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Il fascino dell'antico nell'Europa del XVIII secolo: il mito di Veleia e i viaggiatori francesi

Date post: 09-Dec-2023
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Conoscere, conservare, diffondere il proprio patrimonio artistico e storico costituisce una delle priorità dei paesi Europei. Gli aspetti istituzionali e le dimensioni socio-economiche di questo impegno sono stati il tema della tavola rotonda e della giornata di studi che si sono tenute il 6 e 7 maggio 2003 a Grenoble. Per iniziativa del Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Università Pierre Mendès-France e dell'Assessorato alla cultura della Regione Emilia-Romagna, rappresentanti delle comunità territoriali, conservatori, storici e storici dell'arte hanno potuto proporre le loro esperienze secondo un'ottica comparativa italo-francese che, d'altra parte, aveva costituito il filo conduttore anche di altre precedenti esperienze di studio proposte dal CRHIPA (Centre de Recherche en Histoire et Histoire de l'Art sur l'Italie et !es Pays Alpins). n percorso verso il decentramento della salvaguardia del patrimonio storico e artistico, cominciato da una ventina di anni, è oggi a un punto cruciale. Grazie alla nuova struttura ed alla nuova identità europea la riflessione sulle competenze locali e sul ruolo dello Stato si evolve rapidamente in Italia come in Francia. Nel settore della valorizzazione del patrimonio e della formazione l'Università costituisce un punto di riferimento sempre più importante per le istituzioni locali, anche in considerazione allo sviluppo di diversi profili professionali chiamati ad una organizzazione ed a una gestione più dinamiche della cultura. Regione Emilia-Romagna, CRHIP A. Bologna- Grenoble, 2005 ISBN 2-9519433-3-4 CONOSCERE, CONSERVARE, DIVULGARE IL PATRIMONIO ARTISTICO E STORICO ASPETTI ISTITUZIONALI E DIMENSIONI SOCIO-ECONOMICHE Regione Emilia-Romagna de l'Art de l'Université Pierre Mendès-France Istituto Italiano di Cultura di Grenoble CRBIPA
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Conoscere, conservare, diffondere il proprio patrimonio artistico e storico costituisce una delle priorità dei paesi Europei. Gli aspetti istituzionali e le dimensioni socio-economiche di questo impegno sono stati il tema della tavola rotonda e della giornata di studi che si sono tenute il 6 e 7 maggio 2003 a Grenoble.

Per iniziativa del Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Università Pierre Mendès-France e dell'Assessorato alla cultura della Regione Emilia-Romagna, rappresentanti delle comunità territoriali, conservatori, storici e storici dell'arte hanno potuto proporre le loro esperienze secondo un'ottica comparativa italo-francese che, d'altra parte, aveva costituito il filo conduttore anche di altre precedenti esperienze di studio proposte dal CRHIP A ( Centre de Recherche e n Histoire et Histoire de l'Art sur l'Italie et !es Pays Alpins).

n percorso verso il decentramento della salvaguardia del patrimonio storico e artistico, cominciato da una ventina di anni, è oggi a un punto cruciale. Grazie alla nuova struttura ed alla nuova identità europea la riflessione sulle competenze locali e sul ruolo dello Stato si evolve rapidamente in Italia come in Francia.

Nel settore della valorizzazione del patrimonio e della formazione l'Università costituisce un punto di riferimento sempre più importante per le istituzioni locali, anche in considerazione allo sviluppo di diversi profili professionali chiamati ad una organizzazione ed a una gestione più dinamiche della cultura.

Regione Emilia-Romagna, CRHIP A. Bologna- Grenoble, 2005 ISBN 2-9519433-3-4

CONOSCERE, CONSERVARE, DIVULGARE IL PATRIMONIO ARTISTICO E STORICO

ASPETTI ISTITUZIONALI E DIMENSIONI SOCIO-ECONOMICHE

Regione Emilia-Romagna ~tll'Bist<lire de l'Art de l'Université Pierre Mendès-France

Istituto Italiano di Cultura di Grenoble CRBIPA

Regione Emilia-Romagna Département d'Histoire de l'Art de l'Université Pierre Mendès-France

