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Geoturismo, enogastronomia e riti della civiltà contadina sulle colline dell'antico Contado di...

Date post: 27-Nov-2023
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GEOTURISMO, ENOGASTRONOMIA E RITI DELLA CIVILTÀ CONTADINA SULLE COLLINE DELL’ANTICO CONTADO DI MOLISE Antonio Di Lisio, Filippo Russo & Michele Sisto 1 Dipartimento di Studi Geologici e Ambientali Universitaà degli Studi del Sannio Via dei Mulini, 59/A – 82100 BENEVENTO Riassunto – Situato nel Molise meridionale, il settore dell’antico Contado medioevale, ai confini con la Capitanata (oggi Provincia di Foggia), rappresenta uno dei migliori esempi di condizionamento da parte degli elementi geologici e geomorfologici nei confronti delle strutture insediative, dei caratteri della conduzione agricola (in particolare per la viticoltura e la cerealicoltura) e persino degli aspetti antropologici della ritualitaà religiosa. Pochi altri luoghi, infatti, conservano immutate queste strette interrelazioni, nelle quali i paesaggi naturali dell’Appennino molisano-irpino, quelli urbani e quelli rurali, rispecchiano nella loro antichissima storia le testimonianze del rapporto stabilitosi tra le civiltaà umane e gli ambiti geo- ecologici di appartenenza. In considerazione di tutto questo, viene proposto un itinerario che tiene conto anche degli aspetti enogastronomici e storico-antropologici di questi luoghi, relativo a sei comuni della Provincia di Campobasso (Gildone, Jelsi, Riccia, Gambatesa, Tufara, Cercemaggiore), nei quali - accanto ad una gestione del territorio ancora largamente oculata e parzialmente incorrotta da certa modernitaà - sopravvivono antichi riti della tradizione contadina, tuttora fortemente radicati nell’ambiente di appartenenza. Un percorso a forma di “infinito” depositario di memorie ancestrali della cultura materiale e immateriale, ricco di peculiaritaà da valorizzare e luoghi meritevoli di tutela. Il Molise meridionale, territorio a forte carattere identitario L’itinerario proposto si snoda nella parte meridionale della Regione Molise (Fig. 1), in un settore dell’Appennino molisano-irpino interessato dagli affioramenti di sedimenti prevalentemente terrigeni, ascrivibili a serie di differente etaà e litologia (Sestini, 1963): argille varicolori oligo-mioceniche; sabbie, arenarie e marne mio-plioceniche; calcari e calcari marnosi cretacico-miocenici. Su questi terreni giacciono estese coltri di sedimenti quaternari di origine continentale (fluviali, fluvio-lacustri, detritici). Dal punto di vista geomorfologico, i versanti fluvio-denudazionali sono racchiusi nei bacini idrografici del Fiume Fortore e dei suoi subaffluenti in sinistra orografica; i pendii sono spesso affetti da fenomeni di instabilitaà, in relazione alla prevalenza di complessi argillosi a permeabilitaà pressocheé nulla. I rilievi sono complessivamente compresi, nelle altitudini tra i 200 m e i 1000 m s.l.m., con locali dislivelli a forte accentuazione (range 5° ÷ 15°), a causa delle litologie presenti. I caratteri climatici sono caratterizzati da precipitazioni comprese mediamente tra 600 ÷ 900 mm annui, con temperature medie annue intorno ai 12 °C e circa tre mesi definibili come “aridi”; complessivamente il clima si puoà definire temperato caldo umido ad estate calda o temperato sub- litoraneo (Aucelli et al., 2007). La conduzione dei suoli eà prevalentemente legata alla cerealicoltura e alle colture a foraggiere, con minore diffusione di coltivi permanenti (vigneti, uliveti) e dei boschi a latifoglie, dominati da cerri e roverelle e arbusteti, essenze caratteristiche delle associazioni vegetazionali di questa parte dell’Appennino (Sereni, 1972). In questo contesto territoriale e ambientale, sono sorti i seguenti sei centri del Molise meridionale, a suo tempo appartenenti all’area di confine dell’antico Contado di Molise con la Capitanata e il Principato Ultra (Sannio beneventano): Gildone (858 abitanti, 608 m s.l.m.), Jelsi (1567 abitanti, 580 m 1 [email protected] , [email protected] , [email protected] 1
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GEOTURISMO, ENOGASTRONOMIA E RITI DELLA CIVILTÀ CONTADINASULLE COLLINE DELL’ANTICO CONTADO DI MOLISE

