+ All Categories
Home > Documents > Il vaso che ride: decorazione come comunicazione, in PPEAtti VI

Il vaso che ride: decorazione come comunicazione, in PPEAtti VI

Date post: 07-Jan-2023
Category:
Upload: unimi
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
53
PPE.Atti VI PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Miti Simboli Decorazioni Ricerche e scavi CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI volume I
Transcript

PPE.Atti VI

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

Miti Simboli DecorazioniRicerche e scavi

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI

volume I

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDI

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

volume I

Centro Studi di Preistoria e ArcheologiaMilano

Miti simboli decorazioni

Ricerche e Scavi

Atti del Sesto Incontro di StudiPitigliano - Valentano 13-15 settembre 2002

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

RICERCHE E SCAVI

a cura di Nuccia Negroni Catacchio

In copertina: Il vaso che rideDisegno di Maura Baciocchi

È vietata la riproduzione anche parziale a uso interno o didattico,con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia non autorizzata.

© 2004 Centro Studi di Preistoria e Archeologia - Onlusvia Fiori Chiari 8, 20121 Milano

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

SESTO INCONTRO DI STUDIPitigliano - Valentano 13-15 settembre 2002

Direzione scientificaNuccia Negroni Catacchio

Coordinamento scientificoLaura Guidetti, Massimo Cardosa, Enrico PellegriniSegreteria: Paola Capuzzo, Martina Rusconi Clerici

Enti PromotoriUniversità degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Sezione di ArcheologiaCentro Studi di Preistoria e Archeologia - MilanoComune di Pitigliano (GR)Comune di Valentano (VT)

Enti di patrocinioIstituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaSoprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico "L. PigoriniSoprintendenza Archeologica della ToscanaSoprintendenza Archeologica per l'Etruria MeridionaleRegione Toscana - Assessorato alla CulturaRegione Lazio - Assessorato alla CulturaProvincia di Grosseto - Assessorato alla CulturaProvincia di Viterbo- Assessorato alla Cultura

Contributi diUniversità degli Studi di MilanoProvincia di ViterboComune di Pitigliano Comune di Valentano

PresidenzeGianni Bailo Modesti, Istituto Universitario Orientale, Università di NapoliAnna Maria Bietti Sestieri, Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, ChietiAlberto Cazzella, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"Daniela Cocchi, Museo Preistorico e Archeologico "Alberto Carlo Blanc"Tomaso Di Fraia, Università degli Studi di PisaMaria Antonietta Fugazzola Delpino, Soprintendenza Speciale al Museo "L. Pigorini", Roma

Presidente dell'Istituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaRenata Grifoni Cremonesi, Università degli Studi di PisaFulvia Lo Schiavo, CNR. - Istituto per gli Studi Micenei ed Egeo Anatolici, RomaAnna Maria Moretti Sgubini, Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale, Roma

ATTI DEL SESTO INCONTRO DI STUDICoordinamento, redazione e impaginazioneLaura Guidetti con la collaborazione di Martina Rusconi Clerici

Alla redazione e stampa del volume ha contribuito finanziariamente la Provincia di Grosseto

IL VASO CHE RIDE: DECORAZIONE COME COMUNICAZIONE

L'analisi della decorazione intesa come semplice abbellimento di un oggetto, un esercizio distile, oppure come linguaggio condiviso da una comunità antica o attuale, ha ormai alle spalleun'ampia serie di studi e un lungo dibattito, che in questa sede diamo per conosciuti e sui qualiquindi non mi soffermo; d'altra parte tutta l'impostazione di questo convegno rivela che la secon-da ipotesi ci sembra la più convincente e che in generale è possibile prospettare la tesi, natural-mente da verificare, che i motivi decorativi collocati sui vasi che possiamo definire "rituali" rap-presentino in modo simbolico la "visione del mondo" delle comunità che li hanno prodotti: l'i-deologia religiosa e quella funeraria, le vicende e i valori che stanno alla base dello specifico statussociale del defunto o dell'offerente. Ci sembra possibile che in qualche modo le decorazioni rap-presentino la trascrizione grafica e abbreviata di narrazioni tramandate per via orale. In questocontesto basta un simbolo per evocare un racconto noto a tutti, per esempio sulle origini delmondo o sui miti di fondazione della comunità stessa.

Per i contenitori invece in cui è prevalente la funzione pratica, legata quindi alle attività quoti-diane, domestiche o artigianali, la decorazione potrebbe indicare, maggiormente mediante segniche con rappresentazioni simboliche, l'appartenenza a gruppi familiari specifici o a particolarigruppi sociali all'interno della comunità o anche indicarne la funzione o i materiali contenuti.

Naturalmente questa distinzione rigida in genere non si pone nelle situazioni reali, ma in questocaso ha il solo scopo di facilitare la formulazione di ipotesi plausibili e di costruire un questionarioformato da domande specifiche, in grado di indirizzare e di far progredire il progetto di ricerca.

Ma quali tipi di linguaggi vengono maggiormente usati nella decorazione degli oggetti mobili?Il linguaggio astratto e quello figurativo sono nati contemporaneamente e in molte delle epoche anti-

che e recenti sono convissuti, chiarificandosi a vicenda: accanto alle grandi rappresentazioni natu-ralistiche del Paleolitico troviamo numerosi segni astratti, di cui non riusciamo a comprendere piùil significato; questa commistione continua per esempio nell'arte rupestre, in cui troviamo cop-pelle, dischi, spirali etc., accanto a scene di aratura, di caccia, di combattimenti.

L'organicità e l'astrazione1 sembrano due tipologie di linguaggio radicate profondamente nelnostro passato, ed entrambe necessarie alla nostra esigenza di comunicazione. Tuttavia in alcuneepoche prevale la prima e in altre la seconda, anche se non riusciamo a spiegarne i motivi.

Accanto alla completa astrazione e alla figurazione di tipo naturalistico, abbiamo poi un lin-guaggio che possiamo definire schematico, in cui l'oggetto realistico, uomo, animale, sole etc., è anco-ra riconoscibile, se pure con diversi gradi di difficoltà. L'esempio più chiaro è ancora quello del-l'arte rupestre, con le sue scene di carri, di arature, di combattimenti o di alcune decorazioni suoggetti mobili, ceramiche o bronzi.

Il linguaggio simbolico si avvale sia della rappresentazione naturalistica, sia di quella astratta, sia

1 Per una analisi approfondita di questi temi, cfr. Bianchi Bandinelli 1956.

ancora di quella schematica: valore simbolico avevano certamente le pitture rupestri naturalistiche,e le veneri steatopigie2, così come, per esempio, tutte le rappresentazioni più o meno stilizzate dilabirinti, meandri e spirali e, per rimanere a un argomento che sarà molto dibattuto in questoincontro, le varie stilizzazioni della barca solare.

Dalle pareti dei vasi e degli oggetti di bronzo, per rimanere nel nostro tema, emerge tutto ununiverso di figure, segni e simboli che continuano a comunicare il loro messaggio da millenni,mentre le comunità cui erano destinate, si sono nel tempo, estinte.

È come trovarsi in un paese straniero, di cui non conosciamo né lingua né cultura. Siamoimmersi in un flusso continuo di informazioni che non sono però in grado di informarci.

In che modo possiamo dunque affrontare il problema della decorazione come insieme di segni esimboli aventi lo scopo di comunicare messaggi, di cui abbiamo perso il codice di interpretazione?

In prima istanza, ponendoci il problema: nessuna soluzione si dà di un problema che non sipone, nessuna risposta è possibile per una domanda che non si formula. E tutto naturalmentenasce dalla curiosità: perché il mondo dal Bronzo Recente alla prima età del ferro è cosi invaso dauccelli acquatici? Ne vediamo a frotte appollaiati sul tetto dell'urna a capanna del nostro manife-sto3, mentre altri nuotano lungo le sue pareti: sappiamo, o almeno ipotizziamo, che stanno perportare il defunto e la sua casa nel nuovo mondo cui è destinato, sulla stessa barca che traspostail sole al tramonto. Ma l'affollamento sulla casa di tanti uccelli impazienti posati sul tetto o nuo-tanti sulle pareti, in attesa dell'arrivo del defunto ci appare anche un po' inquietante, quasi in tra-sparenza scorgessimo un nugolo di avvoltoi in attesa che il destino si compia.

E perché ride il vaso di Cetona? Sicuramente va interpretato come strumento di un rituale di cui ci parlerà tra poco Daniela

Cocchi4; i molti seni escludono che si possa trattare della personificazione dell'offerente e sugge-riscono invece l'ipotesi della rappresentazione di una divinità o di un'antenata femminile nutrice edispensatrice di abbondanza, quasi un'anticipazione concettuale della Artemide polymastòs ("dallemolte mammelle") di Efeso. Una dea o una progenitrice in forma di vaso, il cui volto ricorda neldisegno quello di alcune statue stele, con l'aggiunta di due vivacissimi occhi, che potrebbero esse-re anche simboli solari5, come si avverte in modo più esplicito sulle urne biconiche del BronzoFinale, sempre rappresentate nel nostro manifesto-simbolo. Le linee della bocca potrebbero ancherappresentare l'acqua; nell'insieme l'immagine è quella di una figura materna e protettiva che pro-mette sicurezza e abbondanza, un piccolo spiraglio su un pantheon protostorico "italiano", chedovremmo proporci di ricostruire.

Una volta posto il problema, occorre ovviamente organizzare le decorazioni in una tipologia e inuna nomenclatura che le renda riconoscibili a tutti gli studiosi. Questa ci appare un'affermazione ovvia,ma la possibilità di conoscere e di comunicare e quindi di studiare, inizia proprio con l'azione di dareun nome alle cose. Da una parte occorre individuare i motivi e le sintassi decorative e poi assegnare

N. Negroni Catacchio4

2 E ricca di contenuti simbolici e in qualche caso persino esoterici è la pittura rinascimentale, figurativa per anto-nomasia.

3 E della copertina di questi Atti.4 Cfr. infra.5 Il sole in molti ambiti culturali è rappresentato come cerchio con punto centrale.

loro un nome accettato dalla comunità degli studiosi. Parafrasando Umberto Eco6, il nome delle coseè il risultato di un contratto sociale e la lingua un insieme di significati condivisi da una comunità.

Perché noi concordiamo nell'assegnare il nome "cane" a quello specifico animale o "rosa" aquel fiore particolare, è un problema grave, che lasciamo però ai semiologi; qui importa sottoli-neare che senza questa specifica operazione di individuare e denominare il cane e la rosa, oppure,nel nostro caso, il meandro, la spirale, la barca solare, la enne semplice o ramificata o complessa,ci viene a mancare l'oggetto della ricerca e il linguaggio, convenzionale, ma comune a tutti, indi-spensabile per comprenderci.

L'insieme dunque dei motivi decorativi pertinenti a una specifica comunità attuale o estinta, va,in questa ottica, interpretato come un linguaggio condiviso dalla comunità stessa e uno strumen-to che i membri hanno per comunicare tra loro.

Lo stesso vale per la comunità scientifica, che deve studiare e interpretare questo linguaggio:l'universo dei motivi decorativi pertinenti a una specifica facies culturale deve essere riconosciutonei suoi singoli elementi e nelle loro relazioni e a ogni singolo componente deve essere attribuitoun "nome", condiviso o almeno noto a tutti.

Se il nome è evocativo, la decorazione o l'oggetto saranno più facilmente riconoscibili e memo-rizzabili; così il "vaso decorato con un motivo antropomorfo rinvenuto a Cetona" potrebbe tra-sformarsi in "la dea di Cetona", forse con soddisfazione della stessa divinità.

Il problema allora può essere impostato come una "traduzione" da un sistema di significatiall'altro, del tipo: conosciuti a fondo tutti gli elementi che caratterizzano una comunità estinta,comprese le attività quotidiane, e le pratiche rituali e funerarie; fatti i confronti con situazioni ana-loghe note dalle fonti scritte posteriori, o possibilmente ancora osservabili, si può ipotizzare che,per esempio, quella che noi chiamiamo "spirale" sia la rappresentazione simbolica del gorgo sot-terraneo in cui il defunto scende e nello stesso tempo della strada della sua risalita. Naturalmentesi tratta solo di un esempio senza per ora elementi a conforto, tuttavia potrebbe divenire la trac-cia di una ipotesi da verificare.

Se la decorazione è figurativa o schematica, possiamo almeno riconoscere i soggetti: figureumane, animali, alberi e, sulla base del nostro sapere pregresso, possiamo ipotizzare dee madri,danze o lamenti intorno al defunto, animali sacri a una divinità. Per il riconoscimento dei signifi-cati, naturalmente in via puramente ipotetica, possiamo ricorrere alle analogie con le rappresenta-zioni più tarde; quelle della grande arte greca ed etrusca, ancora osservabile, e ai testi letterari, allefonti scritte, ancora consultabili. Almeno dalla tarda protostoria il patrimonio mitologico sembraormai non troppo dissimile da quello che conosciamo per le epoche posteriori, anche se è anco-ra tramandato per via orale e precedente all'ingresso dell'immaginario mitologico greco, così alme-no come lo conosciamo nell'epoca classica.

Interessante è, a questo riguardo, la lettura che Mario Torelli (1997, pp. 13-sgg.) fa di alcune scene figu-rate presenti su urne funerarie e su oggetti del corredo funebre, datati dal tardo Bronzo Finale all'VIII sec.

