XXV Convegno annuale di Sinergie Referred Electronic Conference Proceeding
L’innovazione per la competitività delle imprese ISBN 978-88-907394-3-9
24-25 ottobre 2013 – Università Politecnica delle Marche (Ancona) DOI 10.7433/SRECP.2013.07
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Il management delle opportunità imprenditoriali ‘a chilometro-zero’:
buone prassi per l’innovazione d’impresa nell’Albergo Diffuso
MAURIZIO DROLI*
Abstract
Obiettivo. L’Albergo Diffuso (AD) è un modello di hotel studiato per fornire un’esperienza di vita autentica all’interno di un
borgo rurale. L’obiettivo di questo paper è triplice: 1. far luce sulla modalità attraverso cui gli AD acquisiscono la risorsa costituita
dall’opportunità imprenditoriale di prossimità (o “a Km0”); 2. Individuare “come” tale risorsa viene sviluppata; e 3. strutturare
tale schema in un percorso formale. Metodologia. La ricerca rispettivamente: 1. analizza tale risorsa attraverso la resource based view (R-BV) of the firm; e 2-3)
applica gli approcci dominanti di tipo cognitivista-oggettivista e comportamentista-costruttivista. La stessa si svolge nel corso del
periodo 2006-2011 e applica metodi quali l’osservazione partecipante al piccolo campione costituito dalle imprese aggregate
all’Associazione nazionale Alberghi Diffusi.
Risultati. Si ricostruisce la concatenazione delle fasi seguite dagli operatori per trarre reddito dalle opportunità
imprenditoriali esistenti nella località in cui questi operano.
Limiti della ricerca. Questi sono riconducibili al metodo qualitativo utilizzato e alla finalità esplorativa della ricerca.
Implicazioni pratiche. Si individuano ‘in filigrana’ alcune delle capacità manageriali da rinforzare per ridurre i possibili
abbandoni lungo le diverse fasi del percorso.
Originalità del lavoro. Emergono: a) un modello di gestione dell’opportunità imprenditoriale che unisce i due schemi
dominanti; b) un’operazione interna che caratterizza il modello gestionale adottato dalle imprese per l’ospitalità diffusa; e c) la
possibilità di utilizzare tale modello per accelerare i processi di innovazione d’impresa nelle aree rurali.
Parole chiave: albergo diffuso; buone prassi; resource-based view; opportunità d’innovazione di prossimità
Purpose of the study. The concept of Albergo Diffuso or ‘AD’ (literally translated: ‘scattered hotel’) is designed to offer
tourists an authentic experience of the ‘Italian life style’ and was rewarded by UNDP for its innovation. The aim of this paper is
threefold: 1. shed light on the way in which ADs acquire a local (aka “Km0”) entrepreneurial opportunities as assets; 2. Individuate
“how” the form’s management develops this resource; and 3. represent this insight into a formal model. Methodology. This research considers assets according to the resource based view (R-BV) of the firm and employs the
dominant cognitive-objectivist and behaviourist-constructivist frameworks. Fieldwork took place in the period between 2006-2011
using the methodology of participating observation with a small sample of firms.
Findings. The methodology employed here enabled the reconstruction of the full sequence of actions through which AD
operators derive an income from the entrepreneurial opportunities existing in the local areas where they operate.
Research limits. The limits of this work are those of qualitative methodologies. We believe however that the results obtained
may facilitate further researches.
Practical implications. This approach allows one to identify the existence of dynamic capacity which needs to be strengthened
in order to optimize the opportunity production-capture process, as well as facilitating further analysis.
Originality of the study. The results point out to a new model for the management of entrepreneurial opportunities, where the
cognitive approach works together with the behaviourist one. This model can be used to accelerate the processes of product
innovation, beginning with the rural areas, hamlets and historical quarters of the ‘bel paese’.
Key words: albergo diffuso; best practices; resource-based view; strictly local innovation opportunities
Si ringrazia il Presidente dell’Associazione italiana Alberghi Diffusi, Giancarlo Dall’Ara per i contributi di
esperienza forniti e per le informazioni utilizzate all’interno della sezione teorica dedicata all’Albergo Diffuso.
Eventuali errori e/o omissioni restano imputabili all’autore
Il presente studio costituisce un risultato del programma di ricerca denominato “AD 2006-2016” finalizzato da un
lato all’individuazione delle questioni economico-organizzative che caratterizzano imprese per l’Ospitalità Diffusa
quali l’Albergo Diffuso, dall’altro allo sviluppo di possibili integrazioni allo stile gestionale alberghiero, condotto
da M. Droli nell’ambito dei programmi di ricerca & formazione svolti dall’Associazione nazionale Alberghi
Diffusi - ADI (www.alberghidiffusi.it) * Dottore di Ricerca di Economia ed Estimo rurale - Università degli Studi di Udine
e-mail: [email protected].
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
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1. Introduzione
La possibilità per l’impresa di accedere alle risorse necessarie al processo produttivo
rappresenta uno snodo centrale dell’attività manageriale (Alvarez e Barney, 2004). Questo paper
tratta il tema dello sviluppo delle risorse locali per finalità di innovazione d’impresa nell’ambito
della resource-based view (Penrose, 1959, Barney, 1991, Peteraf, 1993, Wernerfelt, 1984, 2011).
Com’è noto, la necessità di produrre innovazione è ben presente nelle destinazioni turistiche
affermate, le quali ‘possono continuare ad avere successo solo se si reinventano in modo ‘mirato’,
in accordo con Plog (2001). Nei contesti non turistici o più nello specifico, in quelli di tipo rurale,
sembra predominare la necessità di pensare a strumenti, a iniziative e a strategie volte ad aumentare
il reddito e l’occupazione prodotti attraverso la valorizzazione delle risorse presenti (Quain,
Sansbury, Le Bruto, 1998). Il modello alberghiero di tipo orizzontale conosciuto con il termine di
‘Albergo Diffuso’ (AD) sembra offrire alcune possibilità in questa direzione. Un lavoro precedente
(Droli, Dall’Ara, 2012) ha presentato il percorso seguito dagli investitori interessati allo sviluppo
dell’opportunità imprenditoriale costituita dall’Albergo Diffuso. Tuttavia, un AD ha in se il
concetto di rete. Questa è una rete di case “di sapore locale”, disabitate e pre-esistenti che riesce ad
operare come un albergo; inoltre è una rete di soggetti sia pubblici (come l’Amministrazione
Comunale), sia privati (di norma i fornitori di prodotti e servizi) che hanno avviato un percorso di
collaborazione. Tra i soggetti coinvolti nella rete vi sono spesso strutture ristorative e commerciali
pre-esistenti o fatte nascere all’interno di un progetto per l’ospitalità diffusa, allo scopo di
diversificare la proposta e di rendere la vita del borgo più animata o di fascino. Tra i casi più
interessanti di sviluppo delle opportunità imprenditoriali a Km0 attraverso l’AD, vi sono le botteghe
artigiane aperte grazie all’AD di Portico di Romagna (FC), le aziende agricole e artigiane
reintrodotte dall’AD di Santo Stefano di Sessanio (AQ) o i punti vendita e noleggio di articoli
sportivi creati attraverso l’AD di Lauco in Friuli (UD). Quindi, lo sviluppo di un’innovazione quale
l’AD richiede a sua volta la valorizzazione di una rete di opportunità imprenditoriali.