Antonio Di Lisio, Filippo Russo & Michele Sisto1

Dipartimento di Studi Geologici e Ambientali Universitaà degli Studi del Sannio

Via dei Mulini, 59/A – 82100 BENEVENTO

Riassunto – Situato nel Molise meridionale, il settore dell’antico Contado medioevale, ai confini con laCapitanata (oggi Provincia di Foggia), rappresenta uno dei migliori esempi di condizionamento daparte degli elementi geologici e geomorfologici nei confronti delle strutture insediative, dei caratteridella conduzione agricola (in particolare per la viticoltura e la cerealicoltura) e persino degli aspettiantropologici della ritualitaà religiosa.Pochi altri luoghi, infatti, conservano immutate queste strette interrelazioni, nelle quali i paesagginaturali dell’Appennino molisano-irpino, quelli urbani e quelli rurali, rispecchiano nella loroantichissima storia le testimonianze del rapporto stabilitosi tra le civiltaà umane e gli ambiti geo-ecologici di appartenenza.In considerazione di tutto questo, viene proposto un itinerario che tiene conto anche degli aspettienogastronomici e storico-antropologici di questi luoghi, relativo a sei comuni della Provincia diCampobasso (Gildone, Jelsi, Riccia, Gambatesa, Tufara, Cercemaggiore), nei quali - accanto ad unagestione del territorio ancora largamente oculata e parzialmente incorrotta da certa modernitaà -sopravvivono antichi riti della tradizione contadina, tuttora fortemente radicati nell’ambiente diappartenenza.Un percorso a forma di “infinito” depositario di memorie ancestrali della cultura materiale eimmateriale, ricco di peculiaritaà da valorizzare e luoghi meritevoli di tutela.

Il Molise meridionale, territorio a forte carattere identitario

L’itinerario proposto si snoda nella parte meridionale della Regione Molise (Fig. 1), in un settoredell’Appennino molisano-irpino interessato dagli affioramenti di sedimenti prevalentemente terrigeni,ascrivibili a serie di differente etaà e litologia (Sestini, 1963): argille varicolori oligo-mioceniche; sabbie,arenarie e marne mio-plioceniche; calcari e calcari marnosi cretacico-miocenici. Su questi terrenigiacciono estese coltri di sedimenti quaternari di origine continentale (fluviali, fluvio-lacustri, detritici).Dal punto di vista geomorfologico, i versanti fluvio-denudazionali sono racchiusi nei bacini idrograficidel Fiume Fortore e dei suoi subaffluenti in sinistra orografica; i pendii sono spesso affetti da fenomenidi instabilitaà , in relazione alla prevalenza di complessi argillosi a permeabilitaà pressocheé nulla.I rilievi sono complessivamente compresi, nelle altitudini tra i 200 m e i 1000 m s.l.m., con localidislivelli a forte accentuazione (range 5° ÷ 15°), a causa delle litologie presenti.I caratteri climatici sono caratterizzati da precipitazioni comprese mediamente tra 600 ÷ 900 mmannui, con temperature medie annue intorno ai 12 °C e circa tre mesi definibili come “aridi”;complessivamente il clima si puoà definire temperato caldo umido ad estate calda o temperato sub-litoraneo (Aucelli et al., 2007).La conduzione dei suoli eà prevalentemente legata alla cerealicoltura e alle colture a foraggiere, conminore diffusione di coltivi permanenti (vigneti, uliveti) e dei boschi a latifoglie, dominati da cerri eroverelle e arbusteti, essenze caratteristiche delle associazioni vegetazionali di questa partedell’Appennino (Sereni, 1972). In questo contesto territoriale e ambientale, sono sorti i seguenti sei centri del Molise meridionale, asuo tempo appartenenti all’area di confine dell’antico Contado di Molise con la Capitanata e ilPrincipato Ultra (Sannio beneventano): Gildone (858 abitanti, 608 m s.l.m.), Jelsi (1567 abitanti, 580 m

