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Il tormento del testo. Le commedie in tripla redazione

Date post: 06-Mar-2023
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ESTRATTO STUDI ITALIANI 9-10 GOLDONI IN TOSCANA Atti del Convegno di Studi Montecatini Terme, 9-10 ot tobre 1992 Edizioni Cadmo
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ESTRATTO

STUDIITALIANI

9-10GOLDONI IN TOSCANA

Atti del Convegno di StudiMontecatini Terme, 9-10 ottobre 1992

Edizioni Cadmo

MARZIA PIERI

IL TORMENTO DEL TESTO:LE COMMEDIE IN TRIPLA REDAZIONE

E radicata opinione che studiare la variantistica goldoniana sia impresa«rischiosa e poco assennata», stanti la presunta indifferenza dell' autore neiconfronti dei suoi testi, la proverbiale assenza dei manoscritti e la gran confu­sione dei rifacimenti editoriali a piu mani a cui essi furono continuamentesottoposti, lungo un arco di tempo addirittura quarantennale. Lo pensavaGiovanni Da Pozzo in un articolo dedicate nel 1957 alIa questione, in cuiconcludeva che «non si puo ne eutile pretendere di dipanare completamenteit filo della trama delle correzioni» giacche Goldoni guardava al proprio lavoroin maniera tutto sommato pin empirica e strumentale che genuinamente 'arti­stica' e la sua strategia editoriale era vistosamente determinata da contingenzeoccasionali e dunque, alla fine, di secondario interesse 1.

Ai giudizio riduttivo di Da Pozzo (che resta comunque un pioniere in que­sti studi) si contrapponeva Gianfranco Folena, il piu fine indagatore dell'arci­pelago linguistico goldoniano: riconoscendo nel commediografo un «corretto­re discontinuo e frettoloso»? e un traduttore impaziente, egli suggeriva di spo­stare l'indagine sulle «elaborazioni strutturali goldoniane [che] sono campoassai piu fruttuoso d'osservazione di quelle grammaticali e forrnali», mettendoda parte senza rimpianti «l'indagine su scala "micrcscopica''a".

Per occuparsi, insomma, dei suoi testi bisogna deporre Ie logiche e le pro­spettive consuete «alla tradizione italiana di prima e di poi, in cui la non-lette­ratura di Goldoni sta indubbiamente come un fatto eccezionale, che puoparere a prima vista un fatto di naturae". Oggi pin che mai sembra questa la

1 G. DAPozzo, La rielaborazione delle commedie del Goldoni, in Studigoldoniani, a eura di V. BrancaeN. Mangini, Atti del Convegno Internazionale di Studi Goldoniani (Venezia 28 setternbre -1 ottobre1957), Istituto per la eollaborazione eulturale, Venezia-Roma 1960, pp. 543-65.

2G. FOLENA, Illinguaggio del Goldoni dall'improvviso al concertato, in L'italiano in Europa. Esperienzelinguistiche del Settecento, Torino, Einaudi, 1983, p. 136 (rna gia in «Paragonc-Lerrerarura», VIII, 1957,fasc, 94, pp. 4-28).

3 lvi, p. 156.4 lvi, p. 136.

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praspettiva da adottare, anche se pesa la mancanza di un'edizione attendibilesu cui lavorare, che sarebbe ormai il tempo di allestire.

Eben chiara come sia indispensabile mettere ordine nella strategia editoria­Ie dell'autore lungo le tappe Bettinelli (primi tre volumi), Paperini, Pitteri,Pasquali, con le appendici della Zatta e senza perdere d'occhio i libretti super­stiti di singole commedie circostanti Ie edizioni maggiori, i tomi Bettinelli dalquarto al nono editi dal Medebac e persino Ie raccolte nate per iniziativa disvariati stampatori negli anni precedenti il '90; questa strategia, infatti, costi­tuisce un aspetto decisivo della riforma che investe il percorso dell'autore", rnaanche il contesto spettacolare e culturale in cui egli era immerso, e bisogneraaddentrarsi nella selva apparentemente intricatissima delle redazioni conside­randole secondo criteri che non appartengano alIa logica interna dello stile, 0

peggio del 'bello', rna a quelli della cultura teatrale intesa nel senso pili ampio.La prima confusione riguarda i numeri e Ie date, rna a fare chiarezza, perquanto qui ci interessa, diciamo subito che le commedie di cui abbiamo ~ue

redazioni d' autore sono quarantatre e quelle in tripla redazione soltanto nove:un ristretto manipolo che fornisce, comunque, alcune indicazioni significative.

Si tratta, naturalmente, di nove delle dodici commedie pubblicate dalGoldoni nei primi tre tomi Bettinelli e successivamente ripraposte, in vestidiverse, nella Paperini e quindi nella Pasquali. Tre di quelle dodici originarie,e cioe La putta onorata, La buona moglie e I due gemelli veneziani, non fecerain tempo a travare accoglienza nei primi diciassette tomi Pasquali: Ie omissio­ni e i ritardi, per quanto riguarda Goldoni, sono, come vedremo, altrettantointeressanti da prendere in considerazione delle inclusioni e delle precedenze esu queste assenze si possono avanzare svariate ipotesi.

Ledizione Bettinelli costituisce, nella storia goldoniana, un salto di qualitadi decisiva importanza - dal teatro alla letteratura, sbrigativamente identificatacon il «libra» e ancora molto subalterna al teatro - che non consente affatto diliquidarla come un esperimento malriuscito: quando Goldoni, nel 1750, nevara il primo volume, fingendo di obbedire alle pressioni affettuose di amicipotenti, compie, dal suo punto di vista, un' operazione rivoluzionaria, chedovrebbe consolidare in modo duraturo il successo riscosso contra il Chiaril'anno precedente a praposito della Vedova scaltra", Fino a poco tempo prima,infatti, la pensava in modo radicalmente diverso e accompagnava l'uscita in

5 Sulla questione mi petmetto di rinviare alia mia Introduzione e Nota al testo a C. GOWONI, Teatro,r, I, Totino, Einaudi, 1991, pp. VII-L.

6 La polemica risposta agli arracchi del Chiari con il Prologo apologetico alla commedia intitolata «LaVedova Scaltra» contro le critiche contenute nella commedia La Scuola delle Vedoue, diffuso in forma difoglio volante, eta stata dell'ottobrc 1749; il 22 settembre seguente esce il primo volume dell'edizioneBettinelli, e nella successiva stagione autunnale (dal 5 ottobre al 23 febbraio 1751) parte la sfida irnpe­gnativa delle sedici commedie nuove (parzialmente anticipate nella toumee estiva in terraferma per verifi­carne I'impatto sui pubblico),

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scena del Nerone (una tragedia non proprio ortodossa, definita pili rnodesta­mente «opera scenica») con la dichiarazione di non voler «scrivere per le starn­pe, rna solo per il teatro. Non cerco per questa strada l'immortalita del mionome, e bastami veder pieno il teatro per contentarrni dell' Opere rnies". Ilsodalizio con il Medebac, gia solidamente avviato, 10 poneva finalmente alriparo dal discontinuo dilettantismo di tanti anni, la riEorma si avviava adentrare nel vivo, in un rapporto paritario di collaborazione Era autore e capo­comico, il testo scritto gli appariva ancora, e cosl sarebbe stato a lungo, unelemento soltanto dello spettacolo da disciplinare e da affinare secondo nuovicriteri di gusto, e la sua stampa un accidente rischioso e incontrollabile, comedimostrava, ad esempio, l'inEelice esperienza del Belisario, «tutto sfigurato emal concio» in un'edizione bolognese del 17388• A quest'idea, del resto, eglisarebbe restato tenacemente Eedele a proposito dei testi per musica, per iquali, ancora nel 1756, si augurava che «si vedessero rappresentare soltanto, enon venissero Ietti-",

Limpresa Bettinelli-Goldoni-Medebac, che tale senza dubbio si configura­va all'inizio, nasce dunque nel segno di vari equivoci (su cui non eil caso quidi tornare), che ne segneranno rapidamente il destino via via che uno dei tresod, cioe Goldoni, si chiarisce Ie idee circa i propri reali interessi; rna esoprat­tutto interamente subalterna alIa strategia teatrale del Sant'Angelo, dove ilpoeta di compagnia non eancora che un comprimario di riguardo!". Lanta­gonismo Era copione e testo a stampa - con i suoi molti corollari relativi al«Genic» e al «Mestiere», 0 alla lingua letteraria e alIa lingua di reatro!' - emer-

7 Letteradell'Autore dellopera intitolataNeronescritta ad un suoamicocheserve di preftzione all'operastessa, in C. GOWONI, Tutte leopere, a cura di G. Ortolani, vol. XlV, Milano, Mondadori, 1956, p. 425(d'ora in poi: To, con indicazione del volume e della pagina). La lertera reca la dara «Venezia, Ii 28Decembre 1748» e accornpagno la recita al Sant'Angelo del 9 gennaio; la firma del contratto quadrien­nale con la compagnia Medebac, con cui aveva gill fissato da qualche mese una collaborazione di fatto, edel 10 rnarzo successivo.

8 lvi, p. 428.9 Aile nobilissime Dame ueneziane lettera premessa al Drammaper Musica deldottor Carlo Goldoni da

rappresentarsi nel teatro Grimanidi S. Samuele nellaFiera dell'Ascensione l'AnnoMDCCL VI (si tratta dellaStatira), To, XlI, 1171.

10 Una conferma indiretta di come stavano Ie cose si ricava dai personaggi di poeti di compagniainvenrati da Goldoni in questi anni e dal tipo di rapporti che fa loro intrattenere con gli attori: ilPolisseno (alias Goldoni), che discute della Scuola delle Vedove nel Prologo apologetico gill ricordato, sern­bra, a tutti gli effetti, un collaboratore alia pari del capocomico Prudenzio, definito in proprio«Riformator de' Teatri»: mediocri e corrotti (rna in quanto esponenti del vecchio) sono il Lelio delTeatro comico e, pili tardi, il Maccario dell' Impresario delle Smirne, a proposito del quale puntualizza nell'Autore a chi legge: «quelli di qualunque rango si sieno, che fossero malcontenti de' miei ritratti, per essereForse un poco troppo fedeli, mi compatiranno pili facilmente veggendo ch'io non I'ho perdonata nemeno ai Poeti; osservino pero i miei confratelli, che il mio Maccario edi quel genere di Poeti, che con­viene ai Musici di cui parlo» (To, VII, 484).

