piazzale Mario Moretti (già della Necropoli)Orario ma-do, dalle 8,30 a un’ora prima del tramonto; chiuso lu,1° gennaio e 25 dicembreInfo tel. e fax 06 9940001;www.cerveteri.beniculturali.it

paticolare della coppa attica a figure rosse firmata da eufronio e dipinta dal suo allievo onesimo. 500-490 a.C. Roma, Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. nel tondo centrale interno è raffigurata l’uccisione di priamo e del piccolo astianatte per mano di neottolemo, figlio di achille, alla presenza di polissena, affranta dal dolore.

doVe e quando

Museo Archeologico Nazionale CeriteCerveteri, piazza S. Maria 1Orario tutti i giorni, 8,30-18,30, chiuso i lunedí non festivi,il 1° gennaio e il 25 dicembreInfo tel. 06 9941354; www.cerveteri.beniculturali.it


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