1 [email protected], [email protected], [email protected]

s.l.m.), Gambatesa (1591 abitanti, 468 m s.l.m.), Tufara (1.120 abitanti, 420 m s.l.m.), Riccia (5.550abitanti, 711 m s.l.m.) e Cercemaggiore (4274 abitanti, 930 m s.l.m.).Tali centri rurali conservano tuttora i loro impianti originari sugli apici di rilievi prevalentementearenacei, meno soggetti ad erosione, dominanti i versanti argillosi di raccordo con le pianeintramontane. L’espansione urbana non ha intaccato del tutto questo assetto, ma lo spopolamentodelle campagne eà una delle cause dell’accentuazione dei fenomeni franosi, determinati dal venir menodelle antiche pratiche di conservazione e di miglioramento dei fondi rurali. Nel complesso, peroà , i caratteri paesaggistici di questo territorio lo configurano come un ampio geositoa sviluppo areale, sia per le particolari disposizioni geomorfologiche, sia per le emergenze puntuali.

I caratteri paesaggistici

Un territorio come quello del Molise meridionale, soprattutto nella ristretta area di studio, haconservato un forte imprinting territoriale, sedimentato nel corso dei millenni in relazione ai caratterifisiografici dei luoghi e alle interazioni con le numerose civiltaà succedutesi nel corso dei millenni(Turri, 2006).Il quadro paesaggistico che ne deriva si connota per una sua intrinseca sostenibilitaà , ante litteram, cherispecchia il prevalente carattere agro-silvo-pastorale dell’economia, in stretto contatto coi caratteriecologici del territorio. I segni di questo insieme, a forte connotazione unitaria e identitaria, si possono individuare nelladiffusione della viticoltura/olivicoltura e della cerealicoltura, il cui millenario impianto eà direttaconseguenza delle particolari caratteristiche geologiche e geomorfologiche del substrato; negli aspettidella religiosità popolare, immediatamente connessi a quel tipo di conduzione colturale; nellastrutturazione della rete tratturale, funzionale alla pastorizia, con le transumanze ad essa collegate.

Viticoltura, olivicoltura e cerealicoltura2

Fig. 1 – Ubicazione dell’area di studio e dell’itinerario proposto, con i luoghi d’interesse su base digitale(Modello Digitale del Terreno 40 m per pixel). Nel riquadro, si riporta la posizione dell’area in un’antica carta

della Capitanata olim Mesapiae, et Japigiae pars di Giovanni A. Magini, 1620 (http://www.digmap.eu.).