Questo studio discute un tipo di opportunità imprenditoriale extra-aziendale, presente nel
territorio delimitato dai confini amministrativi del comune in cui opera l’impresa, ‘strettamente
locale’, altrimenti detta, attraverso un prestito dal settore agro-alimentare, “a Km0”. L’obiettivo di
questo paper è triplice: 1. far luce sulla modalità attraverso cui gli AD acquisiscono tale risorsa; 2.
individuare le fasi del percorso attraverso cui questa risorsa viene sviluppata e 3. strutturare tale
schema in un modello formale coerente con gli approcci dominanti di tipo cognitivista-oggettivista
e comportamentista-costruttivista.
La sezione teorica del paper presenta i concetti-cardine utilizzati nell’ambito delle discussioni
successive. L’oggetto di studio e la triangolazione delle metodiche utilizzate per le finalità dello
studio sono descritte nella seconda sezione del paper. Il capitolo relativo ai risultati ottenuti cerca di
porre in luce le fasi che compongono il percorso e il loro rilievo teorico. La sezione dedicata alle
conclusioni argomenta l’impatto dello studio a livello teorico e manageriale.
2. Inquadramento teorico
I concetti principali utilizzati nel corso del presente paper sono i seguenti: 2.1. Innovazione; 2.2.
Opportunità d’impresa; 2.3. Albergo Diffuso; e 2.4. Opportunità imprenditoriale di prossimità come
risorsa per l’innovazione d’impresa.
2.1 Innovazione
È opinione comune che l’innovazione rappresenti uno strumento strategico per l’uscita dalla
crisi economica e che il finanziamento dell’innovazione rappresenti uno degli anelli deboli del
sistema economico italiano (Joffrain, 2006). È noto come, i concetti di imitazione e di innovazione,
abbiano assunto un ruolo centrale nelle riflessioni di Gabriel Tarde (1890), Friedrich Ratzel (1896)
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e Leo Frobenius (1898). Questi autori, attraverso le loro opere, hanno proposto una visione del
fenomeno ricca di sfaccettature e quindi caratterizzata da elevati livelli di complessità. Alcuni di
questi aspetti sono stati colti e sviluppati attraverso studi condotti in ambito economico da
economisti quali Joseph Schumpeter (1943), il quale ha sostenuto come le industrie debbano
rivoluzionare incessantemente la struttura economica dal proprio interno. Tuttavia, malgrado il
radicamento storico del concetto e il ruolo svolto dall’innovazione nello sviluppo socio-economico,
le capacità innovative possedute dagli operatori sono restate sotto-indagate.
In tempi diversi, il tema della diffusione dell’innovazione è apparso in tutta la sua importanza
ed è stato considerato come possibile terreno d’unione tra economia e sociologia. In particolare, gli
studi di Everett M. Rogers e la sociologia rurale (Rogers, 1962, Heyne et al., 2010) hanno svolto un
ruolo di primo piano rispettivamente nella formalizzazione e nella promozione di una teoria della
diffusione dell’innovazione. Tuttavia, ai fini dello studio della difendibilità del vantaggio
competitivo, il concetto stesso di “innovazione” sembra essere troppo ampio, complesso e ricco di
sfaccettature per essere gestito con successo da tutti i micro-imprenditori che costituiscono la
struttura portante dell’economia turistica nazionale.
2.2 Opportunità imprenditoriale
Il termine opportunità rappresenta al tempo stesso uno spin-off del più ampio concetto di
innovazione, uno degli assunti centrali per lo studio del comportamento d’impresa e un’incognita,
specie per quanto concerne il modo in cui questa ha origine (Plummer et al., 2007). Questo paper si
concentra sulla quota-parte delle innovazioni realizzabili attraverso lo sviluppo di un’opportunità
imprenditoriale, laddove con quest’ultimo concetto s’intende una situazione futura desiderabile,
fattibile e riguardante l’impiego delle risorse poste sotto il controllo dell’imprenditore (Stevenson,
Roberts e Grousbeck, 1989; Stevenson e Jarillo, 1990).
Molte delle discussioni sul concetto di opportunità hanno preso vita a seguito della necessita di
capire l’angolazione in base a cui studiare il fenomeno. Nel tempo, tale dibattito ha fatto si che si
strutturassero due approcci, di cui il primo di tipo cognitivo detto ‘oggettivista’ e il secondo di tipo
comportamentale chiamato ‘costruttivista’. Seguendo l’approccio oggettivista (Hayek, 1948;
Kirzner, 1979; Shane e Ventakaraman, 2000; Shane 2003), le opportunità imprenditoriali vengono
create grazie a stimoli esterni e, in modo marginale, a seguito dell’azione dell’imprenditore. Tale
approccio enfatizza la natura esogena dell’opportunità, ma trascura l’eterogeneità delle capacità
imprenditoriali necessarie ai fini della piena valorizzazione dell’opportunità stessa (McMullen e
Shepherd, 2006; Alvarez e Barney, 2007).
Diversamente, l’approccio costruttivista (Sarasvathy, 2001; Backer e Nelson, 2005; Mahoney e
Michael, 2005; Dimov, 2007; Luksha, 2008; Felin e Zenger, 2009; Wood e McKinley, 2010) nasce
a seguito della necessità di spiegare le diverse performance raggiunte dagli imprenditori nel cogliere
le opportunità poste loro innanzi. Tale approccio, diversamente dal precedente, enfatizza il ruolo
svolto dall’imprenditore nell’ambito dei processi di acquisizione e di sviluppo dell’opportunità. Lo
stesso si concentra sulle relazioni fra pari richieste ai fini della nascita di un’iniziativa
imprenditoriale remunerativa. Tuttavia, mentre i due approcci vanno strutturando le rispettive
teorie, le possibilità di una loro integrazione restano ai margini della discussione. Il presente studio
si muove in questa direzione. Lo stesso si focalizza sulle capacità di evolvere un’opportunità
imprenditoriale possedute dal management attivo nel comparto emergente dell’Albergo Diffuso e
dell’Ospitalità Diffusa (OD).
2.3 Albergo Diffuso
Il termine ‘Albergo Diffuso’ (AD) indica un modello di ospitalità e un approccio manageriale
entrambi ‘aderenti’ al territorio. Il nome del modello di ospitalità nasce in Carnia, un’area montuosa
della regione Friuli Venezia Giulia, a seguito dei due terremoti disastrosi del 1976, del processo di
ricostruzione e della necessità di valorizzare appieno le abitazioni ristrutturate nei primi anni’80, ma
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
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sotto-utilizzate o abbandonate dai proprietari. Le caratteristiche del modello vengono sviluppate da
G. Dall’Ara (2010, 2007, 2004, 1989). L’AD in quanto tale indica «un particolare tipo di hotel
concepito per fornire agli ospiti un’esperienza unica di vita all’interno del centro storico di una città
o di un borgo. Questo offre agli ospiti tutti i servizi di un hotel tradizionale quali accoglienza,
assistenza, spazi comuni e ristorazione, sebbene le camere siano diffuse all’interno del centro
storico, in un raggio approssimativo di 200 metri dal luogo centrale dell’hotel in cui sono ubicati
reception, spazi comuni e ristorante. Le camere e/o gli appartamenti sono collocati all’interno di
edifici pre-esistenti, recuperati nel rispetto della tradizione locale e progettati in modo tale da creare
nell’ospite la sensazione di essere un residente» (UNDP, 2008, p. 3). Lo stesso modello costituisce
parte integrante del più ampio comparto dell’Ospitalità Diffusa (OD) insieme ad altri quali il Paese-
albergo, il Residence Diffuso o il Borgo Albergo ai quali è accomunato dalla natura ‘orizzontale’
della proposta e dalla tipologia del contesto, più spesso rurale, in cui esso opera.
