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Il Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca. La demolizione come strumento di...

Date post: 20-Jan-2023
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Politecnico di Milano Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea in Urbanistica Monografia per il Corso di Politiche Urbane e Territoriali Prof.ssa Maria Cristina Gibelli Lavoro svolto da Matteo Verdelli Matr. 732517 [IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA TOR BELLA MONACA] La demolizione come strumento di rigenerazione urbana
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Politecnico di Milano

Facoltà di Architettura e Società

Corso di Laurea in Urbanistica

Monografia per il Corso di Politiche Urbane e Territoriali Prof.ssa Maria Cristina Gibelli Lavoro svolto da Matteo Verdelli Matr. 732517

[IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA TOR BELLA MONACA] La demolizione come strumento di rigenerazione urbana

Il  programma  di  riqualificazione  urbana  “Tor  Bella  Monaca”:  la  demolizione  come  strumento  di  rigenerazione.

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Indice

1. Premessa

2. Il  Piano  di  Zona  n.22:  la  nascita  di  Tor  Bella  Monaca  “intervento  organico  integrato”

3. I  tentavi  di  miglioramento  degli  ultimi  anni:  l’intervento URBAN e il PReU dal 1993 al 2005

3.1. IL PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA: URBAN ITALIA.

3.2. IL PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO A TOR BELLA MONACA (EX ART. 11, LEGGE N.493/1993).

4. Lo stato attuale del quartiere: la fatiscenza architettonica degli edifici e il degrado urbanistico degli spazi comuni.

5. Roma Capitale e il Progetto Millenium: Tor Bella Monaca come progetto pilota per il Piano Strategico 2010-2020

6. Il nuovo Masterplan per Tor Bella Monaca: un piano di costruzione, demolizione e ricostruzione per rigenerare il quartie-re.

6.1. IL PROCESSO PARTECIPATIVO/INFORMATIVO

6.2. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE ANALISI SVOLTE SULLO STATO DI FATTO

6.3. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA DISCIPLINA URBANISTICA SOTTESA AL PROGRAMMA

6.4. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL CONCEPT PLAN DELL’ARCHITETTO LÉON KRIER

6.5. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE FASI DEL PROCESSO URBANISTICO

6.6. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA VALUTAZIONE DI FATTIBLITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA

6.7. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: L’INSERIMENTO DEL PROGRAMMA NEL CONTESTO DELL’VII MUNICIPIO

6.8. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL COINVOLGIMENTO ISTITUZIONALE DELLA REGIONE LAZIO

6.9. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IMPEGNI SOTTOSCRITTI DOPO LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

7. Riflettere sul Programma: alcune considerazioni critiche

8. Conclusioni

9. Note

10. Bibliografia e Sitografia

Il  programma  di  riqualificazione  urbana  “Tor  Bella  Monaca”:  la  demolizione  come  strumento  di  rigenerazione.

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1. Premessa

Questo  breve  testo  vuole  essere  una  riflessione  critica  sul  “Programma  di  Riqualificazione  Urbana  Tor  Bella  Monaca”  così come è stato presentato lo scorso 3 Novembre dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno, dalla sua giunta e dall’architetto  progettista  Leon  Krier,  presso  l’auditorium  dell’Università  di  Tor  Vergata  a  Roma.

Il mio obiettivo, scrivendo questo testo, è stato di creare, in primis, una breve monografia per il corso di Politiche Urbane e Territoriali come strumento per interrogarsi sui possibili esiti di questo progetto di demolizione-rigenerazione di un grande quartiere di edilizia residenziale pubblica cercando di valutare la distribuzione dei ruoli, dei costi, dei benefici e dei possibili effetti che possono  ricadere  sull’amministrazione  pubblica  promotrice,  sui  privati  realizzatori e sui cittadini, sia residenti nel quartiere sia nelle aree circostanti, che subiranno o gioveranno dell’intervento; in secundis, questo testo ha la finalità di incominciare ad interrogarsi su questo tipo di strategie di intervento per risolvere casi di grave degrado di quartieri centrali e periferici, molto spesso sperimentati in Europa ma, salvo rare eccezioni, mai sperimentate in Italia, certamente non con queste dimensioni di intervento. In quest’ottica,  questa  tesina    vuole  essere  un  primo  piccolo  passo  per  costruire  una  tesi  di  laura  triennale  incentrata sul tema della demolizione come strumento di recupero urbano a partire da un confronto tra casi italiani e casi eu-ropei.

Il  programma  di  riqualificazione  urbana  “Tor  Bella  Monaca”:  la  demolizione  come  strumento  di  rigenerazione.

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2. Il  Piano  di  Zona  n.22:  la  nascita  di  Tor  Bella  Monaca  “intervento  organico  integrato”.

Tor Bella Monaca (di seguito TBM) è una frazione di Roma, situata nella periferia sud-est nel  territorio  dell’VIII Municipio,  all’esterno  del  Grande  Raccordo  Anulare  a  ridos-so di due strade di collegamento verso il centro: la via Casilina a Sud e la via Prenesti-na a Nord. Dal punto di vista socio-demografico è importante notare sin da subito che il quartiere  è  il  secondo  più  popolato  dell’VIII Municipio e, a differenza di ciò che accade nel resto della città, il quartiere ha una popolazione prevalentemente giovane e in costante aumento grazie soprattutto al numero di immigrati che decide di stabi-lirsi a Roma e ha come unica possibilità quella di vivere nelle aree più esterne della città.

Nonostante la cronaca e l’immaginario  comune  sia solito intendere TBM soltanto come un grande quartiere di Edi-lizia Economico e Popolare sorto nella periferia sud-est a partire dalla prima metà degli anni Ottanta, TBM è in re-altà una frazione più complessa composta da due realtà contraddistinte: la città spontanea sorta lungo le vie di collegamento  al  centro  fin  dagli  anni  ‘30  (un  susseguirsi  di  palazzine di bassissima qualità, circondate da un orto con la doppia funzione di giardino e parcheggio, in cui da una parte le strade sono spazi di risulta tra una proprietà e l’altra  senza  disegno  funzionale  dall’altra  le  infrastrutture  

e i servizi sono totalmente insufficienti e inadeguati alle reali esigenze) e la realtà progettata che in molti casi si è andata  ad  insediare  nei  grandi  vuoti  lasciati  dall’espansione  spontanea  con  l’obiettivo  primario  di  portare  infrastrut-ture e servizi mancanti.

Fu così che il Piano Regolatore  Generale  del  1962  definì  “Zone  di  Ristrut-turazione  Urbanistica”  gli  insediamenti  spontanei di Torre Nova e Torre Angela  e  il  loro  territorio  libero,  Tor  Bella  Monaca,  fu  destinato  a  “Zona  di  Espansione”  cioè  a  periferia  progettata. Dieci anni più tardi furono quindi redatti e adottati i Piani Particolareggiati di Torre Nova – Torre Angela  e  il  nuovo  Piano  di  Zona  n.22  “Tor  Bella  Monaca”;  tuttavia  quegli  strumenti che dovevano servire a dotare di servizi e infrastrutture le borgate limitrofe non furono mai approvati poiché il controllo e la ge-stione  che  dovevano  aspettare  all’Ente  Pubblico  erano  stati  sostituti  dall’operatore  devastante  del  privato  che  non  risparmiò  nemmeno  le  aree a tutela. L’Amministrazione  Comunale  si  era  però  impegnata  a  por-tare a termine il Piano di Espansione di TBM confermandolo sia nel Pia-no di Edilizia Economica e Popolare del 1964 e grazie soprattutto ai fon-di destinati  dal  Piano  di  Emergenza  “Andreatta”  (Legge n.25 del 1980).i

L’intervento  di  TBM  tecnicamente  fu  un  Piano di Zona di Edilizia Econo-mica e Popolare di iniziativa pubblica la cui realizzazione era stata affida-

Figura 1 Inquadramento generale di Tor Bella Monaca

Figura 2 Processo urbanistico del Piano di Zona n.22

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ta  al  “Consorzio  di  TBM”  così  composto:  I.SV.E.UR (Istituto per lo sviluppo edilizio ed urbanistico) (71,5%), COOPERA-TIVE COSTRUZIONI (20,0 %),CONSORZIO FRA COOPERATIVE (3,5 %), INTEREDIL (4,5 %). Il Consorzio, grazie alla delibera del luglio 1980 aveva avuto la possibilità di gestire, oltre al coordinamento, anche la progettazione,  realizzando  i  progetti  esecutivi  edilizi  che  furono  approvati  da  un’apposita Commissione istituita dall’Amministrazione  nel  1981.

L’intervento  aveva  un  doppio  obiettivo:  soddisfare  l’emergenza  abitativa  (il  Comune  stimò  nel  1963  il  fabbisogno  abi-tativo della capitale a 700.000 – 800.000 abitanti) e riqualificare il settore della periferia contraddistinto in modo piuttosto diffuso da edilizia spontanea. I dati del progetto originario tuttavia subirono due varianti nel 1980, che di-minuì  la  superficie  totale  dell’intervento  a 188 ha, e nel 1982, che aumentò le superfici residenziali e non residenziali apportando una diminuzione del numero degli abitanti (da 33.445 a 28.000).ii Parte delle variazioni erano riconduci-bili ad alcuni ritrovamenti archeologici di pregio (fattoria romana, via Gabina, villa romana) che avranno un ruolo centrale anche nel progetto della giunta Alemanno che andremo a vedere in seguito.