Collegate in maniera non casuale alle litologie presenti e alle particolari forme del rilievo, letradizionali colture del Molise meridionale sono caratterizzate dalla viticoltura e dai seminativicerealicoli. In particolare per la prima coltura, una parte dei comuni dell’itinerario proposto(Gambatesa e Tufara) ricadevano giaà nella prima delimitazione territoriale del Disciplinare diproduzione del Molise D.O.C. (1998), mentre gli altri paesi (Riccia, Cercemaggiore, Jelsi e Gildone) sonostati successivamente inclusi nel nuovo Disciplinare per la "Tintilia del Molise" che ascrive il terroirall’intero territorio regionale (B.U.R. Molise n. 13 del 16/06/2009). Com’eà noto, quello che eà divenuto ilvino molisano per eccellenza ha forse un’origine spagnola: il vitigno che alligna sulle collineprevalentemente terrigene, eà stato in passato a rischio estinzione, a causa della sua scarsa produttivitaà edella sua tendenza a privilegiare le altitudini superiori ai 200 m. Cioà ha comportato, nei decenni deldopoguerra, ad un progressivo abbandono della coltivazione a vantaggio dei vitigni di pianura molto piuàproduttivi. Ma la ripresa su vasta scala della coltivazione della Tintilia, oltre a giocare un ruolostorico/culturale, ha portato al ritorno di vecchie pratiche di gestione territoriale e, soprattutto, ad unritorno ad un indelebile carattere identitario dei paesaggi della zona, dove i vigneti si sposano con glioliveti assieme agli estesissimi campi a seminativi. Non eà un caso, quindi, che l’altra coltura regina dellecolline meridionali - l’ulivo - abbia una tale diffusione da aver ottenuto, per qualitaà , modalitaà diproduzione e caratteristiche organolettiche, la Denominazione di Origine Protetta (DOP) dell’olioextravergine di oliva “Molise”, prodotto anche nei sei comuni dell’itinerario (D. M. P.A.F. n. 65192 del16/10/2003).Nei campi di queste zone viene scandita l’evoluzione cromatica stagionale del paesaggio (dal verdeprimaverile al giallo estivo delle spighe al marrone dell’autunno), di pari passo coi ritmi delle praticheagrarie, ai quali, nella civiltaà contadina, si legano direttamente quelli dell’esistenza stessa, negli usi, neicostumi, nelle ritualitaà religiose che segnano il forte radicamento al territorio di appartenenza.

La religiosità popolare

Le millenarie ansie della civiltaà contadina, legate ai ritmi naturali delle colture e dell’allevamentoprevalentemente ovino-caprino, hanno definito una profonda religiositaà popolare, che nei suoi tratticonserva ancora ancestrali ritualitaà precristiane. Catturare e soggiogare i simboli del male e, in chiave augurale, confidare nella copiositaà dei raccolti, hadato origine a una diffusissima serie di riti agrari, ai quali si affiancano quelli delle uccisioni ritualicarnevalesche, solo apparentemente lontani da quelli agrari. Il Ballo dell’uomo-orso di Jelsi (Fig. 2a) e lamaschera del Diavolo di Tufara (Fig. 2a) sono infatti delle particolari forme di propiziazione di fertilitaàe, per questo, si collegano alla festa del grano di Cercemaggiore (8/10 agosto) e della stessa Jelsi (26luglio) e alla festa del pane di Gildone (13 giugno), unendosi in un tracciato simbolico ritual-propiziatorio alle sagre dell’uva sul principio dell’autunno che si tengono a Riccia (metaà di settembre)e a Gambatesa (inizi di ottobre).

La rete tratturale

Ultima - ma non per questo secondaria - eà la peculiare permanenza dei vecchi tratturi, assi viarilungo i quali, per millenni, le greggi hanno attraversato l’Appennino assieme ai loro pastori didannunziana memoria (“e vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su levestigia degli antichi padri”)2.

Un tale patrimonio ha finalmente trovato un’adeguata forma di tutela, con la Legge 1089/1939 econ la legge regionale 09/1997, grazie alle quali sono stati sottoposti questi antichi percorsi in quantobeni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico.

L’importanza di queste antichissime forme di utilizzazione del territorio eà stata ulteriormenterafforzata dal 1 giugno 2006, allorcheé si eà attivata la candidatura presso l’UNESCO del progetto “La

2 G. D’Annunzio, I pastori, testo tratto dal sito www.la-poesia.it/italiani/3

transumanza: i Regi Tratturi”, presentato dal Ministero dell’Ambiente assieme alle Regioni Abruzzo,Molise, Campania e Puglia.

