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Chiesa di San Carlo Borromeo: profilo storico-architettonico e analisi dello stato di conservazione

Date post: 27-Nov-2023
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Vicende storico-costruttive

La chiesa della Confraternita di San Carlo Borromeo ha origini antichee, allo stato attuale della ricerca, ancora non ben definite. La struttura sacra,realizzata facendo ricorso a costituenti di tufo locale, sorge ai margini del pe-rimetro urbano fortificato orientale della città di Sessa Aurunca e si articolasu due livelli. Al primo è la chiesa, a quello ipogeo il sepolcreto. La facciataprospetta su un piccolo slargo in cui confluiscono via dei Pignatari (che ori-gina dal centrale corso Lucilio) e la strada che costeggia l’attiguo complessomonastico di San Domenico. La chiesa è posta anche a ridosso dell’area untempo pertinenza del grande convento agostiniano oggi sede dell’istituto diistruzione “Agostino Nifo”. L’impianto originario è attribuibile, a giudicaredai limitati riscontri documentari, al XIII secolo, riferito alla chiesa dedicataalla Madonna della Neve e successivamente a San Francesco, detta “dei Pi-gnatari” per la presenza di botteghe vasaie poste nei suoi pressi. Tra l’altro,questa è messa in relazione con il presunto soggiorno e miracolo del Seraficonella città di Sessa. Nel 16151 divenne sede esclusiva della Confraternita diSan Carlo Borromeo, titolare anche della struttura.La facciata presenta un impaginato di stilema barocco, nel complesso

elegante ma poco slanciato. Il palinsesto si articola in una parte centrale, de-limitata da paraste tuscaniche in stucco, sulla quale si apre l’unico accesso,costeggiato da due ulteriori piccole paraste che sorreggono una cornice contimpano spezzato. Al centro di quest’ultimo è un cartiglio in stucco che, pro-babilmente, conteneva lo stemma della Confraternita. La parte centrale delprospetto è sormontata da un grande timpano circolare, separato dalle para-ste sottostanti tramite un fregio, contenente un ovale con i resti di un dipinto

* Francesco Miraglia ha redatto la sezione Analisi del degrado ed interventi di conserva-zione della materia, Corrado Valente quella Vicende storico-costruttive.

1 Cfr. in proposito T. DE MASI, Memorie istoriche degli aurunci antichissimi popoli del-l’Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli 1761, p. 284.

CHIESA DI SAN CARLO BORROMEO:PROFILO STORICO-ARCHITETTONICO

E ANALISI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE*

di Francesco Miraglia - Corrado Valente

deteriorato. La facciata si prolunga coprendo l’ingombro delle cappelle late-rali e, in aderenza con ambienti di servizio che prendono luce da un oculo, siconclude con una parasta del tutto simile a quelle centrali. Al centro di ogniparete si apre un oculo e su quella di destra imposta una piccola torre cam-panaria, articolata su due livelli, ognuno dotato di aperture ad arco, dei qualiil primo presenta paraste angolari; il secondo, di dimensioni minori, mostravolute angolari. Sulla sommità, una piccola copertura “a cipolla” concludel’elegante struttura.L’interno della chiesa è a navata unica, con ingresso coperto da una can-

toria in legno riferibile al XVIII secolo, finemente lavorata, con la balaustra -in cattive condizioni di conservazione - impreziosita da piccoli dipinti inseritiall’interno di pannelli. Dell’organo resta, purtroppo, solo la struttura lignealavorata che conteneva le canne. Sotto la cantoria, addossati alle pareti, si os-servano due confessionali di matrice sette-ottocentesca - anch’essi molto le-

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Fig. 1 - Chiesa di San Carlo Borromeo, fron-te. Il discreto stato di conservazione delle fi-niture esterne, oggetto di un recente inter-vento di manutenzione, appare in netto con-trasto con il contesto di forte degrado riscon-trabile all’interno della struttura sacra.