Istitoto Italiano di Cultura di Grenoble CRHIPA

CONOSCERE, CONSERVARE, DIVULGARE IL PATRIMONIO ARTISTICO E STORICO

ASPETTI ISTITUZIONALI E DIMENSIONI SOCIO-ECONOMICHE

CONNAiTRE, CONSERVER, DIFFUSER LE PATRIMOINE ARTISTIQUE ET HISTORIQUE

ASPECTS INSTITUTIONNELS ET DIMENSIONS SOCIO-ÉCONOMIQUES

A cura di Sandra Costa e Maria Luigia Pagliani

Atti delle Giornate di Studio del 6 e 7 maggio 2003

L'insieme delle manifestazioni non avrebbe potuto aver luogo senza l'appoggio ed il contributo del Conseil Général de l'Isère dell'Université Pierre Mendès-France, della città di Grenoble ~ dell'Istituto Italiano di Cultura di Grenoble, a tutte queste istituzioni, che si sono riconosciute in un ruolo di promozione o di studio del patrimonio, va la riconoscenza dei curatori. I saggi che seguono, tuttavia, costituiscono solo una parte degli apporti allora proposti. Un sentito ringraziamento è doveroso per Claude Bertrand, vice-presidente del Conseil Général de l'Isère incaricato per la cultura, Jean Guibal, direttore della conservazione del Patrimonio in Isère Guy Tosatto e Danielle Houbard, direttore e segretaria generale del Museo di Grenoble, Claudio Spadoni, direttore del Museo d'arte della città di Ravenna, Jean Serroy, professore all'Università Grenoble m, Marianne Clerc, Barthélemy Jobert e Miche! Tarpin dell'Università Grenoble II. I loro contributi, che non è stato possibile pubblicare, hanno costituito un apporto prezioso alle due giornate di studi.

Sandra Costa e Maria Luigia Pagliani

In copertina: Disegno del XVI secolo con veduta della villa papale di Tivoli

Regione Emilia-Romagna, CRHIP A. Bologna- Grenoble, 2005 ISBN 2-9519433-3-4

SOMMARIO

C. Balboni: Prefazione ............................................................................. .

Programma delle giornate di studi del 6 e 7 maggio 2003 ...

I

L'organizzazione della cultura in Francia ed in Italia: Stato, Collettività locali, Università

L 'organisation de la culture en France et en Italie: l'État, les Collectivités locales, l'Université

C. Toffolo: L'organizzazione della cultura in Francia e in Italia: Stato,

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Enti locali, Università............................................................ 15

J. L. Lamboley: Ròle et piace de /'Université dans la politique des biens culture/s.................................................................................. 19

G. Sassatelli: Le ròle de l 'Université et /es problèmes liés à la formation.. 27

M. L. Pag1iani: Dal decreto legislativo 11211998 alla recente riforma del titolo V della Costituzione e le ripercussioni sulle politiche regionali in materia culturale................................................ 31

A. Cassani: Ravenna città d'arte e di cultura, il sistema di organizzazione della cultura della città di Ravenna.............. 41

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II

Aspirazioni europee e tendenze nazionali nello studio e nell'organizzazione del patrimonio artistico italiano e

francese tra il XVlll e il XIX secolo

Aspirations européennes et tendances nationales dans l'étude et dans l'organisation du patrimoine artistique

italien et français entre le XVIIi' et le XIX' siècle

D. Poulot: Perspectives d'histoire de la conservation du patrimoine.... 47

G. Sassatelli: La redécouverte des cultures préromaines et la constitution d'une identité nationale......................................................... 63

M. L. Pagliani: Il fascino dell'antico nell'Europa del XVIII secolo: il mito di Ve/eia e i viaggiatori francesi........................................... 71

G. Bertrand: L 'attention au patrimoine chez !es "gens de lettres" du XVIIi' siècle. Réjlexions autour du cas du voyage de Montesquieu en Italie.. ..... ... ...... . ... ... ... .. . .... ... . ... ... ... .......... ... . 81

S. Costa: Bologna e Parigi, la riforma degli studi nel XVIII secolo: l'esempio del!Tstituto delle Scienze e delle Arti di Bologna................................................................................. l 05

P. P. Penzo: Tutela e valorizzazione: dalla dimensione architettonica alla scala urbana................................................................... 121

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Prefazione

Non è il caso di richiamare in questa sede i profondi legami culturali che storicamente collegano la Francia all'Italia e che hanno reso possibile, tra i due paesi, uno scambio costante e la crescita di un comune humus culturale.

Nel solco di questa tradizione si sono inseriti gli incontri tenutisi a Grenoble nel maggio 2003 e che hanno visti impegnati l'Istituto italiano di Cultura, la Regione Rhòne Alpes, L'università di Grenoble II, il Conseil Général de l'Isère, l'Università di Bologna, Il Comune di Ravenna, il Museo della città di Ravenna, che personalmente ringrazio per l'impegno e la fattiva partecipazione, e la Regione Emilia-Romagna.

Il confronto fra le realtà dei due paesi nell'organizzazione dei beni culturali e della formazione nel settore si è articolato in due momenti: uno a carattere scientifico, l'altro a carattere politico-istituzionale.

Nel primo l'attenzione si è focalizzata sul tema della tutela, dell'organizzazione del patrimonio culturale e sul ruolo sostenuto dalle istituzioni nella definizione di una identità regionale e nazionale. Il tema ha forti riflessi in entrambi i paesi e ha marcatamente condizionato lo sviluppo delle istituzioni culturali. Ancora oggi, ad esempio in Emilia-Romagna, il percorso dei musei civici e le loro peculiari origini storiche non mancano di influenzare le scelte strategiche e operative.