Poiché siamo, secondo l'autore, in epoca precedente alla diffusione della mitologia classica, l'in-terpretazione si basa sull'assunto che si tratti, non di scene mitologiche, ma piuttosto di rappre-

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 5

6 Cfr. Eco 1997.

sentazioni di cerimonie funebri, di banchetti rituali e dell'eroizzazione del defunto, scene tuttefinalizzate a esaltarne il rango e il potere. Appare evidente che le ipotesi proposte derivano da unaapprofondita conoscenza dei rituali descritti dalle fonti letterarie, che permettono di "riconosce-re" le scene rappresentate e di inserirle all'inizio di un quadro ideologico e culturale chiaro, anchese più noto nella sua formalizzazione posteriore.

Per quello che ci riguarda, non è difficile cogliere un'assonanza tra le decorazioni delle urne acapanna e in generale dei cinerari del Bronzo Finale e del Villanoviano antico e le anfore di epocageometrica per esempio dalla necropoli del Dipylon: anche qui vediamo rappresentati personaggistilizzati nell'atto del compianto funebre o delle danze rituali, e intorno, tutti i simboli a noi noti:le svastiche, gli uccelli acquatici, le "rosette", le ruote del carro solare, divenuto carro funebre7.

Nel VI secolo in Grecia il mito non è più prevalentemente orale ed è ormai standardizzato; lascena raffigurata sui vasi può essere simile come concetto generale, ma siamo passati dallo sche-matismo al pieno stile figurativo e tutti gli elementi simbolici "primitivi" sono scomparsi.

Grazie a queste incursioni in epoche posteriori o culturalmente più avanzate, riusciamo a interpre-tare alcune decorazioni del Bronzo Finale come elementi di una mitologia che si traduce nel ritualefunerario: ecco dunque su un vaso di bronzo da Veio, possiamo "leggere" la rappresentazione deldefunto, il cui volto è tondo come il disco solare e quindi ormai eroizzato, che è giunto nello stessospazio sacro in cui vive il sole, rappresentato dai numerosi cerchi concentrici, trasportato dalla barcasolare e che quindi ci vuole comunicare che ha ormai felicemente portato a termine, il suo "trapasso".

La presenza della svastica sembra indicare, al di là della sua interpretazione generica come sim-bolo solare, il mondo dove vive il sole, il territorio dell'aldilà che aspetta il defunto o dove il defun-to è giunto. Potrebbe essere interpretata come il segno, l'indicazione che ciò che viene narrato,accade ormai in un altro mondo e in un'altra dimensione.

Possiamo continuare in questo gioco divertente di ricostruire una narrazione, forse non trop-po dissimile da quelle che le comunità protoetrusche si tramandavano per via orale: per esempio,mi riesce difficile non interpretare la serie infinita di angoli alterni formati da solcature e cuppel-le che sovrastano una serie di linee continue parallele, decorazione tipica del Bronzo Finale n Etru-ria, come l'eterno viaggio del sole che si leva e tramonta nelle onde del mare. Così, leggendo dadestra verso sinistra la scena rappresentata sul biconico di Sorgenti della Nova (Sorgenti Nova 1981,p. 419, fig. 116), il defunto, che ormai sembra diventato della stessa sostanza del sole, fatto com'èanche lui di solcature e cuppelle, sembra dirci: sono giunto nel regno dei morti, e, poiché in vitaho ben meritato, sto per iniziare il viaggio simile a quello del sole (solcature e cuppelle) e giungerònel suo regno (simboleggiato dalla svastica).

Nel IV Incontro di Studi Marco Bettelli e il compianto Massimiliano di Pillo hanno presentatoun contributo, in qualche modo anticipatore del tema dell'Incontro di questi giorni (Bettelli-Di Pillo2000): dopo una introduzione sullo stato della ricerca relativa allo studio dello"stile" delle decora-

N. Negroni Catacchio6

7 I temi sono i medesimi, anche se la tecnica, lo stile e la resa grafica sono differenti. Per i problemi dei rapporti tracontenuto delle raffigurazioni e il loro "stile" o resa grafica e sul tema della possibilità di confrontare tra loro raffigu-razioni simili, ma rese in modo diverso, in epoche e aree geografiche diverse, si veda più avanti la discussione, a pro-posito delle rappresentazioni della "barca solare". In questo caso, il confronto tra i motivi raffigurati sulle urne villa-noviane e i vasi del Dipylon appare giustificato dalla presenza di quella che sembra una medesima koinè culturale.

zioni, alla quale rimando, vengono prese in esame le urne cinerarie del Villanoviano tarquiniese delIX sec. a.C. analizzando non tanto le singole decorazioni, quanto le parti del vaso che venivanodecorate.

In effetti sembra in generale esistere una corrispondenza tra la forma del vaso, la collocazionedelle decorazioni e il loro significato e sembra inoltre, ma naturalmente va dimostrato, che le varieparti della struttura abbiano valori diversi, talvolta gerarchizzati.

Nel lavoro di M. Torelli sopra citato, l'autore tenta una lettura di questo tipo, e anzi proponeuna interpretazione dei "valori" delle singole parti del vaso. Facilitato anche dalla presenza di deco-razioni figurative; propone di vedere nelle pareti delle urne a capanna e nella parte superiore deicinerari e dei vasi in generale, gli spazi deputati a rappresentare il luogo della festa e dei riti fune-rari, replica del magico cerchio descritto intorno al defunto dai partecipanti al rito funebre, men-tre il coperchio dei vasi e la sommità della capanna assumono il ruolo di spazio dedicato alla rap-presentazione del defunto nella sua dimensione infera e nello stato eroico da questi raggiunto.

Non è possibile applicare direttamente questa lettura ai cinerari e alle ciotole del Bronzo Fina-le in Etruria, in quando la rappresentazione del rango del defunto e della sua appartenenza socia-le non sembra ancora leggibile nella decorazione, tuttavia l'ipotesi che le urne cinerarie possanoessere la rappresentazione del defunto e le varie parti dei vasi abbiano specifici valori rituali puòcontribuire a indirizzare in modo proficuo le nostre ricerche.

Anche con l'aiuto delle rappresentazioni figurative, l'errore è comunque sempre dietro l'angolo: per-ché un conto è leggere le figure, un uomo, una donna, una scena di caccia, e un altro è l'interpretazione:così le scene rappresentate sul cinerari di bronzo della necropoli dell'Olmo Bello di Bisenzio, tomba 22,vengono interpretate da M. Torelli (Torelli 1997, p. 33-sgg.) come la rappresentazione dei giochi in onoredel defunto e del suo rango sociale e più recentemente da Marco Pacciarelli8, come la rappresentazionedel mito di Eracle e in particolare della vicenda del furto dei buoi di Gerione da parte di Caco.

Dunque se la decorazione è figurativa o basata su elementi schematici che riusciamo a ricono-scere perché patrimonio anche della nostra cultura, il riferimento alle fonti letterarie posteriori oa situazioni note dell'antichità storica, può essere di aiuto.

Se invece l'astrazione è totale, come nel caso delle serie di punti, angoli alterni, cordoni, soprat-tutto per le epoche più antiche, per la traduzione ci vorrebbe proprio una stele di Rosetta; oppu-re il ricorso all'etnoarcheologia e all'osservazione del significato e dell'uso delle decorazioni pres-so le popolazioni primitive attuali.

Anche su questo punto non mi dilungo, lasciando lo spazio alle relazioni che si succederannoe che affronteranno in modo specifico questi problemi.

Soltanto, per finire, vorrei comunicarvi una suggestione: che rapporto potrebbe esserci, se c'è,tra le decorazioni più semplici, a cordoni plastici e a incisioni, e la serie di tatuaggi trovati sul corpodell'uomo di Similaum?

Nuccia Negroni Catacchio*

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 7

8 Pacciarelli 2002, in particolare da p. 309.* Università degli Studi di Milano - Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Sezione di Archeologia.

Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano.

Riassunto Sebbene la decorazione sulla ceramica, sui bronzi, e in generale sugli oggetti mobili, sia stata ingenere studiata, soprattutto nei suoi aspetti più appariscenti, tuttavia mancano studi generali cheda una parte analizzino le diverse tecniche e dall'altra costruiscano serie tipologiche, sul model-lo di quelle relative alle forme dei vasi, che permettano di acquisire in modo sistematico la cono-scenza dei singoli elementi e le loro combinazioni in una sintassi decorativa. Queste operazionisono preliminari alla comprensione dell'universo di segni e simboli, che la decorazione rappre-sentava per le comunità che le hanno prodotte, e che quindi ne condividevano i significati e irimandi alle strutture sociali e alle ideologie religiose e funerarie. Sebbene noi abbiamo ora per-duto il codice di interpretazione e non sappiamo più comprendere il loro linguaggio, possiamocomunque cercare di impostare la ricerca in modo sistematico, facendo riferimento agli esisti diepoca storica, se possibile, e alle fonti letterarie posteriori, oppure all'osservazione del comporta-mento dei cosiddetti primitivi attuali. In ogni caso lo scopo è quello di formulare ipotesi da veri-ficare. Il linguaggio della decorazione ci appare ora come uno degli elementi più significativi perla ricostruzione dei modelli sociali e culturali delle comunità antiche, accanto all'uso del territo-rio e dello spazio e ai rituali funerari.

Abstract The decoration patterns on ceramics and other objects such as the bronze ones have been usual-ly studied, mainly in their more apparent aspects, however there are not general studies whichboth analyse the different techniques and build typological series, like the ones studied for theceramic classes, allowing in such a way to systematically organize the single elements and theircombination in each decorative pattern. These preliminary steps are fundamental for the com-prehension of the whole set of signs and symbols that the various decorations represented withinthe community which produced them and which therefore shared the meanings and the referen-ces to the social, funeral and religious ideology. Although we lost the interpreting code and wecan no longer understand that language, we can, however, try to systematically define the resear-ch, using as references either the examples dating to historical periods or, when possible, laterliterature, or ethnographic studies regarding the so-called primitive contemporary societies. Theaim of such a study is to formulate hypothesis to be verified. The language of decoration pat-terns seems now to be one of the most meaningful elements for the reconstruction of social andcultural models of the ancient communities, along with the utilization of their territory, theorganization of the space and the burial rituals.

N. Negroni Catacchio8

BIANCHI BANDINELLI R.1956 Organicità e astrazione, Milano.

BETTELLI M. - DI PILLO M.2000 La decorazione dei biconici villanoviani: contributo ad una analisi strutturale, in PPE.Atti IV,

pp. 509-518.

ECO U.1997 Kant e l'ornitorinco, Bompiani.

Sorgenti Nova1981 N. Negroni Catacchio (a cura di), Sorgenti della Nova. Una comunità protostorica e il suo territorio

nell'Etruria meridionale, Catalogo della mostra, CNR, Roma.

PACCIARELLI M.2002 Raffigurazioni di miti e riti su manufatti metallici di Bisenzio e Vulci tra il 750 e il 650 a.C., in A.

Carandini, Archeologia del mito, Einaudi, Torino, pp. 301-332.

TORELLI M.1997 Rango e ritualità nell'iconografia italica antica, in M. Torelli, Il rango, il mito e l'immagine, Electa,

Milano, pp. 13-51.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 9

Bibliografia

DISCUSSIONE

IL VASO CHE RIDE: DECORAZIONE COME COMUNICAZIONE

Nuccia Negroni Catacchio

Tomaso Di FraiaIo non ho domande da porre; partecipo volentieri a questo incontro e anch'io avanzerò alcune

ipotesi, però vorrei esprimere un paio di impressioni in seguito all'ascolto delle prime relazioni. C'èstata una sorta di riflesso condizionato, a un certo punto mi è venuta in mente la storiella, che tutticonoscerete, di Achille Campanile, in La lettera di Ramesse, un giovane egiziano che scrive a unafanciulla un messaggio d'amore, naturalmente in geroglifico; la fanciulla interpreta male il mes-saggio, i due hanno un fraintendimento un po' turbolento, eccetera. La storia finisce con unarcheologo che, a distanza di millenni, ritrova il geroglifico e l'interpreta in una terza maniera.

La storiella mi sembra che descriva bene le conseguenze negative che possono verificarsi quan-do non si appronta tutta una serie di cautele. A questo si aggiungono la mia posizione critica neiconfronti di Marija Gimbutas, per quanto riguarda le sue ipotesi di ricostruzione culturale e lin-guistica e non la sua conoscenza dell'arte preistorica, che è infinitamente superiore alla mia. Vor-rei dire questo: il pericolo che dovremmo sempre tenere presente è quello di "assolutizzare" un'in-terpretazione producendo un effetto escludente per altre interpretazioni possibili. In maniera pro-vocatoria vorrei suggerire questo, non necessariamente come deontologia esplicita, ma almenocome impegno mentale: chi avanza un'ipotesi dovrebbe individuarne anche una di riserva nel casoin cui la prima dovesse fallire, cioè fin dall'inizio, fin da quando formuliamo l'ipotesi, dovremmoavere l'accortezza di vedere i limiti delle nostre ipotesi per non rimanerne poi prigionieri, e soprat-tutto vedere le alternative possibili.