Il Piano di Zona assumeva un impianto organizza-to in 5 nuclei, 4 prevalentemente residenziali e uno a servizi collocato in maniere baricentrica ri-spetto  all’intero  programma con  l’obiettivo  di  connettere rapidamente il nuovo polo con l’Università  di  Tor  Vergata. Dal punto di vista in-frastrutturale, il disegno prevedeva un asse prin-cipale di distribuzione, Via Tor Bella Monaca, col-legato tramite assi secondari a tutti i nuclei e connesso  all’intero  sistema viario tramite strade di collegamento al Grande Raccordo Anulare e alla Via Casilina. L’Università  era  solo  uno  dei  tre  elementi  funzio-

Figura 3 Dati quantitativi del Piano di Zona n.22

Figura 4 Masterplan del Piano di Zona n.22

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nali di eccellenza che sarebbero  dovuti  sorgere  nelle  aree  limitrofe  ma  fu  tuttavia  l’unico  tutt’oggi  realizzato.  Gli  altri  due, il Sistema Direzionale Orientale (S.D.O.) e il Centro Fieristico e Congressuale, nonostante siano in discussione presso  le  varie  amministrazione  da  ormai  più  di  trent’anni  sono  ben  lontani  dal  vedere  la  luce,  se  non  addirittura or-mai abbandonati.

L’edilizia  residenziale  era  composta  da  13  comparti;  quella  non  residenziale  da  9;  9  sono  quelli  di  edilizia  mista  (commerciale-residenziale) collocati uno al Centro di Settore , i restanti erano posizionati due per ogni nucleo resi-denziale. I vari nuclei erano messi in relazione da un sistema verde ed ogni nucleo era dotato di servizi come scuola, chiesa  e  mercato  ed  era  inoltre  previsto  un  viale  commerciale  ed  un  centro  sportivo  per  l’intero  quartiere,  entrambi  mai realmente completati e mantenuti. Gli  edifici  che  contraddistinguono  l’impianto  erano:

x Tipologie a torre di 15 piani (23 in totale)

x Tipologie in linea di 5/8 piani (49 in totale)

x Tipologie a schiere di 2 piani (circa 20 villette ai margini del quartiere a ridosso della città spontanea)

Anche gli appartamenti stessi hanno cercato di soddisfare le esigenze di differenti nuclei familiari: il 25% aveva una metratura di 45 mq, il 50% di 60 mq (trilocale), il restante 25% di circa 75 mq (quadrilocale); circa 200 alloggi proget-tati appositamente per i portatori di handicap. Nel complesso un totale di circa 300 mila stanze disponibili.

Un piccolo approfondimento occorre farlo sul precedentemente citato Centro di Settore, cioè il polo di servizi previ-sto dal programma e progettato  dalla  Studio  Passerelli.  L’importanza  di  questo  Centro  è  ancora  oggi  attuale  per  due  fondamentali  motivi:  il  primo  è  che  la  periferia  est  di  Roma  era  negli  anni  ’80  e  rimane  oggi  nel  2010  una  delle  più  di-

Figura 5 Pianta , sezioni e prospetti del Comparto R5 Figura 6 Pianta del Centro di Settore

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sarticolate funzionalmente per la carenza di servizi a causa del massiccio intervento di edilizia spontanea; il secondo è che la forte carenza di servizi è proprio uno dei motivi che ha portato il quartiere al massimo degrado dei nostri giorni, sia a causa della parziale incuria con cui questi servizi sono stati realizzati che a causa della pressoché assente manutenzione a cui sono stati non sottoposti nel corso del tempo. Nei  piani  originari  dell’Amministrazione  il  Centro,  finanziato  con  capitali  sia  pubblici  che  privati,  doveva  servire  un  ambito territoriale di circa 300.000 ab contribuendo a riqualificare la periferia est di Roma e a completare il Piano di Zona di TBM. Il programma prevedeva nel dettaglio la realizzazione di: la Sede  del  Municipio  VIII,  l’edificio  comunale  polivalente (posta, ASL, centro disabili, ambulatori), un centro ricreativo (teatro, palestra, discoteca), un impianto sportivo, una scuola media superiore, un considerevole numero di residenze per 1000 abitanti, un centro commer-ciale  e  altri  uffici,  negozi  di  vario  tipo  che  nell’intenzione dei progettisti dovevano configurarsi come un organismo unico  caratterizzato  da  una  serie  di  collegamenti  pedonali  a  più  livelli.  L’elemento  distintivo  che  fu  progettato  come  simbolo del quartiere, fu la Chiesa di Santa Maria Madre del Redentore,  progettata  dall’architetto  Pierluigi  Spadolini  e  dall’ingegnere  Riccardo  Morandi. Il complesso baricentrico era una spina dei servizi che connetteva la città spontanea a quella pianificata per una lun-ghezza complessiva di 550 metri e una larghezza di 200 metri, interamente percorribile a piedi con zone di incontro e sosta.

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3. I  tentavi  di  miglioramento  degli  ultimi  anni:  l’intervento  URBAN e il PReU dal 1993 al 2005.

Nel corso degli anni Novanta anche Tor Bella Monaca viene coinvolta dai nuovi strumenti di attuazione meno rigidi e più flessibili (possibilità di apportare varianti al PRG, partenariati pubblico-privato incentivati) denominati comune-mente  “Programmi  Complessi”.iii In particolare TBM viene coinvolta in da:

� Un Programma di iniziativa comunitaria: Urban Italia.

� Un Programma di Recupero Urbano (PReU) (art. 11 Legge 493/93)

3.1 IL PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA: URBAN ITALIA.

Il Programma ha potuto concentrare quasi 14 milioni  di  €  provenienti  da  fondi  europei  nell’iniziativa:  “La  città  muove le  torri:  lo  sviluppo  dell’area  di  Tor  Bella  Monaca”. Il progettoiv ha suddiviso i fondi in 6 tipologie differenti di misure (servizi alle imprese, formazione e promozione occu-pazione locale, servizi sociali, sanità e sicurezza, infrastruttu-re e ambiente, manutenzione e pulizie e sicurezza degli sta-bili, promozione e diffusione dei risultati) con risultati non del tutto convincenti, come comprensibile anche dalla suc-cessiva descrizione sullo stato di fatto odierno del quartiere.

Nel dettaglio il progetto Urban ha finanziato le seguenti a-zioni/strategie:

1. Servizi alle Imprese: Sono state assistite 26 aziende di piccola dimensione (massimo 10 addetti) e giovani (5-7 anni  di  attività)  con  l’obiettivo di affiancare sapere e-sperto ai giovani imprenditori e stimolare lo sviluppo di nuove imprese impegnate in attività prevalentemente artigianali, servizi tecnici, informatiche e commerciali.

2. Formazione e promozione occupazione locale: sono stati organizzati corsi di formazione per la crescita profes-sionale delle piccole imprese esistenti. Da notare però che dei 1.724 entusiasti disoccupati partecipanti alla scuo-la solo il 10% ha trovato occupazione.

3. Servizi sociali, sanità e sicurezza: obiettivo primario è il coinvolgimento delle scuole con oltre 1.000 ragazzi, 50 insegnanti  e  20  famiglie  con  accompagnamento  e  sostegno  individuale  per  contrastare  l’insuccesso  scolastico;  promozione di eventi di socializzazione e animazione sociale in strada, attività di educazione ed animazione in-terculturale, creazione di una ludoteca e di un centro diurno per adolescenti e giovani con disabilità, innalzamen-to complessivo dello standard qualitativo del teatro, interventi di ristrutturazione di locali abbandonati per adi-birli a nuove destinazioni  d’uso.

4. Infrastrutture e ambiente: progetti di nuovi assi viari e nuovi parchi pubblici. Prevista anche la Piazza Civica che però non è mai stata realizzata.

Trarre  un  bilancio  generale  dell’intervento  oggi  a  quasi  20  anni  di  efficacia è sicuramente complicato. Ciò che è op-portuno segnalare, come si vedrà anche successivamente nella descrizione dello stato di fatto attuale del quartiere,

Figura 7 Il Masterplan del Programma Urban

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è che certamente il programma Urban ha solo in piccolissima parte contribuito a risolvere la situazione di degrado del quartiere e, laddove ha portato migliorie, la scarsa manutenzione negli anni successivi ha fatto si che durassero per pochi anni. I motivi di questo parziale fallimento si riscontrano anche nelle parole attuali degli abitanti che, du-rante la presentazione del progetto che descriveremo successivamente, vedono il nuovo intervento come un sogno difficilmente realizzabile come lo è stato pochi anni prima il Programma Urban.

3.2 IL PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO A TOR BELLA MONACA (EX ART. 11, LEGGE N.493/1993).

Tra il 1997 e il 2000 il Consiglio Comunale, con la partecipazione di partenariati privati, provvide a valutare ed infine approvare 11 proposte di PReU per un investimento complessivo totale di quasi 1,8 miliardi  di  €. (117 opere private per 1,3 miliardi di €  e  346  opere  pubbliche  per  500  milioni  di  €).

TBM  fu  destinataria  di  150  milioni  di  €  circa  (44  per  opere pubbliche) per un totale di 33 interventi (di cui 6 privati). Il Programma comprese degli interventi infrastrut-turali, ambientali ed edilizi come il miglioramento dell’accessibilità  verso  il  Grande  Raccordo  Anulare, la realizzazione di un nuovo parco a Torre Angela e la realizzazione e sistemazione di alcuni parcheggi. L’intervento  edilizio  invece  si  è  concentrato  nella  costruzione di un centro culturale e di un mercato polivalente a Torre Angela, di un centro commer-ciale su via del Torraccio ed alcuni insediamenti nelle zone di Capanna Murata e Rocca Fiorita.