Dallo scenario storico si è poi passati, nel secondo incontro, al contesto contemporaneo per confrontare metodi e prassi delle politiche culturali e della formazione nel settore dei beni culturali a livello comunale, regionale e universitario, quest'ultimo in particolare per gli aspetti dell'istruzione.

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Pour les divers sujets traités, je renvoie à C. Morigì Govi, G. Sassatelli (dir.), Dalla Stanza delle Antichità al Museo Civico Archeologico. Storia della fonnazione del Museo Civico Archeologico di Bologna (Catalogue de l'exposition), Bologne 1984 (surtout les contributions de C. Morigi Govi, G. Sassatelli et D. Vitali) et au plus récent C. Morigi Govi, G. Sassatelli, D. Vitali, 11Scavi archeologici e musei. Bologna tra coscienza civica e identità nazionale", MEFRA, 113, 2001- 2, pp. 665-678.

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Il fascino dell'antico nell'Europa del XVIII secolo: il mito di Veleia e i viaggiatori

francesi 1

Maria Luigia Pagliani Assessorato alla cultura della regione Emilia-Romagna

Il toponlino V el eia individua una insediamento romano nell'alto Appennino piacentino posto nella vallata del Chero.

Le prime strutture della città sono databili alla metà del I sec. a. C. Integro è rimasto il lastricato del foro, il solo della Cisalpina -per quanto piccolo - perfettamente leggibile nella sue articolazioni interne e nei rapporti con i settori circostanti2

• La città era sorta sul corpo di un'antichissima frana, la cui ripresa di movimento, uuita alla crisi demografica ed economica del tardo impero, ne causò probabihnente il progressivo abbandono.

La storia della scoperta inizia nell747. Verso la fine di maggio di quell'anno, in un prato davanti all'antica pieve di Sant'Antonino nell'allora comune di Macinesso, viene rinvenuta una grande epigrafe in bronzo3 completa della cornice di marmo lunense. La tavola -come è noto - riporta le ipoteche fondiarie legate alle due fasi della istituzione alimentaria di Traiano (101 d. C.; 106-114 d. C.). Con gli interessi (calcolati intorno al 5%) delle ipoteche si sostenevano fanciulli e fanciulle bisognosi4.

1 Le brevi considerazioni qui proposte costituiscono l'anticipazione di un più ampio lavoro

di ricognizione che vuole ricostruire la sopravvivenza della scoperta e della storia di Veleia in particolare attraverso la letteratura di viaggio del Sette- Ottocento. L'attenzione si sofferma sui viaggiatori francesi degli ultimi decenni del Settecento e sul ruolo di questi nella diffusione della fama della città e delle principali scoperte.

2 M. Marini Calvani, Archeologia, in Storia di Piacenza I, Dalle origini all'anno Mille,

Piacenza, Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, 1990, pp. 773-908, part. pp. 799-804; G. Marchetti, P. L. Dall'Aglio, Geomorfologia e popolamento antico, ibidem, pp. 543-685, part. p. 635.

3 CIL Xl ll47 ADD. 4

M. Marini Calvani, Gli interessi antiquari del Ducato di Parma e Piacenza, in L 'Arte a Parma dai Farnese ai Borbone, catalogo della mostra, Bologna, Edizioni Alfa, 1979, pp. 231-

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Segretario
Font monospazio
Segretario
Font monospazio

La tavola è in frammenti. Alcuni ritengono sia stata spezzata dai rinvenitori al momento della scoperta, ma più probabilmente fn rotta già in antico e solo nuovamente scheggiata dagli scopritori. La seconda ipotesi sembra confermata anche dalle affermazioni di Pietro De Lama curatore, nel 1817, del primo restauro. Questi sottolinea infatti l'antichità dell'ossidazione sulle fratture e la recenziorità dei segni di zappa. La lastra viene quindi ricomposta solo molti anni dopo la scoperta e fino ad allora viene vista più o meno giustapposta su nn grande piano orizzontale.

L'iscrizione, eccezionale per dimensioni e contenuto, costituisce il cuore dei rinvenimenti veleiati ed è la causa prima della grande fama della città. Appena ritrovata viene però venduta ai fonditori delle zone circostanti. Sono due piacentini, il Conte Roncovieri prima e insieme a lni il Canonico Costa, che ne consentono il recupero. Il primo, venuto in possesso casualmente di nn frammento e intuitane l'importanza, riesce a mettere al sicuro anche gli altri frammenti, alcuni dei quali già avevano valicato il Po ed erano giunti fmo a Viadana.

