Politecnico di Milano
Facoltà di Architettura e Società
Corso di Laurea in Urbanistica
Monografia per il Corso di Politiche Urbane e Territoriali Prof.ssa Maria Cristina Gibelli Lavoro svolto da Matteo Verdelli Matr. 732517
[IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA TOR BELLA MONACA] La demolizione come strumento di rigenerazione urbana
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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Indice
1. Premessa
2. Il Piano di Zona n.22: la nascita di Tor Bella Monaca “intervento organico integrato”
3. I tentavi di miglioramento degli ultimi anni: l’intervento URBAN e il PReU dal 1993 al 2005
3.1. IL PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA: URBAN ITALIA.
3.2. IL PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO A TOR BELLA MONACA (EX ART. 11, LEGGE N.493/1993).
4. Lo stato attuale del quartiere: la fatiscenza architettonica degli edifici e il degrado urbanistico degli spazi comuni.
5. Roma Capitale e il Progetto Millenium: Tor Bella Monaca come progetto pilota per il Piano Strategico 2010-2020
6. Il nuovo Masterplan per Tor Bella Monaca: un piano di costruzione, demolizione e ricostruzione per rigenerare il quartie-re.
6.1. IL PROCESSO PARTECIPATIVO/INFORMATIVO
6.2. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE ANALISI SVOLTE SULLO STATO DI FATTO
6.3. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA DISCIPLINA URBANISTICA SOTTESA AL PROGRAMMA
6.4. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL CONCEPT PLAN DELL’ARCHITETTO LÉON KRIER
6.5. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE FASI DEL PROCESSO URBANISTICO
6.6. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA VALUTAZIONE DI FATTIBLITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA
6.7. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: L’INSERIMENTO DEL PROGRAMMA NEL CONTESTO DELL’VII MUNICIPIO
6.8. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL COINVOLGIMENTO ISTITUZIONALE DELLA REGIONE LAZIO
6.9. IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IMPEGNI SOTTOSCRITTI DOPO LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
7. Riflettere sul Programma: alcune considerazioni critiche
8. Conclusioni
9. Note
10. Bibliografia e Sitografia
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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1. Premessa
Questo breve testo vuole essere una riflessione critica sul “Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca” così come è stato presentato lo scorso 3 Novembre dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno, dalla sua giunta e dall’architetto progettista Leon Krier, presso l’auditorium dell’Università di Tor Vergata a Roma.
Il mio obiettivo, scrivendo questo testo, è stato di creare, in primis, una breve monografia per il corso di Politiche Urbane e Territoriali come strumento per interrogarsi sui possibili esiti di questo progetto di demolizione-rigenerazione di un grande quartiere di edilizia residenziale pubblica cercando di valutare la distribuzione dei ruoli, dei costi, dei benefici e dei possibili effetti che possono ricadere sull’amministrazione pubblica promotrice, sui privati realizzatori e sui cittadini, sia residenti nel quartiere sia nelle aree circostanti, che subiranno o gioveranno dell’intervento; in secundis, questo testo ha la finalità di incominciare ad interrogarsi su questo tipo di strategie di intervento per risolvere casi di grave degrado di quartieri centrali e periferici, molto spesso sperimentati in Europa ma, salvo rare eccezioni, mai sperimentate in Italia, certamente non con queste dimensioni di intervento. In quest’ottica, questa tesina vuole essere un primo piccolo passo per costruire una tesi di laura triennale incentrata sul tema della demolizione come strumento di recupero urbano a partire da un confronto tra casi italiani e casi eu-ropei.
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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2. Il Piano di Zona n.22: la nascita di Tor Bella Monaca “intervento organico integrato”.
Tor Bella Monaca (di seguito TBM) è una frazione di Roma, situata nella periferia sud-est nel territorio dell’VIII Municipio, all’esterno del Grande Raccordo Anulare a ridos-so di due strade di collegamento verso il centro: la via Casilina a Sud e la via Prenesti-na a Nord. Dal punto di vista socio-demografico è importante notare sin da subito che il quartiere è il secondo più popolato dell’VIII Municipio e, a differenza di ciò che accade nel resto della città, il quartiere ha una popolazione prevalentemente giovane e in costante aumento grazie soprattutto al numero di immigrati che decide di stabi-lirsi a Roma e ha come unica possibilità quella di vivere nelle aree più esterne della città.
Nonostante la cronaca e l’immaginario comune sia solito intendere TBM soltanto come un grande quartiere di Edi-lizia Economico e Popolare sorto nella periferia sud-est a partire dalla prima metà degli anni Ottanta, TBM è in re-altà una frazione più complessa composta da due realtà contraddistinte: la città spontanea sorta lungo le vie di collegamento al centro fin dagli anni ‘30 (un susseguirsi di palazzine di bassissima qualità, circondate da un orto con la doppia funzione di giardino e parcheggio, in cui da una parte le strade sono spazi di risulta tra una proprietà e l’altra senza disegno funzionale dall’altra le infrastrutture
e i servizi sono totalmente insufficienti e inadeguati alle reali esigenze) e la realtà progettata che in molti casi si è andata ad insediare nei grandi vuoti lasciati dall’espansione spontanea con l’obiettivo primario di portare infrastrut-ture e servizi mancanti.
Fu così che il Piano Regolatore Generale del 1962 definì “Zone di Ristrut-turazione Urbanistica” gli insediamenti spontanei di Torre Nova e Torre Angela e il loro territorio libero, Tor Bella Monaca, fu destinato a “Zona di Espansione” cioè a periferia progettata. Dieci anni più tardi furono quindi redatti e adottati i Piani Particolareggiati di Torre Nova – Torre Angela e il nuovo Piano di Zona n.22 “Tor Bella Monaca”; tuttavia quegli strumenti che dovevano servire a dotare di servizi e infrastrutture le borgate limitrofe non furono mai approvati poiché il controllo e la ge-stione che dovevano aspettare all’Ente Pubblico erano stati sostituti dall’operatore devastante del privato che non risparmiò nemmeno le aree a tutela. L’Amministrazione Comunale si era però impegnata a por-tare a termine il Piano di Espansione di TBM confermandolo sia nel Pia-no di Edilizia Economica e Popolare del 1964 e grazie soprattutto ai fon-di destinati dal Piano di Emergenza “Andreatta” (Legge n.25 del 1980).i
L’intervento di TBM tecnicamente fu un Piano di Zona di Edilizia Econo-mica e Popolare di iniziativa pubblica la cui realizzazione era stata affida-
Figura 1 Inquadramento generale di Tor Bella Monaca
Figura 2 Processo urbanistico del Piano di Zona n.22
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ta al “Consorzio di TBM” così composto: I.SV.E.UR (Istituto per lo sviluppo edilizio ed urbanistico) (71,5%), COOPERA-TIVE COSTRUZIONI (20,0 %),CONSORZIO FRA COOPERATIVE (3,5 %), INTEREDIL (4,5 %). Il Consorzio, grazie alla delibera del luglio 1980 aveva avuto la possibilità di gestire, oltre al coordinamento, anche la progettazione, realizzando i progetti esecutivi edilizi che furono approvati da un’apposita Commissione istituita dall’Amministrazione nel 1981.
L’intervento aveva un doppio obiettivo: soddisfare l’emergenza abitativa (il Comune stimò nel 1963 il fabbisogno abi-tativo della capitale a 700.000 – 800.000 abitanti) e riqualificare il settore della periferia contraddistinto in modo piuttosto diffuso da edilizia spontanea. I dati del progetto originario tuttavia subirono due varianti nel 1980, che di-minuì la superficie totale dell’intervento a 188 ha, e nel 1982, che aumentò le superfici residenziali e non residenziali apportando una diminuzione del numero degli abitanti (da 33.445 a 28.000).ii Parte delle variazioni erano riconduci-bili ad alcuni ritrovamenti archeologici di pregio (fattoria romana, via Gabina, villa romana) che avranno un ruolo centrale anche nel progetto della giunta Alemanno che andremo a vedere in seguito.
Il Piano di Zona assumeva un impianto organizza-to in 5 nuclei, 4 prevalentemente residenziali e uno a servizi collocato in maniere baricentrica ri-spetto all’intero programma con l’obiettivo di connettere rapidamente il nuovo polo con l’Università di Tor Vergata. Dal punto di vista in-frastrutturale, il disegno prevedeva un asse prin-cipale di distribuzione, Via Tor Bella Monaca, col-legato tramite assi secondari a tutti i nuclei e connesso all’intero sistema viario tramite strade di collegamento al Grande Raccordo Anulare e alla Via Casilina. L’Università era solo uno dei tre elementi funzio-
Figura 3 Dati quantitativi del Piano di Zona n.22
Figura 4 Masterplan del Piano di Zona n.22
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nali di eccellenza che sarebbero dovuti sorgere nelle aree limitrofe ma fu tuttavia l’unico tutt’oggi realizzato. Gli altri due, il Sistema Direzionale Orientale (S.D.O.) e il Centro Fieristico e Congressuale, nonostante siano in discussione presso le varie amministrazione da ormai più di trent’anni sono ben lontani dal vedere la luce, se non addirittura or-mai abbandonati.