Fig. 2 - Chiesa di San Carlo Borromeo,pianta del livello superiore (elab.: arch.Corrado Valente).

FRANCESCO MIRAGLIA - CORRADO VALENTE

sionati - che ben si inseriscono nel complesso decorativo barocco. Ai lati del-la prima campata, infine, sono i poc’anzi citati ambienti di servizio, su unodei quali insiste la torre campanaria.Seguono due cappelle per lato, delle quali la prima di destra contiene una

tela settecentesca raffigurante la Madonna con Bambino tra i santi Agostinoe Lazzaro; la seconda, invece, ospita il gruppo scultoreo della Deposizione; laprima di sinistra dispone, sull’altare, di un busto ligneo sette-ottocentesco,che ritrae San Giuseppe con Bambino; la seconda mostra, invece, una telaraffigurante San Lazzaro2.L’abside quadrangolare, coperta con una volta a botte preceduta da una

crociera a sesto leggermente acuto, diviene il prosieguo, in questo spazio, diquelle che coprono la navata. Ai lati del primo ambiente absidale sono gli in-gressi alla sagrestia e alla sala degli ex voto. I varchi sono incorniciati con la-stre di marmo intarsiate, sormontate con medaglioni in cui sono raffigurati,rispettivamente, Carlo III di Borbone e la consorte, benefattori della Confra-ternita. Sulla parete di fondo è un pregevole altare del XVIII secolo, realizza-to con marmi policromi intarsiati arricchiti da elementi scultorei. Il palinse-sto superiore in stucco, purtroppo in parte perduto, racchiude una pala di di-screta fattura, raffigurante San Carlo in preghiera.

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2 Come è noto, San Lazzaro era invocato per la cura della lebbra, molto diffusa e temutanel mondo antico. Intorno alla sua figura si costituì l’ordine ospedaliero omonimo, con lo sco-po di prestare assistenza ai malati, riconosciuto da papa Pasquale II nel 1113.

Fig. 3 - Chiesa di San Carlo Borromeo, pianta del livello ipogeo (elab.: arch. Corrado Valente).

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Fig. 4 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello superiore. In evidenza, ciò che rimane del-la cantoria in legno. Al disotto, il portone di ingresso, recentemente verniciato.

Fig. 5 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello superiore, particolare del pavimento maio-licato. Si noti il preoccupante stato di conservazione, che evidenzia distacchi superficiali.

FRANCESCO MIRAGLIA - CORRADO VALENTE

L’aula è sufficientemente luminosa, grazie alla presenza di alcune finestresulle arcate delle cappelle laterali. Lungo le pareti della navata e delle cappellesono varie decorazioni di gusto barocco: tra gli elementi floreali (particolarianche le foglie di acanto rovesce sulle paraste al posto dei capitelli) spiccanole conchiglie, che nella simbologia cristiana evocano la purezza spirituale, larinascita nella Grazia e il pellegrinaggio. La conchiglia, in quest’ultimo caso,è associata anche a San Rocco e a San Giacomo Apostolo.Ulteriore elemento di pregio è la pavimentazione, realizzata con preziose

maioliche ascrivibili al XVIII secolo. Gravemente vulnerata, si riesce ad ap-prezzarne la bellezza nelle porzioni sopravvissute al degrado. Gli elementicaratterizzanti la decorazione policroma delle maioliche (giallo, blu, verde ebianco le tonalità prevalenti) sono motivi naturalistici (palme, fiori, volute)misti ad elementi geometrici semplici e a cornici mistilinee.La sagrestia, posta a destra dell’abside, consiste in un ambiente quadrango-

lare coperto con una volta a padiglione decorata con stucchi. Sulla parete op-posta all’ingresso è un piccolo altare, sormontato da una preziosa edicola ligneapolicroma (in blu e oro) con volute laterali che sostengono colonne corinzie, trale quali è una tela raffigurante la Madonna con Bambino tra i santi Carlo Bor-romeo e Agostino. A sinistra dell’ingresso è conservata una tela di discreta fat-tura, riferibile al XVIII secolo, raffigurante il banchetto del ricco Epulone3.L’ambiente simmetrico alla sagrestia è attualmente adibito a sala degli ex