L’AD costituisce un fenomeno in evoluzione anche dal punto di vista normativo. La regione
Sardegna nel 1998 ha riconosciuto per prima tali modelli attraverso una legge regionale ad-hoc. Al
termine del 2010, esistevano 47 AD verificati e associati all’Associazione nazionale alberghi diffusi
(Touring, Club Italiano, 2011). Nel 2011, le strutture che si auto-definivano AD erano circa 100
mentre vi erano oltre 300 progetti di AD in Italia (Droli, Dall’Ara, 2012). Al termine del 2012, 16
regioni avevano classificato l’AD. Mancavano, ma avevano espresso interesse: Piemonte, Toscana,
Sicilia, Abruzzo e Provincia di Bolzano.
Malgrado la diffusione dell’AD all’estero (in paesi quali: Spagna, Svizzera, Croazia o Albania)
e l’interesse dimostrato nella proposta da parte più paesi extra-europei (ad esempio: Costa Rica,
Panama, Brasile e altri), ossia nonostante l’evoluzione di un fenomeno tutto sommato “italiano”
(Confalonieri, 2011), le imprese del comparto dell’OD sembrano trovare ostacoli supplementari
nella gestione dei processi di creazione di valore. Alcuni di questi ostacoli sembrano essere stati
individuati e superati, mentre altri tardano ad esserlo. Per quanto concerne i primi, dal punto di vista
della creazione d’impresa, l’AD si è dimostrato in grado di contenere lo spopolamento dei borghi.
Lo stesso tuttavia richiede la presenza di servizi di supporto “mirati” da parte delle organizzazioni
territoriali interessate a favorire la nascita di queste proposte nelle aree di competenza. Tale
supporto è stato formalizzato in un modello d’intervento ad-hoc per lo sviluppo dell’AD (Dichter,
2007; Droli, 2007c). I modelli di ospitalità e d’intervento sono stati riconosciuti come innovativi
dalle Nazioni Unite e dalla Rete europea degli incubatori d’impresa (EBN) attraverso il primo
premio assegnato all’AD in occasione del concorso internazionale “Helping New Talents to Grow”
tenutosi nel 2008 a Budapest. Tuttavia, alcuni ostacoli individuati, ma di difficile superamento
permangono. Fra di essi, lo scostamento tra il notevole numero dei progetti censiti e lo stesso
riferito alla tutto sommato ridotta consistenza numerica delle strutture di AD realmente operanti sul
territorio, e di cui si è detto nelle righe precedenti, sembra indicare la presenza di problemi a valle
della progettazione, nella fase di attuazione pratica delle proposte. Da un punto di vista normativo,
sebbene in un numero esiguo di casi, emergono differenze notevoli tra la gamma dei requisiti di
qualità minimi necessari a configurare un AD in base al modello nazionale, nonché la stessa
riconosciuta da alcuni apparati normativi regionali in questo senso riduttivi, più elastici e quindi più
ambigui (Dall’Ara, 2007, 2010; Droli, 2007d).
Coeteris paribus, l’importanza di un elemento essenziale ai fini della creazione di reddito quale
lo stile gestionale richiesto dalle imprese dell’OD e dell’AD, è stata a lungo sottovalutata. Gli studi
condotti in quest’ambito si sono concentrati sulle diseconomie economico-organizzative connesse
alla presenza di unità produttive (camere e abitazioni) dislocate in modo “diffuso” sul territorio,
sottese al modello, strutturali e come tali non eliminabili (Droli, 2007b), sulla necessità di
selezionare i progetti imprenditoriali da parte delle organizzazioni territoriali prima di concedere
eventuali incentivi finanziari ai progetti (Droli, 2013b, 2012, 2007c), sulla natura modulare del
prodotto e quindi delle relazioni d’impresa (Droli, 2010), sulle modalità di sensibilizzazione della
comunità locale (Droli, 2009), sulle necessità di un partenariato d’impresa pubblico-privato
produttivo ai fini della compensazione di tali diseconomie (Droli, 2013a) e sulle capacità dinamiche
richieste agli imprenditori, singoli e associati, ai fini dello sviluppo dell’opportunità imprenditoriale
IL MANAGEMENT DELLE OPPORTUNITÀ IMPRENDITORIALI ‘A CHILOMETRO-ZERO’
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(Droli, Dall’Ara, 2012). Un AD si sviluppa in larghezza, non in altezza ed è pertanto sovrapposto
alla geografia del borgo. In quest’ambito, un filone di ricerca ha trattato il tema dell’acquisizione e
dello sviluppo di risorse di tipo urbanistico-architettonico, quindi esterne al perimetro d’impresa,
ma centrali nel processo di creazione di valore per l’ospite e quindi in grado di svolgere un ruolo
decisivo nella generazione del reddito necessario al sostentamento delle attività ricettive
dell’Ospitalità Diffusa. Sono un esempio di risorse d’impresa per l’AD di tipo urbanistico-
architettonico l’arredo urbano (Bresciani, Droli, 2013) o la skyline del borgo (Pepe, et al., 2013).
Questo paper si focalizza su due ulteriori elementi costituenti l’approccio gestionale seguito dalle
imprese appartenenti al comparto considerato: l’acquisizione della risorsa costituita dall’opportunità
imprenditoriale esistente nel comune in cui opera l’impresa (di prossimità) e il suo sviluppo da parte
del management ai fini dell’innovazione interna e della difesa del vantaggio competitivo.
2.4 L’opportunità imprenditoriale di prossimità come risorsa per l’innovazione d’impresa nella R-
BV
La teoria di management tradizionale considera risorsa un asset che l’impresa può utilizzare per
definire, per implementare o per correggere la propria strategia (Porter, 1980). Tale approccio
enfatizza l’importanza del contesto costituito dal settore in cui opera l’impresa. Diversamente, il
concetto di risorsa nella R-BV include la gamma dei fattori che consentono all’impresa di
implementare le proprie strategie, posta sotto il controllo dell’impresa e capace di consentire un
incremento di efficienza e di efficacia dell’impresa stessa (Daft, 2009).
In termini generali, la R-BV (Penrose, 1959; Wernerfelt, 1984; Tomer, 1987; Barney, 1991), si
concentra sulla questione della competitività strategica di lungo periodo, ossia sulla sostenibilità nel
tempo delle relazioni tra l’impresa e l’ambiente competitivo di riferimento. Questa ricerca si
focalizza sulla possibilità di ottenere un vantaggio competitivo duraturo per l’impresa attraverso la
gestione delle opportunità imprenditoriali esistenti nel territorio coperto dal comune in cui questa
opera, dette, utilizzando un neologismo impiegato nell’ambito del settore agro-alimentare, ‘a Km0’.