L’edilizia residenziale era composta da 13 comparti; quella non residenziale da 9; 9 sono quelli di edilizia mista (commerciale-residenziale) collocati uno al Centro di Settore , i restanti erano posizionati due per ogni nucleo resi-denziale. I vari nuclei erano messi in relazione da un sistema verde ed ogni nucleo era dotato di servizi come scuola, chiesa e mercato ed era inoltre previsto un viale commerciale ed un centro sportivo per l’intero quartiere, entrambi mai realmente completati e mantenuti. Gli edifici che contraddistinguono l’impianto erano:
x Tipologie a torre di 15 piani (23 in totale)
x Tipologie in linea di 5/8 piani (49 in totale)
x Tipologie a schiere di 2 piani (circa 20 villette ai margini del quartiere a ridosso della città spontanea)
Anche gli appartamenti stessi hanno cercato di soddisfare le esigenze di differenti nuclei familiari: il 25% aveva una metratura di 45 mq, il 50% di 60 mq (trilocale), il restante 25% di circa 75 mq (quadrilocale); circa 200 alloggi proget-tati appositamente per i portatori di handicap. Nel complesso un totale di circa 300 mila stanze disponibili.
Un piccolo approfondimento occorre farlo sul precedentemente citato Centro di Settore, cioè il polo di servizi previ-sto dal programma e progettato dalla Studio Passerelli. L’importanza di questo Centro è ancora oggi attuale per due fondamentali motivi: il primo è che la periferia est di Roma era negli anni ’80 e rimane oggi nel 2010 una delle più di-
Figura 5 Pianta , sezioni e prospetti del Comparto R5 Figura 6 Pianta del Centro di Settore
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sarticolate funzionalmente per la carenza di servizi a causa del massiccio intervento di edilizia spontanea; il secondo è che la forte carenza di servizi è proprio uno dei motivi che ha portato il quartiere al massimo degrado dei nostri giorni, sia a causa della parziale incuria con cui questi servizi sono stati realizzati che a causa della pressoché assente manutenzione a cui sono stati non sottoposti nel corso del tempo. Nei piani originari dell’Amministrazione il Centro, finanziato con capitali sia pubblici che privati, doveva servire un ambito territoriale di circa 300.000 ab contribuendo a riqualificare la periferia est di Roma e a completare il Piano di Zona di TBM. Il programma prevedeva nel dettaglio la realizzazione di: la Sede del Municipio VIII, l’edificio comunale polivalente (posta, ASL, centro disabili, ambulatori), un centro ricreativo (teatro, palestra, discoteca), un impianto sportivo, una scuola media superiore, un considerevole numero di residenze per 1000 abitanti, un centro commer-ciale e altri uffici, negozi di vario tipo che nell’intenzione dei progettisti dovevano configurarsi come un organismo unico caratterizzato da una serie di collegamenti pedonali a più livelli. L’elemento distintivo che fu progettato come simbolo del quartiere, fu la Chiesa di Santa Maria Madre del Redentore, progettata dall’architetto Pierluigi Spadolini e dall’ingegnere Riccardo Morandi. Il complesso baricentrico era una spina dei servizi che connetteva la città spontanea a quella pianificata per una lun-ghezza complessiva di 550 metri e una larghezza di 200 metri, interamente percorribile a piedi con zone di incontro e sosta.
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3. I tentavi di miglioramento degli ultimi anni: l’intervento URBAN e il PReU dal 1993 al 2005.
Nel corso degli anni Novanta anche Tor Bella Monaca viene coinvolta dai nuovi strumenti di attuazione meno rigidi e più flessibili (possibilità di apportare varianti al PRG, partenariati pubblico-privato incentivati) denominati comune-mente “Programmi Complessi”.iii In particolare TBM viene coinvolta in da:
� Un Programma di iniziativa comunitaria: Urban Italia.
� Un Programma di Recupero Urbano (PReU) (art. 11 Legge 493/93)
3.1 IL PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA: URBAN ITALIA.
Il Programma ha potuto concentrare quasi 14 milioni di € provenienti da fondi europei nell’iniziativa: “La città muove le torri: lo sviluppo dell’area di Tor Bella Monaca”. Il progettoiv ha suddiviso i fondi in 6 tipologie differenti di misure (servizi alle imprese, formazione e promozione occu-pazione locale, servizi sociali, sanità e sicurezza, infrastruttu-re e ambiente, manutenzione e pulizie e sicurezza degli sta-bili, promozione e diffusione dei risultati) con risultati non del tutto convincenti, come comprensibile anche dalla suc-cessiva descrizione sullo stato di fatto odierno del quartiere.
Nel dettaglio il progetto Urban ha finanziato le seguenti a-zioni/strategie:
1. Servizi alle Imprese: Sono state assistite 26 aziende di piccola dimensione (massimo 10 addetti) e giovani (5-7 anni di attività) con l’obiettivo di affiancare sapere e-sperto ai giovani imprenditori e stimolare lo sviluppo di nuove imprese impegnate in attività prevalentemente artigianali, servizi tecnici, informatiche e commerciali.
2. Formazione e promozione occupazione locale: sono stati organizzati corsi di formazione per la crescita profes-sionale delle piccole imprese esistenti. Da notare però che dei 1.724 entusiasti disoccupati partecipanti alla scuo-la solo il 10% ha trovato occupazione.
3. Servizi sociali, sanità e sicurezza: obiettivo primario è il coinvolgimento delle scuole con oltre 1.000 ragazzi, 50 insegnanti e 20 famiglie con accompagnamento e sostegno individuale per contrastare l’insuccesso scolastico; promozione di eventi di socializzazione e animazione sociale in strada, attività di educazione ed animazione in-terculturale, creazione di una ludoteca e di un centro diurno per adolescenti e giovani con disabilità, innalzamen-to complessivo dello standard qualitativo del teatro, interventi di ristrutturazione di locali abbandonati per adi-birli a nuove destinazioni d’uso.
4. Infrastrutture e ambiente: progetti di nuovi assi viari e nuovi parchi pubblici. Prevista anche la Piazza Civica che però non è mai stata realizzata.
Trarre un bilancio generale dell’intervento oggi a quasi 20 anni di efficacia è sicuramente complicato. Ciò che è op-portuno segnalare, come si vedrà anche successivamente nella descrizione dello stato di fatto attuale del quartiere,
Figura 7 Il Masterplan del Programma Urban
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è che certamente il programma Urban ha solo in piccolissima parte contribuito a risolvere la situazione di degrado del quartiere e, laddove ha portato migliorie, la scarsa manutenzione negli anni successivi ha fatto si che durassero per pochi anni. I motivi di questo parziale fallimento si riscontrano anche nelle parole attuali degli abitanti che, du-rante la presentazione del progetto che descriveremo successivamente, vedono il nuovo intervento come un sogno difficilmente realizzabile come lo è stato pochi anni prima il Programma Urban.
3.2 IL PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO A TOR BELLA MONACA (EX ART. 11, LEGGE N.493/1993).
Tra il 1997 e il 2000 il Consiglio Comunale, con la partecipazione di partenariati privati, provvide a valutare ed infine approvare 11 proposte di PReU per un investimento complessivo totale di quasi 1,8 miliardi di €. (117 opere private per 1,3 miliardi di € e 346 opere pubbliche per 500 milioni di €).
TBM fu destinataria di 150 milioni di € circa (44 per opere pubbliche) per un totale di 33 interventi (di cui 6 privati). Il Programma comprese degli interventi infrastrut-turali, ambientali ed edilizi come il miglioramento dell’accessibilità verso il Grande Raccordo Anulare, la realizzazione di un nuovo parco a Torre Angela e la realizzazione e sistemazione di alcuni parcheggi. L’intervento edilizio invece si è concentrato nella costruzione di un centro culturale e di un mercato polivalente a Torre Angela, di un centro commer-ciale su via del Torraccio ed alcuni insediamenti nelle zone di Capanna Murata e Rocca Fiorita.
A differenza del programma Urban questo pro-gramma ha fin da subito il difetto di essere poco sentito dagli abitanti, si limita ad intervenire in zo-ne limitrofe al quartiere con azioni poco significati-ve per combattere il generale degrado in cui il quartiere è ormai piombato all’inizio del nuovo mil-lennio. Si tratta anche in questo caso di un progetto fallito in partenza poiché non si pone fin da subito l’aspirazione di tentare di risolvere almeno parte dei problemi del quartiere.
Figura 8 Masterplan del Piano di Recupero Urbano
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4. Lo stato attuale del quartiere: la fatiscenza architettonica degli edifici e il degrado urbanisti-co degli spazi comuni.