Marco Merlini Vorrei fare un breve intervento sui seguenti argomenti: "Grande Diluvio", "Danube Script" e

"Rivoluzione geometrica del Paleolitico superiore". Sono stato sollecitato a intervenire dalle nume-rose citazioni fatte nelle relazioni sul contributo e le chiavi di lettura offerte da M.Gimbutas. Sonoinfatti l'unico italiano che sta attualmente lavorando con il gruppo che ha raccolto l'eredità del-l'archeologa lituano-statunitense. Il gruppo di lavoro transnazionale è composto, fra gli altri, daJoan Marler (esecutrice testamentaria di M. Gimbutas), Miriam Dexter (Ucla, Los Angeles), HaraldHaarmann (Università di Helsinki), Susan Moulton (Sonora University), Mary Brenneman (Ver-mont University), Glenda Cloughley (Anzsja Camberra).

Vi descrivo brevemente alcune direttrici lungo cui si sta muovendo il gruppo di lavoro, perché

1 Direttore del Prehistory Knowledge Project (www.prehistory.it) e membro della World Rock Art Academy. EUROINNOVANET, Via P. Bonfante 52.00175 Roma, [email protected].

ogni possibile incrocio è benvenuto. Tre tematiche, fra quelle che stiamo approfondendo, interse-cano il titolo e il taglio di questo convegno. Possiamo sintetizzarle così: Grande Diluvio e civiliz-zazione dell'Antica Europa, Danube Script, Rivoluzione geometrica e comunicativa del Paleoliti-co Superiore nel sud-est europeo. Chiedo scusa se dovrò essere forzatamente schematico.

Grande Diluvio e civilizzazione dell'Antica Europa.Come è noto, gli studi geologici condotti per la Columbia University da William Ryan e Walter

Pitman (1997, 1998) hanno ipotizzato che, nella parte finale del Paleolitico Superiore, il Bosforofosse una stretta vallata attraverso la quale defluiva verso il Mediterraneo l'acqua dolce dell'alloraLago Eusino. Successivamente, il lago preistorico si abbassò notevolmente di livello a causa del-l'evaporazione e divenne un'oasi di acqua dolce intorno a cui si svilupparono fiorenti civiltà. Circa8.600 anni fa, la diga naturale costituita dal Bosforo non resistette più alla crescente pressione delleacque del Mediterraneo e un'immane marea salmastra travolse, al ritmo di 15 centimetri al giorno,le coste del Lago Eusino e risalì il corso dei suoi grandi affluenti quali il Danubio, il Dniester(Nistru), il Dnieper, il Don. Venne sommersa per sempre un'ampia, fertile pianura alla velocitàlampo di 2-3 chilometri al giorno. Ne derivarono morte e distruzione e la dispersione di popola-zioni costiere altamente civilizzate.

Lo shock mise in moto l'intelligenza e la capacità di problem solving delle genti che avevanoabitato sulle sponde del lago preistorico (oggi Mar Nero), avevano affrontato l'alluvione ed eranofuggite lontano dai loro insediamenti. Così lo sviluppo culturale subì un'accelerazione. Dopo ildisastro geologico, lo stato mentale collettivo si rinforzò secondo la logica: quel che non toglie lavita, irrobustisce. Ne nacquero istituzioni con le qualità proprie di un'alta civilizzazione. In parti-colare, l'Antica Europa collezionò in quel periodo i diversi fattori che individuano le grandi civiltàdel mondo antico: scambi ben organizzati, una metallurgia efficiente, un'economia templare, unascala urbana, un sistema di scrittura, un'istituzione del tipo "Commonwealth" fra i villaggi (nonuno Stato), un'autorità istituzionale (non un re).

La costruzione di un quadro realistico del Neolitico nel sud-est europeo porta quindi a ipotiz-zare che in quell'area possa essere decollata una delle società leader del tempo. E anzi tende asostenere che la "rivoluzione neolitica" avvenne in quelle regioni molto prima di quanto ritenutodalle scuole archeologiche consolidatesi un ventennio orsono. L'Antica Europa va doverosamen-te inserita nel novero delle grandi civiltà del mondo antico, accanto - e per più versi, prima -a quel-le mesopotamica, egiziana e dell'Indo. Un riconoscimento che va di pari passo con l'ormai neces-sario riconoscimento che la struttura gerarchico-burocratico-amministrativa delle città statomesopotamiche sia stata non il prototipo originario cui occorre conformarsi quando si ragiona suldecollo della civiltà, ma solo una delle diverse varianti possibili.

Danube ScriptL'idea di una scrittura dell'Antica Europa risulta sintonica con questa visione. Pur senza sottova-

lutare la sapienza dispiegata dalle società preistoriche illetterate, l'avvento del pensiero scritto è con-siderato una formidabile leva del processo che ha portato alla civilizzazione del sud-est europeo.

I reperti degli ultimi scavi e i più recenti studi archeologici e semiologici stanno documentan-do l'esistenza di uno script che, ben 7.000 anni orsono, fissava su pietra o su argilla le immagini ei simbolismi religiosi delle antiche popolazioni balcanico-danubiane e che veniva impiegato nei

Discussione12

rituali sacri. Non servì a far di conto nelle transazioni commerciali e a memorizzare documentiamministrativi, ma per "parlare con gli dei" o, come preferiscono dire diversi studiosi. "con laGrande Dea".

Originatasi nei Balcani centrali, la "scrittura della Dea" ebbe uno sviluppo indigeno. Dilagò rapi-damente nella valle del Danubio, in Ungheria meridionale, Macedonia, Transilvania, Grecia setten-trionale. Fiorì sin verso il 5.500 dal tempo presente, quando avvenne un rivolgimento sociale: deva-stanti invasioni di nuove popolazioni, secondo alcune interpretazioni, sovrapposizione di nuoveélite secondo altre. L'Europa neolitica sviluppò quindi un proprio script andato perduto. E nonsolo: quel che ne resta, è impenetrabile a ogni tentativo di decifrazione. Non si sa nulla, infatti, dellalingua di riferimento. È troppo antica per sperare nella fortuita scoperta di una "Stele di Rosetta"che ne permetta la trasposizione in una scrittura conosciuta. Tuttavia, pur se smarrita e non (anco-ra) decifrata, un numero crescente di studiosi concordano che si tratta di "vera scrittura": non vaconfusa con simboli religiosi, con un linguaggio figurato, sistemi di supporto alla memoria, formu-le magiche, mappe stellari e terrestri, marchi di fabbrica o di proprietà. In Romania sta lavorandosullo script proto-europeo il Dipartimento di Storia Antica dell'Università di Sibiu. In Iugoslavia, labranca di Novi Sad dell'Accademia delle Scienze, l'Istituto di Archeologia dell'Università di Belgra-do e il Dipartimento di Antropologia di Valevo. In Macedonia, il Macedonian Rock Art ResearchCentre. E così via. In Italia sta approfondendo questa ipotesi il gruppo di lavoro che si è raccolto,a Roma, intorno al Prehistory Knowledge Project che ho l'onore di dirigere (www.prehistory.it).

Che cosa spinge un numero crescente di archeologi, storici e linguisti ad affermare che ci tro-viamo di fronte a una scrittura a tutto tondo?

Non c'è lo spazio per entrare in dettagli semiologici. Si possono però descrivere alcune tipiciz-zazioni. Si può, ad esempio, notare che le iscrizioni tendono a presentarsi su file orizzontali, ver-ticali o in circolo: i segni si susseguono secondo una precisa sequenza. La linearità è un tratto cheaccomuna la proto-scrittura europea alle altre scritture pre-classiche (minoica lineare A, cipriota-minoica e cipriota sillabica). È una sottolineatura importante perché, mentre una disposizione spa-ziale a grappolo si coniuga all'utilizzo di forme scritte elementari come quelle pittografiche o ideo-grafiche (è il caso delle tavolette di Uruk della fine del sesto millennio da oggi), una progressionelineare è invece incaricata di esprimere una scrittura di tipo fonetico, giacché la fissazione graficadelle sequenze di suoni della lingua orale avviene sulla linea temporale (prima/dopo).

Secondo M. Gimbutas l'atavica scrittura europea consterebbe di una trentina di forme origina-riamente astratte e arbitrarie o divenute di fatto tali nel tempo: V, /\, croce, triangolo, losanga, zig-zag, circolo, svastica, spirale... Tramite la loro duplicazione-triplicazione-moltiplicazione (come inuna galleria di specchi) e la loro combinazione, sacerdotesse e sacerdoti dell'Antica Europa furo-no in grado di trasformare in testi scritti le pietre dei templi, le invocazioni alle divinità, gli oraco-li e il sangue dei sacrifici. Nella prima procedura, l'accumulazione di potere derivava dalla molti-plicazione di un segno; nella seconda, proveniva dalla combinazione di motivi complementari oaffini. Erano procedimenti con differenti portate rituali. Il primo possedeva forse un intento magi-co o d'invocazione. Il secondo (ottenuto con l'incastro di più segni) prevedeva un significato piùcomplesso: andava oltre alla semplice ripetitività magica per divenire un'astrazione capace diesprimere sottili distinzioni religiose.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 13

È a questo punto che sorgono numerosi interrogativi. La scrittura dell'antica Europa possede-va un valore solo visuale o anche fonetico? Esprimeva cioè in segni grafici i suoni di una linguaorale? Questo è il grande segreto tuttora custodito dallo script: ancora si discute se fosse compo-sto da pittografie (rappresentazioni di oggetti o concetti attraverso disegni schematici, ma abba-stanza realistici) e ideogrammi (segni stilizzati che si fanno simboli per esprimere idee e concetti) ose associasse segni scritti a parole o sillabe. Condivisa è comunque la convinzione che non si trattidi scrittura alfabetica (la sintonia fra un carattere alfabetico e un singolo suono), dato che l'alfabe-to fu inventato nel Vicino Oriente intorno al 3.500 dal tempo presente. Lo script proto-europeo èprobabilmente logico-fonetico: incorpora sia ideogrammi, sia segni rispondenti alla lingua parlata.

Composte prevalentemente da uno o due segni, le iscrizioni potevano evocare il nome delladivinità o alcuni suoi attributi, ricordare il nome del fedele, contenere una formula magica o unadivinazione, profferire una dedica, pronunciare una benedizione, una promessa o una speranza,stipulare un contratto.

Rivoluzione geometrica e comunicativa del Paleolitico superiore nel sud-est europeo.La scrittura dell'Antica Europa deve molto alla "rivoluzione geometrica" che vide protagoni-

sta, in epoca paleolitica e mesolitica, la regione compresa fra l'Ucraina, la Romania, la Serbia, laCroazia, l'Italia, la Macedonia, la Bulgaria e la Grecia. Essa iniziò ad emergere intorno al 29.000t.p., decollò verso il 20.000 e trovò compimento nel 9.000.

La scrittura neolitica fu dunque preceduta da una trasformazione cognitiva e simbolica imper-niata sull'ideazione, a partire da un elemento grafico semplice, di motivi geometrici complessi esulla loro organizzazione secondo un'eccezionale perfezione logica. Gli scavi che si stanno effet-tuando a Cosauti (Repubblica Moldava) stanno portando alla luce artefatti incisi geometricamen-te secondo una straordinaria varietà e complessità simbolica: si ritiene di avere a che fare con verie propri magazzini di informazioni e con messaggi complessi e profondi, riguardo alla mitologia,ai sentimenti o alla trascendenza. Alla fine del Paleolitico e del Mesolitico, l'uomo non conoscevaovviamente l'alfabeto e componeva messaggi con i mezzi d'espressione a sua disposizione: ango-li, rombi, spirali… La combinazione in codice di questi segni era funzionale alla necessità di stoc-care una gran massa di informazioni su una superficie ridotta.

La rivoluzione geometrica fece emergere l'uomo dalle caverne e dai ripari, lo sostenne nellacostruzione di case e templi, lo aiutò a comprendere e ad interpretare la natura e il cosmo, gli per-mise di raccogliere, ammassare e trasmettere la conoscenza accumulata. Forse in quei tratti astrat-ti e geometrici pensò d'intravedere "il soffio dell'universo".

Adriana PassariMi chiamo Adriana Passari e non sono un'archeologa. Vorrei fare una considerazione. Il proble-

ma, dal mio punto di vista non è soltanto se le ipotesi di M. Gimbutas siano vere o no, o avere delleipotesi di riserva, perché anche a livello scientifico non esistono verità assolute, sappiamo che i risul-tati della ricerca sono una sintesi dell'osservatore, del sistema di riferimento e dei metodi adottati.Quello che penso è che una società, rispecchia se stessa già dal tipo di ricerca che fa. Il problemanon è sapere se quello che stiamo ricercando sia la verità, ma è anche vedere cosa stiamo esprimen-do con questo tipo di ricerca; occorre quindi mettere l'accento non solo su quello che intendevano

Discussione14

esprimere gli artisti, o comunque gli artefici di quello che stiamo vedendo, ma anche su cosa noi stia-mo ricercando. In pratica noi in qualche modo ci rispecchiamo nei temi delle nostre indagini.

Nuccia Negroni CatacchioNon rispondo a nessuno in particolare perché credo che tutte le osservazioni siano importanti, e

comunque in un campo così "pericoloso", dove scivolare è sempre possibile, devo dire che il con-cetto che ha espresso la collega mi sembra di fondamentale importanza. Come afferma Carlo Sini"ogni passato è frutto del nostro presente"; cioè noi storici, e preistorici, per forza di cose, rico-struiamo un passato che, nella migliore delle ipotesi, rispecchierà quanto è realmente accaduto, peròvisto con gli occhi del nostro presente; per questo la ricerca va avanti, perché ogni nuova generazio-ne, ogni comunità, ogni civiltà diversa, svela il passato secondo i propri modelli interpretativi.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 15

STRUTTURA E DECORAZIONE DELLA CERAMICA RINALDONIANA

Analizzare la decorazione della ceramica delle necropoli rinaldoniane appare, a prima vista,compito quanto mai ingrato, sempre oscillante tra l'elencazione dei pochi motivi decorativi mag-giormente ricorrenti e lo slancio interpretativo1.