voto. Da qui si accede ad un’ampia scala, ben illuminata, che conduce allacappella sottostante, coperta con una volta a crociera. L’accesso alla scala, digusto barocco, è preceduto da un pianerottolo, la cui pavimentazione è inmisto di cotto e maioliche. Al centro di un quadro cruciforme è l’imponentestemma della Confraternita: in una cornice costituita da volute sono dipintetre vette in basso con, nella parte centrale, altrettante stelle su fondo giallooro. Una corona chiude la parte sommitale dello stemma, mentre ai lati sonoavvinghiati due rami di ulivo con frutti. La voluta inferiore imprigiona unafascia con l’iscrizione “REG.O MONTE DI S. CARLO 1778”. L’anno del-l’iscrizione è riferibile con tutta evidenza alla realizzazione della pavimenta-zione e, probabilmente, anche della scala di accesso alla cappella inferiore. Ilmodello dello stemma, più piccolo, senza i simboli interni e la corona, macon i due rami d’ulivo, si presenta sugli altri due pianerottoli che si incontra-no scendendo.

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3 L’opera raffigura la parabola narrata da Gesù, riportata nel vangelo di Luca (16, 19-31),in cui un uomo ricco era seduto a banchettare, non curandosi del vicino mendicante Lazzaro.Dopo la morte la sorte cambiò e il ricco fu costretto alle fiamme, mentre il povero sedette ac-canto ad Abramo. Il nome Epulone non è citato nel testo evangelico, che parla solo di un uo-mo ricco. Infatti è frutto di una deformazione del verbo latino epulor.

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Fig. 6 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello superiore. Particolare del pavimento ma-iolicato, aggredito da una consistente quota di degrado.

Fig. 7 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello superiore. In evidenza la lapide, colpitadall’azione dell’umidità di risalita capillare.

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La cappella inferiore è costituita da un ambiente centrale che insiste al di-sotto della navata superiore. È alquanto alta e non può essere considerata allastregua di una semplice cripta. Anche se all’attualità non si percepisce, a causadi una trincea realizzata per isolare la parete della scala dal terrapieno, un tem-po essa affacciava direttamente su un sentiero che immetteva sulla strada extramoenia di San Domenico. Nei suoi pressi si intravede una vecchia edicola, cheprobabilmente accompagnava verso quella che un tempo era una cappella,successivamente utilizzata per la tumulazione. Ritornando all’ambiente ipo-geo, pregevole è il disegno maiolicato policromo, meglio conservato di quellodella cappella soprastante, che si staglia sulle mattonelle di cotto rustico e raf-figura una rosa dei venti con punte di colore bianco e blu. Intorno a queste siintrecciano due fasce mistilinee, concavo-convesse, che rievocano dei marmi.In corrispondenza delle punte cardinali, da due volute spuntano altrettanti ra-mi di palma: quelli in corrispondenza dell’ingresso e dell’abside si intersecanocon la punta; quelli corrispondenti alle altre due si sviluppano, invece, ad unacerta distanza. Al centro dell’elemento stellare una botola circolare chiusa dauna grada metallica collega all’ipogeo funerario.Lungo il perimetro della cappella corre una fascia maiolicata con all’in-