Cercherò in questo breve paragrafo di descrivere la reale situazione odierna del quartiere, situazione che ha spinto l’Amministrazione a lanciare la proposta di demolizione-rigenerazione al luglio scorso e presentarla ufficialmente agli abitanti lo scorso 3 Novembre. Per fare ciò mi servirò di alcune analisi dettagliate presenti nel libro più volte citato di Adriana Scaglionev, di alcune indagini svolte dal Comune e incluse nel programma presentato, ed infine di alcune ri-flessioni personali scaturite da situazioni simili studiate in altri corsi di studio.vi
� INFRASTRUTTURE E ORGANIZZAZIONE INTERNA: L’asse centrale, che doveva essere negli obiettivi dei progettisti l’elemento portante del quartiere, finisce con l’esserne l’elemento più forte di cesura tra i diversi nuclei (A, B, C, D e E). Questo è ancora più evidente a causa del fatto che esiste un unico sottopassaggio in prossimità del nucleo E (Centro di Settore) che da ormai un de-cennio risulta chiuso e in un completo stato di abbandono. Le vie di comunicazione secondaria sono ben organizzate nei singoli nuclei, ma risultano inadeguate completa-mente inadeguate per collegarli tra loro, soprattutto a causa della completa inesistenza di percorsi preferenziali per pedoni e ciclisti.
� DISEGNO GENERALE E STATO DEGLI EDIFICI: TBM risulta essere ampiamente disomogenea, creata con un disegno unico ma sin da subito radicata nella men-te degli abitanti come nuclei e comparti frammentati e privi di qualità, nonostante le tipologie vengano costan-temente riproposte. I nuclei sono sempre immersi nello spazio verde circostante (verde trascurato, abbandonato e fattore isolante) senza alcun rapporto reciproco né tra loro né con il contesto generale, inoltre gli edifici stessi presantano ormai segni di evidente fatiscenza e assoluta mancanza di qualità architettonica e ingegneristica.
� GLI SPAZI COMUNI, I SERVIZI E LA QUESTIONE AMBIENTALE: Questo è forse il punto più critico dell’intera questione. L’isolamento dei nuclei nasce forse proprio a causa della completa mancanza di manutenzione degli spazi pubblici: l’unico centro di aggregazione ancora condiviso dagli abitanti è il centro commerciale, mentre scuole, teatro e chiesa si configurano come elementi estranei sia nella loro configurazione spaziale sia spesso nella percezione degli abitanti. Ormai tutte le aree (eccezion fatta per al-cune piazze recentemente riqualificate dal progetto Urban) progettate come punti di sosta o di aggregazione so-ciale per la comunità mostrano segni vandalici e manutenzione pressoché assente, insomma in totale stato di abbandono. L’esclusione e l’abbandono complessivo del quartiere da parte delle istituzioni comunali e non, han-no costretto la maggior parte dei servizi commerciali, incluso il mercato coperto, a chiudere. Anche la questione parcheggi appare piuttosto problematica perché la completa de regolazione di questi porta gravi disagi alla circo-lazione interna generale, accentuata in modo abnorme per gli abitanti diversamente abili.
� LA QUESTIONE SOCIALE: In questo caso è la cronaca quotidiana che ci aiuta nel descrivere il degrado sociale nel quale il quartiere è cadu-to. Non mi pare il caso in questa sede di elencare gli atti di vandalismo, violenza e illegalità ormai dilaganti nel quartiere ma è forse meglio riflettere sulla causa che hanno portato a ciò. La realtà è che il grande errore dell’Amministrazione comunale è stato quello di concentrare in queste nuove aree, famiglie con gravi problemi sociali ed economici, realizzando un “ghetto nuovo e moderno” per i più sfortunati. Interventi totalmente in-completi e non mantenuti, dotati di servizi scadenti e scarse aree pubbliche destinate alle relazioni sociali, non hanno mai portato all’integrazione sociale tanto desiderata. Diffuso tra tutta la popolazione, e sopratutto tra i giovani, è ormai il forte stigma connesso all’abitare in spazi confinati e segregati, nei “quartieri dell’esilio” in cui è sempre più relegata la popolazione marginalizzata o condannata, spesso senza occupazione, la parte povera del paese. La fuga delle istituzioni da TBM non ha fatto altro che accentuare in modo decisivo questo aspetto facen-
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do in modo che molti aderiscano a quell’idea secondo la quale la posizione sociale riflette in fin dei conti il valore morale e gli sforzi degli individui così che tutti alla lunga si ritengano persi ed immobilizzati nel loro “non-quartiere”.
“… rabbia e paura… un mondo da reinterpretare che vive tra creatività e violenza, slanci e ras-segnazione… gli abitanti di TBM e dei quartieri dormitorio restano un mondo separato rispetto al resto della città. Non ci sono relazioni sociali… chi abita la periferia finisce per interiorizzare la frontiera che separa dagli altri quartieri. Quella frontiera abita nella testa di molti giovani… i luoghi degli esclusi e la modernità fallita… il degrado dello spazio non solo esprime il degrado sociale ma lo moltiplica… le periferie degradate sono diventate il polo negativo della società, un polo che ha catalizzato le paure degli altri…” (Diario di Repubblica, Roma, 2005)
Per concludere, i problemi che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare TBM non sono quindi ricondu-cibili ad una causa prioritaria, ma sono in gran parte legati alle caratteristiche della pianificazione degli anni Settanta e Ottanta che già aveva fatto notare i propri limiti in altre realizzazioni: la grande dimensione, i nuclei autosufficienti e il verde usato come elemento di connessione sono certamente i fattori più criticabili perché gli spazi verdi senza manutenzione si sono trasformati in grandi vuoti urbani privi di identità e gli standard, nonostante siano di gran lun-ga rispettati, fanno intuire che è la qualità delle scelte architettoniche che deve guidare la progettazione di ogni luo-go-spazio di socialità, che deve essere realizzato in dimensioni più contente per avere successo. L’intero contesto ha quindi un fortissimo impatto urbanistico in cui la popolazione insediata è paragonabile a quella di una città media italiana in un’area già altamente intasata dall’edilizia spontanea. Il rapporto con il contesto è dav-vero difficoltoso ed il più grave errore, che si tende ancora oggi come vedremo a non affrontare e sottovalutare, è stato quello di non affrontare il problema del margine, della connessione con il contesto esistente.
Figura 9 Alcune fotografie che documentano lo stato degli edifici e degli spazi comuni
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5. Roma Capitale e il Progetto Millenium: Tor Bella Monaca come progetto pilota per il Piano Strategico 2010-2020.
Il Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca si inserisce in una strate-gia dell’Amministrazione molto più ampia nata quando la trasformazione da Comune di Roma a Roma Capitale, sancita il 20 set-tembre 2010 alla presenza del Capo dello Stato, ha rappresentato un passaggio deci-sivo nella fase attuativa della pianificazione strategica della Città. È nato in questa oc-casione il Progetto Millennium, cioè un percorso per definire e realizzare il Pia-no Strategico di Sviluppo (PSS) di Roma Ca-pitale nel decennio 2010-2020,che trova nella Candidatura Olimpica un formidabile acceleratore per lo sviluppo. Questo percorso vuole essere un confronto aperto con tutti gli attori dello sviluppo della città (cittadini, istituzioni, categorie produttive, parti sociali, autonomie funziona-li, investitori pubblici e privati) mediante una serie di conferenze tematiche pubbliche, referendum, sondaggi di opi-nioni, consultazioni ufficiali, tavoli istituzionali e non. Il processo è stato ufficialmente avviato con i lavori della Com-missione per il Futuro di Roma Capitale presieduta dal professor Antonio Marzano ed ha come traguardo ultimo ed ufficiale l’approvazione del Piano Strategico che sarà presentato nel corso degli Stati Generali della Città, il 22 e 23 Febbraio 2011.
In questa occasione preferisco non addentrarmi nei meccanismi e nelle azioni di governancevii, sia verticale che oriz-zontale, che l’Amministrazione intende intraprendere per costruire, approvare ed infine attuare Il Piano Strategico di Sviluppo poiché in questa sede mi sembra opportuno sottolineare solo alcuni obiettivi chiave di carattere architetto-nico e urbanistico di cui il PSS si compone.
� Fondo Millenium: costituzione di uno strumento finanziario specifico per la realizzazione del PSS che dovrà assi-curare un indirizzo strategico di programmazione, controllo e impulso delle politiche d’investimento finalizzate allo sviluppo della città. Il Fondo opererà per finalizzare fonti finanziarie diverse, sia pubbliche che private, attraverso: - l’impiego di risorse aggiuntive comunitarie, nazionali, regionali e di Roma Capitale destinabili allo sviluppo ur-bano; - la promozione del partenariato pubblico-privato; - la realizzazione di investimenti privati a elevata redditività compatibili con le trasformazioni urbane previste dal quadro unitario di sviluppo creato dal PSS.