Nel nostro caso ci si riferisce al Tratturo Lucera-Castel di Sangro nei pressi di Gambatesa cosìàdescritto nell’Atlante Capecelatro del 1652 (Fig. 2b): “[…] Caminando si passa lo Vallone della Volpara,quale Vallone sparte lo Territorio di Predicatiello da quello di Gambatesa, […] E camminando si passa loFiume Succita” (si osservi la mappa riportata in Fig. 1 di questo testo) “e la Taverna di Giovanni AndreaVarola di Gambatesa, restando inclusa in detto Tratturo conforme l’antica descrittione, e dalla Banda disotto dalla Tauerna Caminando […]. Da doue seguitando si passa lo Fiume di Festano, e camminando […]si arriua ad un luogo detto Lo Canfore, lassando il Fiume Tappino à mano sinistra per solco del Tratturo,e continuando si gionge al Capo dell’Isca dell’Ill.stre Duca di Termoli. (da Liebetanz, 1999).

a)

b)

Fig. 2 – a) Foto delle Maschere (stralcio di una foto di M. Fratino, modificata da internet); b) stralciocartografico dell’Atlante Capecelatro del 1652, tratto da Liebetanz, 1999.

L’itinerario proposto

Nell’ottica di un luogo a forte valenza paesaggistica e di forti tradizioni popolari viene proposto unitinerario a forma di “infinito”, volendo racchiudere in esso sia la valenza geopaesaggistica, sial’ancestralitaà di riti e costumi che lo caratterizzano dalla notte dei tempi. Pur ammettendo “alti gradi dilibertaà ” nella scelta dei percorsi, da intendersi come aperti e tutt’altro che coercitivi (per i possibili“sconfinamenti” in ambiti viciniori), il percorso qui suggerito puoà prendere inizio dal paese diCercemaggiore, la vera sentinella del Sannio, che si estende su di un’altura a 930 m s.l.m. Su di essa sipossono scorgere i resti di una fortificazione di epoca sannitica, le antiche testimonianzedell’appartenenza all’agro della colonia romana di Saepinum (cittaà situata a valle, nel comune diSepino, facilmente raggiungibile), ed un’estesa rete di tratturi minori che si collegavano al tratturoPescasseroli-Candela. Suggestiva la presenza di una grotta in arenarie cementate denominata delleFate, nella quale ancora una volta la geologia recita un suo ruolo determinante: il luogo eà connotato,infatti, da forme di erosione differenziale che la leggenda popolare attribuisce alla scolpitura operatada quegli esseri mitici per ricavarne suppellettili e mobilio.A breve distanza si incontra Jelsi, centro fondato probabilmente da popolazioni di provenienzabalcanica nel VII-VIII sec d.C. Molto noto per la sua Festa del grano, il piccolo borgo molisano dedica lerappresentazioni sacre e profane a base agraria - carri di legno privi di ruote trainati da buoi ( traglie)o carri trainati da mezzi agricoli, con raffigurazioni fatte di spighe di grano intrecciate - alla sua SantaPatrona, Sant’Anna, festeggiata il 26 luglio, alla cui intercessione il popolo attribuìà la protezione inoccasione del rovinoso terremoto sannita del 1805. Cioà per cui eà altrettanto noto, peroà , eà l’antico ritodi rinascita che si tiene agli inizi di febbraio, la Ballata dell’uomo-orso (recuperata da pochi anni), incui il bramito dell’animale tra i vicoli del paese, le sue lunghe corna bovine, il mantello nero, i denti