11 Sulla complessa questione sono intervenuti, oltre a Gianfranco Folena in vari saggi raccolti net gillricordato L Italiano in Europa, anche B. ANGLANI, Goldoni: il mercato, la scena, l'utopia; Napoli, Liguori,1983 e 1. RIcco, Goldoni fra memoria efilologia, in «Paragone-Letteratura», XLI (1990), 23, pp. 72-84.

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ge solranto con la Paperini, in un orizzonte strategico completamente rnutato,Del resto il Bettinelli era un editore dal promo assai commerciale, che in que­gli anni stampava sia la maggior parte dei libretti per musica della stessoGoldoni (poco pili che programmi di sala), sia, nella stessa ottica effimera,commedie 'sciolte' da vendersi in occasione degli spettacoli (per esempio, nel1751, Ilpoeta fanatico, La castalda e L'avventuriere onorato). In questi trafficil'autore doveva avere una qualche voce in capitolo e magari qualche interessefinanziario se, dopo l'esplodere della lite, troviamo i suoi testi per musicastampati a Venezia prima dal Fenzo e poi, dopo il 1755, da Angelo Geremia.

La raccolta delle commedie non e, dunque, che un prodotto pili ambiziosodella medesima linea economica, come ci attestano vari segnali indicatori: ilfamoso ritratto con la scimmia che comparve in testa al primo tomo del 22settembre 1750, sgradito all'autore, che ne pretese subito la rimozione, perl'equivoco richiamo ad un' idea di teatro ancora troppo contaminata di scorieciarlatanesche'", la preoccupazione di fare uscire il volume in concomitanzacon la Festa di S.Matteo ed il solenne ingresso del nuovo Procuratore diS.Marco13, cioe in giorno di fiera adatto a smerciarne parecchie copie, lamediocre qualita della stampa, della rilegatura e dell'inchiostro che ne hainfatti decretato la quasi totale estinzione fisica. Esoltanto un'ipotesi, rna nontroppo peregrina, che, al1'inizio, il primo tomo Bettinelli comparisse addirit­tura a fascicoli, per poi essere rilegato quando si complete la serie delle quat­tro commedie. Cio spiegherebbe quanto scrive Goldoni nella quarta letteraallo stampatore: «M'e stato detto che nella Dedicatoria dell' Uomo prudente s'estampato mia riveritissima persona, in vece di riverentissima persona. So ch'eimpossibile che nelle edizioni, anche Ie pili perfette, non scappi qualche erro­re; rna questo e un errore maiuscolo, perche mi dorrebbe d' esser tenuto permal creato anche da qualche igncrantev'".

Lo stesso libraio, del resto, dichiara candidamente di essersi accintoall'impresa con la «principalissima mira» di «avvantaggiare il suo negozio»dopo aver verificato il successo di queste commedie presso gli spettatori vene­ziani, e fermo restando il fatto che «il merito e l'utile della novita non sia dallastampa tolto al teatro, pel quale principalmente sono esse compostea'>, a luil'autore professa gratitudine, fa Ie proprie scuse per la frettolosita e la scarsacura formale dei testi (cosa per cui conta sui revisori deIIa bottega), affida la

12 Cfr. C. GOLDONI, It teatro illustrate nelle edizioni del Settecento, inrroduzione di C. Molinari,Venezia, Marsilio, 1993, p. 568.

13 Cfr. la Quarta lettera allostampatore nel primo volume Bettinelli, To, XIV, 438.14 lvi, p. 439.15 Lo stampatore ai Lettori, in Le Commedie del Dottore Carlo GotdoniAvvocato Veneto fra gti Arcadi

Polisseno Fegejo, tomo I, Venezia, Bettinelli, 1750, p. 4 (il testa erisrampato nell'Appendiceal rerzo tomodella gia citata edizione einaudiana del Teatro, pp. 1248-49).

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cura delle note a pie di pagina per Ie commedie in dialetto'" Cosl, dunque,stavano Ie cose all'inizio, e se ne sarebbe ben ricordato l'anonimo estensoredella Risposta data alia lettera dell'avvocato Carlo Goldoni dall'amico suo diU?nezia che, nel 1753, quando divampa la controversia, difende la buona fededel Bettinelli e del Medebac, inchiodando Goldoni alia responsabilita dellesue dichiarazioni prefatorie e provocandone una risentitissima reazionenell'Autore a chi legge della Donna di garbo in apertura del quinto tomoPaperini, uscito ai primi del '54 (rna con data '53).

Le contraddizioni di Goldoni, che fa di tutto, in seguito, per confondere leacque, erano indubbie, ma nascevano da una fatale accelerazione della suastrategia che, nel giro di pochi rnesi, nel pieno della gratificante bufera dellesedici commedie nuove (il primo tomo e del settembre '50, il secondo e ilterzo seguono a mota nel '51 e nel '52), 10 rassicura al di la di ogni aspettativacirca le proprie chances di riformatore, incoraggiandolo a correggere il tiro aproposito del senso stesso del suo lavoro e a tentare, con l'edizione toscana, laconquista di una fetta pili qualificata del mercato letterario, quella facentecapo ai circoli accademici, alle compagnie dilettanti, ai salotti aristocratici fio­rentini, emiliani e milanesi che avevano mostrato di apprezzare il suo lavoro:per essi era necessario approntare dei testi di maggior impegno formale e dalprofilo teorico medio, realistico, didattico, diciamo pure 'impegnato', e, natu­ralmente, meno veneziano possibile.

Mentre in scena continua a rappresentare commedie con intere parti a sog­getto e in dialetto, e con le maschere (la Pamela, la prima interamente senza, eun'eccezione dell'autunno del '50 giustificata dalla fonte romanzesca), nei trevolumi Bettinelli il Goldoni aveva gia tentato l'impresa di riciclarsi come«scrittore», sperimentando oltretutto, di volume in volume, altrettanti modellidrammaturgici diversi. Guardiamoli, dunque, pili da vicino.

11 primo riunisce La donna di garbo, I duegemelli veneziani, L'uomo pruden­te e La vedova scaltra: quattro testi accomunati dal fatto di aver raccolto unnotevolissimo successo, irrobustito per ben due di essi'", dalle fortunate ripre­se toscane degli accademici di via del Cocomero (una conferma prestigiosadella plausibile esportabilita della sua riforma, che puo considerarsi alla prei­storia della decisione stessa di imbarcarsi poi nell'impresa Paperini). Tutti equattro i componimenti, inoltre, avevano derivato probabilmente la loro for-

16 Gli scrive per esempio a proposito della Putta onorata: «In cio [...] a voi mi raccomando, che i pilloscuri modi di favellare sieno alrneno, come nel primo Torno si efatto, con alcune postille dichiarati, equanto si pub venga aperto il senso di quelli, acciocche il non intendergli non disgusti alrrui dalleggere.In questa forma facendo son cerro che se non dara tutto que! diletto a' forastieri che pub dare a' leggitoriveneziani, si rendera almeno men faticosa e percio pill facilmente si potra ritrovare chi la legga senza rin­crescimento. Non dubito che adopererete in cio tutta la diligenza» (Sesta lettera allo Stampatore, To,XN,443).

17 Cfr, la Nona lettera alloStampatore, To, XN, 447-49.:

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tuna dal fatto di essere stati scritti, in origine, su misura per tre notevoli attori:per la servetta Anna Baccherini (poi morta prima della recita) La donna digarbo, per il grande Pantalone Cesare D'Arbes I duegemelli e Euomo prudentee per Teodora Medebac La vedova scaltra 18.

Goldoni si serve ancora largamente di collaudatissimi schemi teatrali emusicali, e si compiace di sfoggiare la propria erudizione letteraria nelle prefa­zioni per esempio dei Gemelli e della Vedova scaltra, in cui richiama le fonti diPlauto, di Terenzio, del Firenzuola e persino del Giraldi Cinzio, oltre a ripro­porre molti spunti dell'eterna discussione intorno alle regole drammatiche diAristotele.

Con la sua celeberrima prefazione sul «Mondo» e «Teatro», che storicizza lanascente riforma espungendone con fermezza i primi esperimenti, anche sefortunati (eprima di poter farne delle passabili 0 delle buone anch'io ne fecidelle cattive»), cioe le commedie «d'intreccio e di viluppo» alla spagnola e latrilogia di Momolo che pure inaugura la serie fortunata dei caratteri, questoprimo volume propone un modello di commedia decisamente orientato arispettare l'economia del verosimile rna ancora felicemente indulgente versol'armamentario comico e romanzesco del vecchio teatro, con uso e abuso diveleni, travestimenti, trucchi scenici (come 10 straordinario cane meccanicoutilizzato nell' Uomo prudente), tradizionali lazzi di maschere: un armamenta­rio persino «rancido», che l'aurore si compiace in molti casi di riproporre,innalzando sul «fondamento vecchio una fabbrica affatto nuovae'? con diversiescamotages: per non rinunciare al metamorfismo tanto gradito agli spettatori,e in cui eccellevano i suoi interpreti, inventa la strategia accattivante verso idiversi membri di una famiglia messa a punto dalla servetta-femme savante,decisa a riscattare il proprio onore, oppure il carnevalesco trasformismo dellavedova scaltra di fronte a ben quattro corteggiatori (uscendo gloriosamentetrionfante dalle accuse di inverosimiglianza del Chiari grazie alIa rischiosacontromossa del Prologo apologetico dell'anno precedente); oppure ha il corag­gio di rispolverare per l'ennesima volta i Maenechmi, rna con la trovata origi­nale di due gemelli dal carattere totalmente dissimile, e di modernizzare untipico intreccio nero e romanzesco con la prudenza eccedente di un Pantalonecapo di famiglia (rna Luoma prudentegli appare, da un certo punto di vista, la

18 La drammaturgia del Goldoni comediografo nasce proprio nel segno degli attori, come conferma­no anche il Tonin Bellagrazia e II servitore di due padroni scritti su commissione rispettivamente delD'Arbes e del Sacchi nel1745.

19 «Ho voluro farvi questa leggenda perche veggiate ch'io so benissimo quanto rancido eI'argomentodella mia Commedia presente [I due gemellivenezianz], e da quante diverse mani esrato trattato, Potetepero, coll'incontro delle Commedie allegatevi, assicurarvi che poco mi sono approfittato delle altruiinvenzioni. 10 ho creduto di poter innalzare sui fondamento vecchio una fabbrica affatto nuova»(Seconda lettera alia Stampatore, To, XIV, 434). L'osservazione di metodo vale per tutta questa fase delsuo lavoro, anche oltre il case-limite dei Gemelli.