Peraltro il sito di Veleia era noto fm dal XVII secolo per alcuni rinvenimenti e anche per il reimpiego di materiale architettonico. "molti marmi ... - si legge in una anonima cronaca-... l'uno dei quali si sa avere servito per mensa dell'altare maggiore della Chiesa parrocchiale ... "5

. D'altra parte anche la dispersione di reperti che via via affioravano non doveva essere una pratica sconosciuta, almeno a credere alla testimonianza di Antonio Boccia, incaricato nel 1805 di nna esplorazione dell'appennino parmense e piacentino da Moreau de

248; N. Criniti, Veleia: la Tabula Alimentaria, in Ager Veleias. Tradizione società e territorio sul! 'Appennino piacentino, a cura dì N. Criniti, Parma, la Pilotta Editrice, 2003, pp. 269-329; in generale sulle questioni relative alla Tabula e sulle vicende del suo rinvenimento: Id., Economia e società sull'Appennino piacentino: la Tavola alimentaria veleiate, in Storia di Piacenza I, Dalle origini all'anno Mille, pp. 907-1011; Id "I pagi, i vici, i fundi della tavola alimentaria veleiate e la toponomastica moderna", Bollettino Storico Piacentino, LXXXVI, 1991, pp. 109-127; Id., "La "scoperta" di Veleia a duecentocinquant'anni dal ritrovamento della Tabula Alimentaria", Bollettino Storico Piacentino, XCll, 1997, pp. 129-147; Id., "Scipìone Maffei a Veleia (1747-1749)", Archivio Storico per le Province Parmensi, 4, LID, 2001, pp. 383-426, sul tema delle proprietà fondiarie veleiati: l Di Cocco, D. Viaggi, Dalla scacchiera alla macchia. n paesaggio agrario veleiate tra centuriazione e incolto, Università di Bologna-Dipartimento di Archeologia, Studi e scavi n.s., 2, Bologna 2003.

5 N. Criniti, "Scipione Maffei a Veleia (1747-1749)", Archivio Storico per le Province Pannensi, 4, LIII, 2001, pp. 383-426, part. p. 389.

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Saint Méry, allora governatore del ducato.

,. "l'!on si sa precis_amente in qual anno,. ma supponesi essere stato a~I t_nc~ca ver~o I~ meta del secolo XVII, che Il caso fece scoprire essere la CI~ di VelleJa Situata nel territorio di Macinesso, ove precisamente è la chiesa, la canonica ed i beni della parrocchia. Un certo arciprete Bardetti v?lendo fare scavare dei fossi per piantarvi delle viti, scopri un statua di P_Jetra; l'avi~tà di ri~ov~e qualch'altra cosa di maggior valore per lui fece SI, che continuaronst gh scavi e ritrovaronsi cose preziose. Lo scavo non essendo molto lontano dalla Chiesa, non potè a meno di non esser veduto da chi all'istessa accorreva; ma l'astuto arciprete studiò la maniera di occultare l~ sue fortunate ricerche facendo fare una capanna amovibile, sotto la quale SI scavava senz' essere osservati; indi, riempiendo do nuovo lo scavo si trasportava più oltre le capanna. Convien dir che i ritrovato fossero di ~lto pre~zo: poiché Bar~ett~ dopo cinque anni rinunciò la parrocchia ... Ali arctprete Bardetti successe l'arciprete Rocca nato nel territorio di ~acin~_sso. Questo c~ntinuò le clandestine scavazioni e, dopo qualche anno, nnunc10 la parrocchta. Questo Rocca fece accomodare la chiesa e fece innalzare la torr~ che sussiste al giorno d'oggi, a proprie spese, nella quale si vede qualc~e pt~~a an?olare lavorata proveniente senz'altro dagli scavi come p~e 1 ~adt~t de~h alt~ ... venne l'arciprete Rapaccioli. Questo fu più destro di tutti gh altn, potché ad oggetto di prolungare le escavazioni cland~stin~, oltr~ i beni della parrocchia, fece acquisto di una possessione a que~tt .bem contigua, e, fabbricandovi in essa una casa, vi ridusse tutta la fanngha. ~on contento di questo, ad effetto di assicurare per lungo tempo il possesso d1 ~uel tesoro alla. f~miglia, fece la rinunci al nipote ... i pezzi di metallo preziOso erano spediti all1orefice Fontana di Piacenza .... Tutto ciò eh 'era TI?-etallo ~ra ba:ba:amente fatto a pezzi e fuso e mi si spezza il cuore qualornfletto ai preZiosi monumenti, che si sono in tal guisa perduti"6•

Le prime scoperte veleiati attirano l'attenzione di alcuni studiosi epigrafisti e collezionisti che avevano gravitato o gravitan~ nell'ambiente culturale piacentino: lo storico Poggiali, Alessandro Chiapprm amico e corrispondente del Muratori Stanislao Bardetti all'epoca residente a Castell'Arquato. '

Le vicende dell'iscrizione, l'alone di mistero che l'avvolge, le trame anche diplomatiche per Il suo possesso segnano l'inizio dell'epopea veleiate.

. Mentre l'Impero asburgico, cui il terreno all'epoca appartiene, si dismteressa della scoperta, il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio

6 A . :BocCia, Viaggio ai Monti di Piacenza 1805, Piacenza, Tipografia editoriale piacentina

Gallarati, 1977, part. pp. 69-61.