terno il dipinto di un tralcio continuo di vite con grappoli d’uva, che rappre-senta un esplicito richiamo al significato eucaristico. In testa, all’interno diuna piccola abside quadrangolare coperta con volta a botte decorata constucchi, è un pregevole altare in marmi policromi ed elementi scultorei delXVIII secolo. Al disopra di questo, in una nicchia posta all’interno di deco-razioni a stucchi, è una croce lignea. Il pavimento in maioliche colorate sisviluppa assecondando l’assetto planimetrico dell’altare. Su tutte le paretidella cappella, infine, sono presenti nicchie binate. Sulla parete di sinistra,tramite un varco con trabeazione, si accede alla camera detta della “TerraSanta”: una sala rettangolare non molto ampia, coperta con una volta a bot-te, con dodici nicchie, dove un tempo si ponevano i cadaveri seduti a decom-porre. Sotto le nicchie sono alcune vasche. Al centro, è possibile osservareun’altra botola per l’inumazione dei defunti, chiusa con una pietra. Sulla pa-rete di fondo è un altare in muratura stuccato e, al disopra, un’edicola con-tenente i resti di un dipinto raffigurante la Madonna con Bambino e le animedel Purgatorio.Dall’analisi di una visita di mons. Francesco Granata (1701-71), effet-

tuata il 3 agosto 1760, si apprendono alcuni dati interessanti sulla struttura.Il priore al tempo era Agostino Matano; suoi assistenti, Crescenzo Simeonee Marco della Rosa. Nella chiesa celebrava un sacerdote che, ovviamente, di-pendeva dal vescovo. Sull’altare maggiore era esposta la statua argentea diSan Carlo, ancora ivi custodita. Erano presenti tre cappelle: quella di SanLazzaro, con la sua statua in cartapesta; quella dedicata alla Madonna della

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Fig. 9 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello ipogeo. L’umidità di risalita capillare ha fa-vorito, anche sulle murature interne, la formazione di patina biologica ed ha provocatolacune di intonaco.

Fig. 8 - Chiesa di San Carlo Borromeo, scala di collegamento con il livello ipogeo. Parti-colare della volta, che presenta evidenti patologie di degrado, soprattutto riguardo l’inte-grità dell’intonaco e della coloritura.

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Fig. 11 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello ipogeo. Scorcio della camera detta della“Terra Santa”. Si notino la significativa ed estesa presenza di patina biologica, le lesionidi intonaco e degli elementi costituenti la pavimentazione.

Fig. 10 - Chiesa di San Carlo Borromeo, livello ipogeo. Particolare del pavimento maio-licato con in evidenza una porzione della decorazione stellare, in precarie condizioni diconservazione.

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Fig. 12 - Chiesa di San Carlo Borromeo, li-vello ipogeo. Altare in marmi policromi, al-logato in uno spazio fortemente degradato.

Figg. 13, 14 - Chiesa di San Carlo Borro-meo, fronte sud. In evidenza, la diffusapresenza di vegetazione infestante erba-cea, che ricopre gran parte dello spazioesterno. Si noti, altresì, l’assenza di alcunicanali pluviali, che ha provocato, nel tem-po, consistenti alterazioni dell’intonacodovute al percolo delle acque piovane.

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Neve, nella quale era un’epigrafe che il prelato riporta integralmente; infine,la cappella dedicata a San Francesco. Anche questa conteneva un’epigrafe,del 1755, riportata integralmente nel documento. In essa, in particolare, sicommemoravano i prodigi operati dal Serafico durante il XIII secolo e ci siriferiva alla chiesa a lui dedicata, sulla quale successivamente fu edificata lastruttura sacra intitolata a San Carlo.

Analisi del degrado ed interventi di conservazione della materia

Nel moderno dibattito sulla tutela, che ha per buona sorte mutuato leistanze della Carta Internazionale del Restauro di Venezia (1964), la nuovaaccezione di “monumento” assume un ruolo di fondamentale importanza,tratteggiando un percorso di maturazione del giudizio che ne consacra, atutti gli effetti, il valore di civiltà, quale “bene culturale”.Con la redazione della citata Carta, dunque, grazie all’impegno di figure

di primissimo piano nello scenario internazionale quali Roberto Pane e PieroGazzola, si proscrive con chiarezza il limitante concetto di “architettura mi-nore” e si amplia decisamente quello di monumento, considerando quest’ul-timo una testimonianza di respiro culturale4.Muovendo i passi da questo prezioso quanto attuale assunto, appare utile

analizzare lo stato di conservazione della chiesa di San Carlo Borromeo, cherientra appieno nell’accezione poc’anzi enunciata, non soltanto perché strut-tura sacra, ma anche per il suo significativo ruolo nel contesto socio-cultu-rale della città di Sessa Aurunca.L’analisi delle patologie di degrado5 riscontrate nella chiesa principia