Si può indicare tale opportunità imprenditoriale di prossimità come la risorsa aziendale intangibile
costituita dall’occasione di produrre incrementi misurabili negli ambiti dell’efficacia,
dell’efficienza, dell’eterogeneità o della sostenibilità ambientale, esterna ai confini aziendali e
interna al territorio coperto dal comune in cui opera l’impresa.
Com’è noto, in base all’approccio R-BV, non tutte le risorse d’impresa si rivelano in grado di
produrre un vantaggio competitivo difendibile nel tempo. Seguendo la teoria di management
classica, l’impresa dispone di un vantaggio competitivo nel momento in cui ottiene risultati
sistematicamente al di sopra della media (Shoemaker, 1990, p. 1179). Questo approccio enfatizza
l’importanza dei ritorni superiori alle medie di settore. La R-BV si concentra sulle condizioni
necessarie ai fini del mantenimento di un tale risultato e del raggiungimento di un vantaggio
competitivo di lungo termine e ‘sustained’ (o ‘difendibile’). Seguendo uno degli esperti di R-BV
più autorevoli quali Barney (1991), un’impresa ottiene un vantaggio competitivo difendibile nel
momento in cui implementa una strategia non implementabile con gli stessi risultati dai propri
competitori attuali e potenziali. Quali caratteristiche deve quindi possedere una risorsa quale
l’opportunità imprenditoriale a Km0 ai fini della difesa del vantaggio competitivo d’impresa? In
base alla R-BV solo le risorse ‘valuable’ (a cui viene attribuito valore all’esterno dell’impresa),
‘rare’ (concentrate in termini spaziali o al limite rese disponibili ad un unico competitore),
‘inimitable’ (difficili da duplicare) e ‘non-substitutable’ (prive di risorse succedanee) possono
essere utili a questo scopo (Barney, 1991). Questo studio esamina la possibilità di valorizzare le
opportunità imprenditoriali in possesso di questi 4 attributi ai fini dell’innovazione d’impresa anche
attraverso il rinforzo della coesione sociale, la tutela ambientale e la promozione dei processi di
partnering turistico pubblico-privato (Droli, 2007a).
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
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3. Metodologia
Il presente paragrafo presenta i seguenti elementi: 1. Il contesto organizzativo al cui interno si è
svolta la ricerca; 2. Il piccolo campione; 3. Le prestazioni essenziali oggetto di osservazione; e 4. Il
metodo di raccolta dei dati.
3.1 Contesto organizzativo
Il presente studio costituisce un risultato del programma di ricerca denominato “AD 2006-2016
ricerca & sviluppo” finalizzato da un lato a individuare le questioni economico-organizzative che
caratterizzano le imprese per l’Ospitalità Diffusa quali l’Albergo Diffuso, dall’altro a sviluppare
possibili accorgimenti utili a integrare metodi e strumenti propri del modello gestionale alberghiero
tradizionale. Tale programma di ricerca, autofinanziato, è stato gestito da M. Droli nell’ambito dei
programmi-qualità condotti dall’Associazione nazionale Alberghi Diffusi - ADI.
La ricerca si è svolta all’interno del contesto organizzativo costituito dall’ADI. Tale scelta è
avvenuta anche considerata l’eterogeneità qualitativa raggiunta dalle proposte presenti sul territorio
nazionale, valutata la necessità di contenere al minimo tale fattore nell’ambito del campione
osservato e vista l’azione di tutela del brand svolta per statuto dalla suddetta Associazione. Il
contesto organizzativo, sebbene importante (Belk, 2006), non ha costituito oggetto di studio in
quanto non significativo ai fini degli obiettivi dell’indagine.
La selezione delle strutture che costituiscono il campione è avventa a cura dell’ADI attraverso il
rilascio al possibile aderente di un formulario di autovalutazione. Tale questionario è finalizzato a
verificare la presenza dei requisiti di qualità minimi richiesti dal modello e la successiva proposta di
auto-certificazione. Una seconda verifica di coerenza è effettuata nel corso dei 12 mesi successivi
alla prima adesione annuale. La stessa viene effettuata attraverso una visita ispettiva effettuata da
operatori del comparto delegati dall’ADI a svolgere la funzione di responsabili-qualità su base
regionale.
3.2 Oggetto e ‘piccolo campione’
La ricerca ha assunto il fine di osservare: a) le innovazioni prodotte nel corso del periodo
precedente; b) i risultati ottenuti e c) gli accorgimenti volti a migliorare entrambi gli elementi così
come riportate in modo spontaneo dagli imprenditori.
Tra le innovazioni prodotte si sono tenute in particolare considerazione le stesse realizzate a
partire dalla presenza di opportunità imprenditoriali nel contesto locale. La presenza di questo
elemento è stata ipotizzata dato il pregio storico-culturale del contesto rurale al cui interno cui
operano le strutture, il quale costituisce la base di partenza naturale per la creazione di valore
(Golinelli, 2012)
Malgrado tale premessa, non si sono fissate ipotesi o assunzioni preliminari circa l’esistenza o
meno di opportunità imprenditoriali. Questo al fine di mantenere la fase di comprensione del
fenomeno oggetto di indagine all’interno del processo di analisi e per testare la capacità del metodo
seguito di interpretare il fenomeno stesso, in accordo con Garfinkel (1967).
Per quanto concerne il numero delle imprese osservate, questa ha coinciso con le imprese
aderenti all’ADI. Tale numerosità è cresciuta da 4 a 63 imprese rispettivamente nel 2006 (anno di
formazione dell’associazione) al 2011. La copertura territoriale del campione nel 2001 ha
corrisposto a circa il 60% del totale delle proposte che si erano auto-definite AD presenti sul
territorio nazionale e individuate sia attraverso il servizio “Google Alert” fornito dall’omonimo
motore di ricerca, sia mediante auto-segnalazione ai recapiti dell’associazione (fonte: ADI). Il
campione non ha considerato le imprese di AD allo stadio progettuale, la cui numerosità nel 2011
era peraltro stata stimata in ben 300 unità, data l’elevata discrepanza tra questo numero e la quantità
più ridotta delle strutture effettivamente operanti (Droli, Dall’Ara, 2012).