A differenza del programma Urban questo pro-gramma ha fin da subito il difetto di essere poco sentito dagli abitanti, si limita ad intervenire in zo-ne limitrofe al quartiere con azioni poco significati-ve per combattere il generale degrado in cui il quartiere  è  ormai  piombato  all’inizio  del  nuovo  mil-lennio. Si tratta anche in questo caso di un progetto fallito in partenza poiché non si pone fin da subito l’aspirazione  di  tentare  di  risolvere  almeno  parte  dei problemi del quartiere.

Figura 8 Masterplan del Piano di Recupero Urbano

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4. Lo stato attuale del quartiere: la fatiscenza architettonica degli edifici e il degrado urbanisti-co degli spazi comuni.

Cercherò in questo breve paragrafo di descrivere la reale situazione odierna del quartiere, situazione che ha spinto l’Amministrazione  a  lanciare la proposta di demolizione-rigenerazione al luglio scorso e presentarla ufficialmente agli abitanti lo scorso 3 Novembre. Per fare ciò mi servirò di alcune analisi dettagliate presenti nel libro più volte citato di Adriana Scaglionev, di alcune indagini svolte dal Comune e incluse nel programma presentato, ed infine di alcune ri-flessioni personali scaturite da situazioni simili studiate in altri corsi di studio.vi

� INFRASTRUTTURE E ORGANIZZAZIONE INTERNA: L’asse  centrale,  che  doveva  essere  negli  obiettivi  dei  progettisti  l’elemento  portante  del  quartiere,  finisce  con  l’esserne  l’elemento più forte di cesura tra i diversi nuclei (A, B, C, D e E). Questo è ancora più evidente a causa del fatto che esiste un unico sottopassaggio in prossimità del nucleo E (Centro di Settore) che da ormai un de-cennio risulta chiuso e in un completo stato di abbandono. Le vie di comunicazione secondaria sono ben organizzate nei singoli nuclei, ma risultano inadeguate completa-mente inadeguate per collegarli tra loro, soprattutto a causa della completa inesistenza di percorsi preferenziali per pedoni e ciclisti.

� DISEGNO GENERALE E STATO DEGLI EDIFICI: TBM risulta essere ampiamente disomogenea, creata con un disegno unico ma sin da subito radicata nella men-te degli abitanti come nuclei e comparti frammentati e privi di qualità, nonostante le tipologie vengano costan-temente riproposte. I nuclei sono sempre immersi nello spazio verde circostante (verde trascurato, abbandonato e fattore isolante) senza alcun rapporto reciproco né tra loro né con il contesto generale, inoltre gli edifici stessi presantano ormai segni di evidente fatiscenza e assoluta mancanza di qualità architettonica e ingegneristica.

� GLI SPAZI COMUNI, I SERVIZI E LA QUESTIONE AMBIENTALE: Questo  è  forse  il  punto  più  critico  dell’intera  questione.  L’isolamento  dei  nuclei  nasce  forse  proprio  a  causa della completa  mancanza  di  manutenzione  degli  spazi  pubblici:  l’unico  centro  di  aggregazione  ancora  condiviso  dagli  abitanti è il centro commerciale, mentre scuole, teatro e chiesa si configurano come elementi estranei sia nella loro configurazione spaziale sia spesso nella percezione degli abitanti. Ormai tutte le aree (eccezion fatta per al-cune piazze recentemente riqualificate dal progetto Urban) progettate come punti di sosta o di aggregazione so-ciale per la comunità mostrano segni vandalici e manutenzione pressoché assente, insomma in totale stato di abbandono.  L’esclusione  e  l’abbandono  complessivo  del  quartiere  da  parte  delle  istituzioni  comunali  e  non,  han-no costretto la maggior parte dei servizi commerciali, incluso il mercato coperto, a chiudere. Anche la questione parcheggi appare piuttosto problematica perché la completa de regolazione di questi porta gravi disagi alla circo-lazione interna generale, accentuata in modo abnorme per gli abitanti diversamente abili.

� LA QUESTIONE SOCIALE: In questo caso è la cronaca quotidiana che ci aiuta nel descrivere il degrado sociale nel quale il quartiere è cadu-to. Non mi pare il caso in questa sede di elencare gli atti di vandalismo, violenza e illegalità ormai dilaganti nel quartiere ma è forse meglio riflettere sulla causa che hanno portato a ciò. La realtà è che il grande errore dell’Amministrazione  comunale  è  stato  quello  di  concentrare  in  queste  nuove  aree,  famiglie  con  gravi  problemi  sociali  ed  economici,  realizzando  un  “ghetto  nuovo  e  moderno”  per  i  più sfortunati. Interventi totalmente in-completi e non mantenuti, dotati di servizi scadenti e scarse aree pubbliche destinate alle relazioni sociali, non hanno  mai  portato  all’integrazione  sociale  tanto  desiderata.  Diffuso tra tutta la popolazione, e sopratutto tra i giovani, è  ormai  il  forte  stigma  connesso  all’abitare  in  spazi  confinati  e  segregati,  nei  “quartieri  dell’esilio”  in  cui  è  sempre più relegata la popolazione marginalizzata o condannata, spesso senza occupazione, la parte povera del paese. La fuga delle istituzioni da TBM non ha fatto altro che accentuare in modo decisivo questo aspetto facen-

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do  in  modo  che  molti  aderiscano  a  quell’idea  secondo  la  quale  la  posizione  sociale  riflette  in  fin  dei  conti  il  valore morale e gli sforzi degli individui così che tutti alla lunga si ritengano persi ed immobilizzati  nel  loro  “non-quartiere”.  

“…  rabbia  e  paura…  un  mondo  da  reinterpretare  che  vive  tra  creatività  e  violenza,  slanci  e  ras-segnazione…  gli  abitanti  di  TBM  e  dei  quartieri  dormitorio  restano  un  mondo separato rispetto al  resto  della  città.  Non  ci  sono  relazioni  sociali…  chi  abita  la  periferia  finisce  per  interiorizzare  la frontiera che separa dagli altri quartieri. Quella frontiera abita nella  testa  di  molti  giovani…  i  luoghi degli esclusi e la modernità  fallita…  il  degrado  dello  spazio  non  solo  esprime  il  degrado  sociale  ma  lo  moltiplica…  le  periferie  degradate sono diventate il polo negativo della società, un polo che ha catalizzato le paure degli altri…”   (Diario di Repubblica, Roma, 2005)

Per concludere, i problemi che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare TBM non sono quindi ricondu-cibili ad una causa prioritaria, ma sono in gran parte legati alle caratteristiche della pianificazione degli anni Settanta e Ottanta che già aveva fatto notare i propri limiti in altre realizzazioni: la grande dimensione, i nuclei autosufficienti e il verde usato come elemento di connessione sono certamente i fattori più criticabili perché gli spazi verdi senza manutenzione si sono trasformati in grandi vuoti urbani privi di identità e gli standard, nonostante siano di gran lun-ga rispettati, fanno intuire che è la qualità delle scelte architettoniche che deve guidare la progettazione di ogni luo-go-spazio di socialità, che deve essere realizzato in dimensioni più contente per avere successo. L’intero  contesto  ha  quindi  un  fortissimo  impatto  urbanistico  in  cui  la  popolazione  insediata  è  paragonabile  a  quella  di una città  media  italiana  in  un’area  già  altamente  intasata  dall’edilizia  spontanea.  Il  rapporto  con  il contesto è dav-vero difficoltoso ed il più grave errore, che si tende ancora oggi come vedremo a non affrontare e sottovalutare, è stato quello di non affrontare il problema del margine, della connessione con il contesto esistente.

Figura 9 Alcune fotografie che documentano lo stato degli edifici e degli spazi comuni

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5. Roma Capitale e il Progetto Millenium: Tor Bella Monaca come progetto pilota per il Piano Strategico 2010-2020.

Il Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca si inserisce in una strate-gia  dell’Amministrazione  molto  più  ampia  nata quando la trasformazione da Comune di Roma a Roma Capitale, sancita il 20 set-tembre 2010 alla presenza del Capo dello Stato, ha rappresentato un passaggio deci-sivo nella fase attuativa della pianificazione strategica della Città. È nato in questa oc-casione il Progetto Millennium, cioè un percorso per definire e realizzare il Pia-no Strategico di Sviluppo (PSS) di Roma Ca-pitale nel decennio 2010-2020,che trova nella Candidatura Olimpica un formidabile acceleratore per lo sviluppo. Questo percorso vuole essere un confronto aperto con tutti gli attori dello sviluppo della città (cittadini, istituzioni, categorie produttive, parti sociali, autonomie funziona-li, investitori pubblici e privati) mediante una serie di conferenze tematiche pubbliche, referendum, sondaggi di opi-nioni, consultazioni ufficiali, tavoli istituzionali e non. Il processo è stato ufficialmente avviato con i lavori della Com-missione per il Futuro di Roma Capitale presieduta dal professor Antonio Marzano ed ha come traguardo ultimo ed ufficiale l’approvazione  del  Piano  Strategico che sarà presentato nel corso degli Stati Generali della Città, il 22 e 23 Febbraio 2011.

In questa occasione preferisco non addentrarmi nei meccanismi e nelle azioni di governancevii, sia verticale che oriz-zontale,  che  l’Amministrazione  intende  intraprendere per costruire, approvare ed infine attuare Il Piano Strategico di Sviluppo poiché in questa sede mi sembra opportuno sottolineare solo alcuni obiettivi chiave di carattere architetto-nico e urbanistico di cui il PSS si compone.