La scarsa conoscenza di dati relativi all'organizzazione sociale delle comunità rinaldoniane, lapovertà di elementi di confronto con materiali provenienti da contesti abitativi e i problemi anco-ra aperti nell'ambito dell'articolazione cronologica interna accentuano, inoltre, il rischio di caderenel campo delle mere ipotesi senza possibilità di sicuri elementi di controllo.

D'altro canto, è innegabile che i vasi maggiormente ricorrenti nei corredi funerari, vaso a fia-sco e ciotola, dovevano giocare un ruolo importante all'interno del sistema di comunicazione lega-to all'ideologia funeraria e allo status sociale dei defunti e che, pertanto, gli indicatori archeologicivadano ricercati non solo nelle variazioni riscontrabili nella composizione dei corredi ma, forse,anche in quelle tipologiche.

La maggior parte delle decorazioni è inquadrabile, a differenza di quanto sopra accennato, inun panorama più ripetitivo.

Sotto il profilo della tecnica decorativa si registra la netta prevalenza di decorazioni plastiche:bugne, bugnette circolari, bugne cave, "gocce", segmenti di cordoni o nervature.

Tra queste l'elemento maggiormente frequente è la decorazione a bugne. All'interno di questa defi-nizione abbastanza generica se ne possono distinguere, sulla base della loro forma, almeno quat-tro tipi: le bugne allungate, le bugnette circolari, le grosse bugne e le bugne o bozze cave.

Le bugne allungate, verticali o orizzontali, che richiamano elementi di presa, potevano avereanche carattere funzionale: sono presenti, principalmente, su forme quali le olle2 e i vasetti tron-coconici in ceramica grossolana3 (fig. 1.1-3), anche se non mancano esempi su vasi a fiasco, qualiquello della T. 6 del Palombaro (Rittatore Vonwiller 1969, tav. XXXV) (fig. 2.7).

Le bugnette circolari o troncoconiche, invece, sia singole sia disposte a costituire sintassi a sviluppo oriz-zontale sono presenti - dato di non trascurabile importanza - in quasi tutte le forme note dalle necro-poli rinaldoniane, dalle ciotole ai vasi a colletto, ai vasi a fiasco, alle forme monoansate (fig. 1.4-16)4.

La decorazione è generalmente disposta a sottolineare gli elementi morfologici del vaso: l'orlo

1 L'impostazione generale del lavoro e l'apporto di dati sono comuni ai due autori. Ciascuno tuttavia ha curato inparticolar modo la parte che reca la propria firma.

2 Porcareccia T. 4 (Negroni Catacchio 1992, fig. 4.10); Ponte San Pietro, T. 24 (Miari 1993, fig. 12.3).3 Poggialti Vallelunga, sporadico e T. 11 (Negroni Catacchio 1988, fig. 12.4-5).4 La decorazione a piccole bugne su ciotole carenate e vasetti con orlo a colletto potrebbe costituire un indizio cro-

nologico di recenziorità. Tale decorazione ricorre, infatti, su forme analoghe, anche nel gruppo delle grotte dellaToscana nord-occidentale (Grotta di San Giuseppe: Cremonesi 2001, figg. 11.2; 12.1-2; 23.9) e del Grossetano(Grottino di Ansedonia: Revedin 1989-90, fig. 2.3), interessate da una frequentazione attiva nelle fasi recenti/fina-li dell'Eneolitico (Negroni Catacchio-Miari 2002, p. 493). Si veda al proposito anche la ciotola della tomba di SanBiagio della Valle (De Angelis 1995-96).

o la carena nelle ciotole, lo stacco collo/corpo o il punto di massima espansione nei vasi a fiascoe nei vasi a colletto.

Generalmente prevale il motivo a bugnetta singola5 (fig. 1.4-6), spesso ripetuta orizzontalmentedue6 o quattro7 volte sul corpo del vaso (fig. 1.7-10), secondo un modello di partizione geometri-ca della superficie che ricorre anche nei motivi a nervature. Più rari i casi con cinque o più bugne(fig. 1.11-12), generalmente disposte in modo asimmetrico intorno alla spalla o al punto di massi-ma espansione8.

Particolare è invece la decorazione plastica a doppia coppia di grosse bugne, disposte nello spa-zio compreso tra le anse canaliculate dei vasi a fiasco delle tombe 2 e 4 della necropoli di Rinal-done (Colini 1903; Dolfini c.s.a).

Non molto frequente è anche il motivo a doppia bugnetta affiancata, comunque attestato siaalla Porcareccia (Negroni 1992, fig. 6.24) sia a Ponte San Pietro (Miari 1993, fig. 15.3), purtroppoin entrambi i casi da esemplari sporadici (fig. 1.13-14).

Si differenziano nettamente da quelle finora esaminate, invece, le sintassi decorative a sviluppoverticale di due vasi da Ponte San Pietro9 (fig. 1.15-16). Nel primo caso, una forma a fiasco di pro-venienza sporadica (Miari 1993, fig. 14.1), cinque file verticali composte rispettivamente di 4-4-4-4-3 bugnette scandiscono la spalla del vaso. Nel secondo caso quattro file composte di tre bugneciascuna suddividono il corpo di uno dei due vasi a fiasco cosiddetti "a brocca" proveniente dallaT. 24 di Ponte San Pietro (ibidem, fig. 12.4). Si tratta di uno dei rari esempi in cui la decorazione,generalmente limitata alla parte superiore del corpo, si estende a coprirne l'intera superficie, conla sola esclusione del collo.

Nuovamente disposta sul punto di massima espansione, ma costituita da almeno sei bugne caveè, poi, la decorazione del vaso a fiasco rinvenuto in un contesto con materiali campaniformi, nellaT. 2 della necropoli del Fontanile di Raim (Petitti et alii 2002, fig. 2.2) (fig. 1.17). Il tipo di decora-zione, che compare già nei livelli dell'Eneolitico medio della Grotta del Fontino (Vigliardi 2002,fig. 58.17), ricorre su un esemplare di vaso a fiasco, confrontabile per forma a quello del Fontani-le di Raim, di provenienza sporadica da Albano Laziale (Carboni 2002, fig. 10.2) (fig. 3.2), in asso-ciazione con una decorazione a stralucido, su cui si tornerà più avanti.

Il modello di partizione geometrica del corpo del vaso, ottenuto mediante l'apposizione diquattro elementi equidistanti, già riscontrato nella decorazione plastica a bugne, caratterizza unodegli ornati maggiormente distintivo della cultura rinaldoniana: si tratta della decorazione a segmenti

M. Miari - N. Negroni Catacchio52

5 Cfr. a titolo di esempio, Ponte San Pietro, ciotola troncoconica T. 20 (associata alla decorazione a stralucido: Miari1993, fig. 9.2), vaso a fiasco T. 14 (ibidem, fig. 4C.1); Porcareccia, vaso a colletto T. 4 (Negroni Catacchio 1992, fig.4.14); Corano (Cocchi-Ceccanti 1981, tav. 92.2), Garavicchio, T. 3 (Aranguren et alii 1987-88) e Ortaccia T. 4 (Fal-chetti 1981, fig. 1) ciotola troncoconica.

6 Le Calle, vaso a fiasco T. 18 (Catalogo Manciano, tav. 9B1).7 Naviglione, vaso a fiasco T. 2 (Conti 2000, fig. 3.7); Le Calle, vaso a fiasco T. 19, ciotole T. 17 e 18 (Catalogo Man-

ciano, tavv. 9A3 e B310) e Ponte San Pietro, ciotola sporadica (Miari 1993, fig. 14.2).8 Cinque bugne: La Porcareccia, boccale sporadico (Negroni Catacchio 1992, fig. 5.23); Naviglione, vaso a fiasco T

.6 (Conti 2000, fig. 3.10). Sei bugne: Naviglione, vaso a fiasco T. 9 (Conti 2000, fig. 3.8). Nove bugne: Palombaro,vasetto biconico T. 2 (Rittatore Vonwiller1969, tav. XXIV).

9 Le file di bugnette verticali ricorrono, in particolare, nei vasi della Grotta di San Giuseppe (Cremonesi 2001, figg.6.1-2; 12.5).

di cordoni o nervature che si dipartono dallo stacco collo/corpo fino al punto di massima espansio-ne (fig. 2.1-3). Il motivo, tipico dei soli vasi a fiasco, ricorre in associazione con diverse variantitipologiche degli stessi, tanto da costituirne uno degli elementi più diffusi e caratterizzanti10. Solonel caso del piccolo vaso a fiasco della tomba a grotticella di Corano (Cocchi-Ceccanti 1981, tav.93.8) le nervature, in numero di tre, si distendono longitudinalmente sul corpo fino a toccare ilfondo (fig. 2.4). Nell'insieme, comunque, tutti questi elementi decorativi a nervature verticali lun-ghe o brevi paiono ripetere uno schema comune geometrico forse evocativo di sistemi di sospen-sione - corde o legacci - dei vasi a fiasco stessi11.

È ugualmente esteso a tutta la superficie del corpo il decoro della seconda brocca dalla T. 24di Ponte San Pietro, costituito da otto coppie di lunghe nervature, applicate verticalmente a partiredalla base del collo (Miari 1993, fig. 12.7) (fig. 2.11). Il motivo, che ricorre identico su una broccaproveniente da Città della Pieve (Rezia Calvi 1981, fig. 4) sembra riproporre, in un ornato plasti-co, la decorazione caratteristica della facies del Gaudo a serie di linee incise che attraversano verti-calmente la superficie dei vasi monoansati12.

Lo schema di partizione geometrica della superficie del vaso è realizzato, ancora, in casi più rari,mediante l'apposizione di bugnette allungate o "gocce"13 (fig. 2.5-6), un motivo non esclusivo deimateriali dalle necropoli rinaldoniane, ma ben attestato anche nella Grotta di San Giuseppe (Cre-monesi 2001, figg. 5.2; 7.1,3).

Particolare è la decorazione a gocce del vaso della T. 6 del Palombaro (Rittatore 1969, tav.XXXV) in cui, in associazione con quattro bugne allungate poste sul punto di massima espansio-ne, ben 23 elementi plastici a goccia sono disposti a raggiera attorno alla base del collo (fig. 2.7).Si tratta di uno dei pochissimi casi in cui lo stacco collo/corpo è sottolineato in maniera marcata:nei vasi a fiasco rinaldoniani, infatti, il punto di raccordo tra il collo e il corpo generalmente o nonè indicato o è sottolineato solo da una leggera scanalatura14.

I segmenti di cordoni o nervature e le "gocce" si ritrovano associati nella decorazione metopale conmotivo che abbiamo definito "a pioggia" del grande vaso proveniente dal territorio di Pitigliano(Negroni 1993, fig. 2C), in cui i segmenti di cordoni sono utilizzati per suddividere la spalla del vasoin cinque spazi riempiti da una serie di "gocce" nel numero, rispettivamente, di 5-5-4-4-3 (fig. 2.9).

La sintassi decorativa associa, quindi, due elementi di particolare interesse: la decorazionemetopale e la suddivisione della superficie del recipiente in cinque spazi.

Tale suddivisione, già individuata nel vaso a fiasco di provenienza sporadica da Ponte San Pie-tro (Miari 1993, fig. 14.1) decorato da file verticali di bugnette, ricorre anche nel grande vaso della

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 53

10 Presente, tra gli altri a Ponte San Pietro (Miari 1993), Palombaro (Rittatore Vonwiller 1969), Poggialti Vallelunga(Negroni Catacchio 1988), Poggio Formica (Negroni Catacchio 1993a): per i numerosi confronti si rimanda aMiari 1993, p. 151.

11 Interessante è, in particolare, il confronto con i materiali della necropoli di Fontenoce, area Guzzini, in cui ritor-na un analogo motivo, realizzato a solcature e con estensione della decorazione al collo del vaso (Silvestrini-Pignocchi 1997, fig. 7.1).

12 Cfr. Buccino, tombe 6.12 e 7.30 (Holloway 1973, pl. XXXII e XXXIV), Piano di Sorrento, T. 2 (Piano di Sorrento1990, tav. 24; Bailo Modesti-Salerno 1998, T. 6590 B, tav. 52.2.

13 Poggialti, vaso a fiasco T. 4 (Negroni Catacchio-Miari 2001, fig. 2B.1); Le Calle, vaso a fiasco con orlo a collettoT. 17 (Catalogo Manciano 1988, tav. 93A1).

14 Cfr. Ponte San Pietro, T. 19: Miari 1993, fig. 6A.1.

T. 1 della necropoli dell'Ortaccia (Falchetti 1981, fig. 1), la cui spalla è semplicemente partita danervature verticali (fig. 2.8).

Gli elementi decorativi sono disposti in numero di cinque anche sulla spalla del grande vaso afiasco da Poggio Formica (Negroni 1993, fig. 1), caratterizzato da una decorazione plastica realiz-zata con quattro spezzoni di cordoni associati ad un motivo circolare (fig. 2.10)15.