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pili antiquata delle quattro e dichiara quasi di non riconoscerla per sua)2°.Se dobbiamo credere alla leggenda che La donna di garbo sia nata intera­

mente scritta come Minerva armata (e quindi collocata di diritto al primoposto della raccolta)"; resta il fatto che molte altre commedie, anche successi­ve, continuarono ad essere distese solo in parte per Ie recite, e che l'approdo altesta completo presupposto dal «libro» organico coesiste a lungo con il per­manere, almeno parziale, dell'improvvisazione attoriale; in questo primo volu­me Goldoni propone, comunque, un tipo di commedia ancora molto intrisadi gusto romanzesco e teatrale con soltanto un'ostentata verniciatura lettera­ria. Restano impubblicabili e non rielaborabili, nelle sue intenzioni attuali, ipur fortunatissimi canovacci degli anni '40 (compreso il Servitore di duepadrom), che troveranno invece, pili tardi, accoglienza nella Paperini.

II to no muta nel secondo volume, che esce, come si edetto, nel pieno dellafortunata stagione delle sedici commedie nuove, quasi tutte di carattere e diambientazione realistica. Qui Goldoni raccoglie quattro componimentidall'impronta decisamente 'terenziana' con una forte accentuazione didattica erealistica: It teatro comico, riallacciandosi ad un'illustre tradizione seicentescadi poetiche drammatizzate, era stato addirittura sottoposto, l'anna preceden­te, ad una preliminare prova d'ascolto nel circolo milanese di amatori di tea­tro e attori dilettanti riunito intorno alla marchesa Margherita Litta Calderari,ed ha l'ambizione di costituire la prefazione ideale di tutto il suo lavoro, chesolo contingenti questioni di opportunita economica gli avevano impedito di

20 «Dal principio del Carnovale passato io non ho pili veduto rappresentare I' Uomo prudente, e netampoco ho avuto tempo di leggerlo, onde ripassandolo ora alia meglio, mi ha fatto specie, come se cosanuova e non mia Fosse effettivamente. Mi son consolato delle cose che mi paiono buone, e ne ho scoper­to delle cattive, e ho deciso dentro di me medesimo, che quando ho scritto la presente Commedia, nonavevo ancora spogliara affatto la fantasia di tutti i pregiudizi del Teatro corrotto, e che mi compiacevotuttavia del sorprendente e di una straordinaria virtu. In quel tempo fece la sua gran comparsa I' Uomoprudente, a fronte del cattivo Teatro. Non so se in oggi avra la stessa fortuna a fronte delle Commediemie posteriori, Ie quali hanno in loro pili natura, pili verita, miglior condotta e stile migliore. Qualunquesia per essere I'evento di un tal confronto, sara Forse male per la Commedia, rna non sara male per mes'ella rirnarra indietro per cagione delle altre rnie; Ie quali amo tutte egualmente» (Terza lettera altoStampatore, To, XIV, 436).

21 «Ecco che io vi spedisco la prima Commedia di carattere, che ho data alia luce, e per non defrau­darla di quella primogenitura, che ad essa si conviene, dovra precedere ogn'altra delle mie Commedie,che or son per uscire al pubblico col mezzo delle vostre stampe. E solito che il primo nato, turrocche pilidifettoso degli altri parti, sia preferito, onde devesi la preferenza alia mia Donnadi garbo, sebbene confes­si io medesimo essa non esser quella che far mi possa il maggior onore» Prima lettera altostampatore, ioi,p. 427). E assai poco probabile che il testo letto da Goldoni agli attori del San Samuele nel carnevale del1743 avesse effettivamente la forma di commedia di carattere, ne egli, cosrretto di n a poco a lasciareVenezia, pore seguirne Ie prime rappresentazioni (probabilmente dell'autunno 1744, con la prima donnaMatta Bastona, subentrata come Rosaura al posto della servetta Baccherini, originaria ispiratrice del per­sonaggio); soltanto nell'estate del 1747 la vide inflne recirare, a Livorno, dalla compagnia Medebac.Questa primogenitura sembra doe in qualche modo costruita a posteriori -e del resto sara presto ridi­mensionata nelle successive edizioni, dove la commedia flnisce prima nel quinto volume Paperini e poiaddirittura nel nono Pasquali-, tanto pili che per parecchi anni a venire, cornplici anche alcuni casi dellasua vita, il Goldoni lascio totalmente da parte Ie commedie di carattere.

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pubblicare nel primo volume (e infatti tale sarebbe rimasta poi la sua colloca­zione abituale)22; il dittico veneziano di Bettina, fonunatissimo in teatro rnaproblematico e rischioso da restituire alIa lettura, ecomposto da due testi rea­listici e dialettali (nel soleo di una grande tradizione veneta) stilisticamente increscita, dove la Buona moglie inclina al registro serio e patetico della passione,con al centro i valori della famiglia e della roba incarnati in un Pantaloneancora esemplare; IIpadre di famiglia, infine, rappresenta una sorta di ipercor­rezione moralistica, in cui si sacrificano inrenzionalmente le «facezie» e i «sali»allo scopo piuttosto di «far qualehe giovevole impressione nell'animo deglispettatori che di dar loro diletto-", grazie ad una materia impegnativa che rie­cheggia vari ricordi degli Adelphoi. Esperimento tutto sommato poco felice(che subira, infatti, profonde rielaborazioni e rispetto al quale Diderot dichia­rera di preferire di gran lunga la vecchia commedia dell'Arte), rna in questafase perfettamente coerente.

Limpianto genericamente didattico della seconda quartina di commedie siprecisa con maggiore incisivita, nel terzo volume, rispetto ad obiettivi vera­mente mirati ed attuali: II cavaliere e la dama, La famiglia dell'antiquario,L'avvocato veneziano e Lerede fortunata sono tutte com medie audacementepolemiche nei confronti del presente, dove Goldoni depone il virtuoso rnagenerico moralismo del secondo volume per rialzare il tiro sui mali dellasocieta veneziana circostante (tre su quattro pero sono prudentementeambientate fuori Venezia), e dove comincia anche a trasparire in filigrana lafigura dell'autore (nell' Avvocato veneziano dal forte spessore allegorico), inau­gurando una pratica, straordinariamente moderna e intrigante, a cui resteraFedele fino alIa fine della sua carriera.

Sappiamo bene cosa succede poi, e quali nuove urgenze allontanino il com­mediografo dal Bettinelli e dal Medebac e 10 inducano ad affrontare l'impe­gnativa impresa della Paperini, con il processo che ne consegue ed i fondatirischi di dover subire la rappresaglia delle autorita veneziane. Lasciamo qui daparte l'analisi, gia fatta altrove, della diversissima qualita di questa edizione,finanziata con una sottoscrizione, e rivolta, almeno nelle intenzioni dell'auto­re, ai circoli colti dei dilettanti di teatro toscani e bolognesi, che sempre pilimostrano di apprezzare il suo lavoro e da cui spera una consacrazione intellet­tuale in grado di porlo per sempre al riparo dagli incerti del mestiere e dai

22 «L'averei posta in frome alle altre, come un'amplissima Prefazione, rna non egiusto che io pubbli­chi queUe Commedie che non si sono per anche rappresentate. Col tempo passeranno tutte dalla scena altorchio, rna ci vuol discrezione» (ivi, p. 431). Questo ostacolo verra a cadere nei casi della Paperini edella Pasquali.

23 Riconoscendo la commedia come «piena di morale», Goldoni spiega di averla composta con lapreoceupazione di non «guastare il carattere principale attorniandolo di personaggi ehe soverchiamentescherzando alienassero l'attenzione di chi ascoltava dal piu importame oggetto», cioe I'edificazione peda­gogica degli spettarori attraverso alcuni esempi di cattiva e di buona educazione della gioventu (cfr,I' Ottavalettera altostampatore, ivi, p. 446).

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capricci del pubblico,Cia che conta di piu e il fatto che questa edizione si realizzi in Toscana,

cioe in una capitale potenzialmente 'nazionale' per tradizione linguistica, dovegia la riforma aveva avuto incoraggianti conferme sceniche, grazie alle provelivornesi della compagnia Medebac, alle riprese da parte di compagnie floren­tine, come quella di Pietro Pertici (attore e cantante che aveva «convertite IeMaschere di varie lingue nella toscana favella» incoraggiando l' autore, chegliene rende pubblicamente rnerito-', a seguire la medesima strada), e graziesoprattutto alle recite accademiche dei dilettanti.

Una consacrazione toscana poteva dunque costituire, nelle intenzioni delGoldoni, il trampolino di lancio per la conquista di successivi mercati (einfatti nella seconda meta degli anni '50 sarebbe stata la volta di Roma) edegli non era affatto seccato (anche se cia sembrerebbe contraddittorio con laguerra commerciale che fa al Bettinelli) del fatto che dalla buona edizione fio­rentina fossero scaturite Ie consorelle di Pesaro, Bologna e Torino, economica­mente non redditizie, rna tali da assecondare i suoi voti di fama extra-venezia­na.

II primo volume Paperini, corredato da una serie di scritti autoapologeticimolto polemici verso i1 Bettinelli e il Medebac, esce nell'aprile 175325, segui­to, entro l' anno, da altri tre; nel 1754 si arriva fino al settimo volume; l'ottavoe il nona escono un po' piu a rilento nel '55; il decimo, in gran ritardo, sol­tanto nel giugno '57, quando gia e comparso il primo tomo della Pitteri el'orizzonte goldoniano enuovamente mutato di segno. La lena iniziale, dun­que, si smorza lungo la strada sotto il peso di molte difficolta, e soprattuttodella terribile crisi del '54, quando egli deve affrontare, nel giro di pochi rnesi,i fiaschi iniziali del S. Luca, una grave debacle di salute, 10 shock e 10 scompi­glio professionale legato alla repentina scomparsa di ben due attori della com­pagnia, il Pantalone Francesco Rubini e il Brighella Giuseppe Angeleri" e

24 Nell' Autore a chi legge del Cavaliere e faDama del II tomo Paperini, dove 10 presenta come "assainoto al mondo per I'eccellente sua abilita nelle parti buffe per musica, e presentemente bravissimo Attorenelle Commedie in prosa in Firenze» (To, II, 628); nuovi elogi gli tributa nella dedicatoria delle Donnecurlose, uscita nel quarto volume Paperini e indirizzata all'abate Antonino Uguccioni, benemerito protet­tore della sua compagnia e del Teatro del Cocomero, a proposito del quale ci tiene a dichiarare: «Se direche Ie Commedie mie in cotesto teatro si rappresentano quasi continuarnente, mi verra apposro dagliernoli, che io 10 dica per vanita; rna quando anche cio Fosse vero, sarei compatibile, se di un cosl grandeonore invanissi, e se rni stimolasse la forza dell'arnor proprio a rendere palese al Mondo, che delle Operemie una sl colta Citra si cornpiace» (ivi, IV, p. 862).