� Fondo Millenium: costituzione di uno strumento finanziario specifico per la realizzazione del PSS che dovrà assi-curare  un  indirizzo  strategico  di  programmazione,  controllo  e  impulso  delle  politiche  d’investimento  finalizzate  allo sviluppo della città. Il Fondo opererà per finalizzare fonti finanziarie diverse, sia pubbliche che private, attraverso: - l’impiego  di  risorse  aggiuntive  comunitarie,  nazionali,  regionali  e  di  Roma  Capitale  destinabili  allo  sviluppo  ur-bano; - la promozione del partenariato pubblico-privato; - la realizzazione di investimenti privati a elevata redditività compatibili con le trasformazioni urbane previste dal quadro unitario di sviluppo creato dal PSS.

� Politiche energetiche: fare di Roma un laboratorio per la conciliazione tra ambiente e sviluppo, tra occupazione e

produzione energetica, tra qualità della vita ed efficienza, partendo dalle vocazioni proprie della città. A  partire  dal  dicembre  2009  sono  state  sviluppate  una  serie  di  azioni  che  riguardano  l’intera  riconversione  della  città su modelli energetici innovativi, di transizione in un ottica di medio termine, in accordo con gli obiettivi co-munitari, ai quali Roma ha aderito con la sottoscrizione del Patto dei Sindaci. Il modello di riferimento è quello d le smart grid, della generazione distribuita dell’energia  e  dell’inserimento  delle  fonti  rinnovabili  in  un  sistema  a  rete, concentrando gli investimenti soprattutto nei due settori dell'edilizia e dei trasporti.

Figura 10 Il processo del PSS (Febbraio 2011)

Il  programma  di  riqualificazione  urbana  “Tor  Bella  Monaca”:  la  demolizione  come  strumento  di  rigenerazione.

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� Città Solidale – Trasformazione Urbana delle Periferie:i cittadini devono recuperare senso di appartenenza alla comunità, coesione sociale, voglia di partecipare alla vita pubblica. Tutto ciò passa prima di tutto per un miglio-ramento  della  qualità  della  vita  e  per  una  città  che  sia  più  “a  misura  d’uomo”,  in  particolar  modo  nei  quartieri  periferici. La maggiore integrazione sociale si raggiunge prima di tutto mediante una ridistribuzione degli spazi urbani: l’obiettivo  è  quello  di  ricomporre la frattura tra Centro e Periferie. Questa frattura urbanistica ha infatti evidenti ricadute sociali, con una progressiva  “separazione”  di  coloro  che  risiedono  in  periferia  dalla  vita  della  città,  fino  al  verificarsi di fenomeni di vera e propria esclusione, disagio, sofferenza e degrado diffuso. In  questo  quadro,  il  tema  progettuale  della  “Trasformazione urbana  delle  periferie”  prevede  la  creazione  di  nuo-vi luoghi in cui concentrare funzioni legate alle arti, alla cultura, alla scienza, alla tecnologia con i relativi servizi e rivitalizzare sotto il profilo urbanistico, sociale, culturale ed economico le periferie della città, anche attraverso la creazione di nuovi flussi di persone (turisti, studenti, sportivi, etc.). In modo particolare il Programma di Riqualificazione Urbana di Tor Bella Monaca si configura come il Progetto Pilota per questo tema: una best practice da seguire e replicare in altri contesti per riqualificare le periferie.

� Città Ecosostenibile – Mobilità Sostenibile: per diventare Città Ecosostenibile, Roma Capitale ha ideato una serie

di interventi legati alla Mobilità, che mirano da un lato  a  incrementare  l’accessibilità  alla  Città (pedonalità, attrat-tività, salvaguardia Centro Storico),  dall’altro  a  migliorare  la  mobilità  interna  in  una  prospettiva  a  basso  impatto  ambientale,  riducendo  l’inquinamento  acustico  e  dell’aria attraverso un Piano Strategico per la Mobilità Sosteni-bile.

Ai fini della conservazione e della valorizzazione del nucleo storico della Città, il Piano Strategico della Mobilità Sostenibile prevede una progressiva e importante pedonalizzazione, partendo dal Progetto Pilota di Pedonaliz-zazione del Tridente Mediceo.

� Città  della  Cultura  e  dell’Intrattenimento  – Roma Antica: un valore per Roma Moderna: La concentrazione di beni culturali  e  l’unicità  di  Roma  sotto  il  profilo  storico  - artistico - archeologico contribuiscono a connotare la Città come centro di cultura a livello mondiale e a determinare una domanda turistica molto ampia ed estremamente diversificata. Il pubblico, articolato in categorie ben differenziate, presenta caratteristiche ed esigenze non omo-logabili, portando alla necessità di una strategia complessiva che definisca, luogo per luogo, le proposte e le mo-dalità di fruizione sulla base della richiesta. Le attività di manutenzione e restauro del patrimonio e la necessità di garantire un livello di fruizione e decoro adeguato richiedono modelli diversi di produzione di reddito, tramite il coinvolgimento di altri soggetti istituzio-nali e privati. Anche in questo caso il Progetto  Pilota  di  Riqualificazione  e  Valorizzazione  dell’Area  Archeologica  Centrale si pone  come  esempio  da  seguire  per  l’obiettivo  enunciato.

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6. Il nuovo Masterplan per Tor Bella Monaca: un piano di costruzione, demolizione e ricostru-zione per rigenerare il quartiere.

Il Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca redatto dall’Amministrazione  Comunale,  con  il  contributo fondamentale  dell’architetto  lussemburghese  Léon  Krier,  è  stato  ufficialmente presentato e dibattuto il 3 Novembre 2010 attraverso una conferenza pubblica, aperta ai cittadini, che alla presenza del Sindaco di Roma Gianni Alemma-no, del presidente della Regione Lazio Renata Polverini, degli assessori capitolini Marco Corsini (Urbanistica) e Fabri-zio Ghera (Lavori pubblici e Periferie), del presidente dell'VIII Municipio Massimiliano Lorenzotti, del direttore del Di-partimento Urbanistica di Roma Capitale Errico Stravato e dell'architetto e urbanista Léon Krier.viii 6.1 IL PROCESSO PARTECIPATIVO/INFORMATIVO. Una prima proposta per questo intervento di demolizione e ricostruzione fu originariamente lanciata dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno lo scorso 22 Agosto sul Palco di Cortina Incontra, un evento estivo, non disciplinare, organiz-zato dalla città di Cortina. Da subito si diffusero opinioni e reazioni favorevoli e contrarie, per certi versi chiaramente strumentalizzate dalla politica non essendo ancora disponibile alcun tipo di progetto, fino a quando il progetto non divenne ufficiale dal momento in cui fu inserito nel calendario dei nuovi progetti per Roma presentato dalla Giunta il 28 Ottobre. Da subito il Sindaco si è impegnato per rendere aperto ai cittadini/abitanti il processo partecipativo, dapprima incontrando gli abitanti il 29 Ottobre, quindi presentando il progetto il 3 Novembre e garantendo in quella sede  l’istituzione  di  un  Ufficio  Informazione  sul  progetto nel quartiere. Le ultime notizie ci parlano infine di un incon-tro  con  le  parti  sociali  presso  il  centro  sociale  “Che  Guevara”  il  6  Dicembre,  della  presentazione  di  un  “Patto  fra  il  Sindaco  di  Roma  Capitale  e  gli  Abitanti  di  Tor  Bella  Monaca”  il  16  Dicembre ed un ultimo incontro con gli abitanti il 20 Dicembre in cui è stato sottoposto agli stessi un questionario  per  verificare  l’apprezzamento  del  progetto. Nei successivi paragrafi mi limiterò semplicemente a rendere semplici e chiari i passaggi del Programma, senza ap-profondire  gli  aspetti  critici  o  benefici  per  il  quartiere,  a  cui  sarà  dedicato  l’ultimo  capitolo  di  questa  tesina. 6.2 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE ANALISI SVOLTE SULLO STATO DI FATTO. La prima parte del documento analizzare lo stato attuale del quartiere attraverso alcune immagini che sottolineano l’evidente  degrado  sia  per  quanto  riguarda  le  strutture  fisiche  degli  edifici  che  per  lo  stato  di  evidente  fatiscenza  e  abbandono degli spazi comuni. Vengono analizzate quindi la morfologia del complesso, le tipologie edilizie e la trama stradale e infrastrutturale del complesso, accompagnati da alcuni dati che ci torneranno utili successivamente per porre un confronto tra stato di fatto e prospettiva di progetto. Importanti mi paiono i dati riportati per quanto riguarda il regime  proprietario  attuale:  dell’intero  complesso  più  del  50% degli edifici sono di proprietà del Comune di Roma, per un totale di 4.004 alloggi, mentre 1.495 alloggi sono di proprietà  dell’ATER  Roma  (Azienda  Territoriale  per  l’Edilizia  Residenziale,  assimilabile  all’ALER Lombarda). La quota rimanente è di proprietà di privati o di cooperative private che concedono affitti convenzionati grazie ad accordi e sussidi  con  l’Amministrazione.

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6.3 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA DISCIPLINA URBANISTICA SOTTESA AL PROGRAMMA. Il documento individua quindi la disciplina urbanistica sia sovra ordinata (Piano Regionale, Carte Tematiche) che di livello locale (Piano Regolatore Generale)  a  cui  l’area  di  TBM  è  sottoposta. � Per  quanto  riguarda  la  pianificazione  a  scala  vasta  l’intero  settore  urbano  e,  in  particolare  l’area  del  quartiere,  è  

interessato da numerosi vincoli di natura archeologica e paesaggistica, riportati nella disciplina del Piano Paesi-stico Regionale  (PTPR)  e  nelle  Carte  tematiche  del  Comune  di  Roma  (Carta  dell’Agro  Romano,  Carta  per  la  Quali-tà e Carta dei beni Culturali e Paesaggistici). Questi elementi hanno condizionato il progetto del quartiere esi-stente e rappresentano spunti e opportunità per gli scenari progettuali futuri.