� Politiche energetiche: fare di Roma un laboratorio per la conciliazione tra ambiente e sviluppo, tra occupazione e
produzione energetica, tra qualità della vita ed efficienza, partendo dalle vocazioni proprie della città. A partire dal dicembre 2009 sono state sviluppate una serie di azioni che riguardano l’intera riconversione della città su modelli energetici innovativi, di transizione in un ottica di medio termine, in accordo con gli obiettivi co-munitari, ai quali Roma ha aderito con la sottoscrizione del Patto dei Sindaci. Il modello di riferimento è quello d le smart grid, della generazione distribuita dell’energia e dell’inserimento delle fonti rinnovabili in un sistema a rete, concentrando gli investimenti soprattutto nei due settori dell'edilizia e dei trasporti.
Figura 10 Il processo del PSS (Febbraio 2011)
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� Città Solidale – Trasformazione Urbana delle Periferie:i cittadini devono recuperare senso di appartenenza alla comunità, coesione sociale, voglia di partecipare alla vita pubblica. Tutto ciò passa prima di tutto per un miglio-ramento della qualità della vita e per una città che sia più “a misura d’uomo”, in particolar modo nei quartieri periferici. La maggiore integrazione sociale si raggiunge prima di tutto mediante una ridistribuzione degli spazi urbani: l’obiettivo è quello di ricomporre la frattura tra Centro e Periferie. Questa frattura urbanistica ha infatti evidenti ricadute sociali, con una progressiva “separazione” di coloro che risiedono in periferia dalla vita della città, fino al verificarsi di fenomeni di vera e propria esclusione, disagio, sofferenza e degrado diffuso. In questo quadro, il tema progettuale della “Trasformazione urbana delle periferie” prevede la creazione di nuo-vi luoghi in cui concentrare funzioni legate alle arti, alla cultura, alla scienza, alla tecnologia con i relativi servizi e rivitalizzare sotto il profilo urbanistico, sociale, culturale ed economico le periferie della città, anche attraverso la creazione di nuovi flussi di persone (turisti, studenti, sportivi, etc.). In modo particolare il Programma di Riqualificazione Urbana di Tor Bella Monaca si configura come il Progetto Pilota per questo tema: una best practice da seguire e replicare in altri contesti per riqualificare le periferie.
� Città Ecosostenibile – Mobilità Sostenibile: per diventare Città Ecosostenibile, Roma Capitale ha ideato una serie
di interventi legati alla Mobilità, che mirano da un lato a incrementare l’accessibilità alla Città (pedonalità, attrat-tività, salvaguardia Centro Storico), dall’altro a migliorare la mobilità interna in una prospettiva a basso impatto ambientale, riducendo l’inquinamento acustico e dell’aria attraverso un Piano Strategico per la Mobilità Sosteni-bile.
Ai fini della conservazione e della valorizzazione del nucleo storico della Città, il Piano Strategico della Mobilità Sostenibile prevede una progressiva e importante pedonalizzazione, partendo dal Progetto Pilota di Pedonaliz-zazione del Tridente Mediceo.
� Città della Cultura e dell’Intrattenimento – Roma Antica: un valore per Roma Moderna: La concentrazione di beni culturali e l’unicità di Roma sotto il profilo storico - artistico - archeologico contribuiscono a connotare la Città come centro di cultura a livello mondiale e a determinare una domanda turistica molto ampia ed estremamente diversificata. Il pubblico, articolato in categorie ben differenziate, presenta caratteristiche ed esigenze non omo-logabili, portando alla necessità di una strategia complessiva che definisca, luogo per luogo, le proposte e le mo-dalità di fruizione sulla base della richiesta. Le attività di manutenzione e restauro del patrimonio e la necessità di garantire un livello di fruizione e decoro adeguato richiedono modelli diversi di produzione di reddito, tramite il coinvolgimento di altri soggetti istituzio-nali e privati. Anche in questo caso il Progetto Pilota di Riqualificazione e Valorizzazione dell’Area Archeologica Centrale si pone come esempio da seguire per l’obiettivo enunciato.
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6. Il nuovo Masterplan per Tor Bella Monaca: un piano di costruzione, demolizione e ricostru-zione per rigenerare il quartiere.
Il Programma di Riqualificazione Urbana Tor Bella Monaca redatto dall’Amministrazione Comunale, con il contributo fondamentale dell’architetto lussemburghese Léon Krier, è stato ufficialmente presentato e dibattuto il 3 Novembre 2010 attraverso una conferenza pubblica, aperta ai cittadini, che alla presenza del Sindaco di Roma Gianni Alemma-no, del presidente della Regione Lazio Renata Polverini, degli assessori capitolini Marco Corsini (Urbanistica) e Fabri-zio Ghera (Lavori pubblici e Periferie), del presidente dell'VIII Municipio Massimiliano Lorenzotti, del direttore del Di-partimento Urbanistica di Roma Capitale Errico Stravato e dell'architetto e urbanista Léon Krier.viii 6.1 IL PROCESSO PARTECIPATIVO/INFORMATIVO. Una prima proposta per questo intervento di demolizione e ricostruzione fu originariamente lanciata dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno lo scorso 22 Agosto sul Palco di Cortina Incontra, un evento estivo, non disciplinare, organiz-zato dalla città di Cortina. Da subito si diffusero opinioni e reazioni favorevoli e contrarie, per certi versi chiaramente strumentalizzate dalla politica non essendo ancora disponibile alcun tipo di progetto, fino a quando il progetto non divenne ufficiale dal momento in cui fu inserito nel calendario dei nuovi progetti per Roma presentato dalla Giunta il 28 Ottobre. Da subito il Sindaco si è impegnato per rendere aperto ai cittadini/abitanti il processo partecipativo, dapprima incontrando gli abitanti il 29 Ottobre, quindi presentando il progetto il 3 Novembre e garantendo in quella sede l’istituzione di un Ufficio Informazione sul progetto nel quartiere. Le ultime notizie ci parlano infine di un incon-tro con le parti sociali presso il centro sociale “Che Guevara” il 6 Dicembre, della presentazione di un “Patto fra il Sindaco di Roma Capitale e gli Abitanti di Tor Bella Monaca” il 16 Dicembre ed un ultimo incontro con gli abitanti il 20 Dicembre in cui è stato sottoposto agli stessi un questionario per verificare l’apprezzamento del progetto. Nei successivi paragrafi mi limiterò semplicemente a rendere semplici e chiari i passaggi del Programma, senza ap-profondire gli aspetti critici o benefici per il quartiere, a cui sarà dedicato l’ultimo capitolo di questa tesina. 6.2 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE ANALISI SVOLTE SULLO STATO DI FATTO. La prima parte del documento analizzare lo stato attuale del quartiere attraverso alcune immagini che sottolineano l’evidente degrado sia per quanto riguarda le strutture fisiche degli edifici che per lo stato di evidente fatiscenza e abbandono degli spazi comuni. Vengono analizzate quindi la morfologia del complesso, le tipologie edilizie e la trama stradale e infrastrutturale del complesso, accompagnati da alcuni dati che ci torneranno utili successivamente per porre un confronto tra stato di fatto e prospettiva di progetto. Importanti mi paiono i dati riportati per quanto riguarda il regime proprietario attuale: dell’intero complesso più del 50% degli edifici sono di proprietà del Comune di Roma, per un totale di 4.004 alloggi, mentre 1.495 alloggi sono di proprietà dell’ATER Roma (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, assimilabile all’ALER Lombarda). La quota rimanente è di proprietà di privati o di cooperative private che concedono affitti convenzionati grazie ad accordi e sussidi con l’Amministrazione.
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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6.3 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA DISCIPLINA URBANISTICA SOTTESA AL PROGRAMMA. Il documento individua quindi la disciplina urbanistica sia sovra ordinata (Piano Regionale, Carte Tematiche) che di livello locale (Piano Regolatore Generale) a cui l’area di TBM è sottoposta. � Per quanto riguarda la pianificazione a scala vasta l’intero settore urbano e, in particolare l’area del quartiere, è
interessato da numerosi vincoli di natura archeologica e paesaggistica, riportati nella disciplina del Piano Paesi-stico Regionale (PTPR) e nelle Carte tematiche del Comune di Roma (Carta dell’Agro Romano, Carta per la Quali-tà e Carta dei beni Culturali e Paesaggistici). Questi elementi hanno condizionato il progetto del quartiere esi-stente e rappresentano spunti e opportunità per gli scenari progettuali futuri.