IL MANAGEMENT DELLE OPPORTUNITÀ IMPRENDITORIALI ‘A CHILOMETRO-ZERO’
103
3.3 Metodo di raccolta
La raccolta del materiale di studio circa le prestazioni osservate è avvenuta attraverso
l’alternanza tra osservazione non partecipante (desk), osservazione partecipante (o ‘etnografica’) e
analisi interpretativa. L’osservazione non partecipante ha richiesto: a) l’effettuazione di una
rassegna stampa; b) la raccolta di materiale audio-video e c) il download di materiale on-line sulle
imprese osservate. La stessa ha consentito sia l’individuazione delle innovazioni offerte al pubblico
(principalmente servizi, pacchetti o eventi innovativi), sia l’orientamento delle fasi di raccolta
successive. L’osservazione partecipante si è basata sui risultati rilevati attraverso il metodo
precedente. La stessa si è svolta attraverso: a) la partecipazione alle assemblee annuali
dell’Associazione (mediamente 2 per anno); b) l’analisi dei verbali di assemblea; e c) colloqui
informali con gli operatori a margine degli incontri. Tale metodo ha prodotto note dal campo di
ricerca e trascrizioni sugli accorgimenti (buone prassi) adottati dalle imprese per l’acquisizione e lo
sviluppo delle innovazioni proposte al pubblico. Tra le opportunità imprenditoriali sviluppate
attraverso l’AD e individuate dallo studio, vi sono le botteghe artigiane aperte grazie all’AD di
Portico di Romagna (FC), le aziende agricole reintrodotte dall’AD di Santo Stefano di Sessanio
(AQ) o le attività di piccolo commercio create attraverso l’AD di Lauco in Friuli (UD).
L’analisi interpretativa individuale ha approfondito le opportunità imprenditoriali tradizionali di
cui sopra e altre di tipo innovativo individuate. Un esempio di opportunità di quest’ultimo tipo è
costituito dal cd. ‘Volo dell’angelo’, un impianto a fune per il trasporto di persone sviluppato anche
attraverso l’intervento di facilitazione svolto dal personale dell’AD di Pietrapertosa (PZ), gestito da
un consorzio pubblico-privato e promosso in partnership con Alitalia.
L’analisi interpretativa si è svolta al di fuori dei contesti di ricerca precedenti ed è stata
effettuata su gruppi ristretti di operatori del comparto AD iscritti ai corsi di formazione e seminari
tenuti dall’autore. Nello svolgimento di tale attività, l’autore ha cercato di integrare tali osservazioni
dapprima all’interno della propria pratica professionale di formatore d’impresa nell’AD dal giugno
2006 e successivamente come responsabile della formazione dell’Associazione stessa da gennaio
2009. Le osservazioni effettuate hanno prodotto note dal campo di ricerca e trascrizioni da cui si è
potuto attingere nelle fasi interpretative del lavoro (Belk, 2006; Mariampolski, 2006; Stern, 1998).
Attualmente, è allo studio un sistema di monitoraggio finalizzato a rendere sistematica la raccolta
delle informazioni lungo le fasi di incubazione dell’idea, di impostazione progettuale, di
progettazione, di lancio, di rinforzo competitivo e di ottimizzazione delle performance.
4. Risultati
La maggioranza dei casi seguiti sembra indicare l’esistenza di una serie di problemi aperti in
grado di frenare il percorso di sviluppo dell’opportunità imprenditoriale di prossimità. Tali
questioni sono riconducibili in buona parte alla questione del coordinamento e del partenariato
locale richiesti dallo sviluppo della risorsa. Quindi, gli accorgimenti volti al superamento di tali
difficoltà sono stati aggregati attorno a 10 questioni importanti ai fini dei risultati prodotti dal
processo di partnering turistico (Droli, 2007a).
4.1 Conoscenza delle aspettative di qualità territoriale avvertite dagli ospiti, esperienza dei limiti
organizzativi individuali e acquisizione dell’opportunità imprenditoriale
La presenza dell’appellativo “diffuso” genera negli ospiti l’aspettativa di un’offerta di tipo
territoriale di qualità da parte della struttura alberghiera. La maggioranza degli imprenditori del
settore AD sembrano consapevoli di una tale aspettativa, ma riportano l’esistenza di un problema di
attenzione generale alle richieste degli ospiti e alle relative opportunità (anche di reddito) presenti
nei contesti locali in cui essi operano. Tale affermazione troverebbe un riscontro nel dato secondo
cui la quota della popolazione italiana che associa il patrimonio artistico del nostro paese a una
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
104
potenziale fonte di business raggiunge una percentuale tutto sommato ridotta e pari al 10,4%
(Censis, 2011). A livello teorico, la prontezza di riflessi degli interessati o alertness, fattore messo
in luce da Kirzner (1979), Gaglio e Katz (2001), costituisce una delle risorse locali in grado di
spiegare in parte il perché di reazioni diverse di fronte alla stessa opportunità. La diversa possibilità
di accedere alle informazioni (Krueger, 1993; Romanelli, 1989) o differenze individuali
(Deivansenapathy, 1986) sono esempi di freni legati ai comportamenti dei singoli. In altri termini,
le opportunità imprenditoriali sono presenti allo stadio di ‘idea’ (Dimov, 2007) e, per questo
motivo, richiedono di essere scoperte da persone ‘attente’ (Kirzner, 1979).
La minor parte degli AD osservati indica come l’attenzione alle opportunità imprenditoriali
esistenti nel territorio di prossimità sia presente più spesso all’interno di imprese il cui personale
discute in modo frequente i servizi richiesti dagli ospiti, ma non offerti e non proponibili attraverso
iniziative individuali. Più in generale, la maggioranza dei gestori di AD impegnati in programmi di
fidelizzazione della clientela sottolinea l’importanza di considerare i propri ospiti come persone
‘non comuni’. Alcuni di questi sostengono in modo aperto come l’opportunità di miglioramento
segnalata dai propri clienti debba essere considerata come un’occasione ‘da non perdere’, ‘una
merce rara’.
La maggior parte degli operatori osservati riesce a descrivere in modo accurato gli ostacoli
incontrati nel tentativo di specializzare e/o di diversificare il proprio portafoglio-prodotti attraverso
iniziative esclusivamente individuali. Questa difficoltà è legata sia alla presenza di ‘tessere di
offerta’ quali risorse, strutture, dotazioni, impianti e servizi i quali formano nel loro complesso il
mosaico paesistico-culturale valorizzabile dall’AD (Droli, 2010), sia all’esistenza di una platea
ampia di responsabili pubblici e/o privati il cui coinvolgimento è indispensabile per creare la
necessaria identità distintiva o ‘fingerprint bio-culturale’ (Chang et al., 2007).
Altri operatori affermano l’importanza di giungere ad una proposta ‘difficile da imitare’, come
testimonia il ricorso a simboli di copyright abbinati a portate locali, a pacchetti o ad altre iniziative
di marketing. La conoscenza delle aspettative di qualità territoriale avvertite dagli ospiti da parte
dell’operatore avviene grazie alla presenza di uno stimolo esterno (l’ospite appunto), il quale chiede
di vivere il luogo e non “solo” l’abitazione in uso. Questa constatazione pare in contrasto con
l’affermazione secondo cui l’origine dell’opportunità sembra essere destinata a rimanere in gran
parte ignota (Plummer, Hayne, Godesiabosis, 2007). La stessa sottolineerebbe: a) la natura esogena
della risorsa costituita dall’opportunità imprenditoriale di prossimità; b) il valore di una tale risorsa
in base alla R-BV; e c) la possibilità che alcune di queste possano diventare una fonte di vantaggio
competitivo difendibile per l’impresa. L’informazione esogena, l’esperienza dei risultati individuali
e la conoscenza dei limiti organizzativi aziendali costituiscono fattori che, se compresenti, possono
portare l’operatore a maturare la consapevolezza circa la necessità di abbandonare l’area di comfort
delimitata dai confini dell’impresa (attivazione dell’opportunità imprenditoriale di prossimità).