25 Che si tratti di un momento-chiave della carriera goldoniana econfermato dalla conternporaneauscita, nello stesso 1753, di una raccolta sistematica dei suoi libretti in quattro tomi (Opere drammatichegiocose di Polisseno Fegejo Pastor Arcade), per iniziativa dello stampatore veneziano Giovanni Tevernin,speranzoso di potersi inserire con profirto sulla scia della fortunata impresa del Bettinelli.

26 «Che anno calamitoso e rnai questo per me! Due Personaggi mancati sono in brevissimi giornidalla Cornpagnia per cui scrivo: il celebre Pantalone Francesco Rubini, e l'eccellente Brighella GiuseppeAngeleri, il quale, oltre alia maschera sua ordinaria, altri personaggi essenzialissimisosteneva. Ecco scorn­paginato tutto l'ordine delle cose, da me ideate quest'anno. Di salute non sono rnai stato peggio, e pure

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infine, in novembre, la morte della madre; rna soprattutto, ancora una volta,gli vengono meno via via alcuni punti di riferimento che aveva dichiarato fer­missimi: gli si sfalda cioe fra Ie mani, rivelandosi inadeguata a conciliare Iecontraddittorie esigenze del teatro reale, proprio quella poetica di un realismomedio, positivamente didattico, tutto focalizzato sulla famiglia e sulla rnerca­tura, che nelle sue intenzioni era stata al centro dell'edizione Paperini; vannoin crisi, come sappiamo, Pantalone e il modello di commedia difeso con tantapassione nel Teatro comico.

Inizia, infatti, la stagione cosiddetta sperimentale del San Luca, con la trilo­gia persiana, Ie tabernarie manieristiche, gli intrecci da romanzo, Ie evasionisocio-geografiche che trapassano senza soluzione di continuita nell'edizionePitteri. Un'edizione quasi impeccabile dal punto di vista della qualita tipogra­fica, rna che sembra essersi lasciata aIle spalle la problematicita teorica dellaPaperini per proporsi semplicemente come il parallelo libresco di quanta stavaavvenendo sulle scene, senza neanche la necessita di ulteriori prefazioni dipoetica e con 1'immediata trascrizione persino delle introduzioni agli annicomici. I quaranta testi, tutti nuovi, della Pitteri restano dunque il segno diuna sorta di rivincita del teatro, su cui pero l'autore nutrira sempre parecchieperplessita, proponendosi nella Pasquali", per esempio, di volgere in prosa lamaggior parte di quei trenta testi in versi, scaturiti da esigenze contingenti ediscutibili, che essa accoglie; soltanto tredici di questi testi (cinque dei quali inprosa) vi troveranno pero accoglienza 28.

In quell'aprile 1753, comunque, Goldoni crede ancora di avere dinanzi unastrada relativamente diritta, ed epositivamente orientato a salvare la dignitadel mestiere comico e la sua peculiare identita intellettuale, potremmo dire,mediante un moderato processo di acculturazione letteraria della commedia eun'abile strategia di avvicinamento ai circoli aristocratici e poetici piu impor­tanti della penisola. Non vuole Farsi ne «cavaliere» ne «letterato», come sappia-

mi conviene scrivere col cuor lacerato, sicuro eli non esser che da pochissimi compatiro, se le Opere mienon averanno fortuna», Lo sfogo compare nell' Autorea chi legge della Castalda nel tomo ottavo dell' edi­zione Paperini (To, N, 9); anche i Memoires, a distanza di parecchi anni, ci restituiscono palpabilrnenteit ricordo eliuna congiuntura drammatica, culminante nella morte improvvisa dell'Angeleri, che si acca­scia dietro Ie quinte subito dopo aver recitato la sua parte: Goldoni ne resta violentemente scioccato, perla comune ipocondria che 10 legava all'attore, suo buon «compagno di vapori» e confidente di tanteangosce (cfr. II, 22).

27 «Alcune delle mie Commedie sono scritte in versi che diconsi martelliani, e di esse abbonda spe­cialmente it mio nuovo Teatro Comico che si stampa dal signor Francesco Pitteri, e che si continuerafino al tomo decimo, rna siccome molti amano cotal verso, ed a molti forse non piace, cosl allora quandonella mia presenre edizione ristampero le Commedie del detto Nuovo Teatro (a riserva di alcune poche,alle quali eindispensabite it verso) tradurro in prosa le alrre in maggior numero con quell'attenzione chemerita un tale impegno» (Lettera dell'Avvocato Carlo Goldoni manifesto dell'edizione Pasquali, To, XIV,472); impegno gravoso, che verra in gran parte disatteso.

28 E precisamenre: La sposa persiana; It geloso avaro (in prosa), La donna di testa debole (in prosa), IIfilosofo inglese, La madre amorosa (in prosa), La cameriera brillante (in prosa), II vecchio bizzarro (inprosa), Laperuviana, Torquato Tasso, II Terenzio, Ircana in Iulfa, Ircana in Ispaan, IIpadreper amore.

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mo e come dichiarera sempre, ma soltanto avallare un'idea di com mediamoderna e civile, tutta focalizzata intorno alla funzione-autore quale tramite egarante di un fecondo rapporto fra il mondo economico degli attori e degliimpresari e Ie esigenze culte di una fascia elitaria di pubblico. Un progetto cheandra, come sappiamo, amaramente deluso e del cui fallimento egli pagherafino in fonda 10 scotto.

Accingendosi alIa stampa della Paperini - in condizioni strutturali moltomutate, e potendo contare su un numero garantito di sottoscrittori e sull'assi­stenza ambita dei correttori toscani -, egli si preoccupa, all'inizio, soprattuttodi differenziarla al massimo dalla raccolta veneziana, che pure deve essere rici­data in toto e adeguatamente delegittimata. L'operazione eabbastanza sempli­ce per quanta riguarda i testi nuovi, quelli che il Medebac, nella prima stampaBettinelli successiva al terzo volume (perche poi non fara che correggerli a suavolta sulla falsariga Paperini), continua a dare in luce nella forma effettiva­mente rozza e incompleta del copione, con le famose integrazioni in corsivodelle parti distese di mana del Chiari, con scene di troppo che l'autore giudicaimpresentabili in forma scritta (come nel Cavaliere di buon gusto), in sciattevesti dialettali (come L'Avventuriere onoratoi, con titoli da aggiornare (comeLa moglie saggia 0 I mercantii e persino con vistosi errori di impaginazione(come il Moliere, stampato cosl male da sembrare in prosa invece che inversi)29.

Tutto diverso il discorso che riguarda i famosi dodici testi gia editi, cheGoldoni cerca di riproporre in forma rinnovata, mescolandoli, volume pervolume, alle novita; circa la direzione e la qualita di questo rinnovamento for­male, bisogna distinguere fra la cura interna di tipo puramente linguistico eortografico (in cui interviene certamente in modo massiccio la bottegaPaperini), e gli interventi per cosl dire strutturali che qui ci interessano. Unprimo dato riguarda appunto la loro collocazione puramente 'logistica': ilTeatro comico trova la sua sede naturale in apertura del primo volume;Goldoni non ne ritocca il testa se non per quanto riguarda l'onomastica deipersonaggi, trasformandoli da personaggi di scena, con le loro maschere, inindividui con un nome proprio, ben distinto dal ruolo recitativo. Un muta­mento Forse un po' strumentale, che «sara un difetto di pili nella edizioneimperfetta del Bettinelli-'", coincidente pero con la logica della rivalutazioneetica e civile del mestiere comico che in questo momenta gli sta tanto a cuore.rAutore a chi legge ripropone in forma distesa le proposizioni di poetica appe­na accennate nell' originaria quinta lettera allo stampatore, tagliando via i rife-

29 Cfr. i relativi Autore a chi /egge. in To, rispettivamente vol. III, pp. 419, 870; vol. IV, pp. 1142,701 e ancora vol. III, p. 1289.

30 L 'autore a chi /egge del Teatro comico, To, II, 1046.

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rimenti contingenti di tono troppo cronistico e autobiografico che accompa­gnano sempre la crescita dell'edizione Bettinelli. All'interno del testo le tra­sformazioni sono di poco conto, e tali rimarranno anche nella redazione defi­nitiva del primo tomo Pasquali, se si esclude la significativa espunzione, nellaprima scena del terzo atto, di un lungo brano relativo all'illegittimita di adot­tare i versi, illegittimita teorica che il Goldoni del 1761 aveva ormai ampia­mente disatteso nei fatti.

Per [e altrecommedie le cose si complicano e possiamo provare qui ad ana­lizzarne [e trasformazioni pili macroscopiche, tenendo presente anche il sue­cessivo passaggio nell'edizione Pasquali; la non accoglienza, almeno nei primidiciassette tomi che ci resrano, delle tre commedie venezianissime dei Gemellie di Bettina, come si accennava, si presta a vade illazioni: Forse la Putta onora­ta e la Buona moglie gli apparivano ormai un po' troppo schematiche sulpiano ideologico, oppure 10 sollecitavano ad una totale revisione linguisticasempre rimandata (del tipo di quella apportata ad esempio all'Impresario delleSmirne) e I due gemelli veneziani dovevano risultare, a distanza di tanti anni,un intreccio veramente consunto, tale da scoraggiare ulteriori riprese (rna cionon si verifica per un testa altrettanto e pili ovvio come il Don Giovanni, chetrapassa tranquillamente dal settimo volume Paperini al quattordicesimoPasquali). Nella Paperini, comunque, queste tre commedie sono ristampatecon poche varianti (sopprimendo ad esempio i vecchi componimenti poeticiconclusivi) soltanto nel nona volume, quando ormai i tempi per concluderestringevano, e si stavano consumando non pochi compromessi rispetto allastrategia editoriale di partenza, tutta giocata sulla qualita letteraria.