� La pianificazione locale invece, attraverso la disciplina del nuovo PRG approvato il 12/02/2008 dalla precedente
giusta di fazione politica opposta presieduta dal Sindaco Walter Veltroni, individua l’area come Tessuto di Ri-strutturazione Urbanistica Ottocentesco/Novecentesco e prevede per Tor Bella Monaca un piano attuativo chiamato PRINT (Programma Integrato). I PRINT sono strumenti di programmazione complessa che consentono di perseguire l'obiettivo della riqualificazione urbana attraverso la collaborazione tra soggetti pubblici e privati coinvolti nella trasformazione, e l'integrazione di funzioni (residenza, attività terziarie, ecc.). I Programmi integra-ti a Roma riguardano la città da ristrutturare e la città consolidata e devono essere gestiti dai Municipi, che defi-niranno gli obiettivi da raggiungere. In seguito, i privati interessati potranno proporre dei progetti e partecipare attivamente alla trasformazione della città.
Quindi tecnicamente il Masterplan si presenta come un’esplorazione progettuale piuttosto dettagliata per costruire nei tempi successivi attraverso l’ascolto dei cittadini, la valutazione di proposte alternative e la correzione di aspetti controversi, un piano attuativo denominato PRINT condiviso dagli interessi sociali, politici ed economici.ix
Figura 11 Alcuni estratti dell'area dal PTPR e dalla Carta dell'Agro Romano
Figura 12 Estratti dal PRG adottato (2005) e approvato (2008)
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6.4 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL CONCEPT PLAN DELL’ARCHITETTO LÉON KRIER. Il professor Krier è stato ingaggiato la scorsa estate dall’Amministrazione per curare gli aspetti più architettonici (tipologie edilizie, piccoli aspetti edilizi, altez-ze degli edifici) e di urban design (disegno dei quartieri, distribuzio-ne interna degli spazi, rapporto con il contesto, trama insediativa e viabilistica) del progetto. Prima di approfondire alcuni aspet-ti del progetto di Krier, mi sembra opportuno fare un breve cenno ri-guardo l’idea di architettura e città di cui il professore è portatore ed esponente: il movimento del New Urbanism. Il New Urba-nism (inglese per neo-urbanesimo) è un movimento urbanistico for-temente legato ai temi dell’ambientalismo, della sosteni-bilità ambientale e della bioarchi-tettura, che promuove la realizza-zione di quartieri pedonali che contengano mix di destinazioni d'uso urbanistiche tali che la gente non sia costretta ad utilizzare il mezzo privato per gli spostamenti quotidiani an-che attraverso una forte integrazione con la rete del trasporto pubblico (Transit-oriented development). Il movimen-to nasce negli Stati Uniti a partire dal 1980 continua a riformare molti aspetti dello sviluppo del settore immobiliare e della progettazione urbana odierni. Krier ne diventa uno dei mag-giori esponenti a partire dalla sua attività come direttore del SOM (lo studio di architettura Skidmore, Owings and Mer-rill) di Chicago tra il 1987 e il 1990. A partire da questa e-sperienza ha realizzato pro-getti in Lussemburgo, Francia, Italia, Spagna, Germania, Usa e Inghilterra. In particolare, come consulente personale del Principe di Galles Carlo d'Inghilterra, ha redatto il Master Plan per lo sviluppo della città di Poundbury nel Dorset, mentre tra le esperienze italiane possiamo ricordare il piano guida per Firenze Novoli del 1993, il nuovo quartiere urbano “Città Nuova” ad Alessandria e il quartiere “Piombetto” a Valenza Po (Alessandria). Si tratta quindi di un esponente piuttosto conosciuto e apprezzato nel modo disciplinare e urbanistico che ha già avuto esperienza sia con il contesto italiano che con grandi interventi progettuali ma si presta per la prima volta ad affrontare un iter urbanistico-amministrativo-politico di que-
Figura 13 Piante e immagini degli interventi di Krier ad Alessandria e per la New Town of Poundbury
Figura 14 Alcuni schizzi esemplificativi delle idee
del New Urbanism
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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sta complessità. Di particolare rilievo per questo progetto appaiono le sue riflessioni a proposito del Movimento Moderno e del suo modo di vedere l’urbanistica, più volte espresse nei suoi saggi: “l’urbanista moderno è un urbani-sta tiranno che cala la sua mano dall’alto e divide la città e i cittadini in zone monofunzionali non comunicanti”. Alla base della sua idea di urbanistica sta invece un recupero del valore del quartiere, della riproposizione con tecnologie all’avanguardia della città storica e classica, dei suoi valori estetici, morfologici e sociali, della composizione organica e ottimale del quartiere urbano. Per la riqualificazione di TBM, Krier individua quat-tro quartieri (A, B, C, D) che si strutturano a partire proprio dagli spazi pubblici mancanti nell’attuale confi-gurazione: la piazza, il corso commerciale, l’edificio pubblico, la chiesa arrivano in questo modo a stravol-gere radicalmente gli isolati urbani esistenti in funzione di una maggiore flessiblità tipologica e funzionale. Molto importante è il rifa-cimento della trama strada-le, affrontata da Krier at-traverso l’uso della metafo-ra dello scheletro: i nuovi quartieri saranno un corpo organico integrati sia tra loro, attraverso una gerarchizzazione e un ripensamento della viabilità secondaria, che con la viabilità primaria attraverso nuove strade a scorrimento pensate per collegare il quartiere con le nuove funzioni metropolitane di Torre Angela e Romanina. Questa trama consentirà alla popolazione di effettuare pochi movimenti con il mezzo privato ma di utilizzare la forza muscolare per gli spostamenti quotidiani di piccola scala e il mezzo pub-blico per quelli di grande scala. Le tipologie edilizie saranno radicalmente trasformate: si passerà da tipologie a torre, linea, corte multipiano (4/5 piani per le linee, 15 per le torri) costruite con metodi di prefabbricazione pesante a palazzine di massimo 3-4 piani disposte intorno ad uno spazio comune dotate di un proprio garage, loggiati e tetti abitabili con la possibilità di com-binare nello stesso isolato edilizia di mercato, che andrà ad insediarsi del quartiere come premio di volumetrie per i privati esecutori dell’intervento, ed edilizia sociale. I modelli architettonici proposti sono semplici perché gli unici edi-fici che dovranno distinguersi per fascino estetico e funzionale sono le funzioni istituzionali e lavorative. I metodi di fabbricazione previsti da Krier puntano sull’utilizzo di “materiali locali-naturali non sintetici” (ad esempio laterizio) in modo da utilizzare il programma di riqualificazione come volano economico per dare lavoro e occupazione sia alle piccole imprese locali sia ai giovani disoccupati presenti nel quartiere.
Figura 15 Il concept plan dell'architetto Krier
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6.5 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LE FASI DEL PROCESSO URBANISTICO. Per l’avvio del Programma si prevede la sostituzione (demolizione e ricostruzione) dei comparti R3, R4, R5, R8, R15 di proprietà del Comune di Roma e dei comparti M4 e R11 di proprietà dell’ATER, per un totale di 878.900 mc, corri-spondenti a 324.000 mc nelle Torri, 276.100 mc negli edifici a corte(R5) e 278.800 mc negli edifici in linea. In particolare il Programma si articola in due fasi principali sotto il profilo del processo urbanistico: una fase A che chiameremo Comparto di Prima Attuazione – R8 e una fase B che chiameremo PRINT, a sua volta diviso in due fasi A e B (a sua volta suddivisa in Fase I e II). A. Comparti di Prima Attuazione – Demolizione e Ricostruzione del primo comparto R8.
Sotto il profilo tecnico urbanistico per l’attuazione di questa prima fase non si utilizzerà ancora la formula del
PRINT ma della “Variante al Piano di Zona” (ex legge 167/1992 e 21/2009), strumento che permette di recupera-re la capacità insediativa residua del Piano di Zona e di edificare nei comparti liberi trasferendo capacità insedia-tiva dai comparti destinati alla demolizione. Dapprima l’Assemblea Capitolina discuterà e delibererà positivamente sulla variante, dopodiché verrà pubblicato un Bando di gara per l’affidamento della realizzazione dell’intervento. Si prevede, in prima battuta, la costruzio-ne degli isolati che possano ospitare l’insediamento dei residenti nel Comparto R8. Successivamente si procede alla costruzione delle superfici relative alla quota premiale e contestualmente alla demolizione graduale del Comparto. L’ultimo passaggio prevede la ricostruzione del Comparto demolito secondo il nuovo disegno urbano.
Figura 16 Schema e dati per l'attuazione del Comparto R8
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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B. Programma Integrato (PRINT) – Demolizione e Ricostruzione dei comparti R3, R4, R5, R15, R11, M4.
I FASE: viene predisposto il PRINT (Lr. 22/1997) in variante alle indicazione del PRG. Questa parte del programma prevede l’impegno delle aree esterne (aree a progettazione complessa) come premi di cubatura per i privati e la contestuale diminuzione dei pesi insediativi presenti. II FASE: Completamento del programma con le sistemazioni paesaggistiche esterne (Parco del Fosso di TBM) e verifiche di inserimento urbanistico. Completamento del PRINT comprensivo delle aree a progettazione com-plessa. Attivazione del processo di partecipazione pubblica alle trasformazioni, deliberazione assemblea capitoli-na e sottoscrizione dell’Accordo di Programma tra i soggetti istituzionali coinvolti.