� La pianificazione locale invece, attraverso la disciplina del nuovo PRG approvato il 12/02/2008 dalla precedente

giusta di fazione politica opposta presieduta dal Sindaco Walter Veltroni, individua  l’area  come  Tessuto  di Ri-strutturazione Urbanistica Ottocentesco/Novecentesco e prevede per Tor Bella Monaca un piano attuativo chiamato PRINT (Programma Integrato). I PRINT sono strumenti di programmazione complessa che consentono di perseguire l'obiettivo della riqualificazione urbana attraverso la collaborazione tra soggetti pubblici e privati coinvolti nella trasformazione, e l'integrazione di funzioni (residenza, attività terziarie, ecc.). I Programmi integra-ti a Roma riguardano la città da ristrutturare e la città consolidata e devono essere gestiti dai Municipi, che defi-niranno gli obiettivi da raggiungere. In seguito, i privati interessati potranno proporre dei progetti e partecipare attivamente alla trasformazione della città.

Quindi tecnicamente il Masterplan si presenta  come  un’esplorazione  progettuale  piuttosto  dettagliata  per  costruire nei  tempi  successivi    attraverso  l’ascolto  dei  cittadini,  la  valutazione  di  proposte  alternative  e  la  correzione  di  aspetti  controversi, un piano attuativo denominato PRINT condiviso dagli interessi sociali, politici ed economici.ix

Figura 11 Alcuni estratti dell'area dal PTPR e dalla Carta dell'Agro Romano

Figura 12 Estratti dal PRG adottato (2005) e approvato (2008)

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6.4 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL CONCEPT PLAN DELL’ARCHITETTO LÉON KRIER. Il professor Krier è stato ingaggiato la scorsa estate dall’Amministrazione  per  curare  gli  aspetti più architettonici (tipologie edilizie, piccoli aspetti edilizi, altez-ze degli edifici) e di urban design (disegno dei quartieri, distribuzio-ne interna degli spazi, rapporto con il contesto, trama insediativa e viabilistica) del progetto. Prima di approfondire alcuni aspet-ti del progetto di Krier, mi sembra opportuno fare un breve cenno ri-guardo  l’idea di architettura e città di cui il professore è portatore ed esponente: il movimento del New Urbanism. Il New Urba-nism (inglese per neo-urbanesimo) è un movimento urbanistico for-temente legato ai temi dell’ambientalismo,  della  sosteni-bilità ambientale e della bioarchi-tettura, che promuove la realizza-zione di quartieri pedonali che contengano mix di destinazioni d'uso urbanistiche tali che la gente non sia costretta ad utilizzare il mezzo privato per gli spostamenti quotidiani an-che attraverso una forte integrazione con la rete del trasporto pubblico (Transit-oriented development). Il movimen-to nasce negli Stati Uniti a partire dal 1980 continua a riformare molti aspetti dello sviluppo del settore immobiliare e della progettazione urbana odierni. Krier ne diventa uno dei mag-giori esponenti a partire dalla sua attività come direttore del SOM (lo studio di architettura Skidmore, Owings and Mer-rill) di Chicago tra il 1987 e il 1990. A partire da questa e-sperienza ha realizzato pro-getti in Lussemburgo, Francia, Italia, Spagna, Germania, Usa e Inghilterra. In particolare, come consulente personale del Principe di Galles Carlo d'Inghilterra, ha redatto il Master Plan per lo sviluppo della città di Poundbury nel Dorset, mentre tra le esperienze italiane possiamo ricordare il piano guida per Firenze Novoli del 1993, il nuovo quartiere urbano  “Città  Nuova”  ad  Alessandria  e  il  quartiere  “Piombetto”  a  Valenza Po (Alessandria). Si tratta quindi di un esponente piuttosto conosciuto e apprezzato nel modo disciplinare e urbanistico che ha già avuto esperienza sia con il contesto italiano che con grandi interventi progettuali ma si presta per la prima volta ad affrontare un iter urbanistico-amministrativo-politico di que-

Figura 13 Piante e immagini degli interventi di Krier ad Alessandria e per la New Town of Poundbury

Figura 14 Alcuni schizzi esemplificativi delle idee

del New Urbanism

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sta complessità. Di particolare rilievo per questo progetto appaiono le sue riflessioni a proposito del Movimento Moderno e del  suo  modo  di  vedere  l’urbanistica,  più  volte  espresse  nei  suoi  saggi:  “l’urbanista  moderno  è  un  urbani-sta  tiranno  che  cala  la  sua  mano  dall’alto  e  divide  la  città  e  i  cittadini  in  zone  monofunzionali  non  comunicanti”.  Alla  base della sua idea di urbanistica sta invece un recupero del valore del quartiere, della riproposizione con tecnologie all’avanguardia  della  città  storica  e  classica,  dei  suoi  valori  estetici,  morfologici  e  sociali,  della  composizione  organica  e ottimale del quartiere urbano. Per la riqualificazione di TBM, Krier individua quat-tro quartieri (A, B, C, D) che si strutturano a partire proprio dagli spazi pubblici mancanti  nell’attuale  confi-gurazione: la piazza, il corso commerciale,  l’edificio  pubblico, la chiesa arrivano in questo modo a stravol-gere radicalmente gli isolati urbani esistenti in funzione di una maggiore flessiblità tipologica e funzionale. Molto importante è il rifa-cimento della trama strada-le, affrontata da Krier at-traverso  l’uso  della  metafo-ra dello scheletro: i nuovi quartieri saranno un corpo organico integrati sia tra loro, attraverso una gerarchizzazione e un ripensamento della viabilità secondaria, che con la viabilità primaria attraverso nuove strade a scorrimento pensate per collegare il quartiere con le nuove funzioni metropolitane di Torre Angela e Romanina. Questa trama consentirà alla popolazione di effettuare pochi movimenti con il mezzo privato ma di utilizzare la forza muscolare per gli spostamenti quotidiani di piccola scala e il mezzo pub-blico per quelli di grande scala. Le tipologie edilizie saranno radicalmente trasformate: si passerà da tipologie a torre, linea, corte multipiano (4/5 piani per le linee, 15 per le torri) costruite con metodi di prefabbricazione pesante a palazzine di massimo 3-4 piani disposte intorno ad uno spazio comune dotate di un proprio garage, loggiati e tetti abitabili con la possibilità di com-binare nello stesso isolato edilizia di mercato, che andrà ad insediarsi del quartiere come premio di volumetrie per i privati esecutori dell’intervento,  ed  edilizia  sociale.  I  modelli  architettonici  proposti  sono  semplici  perché  gli  unici  edi-fici che dovranno distinguersi per fascino estetico e funzionale sono le funzioni istituzionali e lavorative. I metodi di fabbricazione previsti da Krier  puntano  sull’utilizzo  di  “materiali  locali-naturali  non  sintetici”  (ad  esempio  laterizio)  in  modo da utilizzare il programma di riqualificazione come volano economico per dare lavoro e occupazione sia alle piccole imprese locali sia ai giovani disoccupati presenti nel quartiere.

Figura 15 Il concept plan dell'architetto Krier

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6.5 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE FASI DEL PROCESSO URBANISTICO. Per  l’avvio  del  Programma  si  prevede  la  sostituzione (demolizione e ricostruzione) dei comparti R3, R4, R5, R8, R15 di proprietà del Comune di Roma  e  dei  comparti  M4  e  R11  di  proprietà  dell’ATER,  per  un  totale  di  878.900  mc,  corri-spondenti a 324.000 mc nelle Torri, 276.100 mc negli edifici a corte(R5) e 278.800 mc negli edifici in linea. In particolare il Programma si articola in due fasi principali sotto il profilo del processo urbanistico: una fase A che chiameremo Comparto di Prima Attuazione – R8 e una fase B che chiameremo PRINT, a sua volta diviso in due fasi A e B (a sua volta suddivisa in Fase I e II). A. Comparti di Prima Attuazione – Demolizione e Ricostruzione del primo comparto R8.

Sotto  il  profilo  tecnico  urbanistico  per  l’attuazione  di  questa  prima  fase  non  si  utilizzerà  ancora  la  formula  del  

PRINT  ma  della  “Variante  al  Piano  di  Zona”  (ex  legge  167/1992  e  21/2009),  strumento  che  permette di recupera-re la capacità insediativa residua del Piano di Zona e di edificare nei comparti liberi trasferendo capacità insedia-tiva dai comparti destinati alla demolizione. Dapprima  l’Assemblea  Capitolina  discuterà  e  delibererà  positivamente  sulla  variante, dopodiché verrà pubblicato un  Bando  di  gara  per  l’affidamento  della  realizzazione  dell’intervento.  Si prevede, in prima battuta, la costruzio-ne  degli  isolati  che  possano  ospitare  l’insediamento  dei  residenti  nel  Comparto  R8.  Successivamente  si  procede alla costruzione delle superfici relative alla quota premiale e contestualmente alla demolizione graduale del Comparto.  L’ultimo  passaggio  prevede  la  ricostruzione  del  Comparto  demolito  secondo  il  nuovo  disegno  urbano.

Figura 16 Schema e dati per l'attuazione del Comparto R8

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B. Programma Integrato (PRINT) – Demolizione e Ricostruzione dei comparti R3, R4, R5, R15, R11, M4.

I FASE: viene predisposto il PRINT (Lr. 22/1997) in variante alle indicazione del PRG. Questa parte del programma prevede  l’impegno  delle  aree  esterne  (aree  a  progettazione  complessa)  come premi di cubatura per i privati e la contestuale diminuzione dei pesi insediativi presenti. II FASE: Completamento del programma con le sistemazioni paesaggistiche esterne (Parco del Fosso di TBM) e verifiche di inserimento urbanistico. Completamento del PRINT comprensivo delle aree a progettazione com-plessa. Attivazione del processo di partecipazione pubblica alle trasformazioni, deliberazione assemblea capitoli-na  e  sottoscrizione  dell’Accordo  di  Programma  tra  i  soggetti  istituzionali  coinvolti.