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4 L’innovativa considerazione di monumento come “bene culturale” è palesata nella sud-detta Carta sin dall’articolo 1, che afferma: «La nozione di monumento storico comprende tan-to la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la te-stimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento stori-co», chiarendo, nel successivo periodo, che questa nozione «si applica non solo alle grandi ope-re ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale».

5 L’analisi del degrado, esplicitata attraverso un puntuale rilievo finalizzato ad accertare lostato di conservazione dei materiali componenti la struttura esaminata, va condotta in accor-do con le raccomandazioni raccolte nell’Uni 11182/2006 (Materiali lapidei naturali ed artifi-ciali. Descrizione della forma di alterazione - Termini e definizioni), cui si rimanda per l’esau-stiva comprensione delle singole patologie. Il suddetto lessico suddivide le manifestazioni didegrado in due macro-categorie: l’alterazione (che non conduce necessariamente alla perditadi materiale ed è in genere un processo reversibile) e la degradazione (che comporta, nellagran parte dei casi, la perdita di materiale). Tra i casi più ricorrenti di alterazione si ritrovanola patina biologica, l’alterazione cromatica o la crosta; tra quelli più frequenti riferiti alla de-gradazione, invece, si annoverano la mancanza, la lacuna, l’erosione o l’alveolizzazione.

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dall’esterno. Mentre la fronte, che dà sulla piccola piazza antistante, tinteg-giata di recente facendo ricorso a cromatismi chiari e tenui, non desta al mo-mento particolari preoccupazioni, presentando trascurabili alterazioni dovu-te perlopiù al dilavamento delle acque meteoriche ed agli shock termici, è ilversante di sud-est a disvelare un quadro di più complessa articolazione. An-zitutto, sin da una prima analisi si nota l’inadeguatezza dei canali pluviali,danneggiati in più punti, unita ad evidenti fenomeni di patina biologica6 edalla presenza di vegetazione infestante erbacea. L’azione dell’acqua ha altresìprovocato significative lacune di intonaco.Anche le coperture non vivono migliore condizione conservativa, presen-

tando estese disconnessioni del manto isolante, in gran parte costituito dainadeguata guaina bituminosa, peraltro ormai largamente usurata, perché,con tutta evidenza, non oggetto di manutenzione.Ad ogni modo, giova rilevare che i danni più consistenti si registrano ne-

gli ambienti interni della struttura sacra. Il pavimento maiolicato, a causadella costante presenza di umidità, ha subìto il distacco dello smalto e la sca-gliatura di svariati elementi. Altresì, estese lacune di intonaco caratterizzanole porzioni basamentali della muratura. Spostandosi verso gli spazi ipogei, lasituazione peggiora significativamente, soprattutto a causa della diffusa pre-senza di umidità di risalita capillare. Anche in questo caso, le patologie piùricorrenti attengono alla presenza di patina biologica e a lacune di intonaco.Dopo la doverosa analisi delle patologie di degrado, si procede all’indivi-

duazione di opportuni interventi di conservazione della materia, suddivisiessenzialmente in tre tipologie: pulitura, consolidamento ed integrazione.Come poc’anzi enunciato, nella struttura in parola sono state riscontrate