Eanche vero, pero, che Goldoni, dichiaratosi fin dalle origini incerto circal'effettiva possibilita di restituire alla lettura il felice movimento scenicodell'intreccio dialettale della Putta onorata/", sembra avere sempre qualcheriserva a proposito delle commedie venete, e non ne ristampa nella Pasqualineanche altre di gran pregio, come per esempio Le massere 0 II campiellodell'edizione Pitteri,

Con [e otto che sceglie invece di rielaborare per tre volte si regola in mododiverso, riproponendo subito nel secondo volume Paperini la prediletta II

31 Scrive infatti nella lettera allo stampatore premessa alia commedia, a proposito del mirnetismo chesi esforzato di attingere dall'ascolto diretto della parlata dialettale dei gondolieri: «Questa stessa esattez­za, che fece cosl grata la mia Faticain una Citra, dove tali cose sono sotto gli occhi ogni dl, e tali vocabolisi odono sempre, temo che la rendera forse noiosa a quelli che, nati lontani da essa, non intendono laproprieta de' vocaboli Veneziani. E pili mi conferma l'osservazione che ho fatta nel vederla a recitare;perche in Venezia dovete ricordarvi quante e quante sere fu replicata [...]; rna allontanata di la, non ebbela stessa riuscita; appunto perche, rimanendo oscura per meta, non poteva pili essere gradita interamente.Quello ch'io vidi quando fu rappresentata, dubito che accada quando sara venuta alia luce, e tanto piliperche nelleggere il movimento dell'azione eperduto; che pur talvolta da tanto spirito anche alle cosenon affatto evidenti, che Ie fa comprendere agli ascoltanti- (To, II, 422).

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caualiere e fa dama, nel terzo la fortunatissima Vedova scaltra, nel quarto Lafamiglia dell'antiquario, nel quinto La donna di garbo e Euomoprudente, nelsesto L'avvocato veneziano e L'erede fortunata e, infine, nel settimo l'infelicePadre di famiglia. Nella Pasquali questi testi, sempre pili remoti dagli approdifinali del suo teatro, ricompaiono a intervalli maggiori: se si esclude il caso delTeatro comico (primo volume) e della sempreverde II cavaliere e fadama (secon­do volume, 1762), dobbiamo aspettare il quinto (1763) per la Vedova scaltra; ilsettimo per Itpadredi famiglia e per la Famiglia dell'antiquario (1764), l'ottavo(1765) per l'Avvocato ueneziano, il nona (1766) per la preistorica Donna digarbo e addirittura il quattordicesimo e il quindicesimo (entrambi del 1774)rispettivarnente per Luoma prudentee per L'eredefortunata.

Certamente l'urgenza di completare sempre pili faticosamente le quartinedei singoli volumi pesa in questa decisione, da parte dell' anziano e ormaidisincantato scrittore, di riproporre Ie lontane commedie terenziane degliesordi, a cui da, comunque, la precedenza sui molti testi in rima dell'edizionePitteri che Forse non era cosl semplice rifare in prosa. E di riproporli, oltretut­to, con poche varianti rispetto alla versione Paperini.

Esaminiano rapidamente, caso per caso, la direzione e il senso del processocorrettorio lungo Ie tre tappe. II caualiere e la dama, commedia complessa eambigua carissima come si e detto all'autore, deriva probabilmente la suacostante fortuna dal fatto di inaugurare molto precocemente un modello diintreccio moderatamente patetico, sentimentale ed eroico, la cui carica edifi­cante'" eternperata dall'aspra critica della mondanita crudele degli aristocrati­ci (e significativo che apparisse a qualcuno pericolosa per essere «entrato»l'autore «troppo liberamente nel santuario della galanteria», svelandone alpopolo i reconditi segreti)33. Goldoni ci lavora molto sopra: gia nella primiti­va redazione Bettinelli (che esce dopo la verifica scenica della Pamela e delMoliere) elimina Ie maschere, facendo di Pantalone «Anselmo mercante», unasorta di deus ex machina dellieto fine inaspettato che arriva quasi dall'aldila(una lettera post mortem letta in scena dallo stesso Anselmo) dopo che tuttosembrava perduto, mentre i tre zanni sono trasformati rispettivamente inBalestra (un ex-Brighella ironicamente canagliesco), Pasquino «servo faceto»(cioe un ex-Arlecchino, che e infatti protagonista di lazzi tipici, come quellodi perdere Ie lettere)34 e il marginale Toffolo, servitore di Anselmo.

32 La dedicatoria alia marchesa Paola Visconti Arese Litra, milanese, insiste a decantare i meriri dellagentildonna, caritatevole e modesra pur nella grandezza del suo casato, facendone 10 specchio dei dueprotagonisti (che impersonano in «due soggetti nobili l'esempio della vera virtu») e definisce la comme­dia «una delle piu dilette figliuole del mio intelletto» (ivi, P: 623).

33 Cosl raccontava I'Albergati al Voltaire in una lettera relativa alle rappresentazioni bolognesi (cfr.ioi, p. 1224).

34 Nella prima scena del secondo atto, che ricorda da vicino il Servitore di duepadronicon gli imbro­gli postali causati da Truffaldino.

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Sopravvivono invece 10 schematico Dottore Buonatesta, poco piu che unasagoma di procuratore corrotto, giustamente scornato e punito'", e saprattut­to Colombina, la servetta ambiguamente bifronte, divisa fra il ruolo dellamezzana avida e corruttibile e quello della cameriera affezionata e fedele, chenei momenti veramente critici interviene in modo provvidenziale a difenderela sua padrona e ne condivide solidarmente gli stenti, Una trasformazione, delresto, scenicamente testata, grazie alle rappresentazioni fiorentine di PietroPertici, attore, cantante di parti buffe, e direttore di scena che con «esattezza»,«verita» e «spirito» aveva «convertite le Maschere di varie lingue nella toscanafavella», incoraggiando l'autore, che gliene da atto pubblicamente-", a seguirela stessa strada, trasformando cosl in profondita il testo da renderlo adatto aduna compagnia di dilettanti'".

Siamo in un'improbabile Napoli, in un ambiente di nobili sfaccendati ealtezzosi che scommettono con disinvoltura quasi manwniana su cose doloro­samente importanti; fra loro si distaccano i due eroi positivi, piu da rornanzoche da commedia: «Donna Eleonora moglie di don Roberto, cavaliere esilia­to», ridotta in miseria ma risoluta a difendere il proprio onore a tutti i costi, edon Rodrigo, il migliore amico del marito Iontano e ammalato, che l'amasenza speranza in segreto.

Le redazioni Bettinelli e Paperini sono assai piu ampie e dettagliate di quel­la Pasquali, a cominciare dalla lista dei personaggi di cui sono specificate (allamaniera dei canovacci) Ie caratteristiche essenziali (<<Donna Eleonora damapovera moglie di don Roberto; Don Rodrigo cavaliere servente di donnaEleonora, don Flamminio cavaliere bizzarro marito di donna Claudia», invecedi: «Donna Eleonora moglie di don Roberto cavaliere esiliato; don Rodrigo,don Flaminio, donna Claudia moglie di don Flaminio»), Qui Goldoni tende

35 E da notare come anche nell' Eredeftrtunata il Dottore, che conserva il nome tradizionale diDottor Balanzoni, ha quesro profile ambiguo, retaggio dell'antica maschera. Cfr., in partieolare, nelterzo atto, la scena nona, in cui si presta con disinvoltura ad aprire lettere non sue (cadendo con cio vitti­rna della trapppoia tesagli da Trastullo), rna anche la dodicesima e la quindicesima, fino aUa sua battutaconclusiva, nella sedicesima: «Signor Pancrazio, signori tutti, vi riverisco. Quel ch'e state, e stato, Viprego almeno per la mia riputazione non dirlo a nessuno, perche mi farebbero Ie fischiare» (To, II,1037). Nel Cavaliere e faDama il personaggio, avido e bugiardo, ha la funzione di fat risaltare ulterior­mente la virtuosa e disarrnata innocenza di donna Eleonora (cfr, Ie scene I, 3; II, 6; lII,10) ed ealia finevistosamente umiliato e indotto all'autocritica (IlI,ll). Non abbiamo notizie precise circa l'attore cherecitava questa parte nella compagnia Medebac, rna la tipologia del Dottore consegnataci dalle primecommedie goldoniane fa pensare ad un interprere dalle caratteristiche abbastanza scontate.

36 L'elogio, espresso nell'Autore a chi legge del secondo tomo Paperini (1753), scompare nella redazio­ne Pasquali del 1762, quando il personaggio non era certo piu riconoscibile, ed esostituito da un piugenerico riferimento a «persone di abilita e di talento» (To, II, 1225).

37 «Veggendo io dunque che tra i teatri d'Italia vanno gustando un ridicolo nobile, senza rnendicarlodaUacaricatura dei volti 0 dell'abito, ho levato Ie maschere anche da questa, sembrandomi che la nobiltadell'argomento 10 riehiedesse. Cio spero riuscira grato principalmente a quelle persone che si compiac­ciono recitare Ie mie Commedie per passatempo, non essendo sl facile fra' dilettanti travar Ie mascherecolla varieta dei dialetti» (ivi, 627). Un altro, esplicito, segnale dell' attenzione riservata dall'autore aiqualificati destinarari dell'edizione Paperini.

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ad enfatizzare con sottolineature piu colorite 10 svolgimento dell'azione, insi­ste maggiormente sulle didascalie, Forse per orientare con precisione i recitantinella prima fase della riforma (per esempio in II: «in abito da casa ricaman­do» poi «ricamando»: in I 2: «da se piano e si ritira un poco» poi soltanto «dase»; in I 9, durante un gioco di carte: «pone una puglia sul piatto», poi elimi­nata; in II 12: «camera di donna Eleonora con due tavolini e varie sedie per laconversazione. Un candelliere con mezza candela di sevo accesa» poi soltanto«camera di donna Eleonora-j'". La riduzione delle didascalie resrera costantenel percorso goldoniano verso la Pasquali, a segnalare una destinazione deitesti progressivamente sempre meno teatrale.