La partizione metopale del vaso ritorna anche nelle decorazioni a stralucido del vaso a fiasco dell'e-semplare da Albano Laziale (Carboni 2002, fig. 10.2) e in quello della T. 4 della necropoli dellaPorcareccia (Negroni 1992, fig. 3).

Se nel caso di Albano gli spazi metopali sono campiti da linee a zig-zag - con motivo a onde -(fig. 3.2), l'ornato della Porcareccia, anche in questo caso limitato alla sola spalla del vaso, si arti-cola in tre spazi consecutivi con un motivo a grandi angoli con vertice rivolto verso l'alto e iscrit-ti uno nell'altro e due spazi, sempre consecutivi, campiti di linee a zig-zag (fig. 3.1). Gli spazi sonosuddivisi da nervature verticali. Il fatto che i due motivi (quello a onde e quello ad angoli) sianosemplicemente accostati senza alcuna alternanza e armonia compositiva accentua l'impressioneche nel vaso della Porcareccia l'intento meramente decorativo non sia esclusivo.

Se nella norma la tecnica a stralucido è utilizzata per decorare, con motivi radiali o a zig-zag,la superficie interna delle ciotole16 (fig. 3.4-8) carattere di eccezionalità riveste, nuovamente, ladecorazione a stralucido, radiale e complessa - a motivo solare -, della ciotola facente parte delcorredo della deposizione femminile della T. 20 di Ponte San Pietro (Miari 1993, fig. 9.2). La sin-tassi è articolata in cinque moduli di cinque linee verticali ciascuno e uno di sette, inframmezza-ti da sei spazi occupati da gruppi di linee ondulate disposte secondo lo schema 3-3-4-4-3-3; ilmodulo costituito da sette linee verticali è posto a dividere i due gruppi di quattro linee ondula-te (fig. 3.3). Come nel caso del vaso a fiasco di Pitigliano, pertanto, la regolarità della partizionegeometrica del vaso coesiste con un'asimmetria numerica degli elementi che riempiono i singolispazi decorativi.

Nel caso dei tre grandi vasi di Pitigliano, Poggio Formica e della Porcareccia, e in quello dellaciotola di Ponte San Pietro, quindi, si registra il superamento della sintassi a partizione geometri-ca, generalmente predominante nei vasi rinaldoniani. Infatti, sebbene permanga l'elemento di sud-divisione geometrica della superficie (in cinque o sei elementi decorativi o spazi metopali), la deco-razione non appare più funzionale al vaso stesso (a sottolinearne i punti di stacco morfologico ea scandirne il corpo) ma prende consistenza in sé, dilatandosi a occupare il vaso con motivi indi-pendenti da esso.

Costituiscono, infine, degli unica per le necropoli rinaldoniane sia la decorazione a linee incise delcoperchio tipo Gaudo proveniente dalla necropoli di Garavicchio (Aranguren et alii 1987-88, fig. 10.4)(fig. 3.10) sia quella a pettine trascinato a 12 punte del vaso a fiasco della tomba 22 di Ponte San Pie-tro (Miari 1993, fig. 11A), la cui sintassi decorativa, solo parzialmente ricostruibile, è a fasci di linee

M. Miari - N. Negroni Catacchio54

15 Una decorazione costituita da cordoni plastici disposti a formare sette motivi angolari con il vertice rivolto in altocaratterizza, inoltre, la brocca ad alto collo tronconico conservata al museo di Arezzo (Rittatore Vonwiller 1951,fig. 1).

16 Cfr. Ponte San Pietro, sporadico (Miari 1993, fig. 15.7); Corano (associata a una bugnetta sotto l'orlo: Cocchi-Cec-canti 1981, tav. 92.7); La Selvicciola, tombe 2 e 3 (Conti et alii 1996, fig. 1.3,5-6).

divergenti dalla base del collo al fondo e riconduce, nuovamente, alle decorazioni incise del Gaudo17

(fig. 3.9).In conclusione, per quanto attiene alle tecniche decorative, è evidente che l'assoluta preminen-

za di decori plastici contribuisca a delineare, per la ceramica delle necropoli dell'area nucleare diRinaldone, un quadro abbastanza omogeneo e ben differenziato rispetto agli altri contesti di sepol-ture in grotticella artificiale. In particolare, sotto tale profilo, pochi appaiono i punti di contattocon le necropoli marchigiane, soprattutto per quanto attiene alle decorazioni dei vasi a fiasco,caratterizzati, nel gruppo marchigiano, da decori a solcature che interessano sia il corpo sia il collodel vaso (Silvestrini-Pignocchi 1997). Viceversa, numerosi sono i confronti con le grotte dellaToscana marittima, sia settentrionale sia meridionale. Fatta eccezione per la decorazione a stralu-cido, le altre tecniche, ove presenti, si configurano invece come degli unica che rimandano ad altriambiti culturali, in particolare alla cerchia del Gaudo. (M.M.)

La decorazione nella ceramica rinaldoniana è un fatto così raro da far supporre che il sistemadi comunicazione legato all'ideologia funeraria e allo status sociale dei defunti sia rappresentatopiuttosto dalle variazioni nella composizione dei corredi e nella struttura del vaso a fiasco.

Così la presenza o meno di anse, e la loro tipologia, la lunghezza del collo, il tipo di corpo e le lororeciproche combinazioni potrebbero costituire delle varianti legate non solo al fattore cronologico, maanche a un sistema di comunicazione, di cui abbiamo perso, ovviamente, il codice di interpretazione.

Un elemento poco considerato è inoltre legato alle dimensioni stesse del vaso a fiasco, alcuni sonodi proporzioni così ridotte da far pensare a un inizio di miniaturizzazione. È il caso, per citarne soloalcuni, dei piccoli vasi a fiasco dal Lasconcino18, dal territorio di Città della Pieve19, dal Palombaro,tomba 220, e ancora dalla necropoli di Corano21. Interessante per le piccole dimensioni anche il vasoa fiasco a brocca da Ponte San Pietro, tomba 222; che, proprio per le dimensioni richiama forme chevengono spesso definite "boccali" e che, in quest'ottica, potrebbero invece essere interpretati comevasi a fiasco a brocca di piccole dimensioni: si veda per esempio il boccale della collezione Giorgi-Martignani di Città della Pieve23, assai simile al vaso di Ponte San Pietro, sopra citato.

Di contro, alcuni vasi a fiasco presentano dimensioni di grandezza inconsueta: alcuni non sonodecorati, come il grande esemplare di La Grancia (Grosseto)24, il vaso fiasco conservato al MuseoArcheologico di Chiusi25 e un esemplare inedito dalla necropoli dell'Ortaccia, per non citarne chealcuni. Il fenomeno si ripresenta anche fuori dell'area nucleare vera e propria, per esempio, adAnagni, con un vaso a fiasco di notevoli dimensioni26.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 55

17 Cfr. Bailo Modesti-Salerno 1998, T. 6515, tav. 46.2 e Anzidei-Carboni 1995, pp. 215-sgg.18 Catalogo Manciano 1988, tav. 94C.19 H 147 mm, Rezia Calvi 1981, pp. 606-607.20 H 110 mm, Rittatore Vonwiller 1969, tavv. XXXVII e XXXVIII.21 H 110, 125, 126, 147 mm, Sorgenti Nova 1981, tav. 93A, 8 e 9; 92.1 e 4.22 H 130 mm, Miari 1993, p. 109.23 H 155 mm, Rezia Calvi 1981, pp. 612-614.24 Il vaso presenta la parte superiore del collo fratturato e mancante. Nonostante ciò l'altezza attuale raggiunge quasi

i 260 mm per una larghezza di 340 mm, Negroni Catacchio 1993b.25 H 320 mm, larghezza massima 270 mm, Zanini 1993.26 H 270 mm, larghezza massima 270 mm, Guidi-Pascucci 1993, fig. 1.3.

Altri, molto rari, uniscono alla grandezza, alcune decorazioni eccezionali (e per eccezionali siintende che fuoriescono dal panorama consueto), per tecnica e/o sintassi decorativa, che merita-no quindi di essere analizzate con particolare attenzione, in quanto potrebbero aggiungere ulte-riori elementi all'intento comunicativo, contenuto nei corredi e nelle varianti dei vasi simbolo, vasoa fiasco appunto e ciotola, un messaggio speciale ed eccezionale.

Ci si riferisce, in particolare, ai motivi decorativi ottenuti a stralucido e ad alcune decorazioniplastiche, a "gocce" o a cordoni spezzati, disposti a formare sintassi articolate sul corpo del vaso,quali quelle dei vasi a fiasco dalla Porcareccia27 tomba 4, dal territorio di Pitigliano28 e da PoggioFormica29, su cui si tornerà più avanti.

A integrazione di quanto sopra detto, vale quindi la pena di esaminare da vicino le decorazio-ni "eccezionali", per porre almeno delle ipotesi generali.

La prima osservazione è che esse si ripetono in pochi esemplari, e sembrano quindi connota-re una caratteristica del defunto (rango, lignaggio, posizione sociale o altro) o della sua linea didiscendenza, importante ma scarsamente ricorrente. Tra tutte, la tecnica a stralucido è molto rara,ma presente su più esemplari: la si ritrova non solo sui vasi a fiasco, ma anche sull'altra foggia for-temente ritualizzata dei corredi rinaldoniani, la ciotola. Su queste ultime, è interessante notare chela decorazione è, allo stato attuale, esclusivamente interna. I motivi si ripetono: semplici lineeaccostate, che perlopiù si dispongono a raggiera partendo dal fondo (fig. 3.4,5) e serie di raggialternati al motivo a onde (fig. 3.3,8). Quest'ultimo motivo ritorna sui vasi a fiasco (fig. 3.1,2); ladisposizione delle "onde", in questo caso orizzontale, farebbe pensare all'acqua piuttosto che araggi solari, mentre i motivi a grandi angoli iscritti del vaso della Porcareccia (fig. 3.1) potrebberoindicare sia la rappresentazione di alberi, sia ancora di raggi che si dipartono da un'unica fonte dienergia posta in alto. L'organizzazione in sequenze metopali in questi e negli altri casi sopradescritti, le variazioni e le costanti numeriche, potrebbero indicare le varie fasi di una narrazionemitica oppure di operazioni relative all'attività del defunto o anche legate della sacralizzazionedelle offerte in essi contenute. L'energia dei raggi solari e delle onde rappresentati all'interno delleciotole sembra pronta a irradiarsi sul loro contenuto, trasformandolo in cibo adatto a chi ha rag-giunto un nuovo mondo e similmente, in relazione al loro contenuto, possono essere interpretatii motivi a onda o ancora a raggi sui vasi a fiasco, con una sequenza sull'esemplare di Porcareccia,che accosta due elementi simbolici identici tra loro ad altri tre identici, quasi una formula, in cuil'elemento di comunicazione supera di gran lunga quello decorativo.

Anche sul grande fiasco di Pitigliano (cfr. Miari supra e fig. 2.9) in cui le "gocce" sembrano scen-dere dall'alto come una pioggia rivitalizzante, è possibile leggere una sequenza di eventi o di ope-razioni resa con una specie di formula: di nuovo ci sono cinque ripartizioni e all'interno un nume-ro ripetuto e discendente di gocce (5-5-4-4-3).

Nel vaso a fiasco di Poggio Formica (cfr. Miari supra e fig. 2.10) non esiste più ripartizione meto-pale, ma la successione di eventi o di operazioni è comunque ancora dominata dal numero cinque.Quattro spezzoni di cordoni ad andamento curvilineo irregolare simili tra loro, ma non identici, si

M. Miari - N. Negroni Catacchio56

27 H 260 mm, larghezza massima 220 mm, Negroni Catacchio 1992, fig. 3.28 H 275 mm, larghezza massima 300 mm, Negroni Catacchio 1993a, fig. 2C.29 H 250 mm, larghezza massima 355 mm, Negroni Catacchio 1993a, fig. 1.

dispongono l'uno di seguito all'altro sulla parte superiore del corpo del vaso, iniziando e terminando inun cordone chiuso a formare un quinto elemento ellittico - un occhio? In questo caso il cordone imme-diatamente a destra, più semplice rispetto agli altri, potrebbe anche indicare un occhio chiuso, oppurela rappresentazione di serpenti che si dispongono intorno all'uovo primordiale. Al di là delle ipotesi piùfantasiose, il cui unico scopo non è quello di voler interpretare a ogni costo raffigurazioni comunquelontane non solo nel tempo, ma soprattutto dai nostri schemi mentali e culturali, ma piuttosto un invi-to ad andare oltre la semplice descrizione30 di tecniche e sintassi decorative, resta il dato interessantedelle sequenze numeriche, che in molti casi connotano l'organizzazione dei motivi decorativi.

Resta irrisolto il problema più importante: a chi erano destinati questi grandi vasi a fiasco deco-rati in modo così singolare e le ciotole con l'interno a stralucido? Conosciamo troppo poco dell'or-ganizzazione sociale dei Rinaldoniani per proporre ipotesi fondate e, d'altra parte, la ciotola più rap-presentativa proviene proprio dalla tomba detta "della Vedova" di Ponte San Pietro e appartiene alcorredo femminile. Forse non è un caso che anche il vaso della Porcareccia provenga da una tombaa deposizione plurima, ma in cui le due ultime sepolture, rinvenute in connessione anatomica, appar-tengono ancora a un individuo maschile e a uno femminile, caso rarissimo in tutto il contesto rinal-doniano. Il vaso a fiasco, decorato a stralucido come la ciotola della tomba di Ponte San Pietro, gia-ceva presso l'individuo maschio adulto in connessione. Gli altri oggetti sopra presi in esame sono ingenere di provenienza occasionale oppure non aggiungono altri dati a quelli qui illustrati.