Figura 17 Confronto tra il trama urbana e stradale tra lo stato di fatto e lo stato di progetto
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Verrà quindi pubblicato un Bando di gara per l’affidamento della realizzazione dell’intera riqualificazione (costru-zione-demolizione-ricostruzione) con le relative dotazioni di verde, parcheggi, attrezzature pubbliche e di inte-resse generale.
Per un intervento di tale portata si tratta quindi di tempi piuttosto rapidi, almeno nelle intenzioni dei progettisti che si dicono però disponibili ad accelerare o rallentare l’iter a seconda del consenso/opposizione al progetto che si verrà a creare nel processo partecipativo successivo alla presentazione del progetto. Per riassumere ancora meglio queste le date fondamentali enunciate dal sindaco:
� Entro 2 MESI (Gennaio 2011): conferma del progetto, eventuali modifiche ed integrazioni popolari. � Entro 6 MESI (Estate 2011): Approvazione Variante Comparto Prima Attuazione. � Entro 3 ANNI (fine 2013): Consegna prime case post demolizione R8. � Entro 7 ANNI (fine 2017): Completamento dell’intera operazione.
6.6 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: LA VALUTAZIONE DI FATTIBLITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA. Il costo totale stimato dall’Amministrazione per l’intervento sarà di circa 1 miliardo di €, di cui circa 290 milioni di € solo per il comparto di prima attuazione. Appare chiaro sin da subito che nemmeno un insieme congiunto di fondi pubblici (comunitari, statali, regionali, comunali) possa coprire un investimento così ingente. La soluzione principale adottata dall’Amministrazione è quella del coinvolgimento e affido esclusivo dei lavori agli in-vestitori privati e l’unico modo attraverso il quale i privati possano trovare vantaggiosa un’operazione di questo ge-nere è attraverso la concessione di premialità edificatori (mc di edilizia in libero mercato). Per dirla con le parole del sindaco: “[…] per finanziare l’operazione abbiamo bisogno di concedere ai privati la costruzione di un altro po’ di ca-se sui terreni circostanti a TBM (in variante al PRG) e in alcune vuoti interni al quartiere (capacità insediativa residua del PdZ n.22)”. Questa strategia allargherà l’area di intervento da 76 ha a 96 ha (+20%) ma soprattutto permetterà di attuare quel mix sociale di abitazioni (edilizia residenziale pubblica, housing sociale con mutui e affitti agevolati, edi-lizia in libero mercato) grazie al quale gli attuali residenti di TBM possano continuare a vivere nel quartiere, il sindaco infatti assicura: “ […] prima provvederemo a costruire nuove case popolari in modo trasferire gli abitanti degli stabili che saranno demoliti in appartamenti nuovi e pronti per essere abitati […]”.
Figura 18 Fasi del processo urbanistico previsto
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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6.7 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: L’INSERIMENTO DEL PROGRAMMA NEL CONTESTO DELL’VII MUNICIPIO. Come precedentemente accennato, questo programma si inserisce come Progetto Pilota nel quadro dell’iniziativa “Città solidale - Trasformazione urbana delle periferie” lanciata dal PSS di Roma Capitale. Mi sembra giusto chiedersi quali sono le altre trasformazioni previste nel contesto dall’Amministrazione che possano davvero rilanciare questo quadrante della regione metropolitana di Roma e far sì che l’intervento a TBM non rimanga un’enclave di buona progettazione ma si inserisca davvero in un quadro strategico più complesso. Dal punto di vista delle infrastrutture di trasporto TBM risulta oggi collegata con il resto della città attraverso un grande capolinea dell’autobus e alcune fermate (Torre Angela, Torraccio di Torrenova, Torre Gaia, Grotte Celoni) della linea metropolitana C che scorre parallela al tracciato della Via Casilina. Il program-ma di sviluppo delle linee metropolitana prevede un prolungamento della linea metropolitana A da Anagnina a Torre Angela in modo da collegare la nuova realtà di TBM con un altro frangente della città e con nuove funzioni pregiate previste nell’VIII Municipio. È opportuno segnalare però che nessuna delle fer-mate elencate sia una fermata “del quartiere” trovandosi tutte ad almeno 800/1000 metri dal Centro di Settore e 1800/2000 metri dai Comparti più distanti dalla Via Casilina. Dal punto di vista funzionale un importante intervento nell’area può forse innescare opportunità di sviluppo inaspet-tate: sto parlando della realizzazione del nuovo Campus universitario di Tor Vergata (circa 2,5 km di distanza da TBM). L’autonomia funzionale universitaria può portare al quadrante effetti benefici grazie a nuova popolazione (studenti universitari) e nuove strutture di servizio ai cittadini e all’Amministrazione comunale. Il PSS prevede inoltre la realizzazione di una nuova centralità a Romanina attraverso la creazione di Fonopoli, “la casa della musica per la periferia romana” (4,5 km di distanza da TBM). Il prolungamento della metro A consentirà quindi di collegare Romanina con Tor Vergata e quindi con Tor Bella Monaca e la linea C. 6.8 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IL COINVOLGIMENTO ISTITUZIONALE DELLA REGIONE LAZIO. Il programma ha trovato sin da subito l’appoggio politico incondizionato della Regione Lazio ed in particolare il pres i-dente Renata Polverini ha voluto partecipare ed intervenire di persona all’evento di presentazione. La Regione Lazio ha un ruolo come attori primario sia come finanziatore economico del programma, che come sottoscrittore dell’Accordo di Programma, che ancora come soggetto interessato dalla demolizione in quanto quota parte dell’ATER Lazio. L’impegno della Regione però va oltre tutto ciò in quanto si impegna fin da subito a spendere tutti o parte dei con-tributi europei non spesi dalla precedente giunta regionale (si parla di circa 200 mln di €) per “interventi di riqualifi-cazione a Roma con l’obiettivo di portare decoro e creare centri di aggregazione”. In particolare durante la conferen-za è stato annunciato un finanziamento di circa 10-15 milioni di € immediatamente disponibili che è stato colto dal sindaco come possibilità di affiancare un piano di rilancio sociale per il quartiere tutto di iniziativa pubblica.
Figura 19 Progetto di Prolungamento della linea metropolitana A
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6.9 IL PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE TBM: IMPEGNI SOTTOSCRITTI DOPO LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO. Questo progetto descritto è stato presentato il 3 Novembre alle parti sociali, economiche e politiche interessate presso l’auditorium dell’Università di Tor Vergata. In questa sede il sindaco prese l’impegno di formalizzare alcune proposte pervenute dai cittadini in atti ed iniziative successive. Prima tra queste è stato un faccia a faccia tra Sindaco e abitanti nel quartiere stesso presso il centro sociale “Chè” tenutosi il 3 Dicembre. In questa sede sono pervenute al sindaco una serie di richieste interessanti: "1. Istituzione di un comitato di cittadini dei comparti, con potere decisionale e reale di controllo sul progetto che si deciderà; 2. Sviluppo e consegna di strutture e servizi socioculturali in ogni comparto; 3. Permanenza degli abitanti nel loro comparto di origine; 4. Impegno da parte del Comune a vincolare le imprese costruttrici all'assunzione di manodopera del quartiere e alla creazione di cooperative di disoccupati del quartiere che si occupino della manutenzione di edifici ed aree verdi, non-ché di attività socio culturali; 5. Trasparenza nei criteri di assegnazione degli alloggi". “ Tor Bella Monaca è un quartiere che vede degrado e abbandono degli edifici- dicono ancora nel comunicato - non-ché carenza cronica di strutture e servizi, una periferia abbandonata che non vogliamo venga utilizzata per soddisfare gli appetiti speculatori con la scusa della riqualificazione". In seguito a queste richieste, il giorno 17 Dicembre presso l’aula consiliare dell’VIII Municipio, il sindaco ha stipulato un “Patto fra il Sindaco e gli abitanti di Tor Bella Monaca” con alcuni comitati dei cittadini, in cui si impegna con ogni cittadino residente sui seguenti punti: “1. Ad ogni famiglia sarà consegnata la nuova abitazione pienamente agibile e dotata di tutti i servizi, prima dell’abbandono e dell’abbattimento della vecchia abitazione di provenienza. 2. Ogni residente dei palazzi di Tor Bella Monaca che verranno abbattuti avrà diritto a un’abitazione con metratura non inferiore a quella di provenienza e in ogni caso adeguata ai componenti del nucleo familiare. 3. Tale abitazione sarà distante il meno possibile da quella di provenienza e, in ogni caso, sarà all’interno dello stesso comparto di Tor Bella Monaca. 4. L’affitto corrisposto sarà uguale a quello precedentemente definito nei contratti di locazione di edilizia economica e popolare. 5. Roma Capitale si farà carico dei costi derivanti dal trasloco da un appartamento all’altro. 6. Nessun costo dovrà essere pagato per i nuovi allacci alle utenze pubbliche (luce, acqua e gas). 7. Sarà istituita, con delibera comunale, una Commissione per l’abbattimento delle barriere architettoniche, compo-sta da rappresentanti degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri, dal progettista, dal direttore dei lavori e da espo-nenti delle associazioni rappresentative del mondo della disabilità. Questa Commissione dovrà verificare che nei fab-bricati siano rispettate tutte le normative di legge a tutela dei disabili. 8. Alle famiglie che occupano abusivamente gli appartamenti di Tor Bella Monaca senza averne diritto secondo le normative vigenti ma che risiedono in essi da tempo in maniera stabile, sarà garantito il diritto alla casa secondo pro-cedure da concordare su un tavolo appositamente creato con le Associazioni e i Movimenti rappresentativi di queste realtà.” Nella stessa sede in cui è stato reso noto il Patto è stato anche ufficializzato l’esito del sondaggiox che Risorse RpR SpA ha condotto nel quartiere nei giorni scorsi per conto dell’Amministrazione Capitolina. Dal sondaggio è risultato che il 75% degli inquilini si è offerto volontario per essere interrogato e di questa percentuale il 95% si è dichiarato sufficientemente informato sul progetto, l’85% condivide pienamente il progetto ed il 79% si ritiene favorevole an-che alla questione di trovare una soluzione abitativa anche agli inquilini abusivi. In definitiva mi pare questo un primo piccolo passo fondamentale dal punto di vista del consenso pubblico degli abi-tanti. Spetta ora all’Amministrazione mantenere gli impegni presi e dimostrarsi capace di gestire la regia del progetto per non deludere ancora volta le aspettative, ma soprattutto i sogni, degli inquilini esasperati e costretti a vivere in un tale stato di abbandono.