Figura 17 Confronto tra il trama urbana e stradale tra lo stato di fatto e lo stato di progetto

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Verrà quindi  pubblicato  un  Bando  di  gara  per  l’affidamento  della  realizzazione  dell’intera  riqualificazione  (costru-zione-demolizione-ricostruzione) con le relative dotazioni di verde, parcheggi, attrezzature pubbliche e di inte-resse generale.

Per un intervento di tale portata si tratta quindi di tempi piuttosto rapidi, almeno nelle intenzioni dei progettisti che si dicono però disponibili  ad  accelerare  o  rallentare  l’iter  a  seconda  del  consenso/opposizione  al  progetto  che  si  verrà  a creare nel processo partecipativo successivo alla presentazione del progetto. Per riassumere ancora meglio queste le date fondamentali enunciate dal sindaco:

� Entro 2 MESI (Gennaio 2011): conferma del progetto, eventuali modifiche ed integrazioni popolari. � Entro 6 MESI (Estate 2011): Approvazione Variante Comparto Prima Attuazione. � Entro 3 ANNI (fine 2013): Consegna prime case post demolizione R8. � Entro  7  ANNI  (fine  2017):  Completamento  dell’intera  operazione.

6.6 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA VALUTAZIONE DI FATTIBLITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA. Il  costo  totale  stimato  dall’Amministrazione  per  l’intervento sarà di circa 1 miliardo di €,  di  cui  circa  290  milioni  di  €  solo per il comparto di prima attuazione. Appare chiaro sin da subito che nemmeno un insieme congiunto di fondi pubblici (comunitari, statali, regionali, comunali) possa coprire un investimento così ingente. La soluzione principale  adottata  dall’Amministrazione  è  quella  del  coinvolgimento  e  affido  esclusivo  dei  lavori  agli  in-vestitori  privati  e  l’unico  modo  attraverso  il  quale  i  privati  possano  trovare  vantaggiosa  un’operazione  di  questo  ge-nere è attraverso la concessione di premialità edificatori (mc di edilizia in libero mercato). Per dirla con le parole del sindaco:  “[…]  per  finanziare  l’operazione  abbiamo  bisogno  di  concedere  ai  privati  la  costruzione  di  un  altro  po’  di  ca-se sui terreni circostanti a TBM (in variante al PRG) e in alcune vuoti interni al quartiere (capacità insediativa residua del  PdZ  n.22)”.  Questa  strategia  allargherà  l’area  di  intervento  da  76  ha  a  96  ha  (+20%)  ma  soprattutto  permetterà  di  attuare quel mix sociale di abitazioni (edilizia residenziale pubblica, housing sociale con mutui e affitti agevolati, edi-lizia in libero mercato) grazie al quale gli attuali residenti di TBM possano continuare a vivere nel quartiere, il sindaco infatti  assicura:  “  […]  prima  provvederemo  a  costruire  nuove case popolari in modo trasferire gli abitanti degli stabili che  saranno  demoliti  in  appartamenti  nuovi  e  pronti  per  essere  abitati  […]”.

Figura 18 Fasi del processo urbanistico previsto

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6.7 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: L’INSERIMENTO DEL PROGRAMMA NEL CONTESTO DELL’VII MUNICIPIO. Come precedentemente accennato,  questo  programma  si  inserisce  come  Progetto  Pilota  nel  quadro  dell’iniziativa  “Città  solidale  - Trasformazione  urbana  delle  periferie”  lanciata  dal  PSS  di  Roma  Capitale.  Mi  sembra  giusto  chiedersi  quali sono le altre trasformazioni previste nel contesto  dall’Amministrazione  che  possano  davvero  rilanciare  questo  quadrante  della  regione  metropolitana  di  Roma  e  far  sì  che  l’intervento  a  TBM  non  rimanga  un’enclave  di  buona  progettazione ma si inserisca davvero in un quadro strategico più complesso. Dal punto di vista delle infrastrutture di trasporto TBM risulta oggi collegata con il resto della città attraverso un grande capolinea  dell’autobus  e  alcune  fermate  (Torre Angela, Torraccio di Torrenova, Torre Gaia, Grotte Celoni) della linea metropolitana C che scorre parallela al tracciato della Via Casilina. Il program-ma di sviluppo delle linee metropolitana prevede un prolungamento della linea metropolitana A da Anagnina a Torre Angela in modo da collegare la nuova realtà di TBM con un altro frangente della città e con nuove funzioni pregiate previste  nell’VIII  Municipio. È opportuno segnalare però che nessuna delle fer-mate  elencate  sia  una  fermata  “del  quartiere”  trovandosi  tutte  ad  almeno  800/1000  metri  dal  Centro  di  Settore  e  1800/2000 metri dai Comparti più distanti dalla Via Casilina. Dal  punto  di  vista  funzionale  un  importante  intervento  nell’area  può  forse  innescare  opportunità  di  sviluppo  inaspet-tate: sto parlando della realizzazione del nuovo Campus universitario di Tor Vergata (circa 2,5 km di distanza da TBM).  L’autonomia  funzionale  universitaria  può  portare  al  quadrante  effetti  benefici  grazie  a  nuova  popolazione  (studenti  universitari)  e  nuove  strutture  di  servizio  ai  cittadini  e  all’Amministrazione  comunale. Il PSS prevede inoltre la realizzazione  di  una  nuova  centralità  a  Romanina  attraverso  la  creazione  di  Fonopoli,  “la  casa della  musica  per  la  periferia  romana”  (4,5  km  di  distanza  da  TBM).  Il  prolungamento  della  metro  A  consentirà quindi di collegare Romanina con Tor Vergata e quindi con Tor Bella Monaca e la linea C. 6.8 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL COINVOLGIMENTO ISTITUZIONALE DELLA REGIONE LAZIO. Il  programma  ha  trovato  sin  da  subito  l’appoggio  politico  incondizionato  della  Regione  Lazio  ed  in  particolare  il  pres i-dente Renata Polverini ha voluto partecipare ed intervenire  di  persona  all’evento  di  presentazione.    La Regione Lazio ha un ruolo come attori primario sia come finanziatore economico del programma, che come sottoscrittore dell’Accordo  di  Programma,  che  ancora  come  soggetto interessato dalla demolizione in quanto quota parte dell’ATER  Lazio. L’impegno  della  Regione  però  va  oltre  tutto  ciò  in  quanto  si  impegna  fin  da  subito  a  spendere  tutti  o  parte  dei  con-tributi europei non spesi dalla precedente giunta regionale (si parla  di  circa  200  mln  di  €)  per  “interventi  di  riqualifi-cazione  a  Roma  con  l’obiettivo  di  portare  decoro  e  creare  centri  di  aggregazione”.  In  particolare  durante  la  conferen-za è stato annunciato un finanziamento di circa 10-15  milioni  di  €  immediatamente disponibili che è stato colto dal sindaco come possibilità di affiancare un piano di rilancio sociale per il quartiere tutto di iniziativa pubblica.

Figura 19 Progetto di Prolungamento della linea metropolitana A

Il  programma  di  riqualificazione  urbana  “Tor  Bella  Monaca”:  la  demolizione  come  strumento  di  rigenerazione.