Questo risultato rappresenta una premessa necessaria, ma non sufficiente ai fini dello sviluppo
della risorsa analizzata da questo studio. La maggioranza degli AD osservati afferma come
quest’ultimo risultato sia più probabile all’interno delle imprese che conoscono le risorse naturali,
culturali o storiche locali passibili di valorizzazione e integrano la ricerca dei possibili partner
all’interno delle proprie routine aziendali.
4.2 Integrazione della ricerca degli interessati nella routine aziendale
La minoranza dei gestori che si dicono consapevoli del trinomio aspettative-risultati-limiti
individuali sembrano adoperarsi ai fini della ricerca delle professionalità esterne necessarie a
sviluppare la risorsa in modo sistematico. Questa indicazione, sembrerebbe contraddire la
vocazione di supporto allo sviluppo territoriale svolta dagli AD. In effetti, la maggioranza degli
imprenditori del comparto considerato sembrano impegnati nello sviluppo delle opportunità
imprenditoriali di prossimità attraverso iniziative di tipo episodico.
Quando un tale percorso di integrazione delle prassi aziendali prende avvio, esso sfocia più di
frequente nella creazione di un elenco delle persone passibili di coinvolgimento (professionalità,
IL MANAGEMENT DELLE OPPORTUNITÀ IMPRENDITORIALI ‘A CHILOMETRO-ZERO’
105
imprese attive nei settori agricoltura, artigianato, servizi ricreativi, investitori, ecc.). Tali iniziative
ottengono il rinnovo e la personalizzazione delle attività territoriali proposte dall’impresa di AD per
limitati periodi di tempo (mesi, settimane o giornate) nel corso dell’anno.
Tali riscontri confermerebbero l’importanza di iniziative sistematiche volte a costruire
coalizioni di interessi e generare consenso fra interessati ai fini della nascita di imprese stabilmente
remunerative (Shakle, 1979; Weick, 1979; Giddens, 1984; Sarasvathy, 2001; Dimov, 2007; Felin e
Zenger, 2009; Wood e McKinley, 2010). L’uso sistematico di un tale elenco sembra avvenire specie
in presenza di interlocutori costituiti da persone e da organizzazioni con le quali esiste già un
legame di tipo fiduciario.
4.3 Valorizzazione delle relazioni pre-esistenti
La minoranza dei gestori di AD cita espressamente il ‘passaparola fra parenti e amici’ come
metodo per acquisire le competenze necessarie a sviluppare l’opportunità imprenditoriale di
prossimità. Tale ricorso sembra avvenire in modo coerente con quanto affermato da Weick (1979) e
da Giddens (1984) circa l’importanza dell’interazione con le persone con cui si condivide la vita,
appartenenti all’ambito familiare o comunque conosciute ai fini della maturazione delle idee più
solide circa l’intera realtà che ci circonda.
Nella maggior parte dei casi osservati, gli amministratori locali (responsabili della componente
pubblica del prodotto) sono individuati attraverso questa ‘scansione’ iniziale. L’AD in effetti
«costituisce un albergo dotato di due hall; di cui una interna (le abitazioni) e una esterna (il borgo)»
(Dall’Ara, 2010, p. 41). I vicoli del borgo costituiscono i corridoi dell’Albergo Diffuso. Esiste
quindi il rischio che ospiti costretti a fruire in modo assiduo di questo elemento risentano di
eventuali problemi di cattiva manutenzione, pulizia o decoro urbano in misura maggiore rispetto ad
altri accolti da strutture di tipo “verticale”.
I referenti dei comitati organizzatori di eventi vengono inclusi in tale agenda nella maggior parte
dei casi. Ciò avviene dato anche il ruolo strategico delle associazioni no-profit nella promozione del
territorio, la durata limitata di numerosi eventi e la necessità di stabilizzare i risultati ottenuti anche
attraverso la creazione di prodotti turistici ‘sottostanti’ le manifestazioni aventi maggiore visibilità
sul mercato turistico. Tuttavia, tale riscontro indica sia un possibile restringimento della gamma
delle competenze utilizzabili nell’ambito dei processi di innovazione, sia l’utilità di un intervento
diretto da parte di una struttura ricettiva riconosciuta come apportatrice di innovazione in un
contesto rurale.
4.4 Aiuto individuale nella scoperta dell’opportunità
La maggior parte dei gestori di AD interessati a valorizzare una rete di relazioni pre-esistente
sembrano riconoscere l’esistenza di limiti anche culturali alla base dei problemi di scarsa
innovazione. Gli stessi sembrano impegnati ad aiutare singoli interlocutori nello sviluppo
dell’opportunità. Tuttavia, la minor parte dei gestori di AD osservati preferiscono evitare il ricorso
aperto al concetto di ‘promozione dell’opportunità per convergere sulla necessità di una sua
‘condivisione’. Nella fase di scoperta inoltre, alcuni gestori di AD sembrano chiarire da subito il
ruolo di partner esterno svolto nell’eventuale sviluppo dell’idea, ciò al fine di evitare malintesi in
grado di minare il buon esito delle fasi successive. Questo avviene in modo coerente con quanto
affermato da alcuni esperti quali Shackle (1979) o Lounsbury e Glynn (2001) secondo cui, ai fini
della costruzione di un’immagine d’opportunità in grado di generare reddito, diventa importante la
condivisione di un’idea di business con persone che occupano posizioni simili nella famiglia o al di
fuori di essa. Tale posizione è coerente con l’approccio cognitivista, secondo cui le opportunità
imprenditoriali nascono ‘al di fuori’ dei luoghi fisici in cui possono essere sviluppate, esistono in
modo autonomo dalle decisioni dei possibili interessati e ‘sono alla portata di tutti’ (Shane, 2003;
Shane e Venkataraman, 2000; Hayek, 1948). La condivisione dell’idea con persone appartenenti a
una cerchia locale ristretta facilita il reperimento dei primi interessati, ma non garantisce sulla
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
106
presenza di tutte le competenze necessarie ai fini dello sviluppo dell’opportunità in questione.
Diviene importante fornire informazioni mirate a un gruppo più ampio di soggetti locali
potenzialmente interessati.
4.5 Sensibilizzazione mirata della comunità locale
Persone e organizzazioni che operano nelle aree rurali non turistiche, difficilmente conoscono le
mutazioni in atto nella struttura del mercato turistico, le eventuali minacce allo status quo e le
possibili opportunità di incremento del reddito. In questi contesti, il reddito degli operatori attivi
all’interno di agglomerati rurali dipende generalmente in piccola parte dall’industria turistica. La
maggioranza dei gestori di AD sensibilizzano operatori di prossimità esterni al nucleo principale
anche mediante l’organizzazione di incontri con residenti, proprietari di seconde case e investitori.
In accordo con alcuni esperti quali Shackle (1979) e Klein (2008), le persone che all’inizio non
conoscono l’opportunità d’impresa vanno aiutate a ‘immaginare’ questa risorsa. Le attività di
sensibilizzazione svolte nell’AD confermano inoltre l’importanza di quanto indicato da Kotler et al.
(2010, p. 37) secondo cui il marketing volto a motivare e formare dipendenti o collaboratori, deve
venire prima di quello diretto verso gli ospiti e il mercato.