Per concludere, si può escludere che queste fogge con decorazioni particolari, che sembranoconnotare in qualche modo il defunto o la defunta e la loro linea di ascendenza, siano da riferirsia guerrieri, i quali, in molti casi, godono anche del privilegio della deposizione definitiva31. D'altraparte non sembra possibile attribuire questi corredi ai "capi" della comunità, i quali non potevanonon provenire dalla casta dei guerrieri.

Si potrebbe allora ipotizzare la possibile e probabile presenza, all'interno dell'organizzazionesociale rinaldoniana, della figura del metallurgo (o forse, come accade in molte società primitive,sacerdote-metallurgo), personaggio, almeno all'inizio della lavorazione dei metalli, sicuramenteinvestito di grande potere e rispetto, in quanto in possesso di conoscenze segrete e vitali per tuttala comunità. Queste decorazioni non comuni potrebbero connotare uno di questi individui, o,come nel caso della deposizione femminile della tomba della Vedova di Ponte San Pietro, di qual-cuno appartenente al suo gruppo familiare. Naturalmente l'ipotesi è azzardata, poiché non haquasi elementi a sostegno; tuttavia il problema può essere impostato anche in modo speculare: se,come è plausibile, i primi metallurghi dovevano appartenere a un gruppo sociale di grande impor-tanza, quali indicatori dobbiamo cercare per poter connotare le loro sepolture? (N.N.C.)

Monica Miari*

Nuccia Negroni Catacchio**

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 57

30 Ovviamente nessun tentativo di lettura interpretativa può essere effettuato senza un preventivo accurato ed esau-stivo lavoro di inventario, descrizione, schedatura, analisi tipologica etc. degli elementi decorativi.

31 Cfr. Dolfini c.s.b.* Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano.** Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Sezione di Archeologia.

Centro Studi di Preistoria e Archeologia, Milano.

Riassunto Se la decorazione nella ceramica rinaldoniana è abbastanza rara e ripetitiva, tuttavia a unesame particolareggiato emergono alcune costanti di un certo interesse, che permettono di istitui-re confronti con aree esterne alla facies e, in qualche caso, di ipotizzare una loro specifica collo-cazione in un momento cronologico determinato. Molte decorazioni hanno schemi semplici e ripe-tuti, quali le serie di bugne e le nervature verticali; altre poi, come le piccole bugne collocate sullacarena sembrano ricorrere soprattutto nella fase più tarda e sono ampiamente diffuse, perdendoquindi il carattere di eccezionalità. Inoltre una vera e propria evidenza assumono alcuni moti-vi, articolati e complessi, sufficientemente isolati da far supporre che la loro presenza dovesse farparte del sistema di comunicazione legato all'ideologia funeraria e allo status sociale dei defun-ti. Un sistema di comunicazione, di cui, ovviamente, abbiamo perso il codice di interpretazione.Proprio per questo, le decorazioni in generale e quelle più rare in particolare, devono essere sche-date e analizzate con particolare attenzione, in quanto potrebbero aggiungere all'intento comu-nicativo contenuto nei corredi e nelle varianti dei vasi simbolo, vaso a fiasco appunto e ciotola,un messaggio speciale ed eccezionale. Vengono quindi presi in esame sia i motivi decorativi otte-nuti a stralucido, sia le eccezionali decorazioni "a pioggia" del vaso a fiasco dal territorio diPitigliano e quella a cordoni spezzati da Poggio Formica. Questi motivi appaiono staccati daschemi puramente geometrici e sembrano far parte di un linguaggio noto alla comunità, che tut-tavia non compare che raramente sui manufatti giunti fino a noi.

Abstract Although the decoration on the pottery belonging to the Rinaldone Culture is rather unusualand repetitive, however after a detailed examination it has been possible to identify some stan-dard features, which allow to recognize some relationships with other external areas and, in fewcases, also to hypothesize their chronology. Many decorations show simple and recurrent pat-terns, others are wide-spread, loosing in this way any character of exceptionality. Some parti-cularly complex motifs are rare enough to be considered as part of a communication system con-nected with the funerary ideology and the social status of the dead. A communication system ofwhich we have completely lost the interpretation code. For this reason we need to analyse andrecord all the decoration patterns, in particular the rarer ones, in order to be able to detect thepossible message carried by the tomb goods. This paper considers all the decoration motifs pres-ent on the pottery-wares, with particular attention to the rare ones, which seem to be drawnwithout any geometric scheme and to express a well known language within the prehistoric com-munities, though rather unusual on the pottery survived.

M. Miari - N. Negroni Catacchio58

ANZIDEI A.P. - CARBONI G.1995 L'insediamento preistorico di Quadrato di Torre Spaccata (Roma) e osservazioni su alcuni aspetti tardo

neolitici ed eneolitici dell'Italia centrale, in Origini XIX, pp. 55-225.

ARANGUREN B. - PALLECCHI P. - PERAZZI P. - REVEDIN A.1987-88 La necropoli di Garavicchio (Capalbio, Grosseto), in RivScPr XLI, 1-2, pp. 199-237.

BAILO MODESTI G. - SALERNO A.1998 Pontecagnano. II.5 La necropoli eneolitica. L'età del Rame in Campania nei villaggi dei morti, Napoli.

CARBONI G.2002 Territorio aperto o di frontiera? Nuove prospettive di ricerca per lo studio della distribuzione spaziale delle

facies del Gaudo e di Rinaldone nel Lazio centro-meridionale, in Origini XXIV, pp. 235-301.

Catalogo Manciano1988 Negroni Catacchio N. (a cura di), Museo di Preistoria e Protostoria della valle del fiume Fiora, Cata-

logo del museo, Manciano.

CERILLI E. - CONTI A.M. - MACCHIARELLI R. - PERSIANI C. - PETITTI P. - SALVADEI L.1993 Rapporto preliminari sugli scavi eseguiti nella necropoli eneolitica della Selvicciola (Ischia di Castro - VT),

in PPE.Atti I, pp.75-84.

COCCHI D. - CECCANTI M.1981 Corano (Pitigliano-Grosseto), in N. Negroni Catacchio (a cura di), Sorgenti della Nova. Una comu-

nità preistorica e il suo terrritorio, Catalogo della mostra, CNR, Roma, pp. 355-358.

COLINI G.A.1903 Tombe eneolitiche del Viterbese (Roma), in BPI XXIX, pp. 150-186.

CONTI A.M.2000 Nuovi dati sulla necropoli del Naviglione (Farnese, VT), in PPE.Atti IV, pp. 371-379.

CONTI A.M. - PERSIANI C. - PETITTI P.1996 La cultura di Rinaldone e l'antica età del bronzo alla luce dei nuovi dati: note di metodo, in L'antica età

del bronzo in Italia, Atti del congresso di Viareggio, Firenze, pp. 449-457.

CREMONESI G.†

2001 Grifoni Cremonesi R. (a cura di), La grotta sepolcrale eneolitica di San Giuseppe all'Isola d'Elba,Firenze.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 59

Bibliografia

DE ANGELIS M.C.1995-96 La struttura tombale di Casanuova di S. Biagio della Valle (Marsciano, Perugia), in RivScPr XLVII,

pp. 397-410.

DOLFINI A.c.s.a La necropoli di Rinaldone (Montefiascone, VT): rituale funerario e società nell'Eneolitico dell'Italia cen-

trale, in BPI 95, in corso di stampa.

c.s.b La necropoli di Rinaldone e il problema delle sepolture primarie in Italia centrale tra IV e III millennioa.C., in PPE.Atti VII, in corso di stampa.

FALCHETTI F.1982 Due nuove necropoli eneolitiche della cultura di Rinaldone nella Valle del Fiora, in Studi in onore di Fer-

rante Rittatore Vonwiller, parte prima, vol. I, Como, pp. 135-143.

GUIDI A. - PASCUCCI P.1993 Facies culturali eneolitiche del Lazio meridionale e della Sabina, in PPE.Atti I, pp. 31-44.

HOLLOWAY R.1973 Buccino, the eneolithic necropolis of S. Antonio and other prehistoric discoveries, Roma.

MIARI M.1993 La necropoli eneolitica di Ponte S. Pietro (Ischia di Castro, VT), in RivScPr XLV, 1, pp. 101-166.

NEGRONI CATACCHIO N.1988 La cultura di Rinaldone, in L'eta del Rame in Europa, Atti del congresso internazionale, Ras-

sArch 7, pp. 348-362.

1992 La necropoli della Porcareccia (Pitigliano - Grosseto), in Origini XVI, pp. 195-219.

1993a Materiali eneolitici dal territorio di Pitigliano conservati al Museo Archeologico di Grosseto, in PPE.AttiI, pp. 97-102.

1993b Corredo eneoltico da La Grancia (GR), in PPE.Atti I, pp. 103-106.

NEGRONI CATACCHIO N. - MIARI M.2001 La necropoli rinaldoniana di Poggialti Vallelunga (GR): aspetti del rituale funerario, in Preistoria e Pro-

tostoria della Toscana, Atti della XXXIV Riun. Sc. IIPP, Firenze, pp. 383-394.

2002 Problemi di cronologia della facies di Rinaldone, in PPE.Atti V, vol. II, pp. 487-508.

M. Miari - N. Negroni Catacchio60

PETITTI P. - NEGRONI CATACCHIO N. - CONTI A.M. - LEMORINI C. - PERSIANI C.2002 La necropoli eneolitica del Fontanile di Raim. Nuovi dati dalla campagna di scavo 1998, in PPE.Atti V,

vol. II, pp. 545-568.

Piano di Sorrento1990 Albore Livadie C. (a cura di), Archeologia a Piano di Sorrento, Catalogo della mostra, Piano di

Sorrento.

REVEDIN A.1989-90 Materiali ceramici dal "Grottino di Ansedonia", in RivScPr XLII, pp. 155-170.

REZIA CALVI G.1981 Vasi inediti della cultura di Rinaldone, in Studi in onore di Ferrante Rittatore Vonwiller, parte prima,

vol. II, pp. 603-629.

RITTATORE VONWILLER F.1951 Scoperte di età eneolitica e del Bronzo nella Maremma tosco-laziale, in RivScPr VI, 1-2, pp. 3-33.

1969 La necropoli eneolitica del Palombaro di Farnese nella Tuscia, in StEtr XXXVII, pp. 177-180.

SILVESTRINI M. - PIGNOCCHI G.1997 La necropoli eneolitica di Fontenoce di Recanati: lo scavo 1992, in RivScPr XLVIII, pp. 309-366.

VIGLIARDI A.2002 La Grotta del Fontino. Una cavità funeraria eneolitica del Grossetano, Firenze.

ZANINI A.1993 Due vasi eneolitici conservati nel museo archeologico di Chiusi, in PPE.Atti I, pp. 201-203.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 61

M. Miari - N. Negroni Catacchio

Fig. 1 - Decorazioni plastiche a bugne/prese (nn. 1-3); a bugnette singole o ripetute (nn. 4-12); adoppia bugna affiancata (nn. 13-14); file di bugne con sintassi a sviluppo verticale (nn. 15-16); bugne cave (n. 17). Scala 1:4 ca.

62

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi

Fig. 2 - Decorazioni plastiche a nervature (nn. 1-4); gocce (nn. 5-7); decorazioni metopali a ner-vature (n. 8), nervature e gocce (n. 9), decorazione a cordoni spezzati (n. 10) e lunghe ner-vature (n. 11). Scala 1:4 ca.

63

M. Miari - N. Negroni Catacchio

Fig. 3 - Decorazioni a stralucido metopali (nn. 1-2); a motivo solare (n. 3); radiali (nn. 4-8); deco-razione a pettine (n. 9); decorazione incisa (n. 10). Scala 1:4 ca.

64

DISCUSSIONE

STRUTTURA E DECORAZIONE NELLA CERAMICA RINALDONIANA

Monica Miari - Nuccia Negroni Catacchio

Anna Maria Bietti Sestieri(domanda senza microfono) Viene chiesto se vi sono dati noti sui contesti funerari in cui sonostati trovati i vasi con decorazione a stralucido e se è ipotizzabile rapporto tra status sociale deldefunto e vasi con decorazioni particolari.

Monica MiariPurtroppo abbiamo pochi dati relativi al contesto di rinvenimento dei vasi decorati a stralucido: laciotola con decorazione radiale (solare?) era parte del corredo femminile dalla tomba 20 (la cosid-detta "Tomba della Vedova") della necropoli di Ponte San Pietro, mentre il vaso a fiasco provienedalla Tomba 4 della Porcareccia, caratterizzata dalla presenza di più deposizioni. Le altre due cio-tole, rinvenute rispettivamente nelle necropoli di Ponte San Pietro e Corano sono, purtropposenza contesto. Lo stesso dicasi per i vasi da Poggio Formica e da Pitigliano.Gli elementi in nostro possesso non consentono, pertanto, di interpretare il rapporto che dovevaintercorrere tra la presenza di un vaso con decorazione particolare e l'eventuale status sociale e/orango del defunto.Viceversa nelle sepolture che sottolineano il ruolo di guerriero sia nella necropoli eponima diRinaldone che a Ponte San Pietro (T. 21 e deposizione maschile della stessa tomba 20) il corredoceramico non è rappresentato da elementi eccezionali.