Nel Cavaliere e la dama i tagli maggiori riguardano il personaggio diColombina, che nelle redazioni primitive si esprime in maniera pin netta epopolaresca, in una sorta di controcanto comieo ai nobili languori e tremoridella padrona, e conserva i tratti volgari e interessati dell'antica servettadell'Arte, fino a prestarsi come mezzana, promettendo a Balestra, per uno zec­chino, di introdurre in casa don Flaminio (che ha scommesso per puntiglio disedurre Eleonora), e addirittura a confermare esplicitamente a quest'ultimo lapropria collaborazione";

E ancora viene tagliato, nella dodicesima scena, il brano in cui Colombina,con troppa disinvoltura, lascia al buio la sua padrona impadronendosidell'unica candela disponibile per andare ad aprire la porta, 0 peggio, nellatredicesima, 10 sketch che la vede impadronirsi della mancia destinata aToffolo; e nella quinta scena del terzo atto scompare altresl la sua compiacentedelazione alle dame pettegole circa il fatto che Eleonora si starebbe imbellet­tando per l'arrivo di don Rodrigo'". Alla stessa logica di attenuazione verosi­mile corrispondono i vari tagli che riguardano la superbia e la falsita delledame, incredule testimoni della virtu dell'eroina e decise a smascherarla. Inaltri casi questa limatura dei chiaroscuri va a scapito dell'efficacia realistica,

38 Anche in questo caso, per cornodita del lettore, faccio riferimento alle varianti indicate in notadall'Ortolani.

39 Molto esplicite risultano in questo senso, nella redazione Bettinelli, ad esempio Ie scene quinta edecima del secondo atto, dove Colornbina prima sollecita Balestra a pagarle un paio di scarpe e accetta disoppiatto il dono di uno zecchino, poi si rallegra fra se di quanto porra carpire al padrone: «Venga pure.(Se I'orologio del servitore ha suonato una volta, quello del padrone dovrebbe ribattere tre 0 quattrovolte)» (To, II, 1227 e 1228).

40 Della malizia primitiva, che induceva la serva a raccontare che Eleonora si stava imbellcttando invista dell'arrivo di don Rodrigo (cfr. ivi, 1232), sopravvive nella Pasquali soltanto la dichiarazione «Uh! einnarnorata rnorta», rna accompagnata poi da vigorose smentite delle ovvie insinuazioni avanzate dalledame: «Stanno a sedere lontani, che passerebbe un carro fra Ie due sedie. Discorrono 0 delle liti, 0 dellecose di casa, 0 delle guerre, e passano cosl il tempo, inutilmente, Qualche volta si guardano sottocchi es'ammutiscono, che fanno crepar di ridere. - Tu non puoi sapere quello che facciano, quando sono soli. ­Oh, soli non istanno rnai» (ivi, 687); anche in questo caso la sensualita e il cinismo tradizionali del per­sonaggio si sono rifusi in una sapienre mescidazione di disincanto, prosaicita rna anche appassionatalealta,

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soprattutto nella decisiva agnizione del seeondo atto, piu drammatiea e conci­tata nella sua versione originaria, in eui tutte Ie tensioni si esplicitano al rnassi­mo: ela seena dello smaseheramento vergognoso di don Flaminio ad opera didon Rodrigo, il buono. Costui porta, infatti, la notizia della motte del maritodi donna Eleonora proprio mentre l'altro, per aver agio di parlare in privatoeon la dama davanti a tutti e poterla eompromettere, 10 stava diehiarandosalvo e in procinto di tornare. Nelle versioni Bettinelli e Paperini le bugie sus­surrate da don Flaminio si aeeumulano sotto gli oeehi gelosi e impazienti didon Rodrigo, mentre Ie dame comrnentano maliziosamente la situazione e,quando donna Eleonora lascia la stanza, affranta dalla notizia, esse fannopesanti insinuazioni, invitandolo a eonsolarla, e suscitando la sdegnata rispo­sta del gentiluomov'. Una seena troppo forte e seonveniente, ehe nellaPasquali si abbrevia e resta molto pin implicita.

Ma l'intervento piu interessante, di qual ira. quasi 'artistica', riguarda laseena-madre del terzo atto, la dodieesima, quella dell'esplicita diehiarazioned'amore fra i due protagonisti, ormai liberi rna vineolati dalla necessita di sal­vaguardare il reciproco buon nome. Nella prima redazione don Rodrigo sidiehiara innamorato ed Eleonora confessa di amarlo a sua volta, rna entrambidecidono di saerifiearsi per il proprio onore, votandosi rispettivamente aldisperato esilio e al ritiro in un ehiostro. Questo seambio dolorosamente effu­sivo, ehe rispolvera molti passi di generici dell'Arte, ricompare nella Pasquali,rna finemente rovesciato di segno: e Eleonora, questa volta, a buttare giu lamasehera, diehiarandosi nel eomempo risoluta al saerificio, e sorprendendol'amante in una penosa eonfusione. Confrontiamo direttamente le due reda­zroru:

Rod. Donna Eleonora, questa ch'io vi parlo forse el'ultima volta. Deh, permette­temi ch'io vi parli con liberta.

Eleon. Oime! Perche l'ultima volta?

Rod. Non epiu tempo di celarvi un arcano finora con tanta gelosia nel mio cuorcustodito, Vi amo, donna Eleonora, vi amo, sl, 10 confesso, ed esl grandel'amor ch'io vi porto, che oramai non e bastante a superarlo la mia virtu.Finche voi foste moglie, malgrado Ie violenze dell'amor mio, frenai collaragione l'affetto; ora che siete libera e che potrei formare qualche disegnosopra l'acquisto della vosrra bellezza, piu non mi fido dell'usara mia resisten­za, ne rrovo altro riparo alla mia debolezza che il separarmi per sempredall'adorabile aspetto vostro.

41 Nella Pasquali Goldoni introduce infatti un aggiustamento decisivo, a1lontanando Eleonora dallascena nel momento in cui don Rodrigo annuncia la motte del marito e smaschera don Flaminio: i tonimelodrammatici ne risultano assai smorzati e il battibecco fra il Cavaliere e Ie pettegole dame presentitanto piu aspro e serrato (cfr. II, 16).

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Eleon. Don Rodrigo, questa ch'io vi parlo Forse e1'ultimavolta, Deh, permettete­mi ch'io vi parli con liberta.

Rod. Oime! Perche1'ultimavolta?

Eleon, Non epili tempo di ce1ar un arcano, finora con tanta ge10sia ne1 mio cuorcustodito, Finche fui moglie, malgrado Ie violenze dell'amor mio frenaicolla ragione l'affetto; ora che sono Iibera e che potrei formare qualchedisegno sopra di voi, pili non mi fido dell'usata mia resistenza, ne trovoaltro riparo alla mia debolezza che il separarmi per sempre dall'adorabileaspetto vostrov.

Un aggiustamemo dal piglio rneno ovvio, confermato nell'ultima scena: inorigine 1'intervento provvidenziale di Anselmo (con la lettera contenente leultime volonta di don Roberto, circa il fatto che 1'amico dovrebbe provvedereaHavedova)43 lasciava per un attimo i due protagonisti incerti 1'uno della rea­zione dell'altro e, mentre lui esclamava fra se «Che faro?», lei ne spiava ansio­samente il volto: «Che risolve?»; nella Pasquali e invece la decisione diEleonora quella che coma, per cui le battute sono invertite. Ritocchi che rive­lano un Goldoni piu scaltrito, capace ormai di maneggiare Ie passioni lungobinari inconsueti e di costruire il testa per i lettori in modo piu autonomo ecompatto, prestando attenzione alle sfumature, alle riprese interne, al valoredi quamo resta implicito; potrebbe essere davvero questo il senso e la caratte­ristica fondamemale dell'edizione Pasquali: edizione «europea» (da cui sonocassati, ovviamente, tutti i riferimenti della Paperini alIa questione-Bettinelli),punto d' arrivo definitivo e assoluto del diuturno lavoro compositivo, ormaiintenzionalmente separata dagli accidenti della vita teatrale, che esigevano,nell'autore-regista delle precedenti edizioni, la vigile preoccupazione di acco­gliere suHa pagina alcune indicazioni fondamemali relative allo spettacolo, informa per esempio di indicazioni sceniche circa l' apparato 0 i movimentidegli attori, oppure in forma di esplicite indicazioni al pubblico degli snodiessenziali dell'intreccio.

42 To, II, rispettivamente 1233 e 696. Tutta la situazione ricorda per molti versi La Princesse deCleves, una fonte a cui Goldoni attinge sicuramente in alrri casi (cfr. G. GRaNDA, Comparare e interpre­tare. Madame de Lafayette, Goldoni e la trilogia della villeggiatura, in «Intersezioni», XII, n.Z, agosto1992, pp. 247-266) e che sembra presente anche in questa commedia.

43 Nella redazione Bettinelli-Paperini Anselmo, per tutto iI tempo, «siede in fondo della scena» comeuna sorta di nume tutelare dei due, rna interviene fattivamente ed esplicitamente nella discussione, solle­citando don Rodrigo a non porsi problemi economici: «Cosa vuol ella di pili? Gli resta Forse qualche dif­ficolra perche epriva di dote? Sappia che ella ha di dote sei mila scudi, e se ne dubita io g1i saro malleva­dore» (To, II, 1235); iI brano, rroppo ruvidamente 'econornico', scompare nella Pasquali, dove Anselmosi limita ad elogiare «il buon carattere di quella dama, tanto savia, tanto rassegnata e prudente» (ivi, 702).

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Alla sua fortunatissima Vedova scaltra, confinante molto da vicino con il«cattivo teatrov", rna cornmedia-simbolo della vittoria sul Chiari (sfidatoappunto, e con successo, a stampare la Scuola delle vedove, che infatti restainedita), Goldoni dedica nella Paperini poche correzioni e nella Pasquali sol­tanto alcuni tagli indispensabili relativi soprattutto al personaggio della came­riera Marionette e ai suoi piccanti consigli in tema di belletto 0 di amore, chepotevano dispiacere ai francesi, divenuti nel 1763, quando esce il quintotomo Pasquali, degli interlocutori di riguardo-". Anche in questo casoGoldoni si compiace di «fare il sordo» rispetto aIle critiche degli addetti ailavori, forte del consenso degli spettatori e si permette persino il lusso dirichiamare l'esempio illustre del Cid di Corneille e delle Preziose ridicole diMoliere, opere «imperfette» rna non rielaborate nel tempo dai loro autori pernon tradire il pubblicov'.