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al contrario se ne interessano grandemente. In particolare Benedetto XIV vorrebbe la tavola per il Museo

Capitolino. L'interesse del Pontefice bene si inserisce nel vasto progranuna culturale che il Lambertini promuove a Roma come a Bologna: a Roma la fondazione dell'Accademia di Storia romana e antichità nell740, nell749l'apertura della Pinacoteca capitolina, nel 1754 l'istituzione della Scuola del Nudo, a Bologna il dono della sua biblioteca privata nel 1754, nel 1755 l'incremento della gipsoteca dell'accademia Clementina con una copia dei calchi della raccolta veneziana del Farsetti, le ampie sovvenzioni all'Istituto delle Scienze7

Tuttavia nel 1748 il Pontefice è costretto a rinunciare al progetto e il 13 marzo di quell'armo scrive al Vescovo di Piacenza: "siamo stati settantatré anni senza questa lanrina staremo ancora con tutta indifferenza senza la medesima tutto il tempo che piacerà a Dio di tenere i in questo mondo "8

• . . Mentre tutti i tentativi governativi di acquisto falliscono, gli

studiosi cercano di venire in possesso, fra grandi difficoltà, di informazioni precise sul pezzo e soprattutto di una trascrizione attendibile del testo. Chiappini, Muratori, Maffei e i loro emissari e corrispondenti si scontrano con i proprietari piacentini del pezzo: Roncovieri e Costa. Questi chiedono un adeguato compenso per consentire la copiatura. Inoltre i frammenti sono divisi fra le case dei due, anche allo scopo di renderne più difficile la ricomposizione.

Il primo disegno complessivo della tavola è quello che l'emissario del governo piemontese manda a Torino il 19 ottobre del 1748. Il disegno è stato elaborato dal Costa e porta indicati distintamente 1

franunenti posseduti dal collega'. Solo pochi mesi prima, il 30 marzo del 1748, sono iniziati, con

finanziamenti reali, gli scavi di Pompei, una coincidenza temporale che farà sì che le due città, Pompei e Veleia, siano spesso ricordate in una sorta di parallelismo. Le analogie sono legate essenziahnente alla

7 M. L. Pagliani, L 'orma del bello. I calchi di statue antiche nell'Accademia di Belle Arti di Bologna, Bologna, Minerva Edizioni, 2003, pp. 23-29 e bibliografia ivi citata.

8 N. Criniti, "Scipione Maffei a Veleia (1747-1749)", Archivio Storico per le Province

Parmensi, 4, LIIL 2001, pp. 383-4-26, part. p. 392. 9 Ibidem, part. p. 393.

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contemporaneità delle ricerche, alle modalità della scoperta e alla consanguineità dei due sovrani che promuovono le attività.

Infatti nel 1748, il 18 di ottobre la Pace di Aquisgrana affida il Ducato di Parma e Piacenza a Filippo I, il fratello di Carlo m che a Napoli segue con ansia gli scavi di Pompei.

Filippo I, sposato con la figlia di Lnigi XV, entra a Parma il 9 marzo del 1749. Il Duca dà avvio ad una vera e propria politica culturale del Ducato che non poteva non comprendere, anche per una dichiarata rivalità col fratello, una più sistematica attenzione al "tema Veleia".

Nel 1752 si avvia a Parma il dibattito per la costituzione dell'Accademia di Belle arti, scelta quasi obbligata per tenere il passo con le altre grandi capitali: la vicina Bologna, ma anche Roma e Parigi. Nel 1757 vengono promulgate le costituzioni dell'Accademia. Nel 1758 il Condillac è ospite della corte, nel 1759 giunge in qualità di primo ministro e segretario di stato, il Du Tillot.

Il 14 aprile del 1760 cominciano gli scavi e il20 settembre viene istituito il Museo reale di Antichità, sull'esempio di quanto era già accaduto a Portici.

Nello stesso anno la famosa tavola viene finahnente sottratta, in cambio di una modesta pensione, agli scopri tori piacentini e portata a Parma. Nei due anni successivi il sito restituisce oltre a instrumentum e monete anche pregevoli opere d'arte antica: in particolare il busto di fanciulla di età augustea e il ciclo di dodici statue della famiglia giulio-claudia che, recuperate nel 1762, vengono innnediatamente collocate in Accademia.

Quest'ultimo rinvenimento desta grande interesse. A quell'epoca infatti non era facile poter vedere in Emilia materiale scultoreo di quelle dimensioni. Se si escludono alcune statue della raccolta Farnese rimaste a Parma, come le due statue colossali in bronzo provenienti dagli scavi del Palatino, sono diffuse le raccolte epigrafiche e i medaglieri. Piccoli bronzi o franunenti sono visibili in collezioni o negli studi dei maggiori artisti. Per vedere alcune delle più belle statue, occorre arrivare ahneno fmo a Bologna dove il Marsili ha raccolto alcune pregevoli sculture classiche, tra le quali, ad esempio, una Venerina accovacciata ed un Torso con balteo, e dove dal 1755 sono disponibili, presso l'Accademia Clementina,

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circa cinquanta calchi di statue antiche donati da Benedetto XN10.