Nuccia Negroni CatacchioVorrei aggiungere due osservazioni. La prima è che nei vasi rituali di Rinaldone, la struttura delvaso sembra prevalere sulle decorazioni. Del vaso a fiasco variano le anse, il collo, la forma delcorpo, le dimensioni etc.; le variazioni possono dipendere dalla cronologia, ovviamente, ma ancheda qualche riferimento al sesso o allo status sociale; in ogni caso, comunque, sembra più legata allasimbologia e alla necessità di comunicare contenuti la variazione strutturale del vaso che non ladecorazione.A questo punto il fatto che ci siano, quattro, cinque o sei, perché non credo che ce ne siano di più,decorazioni eccezionali in tutto il Rinaldone, significa che quel personaggio o quella famiglia dove-vano essere eccezionali, non so per quale motivo, ma poiché sono convinta che uno degli elementipiù importanti del Rinaldone sia la sua caratterizzazione in senso metallurgico, potrebbe ancheessere che queste decorazioni siano legate in qualche modo a speciali personaggi che hanno avutoun ruolo preminente in questo campo. Potrebbe trattarsi di pura fantasia, ma ogni tanto una ipo-tesi azzardata può essere forse permessa.

Daniela CocchiConfermo queste osservazioni. Tra le sepolture di personaggi eminenti, anche la tomba di Tursisi distingue più che per la ceramica, per gli altri elementi di corredo, quali l'asta in arenaria e la lamadi pugnale in metallo di tipo Gaudo. Oltre che all'interno delle singole facies, in tali problematicheun dato interessante può essere rilevato nella differenziazione tra le diverse comunità; per esem-pio, nella necropoli di Casale del Dolce e in quelle marchigiane l'assenza di reperti in rame e unaquantità inferiore di armi possono essere indicative di un diverso ruolo socio-economico rispettoalle comunità del Gaudo e dell'area nucleare di Rinaldone.

Gianni Bailo ModestiVolevo fare un intervento su me stesso, perché mi è venuto il dubbio di aver potuto generare unequivoco. Quando ho dato un'interpretazione "riduttiva" della decorazione, non vedendo in essaelementi simbolici o significati particolari, alludevo ovviamente all'evidenza del Gaudo e il mionon voleva essere un atteggiamento scettico in generale. Credo comunque che certi discorsi sipossano fare solo con una buona base statistica di elementi a disposizione. Per il Gaudo il cam-pione è di alcune centinaia di vasi e il quadro che ne risulta sembra essere quello descritto pocoprima.

Discussione66

ELENCO DEI PARTECIPANTI AL SESTO INCONTRO DI STUDI

ELENCO DEI PARTECIPANTI

M. Letizia ArancioSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Lara ArcangeliSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaUfficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Paola AurinoCorso Garibaldi 24680139 Napoli

Andrea BabbiVia C.G. Gismondi 62/6400157 Roma

Costantino BacchettiSocietà Italiana di Archeologia MediterraneaVia Pier Capponi 1750132 Firenze

Paola Bagnolic/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Gianni Bailo ModestiIstituto Universitario OrientaleUniversità di NapoliPiazza S.Domenico Maggiore 1280134 Napoli

G. Antonio BaragliuRiserva Naturale "Selva del Lamone"01010 Farnese (VT)

Gabriella BarbieriSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Mario BarbieriDipartimento di GeochimicaUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Piazzale Aldo Moro 500185 Roma

Sergio BattagliniVia Simeto 1200198 Roma

Clarissa BelardelliRegione LazioViale Caravaggio 9900147 Roma

Giorgio BelluominiIstituto per le Tecnologie Applicate ai Beni CulturaliCNR, Via Salaria Km 29,300Monterotondo Stazione00100 Roma

Laura BenedettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Kristina BerggrenChemin de Trabandan 33CH 1006 LausanneSvizzera

Marco BettelliC.N.R. Istituto di Studi sulle Civiltà dell'Egeo edel Vicino OrienteVia Giano della Bella 1800162 Roma

Maria Chiara Bettinic/o Soprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Anna Maria Bietti SestrieriSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'AbruzzoVilla Comunale 266100 Chieti

Patrizia BoccoliniVia Volturno cond. Cedri 8020047 Brugherio (Mi)

Augusto BrozziSindaco di Pitigliano58017 Pitigliano (GR)

Stefano BruniVia Cardinal Pietro Maffi 1456127 Pisa

Grazia Maria BulgarelliSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico "L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma

Stefano CancelliereLaboratorio di Analisi dei Materiali Antichi Dipartimento di Storia dell'ArchitetturaIstituto Universitario di Architettura Venezia

Paola CapuzzoCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Massimo CardosaCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Francesca CarminatiVia Larga 801100 Viterbo

Alberto CazzellaDipartimento di Scienze Storiche Archeologiche dell'AntichitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Via Palestro 6300185 Roma

Elenco partecipanti614

Mario CecchiVia Fratelli Cavallotti 3526900 Lodi

Orlando CerasuoloVia F. Lucchini 3300136 Roma

Filiberto Chilleric/o Elsa PaccianiSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Andrea CiacciDipartimento di ArcheologiaUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Giulio CiampoltriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Daniela Cocchi GenickCivici Musei di Villa PaolinaVia Machiavelli 255049 Viareggio

Anna Maria ContiSocietà Cooperativa ArxVia San Giovanni in Laterano 21000184 Roma

Cecilia CremonesiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Massimo CultraroC.N.R. Istituto per i Beni ArcheologiciVia A. Di Sangiuliano 26295124 CataniaIsabella DamianiVia Oreste Tiburzi 100153 Roma

Adriana D'AvellaVia Leopardi 6080125 Napoli

Daniela De AngelisVia M.Colonna 4400192 Roma

Anna DepalmasDipartimento di Scienze Umanistiche e dell'AntichitàUniversità di SassariPiazza Conte di Moriana 87100 Sassari

Anna De SantisSoprintendenza per i Beni Archeologici di RomaVia S. Apollinare 800186 Roma

Laura D'ErmeSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Tomaso Di FraiaDipartimento di Scienze ArcheologicheUniversità di PisaVia Santa Maria 5356126 Pisa

Francesco di GennaroSoprintendenza per i Beni Archeologici di RomaPiazza delle Finanze 100185 Roma

Andea DolfiniCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Laura DomanicoThe Old West Manse25 Bute TerraceMillportIsle of Cumbrae KA28 0BA Scotland (UK)

Maria Ausilia FaddaSoprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e NuoroVia Ballero 3008100 Nuoro

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 615

Elena Fellucac/o Patrizia PetittiSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Pino FenuDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Maria Antonietta Fugazzola DelpinoSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico "L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma EUR

Francesco Galluccioc/o Orlando CerasuoloVia F. Lucchini 3300136 Roma

Paola Gnesutta UcelliVia Cappuccio 720123 Milano

Renata Grifoni CremonesiDipartimento di Scienze ArcheologicheUniversità di PisaVia Santa Maria 5356126 Pisa

Laura GuidettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Roberto Guidic/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Cristiano IaiaUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"Via Palestro 6300185 Roma

Roberta Iardellac/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

M. Natalia La FerlaSocietà Italiana di Archeologia MediterraneaVia Pier Capponi 1750132 Firenze

Valentina LeoniniDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Fulvia Lo SchiavoC.N.R. Istituto di Studi sulle Civiltà dell'Egeo e del Vicino OrienteVia Giano della Bella 1800162 Roma

Romualdo Luzic/o Comune di Valentano01018 Valentano (VT)

Alessandra MassariCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Donatella MastrosilvestriVia Ezio Sciamanna 8400186 Roma

Angelo MazzocchiSocietà Xenia s.n.c.Via Croce di Piperino 22 80126 Napoli

Gianluca Melandric/o Dipartimento di Scienze dell'AntichitàSezione di ArcheologiaUniversità degli Studi di MilanoVia Festa del Perdono 720122 Milano

Monica MiariSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia RomagnaVia Belle Arti 5240126 Bologna

Elenco partecipanti616

Marco MinojaCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Adriana Moroni LanfrediniDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Anna Maria Moretti SgubiniSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Maurizio Negric/o Biancamaria ArangurenSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Nuccia Negroni CatacchioDipartimento di Scienze dell'AntichitàSezione di ArcheologiaUniversità degli Studi di MilanoVia Festa del Perdono 720122 Milano

Francesco NicosiaSoprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e NuoroPiazza S. Agostino 207100 Sassari

Paolo Notinic/o Giulio CiampoltriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia Della Pergola 6550121 Firenze

Elsa PaccianiSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Adriana PassariMuseo Archeologico Nazionale delle MarcheVia Ferretti60121 Ancona

Anna PassoniCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Enrico PellegriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana - Ufficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Paola PerazziSoprintendenza per i Beni Archeologici della ToscanaVia della Pergola 6550121 Firenze

Roberto PeriPresidente della Banca di Credito CooperativoPiazza della Repubblica458017 Pitigliano (GR)

Carlo PersianiSovraintendenza ai Beni CulturaliComune di Roma00100 Roma

Andrea PessinaSoprintendenza speciale al Museo Preistorico Etnografico"L.Pigorini"Viale Lincoln 100144 Roma

Patrizia PetittiSoprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria MeridionalePiazzale di Villa Giulia 900196 Roma

Raffaella Poggiani KellerSoprintendenza per i Beni Archeologici della LombardiaVia De Amicis 1120123 Milano

Elena PreselloUniversità degli Studi di TriesteVia Lazzaretto Vecchio 834123 Trieste

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 617

Attilia ProfiliAssessorato alla CulturaProvincia di ViterboVia A. Saffi 4901100 Viterbo

Francesca RadinaSoprindendenza ai Beni Archeologicidella PugliaCentro Operativo per l'ArcheologiaStrada Lamberti 70100 Bari

Simona Rafanellic/o Enrico PellegriniSoprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Ufficio di GrossetoVia Mazzini 2458100 Grosseto

Barbara RapossoCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Giulia RecchiaVia Trapani 1300161 Roma

Fabio RossiVia Pedemontana 858010 Borgo Carige (GR)

Martina Rusconi ClericiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Federica SabatiniDipartimento di Scienze del Mondo AnticoUniversità degli Studi della TusciaVia de Lellis01100 Viterbo

Giovanni Maria SantucciAssesore alla CulturaProvincia di ViterboVia A. Saffi 4901100 Viterbo

Raffaela SaraconiSindaco di Valentano01018 Valentano (VT)

Simona Sarcellac/o Lucia ImperatoriVia E. Tonzi 700135 Roma

Barbara SettiCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Adele SpinaVia Petrarca 3881023 Caserta - Centurano

Alberto TagliabueCentro Studi di Preistoria e ArcheologiaVia Fiori Chiari 820121 Milano

Pietro TamburiniViale Colombo 20/A01023 Bolosena (VT)

Stefania TerzoliVia Gorizia 2101100 Viterbo

Giovanni TestaVia delle Viole 957124 Livorno

Elenco partecipanti618

Anna Maria Tunzi SistoSoprintendenza Archeolodica della PugliaPiazza Umberto 170100 Bari

Sebastiano TusaVia Pietro Bonanno, 6190142 Palermo

Alfredo UbaldiCase Sparse Vignagrande 58010 Sorano (GR)

Lucia VagnettiVia Monte Zebio 2500195 Roma

Nicoletta VolanteDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia delle Cerchia 553100 Siena

Alessandro ZaniniVia Alessandro Volta 19350131 Firenze

Andrea ZiffereroDipartimento di Archeologia e delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia Roma 5653100 Siena

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

PPE.Atti I1993 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del I Incontro di Studi:

La cultura di Rinaldone, Saturnia - Farnese 1991, Milano.

PPE.Atti II1995 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del II Incontro di Studi:

Tipologia delle necropoli e rituali di deposizione, Farnese 1993, Milano, 2 voll.

PPE.Atti III1998 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del III Incontro di

Studi: Protovillanoviani e/o Protoetruschi, Manciano - Farnese 1995, Octavo, Firenze.

PPE.Atti IV2000 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del IV Incontro di

Studi: L'Etruria tra Italia, Europa e Mondo Mediterraneo, Manciano - Montalto di Castro - Valen-tano 1997, Milano.

PPE.Atti V2002 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del V Incontro di Studi:

Paesaggi d'acque, Sorano - Farnese 2000, Milano, 2 voll.

PPE.Atti VI2004 N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del VI Incontro di

Studi: Miti, simboli, decorazioni, Pitigliano - Valentano 2002, Milano.

PPE.Atti VIIc.s. N. Negroni Catacchio (a cura di), Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del VII Incontro di

Studi: Pastori e guerrieri nell’Etruria del III millennioa.C. La civiltà di Rinaldone a 100 anni dalle primescoperte, Viterbo 2003; Pitigliano - Valentano 2004, in corso di stampa.

Per tutte le altre abbreviazioni si fa riferimento a quelle adottate dalla Rivista di Studi Etruschi.