Data la sovrapposizione parziale tra i bacini di domanda, la maggior parte dei gestori di AD
sembra immaginare l’opportunità imprenditoriale di prossimità con gli occhi dei propri clienti. Tale
attività ha importanti implicazioni pratiche. Attraverso l’ottenimento di informazioni sulle
caratteristiche dei clienti comuni, i partecipanti alle riunioni sembrano mettere a frutto le proprie
capacità di immedesimazione (empatia); inoltre possono riuscire a sviluppare forme di pensiero
creativo o laterale (De Bono, 2001). Tuttavia, tali attività facilitano, ma non portano
obbligatoriamente all’assunzione di responsabilità individuali circa lo sviluppo di una o di più
opportunità.
4.6 Sblocco delle decisioni e assunzione di responsabilità
La maggioranza degli imprenditori considerati dalla ricerca si aspetta che, a partire da un certo
punto in poi, ‘si inizi a fare qualcosa di concreto’. Tale indicazione troverebbe riscontro ad esempio
negli studi di Gaglio (1997), secondo cui l’iniziativa imprenditoriale inizia solo laddove gli
interessati ‘decidono’ di interpretare stimoli esterni, optano per attribuire loro significati precisi e
iniziano a mettere in pratica comportamenti coerenti. A questo fine, la minor parte dei gestori di AD
considerati sembrano aiutare gli interessati ad argomentare l’opportunità in sede di incontri con
organismi tecnici quali incubatori d’impresa, consorzi, Gruppi di Azione Locale, ecc..
Un lavoro precedente (Droli, Dall’Ara, 2012) ha definito fase di ‘sblocco’ come il momento in
cui gli interessati decidono di assumersi responsabilità precise circa i passi da compiere per
sviluppare l’opportunità costituita dall’AD. In questo lavoro, lo sblocco delle decisioni si verifica in
un insieme di soggetti esterni all’impresa e viene facilitato dal gestore di AD.
La presenza di interessati in possesso di informazioni corrette è quindi determinante. Tuttavia
questi si trovano talvolta circondati da una certa diffidenza per il nuovo presente in alcune comunità
rurali. La questione può assumere un valore teorico dal momento che «la possibilità di creare
un’immagine della realtà futura non solo accattivante per tutti, ma in un certo senso inevitabile
dipende proprio dal modo con cui gli interessati difendono le proprie idee» (Weick, 1979;
Companys e McMullen, 2007). Il presente passaggio sembra richiedere lo svolgimento di una fase
successiva volta a conferire sempre maggiore concretezza all’idea iniziale.
4.7 Schematizzazione dell’opportunità
Gli imprenditori del comparto AD si trovano di fronte alla necessità di aiutare gli interessati e i
relativi partner a ragionare in modo concreto sull’opportunità imprenditoriale che essi stessi hanno
sottoposto loro. Alcuni operatori provvedono allo sviluppo di un elaborato sintetico in grado di
IL MANAGEMENT DELLE OPPORTUNITÀ IMPRENDITORIALI ‘A CHILOMETRO-ZERO’
107
descrivere l’opportunità. Un tale elaborato viene il più delle volte richiesto a seguito degli incontri
precedenti. Lo stesso può essere costituito da uno schema essenziale, ovvero da una struttura di dati
e informazioni articolate. In alcuni casi, la scheda sembra essere costituita da un insieme di elenchi
dei servizi richiesti e d’interesse per specifiche figure professionali o per imprese esistenti nel
contesto territoriale di prossimità a quello in cui opera l’AD. Ciò sembra avvenire in modo coerente
con quanto affermato da Dimov (2010) riguardo alle necessità di ‘early-planning’ in ambito
imprenditoriale. Tale schema, semplice o elaborato, consente agli interessati di pensare alle ‘cose da
fare giorno-dopo-giorno’ per realizzare l’opportunità di prossimità. In altre parole, lo stesso
consente all’opportunità futura di diventare concreta, seguendo alcuni autori tra cui Wood e
McKinley (2010).
4.8 Attività a basso contenuto d’innovazione: “solidificazione” dell’opportunità attraverso la
stesura del business-plan
La maggior parte delle opportunità imprenditoriali di prossimità oggetto di sviluppo sembra
riguardare la creazione di attività un tempo esistenti nel borgo rurale, quali laboratori artigiani,
piccole botteghe o aziende agricole e altre venute meno a seguito dello spopolamento del borgo. In
questi casi, la minor parte dei gestori di AD sembra avvertire la necessità di assistere gli interessati
nello sviluppo di un business-plan. Al contrario, quando un tale percorso prende avvio, l’operatore
di AD ottiene una panoramica delle opportunità imprenditoriali di prossimità create a seguito del
proprio impulso. Lo stesso, in alcuni casi svolge il ruolo di perno centrale nello sviluppo di un
sistema di opportunità imprenditoriali strettamente locali. Da un punto di vista teorico-costruttivista,
Sarasvathy (2001, 2004) indica come le opportunità imprenditoriali rappresentino il risultato di un
processo di interazione che comprende una fase attraverso la quale rendere operative aspirazioni
reciproche. Ancora prima, Shackle (1979), sottolinea come l’interessato debba creare un quadro di
informazioni condivise sufficiente per coinvolgere i possibili investitori. Lo sviluppo di un tale
passaggio sembra quindi importante ai fini dell’innovazione d’impresa e locale.
La definizione di un business-plan può facilitare la creazione di imprese in cui la struttura degli
input, del processo di produzione e degli output è nota e quindi standardizzabile con un margine di
approssimazione noto. Tuttavia, la stessa può non essere sufficiente allo sviluppo di opportunità
anch’esse innovative e quindi, in possesso di caratteristiche di difficile standardizzazione.
4.9 Creazione della rete per favorire lo sviluppo di opportunità innovative
La minor parte delle opportunità imprenditoriali di prossimità e oggetto di sviluppo sembra
riguardare la creazione di attività imprenditoriali di tipo innovativo. Il servizio di trasporto a fune
denominato “Volo dell’angelo” citato nelle pagine precedenti costituisce un esempio di opportunità
imprenditoriale di prossimità innovativa. Altri esempi sono presenti nel turismo ciclistico, eno-
gastronomico, salute&benessere e così via. La maggior parte dei gestori impegnati nello sviluppo
di opportunità innovative sembra favorire l’innovazione anche attraverso la creazione di reti locali,
la valorizzazione di quelle esistenti o mediante lo sviluppo di forme di partenariato pubblico-
privato. In altri casi, gli interessati individuano la necessità di “fare rete” a seguito della presa d’atto
dello scostamento esistente tra gli obiettivi dichiarati e i problemi di natura economico-
dimensionale dell’impresa impegnata nello sviluppo dell’opportunità imprenditoriale. In altre
parole, la possibilità di suddividere rischi e ricompense sembra facilitare l’avvio delle iniziative più
innovative.