Pochi rna sostanziali interventi gli richiede La famiglia dell'antiquario, cheaveva anch' essa originariamente Ie patti a soggetto di Arlecchino e diBrighella. Rispetto alla redazione Bettinelli mancano nella prefazione Pasqualiuna serie di riferimenti amaramente ironici alIa persecuzione del Chiari che,passata la temperie di quegli anni, non hanno piu ragion d'essere. Al1'internodel testo le correzioni, operate soprattutto per la Pasquali, vanno nella rnedesi­rna direzione di una maggior correttezza ortografica e lessicale e tendono asfoltire Ie ridondanze per quanto riguarda in genere l'altezzosita della contessaIsabellaf", il sermoneggiare di Pantalone, 0 le perfide doppiezze diColombina".

11 contino Giacinto perde nella Pasquali i tratti canaglieschi e volgari che 10caratterizzano all'inizio (per esempio nella prima scena del secondo atto, dovesi rivela cupidamente avido di un orologio) ed e eliminata tutta la sequenzarelativa alle pesanti insinuazioni della contessa, presso il figlio, circa la mora­lita di Doralice, che avrebbe addirittura nelle sue tresche la connivenza del

44 «Ellaela seconda Commedia di carattere che io ho composto, sendo La donnadi garbo la prima, etutte e due sentono ancora non poco del cattivo teatro, con cui confinavano, ed hanno quel sorprenden­te e maraviglioso che ho poi col tempo a verita e natura condotto. Cio non ostante io non ardisco altera­re l'inrreccio ed iI sistema qualunque siasi di questa Cornrnedia, poiche imperfetta come ella e, ha avutola buona sorte di piacere aI Pubblico estrernamente, e dura tuttavia dopo quindici anni la sua fortuna,onde crederei far un torto alia pubblica approvazione, cangiandola essenzialmente, e arrischierei di sfigu­rarla e di fade perdere l'acquistato concetto» (To, II, 329). La prefazione Pasquali del 1765 ribadiscesostanzialmente un giudizio gia fermo nella Quarta lettera alto stampatore che precedeva I'edizioneBettinelli.

45 Cfr. Ie scene I, 4 e II, 16.46 Cfr, I'Autore a chi legge della Pasquali in To, II, 329.47 Cfr., ad esempio, Ie scene I, 11 e III, 20.48 Cfr., rispettivamente, Ie scene I, 19 e II, 3 e 14. Ma sull'intera commedia e la sua storia cornpositi­

va si veda iI saggio di F. GRAMIGNI, Le tre redazioni della «Famiglia dell'antiquario», nel volume cheaccompagna I'edizione ipertestuale in corso di stampa presso I'editore Marsilio di Venezia sotto la dire­zione di 1. Toschi.

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IL tormento del testa: lecommedie in tripLa redazione

padre'". Riscrivendo il testa per la Pasquali Goldoni ammorbidisce insomma itoni in sensa giocosamente caricaturale e ristruttura rnolte scene, accorpando­Ie in insiemi organici dove, ancora una volta, viene meno la tecnica spezzatadel canovaccio; cosl nel terzo atto riduce ad un'unica scena, la sesta, le freneti­che nove (dalla sesta alla quattordicesima), che aveva speso originariamenteper descrivere i falliti tentativi di mediazione fra Ie due contendenti, tenendod'occhio piu l'agio di un lettore che le esigenze di un capocomico.

In altri casi il processo carrettario va in direzione di un mero sfoltimento dielementi topicamente teatrali, che sembrerebbero trascritti dal copione allastampa nella Bettinelli e che si conservano sostanzialmente nella Paperini.Caso tipico La donna di garbo, che nella Bettinelli reca nel terzo atto la lungascena dell' accademia domestica in cui ognuno recita un sonetto relativo allapropria passsione dominante e Rosaura un'anacreontica sui mali del mondo'",Un taglio vistoso (che un po' slealmente Goldoni dichiara di non aver potutoapportare prima: «sana state stampate in Venezia contro mia voglia, ed oracredo sia utile levarle affatto»)51, a cui nella Pasquali seguiranno parecchi altri,riguardanti in genere didascalie e dettagli descrittivi (per esempio nella listadei personaggi); monologhi troppo esplicitanti, spesso dell'eroina, che conser­va marcati tratti da innamorata dell'Arte decisa alla vendetta e si abbandona ainvettive e citazioni tassesche a guariniane, oppure si compiace can eccessivamalizia dei propri successi'", Allo stesso modo scompaiono i concettismigalanti di Lelia, quelli burleschi di Mornolo'", a i lazzi comici di Arlecchino edi Brighella'", e sana regolarmente espunti dalle conversazioni di Rosaura canDiana e Beatrice i riferimenti troppo spregiudicati (per esempio alla morte delcapofamiglia), i consigli ipocriti in tema di condotta amorosa", gli sconve­nienti allettamenti verso il giocatore Ottavio 0, al contrario, Ie troppo vee­menti proteste di virtu nei confronti del Dottore'", e gli eccessi pedanteschi diinformazioni e di ammonimenti'",

49 Nelle scene II, 16 e 19 (cfr. To, II, rispettivamente 1303 e 1304).50 E la scena ottava, che riesuma, del resro, una serie di ripici generici dell'Arre (cfr. To, I, 1158­

1165).51 Cosl nell'Autorea chi legg"e del quinto tomo Paperini (To, I, 1021).52 CfT., rispettivamente, Ie scene I, 2 e 10 , rna anche, sempre nel primo atto, I'ottava e la tredicesima,

dove troviamo queste sortite: «Cosl tutti mi vogliono bene; cosl tutti dicono ch'io sono una donna digarbo. Gli uornini facilmente di me s'innarnorano, rna io non 10 posso vedere lsi tratta di Lelio]. Dappoiche quell'indegno di Florindo mi ha tradita, tutti gli uomini mi sono odiosi. Non veggo I'ora che giungaquesto traditore», e poi ancora: «Tutti mi credono; tutti mi amano; tutti mi dicono ch'io sono unadonna di garbo. Non vedo I'ora che giunga Florindo» (To, I, 1152-53).

53 Nelle scene II, 1-5 e 9; III, 5 e I, 13.54 Cfr, ancora Ie scene I, 9 e III,2.55 Cfr.le scene 1,2 e 7, quest'ultima particolarmente 'forte' e censurabile: «Beatr. Non crepa mai que­

sto vecchio! Rosaur. Eh, penseremo la maniera di farlo crepare» (To, I, 1151).56 Cfr, 1, 12 e 4.57 Per esempio in I, 7 e II, 2.

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Un taglio importante riguarda la prima scena del II atto, in cui Florindoarriva a calunniare Rosaura come sospetta di stregoneria, e dunque bandita daPavia e giunta in Bologna per rovinarli tutti; un'accusa troppo impegnativa,che si riduce nella Pasquali alla pili innocua battuta: «quella e una strega».Sulla medesima falsariga l'ultima scena esnellita e sdrammatizzata attenuandodi molto le resistenze e la rabbia di Florindo, che sarebbero inconciliabili conil matrimonio finale.

Su questo testa 'storico' della sua riforma, che pur ritiene recuperabile nellaPasquali a distanza di tanti anni, Goldoni lavora dunque minuziosamente: 10accorcia, 10 rende, nellimite del possibile, pili serrato e verosimile'", e gli con­serva intatta la propria fiducia, anche al di la del suo valore in qualche mododocumentario.

Nello stesso quinto tomo Paperini che accoglie la Donna di garbo trova spa­zio l'impegnativo Uomo prudente, commedia altrettanto storica e difettosa ealtrettanto fortunata presso gli accademici fiorentini e il pubblico internazio­nale'", che nella Bettinelli l'autore raccomanda alle cure del tipografo, scusan­dosi per la frettolosita con cui ne ha rivisto il testo. Un testa altrertanto e piliintrigante del Cavaliere e la dama sul piano ideologico, dove troviamoPantalone, alle prese con doppiezze e corruzione all'interno della sua stessafamiglia, che salva se stesso e i suoi grazie ad un machiavellismo casalingoassai efficace, che aveva suscitato pero i fulmini del padre Giovanni Bianchi.Proprio la virulenza di un tale attacco spiega il percorso piu accidentato diquesta commedia, gia corretta nell'edizione Paperini con l'attenuazione deipassi piu scabrosi dal punto di vista morale, in cui la doppiezza di Pantalone 0

il furore vendicativo della moglie Beatrice potevano prestare il fianco a perico­lose accuse di immoralica'", e corredata da un'avvertenza dell'autore a proposi­to della «prudenza non del tutto virtuosa» del protagonista dal quale egli sidissocia, pur richiamando l'autorita di Festo e Ulpiano circa la Iegittimitamorale dei ripieghi ingannevoli indirizzati a buon fine?'. Un aggiustamento

58 Una conferma di questo particolare impegno drammaturgico intorno al testa eofferta indiretta­mente dall'ampia prefazione prima dell'edizione Bettinelli (Prima lettera allo stampatore), poi dellaPaperini, che ne analizza la struttura, ne difende la plausibilita realistica, la moralita intrinseca e persinoil titolo, Nell' edizione Pasquali quest' apologia della commedia ricompare intatta, riproducendo, a distan­za di tanti anni, I' Autore a chi legge della stampa fiorentina, con il solo taglio dell'ultima parte, relativa aduna circostanziara disamina degli accordi economici con il Bettinelli, orrnai inattuale e datata.

59 Forse per merito dell'assunto moralistico di difesa dei valori familiari, e del «ridicolo nobile» pro­prio del terna, la commedia aveva incontrato un favore di cui 10 stesso Goldoni, compiaciuto, si .rneravi­glia un poco, giudicando «la prudenza di Pantalone [...] un poco troppo eccedente» gia dandola ailestampe nella Bettinelli (cfr, la Term e la Nona lettera allo stampatore,To, XIV, 437 e 448).

60 Cfr. in particolare, Ie scene II, 15-17.61<<Avvertasi che il carattere che si forma in questa Commedia, ed'una Prudenza non del tutto virtuo­

sa, e depurata da ogni vizio. Ove dunque i ripieghi da scaltrimento ingannevole procedono, tutrocheindirizzati sieno a buon fine, non si deggiono riputar degni ne d'imitazione, ne di lode. Vero eche Festoe Ulpiano distinguono inter dolum malum, et bonum, nulladimeno l'Autore si protesta, che egli nonapptova qualunque astuzia accompagnata sia coll'inganno» (To, II. 1212).