Gli obiettivi politici dei due governi che favoriscono le ricerche a Pompei e a V eleia sono pressoché identici: rendere famosi la dinastia e il paese attraverso le grandi scoperte e realizzare anche un grande museo per custodire le opere rinvenute. Lo scavo è una attività al servizio del sovrano e la ricerca di materiali è spasmodica, anche a danno di un razionale metodo di indagine. L'ansia della scoperta alla corte di Parma è tale che appena, nel volgere di pochissimi anni, la qualità e la quantità dei rinvenimenti veleiati si affievolisce, il cantiere viene rapidamente abbandonato.

In questo contesto appare coerente, a Pompei come a Veleia, anche il divieto assoluto di riprodurre e anche solo vedere gli oggetti.

La corte parmense nega il permesso a visitare gli scavi allo storico piacentino Poggiali.

Il Gibbon, nel 1764 a Parma, incontra non minori difficoltà al momento di visitare la galleria ducale:

"Il Duca vi tiene sempre nn direttore dei lavori con una quarantina di operai e a misura che un luogo è stato sfruttato, lo si colma di terra. Ecco tutto quanto ho potuto sapere, per via dell'antipatica aria di mistero che la Corte ostenta sull'argomento. Il Duca si propone, quando tutto sarà stato rintracciato, di rendere pubbliche le scoperte e vuole essere il primo a farlo. E' permesso appena di osservare, ma non di copiare qualche cosa. Soltanto grazie al Duca di Y ork noi abbiamo potuto vedere una piccola parte delle statue per lui collocate nella Galleria".

E solo grazie alla sua buona memoria il ventisettenne studioso riesce poi a trascrivere uno dei testi epigrafici più brevi, la famosa tavola bronzea, è troppo lunga per poter essere letta adeguatamente -dice lo studioso inglese - nella scarsa mezz'ora concessagli, e così, dopo una fugace occhiata, si accontenta di prendere visione di una dissertazione del Muratori11

10 G. Gualandi, "La raccolta archeologica di Luigi Ferdinando Marsili, e la 'Stanza delle antichità' dell'Istituto delle Scienze", in Dalla Stanza delle Antichità al Museo Civico, catalogo della mostra, Bologna, Grafis, 1984, pp. 125-130; M. L. Pagliani, "Modelli antichi per l'Accademia Clementina", in Studi in onore di Andrea Emiliani, Bologna, Minerva Edizioni, 2001, pp. 357-371; M. L. Pagliani, "Piacenza: l'immagine della città fra divulgazione culturale e informazione turistica nel XVIII e XIX secolo", Bollettino Storico Piacentino, in corso di stampa.

11 E. Gibbon, Viaggio in Italia, Milano, il Borghese, 1965, pp. 125-127.

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Per Veleia, come per Pompei la segretezza su tutti i dati è d'obbligo mentre si prepara un'apposita pubblicazione illUEtrata.

I resoconti veliati sono destinati a rimanere manoscritti così come inedite rimangono le numerose tavole appositamente disegnate, alcune anche, alla moda di quelle di Pompei, con operai al lavoro intenti a rialzare statue e scoprire colonne12

In assenza di resoconti ufficiali, la prima breve relazione redatta dal Paciaudi e comparsa nel 1765 sulla Gazette littéraire de l'Europe13

, insieme ai racconti dei viaggiatori, costituiscano le principali fonti di informazione.

Sono proprio i viaggiatori, in particolare francesi 14, ad amplificare l'eco delle scoperte del sito dell'Appennino emiliano e a radicare nella cultura europea la fama dell'antica Veleia.

Le città emiliane in genere: Modena, Reggio, Parma, Piacenza e Guastalla e le città dello Stato Pontificio sono meta di molti viaggiatori. Si tratta prevalentemente di visite brevi, durante un transito verso mete più famose, tuttavia non mancano pregevoli descrizioni delle località e accenti di arnmirazione15

Parma, nel ventennio contraddistinto dal governo del Du Tillot, è magnificata forse anche in ragione della forte influenza della cultura francese. Nonostante le città emiliane non siano ricche di antichità alcuni non tralasciano, nei diari di viaggio ad esempio, la menzione

12 A Costa, Raccolta dei monumenti di antichità ... tratti dalle viscere della città dei

Veleiati, tomo I, 1760, Parma Biblioteca Patatina, ms. Parm. 1246; Raccolta di varj pezzi di Antichità dissotterrati col mezzo dei R. Scavi, Tomo II, 1761-1762, Parma Biblioteca Palatìna, ms. Parm. 1247; Monumenti antichi discoperti tra le rovine di Veleja, 1763-1765, Panna, Biblioteca Patatina, ms. Parm 1245.