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6.9 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IMPEGNI SOTTOSCRITTI DOPO LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO. Questo progetto descritto è stato presentato il 3 Novembre alle parti sociali, economiche e politiche interessate presso  l’auditorium  dell’Università  di  Tor  Vergata.  In  questa  sede  il  sindaco  prese  l’impegno  di  formalizzare  alcune  proposte pervenute dai cittadini in atti ed iniziative successive. Prima tra queste è stato un faccia a faccia tra Sindaco e abitanti nel quartiere stesso presso  il  centro  sociale  “Chè”  tenutosi il 3 Dicembre. In questa sede sono pervenute al sindaco una serie di richieste interessanti: "1. Istituzione di un comitato di cittadini dei comparti, con potere decisionale e reale di controllo sul progetto che si deciderà; 2. Sviluppo e consegna di strutture e servizi socioculturali in ogni comparto; 3. Permanenza degli abitanti nel loro comparto di origine; 4. Impegno da parte del Comune a vincolare le imprese costruttrici all'assunzione di manodopera del quartiere e alla creazione di cooperative di disoccupati del quartiere che si occupino della manutenzione di edifici ed aree verdi, non-ché di attività socio culturali; 5. Trasparenza nei criteri di assegnazione degli alloggi". “ Tor Bella Monaca è un quartiere che vede degrado e abbandono degli edifici- dicono ancora nel comunicato - non-ché carenza cronica di strutture e servizi, una periferia abbandonata che non vogliamo venga utilizzata per soddisfare gli appetiti speculatori con la scusa della riqualificazione". In seguito a queste richieste, il giorno 17 Dicembre presso  l’aula  consiliare  dell’VIII Municipio, il sindaco ha stipulato un  “Patto  fra  il  Sindaco  e  gli  abitanti  di  Tor  Bella  Monaca” con alcuni comitati dei cittadini, in cui si impegna con ogni cittadino residente sui seguenti punti: “1. Ad ogni famiglia sarà consegnata la nuova abitazione pienamente agibile e dotata di tutti i servizi, prima dell’abbandono  e  dell’abbattimento  della  vecchia abitazione di provenienza. 2. Ogni  residente  dei  palazzi  di  Tor  Bella  Monaca  che  verranno  abbattuti  avrà  diritto  a  un’abitazione  con  metratura non inferiore a quella di provenienza e in ogni caso adeguata ai componenti del nucleo familiare. 3. Tale abitazione sarà distante il meno possibile da quella  di  provenienza  e,  in  ogni  caso,  sarà  all’interno  dello  stesso  comparto di Tor Bella Monaca. 4. L’affitto  corrisposto  sarà  uguale  a  quello  precedentemente definito nei contratti di locazione di edilizia economica e popolare. 5. Roma Capitale si farà carico dei costi derivanti dal trasloco da un appartamento  all’altro. 6. Nessun costo dovrà essere pagato per i nuovi allacci alle utenze pubbliche (luce, acqua e gas). 7. Sarà  istituita,  con  delibera  comunale,  una  Commissione  per  l’abbattimento  delle  barriere  architettoniche,  compo-sta da rappresentanti degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri, dal progettista, dal direttore dei lavori e da espo-nenti delle associazioni rappresentative del mondo della disabilità. Questa Commissione dovrà verificare che nei fab-bricati siano rispettate tutte le normative di legge a tutela dei disabili. 8. Alle famiglie che occupano abusivamente gli appartamenti di Tor Bella Monaca senza averne diritto secondo le normative vigenti ma che risiedono in essi da tempo in maniera stabile, sarà garantito il diritto alla casa secondo pro-cedure da concordare su un tavolo appositamente creato con le Associazioni e i Movimenti rappresentativi di queste realtà.” Nella  stessa  sede  in  cui  è  stato  reso  noto  il  Patto  è  stato  anche  ufficializzato  l’esito  del  sondaggiox che Risorse RpR SpA ha condotto nel quartiere nei giorni  scorsi  per  conto  dell’Amministrazione  Capitolina. Dal sondaggio è risultato che il 75% degli inquilini si è offerto volontario per essere interrogato e di questa percentuale il 95% si è dichiarato sufficientemente  informato  sul  progetto,  l’85%  condivide  pienamente  il  progetto  ed  il  79%  si  ritiene  favorevole  an-che alla questione di trovare una soluzione abitativa anche agli inquilini abusivi. In definitiva mi pare questo un primo piccolo passo fondamentale dal punto di vista del consenso pubblico degli abi-tanti.  Spetta  ora  all’Amministrazione  mantenere  gli  impegni presi e dimostrarsi capace di gestire la regia del progetto per non deludere ancora volta le aspettative, ma soprattutto i sogni, degli inquilini esasperati e costretti a vivere in un tale stato di abbandono.

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7 . Riflettere sul Programma: alcune considerazioni critiche. Mi sembra assolutamente necessario a questo punto riflettere su alcuni temi rilevanti, emersi sia dal dibattito pub-blico successivo alla presentazione che da alcuni spunti personali sorti contemporaneamente allo studio del proget-to. Si tratta di opinioni disciplinari che non vogliono in nessun modo essere strumentalizzanti o influenzate da posi-zioni politiche personali ma che vogliono cogliere alcuni aspetti critici per tentare di correggere o prevedere possibili rischi  per  il  futuro  dell’area.

Piano di Zona n.22 Programma di Riqualificazione Urbana

Incrementi

Aree edificate 77,7 ha 96,7 ha +19 ha (+ 24%) Abitanti insediabili 28.000 ab 44.000 ab + 16.000 ab (+57%) Volumetria complessiva 2.012.293 mc 3.520.000 mc + 1.507.707 mc (+ 75%) Superficie Utile Lorda (SUL) 628.842 mq 1.100.000 mq + 471.158 mq (+ 75%) Stardard minimi per legge 61,1 ha 96,8 ha + 35,7 ha (+63%) Standard di progetto 83,5 ha (69,4 ha realizzati) 148 ha (64,5 ha da realizz.) + 64,5 ha (+55%) Densità territoriale 360 ab/ha 455 ab/ha + 95 ab/ha (+60%) � LA QUESTIONE DELLA CITTÀ PUBBLICA

La mancanza di spazi di aggregazione e lo stato di completo abbandono della maggior parte dei servizi presenti nell’area  è  stato  più  volte  sottolineato  come  l’elemento  forse  più  problematico  per  l’intero  quartiere  allo  stato  attuale. Tuttavia mi sembra che questo progetto continui a trattare gli standard in modo puramente quantitati-vo: si parla di incrementi rispetto allo stato attuale e di gestione e manutenzione efficiente da parte di privati e del pubblico ma mi sembra che in realtà la questione qualitativa, spaziale e attuativa per la realizzazione dei ser-vizi sia ampiamente sottovalutata. Non sono presenti indagini su quali servizi siano veramente necessari e non vi sono strategie spaziali di localizzazione degli standard che permettano di costruire una città pubblica e quindi un quartiere veramente integrato ed efficiente. Lo  stesso  discorso  può  essere  fatto  per  il  Centro  di  Settore,  l’area  dedicata  ai  servizi  prevista  dal  Piano di Zona n.22, parzialmente completata e mai mantenuta; sono convinto del fatto che intervenire con la demolizione, in presenza di cause plurime ed irrisolvibili con strumenti economici pubblici limitati, sia corretto. Ciò non significa però che a buone pratiche di demolizione selettiva e studiata non debbano accompagnarsi altrettante pratiche di riqualificazione minuta con maggiore impegno (anche economico) pubblico: il Centro di Settore, se ripensato, integrato con nuovi interventi, riqualificato e mantenuto, può iniziare e continuare a giocare un ruolo primario non  solo  alla  scala  locale  e  di  quartiere  ma  anche  alla  scala  sovra  locale  dell’intero  quadrante  dell’VIII Municipio. Inoltre una strategia pubblica pensata non solo per il quartiere ma anche per l’ampia  scala  avrebbe  dovuto  riflet-tere  circa  l’inserimento  nel  progetto  di  una  o  più  funzioni  specializzate,  già  pensate  per  la  zona  nel  vecchio  Piano  (SDO,  Centro  Congressi,  Fiera)  ma  mai  realizzate,  che  avrebbero  potuto  rilanciare  l’intera  area  e  dotare  la zona di city users e non solo riqualificare il quartiere e i suoi abitanti.

� LA QUESTIONE DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ Ciò che più preoccupa relativamente a questo aspetto è il nuovo carico insediativo, conseguente alla costruzione di edilizia premiale  per  i  privati,  che  andrà  insediarsi  in  quest’area  in  assenza  di  politiche  per  la  mobilità  che  pre-vedano nuovi mezzi pubblici in sede propria (tram, metro leggera) e un incremento e ripensamento delle linee su sede comune (bus, autobus ecc.). 16 mila  nuovi  abitanti  non  sono  certo  pochi,  soprattutto  se  pensati  in  un’area  che soffre già di ampia congestione sia in entrata sia in uscita (Via Casilina, Via Prenestina, GRA) e che in vista dei nuovi sviluppi di Tor Vergata e Romanina non potrà che vedere peggiorare questa situazione. Occorre però dire che alla piccola scala la trama stradale del progetto mi pare piuttosto convincente ed efficace, in particolar modo se messa a confronto con il disegno attuale. Il problema dunque, come per il caso preceden-te, non riguarda solo il quartiere ma deriva direttamente da una mancanza di strategie più complesse e alla scala

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metropolitana che un piano strategico di sviluppo non solo deve affrontare ma deve mettere direttamente al centro delle proprie azioni.

� LA QUESTIONE ECONOMICA Occorre in questo punto riflettere su quali vantaggi e costi possa portare ai privati e al pubblico questa trasfor-mazione. Non è messa in dubbio la  fattibilità  economica  e  l’efficienza  del  progetto  dal  punto  di  vista  della  spesa  pubblica, in quanto tutti i costi saranno presi in carico dai privati che riceveranno in cambio la possibilità di co-struire edilizia di mercato o sovvenzionata nei terreni circostanti al quartiere. Ciò che è messo in dubbio è da una parte quanto sia effettivamente vantaggiosa  nei  risultati  un  modello  a  spesa  pubblica  zero,  dall’altra  quanto  non  sia pericoloso puntare sul semplice premio di cubatura per coinvolgere e incentivare i privati a prendersi carico della trasformazione. Per il primo aspetto mi sembra evidente che un piano di gestione e realizzazione completamente privata corra il rischio di prevaricare qualsiasi sogno di regia e pretesa pubblica. Il piano potrà a parer mio funzionare solo se l’Amministrazione  renda  trasparenti  fin  da  subito  le  stime  dei  costi  e dei benefici privati (nella valutazione di fat-tibilità economica presente nel Masterplan è infatti omessa questa parte) e alcune regole del gioco non negozia-bili e, se non seguite, sanzionabili da parte del privati. Torniamo ancora al discorso degli standard e della città pubblica: il nuovo disegno può funzionare se al privato è affidata la sola realizzazione, la gestione deve rimanere in mano pubblica che con strategie e, necessariamente, parte di investimento economico deve intervenire e sti-molare la realizzazione  di  servizi  e  funzioni  di  qualità  necessarie  per  il  quartiere  e  per  l’intero  quadrante. Per approfondire il secondo aspetto vorrei segnalare un articolo comparso sul sito Eddyburg, pagina web che da ormai  una  decina  d’anni  raccoglie scritti e riflessioni su urbanistica, politica e società, il 4 Novembre scorso a cura di  Paolo  Berdini  e  intitolato  “Riqualificazione?  No:  debiti  pagati  col  cemento”.  Già  dal  titolo  si  intuisce  che  in  real-tà  per  l’autore  la  questione  di  fondo  è  una  questione  politica  più che urbanistica, in quanto concedere premi di cubatura  ai  privati  significa  concedere  guadagni  per  uno  dei  maggiori  proprietari  terrieri  dell’Agro  Romano,  la  famiglia Vasselli, con il quale il Comune è pesantemente indebitato. Sarebbe quindi tutto uno stratagemma dell’Amministrazione  per  ripagare  il  debito  attraverso  risorse  territoriali  senza  esborsi  economici  di  nessun  tipo.  Al di là della questione politica, vera o falsa che sia, mi pare evidente che, anche per questo secondo aspetto, un modello a spesa pubblica zero si riveli in realtà un modello di spesa collettiva, non economica ma bensì in termi-ni di risorse territoriali, agricole e infrastrutturali (consumo di suolo agricolo, maggiore congestione e quindi in-quinamento, maggiori costi per infrastrutturazione ecc.). Tutto ciò potrebbe essere ancora più accentuato dal fatto che, ponendosi TBM come progetto pilota, se ciò fosse ripetuto in altre aree degradate (es. Corviale) con le stesse modalità, le risorse territoriali che si andrebbero a compromettere sarebbero ancora maggiori.