patologie originate dalla massiccia presenza di umidità di risalita capillare, so-prattutto in corrispondenza del livello ipogeo. Ciò rende necessario un diffusointervento di pulitura, con la previsione del ripristino, nei casi in cui si dimostriimpraticabile la riadesione, degli intonaci profondamente ammalorati.L’eliminazione della patina biologica sarà assicurata tramite un’operazio-

ne di pulizia e disinfezione: gli organismi biodeteriogeni saranno asportatifacendo ricorso a spatole di legno, dopodiché la superficie sarà pulita conspazzole di saggina; a ciò farà seguito un mirato trattamento delle superficicon sali quaternari di ammonio. Come accennato, dovrà procedersi, quandopossibile, alla riadesione degli intonaci distaccati, tramite iniezioni di maltinadi calce idraulica, proseguendo con l’integrazione delle lacune sempre conprodotti a base di calce. La vegetazione erbacea andrà eliminata con l’utiliz-

6 La patina biologica, che trae origine dalla presenza di organismi biodeteriogeni, è cosìdescritta nel lessico: «Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrgani-smi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato».

FRANCESCO MIRAGLIA - CORRADO VALENTE

zo di appositi disseccanti e la sua ricomparsa scongiurata con il preventivotrattamento a mezzo di sali quaternari di ammonio. Infine, dovranno essereprevisti il consolidamento della pavimentazione maiolicata con opportuneresine ed il rifacimento dell’intero manto di copertura, estesamente danneg-giato, con l’impianto di coppi. Successivamente all’intervento sulla pavimen-tazione, potrà essere utile collocare sulla stessa una pedana galleggiante tra-sparente, con lo scopo di evitarne l’ulteriore usura a causa del calpestio e dipermetterne, nel contempo, l’osservazione.Gli interventi poc’anzi descritti, non definitivi, dovranno ovviamente rap-

presentare la prima tappa di un articolato programma di manutenzione dellastruttura, necessario ad impedire ulteriori peggioramenti del suo stato diconservazione.

Appendice

Die p.mo m. aprilis 1743 Suessae Curia, p.ntata per oeconomos S. Ca-roli petentes, et in fidem, Marra Actuus.Dichiariamo noi s.tti parrochi di q.sta città di Sessa qualm.e sebbene con

nostro mem.le da noi sott.i si fusse suppl.to Mons.r Ill. Vescovo e sua Curia,acciò si fusse ordinato al rev. Cappell.o della ven.bile Confraternita di S.Carlo di d.a città che non dovesse portar l’insegna della stola, associandodetta Confraternita e che nell’occasione di morte di alcuni de fratelli di d.aConfraternita non s’impedissero li suppl.ti di entrar in d.a chiesa a far le fun-zioni sopra il cadavere, che spettar dovevano farsi a parrochi, non già al d.ocapp.no, e da d.a Corte vescovile si fusse con suo decreto così ordinato. Contutto ciò conoscendo che ne’ l’uno ne’ l’altro anche che avesse qualche sus-sistente di rag.e pregiudica alla giurisdizione e deritti de parrochi, e conside-rando ancora che per difendere e proseguire le di loro pretenzioni vi neces-sitarebbe grave dispendio e ne portarebbe a med.mi molti imbarazzi quindi èche per l’accennati ed altri riflessi considerati da loro savi anno risoluto, edeliberato di cedere sincome spontaneamente cedono e rinunciano al dettoricorso ed alle ravvisate loro pretenzioni, e si contentano che su di ciò s’os-serva l’antico solito, che per il passato pacificam.te si è pratticato dalla d.aconfraternita, e perciò in vigore della presente danno per rotti e cassi gli attiin d.a Corte Vescovile, e così dicono e dichiarano, e si contentano et q.nus;danno il loro consenzo a cautela; Sessa p.mo marzo 1743. Io d. Giacinto To-bia par. della parrocchial chiesa di S. Benedetto dichiaro e mi contento, ce-do, rinuncio ut supra. Io d. Gius.e parr.o Testa cedo, dichiaro, mi contento,e rinuncio, come sopra. Io d. Marco Capuano parr.o cedo e dichiaro, rinun-cio, e mi contento come s. Io Agostino Mascolo sono test.o. Io Serafino