13 P. Paciaudi, "Mémoire sur l'ancienne capitale des Velléiates", Gazette littéraire de

l'Europe, 3 marzo 1765, pp. 353-360; Id., "Suite du Mémoire sur Vélleia", ibidem, 31 marzo 1765, pp. 79-121.

14 Se ne ricordano alcuni a titolo di esempio, tra parentesi si riporta la data del viaggio: J.

De La Porte (1757-1758), Le Voyageur François, vol. XXV, 1779, pp. 221-223; J. Richard (1761-62), Description historique et critique de l'Italie ... , Dijon, Des Ventes, 1769, II, p. 15; G. F. Coyer (1763-64), Voyages d'Jtalie, II, 1775, pp. 71-75; J. B. Guidi (1773), Lettres contenant lejournal d'un voyagefait a Rome en 1773, Paris, 1783, vol. ll, pp. 227-228; J. D. Cassini (1775), Manuel de l'étranger qui voyage en Italie, Paris, Duchesne, 1778, p. 248; L. Dutens (1775), ltinéraire des routes, Paris, Barrois, 1783, pp. 72-73; V. Delpuech (1804), Abrégé de l'histoire générale des Voyagesfaits en Europe, X, Paris, La Harpe, 1804, pp. 238-239, 242-243.

15 Su questo tema sempre fondamentale è G. Cusatelli, (a cura di), Viaggi e viaggiatori nel

Settecento in Emilia e Romagna, Bologna, il Mulino, 1986.

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dei monumenti romani di Rimini, l'arco di Angusto e il ponte di Tiberio, e le descrizioni delle recenti scoperte di Veleia.

Fra il 1757 e il 1791 circa nna diecina di viaggiatori francesi visitano Parma e Piacenza, e menzionano Veleia, o per averla visitata, o per averne ammirato le opere nella galleria del Duca.

De La Porte, ad esempio, pochi anni prima dell'inizio sistematico dello scavo, segnala la presenza del sito e affronta il tema delle cause della sparizione della città16. Due le teorie avanzate: un movimento franoso che avrebbe travolto l'abitato, oppure tracce ricollegabili, ancora una similitudine con Ercolano e Pompei, all'attività vulcanica. Il Francese fa preciso riferimento ad una fenomeno molto noto nel territorio piacentino: i cosiddetti fuochi, emissioni di sostanza gassosa, legati alla presenza di petrolio, che si incendiano e danno luogo anche a fenomeni di gorgogliamento delle acque17

. De La Porte ricorda la sostanza bituminosa che si accende all'avvicinarsi del fuoco e segnala le - peraltro scarse - tracce di incendio nell'abitato, la fuga precipitosa degli abitanti con l'abbandono degli arredi e delle ricchezze.

Dal marzo 1765 è fmahnente a disposizione degli studiosi e degli appassionati la sintesi del Paciaudi comparsa in lingua francese sulla Gazette littéraire de l'Europe, che ospita corrispondenze dm dJVersl paesi su argomenti culturali e scientifici e mmovera tra i suoi autori, tra gli altri, anche il Winckehnmm. Al saggio del Paciaudi si rifà esplicitmnente Joseph Jéròme De Lalande che soggiornò in Italia fra il 1765 e il 1766 percorrendo la penisola fino a Napoli e dintorni. Per circa quindici anni si susseguono le edizioni continumnente aggiornate della sua opera, tra le più complete dell'epoca e la più

16 J. De La Porte (1757-1758), Le Voyageur François, vol. XXV, 1779, pp. 221-223. 17 La presenza di gas infiammabili è nota da tempo immemorabile nelle cronache e nei

testi dei naturalisti. Ma solo nel 1818 si sostiene con fondatezza il legame fra emissioni gassose e petrolio e nei primi anni del XX secolo la Società Petrolifera italiana, la prim_a soc~età petrolifera italiana fondata da Luigi Scotti archeologo e studioso delle terramara ptacen~e~ comincerà lo sfruttamento delle aree; A Cerizza, "L'oro nero del Grand. Uff. Cav. Lutgt Scotti. Petrolio e politica fra Piacenza e Roma", Bollettino Storico Piacentino, XCI, 1996, pp. 183-300. Occorre anche considerare che raggiungere Veleia n~ era. partic?l~ente agevole, se dobbiamo prestare fede alla testimonianza dell'arch~te~o Gwvan~n Antolim, che la visita più volte nei primi decenni dell'Ottocento. Qualunque Sla 1l l~ogo dt p~enza, solo la parte iniziale del tragitto è affrontabile in carrozza: ~er l'ulti~ p~rte e ~ece~sano abb~donare la vettura e procedere a piedi o a cavallo; G. Antolim, Le rovme di Velew m1surate e disegnate, Milano, 1819, pp. 6-12.