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7 . Riflettere sul Programma: alcune considerazioni critiche. Mi sembra assolutamente necessario a questo punto riflettere su alcuni temi rilevanti, emersi sia dal dibattito pub-blico successivo alla presentazione che da alcuni spunti personali sorti contemporaneamente allo studio del proget-to. Si tratta di opinioni disciplinari che non vogliono in nessun modo essere strumentalizzanti o influenzate da posi-zioni politiche personali ma che vogliono cogliere alcuni aspetti critici per tentare di correggere o prevedere possibili rischi per il futuro dell’area.
Piano di Zona n.22 Programma di Riqualificazione Urbana
Incrementi
Aree edificate 77,7 ha 96,7 ha +19 ha (+ 24%) Abitanti insediabili 28.000 ab 44.000 ab + 16.000 ab (+57%) Volumetria complessiva 2.012.293 mc 3.520.000 mc + 1.507.707 mc (+ 75%) Superficie Utile Lorda (SUL) 628.842 mq 1.100.000 mq + 471.158 mq (+ 75%) Stardard minimi per legge 61,1 ha 96,8 ha + 35,7 ha (+63%) Standard di progetto 83,5 ha (69,4 ha realizzati) 148 ha (64,5 ha da realizz.) + 64,5 ha (+55%) Densità territoriale 360 ab/ha 455 ab/ha + 95 ab/ha (+60%) � LA QUESTIONE DELLA CITTÀ PUBBLICA
La mancanza di spazi di aggregazione e lo stato di completo abbandono della maggior parte dei servizi presenti nell’area è stato più volte sottolineato come l’elemento forse più problematico per l’intero quartiere allo stato attuale. Tuttavia mi sembra che questo progetto continui a trattare gli standard in modo puramente quantitati-vo: si parla di incrementi rispetto allo stato attuale e di gestione e manutenzione efficiente da parte di privati e del pubblico ma mi sembra che in realtà la questione qualitativa, spaziale e attuativa per la realizzazione dei ser-vizi sia ampiamente sottovalutata. Non sono presenti indagini su quali servizi siano veramente necessari e non vi sono strategie spaziali di localizzazione degli standard che permettano di costruire una città pubblica e quindi un quartiere veramente integrato ed efficiente. Lo stesso discorso può essere fatto per il Centro di Settore, l’area dedicata ai servizi prevista dal Piano di Zona n.22, parzialmente completata e mai mantenuta; sono convinto del fatto che intervenire con la demolizione, in presenza di cause plurime ed irrisolvibili con strumenti economici pubblici limitati, sia corretto. Ciò non significa però che a buone pratiche di demolizione selettiva e studiata non debbano accompagnarsi altrettante pratiche di riqualificazione minuta con maggiore impegno (anche economico) pubblico: il Centro di Settore, se ripensato, integrato con nuovi interventi, riqualificato e mantenuto, può iniziare e continuare a giocare un ruolo primario non solo alla scala locale e di quartiere ma anche alla scala sovra locale dell’intero quadrante dell’VIII Municipio. Inoltre una strategia pubblica pensata non solo per il quartiere ma anche per l’ampia scala avrebbe dovuto riflet-tere circa l’inserimento nel progetto di una o più funzioni specializzate, già pensate per la zona nel vecchio Piano (SDO, Centro Congressi, Fiera) ma mai realizzate, che avrebbero potuto rilanciare l’intera area e dotare la zona di city users e non solo riqualificare il quartiere e i suoi abitanti.
� LA QUESTIONE DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ Ciò che più preoccupa relativamente a questo aspetto è il nuovo carico insediativo, conseguente alla costruzione di edilizia premiale per i privati, che andrà insediarsi in quest’area in assenza di politiche per la mobilità che pre-vedano nuovi mezzi pubblici in sede propria (tram, metro leggera) e un incremento e ripensamento delle linee su sede comune (bus, autobus ecc.). 16 mila nuovi abitanti non sono certo pochi, soprattutto se pensati in un’area che soffre già di ampia congestione sia in entrata sia in uscita (Via Casilina, Via Prenestina, GRA) e che in vista dei nuovi sviluppi di Tor Vergata e Romanina non potrà che vedere peggiorare questa situazione. Occorre però dire che alla piccola scala la trama stradale del progetto mi pare piuttosto convincente ed efficace, in particolar modo se messa a confronto con il disegno attuale. Il problema dunque, come per il caso preceden-te, non riguarda solo il quartiere ma deriva direttamente da una mancanza di strategie più complesse e alla scala
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metropolitana che un piano strategico di sviluppo non solo deve affrontare ma deve mettere direttamente al centro delle proprie azioni.
� LA QUESTIONE ECONOMICA Occorre in questo punto riflettere su quali vantaggi e costi possa portare ai privati e al pubblico questa trasfor-mazione. Non è messa in dubbio la fattibilità economica e l’efficienza del progetto dal punto di vista della spesa pubblica, in quanto tutti i costi saranno presi in carico dai privati che riceveranno in cambio la possibilità di co-struire edilizia di mercato o sovvenzionata nei terreni circostanti al quartiere. Ciò che è messo in dubbio è da una parte quanto sia effettivamente vantaggiosa nei risultati un modello a spesa pubblica zero, dall’altra quanto non sia pericoloso puntare sul semplice premio di cubatura per coinvolgere e incentivare i privati a prendersi carico della trasformazione. Per il primo aspetto mi sembra evidente che un piano di gestione e realizzazione completamente privata corra il rischio di prevaricare qualsiasi sogno di regia e pretesa pubblica. Il piano potrà a parer mio funzionare solo se l’Amministrazione renda trasparenti fin da subito le stime dei costi e dei benefici privati (nella valutazione di fat-tibilità economica presente nel Masterplan è infatti omessa questa parte) e alcune regole del gioco non negozia-bili e, se non seguite, sanzionabili da parte del privati. Torniamo ancora al discorso degli standard e della città pubblica: il nuovo disegno può funzionare se al privato è affidata la sola realizzazione, la gestione deve rimanere in mano pubblica che con strategie e, necessariamente, parte di investimento economico deve intervenire e sti-molare la realizzazione di servizi e funzioni di qualità necessarie per il quartiere e per l’intero quadrante. Per approfondire il secondo aspetto vorrei segnalare un articolo comparso sul sito Eddyburg, pagina web che da ormai una decina d’anni raccoglie scritti e riflessioni su urbanistica, politica e società, il 4 Novembre scorso a cura di Paolo Berdini e intitolato “Riqualificazione? No: debiti pagati col cemento”. Già dal titolo si intuisce che in real-tà per l’autore la questione di fondo è una questione politica più che urbanistica, in quanto concedere premi di cubatura ai privati significa concedere guadagni per uno dei maggiori proprietari terrieri dell’Agro Romano, la famiglia Vasselli, con il quale il Comune è pesantemente indebitato. Sarebbe quindi tutto uno stratagemma dell’Amministrazione per ripagare il debito attraverso risorse territoriali senza esborsi economici di nessun tipo. Al di là della questione politica, vera o falsa che sia, mi pare evidente che, anche per questo secondo aspetto, un modello a spesa pubblica zero si riveli in realtà un modello di spesa collettiva, non economica ma bensì in termi-ni di risorse territoriali, agricole e infrastrutturali (consumo di suolo agricolo, maggiore congestione e quindi in-quinamento, maggiori costi per infrastrutturazione ecc.). Tutto ciò potrebbe essere ancora più accentuato dal fatto che, ponendosi TBM come progetto pilota, se ciò fosse ripetuto in altre aree degradate (es. Corviale) con le stesse modalità, le risorse territoriali che si andrebbero a compromettere sarebbero ancora maggiori.