Ciò attuerebbe l’approccio costruttivista, in base a cui l’aumento mirato del numero e della
gamma delle persone coinvolte nello sviluppo dell’opportunità può incrementare le probabilità che
questa dia luogo a iniziative concrete e remunerative (Collins, 1998; Gartner et al., 1994;
Johannison, 2000). Elementi quali il consenso e la coalizione di interessi sono centrali per
influenzare efficacemente la struttura di un sistema economico e per fare in modo che quest’ultima
sviluppi le opportunità imprenditoriali più complesse, in accordo con alcuni autori tra cui Shackle
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
108
(1979), Weick (1979), Giddens (1984), Sarasvathy (2001), Dimov (2007), nonché Felin e Zenger
(2009). Tale sostrato relazionale sembra facilitare la realizzazione di simulazioni economiche più
complete e dettagliate, ma generate dalla sinergia tra soggetti diversi e quindi tendenzialmente più
complesse.
4.10 Analisi di fattibilità
Malgrado l’utilità, solo una minima parte degli imprenditori osservati verifica le possibilità di
auto-sostentamento delle opportunità tradizionali o innovative anche in base alle nuove fonti di
reddito create attraverso la rete (business ancillari).
In effetti, l’opportunità imprenditoriale innovativa sembra ‘attivare’ un ambiente economico-
organizzativo tendenzialmente ampio rispetto allo stesso realizzato da opportunità di tipo
tradizionale (Long e Graham, 1998; Busenitz, 1996 o Chrisman e McMullan, 2000). Ridurre
l’ambiguità nell’ambiente competitivo risulta importante per l’investitore e per le persone co-
interessate in quanto consente loro di concentrare le energie sulle ‘opportunità emergenti’(Berger e
Luckmann, 1966; Weick, 1979; Companys e McMullen, 2007).
Esistono tuttavia numerosi problemi che impediscono agli interessati di pensare all’analisi di
fattibilità, come già evidenziato nel caso nel caso in cui l’opportunità imprenditoriale riguardi
l’Albergo Diffuso (Droli, Dall’Ara, 2012). La maggioranza dei casi osservati confermano come
alcuni co-interessati all’opportunità d’impresa tendano a considerare ‘scontata’ la fattibilità tecnica
della propria iniziativa. Per paradosso, questo sembra avvenire laddove una o entrambe le parti
provengano da esperienze imprenditoriali di successo ottenute in altri settori dell’economia o nel
turismo. In altri casi, precedenti esperienze di successo in altri settori rendono talvolta gli interessati
meno coscienti della necessità di creare un gruppo di lavoro e di generare il consenso necessario fra
le persone necessarie a strutturare un prodotto competitivo, in modo coerente con quanto affermato
da alcuni esperti quali Ucbarasan et al. (2006).
Alcuni casi individuati sembrano confermare l’idea secondo cui la grande esperienza
dell’imprenditore turistico possa contribuire ad abbassare la soglia di attenzione al ritorno
sull’investimento (Romanelli, 1989; Shane, 2000; Sarasvathy et al., 2008). Altre esperienze
indicano come la stessa competenza tecnologica, essenziale in diverse fasi dell’attività d’impresa,
possa contribuire ad aumentare la fiducia nelle possibilità di successo dell’impresa fino al punto da
portare investitori e co-interessati a pensare di disporre di uno schema di lavoro ‘sicuro’ o ‘non
fallibile’ (Shane, 2000; Dutton e Jackson, 1987; Busenitz e Barney, 1997). Nella totalità dei casi
osservati, investitori e co-interessati sembrano avvertire la necessità di sottoporre l’opportunità
imprenditoriale fin qui sviluppata al vaglio delle persone interessate ad acquistarne i servizi, ossia ai
clienti grazie ai quali ha preso vita l’idea iniziale. Tale fase sembra chiudere, anche idealmente, il
percorso di acquisizione e di sviluppo dell’opportunità. La Figura 1 presenta i passaggi che
compongono l’intero percorso di acquisizione e di sviluppo seguito dall’opportunità in base al tipo
di finalità prevalente.
IL MANAGEMENT DELLE OPPORTUNITÀ IMPRENDITORIALI ‘A CHILOMETRO-ZERO’
109
Fig. 1: Opportunità imprenditoriale “a Km 0”:
processo di acquisizione-cognitivo (AC) e di sviluppo-comportamentale (SC). Fasi.
Fonte: Maurizio Droli
5. Discussione
Da un punto di vista teorico, questo paper ha utilizzato la lente concettuale costituita dalla R-
BV ai fini dello sviluppo di un modello che consentisse la valorizzazione delle opportunità
imprenditoriali strettamente locali per la finalità dell’innovazione d’impresa. Il ricorso ad uno solo
dei due approcci considerati: cognitivista, oppure costruttivista non avrebbe consentito di ricostruire
l’intera sequenza di buone prassi che ha portato alla formazione del modello. Tale risultato concilia
la natura esogena e dinamico-relazionale delle opportunità, ossia integra entrambi gli approcci.
La fusione dei due approcci ha consentito di identificare la sequenza delle attività necessarie per
facilitare l’intero processo di valorizzazione dell’opportunità imprenditoriale. In effetti, da un punto
di vista manageriale, questo paper ha permesso di ottenere delle risposte alle domande sul come
ridurre la quota degli investitori che abbandonano il percorso.
Questo modello consente l’individuazione delle capacità degli imprenditori su cui fare leva
nell’ambito del processo di viluppo dell’opportunità, oltre alle stesse le quali necessitano di essere
rinforzate. Alcune delle capacità degli interessati quali quella di valorizzare la propria rete di
relazioni appaiono particolarmente spiccate. Altre capacità, quale quella di essere prudenti nel
valutare la fattibilità dell’iniziativa in modo manageriale appaiono spesso deboli. In realtà, la
presenza di diseconomie legate alla natura ‘orizzontale’ della proposta di AD dovrebbe suonare
come “campanello d’allarme” per gli investitori i quali si apprestano a sviluppare un’opportunità
imprenditoriale basata sulla domanda anziché sulla presenza di abitazioni inutilizzate, come
erroneamente ritenuto (Droli, 2012). In generale, le connessioni teorico-concettuali tra approccio
cognitivo e costruttivista appaiono come altrettanti punti di debolezza e andrebbero sottoposte ad
attenzioni particolari da pare dei responsabili pubblico-privati addetti allo sviluppo ed alla
incubazione delle attività d’impresa. Il metodo qualitativo e il piccolo campione utilizzati da questa
ricerca non consentono generalizzazioni. Tuttavia, il modello sviluppato individua i fattori critici
possibile oggetto di ulteriori approfondimenti.
SC AC
Valorizzazione
delle relazioni
pre-esistenti
Acquisizione
dell’opportunità
imprenditoriale
Integrazione della
ricerca nella
routine aziendale
Sensibilizzazione
mirata della
comunità locale
Aiuto individuale
nella scoperta
dell’opportunità
Sblocco
decisionale
Schematizzazione
dell’opportunità
Opportunità a
basso contenuto di
innovazione:
definizione del
business-plan
Opportunità
ad elevato
contenuto di
innovazione:
creazione
della rete
potenzialità
Reddito di
rete
Analisi di
fattibilità
Aspettative di qualità territoriale
degli ospiti
Risorse locali
Conoscenza dei
risultati + auto-
percezione dei
limiti
organizzativi
individuali
SC
AC
TRACK 2 - INNOVAZIONE E TERRITORIO
110
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