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aguzzi, terrorizzano gli astanti. Alla fine della rappresentazione, l’animale eà catturato e addomesticato,nell’atto simbolico della vittoria apotropaica del bene sul male. Proseguendo l’itinerario lungo paesaggi di grande fascino, in cui si delinea tutta la suggestionedell’Appennino molisano, si incontra dopo 18 km Gambatesa, famosa per il suo castello medioevale(trasformato in residenza rinascimentale) sull’altura del Colle Serrone, ritenuto uno dei piuà belli delMolise, che domina dall’alto il lago artificiale di Occhito, nato dallo sbarramento del Fiume Fortore. Ilcentro eà molto noto per la Sagra delle Traglie, riprese poi a Jelsi, e per la Sagra dell’uva, che si tiene agliinizi di ottobre.Da qui si raggiunge Tufara, distante solo 7 km, in cui sopravvive la piuà antica maschera del Molise,quella del Diavolo, che caratterizza le locali feste del Carnevale. Preceduto dai famosi fuochi diSant’Antonio Abate, il Carnevale si anima di una pantomima che vede la figura del Diavoloimperversare nel paese, accompagnato da due figure armate di falce, raffiguranti la morte, in unarappresentazione che atterrisce ma nel contempo rinnova gli auspici alla rinascita della vegetazione.Il percorso si conclude nell’abitato di Riccia. Ricca di testimonianze monumentali e di un MuseoEtnografico delle arti e tradizioni popolari, eà nota per la Festa di San Giuseppe - caratterizzata dasapori della civiltaà contadina - e per la Festa dell’uva, con carri allegorici, i cui inizi si collocano al 1930in coincidenza dell’istituzione della “Festa Nazionale dell’Uva” promossa direttamente da Mussoliniche intendeva sottolineare la “preminente importanza della cultura viticola del paese”. Da qui eàpossibile raggiungere di nuovo Cercemaggiore, dove si riprenderanno le principali arterie regionali.

Conclusioni

L’itinerario proposto evidenzia la stretta dipendenza dei caratteri paesaggistici dalle condizionigeologiche e geomorfologiche del territorio.Il paesaggio, infatti, in questa parte del Molise meridionale si eà modellato nei millenni a partire dacondizioni fisiografiche che hanno favorito modalitaà di insediamento, di impianto colturale e disviluppo della rete viaria che meglio rispondevano all’orografia collinare dei siti, ai caratteridell’erosione, allo sviluppo e alla densitaà della rete drenante, alla maturazione delle coltripedogenetiche, ai regimi termo-pluviometrici di questa parte dell’Appennino meridionale. In questo contesto paesaggistico, la sopravvivenza delle pratiche e dei riti della civiltaà contadina,riflesso antropologico di un forte attaccamento alla propria “terra”, rendono sempre piuà indifferibile ildiritto a preservare questi luoghi dagli attacchi dell’urbanocentrismo, del produttivismo e delfunzionalismo nella sola logica dell’utilitaà (Bonesio, 2007).La tutela degli spazi geografici del Molise meridionale, superando i pur validi proponimenti in terminidi vincolo (inteso come difesa passiva), a favore del concetto piuà propositivo della pianificazioneterritoriale, puoà promuovere con grande coerenza il dovere della protezione dei luoghi (CEP, 2000),mantenendo un’ottica di sostenibilitaà e di responsabilitaà per le generazioni future. Solo laconsapevolezza dell’unicitaà di certe forme territoriali, legate all’interazione tra fisiografia e civiltaàumane, puoà preservare i paesaggi intesi come opera collettiva storica, protratta nel tempo (Di Lisio etal, 2010). In questo senso, in ambiti fortemente segnati dallo spopolamento e dalla limitata capacitaàoccupazionale, puoà risultare particolarmente utile la promozione e la valorizzazione sostenibile diluoghi sostanzialmente intatti, come quelli proposti nell’itinerario geoturistico, enogastronomico e deiriti etno-antropologici dell’antico Contado di Molise.

Bibliografia

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DI LISIO A., RUSSO F. & SISTO M. (2010), Un itineéraire entre Geéotourisme et sacraliteé en Irpinia(Avellino, Campanie), Physio-Géo - Géographie Physique et Environnement, vol. IV, maggio 2010, pp.129-149.LIEBETANZ G. (1999), Caminandosi, Trattuto Tratturo …, Campobasso, Istituto Regionale per gli StudiStorici del Molise "V. Cuoco", pp. 296.SERENI E. (1972), Storia del paesaggio agrario italiano, Bari, Ed. Laterza, pp. 289.SESTINI A. (1963), Il Paesaggio, Collana "Conosci l'Italia", vol. VII, Milano, Touring Editore, pp. 232. TURRI E. (2006), Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato , Padova, Ed.Marsilio, V ed., pp. 237.www.comuni-italiani.it

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