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II tonnentodel testa: lecommedie in tripla redazione

necessario, rna teatralmente goffo, confermato nella Pasquali rna curiosamenterinnegato nella tardissima Zatta, che recupera 1'antica lezione Bettinelli. Se sitrattasse di un effettivo intervento d'autore sarebbe un caso abbastanza clarno­ros062,

Pochi interventi gli richiedono invece, nel sesto volume Paperini, L'avvocatoveneziano e I'erede fortunata. La prima, fortunatissima e edificante, ha unapeculiare compattezza che sollecita a posteriori pochi interventi e che Forse sispiega in ragione del suo forte spessore allegorico e autobiografico. Si tratta dimodesti tagli che non mutano 1'impianto del testa rna soltanto 10 snellisco­n063, Quanto all'Erede fortunata, il Goldoni la difende a dispetto del fiascoraccolto, ed ha fiducia che la pubblicazione possa in parte riscactarlov't laripropone un po' frettolosamente nella Paperini al posto del Don Giovanni, inversi, di cui non ha fatto in tempo a completare la revisione, traducendola intoscano «per compiacere alcuni che 1'hanno desiderato-v. Pantalone si trasfor­rna cosl in Pancrazio Aretusi, e Brighella in Trastullo, mentre si conservano1'irrinunciabile Arlecchino e il Dottor Balanzoni nel suo ruolo tradizionale diavvocato spiantato. Un aggiustamento tutto sommato poco convinto, che vasoprattutto incontro al pubblico fiorentino.

L ultimo testo della nostra rassegna, IIpadredi famiglia, gli richiede invecemolto lavoro. Contemporanea al Cavaliere e fa damd", la commedia analizzail disordine delle passioni dal cote borghese di Pantalone, capofamiglia senten­zioso che pero si lascia ancora coinvolgere in avventurose traversie in notturni«luoghi rernoti» a capo di genti armate'", La redazione scritta per la Bettinellie in dialetto e conserva Ie quattro maschere, anche se il Dottore parla ormaitoscano e Brighella e Arlecchino recitano parti distese'", Questa versione enotevolmente pili lunga di quella finale (con rispettivamente 21, 21 e 26scene per atto, che diventeranno 19, 20 e 24), rna i tagli vanno questa volta

62 L'ipotesi e irnprobabile, rna non impossibile, giacche la eommedia comparve, nel 1790, nel IItomo delle «Cornmedie buffe in prosa», su eui si puo aneora supporre se non altro una sorra di silenzio­assenso da parte dell' autore.

63 Un mutamento obbligarorio riguarda la lettera di dedica, indirizzata al patrizio Bernardo Valier,uomo di legge e appassionato di teatro, ehe viene aggiornata nella Pasquali dopo la sua nomina aSenatore.

64 Cosl diehiara nella Dodicesima lettera allo stampatore, seritta de! resto da Bologna, ne! maggio del1752, dopo i lusinghieri sueeessi riseossi dalla compagnia Medebae eon Ie sue comrnedie, ehe 10 avevanointrodotto nella cerehia eletta del marchese Albergati Capaeelli (efr. To, XIV, 453)

65 Cfr. I'Autore a chi legge, To, II, 968.66 Nell' Ottavalettera allostampatore premessa al testo si seusa infatti per il rirardo nella eonsegna del

Cavaliere e fadama, «Cornmedia eontemporanea a questa», ehe lascia in serbo per il terzo tomo (cfr, To,XIV, 446).

67 Cfr.le seene 14-16 del terzo arto, nella redazione Pasquali (III, 16 della Bertinelli).68 Ma nella redazione Bettinelli si eonservano squarci 'a soggetto' affidati a semplici didascalie, per

esempio in II,14: «Arl, Porta delle piatanze, principiando dal formaggio, dai frutti e cose simili, sin chePantalone s'inquieta - Brigh. Portafa minestra. Arlecchino si mettea tauola per mangiare. Pantalone 10 scac­cia.Arlecchino parte» (To, II, 1273).

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piuttosto a scapito della qualita, Nella Paperini Goldoni ricicla la lettera allostampatore in forma di Autorea chi legge, sostituisce a Pantalone, al Dottore ea Brighella rispettivamente Pancrazio, Geronio e Trastullo, conservando comesempre Arlecchino, che gli appare ancora, a quest'altezza cronologica, unapresenza caratterizzante per la comrnedia'" e ne toscanizza compostamente ilinguaggi, limitandosi quasi sempre ad un'operazione meramente traduttoriache in molti casi finisce per appiattire pesantemente l'audace icasticita dei dia­loghi primitivi. Limbalsamazione ecompletata dieci anni dopo nella Pasquali,dove scompare definitivamente Arlecchino (eaffatto inutile alla cornmedia», adetta ora dell'autore, e a suo tempo introdotto, con proprio sacrificio, soltan­to per compiacere i recitanti)?",

In questo passaggio si perde in vivacita e in efficacia quel che si guadagnain economia interna: vengono meno, nellindore del toscano, i coloriti detta­gli di interni domestici e di spicciola economia casalinga?': si smorzano, comesempre, Ie note pin stridule di materia erotica - relativamente aIle pesantiavances di Ottavio a Colombina, 0 all'ipocrisia sessuale di Rosaura'? - rnaanche di tipo patetico, riguardo per esempio alIa veemenza con cui Lelio, ilfiglio sempre accusato a torto, protesta la propria innocenza'", si attenua, allostesso modo, la carica quasi espressionistica dell'ingordigia di Ortavio, il catti­vo maestro, che in origine reca pin marcati i tratti dell'antico pedante corrottoe parassita. Come al solito Goldoni sembra identificare la qualita letterariacon la mediera formale e contenutistica, scegliendo di riservare ai lettori deitesti piu sobri e sintetici, rna anche piu sbiaditi e banali. Nella prefazionedichiara di avere operato «moltissimi cambiamenti, Forse piu che in ogni altra.Mi parve, rileggendola, avervi riconosciuto alcune cose non necessarie che laguastavano per abbondanza, e parmi ora di averla ridotta a migliore sernpli­cita», Semplicita, ci conferma ormai senza possibili equivoci, perseguita pen­sando ad un interlocutore che legge: «ora scrivo piu per la stampa che per il

69 C'e un caso abbastanza curioso, nell'edizione Paperini, di inserirnento 'spurio' dell'Arlecchino chenon figurava originariamente nelle recite veneziane del 1750 (e neanche, infarri, nel copione pubblicarodal Medebac nel sesto romo Bettinelli): equello delle Femmine puntigliose nel terzo tomo del 1753, dovela maschera compare «in figura di Moro» a sostenere, in margine all'intreccio, un ruolo puramente farse­sco ed esotizzante in omaggio alle mode turchesche allora tanto in yoga, che, proprio in quell'anno, sonoticonfermate e incentivate in teatro dalla forrunatissima Sposa persiana.

70 Cfr. l'Autore a chi legge, To, II, 801. Ma a ptoposito di queste versioni toscane delle commedieveneziane, si veda il saggio di P. SPEZZANI, II Goldoni traduttore di se stesso dal dialetto alia lingua, in«Annali della Facolta di Lerrere e Pilosofia dell'Universira di Padova», II (1977), pp. 277-324.

71 Si vedano, ad esempio, Ie scene I, 6 e II, 4, tispettivamente dedicate ad un colloquio Ira Brighella ePantalone a proposito delle spese per la cucina di casa e ad una discussione fra Beatrice e Pantalone incui quest'u1timo rivendica, tra l'altro, il suo diritto di stare in pace a tavola.

12 Cosl nelle scene 8 e 19 del prirno atto, dove, rispettivamente, Colombina si abbandona ad un soli­loquio molto espliciro circa la scarsa virtu di cerre cameriere e la cornpiacenza interessata di certe padre­ne e dove si assiste agli equivoci insegnamenri di Orravio in tema di amore.

73 Cfr. la scena I, 15.

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11 tormentodel testo: le commediein tripla redazione

Teatro, e non vi ealcuno che m'imponga la legge»74.Su questa orgogliosa professione di autonomia (e pero anche sulla modestia

del risultato conseguito) possiamo interromperci per tirare qualche conclusio­ne, Pare davvero che Goldoni proceda a scatti e a spirale lungo le tappe tor­mentate della propria autofilologia, nell'impossibile ricerca di un equilibriodialettico fra libro e spettacolo, rna con un punto di riferimento teorico emetodologieo che resta sempre costante: la volonta di Farsi riconoscere comeautore, cioe come il garante e l'unico depositario del testo, costi quello checosti.

Negli anni del suo attivo coinvolgimento capocomicale, prima alSant'Angelo (in subordine al Medebac), poi al San Luca (in prima persona), ilcontrollo sul testo a cui aspira einteso nel senso pili ampio di orientamento eguida della rappresentazione e degli attori, Le edizioni Bettinelli, Paperini ePitteri, in questa fase, dovrebbero costituire altretranti supporti di qualita, deilasciapassare di prestigio per accreditarlo presso fasce sempre pili larghe e sele­zionate di spettatori, la migliore difesa della propria difficile militanza teatralecontro il doppio fronte degli aristotelici ortodossi, che 10 accusavano di igno­ranza, sciatteria formale e persino di immoralita, e del mercato dei teatranti(impresari, attori, poligrafi), pronti ad una concorrenza sleale 0 ad una colla­borazione inadeguata, altrettanto rovinosa.

La qualita letteraria dei testi, corredati da note e prefazioni e proposti informa distesa, in prosa e in lingua toscana, ela marca che dovrebbe contraddi­stinguere tale operazione. Nei fatti, tuttavia, una tale emancipazione si realizzain modo assai discontinuo: schematizzando possiamo considerare la Bettinellisoltanto una prima, difforme e strumenrale approssimazione al libro; laPaperini, per i suoi referenti commerciali e intellettuali, il momenta pili uffi­ciale e veramente organico di questa ricerca, e la Pitteri un ripiegamento stra­tegico nuovamente mirato al teatro.

Con la Pasquali, e le speranze che ne accompagnano il varo (quando credeche l'ingaggio parigino sia foriero di quel lancio europeo a cui soprattuttoaspirava), Goldoni cambia rotta, sceglie cioe il pubblico dei lettori, pili quali­Beato e garantito di quello degli spettatori. In un certo senso ebbe ragione:generazioni intere 10 avrebbero letto grazie proprio alla Pasquali (e poi allaZatta, epilogo non secondario di questa storia), mentre in scena sarebbe con­tinuata a lungo una fortuna tutto sommato equivoca e dimidiata. E tuttavia isuoi molti lettori e saccheggiatori non 10 avrebbero spesso riconosciuto comeuno dei loro, e sarebbero stati piuttosto i cattivi teatranti a tenere viva la suamemona.

74 L'Autorea chi legge, To, II, 802.

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