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 619

INDICE GENERALE

Presentazione Nuccia Negroni Catacchio p. I

Volume IPRIMA SEZIONE

MITI SIMBOLI DECORAZIONI

IL VASO CHE RIDE: DECORAZIONE COME COMUNICAZIONENuccia Negroni Catacchio p. 3

DISCUSSIONE p. 11

MOTIVI DECORATIVI E SIMBOLI NEL NEOLITICO ITALIANORenata Grifoni Cremonesi p. 17

IL LINGUAGGIO SIMBOLICO DELLA CULTURA DI FIORANOAndrea Pessina p. 33

NUOVE ACQUISIZIONI DELL'ARTE SIMBOLICO DECORATIVA DEL NEOLITICO FINALEDELLA SARDEGNA CON RIFERIMENTI A DOCUMENTI DELL'EUROPA OCCIDENTALEMaria Ausilia Fadda p. 39

STRUTTURA E DECORAZIONE DELLA CERAMICA RINALDONIANAMonica Miari - Nuccia Negroni Catacchio p. 51

DISCUSSIONE p. 65

L'ENIGMA DELLA SEMPLICITÀ: MOTIVI E SCHEMI DECORATIVI NELLA CERAMICA DEL GAUDOGianni Bailo Modesti - Paola Aurino p. 67

RAPPRESENTAZIONI ANTROPOMORFE E MOTIVI FIGURATI NELLA CULTURA DEL GAUDOPaola Aurino p. 83

DECORAZIONI CERAMICHE TRA L'ENEOLITICO E IL CAMPANIFORMEIN CONNESSIONE CON L'ARTE RUPESTRESebastiano Tusa p. 89

SPAZI GEOMETRICI E PAESAGGI SIMBOLICI: CODICI DI RAPPRESENTAZIONEE VARIABILITÀ STILISTICA NELLA PRODUZIONE CERAMICA DELLA CULTURA DI CASTELLUCCIOMassimo Cultraro p. 103

CORDONI & CORDONI: L'USO DELLA DECORAZIONENELLA CERAMICA DI UNA STRUTTURA PROTOAPPENNINICA DI COPPA NEVIGATAAndrea Cazzella - Giulia Recchia p. 119

ITINERARIO DI UN MITO DAL MEDITERRANEO ORIENTALE ALL'ADRIATICOAnna Maria Tunzi Sisto p. 131

ELEMENTI DECORATIVI CON VALENZA SIMBOLICA SULLE CERAMICHEDELLA FACIES DI GROTTA NUOVADaniela Cocchi Genick p. 143

IL LINGUAGGIO DELLA DECORAZIONE APPENNINICAAnna Depalmas - Francesco di Gennaro p. 155

Indice generale622

ANALISI DELLE DECORAZIONI DEI CONTENITORI DELLE CENERI DALLE SEPOLTUREA CREMAZIONE DELL'ETÀ DEL BRONZO FINALE NELL'AREA CENTRALE TIRRENICAAnna Maria Bietti Sestieri - Anna De Santis p. 165

DISCUSSIONE p. 193

DECORAZIONI SIMBOLICHE E FIGURATIVE NEL BRONZO FINALE NELLA VALLE DEL FIORACON PARTICOLARE RIFERIMENTO A SORGENTI DELLA NOVAMassimo Cardosa p. 197

DISCUSSIONE p. 207

PROTOMI VASCOLARI E CERAMICA RITUALE. ELEMENTI DI IDENTITÀ CULTURALENELLA FORMAZIONE DELLE COMUNITÀ PROTOSTORICHE MEDIO-TIRRENICHEAlessandro Zanini p. 209

OSSERVAZIONI SULLA CRONOLOGIA E SULLA DISTRIBUZIONE SPAZIALE DI ALCUNE DECORAZIONIDEL BRONZO FINALE IN ETRURIA MERIDIONALEAndrea Dolfini - Anna Passoni p. 221

IL MOTIVO DELLA RUOTA NEI FORNELLI DEL BRONZO FINALETomaso Di Fraia p. 235

DISCUSSIONE p. 245

"DIVINITÀ MIGRANTI"? POSSIBILI INFLUSSI DAL MEDITERRANEO ORIENTALENELL'ICONOGRAFIA DELL'ETÀ DEL BRONZO ITALIANAMarco Bettelli p. 247

ELEMENTI DI CONTINUITÀ NELLE RAFFIGURAZIONI A CARATTERE SIMBOLICO-RELIGIOSOTRA ETÀ DEL BRONZO E PRIMO FERRO NELLA PENISOLA ITALIANAIsabella Damiani p. 261

DISCUSSIONE p. 277

LE SIMBOLOGIE ORNITOMORFE IN ITALIA DURANTE IL BRONZO FINALE: PROSPETTIVE DI ANALISIAndrea Dolfini p. 279

LO STILE DELLA "BARCA SOLARE ORNITOMORFA" NELLA TOREUTICA ITALIANADELLA PRIMA ETÀ DEL FERROCristiano Iaia p. 307

DISCUSSIONE p. 319

SIMBOLISMO ASTRALE E SEGNALAZIONE DEL RANGO NELL'ARISTOCRAZIA TIRRENICA:IPOTESI SUL SIGNIFICATO E SULL'IMPIEGO DELLA BULLA ETRUSCA E LATINAAndrea Zifferero p. 327

CLASSIFICAZIONE, ANALISI E CRONOLOGIA DELLA CERAMICA DECORATADI STILE VILLANOVIANO IN ETRURIA MERIDIONALEDaniela De Angelis p. 339

UN VASO IN PIETRA CON IMMAGINE ANTROPOMORFA DALLA NECROPOLI DELLE ARCATELLEDI TARQUINIA. CONSIDERAZIONI STORICHE, ARCHEOLOGICHE E MINERALOGICHEAndrea Babbi - Giovanni Testa - Mario Barbieri - Stefano Cancelliere p. 351

Indice generale

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Sesto Incontro di Studi 623

LA LUNA, SIMBOLO DELLA MORTE E DELLA VITA. UNA BREVE NOTAKristina Berggren p. 371

UN SOGGETTO FIGURATO SU CERAMICA DI IMPASTO DA CAPUA: IL TEMA DEL CARROGianluca Melandri - Marco Minoja p. 375

DECORAZIONI O SIMBOLI SUI PESI DA TELAIO DELLA NECROPOLI DI JANCHINA (RC):IL MEANDRO E LA SVASTICA IN CALABRIA TRA BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERROLaura Benedetti p. 389

DISCUSSIONE p. 401

Volume IISECONDA SEZIONE

RICERCHE E SCAVI

"PAESAGGI D'ACQUE" AL MONTE ARGENTARIOMassimo Cardosa p. 405

NUOVE RICERCHE NEL VALDARNO INFERIORE FIORENTINOPino Fenu p. 417

LA CERAMICA COMUNE DEL CAMPANIFORME DELL'ITALIA CENTRO-SETTENTRIONALEValentina Leonini p. 423

PRIME RICERCHE NEL SITO DI MARRONETA TONDA NEL MUGELLO (SCARPERIA - FI)Riccardo Barbi - Nicoletta Volante p. 435

IL PROGETTO "GROTTE DI INTERESSE ARCHEOLOGICO NEL TERRITORIO DI MASSA MARITTIMA"Biancamaria Aranguren - Paola Bagnoli - Maurizio Negri p. 443

PRIME CAMPAGNE DI SCAVO NELLA GROTTA DELLA SPINOSA DI PEROLLA (MASSA MARITTIMA - GR)Biancamaria Aranguren - Roberto Guidi - Roberta Iardella p. 459

GROTTA DELLA SPINOSA A MASSA MARITTIMA (GR) SCAVO DELL'ANNO 2000:INDAGINI ANTROPOLOGICHE E PALEOPATOLOGICHE SUI PRIMI RITROVAMENTI OSSEIFiliberto Chilleri - Elsa Pacciani p. 467

LA GROTTA DELL'ARTOFAGO (GAVORRANO - GR)Biancamaria Aranguren - Paola Perazzi p. 473

PRIME RICERCHE ALLA GROTTA DELL'ARCIERE (ABBADIA SAN SALVATORE - SI)Gabriella Barbieri - Attilio Galiberti - Massimo Tarantini p. 483

LA GROTTA PERDUTA DELL'ARGENTARIO E UN COMPLESSO DEL BRONZO MEDIONEL MUSEO CIVICO DI ORBETELLOGiulio Ciampoltrini p. 491

DISCUSSIONE p. 501

L'INSEDIAMENTO APPENNINICO DI GORGO DEL CILIEGIO (SANSEPOLCRO - AREZZO)Simona Arrighi - Adriana Moroni Lanfredini p. 505

UN'ASCIA DA CAMPORGIANO E IL BRONZO FINALE IN GARFAGNANAGiulio Ciampoltrini - Paolo Notini p. 509

Indice generale624

ALLE ORIGINI DI SANSEPOLCRO: L'ETÀ DEL FERRO AL TREBBIODaniela Alberti - Andrea Ciacci - Giampiero Laurenzi - Adriana Moroni Lanfredini - Sara Uccelletti p. 519

RICOGNIZIONI E CATALOGAZIONE IN ETRURIA MERIDIONALE: ALCUNI RISULTATIClarissa Belardelli - Lorenza de Maria - Francesca Fei - Angela Toro - Rita Turchetti - Silvana Vitagliano p. 523

POGGIO OLIVASTRO. CONSIDERAZIONI SULLE FASI DI FREQUENTAZIONE NEOLITICA ALLA LUCE DELLERECENTI DATAZIONI AL RADIOCARBONIOGiorgio Belluomini - Grazia Maria Bulgarelli - Laura D'Erme - Salvatore Improta - Alessandra Vittoria Tomassi - Pierluigi Vesica p. 527

LA MONTARANA DI TARQUINIA UN SITO DELL'ETÀ DEL BRONZOTRA INDAGINI ARCHEOLOGICHE E TUTELAAnna Maria Conti - Carlo Persiani p. 539

INDAGINI DI RICOGNIZIONE NELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE:IL TERRITORIO DI CASTIGLIONE IN TEVERINA (VT)Federica Sabatini p. 549

PROTOSTORIA VIRTUALE IN ETRURIA MERIDIONALE:SIMULAZIONE DELLA NASCITA DEI CENTRI PROTOURBANIFederico Cecconi - Francesco di Gennaro - Domenico Parisi - Andrea Schiappelli p. 553

DISCUSSIONE p. 561

NUOVE ANALISI CHIMICO-MICROSTRUTTURALI E PETROGRAFICHESU CERAMICHE DI SORGENTI DELLA NOVALaura Guidetti p. 565

ELEMENTI DI CORREDO: UN'IPOTESI DI RICOSTRUZIONE DELLO STATUS DELLA DONNAA TARQUINIA NEL IX SECOLO A.C.Patrizia Boccolini p. 581

DISCUSSIONE p. 591

SCAVI NEL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI CAMPETTI A VEIO:MATERIALI E CONTESTI DELL'ETÀ DEL FERROOrlando Cerasuolo - Arianna Bruno - Maja Gori p. 593

POSSIBILI CONTRIBUTI DELL'INDAGINE BIOMOLECOLARE IN ARCHEOLOGIA:PRINCIPI E APPLICAZIONIEnrico Cappellini - Maria Cristina Biella - Brunetto Chiarelli - Luca Sineo - David Caramelli p. 599

VOTO PER LA MONTARANA p. 609

ELENCO DEI PARTECIPANTI p. 611

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI p. 619

INDICE GENERALE p. 621

Il volume contiene gli Atti del Sesto Incontro di Studi sulla Preistoria e Protostoria in Etruria, tenutosi a Pitigliano (Grosseto) e Valentano (Viterbo) nel settembre del 2002, il cui tema monografico è stato dedicato a "Miti simboli decorazioni".Nei primi cinque Incontri di studi sono stati affrontati particolari temi dell'Etruria pre- e protostorica,individuando e mettendo a fuoco la sua specificità, analizzando i fenomeni sociali e culturali, nel quadro dei più vasti ambiti europei e mediterranei, cercando infine di ricostruirne gli antichi paesaggi.In questo nuovo incontro, nella sezione tematica si è inteso focalizzare l'attenzione sul rapporto tra decorazione e comunicazione e rispondere alla domanda: gli elementi che noi chiamiamo decorativi sulleceramiche, sui bronzi e sugli altri oggetti mobili hanno anche (o in qualche caso solo) lo scopo dicomunicare, mediante figure simboliche, informazioni e contenuti, che noi non sappiamo più leggere?Sono stati presi in esame alcuni temi specifici, quali la nomenclatura e la tipologia delle decorazioni intese come analisi di fonti archeologiche, l'analisi "topografica" della loro collocazione su specifiche parti del manufatto, l'analisi delle evidenze simboliche e delle rappresentazioni figurative e i loro possibili collegamenti con i rituali e le ideologie religiose e funerarie.Come sempre il tema ha riguardato l'Etruria in senso lato, ma per i necessari confronti sono presenti anche interventi relativi ad aree diverse, in qualche modo collegate a quelle del territorio in esame.La seconda sezione denominata "Ricerche e scavi" raccoglie gli interventi relativi agli studi e alle scoperte pre- e protostoriche effettuate in Etruria durante gli ultimi anni. Questa rassegna fornisce un quadro particolarmente articolato e vivace della ricerca e l'immagine dell'attività delle Università e delle Soprintendenze impegnate a riportare in luce le più antiche testimonianze archeologiche del territorio.


Recommended