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vicina alla moderna nozione di una guida del viaggiatore. L'edizione più ricca è quella del 1786 che segua una vera e

propria svolta nella letteratura di viaggio. Il suo scritto si distingue per il carattere enciclopedico e la concretezza delle informazioni fornite, tanto da poter essere considerata uno dei resoconti più attendibili ed esaustivi. L'autore, entusiasta annniratore dell'Italia, dichiara in modo esplicito che il suo obiettivo è raccogliere il maggior numero di dati sulle antichità, i costumi popolari, le arti e le scienze per facilitare e rendere più piacevole il soggiorno di altri viaggiatori, consapevole che il viaggio è soprattutto una grande occasione di apprendimento.

Per quanto riguarda V el eia, De Lalande riprende puntnahnente il testo di Paciaudi che contribuisce fmahnenete a mettere ordine nella molte e vaghe notizie che circolavano sull'avvenimento. L'ipotesi della scomparsa dovuta a un fenomeno vulcanico non viene neppure esmninata mentre si accredita la presenza di un grave fenomeno franoso che avrebbe causato la rovina dell'antica cittadina.

Numerosi sono i riferimenti alle difficoltà dello scavo, reso improbo dagli oltre venti piedi di terra che ricoprono le rovine, e le difficoltà sempre maggiori che si incontrano man mano che ci si avvicina al versante della montagna. Gli stessi materiali rinvenuti sono in così cattive condizioni da essere praticamente inutilizzabili per una esposizione importante e scenografica come quella voluta dal Duca, tant'è che nel 1764, nello stesso anno in cui viene data alle stmnpe l'edizione tedesca della Storia delle arti e del disegno presso gli antichi del Winckehnmm, gli scavi sono già interrotti18

Nel 1765 il Duca Ferdinando succede a Filippo, nel 1769 Paciaudi lascia Parma per Torino dove si occuperà di quella Accademia. Il clima culturale a Parma è mutato.

L'interesse per Veleia in breve si affievolisce tuttavia le scoperte sono destinate a lasciare una traccia importante nella vita culturale e artistica della città, il seme che avrebbe poi portato alla nascita del recupero neoclassico è stato gettato.

Nel 1774 il Mengs è a Parma e vede le Beatitudini dello scultore Callani, realizzate per la chiesa di Sant'Antonio. Egli manifesta stupore per la "grecità" delle statue e stenta a credere che il maestro

18 J. J. De Lalande, Voyage en Italie, Paris, Desaint, 1769, tomo I, pp. 501-510.

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. . R 19 non avesse mal soggwrnato a orna . Il Callani in realtà non vi aveva mai messo piede, aveva però

visto e con attenzione, quelle statue della famiglia Giulio-Claudia rinvenute a Veleia che avevano incantato viaggiatori e studiosi e che erano a disposizione degli artisti nell'Accademia di Belle Arti dal 1762.

19 E. Riccomini, Vaghezza e furore. La scultura del Settecento in Emilia, Bologna,

Zanichelli, 1977, pp. 4-47.

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L'attention au patrimoine chez les "gens de lettres" du XVIII• siècle.

Réflexions autour du cas du voyage de Montesquieu en ltalie

Gilles Bertrand Université Pierre Mendès-France

On peut partir d'un paradoxe. Bien qu'elles n'aient pas fait l'objet d'une élaboration définitive et qu'elles n'aient été que recopiées par des secrétaires à la fin de la vie de l'auteur de L 'Esprit des Lois, ]es notes du voyage en Italie de Montesqnieu occupent dans le panorama des études sur ce philosophe et dans celui des études sur le voyage en Italie, donc sur l'histoire du gout et du désir d'Italie, une piace singulière, peut-étre stratégique. Elles se situent au carrefour d'une série d'interrogations dans la mesure où elles p=ettent d'approcher, à l'instar d'autres textes mais de façon très privilégiée, le laboratoire de la pensée de Montesquieu. Or c'est ce Jaboratoire que nous allons essayer de mieux comprendre sous l'angle de l'attention au patrimoine, en réempruntant le parcours qui a condnit le voyageur de l'intérét pour l'antiquité, les livres et le savoir vers un regard plus spécifique sur ]es monuments et les ceuvres d'art et, chemin faisant, sur leur mise en valeur en tant qu'éléments d'un patrimoine à protéger et à rendre accessible.

Certes il convient de rappeler à la suite de Micheline Fort Harris ]es particularités du Voyage de Gratz à La Haye1

• Tout d'abord ces notes ne ressemblent pas au modèle du geme du journal de voyage, régulièrement tenu avec calendrier, dates et faits journaliers. Montesquieu n'y parle que très peu de lui et nous n'en possédons en outre pas le premier jet mais seulement une copie réalisée à partir de 1748 et surtout de 1749 par ]es trois secrétaires qu'a individualisés

1M. Fort Harris, "Le séjour de Montesquieu en Italie (aoiìt 1728~juillet 1729), chronologìe

et commentaire", Studies on Voltaire and the Eighteenth Century, 0° 127, 1974, pp. 65-197, en p art l'introduction et la conclusion, pp. 69-83 et 188-197.

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