� LA QUESTIONE SOCIALE Lo  stato  di  degrado  sociale  del  quartiere  è  l’aspetto  che  è  emerso  con  maggiore  forza  nel  dibattito  pubblico  e  verso  il  quale  l’Amministrazione  ha  saputo  dialogare  con  poche  argomentazioni.  Al  di  là  della promessa di usare i fondi  della  Regione  Lazio  (15  milioni  di  €)  per  un  programma  di  rilancio  sociale,  è  parso  evidente  nel  dibattito  che  l’unico  aspetto  su  cui  punta  la  Giunta  è  quello  di  puntare  sul  nuovo  mix  sociale - abitativo (edilizia economica popolare affiancata ad edilizia di mercato) e sul mix funzionale come volano per risolvere implicitamente anche le problematiche sociali. Ciò da una parte è vero, nel senso che lo stesso campo disciplinare sociologico sottolinea come processi di mixitè sociale  e  funzionale  siano  necessari  per  risolvere  gravi  situazioni  di  stigmatizzazione  e  ghettizzazione;  d’altra  par-te  però  l’Amministrazione  deve  impegnarsi  in  modo  migliore  integrando un buon piano fisico di riqualificazione, come quello che è stato presentato, con un piano di vero e proprio di accompagnamento e rilancio sociale dell’area: una serie di politiche volte innanzitutto ad indagare le reali cause del degrado (povertà diffusa, disoc-cupazione giovanile, forte concentrazione di disabili, violenza, uso delle aree verdi come luoghi di spaccio e atti-vità illecite) e quindi a cercare di intervenire per risolverle. È chiaro che questo richiede una dose di impegno e approfondimento  che  l’Amministrazione  Pubblica  deve  prendersi  come  attore  strategico  fondamentale, dialo-gando  con  le  associazioni  e  rappresentanze  sociali  dell’area  e  rendendo  partecipi  e  coinvolti  gli  abitanti. Infine, il fatto che il progetto non preveda nessuna espulsione ma un semplice spostamento degli inquilini, anche abusivi, in nuovi appartamenti nelle aree vicine prima che i vecchi appartamenti vengano demoliti, è una pro-

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messa  positiva  e  incoraggiante  che  porta  certamente  consenso  all’operazione  da  parte  di  tutti  i  settori.  Tuttavia  occorre riflettere anche sui risvolti psicologici che la demolizione dei una casa, bella o brutta che sia, genera nella mente di chi in quella casa ha abitato per anni.

� LA QUESTIONE URBANISTICA Dal  punto  di  vista  della  progettazione  urbanistica  vera  e  propria  l’unico  commento  che  mi  sento  di  fare,  oltre  a  quello della poca progettazione spaziale dei servizi e degli spazi comuni, riguarda il rapporto con il contesto e con ciò  che  circonda  il  quartiere.  Il  difficile  rapporto  del  quartiere  con  l’interno  era  già  stato  un  errore  progettuale  di-scusso per il Piano di Zona originale e, anche per il nuovo progetto, mi pare che questo errore venga ripetuto: i nuovi quartieri hanno certamente maggior articolazione e qualità interna ma mi sembrano poco curate le con-nessioni  sia  con  l’esterno  e  gli  spazi  verdi  desertificati,  sia tra i quartieri stessi. Un ulteriore approfondimento non affrontato dai progettisti riguarda la questione della sostenibilità ambientale dal punto di vista delle tecnologie costruttive: essendo lo sviluppo sostenibile uno dei temi rilevanti del PSS di Roma  Capitale  interrogarsi  su  tecnologie  energetiche  e  costruttive  all’avanguardia  potrebbe  essere  un  buon  mo-do per stimolare i privati a collaborare e sperimentare tecniche innovative, e potrebbe portare consenso su più fronti nei confronti del progetto. Per quanto riguarda invece il processo urbanistico più generale, qualche perplessità sorge riguardo ai meccani-smi di variante al PRG vigente: il fatto che il piano e i nuovi strumenti di programmazione complessa giustifichino il ricorso a meccanismi di variante non significa che per attuare una politica di riqualificazione necessaria occorra stravolgere  le  indicazioni  già  presenti  nel  piano,  tanto  più  che  quest’ultimo  non  è  datato  ma  piuttosto  recente  (2008). Con ciò non mi riferisco tanto alle aree interne al quartiere, in cui una densificazione non solo è possibile ma anche efficace se inserita in una strategia generale efficiente, quanto alle aree esterne, previste come spazi verdi connessi al costruito adiacente, che vengono completamente stravolte dalla variante per il nuovo progetto urbanistico.

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8. Conclusioni

Per concludere il giudizio finale sul progetto è globalmente positivo per quanto riguarda le reali opportunità di riqua-lificazione  dell’area.  Densificare,  demolire  e  ricostruire  per rigenerare un quartiere mi pare, in questo contesto, una strategia efficace per cercare di risolvere gli innumerevoli problemi presenti. Sarebbe interessante a questo punto, in vista  di  una  possibile  tesi  di  laurea  triennale  sull’argomento,  confrontare  questo caso italiano con esperienze simili di successo o fallimento in ambito europeo al fine di trarre indicazioni generali su come, quando, dove e in quali condi-zioni convenga intervenire con questo tipo di strumento per rigenerare ampie porzioni urbane. I principali critiche emerse sul programma riguardano due aspetti fondamentali: � LA SCALA METROPOLITANA E LA RELAZIONE CON IL CONTESTO:

Un progetto di questa portata simbolica e progettuale non deve assolutamente essere discusso alla scala locale ma deve necessariamente essere parte di una strategia alla scala metropolitana. In questa ottica il Piano Strate-gico di Sviluppo non sembra essere uno strumento efficace innanzitutto perché viene elaborato contemporane-amente al progetto e quindi perché non sembra essere uno strumento di inquadramento spaziale alla scala vasta bensì una politica di sviluppo per chiavi tematiche spesso in contrasto tra loro. Mi riferisco ad esempio al fatto che puntare sul tema dello sviluppo sostenibile sia apertamente in contrasto con  l’utilizzo  di  risorse  territoriali  li-bere per concentrare densificazione (come avviene a TBM), in assenza per giunta di una politica dei trasporti che orienti la densificazione in corrispondenza di fermate del trasporto pubblico di massa, così come avviene oggi nelle più grandi città europee (Londra, Parigi ecc.).

� LA COSTRUZIONE DELLA CITTÀ PUBBLICA: È    l’altro  aspetto  su  cui  questo  progetto  mi  sembra  carente.  Ho  già  discusso  a  più  riprese  sul  trattamento  piutto-sto banale e quantitativo degli standard e degli spazi pubblici; mi sembra fondamentale, anche dal punto di vista del  rilancio  sociale  dell’area,  che  la  regia  pubblica  si  faccia  carico  di  analizzare  e  prefigurare  anche  spazialmente  le reali esigenze dei cittadini e garantire spazi comuni fruibili, efficienti e apprezzati.

9. Note

i Per maggiori approfondimenti sulla pianificazione dei primi P.E.E.P. a Roma e sulla vicende amministrative si veda il Capitolo II del libro di Adriana Scaglione indicato in bibliografia. ii Per ulteriori approfondimenti sui dati quantitativi del progetto originario e delle successive modifiche si veda la tabella di segui-to. iii Per approfondimenti sulle caratteristiche e le tipologie dei nuovi programmi si veda una vasta bibliografia esistente sul tema oppure un brevissimo capitolo nel libro già citato di Adriana Scaglione. iv Tutti i dati elencati in questo paragrafo provengono  dal  testo  “L’esperienza  del  Programma  Urban  a  Roma”  (Comune  di  Roma,  2002)  realizzato  sulla  base  di  dati  raccolti  dall’Ufficio  Speciale  Urban. v In particolare in questa sede ometterò alcune analisi dettagliato sullo stato di fatto degli edifici e sulla loro manutenzione, rias-sunte  in  alcune  tabelle  dall’autrice  nel  quinto  capitolo  del  libro. vi Mi riferisco ad alcuni testi riguardanti casi di abbandono sociale delle banlieue parigine che in larga parte aderiscono alla realtà incontrata dagli abitanti di TBM. vii Queste ultime sono comunque facilmente ritrovabili nel sito ufficiale www.progettomillenium.it viii L’intera  conferenza  della  durata  di  circa  3  ore  è  visibile  sul  canale  Youtube  del  Progetto  Millenium  e  il  Masterplan  ufficiale del Progetto è scaricabile dallo stesso sito. ix Le fasi e le caratteristiche del processo urbanistico vero e proprio verranno comunque descritti in una fase successiva. x Il  documento  è  disponibile  e  raggiungibile  all’indirizzo  internet  www.risorse-spa.it


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