� LA QUESTIONE SOCIALE Lo stato di degrado sociale del quartiere è l’aspetto che è emerso con maggiore forza nel dibattito pubblico e verso il quale l’Amministrazione ha saputo dialogare con poche argomentazioni. Al di là della promessa di usare i fondi della Regione Lazio (15 milioni di €) per un programma di rilancio sociale, è parso evidente nel dibattito che l’unico aspetto su cui punta la Giunta è quello di puntare sul nuovo mix sociale - abitativo (edilizia economica popolare affiancata ad edilizia di mercato) e sul mix funzionale come volano per risolvere implicitamente anche le problematiche sociali. Ciò da una parte è vero, nel senso che lo stesso campo disciplinare sociologico sottolinea come processi di mixitè sociale e funzionale siano necessari per risolvere gravi situazioni di stigmatizzazione e ghettizzazione; d’altra par-te però l’Amministrazione deve impegnarsi in modo migliore integrando un buon piano fisico di riqualificazione, come quello che è stato presentato, con un piano di vero e proprio di accompagnamento e rilancio sociale dell’area: una serie di politiche volte innanzitutto ad indagare le reali cause del degrado (povertà diffusa, disoc-cupazione giovanile, forte concentrazione di disabili, violenza, uso delle aree verdi come luoghi di spaccio e atti-vità illecite) e quindi a cercare di intervenire per risolverle. È chiaro che questo richiede una dose di impegno e approfondimento che l’Amministrazione Pubblica deve prendersi come attore strategico fondamentale, dialo-gando con le associazioni e rappresentanze sociali dell’area e rendendo partecipi e coinvolti gli abitanti. Infine, il fatto che il progetto non preveda nessuna espulsione ma un semplice spostamento degli inquilini, anche abusivi, in nuovi appartamenti nelle aree vicine prima che i vecchi appartamenti vengano demoliti, è una pro-
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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messa positiva e incoraggiante che porta certamente consenso all’operazione da parte di tutti i settori. Tuttavia occorre riflettere anche sui risvolti psicologici che la demolizione dei una casa, bella o brutta che sia, genera nella mente di chi in quella casa ha abitato per anni.
� LA QUESTIONE URBANISTICA Dal punto di vista della progettazione urbanistica vera e propria l’unico commento che mi sento di fare, oltre a quello della poca progettazione spaziale dei servizi e degli spazi comuni, riguarda il rapporto con il contesto e con ciò che circonda il quartiere. Il difficile rapporto del quartiere con l’interno era già stato un errore progettuale di-scusso per il Piano di Zona originale e, anche per il nuovo progetto, mi pare che questo errore venga ripetuto: i nuovi quartieri hanno certamente maggior articolazione e qualità interna ma mi sembrano poco curate le con-nessioni sia con l’esterno e gli spazi verdi desertificati, sia tra i quartieri stessi. Un ulteriore approfondimento non affrontato dai progettisti riguarda la questione della sostenibilità ambientale dal punto di vista delle tecnologie costruttive: essendo lo sviluppo sostenibile uno dei temi rilevanti del PSS di Roma Capitale interrogarsi su tecnologie energetiche e costruttive all’avanguardia potrebbe essere un buon mo-do per stimolare i privati a collaborare e sperimentare tecniche innovative, e potrebbe portare consenso su più fronti nei confronti del progetto. Per quanto riguarda invece il processo urbanistico più generale, qualche perplessità sorge riguardo ai meccani-smi di variante al PRG vigente: il fatto che il piano e i nuovi strumenti di programmazione complessa giustifichino il ricorso a meccanismi di variante non significa che per attuare una politica di riqualificazione necessaria occorra stravolgere le indicazioni già presenti nel piano, tanto più che quest’ultimo non è datato ma piuttosto recente (2008). Con ciò non mi riferisco tanto alle aree interne al quartiere, in cui una densificazione non solo è possibile ma anche efficace se inserita in una strategia generale efficiente, quanto alle aree esterne, previste come spazi verdi connessi al costruito adiacente, che vengono completamente stravolte dalla variante per il nuovo progetto urbanistico.
Il programma di riqualificazione urbana “Tor Bella Monaca”: la demolizione come strumento di rigenerazione.
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8. Conclusioni
Per concludere il giudizio finale sul progetto è globalmente positivo per quanto riguarda le reali opportunità di riqua-lificazione dell’area. Densificare, demolire e ricostruire per rigenerare un quartiere mi pare, in questo contesto, una strategia efficace per cercare di risolvere gli innumerevoli problemi presenti. Sarebbe interessante a questo punto, in vista di una possibile tesi di laurea triennale sull’argomento, confrontare questo caso italiano con esperienze simili di successo o fallimento in ambito europeo al fine di trarre indicazioni generali su come, quando, dove e in quali condi-zioni convenga intervenire con questo tipo di strumento per rigenerare ampie porzioni urbane. I principali critiche emerse sul programma riguardano due aspetti fondamentali: � LA SCALA METROPOLITANA E LA RELAZIONE CON IL CONTESTO:
Un progetto di questa portata simbolica e progettuale non deve assolutamente essere discusso alla scala locale ma deve necessariamente essere parte di una strategia alla scala metropolitana. In questa ottica il Piano Strate-gico di Sviluppo non sembra essere uno strumento efficace innanzitutto perché viene elaborato contemporane-amente al progetto e quindi perché non sembra essere uno strumento di inquadramento spaziale alla scala vasta bensì una politica di sviluppo per chiavi tematiche spesso in contrasto tra loro. Mi riferisco ad esempio al fatto che puntare sul tema dello sviluppo sostenibile sia apertamente in contrasto con l’utilizzo di risorse territoriali li-bere per concentrare densificazione (come avviene a TBM), in assenza per giunta di una politica dei trasporti che orienti la densificazione in corrispondenza di fermate del trasporto pubblico di massa, così come avviene oggi nelle più grandi città europee (Londra, Parigi ecc.).
� LA COSTRUZIONE DELLA CITTÀ PUBBLICA: È l’altro aspetto su cui questo progetto mi sembra carente. Ho già discusso a più riprese sul trattamento piutto-sto banale e quantitativo degli standard e degli spazi pubblici; mi sembra fondamentale, anche dal punto di vista del rilancio sociale dell’area, che la regia pubblica si faccia carico di analizzare e prefigurare anche spazialmente le reali esigenze dei cittadini e garantire spazi comuni fruibili, efficienti e apprezzati.
9. Note
i Per maggiori approfondimenti sulla pianificazione dei primi P.E.E.P. a Roma e sulla vicende amministrative si veda il Capitolo II del libro di Adriana Scaglione indicato in bibliografia. ii Per ulteriori approfondimenti sui dati quantitativi del progetto originario e delle successive modifiche si veda la tabella di segui-to. iii Per approfondimenti sulle caratteristiche e le tipologie dei nuovi programmi si veda una vasta bibliografia esistente sul tema oppure un brevissimo capitolo nel libro già citato di Adriana Scaglione. iv Tutti i dati elencati in questo paragrafo provengono dal testo “L’esperienza del Programma Urban a Roma” (Comune di Roma, 2002) realizzato sulla base di dati raccolti dall’Ufficio Speciale Urban. v In particolare in questa sede ometterò alcune analisi dettagliato sullo stato di fatto degli edifici e sulla loro manutenzione, rias-sunte in alcune tabelle dall’autrice nel quinto capitolo del libro. vi Mi riferisco ad alcuni testi riguardanti casi di abbandono sociale delle banlieue parigine che in larga parte aderiscono alla realtà incontrata dagli abitanti di TBM. vii Queste ultime sono comunque facilmente ritrovabili nel sito ufficiale www.progettomillenium.it viii L’intera conferenza della durata di circa 3 ore è visibile sul canale Youtube del Progetto Millenium e il Masterplan ufficiale del Progetto è scaricabile dallo stesso sito. ix Le fasi e le caratteristiche del processo urbanistico vero e proprio verranno comunque descritti in una fase successiva. x Il documento è disponibile e raggiungibile all’indirizzo internet www.risorse-spa.it