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Abronzini sono test. Io Fede d.o N.r Nicola di Meo di Sessa, le sud.e sotto-missioni esserno proprie mani delli sud.i RR. D. Giacinto Tobia, D. Dom.coAnt.o Ciar(…), D. Gius.e Testa, D. Marco Capuano e D. Tomaso Marzuccioparroco di d.e parrocchie rispettivam.te, e li med.mi esserno tali q.li si fannoin fede ric.to ho seg.to. Sigillum in forma.

Visita del vescovo Granata alla confraternita

Aegrotis pariter rebus, et aere suo. A. D. 1760.Visitavit corpus Eccl.ae, et laudavit. Adest una sedes confessionalis, una

sepoltura et duae campanulaeConfraternita di S. CarloDie 3 m.s Augusti 1762 Suessae. Idem Ill.mus, et R.mus D.nus visitator

associatus quibus sup.a accessit ad Eccl.am S. Caroli quae manutenet.r a lai-corum congregatione, et pro ea a’ tribus oeconomis, quorum prior ad p.s e’Augustinus Matano. Assistentes vero Crescentius Simeone, et Marcus dellaRosa. Habet proprium cappellanum ad nutum admovibilem, qui tenetur ibicelebrare missam omnibus dominicis et festis diebus. Congregatio regulat.rcertis statutis a Regia Maiestate approbatis, atq. Ill.mo, et R.mo D.no exhi-bitis. Visitavi altare maius eodem tit.o S. Caroli, et est decentissime ornatum.Adest in eo statua argentea eiusdem sancti. Visitavit altare sub tit.o S. Laz-zari, qot. manutenet.r a Cong.ne praed.a, et quam maxime laudavit; habetstatuam de charta depicta. Visitavit altare sub. tit.o S.ae M.ae ad Nives, etlaudavit.Visitavit altare sub tit.o Nativitatis D.ni n.ri Iesu Christi, et laudamus.

Adest in eo sequens inscriptio. Saecula non unquam similis miracula partus.Aut dederunt prisca, aut saecula futura dabunt. Concipit illaeso Virgo fecun-do pudore. Illaeso pariter Virgo pudore parit. Quid miremur apes innuptasgignerem quando nupta viro fetum Virgo pudica dedit. At qualem illa deditpuerum qui limine claudi haud potis est, subiit clausura verenda sinus. Nun-cius ipse Dei tanta haec miracula firmat virgineosque procul mandat abesse.Ingenium frustra exploras miracula obumbrat alea poli virtus, poscit, et um-bra fidem.Visitavit altare sub tit.o S. Fran.ci d’Assisiis, et quam maxime laudavit.

Adest in eo sequens inscriptio.ViatorMiraris, sub auspiciis Patriarchae Assisinatis Francisci ab imis haedicu-

lam, zelo, ac pietate magnificorum Leonis de Onuphriis, Ant. Rosso, et An-dreae Sorgente Eccl.ae huius Gubernatorum, utmoriam, atq. in Seraphicum Patre venerationem, qui anno MCCXL, dum

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vitales carpebat auras, hic diversatus est, miracula per patras ingentia ex ve-tustae eccl.ae reliquiis beatissimo heroi iam tum ab suessanis dicatae, templohoc in cultum Divi Caroli Borromaei erecto, nunc denuo intra alvum eiu-sdem excitarsi curatum est. Anno ab urbe redempto MDCCLV.In pavimento a parte Evangelii altaris praedicti adest sepultura pro

mag.co Leone d’Onofrio.Visitavit sacristiam, et in eo sacra suppellectilia, et laudavit.Visitavit corpus eccl.ae, et laudavit. Adsunt duae sedes confessionales,

organum, duae sepolturae, et duae campanulae.

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